19.06.2013 Views

XLIV BATTAGLIONE COLONIALE

XLIV BATTAGLIONE COLONIALE

XLIV BATTAGLIONE COLONIALE

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

<strong>XLIV</strong> <strong>BATTAGLIONE</strong> <strong>COLONIALE</strong><br />

GIALLO-VERDE<br />

a righe verticali<br />

1935-1936<br />

combinazione del disciolto<br />

XXII Battaglione Eritreo<br />

Motto del Battaglione: «AUDERE SEMPER» (1935-1936)<br />

«IBI INCEDO FRANGO» (1936-1941)<br />

FASCIA DISTINTIVO<br />

BIANCO-GIALLO-VERDE<br />

a righe verticali<br />

1936-[…]<br />

GIALLO-VIOLA<br />

a righe orizzontali<br />

[…]-1941<br />

Disposizioni M.A.I.<br />

del 23/X/1937<br />

1935<br />

primavera. costituzione del Battaglione come nuovo numero del XXII Battaglione Eritreo, di stanza in Libia ed inviato in Somalia<br />

per partecipare, con il 4º Raggruppamento Eritreo, alla campagna A.O.<br />

aprile. Il Battaglione, insieme agli altri reparti del 4º Raggruppamento Eritreo, si disloca a Bulo Burti.<br />

3 ottobre. Il Battaglione è a Bulo Burti.<br />

1936<br />

gennaio. In seguito ai rilevanti fenomeni di diserzione verificatisi (particolarmente il g. 16) da parte degli Ascari di religione cristiana,<br />

i reparti del 4º Raggrupamento Eritreo sono disciolti; gli elementi di fede musulmana dei quattro Battaglioni confluiranno – il<br />

20 febbraio – nel neocostituito XLV Battaglione Eritreo Musulmano.<br />

[…] 1936. Ricostituzione del Battaglione.<br />

1937<br />

1º gennaio. Il Battaglione è ad Hausien, al comando del Magg. Lusignani.<br />

27 agosto. Il Battaglione, con il XLI e il XII Gruppo Artiglieria, giunge a rinforzare il presidio di Socota assediato dai ribelli.<br />

4 settembre. Il Battaglione, inviato dal Col. Tosti in ricognizione fuori da Socota, viene attaccato dai ribelli presso Amba Tigris e<br />

costretto a ripiegare, perdendo 4 Ufficiali (tra cui i Ten. Ernesto Stefano Bilardello e Paolo Lugano 1 ).<br />

5-12 sett.-7 ottobre. Cbattimenti sostenuti dal <strong>XLIV</strong> Battaglione Coloniale, comandato dal Cap. Borsatti, presso l’Amba<br />

dell’Alberone – Addi Uker – Passo Alecà – Mai Meri – Bilbola Gheorghis.<br />

1938<br />

1º-31 gennaio 1938. Il Battaglione è in sede a Lalibela, al comando del 1º Cap. Borsatti.<br />

1º-28 febbraio 1938. Il Battaglione è in sede a Lalibela, dove nel corso del mese giunge la colonna al comando del Gen. Tosti<br />

(XXXIV e XLIII Battaglione, 12ª Batteria Coloniale 65/17), a cui il Battaglione si unirà in previsione delle operazioni nel Beghemeder.<br />

1º-[…] marzo 1938. Il Battaglione sosta a Lalibela con il resto della colonna Tosti.<br />

OPERAZIONI NEL BEGHEMEDER<br />

[…] marzo 1938. La colonna raggiunge Monte Gaso, punto di partenza per le operazioni nel Beghemeder. Gli ordini del Comando<br />

Truppe dell’Amara sono di evitare rappresaglie e provvedimenti di rigore sui villaggi e le popolazioni, concentrando l’azionmi<br />

sui ribelli.<br />

8 marzo 1938. La colonna sosta a Monte Gaso.<br />

9 marzo 1938. La colonna inizia il movimento da Monte Gaso verso Bethor.<br />

13 marzo 1938. La colonna raggiunge Bethor, congiungendosi con la Banda Galla del Ten. Razeto proveniente da Dessie (o Muggia?).<br />

14 marzo 1938. La colonna sosta a Bethor, dove giunge ordine di riprendere la marcia l’indomani per giungere a Debra Tabor entro<br />

il giorno 25, lungo la direttrice Janeia-Debra Zebit-Monte Guna.<br />

15 marzo 1938. La colonna riprende il movimento da Bethor verso Debra Tabor.<br />

1<br />

Alla memoria dei Ten. Bilardello e Lugano sarà conferita la MOVM; al nome del Ten. Lugano sarà inoltre intestato il Battaglione Coloniale “Tipo”.<br />

(motivazione in B. 45/4/96).<br />

1


16-17 marzo 1938. La colonna, in movimento verso Debra Tabor, riceve ordine di invertire la direzione di marcia per portarsi nel<br />

Daont-Dalanta, dove sono segnalate formazioni ribelli.<br />

18 marzo 1938. La colonna riprende il movimento verso Daont, a sud-ovest di Bethor. Verso le ore 9, mentre la colonna sta ultimando<br />

la discesa nella valle del Gedda, un forte gruppo di ribelli appostato nel recinto di una delle due chiese di Bethor si lancia<br />

all’attacco delle retroguardia della colonna, formata dal XXXIV Battaglione e da una aliquota della Banda Razeto, che si disimpegnano<br />

disperdendo il nemico per poi riunirsi alla colonna.<br />

20 marzo 1938. La colonna raggiunge Daont, dove riceve numerose sottomissioni da parte del clero e delle popolazioni, mentre i<br />

principali esponenti ribelli si sono dati alla macchia.<br />

21-23 marzo 1938. La colonna prosegue la marcia verso est, puntando su Baba.<br />

24 marzo 1938. La colonna raggiunge Baba.<br />

25 marzo 1938. La colonna rientra a Bethor.<br />

26 marzo 1938. La colonna riprende il movimento da Bethor verso Debra Tabor, e in giornata raggiunge Debra Zebit, la cui zona<br />

