Notazioni in tema di contratto di posteggio - Consiglio regionale ...

LE SENTENZE ANNOTATE
» Responsabilità da custodia
Notazioni in tema di contratto
di posteggio
Giorgio Vanacore
Avvocato
SINTESI
a) Atipicità del contratto di posteggio ed applicazione delle norme
relative al deposito
La più recente letteratura giuridica colloca il contratto di posteggio in
seno ai cc.dd. contratti atipici di deposito e/o di custodia, sposando la
tesi dell’atipicità della figura ex art. 1322, 2º co., c.c., e del rinvio alla
normativa sul deposito ex art. 1766 ss. c.c. È, così, confermata la ripulsa
dell’ormai superato orientamento che ricostruiva la fattispecie in termini
di contratto di locazione d’area.
b) L’obbligazione di custodire
L’obbligazione di custodire, elemento costitutivo del contratto de quo,
s’intende, per communis opinio, quale dovere del detentore di mantenere
la cosa nel medesimo stato in cui questi l’ha ricevuta.
La codificazione in materia operata dall’art. 1177 c.c. ha indotto gli
interpreti a concepire l’obbligazione di custodire in funzione essenzialmente
strumentale alla consegna, opzione cui si contrappone una
nozione minoritaria di custodia in termini autonomi e scevri dalla
riconsegna/restituzione.
Da quanto appena detto è scaturito l’orientamento tradizionale che
assimila al contratto di locazione (o comodato) d’area le vicende nelle
quali l’ingresso di un veicolo entro uno spazio determinato, rispondendo
all’esigenza del proprietario del mezzo di reperire rapidamente uno
spazio per lo stazionamento, non si accompagni ad una sua richiesta
di custodia, sinallagmatica ad un’offerta da parte del soggetto qualificato.
Come affermato dalla S.C., nella locazione il bene viene dato in
godimento al proprietario del veicolo e posto a sua disposizione al solo
Giudice di Pace Salerno, 31 agosto 2010
Giud. Vingiani
fine e per il tempo funzionale alla sosta del veicolo, il che non avviene
nel posteggio, che costituisce l’accipiens custode del veicolo.
c) Il furto del veicolo nelle cc.dd. aree di interscambio
In relazione all’ipotesi di furto del veicolo nelle cd. aree di interscambio
della metropolitana milanese, la recente giurisprudenza della S.C.
ha dato vita a due correnti interpretative.
Una prima, minoritaria, reputando le aree in questione quali destinate
al parcheggio comunale ex art. 7, 1º co., lett. f), c. str., ha reciso il
legame tra la custodia ed il posteggio, elaborando, nel caso in cui si
accerti la mancanza dell’obbligo di custodia, una figura di parcheggio
priva di tale obbligo assimilabile ad un contratto atipico di deposito
con fonte diretta nella legge.
Una seconda, maggioritaria, non solo non applica alla fattispecie l’art.
7 citato, bensì, da un lato, perviene ad un’affermazione di responsabilità
in capo all’azienda comunale, e dall’altro sanziona d’inefficacia,
per mancata e specifica approvazione per iscritto ex art. 1341, 2º co.,
c.c., la limitazione di responsabilità in capo al gestore contenuta negli
avvisi nei locali di parcheggio.
d) Fattispecie varie
Da ultimo, vengono esaminati: a) il parcheggio a tempo determinato
ed indeterminato; b) la fattispecie della sottrazione e/o danneggiamento
del veicolo per il tempo in cui risulti in consegna per
riparazioni presso un’autofficina; c) il furto delle cose depositate nel
veicolo; d) il c.d. parcheggio di cortesia; e) i contratti di ormeggio e
di rimessaggio.
Parcheggio in area gestita da concessionaria comunale – Danni al veicolo – Messa a disposizione di uno spazio e presa in custodia del
veicolo in capo al gestore – Pagamento del corrispettivo in capo all’automobilista – Contratto atipico di posteggio – Applicazione di
norme sul deposito ex art. 1766 c.c. – Condizioni generali di contratto escludenti obbligo custodiale – Richiamate nella scheda fornita
dagli apparecchi automatici – Irrilevanza – Responsabilità del gestore contrattuale ed extracontrattuale ex art. 2051 c.c.
In caso di danni materiali riportati dall’automobilista alla propria autovettura durante il parcheggio di essa in apposita area gestita dalla
concessionaria comunale, sussiste un contratto atipico di posteggio, cui si applica la normativa ex art. 1766 c.c. sul deposito – e non già la
figura della locazione d’area senza obbligo di custodia –, dal quale originano, per il gestore, gli obblighi di messa a disposizione di uno
spazio e di presa in custodia del veicolo, e, per l’utente, il dovere di pagamento del corrispettivo per il servizio. Consegue, in caso di danni al
veicolo, la responsabilità contrattuale per inadempimento a carico della società gestrice, in uno con quella extracontrattuale ex art. 2051
c.c. nascente dalla custodia dell’area. Al contempo, va affermata l’irrilevanza di eventuali condizioni generali di contratto predisposte dal
gestore che escludano l’obbligo custodiale – nella specie, quelle richiamate nella scheda fornita dagli apparecchi automatici –, poiché, per il
modo rapidissimo in cui il contratto si conclude, è legittimo ritenere che tale conoscenza sfugga all’utente.
aprile 2011 260 La Responsabilità Civile 4

Giudice di Pace Napoli, 4 gennaio 2010
Giud. De Martino
LE SENTENZE ANNOTATE
Danni ad autovettura in garage custodito di supermercato – Inadempimento del custode al contratto atipico di posteggio – Limitazioni
di responsabilità del gestore per danni al veicolo – Contenute nelle condizioni generali di contratto ovvero in appositi cartelli –
Vessatorietà
Va condannato per inadempimento al contratto di posteggio, con consequenziale risarcimento dei danni, il supermercato nel cui garage
custodito un’automobile riporti danni diffusi, inesistenti all’atto dell’immissione e presenti, come confermato a seguito d’istruttoria
testimoniale, al momento del ritiro del veicolo. Del pari, va dichiarata la vessatorietà della clausola limitativa di responsabilità del gestore
da danno o furto del veicolo, sia essa contenuta in condizioni generali di contratto, ovvero unilateralmente predisposta in appositi cartelli
affissi nei locali di custodia.
» SOMMARIO
1. I casi processuali –2.Il contratto di posteggio quale atipico: applicabilità delle norme relative al deposito – 3. L’obbligazione di custodire quale
elemento costitutivo –4.Il furto del veicolo nelle cc.dd. aree di interscambio a gestione pubblica locale –5.Casistica ulteriore
Giudice di Pace Salerno, 31 agosto 2010
Il fatto
Con atto di citazione notificato, il sig. A conveniva in giudizio innanzi al
Giudice di Pace di Salerno, la B s.p.a., allo scopo di ivi sentirla condannare
al risarcimento danni riportati dalla propria autovettura ... mentre
la stessa si trovava in sosta nell’area gestita dalla predetta società
convenuta ed ubicata in ... alla piazza ...
Deduceva l’attore che il giorno ... aveva parcheggiato l’autovettura all’interno
dell’area di piazza ... e che nel ritirare la medesima si avvedeva
che era stata danneggiata alla fiancata posteriore sinistra per cui aveva
segnalato tale circostanza ad ‘‘un responsabile del parcheggio’’ il quale
redigeva l’apposito modulo di segnalazione che allegava agli atti.
Precisava altresì che per la riparazione dei danni era stata preventivata
la somma di euro ... come da preventivo della ditta ..., depositato in atti.
Si costituiva in giudizio la convenuta B s.p.a., la quale, nell’impugnare
estensivamente l’atto di citazione, eccepiva preliminarmente di essere
affidataria di aree di sosta all’interno del territorio comunale di ...,
occupandosi di gestire all’interno delle stesse il solo sistema di tariffazione
della sosta e che quindi il rapporto contrattuale che si instaura
con l’utenza era limitato alla sola locazione d’area senza obbligo di
custodia. Nel merito contestava comunque la fondatezza della domanda.
Successivamente venivano escussi i testi Tizio e Caio, i quali confermavano
che i danni all’autovettura attorea erano stati arrecati all’interno
dell’area di parcheggio gestito dalla società convenuta ed in particolare
di aver visionato precedentemente l’autovettura che non presentava
alcun danno ed i testi Sempronio e Mevio, i quali confermavano l’esistenza
di un sistema automatizzato di ingresso–uscita senza alcun
contatto con il personale della società convenuta e di aver ricevuto la
segnalazione del danneggiamento senza confermare la circostanza che
il danneggiamento sia avvenuto durante l’orario di sosta non avendo
visionato l’autoveicolo prima del parcheggio.
All’udienza del ..., dopo la ricostruzione del fascicolo, le parti precisavano
le conclusioni riportandosi alle rispettive difese ed alla documentazione
prodotta, e la causa veniva riservata per la decisione con termine
per note .
La motivazione
La domanda così come proposta nei confronti della convenuta B s.p.a. è
fondata e va accolta per quanto di ragione.
1.- Nel confermare il proprio orientamento già espresso in una precedente
decisione (r.g. 4275/04), e richiamando le considerazioni svolte
dai giudici della III sezione civile della Corte di Cassazione nella sentenza
n. 1975 del 27.1.2009, ritiene il giudicante che il contratto atipico di
parcheggio de quo vada assimilato a quello di deposito e non già a
quello di mera locazione d’area.
Invero la giurisprudenza di legittimità e di merito ha concordemente
affermato che «l’immissione del veicolo in un’area di parcheggio a pagamento,
gestita in forma automatica, costituisce un contratto atipico
stipulato ‘‘per facta concludentia’’, dal quale scaturisce in capo al gestore
del parcheggio l’obbligo di custodia del veicolo, il quale non viene
meno nemmeno se tale obbligo sia escluso dalle condizioni generali di
contratto predisposte dall’impresa di parcheggio».
Oggetto del contratto di parcheggio meccanizzato (ricorrente nell’ipotesi
in cui sussiste la predisposizione di un’area di parcheggio di veicoli,
alla quale si accede attraverso sistemi automatici e sono previsti sistemi
automatici di pagamento della prestazione e prelievo del veicolo,
nella specie parcheggio presso un aeroporto), che è contratto atipico
per la cui disciplina occorre far riferimento alle norme relative al deposito,
è la messa a disposizione di uno spazio insieme alla custodia del
veicolo, atteso che l’offerta della prestazione di parcheggio, cui segue
l’accettazione attraverso l’immissione del veicolo nell’area, ingenera
l’affidamento che in essa sia compresa la custodia, restando irrilevanti
eventuali condizioni generali di contratto predisposte dall’impresa che
gestisce il parcheggio, che escludano un obbligo di custodia (nella specie
richiamate nella scheda fornita dagli apparecchi automatici) poiché
– per il modo rapidissimo in cui il contratto si conclude –, è legittimo
ritenere che tale conoscenza sfugga all’utente (cfr. Cass., sez. III,
26.2.2004, n. 3863).
Nel caso in cui le parti concludano un generico contratto per il parcheggio
di autovetture, il tipo negoziale attuato e la relativa disciplina vanno
individuati con riguardo alla funzione pratica concretamente svolta
dall’operazione e alle modalità di essa. Ne deriva che, qualora manchi
la presa in custodia del veicolo, e non sia altresì ravvisabile né la richiesta
né l’offerta di un servizio di custodia, bensì da una parte, la necessità
di reperire rapidamente uno spazio per lo stazionamento dell’autovettura
e, dall’altra, l’offerta di tale opportunità, il negozio posto in
essere non è quello del deposito, ma quello della locazione di uno
spazio. (Trib. Milano, 5.5.2003, Soc. Rota & C. c. Az. trasp. municipali
milanese, in Giur. milanese, 2003, 365.)
Al contratto in forza del quale il campeggio è utilizzato quale luogo di
parcheggio di una roulotte, nel cosiddetto rimessaggio invernale, si
applica la disciplina generale del contratto di deposito, con la conseguente
responsabilità ex recepto del gestore del campeggio; quindi, la
eventuale clausola di esclusione della responsabilità di quest’ultimo nel
caso di furto del veicolo, avendo carattere vessatorio, è inefficace, qualora
non sia stata approvata specificamente per iscritto. (Cass., sez. III,
15.11.2002, n. 16079, Ponzo c. Camping Maratea).
Il contratto atipico di posteggio auto nel parcheggio ‘‘lunga sosta’’ di un
aeroporto, con assunzione dell’obbligo di custodia, va qualificato deposito
e non locazione di area, sicché il gestore del parcheggio stesso è
responsabile dei danni arrecati da ignoti all’automezzo durante la sosta,
stante che la clausola posta nel ‘‘regolamento’’, per cui il gestore non
La Responsabilità Civile 4 261 aprile 2011

LE SENTENZE ANNOTATE
risponde dei danni cagionati da terzi, estrinseca una limitazione di
responsabilità priva di efficacia giuridica. (Trib. Roma, 13.1.2001 Trincia
c. Soc. Aeroporti Roma, in Arch. giur. circolaz., 2001, 663 con nota di
Santarsiere)
Il contratto di parcheggio di autovetture in area recintata e protetta è
un contratto atipico la cui disciplina va riferita alle norme sul deposito,
con conseguente affidamento del mezzo al gestore del servizio e con
l’obbligo per quest’ultimo di custodia e restituzione dell’autovettura o
dell’equivalente monetario in caso di furto d’auto. (App. Milano,
1.2.2000, Soc. Cattolica assicur. c. Soc. Sea Parking.)
Il contratto di parcheggio di autovetture in autosili comporta, salva
diversa volontà delle parti, l’affidamento del veicolo al gestore del parcheggio
con l’obbligo di custodirlo e di restituirlo nello stato in cui gli è
stato consegnato. (App. Milano, 29.6.1999, Soc. Bertani e altro c. Soc.
Schweiz assicur., in Gius, 1999, 2143)
Il contratto con cui un automezzo è affidato al gestore di pubblico
parcheggio è un contratto atipico, per la cui disciplina occorre fare
riferimento alle norme relative al contratto di deposito, con conseguente
obbligo del gestore di custodire l’automezzo e di restituirlo nello
stato in cui gli era stato consegnato. Le obbligazioni di custodia e di
restituzione del gestore di pubblico parcheggio si estendono alle singole
componenti del veicolo depositato che costituiscano elementi essenziali
dello stesso, tali da non poter essere considerate cose trasportate
(nella specie: autoradio). (Cass., sez. III, 23.8.1990, n. 8615, Società Sepi c.
Barese)
Alla stregua del richiamato orientamento giurisprudenziale l’elemento
costitutivo preponderante della composita fattispecie è l’affidamento in
custodia (c.d. affidamento «finalizzato»), nel quale restano assorbite
tutte le altre prestazioni accessorie (come, ad es., la messa a disposizione
dell’area pubblica o privata).
