battisti_01_2009.pdf - Latte Nobile
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CASEUS<br />
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<strong>Latte</strong>: la cruda verità<br />
latte crudo:<br />
isuoi vantaggi<br />
isuoipericoli<br />
testi e foto di Gianfranco Battisti<br />
Slow Food ha organizzato un<br />
convegno per fare un po’ di<br />
chiarezza sull’ingarbugliata<br />
questione della sicurezza del<br />
latte crudo erogato tramite i<br />
distributori.<br />
Vi riportiamo una dettagliata<br />
sintesi degli interventi<br />
Mercoledì 28 gennaio a Pollenzo (CN), presso l’Aula<br />
Magna dell’Università di Scienze Gastronomiche, si<br />
è tenuto il convegno sul tema: “<strong>Latte</strong>: la cruda verità”,<br />
il tema era improntato sul problema latte crudo distribuito<br />
al consumatore tramite i distributori di latte, oltre mille<br />
sul territorio italiano, i suoi vantaggi, e i suoi pericoli. Ma facciamo<br />
un passo indietro ed andiamo a vedere nel dettaglio come<br />
si differenzia il latte crudo dal latte fresco e come viene messo<br />
in commercio direttamente a disposizione del consumatore.<br />
Il latte “crudo” o latte “fresco”<br />
Il “latte crudo” è stato, nelle popolazioni occidentali e medio<br />
orientali, un alimento quotidiano tradizionale. In Italia, dai primi<br />
anni del ‘900, per importanti problemi sanitari fu imposta<br />
a livello nazionale la pastorizzazione del latte. Questo prodotto<br />
pastorizzato venne e viene definito “latte fresco”. Oggi è permessa<br />
nuovamente la vendita di “latte crudo”, non trattato
termicamente, distinto dal “latte fresco” pastorizzato, esclusivamente<br />
tra il produttore ed il consumatore, solo se l’allevamento<br />
di provenienza ha condizioni igienico sanitarie adeguate; per<br />
questo stanno diffondendosi i distributori di latte crudo gestiti<br />
direttamente dagli allevatori, le cui mandrie sono sottoposte<br />
a particolari controlli igienico-sanitari. Riassumendo le<br />
differenze tra i due prodotti che comunque non devono presentare<br />
patogeni in partenza, il latte fresco pastorizzato ha<br />
una bassissima carica batterica. Le sieroproteine sono per il 40%<br />
circa denaturate. Alcuni enzimi come la fosfatasi sono in<br />
ogni caso inattivati, servendo anche come test relativo alla pastorizzazione,<br />
e le vitamine presenti possono in certo grado essere<br />
degradate. Il latte è omogeneizzato, quindi i grassi sono<br />
più facilmente digeribili. La distanza dalla mungitura può essere<br />
superiore alle 24 ore e può esserci una lunga filiera di produzione.<br />
Le confezioni sono a capienza fissa. Ha un prezzo al<br />
consumo mediamente più elevato legato al processo industriale<br />
di pastorizzazione, di confezionamento e di trasporto da distanze<br />
maggiori alla centrale. Si può peraltro reperire ad un<br />
prezzo minimo più basso. Il latte crudo non trattato termicamente<br />
e prodotto nel rispetto delle norme igieniche presenta<br />
una flora batterica benefica. Enzimi come la fosfatasi, lisozima<br />
e proteine attive non sono denaturate, e molti sali inorganici<br />
di calcio e fosforo sono in forma maggiormente solubile ed assimilabile<br />
dall'organismo. Altre proteine come la caseina risultano<br />
più digeribili, mentre i grassi, meno finemente dispersi lo sono<br />
meno. Le vitamine sono presenti al gran completo. Il latte<br />
è solamente filtrato. Viene munto in giornata, ed ha una<br />
filiera produttiva corta, con un conseguente prezzo medio più<br />
basso. In Piemonte sono 171 i distributori automatici, ed in Italia<br />
sono complessivamente 1100 ed erogano il 6% del latte<br />
venduto a livello nazionale. I due prodotti si sono trovati ad<br />
essere contrapposti in quanto emergono interessi contrastanti<br />
a livello economico tra industria del latte e piccoli allevatori.<br />
Recenti notizie apparse su giornali e telegiornali nazionali<br />
hanno messo sotto accusa il fenomeno del latte crudo, cioè<br />
della vendita diretta di latte crudo al consumatore finale, effettuata<br />
dai distributori automatici. La notizia in oggetto è ri-<br />
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feribile ad un caso di tossinfezione alimentare da E. Coli<br />
