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Maggio 2013<br />
MenteSuggeSostanza Edizioni<br />
http://mentesuggesostanza.blogspot.it/<br />
https://www.facebook.com/MenteSuggeSostanza<br />
grafica ed impaginazione: D22 Gecko Art<br />
Pubblicato con Licenza Creative Commons 3.0<br />
Attribuzione, Non Commerciale, Non Opere Derivate
Il Tatuatore<br />
Jun’ichirō Tanizaki<br />
a cura di Armando Liccardo
Jun’ichirō Tanizaki<br />
1886 - 1965
• Introduzione<br />
• Il Tatuaggio in Giappone<br />
• Il Tatuatore<br />
Indice<br />
7<br />
9<br />
15
Introduzione<br />
Una bellezza trascendentale sublimata in un corpo femminile<br />
divenuto tela superba grazie all’arte di un maestro dell’inchiostro.<br />
Un’opera eccelsa, un rituale magico indelebile che si<br />
dispiega sottopelle in un’immagine dal potere inarrestabile.<br />
Sensualità e dolore, per un piacere estremo a cui è impossibile<br />
resistere, che con forza innaturale, quasi demoniaca, ammalia<br />
ogni sguardo sino a rendere l’anima prigioniera delle proprie<br />
trame. Mani, in trance, che schiudono un sè rivelatosi fascino<br />
terrificante, una terribile tortura per la brama infuocata<br />
dell’uomo che mira alla sua possessione. Un avvelenamento<br />
estatico che rende vittime di emozioni dirompenti.<br />
Il racconto breve ma intenso della furia della bellezza, esaltazione<br />
della donna-demone che danza con piedi perfetti sui<br />
corpi degli uomini che ha reso suoi succubi, senza timore o<br />
paura alcuna, decisa come una vedova nera a irretire ogni<br />
desio. E’ la donna di Tanizaki, quella che inizia a dargli la<br />
notorietà nel 1910, anno di pubblicazione di Seshi (Il Tatua-<br />
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tore), e che mostra il suo fascino con una terribile malìa.<br />
La decorazione del corpo non è fine a se stessa ma è l’atto<br />
con cui si trasferisce la propria anima ad una tela vivente, è<br />
il momento in cui, l’ago trafigge contemporaneamente due<br />
cuori, in cui, goccia dopo goccia, l’uno scorre nell’altro per<br />
diventare segno indelebile di un potere che poi si inverte alla<br />
fine, quando l’artista stesso si scioglie nelle fiamme di una<br />
perfezione a cui ha dato se stesso.<br />
Tanizaki ci conduce in un atmosfera seducente, intrisa di<br />
piacere pur non presentando nessun atto propriamente erotico.<br />
Le sue descrizioni della donna la materializzano in tutta<br />
la sua perfezione, avviluppata in un incantesimo che non da<br />
scampo. Il lettore si lascia atterrire da questa bellezza descrittiva<br />
che poi è la bellezza che irretisce e lascia di sasso con un<br />
innamoramento istantaneo.<br />
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Il Tatuaggio in Giappone<br />
Il tatuaggio in Giappone ha origini antichissime, pare infatti<br />
che le prime tracce si possano far risalire al periodo Jomon<br />
(10.000 a.C - 300 a.C) dove le dogu, figurine in ceramica, riportano<br />
segni simili alle trame di tatuaggi. Nello Gishiwajinden,<br />
testo storico Cinese del III secolo è riportato che la gente<br />
di Wa (Giappone) decorava il volto ed il corpo con vari disegni.<br />
Questi segni differivano da tribù a tribù, nella dimensione<br />
e nella trama, ed in base allo status del tatuato.<br />
Nelle Tribù più antiche come Ryukyu e Ainu, il tatuaggio,<br />
simbolo di purezza, era usato anche come protezione contro<br />
le atrocità operate dalle tribù avversarie, e possedeva quindi<br />
una connotazione positiva legata alla spiritualità e alla magia,<br />
rappresentando spesso anche passaggi da un’età all’altra,<br />
o momenti importanti della vita, come l’età del matrimonio.<br />
Ma è nell’VIII d.C secolo che compare il primo libro Giapponese<br />
sui tatuaggi, il Kojiki, in cui si dice che esistono due tipi<br />
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di tatuaggio, uno di questi è segno di distinzione per gli uomini<br />