Il posteggiatore - depositario, cui il veicolo è affidato, ha l’obbligo di
custodirlo e restituirlo nello stato in cui gli è stato consegnato ed il
susseguente obbligo, ove la cosa venga danneggiata o sottratta, al
ristoro dei danni se non fornisca la prova dell’inevitabilità dell’evento
nonostante l’uso della diligenza del buon padre di famiglia.
Si tratta di obblighi operanti sia in caso di posteggio in garage o autorimesse,
sia in caso di posteggio in luoghi aperti.
Per consolidata giurisprudenza sia di merito che di legittimità, laconsegna
e la contestuale ricezione delle chiavi del veicolo da parte del
custode non costituiscono elementi essenziali ed imprescindibili ai fini
del perfezionamento del contratto de quo e del sorgere delle relative
obbligazioni.
Ciò che unicamente rileva è che la cosa sia ricevuta dal depositario
nell’ambito della sua sfera di custodia e di controllo, con la contemporanea
assunzione da parte del medesimo soggetto dell’obbligo di vigilare
e di conservarla integra, onde restituirla al depositante su semplice
richiesta o alla scadenza di un determinato termine.
È agevole osservare, in proposito, che «nel caso in cui si deponga un
bene in luogo che sia in detenzione o sotto il controllo dell’accipiens,
questi consenziente, il tradens non potrà rientrare in possesso dell’oggetto,
se non mediante la collaborazione dell’accipiens, in quanto il suo
atto ha trasferito la situazione possessoria di fatto a quest’ultimo. Pertanto
il semplice atto di immissione del bene in un luogo controllato da
un altro soggetto, unitamente al consenso, sia pur tacito, di questi,
costituisce una consegna: non è dunque necessario a questo fine che
all’atto sia unita la consegna delle chiavi».
In caso di predisposizione di apposite aree per il parcheggio delle vetture
con l’installazione dei parchimetri e l’indicazione del prezzo da
versare per fruire del servizio, il negozio si perfeziona mediante l’introduzione,
negli appositi meccanismi, della quantità di monete richieste
ad opera dell’automobilista interessato.
In tale ipotesi, l’affidamento del veicolo ad una persona fisica non è
necessario, e la consegna si realizza mediante l’immissione dell’autoveicolo
nell’area allestita.
Non richiedendo particolari formalità, l’atto di affidamento della cosa al
depositario può compiersi in qualsiasi modo idoneo a produrre l’effetto
reale (in Giur. di Merito, 2003, 894)
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Affinché si realizzi il trasferimento della detenzione, è sufficiente che il
conducente posteggi l’auto, con l’assenso del custode, nell’area predisposta
dall’ente che gestisce il parcheggio; da questo momento sorgono
il vincolo contrattuale ed i relativi obblighi del depositario.
Al riguardo, la consegna delle chiavi, se, da un lato, non influisce – come
detto – sul trasferimento della detenzione del bene, dall’altro lato, può
influire sulla determinazione dell’oggetto della custodia che, nel caso di
rilasciata autorizzazione all’ingresso nel veicolo, può estendersi anche
al contenuto di esso ed essere diretta alla prevenzione non solo dai
pericoli derivanti dall’esterno, ma anche da quelli relativi all’interno
dell’abitacolo (ad es., perdite che possano danneggiare la tappezzeria).
In ipotesi di difetto di vigilanza che provochi un danno, sorge a carico
dell’obbligato la responsabilità per inadempimento contrattuale. Responsabilità,
questa, per nulla eliminata e/o attenuata dalla mancata
preventiva individuazione dei beni contenuti nel mezzo da vigilare.
Per completezza espositiva non va sottaciuto che parte della dottrina e
della giurisprudenza ritiene che vi sia l’assunzione dell’obbligo della
relativa custodia anche in assenza di corrispettività e/o di onerosità,
come ad esempio, in caso di autorizzazione a mero titolo di cortesia
al posteggio di un autoveicolo in uno spazio privato.
L’affidamento in custodia di cose site in luogo pubblico da parte di chi
deve allontanarsi e la corrispondente assunzione dell’incarico di custodirle,
valgono a configurare un rapporto obbligatorio di custodia, pur se
l’incarico sia assunto senza un interesse proprio e diretto, e con il solo
animo di fare cosa grata all’altra parte. Esistono, infatti, degli obblighi, i
quali – per l’apprezzamento comune o per il costume di date società
(compresa la nostra) – sono tali, che, quando vengono assunti dai soggetti,
non possono rimanere relegati nella sfera del costume sociale, ma
devono necessariamente sboccare in quella del diritto. Fra questi obblighi,
per il carattere tipicamente economico che deve esserle riconosciuto,
non può non rientrare la custodia; cosicché nel ricevere una cosa per
custodirla, si deve necessariamente vedere l’intento di contrarre un
vincolo giuridico, salvo l’esistenza di chiare riserve note alla controparte.
(Al riguardo, cfr. Cass., 14.7.1952, n. 2188, in Foro it., 1952, I, c. 1508, Cass.,
27.1.1975, n. 315; Cass., 18.2.1960, n. 271; App. Bologna, 4.2.1954, in Giur.
completa Cass. civ., 1954, I, 669; Pret. Milano, 4.2.1954, in Foro it., 1954, I,
c. 430, ed, in dottrina, DALMARTELLO - PORTALE, Deposito (diritto vigente), in
Enc. dir., XII, Milano, 1964, 273; sul punto, cfr. anche ZACCARIA, Art. 1766, in
CIAN, TRABUCCHI (a cura di), Commentario breve al codice civile, Padova,
1997, 1679; FUNAIOLI, Deposito, inGROSSO - SANTORO PASSARELLI (a cura di),
Trattato di diritto civile, Milano, 1961, 12; DE MARTINI, Deposito (diritto
civile), inNuovo dig., V, Torino, 1960, 512; sul deposito di cortesia, RUBER-
TO, Natura giuridica del deposito a titolo di cortesia, inNuovo dir., 1955, I,
116; FORCHIELLI, Deposito di cortesia o deposito gratuito?, inRiv. trim. dir. e
proc. civ., 1953, 290; CARRESI, Sulla pretesa configurabilità di un deposito di
cortesia, inGiur. completa Cass. civ., 1953, I, 114).
In definitiva, alla luce delle considerazioni svolte, può agevolmente
ritenersi che nel caso di specie si verta in tema di contratto atipico di
parcheggio e che ad esso si applichi la disciplina di cui agli artt. 1766 ss.
c.c. ed in particolare quella dettata per il deposito oneroso, facendo
riferimento alla circostanza che la consegna dell’autoveicolo dell’attrice
al gestore era avvenuta con la sua immissione nell’area recintata di
piazza ... previo superamento di una sbarra, che poteva avvenire solo
dopo il rilascio di un biglietto rilasciato da un apposito dispositivo, e che
lo stesso conducente poteva uscire solo dopo aver pagato, il corrispettivo
dovuto e dopo l’immissione del biglietto in una macchina per la
conferma dell’eseguito pagamento.
La stessa Corte ha altresì evidenziato la circostanza che l’eventuale
avviso affisso prima dell’ingresso nell’area di parcheggio da cui risultava
che l’azienda non rispondeva, tra l’altro, per il furto totale o parziale del
veicolo, ha giustamente considerato tale limitazione di responsabilità
affatto inefficace, in quanto non approvata specificamente per iscritto
ai sensi dell’art. 1341, 2º co., c.c., dovendosi essa ritenere quale condizione
generale di contratto ed essendo il suddetto avviso assimilabile a
tutti gli effetti ad un’offerta al pubblico ex art. 1336 c.c. (v. Cass.,
15.11.2002, n. 16079).
Anche sull’elemento essenziale per la configurabilità del contratto ati

pico di parcheggio come assimilabile, quanto alla disciplina giuridica
applicabile, al deposito, e cioè l’obbligo di custodia da parte del depositario
(art. 1766 c.c.), deve rilevarsi come non sia affatto necessario
l’affidamento del veicolo ad una persona fisica, poiché la consegna
può materialmente realizzarsi attraverso la sua immissione nell’area a
ciò predisposta, previo perfezionamento del contratto mediante introduzione
di monete nell’apposito meccanismo, ben potendo l’obbligo di
custodia prescindere dalla presenza di persone addette specificatamente
a ricevere quella consegna e ad effettuare la connessa sorveglianza e
bastando all’uopo diverse ed equipollenti modalità, quali appunto l’adozione
di sistemi completamente automatizzati per la procedura di
ingresso e di uscita dei veicoli dal parcheggio.
Infine, per completezza di motivazione, non va trascurato, nel corso
dello svolgimento dell’iter logico-argomentativo in ordine alla qualificazione
giuridica del contratto di parcheggio, di prendere in considerazione
il contenuto dell’art. 7, 1º co. lett. f), d.lg. n. 285/1992.
Deve escludersi l’applicabilità nel caso di specie della norma suddetta,
atteso che quest’ultima riguarda la destinazione di zone cittadine a
parcheggio con dispositivi di controllo della durata della sosta a pagamento,
e cioè in sostanza la sola sosta dei veicoli nella pubblica via,
mentre nella specie si è trattato di parcheggio entro un’area recintata,
al cui ingresso risultava apposto l’avviso sopra menzionato mediante il
quale il gestore del parcheggio stesso effettuava un’offerta al pubblico
ai sensi dell’art. 1336 c.c.
2. Nel merito, in ordine all’an, i testi escussi hanno confermato in buona
sostanza i fatti così come descritti in atto di citazione, e cioè che l’attrice
aveva parcheggiato la propria autovettura integra nel parcheggio gestito
dalla convenuta e che al momento del ritiro presentava danni alla fiancata
posteriore sinistra e che tale circostanza era stata denunciata al preposto
della società che aveva redatto il verbale di denuncia allegato in atti.
Nella fattispecie in esame, la responsabilità della società convenuta è
dettata dall’art. 2051 c.c. per cui «»ciascuno è responsabile del danno
cagionato dalle cose che ha in custodia salvo che provi il caso fortuito».
Tale responsabilità non richiede la intrinseca pericolosità della cosa
oggetto di custodia e pertanto trova applicazione anche nella diversa
ipotesi di danni che non derivino dalla res in sé, ma da un comportamento,
anche omissivo, del detentore della cosa.
La responsabilità ex art. 2051 c.c. è notoriamente diversa da quella ex
art. 2043 c.c. tra l’altro giacché quest’ultima impone a chiunque un
dovere generale di astensione dal compimento di atti che possano
arrecare danni a terzi, mentre la prima obbliga una determinata categoria
di soggetti - i custodi -, ad attivarsi perché della cosa custodita
non derivino danni a terzi.
Nell’ipotesi di cui all’art. 2051 c.c. il dovere di agire è destinato ad
esplicarsi non solo riguardo alle cose pericolose, ma anche a quelle
che possono in presenza di altri fattori casuali divenire tali essendo
imposto al custode di mantenere la cosa in condizioni tali da non nuocere
a terzi.
In ogni caso il convenuto, nel corso del procedimento non ha dimostrato
che il danno è derivato da caso fortuito.
Dalla documentazione prodotta risulta altresì provata la legittimazione
attiva (libretto di circolazione e certificato di proprietà P.r.a.).
La legittimazione passiva della Alfa Mobilità risulta dalla prova testimoniale
e comunque non è contestata.
Per la liquidazione del risarcimento per i danni al veicolo ..., l’attore ha
depositato un preventivo dell’autocarrozzeria ..., per euro ..., formulando
una richiesta nei limiti della competenza per valore di euro 1.110,00, ma
non ne ha dato piena prova.
Non può riconoscersi, infatti, piena rilevanza probatoria alla quantificazione
del preventivo prodotto in atti: si tratta, invero, di documentazione
non impegnativa per colui che la rilascia, la quale peraltro tende
ad inserire nel giudizio civile una valutazione tecnica, che ha la sua
forma propria nella consulenza tecnica di ufficio.
Tuttavia in fase istruttoria sono, emersi elementi idonei a suffragare
una valutazione equitativa del danno ai sensi degli artt. 1226 e 2056 c.c.
Elementi che possono trarsi dalle dichiarazioni rese dai testimoni escussi,
anche in ordine all’entità dei danni effettivamente subiti dal veicolo.
LE SENTENZE ANNOTATE
In definitiva questo Giudice ritiene che per i danni riportati dal veicolo
nell’incidente per cui è causa, tenuto conto dei particolari da non sostituire,
del tempo occorrente per la riparazione, della vetustà del veicolo,
e secondo dati di comune esperienza sia conforme a giustizia
liquidare in via equitativa la somma di Euro ..., comprensiva del risarcimento
per sosta tecnica.
A detto importo devono aggiungersi gli interessi al tasso legale dall’evento
e sino al soddisfo.
In definitiva, la domanda attrice va accolta nei confronti della B s.p.a. e
quindi quest’ultima va condannata al pagamento del risarcimento in
favore dell’attore di Euro ..., oltre interessi legali dall’evento al soddisfo.
3. - Le spese seguono la soccombenza e vengono liquidate come in
dispositivo.
P.Q.M.
Il Giudice di pace di Salerno, ogni contraria istanza, deduzione ed eccezione
disattesa, definitivamente pronunciando sulla domanda in atti,
così provvede:
a) dichiara la esclusiva responsabilità della B s.p.a. nella produzione del
danno di che trattasi;
b) condanna per l’effetto la B, in persona del legale rapp.te pro tempore,
al pagamento in favore dell’attore A della somma complessiva di Euro
..., oltre interessi legali, a partire dal fatto e sino all’effettivo soddisfo;
c) condanna la stessa convenuta B s.p.a., alla refusione in favore dell’attore
delle spese del giudizio, che liquida in complessive ...
Giudice di Pace Napoli, 4 gennaio 2010
Il fatto
Con atto di citazione a comparire per l’udienza del 2.10.2006 ritualmente
notificato, parte attrice, come in epigrafe, conveniva in giudizio innanzi
al Giudice di Pace di Napoli, il sig. X, nella qualità di legale rappresentante
p.t. della B s.r.l. al fine di sentirlo condannare, previa declaratoria
di responsabilità, al risarcimento dei danni subiti per l’importo
quantificato in Euro 769,90, oltre interessi e rivalutazione monetaria;
vinte le spese e competenze di causa.