è tranquilla.<br />

27 marzo 1938. La colonna sosta a Debra Zebit.<br />

28 marzo 1938. La colonna riprende la marcia su Debra Tabor.<br />

29 marzo 1938. La colonna prosegue la marcia su Debra Tabor.<br />

30 marzo 1938. La colonna prosegue la marcia e, giunta in zona Fasta (a sud-ovest di Monte Guna), disperde un nucleo ribelle<br />

che tenta di ostacolarne l’avanzata.<br />

31 marzo 1938.<br />

1º aprile 1938. La colonna raggiunge Debra Tabor.<br />

2 aprile 1938. La colonna inizia, autocarrata per scaglioni, il movimento di trasferimento a Bahar Dar, in previsione del ciclo operativo<br />

del Goggiam.<br />

3 aprile. Arrivo a Bahar Dar.<br />

4 aprile. Sosta a Bahar Dar.<br />

5 aprile. Inizio del movimento nel Goggiam.<br />

6 aprile. Marcia. Tappa al torrente Assabà.<br />

7 aprile. Marcia. Tappa al guado del Ghisc Abbai.<br />

8 aprile. Marcia; si raggiunge Motà.<br />

9 aprile. Marcia. Tappa a Danghila.<br />

10 aprile. Marcia. Il Battaglione si unisce alla Colonna Natale che scorta un’autocolonna di materiali. Tappa al torrente Quasciù.<br />

11-15 aprile. Marcia; si raggiunge Engiabara in pieno periodo di grandi piogge.<br />

16 aprile. Arrivo al torrente Fessan.<br />

17 aprile. Accampamento a 5 km da Buriè dopo un aspro combattimento che ha ritardato il movimento fino all’imbrunire.<br />

18-24 aprile. Il Battaglione arriva a Buriè, poi Mancuse, Giggà, Saganà Abbò.<br />

CICLO OPERATIVO DEL GOGGIAM<br />

24 aprile 1938. Sulla base delle direttive impartite dal Gen. Mezzetti, il Gen. Gallina dispone che la colonna, il giorno 25 aprile,<br />

riprenda il movimento per l’occupazione di Chisc Abbai, seguendo l’itinerario: Gigga-Bot Gheorghis-Lago Gudera-sorgenti Piccolo<br />

Abbai che, dal complesso delle informazioni, risulta percorribile dagli automezzi, salvo qualche difficoltà in corrispondenza del paese<br />

di Asoa (circa 10 km a sud est del lago Gudera) e poco prima di Chisc Abbai. La situazione dei ribelli risulta la seguente: Degiacc<br />

Mangascia, con ribelli del Sacala, Talia, Liggiambara, Meccia e Densa nella regione di Sacala, popolazioni di quei distretti per la<br />

maggior parte ad esso favorevole; Degiacc Negasc, con la Uizero Chebbede e rispettivi armati, nella zona di Ascuna; le popolazioni<br />

del Damot tenderebbero ad abbandonare il Degiacc.<br />

25 aprile 1938. La colonna leva il campo al mattino, e alle ore 12, dopo cinque ore di marcia, giunge ad Amstia (circa 15 km a<br />

nord-nord ovest di Gigga), ove pone il campo, perché le guide danno concordemente il posto d’acqua successivo a circa sei ore di<br />

marcia. Il movimento della colonna si è effettuato regolarmente, senza alcun disturbo da parte dei ribelli e per la facilità del percorso<br />

degli automezzi. Piccole rappresentanze dei villaggi lungo la direttrice di marcia fanno atto di sottomissione, un capo paese consegna<br />

del bestiame dei ribelli. Gli informatori confermano che i ribelli di Mangascia sono decisi a combattere nel Sacala e segnalano Degiacc<br />

Negasc nei pressi di Asoa (circa 10 km a sud-est del lago Gudera).<br />

26 aprile 1938. La colonna riprende il movimento per Asoa. La giornata è caratterizzata dalle difficoltà che il movimento degli<br />

automezzi incontra a causa del passaggio del contrafforte che separa la valle di Arbauasc da quella di Asoa, poiché la pista deve attraversare<br />

il ristretto colle di Ghev Ghevit, dai versanti assai ripidi verso la sommità. La colonna, alle ore 10, è tutta raccolta nella<br />

conca di Arbauasc, da dove la pista volge decisamente verso ovest per raggiungere Asoa attraverso il passo di Ghev Ghevit. Durante<br />

la sosta, l’aeronautica, dopo aver segnalato nuclei ribelli nella zona del colle di Ghev Ghevit, bombarda gruppi di ribelli avvistati<br />

sulle alture a nord-est e a est di Arbauasc e specialmente la zona di Bongit Mariam (dai 6 ai 7 km sulla destra della colonna). Il bombardamento<br />

provoca la fuga di numeroso bestiame, evidentemente occultato dalla popolazione, che viene raccolto dalla retroguardia<br />

della colonna. Fatto riconoscere l’itinerario migliore per accedere al colle, il Gen. Gallina dispone che gli accessi e gli sbocchi del<br />

colle stesso siano occupati dai due Gruppi Squadroni con una Sezione di artiglieria. Successivamente, per assicurare lo sbocco dal<br />

colle a tutta la colonna, specie in previsione delle difficoltà che incontrerà il passaggio degli automezzi, l’avanguardia viene spinta<br />

fino alle colline di Asoa (a circa 2 km a ovest del colle), mentre il grosso occupa le alture dominanti il colle; sotto questa protezione,<br />

mentre la retroguardia è disposta sulle alture che dominano da ovest la conca di Arbauasc, l’autocolonna serra fin dove possibile sotto<br />

il colle e vengono iniziati i lavori per consentire il passaggio degli automezzi attraverso il colle stesso. Sono quasi le ore 12. Il lavoro<br />

incontra serie difficoltà a causa della forte pendenza del terreno e della boscaglia. Aperta faticosamente la pista, è necessario far<br />

trainare la maggior parte degli autoveicoli dai caterpillars perché possano raggiungere il colle. In tal modo, alle ore 15, cominciano a<br />

giungervi le prime macchine. Nel frattempo, verso le ore 13, l’avanguardia, sulla colina di Asoa, scambia fucilate con piccoli nuclei<br />

di ribelli, mentre un aereo bombarda gruppi di ribelli avvistati sul contrafforte fra Asoa e il lago Gudera, presso Macreccia Gheorghis.<br />

