ALL'INTERNO - Diocesi Suburbicaria Velletri - Segni
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Anno 2 - numero 10 (14)<br />
Mensile a carattere divulgativo<br />
e ufficiale per gli atti della Curia<br />
e pastorale per la vita della <strong>Diocesi</strong><br />
di <strong>Velletri</strong>-<strong>Segni</strong><br />
Registrazione al Tribunale<br />
di <strong>Velletri</strong> n. 9/2004<br />
del 23.04.2004 - Redazione:<br />
C.so della Repubblica 343 -<br />
00049 VELLETRI RM -<br />
06.9630051 - fax 96100596<br />
curia@diocesi.velletri-segni.it<br />
Novembre 2005<br />
Andrea Maria Erba<br />
I Santi sono sempre<br />
di attualità<br />
Nei mesi di novembre<br />
sono riprese, per volontà<br />
di Benedetto XVI, le cerimonie<br />
di canonizzazione<br />
che furono al centro<br />
del pontificato di Giovanni<br />
Paolo II. Perché queste<br />
pubbliche manifestazioni<br />
di fede?<br />
In primo luogo si vuole<br />
ricordare a tutti che<br />
la Chiesa è ‘santa’grazie<br />
alla santità dei suoi<br />
figli. In secondo luogo<br />
si vuole affermare apertamente<br />
che la santità contrasta<br />
la malvagità che<br />
sembra dominare nel<br />
mondo, che il bene<br />
supera il male. Terzo: si<br />
vuole offrire ai cristiani<br />
e agli uomini di buona<br />
volontà dei modelli<br />
di vita, dei testimoni di<br />
cui la società ha bisogno.<br />
Quarto: per dichiarare<br />
che la santità è sempre<br />
attuale e che la sua<br />
sorgente non cessa di zampillare.<br />
Beatificando e canonizzando<br />
non pochi<br />
fedeli, cioè proclamando<br />
solennemente che<br />
costoro hanno praticato<br />
la virtù in modo<br />
eroico e sono vissuti nel-<br />
Il tema della libertà e la leggenda<br />
del grande inquisitore<br />
Sara Gilotta a pag. 2<br />
Speciale Concilio Ecumenico Vaticano II<br />
don Dario Vitali a pag. 4<br />
La pastorale vocazionale dopo il CV II<br />
don Leonardo D’Ascenzo a pag. 5<br />
Il catechista e la parola - parte prima<br />
mons. Franco Risi a pag. 6<br />
La retta celebrazione della santa messa<br />
don Giorgio Cappucci a pag 7<br />
Statistiche del clero diocesano<br />
Tonino Parmeggiani alle pagine 8 e 9<br />
ALL’INTERNO<br />
Caritas, la casa sul confine<br />
Sara Bianchini alle pagine 10 e 11<br />
La famiglia partecipa alla missione<br />
educativa della Chiesa<br />
Dorina e Nicolino Tartaglione a pag. 13<br />
Pastorale Giovanile: Canta la vita<br />
Educare oggi<br />
Francesca Frasca a pag. 14<br />
Antonio Venditti a pag. 15<br />
RU-486, la micidiale aspirina di Erode<br />
Pier Giorgio Liverani a pag. 17<br />
Domande a Dio, domande agli uomini<br />
Mara Della Vecchia a pag. 18<br />
Chiesa <strong>Suburbicaria</strong><br />
la fedeltà alla grazia di<br />
Dio, la Chiesa riconosce<br />
la potenza dello Spirito<br />
di santità che è in lei<br />
e sostiene la speranza<br />
di avere in cielo degli<br />
intercessori. I santi e le<br />
sante sono sempre stati<br />
fonte e origine del rinnovamento,specialmente<br />
nei momenti difficili<br />
della storia. Infatti<br />
– ha affermato Giovanni<br />
Paolo II – “la santità<br />
è la sorgente segreta e<br />
la misura della infallibile<br />
della sua attività<br />
apostolica e del suo slancio<br />
missionario” (Chr.<br />
Laici 17,3).<br />
A sua volta il Concilio<br />
chiama tutti i fedeli a<br />
sforzarsi di crescere nella<br />
santità debellando il<br />
peccato (LG 6). Del resto,<br />
è noto che la santità non<br />
è un privilegio riservato<br />
a pochi eletti, ma aperta<br />
a ogni categoria di<br />
persone, uomini e donne,<br />
religiosi e laici, piccoli<br />
e grandi. La grande<br />
quantità di beatificazioni<br />
e canonizzazioni<br />
di questi ultimi decenni<br />
non sono che una<br />
minima parte di fedeli<br />
che hanno raggiunto<br />
la gloria degli altari.<br />
Sappiamo che altre<br />
centinaia di candidati<br />
sono in attesa di essere<br />
glorificati.<br />
In 26 anni di pontificato Giovanni Paolo II ha presieduto<br />
147 cerimonie di beatificazioni dichiarando<br />
1345 beati (di cui 1031 martiri); ha inoltre compiuto<br />
51 riti di canonizzazione dichiarando 482 santi<br />
(di cui 401 martiri). Durante il grande Giubileo<br />
del 2000, al Colosseo ci fu la commemorazione dei<br />
‘Testimoni della Fede’, cioè di coloro che hanno offerto<br />
la propria vita fino all’effusione del sangue.<br />
Tutti ricordano la glorificazione di Padre Pio e di<br />
Madre Teresa di Calcutta… Io personalmente ho collaborato<br />
attivamente alle cause di don Orione, di don<br />
Alberione, di padre Monti, di Daniele Comboni e di<br />
altri Servi di Dio.<br />
Una lunga schiera è quella dei martiri moderni, il<br />
cui numero supera largamente quello dei martiri dei<br />
primi secoli del Cristianesimo. Vanno menzionati i<br />
martiri armeni, messicano, spagnoli, quelli sotto il<br />
nazismo e il comunismo. Oggi sono i missionari e<br />
le missionarie ad essere uccisi in odio alla fede cristiana.<br />
Concludendo, si può dire che la santità e il martirio<br />
rappresentano un grande patrimonio ecclesiale<br />
e una formidabile fora di attrazione, un invito potente<br />
a proclamare la fede con audacia evangelica e a<br />
diffonderla nel mondo.
Sara Gilotta<br />
La fede è libertà, perché è così che lo stesso Cristo<br />
ha voluto e dimostrato con lo stesso sacrificio di<br />
Croce, a cui scelse di salire, per rispondere alla<br />
volontà del Padre Suo, rinunciando a qualunque<br />
privilegio Gli potesse derivare dall’essere figlio di<br />
Dio. Ma la fede e libertà comportano sacrificio e<br />
sofferenza e il Vangelo ci mostra la sofferenza del<br />
Cristo nel deserto, quando, tentato dal demonio,<br />
sa rinunciare ad ogni possibile bene terreno, dal<br />
momento che esso sarebbe derivato dalla sottomissione<br />
a Satana, che Gli prometteva di dargli<br />
potere sul mondo.<br />
Il mondo e il suo potere, dunque, contro la libertà<br />
dello spirito, quale valore supremo. Non è necessario<br />
un teologo per comprendere il significato del<br />
2 Novembre 2005<br />
Società<br />
Il tema della libertà e la ‘leggenda<br />
del grande inquisitore’<br />
Dario Di Luzio<br />
Un mese particolare quello di novembre<br />
che si apre con due giorni dedicati alle<br />
ricorrenze; uno per il ricordo di tutti i<br />
Santi, l'altro per la commemorazione dei<br />
defunti. Due giorni diversi tra loro, ma<br />
legati da un filo comune, la fede. Se per<br />
il primo ci invita a pensare e celebrare<br />
alle diverse persone che nei secoli scorsi<br />
hanno dimostrato di meritare il riconoscimento<br />
della loro santità, , impegnando<br />
tutta la loro esistenza a volte anche sacrificando<br />
la loro vita per portare la<br />
Parola del Signore e i suoi insegnamenti<br />
e per aiutare gli altri, l'altro è un ricorrenza<br />
che sentiamo forse più vicina e personale,<br />
visto che ognuno si avvicina ai<br />
suoi cari defunti, andando all'interno dei<br />
cimiteri. Se per i Santi (tanto si deve a<br />
costoro) si ricordano principalmente i più<br />
noti, studiati anche a scuola, altri lontani<br />
sia per periodo che per la loro "storia"<br />
si ricordano meno, per i defunti la<br />
cosa è appunto molto soggettiva. Quindi<br />
si passa da una giorno dedicato al ricordo<br />
dei "noti", ad un altro dedicato al ricordo<br />
degli sconosciuti, gente qualunque che<br />
ha lasciato la vita terrena che è rimasta<br />
nel cuore di pochi cari. Tutti ricordano<br />
e si "avvicinano" ai loro estinti che<br />
non ci sono più. Allora si vedono cimitero<br />
sistemati come in un giorno di festa,<br />
strade pulite come non mai con tanto di<br />
piantine arrivate per l'occasione, siepi ben<br />
curate, erbetta tagliata a misura, sopraggiungono<br />
poi tanti furgoncini nelle<br />
zone limitrofe agli ingressi, tutti a vendere<br />
per l'occasione ogni tipo di fiori.<br />
Per "salutare" i propri cari si arriva da<br />
tutte le parti, vicine o lontane, per un fiore<br />
o una preghiera si fanno chilometri,<br />
ore in coda nelle macchine specialmente<br />
nelle grandi città. Ma perché si aspetta<br />
soltanto quel giorno per andare davanti<br />
alla tomba del caro defunto? Perché<br />
negli altri giorni viene lasciato troppo<br />
spesso "solo"? Sarà la vita frenetica di<br />
tutti i giorni, sarà la globalizzazione (ora<br />
passo evangelico, che è il luogo in cui, in modo<br />
inequivocabile, Cristo mostra la Sua umana divinità,<br />
perché, certo, poteva trasformare le pietre<br />
in pani, poteva lanciarsi dall’alto di una torre ed<br />
essere salvato dagli angeli, poteva diventare il signore<br />
del mondo, ma scelse di servire solo Dio, rifiutando<br />
ogni tentazione, per mostrare che “ l’uomo<br />
non vive di solo pane”.<br />
Ed è da qui che iniziano le difficoltà per noi uomini,<br />
desiderosi di “pane” più che di qualsiasi altro<br />
bene. Ed è proprio da questo bisogno di pane,<br />
che nasce la nostra debolezza, è da qui che comincia<br />
il cammino che ci impedisce anche solo di comprendere<br />
il significato vero della libertà e della felicità<br />
. Ed è da qui che prende le mosse il grande<br />
scrittore russo Dostoevskij, quando ne “I fratelli<br />
Karamazov” presenta l’incontro tra Cristo e il gran-<br />
Un mese che parte ricordando Santi e defunti<br />
va di moda dire così), saranno le abitudine<br />
che cambiano e che lasciano sempre<br />
più in un angolino gli ideali, i valori<br />
veri, però in quel giorno come in altri<br />
pochi nell'anno (sono sempre gli stessi)<br />
tutti diventano buoni e fedeli. A cosa servono<br />
queste forzature? Forzature che troppo<br />
spesso arrivano anche durante il rito<br />
funebre, che troppo spesso appunto diventa<br />
spettacolare. Arrivano così tante<br />
diverse azioni che non hanno nulla a che<br />
vedere con la fede, che sono solo una messaggio<br />
agli altri, ai presenti, a tutti coloro<br />
che in quel momento sono lì in chiesa,<br />
o davanti ad essa. Arrivano allora scene<br />
molto colorite, spettacolari appunto<br />
che fanno riflettere. Servono veramente<br />
gli applausi, servono maglie di squadre<br />
di calcio, oppure la musica del cantante<br />
del cuore, o altri vessilli? Che senso<br />
può avere tutto questo? Un segnale<br />
certo, ma verso chi. Rivolto agli amici,<br />
ai familiari, verso i parenti, verso tutti<br />
e nessuno. Oppure l'ultimo saluto deve<br />
rimanere un momento dall'alto valore religioso,<br />
una fase del passaggio dalla vita<br />
terrena a quella celeste, un momento della<br />
vita dell'uomo che si conclude da una<br />
parte ma che ne apre un'altra. Ovviamente<br />
quei momenti sono duri, crudi, difficilissimi<br />
per coloro che stavano vicino al<br />
defunto, appunto la sua famiglia, i suoi<br />
cari, gli amici o degli altri che partecipano<br />
alle esequie. Ma se il defunto viene<br />
salutato con il rito cristiano delle esequie<br />
a poco serve colorire in modo marcato<br />
quel momento tanto particolare. Il<br />
rito cristiano delle esequie, per i credenti<br />
segna un momento altissimo di preghiera,<br />
suffragio e invocazione a Dio perché accolga<br />
e introduca nella sua vita divina l'anima<br />
della persona defunta. Così in quel<br />
preciso momento la Chiesa celeste<br />
quella fatta dei santi, in comunione con<br />
la Chiesa pellegrina, cioè noi che restiamo<br />
quaggiù, si trovano unite a pregare<br />
per quell'anima affinché dopo la sua<br />
purificazione per la grazia di Dio entri<br />
nella vita divina.<br />
de inquisitore. La narrazione ambientata nel secolo<br />
XVI a Siviglia, immagina che Cristo, colto da<br />
compassione per le sofferenze umane, decide di<br />
reincarnarsi. Tutto il popolo sofferente lo riconosce<br />
e lo ama, mentre Egli lo conforta con la sua<br />
presenza e numerosi miracoli. Ma compare sulla<br />
piazza il grande inquisitore, un vecchio novantenne,<br />
dall’aspetto ascetico ed energico, che, vedendo<br />
la scena, si rabbuia ed ordina di arrestare Cristo<br />
e, purtroppo, l’ abitudine alla sottomissione e la<br />
paura sono tali che nessuno fiata e l’ordine viene<br />
eseguito.<br />
Si apre allora il colloquio tra Cristo e l’inquisitore,<br />
un vero e proprio dramma in cui lo scrittore<br />
espone con veemente pessimismo la sua idea di<br />
libertà e di umanità. Così dice l’inquisitore: “Tu che<br />
tanto spesso dicevi: voglio rendervi liberi. Ma ecco,<br />
Tu hai veduto ora codesti uomini liberi…..E questa<br />
libertà è una cosa che ci è costata cara, per<br />
quindici secoli, ci siamo tormentati con questa libertà,<br />
ma ora è finita. Tu non ci credi che sia finita?……Ma<br />
sappi che ora, e specialmente in questo momento,<br />
codesta gente è persuasa più che non sia stata<br />
mai, d’essere libera in pieno, mentre con le proprie<br />
mani essa ha recato la sua libertà a noi e l’ha<br />
deposta umilmente ai nostri piedi”.<br />
La libertà, dunque, l’uomo l’ha messa nelle mani<br />
di chi ha saputo trasformare le pietre in pane, perché<br />
“le mani nude” di Cristo non potevano essere<br />
né comprese, né accettate da chi, come l’uomo,<br />
desidera solo i beni materiali e non la libertà<br />
della quale non sa nemmeno che farsene, perché<br />
preferisce vivere accecato e indebolito dai<br />
beni terreni, che trasforma lui e i suoi simili in “pulcini,<br />
in poveri bambini spaventati” che si possono<br />
facilmente ammansire, per trasformarli “in un<br />
docile gregge”. Al gregge è certo più facile impartire<br />
ordini, è più facile ordinare tanto di lavorare,<br />
quanto nelle ore libere, offrire “come un assetto<br />
di gioco infantile”, un divertimento che li renderà<br />
ad un solo cenno inclini al riso o alle lacrime. Partendo,<br />
dunque, proprio dal presupposto che gli uomini<br />
sono incapaci di fare buon uso della libertà, il grande<br />
inquisitore considera assolutamente irrealizzata<br />
ed irrealizzabile la religione predicata da Cristo,<br />
al punto che lo fa arrestare convinto che ancora<br />
una volta gli uomini non sarebbero in grado di comprendere.<br />
E, se è innegabile che nel racconto di<br />
Dostoevskij non manca una forte critica alla chiesa<br />
controriformistica, che era divenuta eccessivamente<br />
autoritaria, è certamente più importante<br />
il fatto che lo scrittore ha voluto evidenziare soprattutto<br />
la sua sofferta convinzione per cui l’uomo<br />
non ha mai saputo usare il più alto dono fattogli<br />
da Dio, il libero arbitrio, dal quale si sente addirittura<br />
oppresso, preferendo di gran lunga la sicurezza<br />
economica e sociale, assai spesso accompagnata<br />
dalla libertà di peccare, che inevitabilmente<br />
lo conduce a perdere se stesso e gli altri.<br />
Una realtà quella descritta dal più grande scrittore<br />
russo di grande, doloroso pessimismo, che<br />
non può non far riflettere suscitando la medesima<br />
sofferenza, giacché nel nostro tempo all’uomo<br />
bambino, si è aggiunto l’uomo tormentato dalle<br />
sue stesse certezze, non solo di tipo tecnologico<br />
e falsamente scientifico, che comunque continuano<br />
a farne il solito giocattolo in mano ai potenti.<br />
Ancora e sempre il male si impone sul bene,<br />
almeno fino a quando l’umanità non riconoscerà<br />
se stessa e la sua identità, per dare un nuovo volto<br />
alla sua vita e alla sua storia, al cui centro finalmente<br />
vorrà porre la libertà responsabile, quella<br />
capace di distinguere, finalmente, il bene dal male,<br />
perché solo allora le istituzioni terrene potranno<br />
cambiare il loro volto.
“La fede cattolica non è un articolo di contrabbando<br />
da nascondere e nemmeno si può<br />
mescolare con altre credenze. Essa non è una<br />
nostra invenzione: noi la riceviamo da Dio che<br />
ha scelto un mezzo clamoroso per rivelarsi,<br />
l’Incarnazione di suo Figlio. Pertanto nella nostra<br />
società dobbiamo guardarci dall’errore del relativismo<br />
religioso, per il quale una religione<br />
vale l’altra”. Lo ha detto il 26 ottobre a Roma<br />
il card. Francis Arinze, prefetto della<br />
Congregazione per il Culto Divino e la<br />
Disciplina dei Sacramenti, parlando agli studenti<br />
dell’ateneo pontificio Regina Apostolorum<br />
sul tema “la Chiesa cattolica e le religioni nel<br />
mondo”.<br />
Secondo l’eminentissimo Arinze, “tra le tendenze<br />
odierne da cui dobbiamo guardarci, oltre<br />
al relativismo religioso, ci sono anche lo scet-<br />
Diacono Pietro Latini<br />
Una assistenza che nasce da una contingenza<br />
- il bisogno concreto - e che cammina<br />
verso un fine - la promozione della<br />
persona nel bisogno - è la diaconia.<br />
Se l’assistenza rimanesse solo rimedio al<br />
bisogno non diventerebbe promozione<br />
della persona e non sarebbe<br />
diaconia: rimarrebbe generico<br />
e sterile umanitarismo che<br />
non rimuove le cause del bisogno<br />
che affannano il povero e<br />
che non si solleva troppo oltre<br />
l’egoismo (come donna Prassede<br />
nei “Promessi sposi” di A.<br />
Manzoni). Nella Chiesa primitiva<br />
gli Apostoli pensarono a Sette<br />
uomini di buona reputazione e<br />
corredati di altre virtù apostoliche<br />
perché nella Comunità le<br />
vedove venivano trascurate e per<br />
questo era sorto un dissidio. Dai<br />
sette arrivò un servizio che diede<br />
risposta alle sollecitazioni del<br />
bisogno ma che andò oltre la contingenza<br />
che le dettava. I sette<br />
avrebbero potuto limitarsi a servire<br />
le vedove e a calmierare i malcontenti,<br />
come il momento richiedeva. Lo Spirito<br />
invece li proiettò oltre. La loro assistenza<br />
è diventata diaconia apostolica che assiste<br />
i deboli, vince le divisioni e costruisce<br />
la koinonia; che attraverso la parola<br />
illumina e guida; che attraverso la liturgia<br />
santifica. Il loro servizio iniziò come<br />
assistenza, ma trascese l’assistenza e si qualificò<br />
come servizio apostolico. Il servizio<br />
alle mense è detto diaconia (At 6.3)<br />
e si dice che essi servono (diaconein). In<br />
questo concetto il loro servizio alla<br />
Chiesa strutturata non differisce dal servizio<br />
della parola, che è il compito che gli<br />
3 Novembre 2005<br />
Chiesa<br />
Nuova evangelizzazione, il Cardinale<br />
Arinze ammonisce:<br />
“Attenti al rischio<br />
del relativismo religioso”<br />
ticismo e l’agnosticismo,che fanno breccia<br />
in particolare tra i cristiani europei e che<br />
sono origine di tanta confusione sul piano<br />
dei valori. Dio invece – ha aggiunto –<br />
è per i cristiani misura e criterio di verità<br />
religiosa e nella rivelazione cristiana ci sono<br />
tutti i criteri oggettivi per valutare la bontà<br />
o l’iniquità di atti e pensieri”.<br />
Parlando della “missione” e dell’annuncio<br />
ai non credenti o ai credenti di altre religioni,<br />
il cardinale ha poi sottolineato che<br />
“la proposta della fede cristiana deve essere<br />
sempre ‘proposta’ e mai imposizione. Il<br />
fatto che la Chiesa e i cristiani siano presenti<br />
un po’ in tutte le nazioni è una prova<br />
pratica che il vangelo e il suo annuncio<br />
di salvezza vanno bene per tutta l’umanità”.<br />
La risposta dei Diaconi<br />
al bisogno: l’assistenza<br />
diventa diaconia<br />
apostoli si riservano: entrambi infatti servono!<br />
Il testo greco dice che gli apostoli<br />
“proscarteresomen te diaconia tu logu”.<br />
Ed il latino traduce “istantes ministerio verbi”.<br />
Come si vede, la stessa parola indica<br />
il servizio dei sette che servono a tavola<br />
e quello degli apostoli che predicano e<br />
pregano: segno che i due servizi sono l’identico<br />
servizio, altrimenti sarebbe stata<br />
spiegata la differenza. Le qualità descritte<br />
illuminano la riflessione: sono infatti<br />
qualità superflue per il servizio alle mense,<br />
ma sono qualità indispensabili per il<br />
servizio della parola. Si può anche<br />
aggiungere che nel seguito del racconto<br />
i sette non vengono mai presentati<br />
come incaricati dell’assistenza<br />
ai poveri ma addirittura<br />
Stefano e Filippo come<br />
predicatori ed apologeti di<br />
grande spessore. Le qualità menzionate<br />
pertanto hanno riferimento<br />
a questo ruolo. L’istituzione<br />
dei diaconi si pone quindi sin<br />
dall’inizio come diaconia che<br />
è:<br />
-diaconia della carità, l’assistenza<br />
al singolo ed alla koinonia;<br />
-diaconia della parola, l’attività<br />
di predicazione;<br />
-diaconia del culto, se è vero<br />
che la costruzione della comunità<br />
passa anche per il culto,<br />
come risulta dal racconto del<br />
martirio di Stefano e come risulta dalla attività<br />
di Filippo. Ciò significa che la diaconia<br />
è originariamente globale e specifica:<br />
se presa specificamente presenta la<br />
totalità; se presa nella totalità presenta le<br />
specificità. Oggi la diaconia è spesso mortificata:<br />
difettando o per la koinonia, o<br />
per la parola, o per il culto, od anche per<br />
tutti e tre gli aspetti messi insieme e rischia<br />
di ridursi ad essere semplice assistenzialismo<br />
delle varie mense del bisogno di oggi.<br />
A risentirne è la Comunità che più di prima<br />
ha bisogno della Koinonia che fa vivere,<br />
della Parola che illumina e della Liturgia<br />
che dà forza.