Esponeva parte attrice che il giorno ..., alle ore ..., depositava il veicolo
modello ..., tg. ..., assunto di sua proprietà nel parcheggio del supermercato
della B s.r.l., in Napoli, consegnando le chiavi della vettura al personale
addetto alla custodia; che al momento del ritiro del veicolo,
intorno alle ore ..., constatava che lo stesso risultava danneggiato al
paraurti sinistro ed al fanalino fendinebbia; che vano era risultato il
tentativo di bonario risarcimento esperito nei confronti della B s.r.l. a
mezzo raccomandata a.r.. Articolava mezzi istruttori ed offriva in comunicazione
documentazione probatoria. La causa veniva regolarmente
iscritta a ruolo. All’udienza di prima comparizione il procuratore di parte
attrice si riportava alla propria domanda chiedendone l’accoglimento;
era presente anche il procuratore del sig. X, nella indicata qualità di
legale rappresentante p.t. della B s.r.l., che si costituiva in giudizio con il
deposito di proprio fascicolo con mandato e comparsa con cui impugnava
estensivamente la domanda chiedendone il rigetto in quanto
affetta da nullità, inammissibile ed improcedibile e comunque infondata
in fatto ed in diritto; vinte le spese di lite. In via preliminare chiedeva
essere autorizzato a chiamare in causa il sig. C, nella qualità di gestore -
custode del Garage della B s.r.l.. Alla udienza successiva si costituiva
quest’ultimo, il quale in via preliminare chiedeva rigettarsi la domanda
perché infondata in fatto ed in diritto, e di essere autorizzato a chiamare
in garanzia la D Assicurazioni s.p.a., al fine di essere garantito e
manlevato in caso di soccombenza. Si costituiva la convenuta Società
assicuratrice, che impugnava estensivamente la domanda eccependo la
propria carenza di legittimazione passiva. Ammesso ed espletato il
mezzo istruttorio come articolato dalle parti, la causa veniva rinviata
per la precisazione delle conclusioni, rassegnate le quali, all’udienza del
..., la causa veniva riservata per la decisione.
La motivazione
Accertata preliminarmente la sussistenza dei presupposti processuali
generali (Cass. n. 3921/1984), considerato che la domanda introduttiva
La Responsabilità Civile 4 263 aprile 2011

LE SENTENZE ANNOTATE
può essere dichiarata proponibile, oltre che ammissibile in quanto risulta
osservato, per quanto basta, il combinato disposto degli artt. 163 e
318 c.p.c. (Cass. n. 8074/1002), occorre accertare l’effettiva natura della
controversia ed il rapporto giuridico preteso con riferimento alla situazione
prospettata nel suo complesso in relazione alla disciplina legale
della materia (c.d. petitum sostanziale). Appare evidente, attraverso le
deduzioni e le richieste dell’attore, che si verta nell’ambito del cd. contratto
di posteggio, che, quale contratto atipico, va inquadrato nello
schema generale del contratto di deposito, disciplinato dagli artt.
1766 e 1768 c.c., e che sia stata proposta un’azione di accertamento
della responsabilità nei confronti del convenuto per il danno arrecato,
con conseguente richiesta di risarcimento. Il richiamato art. 1766 c.c.
testualmente recita: «Il deposito è il contratto col quale una parte
riceve dall’altra una cosa mobile con l’obbligo di custodirla e di restituirla
in natura». Da questo, scaturisce in capo al depositario l’obbligo
di custodire il veicolo, rectius di diligenza nella custodia (art. 1768 c.c.), e
conseguentemente di restituirlo nello stato in cui è stato consegnato,
con l’obbligo di risarcire eventuali danni oppure il furto. Si osserva che
la S.C., nelle fattispecie in esame, ha escluso l’equiparazione del contratto
atipico di posteggio alla cd. locazione d’area, sul presupposto che
l’obbligazione principale del gestore del parcheggio, in riflesso a quello
che è l’interesse del cliente, è certamente quella di custodire l’autovettura
che questi lascia nel parcheggio, proprio per evitare i rischi relativi
alla mancanza di custodia cui incorrerebbe lasciandola nella pubblica
strada. Non ha alcuna rilevanza, prosegue la Corte, il fatto che nel
regolamento di parcheggio contenuto nelle condizioni generali di contratto,
venga esclusa la responsabilità da danni o da furti, dovendosi
tale clausola considerare come vessatoria e perciò inefficace, se non
specificatamente approvata; egualmente inefficace va considerata la
volontà unilaterale del posteggiatore di sottrarsi a questo tipo di responsabilità
tramite l’apposizione di cartelli, in cui questi declini ogni
responsabilità sugli oggetti depositati. Passando al merito in senso
stretto, la domanda risulta fondata e va accolta per quanto di ragione.
Le circostanze dedotte nell’atto introduttivo sono state sufficientemente
provate dall’indagine testimoniale espletata e dalla documentazione
probatoria versata in atti. È rimasto, pertanto, acclarato che, al momento
del ritiro dell’auto nel parcheggio, la stessa si presentava danneggiata
«al paraurti, fiancata ed al fanalino del lato sinistro’’. Parte convenuta
non ha invece soddisfatto alcun onere probatorio posto a suo carico. Il
1. I casi processuali
Le vertenze in rassegna, ancorché relative alla cd. giustizia minore,
accrescono l’ormai non esiguo formante in materia del
contratto atipico di posteggio (o parcheggio).
La prima lite ha riguardato pretesi danni materiali subiti da un
automobilista alla propria autovettura nel tempo del parcheggio
di questa in apposita area gestita dalla concessionaria comunale
affidataria di aree di sosta, che in giudizio ha sostenuto, a sua
discolpa, la tesi della locazione di area senza obbligo di custodia,
quest’ultimo posto dall’attore a fondamento della responsabilità
nascente dal contratto atipico di posteggio. In particolare, il giudicante
ha ravvisato la nascita inter partes dei seguenti obblighi
reciproci: per il gestore, la messa a disposizione di uno spazio
unitamente alla presa in custodia del veicolo, quest’ultima attestata
dal fatto che l’offerta della prestazione di parcheggio, con
conseguente accettazione attraverso l’immissione dell’auto nell’area,
ingeneri l’affidamento che in essa sia compresa la custodia;
per l’utente, il pagamento del corrispettivo per il servizio.
Da cui la deduzione della stipula di un contratto cui applicare la
normativa ex artt. 1766 ss. c.c. in tema di deposito, con conseguente
assunzione da parte dell’affidatario dell’obbligo di custodire,
vigilare e di conservare integra la res, onde restituirla all’affidante
ad nutum o alla scadenza di un dato termine. Ai fini
aprile 2011 264 La Responsabilità Civile 4
teste escusso ha in buona sostanza confermato le circostanze dedotte
nell’atto introduttivo, limitandosi ad aggiungere che ‘‘nel garage vi sono
avvisi del regolamento». Per quanto riguarda la legittimazione passiva,
questo Giudicante osserva che, mancando agli atti la prova documentale
da cui si possa desumere un contratto di concessione della gestione,
custodia e manutenzione dell’impianto destinato a parcheggio tra il
C e la B s.r.l., quest’ultima, in persona del suo legale rappresentante, va
dichiarata responsabile in proprio per l’evento per cui è causa, non
operando la polizza intercorrente tra il garage e la D Assicurazioni s.p.a.
Per quanto attiene al quantum, la prova fornita non risulta adeguata.
L’allegata documentazione di parte istante non ha alcun valore probatorio,
concorrendo solo quale elemento utilizzabile dal giudice per la
formazione del suo convincimento (Cass. nn. 45437/1997, 591/1995). Per
tali motivi, il Giudicante ritiene sia conforme a giustizia quantificare il
danno equitativamente nella misura di euro ..., rapportati all’attualità,
oltre interessi come da dispositivo (Cass., n. 19148/2005).
Le spese di causa seguono la soccombenza e si liquidano come da
dispositivo.
P.Q.M.
Il Giudice di pace di Napoli, definitivamente pronunciando sulla domanda,
così provvede:
1) Dichiara la responsabilità esclusiva di X, quale amministratore e legale
rappresentante della B s.r.l. e per l’effetto;
2) Condanna X, nella qualità di amministratore e legale rappresentante
p.t. della B s.r.l., a pagare ad A la complessiva somma di euro ...;
3) Su tale somma già rivalutata sono dovuti gli interessi moratori ex art.
1219 c.c. dal dì del sinistro alla pronuncia calcolati nella misura della
media aritmetica degli interessi legali vigenti in tale arco temporale ed
infine gli interessi corrispettivi legali dal deposito della pronuncia al
soddisfo;
4) Condanna X, nella qualità di amministratore e legale rappresentante
p.t. della B s.r.l., alla rifusione delle spese processuali che liquida in euro
...;
5) Dichiara inammissibile la chiamata in causa proposta da X, nella
qualità di amministratore e legale rappresentante p.t. della B s.r.l., nei
confronti di C;
6) Dichiara parimenti inammissibile la chiamata in garanzia proposta
da C nei confronti di D assicurazioni s.p.a., in persona del suo l. r. p. t.;
7) Compensa tra le altre parti le spese del giudizio.
dell’assunzione dell’obbligazione custodiale - prosegue l’estensore
-, non è neppure necessaria la consegna delle chiavi della
vettura dal tradens all’accipiens, con la conseguenza che la pura e
semplice ricezione custodiendi causa della cosa, implicherà il
sorgere di un vincolo giuridico, salvo l’esistenza di chiare riserve,
note alla controparte.
Il sopra citato affidamento ingenerato nell’utente determina, poi,
l’irrilevanza di eventuali condizioni generali di contratto predisposte
dal gestore che escludano l’obbligo custodiale (nella specie,
quelle richiamate nella scheda fornita dagli apparecchi automatici),
che, presuntivamente, sfuggono al depositante attesa la
rapida modalità di conclusione del contratto. Dal che la definitiva
affermazione di responsabilità contrattuale a carico della
società concessionaria gestrice dell’area per inadempimento, oltre
che di quella extracontrattuale ex art. 2051 c.c., da omissione
di sorveglianza del parcheggiatore, prima di tutto custode dell’area
medesima.
La seconda lite ha riguardato analoga fattispecie di sinistro avvenuto
in un garage custodito di un supermercato, riconosciuto
responsabile di inadempimento del contratto atipico di posteggio.
Quanto alle limitazioni di responsabilità del gestore da danno
o furto del veicolo, qui il giudicante sanziona di vessatorietà la
relativa clausola, sia essa contenuta nelle condizioni generali di

contratto, ovvero - come nel caso vagliato - unilateralmente predisposta
nei cartelli affissi nei locali di custodia.
2. Il contratto di posteggio quale atipico: applicabilità delle
norme relative al deposito
La più recente letteratura giuridica colloca il contratto di posteggio
in seno ai cc.dd. contratti atipici di deposito e/o di custodia
( 1 ), mostrando di recepire l’ormai inveterato indirizzo circa l’atipicità
della figura ex art. 1322, 2º co. c.c., ed il rinvio, quanto alla
disciplina, alle norme relative al contratto di deposito ex art. 1766
ss. c.c.( 2 ). Opzione, quest’ultima, che conferma la ripulsa dell’ormai
superato orientamento che ricostruiva la fattispecie in termini
di contratto di locazione d’area.
Ed anzi, per ciò che concerne la normativa applicabile ai contratti
atipici( 3 ), mentre l’art. 1323 c.c. rinvia alle disposizioni generali
di cui agli artt. 1321 - 1469 bis c.c., la normativa propria dei
singoli tipi legali potrà applicarsi solo mediante ricorso all’analogia
legis( 4 ), e ciò – a mente di un indirizzo consolidato – a
condizione che sia soddisfatto il cd. metodo tipologico: l’assimi-
( 1 ) Per la prima opzione, cfr. SPINELLI, Deposito, inIl Diritto, Enc. giur.
Sole 24 Ore, IV, Milano, 2007, 739 ss.; per la seconda, MASTROPAOLO, Custodia
(disciplina privatistica), in Enc. giur., X, Roma, 1988, 2.
( 2 ) In dottrina, ex plurr., GALLONE, Parcheggio, contratto di posteggio e
responsabilità, Padova, 1999, 149 ss., SPINELLI, op. cit., 744.
Presso la sezione III della S.C. la qualificazione in termini di contratto atipico,
con rinvio alle norme sul deposito, costituisce ius receptum: Cass., 13.3.2009, n.
6169, idd., 27.1.2009, n. 1957 (entrambe in Foro it., 2009, I, 1005 ss.; la seconda
altresì in Resp. civ., 2009, 371, Obbl. e contr., 2009, 460), 13.3.2007, n. 5837,
26.2.2004, n. 3863, 1.12.2004, n. 22598, 15.11.2002, n. 17079 (in Guida dir.,
2003, 6, 62), 15.11.2002 n. 17079 (in Foro it., 2003, 1, 1526), 1.10.1999, n. 10892
(in Contr., 2000, 379), 14.6.1996, n. 5461 (in Vita not., 1996, I, 1322), 3.12.1990, n.
11568, 23.8.1990, n. 8615, 12.12.1989, n. 5546, 2.3.1985, n. 1787 (in Foro it., 1985,
I, 670, Giur. it., 1985, I, 1, 1170, Giust. civ., 1985, I, 1308, Resp. civ. e prev., 1985,
361, Arch. giur. circolaz., 1985, 573, Amm. it., 1986, 137, in Riv. giur. circolazione,
1985, 231, Corriere giur., 1985, 524), 22.12.1983, n. 7557 (in Arch. civ., 1984, 379),
27.5.1982, n. 3288 (in Foro it., 1982, I, 2479, Resp. civ. e prev., 1983, 95), 25.2.1981
n. 1144 (in Giur. it., 1981, I,1, 1584), 16.11.1979, n. 5959, 14.1.1977, n. 189; in
termini, in giur. di merito, Trib. Mantova, 18.7.2002 (in Gius, 2002, 2237), App.
Milano, 14.9.2001 (in Giur. milanese, 2002, 12, 452), App. Napoli, 18.5.2001, App.
Milano, 30.5.2000, (in Nuova giur. comm., 2001, I, 48), Trib. Milano, 21.2.2000 (in
Giur. milanese, 2002, 358), App. Milano, 1.2.2000, id., 29.6.1999, Trib. Parma,
24.11.1998 (Resp. civ., 1999, 1356), Pret. Verona, 29.1.1981 (in Foro it., 1981, I,
1192, Arch. giur. circolaz., 1981, 134, Arch. civ., 1981, 153, Giur. it., 1982, I, 2, 390).
Per l’affermazione secondo cui soggetto attivo dell’obbligazione di restituzione
delle cose depositate – ovvero di quella sostitutiva avente ad oggetto l’equivalente
pecuniario delle medesime – sia il depositante, e non già il proprietario,
Cass. 1.10.1999, cit.
( 3 ) Non si dimentichi che la migliore dottrina preferisce parlare di contratto
innominato per indicare il genus in cui confluiscono i contratti
atipici (o innominati in senso stretto), tali intendendo quelli non aventi
alcun rapporto con i tipi contrattuali, e perciò nuovi, ed i contratti misti,
quali quelli partecipanti in modo combinato dei diversi tipi. Per approfondimenti,
DIENER, Il contratto in generale, Milano, 2002, 19.
( 4 ) Cfr., ancora, DIENER, op. cit., 20.
