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CroCiere sCientifiChe<br />

finitA lA quArtA edizione dellA WhAle shArK<br />

expedition, è già in progrAmmA lA quintA,<br />

Che pArtirà <strong>per</strong> gibuti il 20 gennAio 2012<br />

A<strong>per</strong>te A tutti Coloro<br />

Che vo<strong>gli</strong>ono pArteCipAre,<br />

le riCerChe si svolgono<br />

A bordo del boreAs<br />

of KAthArinA, Che gettA<br />

l’AnCorA nel golfo di<br />

goubbeth el KArAb, dove<br />

i grAndi selACi filtrAtori<br />

sono pArtiColArmente<br />

AbbondAnti. Ci si immerge<br />

in ApneA e le foto<br />

digitAli vengono fAtte<br />

seCondo le direttive<br />

del biologo enriCo<br />

mAnCuso, responsAbile<br />

dellA spedizione<br />

e CollAborAtore<br />

dell’istituto <strong>per</strong><br />

<strong>gli</strong> studi sul mAre<br />

Testi di MICHELE GUERRIERI<br />

ed EMILIO MANCUSO<br />

Foto di MASSIMO BICCIATO<br />

Le emozioni si leggono, si raccontano, si cercano, si ricordano,<br />

ma soprattutto si vivono. Anche a Djibouti,<br />

a bordo del Boreas, un lussuoso tre alberi di legno, le <strong>per</strong>sone<br />

convenute <strong>per</strong> partecipare alla quarta edizione della<br />

Whale Shark Expedition sono spinte dalla promessa di un<br />

incontro emozionante: <strong>gli</strong> squali balena. Ovviamente siamo<br />

tutti amanti del mare e delle sue creature e l’opportunità di<br />

essere partecipi attivi a questa avvincente o<strong>per</strong>azione è un<br />

valore aggiunto a un viaggio che già di <strong>per</strong> sé si preannuncia<br />

molto interessante. L’obiettivo della spedizione è quello di<br />

Foto<br />

segnaletiche<br />

<strong>per</strong> <strong>gli</strong><br />

censire <strong>gli</strong> esemplari presenti in queste acque attraverso la<br />

fotoidentificazione che ognuno dei partecipanti effettuerà<br />

grazie alla realizzazione di immagini fotografiche che verranno<br />

successivamente elaborate dal database mondiale di EcoOcean,<br />

società australiana specializzata nella ricerca su<strong>gli</strong> squali<br />

balena nel mondo. Emilio Mancuso, collaboratore di I.S.M. di<br />

Milano (Istituto <strong>per</strong> <strong>gli</strong> Studi sul Mare) è il responsabile della<br />

spedizione e sarà grazie alla sue indicazioni che il gruppo di<br />

ricerca o<strong>per</strong>erà nel modo più corretto, seguendo indicazioni<br />

