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ALL'INTERNO - Diocesi Suburbicaria Velletri - Segni

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Anno 2 - numero 10 (14)<br />

Mensile a carattere divulgativo<br />

e ufficiale per gli atti della Curia<br />

e pastorale per la vita della <strong>Diocesi</strong><br />

di <strong>Velletri</strong>-<strong>Segni</strong><br />

Registrazione al Tribunale<br />

di <strong>Velletri</strong> n. 9/2004<br />

del 23.04.2004 - Redazione:<br />

C.so della Repubblica 343 -<br />

00049 VELLETRI RM -<br />

06.9630051 - fax 96100596<br />

curia@diocesi.velletri-segni.it<br />

Novembre 2005<br />

Andrea Maria Erba<br />

I Santi sono sempre<br />

di attualità<br />

Nei mesi di novembre<br />

sono riprese, per volontà<br />

di Benedetto XVI, le cerimonie<br />

di canonizzazione<br />

che furono al centro<br />

del pontificato di Giovanni<br />

Paolo II. Perché queste<br />

pubbliche manifestazioni<br />

di fede?<br />

In primo luogo si vuole<br />

ricordare a tutti che<br />

la Chiesa è ‘santa’grazie<br />

alla santità dei suoi<br />

figli. In secondo luogo<br />

si vuole affermare apertamente<br />

che la santità contrasta<br />

la malvagità che<br />

sembra dominare nel<br />

mondo, che il bene<br />

supera il male. Terzo: si<br />

vuole offrire ai cristiani<br />

e agli uomini di buona<br />

volontà dei modelli<br />

di vita, dei testimoni di<br />

cui la società ha bisogno.<br />

Quarto: per dichiarare<br />

che la santità è sempre<br />

attuale e che la sua<br />

sorgente non cessa di zampillare.<br />

Beatificando e canonizzando<br />

non pochi<br />

fedeli, cioè proclamando<br />

solennemente che<br />

costoro hanno praticato<br />

la virtù in modo<br />

eroico e sono vissuti nel-<br />

Il tema della libertà e la leggenda<br />

del grande inquisitore<br />

Sara Gilotta a pag. 2<br />

Speciale Concilio Ecumenico Vaticano II<br />

don Dario Vitali a pag. 4<br />

La pastorale vocazionale dopo il CV II<br />

don Leonardo D’Ascenzo a pag. 5<br />

Il catechista e la parola - parte prima<br />

mons. Franco Risi a pag. 6<br />

La retta celebrazione della santa messa<br />

don Giorgio Cappucci a pag 7<br />

Statistiche del clero diocesano<br />

Tonino Parmeggiani alle pagine 8 e 9<br />

ALL’INTERNO<br />

Caritas, la casa sul confine<br />

Sara Bianchini alle pagine 10 e 11<br />

La famiglia partecipa alla missione<br />

educativa della Chiesa<br />

Dorina e Nicolino Tartaglione a pag. 13<br />

Pastorale Giovanile: Canta la vita<br />

Educare oggi<br />

Francesca Frasca a pag. 14<br />

Antonio Venditti a pag. 15<br />

RU-486, la micidiale aspirina di Erode<br />

Pier Giorgio Liverani a pag. 17<br />

Domande a Dio, domande agli uomini<br />

Mara Della Vecchia a pag. 18<br />

Chiesa <strong>Suburbicaria</strong><br />

la fedeltà alla grazia di<br />

Dio, la Chiesa riconosce<br />

la potenza dello Spirito<br />

di santità che è in lei<br />

e sostiene la speranza<br />

di avere in cielo degli<br />

intercessori. I santi e le<br />

sante sono sempre stati<br />

fonte e origine del rinnovamento,specialmente<br />

nei momenti difficili<br />

della storia. Infatti<br />

– ha affermato Giovanni<br />

Paolo II – “la santità<br />

è la sorgente segreta e<br />

la misura della infallibile<br />

della sua attività<br />

apostolica e del suo slancio<br />

missionario” (Chr.<br />

Laici 17,3).<br />

A sua volta il Concilio<br />

chiama tutti i fedeli a<br />

sforzarsi di crescere nella<br />

santità debellando il<br />

peccato (LG 6). Del resto,<br />

è noto che la santità non<br />

è un privilegio riservato<br />

a pochi eletti, ma aperta<br />

a ogni categoria di<br />

persone, uomini e donne,<br />

religiosi e laici, piccoli<br />

e grandi. La grande<br />

quantità di beatificazioni<br />

e canonizzazioni<br />

di questi ultimi decenni<br />

non sono che una<br />

minima parte di fedeli<br />

che hanno raggiunto<br />

la gloria degli altari.<br />

Sappiamo che altre<br />

centinaia di candidati<br />

sono in attesa di essere<br />

glorificati.<br />

In 26 anni di pontificato Giovanni Paolo II ha presieduto<br />

147 cerimonie di beatificazioni dichiarando<br />

1345 beati (di cui 1031 martiri); ha inoltre compiuto<br />

51 riti di canonizzazione dichiarando 482 santi<br />

(di cui 401 martiri). Durante il grande Giubileo<br />

del 2000, al Colosseo ci fu la commemorazione dei<br />

‘Testimoni della Fede’, cioè di coloro che hanno offerto<br />

la propria vita fino all’effusione del sangue.<br />

Tutti ricordano la glorificazione di Padre Pio e di<br />

Madre Teresa di Calcutta… Io personalmente ho collaborato<br />

attivamente alle cause di don Orione, di don<br />

Alberione, di padre Monti, di Daniele Comboni e di<br />

altri Servi di Dio.<br />

Una lunga schiera è quella dei martiri moderni, il<br />

cui numero supera largamente quello dei martiri dei<br />

primi secoli del Cristianesimo. Vanno menzionati i<br />

martiri armeni, messicano, spagnoli, quelli sotto il<br />

nazismo e il comunismo. Oggi sono i missionari e<br />

le missionarie ad essere uccisi in odio alla fede cristiana.<br />

Concludendo, si può dire che la santità e il martirio<br />

rappresentano un grande patrimonio ecclesiale<br />

e una formidabile fora di attrazione, un invito potente<br />

a proclamare la fede con audacia evangelica e a<br />

diffonderla nel mondo.


Sara Gilotta<br />

La fede è libertà, perché è così che lo stesso Cristo<br />

ha voluto e dimostrato con lo stesso sacrificio di<br />

Croce, a cui scelse di salire, per rispondere alla<br />

volontà del Padre Suo, rinunciando a qualunque<br />

privilegio Gli potesse derivare dall’essere figlio di<br />

Dio. Ma la fede e libertà comportano sacrificio e<br />

sofferenza e il Vangelo ci mostra la sofferenza del<br />

Cristo nel deserto, quando, tentato dal demonio,<br />

sa rinunciare ad ogni possibile bene terreno, dal<br />

momento che esso sarebbe derivato dalla sottomissione<br />

a Satana, che Gli prometteva di dargli<br />

potere sul mondo.<br />

Il mondo e il suo potere, dunque, contro la libertà<br />

dello spirito, quale valore supremo. Non è necessario<br />

un teologo per comprendere il significato del<br />

2 Novembre 2005<br />

Società<br />

Il tema della libertà e la ‘leggenda<br />

del grande inquisitore’<br />

Dario Di Luzio<br />

Un mese particolare quello di novembre<br />

che si apre con due giorni dedicati alle<br />

ricorrenze; uno per il ricordo di tutti i<br />

Santi, l'altro per la commemorazione dei<br />

defunti. Due giorni diversi tra loro, ma<br />

legati da un filo comune, la fede. Se per<br />

il primo ci invita a pensare e celebrare<br />

alle diverse persone che nei secoli scorsi<br />

hanno dimostrato di meritare il riconoscimento<br />

della loro santità, , impegnando<br />

tutta la loro esistenza a volte anche sacrificando<br />

la loro vita per portare la<br />

Parola del Signore e i suoi insegnamenti<br />

e per aiutare gli altri, l'altro è un ricorrenza<br />

che sentiamo forse più vicina e personale,<br />

visto che ognuno si avvicina ai<br />

suoi cari defunti, andando all'interno dei<br />

cimiteri. Se per i Santi (tanto si deve a<br />

costoro) si ricordano principalmente i più<br />

noti, studiati anche a scuola, altri lontani<br />

sia per periodo che per la loro "storia"<br />

si ricordano meno, per i defunti la<br />

cosa è appunto molto soggettiva. Quindi<br />

si passa da una giorno dedicato al ricordo<br />

dei "noti", ad un altro dedicato al ricordo<br />

degli sconosciuti, gente qualunque che<br />

ha lasciato la vita terrena che è rimasta<br />

nel cuore di pochi cari. Tutti ricordano<br />

e si "avvicinano" ai loro estinti che<br />

non ci sono più. Allora si vedono cimitero<br />

sistemati come in un giorno di festa,<br />

strade pulite come non mai con tanto di<br />

piantine arrivate per l'occasione, siepi ben<br />

curate, erbetta tagliata a misura, sopraggiungono<br />

poi tanti furgoncini nelle<br />

zone limitrofe agli ingressi, tutti a vendere<br />

per l'occasione ogni tipo di fiori.<br />

Per "salutare" i propri cari si arriva da<br />

tutte le parti, vicine o lontane, per un fiore<br />

o una preghiera si fanno chilometri,<br />

ore in coda nelle macchine specialmente<br />

nelle grandi città. Ma perché si aspetta<br />

soltanto quel giorno per andare davanti<br />

alla tomba del caro defunto? Perché<br />

negli altri giorni viene lasciato troppo<br />

spesso "solo"? Sarà la vita frenetica di<br />

tutti i giorni, sarà la globalizzazione (ora<br />

passo evangelico, che è il luogo in cui, in modo<br />

inequivocabile, Cristo mostra la Sua umana divinità,<br />

perché, certo, poteva trasformare le pietre<br />

in pani, poteva lanciarsi dall’alto di una torre ed<br />

essere salvato dagli angeli, poteva diventare il signore<br />

del mondo, ma scelse di servire solo Dio, rifiutando<br />

ogni tentazione, per mostrare che “ l’uomo<br />

non vive di solo pane”.<br />

Ed è da qui che iniziano le difficoltà per noi uomini,<br />

desiderosi di “pane” più che di qualsiasi altro<br />

bene. Ed è proprio da questo bisogno di pane,<br />

che nasce la nostra debolezza, è da qui che comincia<br />

il cammino che ci impedisce anche solo di comprendere<br />

il significato vero della libertà e della felicità<br />

. Ed è da qui che prende le mosse il grande<br />

scrittore russo Dostoevskij, quando ne “I fratelli<br />

Karamazov” presenta l’incontro tra Cristo e il gran-<br />

Un mese che parte ricordando Santi e defunti<br />

va di moda dire così), saranno le abitudine<br />

che cambiano e che lasciano sempre<br />

più in un angolino gli ideali, i valori<br />

veri, però in quel giorno come in altri<br />

pochi nell'anno (sono sempre gli stessi)<br />

tutti diventano buoni e fedeli. A cosa servono<br />

queste forzature? Forzature che troppo<br />

spesso arrivano anche durante il rito<br />

funebre, che troppo spesso appunto diventa<br />

spettacolare. Arrivano così tante<br />

diverse azioni che non hanno nulla a che<br />

vedere con la fede, che sono solo una messaggio<br />

agli altri, ai presenti, a tutti coloro<br />

che in quel momento sono lì in chiesa,<br />

o davanti ad essa. Arrivano allora scene<br />

molto colorite, spettacolari appunto<br />

che fanno riflettere. Servono veramente<br />

gli applausi, servono maglie di squadre<br />

di calcio, oppure la musica del cantante<br />

del cuore, o altri vessilli? Che senso<br />

può avere tutto questo? Un segnale<br />

certo, ma verso chi. Rivolto agli amici,<br />

ai familiari, verso i parenti, verso tutti<br />

e nessuno. Oppure l'ultimo saluto deve<br />

rimanere un momento dall'alto valore religioso,<br />

una fase del passaggio dalla vita<br />

terrena a quella celeste, un momento della<br />

vita dell'uomo che si conclude da una<br />

parte ma che ne apre un'altra. Ovviamente<br />

quei momenti sono duri, crudi, difficilissimi<br />

per coloro che stavano vicino al<br />

defunto, appunto la sua famiglia, i suoi<br />

cari, gli amici o degli altri che partecipano<br />

alle esequie. Ma se il defunto viene<br />

salutato con il rito cristiano delle esequie<br />

a poco serve colorire in modo marcato<br />

quel momento tanto particolare. Il<br />

rito cristiano delle esequie, per i credenti<br />

segna un momento altissimo di preghiera,<br />

suffragio e invocazione a Dio perché accolga<br />

e introduca nella sua vita divina l'anima<br />

della persona defunta. Così in quel<br />

preciso momento la Chiesa celeste<br />

quella fatta dei santi, in comunione con<br />

la Chiesa pellegrina, cioè noi che restiamo<br />

quaggiù, si trovano unite a pregare<br />

per quell'anima affinché dopo la sua<br />

purificazione per la grazia di Dio entri<br />

nella vita divina.<br />

de inquisitore. La narrazione ambientata nel secolo<br />

XVI a Siviglia, immagina che Cristo, colto da<br />

compassione per le sofferenze umane, decide di<br />

reincarnarsi. Tutto il popolo sofferente lo riconosce<br />

e lo ama, mentre Egli lo conforta con la sua<br />

presenza e numerosi miracoli. Ma compare sulla<br />

piazza il grande inquisitore, un vecchio novantenne,<br />

dall’aspetto ascetico ed energico, che, vedendo<br />

la scena, si rabbuia ed ordina di arrestare Cristo<br />

e, purtroppo, l’ abitudine alla sottomissione e la<br />

paura sono tali che nessuno fiata e l’ordine viene<br />

eseguito.<br />

Si apre allora il colloquio tra Cristo e l’inquisitore,<br />

un vero e proprio dramma in cui lo scrittore<br />

espone con veemente pessimismo la sua idea di<br />

libertà e di umanità. Così dice l’inquisitore: “Tu che<br />

tanto spesso dicevi: voglio rendervi liberi. Ma ecco,<br />

Tu hai veduto ora codesti uomini liberi…..E questa<br />

libertà è una cosa che ci è costata cara, per<br />

quindici secoli, ci siamo tormentati con questa libertà,<br />

ma ora è finita. Tu non ci credi che sia finita?……Ma<br />

sappi che ora, e specialmente in questo momento,<br />

codesta gente è persuasa più che non sia stata<br />

mai, d’essere libera in pieno, mentre con le proprie<br />

mani essa ha recato la sua libertà a noi e l’ha<br />

deposta umilmente ai nostri piedi”.<br />

La libertà, dunque, l’uomo l’ha messa nelle mani<br />

di chi ha saputo trasformare le pietre in pane, perché<br />

“le mani nude” di Cristo non potevano essere<br />

né comprese, né accettate da chi, come l’uomo,<br />

desidera solo i beni materiali e non la libertà<br />

della quale non sa nemmeno che farsene, perché<br />

preferisce vivere accecato e indebolito dai<br />

beni terreni, che trasforma lui e i suoi simili in “pulcini,<br />

in poveri bambini spaventati” che si possono<br />

facilmente ammansire, per trasformarli “in un<br />

docile gregge”. Al gregge è certo più facile impartire<br />

ordini, è più facile ordinare tanto di lavorare,<br />

quanto nelle ore libere, offrire “come un assetto<br />

di gioco infantile”, un divertimento che li renderà<br />

ad un solo cenno inclini al riso o alle lacrime. Partendo,<br />

dunque, proprio dal presupposto che gli uomini<br />

sono incapaci di fare buon uso della libertà, il grande<br />

inquisitore considera assolutamente irrealizzata<br />

ed irrealizzabile la religione predicata da Cristo,<br />

al punto che lo fa arrestare convinto che ancora<br />

una volta gli uomini non sarebbero in grado di comprendere.<br />

E, se è innegabile che nel racconto di<br />

Dostoevskij non manca una forte critica alla chiesa<br />

controriformistica, che era divenuta eccessivamente<br />

autoritaria, è certamente più importante<br />

il fatto che lo scrittore ha voluto evidenziare soprattutto<br />

la sua sofferta convinzione per cui l’uomo<br />

non ha mai saputo usare il più alto dono fattogli<br />

da Dio, il libero arbitrio, dal quale si sente addirittura<br />

oppresso, preferendo di gran lunga la sicurezza<br />

economica e sociale, assai spesso accompagnata<br />

dalla libertà di peccare, che inevitabilmente<br />

lo conduce a perdere se stesso e gli altri.<br />

Una realtà quella descritta dal più grande scrittore<br />

russo di grande, doloroso pessimismo, che<br />

non può non far riflettere suscitando la medesima<br />

sofferenza, giacché nel nostro tempo all’uomo<br />

bambino, si è aggiunto l’uomo tormentato dalle<br />

sue stesse certezze, non solo di tipo tecnologico<br />

e falsamente scientifico, che comunque continuano<br />

a farne il solito giocattolo in mano ai potenti.<br />

Ancora e sempre il male si impone sul bene,<br />

almeno fino a quando l’umanità non riconoscerà<br />

se stessa e la sua identità, per dare un nuovo volto<br />

alla sua vita e alla sua storia, al cui centro finalmente<br />

vorrà porre la libertà responsabile, quella<br />

capace di distinguere, finalmente, il bene dal male,<br />

perché solo allora le istituzioni terrene potranno<br />

cambiare il loro volto.


“La fede cattolica non è un articolo di contrabbando<br />

da nascondere e nemmeno si può<br />

mescolare con altre credenze. Essa non è una<br />

nostra invenzione: noi la riceviamo da Dio che<br />

ha scelto un mezzo clamoroso per rivelarsi,<br />

l’Incarnazione di suo Figlio. Pertanto nella nostra<br />

società dobbiamo guardarci dall’errore del relativismo<br />

religioso, per il quale una religione<br />

vale l’altra”. Lo ha detto il 26 ottobre a Roma<br />

il card. Francis Arinze, prefetto della<br />

Congregazione per il Culto Divino e la<br />

Disciplina dei Sacramenti, parlando agli studenti<br />

dell’ateneo pontificio Regina Apostolorum<br />

sul tema “la Chiesa cattolica e le religioni nel<br />

mondo”.<br />

Secondo l’eminentissimo Arinze, “tra le tendenze<br />

odierne da cui dobbiamo guardarci, oltre<br />

al relativismo religioso, ci sono anche lo scet-<br />

Diacono Pietro Latini<br />

Una assistenza che nasce da una contingenza<br />

- il bisogno concreto - e che cammina<br />

verso un fine - la promozione della<br />

persona nel bisogno - è la diaconia.<br />

Se l’assistenza rimanesse solo rimedio al<br />

bisogno non diventerebbe promozione<br />

della persona e non sarebbe<br />

diaconia: rimarrebbe generico<br />

e sterile umanitarismo che<br />

non rimuove le cause del bisogno<br />

che affannano il povero e<br />

che non si solleva troppo oltre<br />

l’egoismo (come donna Prassede<br />

nei “Promessi sposi” di A.<br />

Manzoni). Nella Chiesa primitiva<br />

gli Apostoli pensarono a Sette<br />

uomini di buona reputazione e<br />

corredati di altre virtù apostoliche<br />

perché nella Comunità le<br />

vedove venivano trascurate e per<br />

questo era sorto un dissidio. Dai<br />

sette arrivò un servizio che diede<br />

risposta alle sollecitazioni del<br />

bisogno ma che andò oltre la contingenza<br />

che le dettava. I sette<br />

avrebbero potuto limitarsi a servire<br />

le vedove e a calmierare i malcontenti,<br />

come il momento richiedeva. Lo Spirito<br />

invece li proiettò oltre. La loro assistenza<br />

è diventata diaconia apostolica che assiste<br />

i deboli, vince le divisioni e costruisce<br />

la koinonia; che attraverso la parola<br />

illumina e guida; che attraverso la liturgia<br />

santifica. Il loro servizio iniziò come<br />

assistenza, ma trascese l’assistenza e si qualificò<br />

come servizio apostolico. Il servizio<br />

alle mense è detto diaconia (At 6.3)<br />

e si dice che essi servono (diaconein). In<br />

questo concetto il loro servizio alla<br />

Chiesa strutturata non differisce dal servizio<br />

della parola, che è il compito che gli<br />

3 Novembre 2005<br />

Chiesa<br />

Nuova evangelizzazione, il Cardinale<br />

Arinze ammonisce:<br />

“Attenti al rischio<br />

del relativismo religioso”<br />

ticismo e l’agnosticismo,che fanno breccia<br />

in particolare tra i cristiani europei e che<br />

sono origine di tanta confusione sul piano<br />

dei valori. Dio invece – ha aggiunto –<br />

è per i cristiani misura e criterio di verità<br />

religiosa e nella rivelazione cristiana ci sono<br />

tutti i criteri oggettivi per valutare la bontà<br />

o l’iniquità di atti e pensieri”.<br />

Parlando della “missione” e dell’annuncio<br />

ai non credenti o ai credenti di altre religioni,<br />

il cardinale ha poi sottolineato che<br />

“la proposta della fede cristiana deve essere<br />

sempre ‘proposta’ e mai imposizione. Il<br />

fatto che la Chiesa e i cristiani siano presenti<br />

un po’ in tutte le nazioni è una prova<br />

pratica che il vangelo e il suo annuncio<br />

di salvezza vanno bene per tutta l’umanità”.<br />

La risposta dei Diaconi<br />

al bisogno: l’assistenza<br />

diventa diaconia<br />

apostoli si riservano: entrambi infatti servono!<br />

Il testo greco dice che gli apostoli<br />

“proscarteresomen te diaconia tu logu”.<br />

Ed il latino traduce “istantes ministerio verbi”.<br />

Come si vede, la stessa parola indica<br />

il servizio dei sette che servono a tavola<br />

e quello degli apostoli che predicano e<br />

pregano: segno che i due servizi sono l’identico<br />

servizio, altrimenti sarebbe stata<br />

spiegata la differenza. Le qualità descritte<br />

illuminano la riflessione: sono infatti<br />

qualità superflue per il servizio alle mense,<br />

ma sono qualità indispensabili per il<br />

servizio della parola. Si può anche<br />

aggiungere che nel seguito del racconto<br />

i sette non vengono mai presentati<br />

come incaricati dell’assistenza<br />

ai poveri ma addirittura<br />

Stefano e Filippo come<br />

predicatori ed apologeti di<br />

grande spessore. Le qualità menzionate<br />

pertanto hanno riferimento<br />

a questo ruolo. L’istituzione<br />

dei diaconi si pone quindi sin<br />

dall’inizio come diaconia che<br />

è:<br />

-diaconia della carità, l’assistenza<br />

al singolo ed alla koinonia;<br />

-diaconia della parola, l’attività<br />

di predicazione;<br />

-diaconia del culto, se è vero<br />

che la costruzione della comunità<br />

passa anche per il culto,<br />

come risulta dal racconto del<br />

martirio di Stefano e come risulta dalla attività<br />

di Filippo. Ciò significa che la diaconia<br />

è originariamente globale e specifica:<br />

se presa specificamente presenta la<br />

totalità; se presa nella totalità presenta le<br />

specificità. Oggi la diaconia è spesso mortificata:<br />

difettando o per la koinonia, o<br />

per la parola, o per il culto, od anche per<br />

tutti e tre gli aspetti messi insieme e rischia<br />

di ridursi ad essere semplice assistenzialismo<br />

delle varie mense del bisogno di oggi.<br />

A risentirne è la Comunità che più di prima<br />

ha bisogno della Koinonia che fa vivere,<br />

della Parola che illumina e della Liturgia<br />

che dà forza.