di elevato rango sociale, mentre l’altro è marchio identificativo<br />
dei criminali. In quest’ultimo caso si trattava di vere<br />
e proprie punizioni, una pratica che comunque pare abbia<br />
avuto inizio dalla metà del periodo Kofun.<br />
Dal 600 d.C al 1600 d.C c’è poca letteratura, ma si conferma<br />
l’uso del tatuaggio per identificare i reietti della società che<br />
formavano quindi i gruppi di minoranza. Certi studiosi affermano<br />
cha anche tra alcuni gruppi di Samurai v’era l’usanza<br />
di tatuarsi per identificarsi.<br />
Il Periodo Edo (1600 - 1867) è una fase di grossi cambiamenti<br />
socio-economici strettamente connessi all’unificazione<br />
del Paese e alla divisione in quattro caste del sistema sociale.<br />
Contemporaneamente il primo shogun sancisce regole ben<br />
precise per l’abbigliamento e sposando appieno la pietà filiale<br />
del Confucianesimo invita a preservare il corpo como dono<br />
dei genitori.<br />
La prosperità economica del periodo favorisce un miglioramento<br />
dello standard di vita degli abitanti della città che godono<br />
della fioritura delle arti e della diffusione di materiali<br />
preziosi, una ricchezza che si esprime nella gaiezza dei colori<br />
nelle decorazioni e nelle trame degli abiti.<br />
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Siamo nell’Era Genroku, cioè Ukiyo o “mondo fluttuante”,<br />
termine buddista che significa l’oscuro, oscillante mondo<br />
dell’esistenza, o della caducità della vita. La gente della città<br />
circondata dalla ricchezza non si preoccupa della salvezza<br />
futura preferendo invece crogiolare nei piaceri della carne<br />
vivendo per il momento. In questo contesto si diffondono la<br />
prostituzione legale, i quartieri di piacere e la figura della Geisha,<br />
artiste professioniste dell’intrattenimento.<br />
Parallelamente fa la sua comparsa il tatuaggio (irebokuro),<br />
amato e accettato di buon grado soprattutto dalle yujos (prostitute<br />
legali), dalle Geishe e dai loro clienti. Inizialmente si<br />
tratta più che altro di un’arte del punto e non di disegno vero<br />
e proprio, e rappresenta un memento per gli innamorati e<br />
quindi un voto d’amore eterno. Tatuarsi il nome del “cliente”<br />
era uno degli atti d’amore che le Geishe erano tenute a<br />
fare, ed eventualmente a disfare nel momento in cui il cliente<br />
cambiava.<br />
Nel 1716 il nuovo shogun porta enormi cambiamenti, soprattuto<br />
inerenti alla troppa ostentazione di ornamenti lussuriosi;<br />
qualche anno dopo, dal 1720 al 1870 circa, viene introdotto il<br />
tatuaggio penale, un anello nero attorno al braccio o una lettera<br />
giapponese sulla fronte, indica il crimine compiuto dal<br />
10
tatuato.<br />
Il tatuaggio pittorico fa la sua comparsa nell’era Horeki grazie<br />
allo sviluppo dell’arte Ukiyo-e caratterizzata dalla rappresentazione<br />
del mondo fluttuante, quindi paesaggi, vita quotidiana<br />
e quartieri del piacere. In Giappone però la limitatezza dei<br />
materiali portò allo sviluppo del sumie o suibokuga e cioè<br />
dipinti ad inchiostro monocromo che influenzano anche il<br />
mondo del tatuaggio. Solo successivamente saranno importati<br />
i colori da altri paesi.<br />
I temi principali dell’arte del tatuaggio Giapponese vengono<br />
dalle arti tradizionali, infatti il pennello del pittore viene alterato<br />
in un gruppo di aghi pronto a disegnare mitici personaggi<br />
dei racconti leggendari presi dal Suikoden, testo Cinese<br />
tradotto nel 1757, tra cui Shishin tatuato con nove dragoni in<br />
competizione tra loro.<br />
Il tatuaggio su tutto il corpo prende il via proprio dal sumie<br />
e dalla moda vestiaria del momento. L’idea viene dai costumi<br />
dei Samurai che avevano i loro disegni preferiti, una divinità<br />
o un dragone a protezione, proprio sul dorso del Jimbaori.<br />
