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IL CASC
le notizie
n. 37 - Dicembre 2012
Visitiamo le nostre città
Periodico a diffusione gratuita
fra i dipendenti e i pensionati
della Banca d’Italia
Cultura
Attività sociali
Sala Consiglio della ex Filiale di Pisa
Come eravamo
Sezioni

Consiglio Direttivo
Francesco Mercanti (Presidente)
Sestilia Brunetti (Vicepresidente)
Consiglieri:
Fabrizio Bernasconi, Gianfranco Corsini,
Gaetano Gubitosi, Giuseppe Naletto,
Francesco Paolo Palumbo, Ciro Piraino,
Enrico Salomone, Rosario Scarfone,
Massimo Zio
Collegio dei Sindaci
Pierluigi Diociaiuti (Presidente),
Giorgio Berlini, Claudio Schiaffini
Collegio dei Probiviri
Celestino Alunni, Pietro Bianchi,
Leonardo Najetti
Segretario
Sebastiano Cassano
Redazione
Piero Falletta, Lucia Iacovacci,
Cesare Mantini, Carlo Stacchini,
Leandro Toccaceli Trainelli
Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 00123/94 del 28/03/94
Via del Mandrione, 190 - 00181 Roma
3 dal Presidente
ATTIVITÀ
SOCIALI
5 Festa dell’Amicizia
di Francesca De Martinis
7 Secondo Halloween
di Emanuela Salti
8 Concorso letterario,
Premio nazionale di prosa
e di poesia 2012
di Francesca De Martinis
9 Manifestazione
“Giochi di primavera”
di Francesca De Martinis
10 Mostre e mostre
di Emanuela Salti
COME ERAVAMO
11 Una giornata a Ostia
di Leandro Toccaceli Trainelli
CULTURA
13 Adriano e Antinoo
di Piero Falletta
14 Arte povera
di Cesare Mantini
15 Poeti, Imperatori
e Dei da Anzio a Sperlonga
di Lucia Iacovacci
16 Guttuso 1912-2012
di Piero Falletta
CURIOSITÀ
17 La Milano nascosta:
le cinque vie
di Dino Di Vincenzo
18 Carnevali romani
di Piero Falletta
20 San Sperate: un viaggio
nel Paese Museo
di Marco Dettori
21 La leggenda di San Nicola -
San Nicolò e Santa Claus
di Daniele Rossini
22 La giornata di un abitante di
Venezia... un pò particolare...
di Claudio De Franceschi
SEDI DELLA
BANCA D’ITALIA
DISMESSE
23 La Filiale di Pisa
di Alessandra Romani
TURISMO
24 Una visita a Lisbona
di Piero Falletta
26 Sant’Antioco:
l’isola nell’isola
di Angela Di martino
STORIE E MISTERI
27 Brescia: fantasmi in filiale
di Teresa Bellone De Grecis
28 Il muro torto
di Adriano Imperatori
INDICE
2
SITO INTERNET CASC BI
www.cascbi.net
INDIRIZZI DI POSTA ELETTRONICA
presidenza@cascbi.it per inviare email al Presidente
commissione.turistica@cascbi.it per inviare email alla Commissione Turistica
segreteria@cascbi.it per inviare email all'Ufficio Segreteria
turistica@cascbi.it per inviare email alla sezione Turistica
internazionali@cascbi.it per inviare email alla sezione Internazionali
viaggiesoggiorni@cascbi.it per inviare email alla sezione Viaggi e Soggiorni
contabile@cascbi.it per inviare email all'Ufficio Contabilità
casc.segreteria@bancaditalia.it per inviare email al CASC BI
redazione.notiziario@cascbi.net per inviare email alla redazione della Rivista
Hanno collaborato a questo numero:
Adriano Imperatori, Alessandra Romani, Alvaro Ferretti, Angela
Di Martino, Antonio Biancolillo, Chicco Macis, Claudio De
Franceschi, Daniele Rossini, Dino Di Vincenzo, Elisa D’Agostino,
Emanuela Salti, Fabrizio De Luca, Francesca De Martinis, Giampiero
Guerra, Giancarlo Villani, Giorgio Cosentino, Giorgio Di
Gennaro, Ilario Tommasi, Ivano Giardini, Luigi Algieri, Marco
Dettori, Mario Cittati, Massimo Scardocci, Otello Coldel, Paolo
Ciriciofolo, Paolo Damizia, Pietro Cardiello, Rosa Startari, Teresa
Bellone De Grecis, Vincenzo De Pascalis, Vincenzo La Camera.
Progetto grafico, impaginazione e stampa
Divisione Editoria e stampa della Banca d’Italia
VISITIAMO
LE NOSTRE CITTÀ
29 Viaggio in Friuli Venezia
Giulia - Cividale del Friuli
di Daniele Rossini
30 Lecce: una perla
nel Salento
di Vincenzo de Pascalis
31 Milano: la Chiesa
di San Maurizio
e le vestigia romane
di Dino Di Vincenzo
32 Pesaro città d’arte.
Parco urbano di sculture
a cielo aperto
di Ilario Tommasi
33 Volevo fare la principessa
di Elisa D’Agostino
34 Il complesso
del Tuscolano
di Giorgio Di Gennaro
36 Viaggio in Sardegna
di un fondo di bottiglia
di Chicco Macis
38 Alla scoperta della Puglia:
Trani
di Antonio Biancolillo
39 Venezia - La regata storica
e la regina di Cipro
di Claudio De Franceschi
DALLE SEZIONI
40 Ballo
di Alvaro Ferretti
41 Basket e Volley
di Luigi Algieri
e Fabrizio De Luca
42 Bridge e Burraco
di Paolo Ciriciofolo
43 Campeggio
di Ivano Giardini
44 Ciclismo
di Pietro Cardiello
45 Hiking e Trekking
di Giorgio Cosentino
e Otello Coldel
46 Nuoto
di Giancarlo Villani
47 Pesca
di Piero Falletta
48 Sub
di Mario Cittati
49 Tiro
di Paolo Damizia
50 Tennis
di Giampiero Guerra
52 Vela
di Massimo Scardocci
DALLE FILIALI
54 Milano: per noi il Teatro
di Vincenzo La Camera
e Rosa Startari
LA POSTA DEI SOCI
55 Informazioni
Note della redazione

C
ari Soci,
Dal Presidente
Il Presidente: Francesco Mercanti
è giunto ormai al termine l’impegno che tre anni orsono
ci avevate assegnato per occuparci della conduzione
del nostro Sodalizio.