Don Dario Vitali*<br />

Richiesto dal direttore di proseguire la collaborazione<br />

a Ecclesia in cammino, mi sono<br />

chiesto quale argomento potessi trattare che<br />

potesse risultare di una qualche utilità per la<br />

crescita della nostra Chiesa locale. Mi è sembrato<br />

che l'argomento meno estemporaneo fosse<br />

una rilettura dei documenti del concilio Vaticano<br />

II. Non solo perché, a quarant'anni dalla sua<br />

chiusura, si fa un gran parlare del concilio Vaticano<br />

II: dibattiti, convegni, pubblicazioni ci sono<br />

stati anche per il quinto, il decimo, il ventesimo,<br />

il venticinquesimo e il trentesimo anniversario<br />

dell'apertura, della chiusura e magari<br />

dell'approvazione di ogni singolo documento.<br />

La ragione sta più in profondità, come<br />

lasciano intuire le prime parole di Benedetto<br />

XVI, il quale, nel suo discorso di elezione,<br />

4 Novembre 2005<br />

Chiesa<br />

ha subito affermato la sua ferma intenzione<br />

di proseguire nella linea aperta dal concilio.<br />

Perché il nuovo papa sente il bisogno e l'urgenza<br />

di rassicurare circa l'orientamento e l'ispirazione<br />

che assumerà il suo pontificato, affermando<br />

la sua fedeltà al Vaticano II? E perché<br />

un dibattito così serrato sull'eredità del<br />

concilio?<br />

Sicuramente perché il concilio è ancora vivo:<br />

il processo di recezione di ciò che lo Spirito<br />

ha detto alla Chiesa in quell'evento di<br />

immensa portata per il cammino del cristianesimo<br />

nella storia è ancora in atto. E non si<br />

è trattato di un cammino piano e pacifico. La<br />

stagione post-conciliare è stata difficile e tormentata,<br />

con fughe in avanti rispetto alle indicazioni<br />

dei documenti conciliari e contestazioni<br />

feroci al magistero della Chiesa, reo di<br />

imbavagliare una libertà da poco conquistata,<br />

ma anche con incredibili resistenze,<br />

come ha dimostrato il caso<br />

Lefevre, che ha portato addirittura<br />

a uno scisma dentro la Chiesa.<br />

E se Giovanni XXIII, in sede<br />

di indizione, si augurava - e invocava<br />

- per la Chiesa una nuova<br />

Pentecoste, molti nella<br />

Chiesa oggi (e non certo tra il<br />

popolo di Dio!) dipingono il concilio<br />

come la causa di tutti i mali.<br />

Come sia possibile questa forzatura<br />

quando i 16 documenti<br />

conciliari - 4 costituzioni, 10 decreti<br />

e 2 dichiarazioni) sono stati<br />

tutti approvati pressoché all'unanimità<br />

dagli oltre 2000 vescovi<br />

presenti in Vaticano, è difficile<br />

capire. La scappatoia oggi<br />

adottata è che il concilio, avendo<br />

carattere unicamente pastorale,<br />

non è vincolante e può quindi<br />

ritenersi opinabile; per cui si<br />

deduce e si afferma che ci possa<br />

essere un'altra Chiesa che non<br />

sia quella uscita dalle decisioni<br />

di un concilio dove l'intero<br />

episcopato ha voluto interrogarsi<br />

sulla natura e sul cammino della<br />

Chiesa nella storia.<br />

A ben vedere, poi, lo strappo del<br />

Vaticano II verso la Tradizione<br />

è solo nell'immaginazione di questa<br />

gente. Per rendersene conto,<br />

basta leggere i testi introduttivi<br />

ai vari documenti. A titolo<br />

esemplificativo, riporto il proemio<br />

alle costituzioni Dei Verbum<br />

sulla divina Rivelazione e Lumen Gentium sulla<br />

Chiesa: "In religioso ascolto della Parola<br />

di Dio e proclamandola con ferma fiducia, il<br />

sacro concilio aderisce alle parole di s. Giovanni,<br />

il quale dice: "Annunciamo a voi la vita eterna,<br />

che era presso il Padre e si manifestò in<br />

noi: vi annunziamo ciò che abbiamo veduto<br />

e udito, affinché anche voi abbiate comunione<br />

con noi, e la nostra comunione sia con il Padre<br />

e con il Figlio suo Gesù Cristo" (1Gv 1,2-3).<br />

Perciò, seguendo le orme dei concili Tridentino<br />

e Vaticano I, intende proporre la genuina dottrina<br />

sulla divina rivelazione e la sua trasmissione,<br />

affinché per l'annunzio della salvezza il mondo<br />

intero ascoltando creda, credendo speri, sperando<br />

ami" (DV 1). Se non bastasse, ecco il<br />

proemio della costituzione dogmatica Lumen<br />

Gentium sulla Chiesa: "Cristo è la luce delle<br />

genti, e questo sacro concilio, adunato nello<br />

Spirito santo, ardentemente desidera che<br />

la luce di Cristo, riflessa sul volto della Chiesa,<br />

illumini tutti gli uomini, annunziando il vangelo<br />

ad ogni creatura. E siccome la Chiesa è<br />

in Cristo come sacramento, cioè segno e strumento<br />

dell'intima unione con Dio e dell'unità<br />

del genere umano, continuando l'insegnamento<br />

dei precedenti concili, intende con maggiore<br />

chiarezza illustrare ai suoi fedeli e al mondo<br />

intero la sua natura e la sua missione universale"<br />

(LG 1). D'altronde, tutti sanno che<br />

il concilio Vaticano II si colloca in ideale continuità<br />

di tempo con il concilio Vaticano I, precipitosamente<br />

chiuso nel 1970, a causa dei noti<br />

fatti della presa di Roma da parte dei Savoia.<br />

Mi parrebbe che una rilettura dei documenti<br />

del Vaticano II sia utile per diversi motivi:<br />

a) perché permette di familiarizzarsi con un<br />

evento che costituisce una svolta fondamentale<br />

nella vita della Chiesa e comprenderne<br />

le ragioni;<br />

b) perché ci permette di entrare dentro il mistero<br />

della Chiesa e di conoscerne il volto;<br />

c) perché ci richiama i motivi fondamentali<br />

del nostro essere Chiesa, che i padri conciliari<br />

hanno espresso bene nelle pagine dei tanti<br />

documenti;<br />

d) perché frena la tentazione di pontificare sulla<br />

vita della Chiesa senza sapere e senza capire.<br />

Se questi brevi articoli spingessero qualche<br />

lettore a prendere in mano i documenti del concilio,<br />

facendoli oggetto di lettura e di riflessione,<br />

questa piccola rubrica mensile non sarà<br />

stata inutile.<br />

*Parroco e Teologo


Don Leonardo D’Ascenzo*<br />

Da quando Gesù ha chiamato a sé i primi<br />

discepoli, nella Chiesa ha preso piede la<br />

pastorale delle vocazioni, cioè l’apostolato rivolto<br />

alla promozione, all’animazione, all’impegno<br />

affinché nel popolo di Dio mai abbiano a mancare<br />

i sacerdoti e i religiosi.<br />

La pastorale vocazionale ha gli anni della<br />

Chiesa e ne ha rispecchiato sempre il<br />

contesto culturale e sociale.<br />

In questo articolo richiamiamo brevemente<br />

i documenti più significativi, sia<br />

della Santa Sede che della Conferenza<br />

Episcopale Italiana, che hanno segnato il<br />

cammino della pastorale vocazionale<br />

dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II.<br />

LA SANTA SEDE<br />

Il Decreto sulla formazione sacerdotale<br />

del Vaticano II, Optatam Totius, al numero<br />

2, a proposito della necessità di favorire<br />

le vocazioni sacerdotali afferma che<br />

tutto il popolo cristiano deve sentirsi responsabile.<br />

Ciò ha permesso di realizzare un<br />

vasto programma di pastorale vocazionale<br />

che possiamo sintetizzare in quattro tappe:<br />

Fase internazionale: Dal Concilio agli<br />

inizi degli anni ’70. Mediante alcuni congressi<br />

per i Direttori dei Centri Nazionali<br />

per le vocazioni si è cercato di operare una<br />

vasta sensibilizzazione in tutta la Chiesa<br />

per far conoscere le direttive del Concilio.<br />

Fase nazionale 1970-1977. Primo<br />

Congresso Internazionale dei Vescovi (1973).<br />

Si richiede alle Conferenze Episcopali dei<br />

vari paesi di elaborare un piano nazionale<br />

per le vocazioni.<br />

Fase diocesana. Richiesta della<br />

Santa Sede ai singoli vescovi di elaborare<br />

un piano d’azione diocesano per le vocazioni.<br />

Secondo Congresso Internazionale dei<br />

Vescovi (1981), “Sviluppi della cura pastorale<br />

delle vocazioni nelle Chiese particolari:<br />

esperienze del passato e programmi per l’avvenire”.<br />

Fase continentale: Primo Congresso<br />

Continentale dell’America Latina (1994) nel<br />

clima delle celebrazioni dei cinquecento anni<br />

dell’evangelizzazione di quel continente;<br />

Congresso Europeo (1997) sul tema Nuove<br />

vocazioni per una nuova Europa, è stato un<br />

momento fondamentale non solo per il nostro<br />

continente, ma anche per tutta la Chiesa. La<br />

domanda di fondo che è stata posta nella fase<br />

preparatoria, e a cui ha cercato di rispondere<br />

il Congresso, è stata la seguente: che cosa manca<br />

nella pastorale vocazionale di questo tempo<br />

per favorire più efficacemente le risposte?<br />

Quale potrebbe essere il “sussulto” idoneo ad<br />

aprire stagioni nuove nelle nostre Chiese?<br />

Semplificando molto si potrebbe dire che<br />

nella prima metà del ‘900 l’esigenza primaria<br />

era quella di reperire (reclutare) un numero<br />

sufficiente di vocazioni in grado di rispondere<br />

alle necessità spirituali e organizzative<br />

della Chiesa.<br />

Si comincia a parlare propriamente di pastorale<br />

vocazionale a partire dal Vaticano II. Il<br />

dato che emerge è che la pastorale delle voca-<br />

5 Novembre 2005<br />

Vocazioni<br />

La pastorale<br />

vocazionale<br />

dopo<br />

il Concilio<br />

Vaticano II<br />

zioni o vocazionale sarà sempre più allargata.<br />

Non solo rivolta alle vocazioni al sacerdozio<br />

ministeriale ma anche a tutte le vocazioni rientranti<br />

nella cosiddetta categoria di speciale consacrazione<br />

(sacerdoti, religiosi, missionari, membri<br />

di istituti secolari). Avviene così una sor-<br />

ta di vera e propria declericalizzazione.<br />

A LIVELLO DI CHIESA ITALIANA<br />

Piano nazionale per le vocazioni in Italia<br />

(1975): si prende atto della situazione complessa<br />

che si è creata nella chiesa e nel mondo,<br />

della crisi delle associazioni, della famiglia<br />

e dell’identità dei consacrati stessi, per cui<br />

si esprime la necessità di un approfondimento<br />

culturale e di una chiara programmazione,<br />

tenendo conto dei diversi compiti<br />

dei responsabili ai diversi livelli.<br />

Piano pastorale delle vocazioni nella<br />

Chiesa italiana (1985): impegno a costruire<br />

la Chiesa nella varietà di tutte le vocazioni<br />

e di tutti i ministeri. Insiste su una<br />

pastorale unitaria. La pastorale vocazionale<br />

è il collante unitivo di tutta la pastorale.<br />

La pastorale vocazionale richiede la<br />

preghiera incessante; proposta catechistica<br />

e celebrativa di qualità, testimonianza<br />

di volontariato. Una pastorale che rispetti<br />

la gradualità dell’età e della maturità dei<br />

destinatari e che proceda con un chiaro itinerario<br />

vocazionale fatto di annuncio, proposta<br />

e accompagnamento.<br />

La formazione dei presbiteri nella Chiesa<br />

italiana: (1989): nuove forme di accompagnamento<br />

vocazionale accanto al classico<br />

seminario minore; pastorale ordinaria<br />

come pastorale vocazionale e la pastorale<br />

giovanile con uno specifico itinerario<br />

vocazionale.<br />

XLVI Assemblea generale della CEI,<br />

svoltasi a Roma nel maggio del 1999 Le<br />

vocazioni al ministero ordinato e alla vita<br />

consacrata nella comunità cristiana.<br />

Si preoccupa di tradurre per l’Italia<br />

le prospettive affascinanti e ricche del documento<br />

Nuove vocazioni per una nuova Europa:<br />

attenzione alla risonanza vocazionale di<br />

ogni situazione, la vocazione cristiana è<br />

unica, anche se si esplicita in cammini diversi;<br />

preoccupazione di dar vita ad una cultura<br />

della vocazione all’interno della nostra società.<br />

* Direttore del Centro Diocesano Vocazioni


Mons. Franco Risi*<br />

Il deposito della fede, che è la Parola di Dio, messa<br />

nelle mani del catechista è sacra! Ciò si può<br />

affermare in tutta sicurezza perchè la Parola è il<br />

figlio di Dio, “In principio era la Parola, il Verbo, e<br />

la Parola si fece uomo” (Gv 1,1).<br />

“Dio, dopo aver parlato in vari modi al suo popolo<br />

per mezzo dei profeti, ultimamente parlò per mezzo<br />

del Figlio suo” (Eb 1, 1-1).<br />

Il catechista, apostolo quando catechizza, ha sul<br />

labbro la Parola che è Gesù, la verità che è Gesù.....come<br />

il sacerdote che distribuendo la Comunione, ha nelle<br />

mani la Vita che è Gesù.<br />

L’atto di annunciare la Parola di Dio è una comunione<br />

catechistica, come vi è la distribuzione della<br />

Comunione Eucaristica. In tutte e due i casi è<br />

sempre un donare Gesù, il quale è Verità ed è Vita.<br />

L’imitazione di Cristo conferma ciò, ma, sopratutto,<br />

la liturgia con la mensa della Parola e con quella<br />

dell’Eucaristia.<br />

Il catechista, quindi, non è mandato, inviato per imbottire<br />

le menti dei fanciulli con astratte nozioni, buone<br />

per una mnemonica gara catechistica, ma per<br />

annunciare il fatto della salvezza, la Parola di Gesù,<br />

che ci porta al Padre, per convertirci al Padre e<br />

far crescere Gesù in ogni anima, per opera dello<br />

Spirito Santo. Perciò la catechesi, bene intesa, ha<br />

come centro la Parola di Dio: Gesù Cristo, in quanto<br />

più che una nozione per l’intelligenza è la comunicazione<br />

di un fatto di salvezza, che il catechista<br />

deve vivere prima in se stesso.<br />

Egli non insegna un ritrovato frutto di personale e<br />

umana indagine, ma si deve formare, educarsi per<br />

poter annunciare con fedeltà:<br />

- quello che Dio ha rivelato nei secoli per ogni anima;<br />

- riverarlo nel modo con cui Dio lo ha rivelato;<br />

- per il fine che Dio si è proposto nel riverarlo.<br />

Ciò richiede, da parte del catechista, la fedeltà alla<br />

Parola di Dio. Il catechista è la persona che offre<br />

la propria opera a Dio, affinchè egli possa ancora<br />

parlare e agire nei credenti. Compito essenziale<br />

del catechista, quindi, è formarsi, educarsi ad interpretare,<br />

a comprendere con fedeltà la Parola di<br />

Dio che raggiunge la sua pienezza nella persona<br />

di Gesù Cristo. Un principio esegetico validissimo<br />

per ogni interpretazione della Parola è studiare il<br />

6 Novembre 2005<br />

Catechesi<br />

Il catechista<br />

e la parola<br />

(parte prima)<br />

testo nel suo contenuto. Il naturalista preferisce osservare<br />

il minerale nella roccia ove si trova incrostato,<br />

piuttosto che studiarlo sul suo tavolo di lavoro.<br />

Il testo è questo o quell’altro avvenimento biblico,<br />

attraverso cui Dio parla. Trova la sua piena chiarificazione<br />

nel suo contesto, ossia nel quadro delle<br />

circostanze particolari e nell’insieme dell’azione<br />

divina.<br />

L’interpretazione della Parola di Dio, che è uno<br />

dei compiti specifici della catechesi, la si può realizzare<br />

in tre operazioni essenziali.<br />

A) Situare la Parola viva di Dio nel suo contesto<br />

particolare. Il catechista imparerà a conoscere le<br />

circostanze particolari nelle quali Dio ha manifestato<br />

il suo intervento, di modo che possa interpretare<br />

meglio il significato di detto intervento, nel<br />

suo senso più vero e proprio. Egli deve fare un’ambientazione<br />

storica che abbraccia tutte le circostanze<br />

particolari di un determinato fatto. Esempio la chiamata<br />

di Abramo. Il catechista, inoltre, non dovrà<br />

mai sottovalutare che la Parola annunziata dalla<br />

Chiesa esige di essere posta sulla sommità del lucerniere<br />

e questo si realizza con la predicazione del<br />

Vangelo. Questa Parola rivelata va intesa nel senso<br />

interiore e spirituale spiegato dalla Chiesa stessa.<br />

Solo così, il Signore nostro Gesù Cristo, sapienza<br />

e parola connaturale con il Padre, potrà illuminare<br />

ogni uomo che si trova nel mondo. Se infatti<br />

la Scrittura non viene intesa spiritualmente, mostra<br />

solo un significato superficiale e parziale e non può<br />

far giungere al cuore dell’uomo tutta la sua ricca<br />

sostanza salvifica. Il catechista, quindi, è chiamato<br />

a non porre sotto il moggio la lucerna che deve<br />

accendere con la contemplazione personale e la<br />

pratica coerente della parola. Soltanto con questa<br />

formazione egli potrà situare la Parola, che è Dio,<br />

fonte di luce, nel cuore degli uomini. Questo comportamento<br />

è confermato dal Vangelo di San Matteo<br />

(5,15) con queste parole: “Né si accende una lucerna<br />

per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere<br />

perchè faccia luce a tutti quelli che sono nella<br />

casa”.<br />

B) Collegarla con il mistero totale della salvezza.<br />

Un avvenimento qualsiasi nella storia, la chiamata<br />

di Abramo, scavalca gli stretti limiti delle circostanze<br />

immediate ed assume un significato più ampio<br />

e completo se lo si proietta nella visione totale del<br />

piano divino della salvezza. La chiamata di<br />

Abramo è l’inizio d’una chiamata che si prolunga,<br />

si ripete e si perfeziona attraverso tutta la storia<br />

della salvezza. Il catechista, quando si pone in atteggiamento<br />

di contemplazione di qualsiasi segno biblico,<br />

non si può limitare a capire solo la spiegazione<br />

scientifica e razionale dell’episodio salvifico, ma<br />

lo deve collocare nella luce totale degli altri interventi<br />

di Dio, che lo portano, così, ad assimilare che<br />

Gesù è il centro e la soluzione di ogni autentico<br />

valore umano. Nulla vi è di reale se non in quanto<br />

unito a Gesù; tutto acquista valore in questa misteriosa<br />

relazione con Gesù. Gesù Cristo è alla confluenza<br />

dei grandi temi biblici, quali la vocazione,<br />

l’alleanza, il popolo di Dio, la benedizione etc. ed<br />

è la chiave di ogni fatto biblico.<br />

(continua nel prossimo numero)<br />

* Parroco della cattedrale


Don Giorgio Cappucci<br />

Nel primo degli articoli dedicati alla conoscenza<br />

della Istruzione “Redemptionis<br />

sacramentum” della Congregazione per<br />

il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti<br />

“su alcune cose che si devono osservare<br />

ed evitare circa la Santissima<br />

Eucaristia” ho trattato quello che ‘sta dietro’<br />

agli abusi.<br />

Ora passerò in rassegna quelli che in qualche<br />

modo potrebbero riguardare il<br />

nostro ambiente.<br />

Potrà essere utile conoscere i titoli degli<br />

otto capitoli nei quali è divisa l'Istruzione<br />

per avere una visione d'insieme dei temi<br />

trattati:<br />

I - La regolamentazione della sacra Liturgia<br />

[14-18]<br />

II - La partecipazione dei fedeli laici alla<br />

celebrazione dell'Eucaristia<br />

III - La retta celebrazione della santa Messa<br />

IV - La santa Comunione<br />

V - Altri aspetti riguardanti l'Eucaristia<br />

VI - La conservazione della Santissima<br />

Eucaristia e il suo culto fuori della Messa<br />

VII - I compiti straordinari dei fedeli laici<br />

[146-153]<br />

VIII - I rimedi [169-171]<br />

Penso di aver sintetizzato i primi due capitoli<br />

nell'articolo precedente.<br />

Ora possiamo riprendere dal terzo “La<br />

retta celebrazione della santa Messa”,<br />

seguendo gli argomenti nella successione<br />

stessa scelta dalla Congregazione.<br />

Questo capitolo comincia con la "La materia<br />

della Santissima Eucaristia" e precisa<br />

che "il pane utilizzato nella celebrazione<br />

del santo Sacrificio eucaristico<br />

deve essere azimo, esclusivamente<br />

di frumento" (n. 48). Questo punto non<br />

credo faccia problema dalle nostre parti.<br />

Però potrebbe essere un bel suggerimento<br />

quello che viene dopo. Ricordo<br />

che una volta, in un ritiro del clero, Dom<br />

Scicolone ci fece notare che era strano<br />

che alla "fractio panis" il sacerdote prima<br />

spezza l'Ostia, per indicare la condivisione<br />

e poi se la mangia tutta lui. Questa<br />

che poteva apparire una battuta spiritosa<br />

è diventato un consiglio entrato nella<br />

Istruzione: "In ragione del segno espresso,<br />

conviene che qualche parte del pane<br />

eucaristico ottenuto dalla frazione sia distribuito<br />

almeno a qualche fedele al<br />

momento della Comunione" (49). Ma anzi<br />

potrebbe essere bello consacrare anche<br />

più di una ostia grande e fare quindi una<br />

"fractio" un po' più corposa. Però, forse<br />

per evitare radicalizzazioni, si legge<br />

subito dopo "Le ostie piccole non sono<br />

comunque affatto escluse, quando il numero<br />

dei comunicandi, o altre ragioni pasto-<br />

7 Novembre 2005<br />

Eucaristia<br />

Dall’Istruzione Redemptionis sacramentum della Congregazione<br />

per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti<br />

La retta celebrazione<br />

della santa Messa<br />

rali lo esigano si usino, anzi, di solito<br />

particole per lo più piccole, che non richiedano<br />

ulteriore frazione".<br />

Si passa poi a trattare delle preghiere eucaristiche.<br />

E a questo proposito è detto:<br />

"Si usino soltanto le Preghiere eucaristiche<br />

che si trovano nel Messale<br />

Romano ….. Non si può tollerare che<br />

alcuni Sacerdoti si arroghino il diritto<br />

di comporre preghiere eucaristiche o modificare<br />

il testo di quelle approvate dalla<br />

Chiesa…". Quanto viene detto a proposito<br />

della Preghiera eucaristica, al n. 59, viene<br />

esteso a tutta la liturgia: "Si ponga<br />

fine al riprovevole uso con il quale i<br />

Sacerdoti, i Diaconi o anche i fedeli mutano<br />

e alterano a proprio arbitrio qua e là<br />

i testi della sacra Liturgia da essi pronunciati".<br />

Mi sembra che ormai la cosa sia abbastanza<br />

rientrata, però per un certo<br />

periodo, e forse in qualche caso, ma sempre<br />

più sporadico, ancora adesso i<br />