Inizialmente infatti il tatuaggio pittorico si realizza solo sulla<br />
schiena poi successivamente sul resto del corpo ad eccezione<br />
di una striscia verticale sul torace che dà proprio l’idea di un<br />
11
abito sbottonato. Tatuarsi interamente è vestirsi, è dare personalità<br />
ad un corpo che altrimenti con la sua povera nudità<br />
non può essere nè bello nè divino.<br />
Il termine iki indica lo stile, l’eleganza o l’essere chic, e simboleggia<br />
proprio il carattere fondamentale del periodo Edo<br />
e dello spirito della gente comune che entra in competizione<br />
per mostrare il proprio essere cool, dando un forte colpo alle<br />
restrizioni di quel periodo. Dal 1804, periodo Bunka Bunsei,<br />
aumenta il numero di persone tatuate e inizia a diffondersi la<br />
figura del tatuatore professionista.<br />
Nel 1868, inizio dell’era Meiji, il Giappone inizia la propria<br />
modernizzazione assorbendo molti elementi della cultura<br />
occidentale e coltivando nuovi modi di pensare e nuove attitudini.<br />
Nel cercare di diventare una delle più importanti potenze<br />
modiali ed un paese sofisticato, il governo giapponese<br />
proibisce ogni forma di tatuaggio eccetto per gli stranieri. In<br />
risposta lo stile nipponico si diffonde oltre oceano. Nel 1948 il<br />
divieto di tatuarsi si attenua ma resta valido per i giovani sotto<br />
i 18 anni, ma a causa del suo passato il tatuaggio conserva<br />
oggi un’accezione negativa e oscura sebbene sia comunque<br />
una pratica legale. Infatti nonostante la moda giovane oggi<br />
veda nel tatuaggio e nel piercing una forma di auto-espressione,<br />
la gente resta in parte legata al codice etico nipponico e<br />
12
quindi non è mai completamente a proprio agio, tutto ciò ha<br />
portato alla diffusione del tatuaggio temporaneo che permette<br />
alle persone di essere alla moda e di non correre il rischio<br />
di infrangere il codice culturale.<br />
13
Il Tatuatore<br />
C’era un tempo in cui gli uomini onoravano la nobile virtù<br />
della frivolezza, quando la vita non era così dura come oggi.<br />
Era un tempo piacevole, un tempo in cui gli spiritosi rendevano<br />
la vita eccellente ai ricchi e giovani gentiluomini tenendoli<br />
di buon umore e mostrando loro che il sorriso delle dame di<br />
Corte e delle geishe non spariva mai. Nei racconti illustrati di<br />
oggi, nel teatro Kabuki, dove rudi eroi maschi come Sadakuro<br />
e Jiraiya erano trasformati in donne -- ovunque la bellezza<br />
e la forza rappresentavano una sola cosa. Le persone facevano<br />
il possibile per abbellirsi, alcuni si facevano iniettare pigmenti<br />
sotto la propria preziosa pelle. Sui corpi degli uomini<br />
danzavano vistosi schemi di linee e colori.<br />
I visitatori dei quartieri del piacere di Edo preferivano noleggiare<br />
quei portatori di portantine che erano splendidamente<br />
tatuati; le concubine dei quartieri di Yoshiwara e Tatsumi si<br />
innamoravano di questi uomini. Tra questi uomini adornati<br />
non vi erano solo giocatori d’azzardo, pompieri, e simili, ma<br />
anche membri della classe dei mercanti e addirittura samu-<br />
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ai. Le esibizioni si tenevano di continuo; ed i partecipanti, si<br />
spogliavano per mostrare i propri corpi di filigrana, si colpivano<br />
orgogliosi, si vantavano dei propri nuovi disegni criticando<br />
i meriti degli altri.<br />
C’era un tatuatore giovane e molto bravo di nome Seikichi.<br />
Era elogiato ovunque come maestro del calibro di Charibun<br />
o Yatsuhei, e la pelle di decine di uomini gli era stata offerta<br />
come seta per il suo pennello. La gran parte dei lavori ammirati<br />
alle esibizioni erano suoi. Gli altri potevano essere noti<br />
per la capacità di rendere le ombre, o per l’uso del cinabro, ma<br />
Seikichi era famoso per la nitidezza senza rivali e lo charm<br />
sensuale della sua arte.<br />