ben precise sulle tecniche di avvicinamento e fotografiche<br />

58 59


necessarie <strong>per</strong> portare a compimento<br />

il lavoro.Ognuno dei presenti a bordo<br />

ha staccato la spina con la quotidianità<br />

cittadina e ora guarda solo verso il luogo<br />

misterioso e poco conosciuto in cui stiamo<br />

andando, un punto situato sul Corno<br />

d’Africa, laddove il Mar Rosso si espande<br />

progressivamente nell’Oceano Indiano.<br />

Proprio in queste acque <strong>gli</strong> squali balena<br />

si ritrovano prima di diventare adulti e<br />

sessualmente maturi <strong>per</strong> poi riprendere<br />

a vagare ne<strong>gli</strong> oceani. Quasi un giorno di<br />

viaggio, con una sosta ad Addis Abeba,<br />

qualche ora <strong>per</strong> ambientarsi sul bel<br />

caicco Boreas of Katharina, capitanato da<br />

Maurizio Pazzelli, che sarà la nostra casa<br />

galleggiante <strong>per</strong> una settimana, e poi il<br />

giorno seguente ci si sve<strong>gli</strong>a ormeggiati<br />

più a occidente, con la netta sensazione<br />

60<br />

Qui sopra, alcune immagini di squali<br />

balena e, a sinistra, uno scorcio<br />

della barca utilizzata, il Boreas.<br />

di avere invaso il continente africano.<br />

Saliti sul ponte, ancora assonnati, ci avvediamo<br />

che siamo soli, ancorati in un<br />

piccolo ridosso della costa e circondati<br />

da una natura arida ma estremamente<br />

affascinante. Ovunque ci si volti si incontrano<br />

monti brulli che si sovrappongono<br />

ad altri e ad altri ancora formando una<br />

composizione di contorni montuosi che<br />

sembrano non terminare mai. Galleggiamo<br />

solitari in questa striscia di mare che<br />

si insinua secca a occidente, formando<br />

il Golfo di Tajoura, e che, proseguendo<br />

sempre verso ovest, si stringe a tal punto<br />

da creare una impressionante strozzatura,<br />

<strong>per</strong> poi riaprirsi in un secondo<br />

golfo chiamato Goubbeth el Karab. Se<br />

<strong>gli</strong> squali balena vengono qui <strong>per</strong>ché il<br />

gioco delle correnti rende il mare ricco<br />

di plancton, noi, <strong>per</strong> i motivi più diversi,<br />

cominciamo a respirare il senso della<br />

lontananza dalle cose rituali, circondati<br />

da quelle brulle coste laviche, <strong>per</strong>sino<br />

belle nella loro essenzialità. Il meteo, in<br />

questa prima giornata, è poco africano,<br />

almeno <strong>per</strong> le aspettative che avevamo:<br />

nuvole, un costante vento da oriente,<br />

sole che si nasconde e si mostra in un’alternanza<br />

di caldo e freddo. Una volta<br />

vestiti, saliamo sui gommoni e, ballando<br />

sulle onde corte, cerchiamo di avvistare<br />

qualcosa che riveli l’oggetto del nostro<br />

desiderio. Salsedine, vento, rumore del<br />

fuoribordo, e qualche pinna caudale<br />

vista e non vista, sono le uniche cose rilevanti<br />

di questa prima <strong>per</strong>lustrazione di<br />

Il programma della<br />

Whale Shark Expedition 2012<br />

Il 20 gennaio 2012 prenderà il via la quinta edizione della Whale<br />

Shark Expedition nelle acque di Gibuti a bordo del Boreas of<br />

Katharina, con la presenza del biologo marino Emilio Mancuso,<br />

dell’Istituto <strong>per</strong> <strong>gli</strong> Studi sul Mare, quale responsabile della spedizione.<br />

Le iscrizioni sono a<strong>per</strong>te a subacquei e non. Il lavoro<br />

di fotoindentificazione verrà effettuato in apnea. Si consi<strong>gli</strong>a di<br />