Don Dario Vitali*<br />
Richiesto dal direttore di proseguire la collaborazione<br />
a Ecclesia in cammino, mi sono<br />
chiesto quale argomento potessi trattare che<br />
potesse risultare di una qualche utilità per la<br />
crescita della nostra Chiesa locale. Mi è sembrato<br />
che l'argomento meno estemporaneo fosse<br />
una rilettura dei documenti del concilio Vaticano<br />
II. Non solo perché, a quarant'anni dalla sua<br />
chiusura, si fa un gran parlare del concilio Vaticano<br />
II: dibattiti, convegni, pubblicazioni ci sono<br />
stati anche per il quinto, il decimo, il ventesimo,<br />
il venticinquesimo e il trentesimo anniversario<br />
dell'apertura, della chiusura e magari<br />
dell'approvazione di ogni singolo documento.<br />
La ragione sta più in profondità, come<br />
lasciano intuire le prime parole di Benedetto<br />
XVI, il quale, nel suo discorso di elezione,<br />
4 Novembre 2005<br />
Chiesa<br />
ha subito affermato la sua ferma intenzione<br />
di proseguire nella linea aperta dal concilio.<br />
Perché il nuovo papa sente il bisogno e l'urgenza<br />
di rassicurare circa l'orientamento e l'ispirazione<br />
che assumerà il suo pontificato, affermando<br />
la sua fedeltà al Vaticano II? E perché<br />
un dibattito così serrato sull'eredità del<br />
concilio?<br />
Sicuramente perché il concilio è ancora vivo:<br />
il processo di recezione di ciò che lo Spirito<br />
ha detto alla Chiesa in quell'evento di<br />
immensa portata per il cammino del cristianesimo<br />
nella storia è ancora in atto. E non si<br />
è trattato di un cammino piano e pacifico. La<br />
stagione post-conciliare è stata difficile e tormentata,<br />
con fughe in avanti rispetto alle indicazioni<br />
dei documenti conciliari e contestazioni<br />
feroci al magistero della Chiesa, reo di<br />
imbavagliare una libertà da poco conquistata,<br />
ma anche con incredibili resistenze,<br />
come ha dimostrato il caso<br />
Lefevre, che ha portato addirittura<br />
a uno scisma dentro la Chiesa.<br />
E se Giovanni XXIII, in sede<br />
di indizione, si augurava - e invocava<br />
- per la Chiesa una nuova<br />
Pentecoste, molti nella<br />
Chiesa oggi (e non certo tra il<br />
popolo di Dio!) dipingono il concilio<br />
come la causa di tutti i mali.<br />
Come sia possibile questa forzatura<br />
quando i 16 documenti<br />
conciliari - 4 costituzioni, 10 decreti<br />
e 2 dichiarazioni) sono stati<br />
tutti approvati pressoché all'unanimità<br />
dagli oltre 2000 vescovi<br />
presenti in Vaticano, è difficile<br />
capire. La scappatoia oggi<br />
adottata è che il concilio, avendo<br />
carattere unicamente pastorale,<br />
non è vincolante e può quindi<br />
ritenersi opinabile; per cui si<br />
deduce e si afferma che ci possa<br />
essere un'altra Chiesa che non<br />
sia quella uscita dalle decisioni<br />
di un concilio dove l'intero<br />
episcopato ha voluto interrogarsi<br />
sulla natura e sul cammino della<br />
Chiesa nella storia.<br />
A ben vedere, poi, lo strappo del<br />
Vaticano II verso la Tradizione<br />
è solo nell'immaginazione di questa<br />
gente. Per rendersene conto,<br />
basta leggere i testi introduttivi<br />
ai vari documenti. A titolo<br />
esemplificativo, riporto il proemio<br />
alle costituzioni Dei Verbum<br />
sulla divina Rivelazione e Lumen Gentium sulla<br />
Chiesa: "In religioso ascolto della Parola<br />
di Dio e proclamandola con ferma fiducia, il<br />
sacro concilio aderisce alle parole di s. Giovanni,<br />
il quale dice: "Annunciamo a voi la vita eterna,<br />
che era presso il Padre e si manifestò in<br />
noi: vi annunziamo ciò che abbiamo veduto<br />
e udito, affinché anche voi abbiate comunione<br />
con noi, e la nostra comunione sia con il Padre<br />
e con il Figlio suo Gesù Cristo" (1Gv 1,2-3).<br />
Perciò, seguendo le orme dei concili Tridentino<br />
e Vaticano I, intende proporre la genuina dottrina<br />
sulla divina rivelazione e la sua trasmissione,<br />
affinché per l'annunzio della salvezza il mondo<br />
intero ascoltando creda, credendo speri, sperando<br />
ami" (DV 1). Se non bastasse, ecco il<br />
proemio della costituzione dogmatica Lumen<br />
Gentium sulla Chiesa: "Cristo è la luce delle<br />
genti, e questo sacro concilio, adunato nello<br />
Spirito santo, ardentemente desidera che<br />
la luce di Cristo, riflessa sul volto della Chiesa,<br />
illumini tutti gli uomini, annunziando il vangelo<br />
ad ogni creatura. E siccome la Chiesa è<br />
in Cristo come sacramento, cioè segno e strumento<br />
dell'intima unione con Dio e dell'unità<br />
del genere umano, continuando l'insegnamento<br />
dei precedenti concili, intende con maggiore<br />
chiarezza illustrare ai suoi fedeli e al mondo<br />
intero la sua natura e la sua missione universale"<br />
(LG 1). D'altronde, tutti sanno che<br />
il concilio Vaticano II si colloca in ideale continuità<br />
di tempo con il concilio Vaticano I, precipitosamente<br />
chiuso nel 1970, a causa dei noti<br />
fatti della presa di Roma da parte dei Savoia.<br />
Mi parrebbe che una rilettura dei documenti<br />
del Vaticano II sia utile per diversi motivi:<br />
a) perché permette di familiarizzarsi con un<br />
evento che costituisce una svolta fondamentale<br />
nella vita della Chiesa e comprenderne<br />
le ragioni;<br />
b) perché ci permette di entrare dentro il mistero<br />
della Chiesa e di conoscerne il volto;<br />
c) perché ci richiama i motivi fondamentali<br />
del nostro essere Chiesa, che i padri conciliari<br />
hanno espresso bene nelle pagine dei tanti<br />
documenti;<br />
d) perché frena la tentazione di pontificare sulla<br />
vita della Chiesa senza sapere e senza capire.<br />
Se questi brevi articoli spingessero qualche<br />
lettore a prendere in mano i documenti del concilio,<br />
facendoli oggetto di lettura e di riflessione,<br />
questa piccola rubrica mensile non sarà<br />
stata inutile.<br />
*Parroco e Teologo
Don Leonardo D’Ascenzo*<br />
Da quando Gesù ha chiamato a sé i primi<br />
discepoli, nella Chiesa ha preso piede la<br />
pastorale delle vocazioni, cioè l’apostolato rivolto<br />
alla promozione, all’animazione, all’impegno<br />
affinché nel popolo di Dio mai abbiano a mancare<br />
i sacerdoti e i religiosi.<br />
La pastorale vocazionale ha gli anni della<br />
Chiesa e ne ha rispecchiato sempre il<br />
contesto culturale e sociale.<br />
In questo articolo richiamiamo brevemente<br />
i documenti più significativi, sia<br />
della Santa Sede che della Conferenza<br />
Episcopale Italiana, che hanno segnato il<br />
cammino della pastorale vocazionale<br />
dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II.<br />
LA SANTA SEDE<br />
Il Decreto sulla formazione sacerdotale<br />
del Vaticano II, Optatam Totius, al numero<br />
2, a proposito della necessità di favorire<br />
le vocazioni sacerdotali afferma che<br />
tutto il popolo cristiano deve sentirsi responsabile.<br />
Ciò ha permesso di realizzare un<br />
vasto programma di pastorale vocazionale<br />
che possiamo sintetizzare in quattro tappe:<br />
Fase internazionale: Dal Concilio agli<br />
inizi degli anni ’70. Mediante alcuni congressi<br />
per i Direttori dei Centri Nazionali<br />
per le vocazioni si è cercato di operare una<br />
vasta sensibilizzazione in tutta la Chiesa<br />
per far conoscere le direttive del Concilio.<br />
Fase nazionale 1970-1977. Primo<br />
Congresso Internazionale dei Vescovi (1973).<br />
Si richiede alle Conferenze Episcopali dei<br />
vari paesi di elaborare un piano nazionale<br />
per le vocazioni.<br />
Fase diocesana. Richiesta della<br />
Santa Sede ai singoli vescovi di elaborare<br />
un piano d’azione diocesano per le vocazioni.<br />
Secondo Congresso Internazionale dei<br />
Vescovi (1981), “Sviluppi della cura pastorale<br />
delle vocazioni nelle Chiese particolari:<br />
esperienze del passato e programmi per l’avvenire”.<br />
Fase continentale: Primo Congresso<br />
Continentale dell’America Latina (1994) nel<br />
clima delle celebrazioni dei cinquecento anni<br />
dell’evangelizzazione di quel continente;<br />
Congresso Europeo (1997) sul tema Nuove<br />
vocazioni per una nuova Europa, è stato un<br />
momento fondamentale non solo per il nostro<br />
continente, ma anche per tutta la Chiesa. La<br />
domanda di fondo che è stata posta nella fase<br />
preparatoria, e a cui ha cercato di rispondere<br />
il Congresso, è stata la seguente: che cosa manca<br />
nella pastorale vocazionale di questo tempo<br />
per favorire più efficacemente le risposte?<br />
Quale potrebbe essere il “sussulto” idoneo ad<br />
aprire stagioni nuove nelle nostre Chiese?<br />
Semplificando molto si potrebbe dire che<br />
nella prima metà del ‘900 l’esigenza primaria<br />
era quella di reperire (reclutare) un numero<br />
sufficiente di vocazioni in grado di rispondere<br />
alle necessità spirituali e organizzative<br />
della Chiesa.<br />
Si comincia a parlare propriamente di pastorale<br />
vocazionale a partire dal Vaticano II. Il<br />
dato che emerge è che la pastorale delle voca-<br />
5 Novembre 2005<br />
Vocazioni<br />
La pastorale<br />
vocazionale<br />
dopo<br />
il Concilio<br />
Vaticano II<br />
zioni o vocazionale sarà sempre più allargata.<br />
Non solo rivolta alle vocazioni al sacerdozio<br />
ministeriale ma anche a tutte le vocazioni rientranti<br />
nella cosiddetta categoria di speciale consacrazione<br />
(sacerdoti, religiosi, missionari, membri<br />
di istituti secolari). Avviene così una sor-<br />
ta di vera e propria declericalizzazione.<br />
A LIVELLO DI CHIESA ITALIANA<br />
Piano nazionale per le vocazioni in Italia<br />
(1975): si prende atto della situazione complessa<br />
che si è creata nella chiesa e nel mondo,<br />
della crisi delle associazioni, della famiglia<br />
e dell’identità dei consacrati stessi, per cui<br />
si esprime la necessità di un approfondimento<br />
culturale e di una chiara programmazione,<br />
tenendo conto dei diversi compiti<br />
dei responsabili ai diversi livelli.<br />
Piano pastorale delle vocazioni nella<br />
Chiesa italiana (1985): impegno a costruire<br />
la Chiesa nella varietà di tutte le vocazioni<br />
e di tutti i ministeri. Insiste su una<br />
pastorale unitaria. La pastorale vocazionale<br />
è il collante unitivo di tutta la pastorale.<br />
La pastorale vocazionale richiede la<br />
preghiera incessante; proposta catechistica<br />
e celebrativa di qualità, testimonianza<br />
di volontariato. Una pastorale che rispetti<br />
la gradualità dell’età e della maturità dei<br />
destinatari e che proceda con un chiaro itinerario<br />
vocazionale fatto di annuncio, proposta<br />
e accompagnamento.<br />
La formazione dei presbiteri nella Chiesa<br />
italiana: (1989): nuove forme di accompagnamento<br />
vocazionale accanto al classico<br />
seminario minore; pastorale ordinaria<br />
come pastorale vocazionale e la pastorale<br />
giovanile con uno specifico itinerario<br />
vocazionale.<br />
XLVI Assemblea generale della CEI,<br />
svoltasi a Roma nel maggio del 1999 Le<br />
vocazioni al ministero ordinato e alla vita<br />
consacrata nella comunità cristiana.<br />
Si preoccupa di tradurre per l’Italia<br />
le prospettive affascinanti e ricche del documento<br />
Nuove vocazioni per una nuova Europa:<br />
attenzione alla risonanza vocazionale di<br />
ogni situazione, la vocazione cristiana è<br />
unica, anche se si esplicita in cammini diversi;<br />
preoccupazione di dar vita ad una cultura<br />
della vocazione all’interno della nostra società.<br />
* Direttore del Centro Diocesano Vocazioni
Mons. Franco Risi*<br />
Il deposito della fede, che è la Parola di Dio, messa<br />
nelle mani del catechista è sacra! Ciò si può<br />
affermare in tutta sicurezza perchè la Parola è il<br />
figlio di Dio, “In principio era la Parola, il Verbo, e<br />
la Parola si fece uomo” (Gv 1,1).<br />
“Dio, dopo aver parlato in vari modi al suo popolo<br />
per mezzo dei profeti, ultimamente parlò per mezzo<br />
del Figlio suo” (Eb 1, 1-1).<br />
Il catechista, apostolo quando catechizza, ha sul<br />
labbro la Parola che è Gesù, la verità che è Gesù.....come<br />
il sacerdote che distribuendo la Comunione, ha nelle<br />
mani la Vita che è Gesù.<br />
L’atto di annunciare la Parola di Dio è una comunione<br />
catechistica, come vi è la distribuzione della<br />
Comunione Eucaristica. In tutte e due i casi è<br />
sempre un donare Gesù, il quale è Verità ed è Vita.<br />
L’imitazione di Cristo conferma ciò, ma, sopratutto,<br />
la liturgia con la mensa della Parola e con quella<br />
dell’Eucaristia.<br />
Il catechista, quindi, non è mandato, inviato per imbottire<br />
le menti dei fanciulli con astratte nozioni, buone<br />
per una mnemonica gara catechistica, ma per<br />
annunciare il fatto della salvezza, la Parola di Gesù,<br />
che ci porta al Padre, per convertirci al Padre e<br />
far crescere Gesù in ogni anima, per opera dello<br />
Spirito Santo. Perciò la catechesi, bene intesa, ha<br />
come centro la Parola di Dio: Gesù Cristo, in quanto<br />
più che una nozione per l’intelligenza è la comunicazione<br />
di un fatto di salvezza, che il catechista<br />
deve vivere prima in se stesso.<br />
Egli non insegna un ritrovato frutto di personale e<br />
umana indagine, ma si deve formare, educarsi per<br />
poter annunciare con fedeltà:<br />
- quello che Dio ha rivelato nei secoli per ogni anima;<br />
- riverarlo nel modo con cui Dio lo ha rivelato;<br />
- per il fine che Dio si è proposto nel riverarlo.<br />
Ciò richiede, da parte del catechista, la fedeltà alla<br />
Parola di Dio. Il catechista è la persona che offre<br />
la propria opera a Dio, affinchè egli possa ancora<br />
parlare e agire nei credenti. Compito essenziale<br />
del catechista, quindi, è formarsi, educarsi ad interpretare,<br />
a comprendere con fedeltà la Parola di<br />
Dio che raggiunge la sua pienezza nella persona<br />
di Gesù Cristo. Un principio esegetico validissimo<br />
per ogni interpretazione della Parola è studiare il<br />
6 Novembre 2005<br />
Catechesi<br />
Il catechista<br />
e la parola<br />
(parte prima)<br />
testo nel suo contenuto. Il naturalista preferisce osservare<br />
il minerale nella roccia ove si trova incrostato,<br />
piuttosto che studiarlo sul suo tavolo di lavoro.<br />
Il testo è questo o quell’altro avvenimento biblico,<br />
attraverso cui Dio parla. Trova la sua piena chiarificazione<br />
nel suo contesto, ossia nel quadro delle<br />
circostanze particolari e nell’insieme dell’azione<br />
divina.<br />
L’interpretazione della Parola di Dio, che è uno<br />
dei compiti specifici della catechesi, la si può realizzare<br />
in tre operazioni essenziali.<br />
A) Situare la Parola viva di Dio nel suo contesto<br />
particolare. Il catechista imparerà a conoscere le<br />
circostanze particolari nelle quali Dio ha manifestato<br />
il suo intervento, di modo che possa interpretare<br />
meglio il significato di detto intervento, nel<br />
suo senso più vero e proprio. Egli deve fare un’ambientazione<br />
storica che abbraccia tutte le circostanze<br />
particolari di un determinato fatto. Esempio la chiamata<br />
di Abramo. Il catechista, inoltre, non dovrà<br />
mai sottovalutare che la Parola annunziata dalla<br />
Chiesa esige di essere posta sulla sommità del lucerniere<br />
e questo si realizza con la predicazione del<br />
Vangelo. Questa Parola rivelata va intesa nel senso<br />
interiore e spirituale spiegato dalla Chiesa stessa.<br />
Solo così, il Signore nostro Gesù Cristo, sapienza<br />
e parola connaturale con il Padre, potrà illuminare<br />
ogni uomo che si trova nel mondo. Se infatti<br />
la Scrittura non viene intesa spiritualmente, mostra<br />
solo un significato superficiale e parziale e non può<br />
far giungere al cuore dell’uomo tutta la sua ricca<br />
sostanza salvifica. Il catechista, quindi, è chiamato<br />
a non porre sotto il moggio la lucerna che deve<br />
accendere con la contemplazione personale e la<br />
pratica coerente della parola. Soltanto con questa<br />
formazione egli potrà situare la Parola, che è Dio,<br />
fonte di luce, nel cuore degli uomini. Questo comportamento<br />
è confermato dal Vangelo di San Matteo<br />
(5,15) con queste parole: “Né si accende una lucerna<br />
per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere<br />
perchè faccia luce a tutti quelli che sono nella<br />
casa”.<br />
B) Collegarla con il mistero totale della salvezza.<br />
Un avvenimento qualsiasi nella storia, la chiamata<br />
di Abramo, scavalca gli stretti limiti delle circostanze<br />
immediate ed assume un significato più ampio<br />
e completo se lo si proietta nella visione totale del<br />
piano divino della salvezza. La chiamata di<br />
Abramo è l’inizio d’una chiamata che si prolunga,<br />
si ripete e si perfeziona attraverso tutta la storia<br />
della salvezza. Il catechista, quando si pone in atteggiamento<br />
di contemplazione di qualsiasi segno biblico,<br />
non si può limitare a capire solo la spiegazione<br />
scientifica e razionale dell’episodio salvifico, ma<br />
lo deve collocare nella luce totale degli altri interventi<br />
di Dio, che lo portano, così, ad assimilare che<br />
Gesù è il centro e la soluzione di ogni autentico<br />
valore umano. Nulla vi è di reale se non in quanto<br />
unito a Gesù; tutto acquista valore in questa misteriosa<br />
relazione con Gesù. Gesù Cristo è alla confluenza<br />
dei grandi temi biblici, quali la vocazione,<br />
l’alleanza, il popolo di Dio, la benedizione etc. ed<br />
è la chiave di ogni fatto biblico.<br />
(continua nel prossimo numero)<br />
* Parroco della cattedrale
Don Giorgio Cappucci<br />
Nel primo degli articoli dedicati alla conoscenza<br />
della Istruzione “Redemptionis<br />
sacramentum” della Congregazione per<br />
il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti<br />
“su alcune cose che si devono osservare<br />
ed evitare circa la Santissima<br />
Eucaristia” ho trattato quello che ‘sta dietro’<br />
agli abusi.<br />
Ora passerò in rassegna quelli che in qualche<br />
modo potrebbero riguardare il<br />
nostro ambiente.<br />
Potrà essere utile conoscere i titoli degli<br />
otto capitoli nei quali è divisa l'Istruzione<br />
per avere una visione d'insieme dei temi<br />
trattati:<br />
I - La regolamentazione della sacra Liturgia<br />
[14-18]<br />
II - La partecipazione dei fedeli laici alla<br />
celebrazione dell'Eucaristia<br />
III - La retta celebrazione della santa Messa<br />
IV - La santa Comunione<br />
V - Altri aspetti riguardanti l'Eucaristia<br />
VI - La conservazione della Santissima<br />
Eucaristia e il suo culto fuori della Messa<br />
VII - I compiti straordinari dei fedeli laici<br />
[146-153]<br />
VIII - I rimedi [169-171]<br />
Penso di aver sintetizzato i primi due capitoli<br />
nell'articolo precedente.<br />
Ora possiamo riprendere dal terzo “La<br />
retta celebrazione della santa Messa”,<br />
seguendo gli argomenti nella successione<br />
stessa scelta dalla Congregazione.<br />
Questo capitolo comincia con la "La materia<br />
della Santissima Eucaristia" e precisa<br />
che "il pane utilizzato nella celebrazione<br />
del santo Sacrificio eucaristico<br />
deve essere azimo, esclusivamente<br />
di frumento" (n. 48). Questo punto non<br />
credo faccia problema dalle nostre parti.<br />
Però potrebbe essere un bel suggerimento<br />
quello che viene dopo. Ricordo<br />
che una volta, in un ritiro del clero, Dom<br />
Scicolone ci fece notare che era strano<br />
che alla "fractio panis" il sacerdote prima<br />
spezza l'Ostia, per indicare la condivisione<br />
e poi se la mangia tutta lui. Questa<br />
che poteva apparire una battuta spiritosa<br />
è diventato un consiglio entrato nella<br />
Istruzione: "In ragione del segno espresso,<br />
conviene che qualche parte del pane<br />
eucaristico ottenuto dalla frazione sia distribuito<br />
almeno a qualche fedele al<br />
momento della Comunione" (49). Ma anzi<br />
potrebbe essere bello consacrare anche<br />
più di una ostia grande e fare quindi una<br />
"fractio" un po' più corposa. Però, forse<br />
per evitare radicalizzazioni, si legge<br />
subito dopo "Le ostie piccole non sono<br />
comunque affatto escluse, quando il numero<br />
dei comunicandi, o altre ragioni pasto-<br />
7 Novembre 2005<br />
Eucaristia<br />
Dall’Istruzione Redemptionis sacramentum della Congregazione<br />
per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti<br />
La retta celebrazione<br />
della santa Messa<br />
rali lo esigano si usino, anzi, di solito<br />
particole per lo più piccole, che non richiedano<br />
ulteriore frazione".<br />
Si passa poi a trattare delle preghiere eucaristiche.<br />
E a questo proposito è detto:<br />
"Si usino soltanto le Preghiere eucaristiche<br />
che si trovano nel Messale<br />
Romano ….. Non si può tollerare che<br />
alcuni Sacerdoti si arroghino il diritto<br />
di comporre preghiere eucaristiche o modificare<br />
il testo di quelle approvate dalla<br />
Chiesa…". Quanto viene detto a proposito<br />
della Preghiera eucaristica, al n. 59, viene<br />
esteso a tutta la liturgia: "Si ponga<br />
fine al riprovevole uso con il quale i<br />
Sacerdoti, i Diaconi o anche i fedeli mutano<br />
e alterano a proprio arbitrio qua e là<br />
i testi della sacra Liturgia da essi pronunciati".<br />
Mi sembra che ormai la cosa sia abbastanza<br />
rientrata, però per un certo<br />
periodo, e forse in qualche caso, ma sempre<br />
più sporadico, ancora adesso i<br />
sacerdoti avevano invitato a dire il "Per<br />
Cristo, con Cristo…." a tutta l'assemblea.<br />
Anche a questo proposito la<br />
Chiesa interviene e ricorda: "La recita<br />
della Preghiera eucaristica, che per sua<br />
stessa natura è come il culmine dell'intera<br />
celebrazione, è propria del Sacerdote,<br />
in forza della sua ordinazione. È, pertanto,<br />
un abuso far sì che alcune parti<br />
della Preghiera eucaristica siano recitate<br />
da un Diacono, da un ministro laico oppure<br />
da uno solo o da tutti i fedeli insieme.<br />
La Preghiera eucaristica deve,<br />
dunque, essere interamente recitata dal<br />
solo Sacerdote" (52).<br />
Ai tempi in cui tutta la preghiera eucaristica<br />
veniva pronunciata dal solo<br />
sacerdote, forse per creare un più intenso<br />
clima di raccoglimento, l'organo suonava<br />
melodie dolcissime (l'Adagio di<br />
Albinoni ecc.). Da quando però la preghiera<br />
eucaristica viene pronunciata a<br />
voce alta è più giusto che i fedeli vengano<br />
messi nella condizione migliore per<br />
capirla. Perciò è scritto: "Mentre il Sacerdote<br />
celebrante recita la Preghiera eucaristica,<br />
non si sovrappongano altre orazioni o<br />
canti, e l'organo o altri strumenti musicali<br />
tacciano, salvo che per le acclamazioni<br />
del popolo ….." (53).<br />
Per accompagnare con il gesto corrispondente<br />
le parole del racconto della<br />
istituzione dell'Eucaristia arrivati al<br />
"….prese il pane, lo spezzò" c'è chi spezza<br />
subito l'ostia. Ma: "In alcuni luoghi<br />
è invalso l'abuso per cui il Sacerdote spezza<br />
l'ostia al momento della consacrazione<br />
durante la celebrazione della santa<br />
Messa. Tale abuso si compie, però, contro<br />
la tradizione della Chiesa e va riprovato<br />
e molto urgentemente corretto" (55).<br />
Ho sempre apprezzato unire alle parole<br />
il gesto corrispondente e quindi le intenzioni<br />
di chi accompagnava il gesto dello<br />
spezzare il pane. Però mi piacerebbe<br />
sapere perché non sono coerenti fino<br />
in fondo. Il racconto continua con<br />
"….e lo diede loro". Lo fanno?<br />
Distribuiscono immediatamente il pane<br />
spezzato o lo rimandato a dopo? E allora<br />
se rimandano questo perché non anche<br />
l'altro? Penso che potremmo considerare<br />
la frase "prese il pane, lo spezzo e lo diede<br />
loro" come una specie di riassunto,<br />
di titoli di azioni che vengono compiute<br />
in maniera completa in successione dando<br />
ad ognuna di esse uno spazio temporale<br />
cònsono.