Mentre continua il lavoro per portare gli autocarri sul colle e s’inizia il loro deflusso verso Asoa, il Gen. Gallina ordina che il<br />

grosso della colonna, con la carovana, serri sull’avanguardia nella piana di Asoa, e che questa provveda alla protezione della carova-<br />

2


na mentre la retroguardia si dispone sul colle di Ghev Gheviv a protezione del movimento dell’autocolonna. Alle ore 18,<br />

l’avanguardia e il grosso della colonna mettono il campo a circa 2 km dal colle. Successivamente, avendo appreso dal comandante<br />

della retroguardia che prevedibilmente alcune macchine e tutti i caterpillars non riusciranno a passare il colle prima di notte, il Comando<br />

colonna dispone perchè la retroguardia sosti sul colle di Ghev Gheviv. Circa alla stessa ora, il Col. Natale segnala una numerosa<br />

colonna di ribelli in movimento a nord est delle sue posizioni, nei pressi di Bongit Mariam, distante 10 km. Per misura precauzionale,<br />

vengono inviate sul posto due Batterie in rinforzo. Successivamente lo stesso Col. Natale segnala che la colonna nemica,<br />

mantenendosi fuori tiro d’artiglieria, si è diretta verso sud-est. Il territorio attraversato dall’itinerario è stato trovato spopolato: nessuna<br />

presentazione. La notte trascorre tranquilla.<br />

27 aprile 1938. In base ad un ulteriore chiarimento della situazione, dato che Degiacc Negasc e la Uizero Chebbede sono segnalati<br />

verso il Lig Ambara (subito a sud di M. Mizan) mentre Degiacc Mangascia è sempre segnalato nel Sacala, intenzionato a resistere, in<br />

Gen. Gallina ordina la ripresa del movimento. La marcia viene ripresa solo alle ore 10.30 per dare riposo agli autieri e permettere<br />

loro la riparazione delle piccole avarie riportate nel disagevole transito del colle di Ghev Gheviv, e per ricostituire il dispositivo di<br />

marcia. Nel frattempo, dalle informazioni raccolte, risulta che Degiacc Negasc, con la Uizero Chebbede, ha pernottato ad Asoa il 25,<br />

e quindi si è diretto verso il Lig Ambara con i suoi armati (qualche centinaio) costringendo i paesani della zona a seguirlo. Si può<br />

quindi fondatamente presumere che la numerosa colonna dei ribelli avvistata dal Col. Natale verso Bongit Mariam fosse rappresentata,<br />

nella maggioranza, da tali paesani in movimento verso la valle di Talia. L’itinerario che deve percorrere la colonna, per consentire<br />

il transito degli automezzi, aggira invece di scavalcare (come invece fa la mulattiera, che da Asoa conduce al lago Gudera) il contrafforte<br />

che, facendo capo al M. Liema, divide la conca di Asoa da quella del lago Gudera. L’itinerario, a 3 o 4 km da Asoa, passa lungo<br />

il margine di un’estesa boscaglia, che copre la piana fra Asoa e Ascuna lambendo le propaggini del contrafforte prima indicato.<br />

La direzione dell’itinerario, che inizialmente si mantiene in complesso da est ad ovest, appena dopo il contrafforte prima indicato si<br />

sposta verso nord per qualche chilometro e quindi e quindi gira verso nord-nord ovest. Da quanto prima esposto, consegue che la<br />

colonna, nel suo movimento per portarsi da Asoa al lago Gudera, deve compiere una conversione di circa 90º, poggiando la destra<br />

sulle alture estreme del contrafforte ed attraversando con la sinistra la boscaglia. Poiché tanto sulle alture quanto nella boscaglia è<br />

probabile che siano appostati gruppi ribelli, il Gen. Gallina, poco dopo iniziata la marcia, allo scopo di dare sicurezza alla conversione<br />

della colonna invia sulle alture di Macreccia Gheorghis, situate sulla destra, il II Gruppo Squadroni appoggiato dal LXIX Battaglione<br />

con una Sezione d’artiglieria. Alle ore 11.30 circa, il Gruppo Squadroni ed il Battaglione prendono contatto con i gruppi di<br />

ribelli vicino alla chiesa di Macreccia Gheorghis. Tali gruppi vengono prontamente ricacciati a nord-est della predetta chiesa e battuti<br />

anche dal tiro dell’artiglieria. Nel frattempo l’avanguardia, dopo breve azione di fuoco, ricaccia i nuclei ribelli che occupavano il<br />

costone estremo del contrafforte di Macreccia Micael. Così può avere inizio la conversione della colonna che si effettua regolarmente,<br />

ma lentamente, a causa delle difficoltà che incontra il movimento degli automezzi. I ribelli ricacciati da Macreccia Gheorghis,<br />

intanto, continuano ad ostacolare, favoriti dal terreno, il II Gruppo Squadroni, mentre il LXIX Battaglione s’impegna contro altri nuclei<br />

rivelatisi sui costoni boscosi che si protendono ad ovest del contrafforte. Allo scopo di eliminare tali resistenze, il Comando colonna<br />

dispone che: il LXIX Battaglione, con una Sezione d’artiglieria, scavalchi il Gruppo Squadroni e, lungo la dorsale, punti sulla<br />

chiesa di Zacher Cani occupata dai ribelli, subito seguito dal XXXII Battaglione (fianco destro del grosso); il Gruppo Squadroni segua<br />

il movimento a protezione del fianco destro; il <strong>XLIV</strong> Battaglione (destra dell’avanguardia) concorra all’azione sulla sinistra del<br />

LXIX, con l’appoggio della batteria bombarde; le rimanenti artiglierie della colonna appoggino l’azione delle due colonne sopra indicate.<br />

Per effetto di tale azione, alle ore 13 circa, la resistenza dei ribelli viene eliminata e poco dopo vengono occupate anche le<br />

alture di Medani Alem, dominanti il lago Gudera. Nel frattempo la sinistra della colonna, dopo aver eliminato qualche nucleo di ribelli<br />

rivelatosi nella boscaglia, ha anche essa progredito lungo il margine ovest del contrafforte, fino quasi all’altezza di Macreccia<br />