sacerdoti avevano invitato a dire il "Per<br />

Cristo, con Cristo…." a tutta l'assemblea.<br />

Anche a questo proposito la<br />

Chiesa interviene e ricorda: "La recita<br />

della Preghiera eucaristica, che per sua<br />

stessa natura è come il culmine dell'intera<br />

celebrazione, è propria del Sacerdote,<br />

in forza della sua ordinazione. È, pertanto,<br />

un abuso far sì che alcune parti<br />

della Preghiera eucaristica siano recitate<br />

da un Diacono, da un ministro laico oppure<br />

da uno solo o da tutti i fedeli insieme.<br />

La Preghiera eucaristica deve,<br />

dunque, essere interamente recitata dal<br />

solo Sacerdote" (52).<br />

Ai tempi in cui tutta la preghiera eucaristica<br />

veniva pronunciata dal solo<br />

sacerdote, forse per creare un più intenso<br />

clima di raccoglimento, l'organo suonava<br />

melodie dolcissime (l'Adagio di<br />

Albinoni ecc.). Da quando però la preghiera<br />

eucaristica viene pronunciata a<br />

voce alta è più giusto che i fedeli vengano<br />

messi nella condizione migliore per<br />

capirla. Perciò è scritto: "Mentre il Sacerdote<br />

celebrante recita la Preghiera eucaristica,<br />

non si sovrappongano altre orazioni o<br />

canti, e l'organo o altri strumenti musicali<br />

tacciano, salvo che per le acclamazioni<br />

del popolo ….." (53).<br />

Per accompagnare con il gesto corrispondente<br />

le parole del racconto della<br />

istituzione dell'Eucaristia arrivati al<br />

"….prese il pane, lo spezzò" c'è chi spezza<br />

subito l'ostia. Ma: "In alcuni luoghi<br />

è invalso l'abuso per cui il Sacerdote spezza<br />

l'ostia al momento della consacrazione<br />

durante la celebrazione della santa<br />

Messa. Tale abuso si compie, però, contro<br />

la tradizione della Chiesa e va riprovato<br />

e molto urgentemente corretto" (55).<br />

Ho sempre apprezzato unire alle parole<br />

il gesto corrispondente e quindi le intenzioni<br />

di chi accompagnava il gesto dello<br />

spezzare il pane. Però mi piacerebbe<br />

sapere perché non sono coerenti fino<br />

in fondo. Il racconto continua con<br />

"….e lo diede loro". Lo fanno?<br />

Distribuiscono immediatamente il pane<br />

spezzato o lo rimandato a dopo? E allora<br />

se rimandano questo perché non anche<br />

l'altro? Penso che potremmo considerare<br />

la frase "prese il pane, lo spezzo e lo diede<br />

loro" come una specie di riassunto,<br />

di titoli di azioni che vengono compiute<br />

in maniera completa in successione dando<br />

ad ognuna di esse uno spazio temporale<br />

cònsono.


8 Novembre 2005<br />

I ‘numeri’ della <strong>Diocesi</strong><br />

In questa pagina si vuole dare una panoramica<br />

delle dimensioni numeriche, sia<br />

del clero diocesano che di quello appartenente<br />

agli istituti religiosi e residente<br />

in diocesi. Così nel Grafico 1, si ha una<br />

distribuzione dei 41 sacerdoti diocesani,<br />

cioè del clero secolare, a seconda<br />

del decennio di nascita. Nel grafico<br />

2, si ha una contabilità di tutti i sacerdoti,<br />

sia diocesani che religiosi, così,<br />

mentre 5 sacerdoti diocesani svolgono<br />

servizio pastorale fuori della diocesi<br />

(di cui tre all’estero), viceversa ci sono<br />

tre sacerdoti, incardinati in altre diocesi,<br />

che fanno servizio nella nostra<br />

diocesi; altresì sono ben 42 sono i sacerdoti<br />

religiosi che svolgono attività pastorale<br />

in diocesi.<br />

Nel Grafico 3. si evince come, oramai,<br />

la presenza straniera è diffusa anche nei<br />

sacerdoti: gli stranieri sono un quarto del<br />

totale di 86.<br />

Tra questi, la presenza maggiore (Argentina)<br />

è dovuta ad un unico Istituto religioso<br />

maschile, da pochi anni presente nella<br />

nostra diocesi.<br />

Cospicua anche la presenza femminile (grafico<br />

4), con 219 suore, quasi tutte di diritto<br />

pontificio; è da avvertire che ci sono<br />

numerose altre realtà che non è possibile<br />

inquadrare in queste categorie. Nel<br />

grafico 5, si osserva come sono rette le<br />

nostre 27 parrocchie, di cui due amministrate<br />

da sacerdoti, in mancanza del parroco.<br />

A questi vanno aggiunti dodici diaconi<br />

permanenti.<br />

Tonino Parmeggiani


Enrico Mattoccia<br />

Il recente messaggio del Presidente della Repubblica<br />

al Congresso della Società "Dante Alighieri", tenutosi<br />

a Malta, ci spinge a rileggere il nostro sommo Poeta.<br />

Un impegno questo che diventa segno della nostra<br />

italianità; per Ciampi infatti Dante è un simbolo dell'unità<br />

nazionale, perché "attraverso la lingua ha dato agli<br />

Italiani il primo tratto di unità nazionale".<br />

Senza la pretesa di competere con gli esperti, proponiamo<br />

qualche spunto sulla fede di Dante che, secondo<br />

alcuni storici, nei primi anni dell'esilio, aveva studiato<br />

teologia alla Sorbona di Parigi.<br />

Dante è convinto del valore dell'uomo, anzi gli assegna<br />

il dovere di giungere nel pensiero e nell'azione, al<br />

massimo delle sue possibilità: così facendo si distingue<br />

dai bruti(Inf. 26,118-119). L'uomo però deve anche<br />

saper riconoscere i suoi limiti. Il Poema è tutto un susseguirsi<br />

di incitamenti ad osare e di moniti ad essere<br />

umili di fronte a verità e realtà che superano la situazione<br />

e le capacità dell'uomo. Tali realtà sono raggiungibili<br />

solo attraverso la fede, la quale perciò non è una debolezza<br />

ma il naturale approdo della mente umana, la<br />

base "sovra la quale ogni virtù si fonda" (Par. 24, 90).<br />

Nel Paradiso specialmente, Dante ripete ai contemporanei<br />

ed ai posteri: "Credo! Credo!" (Par. 24,130.139.140;<br />

Inf. 4,36 ss.).<br />

La fede, fondata su prove fisiche, metafisiche, storiche…(Par.<br />

24,133-136; Purg. 27,76-87) e specialmente<br />

sulla Parola di Dio (Par. 19,41) e sui miracoli narrati<br />

9 Novembre 2005<br />

I ‘numeri’ della <strong>Diocesi</strong><br />

Grafico 3<br />

Sacerdoti residenti<br />

in diocesi e fuori,<br />

per nazione<br />

di provenienza<br />

Grafico 5<br />

Parrocchie della <strong>Diocesi</strong><br />

La fede secondo Dante Alighieri<br />

nella S. Scrittura (Par. 24, 101-102),<br />

non "s'inforza", cioè non patisce<br />

incertezze o dubbi e, se tutti la<br />

intendessero bene, sulla terra non<br />

"avria luogo ingegno di sofista"(Par.<br />

24,81).<br />

Basandosi su s. Paolo (Ebr.<br />

11,1), Dante dà della fede questa<br />

celebre definizione: "Fede è<br />

sustanzia di cose sperate/ ed argomento<br />

delle non parventi;/ e questo<br />

a me pare sua quiditate"(Par.<br />

24,64-66). La fede è quindi il principio<br />

fondamentale su cui poggia<br />

la speranza nella vita eterna<br />

e la premessa per cui argomentiamo<br />

su cose che non vediamo.<br />

La fede abbraccia il cammino di<br />

tutta l'umanità verso Dio: "Quei che<br />

cedettero in Cristo venturo" e "quei<br />

ch'a Cristo venuto ebbero li<br />

visi"(Par. 32,24.27); essa però finirà in paradiso, dove<br />

"si vedrà ciò che tenem per fede"(Par. 2,43).<br />

La fede è necessaria per raggiungere il cielo: "Lo ciel<br />

perderei per non aver fe'"(Pur. 7,98; Inf. 4,34-42), ma<br />

deve essere unita alle opere. Dante rampogna aspramente<br />

coloro che gridano: "Cristo, Cristo" (Par.<br />

19,106) e poi non operano coerentemente con quanto<br />

credono o dicono di credere. Le opere difformi dalla<br />

fede li mettono in una posizione lontana da Cristo,<br />

Cappella del Bargello -<br />

Giudizio Finale,<br />

particolare dei beati<br />

(incluso Dante)<br />

Grafico 4<br />

Religiose<br />

professe<br />

per tipo<br />

di istituto<br />

anzi più lontana da quella di coloro<br />

che non lo conobbero, cioè i<br />

pagani (Par. 19,108.109; cfr. Mt.<br />

8,11-12). Ai nostri giorni accade<br />

che si pensi e si dica che, in fondo,<br />

tutte le fedi sono uguali se<br />

non inutili; basta fare del bene.<br />

Dante è chiaro: "La fe', senza la<br />

qual ben far non basta"(Pur. 22,60)<br />

e si colloca così nella sana e tradizionale<br />

dottrina della Chiesa.<br />

Le tre cantiche della Commedia<br />

sono anche l'esposizione dei premi<br />

e delle pene che nell'altra vita<br />

si godono o si patiscono per le<br />

opere compiute nella vita presente,<br />

a seconda della coerenza<br />

con la fede professata.<br />

Come è noto, Dante censurò<br />

aspramente alcuni ministri della<br />

religione a causa della loro<br />

condotta<br />

non ispirata certo al Vangelo (cfr. Par. 27,22ss.) ma ciò<br />

non indica affatto una diminuzione di rispetto per la religione<br />

o per la Chiesa "sposa di Cristo" (Par. 27,40).<br />

Rileggere la Commedia alla ricerca dei riferimenti religiosi<br />

di cui è ricca, può riuscire d'aiuto a "rispolverare"<br />

quelle verità che la Chiesa attuale ci ha riproposto<br />

nel "Compendio del Catechismo" e che Dante pone<br />

come fondamento dell'ascesa dell'uomo verso Dio.


Sara Bianchini<br />

"La casa sul confine<br />

dei ricordi…<br />

oscura e silenziosa<br />

se ne sta, e tu<br />

ricerchi là le tue<br />

radici, se vuoi<br />

capire l'anima che<br />

hai…". Recita così<br />

il testo di una<br />

famosa canzone<br />

di Francesco<br />

Guccini "Radici".<br />

Dallo scorso anno<br />

ad oggi, dalla nascita<br />

di "Ecclesia"<br />

ad oggi, non abbiamo<br />

ancora trovato<br />

il modo di riflettere<br />

su un tema che<br />

definirei, "ironicamente","familiare":<br />

quello della<br />

casa. Tutte le<br />

nostre comunità,<br />

mediante i loro<br />

gruppi Caritas,<br />

hanno aiutato in<br />

questi anni famiglie o singoli individui a<br />

cercare e trovare casa. La casa è veramente<br />

una realtà familiare, in quanto accomuna,<br />

particolarmente nelle difficoltà che ne<br />

concernono la ricerca, poveri e ricchi.<br />

Cos'è una casa? Perché costituisce un problema?<br />

Propongo una riflessione incrociata<br />

fra quella che è la nostra esperienza quotidiana<br />

e qualche considerazione "dotta" sul<br />

tema del "mattone". Iniziamo intanto dalla<br />

parola. Il Vocabolario della lingua italiana<br />

di N. Zingarelli scrive così: "Casa -<br />

Edificio di uso privato. (1) Costruzione elevata<br />

dall'uomo a scopo di abitazione per una<br />

o più famiglie. […] (2) Dimora abituale di<br />

una o più persone. […] (4) Ambiente, nucleo<br />

e vita familiare".<br />

Fra le situazioni che ci si propongono abitualmente<br />

nei nostri centri di ascolto,<br />

sicuramente annoveriamo la famiglia che<br />

non ce la fa a pagare l'affitto, la famiglia<br />

con uno sfratto imminente o peggio con uno<br />

sfratto a breve esecutivo. Perché? Perché<br />

chi procurava i soldi per pagare l'affitto ha<br />

perso il lavoro, o perché ci si appoggiava<br />

su di una pensione sulla quale ora non si<br />

può più contare, o perché la casa affittata<br />

"serve" - presumibilmente - di nuovo al suo<br />

proprietario: forse uno dei suoi figli si sposa,<br />

forse vuole affittare ad un prezzo maggiore.<br />

Non prendiamo in considerazione altri<br />

due casi tipici: il primo di tipologia analoga<br />

a due precedenti, la coppia che cerca casa<br />

per sposarsi e che non la trova, perché gli<br />

affitti sono troppo alti, perché non può permettersi<br />

un mutuo (possiamo domandarci<br />

se qui siamo già nell'emergenza o meno, come<br />

è invece sicuramente per le due situazioni<br />

di cui sopra); il secondo, leggermente diverso,<br />

cioè l'immigrato che vive in uno spazio<br />

ristretto con tante altre persone, vive in<br />

condizioni cioè quasi disumane. E poi c'è<br />

10<br />

chi è per strada: una realtà forse non ancora<br />

troppo visibile (o per lo meno non troppo<br />

attraente per la nostra attenzione) nelle<br />

cittadine e nei paesi della nostra diocesi.<br />

Da una parte dunque lo scopo abitativo (significati<br />

1 e 2 del Vocabolario), dall'altro una<br />

finalità più di ordine emotivo, psicologico,<br />

personale: la casa come luogo in cui si costruiscono<br />

relazioni che qualificano la nostra vita<br />

quotidiana.<br />

Perché le case non ci sono? Perché gli affitti<br />

sono troppo alti? Perché anche chi ha casa<br />

e lavoro, rischia comunque di trovarsi in situazione<br />

di precarietà? Perché poi, per alcune<br />

categorie (disabili, anziani, immigrati)<br />

le cose sono ancora più difficili?<br />

Lo scorso anno, la rivista IC (Italia Caritas)<br />

proponeva un articolo attento e completo<br />

in proposito, firmato da Marco Toti e Pietro<br />

Gava. "Sembra un controsenso. In Italia aumenta<br />

in modo evidente il numero delle costruzioni<br />

(incluse quelle abusive che beneficiano<br />

dei ripetuti condoni) e nello stesso tempo<br />

permane l'emergenza abitativa per molte famiglie.<br />

È un segno dei tempi, un'amara schizofrenia<br />

e una inossidabile fame di alloggio.<br />

Individuarne le cause non è compito<br />

agevole" 1 . Gli autori indicavano vari fattori<br />

concorrenti: diminuisce la popolazione,<br />

ma aumenta il numero delle famiglie,<br />

le quali tuttavia riducono la loro numerosità.<br />

Siamo di meno, ma ci sono più famiglie,<br />

più piccole: servono dunque più case<br />

piccole, e non si possono più utilizzare i "grandi<br />

casermoni" del passato. Cambia l'andamento<br />

dell'economia, si ritorna ad investire<br />

nel mattone, nel mercato immobiliare, per<br />

tutelare i propri risparmi. A fine ottobre del<br />

2004 (esattamente un anno fa), una sentenza<br />

della Corte Costituzionale fermava le proroghe<br />

degli sfratti: quanta gente è "finita per<br />

Novembre 2005<br />

strada allora"? E quanta ne sta per finire adesso?<br />

Noi Caritas parrocchiali sappiamo<br />

quanti altri sfratti stanno per partire nelle<br />

città della nostra diocesi? Chi deve fare cosa?<br />

Sappiamo quali sono gli impegni formali<br />

dei nostri comuni in proposito? Sappiamo<br />

cosa deve essere per legge garantito ai nuclei<br />

familiari? Siamo sufficientemente informati<br />

sui "diritti", per sapere da chi andare a chiedere<br />

cosa, e per sapere come e dove cercare<br />

di supplire con la "carità"? Siamo convinti,<br />

siamo d'accordo che anche in questo<br />

la Caritas non dovrebbe cercare la casa, ma<br />

lavorare nell'animazione della comunità civile<br />

perché chi di competenza lo faccia?<br />

Passiamo ora al secondo significato, alle finalità<br />

relazioni e umane che una casa permette<br />

di realizzare. Direi che, a guardare la situazione,<br />

sembra che non possiamo permetterci<br />

una riflessione in proposito. Non ci scandalizza<br />

troppo che i più poveri vivano ammassati<br />

in alloggi quasi inesistenti, come non<br />

ci scandalizza che spesso le case siano "brutte",<br />

collocate in quartieri che urbanisticamente<br />

non valgono nulla, in zone che non<br />

aiutano affatto a crescere nell'armonia, a migliorare<br />

la qualità della vita, in zone senza servizi,<br />

o con strutture inservibili per anziani<br />

e disabili! Certo, si può rispondere: "Quando<br />

uno rischia di stare per strada, meglio un<br />

quartiere brutto e degradato, che il marciapiede!".<br />

Chiaro che sì. Ma perché non possiamo mai<br />

pretendere un diritto fino in fondo? Perché<br />

oltre alle quattro mura non dobbiamo avere<br />

anche la chance di "crescere" in un posto<br />

bello, adatto a farmi sentire partecipe alla<br />

vita della comunità fra le cui mura abito,<br />

responsabile anche io della piazza, degli alberi,<br />

della strada, dei servizi, delle persone che<br />

costituiscono il quartiere dove sorge la mia<br />

casa?<br />

(continua alla pagina seguente)


(continua dalla pagina precedente)<br />

Bulgari, rumeni, albanesi… italiani in<br />

miseria: è evidente che una "politica" comunitaria<br />

una politica di integrazione passa anche<br />

per la sicurezza e la qualità della vita che<br />

riusciamo ad offrire a queste persone: ed<br />

una casa "decente", ne costituisce parte essenziale.<br />

Perché non è possibile? Qualche giorno<br />

fa, leggevo il resoconto di un convegno<br />

filosofico svoltosi ad Alghero sul tema dell'abitare.<br />

All'inizio mi sono sentita irritata<br />

e offesa; l'autore Antonio Gnoli riporta prima<br />

le parole del filosofo M. Heidegger interrogato<br />

circa la crisi degli alloggi negli anni<br />

'50, e poi riporta le proprie considerazioni<br />

personali: " "Per quanto dura e penosa,<br />

per quanto grave e pericolosa sia la scarsità<br />

di abitazioni, l'autentica crisi dell'abitare<br />

non consiste nella mancanza di abitazioni.<br />

[…] La vera crisi dell'abitare consiste<br />

nel fatto che i mortali sono sempre in<br />

cerca dell'essenza dell'abitare, che essi devono<br />

anzitutto imparare ad abitare". […] La<br />

crisi dell'abitare [è…] una crisi dovuta essenzialmente<br />

all'instabilità dell'uomo contemporaneo<br />

che abita la casa, la città, la metropoli,<br />

il paese senza più radici" 2 . Il problema<br />

sarebbe di ordine "esistenziale", per dirlo<br />

con termini impropri, un problema più legato<br />

al senso della nostra vita, al nostro essere<br />

sperduti, senza radici, senza sicurezze.<br />

Il primo significato apparente è che il problema<br />

materiale delle quattro mura sia in<br />

realtà un falso problema. Ma questo non corrisponde<br />

all'esperienza dei nostri centri di<br />

ascolto. A rifletterci meglio su, però, si può<br />

leggere in queste righe la spinta a passare<br />

ad un livello superiore: a chiedersi cioè, cosa<br />

11<br />

realmente rappresenti la possibilità di avere<br />

una casa stabile e "bella" (integrata). È<br />

un invito alle nostre Caritas a fare ancora<br />

di più di quanto fanno: a cercare cioè quali<br />

condizioni materiali permettano una sicurezza,<br />

una tranquillità a livello di relazioni,<br />

di dinamiche familiari; quali condizioni<br />

materiali siano necessarie perché in loro<br />

assenza si pregiudica non solo la sopravvivenza<br />

fisica, ma la vita di ordine "spirituale":<br />

la serenità, la gioia, la possibilità del<br />

riposo, del gratuito, del mettere radici perché<br />

ci si sente agenti pieni e responsabili<br />

delle sorti di un paese, di un quartiere, di<br />

una nazione.<br />

Un impegno, una piccola sfida per i nostri<br />

gruppi: cerchiamo di ricostruire quante e<br />

quali persone ci hanno contattato per l'emergenza<br />

casa in questi ultimi due anni; cerchiamo<br />

di ricostruire i modi in cui le abbiamo<br />

aiutate; cerchiamo di chiederci come dobbiamo<br />

animare la comunità civile affinché<br />

emergano soluzioni - da parte di chi di competenza<br />

- in questo settore; cerchiamo di<br />

chiederci inoltre se e come la mentalità corrente<br />

che caratterizza anche noi cattolici ("ognu-<br />

Novembre 2005<br />

no a casa sua"; "questo è mio e agli altri<br />

do ciò che mi avanza, non ciò che mi serve,<br />

nemmeno per un'emergenza") influisca<br />

- positivamente o negativamente - sulla necessità-casa<br />

(non sarà forse che oltre a soluzioni<br />

istituzionali, sarà necessario un surplus<br />

di disponibilità e generosità nel mettere<br />

a disposizione ambienti di proprietà personale<br />

magari ad affitti "umani", o in "prestito"<br />

per brevi periodi di emergenza: il che<br />

vale anche per le parrocchie, le strutture religiose?!?).<br />

E da ultimo chiediamoci come<br />

possiamo iniziare a lavorare su una delle<br />

aree di bisogno che Caritas Italiana ha individuato<br />

da tempo, cioè quella della riqualificazione<br />

e dello sviluppo ambientale.<br />

Note:<br />

1 M. TOTI, P. GAVA, "Investiamo nel mattone<br />

ma la casa è un'emergenza" in IC (novembre<br />

2004), 8.<br />

2 A. GNOLI, "Martin Heidegger e la crisi<br />

delle case" in La Repubblica (12/10/2005),<br />

50.<br />

Terremoto e tempesta tropicale,<br />

l’intervento della Caritas<br />

in Pakistan e Guatemala<br />

Nelle ultime settimane due grandi emergenze hanno sconvolto zone<br />

già segnate dalla precarietà. Alcune violente<br />

scosse di terremoto hanno devastato l'area<br />

del Kashmir tra il Pakistan e l'India con almeno<br />

35.000 morti. Le Caritas locali (Pakistan<br />

e India) stanno allestendo campi di accoglienza<br />

con servizi socio-sanitari.<br />

Anche l'America Centrale è stata flagellata<br />

da calamità naturali, in modo particolare<br />

sul Guatemala si è abbattuta la tempesta<br />

tropicale "Stan". Qui centinaia di comunità<br />

e villaggi della costa sud-occidentale<br />

sono rimaste completamente allagate senza<br />

comunicazione.<br />

In tutte e due le situazioni, la Caritas Italiana<br />

ha dato disponibilità ad intervenire sia con<br />

personale proprio (monitoraggio iniziale -<br />

progettazione di priorità - accompagnamento<br />

posteriore al trauma) sia con aiuti economici.<br />

La Conferenza episcopale italiana ha<br />

stanziato tre milioni di euro e invita le Chiese<br />

diocesane ad aderire alla raccolta avviata<br />

da Caritas Italiana per sostenere gli interventi<br />

avviati e quelli futuri.<br />

La Caritas di <strong>Velletri</strong>-<strong>Segni</strong> sollecita tutte le<br />

comunità parrocchiali, religiose e i movimenti<br />

ecclesiali ad accogliere queste richieste che<br />

provengono da zone colpite duramente. Come<br />

scadenza per raccogliere i fondi, indichiamo<br />

la fine del mese di novembre 2005. Le<br />

somme raccolte potranno essere consegnate<br />

ai membri dell'equipe diocesana o in sede<br />

Caritas (piazza Ignazio Galli 7 - martedì e giovedì dalle 9 alle 12.


