Omelia di don Roberto Trevisio - Trasfigurazione.Diocesipa.It
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OMELIA PER LA VIA CRUCIS VENERDI’ SANTO<br />
Ancora una volta abbiamo attraversato una parte del nostro paese portando la croce come ha<br />
fatto Gesù nel primo venerdì santo della storia.<br />
Si tratta <strong>di</strong> una antica e bella tra<strong>di</strong>zione, <strong>di</strong> un atto <strong>di</strong> testimonianza che la Comunità Cristiana<br />
propone ed offre anche a chi non frequenta regolarmente la Chiesa o ritiene <strong>di</strong> non credere. E<br />
un segno <strong>di</strong> solidarietà nei confronti <strong>di</strong> tutti coloro che portano giorno dopo giorno la loro<br />
croce, e magari si sentono soli ed abban<strong>don</strong>ati, dagli uomini e forse anche da Dio.<br />
La croce ed il crocifisso testimoniano, invece, quanto Dio abbia preso sul serio l’uomo, quanto<br />
lo abbia amato, quanto sia stato <strong>di</strong>sposto, per l’uomo, giocarsi totalmente e fino al punto <strong>di</strong><br />
lasciarsi uccidere.<br />
Ogni anno cerco <strong>di</strong> offrirvi qualche nuovo spunto <strong>di</strong> riflessione in occasione della Via Crucis.<br />
Quello <strong>di</strong> quest’anno mi è stato suggerito da una banale chiacchierata con dei colleghi mentre<br />
si camminava per le calli <strong>di</strong> Venezia. Uno <strong>di</strong> loro era da poco tornato dalla terra santa, dove ,<br />
nel visitare il luogo della crocifissione e del santo sepolcro ha sentito spiegare dalla guida che<br />
il calvario, il luogo dove è avvenuta l’esecuzione <strong>di</strong> Gesù, sarebbe stato secondo gli<br />
archeologi, una vecchia cava <strong>di</strong> pietre.<br />
Una cava ormai <strong>di</strong>smessa perché esaurita, una cava abban<strong>don</strong>ata e <strong>di</strong>ventata con il tempo<br />
una <strong>di</strong>scarica <strong>di</strong> rifiuti.<br />
Un luogo squallido, un brutto posto.<br />
E mentre ascoltavo queste spiegazioni la mia testa ha cominciato ad inseguire un’idea, un
pensiero che stasera voglio con<strong>di</strong>videre con voi. Mi sono detto: se questo è vero, se il luogo<br />
della crocifissione era uno dei posti degradati della periferia <strong>di</strong> Gerusalemme, guarda un po’<br />
dove Dio ha voluto che si compisse la nostra salvezza. guarda un po’ che posto è stato scelto<br />
per piantarvi il segno che per sempre sarebbe stato il <strong>di</strong>stintivo dei cristiani: la Croce.<br />
Ma non aveva niente <strong>di</strong> meglio, il buon Dio?<br />
Continuando a riflettere – e mi estraniavo dalla conversazione degli altri - sentivo che in tutto<br />
ciò c’era una profonda coerenza. Dio aveva fatto sempre così.<br />
Aveva sempre scelto ciò che l’uomo avrebbe scartato per compiere le sue opere, dalle più<br />
piccole alle più gran<strong>di</strong>.<br />
Aveva scelto il vecchio Abramo, ormai incapace <strong>di</strong> generare, per renderlo padre del suo<br />
popolo; aveva scelto Mosè, il bambino abban<strong>don</strong>ato sulle acque del Nilo, per riscattare dalla<br />
schiavitù d’Egitto i suoi figli che a lui avevano gridato; aveva scelto Davide, il<br />
pastorello, il più piccolo dei figli <strong>di</strong> Iesse, per sconfiggere la superbia <strong>di</strong> Golia e per farne il re<br />
<strong>di</strong> Israele; aveva scelto Geremia, il grande profeta, che <strong>di</strong>ceva <strong>di</strong> se: "Signore, non<br />
chiamarmi, sono troppo giovane ed inesperto"; e come lui aveva scelto Isaia che <strong>di</strong> se stesso<br />
affermava: "Sono un uomo dalle labbra impure".<br />
Aveva scelto Maria, la umile, semplice, in<strong>di</strong>fesa vergine <strong>di</strong> Nazaret, per farne la madre del suo<br />
Figlio; aveva scelto i pescatori <strong>di</strong> Galilea, ignoranti, rissosi, superficiali, per farne i suoi<br />