Gheorghis. Alle ore 14 si riprende il movimento con le seguenti disposizioni: l’avanguardia raggiunga il lago Gudera; l’autocolonna<br />

proceda con la scorta del <strong>XLIV</strong> Battaglione (sinistra del grosso) e del V Gruppo Squadroni; i Battaglioni LXIX e XXXII, con una<br />

Sezione d’artiglieria, sulla parte più alta del contrafforte, il LXVII Battaglione, con il II Gruppo Squadroni e una Sezione<br />

d’artiglieria, sul costone fra Macreccia Gheorghis e Zacher Cani, proteggano il movimento dell’autocolonna sulla destra; la retroguardia<br />

segua in stretto collegamento il movimento del grosso. L’avanguardia raggiunge il lago Gudera, e allo scopo di dare protezione<br />

all’autocolonna che deve sboccare dal bosco occupa le alture di Aptaita che dominano a nord la piana del lago Gudera. Il terreno<br />

boscoso e a fondo roccioso, che l’autocolonna deve attraversare per raggiungere il lago Gudera, ne rallenta sensibilmente il movimento.<br />

Alle ore 19 tutta la colonna è riunita ed accampata a ridosso delle alture precedentemente occupate dall’avanguardia. Perdite<br />

della colonna: 3 coloniali e 5 feriti; 10 quadrupedi morti e feriti. Perdite dei ribelli: imprecisate ma numerose; 9 prigionieri. Tutta<br />

la popolazione della zona è fuggita con i ribelli, che vengono segnalati nella zona di Uombeta-Chisc Abbai. Nuclei di essi si rivelano<br />

in prossimità delle alture occupate dall’avanguardia (Aptaita), con la quale scambiano fucilate anche durante la notte 2 .<br />

28 aprile 1938. Allo scopo di dare riposo alla colonna, di riordinare gli automezzi, e tenuto conto che S.E. il Governatore consente<br />

di ritardare di 2 o 3 giorni l’occupazione di Chisc Abbai, la colonna sosta a Gudera per l’intera giornata. (B. 353/III, p. 154)<br />

29 aprile 1938. La colonna sosta a Gudera. In giornata – dopo aver determinato, sulla base delle informazioni e con un accurato<br />

studio del terreno, l’itinerario da seguire con gli automezzi – una colonna composta da un Battaglione, un Gruppo Squadroni e una<br />

Sezione d’artiglieria si spinge lungo l’itinerario stesso, fino ai piedi del ciglione di Chisc Abbai, per riconoscere la pista ed effettuarvi<br />

qualche lavoro di sistemazione. L’itinerario prescelto segue in un primo tempo il largo e comodo fondo valle del torrente Cianguti,<br />

che si addentra fino ad intaccare con la sua testa il ciglione di Chisc Abbai, tra il massiccio dell’Uombeta a occidente, e il contrafforte<br />

boscoso e accidentato di Rov Ghever a oriente. Passato il torrente Cianguti, la pista deve mantenersi sul fianco destro della valle,<br />

la cui pendenza va sempre più accentuando fino a raggiungere il ripido gradino terminale. La ricognizione della pista consente di<br />

rilevare la presenza di ribelli sulle basse pendici dell’Uombeta, ai piedi del ciglione di Chisc Abbai e sul contrafforte di Rov Ghever:<br />

in complesso circa 500. Questi ribelli, che avevano cercato di disturbare l’avanzata dei reparti in ricognizione e ostacolarne i lavori<br />

sulla pista, vengono respinti e battuti anche dalle artiglierie della colonna, opportunamente schierate, e dagli aerei in ricognizione.<br />

2 Secondo successive informazioni, raccolte in posto e segnalate dal presidio di Burie, al combattimento del lago Gudera (giorno 27) avevano partecipato<br />

oltre 500 ribelli, rappresentati per la massima parte da armati del Degiacc Negasc e della Uizero Chebbede, e da ostili paesani, con un gruppo di<br />

armati inviati dal Degiacc Mangascia, mentre questi non avrebbe partecipato con tutti i suoi armati perché impegnato anche verso il Densa; nel combattimento<br />

di Macreccia Gheorghis (cui erano presenti, fra gli altri capi, il padre di Negasc, la Uizero Chebbede, e il Grasmac Zaudie Asfau) i ribelli<br />

stavano per essere circondati e lo stesso Negasc era stato costretto a salvarsi fuggendo a piedi attraverso il bosco; costui, quasi sfinito e sotto<br />

l’impressione del bombardamento aereo, avrebbe deciso di abbandonare la lotta, fuggendo nel Beghemeder o nel Sudan.<br />

3


Altri gruppi di ribelli vengono avvistati e bombardati dagli aerei sull’altopiano di Chisc Abbai. Perdite della colonna: 1 coloniale<br />

ferito e 1 cavallo morto. Perdite dei ribelli, numerose ma imprecisate. Sulla base della ricognizione effettuata, e tenuto conto del terreno<br />

d’avanzata e della situazione dei ribelli, il Gen. Gallina dispone di riprendere la marcia l’indomani, procedendo in modo da assicurare<br />

il possesso del contrafforte di Rov Ghever, e agendo con la destra del dispositivo rinforzata e per l’alto.<br />

30 aprile 1938. La colonna procede di pochi chilometri, per la necessità di dare protezione ad un aereo che, colpito dai ribelli, è<br />

stato costretto ad atterrare nelle vicinanze della retroguardia mentre questa stava per abbandonare il campo. Tale aereo poteva ripartire<br />

solo dopo le necessarie riparazioni, verso le ore 17. Nel frattempo il movimento dell’avanguardia ha fatto rilevare la presenza di<br />

numerosi ribelli (valutati e rilevati dall’aviazione per oltre un migliaio, con mitragliatrici) sulle pendici dell’Uombeta, sul ciglione di<br />