<strong>01</strong>57, contratto a Legnago da una bambina di tre anni, la quale<br />
sarebbe stata a causa di ciò, dodici giorni in terapia intensiva.<br />
Questa notizia, riesumata in questi giorni, è in realtà un<br />
caso conosciuto ed accaduto la scorsa primavera, ma per il quale,<br />
dopo i doverosi accertamenti, l’ASL di competenza ha scagionato<br />
completamente il latte crudo.<br />
E per finire, il Decreto Ministeriale che impone dal 1° gennaio,<br />
la dicitura “bollire prima di consumare”, una scritta in rosso<br />
di quattro cm sui distributori, che naturalmente spaventano<br />
il consumatore (e qui le grandi multinazionali del latte son tornate<br />
a sorridere) all’acquisto di latte crudo, il ministero, è arrivato<br />
a queste conclusioni sulla base di notizie infondate o comunque<br />
affrettate dopo essersi verificati nove casi di supposta<br />
intossicazione su bambini che lo avevano bevuto, ma in realtà<br />
il fermento intorno a questo prodotto è iniziato con un’interrogazione<br />
da parte del Sen. De Castro, inserita nella seduta<br />
del Senato dello scorso ottobre 2008. In esse erano contenute<br />
delle affermazioni negative sul latte crudo, del tipo: “dopo alcuni<br />
episodi tossinfettivi dal 1980 al 2000 in sette paesi industrializzati,<br />
emerge, che tra l’1 e il 5 per cento di tutti gli episodi<br />
sono connessi con il consumo di prodotti lattiero caseari,<br />
e il 37,5 per cento di questi sono causati dal consumo di latte<br />
crudo…”. Da qui all’ordinanza ministeriale la strada è stata<br />
breve e questo ha causato un effetto domino, le testate giornalistiche<br />
hanno ampliato a dismisura la notizia diramando la<br />
sgomento nelle persone, e naturalmente un calo di vendite di<br />
latte alla spina, ma quanta verità troviamo in queste affermazioni?<br />
<strong>Latte</strong>: la cruda verità<br />
Grazie a Slow Food, che ha organizzato un convegno, si è fatta<br />
un po’ di chiarezza su questo ingarbugliata questione.<br />
Mercoledì 28 gennaio, l’Aula Magna del convegno era gremita<br />
di giornalisti, allevatori, veterinari e docenti dell’università di<br />
Pollenzo che si chiedevano se il latte può essere bevuto crudo<br />
o deve essere bollito prima. L’atto di spillare il latte crudo<br />
da un distributore – ha affermato Cinzia Scaffidi, direttore<br />
del Centro Studi Slow Food e moderatrice dell’incontro - è il<br />
sunto perfetto del buono, pulito e giusto: questo latte ha proprietà<br />
nutritive superiori a quelle del prodotto pastorizzato ed<br />
è più gradevole al palato; percorre pochi chilometri per giungere<br />
al consumatore e non produce rifiuti in packaging; infine,<br />
la filiera diretta consente una politica di prezzo più rispettosa<br />
del lavoro degli allevatori. Anche Roberto Burdese, presidente<br />
Slow Food si è trovato d’accordo, domandandosi: “perché dopo<br />
quattro anni dall’apparizione dei distributori, proprio ora<br />
sia emersa questa polemica, il latte crudo non è solo un prodotto<br />
di qualità, ma un nuovo modello di rapporto tra agricoltore<br />
e consumatore, costa meno a chi lo compra, viene pagato<br />
meglio a chi lo produce, crea meno rifiuti e dà la possibilità<br />
al consumatore di poter bere un latte più ricco di proteine”.<br />
“Nessuno mette in dubbio la qualità del latte crudo –<br />
ha risposto in battuta Giorgio Calabrese docente di nutrizione<br />
umana dell’Università di Torino – il latte, si sa che è un alimento<br />
sano, indispensabile per il fabbisogno di bambini e adulti, ma<br />
possiamo garantire la vera qualità del latte nei distributori? Il<br />
ministero è attento alla sanità dei cittadini, e ha bisogno di ga-<br />
Giorgio Calabrese<br />
ranzie per assicurare che non siano messe in giro nuove patologie,<br />
quindi la parola chiave è dialogare, in modo da arrivare<br />
a una soluzione etica per entrambi.<br />
Ma chi ci dice che la filiera è davvero garantita?<br />
“Il latte crudo è sicuro, e di questo ne siamo certi, – ha spiegato<br />
nel suo intervento Roberta Lodi, responsabile della<br />
sede di Milano del CNR-ISPA (Istituto di scienze delle produzioni<br />