Ripercorrere ora tutto il lavoro svolto richiederebbe
molto spazio che qui non ci è dato.
Si può solo enunciare la tipologia delle tematiche
più ricorrenti che hanno costituito la vita attiva
dell’Associazione.
Ricordiamo le manifestazioni internazionali in Italia
e all’estero, quelle nazionali, interfiliali, interaziendali,
quelle culturali e sportive, i soggiorni, i
viaggi in Italia e all’estero, le erogazioni assistenziali
(befana, studio e climatiche), il Centro ricreativo
estivo, i corsi sportivi, i soggiorni balneari, le convenzioni
ex art. 18 del Regolamento, le visite guidate,
le mostre, le conferenze, le feste per i piccoli Soci,
eventi tutti attentamente vagliati, curati, proposti e
realizzati in questi tre anni dal Consiglio Direttivo
e dalla Presidenza.
Vorrei evidenziare, però, solo alcuni momenti e decisioni
specifiche e più significative che hanno caratterizzato
l’attuale Gestione.
Per la prima volta nella storia del CASC BI si è trovato
un giusto e ponderato equilibrio tra le varie componenti
consiliari e questo ha permesso di rafforzare e
massimamente rappresentare il legame del Consiglio
con la base associativa e con tutta l’utenza.
Da ciò siamo partiti.
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Abbiamo costituito due Commissioni di studio e
proposta:
– La Commissione Normativa e Riforme con il
compito di revisione statutaria, lavoro questo
consegnato alle OO.SS. dell’Istituto, per la negoziazione
con la Banca di un assetto di regole più
rispondente alle attuali esigenze sociali.
– La Commissione Turistica per l’esame, la valutazione
e l’individuazione di una serie di opportunità
che offrissero, a costi contenuti, variegati
soggiorni climatici, mete turistiche e valide
proposte di viaggio attraverso un fascicolo viaggi
(quest’anno di ben 236 pagine), editato ora con
cadenza semestrale, al fine di proporre mete con
il migliore rapporto qualità/prezzo.
Stabilito l’aspetto organizzativo, si sono potuti fare degli
interventi atti a migliorare l’entità dei contributi
scolastici, tenuto conto delle relative poste di bilancio:
– Per la scuola elementare e la media inferiore un
aumento del contributo da € 150,00 a € 170,00.
– Per la scuola media superiore un aumento del
contributo da € 400,00 a € 450,00.
– Per lo studio universitario un aumento del contributo
da € 900,00 a € 950,00.
Sul piano sociale sono stati adottati provvedimenti
ed iniziative di cospicua incisività associativa.
– A favore dei portatori di handicap, per l’aspetto
di competenza, abbiamo portato la percentuale
di intervento fino all’80%, riconoscendo contributi
fino a € 2.300,00 annui.
– Per i corsi aventi carattere culturale il contributo
è stato portato a € 110,00, nel rispetto della specifica
normativa.
– Opportunità di notevole rilevanza sociale e culturale
è stata quella di offrire a spese del “Centro”
un corso di lingua inglese per 15 giorni in Irlanda
a molti giovani Soci (nel 2012, 50 giovani
dai 14 ai 18 anni), mentre per i Soci più piccoli
abbiamo organizzato, sempre a spese del CASC-
BI, un soggiorno di 9 giorni nel parco Nazionale
di Abruzzo con tutor in lingua inglese.
– Per incentivare la partecipazione all’attività associativa
dei neo assunti il Consiglio ha loro offerto
l’iscrizione gratuita per il 2013 al CASC-BI e
l’iscrizione gratuita a tre Sezioni di loro interesse.
– Per agevolare ancor più i nostri Soci isolani abbiamo
loro riconosciuto le maggiori distanze rappresentate
dalle miglia marine rapportandole ai
Km terrestri.

– Al fine di rendere economicamente meno pesante la
partecipazione dei Soci alle iniziative turistiche e
ai soggiorni abbiamo ridotto la quota dell’acconto,
per viaggi in Italia e all’estero, dal 50% al 30% ed
è stata dilazionata da 3 a 4 rate la rateizzazione
della spesa; mentre per i Soci che usufruiscono dei
soggiorni estivi e invernali - tramite il mod. 80
CASC - è stata data la possibilità di rateizzare il
pagamento su 5 mesi, anziché 4.
– Per i soggiorni convenzionati e i viaggi Italia/
estero lo sconto è stato portato da € 70,00 a €
100,00 ed inoltre è stata approntata una migliore
tabella contributiva di sconti commisurati alla
distanza tra il luogo di residenza e quello della
manifestazione.
– Una rivisitazione della normativa in vigore finalizzata
ad una più estesa interpretazione di
alcune norme della Convenzione è stata quella
di riconoscere il cumulo dei contributi CEVAB,
dei contributi dei soggiorni climatici e dei corsi
di lingua all’estero fino alla concorrenza del periodo
massimo di 30 giorni: interpretazione condivisa
dalla Banca,.
– Abbiamo razionalizzato la normativa riguardante
le manifestazioni locali portando gli interventi
CASC-BI fino al 50% sulla quota di iscrizione
alla gara per tutti i costi di organizzazione.
