Testo La Signora delle Lucciole 25 agosto 2003 - Affari Italiani
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CAPITOLO NONO<br />
Insidiose fatture a Milanofiori<br />
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“ Allora, Pamela, a che punto sei con le indagini ?”<br />
Rosario Ciulla era vestito dalla cintola in su. Quel giorno la pausa per il pranzo<br />
era limitata a poco più di un’ora perché era prevista una visita lampo a Milano<br />
del presidente della Repubblica.<br />
“ Non ho ancora scoperto l’assassino di Crivelli, ma sono venuta a sapere alcuni<br />
importanti segreti industriali del Gruppo.”<br />
“ Chi se ne frega dei segreti di bottega, io voglio l’assassino e basta. Fammi un<br />
piacere: non perdere tempo in sciocchezze!”<br />
“ Ma caro, se vogliamo trovare l’assassino dobbiamo scoprire il movente.<br />
Questo movente dev’essere ancora ignoto, perché se fosse già chiaro avresti<br />
ragione tu, e la colpevole sarebbe Alessandra. Dì un po’, lo sapevi che la<br />
General Marmitte non produce soltanto tubi di scappamento? Fa anche<br />
silenziatori, che funzionano in base allo stesso principio, sordine per strumenti a<br />
fiato, mine antiuomo, anticarro, antinave, fucili mitragliatori, lanciagranate,<br />
missili ecc…?”<br />
“ Naturale, questo lo sanno tutti. Ricordo che al poligono di tiro provai anch’io<br />
il loro mitra. Noi poliziotti l’avevamo soprannominato Genpad, invece che<br />
Genmar, ossia General Pa<strong>delle</strong> anziché General Marmitte, perché non si<br />
colpiva mai un cavolo.”<br />
“ Ciò non toglie”, continuò Pamela dopo una risatina di cortesia, “ che intorno<br />
al traffico d’armi si muovono interessi di centinaia di miliardi in grado di<br />
provocare più di un omicidio. Si tratta di gente abituata a sparare con<br />
precisione, usare silenziatori e far macelli su vasta scala.”<br />
Ciò detto, Pamela preferì tenere per sé le scene, alle quali aveva assistito a<br />
Velate, così istruttive, ma anche così distruttive. Era meglio che il funzionario<br />
statale, per quanto nobilmente disincantato e superiore, continuasse a ignorare<br />
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certi intrallazzi che potevano soltanto aumentarne la già rilevante disaffezione<br />
al lavoro.<br />
“ Sì, sì, va bene, ma cerca di sbrigarti: io non so più cosa raccontare ai miei<br />
superiori e alla stampa.”<br />
“ E tu vienimi incontro: fa pedinare dai tuoi uomini il vertice del gruppo<br />
Crivelli. Voglio sapere chi vedono e cosa fanno.”<br />
“ Rosario glielo promise: poi andò di corsa a Linate a organizzare la scorta<br />
presidenziale. E fu costretto a ringraziare l’agente Guttadauro che gli fece<br />
osservare, con molto rispetto, ma qualche minuto prima che potesse farlo il<br />
Presidente della Repubblica, che aveva la patta sbottonata.<br />
Intanto Pamela pensava a lui. L’amore riusciva a essere un sentimento sempre<br />
fecondo. Con tutti i suoi limiti, Rosario aveva saputo darle qualcosa di<br />
veramente speciale. Le aveva aperto una strada che non sapeva bene dove<br />
l’avrebbe portata, ma fin d’ora le faceva intuire prospettive interessanti.<br />
Pamela non era abituata ad assistere alle manifestazioni verticali della classe<br />
dirigente di cui non ignorava ogni prodezza orizzontale. Naturalmente non si<br />
era mai fatta illusioni, ma certe cose un conto è intuirle o sentirle raccontare:<br />
ben diverso è averle sotto gli occhi.<br />
A quel punto fece un piccolo riepilogo di quello che ormai sapeva.<br />
A parer suo, l’incrocio fra la storia <strong>delle</strong> marmitte e quella degli ammanchi<br />
costituiva il centro nevralgico della situazione. Il mistero <strong>delle</strong> marmitte, che<br />