Chisc Abbai e, specialmente numerosi ed accaniti, sulle quote boscose del contrafforte di Rov Ghever. La decisa azione<br />

dell’avanguardia, efficacemente appoggiata dalle artiglierie, e il valido aiuto dell’aeronautica con bombardamenti e mitragliamenti,<br />

riescono ad avere ragione delle resistenze avversarie e permettono al grosso dell’avanguardia di raggiungere, sulla destra, Rov Ghever.<br />

I ribelli, dopo aver subito forti perdite, si spostano in parte verso nord-est, continuando a manifestarsi attivi particolarmente sulla<br />

destra dell’avanguardia.<br />

1º maggio 1938. L’avanzata della colonna, ripresa al mattino, trova solo una limitata resistenza iniziale sulla destra.<br />

L’avanguardia col concorso di un Battaglione del grosso e l’appoggio delle artiglierie, riesce facilmente a fugare questi ultimi ribelli,<br />

consentendo così ai reparti di occupare, verso le ore 11, il ciglione di Chisc Abbai e le alture che lo dominano a oriente. Ma il movimento<br />

dell’autocolonna, finora abbastanza facile, comincia ad incontrare serie difficoltà a causa della forte pendenza del terreno. Si<br />

lavora alacremente per costruire le rampe necessarie a superare il gradino che porta alla banchina ed il pendio che da questa adduce<br />

all’altopiano (circa 300 metri di dislivello da superare). Il lavoro è lungo e faticoso: prevedendo che non sarà possibile portare tutte<br />

le macchine sull’altopiano prima di sera, il Comando colonna dispone la sosta sulle posizioni raggiunte mentre vengono fatti proseguire<br />

i lavori per portare quanto più possibile avanti l’autocolonna. La zona è completamente sgombra.<br />

2 maggio 1938. Alle ore 10, dopo intenso e faticoso lavoro iniziato la mattina presto, l’autocolonna comincia a salire l’altopiano.<br />

Non appena le macchine sono tutte ammassate, alle ore 12 la colonna riunita riprende il movimento verso il poggio di Zangheb Kuddus<br />

Micael (Chisc Abbai), località fatta preventivamente riconoscere per la sistemazione del campo e del costruendo fortino. La località<br />

viene raggiunta alle ore 13 circa. Alle ore 14.30 anche la retroguardia ha messo il campo nella località stabilita. I ribelli non<br />

hanno disturbato la marcia della colonna. Gruppi di essi (qualche centinaio), avvistati dall’aviazione a 5 o 6 km verso nord-ovest e<br />

specialmente verso nord-est, sono stati efficacemente bombardati. La zona è stata trovata sgombra dalla popolazione, che ha portato<br />

con sè anche il bestiame. Così la colonna ha raggiunto il suo primo obbiettivo: Chisc Abbai. Questo non è un paese, ma un vasto altopiano<br />

ondulato prevalentemente prativo, ove ha origine il Piccolo Abbai. Tale altopiano costituisce come un’altra soglia fra la regione<br />

del Gudera e il Sacala propriamente detto, di cui l’altopiano stesso fa parte. La località scelta per il fortino è la quota più elevata<br />

del margine settentrionale dell’altopiano, dominante sia l’altopiano stesso, sia, verso nord, l’ampia testata della valle del Guder.<br />

3 maggio 1938. La colonna sosta a Chisc Abbai, provvedendo a una prima sistemazione del presidio. Il programma del Comando<br />

Superiore FF.AA. prevede infatti che la colonna non s’impegni prima dell’avvio dell’operazione su M. Lig affidata al generale Maletti,<br />

e che dovrà avere inizio il mattino del 5 maggio da Densa. (B. 353/III, p. 154)<br />

4 maggio 1938. La colonna sosta a Chisc Abbai. Il tempo, che finora si era mantenuto bello, si guasta: violenti temporali infuriano<br />

nel tardo pomeriggio e la notte. Vengono iniziati i lavori per la sistemazione del fortino. I reparti provvedono ai prelevamenti necessarie<br />

a prepararsi per le prossime operazioni. Per meglio assicurare il vettovagliamento ai quadrupedi, vengono effettuate, con forti<br />

reparti organici, ricognizioni e incette di granaglie nelle vicinanze dell’accampamento. Hanno inizio i richiesti rifornimenti aerei.<br />

Viene predisposta la costituzione della base provvisoria di Chisc Abbai, ove rimangono l’autocolonna e le salmerie. In questo periodo<br />

la popolazione continua a rimanere assente dai paesi circostanti; si presentano solo alcuni casci e qualche paesano. Circa i ribelli,<br />

gli informatori confermano: la presenza del Degiacc Mangascia nella regione di Fagutta, con qualche centinaio di armati (i paesani<br />

vanno distaccandosi dal Degiacc); la presenza nella regione di Sacala di piccoli nuclei ribelli sparsi (tutti i paesani sarebbero armati<br />

ed in atteggiamento incerto); il Degiacc Negasc, con soli 17 dei suoi armati e 2 mitragliatrici, unitamente alla Uizero Chebbede, con<br />

400 armati scioani, 4 mitragliatrici e 27 fucili mitragliatori, è segnalato a sud est di Burie, in fuga lungo il ciglione dell’Abbai verso<br />

ovest, sotto la minaccia di nostre truppe mosse da Dembeccia verso l’Uamet. La situazione del Negasc sarebbe aggravata dalla manifesta<br />

ostilità dei paesani del Damot, non solo contro gli scioani, ma anche contro di lui accusato di vigliaccheria.<br />

5 maggio 1938 . La colonna sosta a Chisc Abbai. In giornata perviene l’ordine del Governatore Gen. Mezzetti di muovere il giorno<br />