8 Novembre 2005<br />
I ‘numeri’ della <strong>Diocesi</strong><br />
In questa pagina si vuole dare una panoramica<br />
delle dimensioni numeriche, sia<br />
del clero diocesano che di quello appartenente<br />
agli istituti religiosi e residente<br />
in diocesi. Così nel Grafico 1, si ha una<br />
distribuzione dei 41 sacerdoti diocesani,<br />
cioè del clero secolare, a seconda<br />
del decennio di nascita. Nel grafico<br />
2, si ha una contabilità di tutti i sacerdoti,<br />
sia diocesani che religiosi, così,<br />
mentre 5 sacerdoti diocesani svolgono<br />
servizio pastorale fuori della diocesi<br />
(di cui tre all’estero), viceversa ci sono<br />
tre sacerdoti, incardinati in altre diocesi,<br />
che fanno servizio nella nostra<br />
diocesi; altresì sono ben 42 sono i sacerdoti<br />
religiosi che svolgono attività pastorale<br />
in diocesi.<br />
Nel Grafico 3. si evince come, oramai,<br />
la presenza straniera è diffusa anche nei<br />
sacerdoti: gli stranieri sono un quarto del<br />
totale di 86.<br />
Tra questi, la presenza maggiore (Argentina)<br />
è dovuta ad un unico Istituto religioso<br />
maschile, da pochi anni presente nella<br />
nostra diocesi.<br />
Cospicua anche la presenza femminile (grafico<br />
4), con 219 suore, quasi tutte di diritto<br />
pontificio; è da avvertire che ci sono<br />
numerose altre realtà che non è possibile<br />
inquadrare in queste categorie. Nel<br />
grafico 5, si osserva come sono rette le<br />
nostre 27 parrocchie, di cui due amministrate<br />
da sacerdoti, in mancanza del parroco.<br />
A questi vanno aggiunti dodici diaconi<br />
permanenti.<br />
Tonino Parmeggiani
Enrico Mattoccia<br />
Il recente messaggio del Presidente della Repubblica<br />
al Congresso della Società "Dante Alighieri", tenutosi<br />
a Malta, ci spinge a rileggere il nostro sommo Poeta.<br />
Un impegno questo che diventa segno della nostra<br />
italianità; per Ciampi infatti Dante è un simbolo dell'unità<br />
nazionale, perché "attraverso la lingua ha dato agli<br />
Italiani il primo tratto di unità nazionale".<br />
Senza la pretesa di competere con gli esperti, proponiamo<br />
qualche spunto sulla fede di Dante che, secondo<br />
alcuni storici, nei primi anni dell'esilio, aveva studiato<br />
teologia alla Sorbona di Parigi.<br />
Dante è convinto del valore dell'uomo, anzi gli assegna<br />
il dovere di giungere nel pensiero e nell'azione, al<br />
massimo delle sue possibilità: così facendo si distingue<br />
dai bruti(Inf. 26,118-119). L'uomo però deve anche<br />
saper riconoscere i suoi limiti. Il Poema è tutto un susseguirsi<br />
di incitamenti ad osare e di moniti ad essere<br />
umili di fronte a verità e realtà che superano la situazione<br />
e le capacità dell'uomo. Tali realtà sono raggiungibili<br />
solo attraverso la fede, la quale perciò non è una debolezza<br />
ma il naturale approdo della mente umana, la<br />
base "sovra la quale ogni virtù si fonda" (Par. 24, 90).<br />
Nel Paradiso specialmente, Dante ripete ai contemporanei<br />
ed ai posteri: "Credo! Credo!" (Par. 24,130.139.140;<br />
Inf. 4,36 ss.).<br />
La fede, fondata su prove fisiche, metafisiche, storiche…(Par.<br />
24,133-136; Purg. 27,76-87) e specialmente<br />
sulla Parola di Dio (Par. 19,41) e sui miracoli narrati<br />
9 Novembre 2005<br />
I ‘numeri’ della <strong>Diocesi</strong><br />
Grafico 3<br />
Sacerdoti residenti<br />
in diocesi e fuori,<br />
per nazione<br />
di provenienza<br />
Grafico 5<br />
Parrocchie della <strong>Diocesi</strong><br />
La fede secondo Dante Alighieri<br />
nella S. Scrittura (Par. 24, 101-102),<br />
non "s'inforza", cioè non patisce<br />
incertezze o dubbi e, se tutti la<br />
intendessero bene, sulla terra non<br />
"avria luogo ingegno di sofista"(Par.<br />
24,81).<br />
Basandosi su s. Paolo (Ebr.<br />
11,1), Dante dà della fede questa<br />
celebre definizione: "Fede è<br />
sustanzia di cose sperate/ ed argomento<br />
delle non parventi;/ e questo<br />
a me pare sua quiditate"(Par.<br />
24,64-66). La fede è quindi il principio<br />
fondamentale su cui poggia<br />
la speranza nella vita eterna<br />
e la premessa per cui argomentiamo<br />
su cose che non vediamo.<br />
La fede abbraccia il cammino di<br />
tutta l'umanità verso Dio: "Quei che<br />
cedettero in Cristo venturo" e "quei<br />
ch'a Cristo venuto ebbero li<br />
visi"(Par. 32,24.27); essa però finirà in paradiso, dove<br />
"si vedrà ciò che tenem per fede"(Par. 2,43).<br />
La fede è necessaria per raggiungere il cielo: "Lo ciel<br />
perderei per non aver fe'"(Pur. 7,98; Inf. 4,34-42), ma<br />
deve essere unita alle opere. Dante rampogna aspramente<br />
coloro che gridano: "Cristo, Cristo" (Par.<br />
19,106) e poi non operano coerentemente con quanto<br />
credono o dicono di credere. Le opere difformi dalla<br />
fede li mettono in una posizione lontana da Cristo,<br />
Cappella del Bargello -<br />
Giudizio Finale,<br />
particolare dei beati<br />
(incluso Dante)<br />
Grafico 4<br />
Religiose<br />
professe<br />
per tipo<br />
di istituto<br />
anzi più lontana da quella di coloro<br />
che non lo conobbero, cioè i<br />
pagani (Par. 19,108.109; cfr. Mt.<br />
8,11-12). Ai nostri giorni accade<br />
che si pensi e si dica che, in fondo,<br />
tutte le fedi sono uguali se<br />
non inutili; basta fare del bene.<br />
Dante è chiaro: "La fe', senza la<br />
qual ben far non basta"(Pur. 22,60)<br />
e si colloca così nella sana e tradizionale<br />
dottrina della Chiesa.<br />
Le tre cantiche della Commedia<br />
sono anche l'esposizione dei premi<br />
e delle pene che nell'altra vita<br />
si godono o si patiscono per le<br />
opere compiute nella vita presente,<br />
a seconda della coerenza<br />
con la fede professata.<br />
Come è noto, Dante censurò<br />
aspramente alcuni ministri della<br />
religione a causa della loro<br />
condotta<br />
non ispirata certo al Vangelo (cfr. Par. 27,22ss.) ma ciò<br />
non indica affatto una diminuzione di rispetto per la religione<br />
o per la Chiesa "sposa di Cristo" (Par. 27,40).<br />
Rileggere la Commedia alla ricerca dei riferimenti religiosi<br />
di cui è ricca, può riuscire d'aiuto a "rispolverare"<br />
quelle verità che la Chiesa attuale ci ha riproposto<br />
nel "Compendio del Catechismo" e che Dante pone<br />
come fondamento dell'ascesa dell'uomo verso Dio.
Sara Bianchini<br />
"La casa sul confine<br />
dei ricordi…<br />
oscura e silenziosa<br />
se ne sta, e tu<br />
ricerchi là le tue<br />
radici, se vuoi<br />
capire l'anima che<br />
hai…". Recita così<br />
il testo di una<br />
famosa canzone<br />
di Francesco<br />
Guccini "Radici".<br />
Dallo scorso anno<br />
ad oggi, dalla nascita<br />
di "Ecclesia"<br />
ad oggi, non abbiamo<br />
ancora trovato<br />
il modo di riflettere<br />
su un tema che<br />
definirei, "ironicamente","familiare":<br />
quello della<br />
casa. Tutte le<br />
nostre comunità,<br />
mediante i loro<br />
gruppi Caritas,<br />
hanno aiutato in<br />
questi anni famiglie o singoli individui a<br />
cercare e trovare casa. La casa è veramente<br />
una realtà familiare, in quanto accomuna,<br />
particolarmente nelle difficoltà che ne<br />
concernono la ricerca, poveri e ricchi.<br />
Cos'è una casa? Perché costituisce un problema?<br />
Propongo una riflessione incrociata<br />
fra quella che è la nostra esperienza quotidiana<br />
e qualche considerazione "dotta" sul<br />
tema del "mattone". Iniziamo intanto dalla<br />
parola. Il Vocabolario della lingua italiana<br />
di N. Zingarelli scrive così: "Casa -<br />
Edificio di uso privato. (1) Costruzione elevata<br />
dall'uomo a scopo di abitazione per una<br />
o più famiglie. […] (2) Dimora abituale di<br />
una o più persone. […] (4) Ambiente, nucleo<br />
e vita familiare".<br />
Fra le situazioni che ci si propongono abitualmente<br />
nei nostri centri di ascolto,<br />
sicuramente annoveriamo la famiglia che<br />
non ce la fa a pagare l'affitto, la famiglia<br />
con uno sfratto imminente o peggio con uno<br />
sfratto a breve esecutivo. Perché? Perché<br />
chi procurava i soldi per pagare l'affitto ha<br />
perso il lavoro, o perché ci si appoggiava<br />
su di una pensione sulla quale ora non si<br />
può più contare, o perché la casa affittata<br />
"serve" - presumibilmente - di nuovo al suo<br />
proprietario: forse uno dei suoi figli si sposa,<br />
forse vuole affittare ad un prezzo maggiore.<br />
Non prendiamo in considerazione altri<br />
due casi tipici: il primo di tipologia analoga<br />
a due precedenti, la coppia che cerca casa<br />
per sposarsi e che non la trova, perché gli<br />
affitti sono troppo alti, perché non può permettersi<br />
un mutuo (possiamo domandarci<br />
se qui siamo già nell'emergenza o meno, come<br />
è invece sicuramente per le due situazioni<br />
di cui sopra); il secondo, leggermente diverso,<br />
cioè l'immigrato che vive in uno spazio<br />
ristretto con tante altre persone, vive in<br />
condizioni cioè quasi disumane. E poi c'è<br />
10<br />
chi è per strada: una realtà forse non ancora<br />
troppo visibile (o per lo meno non troppo<br />
attraente per la nostra attenzione) nelle<br />
cittadine e nei paesi della nostra diocesi.<br />
Da una parte dunque lo scopo abitativo (significati<br />
1 e 2 del Vocabolario), dall'altro una<br />
finalità più di ordine emotivo, psicologico,<br />
personale: la casa come luogo in cui si costruiscono<br />
relazioni che qualificano la nostra vita<br />
quotidiana.<br />
Perché le case non ci sono? Perché gli affitti<br />
sono troppo alti? Perché anche chi ha casa<br />
e lavoro, rischia comunque di trovarsi in situazione<br />
di precarietà? Perché poi, per alcune<br />
categorie (disabili, anziani, immigrati)<br />
le cose sono ancora più difficili?<br />
Lo scorso anno, la rivista IC (Italia Caritas)<br />
proponeva un articolo attento e completo<br />
in proposito, firmato da Marco Toti e Pietro<br />
Gava. "Sembra un controsenso. In Italia aumenta<br />
in modo evidente il numero delle costruzioni<br />
(incluse quelle abusive che beneficiano<br />
dei ripetuti condoni) e nello stesso tempo<br />
permane l'emergenza abitativa per molte famiglie.<br />
È un segno dei tempi, un'amara schizofrenia<br />
e una inossidabile fame di alloggio.<br />
Individuarne le cause non è compito<br />
agevole" 1 . Gli autori indicavano vari fattori<br />
concorrenti: diminuisce la popolazione,<br />
ma aumenta il numero delle famiglie,<br />
le quali tuttavia riducono la loro numerosità.<br />
Siamo di meno, ma ci sono più famiglie,<br />
più piccole: servono dunque più case<br />
piccole, e non si possono più utilizzare i "grandi<br />
casermoni" del passato. Cambia l'andamento<br />
dell'economia, si ritorna ad investire<br />
nel mattone, nel mercato immobiliare, per<br />
tutelare i propri risparmi. A fine ottobre del<br />
2004 (esattamente un anno fa), una sentenza<br />
della Corte Costituzionale fermava le proroghe<br />
degli sfratti: quanta gente è "finita per<br />
Novembre 2005<br />
strada allora"? E quanta ne sta per finire adesso?<br />
Noi Caritas parrocchiali sappiamo<br />
quanti altri sfratti stanno per partire nelle<br />
città della nostra diocesi? Chi deve fare cosa?<br />
Sappiamo quali sono gli impegni formali<br />
dei nostri comuni in proposito? Sappiamo<br />
cosa deve essere per legge garantito ai nuclei<br />
familiari? Siamo sufficientemente informati<br />
sui "diritti", per sapere da chi andare a chiedere<br />
cosa, e per sapere come e dove cercare<br />
di supplire con la "carità"? Siamo convinti,<br />
siamo d'accordo che anche in questo<br />
la Caritas non dovrebbe cercare la casa, ma<br />
lavorare nell'animazione della comunità civile<br />
perché chi di competenza lo faccia?<br />
Passiamo ora al secondo significato, alle finalità<br />
relazioni e umane che una casa permette<br />
di realizzare. Direi che, a guardare la situazione,<br />
sembra che non possiamo permetterci<br />
una riflessione in proposito. Non ci scandalizza<br />
troppo che i più poveri vivano ammassati<br />
in alloggi quasi inesistenti, come non<br />
ci scandalizza che spesso le case siano "brutte",<br />
collocate in quartieri che urbanisticamente<br />
non valgono nulla, in zone che non<br />
aiutano affatto a crescere nell'armonia, a migliorare<br />
la qualità della vita, in zone senza servizi,<br />
o con strutture inservibili per anziani<br />
e disabili! Certo, si può rispondere: "Quando<br />
uno rischia di stare per strada, meglio un<br />
quartiere brutto e degradato, che il marciapiede!".<br />
Chiaro che sì. Ma perché non possiamo mai<br />
pretendere un diritto fino in fondo? Perché<br />
oltre alle quattro mura non dobbiamo avere<br />
anche la chance di "crescere" in un posto<br />
bello, adatto a farmi sentire partecipe alla<br />
vita della comunità fra le cui mura abito,<br />
responsabile anche io della piazza, degli alberi,<br />
della strada, dei servizi, delle persone che<br />
costituiscono il quartiere dove sorge la mia<br />
casa?<br />
(continua alla pagina seguente)
(continua dalla pagina precedente)<br />
Bulgari, rumeni, albanesi… italiani in<br />
miseria: è evidente che una "politica" comunitaria<br />
una politica di integrazione passa anche<br />
per la sicurezza e la qualità della vita che<br />
riusciamo ad offrire a queste persone: ed<br />
una casa "decente", ne costituisce parte essenziale.<br />
Perché non è possibile? Qualche giorno<br />
fa, leggevo il resoconto di un convegno<br />
filosofico svoltosi ad Alghero sul tema dell'abitare.<br />
All'inizio mi sono sentita irritata<br />
e offesa; l'autore Antonio Gnoli riporta prima<br />
le parole del filosofo M. Heidegger interrogato<br />
circa la crisi degli alloggi negli anni<br />
'50, e poi riporta le proprie considerazioni<br />
personali: " "Per quanto dura e penosa,<br />
per quanto grave e pericolosa sia la scarsità<br />
di abitazioni, l'autentica crisi dell'abitare<br />
non consiste nella mancanza di abitazioni.<br />
[…] La vera crisi dell'abitare consiste<br />
nel fatto che i mortali sono sempre in<br />
cerca dell'essenza dell'abitare, che essi devono<br />
anzitutto imparare ad abitare". […] La<br />
crisi dell'abitare [è…] una crisi dovuta essenzialmente<br />
all'instabilità dell'uomo contemporaneo<br />
che abita la casa, la città, la metropoli,<br />
il paese senza più radici" 2 . Il problema<br />
sarebbe di ordine "esistenziale", per dirlo<br />
con termini impropri, un problema più legato<br />
al senso della nostra vita, al nostro essere<br />
sperduti, senza radici, senza sicurezze.<br />
Il primo significato apparente è che il problema<br />
materiale delle quattro mura sia in<br />
realtà un falso problema. Ma questo non corrisponde<br />
all'esperienza dei nostri centri di<br />
ascolto. A rifletterci meglio su, però, si può<br />
leggere in queste righe la spinta a passare<br />
ad un livello superiore: a chiedersi cioè, cosa<br />
11<br />
realmente rappresenti la possibilità di avere<br />
una casa stabile e "bella" (integrata). È<br />
un invito alle nostre Caritas a fare ancora<br />
di più di quanto fanno: a cercare cioè quali<br />
condizioni materiali permettano una sicurezza,<br />
una tranquillità a livello di relazioni,<br />
di dinamiche familiari; quali condizioni<br />
materiali siano necessarie perché in loro<br />
assenza si pregiudica non solo la sopravvivenza<br />
fisica, ma la vita di ordine "spirituale":<br />
la serenità, la gioia, la possibilità del<br />
riposo, del gratuito, del mettere radici perché<br />
ci si sente agenti pieni e responsabili<br />
delle sorti di un paese, di un quartiere, di<br />
una nazione.<br />
Un impegno, una piccola sfida per i nostri<br />
gruppi: cerchiamo di ricostruire quante e<br />
quali persone ci hanno contattato per l'emergenza<br />
casa in questi ultimi due anni; cerchiamo<br />
di ricostruire i modi in cui le abbiamo<br />
aiutate; cerchiamo di chiederci come dobbiamo<br />
animare la comunità civile affinché<br />
emergano soluzioni - da parte di chi di competenza<br />
- in questo settore; cerchiamo di<br />
chiederci inoltre se e come la mentalità corrente<br />
che caratterizza anche noi cattolici ("ognu-<br />
Novembre 2005<br />
no a casa sua"; "questo è mio e agli altri<br />
do ciò che mi avanza, non ciò che mi serve,<br />
nemmeno per un'emergenza") influisca<br />
- positivamente o negativamente - sulla necessità-casa<br />
(non sarà forse che oltre a soluzioni<br />
istituzionali, sarà necessario un surplus<br />
di disponibilità e generosità nel mettere<br />
a disposizione ambienti di proprietà personale<br />
magari ad affitti "umani", o in "prestito"<br />
per brevi periodi di emergenza: il che<br />
vale anche per le parrocchie, le strutture religiose?!?).<br />
E da ultimo chiediamoci come<br />
possiamo iniziare a lavorare su una delle<br />
aree di bisogno che Caritas Italiana ha individuato<br />
da tempo, cioè quella della riqualificazione<br />
e dello sviluppo ambientale.<br />
Note:<br />
1 M. TOTI, P. GAVA, "Investiamo nel mattone<br />
ma la casa è un'emergenza" in IC (novembre<br />
2004), 8.<br />
2 A. GNOLI, "Martin Heidegger e la crisi<br />
delle case" in La Repubblica (12/10/2005),<br />
50.<br />
Terremoto e tempesta tropicale,<br />
l’intervento della Caritas<br />
in Pakistan e Guatemala<br />
Nelle ultime settimane due grandi emergenze hanno sconvolto zone<br />
già segnate dalla precarietà. Alcune violente<br />
scosse di terremoto hanno devastato l'area<br />
del Kashmir tra il Pakistan e l'India con almeno<br />
35.000 morti. Le Caritas locali (Pakistan<br />
e India) stanno allestendo campi di accoglienza<br />
con servizi socio-sanitari.<br />
Anche l'America Centrale è stata flagellata<br />
da calamità naturali, in modo particolare<br />
sul Guatemala si è abbattuta la tempesta<br />
tropicale "Stan". Qui centinaia di comunità<br />
e villaggi della costa sud-occidentale<br />
sono rimaste completamente allagate senza<br />
comunicazione.<br />
In tutte e due le situazioni, la Caritas Italiana<br />
ha dato disponibilità ad intervenire sia con<br />
personale proprio (monitoraggio iniziale -<br />
progettazione di priorità - accompagnamento<br />
posteriore al trauma) sia con aiuti economici.<br />
La Conferenza episcopale italiana ha<br />
stanziato tre milioni di euro e invita le Chiese<br />
diocesane ad aderire alla raccolta avviata<br />
da Caritas Italiana per sostenere gli interventi<br />
avviati e quelli futuri.<br />
La Caritas di <strong>Velletri</strong>-<strong>Segni</strong> sollecita tutte le<br />
comunità parrocchiali, religiose e i movimenti<br />
ecclesiali ad accogliere queste richieste che<br />
provengono da zone colpite duramente. Come<br />
scadenza per raccogliere i fondi, indichiamo<br />
la fine del mese di novembre 2005. Le<br />
somme raccolte potranno essere consegnate<br />
ai membri dell'equipe diocesana o in sede<br />
Caritas (piazza Ignazio Galli 7 - martedì e giovedì dalle 9 alle 12.