animali) – nella regione Lombardia nel 2004, sono nati<br />
i primi distributori dalla volontà di alcuni produttori che vendevano<br />
direttamente il loro latte crudo di grande qualità.<br />
Già alla fine di quell’anno una circolare della Regione Lombardia<br />
fissava rigidi livelli di sicurezza igienico-sanitaria. Da quelle prime<br />
esperienze, gli erogatori di latte crudo si sono diffusi in tutta<br />
Italia e oggi se ne contano oltre 1100, il latte viene prodotto<br />
in aziende seguite costantemente dalle autorità preposte che<br />
sono le “ASL” di competenza che garantiscono un rigoroso<br />
controllo igienico-sanitario, le mucche in stalla sono libere e<br />
non più legate, il latte viene munto da macchinari, filtrato e<br />
subito refrigerato e mantenuto in blanda agitazione con caratteristiche<br />
nutritive ed organolettiche intatte.<br />
Importante dettaglio, che ad ogni mungitura il filtro (chiamato<br />
in gergo “calza” per la sua forma) viene sempre cambiato<br />
e le analisi permettono di rintracciare particolari microrganismi<br />
(es. Listeria spp., Campylobacter spp., E.Coli <strong>01</strong>57,<br />
ecc) e ad individuare particolari gruppi di animali con problemi<br />
sanitari. In conclusione deve essere una buona gestione sanitaria<br />
a coordinare sia l’allevatore, che deve essere parte attiva<br />
nell’applicare un programma di gestione sanitaria che porti<br />
all’eliminazione del patogeni dall’allevamento, sia i vete-
inari e zootecnici che lavorano assieme all’allevatore per raggiungere<br />
tali obiettivi e garantire non solo la salubrità del prodotto,<br />
ma anche una migliore efficienza produttiva, tutto questo<br />
tutelerà il consumatore finale che da parte sua avrà solo<br />
il compito di conservare in modo appropriato il prodotto<br />
acquistato nei distributori.<br />
Ma il latte (i latti) sono tutti uguali?<br />
Roberta Lodi<br />
Uno studio europeo che ha controllato 15.000 bambini di età<br />
compresa fra i 5 e i 15 anni, che vivono in aree rurali in<br />
Austria, Germania, Olanda e Svizzera, ha dimostrato che il consumo<br />
di latte crudo è associato ad una riduzione dell’asma<br />
(-26%), della febbre da fieno (-33%) e delle allergie alimentari<br />
(-58%) mentre nessun effetto si è avuto per l’eczema. Ma<br />
il risultato interessate è stato che gli stessi benefici sono osservabili<br />
anche se il latte crudo viene bollito prima del consumo.<br />
Quindi una importante differenza tra latte crudo acquistato<br />
in stalla e bollito in casa e latte crudo pastorizzato in un impianto<br />
e venduto in negozio è il tempo che passa tra il momento<br />
della mungitura e il consumo, il tempo è sicuramente più breve.<br />
Quindi le proprietà del latte sono molteplici, e non solo,<br />
troviamo differenze molto importanti in ogni latte, quindi possiamo<br />
dire che i latti non sono tutti uguali.<br />
A questo proposito ci ha illustrato la sua teoria, Roberto Rubino<br />
ricercatore CRA (Consiglio per la ricerca in agricoltura) e direttore<br />
della rivista CASEUS, che sostiene: “il latte crudo è senz’altro<br />
un latte diverso, con proprietà diverse, ma soprattutto con una<br />
ricca proposta di vitamine, proteine e calcio. Prendiamo per<br />
esempio il retinolo o vitamina A, si tratta di una vitamina liposolubile<br />
ed è utile per la formazione di ossa e denti sani, pro-<br />
tegge la pelle dall’invecchiamento, previene le infezioni dell’apparato<br />
digerente e urinario ed è un aiuto per mantenere<br />
buona la vista.<br />
Quindi oltre a bere latte crudo, potremmo avere un prodotto<br />
ancora diverso, più ricco, differenziando l’offerta, cambiando<br />
l’alimentazione degli animali. Il latte crudo di un azienda dove<br />
gli animali sono alimentati a fieno e mangimi (alimentazione<br />
mista) producono un latte ancora migliore sotto l’aspetto<br />
organolettico e gustativo che il latte prodotto da animali nutriti<br />
a insilati (alimentazione classica). Quindi oltre che crudo<br />
possiamo ancora creare un latte diverso, un latte con una qualità<br />
migliore legando il prodotto al produttore e al territorio”.<br />
A questo punto le idee sono molto più chiare e riusciamo a capire<br />
che certe scelte a volte sono condizionate da informazioni<br />