( 5 ) Non ignorando l’ampiezza del dibattito sui contratti atipici, cui in
questa sede si può solo accennare, tale ultima soluzione trova concorde
l’unanime giurisprudenza, in seno alla quale v. Cass., 13.1.2005, n. 574: «ai
contratti non espressamente disciplinati dal c.c. sono applicabili – oltre
alle norme generali in materia di contratti –, quelle regolatrici dei singoli
contratti nominati tutte le volte in cui il concreto atteggiarsi del rapporto,
quale risultante dagli interessi delle parti, evidenzi l’esistenza di situazioni
analoghe a quelle disciplinate da queste ultime, con la conseguenza che,
in tema di locazione finanziaria c.d. ‘‘traslativa’’, qualora tale tipo contrattuale
si risolva per inadempimento dell’utilizzatore, la disciplina applicabile
in via analogica è quella dettata dall’art. 1526 c.c. per la risoluzione del
contratto di vendita con riserva di proprietà, di talché il venditore, da un
canto, deve restituire i canoni riscossi, dall’altro, ha diritto ad un equo
compenso per l’uso della cosa, oltre al risarcimento del danno, l’equo
compenso ricomprendendo la remunerazione del godimento del bene, il
deprezzamento conseguente alla sua non commerciabilità come nuovo, il
logoramento per l’uso (escluso, pertanto, il mancato guadagno), il risarcimento
del danno derivando, a sua volta, da un (eventuale) deterioramento
anormale della cosa dovuto all’utilizzatore. In particolare, quanto al risarcimento
del danno, se il contratto ne preveda la liquidazione attraverso
una clausola penale, questa può essere ridotta dal giudice (art. 1384 c.c.) se
LE SENTENZE ANNOTATE
lazione del contratto atipico a quello tipico, con conseguente
applicazione al primo delle norme positive proprie del secondo,
sarà possibile tutte le volte in cui ciò risponda alla natura, alla
funzione economico - sociale e/o al concreto atteggiarsi del rapporto
che dà vita al contratto atipico( 5 ). Infatti, un recente arresto
proprio in materia di posteggio afferma l’insufficienza in subiecta
materia dei tradizionali metodi del cd. assorbimento – consistente
nella sottrazione del contratto atipico all’applicazione della
disciplina di un tipo contrattuale –, e della c.d. combinazione –
, consistente, invece nella commixtio delle discipline dei vari
contratti tipici di cui quello atipico riproduca gli elementi principali
–, accreditando il citato metodo tipologico, grazie al quale
l’applicazione alla fattispecie concreta di una disciplina che deriva
da più figure tipizzate è resa possibile da un approccio globale
al fenomeno contrattuale, che ponga a confronto la fattispecie
in oggetto con quella degli altri tipi ad esso affini( 6 ). In termini,
altra sentenza di legittimità che ascrive al contratto in parola
caratteristiche sue proprie rispetto al deposito, così
giustificandone l’atipicità( 7 ).
eccessiva, tenendo conto del guadagno che il concedente si attendeva dal
contratto se l’utilizzatore avesse adempiuto alla propria obbligazione di
pagamento dei canoni, senza che, in contrario, possano ritenersi funzionali
ad altra, diversa interpretazione le disposizioni di cui agli artt. 13 ss.
della Convenzione di Ottawa dettate in tema di leasing internazionale (e
recepite dall’ordinamento italiano con l. 14.7.1993, n. 259), le quali, per
converso, se rettamente interpretate, conducono a soluzione ermeneutica
affatto analoga a quella sopra indicata»; id., 28.11.2003, n. 11229: «Ai contratti
non espressamente disciplinati dal codice civile (contratti atipici o
innominati) possono legittimamente applicarsi, oltre alle norme generali
in materia di contratti, anche le norme regolatrici dei contratti nominati,
quante volte il concreto atteggiarsi del rapporto, quale risultante dagli
interessi coinvolti, faccia emergere situazioni analoghe a quelle disciplinate
dalla seconda serie di norme (principio affermato dalla S.C. con riferimento
ad una vicenda di locazione finanziaria traslativa cui è stata ritenuta
applicabile la norma (art. 1526 c.c.) che disciplina la risoluzione del
contratto di vendita con riserva di proprietà e, conseguentemente, inapplicabile
il regime di cui all’art. 1458, 1º co., seconda ipotesi c.c.)»; autorevole
precedente si legge in id., 13.5.1980, n. 3142: «ai sensi dell’art. 1324
c.c. è consentito alle parti, e alla loro autonomia negoziale, dare vita anche
a negozi atipici purché meritevoli di tutela e non, quindi, in contrasto con
la legge, l’ordine pubblico e il buon costume (ex art. 1343 c.c.). A detti
negozi, in mancanza di un’espressa previsione negoziale, sono applicabili,
in via analogica, le disposizioni contemplate per altri negozi ad essi assimilabili
per natura e funzione economico-sociale. (Nella specie, il giudice
del merito aveva qualificato il negozio oggetto della controversia come
locatio operis, seppure non tipicamente sussumibile nella previsione dell’art.
2222 c.c., con applicazione analogica dell’art. 2223 c.c. per la determinazione
del compenso non previsto nel contratto. La Suprema Corte nel
rigettare il ricorso avverso tale decisione ha enunciato il principio di cui
alla massima)».
( 6 ) Cass. 26.2.2004, cit., di cui opportuna la seguente trascrizione del par.
4.1.: «il metodo (i.e., quello tipologico nei termini esposti supra nel testo,
n.d.r.) è utile per ricostruire la disciplina di quei contratti, ben diffusi nella
realtà moderna, che sono sicuramente tipici dal punto di vista sociale, pur
non essendolo sotto il profilo formale. Si tratta di quei contratti, che si
formano senza una preventiva contrattazione, ma attraverso la concreta
utilizzazione dei servizi offerti. In questi, per così dire, nuovi contratti il
ruolo della volontà, che resta elemento costitutivo dell’accordo delle parti,
si affievolisce, perché si standardizza in comportamenti automatici, oggettivamente
valutabili secondo criteri di tipicità sociale. Il fenomeno della
tipicità sociale ricorre, sicuramente, nella predisposizione di un’area di
parcheggio, alla quale si accede attraverso sistemi automatici di accesso,
di pagamento della prestazione e di prelievo del veicolo. Il contratto che se
ne ricava è del tipo di quelli nei quali all’offerta della prestazione di parcheggio
corrisponde l’accettazione dell’utente, manifestata attraverso
l’immissione dell’auto nell’area messa a disposizione. Dalla combinazione
di questi fattori nasce il vincolo contrattuale, il quale si realizza attraverso
il contatto sociale. Nella realtà il fenomeno è frequente e trova la sua
radice nelle condizioni di affollamento delle strade, nell’urgenza dell’automobilista
di liberarsi del veicolo o in altre condizioni simili. Tutto ciò
induce l’automobilista ad utilizzare strutture appositamente predisposte
nelle aree adiacenti aeroporti, ospedali, supermercati e simili».
( 7 ) Cass., 14.6.1996, cit., in motivazione: «l’atipicità, sottolineata da tutte
le decisioni richiamate, indica già che non vi è perfetta coincidenza tra il
contratto di parcheggio e lo schema tipico del deposito, la cui disciplina si
La Responsabilità Civile 4 265 aprile 2011

LE SENTENZE ANNOTATE
Pacifica essendo, quindi, l’assimilazione del posteggio al deposito,
non è inopportuno rammentare che tale ultimo contratto
rientri, per nozione testuale( 8 ), tra quelli con causa di
custodia ( 9 ), quest’ultima logicamente e giuridicamente preceduta
dalla materiale consegna della res al depositario, che,
per tal motivo, ne diviene detentore( 10 ). Ancora, il deposito
è annoverato ai contratti reali( 11 ), essendone la traditio, ancorché
non testualmente previsto ( 12 ), requisito perfezionativo.
applica in via analogica, ma non esclude, anzi postula, che quel contratto
abbia proprie caratteristiche individualizzanti».
( 8 ) Testualmente, l’art. 1766 c.c. fa discendere dalla ricezione della res in
capo al depositario il di lui obbligo di custodia e restituzione.
( 9 ) Cfr., ex multis, MASTROPAOLO, Il deposito, inTratt. Rescigno, Torino,
1985, 444, ed ID., Deposito, inEnc. giur. X, Roma, 1988, 1, DALMARTELLO -
PORTALE, Deposito (dir. vigente), in Enc. dir., XII, Milano, 1964, 237. Rispetto
alla custodia, può assurgere a mero strumento la messa a disposizione di
uno spazio da parte del depositario (MASTROPAOLO, op. ult. cit., 2).
Una teoria in voga nella vigenza del codice del 1865 (BRACCO, I depositi a
risparmio, Padova, 1839, 109), reputava la consegna mezzo (non già fine) del
contratto, e ciò sul seguente inciso dell’art. 1860, 1º co., che elevava a requisito
la riconsegna della cosa ad nutum del depositante: «Il deposito si deve restituire
al deponente appena lo domanda, quantunque siasi fissato nel contratto un
termine per la restituzione ...».
( 10 ) Per il collegamento tra custodia e detenzione nel deposito, di cui la
custodia esaurisce la causa, MASTROPAOLO, Custodia, op. ult. cit.
( 11 ) Ancora, MASTROPAOLO, op. ult. cit., 3.
Per la natura essenzialmente pratica della datio sottesa ai contratti reali,
leggasi, tra tutte, Cass., S.U., 21.6.1995 n. 13294: «nel diritto moderno i contratti
si perfezionano di regola con il semplice consenso delle parti (cd. principio
consensualistico). Secondo l’art. 1376 c.c.. «nei contratti che hanno per oggetto
il trasferimento della proprietà di una cosa determinata, la costituzione o il
trasferimento di un diritto reale ovvero il trasferimento di altro diritto, la proprietà
o il diritto si trasmettono e si acquistano per effetto del consenso delle
parti legittimamente manifestato». In tema di compravendita, il contratto è
perfetto nel momento in cui si raggiunge l’accordo. Il consenso, formatosi secondo
legge, produce gli effetti voluti: indipendentemente, e quindi anche prima,
del trasferimento del possesso e del pagamento del dovuto. Logicamente
tali affermazioni sono relative al rapporto inter partes tra i contraenti, mentre
relativamente all’efficacia erga omnes il consenso potrebbe essere non più sufficiente,
con conseguente applicazione della regola della consegna (art. 1155
c.c.) nell’ipotesi di pluralità di vendite dello stesso immobile, o della trascrizione
(art. 2644 c.c.) nell’ipotesi di vendita dello stesso immobile a più acquirenti. Ci
sono alcuni contratti speciali, per i quali il consenso, pur sempre necessario,
non basta, nel senso che il contratto è perfetto soltanto con la consegna della
cosa, con la tradizione alla controparte dell’oggetto del contratto (ad esempio:
comodato (art. 1803 c.c.), mutuo (art. 1813 c.c.), deposito (1766 c.c.), pegno
(2784 c.c.), riporto (1548 c.c.), trasporto (art. 1678 c.c.) etc.). Prima della consegna
non c’è contratto, ma c’è uno degli elementi della fattispecie complessa
(consenso + traditio) di cui è formato il contratto reale. Pertanto la consegna
non è effetto obbligatorio del contratto, ma un elemento costitutivo dello stesso.
La categoria dei contratti reali, che ha prevalentemente un significato storico,
conserva anche una funzione e un valore di carattere pratico, ben visibili, per
esempio, nel pegno, dove la consegna della cosa mobile dà al creditore una
certezza di garanzia, e nel deposito, dove la consegna della cosa costituisce il
presupposto necessario per l’esercizio dell’attività di custodia».
( 12 ) Dissimilmente da quanto ex litteris disposto dall’art. 1837, 2º co., del
previgente codice civile, che lo riteneva perfezionato con la tradizione
della cosa.
( 13 ) In settori diversi dal deposito, ad un dovere custodiale fanno riferimento
i seguenti articoli: a) artt. 1004 - 1015 c.c., in tema di usufrutto, il
primo onerante l’usufruttuario, tra l’altro, della custodia, pena la cessazione
dell’usufrutto medesimo per gli abusi testualmente indicati nel secondo
(su cui leggasi Cass., 6.3.1998, n. 7886: «ai sensi dell’art. 1004 del
codice civile sono a carico dell’usufruttuario gli oneri relativi sia alla custodia,
amministrazione e manutenzione ordinaria della cosa, sia alle
riparazioni straordinarie rese necessarie dall’inadempimento degli obblighi
di ordinaria manutenzione su lui incombenti. Pertanto, in base ai
principi che disciplinano l’onere della prova, il nudo proprietario che
chieda la decadenza dell’usufruttuario dal suo diritto adducendo che si
sia verificata una delle ipotesi previste dall’art. 1015 c.c. (abuso del diritto
consistente nell’alienazione o nel deterioramento dei beni che ne formano
oggetto, ovvero nella mancanza di ordinarie riparazioni che li lasci
andare in perimento), deve limitarsi a dimostrare la sussistenza di tali
condizioni al momento della proposizione della domanda esaurendosi
con questa prova l’onere posto a suo carico. Pertanto l’usufruttuario, il
quale affermi che la mancanza di manutenzione preesisteva alla costituzione
del suo diritto, propone un’eccezione che, essendo diretta a paralizzare
la pretesa fatta valere in giudizio, deve essere da lui provata»); b)
artt. 1477 e 1555 c.c., in materia rispettivamente di vendita e locazione, i
aprile 2011 266 La Responsabilità Civile 4
3. L’obbligazione di custodire quale elemento costitutivo
Relativamente al contratto di posteggio, elemento assolutamente
dirimente è rappresentato dalla già menzionata obbligazione di
custodire – intesa quale dovere del detentore di mantenere la
cosa nel medesimo stato in cui l’ha ricevuta – in generale regolata
dall’art. 1177 c.c. per i casi in cui sia prodromica a quella di
restituire, ed in particolare diversamente atteggiantesi a seconda
del rapporto giuridico nel quale s’innesta( 13 ).
Anticipando quanto si esporrà in prosieguo( 14 ), deve rilevarsi che
quali prescrivendo in capo al dante causa il dovere di consegna della res,
suppongono in capo a questi l’obligatio custodiendi di cui all’art. 1177 c.c.;
c) art. 1556 c.c., che, eleva la consegna a requisito contrattuale essenziale
del contratto estimatorio, implicitamente qualificandolo in termini di realità
(App. Milano, 8.5.1973, in Giur. di Merito, 1974, I, 142; in dottr., MESSI-
NEO, Manuale di diritto civile e commerciale, III, 1, 1954, 155; contra, per la
natura consensuale, Cass., 26.4.1990, n. 3485, ed, in dottrina, NATOLI, I
contratti reali, Milano, 1975, 36 ss., GABRIELLI, Il contratto preliminare,
Milano, 1970, 307 ss.); d) art. 1687 c.c., che, a monte dell’obbligo di riconsegna
delle merci in materia di trasporto di cose, del pari consente d’individuare
l’obbligazione di custodire ex art. 1177 c.c. (cfr., in tema, Trib.