disporre di fotocamera digitale, così da poter scaricare su un Pc<br />

le immagini realizzate secondo le indicazioni di Emilio Mancuso.<br />

Si naviga sul Boreas, un motorsailer in legno con nove cabine<br />

doppie con bagno, doccia, e aria condizionata indipendente.<br />

Informazioni: Spot Project by la Compagnia del Mar Rosso, tel.<br />

0238000467, info@mar-rosso.it, www.mar-rosso.it.<br />

tardo mattino. Troppo poco! Madre natura<br />

evidentemente parla un linguaggio<br />

che non riusciamo a intendere e quindi<br />

affrontiamo il pomeriggio chi deluso e<br />

chi ancora s<strong>per</strong>anzoso. Dopo un pranzo<br />

silenzioso, consumato sul tavolone a<br />

poppa della barca, veniamo interpellati<br />

da Emilio, brillante biologo di bordo e<br />

responsabile del progetto Whale Shark,<br />

<strong>per</strong> ritentare l’avvistamento del balena.<br />

Chi conosce la natura sa bene che non<br />

bisogna mai dare nulla <strong>per</strong> scontato e<br />

che ogni momento rimandato può essere<br />

un momento <strong>per</strong>so <strong>per</strong> sempre.<br />

Infatti, i raggi di sole sono diventati più<br />

costanti e le sensazioni decisamente<br />

mi<strong>gli</strong>ori. Il rumore del gommone che<br />

si allontana dal Boreas e l’ottimismo che<br />

ci accompagna dopo la poco prolifica<br />

mattinata si materializzano nell’attimo<br />

in cui Lucien, il ragazzo di Djibouti che<br />

conduce il gommone, fa il primo avvistamento.<br />

E’ sempre la parte su<strong>per</strong>iore<br />

della pinna caudale a emergere, il sole<br />

brilla tra uno squarcio di nubi e illumina<br />

la su<strong>per</strong>ficie nella quale si distinguono<br />

Nelle fotografie, i<br />

partecipanti a una delle<br />

spedizioni effettuate <strong>gli</strong><br />

scorsi anni mentre si<br />

immergono in apnea in<br />

mezzo a un gruppo<br />

di squali balena.<br />

enormi sagome che nuotano un metro<br />

sotto il pelo dell’acqua. Maschera, bocca<strong>gli</strong>o,<br />

mi tuffo in avanti emozionato,<br />

ingurgito acqua salata, soffio con forza<br />

e, magicamente, tra le bollicine della<br />

caduta in mare compare il profilo di uno<br />

squalo balena. E’ davanti a me, almeno<br />

cinque metri di lunghezza, con la pelle<br />

grigia rico<strong>per</strong>ta da macchie circolari<br />

chiare di diverse gradazioni. Mi colpiscono<br />

la sua eleganza, la morbidezza<br />

espressa dalle sue movenze, i suoi pic-<br />

61


Sopra, ancora squali balena e, a<br />

sinistra, il Lac Assal, una delle visite<br />

previste dal programma di viaggio.<br />

coli movimenti, le dimensioni grandi ma<br />

rassicuranti. Comincio a nuotare <strong>per</strong>ché<br />

vo<strong>gli</strong>o muovermi con lui, immedesimarmi<br />

nei suoi gesti, temo che qualcosa<br />

lo spaventi e sparisca. Dimentico <strong>gli</strong><br />

altri e inizio a nuotare con calma. Ho<br />

la sensazione che il pesce <strong>per</strong>cepisca la<br />

mia presenza, ma che non lo disturbi.<br />

Riesco lentamente a raggiungere la sua<br />

enorme testa quadrata, uno strano<br />

cuneo di linee morbide e armoniose,<br />

individuo il suo piccolo occhio destro.<br />

Lo osservo con attenzione <strong>per</strong>ché,<br />

come ci ha raccontato Emilio, quando<br />

è pieno, quasi sbarrato, è sintomo che<br />

il pesce è tranquillo. Dopo un tempo<br />

indefinito in cui siamo uno accanto all’altro,<br />

lui accelera leggermente e io risalgo<br />

sul gommone, a corto di fiato. Ma subito<br />

un altro squalo balena passa vicino e, di<br />

slancio, mi catapulto di nuovo in acqua.<br />

E’ un esemplare un po’ più piccolo, forse<br />

più giovane. Sono già vicino alle sue<br />

branchie: le scruto incantato, osservo<br />

le cinque fessure branchiali verticali che<br />

si muovono come una morbida tenda<br />

di velluto, sta mangiando, aspirando<br />

l’acqua con la bocca larga, un ovale nel<br />

quale il plancton viene risucchiato <strong>per</strong><br />

poi rimanere inprigionato dietro le sue<br />

branchie. Cerco di accelerare e arrivo<br />

davanti al suo buffo faccione stranamente<br />

dilatato: l’acqua che aspira fa vibrare<br />

l’interno bianco delle fauci come una<br />

cassa di gomma. Si risale in gommone,<br />

ma qualche minuto non basta <strong>per</strong><br />

rinunciare alla prossima nuotata: questa<br />

volta, con me c’è la mia insostituibile<br />

compagna di viaggio, che mi ha convinto<br />

a seguirla in questo luogo magico.<br />

Iniziamo a nuotare insieme, in sincronia,<br />

dietro a un balena che, serafico, prosegue<br />

<strong>per</strong> la sua strada. Noi due siamo a<br />