Mille fedeli della <strong>Diocesi</strong><br />
all’incontro del Papa<br />
con i bambini<br />
della prima comunione<br />
Mons. Paolo Picca<br />
Sabato sera 15 ottobre Piazza San Pietro era<br />
gremita di fedeli come nelle grandi circostanze.<br />
Circa 150.000 coloro che hanno risposto all’invito<br />
di Benedetto XVI per festeggiare con<br />
i bambini di prima Comunione, con i loro<br />
genitori e i catechisti l’anno dell’Eucaristia.<br />
In un primo momento si era pensato di convocare<br />
i bambini di Roma, poi si è allargato<br />
anche alle diocesi del Lazio, infine si è<br />
aperto anche alle altre diocesi italiane. Il tempo<br />
sereno ha favorito la partecipazione festosa.<br />
All’arrivo del Papa uno sventolio di fazzoletti<br />
bianchi ha animato tutta la piazza. Per<br />
ben venti minuti il Santo Padre Benedetto<br />
XVI ha percorso in papamobile tutta la piazza<br />
cercando di farsi vicino a tutti. Poi è iniziata<br />
la seconda parte della festa con un momento<br />
di catechesi e di preghiera. Il Papa, il grande<br />
teologo, ha risposto con chiarezza e semplicità<br />
alle domande dei bambini, come un<br />
catechista, anzi come un papà con i figli.<br />
Caro Papa, quale ricordo hai della tua Prima<br />
Comunione? Così ha esordito Andrea.<br />
«Era una domenica di sole del 1936. Avevo<br />
9 anni. Eravamo in 30 bambini. Quel gior-<br />
Guido Basile<br />
Accidenti anche questa mattina la sveglia ha suonato<br />
alle sei ! Svegliarsi adesso e di sabato sembra un<br />
controsenso. Non è vero! Ci penso un attimo e sono<br />
già in piedi. Scendo dal letto con il piede sinistro ed<br />
inizio a trafficare. Non viviamo ancora nella casa del<br />
futuro, con tecnologie al nostro servizio, pareti che respirano<br />
e tetti che seguono il sole. Dalla mia energia cerco<br />
di ricavare forma a quello che sarà realtà solo tra<br />
pochi anni. A sentire quello che accade nel Nord Europa<br />
ed immancabilmente in America, dove si progetta con<br />
la bioarchitettura per vivere meglio,tra alcuni decenni<br />
metteremo d’accordo progresso e natura. Volesse<br />
il cielo!<br />
Il coperchio delle nostre case conterrà cellule di silicio,<br />
i muri saranno edificati in lega di alluminio frammisto<br />
a paglia e vivremo di energia autoprodotta. Abitazioni<br />
fatte di argilla e fieno pressato intonacato, rifacendosi<br />
alle antiche tradizioni delle città indiane del New Messico.<br />
Grazie alla corretta esposizione alla luce del sole, ci<br />
orienteremo con le stanze come girasoli. Trarremo dal<br />
calore del pianeta tutti i benefici possibili per la vita.<br />
La bioarchitettura supera l’idea dello stile, è biocompatibile,<br />
non danneggia l’uomo. Si basa sulla geografia,<br />
sulla storia, indica i canoni per costruire le case degli<br />
uomini pensando alle tradizioni di chi in esse vivrà.<br />
La caffettiera nel frattempo brontola e mi affretto a sorbirne<br />
una tazzina del suo magico contenuto.<br />
E’ proprio vero che nella vita tutto si fa per amore. Come<br />
in una clessidra siamo dei piccoli granelli di sabbia<br />
che scivolano in leggerezza.<br />
A volte, possiamo accorgerci che dormiamo solo il tempo<br />
sufficiente per essere in forma il giorno dopo. Coricarsi<br />
ed alzarsi sempre alla stessa ora sembra una piccola<br />
Il sonno<br />
10 Novembre 2005<br />
Eventi<br />
no ho capito che Gesù era entrato<br />
nel mio cuore. È stato un dono<br />
d’amore che vale più di qualsiasi<br />
altra cosa nella vita. Con la prima<br />
comunione inizia una nuova tappa<br />
della vita. La cosa importante<br />
è rimanere fedeli a questo inizio<br />
e dire al Signore: “Vorrei essere<br />
sempre con te ma so che innanzitutto<br />
Tu sei con me”».<br />
Sorrideva soddisfatto il Papa mentre<br />
ascoltava le domande birichine<br />
dei bambini.<br />
È necessario confessarsi sempre<br />
prima di fare la comunione ? ha<br />
continuato Livia.<br />
«Non è necessario - ha risposto il<br />
Papa -. Lo è soltanto se si commettono peccati<br />
gravi, peccati mortali, che offendono profondamente<br />
l’amicizia con Dio. In questo caso,<br />
siccome l’amicizia è distrutta, è necessario<br />
ricominciare di nuovo. Però è utile confessarsi<br />
con regolarità. Spesso la sporcizia non<br />
si vede. E se uno non la toglie mai via, essa<br />
si accumula e non si sa di averla in casa.<br />
Allora è utile togliere spesso la sporcizia per<br />
rimanere puliti».<br />
È la volta di Andrea: Gesù è presente<br />
semplice regola per combattere gli allarmi<br />
che generano le società ad alto sviluppo.<br />
L’ansia è il più terribile dei nostri nemici. Milioni<br />
di persone, tutti alle prese con la propria produttività,<br />
da essa deriva l’insonnia degli ansiosi che faticano<br />
ad addormentarsi. Quando si dorme troppo poco e<br />
ci si sveglia troppo presto potremmo essere afflitti da<br />
depressione. L’insonnia intermedia è invece quella che<br />
si caratterizza quando ci svegliamo per problemi psichici<br />
o fisici. Un viaggio, un esame, un appuntamento<br />
importante ? Chi riesce a ben riposare quando si è<br />
sovraeccitati? Si tratta in questo caso di insonnia occasionale.<br />
Disegno il progetto del mio giorno e non vedo l’ora<br />
di tuffarmi in mezzo ai miei simili. Ora passo tra i banchi<br />
del mercato, sento le parole, i saluti. Ad un tratto<br />
mi sembra di rivedere tutti i colori di Guttuso. Dal banco<br />
della pescheria una orata mi strizza l’occhio atteggiando<br />
ad un sorriso. La pescivendola soggiunge : “<br />
Professo’ … ciò le alici fresche, se le piglia tutte solo<br />
5 euro!”<br />
Anche se barba non facit philosophum mi compiaccio<br />
per l’appellativo rivoltomi e procedo all’acquisto<br />
constatando la freschezza del pescato.<br />
In realtà non sono un esperto di bioritmi, non tengo<br />
lezioni e non me ne intendo di ingegneria. Ho divagato<br />
da un tema all’altro perché non dimentico le cose<br />
interessanti che mi capita di leggere e di cui altri uomini<br />
hanno avuto modo di scrivere e parlare.<br />
Parlando del sonno ( e ricordandomi dei sogni che<br />
ci aiutano a vivere), credo che sia utile chiudere con<br />
un consiglio. E’ importante tenere sul comodino un<br />
libro piacevole e rilassante : leggerne qualche pagina<br />
la sera porta serenità, così come quando si leggono<br />
favole ai bambini.<br />
nell’Eucaristia. Ma come? Io non lo<br />
vedo.<br />
«...non vediamo tante cose che esistono e<br />
sono essenziali. Ha risposto il Papa. Per esempio<br />
non vediamo la nostra intelligenza..la<br />
nostra anima... la corrente elettrica... ma possiamo<br />
vederne e sentirne gli effetti. Le cose<br />
più profonde, quelle che portano la vita sono<br />
quelle che non si vedono. Eppure di esse possiamo<br />
vederne gli effetti. Gesù non lo vediamo,<br />
ma dove c’è Gesù, gli uomini cambiano,<br />
diventano migliori. Non vediamo il Signore,<br />
ma vediamo gli effetti, così possiamo capire<br />
che Gesù è presente.».<br />
... Spesso i nostri genitori non ci accompagnano<br />
alla domenica alla Messa, perchè<br />
dormono. ... puoi dire anche a loro una<br />
parola ...? a questa domanda di Giulia, il<br />
Papa è scoppiato in una risata spontanea poi<br />
ha risposto:<br />
«Con rispetto e amore si può dire loro: cara<br />
mamma, caro papà ... è importante per noi<br />
tutti incontrarci con Gesù. Questo ci arricchisce.<br />
Se lo si incontra ci sarà luce in tutta<br />
la famiglia».<br />
Proseguono ancora le domande di Alessandro,<br />
Anna, e Adriano e arrivano puntuali le risposte<br />
del Papa: «Andare in Chiesa serve a trovare<br />
il centro della vita. Chi non va in Chiesa<br />
ha qualcosa che gli manca, ma non sa che<br />
questo qualcosa è Gesù. Nei Paesi dove l’ateismo<br />
governava, ad esempio, tutto si è distrutto».<br />
«... adorare Gesù significa riconoscere che<br />
Gesù è il mio Signore, è un abbraccio con<br />
Gesù,... significa dire: “Signore, io sono tuo”».<br />
Terminata la catechesi si è proseguito con<br />
l’esposizione e la benedizione eucaristica.<br />
La nostra <strong>Diocesi</strong> di <strong>Velletri</strong>-<strong>Segni</strong> è stata<br />
presente all’incontro con circa mille persone<br />
tra bambini, genitori, catechisti, sacerdoti<br />
e suore. Dalle varie città del territorio diocesano<br />
sono partiti ben 18 pullman, ma sappiamo<br />
che altri hanno raggiunto Piazza S.<br />
Pietro con mezzi propri. In questa grande festa<br />
dell’Eucaristia tutti si sono sentiti coinvolti<br />
in prima persona e il ricordo rimarrà a lungo<br />
impresso nella memoria di ciascuno.
Dorina e Nicolino Tartaglione<br />
La profondità delle tematiche emerse nel convegno<br />
diocesano spinge a riflettere su questo<br />
tema fondamentale sia per la Chiesa che per<br />
la società civile. La chiesa si impianta e si radica<br />
nella vita umana mediante la famiglia. La<br />
rigenerazione del soggetto e del popolo cristiano<br />
è impensabile ed impraticabile se prescinde dal<br />
passaggio familiare. In ordine alla società civile<br />
non si può dimenticare che uno dei cardini<br />
della nostra società occidentale è stato il “patto<br />
educativo” siglato fra Chiesa e famiglia in<br />
ordine all’educazione delle nuove generazioni.<br />
La rottura di questo patto porterebbe un vero<br />
e proprio sfacelo educativo. Per definire la missione<br />
educativa della Chiesa ci si richiama alle<br />
parole del Concilio Vaticano II: “Piacque a Dio,<br />
nella sua bontà e sapienza, rivelare se stesso e<br />
far conoscere il mistero della sua volontà (cf.<br />
Ef. 1,9) mediante il quale gli uomini per mezzo<br />
di Cristo, Verbo fatto carne, nello Spirito Santo<br />
hanno accesso al Padre e sono resi partecipi della<br />
natura divina (cf. Ef. 2,18; 2Pt 1,4)” [Cost.<br />
dogm. Dei Verbum 2].<br />
La proposta cristiana e Chiesa denotano la stessa<br />
cosa: il mistero della volontà del Padre di<br />
ricapitolare tutti e tutto in Cristo si realizza oggi<br />
nella Chiesa; è la Chiesa.<br />
Dire “missione educativa” della Chiesa è affermare<br />
che educare la persona umana coincide<br />
colla ragione d’essere della Chiesa. È appunto<br />
la sua missione. Dal punto di vista cristiano<br />
quale è il problema centrale dell’uomo? Che<br />
il rapporto oggettivo fra ogni uomo e Cristo,<br />
istituito dall’eterna predestinazione del Padre,<br />
diventi soggettivo. L’uomo, ogni persona umana,<br />
ciascuno di noi in carne ed ossa non è entrato<br />
nell’universo dell’essere privo di senso. La<br />
vita non è un teatro nel quale ciascuno sceglie,<br />
prima di entrare in scena, di recitare qualsiasi<br />
parte. Noi siamo stati pensati dal Padre dentro<br />
un rapporto. Siamo stati “confinati dentro una<br />
relazione, un rapporto”: il rapporto con Cristo.<br />
Tale rapporto è oggettivo. Non dipende da me<br />
il porlo: io mi trovo già relazionato a Cristo:<br />
dipende da me se rimanervi oppure uscirne deci-<br />
13<br />
Famiglia<br />
La famiglia partecipa<br />
alla missione educativa della Chiesa<br />
dendo che altra è la verità e quindi il bene della<br />
mia persona. Ma questo non è tutto. La persona<br />
umana non è collocata in Cristo così come<br />
una pianta è collocata in un terreno e un edificio<br />
è fondato in un terreno. Essa è un soggetto<br />
libero: la libertà è la dimensione costituiva<br />
fondamentale dell’esistenza della persona. In<br />
che senso? Il rapporto oggettivo diventa soggettivo<br />
mediante la libertà. È la libertà che realizza<br />
concretamente o concretamente non realizza<br />
la verità della persona. Genera la persona<br />
in Cristo oppure in un altro modo. Questa<br />
“soggettivazione” costituisce il processo formativo<br />
della personalità umana.Questo processo in cui<br />
l’oggettivo diventa soggettivo investe l’intera<br />
persona: è una completa trasformazione della<br />
persona secondo la forma di Cristo. Essa investe<br />
il modo di pensare, di esercitare la propria<br />
libertà, di costruire il rapporto cogli altri, il cuore<br />
della persona. La missione della Chiesa consiste<br />
precisamente nel rendere possibile questa<br />
rigenerazione dell’umanità di ogni uomo, nel<br />
realizzarla in ogni uomo. È di introdurre ogni<br />
uomo in Cristo, perché in Lui realizzi pienamente<br />
se stesso.<br />
Alla luce della definizione della missione educativa<br />
della Chiesa derivano alcuni principi fondamentali<br />
circa l’educazione della persona: l’uomo<br />
non è autodipendenza pura, non ha cioè il<br />
potere di determinare la verità di se stesso e dunque<br />
di definire la sua propria essenza, la sua<br />
natura, di disegnare la sua propria immagine.<br />
Educare la persona significa introdurre l’uomo<br />
nella realtà, ma introdurre la persona nella<br />
realtà significa porla in Cristo, come unica<br />
posizione nella quale è possibile vedere ogni<br />
realtà nella sua intera verità ed amarla secondo<br />
il suo valore, e vedere l’insieme nella sua<br />
intima bellezza.<br />
E’ dentro a questa missione che si colloca la<br />
famiglia.In che forma originale la famiglia partecipa<br />
alla missione educativa della Chiesa?<br />
La funzione educativa della famiglia si pone al<br />
momento generativo. E dunque costitutivo. La<br />
persona è generata, non solo in senso biologico,<br />
mediante la sua introduzione nella realtà.Se<br />
noi paragoniamo l’introduzione nella realtà come<br />
Novembre 2005<br />
un itinerario, se la pensiamo con la metafora<br />
del viaggio, e poi ci chiediamo: quale è il compito<br />
della famiglia nell’accompagnare l’itinerante,<br />
il viaggiatore, scopriamo che la famiglia<br />
dona alla persona neoarrivata la “carta topografica”<br />
Altra caratteristica della missione educativa della<br />
famiglia è che essa educa convivendo, mediante<br />
cioè una situazione o condizione di vita di<br />
intensa relazionalità interpersonale.<br />
In buona sostanza, questa partecipa alla missione<br />
educativa della Chiesa in quanto si pone<br />
all’inizio della vita umana per configurarla a<br />
Cristo. È dentro all’utero fisico che la persona<br />
è concepita; è dentro alla famiglia che la persona<br />
è costituita nella sua umanità, radicandola<br />
in Cristo.<br />
Ecco allora la necessità di rivitalizzare il “patto<br />
educativo” fra Chiesa e famiglia sotto due<br />
profili.<br />
Il primo consiste nell’esplicito rapporto che i<br />
genitori istituiscono con la Chiesa per l’educazione<br />
dei loro figli. Questa forma può giungere fino<br />
al punto che chiedano alla Chiesa di allearsi con<br />
loro nell’opera intera dell’educazione.<br />
Il secondo è proprio di chi, pur non riconoscendosi<br />
nella fede cristiana, ritiene che la cultura<br />
da essa generata sia il modo più adeguato<br />
per l’uomo di vivere dentro alla realtà. Pertanto,<br />
chi sigla il patto educativo in questa forma, da<br />
una parte non educa i propri figli secondo un<br />
astratto modello di umanità che concretamente<br />
non esiste da nessuna parte: secondo un progetto<br />
utopico; dall’altra difende la possibilità<br />
pubblica della fede cristiana di educare e di generare<br />
cultura,è consapevole che la conoscenza<br />
ragionata delle fede cristiana sia indispensabile<br />
perché il proprio figlio cresca nella pienezza<br />
della sua umanità, che egli ha ricevuto in un<br />
preciso contesto culturale.<br />
La missione educativa della Chiesa e della Famiglia<br />
è far sì che l’uomo vero metta in ombra l’uomo<br />
che finge di essere. Nell’unico modo possibile:<br />
non illudendo l’uomo inducendolo a pensare<br />
che può salvare il proprio io senza esserlo<br />
mai diventato, ma mediante una maternità<br />
che anche nel dolore genera l’uomo. Dove un<br />
“io” è generato, è in atto la redenzione.