Palermo, 4.3.1983: «il contratto di trasporto obbliga il vettore anche alla
custodia e non soltanto al trasferimento della merce da un luogo ad un
altro»; per la strumentalità della custodia alla riconsegna – causa tipica del
contratto –, Cass., 23.2.1983, n. 1380: «in tema di trasporto aereo internazionale
di merci, la custodia, dopo che la merce è giunta allo scalo, costituisce
un accessorio al contratto di trasporto aereo, che viene definitivamente
adempiuto solo con la consegna al destinatario»; individua nel
trasporto un sottostante contratto di deposito, implicante obbligo custodiale,
Trib. Messina, 28.1.1983: «con l’affidamento del carico ad una impresa
di sbarco il vettore marittimo pone in essere un contratto di deposito
che non sostituisce il rapporto con il destinatario; il rapporto di deposito
dunque non esclude la responsabilità del vettore, che deve rispondere
ugualmente delle avarie e degli ammanchi constatati all’atto della
riconsegna della merce al ricevitore, salvo che dimostri che essi si siano
prodotti successivamente all’affidamento delle cose trasportate all’impresa
di sbarco»; per la responsabilità oggettiva in capo al vettore - depositario,
App. Trieste, 21.10.1988: «il depositario cui incombe l’onere della
restituzione, è responsabile dei danni derivanti da perdita o da avaria
delle cose depositate indipendentemente da una sua colpa specifica»;
sulla pregnanza dell’obbligo custodiale del vettore, anche per il richiamo
alla professionalità ex art. 1176 c.c., cfr. FAVARO, Come può cambiare la
responsabilità del vettore a seconda della legge applicabile, in http://
www.imprese.intesasanpaolo.com); e) art. 1718 c.c., che costruisce in capo
al mandatario un obbligo custodiale delle cose spedite per conto del
mandante (all’uopo autorizzandolo all’esercizio dei diritti conservativi
nei confronti del vettore per il caso di deterioramento delle cose o di
ritardo nell’arrivo), costituente un dovere connesso alla relazione di fatto
che si instaura con la cosa (in tema, BATTAGLIESE, La natura giuridica della
custodia e la figura del custode giudiziario, inhttp://judicium.it; per l’applicazione
della norma in campo squisitamente contrattuale, cfr. Cass.,
6.6.2008, n. 15057: «le norme degli artt. 1177 e 1718 c.c., contemplando
obbligazioni di natura contrattuale – segnatamente l’obbligo di custodia
ed in particolare quello assunto dal depositario nei confronti del depositante
– non sono applicabili in ambito aquiliano: nella specie, occupazione
illegittima di un immobile); f) art. 1804 c.c., sulla diligentia adhibenda
(in termini di quella del buon padre di famiglia) dal comodatario nella
custodia e nella conservazione della cosa, la prima sostanziandosi nel
dovere di vigilare, prevenire e/o evitare qualunque rischio per il bene
comodato (tra tutti, LUMINOSO, I singoli contratti, Milano, 1995, 656), con
le seguenti differenze rispetto alla custodia nel deposito: i) obbligazione a
carattere principale nel deposito/accessorio e funzionale alla restituzione
nel comodato; ii) assenza d’interesse nel custode nel deposito/coesistenza
di suo interesse nel comodato (FRAGALI, Comodato, inComm. Scialoja -
Branca, 2ª ed., Bologna - Roma, 1966, 280).
In ambito aquiliano, ad una custodia, intesa, per ius vivens, quale potere di
fatto e/o di signoria sulla cosa (cfr., in seno al più recente diritto vivente, Cass.,
22.4.2010, n. 9456, e 15.10.2010, n. 21328), fa riferimento il ben noto art. 2051
c.c., sanzionante il danno cagionato dalla cosa che ne è oggetto.
Per la ricostruzione in termini di responsabilità ex art. 2051 c.c. della fattispecie
dell’incendio ad una vettura all’interno di area messa a disposizione di un
automobilista, sul presupposto di un’intercorsa locazione d’area, e non già di
responsabilità da contratto di posteggio con violazione dell’obbligo di custodia,
leggasi l’isolata G.d.P. Roma, 23.11.2004: «nel caso di danni causati ad un’autovettura
da un incendio all’interno di un’area messa a disposizione dell’automobilista,
la responsabilità del proprietario del parcheggio non ha natura contrattuale,
ma trova applicazione la responsabilità per danni da cose in custodia ex
art. 2051 c.c.».
( 14 ) In particolare, leggasi il successivo par. 5 in relazione all’ipotesi della
sottrazione del veicolo per il tempo in cui risulti in consegna all’incaricato
di riparazioni meccaniche.

la codificazione operata dal cennato art. 1177 c.c. ha indotto
l’opinione dominante a concepire l’obbligazione di custodire in
funzione essenzialmente strumentale alla consegna( 15 ), opzione
cui se ne contrappone altra, minoritaria, che concepisce la custodia
in termini autonomi e scevri dalla riconsegna/restituzione,
richiedendo sufficiente, per un’imputazione di responsabilità
civile, il mero inadempimento e/o non esatto adempimento a
tale dovere( 16 ).
Da quanto appena detto, in riferimento al nostro tema è disceso
l’orientamento tradizionale che assimila al contratto di locazione
(o comodato) d’area le vicende nelle quali l’ingresso di un veicolo
entro uno spazio determinato, rispondendo all’esigenza del proprietario
del mezzo di reperire rapidamente uno spazio per lo
stazionamento, non si accompagni ad una sua richiesta di custodia,
sinallagmatica ad un’offerta da parte del soggetto qualificato(
17 ). Come affermato dalla sezione III in due coeve sentenze,
la differenza tra le fattispecie è in termini di causa del contratto:
nella locazione il bene vien dato in godimento al proprietario del
veicolo e posto a sua disposizione al solo fine e per il tempo
funzionale alla sosta, il che non avviene nel posteggio, che costituisce
l’accipiens custode( 18 ).
Ça va sans dire, poi, che il dovere custodiale debba, coerentemente
all’art. 1177 c.c., precedere quello della restituzione, che
dovrà avvenire nel medesimo stato in cui l’oggetto è stato consegnato
al detentore( 19 ).
( 15 ) Tra tutti, MASTROPAOLO, op. ult. cit., 1; riferimenti giurisprudenziali
infra al par. 5.
( 16 ) Tra tutti, MAJELLO, Custodia e deposito, Napoli, 1958, 14, cui aderisce
BIANCA, Diritto civile, 4, Milano, 1993, rist. 1998, 76; riferimenti giurisprudenziali
infra al par. 5.
( 17 ) Giurisprudenza conforme: Cass., 20.12.2005, n. 28232 (in Foro it.,
2006, I, 2065, ed id., 26.2.2004 n. 3863, cit.; in seno alla giur. di merito,
Trib. Mantova, 18.7.2002, cit.: «il contratto di parcheggio di un’autovettura
all’interno di un’area accessibile attraverso un biglietto di ingresso che
consente il superamento della sbarra automatica deve essere qualificato
quale locazione di area e non quale deposito, in mancanza di un’espressa
assunzione dell’obbligo di custodia»; conf., Trib. Milano, 11.3.1996, cit. (in
Giur. it., 1997, I, 2,92): «nel caso in cui le parti concludano un generico
contratto per il parcheggio di autovetture, il tipo negoziale attuato e la
relativa disciplina vanno individuati con riguardo alla funzione pratica
concretamente svolta dall’operazione e alle modalità di essa. Consegue
che, qualora manchi la presa in custodia del veicolo, e non sia altresì
ravvisabile né la richiesta né l’offerta di un servizio di custodia, bensì, da
una parte, la necessità di reperire rapidamente uno spazio per lo stazionamento
dell’autovettura e, dall’altra, l’offerta di tale opportunità, il negozio
posto in essere non è quello del deposito, bensì quello della locazione
di uno spazio».
( 18 ) Il riferimento è, ancora, alle due Cass. 1.12.e 26.2.2004, citt., la prima
delle quali ricostruisce il posteggio privo dell’obbligo di custodia in termini
di contratto nullo per difetto di causa, ovvero di locazione (o comodato)
d’area.
( 19 ) In tali termini l’unanime giurisprudenza citata alla precedente nt. 2.
Riconosce la responsabilità contrattuale del titolare dell’autorimessa nella
singolare ipotesi in cui parcheggi autonomamente il veicolo in divieto di
sosta nella pubblica via sì da incorrere nella sanzione amministrativa corrispondente,
G.d.P. Perugia, 2.8.2000 (in Rass. giur. umbra, 2000, 747).
( 20 ) Trib. Milano, 11.3.1996, cit., che, ai fini dell’individuazione di un
obbligo di custodia, fa leva sulla funzione pratica concretamente svolta
dall’operazione e alle modalità di essa.
( 21 ) Cass., 8.8.1997, n. 8363, idd., 10.12.1996, n. 10986 (quest’ultima in
Giur. it., 1997, I, 1, 1504, Riv. giur. circolazione, 1997, 94), 2.3.1985, cit.:
«il contratto di deposito, in cui si risolve l’affidamento di automezzo al
custode di un pubblico parcheggio, è concluso nel momento in cui il
veicolo viene immesso e lasciato, col consenso del custode stesso, nell’apposito
spazio, senza che sia richiesta anche la consegna delle chiavi,
e rilascio di scontrino e se il pagamento del compenso non avvenga
anticipatamente (nella specie: il veicolo era lasciato abitualmente su
spazio pubblico, custodito da persona autorizzata ed il compenso veniva
corrisposto in rate posticipate, di ammontare determinato dal comune):
ne consegue che in caso di furto del veicolo il depositario è tenuto
al risarcimento del danno»; conf., ancora, id., 22.12.1983, cit.: «il contratto
atipico di posteggio di un veicolo (nella specie, roulotte) va inquadrato,
ai fini della sua disciplina, nello schema generale del contrat-
LE SENTENZE ANNOTATE
Ad ogni modo, ai fini del minimum per la sussistenza di una
presa in custodia, tale da configurare un contratto di posteggio,
le sentenze offrono un’interpretazione sufficientemente largheggiante,
ritenendo necessarie e sufficienti, da una parte, la richiesta
e/o l’offerta di un servizio custodiale, oltre che la necessità di
reperire rapidamente uno spazio per lo stazionamento dell’autovettura
e, dall’altra, l’offerta di tale opportunità( 20 ). Ancora, all’uopo
non è stata ritenuta necessaria la dazione delle chiavi, il
documento di circolazione, il rilascio di scontrino e/o il pagamento
anticipato( 21 ), bastando non già la materiale apprensione
del bene in capo al depositario, bensì la semplice messa a disposizione
di esso nella di lui disponibilità( 22 ). Efficacia di adesione
per facta concludentia è stata annessa, oltre che al consenso del
custode, al mancato dissenso di questi( 23 ).
Da ultimo, alla custodia è stata riconosciuta natura assorbente
delle prestazioni accessorie ( 24 ), nonché portata estensiva, almeno
genericamente, in ordine alle res in recepto, essendo la
vigilanza da essa implicata volta ad evitare ogni causa di danno(
25 ).
4. Il furto del veicolo nelle cc.dd. aree di interscambio a
gestione pubblica locale
Di notevole interesse per le interessanti affermazioni di principio
ivi contenute – pacificamente estensibili per via generale all’istituto
–, l’esame della più recente giurisprudenza della S.C. con
to di deposito il quale comporta l’affidamento della cosa al depositario
-chepuòavvenire in qualsiasi modo idoneo a produrre l’effetto reale
voluto dalla legge e non necessariamente mediante consegna delle
chiavi e del documento di circolazione, non essendo siffatta formalità
necessaria per la attribuzione al depositario della detenzione del veicolo
- con l’obbligo di custodirla e di restituirla nello stato in cui è stata
consegnata, ed il conseguente obbligo - ove la cosa stessa venga sottratta
- al risarcimento del danno ove non fornisca la prova, su di lui
incombente, dell’inevitabilità dell’evento nonostante l’uso della diligenza
del buon padre di famiglia»; contra, circa la necessità di consegna
delle chiavi, Trib. Milano, 6.3.1995, nonché Trib. Roma, 27.2.1978 (in
Temi romana, 1978, 131): «si configura il contratto di deposito di un’autovettura
solo se il depositante conferisca al depositario l’incarico di
custodire l’autovettura e gli consegni le chiavi; non è, invece, sufficiente
la mera consegna del tagliando - quietanza, atteso che detta consegna
sussiste anche nel caso di semplice posteggio, ipotesi ben distinta da
quella del deposito». Circa la dazione delle chiavi, la dottrina ha ritenuto
trattarsi di traditio symbolica, idoneaaisolifinidelpassaggiodella
detenzione (MASTROPAOLO, op. ult. cit., 2).
( 22 ) Aspetto su cui ha insistito Cass., 10.12.1996, cit.: «affinché sussista
affidamento in custodia non è necessaria la materiale apprensione del
bene, ma è sufficiente che esso sia posto nella autonoma sfera di disponibilità
e controllo dell’affidatario».
( 23 ) Cfr., Cass., 15.11.2002, n. 16079 (in Foro it., 2003, I, 1526), con riferimento
ad un dovere di custodia originato dalla condotta passiva, ritenuta
significante, di un campeggio: «il contratto di parcheggio di roulotte (assimilabile
non già al deposito in albergo ma al deposito puro e semplice) è
concluso nel momento in cui il veicolo viene immesso e lasciato, col
consenso ovvero col mancato dissenso del custode, nel campeggio».
( 24 ) Cass., 27.5.1982, cit.: «il contratto di posteggio di veicoli in autorimesse
- in forza del quale un mezzo di trasporto viene affidato per la
custodia al gestore dell’impresa per un periodo di tempo determinato o
indefinito - rientra nello schema legale del contratto di deposito, ravvisandosi
in esso tutti gli elementi costitutivi di detta figura negoziale e, in
particolare, quello predominante dell’affidamento in custodia, nel quale
restano assorbite le prestazioni accessorie, e trova la sua disciplina non
negli artt. 1786 e 1784 c.c.., relativa agli alberghi e stabilimenti assimilati,
bensì nella normativa generale degli artt. 1766 ss. c.c.».
( 25 ) Cass., 30.10.1984, n. 5567 (in Resp. civ. e prev., 1985, 361): «qualora
dall’esame dei documenti contrattuali risulti che una parte si sia assunta
l’obbligo di vigilanza non limitato soltanto al traffico stradale ed alla disciplina
del parcheggio, bensì esteso almeno in via generica sulle cose in
deposito, ed essendo tale vigilanza diretta ad evitare e rimuovere, nel
limite del possibile, ogni causa di danno ai mezzi e alle cose situate nel
posteggio in ipotesi di difetto di vigilanza che provochi un danno sorge a
carico dell’obbligato la responsabilità per inadempimento contrattuale»;
per l’inidoneità del mero obbligo di vigilanza a configurare il dovere restitutorio
ex art. 1177 c.c., DALMARTELLO - PORTALE, op. cit., 250.