– È stata deliberata una migliore normativa riguardante
le manifestazioni turistico culturali
delle Rappresentanze, unificando gli interventi
scontistici (fino al 50%, max 100€).
– Abbiamo definito nel mese di luglio 2012 una
circostanziata analisi, già avviata nel 2011, per
verificare la rispondenza del complessivo impianto
assicurativo alle attuali esigenze del Sodalizio.
– Sul piano della comunicazione abbiamo notevolmente
curato il sito internet del CASC-BI, che
nel 2011 è stato consultato circa 18.000 volte
con benefici in termini di tempestività delle comunicazioni
tra il Centro e i Soci.
– Per tutti i Soci in servizio abbiamo istituito una
informazione settimanale, via internet, di tutta
l’attività del Sodalizio a loro proposta.
– A 7.000 soci, che hanno comunicato il loro indirizzo
e-mail, giornalmente vengono trasmesse le
iniziative sociali in corso.
– Un particolare intervento innovativo ha riguardato
il notiziario “il Casc le notizie” che, con
l’istituzione di un comitato di redazione, ha assunto
le vesti di una vera rivista con articoli sociali,
culturali, di viaggio e curiosità, aperta a
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tutte le collaborazioni da parte dei Soci di Filiale
e del Centro.
– Con uno sguardo particolare ai Soci delle Filiali,
in occasione della Festa dell’Amicizia tenutasi
a Roma, abbiamo indetto un concorso di prosa
e poesia per il quale auspichiamo un futuro di
grande successo.
– Specificatamente per la Rappresentanza Romana
è stata consentita la possibilità a tutti i nonni di
condurre con sé i nipotini al Centro sportivo per
dare loro migliore opportunità di svago e sicura
vivibilità.
– Sempre per i Soci di Roma, oltre alle ricorrenti
feste organizzate in occasione della “Befana”,
di “Carnevale”, della “Santa Pasqua”, abbiamo
dato corso alla festa di “Halloween” e ai “Giochi
di primavera”. Inoltre, un rilievo specifico meritano
la “Giornata della solidarietà” e la “Festa
dell’amicizia”, alle quali hanno partecipato migliaia
di Soci.
Sul piano economico, per tutte le istanze di contributo,
per tutte le agevolazioni previste per ogni tipologia
di eventi, e per tutte le opportunità offerte dal
Sodalizio sono stati massimamente impiegati i fondi
del bilancio disponibili, raggiungendo nel 2011
(nel 2012 i dati non sono ancora definitivi), per i
Servizi Sociali e per le attività associative, il plenum
del budget a disposizione.
Quanto rappresentato è lo schema delle principali
tematiche che hanno caratterizzato l’abituale flusso
della vita associativa e che sono state condivise da un
numero di Soci molto elevato che ha comportato sul
piano operativo continui, ingenti carichi di lavoro.
Terminando questa breve sintesi del triennio voglio
sottolineare che ogni azione è stata ispirata al conseguimento
del migliore spirito associativo di condivisione
e attiva partecipazione. La generosa partecipazione
e adesione dei Soci ha rappresentato il risultato
più gratificante e più appagante per tutto l’impegno
profuso e il lavoro svolto dal Consiglio Direttivo
e dalla Presidenza .
A conclusione non posso non menzionare e ringraziare
della loro fattiva e preziosa collaborazione i
Rappresentanti, i Delegati nei Servizi, i Coordinatori
delle Sezioni e gli appartenenti alla Struttura
operativa, i quali adempiendo ai loro compiti, tutti
hanno concorso al massimo raggiungimento degli
obiettivi sociali.
Abbiamo trascorso con Voi tre magnifici anni.
Francesco Mercanti

Attività sociali
Festa dell’Amicizia
di Francesca De Martinis
amicizia è stata considerata in ogni epoca una
L’ delle esperienze umane fondamentali, intesa e
percepita come un rapporto alla pari, basato sul rispetto,
la stima e la disponibilità reciproca.
Proprio per questo, e in virtù del successo ottenuto
con la precedente edizione, il CASC-BI anche
quest’anno ha organizzato presso il Centro Sportivo
la “Festa dell’amicizia” il 15, 16 e 17 giugno.
In quella suggestiva cornice, la Festa ha rappresentato
un’occasione di incontro tra tutti i Soci del Sodalizio
favorendo lo scambio di opinioni e interessi
culturali e sportivi tra persone che solitamente sono
abituate a confrontarsi nell’ambito lavorativo e che,
grazie a momenti di interazione come questo, riescono
veramente a comprendere il significato della
parola “amicizia”.
La manifestazione ha avuto inizio il 15 alle ore 21
con la serata danzante.
Ma entriamo nel vivo della serata: musica latinoamericana
e revival anni ‘80-’90 con brani magistralmente
eseguiti dal gruppo musicale “Domenicaperto”,
coreografia di salsa della scuola “Baila con
Pasiòn”, spettacolo di tango argentino hanno lasciato
tutti i presenti piacevolmente sorpresi.
A ciò aggiungasi che la serata ha avuto luogo a bordo
piscina, debitamente allestita per l’occasione:
fiaccole, addobbi floreali, servizio di ristorazione…
e tanta voglia di divertirsi.
Il giorno successivo, un po’ insonnoliti, tutti erano
pronti ad entrare nel vivo della manifestazione: ap-
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prezzabili le iniziative proposte dalle sezioni sportive
che hanno coinvolto i Soci in un clima di serenità
e armonia. Per i bambini è stata allestita un’apposita
area giochi con gonfiabili, zucchero filato, animazione
e spettacoli di vario tipo a cura dei circensi
“Colombaioni”. Quale bambino non rammenta
lo spettacolo di Fiacca e Bistecca?
Il Gruppo Storico Romano ci ha riportato indietro
nel tempo: un vera e propria rappresentazione
dell’antica Roma, dai costumi alle esibizioni, dalle
sfilate alla mostra di oggetti antichi.
