Igiene-Disi 3:Igiene-Disi 5 per stampa - Moedco.It
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Utilizzo della luce pulsata<br />
<strong>per</strong> la decontaminazione<br />
degli alimenti<br />
M. Marino<br />
Introduzione<br />
Le tossinfezioni di origine alimentare causate dal consumo<br />
di alimenti contaminati rimangono una delle<br />
principali cause di malattia in tutto il mondo. Ovviamente<br />
l’applicazione di strategie tecnologiche volte a<br />
ridurre o eliminare i rischi microbiologici di origine<br />
alimentare ha un impatto significativo sull’incidenza di<br />
tali malattie. L’industria alimentare ha a disposizione<br />
una gran varietà di metodi di conservazione degli alimenti,<br />
tra cui i trattamenti termici ad alta tem<strong>per</strong>atura,<br />
la disidratazione, il congelamento e l’aggiunta di conservanti.<br />
Anche se queste tecnologie sono in grado di<br />
produrre alimenti sicuri, i trattamenti termici ad alta e a<br />
bassa tem<strong>per</strong>atura possono danneggiare alcuni componenti,<br />
il che potrebbe compromettere la qualità degli alimenti.<br />
Per evitare effetti indesiderati sui prodotti alimentari,<br />
sono state sviluppate tecnologie non termiche<br />
<strong>per</strong> produrre alimenti sicuri ma minimamente trattati<br />
con un livello di qualità nutrizionale e organolettica soddisfacente.<br />
Le più promettenti tra queste tecnologie<br />
emergenti comprendono l’utilizzo delle alte pressioni, i<br />
campi elettrici pulsati e la luce pulsata.<br />
La capacità della luce ultravioletta (UV) continua e<br />
della luce visibile di inattivare i microrganismi è piuttosto<br />
nota. Negli ultimi anni è stato introdotto un nuovo<br />
metodo, che utilizza energia elettrica ad alta potenza<br />
<strong>per</strong> generare impulsi di luce ad alta intensità, i quali<br />
esercitano un forte effetto battericida sulle su<strong>per</strong>fici<br />
degli alimenti e degli ambienti in cui vengono<br />
preparati.<br />
Principio dei sistemi<br />
a luce pulsata<br />
L’utilizzo della luce pulsata è una tecnologia non termica<br />
<strong>per</strong> la conservazione degli alimenti che prevede<br />
l’impiego di impulsi luminosi ad ampio spettro intensi<br />
e di breve durata <strong>per</strong> garantire la decontaminazione<br />
microbica delle su<strong>per</strong>fici di alimenti o materiali di<br />
imballaggio. L’efficacia di inattivazione della luce pulsata<br />
dipende dall’intensità, misurata in Joule <strong>per</strong> cm 2<br />
(J/cm 2 ), e dal numero di impulsi. Il sistema comprende<br />
tre componenti principali: l’alimentatore, il dispositivo<br />
di configurazione degli impulsi e la lampada.<br />
L’energia è immagazzinata <strong>per</strong> un <strong>per</strong>iodo relativamente<br />
lungo (una frazione di secondo) in un condensatore<br />
ad alta potenza, dal quale viene rilasciata a una<br />
speciale lampada allo xeno in un tempo molto più<br />
breve (da nanosecondi a millisecondi). Questa energia<br />
immagazzinata sulla lampada produce un impulso di<br />
luce intensa che viene focalizzata sulla zona da<br />
trattare, il che dura in genere poche centinaia di<br />
microsecondi. La luce prodotta dalla lampada comprende<br />
lunghezze d’onda ad ampio spettro, dall’UV al<br />
vicino infrarosso. L’effetto microbicida della luce pulsata<br />
aumenta all’aumentare dell’intensità della luce. La<br />
frequenza degli impulsi, il numero di lampade e la configurazione<br />
degli impulsi dipendono dal tipo di applicazione.<br />
Il principale bersaglio cellulare della luce pulsata è il<br />
DNA microbico (batterico, virale e fungino), che<br />
viene modificato fino a causare l’incapacità dei microrganismi<br />
di moltiplicarsi e, infine, la morte cellulare. La<br />
luce UV è dotata di proprietà germicide nell’intervallo<br />
di lunghezze d’onda tra 100 e 280 nm. Diversi studi<br />
hanno dimostrato che le lunghezze d’onda minori<br />
sono più efficaci contro i microrganismi rispetto a<br />
quelle maggiori a causa del livello di energia più elevato.<br />
L’azione letale della luce pulsata può anche essere<br />
dovuta ad un effetto fototermico. Applicando energie<br />
su<strong>per</strong>iori a 0,5 J/cm 2 la disinfezione viene infatti<br />
ottenuta anche grazie a un temporaneo surriscaldamento<br />
risultante dall’assorbimento della luce UV. L’acqua<br />
contenuta nelle cellule batteriche viene così<br />