La Responsabilità Civile 4 267 aprile 2011

LE SENTENZE ANNOTATE
riferimento al furto del veicolo nelle cd. aree di interscambio
della metropolitana milanese, a gestione pubblica locale.
Una corrente allo stato minoritaria, reputando queste ultime aree
destinate al parcheggio comunale ex art. 7, 1º co., lett. f), d.lg.
30.4.1995, n. 285 (c.d. Nuovo codice della strada)( 26 ), ha reciso il
legame tra la custodia ed il posteggio, elaborando, nel caso in cui
si accerti la mancanza dell’obbligo di custodia, una figura di
parcheggio priva di tale obbligo, assimilabile ad un contratto
atipico di deposito con fonte diretta nella legge( 27 ). E tutto ciò
senza dover ricorrere alla fattispecie della locazione d’area (o del
comodato).
La S.C. ha, così, esentato l’azienda comunale da responsabilità
civile per furto proprio facendo leva sull’assenza del dovere custodiale,
che non può derivare da nessuna circostanza, sia pur
essa tale da farlo presumere (in ipotesi: le modalità di accesso e
di uscita dal parcheggio, l’esistenza di dispositivi di controllo,
recintazione, affidamento incolpevole dell’utente nell’immissione
nell’area). Ed anzi, sotto tal ultimo profilo, una obligatio custodiendi
deve essere esclusa in forza dei regolamenti affissi nei
locali visibili agli utenti, espressivi della volontà del gestore di
declinare l’assunzione di una responsabilità ex recepto, oltre
che per il richiamo ai detti regolamenti contemplato nella scheda
d’accesso rilasciata all’utente.
In palese antitesi alla corrente testé menzionata e nel solco dell’orientamento
maggiormente seguito, altresì fatto proprio dalla
prima sentenza in rassegna, si pone altro pronunciato di poco
precedente ( 28 ), il quale:
( 26 ) Per comodità, se ne trascrive il testo: «nei centri abitati i comuni
possono, con ordinanza del sindaco: ... stabilire, previa deliberazione della
giunta, aree destinate al parcheggio sulle quali la sosta dei veicoli è subordinata
al pagamento di una somma da riscuotere mediante dispositivi di
controllo di durata della sosta, anche senza custodia del veicolo, fissando
le relative condizioni e tariffe in conformità alle direttive del Ministero
delle infrastrutture e dei trasporti».
( 27 ) Cfr., Cass., 13.3.2009, cit.: «il contratto di parcheggio senza obbligo di
custodia, in aree di sosta a pagamento o aree di cd. interscambio, istituite
dai comuni ex art. art. 7, lett. f), del nuovo c.str. non comportano l’esistenza
di un obbligo di custodia del veicolo a carico del gestore del parcheggio,
non trovando in tal caso applicazione, stante la portata derogatoria
della citata normativa speciale, la disciplina generale dettata dagli
artt. 1766 c.c. ss. in materia di deposito e valendo, nella specie, la circostanza
che nel regolamento affisso all’ingresso dell’area e in più punti di
essa, richiamato nella scheda d’accesso, veniva espressamente esclusa la
responsabilità ex recepto». Per la sussistenza della locazione d’area, e non
già del deposito, nell’ipotesi di parcheggio di un’autovettura all’interno di
un’area accessibile attraverso un biglietto di ingresso che consente il superamento
della sbarra automatica, in mancanza di espressa assunzione
dell’obbligo di custodia, Trib. Mantova, 18.7.2002, cit.
( 28 ) Cass., 27.1.2009, cit., massimata nelle tre note che seguono.
( 29 ) «nel caso de quo va esclusa l’applicabilità dell’art. 7, lett. f), c.str.,
atteso che quest’ultima norma riguarda la destinazione di zone cittadine a
parcheggio con dispositivi automatizzati, e cioè la sola sosta dei veicoli
nella pubblica via, mentre nella specie si è trattato di parcheggio entro
area recintata, al cui ingresso risultava apposto l’avviso mediante il quale il
gestore limitava la propria responsabilità, così effettuando un’offerta al
pubblico ai sensi dell’art. 1336 c.c.».
( 30 ) «Al contratto atipico di parcheggio si applica la disciplina del deposito,
di talché la responsabilità ex recepto, nel caso di furto dell’autoveicolo,
grava sul gestore dell’area recintata adibita a posteggio, ancorché realizzata
in forma completamente automatizzata e senza la presenza di persone
fisiche addette specificatamente a ricevere la consegna del veicolo e far
effettuare la connessa sorveglianza (nella specie, per l’entrata ed il superamento
della sbarra era necessario ritirare una scheda magnetica rilasciata
da apposito dispositivo, mentre per l’uscita tale scheda doveva essere
introdotta in altro apparecchio cui seguiva il versamento del corrispettivo
e la successiva immissione della stessa in una macchina per la conferma
dell’eseguito pagamento».
Per la collisione della soluzione delle sentenze nn. 1957 e 6169 del 2009 – che
hanno deciso in termini diametralmente opposti due fattispecie identiche –, con
la funzione di nomofilachìa (art. 65 ord. giud.), PIOMBO, inForo it., 2009, I, 1007.
Per la tesi secondo cui la predisposizione di strutture ad elevata automatizzazione
– pur senza intervento diretto e/o presenza di personale addetto –, è
aprile 2011 268 La Responsabilità Civile 4
a) non applica l’art. 7, lett. f), c.str. alle citate aree di interscambio,
ritenendo che esso concerna la sola destinazione di zone
cittadine a parcheggio con dispositivi di controllo della durata
della sosta a pagamento (id est: la sola sosta dei veicoli sulla
pubblica via) ( 29 );
b) perviene ad un’affermazione di responsabilità in capo all’azienda
comunale, fondando l’obligatio custodiendi sulle seguenti
circostanze: b1) consegna del veicolo mediante immissione nell’area
recintata previo superamento di una sbarra, rilascio di
scheda magnetica ed introduzione di monete in apposito meccanismo;
b2) non necessità dell’affidamento a persona fisica e
della presenza di persone addette a riceverlo ed ad effettuare la
sorveglianza, essendo all’uopo sufficienti modalità equipollenti,
quali l’adozione di sistemi automatizzati per l’ingresso e l’uscita
(ripetendo quanto detto più sopra: ingresso previo superamento
di una sbarra e rilascio di scheda magnetica; uscita solo a seguito
di pagamento del corrispettivo mediante introduzione della detta
scheda in altro apparecchio e previa immissione di quest’ultima
in una macchina per la conferma dell’operazione)( 30 );
c) sanziona con l’inefficacia, attesa la rapida modalità di conclusione
del contratto, la limitazione di responsabilità (costituente
condizione generale di contratto) in capo al gestore per furto
contenuta negli avvisi affissi prima dell’ingresso nei locali di parcheggio,
riproduttivi dell’estratto del regolamento approvato dalla
giunta comunale (costituenti, questi ultimi, offerta al pubblico
ex art. 1336 c.c.), per mancata e specifica approvazione per iscritto
ex art. 1341, 2º co., c.c. ( 31 ).
sufficiente ad integrare un obbligo di custodia, App. Napoli, 18.5.2001: «il contratto
atipico di posteggio di veicoli in autorimesse deve essere inquadrato nella
figura del deposito oneroso, anche quando esso avvenga in strutture ad elevata
automatizzazione e senza l’intervento diretto o la presenza di personale addetto.
L’affidamento in custodia del veicolo e il pagamento del corrispettivo, anche se
avvengono in forma automatica, costituiscono elemento tipico del contratto»;
conf., Trib. Milano, 21.2.2000: «il contratto di parcheggio di autovettura anche in
area in cui l’ingresso avviene attraverso meccanismi automatizzati è un contratto
atipico per la cui disciplina occorre fare riferimento alle norme relative al
contratto di deposito con conseguente obbligo del gestore di custodire l’automezzo
e restituirlo nello stato in cui gli è stato consegnato».
Per l’affermazione di responsabilità del depositario in caso di furto, Cass.,
7.3.1992, n. 2752, Trib. Venezia, 30.6.1984, Trib. Parma, 24.11.1998, cit..
( 31 ) «La clausola, contenuta nelle condizioni generali di un contratto di
parcheggio, con cui si prevede una limitazione o l’esclusione della responsabilità
nell’ipotesi di furto totale o parziale del veicolo parcheggiato, deve ritenersi
inefficace se non approvata specificatamente per iscritto (nella specie la
limitazione di responsabilità risultava da un avviso affisso prima dell’ingresso
nell’area di parcheggio, che riproduceva l’estratto del regolamento approvato
dalla giunta comunale»; in termini, sul punto, id., (ord.), 22.4.2009, n. 9612:
«premessa l’applicazione al contratto di parcheggio meccanizzato della disciplina
sul deposito, l’offerta della relativa prestazione, cui segue l’accettazione
attraverso l’immissione del veicolo nell’area, ingenera l’affidamento che in
essa sia compresa la custodia, onde sono irrilevanti eventuali condizioni generali
di contratto predisposte dall’impresa che gestisce il parcheggio, che
escludano un obbligo di custodia, poiché - per il modo rapidissimo in cui il
contratto si conclude - è legittimo ritenere che tale conoscenza sfugga all’utente»;
ed ancora, idd., 1.12.2004, cit.: «al contratto di parcheggio (o di posteggio,
che rientra nella categoria dei contratti atipici, deve ritenersi applicabile
la disciplina del deposito, con conseguente responsabilità ex recepto del
gestore, di talché l’eventuale clausola di esonero dalla responsabilità di quest’ultimo,
nel caso di furto del veicolo, avendo carattere vessatorio, deve ritenersi
inefficace, se non specificamente approvata per iscritto; 26.2.2004, cit.:
«oggetto del contratto di parcheggio meccanizzato (ricorrente nell’ipotesi in
cui sussiste la predisposizione di un’area di parcheggio di veicoli, alla quale si
accede attraverso sistemi automatici e sono previsti sistemi automatici di
pagamento della prestazione e prelievo del veicolo, nella specie parcheggio
presso un aeroporto), che è contratto atipico per la cui disciplina occorre far
riferimento alle norme relative al deposito, è la messa a disposizione di uno
spazio insieme alla custodia del veicolo, atteso che l’offerta della prestazione
di parcheggio, cui segue l’accettazione attraverso l’immissione del veicolo
nell’area, ingenera l’affidamento che in essa sia compresa la custodia, restando
irrilevanti eventuali condizioni generali di contratto predisposte dall’impresa
che gestisce il parcheggio, che escludano un obbligo di custodia (nella
specie richiamate nella scheda fornita dagli apparecchi automatici), poiché -

5. Casistica ulteriore
In conclusione, giova dare atto di ulteriori fattispecie, al cui esame
si sono dedicati gli operatori del diritto.
In primo luogo, concordemente la giurisprudenza ha individuato
e tenuto distinti il parcheggio a tempo determinato (anno, mese,
giorni o ore) da quello a tempo indeterminato, a seconda che
l’asportazione del mezzo dal luogo in cui venga custodito il veicolo
comporti o meno la scadenza del contratto e la necessità di
stipularne uno nuovo. In dettaglio, mentre nel parcheggio a tempo
determinato, la consegna – anche a più riprese – del veicolo
implica sempre la nascita di un nuovo vinculum iuris, in quello a
tempo indeterminato il contratto iniziale perdura, con conseguente
obbligo del posteggiatore di mantenere a disposizione
lo spazio e, all’opposto, del proprietario del mezzo di pagarne
il corrispettivo. Con la conseguenza, in questo secondo caso, che
l’asportazione del mezzo da parte del soggetto legittimato com-
per il modo rapidissimo in cui il contratto si conclude - è legittimo ritenere che
tale conoscenza sfugga all’utente».
Pronunciati, questi ultimi, tutti ricettivi dell’indirizzo della capofila Cass.
15.11.2002, cit.: «posto che al parcheggio di roulotte in un campeggio durante il
periodo di chiusura invernale si applica la disciplina generale del deposito (con
conseguente obbligo di custodia del gestore) e non quella sul deposito in albergo,
la clausola di esclusione della responsabilità in caso di furto del veicolo, avendo
carattere vessatorio, è inefficace se non approvata specificamente per iscritto». Al di
fuori delle clausole elidenti la responsabilità, ai fini della mera prova del contratto
non si richiede l’atto scritto (in ipotesi, scontrino), ove sia dimostrata l’avvenuta
tradizione della cosa (App. Milano, 11.7.1978, in Arch. civ., 78, 993).
Sulla ricorrenza di un contratto atipico di posteggio, accessorio a quello di albergo
(non già di un deposito in albergo, tipizzato agli artt. 1783 ss. c.c.) nell’ipotesi di furto
di veicolo parcheggiato in hotel, App. Milano, 14.9.2001 (in Giur. milanese,2002,12,
452): «fra il cliente di un albergo che lasci il proprio veicolo nel parcheggio e l’albergatore
si crea un contratto atipico di posteggio (riconducibile alla figura del
contratto di deposito, accessorio a quello di albergo), comportante l’obbligo per il
depositario di custodire il veicolo e di restituirlo nello stato in cui gli è stato consegnato.
Da ciò deriva l’obbligo per quest’ultimo di risarcire il danno subito dal cliente
in caso di furto, ove non fornisca la prova dell’inevitabilità dell’evento, nonostante
l’uso della diligenza del buon padre di famiglia»; adesivamente, ex plurr., Trib.
Parma, 24.11.1998, cit.: «atteso che tra il cliente di un albergo che lasci il proprio
veicolo in garage e l’albergatore si crea un contratto atipico di posteggio (riconducibile
alla figura del contratto di deposito, accessorio a quello di albergo), che comporta
l’obbligo per il depositario di custodire il veicolo e di restituirlo nello stato in
cui gli è stato consegnato, quest’ultimo è tenuto a risarcire il danno subito dal cliente
in caso di furto, qualora non dimostri l’inevitabilità dell’evento, nonostante l’uso
della diligenza del buon padre di famiglia; tale principio si applica anche in caso di
apparente depositario».
Sulla natura di offerta al pubblico ex art. 1336 c.c. delle indicazioni presenti nelle
aree pubbliche munite dei cc.dd. parchimetri, cfr. Cass., 3.12.1990, n. 11568 (in Arch.
giur. circolaz., 1991,Riv. dir. comm., 1992, II, 381, Riv. giur. circolazione, 1991, 205):
«la predisposizione di apposita area per il parcheggio delle autovetture con la installazione
dei cosiddetti parchimetri e l’indicazione della somma da pagare per
fruire del servizio, configurano un’offerta al pubblico a norma dell’art. 1336 c.c. con
riguardo al contratto atipico di posteggio, che assimilabile, quanto alla sua disciplina,
al contratto di deposito, si perfeziona, mediante l’introduzione, nell’apposito
meccanismo, della quantità di monete richieste da parte dell’interessato senza che
sia necessario l’affidamento dell’autovettura ad una persona fisica, realizzandosi la
consegna mediante l’immissione del veicolo nell’area approntata. Pertanto, in forza
del detto art. 1336 c.c., per impedire la conclusione del contratto, e sottrarsi, quindi,
agli obblighi giuridici che da esso derivano, il proponente deve, a norma del cpv.
dell’art. 1336 cit., provvedere alla revoca dell’offerta nelle stesse forme o in forma
equipollente. Discende da ciò che la conclusione del contratto non è impedito
dall’affermato sciopero del personale dell’azienda concessionaria del parcheggio
ove la proponente non abbia provveduto alla revoca dell’offerta segnalando la revoca
stessa, a norma dell’art. 1336 capoverso, nelle stesse forme o in forme equipollenti.