Francesca Frasca<br />
Sabato 22 ottobre nella parrocchia "Regina Pacis"<br />
a <strong>Velletri</strong> si è svolto il concorso musicale " Canta<br />
la vita" organizzato dalla pastorale giovanile.<br />
L'invito fatto dagli organizzatori era quello di<br />
comporre un inno che fosse adatto ai giovani<br />
della diocesi e potesse comunicare, attraverso<br />
la musica, la fede, la gioia, l'entusiasmo che tutti<br />
i giovani hanno.<br />
Questo entusiasmo ha, in effetti, caratterizzato<br />
il concorso, anche se hanno partecipato come<br />
concorrenti i giovani di sole quattro parrocchie<br />
della diocesi: S.Clemente, S.Maria in Trivio e<br />
S. Martino di <strong>Velletri</strong>; S.Maria Maggiore di<br />
Valmontone.<br />
Ogni parrocchia ha presentato la propria canzone,<br />
illustrando soprattutto il testo, alla giuria<br />
e agli spettatori del concorso.<br />
S. Maria , con NON ABBIATE PAURA , ha riportato<br />
nel testo le parole di Giovanni Paolo II e<br />
del Papa Benedetto dette in diverse occasioni .<br />
La musica prevedeva tastiera e chitarra suonata<br />
dal vice parroco don Corrado.<br />
S. Clemente ha presentato invece COME A GERI-<br />
CO una riproposizione della storia di Bartimeo,<br />
il cieco di Gerico raccontata nel Vangelo di Marco.<br />
La musica prevedeva tastiera, chitarra e flauto<br />
suonato dal vice parroco don Daniele.<br />
S. Maria Maggiore ha presentato una canzone<br />
dal titolo VIVI COME SAI che racchiude i motivi<br />
per i quali un giovane dovrebbe "cantare"<br />
la propria vita. La musica prevedeva l'accompagnamento<br />
di tastiera e di uno strumento africano:il<br />
bastone della pioggia.<br />
S. Martino ha invece presentato DUC IN ALTUM<br />
ancora una canzone che riportava le parole del<br />
Papa Giovanni Paolo II dette ai giovani nella<br />
GMG del 2000 . La musica prevedeva tastiera,<br />
chitarra, bastone della pioggia e percussioni.<br />
Stabilire chi dovesse vincere è stato un compito<br />
molto difficile a detta della giuria che rappresentata<br />
da don Franco Fagiolo si è espressa<br />
in questo modo:" è iniziato tutto come uno scherzo,<br />
ma è diventata una cosa seria. Ogni canzone<br />
ha una caratteristica particolare per cui meriterebbe<br />
la vittoria, sono tutte piene di attualità,<br />
di entusiasmo: una scelta è però necessaria".<br />
La canzone che ha vinto è stata Duc in Altum,<br />
definita la più immediata, la più orecchiabile,<br />
tanto che alla fine del concorso era cantata da<br />
tutti quanti. Inoltre era anche la canzone che prevedeva<br />
una ricchezza di strumenti maggiore del-<br />
14 Novembre 2005<br />
le altre.<br />
Questo il commento dei vincitori:"dedichiamo<br />
questa vittoria a Padre Evangelista che ci ha incoraggiato,<br />
vogliamo inserirci pienamente nel cammino<br />
della pastorale giovanile, il nostro voleva<br />
essere un invito a tutti i giovani e siamo contenti<br />
così".<br />
Dopo il concorso tutti i giovani si sono ritrovati<br />
insieme per pregare nella veglia per le mis-<br />
Ci siamo ritrovati a Landi il primo giorno del mese<br />
missionario, festa della patrona delle Missioni, Santa<br />
Teresa la piccola. Otto i gruppi missionari rappresentati,<br />
di <strong>Velletri</strong>,<br />
Artena e Valmontone, per lo più gruppi parrocchiali<br />
ma anche Onlus.<br />
I numeri da soli non rendono la significatività di<br />
questa Convention, bisognava esserci e sperimentare<br />
di persona il piacere di incontrarsi e condividere<br />
la comune passione per le Missioni.<br />
Alle 18.30 sono cominciati ad arrivare i rappresentanti<br />
dei gruppi, accolti dal direttore dell'Ufficio<br />
Missionario Diocesano e accogliendosi a vicenda<br />
man mano che arrivavano. La mezz'ora trascorsa<br />
sul piazzale della chiesa in tale faccenda<br />
affaccendati<br />
è stata un momento, nella sua semplicità e nel<br />
suo spontaneo calore, rivelatore: ci sono persone,<br />
c'è voglia, c'è spirito, c'è amore per le Missioni.<br />
Tutti insieme abbiamo condiviso l'Eucaristia con<br />
la porzione di comunità locale venuta a celebrare<br />
il giorno del Signore. Un missionario comboniano,<br />
Padre Giorgio Previdi, 31 anni di Uganda, l'ha<br />
presieduta impreziosendola con la sua testimonianza<br />
di vita.<br />
Alle venti ci siamo accomodati ai tavoli di una frugale<br />
e gustosa cena per conoscerci, autopresentarci<br />
e scambiare idee e proposte. Chi ha detto<br />
che "quando si mangia non si parla" ha detto<br />
una cosa inesatta, perché noi ci siamo trovati molto<br />
bene<br />
a parlare senza interrompere le forchettate.<br />
Il direttore dell'Ufficio Missionario Diocesano ha<br />
aperto il dialogo ribadendo la proposta di una "rete"<br />
DUC IN ALTUM<br />
Coraggio issiamo le vele<br />
Dobbiamo partire adesso<br />
Pronti a solcalre il mare della vita<br />
Verso nuovi orizzonti<br />
avremo buona pesca<br />
Nel profondo di una nuova umanità<br />
Duc in altum, duc in altum<br />
Getta le reti in acque profonde<br />
Duc in altum, duc in altum<br />
Prendi il largo e vai<br />
Il tuo soffio gonfia le vele<br />
Tieni salda la mia mano sul timone<br />
Non ho paura di cavalcare alte onde<br />
Tra i forti venti<br />
E le grandi tempeste<br />
Perché tu capitano sei con noi<br />
Duc in altum, duc in altum<br />
Il cuore ascolta<br />
E pronuncia un si per noi<br />
sioni.<br />
Questa è solo una delle iniziative che quest'anno<br />
vede protagonisti i giovani. Ci saranno gli incontri<br />
di preghiera delle Notti di Nicodemo, ci saranno<br />
altri incontri che continueranno il cammino<br />
di Colonia e prepareranno la strada alla prossima<br />
gmg.<br />
Soprattutto ci sarà la volontà e la gioia di stare<br />
ancora insieme.<br />
Resoconto della convention<br />
missionaria diocesana<br />
diocesana dei gruppi missionari che, lasciando<br />
a ciascun gruppo totale libertà di iniziativa, favorisca<br />
la comunicazione tra loro e soprattutto la<br />
comunione, perché siamo Chiesa. Unanime il consenso<br />
dei presenti.<br />
Successivamente un gruppo alla volta si è fatto<br />
conoscere, ha presentato il lavoro che fa, ha espresso<br />
il piacere di ritrovarsi e la disponibilità a collaborare.<br />
Il missionario don Giorgio e don Paolo Picca (felicemente<br />
sopraggiunto) hanno voluto ribadire che<br />
la missione sgorga dalla gioia di aver incontrato<br />
Cristo e che la conoscenza di Cristo è il dono<br />
più grande che abbiamo da offrire. Sandro Versace<br />
ha voluto farsi voce dei laici presenti assicurando<br />
che per loro il rapporto fede e opere è chiaro,<br />
l'una e le altre rientrano armonicamente nell'azione<br />
missionaria. Il Direttore diocesano ha esortato<br />
a presentare le iniziative di promozione umana<br />
non solo come lenimento dei mali presenti ma<br />
soprattutto come segni della vita più bella (il Regno)<br />
predicata da Gesù.<br />
Erano rappresentate: Parrocchia Sant'Anna di Valmontone,<br />
Associazione "Ismaele" Onlus di<br />
Artena, Parrocchia S. Maria del Carmine di <strong>Velletri</strong>,<br />
Parrocchia San Salvatore di <strong>Velletri</strong>, Parrocchia<br />
Santa Maria in Trivio di <strong>Velletri</strong>, Onlus "Insieme<br />
per l'Africa" di <strong>Velletri</strong>, Parrocchia Madonna del<br />
Rosario di <strong>Velletri</strong>, Parrocchia Ssmo Nome di Maria<br />
di Landi-Genzano.<br />
I gruppi e i singoli che vorranno aderire alla "Rete"<br />
missionaria diocesana possono rivolgersi al<br />
Direttore dell'Ufficio Missionario, Don Franco Diamante<br />
(tel: 328 8141998, 06 9370526; email: padrecito@libero.it).
Prof. Antonio Venditti*<br />
Ha inizio su questo autorevole mensile la rubrica<br />
“Educare oggi”, nella quale – accettando il<br />
cortese invito del Direttore che ringrazio per<br />
la fiducia in me riposta – mi propongo di trattare<br />
temi di attualità educativa, sperando di riuscire<br />
ad orientarmi nel “frastuono” della cronaca<br />
e di intuire le “verità” in cui trovare un<br />
ancoraggio sicuro.<br />
Senza cedere agli allarmismi, non si può ignorare<br />
il momento difficile che stiamo attraversando,<br />
in particolar modo sotto l’aspetto educativo.<br />
Le nuove generazioni sono disorientate<br />
e , rispetto al passato, non certo perfetto, c’è<br />
una crisi profonda dell’educazione, che bisognerà<br />
superare in qualche modo, se vogliamo<br />
guardare ad un futuro migliore del presente, avvolto<br />
nel buio.<br />
Se mi è permesso un riferimento al tempo lontano<br />
della mia “educazione”, nell’immediato<br />
dopoguerra, afflitto da comprensibili e gravi<br />
problemi, il “Faro dell’educazione” era acceso<br />
ed irradiava la sua luce potente: sulla comunità<br />
risorta dalle “macerie”, facendo intravedere<br />
nella volontà e nell’impegno concorde la<br />
possibilità della rinascita civile e sociale; sulle<br />
famiglie che, nella lotta quotidiana per la sopravvivenza,<br />
con l’esempio ancor più che con le<br />
parole, inculcavano le virtù “cardinali”; sulle<br />
parrocchie che, accogliendo masse straripanti<br />
di ragazzi e ragazze, aprivano la loro mente<br />
e il loro cuore alle virtù “teologali”; su ogni<br />
forma di associazioni, anche politiche, che, nel<br />
culto della Carta costituzionale della rinata democrazia,<br />
educavano alla virtù “civili” della dignità<br />
della persona, della libertà, della giustizia, nella<br />
pace e nella concordia della comunità, fondata<br />
sul lavoro e sulla famiglia.<br />
La situazione attuale è profondamente diversa,<br />
per mancanza di ideali e per abitudini di vita<br />
contrarie alle “virtù” educative. C’è stato il “benessere”<br />
e comunque continua, pur nelle crescenti<br />
attenuazioni, che diffondono panico per la possibile<br />
rinuncia alle futili “conquiste” del consumismo,<br />
mentre per molti non hanno più senso<br />
ideali, come quelli essenziali del rispetto dei<br />
diritti-doveri, della giustizia e della solidarietà.<br />
Intere generazioni di giovani sono state private<br />
della prospettiva del lavoro e quindi del naturale<br />
inserimento nel tessuto produttivo della società.<br />
Sono in costante aumento le discriminazioni<br />
sociali e torna lo spauracchio della povertà, non<br />
solo degli anziani, spodestati spesso del loro<br />
ruolo di “grandi” padri e madri e relegati in una<br />
disumana e oscura solitudine.<br />
15 Novembre 2005<br />
Giovani<br />
Quindi nella società odierna i fondamentali riferimenti<br />
etici “costituzionali” hanno perduto, in<br />
gran parte, concretezza ed efficacia, prevalendo<br />
l’individualismo e il materialismo, spesso anche<br />
camuffati in forme subdole e fuorvianti, con<br />
inevitabile disorientamento di tutti ed in particolare<br />
dei giovani.<br />
Ciò nonostante ed a maggior ragione, occorre<br />
ridare slancio e prospettiva all’educazione,<br />
ossia alla formazione integrale della persona<br />
umana, uomo e donna, ininterrottamente, in tutte<br />
le fasi della vita, dalla nascita ( o per essere<br />
più precisi dal concepimento) fino al naturale<br />
termine della vicenda terrena : è il concetto<br />
nuovo di “educazione permanente” che<br />
permette di riscoprire l’ottimismo, senza il quale,<br />
l’educazione perde la sua connotazione fondamentale<br />
: la speranza nel vero progresso cioè<br />
nel miglioramento dell’umanità.<br />
L’educazione è ”antica” come il mondo, come<br />
dimostrano le società cosiddette “primitive” che<br />
insegnano a noi - teorici di sofisticate forme<br />
di organizzazione sociale - che il bene “comune”<br />
va perseguito nella pratica della vita quotidiana,<br />
dove ognuno deve sentirsi inserito con<br />
il suo ruolo, al quale è tenuto ad essere costan-<br />
Un itinerario di formazione per animatori dei giovani delle<br />
nostre comunità, una proposta educativa a cura della<br />
Pastorale giovanile che partirà proprio a novembre.<br />
Il corso è rivolto agli animatori dei gruppi giovanili, ai<br />
catechisti e agli insegnanti di religione.<br />
Gli incontri partiranno il 3 novembre con don R. Tonelli<br />
che parlerà di ‘Perché formare’.<br />
Il 10 novembre sarà suor M. Robazza la protagonista<br />
dell’intervento ‘Chi fa formazione (ambito fede)’.<br />
Il 17 novembre don L. D’Ascenzo parlerà di ‘Chi fa<br />
formazione (ambito educatore)’.<br />
L’incontro finale, fissato per il 24 novembre, vedrà V.<br />
Lucarini parlare di ‘Il mondo giovanile’.<br />
A questi quattro incontri si aggiungeranno poi due laboratori,<br />
che si svolgeranno nelle prime settimane del nuovo<br />
anno.<br />
Il 12 e il 19 gennaio 2006, don Walter Lobina ssp condurrà<br />
dunque i lvaori dei laboratori intitolati: ‘Linguaggio<br />
e strumenti della comunicazione. Modelli di comportamento<br />
veicolati dal mondo dei media’.<br />
Tutti gli appuntamenti si terranno alle 20 nella sala parrocchiale<br />
di S. Stefano in largo Colombo ad Artena.<br />
Per informazioni ci si può rivolgere alla segretaria della<br />
scuola Letizia Caiati al 333.4883088 e a don Daniele<br />
Valenzi, responsabile della Pastorale Giovanile, presso<br />
la parrocchia di san Clemente I allo 069632239 o<br />
al 347.4069386.<br />
temente fedele : i più grandi hanno il dovere<br />
di “formazione” dei più piccoli, nell’iniziazione<br />
alle responsabilità ed ai compiti della maggiore<br />
età. La vita di tali incantevoli comunità - fin<br />
quando non è turbata dai tentativi, anche violenti,<br />
di “civilizzazione” da parte dei cosiddetti<br />
popoli “evoluti”- al contatto della natura, è semplice<br />
e felice, ben diversamente dalla nostra vita,<br />
caotica e piena di insoddisfazioni, che si leggono<br />
nelle facce cupe di molte persone, di ogni<br />
categoria.<br />
Ciò non significa, certo, che noi dobbiamo rinunciare<br />
alle nostre “diversità”, alla nostra storia,<br />
alle nostre “conquiste”: da mettere, però,<br />
a disposizione di tutti gli abitanti del “villaggio<br />
globale”, per debellare i mali della fame,<br />
della sete, delle epidemie e garantire la<br />
“dignità” ad ogni essere umano nel soddisfacimento<br />
delle esigenze vitali, comprese l’istruzione<br />
e la salute.<br />
L’educazione deve farci riscoprire questa concezione,<br />
con il recupero delle buone pratiche<br />
educative : nella famiglia, nella scuola, nella<br />
vita sociale.<br />
*Preside S.M.S. “Andrea Velletrano” di <strong>Velletri</strong>
Siamo L'Associazione AZIONE PER UN MON-<br />
DO UNITO (AMU), che opera nella zona<br />
dei Castelli Romani dal 2001, come Ente riconosciuto<br />
nell'ambito delle Adozioni<br />
Internazionali. Essa ha le sue radici nel<br />
Movimento dei Focolari, fondato da Chiara<br />
Lubich nel 1943, da cui attinge la spiritualità,<br />
incentrata sulla comunione e la fratellanza<br />
universale, e ne concorre agli obiettivi<br />
mediante i peculiari strumenti di cooperazione<br />
allo sviluppo di cui è dotata.<br />
Uno degli obiettivi dell'AMU - nella veste<br />
di FAMIGLIE NUOVE, il settore che nei Focolari<br />
si occupa della famiglia - è dare un adeguato<br />
sostegno economico, educativo, psicologico<br />
ai genitori naturali in Paesi emergenti, come<br />
prevenzione all'abbandono e per garantire ai<br />
minori il diritto di crescere nella propria famiglia<br />
e nella propria terra d'origine.<br />
Diverso tipo di risposta si richiede invece quando<br />
c'è l'abbandono del minore per cause non<br />
superabili, al fine di evitare al minore il ricovero<br />
in istituto e riconoscergli il diritto di<br />
crescere in una famiglia, si rende necessario<br />
ricorrere all'adozione internazionale.<br />
Da qui, nel 2000, la decisione dell'AMU a<br />
richiedere l'autorizzazione come Ente di tramite.<br />
L'AMU è operativa nei seguenti paesi esteri:<br />
Brasile (Pernambuco, Paranà); Colombia,<br />
Perù Lituania, Polonia, Vietnam e Filippine.<br />
- In ciascuno di questi Paesi c'è una persona<br />
di riferimento dell'Ente che ne cura i rapporti<br />
con il relativo Organismo governativo<br />
locale, si adopera nelle varie fasi di procedura<br />
delle pratiche inerenti l'adozione, predispone<br />
l'accoglienza sul posto degli aspiranti<br />
genitori adottivi. Essa si avvale di una<br />
rete di professionisti (avvocato, pediatra, assistente<br />
sociale, traduttore) nonché di famiglie<br />
della locale comunità dei Focolari, pronte a<br />
rendersi utili per es. nell'accompagnamento<br />
delle coppie nei loro trasferimenti in loco,<br />
al fine di assicurare loro un sereno soggiorno<br />
nel Paese. L'ospitalità potrà essere, a seconda<br />
dei luoghi e delle preferenze delle coppie<br />
stesse, in strutture alberghiere o in appartamenti<br />
opportunamente predisposti.<br />
16 Novembre 2005<br />
Mondo<br />
- L'Ente fornisce gratuitamente alle coppie<br />
aspiranti adottive ogni informazione sulla sua<br />
operatività, sia telefonicamente che mediante<br />
incontri e/o colloqui informali, con un incontro<br />
informativo che si tiene generalmente ogni<br />
primo sabato del mese.<br />
- Raggiunto il numero di 5/6 coppie richiedenti,<br />
in ciascuna delle sedi operative, viene<br />
tenuto un primo corso di formazione della<br />
durata di un week-end. In esso si<br />
approfondiscono gli aspetti inerenti l'adozione<br />
internazionale, rispettivamente nei diversi Paesi<br />
dettagliando l'iter burocratico vigente, storia<br />
e tradizioni culturali popolari, condizioni<br />
socio-economiche e sanitarie, informazioni<br />
sulle leggi in materia colà vigenti e sulle condizioni<br />
abituali in cui il minore potrebbe trovarsi.<br />
- Nella fase post-adottiva, oltre al supporto<br />
offerto dai Servizi sociali sul territorio con<br />
i quali l'Ente collabora, la coppia può usufruire<br />
di consulenze ed eventuale sostegno<br />
di psicologi, assistenti sociali, giuristi disponibili<br />
in ciascuna delle sedi operative.<br />
Questa esperienza ci ha permesso di realizzare<br />
in questi anni una trentina di adozioni,<br />
riuscendo a costruire una rete di amicizia e<br />
solidarietà tra famiglie che vivono questa realtà<br />
con gioia ed entusiasmo.<br />
Per informazioni:<br />
A.M.U. Sede Lazio: via Isonzo, 64<br />
Grottaferrata- Roma<br />
Responsabile: Paola Carluccio Rigo: tel.<br />
06/ 97608332<br />
“Santi Padri Papi Santi”,<br />
mostra del M° Guadagnolo<br />
Si è chiusa, da pochi giorni, a Castel Gandolfo, la mostra<br />
del M° Francesco Guadagnalo, “Santi Padri Papi Santi”, che<br />
raccoglie i ritratti dei papi dell’ultimo secolo, interpretati dall’artista<br />
nei loro tratti sia fisici che spirituali preminenti. Il<br />
M° Guadagnalo, da anni impegnato nella ricerca di nuove<br />
forme dell’iconografia dell’arte sacra, ha avuto molti riconoscimenti,<br />
anche all’estero, per il suo impegno che, in una<br />
perfetta fusione tra il lato artistico e quello immateriale, mistico,<br />
quale quello che può derivare, come in questo caso, da<br />
personalità quali i Sommi Pontefici che rimarranno nella storia<br />
della Chiesa e di cui, qualcuno, è già sugli altari.<br />
La mostra è stata altresì un omaggio a S.S. Benedetto XVI,<br />
ospite estivo della cittadina castellana.<br />
Il successo dell’iniziativa è stato grande, moltissime le personalità<br />
intervenute, a partire dalle gerarchie vaticane. In<br />
questi ritratti, l’artista ha cercato di cogliere la spiritualità,<br />
quasi l’anima del Pontificato di ogni Santo Padre, soprattutto<br />
nella raffigurazione del volto, delimitato da un forte<br />
segno di colore rosso, il richiamo presente delle sofferenze<br />
di ognuno. Complimenti all’artista ed anche agli organizzatori;<br />
la mostra sarà itinerante in varie città d’Italia.