Mille fedeli della <strong>Diocesi</strong><br />

all’incontro del Papa<br />

con i bambini<br />

della prima comunione<br />

Mons. Paolo Picca<br />

Sabato sera 15 ottobre Piazza San Pietro era<br />

gremita di fedeli come nelle grandi circostanze.<br />

Circa 150.000 coloro che hanno risposto all’invito<br />

di Benedetto XVI per festeggiare con<br />

i bambini di prima Comunione, con i loro<br />

genitori e i catechisti l’anno dell’Eucaristia.<br />

In un primo momento si era pensato di convocare<br />

i bambini di Roma, poi si è allargato<br />

anche alle diocesi del Lazio, infine si è<br />

aperto anche alle altre diocesi italiane. Il tempo<br />

sereno ha favorito la partecipazione festosa.<br />

All’arrivo del Papa uno sventolio di fazzoletti<br />

bianchi ha animato tutta la piazza. Per<br />

ben venti minuti il Santo Padre Benedetto<br />

XVI ha percorso in papamobile tutta la piazza<br />

cercando di farsi vicino a tutti. Poi è iniziata<br />

la seconda parte della festa con un momento<br />

di catechesi e di preghiera. Il Papa, il grande<br />

teologo, ha risposto con chiarezza e semplicità<br />

alle domande dei bambini, come un<br />

catechista, anzi come un papà con i figli.<br />

Caro Papa, quale ricordo hai della tua Prima<br />

Comunione? Così ha esordito Andrea.<br />

«Era una domenica di sole del 1936. Avevo<br />

9 anni. Eravamo in 30 bambini. Quel gior-<br />

Guido Basile<br />

Accidenti anche questa mattina la sveglia ha suonato<br />

alle sei ! Svegliarsi adesso e di sabato sembra un<br />

controsenso. Non è vero! Ci penso un attimo e sono<br />

già in piedi. Scendo dal letto con il piede sinistro ed<br />

inizio a trafficare. Non viviamo ancora nella casa del<br />

futuro, con tecnologie al nostro servizio, pareti che respirano<br />

e tetti che seguono il sole. Dalla mia energia cerco<br />

di ricavare forma a quello che sarà realtà solo tra<br />

pochi anni. A sentire quello che accade nel Nord Europa<br />

ed immancabilmente in America, dove si progetta con<br />

la bioarchitettura per vivere meglio,tra alcuni decenni<br />

metteremo d’accordo progresso e natura. Volesse<br />

il cielo!<br />

Il coperchio delle nostre case conterrà cellule di silicio,<br />

i muri saranno edificati in lega di alluminio frammisto<br />

a paglia e vivremo di energia autoprodotta. Abitazioni<br />

fatte di argilla e fieno pressato intonacato, rifacendosi<br />

alle antiche tradizioni delle città indiane del New Messico.<br />

Grazie alla corretta esposizione alla luce del sole, ci<br />

orienteremo con le stanze come girasoli. Trarremo dal<br />

calore del pianeta tutti i benefici possibili per la vita.<br />

La bioarchitettura supera l’idea dello stile, è biocompatibile,<br />

non danneggia l’uomo. Si basa sulla geografia,<br />

sulla storia, indica i canoni per costruire le case degli<br />

uomini pensando alle tradizioni di chi in esse vivrà.<br />

La caffettiera nel frattempo brontola e mi affretto a sorbirne<br />

una tazzina del suo magico contenuto.<br />

E’ proprio vero che nella vita tutto si fa per amore. Come<br />

in una clessidra siamo dei piccoli granelli di sabbia<br />

che scivolano in leggerezza.<br />

A volte, possiamo accorgerci che dormiamo solo il tempo<br />

sufficiente per essere in forma il giorno dopo. Coricarsi<br />

ed alzarsi sempre alla stessa ora sembra una piccola<br />

Il sonno<br />

10 Novembre 2005<br />

Eventi<br />

no ho capito che Gesù era entrato<br />

nel mio cuore. È stato un dono<br />

d’amore che vale più di qualsiasi<br />

altra cosa nella vita. Con la prima<br />

comunione inizia una nuova tappa<br />

della vita. La cosa importante<br />

è rimanere fedeli a questo inizio<br />

e dire al Signore: “Vorrei essere<br />

sempre con te ma so che innanzitutto<br />

Tu sei con me”».<br />

Sorrideva soddisfatto il Papa mentre<br />

ascoltava le domande birichine<br />

dei bambini.<br />

È necessario confessarsi sempre<br />

prima di fare la comunione ? ha<br />

continuato Livia.<br />

«Non è necessario - ha risposto il<br />

Papa -. Lo è soltanto se si commettono peccati<br />

gravi, peccati mortali, che offendono profondamente<br />

l’amicizia con Dio. In questo caso,<br />

siccome l’amicizia è distrutta, è necessario<br />

ricominciare di nuovo. Però è utile confessarsi<br />

con regolarità. Spesso la sporcizia non<br />

si vede. E se uno non la toglie mai via, essa<br />

si accumula e non si sa di averla in casa.<br />

Allora è utile togliere spesso la sporcizia per<br />

rimanere puliti».<br />

È la volta di Andrea: Gesù è presente<br />

semplice regola per combattere gli allarmi<br />

che generano le società ad alto sviluppo.<br />

L’ansia è il più terribile dei nostri nemici. Milioni<br />

di persone, tutti alle prese con la propria produttività,<br />

da essa deriva l’insonnia degli ansiosi che faticano<br />

ad addormentarsi. Quando si dorme troppo poco e<br />

ci si sveglia troppo presto potremmo essere afflitti da<br />

depressione. L’insonnia intermedia è invece quella che<br />

si caratterizza quando ci svegliamo per problemi psichici<br />

o fisici. Un viaggio, un esame, un appuntamento<br />

importante ? Chi riesce a ben riposare quando si è<br />

sovraeccitati? Si tratta in questo caso di insonnia occasionale.<br />

Disegno il progetto del mio giorno e non vedo l’ora<br />

di tuffarmi in mezzo ai miei simili. Ora passo tra i banchi<br />

del mercato, sento le parole, i saluti. Ad un tratto<br />

mi sembra di rivedere tutti i colori di Guttuso. Dal banco<br />

della pescheria una orata mi strizza l’occhio atteggiando<br />

ad un sorriso. La pescivendola soggiunge : “<br />

Professo’ … ciò le alici fresche, se le piglia tutte solo<br />

5 euro!”<br />

Anche se barba non facit philosophum mi compiaccio<br />

per l’appellativo rivoltomi e procedo all’acquisto<br />

constatando la freschezza del pescato.<br />

In realtà non sono un esperto di bioritmi, non tengo<br />

lezioni e non me ne intendo di ingegneria. Ho divagato<br />

da un tema all’altro perché non dimentico le cose<br />

interessanti che mi capita di leggere e di cui altri uomini<br />

hanno avuto modo di scrivere e parlare.<br />

Parlando del sonno ( e ricordandomi dei sogni che<br />

ci aiutano a vivere), credo che sia utile chiudere con<br />

un consiglio. E’ importante tenere sul comodino un<br />

libro piacevole e rilassante : leggerne qualche pagina<br />

la sera porta serenità, così come quando si leggono<br />

favole ai bambini.<br />

nell’Eucaristia. Ma come? Io non lo<br />

vedo.<br />

«...non vediamo tante cose che esistono e<br />

sono essenziali. Ha risposto il Papa. Per esempio<br />

non vediamo la nostra intelligenza..la<br />

nostra anima... la corrente elettrica... ma possiamo<br />

vederne e sentirne gli effetti. Le cose<br />

più profonde, quelle che portano la vita sono<br />

quelle che non si vedono. Eppure di esse possiamo<br />

vederne gli effetti. Gesù non lo vediamo,<br />

ma dove c’è Gesù, gli uomini cambiano,<br />

diventano migliori. Non vediamo il Signore,<br />

ma vediamo gli effetti, così possiamo capire<br />

che Gesù è presente.».<br />

... Spesso i nostri genitori non ci accompagnano<br />

alla domenica alla Messa, perchè<br />

dormono. ... puoi dire anche a loro una<br />

parola ...? a questa domanda di Giulia, il<br />

Papa è scoppiato in una risata spontanea poi<br />

ha risposto:<br />

«Con rispetto e amore si può dire loro: cara<br />

mamma, caro papà ... è importante per noi<br />

tutti incontrarci con Gesù. Questo ci arricchisce.<br />

Se lo si incontra ci sarà luce in tutta<br />

la famiglia».<br />

Proseguono ancora le domande di Alessandro,<br />

Anna, e Adriano e arrivano puntuali le risposte<br />

del Papa: «Andare in Chiesa serve a trovare<br />

il centro della vita. Chi non va in Chiesa<br />

ha qualcosa che gli manca, ma non sa che<br />

questo qualcosa è Gesù. Nei Paesi dove l’ateismo<br />

governava, ad esempio, tutto si è distrutto».<br />

«... adorare Gesù significa riconoscere che<br />

Gesù è il mio Signore, è un abbraccio con<br />

Gesù,... significa dire: “Signore, io sono tuo”».<br />

Terminata la catechesi si è proseguito con<br />

l’esposizione e la benedizione eucaristica.<br />

La nostra <strong>Diocesi</strong> di <strong>Velletri</strong>-<strong>Segni</strong> è stata<br />

presente all’incontro con circa mille persone<br />

tra bambini, genitori, catechisti, sacerdoti<br />

e suore. Dalle varie città del territorio diocesano<br />

sono partiti ben 18 pullman, ma sappiamo<br />

che altri hanno raggiunto Piazza S.<br />

Pietro con mezzi propri. In questa grande festa<br />

dell’Eucaristia tutti si sono sentiti coinvolti<br />

in prima persona e il ricordo rimarrà a lungo<br />

impresso nella memoria di ciascuno.


Dorina e Nicolino Tartaglione<br />

La profondità delle tematiche emerse nel convegno<br />

diocesano spinge a riflettere su questo<br />

tema fondamentale sia per la Chiesa che per<br />

la società civile. La chiesa si impianta e si radica<br />

nella vita umana mediante la famiglia. La<br />

rigenerazione del soggetto e del popolo cristiano<br />

è impensabile ed impraticabile se prescinde dal<br />

passaggio familiare. In ordine alla società civile<br />

non si può dimenticare che uno dei cardini<br />

della nostra società occidentale è stato il “patto<br />

educativo” siglato fra Chiesa e famiglia in<br />

ordine all’educazione delle nuove generazioni.<br />

La rottura di questo patto porterebbe un vero<br />

e proprio sfacelo educativo. Per definire la missione<br />

educativa della Chiesa ci si richiama alle<br />

parole del Concilio Vaticano II: “Piacque a Dio,<br />

nella sua bontà e sapienza, rivelare se stesso e<br />

far conoscere il mistero della sua volontà (cf.<br />

Ef. 1,9) mediante il quale gli uomini per mezzo<br />

di Cristo, Verbo fatto carne, nello Spirito Santo<br />

hanno accesso al Padre e sono resi partecipi della<br />

natura divina (cf. Ef. 2,18; 2Pt 1,4)” [Cost.<br />

dogm. Dei Verbum 2].<br />

La proposta cristiana e Chiesa denotano la stessa<br />

cosa: il mistero della volontà del Padre di<br />

ricapitolare tutti e tutto in Cristo si realizza oggi<br />

nella Chiesa; è la Chiesa.<br />

Dire “missione educativa” della Chiesa è affermare<br />

che educare la persona umana coincide<br />

colla ragione d’essere della Chiesa. È appunto<br />

la sua missione. Dal punto di vista cristiano<br />

quale è il problema centrale dell’uomo? Che<br />

il rapporto oggettivo fra ogni uomo e Cristo,<br />

istituito dall’eterna predestinazione del Padre,<br />

diventi soggettivo. L’uomo, ogni persona umana,<br />

ciascuno di noi in carne ed ossa non è entrato<br />

nell’universo dell’essere privo di senso. La<br />

vita non è un teatro nel quale ciascuno sceglie,<br />

prima di entrare in scena, di recitare qualsiasi<br />

parte. Noi siamo stati pensati dal Padre dentro<br />

un rapporto. Siamo stati “confinati dentro una<br />

relazione, un rapporto”: il rapporto con Cristo.<br />

Tale rapporto è oggettivo. Non dipende da me<br />

il porlo: io mi trovo già relazionato a Cristo:<br />

dipende da me se rimanervi oppure uscirne deci-<br />

13<br />

Famiglia<br />

La famiglia partecipa<br />

alla missione educativa della Chiesa<br />

dendo che altra è la verità e quindi il bene della<br />

mia persona. Ma questo non è tutto. La persona<br />

umana non è collocata in Cristo così come<br />

una pianta è collocata in un terreno e un edificio<br />

è fondato in un terreno. Essa è un soggetto<br />

libero: la libertà è la dimensione costituiva<br />

fondamentale dell’esistenza della persona. In<br />

che senso? Il rapporto oggettivo diventa soggettivo<br />

mediante la libertà. È la libertà che realizza<br />

concretamente o concretamente non realizza<br />

la verità della persona. Genera la persona<br />

in Cristo oppure in un altro modo. Questa<br />

“soggettivazione” costituisce il processo formativo<br />

della personalità umana.Questo processo in cui<br />

l’oggettivo diventa soggettivo investe l’intera<br />

persona: è una completa trasformazione della<br />

persona secondo la forma di Cristo. Essa investe<br />

il modo di pensare, di esercitare la propria<br />

libertà, di costruire il rapporto cogli altri, il cuore<br />

della persona. La missione della Chiesa consiste<br />

precisamente nel rendere possibile questa<br />

rigenerazione dell’umanità di ogni uomo, nel<br />

realizzarla in ogni uomo. È di introdurre ogni<br />

uomo in Cristo, perché in Lui realizzi pienamente<br />

se stesso.<br />

Alla luce della definizione della missione educativa<br />

della Chiesa derivano alcuni principi fondamentali<br />

circa l’educazione della persona: l’uomo<br />

non è autodipendenza pura, non ha cioè il<br />

potere di determinare la verità di se stesso e dunque<br />

di definire la sua propria essenza, la sua<br />

natura, di disegnare la sua propria immagine.<br />

Educare la persona significa introdurre l’uomo<br />

nella realtà, ma introdurre la persona nella<br />

realtà significa porla in Cristo, come unica<br />

posizione nella quale è possibile vedere ogni<br />

realtà nella sua intera verità ed amarla secondo<br />

il suo valore, e vedere l’insieme nella sua<br />

intima bellezza.<br />

E’ dentro a questa missione che si colloca la<br />

famiglia.In che forma originale la famiglia partecipa<br />

alla missione educativa della Chiesa?<br />

La funzione educativa della famiglia si pone al<br />

momento generativo. E dunque costitutivo. La<br />

persona è generata, non solo in senso biologico,<br />

mediante la sua introduzione nella realtà.Se<br />

noi paragoniamo l’introduzione nella realtà come<br />

Novembre 2005<br />

un itinerario, se la pensiamo con la metafora<br />

del viaggio, e poi ci chiediamo: quale è il compito<br />

della famiglia nell’accompagnare l’itinerante,<br />

il viaggiatore, scopriamo che la famiglia<br />

dona alla persona neoarrivata la “carta topografica”<br />

Altra caratteristica della missione educativa della<br />

famiglia è che essa educa convivendo, mediante<br />

cioè una situazione o condizione di vita di<br />

intensa relazionalità interpersonale.<br />

In buona sostanza, questa partecipa alla missione<br />

educativa della Chiesa in quanto si pone<br />

all’inizio della vita umana per configurarla a<br />

Cristo. È dentro all’utero fisico che la persona<br />

è concepita; è dentro alla famiglia che la persona<br />

è costituita nella sua umanità, radicandola<br />

in Cristo.<br />

Ecco allora la necessità di rivitalizzare il “patto<br />

educativo” fra Chiesa e famiglia sotto due<br />

profili.<br />

Il primo consiste nell’esplicito rapporto che i<br />

genitori istituiscono con la Chiesa per l’educazione<br />

dei loro figli. Questa forma può giungere fino<br />

al punto che chiedano alla Chiesa di allearsi con<br />

loro nell’opera intera dell’educazione.<br />

Il secondo è proprio di chi, pur non riconoscendosi<br />

nella fede cristiana, ritiene che la cultura<br />

da essa generata sia il modo più adeguato<br />

per l’uomo di vivere dentro alla realtà. Pertanto,<br />

chi sigla il patto educativo in questa forma, da<br />

una parte non educa i propri figli secondo un<br />

astratto modello di umanità che concretamente<br />

non esiste da nessuna parte: secondo un progetto<br />

utopico; dall’altra difende la possibilità<br />

pubblica della fede cristiana di educare e di generare<br />

cultura,è consapevole che la conoscenza<br />

ragionata delle fede cristiana sia indispensabile<br />

perché il proprio figlio cresca nella pienezza<br />

della sua umanità, che egli ha ricevuto in un<br />

preciso contesto culturale.<br />

La missione educativa della Chiesa e della Famiglia<br />

è far sì che l’uomo vero metta in ombra l’uomo<br />

che finge di essere. Nell’unico modo possibile:<br />

non illudendo l’uomo inducendolo a pensare<br />

che può salvare il proprio io senza esserlo<br />

mai diventato, ma mediante una maternità<br />

che anche nel dolore genera l’uomo. Dove un<br />

“io” è generato, è in atto la redenzione.