sembrava il più promettente, si era sgonfiato. Si trattava di un’idea di Crivelli,<br />
vecchio maestro di intrallazzi, che i suoi successori si stavano limitando a<br />
realizzare con diligenza. Invece l’altra traccia, quella degli ammanchi, poteva<br />
rappresentare la pista giusta. Poteva darsi che l’assassino del padrone fosse il<br />
ladro.<br />
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Il sole si rifletteva sui vetri di Milanofiori. Pamela aveva persuaso Aladina a<br />
accompagnarla perché desiderava visitare l’ufficio di Crivelli. E dare<br />
un’occhiata al centro operativo del mastodontico Gruppo. Insomma non sapeva<br />
bene cosa andava a cercare, ma era sicura che quello era l’unico posto dove<br />
poteva trovarlo. <strong>La</strong> prima visita fu per l’efficientissima signorina Bianchi,<br />
un’arzilla sessantenne che per trent’anni, con encomiabile perseveranza, era<br />
stata l’inossidabile segretaria, factotum, parafulmine e confidente di Enrico<br />
Crivelli.<br />
“ Oh, signora Aladina, come sono contenta di rivederla”, disse emozionata la<br />
Bianchi. “ Avevo proprio bisogno di parlarle… a quattr’occhi”, aggiunse<br />
squadrando Pamela con freddezza.<br />
“ Le presento la mia consulente finanziaria, per la quale non ho segreti: è qui<br />
proprio per aiutarmi”, rispose Aladina indicando Pamela che la segretaria,<br />
rassegnata, salutò con una certa deferenza.<br />
“ Qui tutti mi chiedono continuamente di mettere il naso nelle carte del dottor<br />
Crivelli e io non so come regolarmi. Devo autorizzarli a frugare dove vogliono?<br />
Mi dica lei cosa devo fare.”<br />
“ Per ora non lasci toccare niente a nessuno e porti tutti gli incartamenti di là”,<br />
intervenne Pamela indicando l’ufficio del defunto e dirigendovisi con<br />
naturalezza.<br />
“ Quali erano le questioni più importanti di cui si occupava il dottore negli<br />
ultimi giorni?”<br />
<strong>La</strong> signorina Bianchi si fermò davanti alla scrivania “vidaliana” a forma di<br />
ellisse con l’espressione di chi ha qualcosa da dire, ma non sa se è il caso.<br />
“ Parli pure”, la incitò Pamela che si rendeva conto di non godere la simpatia<br />
della fedele segretaria.<br />
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“ A dire la verità non è che io sappia molto, ma mi pare che ultimamente il<br />
dottor Crivelli fosse convinto che all’interno dell’azienda qualcuno rubasse<br />
cifre enormi.<br />
Intendiamoci, alla polizia non ho rivelato nulla perché non volevo dar luogo a<br />
indagini imbarazzanti per il nostro buon nome. A lei, signora Crivelli, posso<br />
dire però che il suo povero marito era sicuro che qualche dirigente infedele<br />
avesse fatto sparire miliardi con un complicato giro di bonifici, assegni e false<br />
fatture.”<br />
“ In modo assai generico eravamo già al corrente di qualcosa di simile”, la<br />
incoraggiò Aladina.<br />
“ All’inizio i sospetti di suo marito erano caduti sul ragionier Bartoli: tant’è che<br />
vi fu una discussione fra i due durante la quale volarono parole grosse. Io non<br />
so altro, ma poiché nel frattempo Bartoli non è stato licenziato ma promosso,<br />
presumo che il dottor Crivelli avesse abbandonato questa teoria.”<br />
Aladina e Pamela si guardarono perplesse. Evidentemente la pista Bartoli non<br />
portava da nessuna parte, anche se più tardi, forse, conveniva fargli qualche<br />
domanda.<br />
Intanto la signorina Bianchi, dopo essere andata un momento di là, tornò con un<br />
voluminoso pacco di fatture.<br />
“ Ecco qua. Non so…” disse rivolgendosi a Pamela. “ Forse lei sarà in grado di<br />
capirci qualcosa.”<br />