Pier Giorgio Liverani<br />
Qualcuno l'ha chiamata<br />
l'"aspirina di<br />
Erode". Si assume,<br />
infatti, con disinvoltura,<br />
ma ha l'effetto che<br />
Erode cercava e ottenne<br />
quando ordinò la strage<br />
degli Innocenti. È la<br />
pillola RU-486 o french<br />
pill, pillola francese,<br />
perché inventata dal dott.<br />
Etienne Beaulieu per<br />
conto dell'industria farmaceutica<br />
Roussel<br />
Uclaf. Nelle intenzioni<br />
dell'inventore e al di là<br />
dell'aborto che provoca<br />
nel 95 per cento dei<br />
casi, essa ha come<br />
"obiettivo di abolire il termine<br />
aborto, un termine<br />
traumatico quasi quanto<br />
l'aborto stesso".<br />
L'ha detto esplicitamente<br />
il suo inventore.<br />
È, insomma, la più<br />
evidente espressione<br />
di quella cultura che,<br />
con i fatti e con il linguaggio, tenta di ridurre anche<br />
la più grande tragedia, come l'uccisione di un essere<br />
umano innocente nel grembo di sua madre, alle<br />
dimensioni anche morali di una pillola.<br />
Se ne parla perché, come tutti sanno, la RU-486<br />
è entrata ufficialmente anche in Italia ed è in fase<br />
di sperimentazione in Piemonte e Toscana. Per<br />
ora la si usa soltanto in ospedale e sotto controllo<br />
medico, ma la forza con cui da parte abortista<br />
la si è reclamata e la si è festosamente accolta<br />
fa pensare che non sia lontano il giorno in cui la<br />
si potrà comprare in farmacia e adoperarla per l'aborto<br />
domestico, vale a dire per un'ulteriore banalizzazione<br />
di questa duplice tragedia - materna e<br />
filiale - ormai in gran parte accettata dall'opinione<br />
pubblica.<br />
In realtà la RU-486 è un veleno confezionato in<br />
due pillole o tavolette che differisce dalla cosiddetta<br />
"pillola del giorno dopo", perché questa viene<br />
usata quando non si sa ancora se un concepimento<br />
è avvenuto o no (e se c'è stato provoca<br />
un aborto molto precoce) e invece l'aspirina di Erode<br />
va assunta quando si è certi di una gravidanza ed<br />
entro la settima settimana dall'ultimo ciclo. Il suo<br />
17 Novembre 2005<br />
Vita<br />
meccanismo è duplice: la prima pillola rende la mucosa<br />
interna dell'utero incapace di accogliere l'embrione;<br />
la seconda induce le contrazioni uterine<br />
che ne provocano l'espulsione.<br />
Come al solito la propaganda abortista la dipinge<br />
come uno strumento che libera la donna dalla soggezione<br />
al potere del chirurgo e alla sofferenza delle<br />
procedure invasive e cruente e favorendone l'autodeterminazione<br />
e l'autogestione dell'aborto.<br />
Invece questo resta, in ogni caso, l'uccisione di un<br />
figlio in seno per cui non si usano ferri, ma veleni<br />
in forma di farmaci. E la donna resta ancora e<br />
per maggior tempo (l'assunzione delle pillole e l'aborto<br />
avviene di norma in tre giorni, ma la certezza<br />
del risultato si ha solo dopo dieci giorni) più sola<br />
con il proprio dramma, che allunga l'attesa solitaria<br />
della morte del figlio nascondendo - se lo preferisce<br />
- al proprio partner ciò che accade in lei.<br />
Quali sono, dunque, i "vantaggi" di questo pesticida<br />
umano? Lungi dall'essere una procedura a<br />
favore della donna, la RU-4786 raggiunge solo il<br />
risultato di semplificare le procedure di tipo medico<br />
e ospedaliero, di liberare i medici da interventi<br />
in ogni modo mal sopportati e di abbassare note-<br />
volmente i costi a carico<br />
del Servizio sanitario nazionale,<br />
come ha detto anche<br />
il Ministro per le pari<br />
opportunità, Stefania<br />
Prestigiacomo. Vincono<br />
dunque, ancora una volta,<br />
il "potere maschile" e<br />
quello dello Stato, mentre<br />
non diminuiscono i rischi<br />
per la donna.<br />
La FDA (Food and drug<br />
administration, ovvero<br />
l'agenzia statunitense di controllo<br />
dei medicinali) ha documentato<br />
almeno quattro<br />
decessi per fulminea infezione<br />
da un particolare bacillo<br />
fra il settembre 2003 e<br />
il giugno 2005; in Francia<br />
il primo caso mortale si è<br />
verificato nel 1991 e sindromi<br />
da shok tossico si<br />
sono verificati in Canada<br />
e in Cina. E nemmeno si<br />
può dire che siano evitate<br />
le sofferenze: emorragie,<br />
nausea, vomito, svenimenti,<br />
crampi addominali,<br />
fenomeni di ipertensione<br />
sono abbastanza frequenti. In più resta il rischio<br />
di un risultato parziale con conseguente necessità<br />
di raschiamenti chirurgici e, se la gravidanza<br />
non si interrompe (nel 5 per cento dei casi), c'è<br />
un forte rischio di malformazioni mentre non diminuisce<br />
la diffusa sindrome post-abortiva, cioè una<br />
sorta di grave depressione in cui la donna sente<br />
e vive tutto il peso del lutto da essa stessa provocato.<br />
"Qualcuno ci venga a dire - ha commentato il presidente<br />
del Movimento per la vita Carlo Casini -<br />
che la RU-486 è meglio per la donna! Ancora una<br />
volta viene da chiedersi se non sia più umano e<br />
più rispettoso anche della donna investire nella rimozione<br />
delle cause dell'aborto le enormi risorse economiche<br />
e intellettuali che vengono consumate per<br />
mettere a punto metodi abortivi sempre più sofisticati".<br />
Ed è anche quello che diranno per un verso<br />
il XXV° convegno dei Centri di aiuto alla vita<br />
(CAV) che si terrà a Firenze e Montecatini dal 18<br />
al 20 novembre sul tema "Trent'anni di aiuto alla<br />
vita", e la Giornata per la vita del 2006 (prima domenica<br />
di febbraio) alla quale i Vescovi hanno dato<br />
come tema una riflessione su "Rispettare la vita".<br />
QUINTA PUBBLICAZIONE DELLA SERIE DEDICATA<br />
AL GRANDE PONTEFICE NOSTRO CONDIOCESANO<br />
Ancora due opere di Innocenzo III<br />
grazie a Stanislao Fioramonti<br />
e l’Istituto del Verbo Incarnato di <strong>Segni</strong><br />
E’ appena stato pubblicato il volume, ed è il quinto della serie, dedicato ad altre due opere del grande<br />
pontefice Innocenzo III. Si tratta di una mini-collana che intende riportare al grande pubblico, finalmente<br />
e quasi sempre per la prima volta in italiano, le opere del Papa nostro condiocesano.<br />
Ad occuparsi della pubblicazione, curata dalle Edizioni del Verbo Incarnato di <strong>Segni</strong>, è Stanislao Fioramonti.<br />
Tema di questa ultima uscita sono due opere di Innocenzo III, dal titolo ‘I quattro tipi di matrimonio<br />
(De quadripartita specie nuptiarum)’ la prima e ‘Dialogo tra Dio e il peccatore (Dialogus inter Deum<br />
et peccatorem)’ la seconda. In cantiere ci sono già altre due opere di Innocenzo III.
Mara Della Vecchia<br />
Torino Spiritualità - Domande a<br />
Dio. Domande agli uomini è una<br />
manifestazione partita nel 2002 con<br />
l'allestimento della lettura pubblica<br />
del testo di Efraim Lessino "Nathan<br />
il saggio", nel quale si narra della<br />
risposta che Nathan dette al<br />
Saladino che gli aveva chiesto di<br />
indicargli quale tra le religioni ebraica,<br />
cristiana e musulmana fosse<br />
la migliore. "Nessuna delle tre" fu<br />
la risposta di Nathan in quanto ciascuna<br />
è come gli anelli, fusi dello<br />
stesso metallo, che un padre lasciò<br />
ai suoi figli: il padre amava i suoi<br />
figli del medesimo amore, senza<br />
preferenze.<br />
Quella prima volta di Torino<br />
Spiritualità aveva dato voce al bisogno<br />
di confronto e dialogo tra religioni,<br />
sorto prepotentemente,<br />
anche tra i più disattenti, dopo l'11<br />
settembre.<br />
Ora, a distanza di tre anni quel bisogno<br />
di capire è cresciuto e la richiesta<br />
di spiritualità, per rendere le<br />
proprie scelte più consapevoli e<br />
la propria vita più significante, si<br />
è fatto impellente.<br />
Torino Spiritualità ha risposto dedicando<br />
una settimana, dal 16 al 25<br />
settembre, non solo alla riflessione<br />
su testi sacri delle diverse religioni,<br />
ma anche a dibattiti, lezioni, confronti,<br />
spettacoli in cui hanno<br />
esposto le loro idee ed esperienze,<br />
personalità di varia provenienza<br />
geografica e culturale. Hanno<br />
preso la parola storici ed economisti,<br />
filosofi e religiosi, giornalisti<br />
e scrittori, giuristi e sociologi e<br />
altri, che a vario titolo hanno avuto<br />
qualcosa da testimoniare sui quattro<br />
temi fondamentali sui quali si<br />
è articolata l'edizione 2005 della<br />
manifestazione: fondamenti e fondamentalismi;<br />
in che cosa crede<br />
chi non crede; le nuove moralità;<br />
credere e lavorare nel mondo lai-<br />
18 Novembre 2005<br />
Spiritualità<br />
I tre saggi - Giorgione<br />
co.<br />
In un convegno che propone<br />
argomenti così impegnativi, argomentati<br />
da persone così impegnate,<br />
ci si può aspettare la partecipazione<br />
di un esiguo pubblico di persone<br />
seriose e molto impegnate;<br />
invece tutti gli appuntamenti sono<br />
stati affollati da una platea numerosa<br />
da tutto esaurito, evidentemente<br />
uomini e donne di tutte le<br />
età che sentono l'esigenza di capire<br />
le ragioni delle fede, ma anche<br />
le ragioni di che non crede e renderle<br />
comunque compatibili con la<br />
propria vita quotidiana sovraffaticata<br />
da mille faccende da risolvere.<br />
Allora a Torino Spiritualità si è vista<br />
la filosofia coniugarsi con la vita<br />
quando Umberto Galimberti, professore<br />
universitario di Filosofia della<br />
Storia, ha parlato del dominio<br />
della tecnica nella società attuale<br />
e della conseguente necessità<br />
di trovare una nuova filosofia dell'agire,<br />
che ci permetta di vivere<br />
coscientemente la tecnologia senza<br />
esserne sottomessi.<br />
Ancora, si è visto come i valori spirituali<br />
dei credenti possono essere<br />
riconosciuti e condivisi anche<br />
dai non credenti, quando Richard<br />
Rortry, professore di Letteratura<br />
alla Stadford University of Virginia,<br />
ha indicato come solidarietà, ironia,<br />
carità diventano la leva per sollevare<br />
questa nostra società multietnica<br />
dal peso dell'intolleranza<br />
e della discriminazione.<br />
E poi, lo spirito si è intriso di concretezza<br />
quando Maria Novak, la<br />
banchiera dei poveri ha spiegato<br />
che cos'è il microcredito e come<br />
con questo sistema di prestito, è<br />
stato possibile a tante persone, nella<br />
vicinissima Francia, di uscire dalla<br />
povertà attraverso il finanziamento<br />
di attività proprie; e ancora testimonianza<br />
di concretezza animata<br />
dallo spirito è stata quella di Dom<br />
Mendes de Almeida, arcivescovo<br />
brasiliano, che ha raccontato<br />
come la sua vita sia stata dedicata<br />
interamente a cercare di dare una<br />
speranza di futuro alle migliaia di<br />
bambini brasiliani maltratti, sfruttati,<br />
privati della loro infanzia.<br />
Nel corso degli incontri si è sentito<br />
parlare di multinazionali e responsabilità<br />
d'impresa, di sport e religione<br />
come discipline di vita, si è<br />
sentito parlare di economia locale<br />
quale alternativa alla globalizzazione<br />
e di una via laica alla santità.<br />
Davvero molteplici gli stimoli<br />
alla riflessione, molte le questioni<br />
aperte su quelle che possono sembrare<br />
delle certezze, ed anche molte<br />
le risposte alle domande poste<br />
o per lo meno, molte le indicazioni<br />
per trovare le risposte.<br />
Quello che ha accomunato ogni<br />
intervento è stato l'invito, variamente<br />
esplicito, a coinvolgersi personalmente<br />
in questi grandi temi, a porsi degli<br />
interrogativi e cercare onestamente<br />
delle risposte, anche se la ricerca<br />
dovesse durare tutta la vita, e<br />
a giudicare dal numero di partecipanti,<br />
tantissime persone hanno<br />
accolto l'invito.<br />
Il bisogno di spiritualità non è dunque<br />
fuga dalla realtà, rifugio in un<br />
luogo sognato, ma al contrario, esprime<br />
il desiderio di vivere, non semplicemente<br />
di esistere.
Enrico Mattoccia<br />
Il 27/9/2005 il Consiglio<br />
Comunale di Roca Massima<br />
ha deliberato, all’unanimità,<br />
di concedere la cittadinanza<br />
onoraria del Paese<br />
a mons. Angelo Lopes,<br />
vicario generale della nostra<br />
diocesi. Egli fu parroco dei<br />
Paese dei Lepini (che allora<br />
era sotto la giurisdizione<br />
del Vescovo di <strong>Velletri</strong>), dall’11<br />
ottobre 1959 fino al mese di<br />
ottobre del 1966, quando fu<br />
nominato arciprete del SS.<br />
Salvatore di <strong>Velletri</strong>.<br />
Quando approdò a Rocca<br />
Massima, proveniente da Campomorto<br />
(ora Campoverde),<br />
trovò una situazione piuttosto<br />
difficile perché la comunità era travagliata<br />
da litigi e dissapori,<br />
soprattutto di origini politiche. Don<br />
Angelo aveva 33 anni e un grande<br />
entusiasmo: si mise al lavoro<br />
senza risparmiarsi e senza lasciarsi<br />
condizionare da schieramenti e<br />
fazioni. Badò soprattutto a fare il<br />
sacerdote, ministro della Parola e<br />
dei Sacramenti, formatore delle<br />
coscienze. Il suo carattere schietto,<br />
arguto, gioviale e socievole gli<br />
permise di instaurare un ottimo rapporto<br />
con tutti, senza alcuna distinzione<br />
o discriminazione.<br />
Con umiltà e discrezione , senza<br />
assumere atteggiamenti di superiorità,<br />
con l’esempio e la parola,<br />
con la predicazione ispirata al<br />
Vangelo, spronò sempre alla pace,<br />
alla tolleranza e alla concordia.<br />
Curò in modo particolare i giovani<br />
e i ragazzi, senza trascurare gli adulti,<br />
specialmente gli uomini che seppe<br />
coinvolgere nelle iniziative parrocchiali.<br />
Ebbe una valida collaborazione da<br />
parte di molte persone, specialmente<br />
dalla signorina Lalla (Adelaide<br />
Centra), apprezzatissima insegnante<br />
nella Scuola Elementare,<br />
responsabile dell’Azione Cattolica<br />
anche in campo diocesano, animatrice<br />
del coro parrocchiale, promotrice<br />
di numerose iniziative civili e<br />
religiose.<br />
Il suo impegno costante e la sua<br />
presenza continua in mezzo ai fedeli<br />
permisero a don Angelo di otte-<br />
La cerimonia<br />
ufficiale<br />
in Comune<br />
Presentare un sacerdote è sempre cosa ardua: quando<br />
poi si tratta dei 90 (novanta) anni di Don Fernando<br />
rasenta l’impossibile. Nato a norma il 7 novembre<br />
nere ottimi risultati che gli abitanti<br />
di Rocca Massima ricordano<br />
ancora con la gratitudine e l’affetto<br />
che dimostrano nei suoi confronti.<br />
Del resto, egli non ha mai<br />
19<br />
<strong>Diocesi</strong><br />
Mons. Angelo Lopes<br />
cittadino onorario<br />
di Roccamassima<br />
La messa a dimora<br />
dell’albero<br />
interrotto i legami col Paese perché<br />
ogni anno vi trascorre un periodo<br />
di riposo e partecipa volentieri<br />
a manifestazioni e festività, per<br />
le quali è sempre gradito ospite.<br />
del 1915, sacerdote dal 14 febbraio 1942 è stata<br />
sempre una delle antenne culturali della diocesi.<br />
Vice Parroco, parroco, canonico, economo<br />
e professore di matematica in seminario, assistente<br />
dei diaconi e dei movimenti di apostolato, ha raccolto<br />
in sé quanto si può divenire in campo ecclesiastico.<br />
Autore di vari libri e pubblicazioni su <strong>Velletri</strong> città<br />
e <strong>Diocesi</strong>, scrittore e poeta fine, ci sta fornendo<br />
(anche con l’ultimo libro in preparazione) l’immagine<br />
di un sacerdote che, vive quanto scrive<br />
nel campo sacerdotale e sociale. In questi giorni<br />
“vive” il suo 90° anno di età, pronto a guardare<br />
avanti per altre imprese a vantaggio della<br />
diocesi e della sua Città di Norma. A lui l’augurio<br />
di S.E. mons. Vescovo, del Clero tutto sacerdoti<br />
e Diaconi, dei Laici e di quanti hanno conosciuto,<br />
apprezzato la sua disponibilità al bene di tutti.<br />
Novembre 2005<br />
La delibera Comunale è stata<br />
solennemente festeggiata<br />
il 23 ottobre, con vari<br />
momenti che hanno permesso<br />
alla popolazione di stringersi<br />
affettuosamente attorno<br />
a don Angelo per rievocare<br />
un fatto o un episodio<br />
personale, citare una delle sue<br />
battute o ricordargli una<br />
barzelletta….. Al mattino, accolto<br />
dal Consiglio Comunale<br />
al completo, con la presenza<br />
anche di cinque ex-sindaci,<br />
dell’assessore Massimo<br />
Andolfi in rappresentanza del<br />
sindaco di <strong>Velletri</strong>, di numerosi<br />
abitanti del Paese, dei suoi<br />
familiari e parenti…dei presidenti<br />
delle Associazioni che<br />
operano a Rocca Massima…è<br />
stato poi accompagnato in chiesa<br />
per la Messa solenne, concelebrata<br />
con il Parroco e un sacerdote<br />
argentino che per alcuni anni<br />
prestò il suo servizio in parrocchia.<br />
Subito dopo, nel “Parco della memoria”<br />
è stato messo a dimora un albero,<br />
a ricordo dell’evento.<br />
Nel pomeriggio, presso la scuola<br />
“A. Rosetta”, si è solennizzato<br />
il conferimento della cittadinanza,<br />
presenti tutti coloro che al mattino<br />
avevano accolto don Angelo;<br />
ad essi si sono uniti numerosi cittadini<br />
di <strong>Velletri</strong>, altre autorità e<br />
la stragrande maggioranza degli<br />
abitanti di Rocca Massima centro<br />
e della campagna. Il Sindaco ha<br />
letto il testo integrale della delibera<br />
del 27/9/2005, in cui viene<br />
ricordata l’opera di don Angelo;<br />
il Parroco ha esaltato la sua<br />
discrezione , la sua amicizia e la<br />
sua funzione di guida nei confronti<br />
dei giovani sacerdoti; il Presidente<br />
della Pro-Loco<br />
Lo ha additato come guida; gli è<br />
stata consegnata una pergamena<br />
in latino; è stato letto un telegramma<br />
di partecipazione dell’onorevole<br />
Nicola Mancino, anch’egli cittadino<br />
onorario. Sarebbe dovuto intervenire<br />
anche il vescovo Mons. A.M.<br />
Erba ma ne è stato impedito all’ultimo<br />
momento da un evento<br />
imprevisto. A don Angelo sono<br />
stati fatti due doni: un cesto di prodotti<br />
locali e una stola ricamata<br />
in oro; anche egli al mattino aveva<br />
fatto dei doni: un Crocifisso<br />
per l’Aula Consiliare, un messale<br />
per la chiesa, un pacco di libri<br />
per l’associazione “Mons. Centra”,<br />
un’offerta per le attività della Pro-<br />
Loco.<br />
Nel ringraziare, visibilmente commosso,<br />
don Angelo ha rivelato che<br />
da seminarista sognava di diventare<br />
parroco a Lariano o a Rocca<br />
Massima, perché erano parrocchie<br />
piccole dove più facile riesce il contatto<br />
personale con i fedeli. Il Signore<br />
ha esaudito il suo desiderio e benedetto<br />
la sua opera, perché il bene<br />
si può realizzare solo con l’aiuto<br />
di Dio. Ha riaffermato ancora una<br />
volta il suo affetto per il paese, suscitando<br />
simpatia ed entusiasmo in<br />
tutti.