Francesca Frasca<br />

Sabato 22 ottobre nella parrocchia "Regina Pacis"<br />

a <strong>Velletri</strong> si è svolto il concorso musicale " Canta<br />

la vita" organizzato dalla pastorale giovanile.<br />

L'invito fatto dagli organizzatori era quello di<br />

comporre un inno che fosse adatto ai giovani<br />

della diocesi e potesse comunicare, attraverso<br />

la musica, la fede, la gioia, l'entusiasmo che tutti<br />

i giovani hanno.<br />

Questo entusiasmo ha, in effetti, caratterizzato<br />

il concorso, anche se hanno partecipato come<br />

concorrenti i giovani di sole quattro parrocchie<br />

della diocesi: S.Clemente, S.Maria in Trivio e<br />

S. Martino di <strong>Velletri</strong>; S.Maria Maggiore di<br />

Valmontone.<br />

Ogni parrocchia ha presentato la propria canzone,<br />

illustrando soprattutto il testo, alla giuria<br />

e agli spettatori del concorso.<br />

S. Maria , con NON ABBIATE PAURA , ha riportato<br />

nel testo le parole di Giovanni Paolo II e<br />

del Papa Benedetto dette in diverse occasioni .<br />

La musica prevedeva tastiera e chitarra suonata<br />

dal vice parroco don Corrado.<br />

S. Clemente ha presentato invece COME A GERI-<br />

CO una riproposizione della storia di Bartimeo,<br />

il cieco di Gerico raccontata nel Vangelo di Marco.<br />

La musica prevedeva tastiera, chitarra e flauto<br />

suonato dal vice parroco don Daniele.<br />

S. Maria Maggiore ha presentato una canzone<br />

dal titolo VIVI COME SAI che racchiude i motivi<br />

per i quali un giovane dovrebbe "cantare"<br />

la propria vita. La musica prevedeva l'accompagnamento<br />

di tastiera e di uno strumento africano:il<br />

bastone della pioggia.<br />

S. Martino ha invece presentato DUC IN ALTUM<br />

ancora una canzone che riportava le parole del<br />

Papa Giovanni Paolo II dette ai giovani nella<br />

GMG del 2000 . La musica prevedeva tastiera,<br />

chitarra, bastone della pioggia e percussioni.<br />

Stabilire chi dovesse vincere è stato un compito<br />

molto difficile a detta della giuria che rappresentata<br />

da don Franco Fagiolo si è espressa<br />

in questo modo:" è iniziato tutto come uno scherzo,<br />

ma è diventata una cosa seria. Ogni canzone<br />

ha una caratteristica particolare per cui meriterebbe<br />

la vittoria, sono tutte piene di attualità,<br />

di entusiasmo: una scelta è però necessaria".<br />

La canzone che ha vinto è stata Duc in Altum,<br />

definita la più immediata, la più orecchiabile,<br />

tanto che alla fine del concorso era cantata da<br />

tutti quanti. Inoltre era anche la canzone che prevedeva<br />

una ricchezza di strumenti maggiore del-<br />

14 Novembre 2005<br />

le altre.<br />

Questo il commento dei vincitori:"dedichiamo<br />

questa vittoria a Padre Evangelista che ci ha incoraggiato,<br />

vogliamo inserirci pienamente nel cammino<br />

della pastorale giovanile, il nostro voleva<br />

essere un invito a tutti i giovani e siamo contenti<br />

così".<br />

Dopo il concorso tutti i giovani si sono ritrovati<br />

insieme per pregare nella veglia per le mis-<br />

Ci siamo ritrovati a Landi il primo giorno del mese<br />

missionario, festa della patrona delle Missioni, Santa<br />

Teresa la piccola. Otto i gruppi missionari rappresentati,<br />

di <strong>Velletri</strong>,<br />

Artena e Valmontone, per lo più gruppi parrocchiali<br />

ma anche Onlus.<br />

I numeri da soli non rendono la significatività di<br />

questa Convention, bisognava esserci e sperimentare<br />

di persona il piacere di incontrarsi e condividere<br />

la comune passione per le Missioni.<br />

Alle 18.30 sono cominciati ad arrivare i rappresentanti<br />

dei gruppi, accolti dal direttore dell'Ufficio<br />

Missionario Diocesano e accogliendosi a vicenda<br />

man mano che arrivavano. La mezz'ora trascorsa<br />

sul piazzale della chiesa in tale faccenda<br />

affaccendati<br />

è stata un momento, nella sua semplicità e nel<br />

suo spontaneo calore, rivelatore: ci sono persone,<br />

c'è voglia, c'è spirito, c'è amore per le Missioni.<br />

Tutti insieme abbiamo condiviso l'Eucaristia con<br />

la porzione di comunità locale venuta a celebrare<br />

il giorno del Signore. Un missionario comboniano,<br />

Padre Giorgio Previdi, 31 anni di Uganda, l'ha<br />

presieduta impreziosendola con la sua testimonianza<br />

di vita.<br />

Alle venti ci siamo accomodati ai tavoli di una frugale<br />

e gustosa cena per conoscerci, autopresentarci<br />

e scambiare idee e proposte. Chi ha detto<br />

che "quando si mangia non si parla" ha detto<br />

una cosa inesatta, perché noi ci siamo trovati molto<br />

bene<br />

a parlare senza interrompere le forchettate.<br />

Il direttore dell'Ufficio Missionario Diocesano ha<br />

aperto il dialogo ribadendo la proposta di una "rete"<br />

DUC IN ALTUM<br />

Coraggio issiamo le vele<br />

Dobbiamo partire adesso<br />

Pronti a solcalre il mare della vita<br />

Verso nuovi orizzonti<br />

avremo buona pesca<br />

Nel profondo di una nuova umanità<br />

Duc in altum, duc in altum<br />

Getta le reti in acque profonde<br />

Duc in altum, duc in altum<br />

Prendi il largo e vai<br />

Il tuo soffio gonfia le vele<br />

Tieni salda la mia mano sul timone<br />

Non ho paura di cavalcare alte onde<br />

Tra i forti venti<br />

E le grandi tempeste<br />

Perché tu capitano sei con noi<br />

Duc in altum, duc in altum<br />

Il cuore ascolta<br />

E pronuncia un si per noi<br />

sioni.<br />

Questa è solo una delle iniziative che quest'anno<br />

vede protagonisti i giovani. Ci saranno gli incontri<br />

di preghiera delle Notti di Nicodemo, ci saranno<br />

altri incontri che continueranno il cammino<br />

di Colonia e prepareranno la strada alla prossima<br />

gmg.<br />

Soprattutto ci sarà la volontà e la gioia di stare<br />

ancora insieme.<br />

Resoconto della convention<br />

missionaria diocesana<br />

diocesana dei gruppi missionari che, lasciando<br />

a ciascun gruppo totale libertà di iniziativa, favorisca<br />

la comunicazione tra loro e soprattutto la<br />

comunione, perché siamo Chiesa. Unanime il consenso<br />

dei presenti.<br />

Successivamente un gruppo alla volta si è fatto<br />

conoscere, ha presentato il lavoro che fa, ha espresso<br />

il piacere di ritrovarsi e la disponibilità a collaborare.<br />

Il missionario don Giorgio e don Paolo Picca (felicemente<br />

sopraggiunto) hanno voluto ribadire che<br />

la missione sgorga dalla gioia di aver incontrato<br />

Cristo e che la conoscenza di Cristo è il dono<br />

più grande che abbiamo da offrire. Sandro Versace<br />

ha voluto farsi voce dei laici presenti assicurando<br />

che per loro il rapporto fede e opere è chiaro,<br />

l'una e le altre rientrano armonicamente nell'azione<br />

missionaria. Il Direttore diocesano ha esortato<br />

a presentare le iniziative di promozione umana<br />

non solo come lenimento dei mali presenti ma<br />

soprattutto come segni della vita più bella (il Regno)<br />

predicata da Gesù.<br />

Erano rappresentate: Parrocchia Sant'Anna di Valmontone,<br />

Associazione "Ismaele" Onlus di<br />

Artena, Parrocchia S. Maria del Carmine di <strong>Velletri</strong>,<br />

Parrocchia San Salvatore di <strong>Velletri</strong>, Parrocchia<br />

Santa Maria in Trivio di <strong>Velletri</strong>, Onlus "Insieme<br />

per l'Africa" di <strong>Velletri</strong>, Parrocchia Madonna del<br />

Rosario di <strong>Velletri</strong>, Parrocchia Ssmo Nome di Maria<br />

di Landi-Genzano.<br />

I gruppi e i singoli che vorranno aderire alla "Rete"<br />

missionaria diocesana possono rivolgersi al<br />

Direttore dell'Ufficio Missionario, Don Franco Diamante<br />

(tel: 328 8141998, 06 9370526; email: padrecito@libero.it).


Prof. Antonio Venditti*<br />

Ha inizio su questo autorevole mensile la rubrica<br />

“Educare oggi”, nella quale – accettando il<br />

cortese invito del Direttore che ringrazio per<br />

la fiducia in me riposta – mi propongo di trattare<br />

temi di attualità educativa, sperando di riuscire<br />

ad orientarmi nel “frastuono” della cronaca<br />

e di intuire le “verità” in cui trovare un<br />

ancoraggio sicuro.<br />

Senza cedere agli allarmismi, non si può ignorare<br />

il momento difficile che stiamo attraversando,<br />

in particolar modo sotto l’aspetto educativo.<br />

Le nuove generazioni sono disorientate<br />

e , rispetto al passato, non certo perfetto, c’è<br />

una crisi profonda dell’educazione, che bisognerà<br />

superare in qualche modo, se vogliamo<br />

guardare ad un futuro migliore del presente, avvolto<br />

nel buio.<br />

Se mi è permesso un riferimento al tempo lontano<br />

della mia “educazione”, nell’immediato<br />

dopoguerra, afflitto da comprensibili e gravi<br />

problemi, il “Faro dell’educazione” era acceso<br />

ed irradiava la sua luce potente: sulla comunità<br />

risorta dalle “macerie”, facendo intravedere<br />

nella volontà e nell’impegno concorde la<br />

possibilità della rinascita civile e sociale; sulle<br />

famiglie che, nella lotta quotidiana per la sopravvivenza,<br />

con l’esempio ancor più che con le<br />

parole, inculcavano le virtù “cardinali”; sulle<br />

parrocchie che, accogliendo masse straripanti<br />

di ragazzi e ragazze, aprivano la loro mente<br />

e il loro cuore alle virtù “teologali”; su ogni<br />

forma di associazioni, anche politiche, che, nel<br />

culto della Carta costituzionale della rinata democrazia,<br />

educavano alla virtù “civili” della dignità<br />

della persona, della libertà, della giustizia, nella<br />

pace e nella concordia della comunità, fondata<br />

sul lavoro e sulla famiglia.<br />

La situazione attuale è profondamente diversa,<br />

per mancanza di ideali e per abitudini di vita<br />

contrarie alle “virtù” educative. C’è stato il “benessere”<br />

e comunque continua, pur nelle crescenti<br />

attenuazioni, che diffondono panico per la possibile<br />

rinuncia alle futili “conquiste” del consumismo,<br />

mentre per molti non hanno più senso<br />

ideali, come quelli essenziali del rispetto dei<br />

diritti-doveri, della giustizia e della solidarietà.<br />

Intere generazioni di giovani sono state private<br />

della prospettiva del lavoro e quindi del naturale<br />

inserimento nel tessuto produttivo della società.<br />

Sono in costante aumento le discriminazioni<br />

sociali e torna lo spauracchio della povertà, non<br />

solo degli anziani, spodestati spesso del loro<br />

ruolo di “grandi” padri e madri e relegati in una<br />

disumana e oscura solitudine.<br />

15 Novembre 2005<br />

Giovani<br />

Quindi nella società odierna i fondamentali riferimenti<br />

etici “costituzionali” hanno perduto, in<br />

gran parte, concretezza ed efficacia, prevalendo<br />

l’individualismo e il materialismo, spesso anche<br />

camuffati in forme subdole e fuorvianti, con<br />

inevitabile disorientamento di tutti ed in particolare<br />

dei giovani.<br />

Ciò nonostante ed a maggior ragione, occorre<br />

ridare slancio e prospettiva all’educazione,<br />

ossia alla formazione integrale della persona<br />

umana, uomo e donna, ininterrottamente, in tutte<br />

le fasi della vita, dalla nascita ( o per essere<br />

più precisi dal concepimento) fino al naturale<br />

termine della vicenda terrena : è il concetto<br />

nuovo di “educazione permanente” che<br />

permette di riscoprire l’ottimismo, senza il quale,<br />

l’educazione perde la sua connotazione fondamentale<br />

: la speranza nel vero progresso cioè<br />

nel miglioramento dell’umanità.<br />

L’educazione è ”antica” come il mondo, come<br />

dimostrano le società cosiddette “primitive” che<br />

insegnano a noi - teorici di sofisticate forme<br />

di organizzazione sociale - che il bene “comune”<br />

va perseguito nella pratica della vita quotidiana,<br />

dove ognuno deve sentirsi inserito con<br />

il suo ruolo, al quale è tenuto ad essere costan-<br />

Un itinerario di formazione per animatori dei giovani delle<br />

nostre comunità, una proposta educativa a cura della<br />

Pastorale giovanile che partirà proprio a novembre.<br />

Il corso è rivolto agli animatori dei gruppi giovanili, ai<br />

catechisti e agli insegnanti di religione.<br />

Gli incontri partiranno il 3 novembre con don R. Tonelli<br />

che parlerà di ‘Perché formare’.<br />

Il 10 novembre sarà suor M. Robazza la protagonista<br />

dell’intervento ‘Chi fa formazione (ambito fede)’.<br />

Il 17 novembre don L. D’Ascenzo parlerà di ‘Chi fa<br />

formazione (ambito educatore)’.<br />

L’incontro finale, fissato per il 24 novembre, vedrà V.<br />

Lucarini parlare di ‘Il mondo giovanile’.<br />

A questi quattro incontri si aggiungeranno poi due laboratori,<br />

che si svolgeranno nelle prime settimane del nuovo<br />

anno.<br />

Il 12 e il 19 gennaio 2006, don Walter Lobina ssp condurrà<br />

dunque i lvaori dei laboratori intitolati: ‘Linguaggio<br />

e strumenti della comunicazione. Modelli di comportamento<br />

veicolati dal mondo dei media’.<br />

Tutti gli appuntamenti si terranno alle 20 nella sala parrocchiale<br />

di S. Stefano in largo Colombo ad Artena.<br />

Per informazioni ci si può rivolgere alla segretaria della<br />

scuola Letizia Caiati al 333.4883088 e a don Daniele<br />

Valenzi, responsabile della Pastorale Giovanile, presso<br />

la parrocchia di san Clemente I allo 069632239 o<br />

al 347.4069386.<br />

temente fedele : i più grandi hanno il dovere<br />

di “formazione” dei più piccoli, nell’iniziazione<br />

alle responsabilità ed ai compiti della maggiore<br />

età. La vita di tali incantevoli comunità - fin<br />

quando non è turbata dai tentativi, anche violenti,<br />

di “civilizzazione” da parte dei cosiddetti<br />

popoli “evoluti”- al contatto della natura, è semplice<br />

e felice, ben diversamente dalla nostra vita,<br />

caotica e piena di insoddisfazioni, che si leggono<br />

nelle facce cupe di molte persone, di ogni<br />

categoria.<br />

Ciò non significa, certo, che noi dobbiamo rinunciare<br />

alle nostre “diversità”, alla nostra storia,<br />

alle nostre “conquiste”: da mettere, però,<br />

a disposizione di tutti gli abitanti del “villaggio<br />

globale”, per debellare i mali della fame,<br />

della sete, delle epidemie e garantire la<br />

“dignità” ad ogni essere umano nel soddisfacimento<br />

delle esigenze vitali, comprese l’istruzione<br />

e la salute.<br />

L’educazione deve farci riscoprire questa concezione,<br />

con il recupero delle buone pratiche<br />

educative : nella famiglia, nella scuola, nella<br />

vita sociale.<br />

*Preside S.M.S. “Andrea Velletrano” di <strong>Velletri</strong>


Siamo L'Associazione AZIONE PER UN MON-<br />

DO UNITO (AMU), che opera nella zona<br />

dei Castelli Romani dal 2001, come Ente riconosciuto<br />

nell'ambito delle Adozioni<br />

Internazionali. Essa ha le sue radici nel<br />

Movimento dei Focolari, fondato da Chiara<br />

Lubich nel 1943, da cui attinge la spiritualità,<br />

incentrata sulla comunione e la fratellanza<br />

universale, e ne concorre agli obiettivi<br />

mediante i peculiari strumenti di cooperazione<br />

allo sviluppo di cui è dotata.<br />

Uno degli obiettivi dell'AMU - nella veste<br />

di FAMIGLIE NUOVE, il settore che nei Focolari<br />

si occupa della famiglia - è dare un adeguato<br />

sostegno economico, educativo, psicologico<br />

ai genitori naturali in Paesi emergenti, come<br />

prevenzione all'abbandono e per garantire ai<br />

minori il diritto di crescere nella propria famiglia<br />

e nella propria terra d'origine.<br />

Diverso tipo di risposta si richiede invece quando<br />

c'è l'abbandono del minore per cause non<br />

superabili, al fine di evitare al minore il ricovero<br />

in istituto e riconoscergli il diritto di<br />

crescere in una famiglia, si rende necessario<br />

ricorrere all'adozione internazionale.<br />

Da qui, nel 2000, la decisione dell'AMU a<br />

richiedere l'autorizzazione come Ente di tramite.<br />

L'AMU è operativa nei seguenti paesi esteri:<br />

Brasile (Pernambuco, Paranà); Colombia,<br />

Perù Lituania, Polonia, Vietnam e Filippine.<br />

- In ciascuno di questi Paesi c'è una persona<br />

di riferimento dell'Ente che ne cura i rapporti<br />

con il relativo Organismo governativo<br />

locale, si adopera nelle varie fasi di procedura<br />

delle pratiche inerenti l'adozione, predispone<br />

l'accoglienza sul posto degli aspiranti<br />

genitori adottivi. Essa si avvale di una<br />

rete di professionisti (avvocato, pediatra, assistente<br />

sociale, traduttore) nonché di famiglie<br />

della locale comunità dei Focolari, pronte a<br />

rendersi utili per es. nell'accompagnamento<br />

delle coppie nei loro trasferimenti in loco,<br />

al fine di assicurare loro un sereno soggiorno<br />

nel Paese. L'ospitalità potrà essere, a seconda<br />

dei luoghi e delle preferenze delle coppie<br />

stesse, in strutture alberghiere o in appartamenti<br />

opportunamente predisposti.<br />

16 Novembre 2005<br />

Mondo<br />

- L'Ente fornisce gratuitamente alle coppie<br />

aspiranti adottive ogni informazione sulla sua<br />

operatività, sia telefonicamente che mediante<br />

incontri e/o colloqui informali, con un incontro<br />

informativo che si tiene generalmente ogni<br />

primo sabato del mese.<br />

- Raggiunto il numero di 5/6 coppie richiedenti,<br />

in ciascuna delle sedi operative, viene<br />

tenuto un primo corso di formazione della<br />

durata di un week-end. In esso si<br />

approfondiscono gli aspetti inerenti l'adozione<br />

internazionale, rispettivamente nei diversi Paesi<br />

dettagliando l'iter burocratico vigente, storia<br />

e tradizioni culturali popolari, condizioni<br />

socio-economiche e sanitarie, informazioni<br />

sulle leggi in materia colà vigenti e sulle condizioni<br />

abituali in cui il minore potrebbe trovarsi.<br />

- Nella fase post-adottiva, oltre al supporto<br />

offerto dai Servizi sociali sul territorio con<br />

i quali l'Ente collabora, la coppia può usufruire<br />

di consulenze ed eventuale sostegno<br />

di psicologi, assistenti sociali, giuristi disponibili<br />

in ciascuna delle sedi operative.<br />

Questa esperienza ci ha permesso di realizzare<br />

in questi anni una trentina di adozioni,<br />

riuscendo a costruire una rete di amicizia e<br />

solidarietà tra famiglie che vivono questa realtà<br />

con gioia ed entusiasmo.<br />

Per informazioni:<br />

A.M.U. Sede Lazio: via Isonzo, 64<br />

Grottaferrata- Roma<br />

Responsabile: Paola Carluccio Rigo: tel.<br />

06/ 97608332<br />

“Santi Padri Papi Santi”,<br />

mostra del M° Guadagnolo<br />

Si è chiusa, da pochi giorni, a Castel Gandolfo, la mostra<br />

del M° Francesco Guadagnalo, “Santi Padri Papi Santi”, che<br />

raccoglie i ritratti dei papi dell’ultimo secolo, interpretati dall’artista<br />

nei loro tratti sia fisici che spirituali preminenti. Il<br />

M° Guadagnalo, da anni impegnato nella ricerca di nuove<br />

forme dell’iconografia dell’arte sacra, ha avuto molti riconoscimenti,<br />

anche all’estero, per il suo impegno che, in una<br />

perfetta fusione tra il lato artistico e quello immateriale, mistico,<br />

quale quello che può derivare, come in questo caso, da<br />

personalità quali i Sommi Pontefici che rimarranno nella storia<br />

della Chiesa e di cui, qualcuno, è già sugli altari.<br />

La mostra è stata altresì un omaggio a S.S. Benedetto XVI,<br />

ospite estivo della cittadina castellana.<br />

Il successo dell’iniziativa è stato grande, moltissime le personalità<br />

intervenute, a partire dalle gerarchie vaticane. In<br />

questi ritratti, l’artista ha cercato di cogliere la spiritualità,<br />

quasi l’anima del Pontificato di ogni Santo Padre, soprattutto<br />

nella raffigurazione del volto, delimitato da un forte<br />

segno di colore rosso, il richiamo presente delle sofferenze<br />

di ognuno. Complimenti all’artista ed anche agli organizzatori;<br />

la mostra sarà itinerante in varie città d’Italia.


Pier Giorgio Liverani<br />

Qualcuno l'ha chiamata<br />

l'"aspirina di<br />

Erode". Si assume,<br />

infatti, con disinvoltura,<br />

ma ha l'effetto che<br />

Erode cercava e ottenne<br />

quando ordinò la strage<br />

degli Innocenti. È la<br />

pillola RU-486 o french<br />

pill, pillola francese,<br />

perché inventata dal dott.<br />

Etienne Beaulieu per<br />

conto dell'industria farmaceutica<br />

Roussel<br />

Uclaf. Nelle intenzioni<br />

dell'inventore e al di là<br />

dell'aborto che provoca<br />

nel 95 per cento dei<br />

casi, essa ha come<br />

"obiettivo di abolire il termine<br />

aborto, un termine<br />

traumatico quasi quanto<br />

l'aborto stesso".<br />

L'ha detto esplicitamente<br />

il suo inventore.<br />

È, insomma, la più<br />

evidente espressione<br />

di quella cultura che,<br />

con i fatti e con il linguaggio, tenta di ridurre anche<br />

la più grande tragedia, come l'uccisione di un essere<br />

umano innocente nel grembo di sua madre, alle<br />

dimensioni anche morali di una pillola.<br />

Se ne parla perché, come tutti sanno, la RU-486<br />

è entrata ufficialmente anche in Italia ed è in fase<br />

di sperimentazione in Piemonte e Toscana. Per<br />

ora la si usa soltanto in ospedale e sotto controllo<br />

medico, ma la forza con cui da parte abortista<br />

la si è reclamata e la si è festosamente accolta<br />

fa pensare che non sia lontano il giorno in cui la<br />

si potrà comprare in farmacia e adoperarla per l'aborto<br />

domestico, vale a dire per un'ulteriore banalizzazione<br />

di questa duplice tragedia - materna e<br />

filiale - ormai in gran parte accettata dall'opinione<br />

pubblica.<br />

In realtà la RU-486 è un veleno confezionato in<br />

due pillole o tavolette che differisce dalla cosiddetta<br />

"pillola del giorno dopo", perché questa viene<br />

usata quando non si sa ancora se un concepimento<br />

è avvenuto o no (e se c'è stato provoca<br />

un aborto molto precoce) e invece l'aspirina di Erode<br />

va assunta quando si è certi di una gravidanza ed<br />

entro la settima settimana dall'ultimo ciclo. Il suo<br />

17 Novembre 2005<br />

Vita<br />

meccanismo è duplice: la prima pillola rende la mucosa<br />

interna dell'utero incapace di accogliere l'embrione;<br />

la seconda induce le contrazioni uterine<br />

che ne provocano l'espulsione.<br />

Come al solito la propaganda abortista la dipinge<br />

come uno strumento che libera la donna dalla soggezione<br />

al potere del chirurgo e alla sofferenza delle<br />

procedure invasive e cruente e favorendone l'autodeterminazione<br />

e l'autogestione dell'aborto.<br />

Invece questo resta, in ogni caso, l'uccisione di un<br />

figlio in seno per cui non si usano ferri, ma veleni<br />

in forma di farmaci. E la donna resta ancora e<br />

per maggior tempo (l'assunzione delle pillole e l'aborto<br />

avviene di norma in tre giorni, ma la certezza<br />

del risultato si ha solo dopo dieci giorni) più sola<br />

con il proprio dramma, che allunga l'attesa solitaria<br />

della morte del figlio nascondendo - se lo preferisce<br />

- al proprio partner ciò che accade in lei.<br />

Quali sono, dunque, i "vantaggi" di questo pesticida<br />

umano? Lungi dall'essere una procedura a<br />

favore della donna, la RU-4786 raggiunge solo il<br />

risultato di semplificare le procedure di tipo medico<br />

e ospedaliero, di liberare i medici da interventi<br />

in ogni modo mal sopportati e di abbassare note-<br />

volmente i costi a carico<br />

del Servizio sanitario nazionale,<br />

come ha detto anche<br />

il Ministro per le pari<br />

opportunità, Stefania<br />

Prestigiacomo. Vincono<br />

dunque, ancora una volta,<br />

il "potere maschile" e<br />

quello dello Stato, mentre<br />

non diminuiscono i rischi<br />

per la donna.<br />

La FDA (Food and drug<br />

administration, ovvero<br />

l'agenzia statunitense di controllo<br />

dei medicinali) ha documentato<br />

almeno quattro<br />

decessi per fulminea infezione<br />

da un particolare bacillo<br />

fra il settembre 2003 e<br />

il giugno 2005; in Francia<br />

il primo caso mortale si è<br />

verificato nel 1991 e sindromi<br />

da shok tossico si<br />

sono verificati in Canada<br />

e in Cina. E nemmeno si<br />

può dire che siano evitate<br />

le sofferenze: emorragie,<br />

nausea, vomito, svenimenti,<br />

crampi addominali,<br />

fenomeni di ipertensione<br />

sono abbastanza frequenti. In più resta il rischio<br />

di un risultato parziale con conseguente necessità<br />

di raschiamenti chirurgici e, se la gravidanza<br />

non si interrompe (nel 5 per cento dei casi), c'è<br />

un forte rischio di malformazioni mentre non diminuisce<br />

la diffusa sindrome post-abortiva, cioè una<br />

sorta di grave depressione in cui la donna sente<br />

e vive tutto il peso del lutto da essa stessa provocato.<br />

"Qualcuno ci venga a dire - ha commentato il presidente<br />

del Movimento per la vita Carlo Casini -<br />

che la RU-486 è meglio per la donna! Ancora una<br />

volta viene da chiedersi se non sia più umano e<br />

più rispettoso anche della donna investire nella rimozione<br />

delle cause dell'aborto le enormi risorse economiche<br />

e intellettuali che vengono consumate per<br />

mettere a punto metodi abortivi sempre più sofisticati".<br />

Ed è anche quello che diranno per un verso<br />

il XXV° convegno dei Centri di aiuto alla vita<br />

(CAV) che si terrà a Firenze e Montecatini dal 18<br />

al 20 novembre sul tema "Trent'anni di aiuto alla<br />

vita", e la Giornata per la vita del 2006 (prima domenica<br />

di febbraio) alla quale i Vescovi hanno dato<br />

come tema una riflessione su "Rispettare la vita".<br />

QUINTA PUBBLICAZIONE DELLA SERIE DEDICATA<br />

AL GRANDE PONTEFICE NOSTRO CONDIOCESANO<br />

Ancora due opere di Innocenzo III<br />

grazie a Stanislao Fioramonti<br />

e l’Istituto del Verbo Incarnato di <strong>Segni</strong><br />

E’ appena stato pubblicato il volume, ed è il quinto della serie, dedicato ad altre due opere del grande<br />

pontefice Innocenzo III. Si tratta di una mini-collana che intende riportare al grande pubblico, finalmente<br />

e quasi sempre per la prima volta in italiano, le opere del Papa nostro condiocesano.<br />

Ad occuparsi della pubblicazione, curata dalle Edizioni del Verbo Incarnato di <strong>Segni</strong>, è Stanislao Fioramonti.<br />

Tema di questa ultima uscita sono due opere di Innocenzo III, dal titolo ‘I quattro tipi di matrimonio<br />

(De quadripartita specie nuptiarum)’ la prima e ‘Dialogo tra Dio e il peccatore (Dialogus inter Deum<br />

et peccatorem)’ la seconda. In cantiere ci sono già altre due opere di Innocenzo III.