Le fatture riguardavano forniture di vario genere: materie prime, semilavorati,<br />
servizi, leasing, factoring, trasporti ecc. ecc.<br />
“ Bene”, disse Pamela abbastanza soddisfatta, “ adesso bisognerà eseguire un<br />
lungo noioso lavoro di controllo e spero che la signorina Bianchi mi aiuterà. Se<br />
lei è d’accordo, Aladina, io farei base in questo ufficio. Si tratta di armarsi di<br />
pazienza e verificare l’origine e l’ammontare di queste fatture, un’attività che<br />
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quasi quasi mi fa sentir collega della strega di Benevento”, scherzò Pamela. Poi<br />
afferrò il telefono e incominciò i controlli a partire dalla sua azienda di via<br />
Meravigli. Ascoltò Chantal per un istante e riappese con aria rilassata. I suoi<br />
affari personali andavano a gonfie vele.<br />
Poi prese in mano il foglio in cima al pacco. Si trattava di una fornitura di<br />
cuscinetti a sfere della ditta Fumagalli & C. <strong>La</strong> fattura numero 326 del<br />
12/2/1986 era di 175 milioni. Telefonò al reparto contabilità della Fumagalli<br />
spacciandosi per un’impiegata.<br />
“Avrei bisogno di un riscontro su una vostra fattura giunta via fax. Non leggo<br />
bene alcuni dati.”<br />
Trasmise il numero progressivo e aspettò che l’interlocutrice andasse a prendere<br />
la copia. “ Io ho un totale di 175 milioni per il pagamento di 1180 cuscinetti a<br />
sfere, se leggo bene.”<br />
“ Ma no!, è impossibile. A noi risulta che si trattava di una piccola fornitura:<br />
cento cuscinetti a sfere per diciassette milioni e cinquecentomila.<br />
“ Grazie, adesso è tutto chiaro.”<br />
Pamela riappese. Il giochetto era abbastanza semplice. Qualcuno aggiungeva tre<br />
zeri alle fatture e intascava la differenza tra il bonifico e il pagamento reale.<br />
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<strong>La</strong> minigonna di pelle verde bandiera arrivava poco sotto l’inguine celato dallo<br />
spesso collant di cotone nero. I lunghi capelli corvini, evidentemente tinti, erano<br />
sparsi sulle spalle della giovane segretaria che sedeva con aria provocante<br />
nell’anticamera dell’ufficio di Gerardo Alberti.<br />
Aladina poteva vederla per intero perché la ragazza in quel momento, credendo<br />
che non arrivasse nessuno, teneva i piedi appoggiati all’orlo della scrivania.<br />
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Aladina la guardò con distacco, ma pensò che dopo tutto la Detech avrebbe<br />
dovuto preoccuparsi un po’ di più dell’immagine <strong>delle</strong> sue impiegate: di quella<br />
lì, ad esempio, che sembrava una ninfetta da marciapiede.<br />
Con freddezza si fece annunciare a Gerardo.<br />
“ L’ingegnere è in riunione”, rispose la ragazza con aria stolida.<br />
“ Gli dica che c’è la signora Crivelli”, replicò Aladina sempre più glaciale.<br />
“ Oh, signora Crivelli!”, disse la ragazza con premura, riconoscendola infine.<br />
“Speriamo che le ridiano presto il passaporto! Ho letto ieri su “Gente” che un<br />
cattivo magistrato glielo ha tolto senza la minima giustificazione. Povero<br />
Rodolfino! So che deve accompagnarlo a Houston quanto prima.”<br />
Aladina sospirò profondamente.<br />
Era chiaro che l’avvocato Guidi non aveva perso tempo a mobilitare i<br />
rotocalchi. Si trovava di fronte ai primi risultati della sua campagna di simpatia<br />
popolare.<br />
“ Anche i ricchi piangono”, rispose Aladina con l’intonazione più drammatica<br />
che le riuscì di trovare. “ E ora, per favore, vada a chiamarmi l’amministratore<br />
delegato”, aggiunse sforzandosi di assomigliare il più possibile alla perfida<br />
Alexis di Dinasty.<br />
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