Seikichi in passato si era guadagnato da vivere come pittore<br />
ukiyoye della scuola di Toyokuni e Kunisada, un background<br />
che, nonostante il suo declino allo status di tatuatore, era evidente<br />
nella sua coscienza e sensibilità artistica. Nessuno, il<br />
cui corpo non lo avesse interessato, avrebbe potuto comprare<br />
i suoi servigi. I clienti che egli accettava dovevano lasciar scegliere<br />
a lui il disegno ed il costo -- e resistere uno o anche due<br />
mesi all’atroce dolore causato dai suoi aghi.<br />
Nel profondo del suo cuore il giovane tatuatore nascondeva<br />
un piacere ed un desiderio segreti. Il suo piacere era nell’agonia<br />
degli uomini allorquando i suoi aghi penetravano la loro<br />
pelle, torturandone la carne gonfia e insanguinata; più forte<br />
grugnivano più forte era lo strano piacere di Seikichi. L’ om-<br />
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eggiatura e la vermigliatura -- che pare fossero dolorossissime,<br />
erano le tecniche che più amava.<br />
Dopo che un uomo era stato punto cinque o seicento volte<br />
nel corso di un intero giorno di trattamento e poi aveva<br />
ravvivato i colori con un bagno, avrebbe potuto collassare ai<br />
piedi di Seikichi mezzo morto.<br />
Ma Seikichi lo avrebbe guardato con disinvoltura. “Ti avevo<br />
detto che faceva male,” avrebbe apostrofato con aria soddisfatta.<br />
Quando un uomo senza spina dorsale si lamentava o<br />
stringeva i denti e torceva la bocca come stesse morendo, Seikichi<br />
gli diceva: “Non fare il bambino. Trattieniti, hai a malapena<br />
cominciato a sentire i miei aghi.” Avrebbe proseguito a<br />
tatuare, come sempre imperturbabile, con uno sguardo occasionale<br />
alla faccia in lacrime dell’uomo.<br />
Qualche volta un uomo molto forte stringeva i denti e resisteva<br />
stoicamente, senza neanche accigliarsi. Seikichi allora<br />
sorrideva e diceva: “Tu sei uno tenace! Ma aspetta. Presto il<br />
tuo corpo comincerà a pulsare di dolore. Dubito che rimarrai<br />
in piedi...”<br />
Per molto tempo Seikichi nutriva il desiderio di creare un’opera<br />
d’arte sulla pelle di una bella donna. Una donna tale doveva<br />
però possedere varie qualità sia nel carattere che estetiche.<br />
Un volto dolce e un corpo bello non erano abbastanza<br />
per soddisfarlo. Sebbene avesse ispezionato tutte le bellezze<br />
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egnanti del quartiere del piacere di Edo non trovò ciò che<br />
cercava. Passarono diversi anni senza successo, ma il volto e<br />
la figura della donna perfetta continuavano ad ossessionarlo.<br />
Non perse mai la speranza.<br />
Un pomeriggio estivo durante il quarto anno della sua ricerca<br />
Seikichi si trovò a passare per il Ristorante Hirasci, nel<br />
distretto Fukagawa di Edo, non lontano da casa sua, quando<br />
notò il piede nudo bianco-latte di una donna spuntare dalle<br />
tende di una portantina che stava per partire. Al suo occhio<br />
fine, un piede umano risultava tanto espressivo quanto un<br />
volto. Questo era pura perfezione. Dita squisitamente cesellate,<br />
unghia come le iridescenti conchiglie della spiaggia ad<br />
Enoshima, un tallone rotondo come una perla, una pelle così<br />
splendente da sembrare bagnata nelle limpide acque di una<br />
sorgente di montagna -- questo, infatti, era un piede da nutrire<br />
col sangue umano, un piede che doveva caplestare corpi.<br />
Certamente era il piede di una donna unica, che lo aveva eluso<br />
per molto tempo. Desideroso di catturare un pezzetto del<br />
suo volto, Seikichi comiciò a seguire la portantina. Ma dopo<br />
averla seguita per diverse strade e viuzze li perse di vista.<br />
Il vecchio desiderio di Seikichi si tramutò in amore appassionato.<br />
Una mattina della successiva primavera egli era sulla<br />
veranda di bamboo di casa sua a Fukagawa, ad ammirare un<br />
vaso di lillà omoto, quando udì qualcuno al cancello del giardino.<br />