sbagliate, ma il resto dell’Europa come si comporta? Quali sono<br />
le modalità che vengono adottate dai paesi confinanti, come<br />
per esempio la Francia - conosciuta a livello mondiale per<br />
i suoi formaggi a latte crudo – quali sono i parametri che definiscono<br />
un prodotto crudo buono e senza rischi?<br />
La Francia capitale del latte crudo<br />
A questo proposito ci ha illustrato il mondo lattiero-caseario<br />
francese Jean Claude Le Jaouen giornalista, esperto del settore,<br />
che sostiene l’importanza di avere un prodotto come il<br />
latte crudo a disposizione del consumatore. In Francia si punta<br />
sulla sicurezza assoluta per i consumatori e la responsabilizzazione<br />
dei produttori. Sulla base di questo, già nel 1999 è<br />
stata realizzata una guida delle buone pratiche, ripresa poi nel<br />
2006 con il cosiddetto “pacchetto igiene”. Su una produzione<br />
di 276 milioni di litri di latte crudo, 66% finiscono in formaggi<br />
(4200 produttori), 18% diventa burro e panna (1200 produttori)<br />
Roberto Rubino<br />
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IN FRANCIA COSA SUCCEDE?<br />
PROGETTO DEL NUOVO DECRETO: VENDITA DI LATTE CRUDO<br />
DESTINATO AL CONSUMO UMANO<br />
- La semplice dichiarazione è cambiata con un autorizzazione;<br />
- Il latte deve essere prodotto conformemente al “pacchetto<br />
igiene”, le guide delle buone pratiche d’igiene sono applicabili;<br />
- Il latte è raffreddato a 4°C, una miscela di due mungiture<br />
al massimo;<br />
- Condizionamento del latte sul luogo di produzione in recipienti<br />
individuali, chiusi ermeticamente ad eccezione del<br />
consumatore che porta il suo recipiente;<br />
Informazioni per il consumatore<br />
- Il latte crudo deve essere conservato a 4°C<br />
- La data limite di consumazione (DLC)<br />
- Numero d’identificazione e indirizzo del produttore;<br />
- Nuove possibilità per la DLC di passare dai G+3 ai G+5 dopo<br />
ricerche effettuate del produttore;<br />
- Confezionamento al massimo 24 ore dopo la mungitura<br />
Utilizzazione di un distributore<br />
- Conforme alla regolamentazione<br />
- Di proprietà del produttore<br />
- A 80 km massimo dal luogo di produzione<br />
- Dichiarazione di ogni distributore<br />
Autocontrollo del produttore<br />
- Microrganismi aerobi 30°C, frequenza 2 volte al mese, media<br />
geometrica variabile su 2 mesi, 50.000 ufc/mL al confezionamento;<br />
- Altri criteri: il produttore decide della frequenza<br />
Al confezionamento: Escherichia Coli (n=5, c=2, m=10/mL e<br />
M=100/mL) e Salmonella (assente in 25 mL)<br />
Durante il periodo di vita: Lysteria monocitogenes (n=5,<br />
c=0, 100 ufc/mL)<br />
<strong>Latte</strong> vaccino, caprino, ovino, equino.<br />
e il 12% viene venduto come latte (750 produttori), nel 1984<br />
erano 20.000 i produttori, ne sono rimasti 6320, ma il latte<br />
crudo venduto rappresenta il 17% nella produzione totale. La<br />
Francia sta mettendo in piedi un regolamento specifico sul latte<br />
crudo per il quale ha previsto che i produttori devono autocontrollare<br />
la produzione, tra i parametri da accertare non<br />
c’è l’Escherichia h<strong>01</strong>57, parametro che invece in Italia viene<br />
tenuto in considerazione.<br />
La Francia ha fatto del latte crudo la sua forza grazie ad una<br />
attenta regolamentazione nazionale, per proteggere i consumatori,<br />
tutelare i produttori e fissare un obiettivo con obblighi di risultati<br />
e non solo di metodi. “Una cosa che manca ancora nel<br />
nostro paese - come ha dichiarato Paolo Rovellotti Presidente<br />
della Coldiretti Piemonte – dove vige ancora la confusione, la<br />
poca informazione “corretta”, chi lavora bene e produce un<br />
prodotto valido deve essere riconosciuto e soprattutto ricompensato”.<br />
In conclusione, Cinzia Scaffidi “tutto questo<br />
è possibile perché grazie alle tecnologie stiamo andando<br />
avanti e non indietro, e questo passaggio tecnologico dal cotto<br />
al crudo è possibile solo per questo, quindi facciamo una<br />
buona informazione e continuiamo a bere il latte dai distributori<br />
come ci pare e piace”.<br />
<strong>battisti</strong>gianfranco@libero.it @