Il Velino, lo Sguardo dei Marsi Anno IV, numero 60/3 del 15 febbraio ...
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6<br />
tracce <strong>del</strong>la memoria<br />
iL SOGnO deLLa Pace<br />
testimoni di non violenza<br />
di Laura de Benedictis *<br />
• “Pal<strong>lo</strong>ni co<strong>lo</strong>rati, camion di gelati”.<br />
Così si cantava in AC qualche anno fa.<br />
E domenica 29 gennaio tutto sembrava<br />
essere tornato a quei tempi. Ai<br />
pal<strong>lo</strong>ni co<strong>lo</strong>rati si son sostituiti, però,<br />
i visi variopinti <strong>dei</strong> partecipanti e i<br />
<strong>lo</strong>ro striscioni; ai gelati un bel freddo<br />
da combattere a ritmo di musica e<br />
al camion un trattore con tanto di rimorchio<br />
al suo seguito, decorato con<br />
perizia. Quelli appena esposti sono<br />
stati so<strong>lo</strong> alcuni degli ingredienti <strong>del</strong>la<br />
festa <strong>del</strong>la pace <strong>del</strong>l’Azione Cattolica<br />
<strong>del</strong>la diocesi di Avezzano, dal tito<strong>lo</strong> “A<br />
rimorchio <strong>del</strong>la pace”. Quest’anno ci<br />
si è voluti rivolgere al <strong>del</strong>icato quanto<br />
importantissimo tema <strong>del</strong>l’immigrazione,<br />
argomento che riguarda la<br />
nostra terra marsicana molto da vicino.<br />
L’AC diocesana non ha voluto fare<br />
tutto da sola. Con la collaborazione<br />
preziosa <strong>del</strong>la Rindertimi, <strong>del</strong>l’Ufficio<br />
missionario, <strong>del</strong>la Caritas e di Libera,<br />
cui va un sentitissimo grazie, un<br />
normale pomeriggio di gennaio si è<br />
trasformato in un’occasione straordinaria<br />
di gioia, condivisione e fraternità.<br />
La festa ha generato un <strong>del</strong>izioso<br />
baccano fra le strade di Avezzano.<br />
Tutti dietro al trattore, dai piccolissimi<br />
agli “adultissimi” (per utilizzare un<br />
po’ di linguaggio associativo), a ballare,<br />
cantare, ridere e sorridere. Come<br />
ha ricordato<br />
giustamente<br />
Massimiliano<br />
de Foglio,<br />
che ha<br />
presentato i<br />
vari momenti<br />
<strong>del</strong>la festa, la<br />
pace si raggiunge<br />
so<strong>lo</strong><br />
dopo un lungocammi-<br />
no, fatto di tappe<br />
meditate. Ed è così<br />
infatti che la marcia<br />
si è svolta. Alle<br />
<strong>15</strong> ci si è ritrovati<br />
tutti dinanzi il municipio,<br />
luogo <strong>del</strong>le<br />
istituzioni, dove fra<br />
i presenti c’erano<br />
anche alcuni sindaci.<br />
Erano ben dieci,<br />
provenienti dai vari<br />
comuni <strong>del</strong> comprensoriomarsicano.<br />
È stato<br />
un grande<br />
onore ed<br />
una grande<br />
gioia<br />
vederli sfilarenella<br />
marcia.<br />
alessandroFranceschini,<br />
presidente<br />
diocesano<br />
<strong>del</strong>l’AC, ha<br />
dato a tutti<br />
un ca<strong>lo</strong>roso<br />
benvenuto,<br />
spiegando il perché <strong>del</strong>la festa e<br />
dando il via a quest’occasione imperdibile<br />
di frat<br />
e l l a n z a ,<br />
ricordando<br />
inoltre,<br />
come poi in<br />
conclusione<br />
ha fatto anche<br />
il nostro<br />
vescovo <strong>dei</strong><br />
<strong>Marsi</strong> Pietro<br />
Santoro,<br />
Oscar Luigi<br />
Scalfaro, il<br />
presidente<br />
emerito <strong>del</strong>laRepubblica,scomparso<br />
nella notte tra sabato 28 e<br />
domenica 29 gennaio, socio illustre<br />