Mara Della Vecchia<br />

Torino Spiritualità - Domande a<br />

Dio. Domande agli uomini è una<br />

manifestazione partita nel 2002 con<br />

l'allestimento della lettura pubblica<br />

del testo di Efraim Lessino "Nathan<br />

il saggio", nel quale si narra della<br />

risposta che Nathan dette al<br />

Saladino che gli aveva chiesto di<br />

indicargli quale tra le religioni ebraica,<br />

cristiana e musulmana fosse<br />

la migliore. "Nessuna delle tre" fu<br />

la risposta di Nathan in quanto ciascuna<br />

è come gli anelli, fusi dello<br />

stesso metallo, che un padre lasciò<br />

ai suoi figli: il padre amava i suoi<br />

figli del medesimo amore, senza<br />

preferenze.<br />

Quella prima volta di Torino<br />

Spiritualità aveva dato voce al bisogno<br />

di confronto e dialogo tra religioni,<br />

sorto prepotentemente,<br />

anche tra i più disattenti, dopo l'11<br />

settembre.<br />

Ora, a distanza di tre anni quel bisogno<br />

di capire è cresciuto e la richiesta<br />

di spiritualità, per rendere le<br />

proprie scelte più consapevoli e<br />

la propria vita più significante, si<br />

è fatto impellente.<br />

Torino Spiritualità ha risposto dedicando<br />

una settimana, dal 16 al 25<br />

settembre, non solo alla riflessione<br />

su testi sacri delle diverse religioni,<br />

ma anche a dibattiti, lezioni, confronti,<br />

spettacoli in cui hanno<br />

esposto le loro idee ed esperienze,<br />

personalità di varia provenienza<br />

geografica e culturale. Hanno<br />

preso la parola storici ed economisti,<br />

filosofi e religiosi, giornalisti<br />

e scrittori, giuristi e sociologi e<br />

altri, che a vario titolo hanno avuto<br />

qualcosa da testimoniare sui quattro<br />

temi fondamentali sui quali si<br />

è articolata l'edizione 2005 della<br />

manifestazione: fondamenti e fondamentalismi;<br />

in che cosa crede<br />

chi non crede; le nuove moralità;<br />

credere e lavorare nel mondo lai-<br />

18 Novembre 2005<br />

Spiritualità<br />

I tre saggi - Giorgione<br />

co.<br />

In un convegno che propone<br />

argomenti così impegnativi, argomentati<br />

da persone così impegnate,<br />

ci si può aspettare la partecipazione<br />

di un esiguo pubblico di persone<br />

seriose e molto impegnate;<br />

invece tutti gli appuntamenti sono<br />

stati affollati da una platea numerosa<br />

da tutto esaurito, evidentemente<br />

uomini e donne di tutte le<br />

età che sentono l'esigenza di capire<br />

le ragioni delle fede, ma anche<br />

le ragioni di che non crede e renderle<br />

comunque compatibili con la<br />

propria vita quotidiana sovraffaticata<br />

da mille faccende da risolvere.<br />

Allora a Torino Spiritualità si è vista<br />

la filosofia coniugarsi con la vita<br />

quando Umberto Galimberti, professore<br />

universitario di Filosofia della<br />

Storia, ha parlato del dominio<br />

della tecnica nella società attuale<br />

e della conseguente necessità<br />

di trovare una nuova filosofia dell'agire,<br />

che ci permetta di vivere<br />

coscientemente la tecnologia senza<br />

esserne sottomessi.<br />

Ancora, si è visto come i valori spirituali<br />

dei credenti possono essere<br />

riconosciuti e condivisi anche<br />

dai non credenti, quando Richard<br />

Rortry, professore di Letteratura<br />

alla Stadford University of Virginia,<br />

ha indicato come solidarietà, ironia,<br />

carità diventano la leva per sollevare<br />

questa nostra società multietnica<br />

dal peso dell'intolleranza<br />

e della discriminazione.<br />

E poi, lo spirito si è intriso di concretezza<br />

quando Maria Novak, la<br />

banchiera dei poveri ha spiegato<br />

che cos'è il microcredito e come<br />

con questo sistema di prestito, è<br />

stato possibile a tante persone, nella<br />

vicinissima Francia, di uscire dalla<br />

povertà attraverso il finanziamento<br />

di attività proprie; e ancora testimonianza<br />

di concretezza animata<br />

dallo spirito è stata quella di Dom<br />

Mendes de Almeida, arcivescovo<br />

brasiliano, che ha raccontato<br />

come la sua vita sia stata dedicata<br />

interamente a cercare di dare una<br />

speranza di futuro alle migliaia di<br />

bambini brasiliani maltratti, sfruttati,<br />

privati della loro infanzia.<br />

Nel corso degli incontri si è sentito<br />

parlare di multinazionali e responsabilità<br />

d'impresa, di sport e religione<br />

come discipline di vita, si è<br />

sentito parlare di economia locale<br />

quale alternativa alla globalizzazione<br />

e di una via laica alla santità.<br />

Davvero molteplici gli stimoli<br />

alla riflessione, molte le questioni<br />

aperte su quelle che possono sembrare<br />

delle certezze, ed anche molte<br />

le risposte alle domande poste<br />

o per lo meno, molte le indicazioni<br />

per trovare le risposte.<br />

Quello che ha accomunato ogni<br />

intervento è stato l'invito, variamente<br />

esplicito, a coinvolgersi personalmente<br />

in questi grandi temi, a porsi degli<br />

interrogativi e cercare onestamente<br />

delle risposte, anche se la ricerca<br />

dovesse durare tutta la vita, e<br />

a giudicare dal numero di partecipanti,<br />

tantissime persone hanno<br />

accolto l'invito.<br />

Il bisogno di spiritualità non è dunque<br />

fuga dalla realtà, rifugio in un<br />

luogo sognato, ma al contrario, esprime<br />

il desiderio di vivere, non semplicemente<br />

di esistere.


Enrico Mattoccia<br />

Il 27/9/2005 il Consiglio<br />

Comunale di Roca Massima<br />

ha deliberato, all’unanimità,<br />

di concedere la cittadinanza<br />

onoraria del Paese<br />

a mons. Angelo Lopes,<br />

vicario generale della nostra<br />

diocesi. Egli fu parroco dei<br />

Paese dei Lepini (che allora<br />

era sotto la giurisdizione<br />

del Vescovo di <strong>Velletri</strong>), dall’11<br />

ottobre 1959 fino al mese di<br />

ottobre del 1966, quando fu<br />

nominato arciprete del SS.<br />

Salvatore di <strong>Velletri</strong>.<br />

Quando approdò a Rocca<br />

Massima, proveniente da Campomorto<br />

(ora Campoverde),<br />

trovò una situazione piuttosto<br />

difficile perché la comunità era travagliata<br />

da litigi e dissapori,<br />

soprattutto di origini politiche. Don<br />

Angelo aveva 33 anni e un grande<br />

entusiasmo: si mise al lavoro<br />

senza risparmiarsi e senza lasciarsi<br />

condizionare da schieramenti e<br />

fazioni. Badò soprattutto a fare il<br />

sacerdote, ministro della Parola e<br />

dei Sacramenti, formatore delle<br />

coscienze. Il suo carattere schietto,<br />

arguto, gioviale e socievole gli<br />

permise di instaurare un ottimo rapporto<br />

con tutti, senza alcuna distinzione<br />

o discriminazione.<br />

Con umiltà e discrezione , senza<br />

assumere atteggiamenti di superiorità,<br />

con l’esempio e la parola,<br />

con la predicazione ispirata al<br />

Vangelo, spronò sempre alla pace,<br />

alla tolleranza e alla concordia.<br />

Curò in modo particolare i giovani<br />

e i ragazzi, senza trascurare gli adulti,<br />

specialmente gli uomini che seppe<br />

coinvolgere nelle iniziative parrocchiali.<br />

Ebbe una valida collaborazione da<br />

parte di molte persone, specialmente<br />

dalla signorina Lalla (Adelaide<br />

Centra), apprezzatissima insegnante<br />

nella Scuola Elementare,<br />

responsabile dell’Azione Cattolica<br />

anche in campo diocesano, animatrice<br />

del coro parrocchiale, promotrice<br />

di numerose iniziative civili e<br />

religiose.<br />

Il suo impegno costante e la sua<br />

presenza continua in mezzo ai fedeli<br />

permisero a don Angelo di otte-<br />

La cerimonia<br />

ufficiale<br />

in Comune<br />

Presentare un sacerdote è sempre cosa ardua: quando<br />

poi si tratta dei 90 (novanta) anni di Don Fernando<br />

rasenta l’impossibile. Nato a norma il 7 novembre<br />

nere ottimi risultati che gli abitanti<br />

di Rocca Massima ricordano<br />

ancora con la gratitudine e l’affetto<br />

che dimostrano nei suoi confronti.<br />

Del resto, egli non ha mai<br />

19<br />

<strong>Diocesi</strong><br />

Mons. Angelo Lopes<br />

cittadino onorario<br />

di Roccamassima<br />

La messa a dimora<br />

dell’albero<br />

interrotto i legami col Paese perché<br />

ogni anno vi trascorre un periodo<br />

di riposo e partecipa volentieri<br />

a manifestazioni e festività, per<br />

le quali è sempre gradito ospite.<br />

del 1915, sacerdote dal 14 febbraio 1942 è stata<br />

sempre una delle antenne culturali della diocesi.<br />

Vice Parroco, parroco, canonico, economo<br />

e professore di matematica in seminario, assistente<br />

dei diaconi e dei movimenti di apostolato, ha raccolto<br />

in sé quanto si può divenire in campo ecclesiastico.<br />

Autore di vari libri e pubblicazioni su <strong>Velletri</strong> città<br />

e <strong>Diocesi</strong>, scrittore e poeta fine, ci sta fornendo<br />

(anche con l’ultimo libro in preparazione) l’immagine<br />

di un sacerdote che, vive quanto scrive<br />

nel campo sacerdotale e sociale. In questi giorni<br />

“vive” il suo 90° anno di età, pronto a guardare<br />

avanti per altre imprese a vantaggio della<br />

diocesi e della sua Città di Norma. A lui l’augurio<br />

di S.E. mons. Vescovo, del Clero tutto sacerdoti<br />

e Diaconi, dei Laici e di quanti hanno conosciuto,<br />

apprezzato la sua disponibilità al bene di tutti.<br />

Novembre 2005<br />

La delibera Comunale è stata<br />

solennemente festeggiata<br />

il 23 ottobre, con vari<br />

momenti che hanno permesso<br />

alla popolazione di stringersi<br />

affettuosamente attorno<br />

a don Angelo per rievocare<br />

un fatto o un episodio<br />

personale, citare una delle sue<br />

battute o ricordargli una<br />

barzelletta….. Al mattino, accolto<br />

dal Consiglio Comunale<br />

al completo, con la presenza<br />

anche di cinque ex-sindaci,<br />

dell’assessore Massimo<br />

Andolfi in rappresentanza del<br />

sindaco di <strong>Velletri</strong>, di numerosi<br />

abitanti del Paese, dei suoi<br />

familiari e parenti…dei presidenti<br />

delle Associazioni che<br />

operano a Rocca Massima…è<br />

stato poi accompagnato in chiesa<br />

per la Messa solenne, concelebrata<br />

con il Parroco e un sacerdote<br />

argentino che per alcuni anni<br />

prestò il suo servizio in parrocchia.<br />

Subito dopo, nel “Parco della memoria”<br />

è stato messo a dimora un albero,<br />

a ricordo dell’evento.<br />

Nel pomeriggio, presso la scuola<br />

“A. Rosetta”, si è solennizzato<br />

il conferimento della cittadinanza,<br />

presenti tutti coloro che al mattino<br />

avevano accolto don Angelo;<br />

ad essi si sono uniti numerosi cittadini<br />

di <strong>Velletri</strong>, altre autorità e<br />

la stragrande maggioranza degli<br />

abitanti di Rocca Massima centro<br />

e della campagna. Il Sindaco ha<br />

letto il testo integrale della delibera<br />

del 27/9/2005, in cui viene<br />

ricordata l’opera di don Angelo;<br />

il Parroco ha esaltato la sua<br />

discrezione , la sua amicizia e la<br />

sua funzione di guida nei confronti<br />

dei giovani sacerdoti; il Presidente<br />

della Pro-Loco<br />

Lo ha additato come guida; gli è<br />

stata consegnata una pergamena<br />

in latino; è stato letto un telegramma<br />

di partecipazione dell’onorevole<br />

Nicola Mancino, anch’egli cittadino<br />

onorario. Sarebbe dovuto intervenire<br />

anche il vescovo Mons. A.M.<br />

Erba ma ne è stato impedito all’ultimo<br />

momento da un evento<br />

imprevisto. A don Angelo sono<br />

stati fatti due doni: un cesto di prodotti<br />

locali e una stola ricamata<br />

in oro; anche egli al mattino aveva<br />

fatto dei doni: un Crocifisso<br />

per l’Aula Consiliare, un messale<br />

per la chiesa, un pacco di libri<br />

per l’associazione “Mons. Centra”,<br />

un’offerta per le attività della Pro-<br />

Loco.<br />

Nel ringraziare, visibilmente commosso,<br />

don Angelo ha rivelato che<br />

da seminarista sognava di diventare<br />

parroco a Lariano o a Rocca<br />

Massima, perché erano parrocchie<br />

piccole dove più facile riesce il contatto<br />

personale con i fedeli. Il Signore<br />

ha esaudito il suo desiderio e benedetto<br />

la sua opera, perché il bene<br />

si può realizzare solo con l’aiuto<br />

di Dio. Ha riaffermato ancora una<br />

volta il suo affetto per il paese, suscitando<br />

simpatia ed entusiasmo in<br />

tutti.