6 attraverso la regione Sacala, per concorrere all’attacco del Monte Lig da parte della colonna Martini; successivamente, unitamente<br />

alle truppe del Gen. Martini, la colonna retrocederà battendo su vasta fronte la regione del Sacala. In conseguenza i reparti si<br />

preparano a riprendere il movimento. In relazione alla disponibilità di quadrupedi da soma, che si va sempre più riducendo causa del<br />

logorio degli stessi, la colonna può portare al seguito 3 giornate di viveri (che possono però servire per quattro, tenuto conto della<br />

possibilità di utilizzare le risorse locali) e 2 giornate di fuoco.<br />

6 maggio 1938. La colonna riprende il movimento da Chisc Abbai per portarsi verso Monte Lig, per operare il congiungimento<br />

con la colonna Martini ed eventualmente concorrere alla sua azione. La marcia della colonna incontra serie difficoltà a causa del terreno<br />

montuoso, rotto da contrafforti impervi e boscosi. Frequenti soste sono necessarie per ricomporre la colonna specie in relazione<br />

al movimento della carovana. In complesso, marcia lenta e faticosa specie per gli elementi di sicurezza. La presenza dei ribelli si è<br />

fatta sentire mediante gruppi (in complesso qualche centinaio di Sacala e del Lig Ambara) che hanno cercato di disturbare la marcia<br />

dell’avanguardia e della retroguardia, venendo prontamente respinti con perdite sensibili. Perdite della colonna: 2 coloniali morti e 7<br />

feriti.<br />

7 maggio 1938. La colonna si porta alla testata del torrente Giamma, ai piedi dei monti Amedamit. Preso contatto con la colonna<br />

Martini anche grazie al concorso dell’aeronautica, e conosciuta la sua reale posizione, il Gen. Gallina decide di attendere la colonna<br />

stessa, che non ha incontrato resistenze nella sua azione, preso la località raggiunta (Funghi), nelle cui vicinanze avviene poi, alla<br />

sera, il congiungimento materiale.<br />

8 maggio 1938. Alle ore 8 del mattino la colonna e la colonna Martini, costituenti ciascuna scaglione indipendente, per l’itinerario<br />

Funghi-Guancia-Maghi Gheorghis, si trasferiscono a Maghi Gheorghis (nell’alta valle del Talia). Dopo circa un’ora di marcia, alle<br />

ore 9, la mulattiera che scende a mezza costa, lungo la stretta valle che dall’altopiano adduce all’ampia e fertile conca del Talia, costringe<br />

i reparti a marciare quasi sempre per uno, fino allo sbocco nella piana, nel cui centro, a circa 5 km, su una altura, sorge Maghi<br />

Gheorghis, ove si mette il campo. Alle ore 11 l’avanguardia della colonna raggiunge il paese; alle ore 16 anche la colonna Martini<br />

4


giunge alla tappa. La marcia si è svolta regolarmente, senza alcun disturbo da parte dell’avversario. Solo una nostra pattuglia si scontra<br />

con un piccolo nucleo di ribelli, uccidendone 2 e catturando 2 fucili.<br />

9 maggio 1938. Giunge ordine alla colonna (marconigramma n. 6585 Op. del Governatore e n. 2632 del Gen. Cavallero) di rastrellare<br />

ulteriormente il Sacala; l’operazione di rastrellamento della zona orientale del Sacala viene affidata dal Gen. Gallina ad alcune<br />

colonne più leggere, agli ordini dei Col. Tosti, Natale e Pascolini, in quanto più adatte ad operare in un terreno montuoso, boscoso<br />

e di limitata viabilità. In giornata la colonna e quella del generale Martini, per due itinerari indipendenti fino a Gumbela Mariam,<br />

si trasferiscono a Chisc Abbai. La marcia si svolge regolarmente senza grandi difficoltà, alquanto faticosa nella parte del percorso<br />

corrispondente al ripido gradino dell’altopiano di Gumbela Mariam. La regione attraversata (Talia) è trovata, in complesso,<br />

tranquilla e ben disposta, ricca di villaggi in parte abitati. Si sono presentati a fare atto di sottomissione il clero e qualche paesano di<br />

Maghi Gheorghis (che già si erano presentati al presidio di Chisc Abbai), versando alcuni fucili e parecchie cartucce.<br />

10 maggio 1938. La colonna sosta a Chisc Abbai. In relazione a ordine del Gen. Mezzetti per la ripresa delle operazioni verso Fagutta,<br />

il Gen. Gallina sospende l’operazione nel Sacala nord-orientale, e ordina ai reparti di prepararsi a riprendere la marcia su Fagutta.<br />

11 maggio 1938. La colonna muove da Chisc Abbai verso nord, con il compito di raggiungere Sacala e Fagutta per completarvi<br />

l’azione di repressione, per costituire poi a Guta (nei pressi di Gedes Micael, sede del Degiacc Mangascia) un presidio della forza di<br />

un Battaglione e di una Sezione bombarde. Da Fagutta la colonna dovrà poi raggiungere Sicala (o Sigla) Johannes ove, a quanto risulta,<br />

possono al massimo spingersi gli automezzi. Al mattino, prima di iniziare la marcia, le informazioni confermano la presenza di<br />

ribelli del Degiacc Mangascia a Cuollel, grosso villaggio situato sulla parte più alta del contrafforte rotto e boscoso che, staccandosi<br />

dall’altopiano di Chisc Abbai, si inserisce tra il Piccolo Abbai e il Guder, fiancheggiando a 3-4 km di distanza, per un buon tratto,<br />

l’itinerario seguito dalla colonna. D’ordine del Gen. Gallina, il II e il V Gruppo Squadroni si portano subito a Cuollel per ricercarvi il<br />

contatto con le formazioni ribelli, eliminarle, e comunque assicurare il fiancheggiamento sulla destra della colonna. Alle ore 10<br />