Gradita la presenza della Protezione Civile che con
le dimostrazioni di primo soccorso e l’esibizione
dell’Unità Cinofila ha catturato l’attenzione di
grandi e piccini.

Per i Soci più atletici è stata allestita la parete di
“arrampicata libera” nonché uno straordinario “percorso
avventura”.
Una grande novità di quest’anno è stata rappresentata
dal concorso letterario al quale hanno avuto la
possibilità di partecipare anche “le giovani promesse”,
Soci fino a 13 anni di età. La premiazione ha
avuto luogo nel pomeriggio del sabato alla presenza
del Presidente del Casc-Bi.
A seguire abbiamo potuto ammirare con grande
commozione l’esibizione della Fanfara Legione Allievi
Carabinieri.
Altra grande novità è stata data dalla possibilità di
effettuare visite guidate al magnifico acquedotto
Romano che attraversa il Centro Sportivo.
Grazie all’intervento di colleghi esperti abbiamo
osservato le meraviglie ingegneristiche dell’antica
Roma.
E siamo quasi giunti alla conclusione della giornata
del sabato. Piccolo momento di ristoro presso il bar
del Centro Sportivo per poi avviarci verso l’acquedotto
Romano dove è stato allestito un grande palco
per lo spettacolo del cabarettista “Antonello Costa”.
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Lo scenario era suggestivo: l’imbrunire di una calda
giornata di giugno, le luci che esaltavano la naturale
scenografia, la bravura del cabarettista e del
suo staff di ballerine, l’interazione con il pubblico
hanno creato una simpatica atmosfera di magia
e risate.
Alle 10 di domenica, ecco arrivare i primi ospiti
pronti per un’altra giornata all’insegna dell’amicizia,
giornata più tranquilla ma non per questo
meno intensa.
Le attività delle Sezioni riprendono, Il Gruppo Storico
Romano si risveglia, i bambini cominciano a
saltare sui gonfiabili, i più sportivi si cimentano tra
gare, area fitness, arrampicata libera e percorso avventura.
Per l’intera giornata è stato anche presente il “Capannelle
Equestrian Centre” con istruttori specializzati
e alcuni pony per il “Battesimo della Sella”,
che ha consentito ai più piccoli di avvicinarsi al
mondo dell’equitazione.
Dopo pranzo, un po’ stanchi ma contenti, siamo
pronti ad ascoltare il concerto di musica classica
proposto dall’Orchestra Ghironda: un gruppo straordinario
formato da giovani che hanno suonato
con abilità e maestria.
Sono state giornate intense e ricche di significato.
Lo scopo della manifestazione è stato raggiunto: aggregazione,
condivisione di interessi sociali e culturali,
momenti di serenità e gioia che nel mondo
odierno sono beni rari e preziosi.
Arrivederci al prossimo anno!

Secondo Halloween
di Emanuela Salti
Zucche, spiriti e streghe: la notte di Halloween
è arrivata e, se negli Stati Uniti non è
stata festeggiata a causa delle avverse condizioni
climatiche, in Italia non si è fatto altro che
parlarne, soprattutto al Casc-BI…
Ormai lo sanno tutti: “Halloween” è una festività
che si celebra la notte del 31 ottobre e rimanda
a tradizioni antiche della cultura celtica
e anglosassone. Oggi è diffusa in molti Paesi
del mondo e le sue caratteristiche sono varie:
si passa dalle sfilate in costume ai giochi dei
bambini, che girano di casa in casa chiedendo dolcetto
o scherzetto?!
Elemento tipico della festa è la simbologia legata al
mondo dell’occulto, tradotta sotto forma di immagini
macabre, tra cui le zucche intagliate con volti spaventosi.
I nonni italiani, a volte, restano perplessi di
fronte a tutta la pubblicità che viene fatta a questa
nuova ricorrenza.
Ma un poco di divertimento in più per i bambini, affascinati
dal mistero e dal brivido dell'imprevisto, che
male può fare? Affrontare le paure, rappresentate da mostri
e streghe, potrebbe essere una via per superarle. I genitori,
invece, sono generalmente più sereni e approfittano
talvolta dell'occasione per mascherarsi insieme ai
loro figli: un modo diverso per essere loro vicini e per
sperimentare sensazioni d'infanzia ormai archiviate.
Il Sodalizio ha organizzato la seconda edizione della
festa di Halloween, che ha avuto luogo sabato 27
ottobre 2012, dedicata ai piccoli Soci e ai loro ospiti.
Nero e arancione, i colori tradizionali della festa, sono
stati utilizzati per gli addobbi, realizzati magistralmente
con palloncini gonfiati con gas elio e finte ragnatele
cosparse di ragni plastificati: un vero orrore... Nella
sala al I° piano è stato allestito un rinfresco a tema,
con biscotti
a forma
di pipistrello,
liquirizie
adagiate in
fila indiana
quasi fossero
orribili
insetti, elisir
di strega,
lacrime di
coccodrillo,estratto
di palude,
unghie
di orco, ossa
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di licantropo, topi caramellati in salsa ammuffita e...
scherzetto! Non è vero, i dolcetti erano di ottima qualità.
E i bicchieri utilizzati rigorosamente biodegradabili,
anzi biodecomponibili.
Artisti di affermata esperienza hanno intrattenuto il
pubblico, con due spettacoli molto divertenti, ricchi
di gag comiche, numeri di clownerie e bolle giganti.
Un'altra artista, pur senza microfono, ha conquistato
l'affetto dei bambini durante la festa. Con i suoi pennelli
ha dipinto i volti di tutti i piccoli e di qualche
mamma coraggiosa.
Ogni bambino ha avuto il trucco desiderato: chi da
lupo mannaro, chi da vampiro, chi da zucca magica,
chi da mummia, chi da diavoletto o da strega. Una
troupe formata a sua volta da altre streghe e diretta da
un diavolaccio ha saputo animare la festa per la gioia
di tutti e soprattutto dei più piccini.