Anche quest’anno il popolo segnino<br />

si appresta a celebrare la Festa<br />

dell’Addolorata, o meglio il Voto<br />

dell’Addolorata, il Voto che il popolo<br />

segnino fece nell’anno 1854 quando<br />

miracolosamente, per intercessione<br />

dell’immagine dell’Addolorata,<br />

venerata nella Chiesa del Gesù, l’epidemia<br />

di colera che in quella estate<br />

colpi la città di <strong>Segni</strong>, venne prontamente<br />

a cessare.. Questa epidemia<br />

colpì per alcuni decenni, varie<br />

parti d’Italia causando non pochi morti<br />

(nel 1837 si registrarono, a<br />

Roma, circa 5400 morti, 13.000 a<br />

Napoli e 26.000 a Palermo), soprattutto<br />

a causa delle condizioni igienico-sanitarie.<br />

Il quadro su tela<br />

dell’Addolorata ed il relativo culto,<br />

venne introdotto a <strong>Segni</strong>, presso la<br />

Chiesa del Gesù, dai Padri Dottrinari<br />

che l’officiavano, ai primi del ‘700: ben presto fu<br />

oggetto di una grande devozione da parte del popolo,<br />

e sono ben tre i casi di movimento degli occhi<br />

che le furono attribuiti: negli anni 1794, 1846 e 1915.<br />

E’ quasi naturale, quindi, che di fronte all’epidemia,<br />

i segnino si rivolgessero alla Vergine Addolorata:<br />

il quadro venne trasportato nella Cattedrale per iniziare<br />

un settenario di preghiera ma, già al secondo<br />

giorno, i decessi cessarono.<br />

20<br />

<strong>Diocesi</strong><br />

Memori e grati per questa grazia ricevuta, i segnino<br />

fecero un voto da mantenere nel tempo e che<br />

prevedeva il trasporto, per una settimana, dell’immagine<br />

alla Cattedrale, un settenario di preghiera<br />

ed una festa solenne in Suo onore alla seconda<br />

domenica. Così, anche quest’anno, il 151°, il programma<br />

prevede, per Domenica 6 Novembre il trasporto<br />

dell’immagine presso la Concattedrale<br />

di S. Maria Assunta, con concelebrazione del nostro<br />

La festa della Madonna<br />

delle Grazie a Gavignano<br />

Francesco Canali<br />

Il 12 ottobre si è svolta, a Gavignano, sotto l’impulso<br />

del Parroco, Don Roberto Mariani, la tradizionale<br />

processione in onore della Madonna<br />

delle Grazie, anche se, a causa del maltempo,<br />

dopo poco è stata interrotta. È una consuetudine<br />

che si tramanda oramai da oltre tre secoli,<br />

ed esattamente dall’anno 1679 quando, i gavignanesi,<br />

liberati dalla peste, fecero solenne voto<br />

di commemorare l’avvenimento, con una solenne<br />

processione da svolgersi sempre il giorno 2<br />

ottobre. A ricordo fecero apporre nella chiesa,<br />

la seguente iscrizione: “SACRA ICON APUD<br />

QUAM CULTUM DEIPARAE SUB TITULO<br />

MATRIS GRATIARUM PRIMITUS INSTITUIT<br />

GABINIENRSIS POPULUS ANNO REP.<br />

SAL. MDCLXXIX NEC NON FESTUM<br />

QUOTANNIS V. NONAS OCTOB. CELE-<br />

BRANDUM VOTO PROMISIT HOC SUBIN-<br />

DE CONSECUTUS UT FERALIS LUES<br />

IAMDIU IN EUM EXAESTUANS AFFLAN-<br />

TE VIRGINIS GRATIA PENITUS EXTIN-<br />

GUERETUR”.<br />

Il quadro della statua della Madonna delle Grazie,<br />

fu posto nella cosiddetta “chiesolina”, dedicata<br />

ai Ss. Protettori del paese, e cioè S. Rocco e<br />

S. Sebastiano.<br />

Memori dell’intercessione della Vergine, oltre<br />

all’erezione di una nuova chiesa, i gavignanesi<br />

decretarono di acquistare una nuova statua in<br />

sostituzione del quadro. La nuova statua fu acquistata<br />

nell’anno 1736 e collocata nella nuova chie-<br />

sa. Grazie ad una pergamena rinvenuta all’interno<br />

della statua stessa, è stato possibile conoscere<br />

del nome dello scultore che aveva realizzato<br />

l’opera, tale Giovanni Gottlieb. Così è scritto<br />

nella pergamena: “Joannes Gottlieb Curlaffschij<br />

De Civitate Et Respublica Dansich In Finibus<br />

Germaniae Protectore Rege Poloniae Hanc Deiparae<br />

Virginis Immaginem Fecit Romae Anno<br />

MDCCXXXII Haetatis Suae XXX Annorum. Pontifice<br />

Clemente Duodecimo Regnante Pontificatus Sui<br />

Anno III”.<br />

Altri fatti miracolosi sono dovuti alla stessa immagine.<br />

il 19 luglio 1796, la Madonna delle Grazie<br />

fu al centro di una prodigio che ebbe larghissima<br />

risonanza in tutta la zona. La sera di detto<br />

giorno, la statua della Madonna, al pari di numerose<br />

“madonnelle” di Roma e d’Italia, aprì improvvisamente<br />

gli occhi, evento protrattosi per lunghi<br />

mesi (tuttora l’eccezionale “prodigio” viene<br />

ricordato dai fedeli che, numerosi, si rivolgono<br />

all’intercessione della Madonna delle Grazie).I<br />

gavignanesi si rivolgeranno sempre, in seguito,<br />

fiduciosi, all’intercessione della Madonna delle<br />

Grazie, in special modo nei momenti di maggior<br />

bisogno come nell’anno 1854 quando il colera<br />

fece numerose vittime in tutta la provincia<br />

romana. E come nell’anno 1678, dietro intercessione<br />

della Madonna, il 3 ottobre il morbo<br />

cessò improvvisamente. Grande fu allora tributo<br />

di riconoscenza di tutta la popolazione verso la<br />

Protettrice. Tra le numerose attestazioni di fede<br />

e gratitudine, il consiglio comunale decretò di<br />

celebrare il prodigioso avvenimento, con una gran-<br />

Novembre 2005<br />

Vescovo alle ore 18; durante la settimana ci sarà<br />

la recita della Corona dei sette dolori e Celebrazione<br />

della Parola ad opera dei vari gruppi ecclesiali che<br />

operano in parrocchia. Domenica 13, rinnovo del<br />

voto e, dopo una Concelebrazione presieduta da<br />

S..E. Mons. Andrea Maria Erba, l’immagine verrà<br />

riportata processionalmente alla Chiesa del Gesù.<br />

(Per ulteriori notizie cfr: Il Santuario dell’Addolorata,<br />

del parroco Mons. Bruno Navarra).<br />

diosa festa, e di ingrandire la chiesa di S. Rocco.<br />

Il popolo di Gavignano fece allora solenne voto<br />

di «un vigoroso digiuno e vigilia il dì 2 ottobre<br />

di ciascun anno» e di istituire una “Congregazione<br />

dei Festaiuoli o Festaioli” con il compito specifico<br />

di provvedere al culto della Madonna delle<br />

Grazie (il pio sodalizio conta tuttora numerosi<br />

iscritti).<br />

Agli inizi del nuovo secolo, il culto verso la Madonna<br />

delle Grazie prese nuovo impulso, grazie<br />

soprattutto all’opera dell’arciprete D. Francesco<br />

Sinibaldi (1876-1962). Uno dei primi provvedimenti<br />

intrapresi dal nuovo arciprete, fu la ristrutturazione<br />

e l’ampliamento della chiesa di S. Rocco:<br />

i lavori iniziati nell’anno 1907, terminarono nei<br />

primi mesi del 1909. A ricordo fu posta la seguente<br />

lapide:<br />

“TEMPLUM HOC AERE COLLATITIO<br />

AMPLIANDUM ET EXORNANDUM CURA-<br />

VIT ARCHIPRESBYTER FRANCISCUS<br />

SINIBALDI A.D. MDCCCCIX”<br />

L’altare dedicato alla Madonna, fu invece fatto<br />

erigere da Mons. Giuseppe Marcelli, in seguito<br />

ad una “miracolosa guarigione” attribuita all’intercessione<br />

della Vergine della Grazie. Il 3 ottobre<br />

1945 è stata incoronata dal Capitolo<br />

Vaticano. Durante tutto il secolo, la ricorrenza<br />

del 2 ottobre è stata sempre festeggiata con “grande<br />

pompa” con la partecipazione di importanti<br />

corali polifoniche e complessi bandistici provenienti<br />

da tutto il Lazio, tanto da farne una delle<br />

processioni votive più imponenti di tutto il<br />

circondario.<br />

Ancora oggi i gavignanesi, memori delle infinite<br />

grazie ricevute dalla Vergine delle Grazie,<br />

esternano la loro devozione con la solenne processione,<br />

in base al voto fatto<br />

dai loro antenati. Così, anche questo anno, dopo<br />

che per un mese la statua è stata gradita ospite<br />

della chiesa parrocchiale di S. Maria Assunta,


Stanislao Fioramonti<br />

L'origine di questa chiesa deve farsi<br />

risalire a un grande valmontonese del<br />

Medio Evo, Ildebrandino Conti (1276-<br />

1352), figlio del feudatario locale<br />

Adinolfo e di Paola Orsini, vescovo di<br />

Padova dal 1319, amico del poeta Francesco<br />

Petrarca.<br />

Tra le molte iniziative adottate per<br />

rinnovare la sua diocesi, all'epoca del<br />

papato in Avignone, Ildebrandino curò<br />

la riforma dei monasteri favorendo gli<br />

ordini religiosi giovani e innovatori. Uno<br />

di questi fu quello dei Benedettini Olivetani,<br />

ai quali assegnò nella sola città di Padova<br />

ben tre sedi.<br />

La Congregazione Olivetana, fondata<br />

presso Siena nel 1313 dal beato<br />

Bernardo Tolomei (1272-1348) e approvata<br />

nel 1344 da papa Clemente VI, era<br />

in pieno sviluppo e colpì fortemente l'immaginario<br />

collettivo perché durante la<br />

famosa pandemia di peste nera del 1348-<br />

50, che provocò la scomparsa di un terzo<br />

della popolazione europea, il fondatore<br />

stesso e 80 suoi monaci morirono<br />

a Siena per assistere i contagiati.<br />

Il vescovo Ildebrandino, che ne apprez-<br />

San Leonardo<br />

zava lo spirito riformatore, volle i monaci<br />

bianchi oltre che nella sua diocesi anche<br />

nel suo castello nativo. Per la loro sistemazione<br />

logistica riprese forse i lavori<br />

dell'antico monastero femminile<br />

della Santa Croce, che il nonno paterno<br />

Giovanni aveva iniziato a fabbricare<br />

nel 1287 dentro il paese, presso la porta<br />

orientale, "per il riscatto dei suoi peccati<br />

e la salvezza della sua anima". Benché<br />

non fosse troppo grande, dovendo<br />

mantenere solo quattro monache, due<br />

loro inservienti e un sacerdote, Giovanni<br />

non poté terminare il progetto; lo<br />

affidò così al figlio Adinolfo come una<br />

delle clausole del famoso fedecommesso<br />

che istituiva su Valmontone la primogenitura<br />

Conti (11 agosto 1287).<br />

Nemmeno Adinolfo però riuscì a realizzare<br />

il lascito paterno, ma ottenne dal<br />

papa francescano Niccolò IV di "sostituirlo"<br />

con il restauro del monastero benedettino<br />

di Rossilli presso Gavignano,<br />

decaduto spiritualmente e materialmente<br />

al punto che vi erano rimasti solo due<br />

monaci.<br />

Dunque Ildebrandino, figlio di<br />

Adinolfo, riprese forse il progetto del<br />

nonno e lo portò a termine, installandovi<br />

però non più le monache benedettine,<br />

ma una comunità di Olivetani; infatti<br />

il "Monasticon Italiae", pubblicazione<br />

storica sugli insediamenti benedettini<br />

in Italia (I- Roma e Lazio, a cura di F.<br />

Caraffa, Cesena 1981), riferisce che "il<br />

1351 è il probabile anno di fondazione,<br />

da parte di Ildebrandino Conti, ori-<br />

21 Novembre 2005<br />

<strong>Diocesi</strong><br />

CONOSCIAMO LE NOSTRE CHIESE - 6<br />

ginario di Valmontone e vescovo di Padova,<br />

del convento di San Leonardo de<br />

Valle Montono, situato nel centro del<br />

paese e appartenente ai monaci<br />

Benedettini Olivetani".<br />

Oltre a questa, non abbiamo altre notizie<br />

della prima fase di vita del complesso<br />

di San Leonardo; una mia lettera alla<br />

abbazia-madre di Monte Oliveto<br />

Maggiore (novembre 1999), per verificare<br />

se vi si conservassero altri<br />

documenti, ha avuto dal padre archivista<br />

Roberto Donghi un riscontro del<br />

tutto negativo. La dedica a san Leonardo<br />

richiamava l'abate di Noblac vissuto nelle<br />

Gallie nel secolo VI (m. 559), al tempo<br />

di san Remigio e del re dei Franchi<br />

Clodoveo, venerato in tutta l'Europa occidentale<br />

anche perché considerato patrono<br />

delle partorienti, dei malati e dei prigionieri<br />

(è rappresentato con le catene<br />

al braccio). La sua festa, che dunque<br />

era pure la festa della chiesa di<br />

Valmontone, si celebrava il 6 novembre.<br />

Un'altra notizia del "Monasticon Italiae",<br />

di più di duecento anni successiva, dice<br />

che "il convento di San Leonardo di<br />

Valmontone ricompare nei documenti<br />

come appartenente ai monaci Benedettini<br />

Celestini e uno di quelli che dovevano<br />

pagare una tassa all'abate". Il cambio<br />

di inquilini non si spiega con una<br />

decadenza degli Olivetani, che anzi alla<br />

metà del Cinquecento raggiunsero la loro<br />

massima espansione, ma piuttosto con<br />

ragioni di opportunità: i Celestini,<br />

fondati nel 1241 dal celebre eremita Pietro<br />

del Morrone, cioè papa Celestino V, e<br />

confermati nel 1274 da Gregorio X durante<br />

il concilio di Lione, si erano diffusi<br />

soprattutto nell'Italia centro-meridionale,<br />

appoggiati dagli Angiò di Napoli, e nella<br />

Francia di Filippo il Bello (l'oppositore<br />

di papa Bonifacio VIII) e dei papi<br />

avignonesi. Vestiti di bianco con cappuccio<br />

nero, fiorirono fino al 1700, dopodiché<br />

iniziarono un rapido declino.<br />

Il monastero celestino di Valmontone,<br />

un priorato più che un'abbazia, avendo<br />

un massimo di 6 tra monaci e inservienti,<br />

secondo la distinzione voluta da<br />

papa Paolo V (1616), probabilmente chiuse<br />

anche prima del XVIII secolo: nella<br />

seconda metà del '600 infatti la sua<br />

chiesa era già affidata a un "eremita",<br />

cioè a un laico che la curava e viveva<br />

- solo o con la sua famiglia - nei locali<br />

dell'antico convento, mantenendosi<br />

con le elemosine e i frutti dell'orto annesso.<br />

Nel Liber mortuorum della Collegiata<br />

troviamo infatti, alla data 7 maggio 1684,<br />

la morte di fratel Giuseppe Bono, originario<br />

di Brescia, "heremita in Ecclesia<br />

Sancti Leonardi", ricevuti tutti i sacramenti<br />

della Chiesa; fu sepolto nella chiesa<br />

di S. Maria del Gonfalone "extra muros",<br />

dove si deponevano i forestieri deceduti<br />

a Valmontone.<br />

Dunque si chiuse il monastero, non<br />

la chiesa. Di questa non ci restano immagini,<br />

ma doveva essere molto piccola<br />

e semplice; stava nel lato orientale del<br />

paese, "dove nel Medio Evo doveva essere<br />

concentrata la parte più ragguardevole<br />

della popolazione" (Tomassetti),<br />

nel punto in cui la via Maestra (ora corso<br />

Garibaldi), ricevuta a sinistra la via<br />

del Capocroce (Card. Oreste Giorgi),<br />

iniziava decisamente a scendere verso<br />

porta Napoletana (anticamente chiamata<br />

porta di Juso o del Sole). Alla sua destra<br />

invece si apriva uno spiazzo tra le case,<br />

che fino alla metà del '600 era la piazza<br />

d'Armi del castello, quindi luogo di<br />

esercitazioni militari, dopo di che - scrive<br />

Carlo De Romanis - fu ridotta insieme<br />

alla sorgente che vi sgorgava ad uso<br />

di orto, che serviva al Beneficiato di S.<br />

Leonardo. Pochi decenni dopo però fu<br />

abolito pure il sacerdote che officiava<br />

la chiesa godendone il beneficio canonico,<br />

perché - continua il De Romanis<br />

(che scrive alla metà del '700) - "il beneficio<br />

di San Leonardo, praeviis facultatibus<br />

fu dato al Collegio di S. Agnese<br />

per altri due individui da tenervisi agli<br />

studi".<br />

Il Collegio di S. Agnese è il<br />

Collegio Pamphily di piazza Navona in<br />

Roma, annesso al palazzo dei principi<br />

"baroni" di Valmontone, nel quale si facevano<br />

seguire gli studi ecclesiastici ai<br />

ragazzi più promettenti dei feudi panfiliani;<br />

in esso studiarono tra gli altri<br />

il vescovo Pietro Antonio Luciani e il<br />

cardinale Oreste Giorgi. Quanto al beneficio<br />

di S. Leonardo, esso consisteva probabilmente<br />

nelle rendite di un terreno<br />

assegnato alla chiesa: tra i toponimi valmontonesi<br />

del sei-settecento troviamo,<br />

non a caso, un "Prato di San Leonardo"<br />

che doveva essere proprio il beneficio<br />

della chiesa.<br />

La chiesa di San Leonardo, "che è<br />

in detta piazza d'armi, la vedo fatta per<br />

commodo dei soldati in tempo del<br />

Cristianesimo, e quelle sorgenti benché<br />

tenui in caso di bisogno molto giovavano",<br />

conclude De Romanis. Ma<br />

all'inizio dell'800, durante l'occupazione<br />

francese degli Stati Pontifici, essa fu chiusa,<br />

e in seguito ridotta ad abitazione privata.<br />

Giuseppe Tomassetti (1913) parla<br />

del "largo ove sorgeva un tempo la<br />

chiesa di san Leonardo, convertita in<br />

casa moderna"; Caramanica e Livignani<br />

(1916) riportano la "tradizione che pochi<br />

metri prima della Porta Napoletana esistesse<br />

la chiesa di san Leonardo, di cui<br />

non si hanno notizie: però tuttora vi è<br />

una piccola zona o rione detto S. Leonardo,<br />

ove attualmente è sorto l'Ospedale<br />

Chirurgico Vittorio Emanuele III". E'<br />

questo l'ambulatorio di Pronto Soccorso<br />

fondato nel 1909 dal dottor Filippo Chiocca,<br />

chirurgo condotto di Valmontone, al quale<br />

nel 1962 si sostituì l'ospedale civile<br />

dello stesso nome, che occupò per<br />

altri trent'anni circa lo sperone orientale<br />

di Valmontone; il suo spigolo estremo,<br />

una torretta poi trasformata in sala<br />

operatoria, ancora nel primo quarto del<br />

XX secolo era chiamata dai valmontonesi<br />

"torrione di San Leonardo". Oggi si è<br />

perso anche il nome.


Ernesto Gualtieri,<br />

il legno d’ulivo<br />

Espone al Museo Diocesano di <strong>Velletri</strong><br />

dal 19 al 30 Novembre 2005<br />

Mostra patrocinata da Ecclesia in c@mmino<br />

Guido Basile<br />

Conosco Ernesto da circa quaranta<br />

anni. Sembra ieri, eppure il ragazzo<br />

di un tempo è diventato un albero<br />

adulto. Il virgulto si è trasformato<br />

e stagioni di corteccia si sono<br />

sovrapposte in una scansione naturale.<br />

Oggi è ancora quello di allora<br />

ma il vento, il sole, la pioggia<br />

a poco a poco lo hanno levigato e<br />

riassunto in materia artistica. La metamorfosi<br />

si è compiuta spontaneamente<br />

come sempre accade nel mondo.<br />

Quando lo incontro per strada sbalordisco<br />

nel riconoscerlo. Fiero, abbronzato<br />

come un marinaio o forse come<br />

un pirata d'altri tempi sfoggia una<br />

capigliatura bianca quasi a sottolineare<br />

il valore e la saggezza raccolti<br />

dopo mille assalti e tante ferite.<br />

Ha cominciato quasi per gioco a cimentarsi<br />

in arte. Lentamente ha appreso,<br />

grazie a doti innate e faticoso<br />

studio , le complessità e i movimenti<br />

della materia. Il suo incontro con<br />

il disegno, la pittura ma soprattutto<br />

con la scultura non è stato però<br />

Riferimenti:<br />

E.G. V.le Salvo<br />

D'Acquisto,155 00049<br />

<strong>Velletri</strong> (Rm) tel.<br />

06/9625218<br />

Roma,"Vittoriano" 2004<br />

"L'Epopea degli Ascari<br />

Eritrei" premio scultura<br />

Pomezia, Hotel Enea 2004<br />

Gran Premio Internazionale<br />

scultura "Dea Cibele"<br />

Roma, Palazzo Barberini<br />

2005 Premio Primavera 1<br />

premio sezione scultura<br />

casuale. Da giovane ardeva di pensieri<br />

e sensazioni conflittuali e come<br />

una forza della natura ha fatto la<br />

sua scelta ed il furore della sua anima<br />

con un intuito fatale è sublimato<br />

in lirismo.<br />

Autodidatta, è nato a <strong>Velletri</strong> il<br />

17.9.1946 . Scolpisce per amore e<br />

le sue mani complottano con la natura<br />

alla ricerca di parole, immagini<br />

e pensieri su uomini, animali e<br />

cose.<br />

Ruba alla terra i segreti nascosti nel<br />

legno di ulivo che pulsano in tron-<br />

22 Novembre 2005<br />

Cultura<br />

chi e radici centenarie.<br />

Nella fatica del lavoro su questa pianta<br />

simbolo si placa il suo tormento<br />

interiore. Le sue opere si contorcono<br />

e si ripensano man mano<br />

che si rivelano alla quotidiana ricerca.<br />

Ad esse sottende un profondo<br />

senso religioso tanto da conferire<br />

ad i suoi attrezzi una missione che<br />

spesso li attrae verso temi biblici.<br />

Amo, in particolare, la recentissima<br />

Madonna con Bambino ( agosto<br />

2005) che ha ricavato da un ciliegio<br />

arso dal sole.<br />

Nell'ulivo scopre volti ed urla<br />

umani come nati nella pietra,<br />

guerrieri schierati in battaglia e serpi<br />

e preghiere. Dirupi ed erta dan-<br />

Il libro del mese - GRANDEZZA DI THOMAS HARDY<br />

Il nome di questo grande poeta vittoriano sfugge<br />

spesso al grosso pubblico, nonostante tutti i<br />

suoi romanzi siano stati pubblicati in Italia. Anche<br />

qualche nostro poeta e scrittore (Attilio Bertolucci,<br />

Carlo Cassola) lo hanno tradotto e citato. Negli<br />

anni sessanta e settanta, romanzi come “Tess”,<br />

“Il sindaco di Castelbridge”, “Via dalla pazza folla”,<br />

circolavano assiduamente nelle libreria e le<br />

edizioni si sono moltiplicate. Il cinema, dal canto<br />

suo, ha attinto copiosamente ai suoi intrecci:<br />

Roman Polanski ha portato sullo schermo – piuttosto<br />

mediocremente- “Tess”. Negli ultimi anni abbiamo<br />

visto anche “Jude”, in una versione così-così.<br />

Tuttavia … tuttavia Thomas Hardy in Italia non<br />

è molto conosciuto. Adesso l’editore Fazi di Roma<br />

ha terminato la pubblicazione di alcuni romanzi<br />

ancora inediti in Italia. Queste traduzioni sono degli<br />

eventi da non perdere: “Due occhi azzurri”<br />

(diciotto euro),<br />

“Estremi rimedi” (diciannove euro)<br />

“Nel bosco” (nove euro)<br />

“Sotto gli alberi” (sedici euro)<br />

“Due sulla torre”.(sedici euro)<br />

Ora tutta l’opera di Hardy è accessibile anche<br />

da noi.<br />

Questo significa che Hardy, oggi, sarà più letto?<br />

Hardy sarà più amato oggi di ieri? Noi, purtroppo,<br />

crediamo di no.<br />

Tuttavia… Perché? Cosa significa? Cos’è che non<br />

funziona?<br />

Prendiamo, ad esempio, il nome di un altro grande<br />

scrittore vittoriano: Charles Dickens. Il suo “David<br />

Copperfield” od “Oliver Twist” ( di cui recensiamo<br />

qui l’ultima versione cinematografica di<br />

Roman Polanski) sono molto più conosciuti ed apprezzati<br />

dal grosso pubblico.<br />

Bisogna avere il coraggio di dirlo: il nome di Thomas<br />

Hardy è in declino. Infine: chi è Thomas Hardy?<br />

Di cosa scrive?<br />

La sua grandezza va assolutamente ricercata nella<br />

sua interiorità: Hardy non si è mai piegato ai<br />

dogmi, è stato un uomo teso alla ricerca di una<br />

spiegazione del dolore, ha cercato di dare un nome<br />

al Fato (quello, per intenderci, precristiano), un<br />

uomo che ha tentato per tutta la sua vita, attraverso<br />

i suoi grandi romanzi, di trovare Dio. Ciò<br />

che più colpisce leggendo le sue storie è, appunto,<br />

questo grido, questa lacerazione dell’anima<br />

che invoca. Il cielo, però, tace. Impassibile, la natura,<br />

leopardianamente, assiste come spettatrice.<br />

Osserva. Uomini e donne si affannano a cercare<br />

improbabili vie di uscita, sono giocattoli manipolati<br />

da un Fato imperscrutabile. Nessun lieto<br />

fine. Le trame, talvolta complicate, servono da pretesto<br />

per sviluppare personaggi in balìa di questo<br />

destino che si accanisce, che bussa. Dove<br />

non è sentito, ribussa, ci riprova. Le Parche sono<br />

sempre in agguato, pronte a ghermire la felicità..<br />

Tuttavia … tuttavia lo sguardo di Hardy è intriso<br />

di tenerezza e malinconia. Egli ama i suoi per-<br />

teschi , fantasmi di<br />

uomini e donne che<br />

somigliano a tanti di<br />

noi e poi maternità e<br />

madonne richiami<br />

di antiche scritture.<br />

E' il bisogno del<br />

cuore che col sangue<br />

trasporta alle mani l'anelito<br />

dell'anima e l'originalità<br />

del pensiero<br />

pittorico di Ernesto<br />

Gualtieri.<br />

Il suo è un rapporto<br />

privato con gli elementi<br />

naturali. Egli<br />

parla e cammina<br />

assieme ai personaggi<br />

che crea ed il<br />

suo viaggio solitario<br />

si illumina con le stelle<br />

dell'universo.<br />

Nel legno e del legno<br />

conosce i percorsi,<br />

riflette con esso sulle<br />

possibili vie di fuga della linfa<br />

vitale<br />

e nei tumulti di immagini del volgere<br />

del tempo si placa la sua tempesta.<br />

Qui soffiano venti impetuosi,<br />

si schiantano case e cadono rocce,<br />

nuotano pesci o fuggono uccelli ed<br />

elefanti atterriti. Nelle opere di Ernesto<br />

a volte scorgiamo anche il mare tranquillo<br />

e riconosciamo approdi<br />

sicuri e non più distanti. Le sue visioni<br />

sono illustrazioni di un libro sfogliato<br />

dai giorni e dalle ore della<br />

vita. Un simposio di suggestioni,<br />

musica e silenzi, sogno e realtà nello<br />

spazio dell'immaginario.<br />

Una melodia ed un contrappunto<br />

dell'amara gioia di vivere.<br />

a cura di<br />

Alessandro Gentili<br />

sonaggi, le sue creature (così<br />

le chiamava). Egli è il<br />

loro medico, si china al loro<br />

capezzale, è il confessore<br />

che raccoglie dalle loro<br />

labbra l’ultima confessione, le parole decisive. Mai<br />

Hardy urla, rimprovera, respinge. Per l’ultima volta<br />

Tess o Jude fanno ascoltare la loro voce sulla<br />

terra, ma è una voce che, ascoltandola attentamente,<br />

assomiglia ad una che conosciamo. Può,<br />

talvolta, essere la nostra stessa voce. Mirabile<br />

la grandezza di quest’uomo che accompagna i<br />

suoi personaggi per l’ultimo tratto di strada. Così<br />

per la vita, ma altrettanto per la loro morte: senza<br />

forzature, senza colpi di scena ma tanta naturalezza.<br />

Convinto che la morte non è fuori dalla<br />

vita ma dentro, che è parte integrante del nostro<br />

essere uomini. Leggete, vi prego, nel romanzo<br />

“Nel bosco” la morte di Winterborne.<br />

Il libro dell’Ecclesiaste (il Qohelet) è stato compagno<br />

di viaggio di Thomas Hardy. Per questo<br />

grande uomo/scrittore, il Vangelo è stata la ricerca<br />

di tutta la sua vita. Ma la pietà e la misericordia<br />

con cui egli ha costruito le sue storie e i suoi personaggi<br />

ci ricordano da vicino, da tanto vicino,<br />

l’episodio del buon samaritano.<br />

Buona lettura.