Cuollel viene occupata e trovata sgombra, ma sulle propaggini orientali e nord orientali del contrafforte sono avvistati gruppi di ribelli<br />

che cercano di risalirle. Contro tali gruppi (che in complesso rivelano la consistenza di circa 200 unità, di cui un centinaio armati<br />

di fucili, con un fucile mitragliatore) vengono impegnati i due Gruppi di Cavalleria. Dopo breve combattimento, i ribelli sono ricacciati<br />

verso il fondo valle del Guder, i due Gruppi si disimpegnano (ore 13) e riprendono il movimento – difficoltoso a causa del<br />

terreno rotto e boscoso – lungo la dorsale fino a prendere contatto, sulle alture di Gualza, con i due Battaglioni e la Batteria che vi<br />

erano stati inviati per eventuale sostegno. Nel frattempo la colonna può effettuare il suo movimento indisturbata e raggiungere le alture<br />

poco a nord di Gualza, ove pone il campo. Perdite della Cavalleria nella giornata: 2 coloniali morti e 3 feriti, quadrupedi: 5 tra<br />

morti e feriti. Perdite del nemico: una quindicina di uomini visti cadere.<br />

12 maggio 1938. La colonna prosegue la marcia verso Fagutta. La zona percorsa è cosparsa di numerosi villaggi che sono stati tutti<br />

abbandonati. In molti tucul vengono rinvenuti oggetti appartenenti a nostri Ufficiali e Ascari. La punizione viene effettuata in modo<br />

esteso e totalitario. I ribelli, in complesso, non oppongono alcuna resistenza, limitandosi a disturbare a distanza, con gruppi di<br />

poche decine di armati, la retroguardia, ed a effettuare sporadici e poco convinti tiri di disturbo durante le soste.<br />

13 maggio 1938. La colonna prosegue il movimento e, alle ore 12, giunta a circa 2 km a ovest di Sigla Johannes, si unisce<br />

all’autocolonna di rifornimento scortata dalla colonna Renzulli (circa due Battaglioni, una Banda e una Sezione bombarde).<br />

14 maggio 1938. La colonna riprende il movimento verso Guta. La marcia si svolge regolarmente e con relativa facilità. Durante<br />

la giornata, l’azione della colonna si è limitata a respingere con l’avanguardia un paio di centinaia di ribelli che, approfittando del<br />

terreno boscoso in corrispondenza del torrente Zumha (affluente di sinistra del Piccolo Abbai), cercavano di molestare la colonna sul<br />

fronte e sul fianco destro. Il passaggio del Piccolo Abbai, per nulla disturbato dai ribelli, si è potuto effettuare su larga fronte con la<br />

cavalleria alle ali.<br />

15 maggio 1938. La colonna prosegue la marcia e al mattino raggiunge Daghi (Guta), dove si accampa. La zona, già scarsamente<br />

abitata, è stata trovata completamente sgombra.<br />

16 maggio 1938. La colonna sosta a Guta, dove in giornata viene istituito il presidio del XLVI Battaglione, rinforzato da una Sezione<br />

bombarde.<br />

17 maggio 1938. Dopo l’occupazione di Guta, l’ulteriore azione della colonna viene determinata da successivi ordini del Governatore<br />

Gen. Mezzetti. Con tali ordini, essenzialmente, viene disposto che: sia costituito a Rim un presidio con un Battaglione e una sezione<br />

di artiglieria; da Rim sia stabilito, per Zarabruk, il collegamento con il presidio di Adiet (Densa); a Rim sia lasciato il raggruppamento<br />

Pascolini (tre Battaglioni) col V Gruppo Squadroni e una Batteria; gli altri elementi della colonna siano quindi avviati a<br />

Bahar Dar per ulteriore impiego. L’itinerario Guta-Rim, dalle informazioni, risulta in complesso facile, attraverso terreno pianeggiate<br />

e percorribile in una buona giornata di marcia. Uniche difficoltà: due torrenti dal letto incassato e dalle rive boscose, e un bosco di<br />

circa 4-5 km di profondità poco prima di Rim. Dei ribelli si hanno notizie imprecise; in complesso risulta che: Degiacc Mangascia si<br />

sarebbe diretto, alcuni giorni addietro, dalla regione di Guta verso il Meccia con i suoi seguaci, portando con sè un cannone; verso il<br />

Meccia si sarebbero diretti anche molti dei ribelli fuggiti di fronte all’avanzata della colonna Martini; Ligg Abere Iman (che, col Cagnasmac<br />

Derres Scifferrau, è stato uno dei principali esponenti della rivolta del Meccia-Densa) avrebbe intenzione di contrastare alla<br />

colonna il passaggio del torrente Giamma. Tenuto conto delle notizie sull’itinerario, della probabilità di incontrare i ribelli e della<br />

disponibilità di 3 giornate di viveri, il Gen. Gallina dispone di riprendere immediatamente la marcia su Rim, preventivando due tappe.<br />

In effetti la marcia si svolge più celermente del previsto, nonostante una leggera resistenza opposta, prima del guado del torrente<br />

Giamma, e poi all’inizio del bosco di Zalema, da un centinaio di ribelli, con alcune mitragliatrici, al comando del Ligg Abere Iman.<br />

Per eliminarla è sufficiente la pronta reazione dell’avanguardia. Perdite della colonna: 3 feriti leggeri. Perdite dei ribelli: 10 morti,<br />

parecchi feriti, 3 prigionieri. Ligg Abere Iman, approfittando del vantaggio di tempo e della fitta boscaglia, è riuscito a fuggire con<br />

limitato numero di armati in direzione imprecisata. La cavalleria, lanciata all’inseguimento verso sud-est, non ha potuto rilevare del<br />

nemico alcuna traccia, riuscendo soltanto a catturare due centinaia di capi di bestiame che si erano attardati con pochi armati di scorta<br />

sul margine orientale della conca di Rim. La colonna, alle ore 11.30, ha già oltrepassato il torrente Giamma e considerato che, secondo<br />

le guide, non si sarebbe trovata acqua sino a Rim, il Gen. Gallina decide di raggiungere questa località in giornata. Il tempo,<br />

dopo gli acquazzoni temporaleschi che hanno imperversato nel pomeriggio e durante la notte dal 14 in poi, ritorna buono. La zona<br />

attraversata è stata trovata senza abitanti, salvo qualche gruppo di musulmani. Anche da Rim e dai villaggi viciniori la popolazione è<br />

fuggita; sono rimasti solo un prete e pochi musulmani. Sono state bruciate le abitazioni del Degiacc Mangascia (Rim) e del Ligg Abere<br />

Iman, a Chergagna, nelle cui vicinanze viene sistemato il nuovo presidio.<br />

5


18 maggio 1938. La colonna sosta a Rim, dove in giornata si costituisce il presidio del LXVII Battaglione.<br />

19 maggio 1938. La colonna sosta a Rim. Giunge da Mescenti l’autocolonna di rifornimento, colà avviata dal comando del Settore<br />