Nell’angolo del recinto interno apparve una giovane ra-<br />
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gazza. Era venuta a fare una commissione per una sua amica,<br />
una geisha del vicino quartiere di Tatsumi.<br />
“La mia signora mi ha chiesto di portarle questo mantello,<br />
e inoltre si chiedeva se lei fosse così gentile da decorarne la<br />
fodera”, disse la ragazza. Aprì un mantello giallo zafferano da<br />
cui prese un mantello di seta da donna (avvolto in un foglio<br />
sottile con il ritratto dell’attore Tojaku) ed una lettera.<br />
La lettera ripeteva la richiesta della sua amica e continuava<br />
dicendo che la ragazza avrebbe presto intrapreso la carriera<br />
da geisha sotto la sua protezione. Ella confidava nel fatto<br />
che, pur non dimenticando i vecchi legami, lui stesso avrebbe<br />
preso sotto la propria protezione questa ragazza.<br />
“Credo di non averti mai vista prima”, disse Seikichi, scrutandola<br />
attentamente. Sembrava avere appena 15-16 anni, ma il<br />
suo volto era di una bellezza stranamente matura, un aspetto<br />
da donna di esperienza, come se avesse già speso anni nel<br />
quartiere del piacere e affascinato innumerevoli uomini. La<br />
sua bellezza rispecchiava i sogni di generazioni di uomini e<br />
donne eleganti che avevano vissuto ed erano morti in quella<br />
vasta capitale, dov’erano concentrati i peccati e la ricchezza<br />
della nazione.<br />
Seikichi la fece accomodare in veranda, e ne studiò i piedi<br />
delicati, che erano nudi eccetto per gli eleganti sandali di paglia.<br />
“Tu hai lasciato l’Hirasci su una portantina una notte del<br />
luglio scorso non è vero?”, le chiesè.<br />
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“Potrebbe essere”, replicò, sorridendo per la strana domanda.<br />
“Mio padre era ancora vivo allora, e spesso mi portava lì”.<br />
“Ti ho aspettato per cinque anni. Questa è la prima volta che<br />
vedo il tuo volto, ma ricordo il tuo piede... vieni dentro un<br />
attimo, ho qualcosa da mostrarti.”<br />
Lei si alzò per andarsene, ma egli le prese la mano e la guidò<br />
sulle scale verso lo studio che dominava l’ampio fiume. Poi<br />
prese due rotoli dipinti e ne srotolò uno davanti a lei.<br />
Era un dipinto di una principessa Cinese, la favortia dell’imperatore<br />
Zhou della dinastia Shang. Era piegata su di una<br />
balaustra con una posa languorosa, la lunga gonna decorata<br />
trascinata per metà su una rampa di scale, il suo corpo fine<br />
a malapena capace di sopportare il peso della corona d’oro<br />
costellata di lapislazzuli e coralli. Nella mano sinistra teneva<br />
una grossa coppa di vino, inclinata verso le labbra mentre<br />
guardava in basso un uomo che doveva essere torturato nel<br />
giardino sottostante. Questi aveva mani e piedi incatenati ad<br />
una colonna di rame vuota in cui sarebbe stato acceso un<br />
fuoco. Sia la principessa che la sua vittima -- la testa chinata<br />
innanzi a lei, gli occhi chiusi, pronto ad incontrare il proprio<br />
destino -- erano rappresentati con terrificante vividezza.<br />
Non appena la giovane guardò la bizzarra rappresentazione<br />
le sue labbra iniziarono a tremare ed i suoi occhi a brillare.<br />
Gradatamente il volto prese curiosamente ad assomigliare a<br />
quello della principessa. In quel dipinto scoprì il suo sè se-<br />
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greto.<br />
“<strong>Qui</strong> si rivelano i tuoi stessi segreti,” Seikichi le disse con piacere<br />
quando vide il suo volto.<br />
“Perchè mi mostri questa terribile immagine?” le chiese la<br />
ragazza guardandolo. Era diventata pallida.<br />
“La donna sei proprio tu. Il suo sangue scorre nelle tue vene.”<br />
Allora srotolò l’altro dipinto.<br />
Trattavasi di un dipinto intitolato “Le Vittime”. Nel bel mezzo<br />
vi era una giovane donna appoggiata al tronco di un ciliegio:<br />
