11. P. PAOLI, G. CELLAI CIUFFI, C. BINI, Palinologia, genesi ... - BibAr
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campagna concernenti gli aspetti<br />
morfologici ed i rapporti di<br />
giacitura tra i singoli livelli.<br />
Sulla base di queste osservazioni è<br />
stata quindi eseguita una<br />
campionatura non “strato per<br />
strato” (per la descrizione completa<br />
della stratigrafia si rinvia alla parte<br />
curata dall'équipe archeologica),<br />
bensì limitatamente a campioni<br />
degli strati più antichi vissuti e del<br />
sottostante terreno<br />
archeologicamente sterile, poiché in<br />
questo tipo di studio i materiali di<br />
accumulo e riempimento<br />
interessano solo marginalmente,<br />
per quanto attiene alla<br />
identificazione della possibile cava<br />
di prestito dei materiali stessi. Fra<br />
l'altro, il rimaneggiamento subito<br />
dai materiali ad opera dei ripetuti<br />
interventi antropici (riempimento<br />
di depressioni con materiali di<br />
riporto, eliminazione di dislivelli,<br />
dissodamenti e sistemazioni<br />
agrarie, compattazione dei<br />
materiali) e naturali (incendi,<br />
alluvioni, variazioni climatiche e<br />
chimico-fisiche) sull'ambiente<br />
determina particolari difficoltà in<br />
questo tipo di lavoro, per quanto<br />
riguarda sia certi aspetti<br />
sedimentologici che lo stato di<br />
conservazione dei granuli pollinici.<br />
Ci siamo trovati ad esaminare<br />
materiale pollinologico depositato<br />
in sedimenti il cui pH oscilla verso<br />
valori decisamente alcalini (cfr.<br />
risultati analitici). Questa<br />
particolare caratteristica del terreno<br />
ha influito in modo negativo sulla<br />
conservazione di granuli di polline<br />
che notoriamente, a causa della<br />
natura chimica della<br />
sporopollenina, principale<br />
componente dello strato esterno<br />
della loro parete (esina), meglio si<br />
conservano in ambienti a carattere<br />
decisamente acido. Va ricordato<br />
inoltre che lo stato di cattiva<br />
conservazione dell'esina rende<br />
particolarmente difficile il<br />
riconoscimento dei granuli in<br />
quanto sono proprio le<br />
sculturazioni e la struttura di tale<br />
strato a fornire caratteri di grande<br />
valore diagnostico.<br />
I campioni raccolti sono stati<br />
setacciati con setaccio a maglie di 2<br />
mm., onde separare la frazione<br />
grossolana (“scheletro”) dalla terra<br />
fine.<br />
La frazione grossolana è risultata<br />
quantitativamente e<br />
qualitativamente assai modesta in<br />
tutti i campioni prelevati<br />
(frammenti di laterizi, concrezioni<br />
carbonatiche, concrezioni ferromanganesifere,<br />
piccoli granuli di<br />
rocce calcaree) e non ha fornito<br />
indicazioni di particolare rilievo.<br />
Sul setacciato a 2 mm sono state<br />
condotte analisi fisiche e chimiche<br />
ed osservazioni microscopiche<br />
volte a precisare sia l'ambiente<br />
chimico-fisico (pH, tessitura, % di<br />
carbonati) che quello naturale,<br />
sostanza organica e spettro<br />
pollinico) in cui il materiale in<br />
studio si è depositato ed evoluto.<br />
Analisi microscopiche<br />
La tecnica impiegata per la<br />
preparazione del materiale per le<br />
osservazioni microscopiche si è<br />
basata sul metodo dell'HF a freddo<br />
(Bertolani Marchetti, 1960) e<br />
successiva identificazione dei<br />
granuli utilizzando materiale fresco<br />
di confronto, presente nella<br />
pollinoteca del Museo Botanico