Tana Meridionale, con 5 mesi di viveri per il costituendo presidio di Rim e 6 giornate di viveri per la mia colonna, munizioni e materiale<br />

di rafforzamento vari; giunge dal presidio del Piccolo Abbai la sezione della 10ª Batteria Someggiata Coloniale (che d’ordine<br />

del Gen. Gallina era stata provvisoriamente lasciata alla colonna Renzulli in cambio della Sezione bombarde lasciata al presidio di<br />

Guta), destinata al presidio di Rim. Il raggruppamento Tosti (XXXIV e <strong>XLIV</strong> Battaglione, 2 Compagnie del II Battaglione di Formazione,<br />

Banda Irregolare, Sezione bombarde) riceve ordine di percorrere l’itinerario Rim-Zarabruk-Adiet (Densa)-Debra Mai-<br />

Bahar Dar allo scopo di stabilire il collegamento tra i presidi di Rim e di Adiet.<br />

20 maggio 1938. La colonna sosta a Rim.<br />

21 maggio 1938. Il raggruppamento Tosti parte per Zarabruk; con il trasferimento a Bahar Dar del Comando della colonna operante,<br />

del II Gruppo Squadroni, del reparto salmerie e dell’autocolonna scarica di ritorno, la colonna Gallina si scioglie.<br />

22-23 maggio 1938. Il Battaglione è in marcia verso Bahar Dar.<br />

24 maggio. Il Battaglione raggiunge il Lago Tana e Bahar Dar.<br />

1939<br />

1º gennaio 1939. Il Battaglione è ad Adi Gabreu, al comando del 1º Cap. Borsatti.<br />

1940<br />

1º gennaio 1940. Il Battaglione è a Mesfinto, al comando del 1º Cap. Borsatti.<br />

1941<br />

25 gennaio 1941. Poiché la pressione del nemico sul confine si rivela insostenibile, giunge ordine alla 43ª Brigata di lasciare Om<br />

Ager in giornata per ripiegare sulla zona di Tolè-Az Darò; il Battaglione, con tutta la Brigata, si mette in movimento prima di notte.<br />

26 gennaio 1941. La 43ª Brigata prosegue il ripiegamento.<br />

27 gennaio 1941. La 43ª Brigata prosegue il ripiegamento, oltrepassando Biacundi e proseguendo verso Sittona.<br />

28 gennaio 1941. La Brigata raggiunge Sittona e vi si accampa. Il Col. Postiglione dispone la partenza della Brigata per il pomeriggio<br />

stesso; sosta per la notte a Giarabà.<br />

29 gennaio 1941. Marcia. La Brigata prosegue il ripiegamento verso Ducambia.<br />

30 gennaio 1941. Marcia. Nel pomeriggio la Brigata raggiunge Ducambia, ove si accampa.<br />

31 gennaio 1941. Alle ore 2 la Brigata riprende la marcia verso Cullucù, ove giunge alle ore 12.30. Su ordine del Col. Postiglione,<br />

una piccola pattuglia del V Gruppo Squadroni (Ten. Torrigiani) è inviata in esplorazione a Tolè, onde verificare se questa località è<br />

ancora presidiata da truppe italiane. Raggiunta la località, il Ten. Torrigiani invia comunicazione alla Brigata, che si rimette in movimento.<br />

1º febbraio 1941. Dopo aver marciato nella notte, al mattino la 43ª Brigata raggiunge Tolè. Nel primo pomeriggio giunge anche la<br />

2ª Divisione Coloniale (8ª e 16ª Brigata) del Gen. Bergonzi, per ripartire subito dopo verso Dobogboà. Apparecchi britannici spezzonano<br />

i reparti accampati e i Battaglioni della 2ª Divisione in marcia.<br />

2 febbraio 1941. La 43ª Brigata raggiunge Dobogboà all’alba, attestandosi in modo da permettere lo sfilamento della 2ª Divisione<br />

di cui costituirà la retroguardia. Apparecchi nemici bombardano la colonna, ma senza causare gravi danni. Nel pomeriggio giungono<br />

anche i Battaglioni Coloniali in ripiegamento da Barentù. La Brigata pernotta sul posto.<br />

3 febbraio 1941. Il Battaglione, con tutta la Brigata, sosta sulle posizioni, per coprire il ripiegamento degli ultimi reparti provenienti<br />

da Barentù, e nel tardo pomeriggio riprende la marcia, che si protrae per tutta la notte.<br />

4 febbraio 1941. la Brigata raggiunge Malquì alle ore 6.30, e pone il campo in luogo coperto. Alle ore 19 riprende la marcia diretta<br />

al bivio di Tucul.<br />

5 febbraio 1941. Alle ore 8 la Brigata raggiunge la località di Ambessa (Atqualù), ove pone il campo per tutta la giornata.<br />

6 febbraio 1941. Sosta sulle posizioni. Avanguardie nemiche prendono contatto con i reparti della Brigata, che deve mettere in<br />

batteria i pezzi da 65/17 e rispondere al fuoco. Alle ore 19 la Brigata riprende la marcia verso l’altopiano ed Arresà, abbandonando<br />

la pista ormai nota al nemico.<br />

7 febbraio 1941. Alle ore 8 la Brigata raggiunge Mai Ciuf, ove pone il campo e riprende la marcia a sera.<br />

8 febbraio 1941. Alle ore 5 la Brigata raggiunge Arresà.<br />

.<br />

31 marzo 1941. In seguito alla conclusione della difesa di Cheren, il Battaglione riceve ordine di lasciare il settore di Arresà per<br />

portarsi al più presto ad Adi Caieh.<br />

(gg. successivi) 1941. Il Battaglione, con le restanti forze della 43ª Brigata e del settore Arresà, giunge ad Adi Caieh, da ove, constatata<br />

l’impossibilità di imbastire una difesa valida, prosegue la marcia su Adigrat e Amba Alagi; durante tale movimento il Battaglione,<br />

con le salmerie e parte del Comando Brigata, è tagliato fuori dal grosso sulla strada Mai Haini-Coatit dall’avversario, che<br />

aveva già occupato Adi Caieh.<br />

6

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!