Concludendo queste note si può affermare che quanto
di più gradevole ci si potesse attendere, durante la
festa turbinosa e variopinta, sono state le risa cristalline
e le espressioni di stupore dei nostri bambini.
L'obiettivo è stato raggiunto.

Concorso letterario
Premio nazionale di prosa
e di poesia 2012
di Antonio Biancolillo
Il 15, 16 e 17 giugno, nell’ambito della seconda
manifestazione “Festa dell’Amicizia”, la Rappresentanza
Romana del Casc-BI ha inserito un “Concorso
Letterario” di prosa e poesia, avente come tema
“L’Amicizia”, al quale hanno potuto partecipare anche
i Soci delle Filiali.
Il Concorso è stato diviso in quattro sezioni: Prosa
in lingua italiana, Poesia in lingua italiana e Poesia
dialettale aperte a tutti i Soci, effettivi e aggregati;
la quarta sezione – Prosa in lingua italiana – è stata
riservata ai soci aggregati “giovani promesse” aventi
un’età non superiore ai tredici anni.
Al Concorso hanno partecipato numerosissimi Soci e
tante “giovani promesse”. Al termine della manifestazione
sono stati premiati:
Sezione “Giovani Promesse
Marta MANCINO - A come Amicizia,
Affetto, Amore
Giorgia SORDONI - L’amicizia oltre
le differenze
I° class.
II° class.
Sezione Poesia Dialettale
Massimo DIANA - L’Amicizzia I° class.
Mauro GREGORIS - La zingarata II° class.
Alfredo FIORI - L’Amicizia secondo me III° class.
Sezione Poesia in Lingua Italiana
Antonio BIANCOLILLO - Canto d’aurora I° class.
Aurelio MIRONE - L’Amicizia (osservando
un camino)
II° class.
Luisa SICILIANO - Nostalgia per un’amica III° class.
ex aequo
Irene MARINUCCI - Tra mille anni III° class.
ex aequo
Sezione Prosa in Lingua Italiana
Carla ACACIA - L’invito di compleanno I° class.
Ilaria FREZZA - 180 in due II° class.
Luca GIORDANO - Il racconto di Palla III° class.
di Pelo
ex aequo
Emma SORRENTINO - Matilde e Margherita III° class.
ex aequo
8
Questi gli altri partecipanti al Concorso:
Sezione Poesia Dialettale
Mario GIOVANELLI - Un vigile per amico
Antonia Anna PINNA - Er peccato
Sezione Poesia in Lingua Italiana
Rita SERRATORE - A mia zia
Marina LEANDRI - Amici noi
Rosario ROMEO - L'Amicizia Sintetica
Giuseppe Alessandro VILLA - Amici
Roberto CARAMANICA - Luce dell'amicizia
Sezione Prosa in Lingua Italiana
Francescantonio LOPRIORE - L'amicizia
Maria Pia MARCHEGIANO - Viaggio a Firenze
Francesco RIZZO - Il migliore amico
Calogero TAVERNA - La piccola abbuffata di paese
Silvana Emilia VERNAZZA - Un soldato tedesco
Anna Maria MENSITIERI - Una mamma per amica
Gennaro SOMMELLA - Dialogo tra pensionati
Poesia 1° premio Concorso letterario Banca d’Italia
Canto d’aurora
Era silenzio nei colori del mio giardino
petali di velluto non
scambiavano i profumi nell’aria
e la rugiada della tua amicizia
arriva scivolando come canto d’aurora
sui passi del tempo.
Dono prezioso, unico
in quella parte di cielo
dove cuori e menti si cercano
s’incontrano senza i confini
della notte dalla luce del giorno
tra riflessi di occhi che vanno
dove finisce il pensiero dell’altro
per confondere la solitudine
del disagio di una carezza senza mani
quando si respira la zitta aria
che separa l’assenza di uno sguardo
e diventare così, il sole di se stessi
esposta bellezza al vento
che trasforma le ore di un viaggio
racchiuso in mondi diversi
con l’unico miracolo di sempre
il meraviglioso destino di ritrovarsi
nei passi di un tempo senza peso.
Antonio Biancolillo

Manifestazione
“Giochi di Primavera”
di Francesca De Martinis
Nella meravigliosa cornice del Centro
Sportivo della Banca d’Italia il Casc-Bi
ha organizzato il 12 maggio “i Giochi di Primavera”.
Era dal 2003 che non veniva indetta
una manifestazione di questo tipo e la numerosa
partecipazione dei Soci ha reso felici gli addetti
ai lavori che tanto hanno fatto per la realizzazione
di questa splendida giornata!
Come ebbe a dire Edmondo De Amicis in una sua famosa
poesia (“Lezione a finestre aperte”): “…questa
è stata una delle più belle mattinate dell'anno...”.Si
potrebbe dire che è stata una delle più belle giornate
dell’anno, grazie anche alla temperatura quasi estiva,
agli addobbi colorati, al profumo dei fiori, ed al
verde squillante della primavera che hanno fatto da
cornice alla manifestazione.
I veri protagonisti, tuttavia, sono stati i bambini che
hanno partecipato numerosi ai giochi. Subito dopo
l’accoglienza da parte degli animatori, tutti rigorosamente
in costume, si sono aperte le danze per i
più piccoli: bellissime le faccine sbalordite e meravigliate
sia per la musica che per i “gonfiabili” quali il
grande scivolo ed il jumping. A seguire, abbiamo assistito
allo spettacolo di clownerie e giochi di prestigio:
un’animatrice in costume ha lasciato tutti senza
fiato per la sua abilità e maestria.