vaporizzata, generando un piccolo flusso di vapore<br />
che causa la rottura della membrana e la fuoriuscita di<br />
materiale cellulare, oltre a una inattivazione delle proteine.<br />
MAGGIO/GIUGNO 2011 IGIENE ALIMENTI - DISINFESTAZIONE & IGIENE AMBIENTALE<br />
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Limitazioni all’uso<br />
della luce pulsata<br />
L’efficacia della luce pulsata dipende dal grado di<br />
esposizione dei microrganismi: ad esempio, la sterilizzazione<br />
dei prodotti confezionati è possibile solo se la<br />
confezione è trasparente ai raggi UV. Inoltre, negli alimenti<br />
che sono generalmente opachi e hanno su<strong>per</strong>fici<br />
irregolari l’effetto di inattivazione microbica è inferiore:<br />
generalmente, nei fluidi non trasparenti la luce<br />
pulsata può essere utilizzata solo come trattamento di<br />
su<strong>per</strong>ficie nei primi 2 micron di spessore. Va anche<br />
sottolineato che i microrganismi possono penetrare<br />
attraverso fessure o irregolarità presenti sulla su<strong>per</strong>ficie<br />
degli alimenti o attraverso l’epidermide di un vegetale:<br />
questo può ridurre l’effetto del trattamento con<br />
luce pulsata.<br />
Anche la composizione degli alimenti influenza l’effetto<br />
di decontaminazione con luce pulsata: un contenuto<br />
elevato in proteine o grassi non è infatti adatto a<br />
questo tipo di trattamento. È possibile che parte della<br />
radiazione venga assorbita dalle proteine e dai grassi,<br />
cosa che ridurrebbe la quantità di radiazione disponibile<br />
<strong>per</strong> l’inattivazione microbica. Il contenuto di carboidrati<br />
e acqua negli alimenti hanno effetti sull’efficienza<br />
antimicrobica che dipendono anche dal tipo di<br />
microrganismo.<br />
L’efficacia del trattamento dipende anche dalla concentrazione<br />
microbica: <strong>per</strong> esempio, nel caso di Listeria<br />
monocytogenes, ad elevati livelli di contaminazione<br />
corrisponde una decontaminazione meno efficiente,<br />
probabilmente <strong>per</strong> un effetto “ombra”; questo effetto è<br />
particolarmente marcato nel caso dei prodotti liquidi.<br />
È <strong>per</strong> questo motivo che il trattamento con luce pulsata<br />
è particolarmente efficace quando viene applicato<br />
alla fine delle fasi di processo, prima cioè di qualsiasi<br />
aumento nella concentrazione di microflora<br />
endogena.<br />
I trattamenti degli alimenti con luce pulsata sono considerati<br />
tecnologie non-termiche, intese a garantire<br />
prodotti alimentari stabili e sicuri senza che si verifichino<br />
i danni provocati dal riscaldamento: in realtà il<br />
riscaldamento è stato identificato come il principale<br />
problema durante la maggior parte delle s<strong>per</strong>imentazioni.<br />
Ad esempio, il tempo massimo di trattamento<br />
di spore di As<strong>per</strong>gillus niger in farina di mais è limitato<br />
ai 100 s, in quanto la tem<strong>per</strong>atura del campione sale al<br />
di sopra di 120 °C, cosa che potrebbe portare a una<br />
modifica delle proprietà nutrizionali e organolettiche,<br />
causata sia dal surriscaldamento che dall’ossidazione.<br />
I risultati di molti studi dimostrano che la tem<strong>per</strong>atura<br />
aumenta all’aumentare dei tempi di trattamento, e<br />
che un trattamento di lunga durata è compatibile<br />
solamente con un efficiente sistema di raffreddamento.<br />
Il trattamento con luce UV pulsata può quindi essere<br />
considerato come un processo non termico, ma solo se<br />
effettuato <strong>per</strong> intervalli di tempo brevi.<br />
Inattivazione microbica<br />
negli alimenti<br />
Vegetali e frutta<br />
L’effetto di decontaminazione con la luce pulsata è stato<br />
studiato su diversi ortaggi minimamente trattati. Su<br />
spinaci, sedano rapa, radicchio, lattuga Iceberg, cavolo<br />
bianco, carote, pe<strong>per</strong>one verde e semi di erba medica<br />
trattati con 2700 impulsi <strong>per</strong> lato si sono ottenute<br />
0,56-2,04 riduzioni logaritmiche della carica di microrganismi<br />
aerobi mesofili. Le differenze ottenute <strong>per</strong> i<br />
diversi vegetali possono essere attribuite alla resistenza<br />
delle microflore specifiche, alla localizzazione dei<br />
microrganismi su e nei vegetali (effetto “ombra”) e<br />
all’eventuale presenza di sostanze protettive sui vegetali<br />
stessi. Per quanto riguarda la frutta, l’utilizzo della<br />