apostoli; aveva scelto Paolo, il persecutore della sua prima comunità, per farne l’apostolo<br />
delle genti….<br />
Potrei continuare ricordando il figlio <strong>di</strong> conta<strong>di</strong>ni Papa Giovanni; o l’operaio <strong>di</strong> Polonia Giovanni<br />
Paolo 2°, o la umile suora <strong>di</strong> Calcutta, Suor Teresa…
Diceva quel collega che ci stava informando delle ultime scoperte archeologiche: Poiché si<br />
trattava <strong>di</strong> una vecchia cava <strong>di</strong> pietre, probabilmente ce n’era ancora qualcuna per terra,<br />
abban<strong>don</strong>ata, perché nell’essere tagliata si era spezzata malamente, e perciò era risultata<br />
inutilizzabile per possibili costruzioni. E forse da quelle poche pietre rotte sparse per terra è<br />
venuto in mente allo scrittore sacro <strong>di</strong> paragonare Gesù alla "pietra che i costruttori hanno<br />
scartato e che invece è <strong>di</strong>ventata pietra angolare su cui tutto l’e<strong>di</strong>ficio è costruito e sta in<br />
pie<strong>di</strong>".<br />
Si, perché Gesù è davvero la pietra su cui è costruita la nostra casa <strong>di</strong> credenti. E’ su <strong>di</strong> lui,<br />
sulle sue parole, sulle sue opere, ma soprattutto sulla sua morte e sulla sua risurrezione che<br />
si fonda la nostra fede.<br />
Come le pietre sparse per terra, ritenute inutili, anche Cristo da molti è scartato, anche lui da<br />
molti è stato messo da parte, come insignificante. Nel condannarlo a morte qualcuno ha<br />
gridato: è meglio che muoia uno solo che perisca tutto il popolo.<br />
E proprio il condannato, lo scartato, l’inutile si è rivelato ed è <strong>di</strong>ventato la salvezza <strong>di</strong> tutti.<br />
Questo vale per Cristo, fratelli miei, ma vale anche per noi.<br />
Perché "Dio non guarda alle apparenze, guarda al cuore".<br />
E anche se tante volte ci sembra che il nostro impegno, la nostra buona volontà, il nostro<br />
sacrificio non siano riconosciuti per quello che sono e per quello che valgono, non per<strong>di</strong>amoci<br />
<strong>di</strong> coraggio: Dio vede, Dio sa.<br />
E nello stesso tempo, quando guar<strong>di</strong>amo agli altri, stiamo attenti a non essere frettolosi nei
giu<strong>di</strong>zi; stiamo attenti a non scartare ciò che Dio invece ama e sceglie.<br />
Ricor<strong>di</strong>amo il vecchio proverbio che <strong>di</strong>ce che spesso "I fiori più belli vengono dagli alberi più<br />
brutti".<br />
Troppe volte la vita ci ha sbattere la faccia contro una verità che è vera: da quello da cui ti<br />
aspettavi tanto, se non altro perché tu per primo tanto aveva dato a lui, non ti viene niente; e<br />
da chi non ti aspettavi niente perché niente gli aveva dato, ti viene tutto.<br />
E’ la vita che ce lo insegna.<br />
E’ la vita che ce lo ricorda.<br />
Ma è anche la Passione e morte <strong>di</strong> Gesù. Del Figlio <strong>di</strong> Dio, nato in una stalla, vissuto nella<br />
bottega <strong>di</strong> un falegname, morto su un patibolo piantato in una <strong>di</strong>scarica, che <strong>di</strong> sé doveva<br />
<strong>di</strong>re: "Le volpi hanno una tana, gli uccelli del cielo hanno il loro nido, ma il Figlio dell’uomo<br />
non ha un sasso su cui appoggiare la testa per dormire".<br />
Da questo scartato per eccellenza è venuto il riscatto dell’umanità.<br />
E’ venuto il per<strong>don</strong>o <strong>di</strong> Dio sui nostri peccati.<br />
E’ venuta la speranza, anzi, la certezza della vita eterna che ci attende.<br />
Se a nostra volta ci sentiamo scartati dalla società che ci circonda sappiamo, almeno, <strong>di</strong><br />
essere in buona compagnia.<br />
Siamo in compagnia del Signore crocifisso, che vive e regna nei secoli dei secoli. Amen
<strong>don</strong> <strong>Roberto</strong> <strong>Trevisio</strong><br />
<strong>Omelia</strong> Via Crucis Vener<strong>di</strong> Santo 2006