Intorno alle 12.00 sono iniziate le “Olimpiadi di
Primavera” alle quali hanno partecipato in un’atmosfera
di allegria e divertimento sia i genitori che i
bambini: dalla “fila più lunga” alle “gare con il pallone”
fino ad arrivare alla “staffetta a squadre”. Giochi
che mi hanno riportato indietro nel tempo,
quando ero bambina, ma ancora attuali e divertentissimi:
soprattutto la staffetta a squadre miste di
adulti e piccini che insieme spensieratamente hanno
contribuito ancor di più alla riuscita della manifestazione.
Verso le 13.00 è scattata la “pausa pranzo”; grazie
all’apertura straordinaria del bar esterno, le famiglie
hanno avuto un’occasione unica per pranzare e rilassarsi
sotto la pineta del Centro Sportivo.
Sono quindi riprese le “Olimpiadi di primavera”; molto
divertimento e molta partecipazione hanno caratterizzato
“la gara delle spugne”, “la gara dei colori” e la
famosa “pallavolo cubana”. Mi sento di spendere due
parole sulla pallavolo cubana perché,sinceramente,
fino al 12 maggio non sapevo neanche cosa fosse. Immaginate
un campetto con una piccola rete di palla-
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volo, dove da un lato gareggiavano i genitori e dall’altro
i bambini, muniti di asciugamano da tenere ben
teso sul quale rimbalzava un palloncino d’acqua che
non doveva cadere a terra. Devo dire che i bambini
sono stati molto bravi nel ricevere sul telo questo palloncino
e rilanciarlo ai genitori lasciandoli completamente
spiazzati!
Subito dopo, stanchi e affamati, tutti i partecipanti
si sono ristorati sotto i gazebo appositamente allestiti
con una deliziosa merenda a base di panini di
ogni tipo, pizzette multicolori, succhi di frutta e acqua
a volontà.
Con il pancino pieno, tutti i bimbi hanno seguito con
grande interesse e attenzione il teatrino per prepararsi
poi al lancio della “nuvola dei desideri”. Ogni
bambino ha scritto su un pezzo di carta un desiderio
da attaccare ad un palloncino colorato. Pronti per il
volo? Tutti i palloncini sono stati simultaneamente
lanciati verso l’alto, e con essi i desideri di tutti
i piccoli partecipanti. A chiusura della giornata,
un trampoliere ha giocato con i bambini facendo
una sorta di trenino per coronare con una danza
propiziatoria la cerimonia dei desideri.
È stata una giornata fantastica per tutti, sia per i piccoli
che per i grandi e una grandissima soddisfazione
anche per gli animatori.

Mostre e mostre
di Emanuela Salti
Aria di novità al CASC-BI: il 20 ottobre 2012, ad
inaugurare la nuova stagione espositiva presso il Sodalizio,
è stata invitata l’artista Vivien Kabar. Nata in
Ungheria nel 1981, ha dimostrato precocemente il suo
Vivien Kabar
talento nel disegno e nella pittura. Sua madre di origine
ungherese e suo padre di origine araba le hanno fatto
respirare due culture diverse, ma lei si sente e si dichiara
cosmopolita. Non solo pittrice ma anche poetessa
e raffinata musicista - quasi un’artista Rinascimentale
- ha messo in mostra le sue sorprendenti opere pittoriche,
caratterizzate da un intenso uso del colore (la “Serie
blu”), da mistero e sospensione temporale (“L’ascesa degli
angeli”, “La Pietà”): vere auto-espressioni
dei suoi studi di psicologia.
Lo spazio espositivo ha successivamente accolto,
dal 5 al 12 novembre, una interessante
mostra bipersonale, degli artisti Dirce Körbes
e Maurizio Attisani, intitolata “Diversamente”.
Le opere di Dirce Körbes, laureata in Belle
Arti presso l’Universitá do Estato di Santa
Catarina, nel Sud del Brasile, hanno una caratteristica
particolare: il caldo invito a riflettere
su situazioni e fatti che incontriamo lungo
il cammino quotidiano. Ad ispirare l’artista
può essere un urbanesimo selvaggio, la
scoperta di luoghi dimenticati, contrasti cromatici naturali,
strade ferrate abbandonate, sovrapposizioni casuali
di oggetti inutilizzati, scorci di strade. Opere tutte che,
oltre ai profondi valori estetici, esprimono la necessità
di riflettere sull’eccessivo
progressismo,
sull’aggressiva tecnologia,
sull’esasperato
bisogno di rinnovamento
giornaliero.
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Opere di Körbes e Attisani
Maurizio Attisani, dedicatosi alla poesia e alla pittura
sin da giovanissimo, si è formato presso le accademie di
Belle Arti di Roma e Bologna. Artista eclettico, partendo
da una configurazione dell’immagine secondo musicalità
classiche e frammentazioni naturalistiche, Attisani
conquista un processo di stilizzazione e semplificazione
arrivando a definire un preciso codice espressivo. L’artista
formalizza una tipologia di linguaggio che ha come
preciso scopo la creazione di un’arte oggettiva, le cui regole
tendono a riflettere l’ordine dell’universo.
“Diversamente” è, in ultima analisi, espressione di
una differenza: tra gli artisti (donna e uomo), del luogo
d’origine degli autori (Brasile e Italia), della iconografia
(tendenza all’informale e ricerca della geometria). La
mostra è il primo di una serie di eventi durante i quali,
di volta in volta, saranno creati connubi tra le diverse
forme d’arte e troveranno spazio incontri di approfondimento
di storia dell’Arte, anche per un pubblico di eccezione:
i bambini. Ai piccoli Soci sarà offerta l’opportunità
di avvicinare la pittura, il disegno, la grafica, la scultura
- e non ultimi, il fumetto e la fotografia - attraverso
un linguaggio semplice e coinvolgente, per appassionarli
all’emozionante mondo dell’Arte.
Opere di Körbes e Attisani
Restate collegati...e leggete i prossimi Appuntamenti del
Mese!
Opere di Vivien Kabar

Come eravamo...