<strong>del</strong>l'Azione Cattolica italiana. Un rappresentante<br />
per ogni associazione che<br />
ha collaborato alla riuscita di questo<br />
evento meraviglioso ha letto stralci<br />
<strong>del</strong>la Costituzione <strong>del</strong>la Repubblica<br />
italiana e <strong>del</strong>la Dichiarazione universale<br />
<strong>dei</strong> diritti <strong>del</strong>l’uomo. I presenti<br />
sembravano apprezzare di cuore, dimostrando<strong>lo</strong><br />
con applausi e striscioni,<br />
il cui leitmotiv era “siamo tutti uguali”.<br />
Poi la partenza vera e propria. L’inno<br />
<strong>del</strong>l’Acr “Punta in alto” ha fatto ballare<br />
tutti. Le persone si sono affacciate<br />
alle finestre <strong>del</strong>le case, magari anche<br />
chiedendosi chi fossero quei co<strong>lo</strong>ratissimi<br />
festaioli, che hanno preferito<br />
il gelido freddo <strong>del</strong>le strade al relax<br />
<strong>del</strong>la domenica pomeriggio. A piazza<br />
Risorgimento, la seconda tappa. Nei<br />
pressi c’è la scuola media Corradini,<br />
le testimonianze di una professo-<br />
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ressa e di<br />
un alunno<br />
sono state<br />
il fulcro di<br />
questo momento.<br />
Un<br />
giovanissimostudente,<br />
arrivato<br />
da qualche<br />
anno in<br />
Italia dalla<br />
Bulgaria, ha<br />
raccontato<br />
con semplicità e forza la sua gioia di<br />
essere in Italia e la bellezza di come<br />
gli altri <strong>lo</strong> hanno accolto, suscitando<br />
sorrisi e ammirazione. Dopodiché un<br />
gruppo di ragazzi Kosovari in costume<br />
ha mostrato un bal<strong>lo</strong> tipico <strong>del</strong>la<br />
propria nazione, coinvolgendo tutti i<br />
partecipanti. Danzando balli di gruppo<br />
e facendo una fantastica “ola” sotto<br />
Ponte Romano, il corteo si è diretto<br />
a Piazzale Kennedy, simbo<strong>lo</strong> <strong>del</strong> luogo<br />
di primissima accoglienza. Oolaid,<br />
l’imam di Avezzano, ha raccontato la<br />
sua storia, dopodiché don ennio tarola<br />
<strong>del</strong>la Caritas diocesana ha letto<br />
parte <strong>del</strong><strong>lo</strong> statuto, ricordando la<br />
preziosità <strong>del</strong>l’accoglienza. Gli adulti<br />
<strong>del</strong>le varie associazioni hanno poi<br />
consegnato un sacchetto di terra ai<br />
fratelli stranieri: la terra marsicana è<br />
di tutti co<strong>lo</strong>ro che la amano. I ragazzi<br />
<strong>del</strong>l’Acr non si erano ancora fatti sentire.<br />
E così, dopo la consegna <strong>del</strong>la<br />
terra, ecco arrivare i piccolissimi (4-5<br />
anni) e i 6-8 <strong>del</strong>le varie parrocchie<br />
<strong>del</strong>la diocesi, con tanti bellissimi doni<br />
da regalare ai propri fratellini immigrati.<br />
L’arrivo al capolinea <strong>del</strong>la festa<br />
è imminente. Ci si è incamminati<br />
verso la Campana <strong>del</strong>la Pace, posta<br />
<strong>del</strong>l’AC per rintoccare ogni qual volta<br />
ci sia qualcosa che, invece di risuonare<br />
con forza, sembra dormicchiare<br />
nei nostri animi pigri. Dopo tanta<br />
confusione, è giunto il momento di<br />
fare silenzio, mescolando con bellezza<br />
la propria lingua, cultura e credo,<br />
in un calderone frizzante, ma composto.<br />
La differenza che si fa ricchezza<br />
e non ostaco<strong>lo</strong>: pregare insieme si<br />
può. don andrea de Foglio (assistente<br />
<strong>del</strong> settore giovani di AC) per<br />