luce pulsata è stato testato su fragole artificialmente<br />
contaminate con Botrytis cinerea, la cui crescita non è<br />
stata inibita dal trattamento.<br />
Alimenti in polvere e semi<br />
Per quanto riguarda la decontaminazione di alimenti<br />
in polvere, sono stati studiati farina di frumento e pepe<br />
nero. Un trattamento di 31,12 J/cm 2 (64 impulsi) ha<br />
consentito di ridurre il numero di cellule di Saccharomyces<br />
cerevisiae di 0,7 e 2,93 log nella farina di grano<br />
e pepe nero, rispettivamente. Nella farina di mais le<br />
spore di As<strong>per</strong>gillus niger vengono ridotte di 4,93 log<br />
dopo 100 secondi di trattamento a una dose di energia<br />
di 5,6 J/cm 2 . L’utilizzo della luce pulsata è stato tentato<br />
anche su semi di erba medica artificialmente contaminati<br />
con Escherichia coli O157:H7: un trattamento<br />
<strong>per</strong> 75 secondi ha determinato un calo di 4,89 log<br />
quando la lampada era posta alla distanza di 8 cm.<br />
Latte e prodotti lattiero-caseari<br />
La popolazione microbica di cagliate di formaggio<br />
Cottage inoculate con Pseudomonas spp. è stata ridotta<br />
di 1,5 log dopo 2 impulsi con una energia di 16 J/cm 2<br />
e una durata di impulso di 0,5 ms. È stata studiata<br />
anche la decontaminazione di latte di massa: un’esposizione<br />
a 25 J/cm 2 ha portato a una riduzione della<br />
microflora aerobia mesofila e delle specie potenzialmente<br />
patogene E. coli O157: H7, L. monocytogenes, Salmonella<br />
choleraesuis, Yersinia enterocolitica, Staphylococcus<br />
aureus, Aeromonas hydrophila e Serratia marcescens.<br />
6 MAGGIO/GIUGNO 2011 IGIENE ALIMENTI - DISINFESTAZIONE & IGIENE AMBIENTALE
Altri alimenti<br />
Del miele inoculato con spore di Clostridium sporogenes è<br />
stato trattato con luce pulsata al 5,6 J/cm 2 <strong>per</strong> impulso.<br />
All’aumentare del numero di impulsi (o del tempo di<br />
trattamento) aumenta il grado di inattivazione delle<br />
spore, lo stesso riducendo la distanza tra il campione e<br />
la lampada UV, anche se non è stato possibile ottenere<br />
l’inattivazione completa delle spore, probabilmente <strong>per</strong><br />
un effetto barriera del miele stesso nei confronti della<br />
penetrazione dei raggi UV. L’efficacia antimicrobica del<br />
trattamento con luce pulsata è stata testata anche in<br />
campioni di filetti di salmone crudo: E. coli O157: H7 è<br />
stato ridotto di 1,09 log con un trattamento di 60 secondi<br />
a una distanza di 8 cm, mentre <strong>per</strong> L. monocytogenes<br />
Scott A la riduzione massima è stata di 1,02 log.<br />
Acqua<br />
Per quanto riguarda i campioni liquidi, è stata studiata<br />
l’inattivazione di batteri (Klebsiella terrigena), virus<br />
(poliovirus e rotavirus) e parassiti (Cryptosporidium<br />
parvum) in campioni trattati con luce pulsata a 250<br />
mJ/cm 2 : con due impulsi è stata ottenuta una<br />
riduzione di più di 7 log nella popolazione di K. terrigena<br />
e di più di 4 log <strong>per</strong> virus e parassiti. Nei confronti<br />
di spore di Bacillus subtilis sospese in acqua, un<br />
trattamento a 15,8 J/cm 2 con tre impulsi ha consentito<br />
una riduzione di 6 log.<br />
Conclusioni<br />
I trattamenti con luce pulsata rappresentano una tecnologia<br />
piuttosto promettente <strong>per</strong> l’inattivazione microbica<br />
negli alimenti. Tutti i risultati finora pubblicati hanno<br />
dimostrato una elevata efficienza di inattivazione,<br />
tuttavia la generazione di impulsi richiede una quantità<br />
considerevole di energia e un efficace sistema di raffreddamento<br />
esterno. In condizioni di laboratorio le<br />
potenzialità della luce pulsata sono state dimostrate<br />
molto chiaramente; tuttavia il tasso di decontaminazione<br />
negli alimenti è più limitato. Sebbene la potenza<br />
di picco degli impulsi sia piuttosto alta a causa della<br />
breve durata, sembra che la luce pulsata non penetri<br />
molto profondamente nei prodotti alimentari. Sono<br />
<strong>per</strong>tanto necessari ulteriori approfondimenti scientifici<br />
<strong>per</strong> valutare la reale applicabilità di questa tecnologia<br />
<strong>per</strong> la decontaminazione dei prodotti alimentari.<br />
Marilena Marino<br />
Dipartimento di Scienze degli Alimenti<br />
Università degli Studi di Udine<br />
MAGGIO/GIUGNO 2011 IGIENE ALIMENTI - DISINFESTAZIONE & IGIENE AMBIENTALE<br />
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