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scarica l'ultimo numero "Che succede ai Campi Flegrei?" - Amra

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Ambiente Rischio Comunicazione 5 – febbr<strong>ai</strong>o 2013<br />

21<br />

zione nord-orientale della caldera. Questo<br />

è stato interpretato come un’evidenza<br />

che, prima dell’inizio della terza epoca,<br />

un nuovo regime di stress si instaurò<br />

nella caldera e determinò compressione<br />

nella parte centrale del suo fondo, nella<br />

B<strong>ai</strong>a di Pozzuoli, ed estensione in quella<br />

nord-orientale, corrispondente all’area<br />

tra le piane di Agnano e San Vito [2].<br />

Negli ultimi 2.000 anni, cioè dall’epoca<br />

romana, il fondo della caldera del TGN è<br />

stato interessato da movimenti del suolo,<br />

macroscopicamente documentati al Serapeo<br />

di Pozzuoli. Dalla fine degli anni<br />

Sessanta del secolo scorso, episodi bradisismici,<br />

documentati d<strong>ai</strong> dati registrati<br />

dalle reti di monitoraggio geofisiche e<br />

geochimiche, sono stati percepiti anche<br />

dalla popolazione. Due principali eventi<br />

si sono verificati nel 1969-72 e nel 1982-<br />

85, producendo rispettivamente 170 e<br />

180 cm di sollevamento del suolo (vedi<br />

gli articoli di P. Gasparini, M. Martini e<br />

G. Luongo). Durante l’evento del 1982-85,<br />

sono stati registrati più di 20.000 microterremoti<br />

localizzati entro i primi 3-4 km<br />

di profondità, con Magnitudo compresa<br />

tra -1 e 4. L’ultimo degli eventi bradisismici<br />

maggiori è stato seguito da una generale<br />

subsidenza interrotta da eventi di<br />

sollevamento minori nel 1988-89 (7 cm),<br />

1994 (< 1 cm), 2000 (4 cm), 2004-06 (5<br />

cm) e un ultimo ancora in atto [8]. La dinamica<br />

di questi episodi bradisismici ha<br />

suggerito che il regime di stress istauratosi<br />

prima dell’inizio della terza epoca, persiste<br />

tuttora e che essi sono interpretabili<br />

come episodi transienti, di breve termine,<br />

nell’ambito della deformazione, di lungo<br />

termine, legata alla risorgenza [2].<br />

La struttura interna della caldera è stata<br />

indagata in dettaglio negli ultimi 30<br />

anni attraverso perforazioni profonde<br />

(1-3 km), studi tomografici basati su<br />

dati di terremoti locali e telesismi, indagini<br />

gravimetriche e magnetiche, misure<br />

di temperatura in profondità e di flusso<br />

di calore in superficie. Immagini ad<br />

alta risoluzione della struttura calderica<br />

sono state ottenute dall’analisi di dati di<br />

sismica a riflessione acquisiti durante<br />

l’esperimento SERAPIS nel 2001, supportate<br />

dalla nave oceanografica Nadir<br />

dell’Ifremer e dall’installazione di più di<br />

60 sismometri da fondale marino nelle<br />

b<strong>ai</strong>e di Napoli e Pozzuoli.<br />

Le immagini 3D del sottosuolo flegreo<br />

hanno evidenziato la presenza, tra circa<br />

800 e 2.000 m di profondità, di un<br />

volume di roccia ad alta velocità delle<br />

onde sismiche e alta densità, di forma<br />

anulare, con diametro di circa 8-12 km e<br />

altezza di circa 1-2 km (Figura 3). Sulla<br />

base di dati stratigrafici e delle velocità<br />

delle onde sismiche misurate in pozzo<br />

e raffrontate con i risultati delle misure<br />

tomografiche, la struttura anulare è<br />

stata interpretata come il bordo sepolto<br />

(profondo) della caldera, caratterizzato<br />

da faglie e fratture intruse da magma,<br />

oggi solidificato. Questo bordo è stato<br />

anche evidenziato dalla distribuzione<br />

spaziale di anomalie gravimetriche e<br />

magnetiche. Gli stessi studi tomografici<br />

hanno rivelato la presenza di una<br />

formazione di roccia, altamente fratturata,<br />

percolata da gas e/o liquido a circa<br />

3 km di profondità, dove si riscontra<br />

una concentrazione degli ipocentri dei<br />

terremoti durante le crisi bradisismiche.<br />

La temperatura di circa 400° C misurata<br />

a 3 km di profondità in uno dei pozzi<br />

esplorativi effettuati nella caldera, suggerisce<br />

la probabile saturazione delle<br />

rocce da parte di un fluido prossimo alle<br />

condizioni critiche o supercritiche.<br />

I profili di sismica a riflessione più profondi<br />

suggeriscono la presenza del tetto<br />

del basamento carbonatico Mesozoico<br />

a una profondità non inferiore a 4-5 km<br />

[9, 10] al di sotto della caldera, in continuità<br />

con i risultati della campagna<br />

SERAPIS e di campagne precedenti nel<br />

Golfo di Napoli.<br />

A circa 8 km di profondità, l’analisi delle<br />

fasi sismiche riflesse e convertite evidenzia<br />

uno strato a bassissima velocità<br />

delle onde P ed S, con spessore dell’ordi-

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