A causa <strong>del</strong> maltempo, è stata rinviata la tradizionale Festa <strong>dei</strong> fidanzati<br />
organizzata come ogni anno dal servizio di Pastorale familiare (con i direttori<br />
don Franco Tallarico e i coniugi Maria e Nicola Gal<strong>lo</strong>tti). La festa verrà riproposta<br />
all'interno <strong>del</strong> Pellegrinaggio <strong>dei</strong> fidanzati al Santuario di Loreto, guidato<br />
dal vescovo Pietro Santoro, in programma il prossimo sabato 24 marzo. Info<br />
e iscrizioni al <strong>numero</strong> 338.4073214<br />
gIorNate per rICordare<br />
CoNSegNa dI parole<br />
di Gino Milano<br />
• Gli ultimi giorni di gennaio ci consegnano parole importanti,<br />
parole maiuscole che ci risvegliano dai torpori<br />
invernali <strong>del</strong>l’indifferenza e ci richiamano alla speranza:<br />
il 27 gennaio, giorno <strong>del</strong>la memoria per gli orrori<br />
<strong>del</strong>l’ideo<strong>lo</strong>gia nazista e di un compiacente fascismo; il<br />
29, giorno di richiamo alla pace e di partecipazione alla<br />
marcia diocesana; il 30, anniversario <strong>del</strong>la morte di<br />
Gandhi, testimone e simbo<strong>lo</strong> <strong>del</strong>la non-violenza come <strong>lo</strong>tta per i diritti<br />
umani e civili, <strong>del</strong>la convivenza pacifica tra individui e popoli. Giornate<br />
preziose per ricordare, per tornare alle radici e alle ragioni <strong>del</strong><strong>lo</strong> stare<br />
nel mondo e costruire la società <strong>del</strong> proprio tempo. E questo è particolarmente<br />
vero per il cristianesimo, che è, per definizione, la religione<br />
<strong>del</strong>la memoria. «La memoria è vinco<strong>lo</strong> di speranza - afferma Eduardo<br />
Hoornaert - senza memoria cristiana svanisce la speranza». Da qui<br />
nasce, per i cristiani, la necessità <strong>del</strong> ricordo come impegno religioso<br />
fondamentale; l’insegnamento cristiano è sostanzialmente memoria.<br />
<strong>Il</strong> mese di gennaio ci ha, pertanto, offerto occasioni importanti per<br />
riandare al significato e al senso <strong>del</strong>le nostre radici profondamente<br />
umane, risvegliando un sogno e recuperando tutto il senso <strong>del</strong> nostro<br />
essere cristiani. «Alla fine <strong>dei</strong> giorni, il monte <strong>del</strong> tempio <strong>del</strong> Signore<br />
sarà saldo sulla cima <strong>dei</strong> monti e s'innalzerà sopra i colli, e ad esso<br />
affluiranno tutte le genti. [...] Spezzeranno le <strong>lo</strong>ro spade e ne faranno<br />
aratri, <strong>del</strong>le <strong>lo</strong>ro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la<br />
spada contro un'altra nazione, non impareranno più l’arte <strong>del</strong>la guerra»<br />
(Is 2,2.4). L’Antico Testamento parla di un tempo “futuro”, indica<br />
il tempo messianico. Per noi cristiani, radicati nella fede nel Messia<br />
Gesù, il tempo messianico è il tempo presente. Noi che siamo discepoli<br />
di Gesù, dovremmo dunque usare un tempo “presente” e dire: stiamo<br />
trasformando i nostri missili in trattori, i nostri armamenti in officine di<br />
lavoro, non ci esercitiamo più nell’arte <strong>del</strong> conflitto e <strong>del</strong>l’odio ma nella<br />
pratica <strong>del</strong>la fraternità, <strong>del</strong>l’accoglienza e <strong>del</strong>la condivisione. Le prime<br />
comunità cristiane si sentivano eredi di questa profezia messianica: il<br />