Ci farebbe piacere ricevere contributi simili dai
colleghi di altre città italiane, che hanno vissuto
la stagione in ..... bianco e nero.
La Redazione
Una giornata a Ostia
di Leandro Toccaceli Trainelli
Settimane bianche, viaggi all’estero, Maldive, Sardegna,
Santo Domingo, Adriatico e chi più ne
ha più ne metta… Oggi il ventaglio entro il quale
scegliere le vacanze è amplissimo. Cosa assolutamente
inimmaginabile negli anni ’50 durante i quali,
per moltissime famiglie romane, qualche giornata
passata al mare di Ostia era la sola vacanza che la
famiglia si poteva permettere.
Ad Ostia c’erano molte più spiagge libere di adesso
ma anche gli stabilimenti erano numerosi ed erano
ben diversi da quelli attuali: tutti avevano delle
spiagge lunghissime e la sabbia era onnipresente,
sin dall’entrata dello stabilimento stesso.
Le cabine erano disposte in lunghe file verticali verso
il mare; erano per la stragrande maggioranza in
legno e poggiavano su bassi pali (nascondersi sotto
le cabine era uno dei giochi preferiti di noi ragazzini)
ed erano coloratissime.
Avevano anche un’altra caratteristica: erano tutte
molto grandi, spaziose e dotate di una ampia veranda,
anch’essa in legno, e di tavolino e sedie per
11
poter apparecchiare ed eventualmente appisolarsi
all’ombra.
Gli stabilimenti erano suddivisi in settori, ognuno
con il proprio gruppo di cabine. Nella tua cabina
potevi entrare solo dopo aver presentato al bagnino
del tuo settore la ricevuta presa all’ingresso.
Il bagnino prendeva da un grande tabellone la chiave
giusta, ti accompagnava alla cabina, l’apriva, controllava
e ti faceva verificare che tutto fosse a posto, salutava
e se ne andava (oggi sembra quasi incredibile!).
Una particolarità che perdurò fino alla fine degli
anni ’50 o giù di lì, era che i vari stabilimenti erano
attrezzati con quelle che venivano comunemente
chiamate “corde”.

Cosa erano? Erano un mezzo
molto semplice per permettere
alle persone di fare il bagno
anche se con l’acqua avevano
poca dimestichezza e non
sapevano nuotare, cosa allora
molto frequente.
In pratica, a partire dal bagnasciuga
e andando verso il largo,
erano ben piantati nella
sabbia una serie di grossi pali
di legno collegati fra loro da
una robusta fune marinara tenuta
a sua volta non tesa ma
“comoda”.
E uno spettacolo consueto era
di vedere attaccate a queste
corde una moltitudine di persone,
grandi e piccoli, che sguazzavano nell’acqua.
Per i ragazzini il divertimento più grande era mettersi
a cavalcioni delle corde vicino alla riva quando
il mare era grosso e c’erano i cavalloni, oppure usarle
come trampolino per tuffarsi in acqua.
Naturalmente, mamme permettendolo, più riuscivano
ad andare verso il palo più lontano, e quindi alla
fine delle corde, e maggiore era il loro divertimento.
Un altro rito della giornata al mare di Ostia era il
pranzo. Nel senso che tutto era rigorosamente preparato
a casa e consumato al mare. Ciò significava
portarsi dietro pentole, tegami, piatti e posate che,
naturalmente, una volta mangiato andavano pulite.
Già, pulite... ma come? A quei tempi, in testa a ciascuna
fila doppia di cabine, c’era sempre una fontanella:
nelle prime ore del pomeriggio intorno a quella
fontanella immancabilmente si formava una piccola
fila di persone intente a... lavare le proprie stoviglie.
12
Il metodo era semplice: per prima cosa il piatto veniva
passato sotto l’acqua per eliminare i residui del
cibo, poi era la volta di una energica strofinata di
sabbia bagnata sul piatto medesimo al fine di sgrassarlo
ben bene e, infine, di nuovo il piatto veniva ripassato
sotto l’acqua della fontanella per una bella
risciacquata... e voilà. Provare per credere.....
E arrivava per le famiglie il momento di affrontare
il viaggio per rientrare a casa. Tragitto? Più che altro
era una marcia forzata, almeno per i genitori!
Proviamo ad immaginare: accaldati, se non scottati,
da una giornata di sole, appena usciti dallo stabilimento
iniziava la marcia di avvicinamento a casa con
il tragitto, rigorosamente a piedi (in quegli anni i possessori
di auto erano rarissimi privilegiati), dallo stabilimento
alle varie fermate del “trenino” per Roma.
Ostia Lido, Castel Fusano, Stella Polare: erano queste
le fermate e tutte certo non vicine agli stabilimenti.
Quindi l’assalto al “trenino”: avete presente la metropolitana
all’ora di punta? Ecco, la
situazione era più o meno quella. Arrivati
a Roma Ostiense, occorreva attraversare
tutta la grande piazza per
prendere ciascuno il proprio tram.
Poi, finalmente, dalla fermata del
tram altra sgambata per arrivare a
mettere piede in casa. Inutile ricordare
che allora le linee tramviarie
non erano numerose come oggi, e lo
stesso dicasi delle fermate...
Una volta in casa per i più piccoli e
i meno piccoli iniziava la conta delle
ferite: ..... scottature, .....bolle, .....
bruciature e il tormento delle “amorevoli”
cure delle mamme che ci davano
sotto con olio, creme, borotalco.....
ma questa è un’altra storia.....

Cultura
Adriano e Antinoo
di Piero Falletta
Roma è una città che riserva continuamente sorprese.
Non passa giorno che non si apra una
buca in una strada e che, tra i disagi dei cittadini, si
scoprano bellezze rimaste nascoste da millenni.
Oggi parliamo di una statua che noi, colleghi di Roma,
vediamo giornalmente ma, come tutte le cose che si ripetono,
non le prestiamo la dovuta attenzione.
