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Poliedrico bambù - Il Verde Editoriale

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ci differenti, permette l’impiego del <strong>bambù</strong><br />

in moltissime situazioni caratterizzate da condizioni<br />

ecologiche diverse.<br />

Altro aspetto molto interessante è la rapidità<br />

di crescita, legata in particolare alle<br />

specie di taglia elevata che presentano ritmi<br />

di accrescimento anche di diversi metri<br />

all’anno. Questa caratteristica consente la<br />

messa a dimora di piante, anche di dimensione<br />

ridotta, e di ottenere in tempi brevi gli<br />

effetti di percezione visiva e di funzionalità<br />

(legati, per esempio, alla funzione di schermatura)<br />

che si desidera perseguire.<br />

▼<br />

Rapidità di diffusione<br />

Uno dei principali problemi relativi all’impiego<br />

del <strong>bambù</strong> è il suo contenimento, in<br />

relazione alla modalità di diffusione di molte<br />

specie attraverso i rizomi che corrono lungo<br />

il terreno, consentendo ogni anno lo sviluppo<br />

di nuove canne a diversi metri di distanza<br />

dalla pianta madre. Una volta risolto, da un<br />

punto di vista tecnico in fase di progettazione,<br />

tale vincolo diventa un pregio poiché<br />

consente densità d’impianto meno elevate,<br />

con notevoli risparmi di costi.<br />

Per evitare che un <strong>bambù</strong> si allarghi può<br />

anche essere sufficiente il taglio dei giovani e<br />

teneri germogli che tendono a colonizzare gli<br />

spazi in cui non sono desiderati. Tale modalità<br />

di gestione può risultare non complessa<br />

laddove i <strong>bambù</strong> siano messi a dimora in aree<br />

prative in cui venga previsto e assicurato il<br />

periodico sfalcio della cotica erbosa.<br />

È infine da sottolineare come attualmente<br />

siano disponibili anche specie che non presentano<br />

le modalità di diffusione attraverso rizomi<br />

striscianti; si tratta però di specie tendenzialmente<br />

un po’meno adattabili ai nostri climi.<br />

Limitata interferenza con il contesto<br />

Le specie bambusoidi, per le loro modalità<br />

di diffusione e di riproduzione, possono essere<br />

tranquillamente impiegate in ogni contesto,<br />

in quanto non rappresentano un elemento<br />

di squilibrio floristico per gli ambienti<br />

naturali, diversamente da molte altre specie<br />

ornamentali alloctone che tendono ad assumere<br />

comportamento invasivo.<br />

L’unica fioritura è tendenzialmente<br />

contemporanea all’interno della medesima<br />

specie, al termine di cicli biologici che vanno<br />

Da sinistra, dettaglio<br />

di culmo di Phyllostachys<br />

bambusoides “Castilloni”<br />

dal caratteristico colore<br />

giallo con striature verdi<br />

e dalle foglie verdi con<br />

striature bianco crema.<br />

Sopra, Fargesia robusta,<br />

dal fogliame verde e arioso<br />

e dalle particolari brattee<br />

biancastre. Accanto,<br />

Pleioblastus fortunei,<br />

dalle foglie verdi screziate<br />

di bianco: è una varietà<br />

nana, generalmente<br />

di altezza inferiore al metro,<br />

adatta per piccole aiuole,<br />

rotatorie e fioriere.<br />

indicativamente dai venti sino ai cento anni,<br />

mentre la modalità di diffusione tramite rizoma<br />

è facilmente controllabile.<br />

Possibilità d’impiego<br />

<strong>Il</strong> nuovo materiale vivaistico a disposizione<br />

del progettista annovera specie “nane” e rustiche,<br />

utilizzabili come tappezzanti anche su<br />

superfici di ridotte dimensioni (quali, per esempio,<br />

le rotatorie stradali) e in presenza di<br />

substrati di scarsa potenza.<br />

Grazie al tipo di apparato radicale e al carico<br />

contenuto è possibile impiegare anche<br />

specie di discreta altezza su solette con scarsa<br />

potenza di terreno, caratteristica molto<br />

interessante, per esempio, nel caso di impiego<br />

nei giardini pensili.<br />

Fogliame persistente<br />

con svariati cromatismi e forme<br />

Si tratta di una caratteristica molto interessante<br />

soprattutto nel Nord-Italia, dove la<br />

disponibilità di specie sempreverdi di una<br />

certa dimensione è più limitata e spesso relegata<br />

alle sole conifere. Questa caratteristica<br />

determina peraltro l’insorgere di un’ulteriore<br />

ACER 2/2007 • 54

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