Come già affermato da questa Corte (sent. n. 1950 del 1979) il contraente ha
l’onere di controllare la propria attitudine all’adempimento delle obbligazioni che
assume, e, conseguentemente, deve ritenersi in colpa ove contragga senza avere la
consapevolezza, in base alla comune diligenza, di poter mantenere gli impegni
assunti».
Per la significanza, ai fini dell’esenzione di responsabilità, della espressa dicitura
‘‘parcheggio non custodito’’, Trib. Lucca, 22.4.2004 (in Foro toscano, 2005, 2, 164): «il
rapporto intercorrente tra la società che gestisce un’area di parcheggio e il proprietario
dell’autovettura affidata (c.d. contratto atipico di parcheggio), rientra nello
schema generale del deposito, con conseguente affidamento del bene oggetto del
contratto al depositario ed obbligo in capo a quest’ultimo, di custodia e restituzione
del bene medesimo (nel caso di specie, la mancata indicazione di parcheggio non
custodito, fa rientrare il rapporto nello schema di posteggio con obbligo di custodia,
a nulla rilevando la possibilità per i comuni di istituire aree di parcheggio a paga-
LE SENTENZE ANNOTATE
porta solo la sospensione del contratto originario – che giammai
si estinguerà –, e l’esclusione della responsabilità dell’accipiens
per tutto il tempo corrispondente( 32 ).
Notevole interesse ha poi suscitato la fattispecie della sottrazione
e/o danneggiamento del veicolo per il tempo in cui risulti in
consegna all’incaricato di riparazioni meccaniche, per inquadrare
la quale, stante l’accessorietà dell’obbligazione di custodia e
riconsegna rispetto a quella principale rappresentata dalla riparazione,
si è ricorsi alla figura del contratto d’opera misto atipico
a struttura onerosa e complessa. In seno a detta opzione si segnalano,
però, due opinioni sul titolo della responsabilità del
riparatore - prestatore d’opera: una prima lo rinviene nelle disposizioni
(generali sulle obbligazioni) di cui agli artt. 1176 e
1177 c.c., e perciò parametra la responsabilità alla diligenza del
buon padre di famiglia ( 33 ); una seconda nelle disposizioni (speciali
del contratto di deposito) di cui agli artt. 1768 e 1780 c.c.,
mento non custodite)»; ancora sul parcheggio incustodito, App. Milano, 30.5.2000,
cit. «il contratto di posteggio o parcheggio di veicoli è un contratto atipico, in cui
deve distinguersi la fattispecie del parcheggio custodito da quella del parcheggio
incustodito e in cui deve applicarsi la disciplina del deposito di cui agli art. 1766 ss.
c.c. soltanto ove l’affidamento del veicolo costituisca l’unica o la prevalente finalità
perseguita dalle parti».
( 32 ) Cass., 1.12.2004, cit.: «il contratto di parcheggio, come quello di
deposito, può essere costituito a tempo determinato o indeterminato. La
particolare caratteristica del mezzo che ne forma oggetto, destinato funzionalmente
al movimento e al viaggio, fa sì che l’asportazione del mezzo
dal luogo in cui viene custodito non comporta necessariamente la scadenza
del contratto, sì che con la successiva consegna se ne debba costituire e
se ne costituisca uno nuovo e diverso. Se è questa la necessaria conclusione
nei cosiddetti parcheggi a ore o a giornata, non altrettanto avviene
nel contratto a tempo indeterminato o anche in quello a tempo determinato
ma la cui durata non sia collegata al temporaneo asporto del mezzo.
In tal caso il contratto iniziale perdura, con il conseguente obbligo del
posteggiatore di mantenere a disposizione un determinato spazio nell’ambito
del parcheggio e del proprietario del mezzo di pagarne il corrispettivo.
Gli obblighi di custodia e la corrispondente responsabilità ex recepto sono
strettamente collegati all’effettivo deposito e alla consegna del mezzo cosicché
l’asportazione del mezzo, da parte del proprietario o di chiunque ne
sia legittimato, ne comporta la sospensione, escludendo la responsabilità
del posteggiatore per tutto il tempo corrispondente» (quest’ultima ricettiva
dell’importante precedente di id., 14.6.1996, cit.; conff., idd., 12.12.1989
e 23.8.1990, citt., e la risalente id., 16.11.1979, cit.).
( 33 ) Cass., 28.5.2001, n. 7226: «la consegna di un’autovettura ad un’officina,
per effettuare riparazioni, integra un contratto oneroso di opera con
una obbligazione accessoria di custodia e di restituzione del veicolo, in
relazione alla quale non operano le norme nella responsabilità ex recepto,
ma solo quelle ordinarie per colpa. Tale assunto presuppone una precisa
interpretazione delle volontà delle parti, di costruire e delimitare il rapporto
come contratto d’opera (la riparazione dell’auto) con esclusione
degli obblighi di custodia propri del depositario (art. 1766), mentre tale
esclusione non può desumersi dal ‘‘biglietto di consegna’’ dell’auto, che
recava la clausola di pagamento del ‘‘posteggio’’ a riparazioni eseguite.
Essendo tale documento unilateralmente predisposto dall’officina, nel caso
di ‘‘ambiguità’’ (come ritenuto, peraltro approssimativamente, dai giudici
del merito), la clausola andava intesa in favore del cliente (art. 1370
c.c.), e ciò confermava una diversa e logica ricostruzione del rapporto: cioè
quella di un contratto misto atipico a struttura onerosa e complessa, essendo
prevista, da un lato, la prestazione d’opera previa remunerazione e,
dall’altro lato, la custodia dell’auto a pagamento, una volta terminate le
riparazioni, sino alla riconsegna. Sulla base di questa corretta ricostruzione
del rapporto, è, in definitiva, applicabile la disciplina propria dell’affidamento
della res al depositario, con il conseguente obbligo di custodirla e
di restituirla, dopo l’esecuzione delle convenute riparazioni. Ove tale obbligo
non sia adempiuto, essendo stata sottratta la res, è il depositario che
ha l’onere della prova di dimostrare l’inevitabilità dell’evento nonostante
l’uso della diligenza del buon padre di famiglia»; conf., id., 10.12.1996, cit.:
«colui che prende in consegna un’auto per ripararla assume l’obbligo giuridico
accessorio di custodirla con la diligenza del buon padre di famiglia e
se malgrado il compimento dell’opera, accetta di continuare a tenerla
nella sua sfera di controllo - nella specie posteggiata, con il suo consenso,
con le chiavi nel cruscotto sulla pubblica via adiacente alla sua autofficina
-èresponsabile, contrattualmente, della sottrazione di essa»; sul punto,
idd., 16.5.1996 n. 4557 e 25.5.1995 n. 10116, richiedono parametrarsi la
diligenza in parola al grado di vigilanza quam suis; tra la giur. di merito,
Trib. Bari, 11.7.2007: «il proprietario di un garage adibito a parcheggio di
autovetture è responsabile del danneggiamento prodottosi a carico della
vettura parcheggiata nei locali in cui si effettua la custodia anche se tale
La Responsabilità Civile 4 269 aprile 2011

LE SENTENZE ANNOTATE
che disegnano un sistema di responsabilità più severo ed afflittivo
in capo all’esecutore ( 34 ). Tra le due, non è, poi, mancata la tesi
sincretistica, che fa leva sull’identità di conseguenze giuridiche
cui conduce la prima e la seconda ( 35 ).
In seno a tale ultimo orientamento, il giudizio di merito che ha
originato la sentenza di legittimità a noi più vicina ha avuto ad
oggetto la rivalsa ex art. 1916 c.c. da parte di un’impresa assicurativa
nei confronti di un’autocarrozzeria per il recupero dell’indennizzo
corrisposto al proprietario di un veicolo in riparazione
sottratto da ignoti nei locali di quest’ultima.
Nel casus decisus ciascuna delle due parti pretendeva di giovarsi
dell’una o dell’altra delle concezioni sull’obbligazione di custodire
esaminate in precedenza( 36 ), e segnatamente la compagnia
della strumentalità di essa rispetto alla riconsegna/restituzione(
37 ), l’autocarrozzeria dell’autonomia della medesima( 38 ); la
prima assumendo, in linea con l’indirizzo maggioritario, che la
presa in consegna del veicolo implicasse un dovere di custodia
permanente fino alla riconsegna, solo avvenuta la quale si sarebbe
realizzata la liberazione del detentore; la seconda, in linea con
l’indirizzo minoritario, che, venuto temporalmente a scadere il
danneggiamento sia stato determinato da furto della vettura perpetrato da
ignoti, purché, però, sussista la possibilità di addebitare al custode un’omessa
o difettosa vigilanza sulla res custodita. A tal fine, il proprietario del
veicolo danneggiato può ricorrere all’ausilio della testimonianza per dimostrare
l’omissione o il difetto di diligenza nella custodia»; contra, Trib.
Milano, 6.3.1995, cit., secondo cui non sussiste deposito implicante responsabilità
da furto per il caso in cui il veicolo sia affidato all’officina
che non disponga di spazio nei propri locali mercè parcheggio e previa
consegna delle chiavi..
( 34 ) Cass., 6.5.2010, n. 10956, in Foro it., 2010, I, 2697 ss. (come si dirà
nel testo, fattispecie di rivalsa ex art. 1916 c.c. da parte di una compagnia
assicurativa nei confronti di un’autocarrozzeria, avente ad oggetto
l’indennizzo assicurativo corrisposto dalla prima al proprietario di un
veicolo in riparazione sottratto da ignoti nei locali della seconda): «in
caso di contratto di riparazione di autovettura la responsabilità del
riparatore per la sottrazione del veicolo affidato all’officina è assoggettato
alla disciplina prevista dall’art. 1780 c.c. della perdita della detenzione
della cosa depositata. Ne consegue che la pattuizione con cui si
stabilisce un termine per il ritiro del veicolo riparato non comporta, una
volta scaduto detto termine e in mancanza di un patto limitativo della
responsabilità, il venir meno dell’obbligo di custodia fino a quando il
debitore non abbia eseguito il deposito liberatorio previsto dalla disciplinaintemadimora
credendi»; conf., id., 18.9.2008, n. 23845: «atteso
che, tra le norme delle obbligazioni vi è l’art. 1176 c.c., che impone al
debitore la diligenza del buon padre di famiglia e che comporta, per il
custode, che la valutazione della colpa va riferita al comportamento in
relazione alla causa che ha reso impossibile la prestazione della riconsegna(art.1768,1ºco.,c.c.eart.1780c.c.cheescludonolaresponsabilità
del custode se l’impossibilità della riconsegna è conseguenza di
un fatto non imputabile al custode), nell’ipotesi di furto avvenuto in un
autolavaggio, deve affermarsi una responsabilità del titolare nascente
dal contratto di deposito, che non è esclusa né dalla circostanza che
l’obbligo di custodia non abbia rappresentato l’obbligazione principale
contrattualmente assunta dalle parti, bensì sia stato accessorio al contratto
di prestazione d’opera, né che il deposito in questione era gratuito»;
id., 16.11.2006, n. 24391: «l’obbligazione di custodire per restituire
va sempre adempiuta con la diligenza del buon padre di famiglia e
il suo inadempimento va valutato con uguale rigore, ai sensi degli artt.
1218 e 1780 c.c., sia che rappresenti l’unica prestazione qualificatrice
del rapporto, come nel contratto di deposito, sia che abbia natura meramente
accessoria e strumentale, rispetto a quella principale, come nel
contratto misto di deposito e prestazione di opera, che ricorre nella
consegna di un veicolo all’officina perché si effettuino riparazioni. In
entrambi i casi, infatti, è sempre applicabile la disciplina della responsabilità
contrattuale prevista dalle anzidette norme, sicché il debitore,
per liberarsi da ogni responsabilità, deve fornire la prova di un fatto a
lui non imputabile». Tra la giurisprudenza di merito, Trib. Venezia,
2.5.2007, Pret. Brindisi 18.4.1988, App. Milano 29.5.1981.
( 35 ) Per cui leggasi Trib. Venezia, 2.5.2007: «in tema di contratto di parcheggio,
l’alternativa fra le norme sulla responsabilità ex recepto ed il criterio
generale di cui all’art. 1176 c.c. porta alla stessa conclusione in punto
di diligenza da osservare e di esonero da responsabilità del soggetto tenuto
alla restituzione del bene affidato. In altri termini, tanto l’articolo da ultimo
citato, quanto l’art. 1768 c.c., individuano un solo criterio misuratore
della diligenza, ossia si riferiscono alla figura del ‘‘buon padre di famiglia’’,
aprile 2011 270 La Responsabilità Civile 4
termine per la riconsegna, l’obbligo di custodia, a carattere autonomo
ed istantaneo, non sarebbe stato soggetto al rigore proprio
della disciplina del deposito, che avrebbe regolato la vicenda solo
fino alla scadenza del citato termine per la riconsegna.
Ebbene, mediante l’inedito - a quanto ci consta - raccordo tra
l’art. 1780, 1º co., c.c. e gli artt. 1207 ss. c.c. in tema di mora
credendi, per di più ravvisando un’omologia tra i primi due commi
degli artt. 1780 e 1207 c.c., qui i giudici argomentano il rigetto
delle ragioni del prestatore sull’inconfigurabilità di una scadenza
automatica del termine di riconsegna e, quindi, di una di lui
liberazione per i rischi derivanti dal perimento della cosa: pur
venuto a scadenza detto termine – si conclude -, un effetto liberatorio
in capo al consegnatario si produrrebbe solo a seguito di
sua attivazione dei procedimenti dell’offerta per intimazione e
del conseguente deposito liberatorio ex artt. 1209, 2º co., e 1210
c.c., ovvero in forza di apposita pattuizione limitativa della responsabilità
tra le parti( 39 ).
Sempre in riferimento a tale caso, da segnalare, altresì, ulteriore
recente pronuncia di legittimità che, pur non affrontando l’esame
del titolo della responsabilità, nello sposare la teoria del con-
che, tuttavia, deve transitare per il crivello dell’art. 1218 c.c., come comprovato
dall’art. 1780, 1º co., c.c., che, ai fini dell’esonero da responsabilità
per la mancata restituzione del bene affidato, esige la prova del fatto non
imputabile al depositario. In sostanza, al fine di sottrarsi alla responsabilità
in subiecta materia non basta dimostrare il livello di diligenza osservato,
ma occorre provare che la mancata esecuzione della prestazione
derivi da causa non imputabile al debitore, perché estranea alla sua sfera
organizzativa».