Anche quest’anno il popolo segnino<br />
si appresta a celebrare la Festa<br />
dell’Addolorata, o meglio il Voto<br />
dell’Addolorata, il Voto che il popolo<br />
segnino fece nell’anno 1854 quando<br />
miracolosamente, per intercessione<br />
dell’immagine dell’Addolorata,<br />
venerata nella Chiesa del Gesù, l’epidemia<br />
di colera che in quella estate<br />
colpi la città di <strong>Segni</strong>, venne prontamente<br />
a cessare.. Questa epidemia<br />
colpì per alcuni decenni, varie<br />
parti d’Italia causando non pochi morti<br />
(nel 1837 si registrarono, a<br />
Roma, circa 5400 morti, 13.000 a<br />
Napoli e 26.000 a Palermo), soprattutto<br />
a causa delle condizioni igienico-sanitarie.<br />
Il quadro su tela<br />
dell’Addolorata ed il relativo culto,<br />
venne introdotto a <strong>Segni</strong>, presso la<br />
Chiesa del Gesù, dai Padri Dottrinari<br />
che l’officiavano, ai primi del ‘700: ben presto fu<br />
oggetto di una grande devozione da parte del popolo,<br />
e sono ben tre i casi di movimento degli occhi<br />
che le furono attribuiti: negli anni 1794, 1846 e 1915.<br />
E’ quasi naturale, quindi, che di fronte all’epidemia,<br />
i segnino si rivolgessero alla Vergine Addolorata:<br />
il quadro venne trasportato nella Cattedrale per iniziare<br />
un settenario di preghiera ma, già al secondo<br />
giorno, i decessi cessarono.<br />
20<br />
<strong>Diocesi</strong><br />
Memori e grati per questa grazia ricevuta, i segnino<br />
fecero un voto da mantenere nel tempo e che<br />
prevedeva il trasporto, per una settimana, dell’immagine<br />
alla Cattedrale, un settenario di preghiera<br />
ed una festa solenne in Suo onore alla seconda<br />
domenica. Così, anche quest’anno, il 151°, il programma<br />
prevede, per Domenica 6 Novembre il trasporto<br />
dell’immagine presso la Concattedrale<br />
di S. Maria Assunta, con concelebrazione del nostro<br />
La festa della Madonna<br />
delle Grazie a Gavignano<br />
Francesco Canali<br />
Il 12 ottobre si è svolta, a Gavignano, sotto l’impulso<br />
del Parroco, Don Roberto Mariani, la tradizionale<br />
processione in onore della Madonna<br />
delle Grazie, anche se, a causa del maltempo,<br />
dopo poco è stata interrotta. È una consuetudine<br />
che si tramanda oramai da oltre tre secoli,<br />
ed esattamente dall’anno 1679 quando, i gavignanesi,<br />
liberati dalla peste, fecero solenne voto<br />
di commemorare l’avvenimento, con una solenne<br />
processione da svolgersi sempre il giorno 2<br />
ottobre. A ricordo fecero apporre nella chiesa,<br />
la seguente iscrizione: “SACRA ICON APUD<br />
QUAM CULTUM DEIPARAE SUB TITULO<br />
MATRIS GRATIARUM PRIMITUS INSTITUIT<br />
GABINIENRSIS POPULUS ANNO REP.<br />
SAL. MDCLXXIX NEC NON FESTUM<br />
QUOTANNIS V. NONAS OCTOB. CELE-<br />
BRANDUM VOTO PROMISIT HOC SUBIN-<br />
DE CONSECUTUS UT FERALIS LUES<br />
IAMDIU IN EUM EXAESTUANS AFFLAN-<br />
TE VIRGINIS GRATIA PENITUS EXTIN-<br />
GUERETUR”.<br />
Il quadro della statua della Madonna delle Grazie,<br />
fu posto nella cosiddetta “chiesolina”, dedicata<br />
ai Ss. Protettori del paese, e cioè S. Rocco e<br />
S. Sebastiano.<br />
Memori dell’intercessione della Vergine, oltre<br />
all’erezione di una nuova chiesa, i gavignanesi<br />
decretarono di acquistare una nuova statua in<br />
sostituzione del quadro. La nuova statua fu acquistata<br />
nell’anno 1736 e collocata nella nuova chie-<br />
sa. Grazie ad una pergamena rinvenuta all’interno<br />
della statua stessa, è stato possibile conoscere<br />
del nome dello scultore che aveva realizzato<br />
l’opera, tale Giovanni Gottlieb. Così è scritto<br />
nella pergamena: “Joannes Gottlieb Curlaffschij<br />
De Civitate Et Respublica Dansich In Finibus<br />
Germaniae Protectore Rege Poloniae Hanc Deiparae<br />
Virginis Immaginem Fecit Romae Anno<br />
MDCCXXXII Haetatis Suae XXX Annorum. Pontifice<br />
Clemente Duodecimo Regnante Pontificatus Sui<br />
Anno III”.<br />
Altri fatti miracolosi sono dovuti alla stessa immagine.<br />
il 19 luglio 1796, la Madonna delle Grazie<br />
fu al centro di una prodigio che ebbe larghissima<br />
risonanza in tutta la zona. La sera di detto<br />
giorno, la statua della Madonna, al pari di numerose<br />
“madonnelle” di Roma e d’Italia, aprì improvvisamente<br />
gli occhi, evento protrattosi per lunghi<br />
mesi (tuttora l’eccezionale “prodigio” viene<br />
ricordato dai fedeli che, numerosi, si rivolgono<br />
all’intercessione della Madonna delle Grazie).I<br />
gavignanesi si rivolgeranno sempre, in seguito,<br />
fiduciosi, all’intercessione della Madonna delle<br />
Grazie, in special modo nei momenti di maggior<br />
bisogno come nell’anno 1854 quando il colera<br />
fece numerose vittime in tutta la provincia<br />
romana. E come nell’anno 1678, dietro intercessione<br />
della Madonna, il 3 ottobre il morbo<br />
cessò improvvisamente. Grande fu allora tributo<br />
di riconoscenza di tutta la popolazione verso la<br />
Protettrice. Tra le numerose attestazioni di fede<br />
e gratitudine, il consiglio comunale decretò di<br />
celebrare il prodigioso avvenimento, con una gran-<br />
Novembre 2005<br />
Vescovo alle ore 18; durante la settimana ci sarà<br />
la recita della Corona dei sette dolori e Celebrazione<br />
della Parola ad opera dei vari gruppi ecclesiali che<br />
operano in parrocchia. Domenica 13, rinnovo del<br />
voto e, dopo una Concelebrazione presieduta da<br />
S..E. Mons. Andrea Maria Erba, l’immagine verrà<br />
riportata processionalmente alla Chiesa del Gesù.<br />
(Per ulteriori notizie cfr: Il Santuario dell’Addolorata,<br />
del parroco Mons. Bruno Navarra).<br />
diosa festa, e di ingrandire la chiesa di S. Rocco.<br />
Il popolo di Gavignano fece allora solenne voto<br />
di «un vigoroso digiuno e vigilia il dì 2 ottobre<br />
di ciascun anno» e di istituire una “Congregazione<br />
dei Festaiuoli o Festaioli” con il compito specifico<br />
di provvedere al culto della Madonna delle<br />
Grazie (il pio sodalizio conta tuttora numerosi<br />
iscritti).<br />
Agli inizi del nuovo secolo, il culto verso la Madonna<br />
delle Grazie prese nuovo impulso, grazie<br />
soprattutto all’opera dell’arciprete D. Francesco<br />
Sinibaldi (1876-1962). Uno dei primi provvedimenti<br />
intrapresi dal nuovo arciprete, fu la ristrutturazione<br />
e l’ampliamento della chiesa di S. Rocco:<br />
i lavori iniziati nell’anno 1907, terminarono nei<br />
primi mesi del 1909. A ricordo fu posta la seguente<br />
lapide:<br />
“TEMPLUM HOC AERE COLLATITIO<br />
AMPLIANDUM ET EXORNANDUM CURA-<br />
VIT ARCHIPRESBYTER FRANCISCUS<br />
SINIBALDI A.D. MDCCCCIX”<br />
L’altare dedicato alla Madonna, fu invece fatto<br />
erigere da Mons. Giuseppe Marcelli, in seguito<br />
ad una “miracolosa guarigione” attribuita all’intercessione<br />
della Vergine della Grazie. Il 3 ottobre<br />
1945 è stata incoronata dal Capitolo<br />
Vaticano. Durante tutto il secolo, la ricorrenza<br />
del 2 ottobre è stata sempre festeggiata con “grande<br />
pompa” con la partecipazione di importanti<br />
corali polifoniche e complessi bandistici provenienti<br />
da tutto il Lazio, tanto da farne una delle<br />
processioni votive più imponenti di tutto il<br />
circondario.<br />
Ancora oggi i gavignanesi, memori delle infinite<br />
grazie ricevute dalla Vergine delle Grazie,<br />
esternano la loro devozione con la solenne processione,<br />
in base al voto fatto<br />
dai loro antenati. Così, anche questo anno, dopo<br />
che per un mese la statua è stata gradita ospite<br />
della chiesa parrocchiale di S. Maria Assunta,
Stanislao Fioramonti<br />
L'origine di questa chiesa deve farsi<br />
risalire a un grande valmontonese del<br />
Medio Evo, Ildebrandino Conti (1276-<br />
1352), figlio del feudatario locale<br />
Adinolfo e di Paola Orsini, vescovo di<br />
Padova dal 1319, amico del poeta Francesco<br />
Petrarca.<br />
Tra le molte iniziative adottate per<br />
rinnovare la sua diocesi, all'epoca del<br />
papato in Avignone, Ildebrandino curò<br />
la riforma dei monasteri favorendo gli<br />
ordini religiosi giovani e innovatori. Uno<br />
di questi fu quello dei Benedettini Olivetani,<br />
ai quali assegnò nella sola città di Padova<br />
ben tre sedi.<br />
La Congregazione Olivetana, fondata<br />
presso Siena nel 1313 dal beato<br />
Bernardo Tolomei (1272-1348) e approvata<br />
nel 1344 da papa Clemente VI, era<br />
in pieno sviluppo e colpì fortemente l'immaginario<br />
collettivo perché durante la<br />
famosa pandemia di peste nera del 1348-<br />
50, che provocò la scomparsa di un terzo<br />
della popolazione europea, il fondatore<br />
stesso e 80 suoi monaci morirono<br />
a Siena per assistere i contagiati.<br />
Il vescovo Ildebrandino, che ne apprez-<br />
San Leonardo<br />
zava lo spirito riformatore, volle i monaci<br />
bianchi oltre che nella sua diocesi anche<br />
nel suo castello nativo. Per la loro sistemazione<br />
logistica riprese forse i lavori<br />
dell'antico monastero femminile<br />
della Santa Croce, che il nonno paterno<br />
Giovanni aveva iniziato a fabbricare<br />
nel 1287 dentro il paese, presso la porta<br />
orientale, "per il riscatto dei suoi peccati<br />
e la salvezza della sua anima". Benché<br />
non fosse troppo grande, dovendo<br />
mantenere solo quattro monache, due<br />
loro inservienti e un sacerdote, Giovanni<br />
non poté terminare il progetto; lo<br />
affidò così al figlio Adinolfo come una<br />
delle clausole del famoso fedecommesso<br />
che istituiva su Valmontone la primogenitura<br />
Conti (11 agosto 1287).<br />
Nemmeno Adinolfo però riuscì a realizzare<br />
il lascito paterno, ma ottenne dal<br />
papa francescano Niccolò IV di "sostituirlo"<br />
con il restauro del monastero benedettino<br />
di Rossilli presso Gavignano,<br />
decaduto spiritualmente e materialmente<br />
al punto che vi erano rimasti solo due<br />
monaci.<br />
Dunque Ildebrandino, figlio di<br />
Adinolfo, riprese forse il progetto del<br />
nonno e lo portò a termine, installandovi<br />
però non più le monache benedettine,<br />
ma una comunità di Olivetani; infatti<br />
il "Monasticon Italiae", pubblicazione<br />
storica sugli insediamenti benedettini<br />
in Italia (I- Roma e Lazio, a cura di F.<br />
Caraffa, Cesena 1981), riferisce che "il<br />
1351 è il probabile anno di fondazione,<br />
da parte di Ildebrandino Conti, ori-<br />
21 Novembre 2005<br />
<strong>Diocesi</strong><br />
CONOSCIAMO LE NOSTRE CHIESE - 6<br />
ginario di Valmontone e vescovo di Padova,<br />
del convento di San Leonardo de<br />
Valle Montono, situato nel centro del<br />
paese e appartenente ai monaci<br />
Benedettini Olivetani".<br />
Oltre a questa, non abbiamo altre notizie<br />
della prima fase di vita del complesso<br />
di San Leonardo; una mia lettera alla<br />
abbazia-madre di Monte Oliveto<br />
Maggiore (novembre 1999), per verificare<br />
se vi si conservassero altri<br />
documenti, ha avuto dal padre archivista<br />
Roberto Donghi un riscontro del<br />
tutto negativo. La dedica a san Leonardo<br />
richiamava l'abate di Noblac vissuto nelle<br />
Gallie nel secolo VI (m. 559), al tempo<br />
di san Remigio e del re dei Franchi<br />
Clodoveo, venerato in tutta l'Europa occidentale<br />
anche perché considerato patrono<br />
delle partorienti, dei malati e dei prigionieri<br />
(è rappresentato con le catene<br />
al braccio). La sua festa, che dunque<br />
era pure la festa della chiesa di<br />
Valmontone, si celebrava il 6 novembre.<br />
Un'altra notizia del "Monasticon Italiae",<br />
di più di duecento anni successiva, dice<br />
che "il convento di San Leonardo di<br />
Valmontone ricompare nei documenti<br />
come appartenente ai monaci Benedettini<br />
Celestini e uno di quelli che dovevano<br />
pagare una tassa all'abate". Il cambio<br />
di inquilini non si spiega con una<br />
decadenza degli Olivetani, che anzi alla<br />
metà del Cinquecento raggiunsero la loro<br />
massima espansione, ma piuttosto con<br />
ragioni di opportunità: i Celestini,<br />
fondati nel 1241 dal celebre eremita Pietro<br />
del Morrone, cioè papa Celestino V, e<br />
confermati nel 1274 da Gregorio X durante<br />
il concilio di Lione, si erano diffusi<br />
soprattutto nell'Italia centro-meridionale,<br />
appoggiati dagli Angiò di Napoli, e nella<br />
Francia di Filippo il Bello (l'oppositore<br />
di papa Bonifacio VIII) e dei papi<br />
avignonesi. Vestiti di bianco con cappuccio<br />
nero, fiorirono fino al 1700, dopodiché<br />
iniziarono un rapido declino.<br />
Il monastero celestino di Valmontone,<br />
un priorato più che un'abbazia, avendo<br />
un massimo di 6 tra monaci e inservienti,<br />
secondo la distinzione voluta da<br />
papa Paolo V (1616), probabilmente chiuse<br />
anche prima del XVIII secolo: nella<br />
seconda metà del '600 infatti la sua<br />
chiesa era già affidata a un "eremita",<br />
cioè a un laico che la curava e viveva<br />
- solo o con la sua famiglia - nei locali<br />
dell'antico convento, mantenendosi<br />
con le elemosine e i frutti dell'orto annesso.<br />
Nel Liber mortuorum della Collegiata<br />
troviamo infatti, alla data 7 maggio 1684,<br />
la morte di fratel Giuseppe Bono, originario<br />
di Brescia, "heremita in Ecclesia<br />
Sancti Leonardi", ricevuti tutti i sacramenti<br />
della Chiesa; fu sepolto nella chiesa<br />
di S. Maria del Gonfalone "extra muros",<br />
dove si deponevano i forestieri deceduti<br />
a Valmontone.<br />
Dunque si chiuse il monastero, non<br />
la chiesa. Di questa non ci restano immagini,<br />
ma doveva essere molto piccola<br />
e semplice; stava nel lato orientale del<br />
paese, "dove nel Medio Evo doveva essere<br />
concentrata la parte più ragguardevole<br />
della popolazione" (Tomassetti),<br />
nel punto in cui la via Maestra (ora corso<br />
Garibaldi), ricevuta a sinistra la via<br />
del Capocroce (Card. Oreste Giorgi),<br />
iniziava decisamente a scendere verso<br />
porta Napoletana (anticamente chiamata<br />
porta di Juso o del Sole). Alla sua destra<br />
invece si apriva uno spiazzo tra le case,<br />
che fino alla metà del '600 era la piazza<br />
d'Armi del castello, quindi luogo di<br />
esercitazioni militari, dopo di che - scrive<br />
Carlo De Romanis - fu ridotta insieme<br />
alla sorgente che vi sgorgava ad uso<br />
di orto, che serviva al Beneficiato di S.<br />
Leonardo. Pochi decenni dopo però fu<br />
abolito pure il sacerdote che officiava<br />
la chiesa godendone il beneficio canonico,<br />
perché - continua il De Romanis<br />
(che scrive alla metà del '700) - "il beneficio<br />
di San Leonardo, praeviis facultatibus<br />
fu dato al Collegio di S. Agnese<br />
per altri due individui da tenervisi agli<br />
studi".<br />
Il Collegio di S. Agnese è il<br />
Collegio Pamphily di piazza Navona in<br />
Roma, annesso al palazzo dei principi<br />
"baroni" di Valmontone, nel quale si facevano<br />
seguire gli studi ecclesiastici ai<br />
ragazzi più promettenti dei feudi panfiliani;<br />
in esso studiarono tra gli altri<br />
il vescovo Pietro Antonio Luciani e il<br />
cardinale Oreste Giorgi. Quanto al beneficio<br />
di S. Leonardo, esso consisteva probabilmente<br />
nelle rendite di un terreno<br />
assegnato alla chiesa: tra i toponimi valmontonesi<br />
del sei-settecento troviamo,<br />
non a caso, un "Prato di San Leonardo"<br />
che doveva essere proprio il beneficio<br />
della chiesa.<br />
La chiesa di San Leonardo, "che è<br />
in detta piazza d'armi, la vedo fatta per<br />
commodo dei soldati in tempo del<br />
Cristianesimo, e quelle sorgenti benché<br />
tenui in caso di bisogno molto giovavano",<br />
conclude De Romanis. Ma<br />
all'inizio dell'800, durante l'occupazione<br />
francese degli Stati Pontifici, essa fu chiusa,<br />
e in seguito ridotta ad abitazione privata.<br />
Giuseppe Tomassetti (1913) parla<br />
del "largo ove sorgeva un tempo la<br />
chiesa di san Leonardo, convertita in<br />
casa moderna"; Caramanica e Livignani<br />
(1916) riportano la "tradizione che pochi<br />
metri prima della Porta Napoletana esistesse<br />
la chiesa di san Leonardo, di cui<br />
non si hanno notizie: però tuttora vi è<br />
una piccola zona o rione detto S. Leonardo,<br />
ove attualmente è sorto l'Ospedale<br />
Chirurgico Vittorio Emanuele III". E'<br />
questo l'ambulatorio di Pronto Soccorso<br />
fondato nel 1909 dal dottor Filippo Chiocca,<br />
chirurgo condotto di Valmontone, al quale<br />
nel 1962 si sostituì l'ospedale civile<br />
dello stesso nome, che occupò per<br />
altri trent'anni circa lo sperone orientale<br />
di Valmontone; il suo spigolo estremo,<br />
una torretta poi trasformata in sala<br />
operatoria, ancora nel primo quarto del<br />
XX secolo era chiamata dai valmontonesi<br />
"torrione di San Leonardo". Oggi si è<br />
perso anche il nome.
Ernesto Gualtieri,<br />
il legno d’ulivo<br />
Espone al Museo Diocesano di <strong>Velletri</strong><br />
dal 19 al 30 Novembre 2005<br />
Mostra patrocinata da Ecclesia in c@mmino<br />
Guido Basile<br />
Conosco Ernesto da circa quaranta<br />
anni. Sembra ieri, eppure il ragazzo<br />
di un tempo è diventato un albero<br />
adulto. Il virgulto si è trasformato<br />
e stagioni di corteccia si sono<br />
sovrapposte in una scansione naturale.<br />
Oggi è ancora quello di allora<br />
ma il vento, il sole, la pioggia<br />
a poco a poco lo hanno levigato e<br />
riassunto in materia artistica. La metamorfosi<br />
si è compiuta spontaneamente<br />
come sempre accade nel mondo.<br />
Quando lo incontro per strada sbalordisco<br />
nel riconoscerlo. Fiero, abbronzato<br />
come un marinaio o forse come<br />
un pirata d'altri tempi sfoggia una<br />
capigliatura bianca quasi a sottolineare<br />
il valore e la saggezza raccolti<br />
dopo mille assalti e tante ferite.<br />
Ha cominciato quasi per gioco a cimentarsi<br />
in arte. Lentamente ha appreso,<br />
grazie a doti innate e faticoso<br />
studio , le complessità e i movimenti<br />
della materia. Il suo incontro con<br />
il disegno, la pittura ma soprattutto<br />
con la scultura non è stato però<br />
Riferimenti:<br />
E.G. V.le Salvo<br />
D'Acquisto,155 00049<br />
<strong>Velletri</strong> (Rm) tel.<br />
06/9625218<br />
Roma,"Vittoriano" 2004<br />
"L'Epopea degli Ascari<br />
Eritrei" premio scultura<br />
Pomezia, Hotel Enea 2004<br />
Gran Premio Internazionale<br />
scultura "Dea Cibele"<br />
Roma, Palazzo Barberini<br />
2005 Premio Primavera 1<br />
premio sezione scultura<br />
casuale. Da giovane ardeva di pensieri<br />
e sensazioni conflittuali e come<br />
una forza della natura ha fatto la<br />
sua scelta ed il furore della sua anima<br />
con un intuito fatale è sublimato<br />
in lirismo.<br />
Autodidatta, è nato a <strong>Velletri</strong> il<br />
17.9.1946 . Scolpisce per amore e<br />
le sue mani complottano con la natura<br />
alla ricerca di parole, immagini<br />
e pensieri su uomini, animali e<br />
cose.<br />
Ruba alla terra i segreti nascosti nel<br />
legno di ulivo che pulsano in tron-<br />
22 Novembre 2005<br />
Cultura<br />
chi e radici centenarie.<br />
Nella fatica del lavoro su questa pianta<br />
simbolo si placa il suo tormento<br />
interiore. Le sue opere si contorcono<br />
e si ripensano man mano<br />
che si rivelano alla quotidiana ricerca.<br />
Ad esse sottende un profondo<br />
senso religioso tanto da conferire<br />
ad i suoi attrezzi una missione che<br />
spesso li attrae verso temi biblici.<br />
Amo, in particolare, la recentissima<br />
Madonna con Bambino ( agosto<br />
2005) che ha ricavato da un ciliegio<br />
arso dal sole.<br />
Nell'ulivo scopre volti ed urla<br />
umani come nati nella pietra,<br />
guerrieri schierati in battaglia e serpi<br />
e preghiere. Dirupi ed erta dan-<br />
Il libro del mese - GRANDEZZA DI THOMAS HARDY<br />
Il nome di questo grande poeta vittoriano sfugge<br />
spesso al grosso pubblico, nonostante tutti i<br />
suoi romanzi siano stati pubblicati in Italia. Anche<br />
qualche nostro poeta e scrittore (Attilio Bertolucci,<br />
Carlo Cassola) lo hanno tradotto e citato. Negli<br />
anni sessanta e settanta, romanzi come “Tess”,<br />
“Il sindaco di Castelbridge”, “Via dalla pazza folla”,<br />
circolavano assiduamente nelle libreria e le<br />
edizioni si sono moltiplicate. Il cinema, dal canto<br />
suo, ha attinto copiosamente ai suoi intrecci:<br />
Roman Polanski ha portato sullo schermo – piuttosto<br />
mediocremente- “Tess”. Negli ultimi anni abbiamo<br />
visto anche “Jude”, in una versione così-così.<br />
Tuttavia … tuttavia Thomas Hardy in Italia non<br />
è molto conosciuto. Adesso l’editore Fazi di Roma<br />
ha terminato la pubblicazione di alcuni romanzi<br />
ancora inediti in Italia. Queste traduzioni sono degli<br />
eventi da non perdere: “Due occhi azzurri”<br />
(diciotto euro),<br />
“Estremi rimedi” (diciannove euro)<br />
“Nel bosco” (nove euro)<br />
“Sotto gli alberi” (sedici euro)<br />
“Due sulla torre”.(sedici euro)<br />
Ora tutta l’opera di Hardy è accessibile anche<br />
da noi.<br />
Questo significa che Hardy, oggi, sarà più letto?<br />
Hardy sarà più amato oggi di ieri? Noi, purtroppo,<br />
crediamo di no.<br />
Tuttavia… Perché? Cosa significa? Cos’è che non<br />
funziona?<br />
Prendiamo, ad esempio, il nome di un altro grande<br />
scrittore vittoriano: Charles Dickens. Il suo “David<br />
Copperfield” od “Oliver Twist” ( di cui recensiamo<br />
qui l’ultima versione cinematografica di<br />
Roman Polanski) sono molto più conosciuti ed apprezzati<br />
dal grosso pubblico.<br />
Bisogna avere il coraggio di dirlo: il nome di Thomas<br />
Hardy è in declino. Infine: chi è Thomas Hardy?<br />
Di cosa scrive?<br />
La sua grandezza va assolutamente ricercata nella<br />
sua interiorità: Hardy non si è mai piegato ai<br />
dogmi, è stato un uomo teso alla ricerca di una<br />
spiegazione del dolore, ha cercato di dare un nome<br />
al Fato (quello, per intenderci, precristiano), un<br />
uomo che ha tentato per tutta la sua vita, attraverso<br />
i suoi grandi romanzi, di trovare Dio. Ciò<br />
che più colpisce leggendo le sue storie è, appunto,<br />
questo grido, questa lacerazione dell’anima<br />
che invoca. Il cielo, però, tace. Impassibile, la natura,<br />
leopardianamente, assiste come spettatrice.<br />
Osserva. Uomini e donne si affannano a cercare<br />
improbabili vie di uscita, sono giocattoli manipolati<br />
da un Fato imperscrutabile. Nessun lieto<br />
fine. Le trame, talvolta complicate, servono da pretesto<br />
per sviluppare personaggi in balìa di questo<br />
destino che si accanisce, che bussa. Dove<br />
non è sentito, ribussa, ci riprova. Le Parche sono<br />
sempre in agguato, pronte a ghermire la felicità..<br />
Tuttavia … tuttavia lo sguardo di Hardy è intriso<br />
di tenerezza e malinconia. Egli ama i suoi per-<br />
teschi , fantasmi di<br />
uomini e donne che<br />
somigliano a tanti di<br />
noi e poi maternità e<br />
madonne richiami<br />
di antiche scritture.<br />
E' il bisogno del<br />
cuore che col sangue<br />
trasporta alle mani l'anelito<br />
dell'anima e l'originalità<br />
del pensiero<br />
pittorico di Ernesto<br />
Gualtieri.<br />
Il suo è un rapporto<br />
privato con gli elementi<br />
naturali. Egli<br />
parla e cammina<br />
assieme ai personaggi<br />
che crea ed il<br />
suo viaggio solitario<br />
si illumina con le stelle<br />
dell'universo.<br />
Nel legno e del legno<br />
conosce i percorsi,<br />
riflette con esso sulle<br />
possibili vie di fuga della linfa<br />
vitale<br />
e nei tumulti di immagini del volgere<br />
del tempo si placa la sua tempesta.<br />
Qui soffiano venti impetuosi,<br />
si schiantano case e cadono rocce,<br />
nuotano pesci o fuggono uccelli ed<br />
elefanti atterriti. Nelle opere di Ernesto<br />
a volte scorgiamo anche il mare tranquillo<br />
e riconosciamo approdi<br />
sicuri e non più distanti. Le sue visioni<br />
sono illustrazioni di un libro sfogliato<br />
dai giorni e dalle ore della<br />
vita. Un simposio di suggestioni,<br />
musica e silenzi, sogno e realtà nello<br />
spazio dell'immaginario.<br />
Una melodia ed un contrappunto<br />
dell'amara gioia di vivere.<br />
a cura di<br />
Alessandro Gentili<br />
sonaggi, le sue creature (così<br />
le chiamava). Egli è il<br />
loro medico, si china al loro<br />
capezzale, è il confessore<br />
che raccoglie dalle loro<br />
labbra l’ultima confessione, le parole decisive. Mai<br />
Hardy urla, rimprovera, respinge. Per l’ultima volta<br />
Tess o Jude fanno ascoltare la loro voce sulla<br />
terra, ma è una voce che, ascoltandola attentamente,<br />
assomiglia ad una che conosciamo. Può,<br />
talvolta, essere la nostra stessa voce. Mirabile<br />
la grandezza di quest’uomo che accompagna i<br />
suoi personaggi per l’ultimo tratto di strada. Così<br />
per la vita, ma altrettanto per la loro morte: senza<br />
forzature, senza colpi di scena ma tanta naturalezza.<br />
Convinto che la morte non è fuori dalla<br />
vita ma dentro, che è parte integrante del nostro<br />
essere uomini. Leggete, vi prego, nel romanzo<br />
“Nel bosco” la morte di Winterborne.<br />
Il libro dell’Ecclesiaste (il Qohelet) è stato compagno<br />
di viaggio di Thomas Hardy. Per questo<br />
grande uomo/scrittore, il Vangelo è stata la ricerca<br />
di tutta la sua vita. Ma la pietà e la misericordia<br />
con cui egli ha costruito le sue storie e i suoi personaggi<br />
ci ricordano da vicino, da tanto vicino,<br />
l’episodio del buon samaritano.<br />
Buona lettura.