gongolava su un mucchio di corpi di uomini che giacevano ai<br />
suoi piedi. Piccoli uccellini le volteggiavano intorno, canticchiando<br />
in trionfo; i suoi occhi brillavano di orgoglio e gioia.<br />
Era un giardino primaverile o un campo di battaglia? In questo<br />
dipinto la ragazza sentiva di aver trovato qualcosa che a<br />
lungo era rimasto nascosto nell’oscurità del proprio cuore.<br />
“Il dipinto mostra il tuo futuro,” Seikichi disse, indicando la<br />
donna sotto il ciliegio -- l’immagine della giovane ragazza.<br />
“Tutti questi uomini manderanno la loro vita in rovina per<br />
te.”<br />
“Ti supplico di metterlo via!” Girò la schiena come per fuggire<br />
a quell’allettante richiamo e si prostrò ai suoi piedi, tremante.<br />
Infine parlò dinuovo. “Si, ammetto che hai ragione<br />
su di me -- Io sono come quella donna... perciò, per piacere<br />
mettilo via.”<br />
“Non parlare come una codarda”, le disse Seikichi, con il suo<br />
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malizioso sorriso. “Guardalo più da vicino. Non ti impressionerà<br />
a lungo.”<br />
Ma la ragazza rifiutò di girare la testa. Ancora prostrata, il<br />
volto tra le maniche, ripeteva di essere spaventata e di voler<br />
andar via.<br />
“No, devi restare -- Ti renderò stupenda”, disse, avvicinandosi<br />
a lei. Sotto il suo kimono aveva una fiala di anestetico che<br />
aveva avuto tempo fa da un fisico Tedesco.<br />
Il sole mattutino scintillava sul fiume, infiammando di luce<br />
lo studio di otto tatami. I raggi si rifelttevano dall’acqua disegnando<br />
onde dorate ed increspate sui fogli scorrevoli dei<br />
paraventi e sul volto della ragazza, che rapidamente si addormentò.<br />
Seikichi chiuse le porte e prese i suoi strumenti di<br />
tatuatore, ma per un attimo si sedette come in trance, assaporando<br />
la sua completa e terribile bellezza. Pensava che non<br />
si sarebbe mai stancato di contemplare il suo volto sereno<br />
come una maschera. Proprio come gli antichi egizi avevano<br />
abbellito la loro magnifica terra con le piramidi e le sfingi,<br />
egli avrebbe abbellitto la pura pelle di quella ragazza.<br />
Rapidamente sollevò il pennello che teneva tra il pollice e<br />
le ultime due dita della mano sinistra, ed appoggiò la punta<br />
alla schiena della ragazza, e, con l’ago che reggeva nella mano<br />
destra, cominciò a creare un disegno. Egli sentiva il proprio<br />
spirito dissolversi nell’inchiostro nero-carbone che macchia-<br />
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va la sua pelle. Ogni goccia del cinabro di Ryukyu che mescolava<br />
con alcool e spingeva dentro era una stilla del suo stesso<br />
sangue vitale. Intravedeva nel suo pigmento le prove della<br />
sua stessa passione.<br />
Presto divenne pomeriggio, e allora il tranquillo giorno di<br />
primavra giungeva alla fine. Ma Seikichi non si fermò un attimo,<br />
nè il sonno della ragazza fu interrotto. Quando sopraggiunse<br />
un servo della casa delle geishe per chiedere di lei,<br />
Seikichi lo rimandò indietro dicendo che se ne era andata<br />
molto tempo prima. Ore dopo, quando la luna era sospesa<br />
sulla casa attraverso il fiume, bagnando le case lungo la riva<br />
con una radianza da sogno, il tatuaggio non era nenache fatto<br />
per metà. Seikichi vi lavorò anche alla luce delle candele.<br />
Anche inserire una singola goccia di colore non era una cosa<br />
facile. Ad ogni puntura del suo ago Seikichi sospirava pesantemente<br />
e si sentiva come se avesse pugnalato il suo stesso<br />
cuore. Poco a poco, il tatuaggio iniziava a prendere la forma<br />
di una grossa vedova nera; e nel momento che il cielo notturno<br />
stava impallidendo all’alba questa misteriosa, maligna<br />
creatura distese le otto zampe ad abbracciare l’intera schiena<br />
della ragazza.<br />
Nella piena luce dell’alba primaverile le barche erano spinte<br />
su e giù per il fiume, i loro remi rumoreggiavano nella quiete<br />