volte nello stesso lato, altre volte sui lati<br />

opposti e lui, il balena, inizia a scendere<br />

di qualche metro. Vediamo la sua bellissima<br />

sagoma dall’alto e immagino di abbracciarlo.<br />

Nasce una danza misteriosa<br />

dove il pesce si inserisce con docilità e,<br />

nel suo risalire, ci divide <strong>per</strong> ricostituire<br />

un trio. Scorrendo lungo i suoi fianchi,<br />

cerchiamo di co<strong>gli</strong>ere ogni particolare<br />

del movimento delle pinne, del foro<br />

dietro l’occhio, residuo di un’ancestrale<br />

evoluzione fisiologica, del piccolo avvallamento<br />

prima della caudale, della piatta<br />

pancia, con <strong>gli</strong> organi sessuali che non<br />

sappiamo ancora ben distinguere.<br />

Il pensiero costante che mi accompagna<br />

nelle nuotate con queste magnifiche creature<br />

è quello di riuscire a comunicare la<br />

loro bellezza, la loro grazia, l’eleganza, la<br />

mansuetudine. Ognuno ha una <strong>per</strong>sona<br />

cara, custode dei pensieri intimi che<br />

vanno condivisi. Ho pensato ai nostri<br />

ragazzi, a quello che saremo in grado<br />

di consegnare loro dopo il passaggio su<br />

questa pianeta, al forte desiderio che le<br />

nostre emozioni possano un giorno essere<br />

anche le loro. Ecco una ragione <strong>per</strong><br />

essere qui: vivere un’es<strong>per</strong>ienza straordinaria<br />

che arricchisce, ammaestra,<br />

offre l’opportunità di conoscere la storia<br />

di un pesce antico che chiede solamente<br />

di poter vagare ne<strong>gli</strong> oceani così come<br />

accade da tempo immemorabile.<br />

Michele Guerrieri<br />

Un<br />

<strong>per</strong>sonaggio<br />

ancora<br />

Rhincodon typus, squalo balena, whale<br />

shark... Comunque lo chiamiate,<br />

non cambieranno la bellezza e il fascino di<br />

questo fi<strong>gli</strong>o de<strong>gli</strong> oceani. E’ buffo pensare<br />

che il pesce più grande del mondo, che da<br />

adulto si assesta tra <strong>gli</strong> otto e i dodici metri,<br />

sia dello stesso ordine (erectolobiformi) di<br />

squaletti del calibro dello squalo bambù, o<br />

dello squalo zebra. Corpo massiccio, cilindrico<br />

e con una evidente serie di carenature<br />

lungo i fianchi e pinna caudale eterocerca (il<br />

lobo su<strong>per</strong>iore molto più sviluppato di quello<br />

inferiore) grande al punto da spuntare spesso<br />

fuori dall’acqua insieme alla dorsale quando<br />

<strong>gli</strong> individui sono prossimi alla su<strong>per</strong>ficie. Testa<br />

molto larga, tendenzialmente appiattita,<br />

con una bocca ampia ed ellittica, la cui forma<br />

è stata copiata da diverse case automobilistiche<br />

<strong>per</strong> riprodurre le mascherine del radiatore,<br />

un indizio, questo, che fa capire come<br />

il più grande pesce planctofago del mondo<br />

sia un grande es<strong>per</strong>to di fluidodinamica. Lo<br />

squalo balena si ciba di plancton e di piccoli<br />

pesci, che cattura nuotando con la bocca<br />

a<strong>per</strong>ta e facendo passare l’acqua attraverso<br />

sistemi di filtrazione chiamati brachiospine, a<br />

forma di pettini posizionati davanti a<strong>gli</strong> archi<br />

branchiali. Bisognerebbe quindi chiedersi che se ne fa de<strong>gli</strong> oltre tremila piccoli denti (tre - cinque millimetri) presenti su ogni<br />

mandibola, ben ordinati in trecentodieci file, non funzionali certo all’alimentazione e forse un ricordo evoluzionistico quasi<br />

paragonabile ai nostri denti del giudizio. Una delle sue tante peculiarità è che, a differenza de<strong>gli</strong> altri planctofaci più passivi, quali<br />

lo squalo elefante e lo squalo dalla grande bocca (Megachasma pelagios), che si limitano a nuotare a bocca a<strong>per</strong>ta in mezzo a<strong>gli</strong><br />

addensamenti di plancton, lo squalo balena, solo quando è intento ad alimentarsi, pompa attivamente l’acqua verso la bocca,<br />

aprendola e chiudendola continuamente durante il nuoto. Un altro comportamento alimentare decisamente inusuale ne<strong>gli</strong> altri<br />

filtratori è il suo famosissimo nuoto verticale, che fa soltanto lui appena sotto il pelo dell’acqua quando individua una massa di<br />

plancton. Questo comportamento parrebbe essere utile <strong>per</strong> massimizzare il cibo ingerito e allo stesso tempo <strong>per</strong> ripulire le<br />

brachiospine da tutto quello che vi si è accumulato sopra. Nonostante se ne parli tanto e lo si veda sovente nelle fotografie e<br />

nei filmati, lo squalo balena è ancora una delle specie meno conosciute. Molti aspetti della sua vita <strong>per</strong>mangono un mistero.<br />