ASSASSINIO FORTUGNO,<br />
AZIONE CATTOLICA:<br />
“LA SUA MORTE SIA<br />
SEGNO DI RISCATTO”.<br />
“Ha pagato con la vita il suo impegno<br />
per la costruzione del bene comune,<br />
il suo amore per la terra calabrese,<br />
il suo servizio alle istituzioni, la sua<br />
lotta contro i nemici dello stato e contro<br />
il cancro del fenomeno mafioso”.<br />
Così il Consiglio nazionale dell’Azione<br />
Cattolica italiana, riunitosi nei giorni<br />
scorsi a Roma, ha voluto ricordare,<br />
in un messaggio inviato alla famiglia,<br />
il vicepresidente della regione Calabria<br />
Francesco Fortugno, barbaramente<br />
assassinato nei giorni scorsi. “la nostra<br />
associazione - si legge ancora nel testo<br />
- è impegnata da sempre nella formazione<br />
a questi stessi valori e oggi<br />
si sente chiamata a esserlo ancora<br />
di più” perché la sua morte “sia segno<br />
non di sconfitta ma di riscatto degli<br />
uomini di buona volontà”.<br />
LUSSEMBURGO: “TRE PISTE”<br />
PER CRESCERE NELLA FEDE<br />
“DräiSchrëtt” (tre piste) è il titolo del<br />
progetto pastorale che prosegue l’iniziativa<br />
“Chiesa 2005” voluta da mons.<br />
Fernand Franck, arcivescovo di<br />
Lussemburgo, subito dopo la fine della<br />
XXª Giornata mondiale della<br />
Gioventù, di Colonia. Il progetto, presentato<br />
in una lettera pastorale dello<br />
scorso settembre e diffusa tramite<br />
il sito (www.cathol.lu) della chiesa<br />
lussemburghese, prevede un approfondimento<br />
dei tre sacramenti dell’iniziazione<br />
cristiana, Battesimo, Eucaristia e<br />
Cresima. “In questi – scrive l’arcivescovo<br />
– l’uomo si incorpora in Cristo<br />
e diventa membro effettivo della<br />
Chiesa”. Una parte importante del progetto<br />
si basa sulla realizzazione di 57<br />
comunità pastorali.<br />
GERMANIA: APPELLO<br />
PER IL DARFUR<br />
La Chiesa cattolica tedesca ha rivolto<br />
un appello per moltiplicare gli sforzi<br />
al fine di risolvere la crisi nella regione<br />
africana del Darfur. “I milioni di profughi<br />
non possono diventare milioni<br />
di morti”, si legge in una dichiarazione<br />
della Commissione tedesca di “Justitia<br />
et Pax” (organismo della Conferenza<br />
episcopale tedesca e del comitato centrale<br />
dei cattolici tedeschi - ZdK) diffusa<br />
nei giorni scorsi a Bonn.<br />
“Sebbene l’incaricato dell’Onu per la<br />
prevenzione dei genocidi Juan<br />
Mendez abbia parlato la scorsa settimana<br />
di situazioni analoghe al<br />
genocidio, l’attenzione dell’opinione<br />
pubblica verso questa regione continua<br />
a diminuire”, ha denunciato il presidente<br />
di Justitia et Pax, mons. Reihard<br />
Marx, vescovo di Treviri, che ha proseguito:<br />
“dopo il genocidio in Ruanda,<br />
il mondo non può assistere senza agire<br />
ad un altro”. Il vescovo Marx ha deplorato<br />
la debolezza della missione di pace<br />
dell’Unione africana e ha aggiunto: “Il<br />
Consiglio di sicurezza è bloccato a causa<br />
degli interessi di politica energetica<br />
della Cina e della Russia”.<br />
Secondo Justitia et Pax occorre<br />
innanzitutto proteggere maggiormente<br />
i campi profughi e i trasporti<br />
dei soccorsi per offrire concrete possibilità<br />
di sopravvivenza alle persone.<br />
SPAGNA: ACCOGLIENZA<br />
E CONVIVENZA<br />
“Il fenomeno migratorio è inarrestabile<br />
e non ammette attese”, per questo<br />
è necessario un “coinvolgimento<br />
23 Novembre 2005<br />
Documenti<br />
Osservatorio<br />
DIVORZIATI RISPOSATI: PADRE PAOLO<br />
BACHELET sj, “CARITA’ E VERITA’”.<br />
“NON SONO IN PIENA COMUNIONE CON<br />
LA CHIESA”<br />
“Tra i due principi egualmente importanti che debbono<br />
ispirare il nostro atteggiamento in merito, carità<br />
e verità, quello che ha la precedenza è la carità”. Se<br />
ne dice convinto padre<br />
Paolo Bachelet, gesuita, che in un’intervista on line<br />
su: www.agensir.it, sottolinea che nella proposizione<br />
n.40 del sinodo dei vescovi intitolata “i divorziati<br />
risposati e l’eucaristia”, “i padri sinodali riaffermano<br />
innanzitutto l’importanza di attenzione e accoglienza<br />
verso i fedeli divorziati e risposati, e solo in secondo<br />
luogo ricordano l’insegnamento della chiesa in<br />
base al quale essi non possono essere ammessi alla<br />
comunione”. Padre Bachelet, che da alcuni anni coordina<br />
a Roma gruppi di preghiera di separati e divorziati,<br />
chiarisce che “la richiesta di astenersi dalla<br />
comunione non significa che tali fedeli siano più peccatori<br />
di altri, né si propone di infliggere loro una<br />
punizione”, ma intende affermare che “il fedele divorziato<br />
e risposato vive in una situazione oggettivamente<br />
in grave contrasto con l’insegnamento di cristo,<br />
e vi permane senza volervi porre fine”. Per il<br />
gesuita “una prassi pastorale diversa potrebbe ingannare<br />
il divorziato stesso; disorientare gli altri fedeli,<br />
dando l’impressione che tale situazione possa ritenersi<br />
ammissibile e lecita”. “i divorziati risposati<br />
- conclude - sono sotto molti aspetti in comunione<br />
con la chiesa, ma non è una comunione ‘piena’; essi<br />
pertanto non possono ricevere l’eucaristia che esige<br />
ed esprime una piena comunione”.<br />
CARD. SCOLA (PATRIARCA DI VENEZIA),<br />
“NEL RITO DELL’EUCARISTIA C’È TUTTO<br />
Il sinodo facendo un’affermazione importantissima<br />
di conferma della bontà della riforma liturgica inaugurata<br />
dal concilio vaticano II, ha parlato dell’eucaristia<br />
in termini di azione eucaristica che si concentra<br />
nel rito. Qui c’è un elemento di novità, in<br />
cui è raccolta la migliore riflessione teologica degli<br />
ultimi 40 anni che ha insistito molto sulla completezza<br />
del rito, proprio come espressione dell’azione liturgica”.<br />
Lo ha detto mons. Angelo Scola, patriarca di<br />
Venezia. “Si tratta - ha detto il cardinale - di una novità<br />
di carattere teologico dottrinale sulla quale sono certo<br />
che i teologi e i pastori dovranno continuare a lavorare;<br />
e proprio la novità si appunta sul fatto che nel<br />
rito c’è tutto, se inteso in maniera giusta. Perché nel<br />
rito c’è l’azione, che incomincia dal lasciare la mia<br />
dell’Unione europea, delle Nazioni Unite<br />
e degli organismi internazionali per<br />
la pace, la giustizia e la libertà”. È invece<br />
“inaccettabile” il progetto di legge<br />
organica sull’educazione che il governo<br />
spagnolo ha presentato al parlamento.<br />
Sono i due temi su cui si sono<br />
pronunciati il 20 ottobre i vescovi del<br />
Sud della Spagna, riuniti a Córdoba<br />
per l’Assemblea ordinaria. A proposito<br />
dei “drammatici fatti accaduti a<br />
Ceuta e Melilla” ribadiscono “la<br />
dignità di ogni persona umana e i diritti<br />
inerenti, qualunque sia la condizione<br />
e il Paese di origine”. E ricordano che<br />
il fenomeno migratorio “è una questione<br />
vitale per tutti, anche per i popoli più<br />
ricchi”. “Tutti siamo chiamati - affermano<br />
i vescovi della Spagna meridionale<br />
- a comprendere questa nuova realtà<br />
della nostra epoca, così come ad aprirci<br />
per accogliere e convivere, rispettosamente<br />
e pacificamente, con i fratelli<br />
che si inseriscono nelle nostre società”.<br />
Riguardo alla proposta di legge sull’educazione<br />
fanno riferimento a<br />
quanto già dichiarato il 28 settembre<br />
scorso dalla Conferenza episcopale<br />
spagnola, denunciando soprattutto i<br />
limiti “al diritto dei genitori nella scelta<br />
dell’educazione dei figli”. “Inaccettabile”<br />
viene poi definita la proposta sull’insegnamento<br />
della religione e lo “statuto<br />
giuridico previsto per gli insegnanti<br />
di religione, negando loro l’attuale considerazione<br />
di ‘impiegati’ dell’amministrazione”.<br />
Riflessioni post-sinodali<br />
casa per trovarmi coi fratelli nel tempio. E tutto lo<br />
svolgimento del rito è azione, divisa secondo le articolazioni<br />
della santa messa. In secondo luogo, il rito<br />
è nello stesso tempo un fenomeno personale e comunitario:<br />
simultaneamente un fatto di persona e di<br />
popolo”.”un altro elemento da cui si coglie la grande<br />
unità del sinodo; aggiunto - è che è emersa da<br />
tutti, indistintamente, la necessità di una maggiore<br />
sottolineatura della dimensione verticale della<br />
liturgia e del senso del mistero. E’ come se si fosse<br />
detto: nel momento in cui riconosciamo la grande<br />
validità della riforma liturgica, diciamo che manca<br />
ancora un passo alla sua attuazione, che non è<br />
incontro tra uomini, ma quell’incontro in cui per grazia,<br />
la trinità irrompe attraverso la presenza del corpo<br />
donato e del sangue versato di cristo”<br />
CARD. SCOLA : LA DONNA È “TRACCIA DEL-<br />
LA PRESENZA DI DIO NELL’UMANITÀ”<br />
La donna rappresenta sempre l’altro che mi sta davanti.<br />
In un certo senso la traccia della presenza di Dio<br />
nell’umanità è legata per sua natura al mondo femminile<br />
molto più di quanto non sia legata a quello<br />
maschile”. Così il Card. Angelo Scola, sulla proposizione<br />
del sinodo che riconosce la singolare missione della<br />
donna nella famiglia e nella società. “Nella genesi<br />
- ha detto il card. Scola - essa è l’altro che sta<br />
davanti ad Adamo come l’altro. E’come il volto che<br />
risponde allo sguardo. In questo senso c’è un segno<br />
che la donna si porta dentro, senza confondere questo<br />
con il discorso sui ruoli, c’è un segno del mistero<br />
che è potente”. A proposito della proposizione<br />
sinodale n.8 che incoraggia i coniugi a percorrere<br />
cammini di spiritualità nutriti dall’eucaristia, il patriarca<br />
di Venezia ha detto: “i padri hanno visto che esiste<br />
un nesso indissolubile tra matrimonio e eucaristia:<br />
perché che cos’è l’eucaristia se non l’espressione<br />
dell’amore totale, incondizionato del figlio di dio<br />
fatto uomo? E cos’è il matrimonio se non il tentativo<br />
di vivere il riflesso di questa esperienza elevatissima<br />
nella normale relazione umana che è il rapporto<br />
tra uomo e donna?” “quindi - ha concluso -<br />
l’amore è uno, ma questa esperienza dell’amore ognuno<br />
di noi la vive a partire dal modo con cui un uomo<br />
e una donna lasciano le loro famiglie e si mettono<br />
insieme, si aprono alla vita e fanno quest’esperienza<br />
in concreto giorno dopo giorno. L’Eucaristia altro<br />
non è, in questo senso, se non il punto in cui sono<br />
riaperto a questa possibilità straordinariamente rigenerativa<br />
dell’amore, che magari, per i miei limiti o<br />
per i limiti dell’altro, perdo strada facendo”.
NOVEMBRE<br />
1 martedì - TUTTI I SANTI (s) P<br />
(Ap 7,2-4.9-14; Sal 23,1-6; 1Gv 3,1-3;<br />
Mt 5,1-12a)<br />
- In tutte le città Commemorazione<br />
dei fedeli defunti<br />
- Giornata della Santificazione<br />
Universale<br />
2 mercoledì - COMMEMORAZIONE DEI<br />
DEFUNTI P<br />
- In tutte le città Commemorazione<br />
dei fedeli defunti<br />
4 venerdì - S. Carlo Borromeo (m)<br />
- Monastero invisibile<br />
- Colleferro, Istituto Pie Operaie:<br />
Ora di Adorazione per tutte le vocazioni<br />
5 sabato - B. Guido M. Conforti<br />
6 domenica - XXXII Domenica T.O. A<br />
IV sett.<br />
Sap 6,12-16; Sal 62,2-8; 1Ts 4,13-18; Mt<br />
25,1-13<br />
- Giornata di sensibilizzazione per<br />
il sostentamento del clero<br />
- <strong>Segni</strong>, inizio settenario Addolarata<br />
7 lunedì - S. Baldo<br />
- Compleanno di don Fernando De<br />
Mei, compie 90 anni<br />
9 mercoledì - Dedi. Basilica Lateranense<br />
(f) P<br />
1 Re 8,22-23.27-30 (1 Pt 2,4-9); Sal 94,1-<br />
7; Gv 4,19-24<br />
10 S. Leone Magno (m)<br />
11 venerdì - S. Martino di Tours (m)<br />
13 domenica - XXXIII Domenica T.O. A<br />
I sett.<br />
Pro 31,10-13.19-20.30-31; Sal 127,1-5;<br />
1Ts 5,1-6; Mt 25,14-30<br />
- Giornata del ringraziamento<br />
- USMI/CISM: lectio divina<br />
- <strong>Segni</strong>: S. Agostina Pietrantoni: festa<br />
nella comunità delle Suore della Carità<br />
- <strong>Segni</strong>, fine settenario Addolorata<br />
14 lunedì - S. Stefano da Cuneo<br />
- <strong>Velletri</strong>, Suore Serve di Maria<br />
Riparatrici: Cappella della comunità,<br />
ora di preghiera mariana<br />
15 martedì - S. Alberto Magno (mf)<br />
16 mercoledì - S. Margherita di Scozia<br />
(mf)<br />
17 giovedì - S. Elisabetta d’Ungheria<br />
(m)<br />
18 venerdì - Ded. Basiliche dei Ss. Pietro<br />
e Paolo (mf)<br />
At 28,11-16.30-31; Sal 97,1-6; Mt 14,22-33<br />
- Ritiro del clero<br />
Agenda diocesana del mese<br />
Prossimamente<br />
20 domenica - CRISTO RE XXXIV<br />
Domenica T.O. II sett. P<br />
Ez 34,11-12.15-17; Sal 22,1-6; 1Cor<br />
15,20-26.28; Mt 25,31-46<br />
- 92esima Giornata Mondiale<br />
delle Migrazioni<br />
- <strong>Velletri</strong>, Cattedrale S. Clemente:<br />
inizio Triduo festa del Patrono della<br />
città e compatrono della <strong>Diocesi</strong><br />
21 lunedì - Presentazione della Beata<br />
Vergine Maria<br />
- Giornata mondiale delle claustrali<br />
22 martedì - S. Cecilia (m)<br />
- Ufficio Liturgico Diocesano: Festa<br />
di S. Cecilia, raduno dei cori parrocchiali<br />
della Dicoesi<br />
23 mercoledì - S. Clemente I (mf)<br />
- <strong>Velletri</strong>, Cattedrale di S. Clemente<br />
I, papa e martire. Festa del Patrono<br />
della città e compatrono della<br />
<strong>Diocesi</strong>, in <strong>Velletri</strong> (s), in Dicoesi (f)<br />
26 sabato - B. Giacomo Alberione<br />
- <strong>Velletri</strong>, Festa nella comunità delle<br />
Suore Apostoline<br />
- Colleferro: Uff. Catechistico:<br />
Lectio Divina per catechisti, Parr.<br />
S. Bruno<br />
27 domenica - I AVVENTO Anno B I sett.<br />
Is. 63, 16c-17.19c; Sal 79; 1 Cor 1,3-9;<br />
Mc 13,33-37<br />
- Artena: Festa della B.V.M. della<br />
Medaglia Miracolosa<br />
28 lunedì - S. Giacomo della Marca<br />
29 martedì - S. Saturnino<br />
- Collegio dei diaconi: incontro con<br />
il Vicario Generale, Sala Riunioni<br />
della Curia h. 19<br />
30 mercoledì - s. Andrea (f) P<br />
- Onomastico di S.E. Mons. Andrea<br />
Maria Erba<br />
DICEMBRE<br />
2 venerdì - S. Bibiana<br />
- Monastero Invisibile<br />
24 Novembre 2005<br />
Appuntamenti<br />
- Colleferro, Istituto Pie Operaie:<br />
Ora di adorazione per tutte le vocazioni<br />
3 sabato - S. Francesco Saverio (m)<br />
- Collegio dei Diaconi: incontro con<br />
le famiglie, Sala riunioni della<br />
Curia, h. 16<br />
4 domenica - II AVVENTO Anno B II<br />
sett.<br />
Is 40,1-5.9-11; Sal 84,9-14; 2Pt 3,8-14;<br />
Mc 1,1-8<br />
- Colleferro: Festa di S. Barbara<br />
v.m., Patrona della città<br />
- Azione Cattolica Italiana: Settore<br />
adulti, Ritiro di Avvento<br />
6 martedì - S. Nicola (mf)<br />
7 mercoledì - S. Ambrogio (m)<br />
- Anniversario di Ordinazione<br />
Presbiteriale di don Paolo Latini,<br />
(7.12.1983)<br />
- Anniversario di Ordinazione<br />
Presbiteriale di don Giuseppe<br />
GEN VERDE<br />
IN CONCERTO<br />
“Che cosa è rimasto intatto nel tempo,<br />
dai primi concerti allo spettacolo<br />
globale, multietnico, multidisciplinare?<br />
Forse è ancora quell’imprescindibile<br />
voler portare in<br />
scena solo la nostra vita, pur nella<br />
ricerca di una professionalità che<br />
esprimesse al meglio quello che ci<br />
anima”<br />
Palasport di Genzano<br />
Venerdì 11 novembre<br />
ore 20,30<br />
LA COPERTA<br />
DEL MONDO<br />
Gen Verde in concerto<br />
Info e prevendite: <strong>Velletri</strong>/Valmontone<br />
069640569/069597334<br />
Grigolon, (7.12.1990)<br />
8 giovedì - IMMACOLATA CONCEZIONE<br />
DELLA BEATA VERGINE MARIA (s) P<br />
Gn 3,9-15.20; Sal 97,1-4; Ef 1,3-6.11-<br />
12; Lc 1,26-38<br />
- Colleferro: Immacolata Concezione<br />
di Maria, Festa patronale nell’omonima<br />
Parrocchia<br />
- <strong>Velletri</strong>: Parr. S. Martino:<br />
Tesseramento dell’AC<br />
- Anniversario di Ordinazione<br />
Presbiteriale di don Rinaldo Brusca,<br />
(8.12.1984)<br />
Ecclesia in cammino<br />
Bollettino Ufficiale per gli atti di Curia<br />
Mensile a carattere divulgativo e ufficiale per<br />
gli atti della Curia e pastorale per la vita della<br />
<strong>Diocesi</strong> di <strong>Velletri</strong>-<strong>Segni</strong><br />
Direttore Responsabile<br />
Don Angelo Mancini<br />
Vicedirettore<br />
Fabio Ciarla<br />
Collaboratori<br />
Stanislao Fioramonti<br />
Tonino Parmeggiani<br />
Proprietà<br />
<strong>Diocesi</strong> di <strong>Velletri</strong>-<strong>Segni</strong><br />
Registrazione del Tribunale di <strong>Velletri</strong> n.<br />
9/2004 del 23.04.2004<br />
Stampa: Tipolitografia Edizioni Anselmi s.r.l.<br />
- Marigliano (NA)<br />
Stampato il: 31 ottobre 2005<br />
Redazione<br />
C.so della Repubblica 343<br />
00049 VELLETRI RM<br />
06.9630051 fax 96100596<br />
curia@diocesi.velletri-segni.it<br />
Per questo numero hanno collaborato<br />
inoltre: S.E. Andrea Maria Erba, Mons. Luigi<br />
Vari, Sara Gilotta, Mons. Franco Risi, Guido<br />
Basile, Pier Giorgio Liverani, Antonio Venditti,<br />
d. Daniele Valenzi, Enrico Mattoccia, Francesca<br />
Frasca, Mons. Paolo Picca, diac. Pietro Latini,<br />
d. Dario Vitali, Mara Della Vecchia, d. Giorgio<br />
Cappucci, Alessandro Gentili, Sara Bianchini,<br />
Dorina e Nicolino Tartaglione, Dario Di Luzio,<br />
Francesco Canali.<br />
Consultabile online in formato pdf sul sito:<br />
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