della mattina; le tegole del tetto luccicavano al sole, e la<br />
foschia cominciava ad assottigliarsi lasciando intravedere i<br />
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gonfiori delle vele al primo frescore. Alla fine Seikichi posò il<br />
pennello e guardò il ragno tatuato. Quell’opera d’arte era stato<br />
il suo sforzo più grande. Ora che aveva finito il suo cuore<br />
era zuppo di emozioni.<br />
Le due figure rimasero ferme per alcuni istanti. Poi la voce<br />
bassa e roca di Seikichi vibrò per tutta la stanza:<br />
“Per renderti davvero bella ho purificato la mia anima in questo<br />
tatuaggio. Oggi non c’è donna in Giappone comparabile a<br />
te. Le tue vecchie paure sono svanite. Tutti gli uomini saranno<br />
tue vittime.”<br />
Come in risposta a queste parole un lieve gemito venne dalle<br />
labbra della ragazza. Lentamente cominciò a riprendere<br />
i sensi. Ad ogni respiro, le zampe del ragno si muovevano<br />
come fosse vivo.<br />
“Starai soffrendo. Il ragno ti ha nelle sue grinfie.”<br />
A quel punto la ragazza aprì leggermente gli occhi, con uno<br />
sguardo smorto. Gli occhi comiciarono a brillare progressivamente,<br />
come la luna brilla al pomeriggio, fino a scintillare<br />
in modo stupefacente sul suo volto.<br />
“Fammi vedere il tatuaggio”, disse, parlando come in sogno<br />
ma con una punta di autorità nella voce.<br />
“Dandomi la tua anima devi avermi resa davvero bella.”<br />
“Prima devi farti un bagno per ravvivare i colori”, sussurrò<br />
Seikichi compassionevolmente. “Ho paura che farà male, ma<br />
sii coraggiosa ancora un pò.”<br />
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“Posso sopportare tutto per ottenere la bellezza”. Nonostante<br />
il dolore che le percorreva tutto il corpo, ella sorrideva.<br />
“Come punge l’acqua!... Lasciami sola -- aspetta nell’altra camera!<br />
Odio avere un uomo che mi guarda soffrire così!”<br />
Quando lasciò la vasca, troppo debole per asciugarsi da sola,<br />
la ragazza spinse via la mano compassionevole di Seikichi,<br />
e cadde al pavimento in agonia, gemendo come in un incubo.<br />
I suoi lunghi capelli scompigliati le cadevano davanti alla<br />
faccia in un selvaggio groviglio. Le bianche piante dei piedi<br />
erano riflesse nello specchio dietro di lei.<br />
Seikichi era stupefatto del cambiamento avuto dalla timida<br />
e docile ragazza del giorno prima, ma egli aveva fatto come<br />
ordinato ed era andato nel suo studio. Un’ora dopo lei tornò,<br />
ben vestita, i capelli bagnati e morbidamente pettinati le<br />
cadevano sulle spalle. Piegata sulla ringhiera della veranda,<br />
guardò in alto, il cielo appena nebbioso. I suoi occhi erano<br />
brillanti; non v’era più, in lei, nessuna traccia di dolore.<br />
“Desidero darti anche questi dipinti”, disse Seikichi, offrendole<br />
i rotoli. “Prendili e vattene”.<br />
“Tutte le mie paure sono svanite -- e tu sei la mia prima vittima!”<br />
Scoccò uno sguardo lucente come una spada. Un canto<br />
trionfale le ronzava nelle orecchie.<br />
“Fammi vedere il tuo tatuaggio ancora una volta”, la supplicò<br />
Seikichi.<br />
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Silenziosamente la ragazza annuì col capo e fece scivolare il<br />
kimono dalle spalle. Proprio in quell’istante la sua splendida<br />
schiena tatuata colse un raggio di sole e il ragno fu avviluppato<br />
nelle fiamme.<br />
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Marzo 2013<br />
MenteSuggeSostanza Edizioni<br />
http://mentesuggesostanza.blogspot.it/<br />
https://www.facebook.com/MenteSuggeSostanza<br />
grafica ed impaginazione: D22 Gecko Art<br />
in copertina:<br />
Narration di H. Michaux 1927 (estratto)<br />
Senza titolo di H. Michaux 1960<br />
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“Verso la Pienezza e altre Poesie”<br />
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