( 36 ) Cui si è accennato supra, al par. 3.
( 37 ) Di cui alla giurisprudenza citata supra alle nt. 33 e 34, cui adde,
ancora, la datata Cass., 17.5.1969, n. 1702 (in Foro it., 1969, I, 1601): «l’obbligo
di custodire la cosa fino alla consegna sussiste ogni qual volta taluno,
per legge o contratto, è obbligato alla restituzione o consegna di una cosa
ed anche se la custodia non costituisca l’obbligazione principale del rapporto
(nella specie, sono stati ritenuti obbligati al risarcimento del danno
derivante dal furto di alcuni bovini i bovari che si erano obbligati a farli
pascolare ed a restituirli nel termine prefissato, non essendo riusciti a
dimostrare che il fatto era dovuto a causa a loro non imputabile)»; conff.,
altresì, idd., 27.10.1981 n. 5618 e 25.2.1992 n. 239 (quest’ultima in Giur. civ.,
1992, I, 1745).
( 38 ) Per tale opzione, Cass., 23.1.1986 n. 430: «le norme che disciplinano
la responsabilità del depositario sono applicabili solo nel caso in cui l’obbligazione
di custodire rappresenti - dato il fine di conservazione della
cosa, cui tende il deposito - l’unica prestazione qualificatrice del contratto,
tale da determinare il tipo negoziale in cui il contratto stesso si sostanzia.
Negli altri casi, in cui l’obbligazione di custodire ha natura meramente
accessoria rispetto a quella dedotta in obbligazione, l’obbligo di custodia
deve essere adempiuto, a termini della disposizione contenuta nell’art.
1177 c.c., secondo le regole stabilite per l’adempimento delle obbligazioni
in generale. Ne consegue che la responsabilità del prestatore d’opera, il
quale non abbia potuto restituire le cose affidategli per un evento che
abbia inciso negativamente sull’obbligo di custodia, sussiste soltanto se
tale obbligo non sia stato adempiuto per mancanza della diligenza del
buon padre di famiglia, e cioè solo se non siano state adottate quel complesso
di cure, cautele ed attività che il debitore medio impiega normalmente
per soddisfare i propri obblighi».
( 39 ) Così il par. 2.1. della motivazione di Cass. 10956/10: «le emergenze
della disciplina della mora credendi palesano l’evidente contrasto in cui si
porrebbe con esse la prospettazione della ricorrente, là dove vorrebbe che
la mera pattuizione di un ritiro dell’autovettura entro un termine - liberazione
dell’obbligo di riconsegna del mezzo integro a seguito di scadenza
del termine per il ritiro, n.d.r. - assumesse, nell’economia del rapporto fra
autoriparatore e cliente il valore di segnare il limite temporale della durata
dell’obbligo custodiale assoggettato alla disciplina di cui all’art. 1780 c.c.,
per cui, scaduto quel termine, questa norma non opererebbe più. La disciplina
della mora credendi, infatti, palesa che il verificarsi di quest’ultima
situazione di per sé è inidonea a determinare un mutamento nelle condizioni
regolatrici delle obbligazioni del debitore. La distribuzione del rischio
contrattuale è regolata nel senso che il verificarsi della mora del
creditore non è un evento automaticamente determinativo di un suo mutamento.
Un simile mutamento può, invece, evidentemente essere realizzato
dai convenuti attraverso un apposito patto limitativo della responsabilità
ex art. 1229, 1º co., c.c., e questa possibilità dà risposta anche alle
pretese incongruenze che sono esposte nella parte finale dell’illustrazione
del motivo».

tratto misto, afferma l’operatività della presunzione di gratuità
del deposito ex art. 1767 c.c., atteso che, per vincerla, non è
sufficiente che il depositario eserciti una qualsiasi attività economica
nell’ambito della quale il deposito e la custodia non assumano
rilevanza tipica, ma è bensì necessaria, ai fini dell’esclusione
della gratuità medesima, un’attività abituale di custodia( 40 ).
Nell’ulteriore ipotesi del furto delle cose depositate nel veicolo parcheggiato,
e/o di quelle non poste con esso in durevole relazione,
all’opinione che - salvo le limitazioni di responsabilità convenute
volta per volta inter partes - non ha ritenuto di affermare in capo
l’obbligo di custodia e vigilanza al consegnatario ( 41 ), si giustappone
l’altra che afferma la discrezionalità del giudicante( 42 ).
In chiusura alle presenti notazioni, sia consentito un breve accenno
al cd. parcheggio di cortesia ed alle due fattispecie contrattuali
dell’ormeggio e del rimessaggio.
Quanto al primo, è stata negata l’assimilazione al contratto di
parcheggio nei termini fin qui esaminati, stante la mancanza di
una presa in custodia propriamente detta( 43 ).
( 40 ) Cass., 17.11.2010, n. 23211: «nel caso dell’affidamento di un’autovettura
ad un’officina per la riparazione, l’obbligazione della custodia e della
riconsegna fanno parte di un contratto misto nel quale confluiscono le
cause del deposito e di altro contratto, in cui l’obbligo di custodia e di
restituzione assume funzione accessoria, in quanto finalizzato all’adempimento
dell’obbligazione principale, costituita dall’espletamento della riparazione
dell’autoveicolo. (Cass. n. 10956 del 6.5.2010). D’altra parte, il
giudice a quo - che tra l’altro ha erroneamente liquidato in via equitativa
anche il compenso a titolo di deposito - non ha neppure indicato in base a
quali circostanze abbia ritenuto onerosa la prestazione di deposito, con
riferimento alla presunzione di gratuità prevista nell’art. 1767 c.c.. Ha
precisato in proposito questa Corte che ‘‘...Per vincere la presunzione ‘‘iuris
tantum’’ di gratuità del deposito stabilita dall’art. 1767 c.c. non può
ritenersi sufficiente l’esercizio da parte del depositario di una qualsiasi
attività economica nell’ambito della quale il deposito e la custodia non
assumono una rilevanza tipica, tale da farne ritenere implicita l’onerosità,
ma è necessario che il depositario eserciti un’attività abituale di custodia
giacché solo la natura abituale e professionale della custodia esclude che
la prestazione possa ritenersi gratuita integrando l’esercizio di un’attività
necessariamente economica nell’ambito della prestazione di servizi (Cass.
n. 359 del 13.1.1993)». Per il minor rigore nella valutazione della colpa nel
caso della gratuità del parcheggio, sì da escludere la responsabilità per atti
vandalici, cfr. Trib. Venezia, 2.5.2007, cit..
( 41 ) Tra le moltissime, Cass. 16.4.1993, n. 4540: «l’obbligo del depositario
non si estende a tutte le cose contenute nel veicolo, bensì solo a quelle che
sono poste in durevole relazione con la res principale, ed a tal riguardo
deve affermarsi l’irrilevanza di una manifestazione unilaterale del depositario
medesimo che, a mezzo di cartelli esposti, declini ogni responsabilità
per la perdita di oggetti, valori e accessori lasciati sull’autovettura in riparazione»;
conf., Trib. Nola, 30.10.2007: «il contratto atipico di posteggio,
pur ponendo in capo al depositario l’obbligo di custodire e restituire il
veicolo nello stato in cui gli è stato consegnato, non estende automaticamente
tale obbligo alle cose contenute nel veicolo, potendo l’affidamento
essere circoscritto a quest’ultimo ovvero esteso alle dette cose in base agli
accordi conclusi tra i contraenti»; per la responsabilità da furto dell’autoradio,
in quanto cosa facente corpo con la vettura, assimilabile perciò ad
una pertinenza, Cass., 23.8.1990, n. 8615: «le obbligazioni di custodia e di
restituzione del gestore di pubblico parcheggio si estendono alle singole
componenti del veicolo depositato che costituiscano elementi essenziali
dello stesso, tali da non poter essere considerate cose trasportate (nella
specie: autoradio)».
( 42 ) Cass. 16.11.1979, n. 5959: «il contratto atipico di posteggio di un
veicolo va inquadrato, ai fini della sua disciplina, nello schema generale
del contratto di deposito, il quale comporta l’affidamento della cosa al
depositario con l’obbligo di custodirla e di restituirla nello stato in cui è
stata consegnata. Rientra, poi, nei poteri del giudice del merito stabilire se
le parti abbiano inteso estendere l’obbligo della custodia alle cose contenute
nel veicolo, potendo l’affidamento essere circoscritto a quest’ultimo,
ovvero esteso alle dette cose, in base agli accordi conclusi tra i contraenti.
(Nella specie, la Corte, alla stregua del principio enunciato in massima, ha
ritenuto che il giudice dell’appello aveva correttamente escluso che il depositario
fosse tenuto alla custodia delle cose contenute nel veicolo, avendo
accertato che nelle condizioni generali del contratto era inserita una
clausola limitativa dell’oggetto del deposito al solo veicolo); conf., id.,
12.12.1989, n. 5546, ad avviso della quale l’affermazione di responsabilità
a carico del depositario senza distinzioni comporterebbe l’assunzione in
capo a lui di un rischio assolutamente incalcolabile, data la possibile presenza
nel veicolo di ogni merce di qualsivoglia valore.
LE SENTENZE ANNOTATE
Quanto al secondo, riconosciuto quale atipico, si è negata, diversamente
che per il parcheggio, l’automatica sussunzione nel contratto
di deposito - cui farebbe seguito l’applicazione degli artt.
1766 c.c. ss. -, qualificandolo in termini di locazione ove si concreti
nella semplice messa a disposizione ed utilizzazione delle
strutture portuali, con conseguente assegnazione di un delimitato
e protetto spazio acqueo, ovvero in termini di deposito ove il
suo contenuto si estenda anche ad altre prestazioni, quali la
custodia del natante e/o delle cose ivi contenute( 44 ).
Quanto al terzo, da tenere altresì distinto dal contratto di camping,
assoggettato alla disciplina del deposito in albergo ex artt.
1783 c.c. ss., l’area viene, dietro corrispettivo, offerta in godimento
al proprietario della roulotte (ovvero camper e/o tenda) durante
la stagione non turistica (solitamente il periodo invernale)
e senza possibilità per il cliente di utilizzare il campeggio medesimo
quale luogo di sua permanenza: ne consegue l’assimilazione
non già al citato deposito in albergo menzionato, bensì al
contratto di parcheggio ( 45 ). &
Inferisce una responsabilità del parcheggiatore tacitamente (ed in base a
circostanze concrete in cui si attua il deposito) estesa alle cose presenti nell’autovettura
(nella specie, una borsa contenente modesti valori ed un fascicolo
processuale), Trib. Verbania, 21.3.2006: «essendo l’offerta di parcheggio da parte
di un supermercato finalizzata a far accorrere il maggior numero di persone, a
tale scopo predisponendo un parcheggio, in assenza del quale l’affluenza sarebbe
di gran lunga minore – così incrementando le vendite e facendosi ampiamente
ripagare dei costi che sostiene per mantenere in efficienza il parcheggio –
, l’obbligazione di custodire diligentemente si estende non soltanto al veicolo,
ma altresì alle cose in esso contenute e lasciate ivi per esigenze varie connesse al
modus vivendi che ormai si è instaurato da tempo».
( 43 ) Cass., 15.6.1991, n. 6804 (in Giust. civ., 1992, I, 1878): «l’autorizzazione,
per mero titolo di cortesia, al posteggio di un veicolo nello spiazzo
privato (nella specie, recintato) antistante uno stabilimento industriale,
anche se emessa da dipendente dell’impresa dotato dei necessari poteri,
non implica, di per sé, assunzione dell’obbligo della relativa custodia e
non è sufficiente, quindi, per ritenere concluso tra le parti un contratto di
deposito, la cui funzione caratterizzante è, appunto, quella di custodia del
bene. (Nella specie, trattavasi di autocarro carico della merce prelevata
dallo stabilimento, che il suo conducente aveva lasciato, durante la notte,
nello spiazzo dopo avere richiesto ed ottenuto l’autorizzazione di un dipendente
dell’impresa, che aveva consentito il posteggio a condizione che
le chiavi fossero lasciate nel cruscotto per facilitare lo spostamento del
mezzo in caso di necessità ed in relazione alle esigenze di utilizzazione
dello spiazzo da parte dell’impresa)» (conff., idd., 2.3.1985, cit., e 27.1.1975,
n. 315).
( 44 ) Sul punto, leggansi, tra le non molte di legittimità, Cass., 21.10.1994,
n. 8657 (in Giust., 1994, I, 3059), id., 2.8.2000, n. 10118 (in Dir. marittimo,
2001, 1431), nonché, in seno alla copiosa giurisprudenza di merito, Trib.
Modica, (ord.), 16.3.2004 (in Guida dir., 2004, n. 19, 58): «il cosiddetto
contratto di ormeggio non trova alcuna specifica regolamentazione né
nel codice civile né in quello della navigazione, sicché costituisce un contratto
atipico, che il diritto non può non riconoscere, in quanto diretto a
realizzare un interesse meritevole di tutela. Tale contratto atipico non può,
tuttavia, essere equiparato, sic et simpliciter, analogamente a quanto previsto
per il contratto di parcheggio delle autovetture, al deposito, sì da
doversi ritenere applicabili analogicamente le disposizioni di cui agli artt.
1766 ss. c.c., potendo avere un oggetto più vario e articolato, in dipendenza
delle attrezzature e dell’organizzazione del porto turistico e, alla fine,
degli accordi tra le parti, nell’espletamento della propria autonomia contrattuale».
( 45 ) Con conseguente responsabilità del titolare del campeggio per il
furto del veicolo, oltre che inefficacia di clausole limitative di responsabilità
non approvate specificatamente per iscritto, su cui leggasi Cass.,
15.11.2002, n. 17079 (in Guida dir., 2003, 6, 62): «anche quando il campeggio
venga utilizzato non quale luogo di permanenza del campeggiatore
con la propria tenda o roulotte, ma quale luogo di parcheggio di
una roulotte, al relativo rapporto si applica la disciplina generale del
deposito e non quella sul deposito in albergo, con la conseguente responsabilità
ex recepto e l’eventuale clausola di esclusione della responsabilità
del gestore in caso di furto del veicolo, avendo carattere vessatorio,
è inefficace se non approvata specificamente per iscritto» (conff.,
idd., 21.6.1993, n. 6866, in Giur. it., 1994, I, 1, 1827, che estende la
responsabilità del depositario anche agli oggetti costituenti pertinenze
della roulotte, quali tenda a veranda, frigorifero, tavoli e sedie, pentole,
sacchi a pelo ecc., nonché App. Perugia, 2.8.1994, in Rass. giur. umbra,
1995, 25). Sulla distinzione tra rimessaggio e campeggio, implicitamente,
Cass., 15.11.2002, cit.
La Responsabilità Civile 4 271 aprile 2011