ASSASSINIO FORTUGNO,<br />

AZIONE CATTOLICA:<br />

“LA SUA MORTE SIA<br />

SEGNO DI RISCATTO”.<br />

“Ha pagato con la vita il suo impegno<br />

per la costruzione del bene comune,<br />

il suo amore per la terra calabrese,<br />

il suo servizio alle istituzioni, la sua<br />

lotta contro i nemici dello stato e contro<br />

il cancro del fenomeno mafioso”.<br />

Così il Consiglio nazionale dell’Azione<br />

Cattolica italiana, riunitosi nei giorni<br />

scorsi a Roma, ha voluto ricordare,<br />

in un messaggio inviato alla famiglia,<br />

il vicepresidente della regione Calabria<br />

Francesco Fortugno, barbaramente<br />

assassinato nei giorni scorsi. “la nostra<br />

associazione - si legge ancora nel testo<br />

- è impegnata da sempre nella formazione<br />

a questi stessi valori e oggi<br />

si sente chiamata a esserlo ancora<br />

di più” perché la sua morte “sia segno<br />

non di sconfitta ma di riscatto degli<br />

uomini di buona volontà”.<br />

LUSSEMBURGO: “TRE PISTE”<br />

PER CRESCERE NELLA FEDE<br />

“DräiSchrëtt” (tre piste) è il titolo del<br />

progetto pastorale che prosegue l’iniziativa<br />

“Chiesa 2005” voluta da mons.<br />

Fernand Franck, arcivescovo di<br />

Lussemburgo, subito dopo la fine della<br />

XXª Giornata mondiale della<br />

Gioventù, di Colonia. Il progetto, presentato<br />

in una lettera pastorale dello<br />

scorso settembre e diffusa tramite<br />

il sito (www.cathol.lu) della chiesa<br />

lussemburghese, prevede un approfondimento<br />

dei tre sacramenti dell’iniziazione<br />

cristiana, Battesimo, Eucaristia e<br />

Cresima. “In questi – scrive l’arcivescovo<br />

– l’uomo si incorpora in Cristo<br />

e diventa membro effettivo della<br />

Chiesa”. Una parte importante del progetto<br />

si basa sulla realizzazione di 57<br />

comunità pastorali.<br />

GERMANIA: APPELLO<br />

PER IL DARFUR<br />

La Chiesa cattolica tedesca ha rivolto<br />

un appello per moltiplicare gli sforzi<br />

al fine di risolvere la crisi nella regione<br />

africana del Darfur. “I milioni di profughi<br />

non possono diventare milioni<br />

di morti”, si legge in una dichiarazione<br />

della Commissione tedesca di “Justitia<br />

et Pax” (organismo della Conferenza<br />

episcopale tedesca e del comitato centrale<br />

dei cattolici tedeschi - ZdK) diffusa<br />

nei giorni scorsi a Bonn.<br />

“Sebbene l’incaricato dell’Onu per la<br />

prevenzione dei genocidi Juan<br />

Mendez abbia parlato la scorsa settimana<br />

di situazioni analoghe al<br />

genocidio, l’attenzione dell’opinione<br />

pubblica verso questa regione continua<br />

a diminuire”, ha denunciato il presidente<br />

di Justitia et Pax, mons. Reihard<br />

Marx, vescovo di Treviri, che ha proseguito:<br />

“dopo il genocidio in Ruanda,<br />

il mondo non può assistere senza agire<br />

ad un altro”. Il vescovo Marx ha deplorato<br />

la debolezza della missione di pace<br />

dell’Unione africana e ha aggiunto: “Il<br />

Consiglio di sicurezza è bloccato a causa<br />

degli interessi di politica energetica<br />

della Cina e della Russia”.<br />

Secondo Justitia et Pax occorre<br />

innanzitutto proteggere maggiormente<br />

i campi profughi e i trasporti<br />

dei soccorsi per offrire concrete possibilità<br />

di sopravvivenza alle persone.<br />

SPAGNA: ACCOGLIENZA<br />

E CONVIVENZA<br />

“Il fenomeno migratorio è inarrestabile<br />

e non ammette attese”, per questo<br />

è necessario un “coinvolgimento<br />

23 Novembre 2005<br />

Documenti<br />

Osservatorio<br />

DIVORZIATI RISPOSATI: PADRE PAOLO<br />

BACHELET sj, “CARITA’ E VERITA’”.<br />

“NON SONO IN PIENA COMUNIONE CON<br />

LA CHIESA”<br />

“Tra i due principi egualmente importanti che debbono<br />

ispirare il nostro atteggiamento in merito, carità<br />

e verità, quello che ha la precedenza è la carità”. Se<br />

ne dice convinto padre<br />

Paolo Bachelet, gesuita, che in un’intervista on line<br />

su: www.agensir.it, sottolinea che nella proposizione<br />

n.40 del sinodo dei vescovi intitolata “i divorziati<br />

risposati e l’eucaristia”, “i padri sinodali riaffermano<br />

innanzitutto l’importanza di attenzione e accoglienza<br />

verso i fedeli divorziati e risposati, e solo in secondo<br />

luogo ricordano l’insegnamento della chiesa in<br />

base al quale essi non possono essere ammessi alla<br />

comunione”. Padre Bachelet, che da alcuni anni coordina<br />

a Roma gruppi di preghiera di separati e divorziati,<br />

chiarisce che “la richiesta di astenersi dalla<br />

comunione non significa che tali fedeli siano più peccatori<br />

di altri, né si propone di infliggere loro una<br />

punizione”, ma intende affermare che “il fedele divorziato<br />

e risposato vive in una situazione oggettivamente<br />

in grave contrasto con l’insegnamento di cristo,<br />

e vi permane senza volervi porre fine”. Per il<br />

gesuita “una prassi pastorale diversa potrebbe ingannare<br />

il divorziato stesso; disorientare gli altri fedeli,<br />

dando l’impressione che tale situazione possa ritenersi<br />

ammissibile e lecita”. “i divorziati risposati<br />

- conclude - sono sotto molti aspetti in comunione<br />

con la chiesa, ma non è una comunione ‘piena’; essi<br />

pertanto non possono ricevere l’eucaristia che esige<br />

ed esprime una piena comunione”.<br />

CARD. SCOLA (PATRIARCA DI VENEZIA),<br />

“NEL RITO DELL’EUCARISTIA C’È TUTTO<br />

Il sinodo facendo un’affermazione importantissima<br />

di conferma della bontà della riforma liturgica inaugurata<br />

dal concilio vaticano II, ha parlato dell’eucaristia<br />

in termini di azione eucaristica che si concentra<br />

nel rito. Qui c’è un elemento di novità, in<br />

cui è raccolta la migliore riflessione teologica degli<br />

ultimi 40 anni che ha insistito molto sulla completezza<br />

del rito, proprio come espressione dell’azione liturgica”.<br />

Lo ha detto mons. Angelo Scola, patriarca di<br />

Venezia. “Si tratta - ha detto il cardinale - di una novità<br />

di carattere teologico dottrinale sulla quale sono certo<br />

che i teologi e i pastori dovranno continuare a lavorare;<br />

e proprio la novità si appunta sul fatto che nel<br />

rito c’è tutto, se inteso in maniera giusta. Perché nel<br />

rito c’è l’azione, che incomincia dal lasciare la mia<br />

dell’Unione europea, delle Nazioni Unite<br />

e degli organismi internazionali per<br />

la pace, la giustizia e la libertà”. È invece<br />

“inaccettabile” il progetto di legge<br />

organica sull’educazione che il governo<br />

spagnolo ha presentato al parlamento.<br />

Sono i due temi su cui si sono<br />

pronunciati il 20 ottobre i vescovi del<br />

Sud della Spagna, riuniti a Córdoba<br />

per l’Assemblea ordinaria. A proposito<br />

dei “drammatici fatti accaduti a<br />

Ceuta e Melilla” ribadiscono “la<br />

dignità di ogni persona umana e i diritti<br />

inerenti, qualunque sia la condizione<br />

e il Paese di origine”. E ricordano che<br />

il fenomeno migratorio “è una questione<br />

vitale per tutti, anche per i popoli più<br />

ricchi”. “Tutti siamo chiamati - affermano<br />

i vescovi della Spagna meridionale<br />

- a comprendere questa nuova realtà<br />

della nostra epoca, così come ad aprirci<br />

per accogliere e convivere, rispettosamente<br />

e pacificamente, con i fratelli<br />

che si inseriscono nelle nostre società”.<br />

Riguardo alla proposta di legge sull’educazione<br />

fanno riferimento a<br />

quanto già dichiarato il 28 settembre<br />

scorso dalla Conferenza episcopale<br />

spagnola, denunciando soprattutto i<br />

limiti “al diritto dei genitori nella scelta<br />

dell’educazione dei figli”. “Inaccettabile”<br />

viene poi definita la proposta sull’insegnamento<br />

della religione e lo “statuto<br />

giuridico previsto per gli insegnanti<br />

di religione, negando loro l’attuale considerazione<br />

di ‘impiegati’ dell’amministrazione”.<br />

Riflessioni post-sinodali<br />

casa per trovarmi coi fratelli nel tempio. E tutto lo<br />

svolgimento del rito è azione, divisa secondo le articolazioni<br />

della santa messa. In secondo luogo, il rito<br />

è nello stesso tempo un fenomeno personale e comunitario:<br />

simultaneamente un fatto di persona e di<br />

popolo”.”un altro elemento da cui si coglie la grande<br />

unità del sinodo; aggiunto - è che è emersa da<br />

tutti, indistintamente, la necessità di una maggiore<br />

sottolineatura della dimensione verticale della<br />

liturgia e del senso del mistero. E’ come se si fosse<br />

detto: nel momento in cui riconosciamo la grande<br />

validità della riforma liturgica, diciamo che manca<br />

ancora un passo alla sua attuazione, che non è<br />

incontro tra uomini, ma quell’incontro in cui per grazia,<br />

la trinità irrompe attraverso la presenza del corpo<br />

donato e del sangue versato di cristo”<br />

CARD. SCOLA : LA DONNA È “TRACCIA DEL-<br />

LA PRESENZA DI DIO NELL’UMANITÀ”<br />

La donna rappresenta sempre l’altro che mi sta davanti.<br />

In un certo senso la traccia della presenza di Dio<br />

nell’umanità è legata per sua natura al mondo femminile<br />

molto più di quanto non sia legata a quello<br />

maschile”. Così il Card. Angelo Scola, sulla proposizione<br />

del sinodo che riconosce la singolare missione della<br />

donna nella famiglia e nella società. “Nella genesi<br />

- ha detto il card. Scola - essa è l’altro che sta<br />

davanti ad Adamo come l’altro. E’come il volto che<br />

risponde allo sguardo. In questo senso c’è un segno<br />

che la donna si porta dentro, senza confondere questo<br />

con il discorso sui ruoli, c’è un segno del mistero<br />

che è potente”. A proposito della proposizione<br />

sinodale n.8 che incoraggia i coniugi a percorrere<br />

cammini di spiritualità nutriti dall’eucaristia, il patriarca<br />

di Venezia ha detto: “i padri hanno visto che esiste<br />

un nesso indissolubile tra matrimonio e eucaristia:<br />

perché che cos’è l’eucaristia se non l’espressione<br />

dell’amore totale, incondizionato del figlio di dio<br />

fatto uomo? E cos’è il matrimonio se non il tentativo<br />

di vivere il riflesso di questa esperienza elevatissima<br />

nella normale relazione umana che è il rapporto<br />

tra uomo e donna?” “quindi - ha concluso -<br />

l’amore è uno, ma questa esperienza dell’amore ognuno<br />

di noi la vive a partire dal modo con cui un uomo<br />

e una donna lasciano le loro famiglie e si mettono<br />

insieme, si aprono alla vita e fanno quest’esperienza<br />

in concreto giorno dopo giorno. L’Eucaristia altro<br />

non è, in questo senso, se non il punto in cui sono<br />

riaperto a questa possibilità straordinariamente rigenerativa<br />

dell’amore, che magari, per i miei limiti o<br />

per i limiti dell’altro, perdo strada facendo”.


NOVEMBRE<br />

1 martedì - TUTTI I SANTI (s) P<br />

(Ap 7,2-4.9-14; Sal 23,1-6; 1Gv 3,1-3;<br />

Mt 5,1-12a)<br />

- In tutte le città Commemorazione<br />

dei fedeli defunti<br />

- Giornata della Santificazione<br />

Universale<br />

2 mercoledì - COMMEMORAZIONE DEI<br />

DEFUNTI P<br />

- In tutte le città Commemorazione<br />

dei fedeli defunti<br />

4 venerdì - S. Carlo Borromeo (m)<br />

- Monastero invisibile<br />

- Colleferro, Istituto Pie Operaie:<br />

Ora di Adorazione per tutte le vocazioni<br />

5 sabato - B. Guido M. Conforti<br />

6 domenica - XXXII Domenica T.O. A<br />

IV sett.<br />

Sap 6,12-16; Sal 62,2-8; 1Ts 4,13-18; Mt<br />

25,1-13<br />

- Giornata di sensibilizzazione per<br />

il sostentamento del clero<br />

- <strong>Segni</strong>, inizio settenario Addolarata<br />

7 lunedì - S. Baldo<br />

- Compleanno di don Fernando De<br />

Mei, compie 90 anni<br />

9 mercoledì - Dedi. Basilica Lateranense<br />

(f) P<br />

1 Re 8,22-23.27-30 (1 Pt 2,4-9); Sal 94,1-<br />

7; Gv 4,19-24<br />

10 S. Leone Magno (m)<br />

11 venerdì - S. Martino di Tours (m)<br />

13 domenica - XXXIII Domenica T.O. A<br />

I sett.<br />

Pro 31,10-13.19-20.30-31; Sal 127,1-5;<br />

1Ts 5,1-6; Mt 25,14-30<br />

- Giornata del ringraziamento<br />

- USMI/CISM: lectio divina<br />

- <strong>Segni</strong>: S. Agostina Pietrantoni: festa<br />

nella comunità delle Suore della Carità<br />

- <strong>Segni</strong>, fine settenario Addolorata<br />

14 lunedì - S. Stefano da Cuneo<br />

- <strong>Velletri</strong>, Suore Serve di Maria<br />

Riparatrici: Cappella della comunità,<br />

ora di preghiera mariana<br />

15 martedì - S. Alberto Magno (mf)<br />

16 mercoledì - S. Margherita di Scozia<br />

(mf)<br />

17 giovedì - S. Elisabetta d’Ungheria<br />

(m)<br />

18 venerdì - Ded. Basiliche dei Ss. Pietro<br />

e Paolo (mf)<br />

At 28,11-16.30-31; Sal 97,1-6; Mt 14,22-33<br />

- Ritiro del clero<br />

Agenda diocesana del mese<br />

Prossimamente<br />

20 domenica - CRISTO RE XXXIV<br />

Domenica T.O. II sett. P<br />

Ez 34,11-12.15-17; Sal 22,1-6; 1Cor<br />

15,20-26.28; Mt 25,31-46<br />

- 92esima Giornata Mondiale<br />

delle Migrazioni<br />

- <strong>Velletri</strong>, Cattedrale S. Clemente:<br />

inizio Triduo festa del Patrono della<br />

città e compatrono della <strong>Diocesi</strong><br />

21 lunedì - Presentazione della Beata<br />

Vergine Maria<br />

- Giornata mondiale delle claustrali<br />

22 martedì - S. Cecilia (m)<br />

- Ufficio Liturgico Diocesano: Festa<br />

di S. Cecilia, raduno dei cori parrocchiali<br />

della Dicoesi<br />

23 mercoledì - S. Clemente I (mf)<br />

- <strong>Velletri</strong>, Cattedrale di S. Clemente<br />

I, papa e martire. Festa del Patrono<br />

della città e compatrono della<br />

<strong>Diocesi</strong>, in <strong>Velletri</strong> (s), in Dicoesi (f)<br />

26 sabato - B. Giacomo Alberione<br />

- <strong>Velletri</strong>, Festa nella comunità delle<br />

Suore Apostoline<br />

- Colleferro: Uff. Catechistico:<br />

Lectio Divina per catechisti, Parr.<br />

S. Bruno<br />

27 domenica - I AVVENTO Anno B I sett.<br />

Is. 63, 16c-17.19c; Sal 79; 1 Cor 1,3-9;<br />

Mc 13,33-37<br />

- Artena: Festa della B.V.M. della<br />

Medaglia Miracolosa<br />

28 lunedì - S. Giacomo della Marca<br />

29 martedì - S. Saturnino<br />

- Collegio dei diaconi: incontro con<br />

il Vicario Generale, Sala Riunioni<br />

della Curia h. 19<br />

30 mercoledì - s. Andrea (f) P<br />

- Onomastico di S.E. Mons. Andrea<br />

Maria Erba<br />

DICEMBRE<br />

2 venerdì - S. Bibiana<br />

- Monastero Invisibile<br />

24 Novembre 2005<br />

Appuntamenti<br />

- Colleferro, Istituto Pie Operaie:<br />

Ora di adorazione per tutte le vocazioni<br />

3 sabato - S. Francesco Saverio (m)<br />

- Collegio dei Diaconi: incontro con<br />

le famiglie, Sala riunioni della<br />

Curia, h. 16<br />

4 domenica - II AVVENTO Anno B II<br />

sett.<br />

Is 40,1-5.9-11; Sal 84,9-14; 2Pt 3,8-14;<br />

Mc 1,1-8<br />

- Colleferro: Festa di S. Barbara<br />

v.m., Patrona della città<br />

- Azione Cattolica Italiana: Settore<br />

adulti, Ritiro di Avvento<br />

6 martedì - S. Nicola (mf)<br />

7 mercoledì - S. Ambrogio (m)<br />

- Anniversario di Ordinazione<br />

Presbiteriale di don Paolo Latini,<br />

(7.12.1983)<br />

- Anniversario di Ordinazione<br />

Presbiteriale di don Giuseppe<br />

GEN VERDE<br />

IN CONCERTO<br />

“Che cosa è rimasto intatto nel tempo,<br />

dai primi concerti allo spettacolo<br />

globale, multietnico, multidisciplinare?<br />

Forse è ancora quell’imprescindibile<br />

voler portare in<br />

scena solo la nostra vita, pur nella<br />

ricerca di una professionalità che<br />

esprimesse al meglio quello che ci<br />

anima”<br />

Palasport di Genzano<br />

Venerdì 11 novembre<br />

ore 20,30<br />

LA COPERTA<br />

DEL MONDO<br />

Gen Verde in concerto<br />

Info e prevendite: <strong>Velletri</strong>/Valmontone<br />

069640569/069597334<br />

Grigolon, (7.12.1990)<br />

8 giovedì - IMMACOLATA CONCEZIONE<br />

DELLA BEATA VERGINE MARIA (s) P<br />

Gn 3,9-15.20; Sal 97,1-4; Ef 1,3-6.11-<br />

12; Lc 1,26-38<br />

- Colleferro: Immacolata Concezione<br />

di Maria, Festa patronale nell’omonima<br />

Parrocchia<br />

- <strong>Velletri</strong>: Parr. S. Martino:<br />

Tesseramento dell’AC<br />

- Anniversario di Ordinazione<br />

Presbiteriale di don Rinaldo Brusca,<br />

(8.12.1984)<br />

Ecclesia in cammino<br />

Bollettino Ufficiale per gli atti di Curia<br />

Mensile a carattere divulgativo e ufficiale per<br />

gli atti della Curia e pastorale per la vita della<br />

<strong>Diocesi</strong> di <strong>Velletri</strong>-<strong>Segni</strong><br />

Direttore Responsabile<br />

Don Angelo Mancini<br />

Vicedirettore<br />

Fabio Ciarla<br />

Collaboratori<br />

Stanislao Fioramonti<br />

Tonino Parmeggiani<br />

Proprietà<br />

<strong>Diocesi</strong> di <strong>Velletri</strong>-<strong>Segni</strong><br />

Registrazione del Tribunale di <strong>Velletri</strong> n.<br />

9/2004 del 23.04.2004<br />

Stampa: Tipolitografia Edizioni Anselmi s.r.l.<br />

- Marigliano (NA)<br />

Stampato il: 31 ottobre 2005<br />

Redazione<br />

C.so della Repubblica 343<br />

00049 VELLETRI RM<br />

06.9630051 fax 96100596<br />

curia@diocesi.velletri-segni.it<br />

Per questo numero hanno collaborato<br />

inoltre: S.E. Andrea Maria Erba, Mons. Luigi<br />

Vari, Sara Gilotta, Mons. Franco Risi, Guido<br />

Basile, Pier Giorgio Liverani, Antonio Venditti,<br />

d. Daniele Valenzi, Enrico Mattoccia, Francesca<br />

Frasca, Mons. Paolo Picca, diac. Pietro Latini,<br />

d. Dario Vitali, Mara Della Vecchia, d. Giorgio<br />

Cappucci, Alessandro Gentili, Sara Bianchini,<br />

Dorina e Nicolino Tartaglione, Dario Di Luzio,<br />

Francesco Canali.<br />

Consultabile online in formato pdf sul sito:<br />

www.diocesi.velletri-segni.it<br />

Il contenuto di articoli, servizi, foto e loghi nonché<br />

quello voluto da chi vi compare rispecchia esclusivamente<br />

il pensiero degli artefici e non vincola<br />

mai in nessun modo Ecclesìa in Cammino, la direzione<br />

e la redazione. Queste, insieme alla proprietà,<br />

si riservano inoltre il pieno ed esclusivo diritto di<br />

pubblicazione, modifica e stampa a propria insindacabile<br />

discrezione senza alcun preavviso o autorizzazioni.<br />

Articoli, fotografie ed altro materiale, anche<br />

se non pubblicati, non si restituiscono. E’ vietata<br />

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marchi, ecc. senza esplicita autorizzazione del<br />

direttore.<br />

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