Ad esempio, la riproduzione. Il balena parrebbe essere viviparo aplacentato, capace di dare alla luce piccoli di circa sessanta<br />

centimetri; i ritmi di crescita sembrerebbero farlo arrivare a spegnere cento candeline, forse anche centocinquanta, facendolo<br />

diventare sessualmente maturo intorno ai venticinque - trent’anni anni e a circa nove metri di lunghezza. Ma avete notato come<br />

il condizionale sia d’ordinanza <strong>per</strong>ché in realtà i dati certi su questi animali sono scarsi, anche se <strong>per</strong> fortuna ne<strong>gli</strong> ultimi anni le<br />

osservazioni sono notevolmente aumentate. Solitari di acque profonde e su<strong>per</strong>ficiali, tendono ad aggregarsi in particolari regioni<br />

e <strong>per</strong>iodi soprattutto <strong>per</strong> la riproduzione, quando si osservano esclusivamente esemplari adulti, e <strong>per</strong> l’alimentazione, quando<br />

invece le aggregazioni sono tipicamente di subadulti. Anche la sua colorazione è un elemento particolare, con grande piacere di<br />

chi, come noi, la sta usando <strong>per</strong> una campagna di fotoidentificazione. La livrea è biancastra sul ventre e tendezialmente verdastra<br />

sul dorso, dove le carenature e le strie biancastre formano una scacchiera punteggiata da evidenti punti bianchi che aumentano<br />

in dimensioni con la crescita, ma non variano la distanza tra di loro. Questo disegno particolare parrebbe essere unico e specifico<br />

<strong>per</strong> ogni individuo, <strong>per</strong>mettendo così, con precise tecniche di fotoidentificazione, di costruire una vera e propria foto segnaletica<br />

dei vari individui osservati in giro <strong>per</strong> il mondo. Campagne di fotoidentificazione, marcature alfanumeriche, marcature satellitari e<br />

addirittura chip sottocutanei sono i sistemi che si usano adesso <strong>per</strong> conoscere me<strong>gli</strong>o questo vagabondo dei mari, che purtroppo<br />

ancora oggi, in alcuni paesi, è oggetto di pesca accidentale, o addirittura intenzionale. Il processo di approfondimento sul suo stato<br />

di mantenimento è iniziato nel 1982 con una commissione dell’Onu, che lo ha identificato come “specie migratoria bisognosa<br />

di studi scientifici <strong>per</strong> capirne lo stato e il rischio di estinzione”, ed è proseguito nel 2000, con il suo inserimento nella lista rossa<br />

Iucn delle specie vulnerabili, e nel 2002, con la pubblicazione nell’Appendice II della convenzione Cites come “specie migratoria<br />

sottoposta a sfavorevole stato di conservazione e che necessita di accordi e coo<strong>per</strong>azione internazionali <strong>per</strong> la sua conservazione<br />

e gestione”.Per fortuna, alla crescente sensazione che questa meravi<strong>gli</strong>a del mare necessitasse protezione è andata via via<br />

crescendo la sensibilità dell’opinione pubblica ed è aumentato il coinvolgimento dei turisti, in particolar modo dei subacquei,<br />

nei progetti di raccolta dati, ricerca e sensibilizzazione. Un esempio di cui siamo particolarmente orgo<strong>gli</strong>osi è la Whale Shark<br />

Photo-identification Library tenuta dall’associazione australiana EcOcean, alla quale, dal 2006, contribuiamo con la Whale Shark<br />

Expedition in Djibouti. Basti pensare che dai centocinquantacinque report di avvistamenti documentati nel 2003 siamo passati<br />

ai tremila duecento cinquantanove report nel 2009.<br />

Emilio Mancuso (Istituto <strong>per</strong> <strong>gli</strong> Studi sul Mare)<br />

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