futuro di Isaia si era trasformato nel <strong>lo</strong>ro presente. Scrive Tertulliano<br />
che «la nuova legge (quella <strong>del</strong> Vange<strong>lo</strong>) converte alla mitezza la primitiva<br />
ferocia <strong>del</strong>le spade e <strong>del</strong>le lance, e trasforma le antiche guerre<br />
contro i nemici negli atti pacifici di arare e coltivare la terra», quella<br />
terra che abitiamo e che condividiamo con i vicini che vengono da <strong>lo</strong>ntano,<br />
e che ci vede sempre più interconnessi come popoli e nazioni in<br />
una convivenza g<strong>lo</strong>bale. La pace - attraverso la non-violenza - è, nelle<br />
mani di Isaia, il sogno di Dio. Le nostre comunità di cristiani, anche<br />
attraverso manifestazioni semplici e immediate (com’è la marcia <strong>del</strong>la<br />
pace), provano a ri-messianizzare se stesse e a risvegliare il sogno di<br />
Dio per ripropor<strong>lo</strong> a tutta la società, con l’esempio e la testimonianza<br />
<strong>del</strong> Vange<strong>lo</strong> <strong>del</strong>la pace, che è esperienza quotidiana di attenzione<br />
verso l’altro, ascolto <strong>del</strong> diverso, accoglienza <strong>del</strong><strong>lo</strong> straniero, affiancamento<br />
<strong>del</strong>la sua condizione di vita: testimoni <strong>del</strong> vange<strong>lo</strong> <strong>del</strong>la pace. E<br />
gli altri senza bisogno di parole, saranno conquistati dal nostro comportamento<br />
(cfr. 1Pt 3,1-2).<br />
i cristiano-cattolici, l’imam Oolaid nascere comportamenti di fraterni-<br />
per i musulmani, padre daniel Mità. Non deve e non può lasciare intitelu<br />
per i cristiano-ortodossi hanno differenti. È ripartita poi la musica, a<br />
pregato a turno, in un clima sentito e far da co<strong>lo</strong>nna sonora a un altro im-<br />
commosso, con una fiaccola in mano, portante momento di condivisione:<br />
che poi si è unita in un unico grande la merenda. I cicerocchi, consumati<br />
fuoco, nel braciere dinanzi a <strong>lo</strong>ro. <strong>Il</strong> insieme, rappresentano il pasto che,<br />
nostro vescovo Pietro, pastore <strong>del</strong>la nel passato, veniva condiviso con i<br />
nostra terra, conclude la preghiera, poveri durante la festa di Sant’An-<br />
invitando tutti a scoprire i volti e i tonio. Rifocillati dall’ottimo e caldo<br />
nomi <strong>del</strong>le persone che ci circondano. spuntino preparato dalle donne di Pa-<br />
La campana ha rintoccato nel totaterno, cui va un enorme grazie, tutti<br />
le silenzio, generando commozione hanno fatto poi ritorno a casa, con i<br />
sentita. Tutti con i nasi infreddoliti e piedi intirizziti ma il sorriso sul volto.<br />
rossi verso l’alto e gli occhi attenti e “Festa, festa. Che gran festa” dice an-<br />
sbarrati. Dopo la campana, si sono cora l’inno con cui questo racconto è<br />
sentiti in <strong>lo</strong>ntananza altri rintocchi, di iniziato. Ed è stato proprio così. “Su,<br />
chiese <strong>lo</strong>ntane: un bambino, con la fai danzare la speranza e vedrai che<br />
sua disarmante semplicità, era convinto<br />
che tutti stessero facendo festa,<br />
l’amicizia è tanta”<br />
anche a distanza, dopo averci sentiti. * responsabile diocesana acr<br />
Ed è forse davvero così: il tam tam<br />
<strong>del</strong>la pace non deve fermarsi, deve<br />
generare scompiglio, far ardere le<br />
coscienze, destare riflessioni e far (Foto di Elisabetta Marraccini)