Risaliamo al tempo dell’Imperatore Adriano.
Viaggiò molto, spinto dalla necessità che sentiva di
conoscere i modi di vita degli abitanti delle lontane
province e dal desiderio di provvedere ai loro bisogni
ed al loro sviluppo.
Fu così che nell’anno 124, durante un suo viaggio
nella parte Nord-Orientale dell’Asia Minore, fece indire
un concorso per la selezione del fanciullo più bello
della zona.
Tra i tanti concorrenti fu scelto Antinoo, un ragazzo
dalle fattezze bellissime, che fece innamorare perdutamente
Adriano.
Da quel momento divenne suo compagno di viaggi,
di caccia e di esperienze lungo le vie che l'imperatore
percorse negli anni successivi, suscitando anche invidie
all’interno del suo seguito.
Alla fine del 130 d.C. Antinoo muore annegando nel
Canopo, un canale del Nilo. Non è mai stata chiarita
la circostanza della morte, se fosse una disgrazia, un
suicidio o altro.
Adriano impazzisce di dolore e ne istituisce il culto.
Vive e fa vivere tutti nella memoria del suo amante.
Fonda una città nel luogo della sua morte, Antinopoli,
conia monete col suo volto e commissiona a
una moltitudine di scultori statue di Antinoo raffigurato
come Dioniso, Adone, Ermes o altre divinità che
disloca in tutto l’Impero.
Fa costruire un obelisco in suo onore: i geroglifici della
stele raccontano la sua storia e la sua morte. Scoperto
nel XVI secolo nella zona di Porta Maggiore, l'obelisco
nel 1882 viene trasferito al Pincio, per ordine di
Papa Pio VII, dove ancora oggi possiamo ammirarlo.
Le ipotesi relative al luogo della sepoltura del giovane
sono diverse: qualcuno asserisce che fu seppellito ad
Antinopoli, mentre la grande maggioranza degli studiosi
sostiene che le spoglie furono trasferite a Roma,
molto probabilmente all'interno di Villa Adriana.
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A tale ultima ipotesi si oppose un gruppo di studiosi
che, interpretando alcune incisioni dell' obelisco
in cui si parla di "Horti", sostenne la possibilità che
il corpo di Antinoo fosse sepolto nei pressi di Castel
Sant' Angelo, il Mausoleo di Adriano, dove erano gli
Orti di Domizia Plautilla.
Dai recenti scavi effettuati a Villa Adriana, tutto fa
avvalorare l’ipotesi che la tomba di Antinoo sia al suo
interno. Le spoglie non sono state ancora trovate, ma
l’ambientazione della tomba rinvenuta sembra essere
proprio quella dell’amato di Adriano.
Questa storia ci riporta alla nostra scultura: una delle
tantissime statue di Antinoo fatte fare da Adriano
è stata rinvenuta durante gli scavi per la costruzione
di Palazzo Koch.
Quasi certamente l'attuale collocazione della statua
non coincide con il luogo del suo ritrovamento. Probabilmente
la scultura faceva bella mostra di sè in una
villa sulla Via Nomentana quando, in epoca cristiana,
venne abbattuta e gettata in un fiume. Solo nel
tardo Medioevo sarebbe stata recuperata e collocata
nella bottega di un marmista in Via del Mazzarino.
La statua, in marmo lunense, che raffigura Antinoo
nelle sembianze di Dioniso, è alta 228 cm ed avrebbe
mille cose da raccontarci.
Noi le passiamo davanti senza degnarla di uno sguardo.
Ne sappiamo poco, ma è una di famiglia.

Arte povera
di Cesare Mantini
Proseguendo nel nostro percorso cronologico, incontriamo
un nuovo Movimento artistico, che nel
1967 fu battezzato dal critico Germano Celant con il
titolo di “ Arte Povera”.
È una corrente d’arte contemporanea che impiega materiali
“poveri” (sassi, tronchi d’albero, stracci, terra)
per creare opere o realizzare installazioni ed happening
di tipo concettuale insieme a strategie espositive che ne
esaltano la linea poetica.
In realtà questi materiali più che poveri potrebbero definirsi
“elementari” e si contrappongono decisamente
ai prodotti del consumismo.
È la reazione all’opulenza urlata dalla Pop –Art che
rappresenta giganteschi hamburger trasbordanti maionese
e hotdogs, teorie di scatole di zuppe e detersivi, riproduzioni
gigantesche di fumetti ed insegne pubblicitarie,
secondo una regia ereditata dal cinema.
Pistoletto - Venere degli stracci (1967)
Contro questi status simbol dell’immaginario popolare,
l’Arte Povera, appunto, presenta l’oggetto e la materia
allo stato originario (carbone, neon, vetro, paglia)
legati assieme da un concetto essenziale.
Il Movimento tutto italiano nasce ad opera di un
Gruppo torinese (Boetti, Merz, Zorio) e si estende a
numerosi altri Artisti che per periodi più o meno lunghi
seguono tendenze affini a quelle degli epigoni col-
14
tivando, come loro, il
valore emotivo dei materiali.
Essi spaziano su
espressioni totalmente
diverse, per cui è quasi
impossibile sceglierne
una a titolo semplificativo.
Proviamo comunque a
citare le opere di tre Artisti
cercando di coglierne
il contenuto concettuale.
La più provocatoria è
l’installazione di Jannis
Kounellis alla Galleria
l’Attico di Roma del
1969, che colloca dodici
cavalli vivi nello spazio
della Galleria.
Con questo l’Artista si
proponeva di dimostrare
la nullità del confine Giuseppe Penone - Albero 11 metri
tra realtà e rappresentazione.
Perché un dipinto che rappresenta dei cavalli
può essere esposto in Galleria e cavalli vivi, esposti nella
stessa Galleria, generano scandalo?
Un altro artista, Giuseppe Penone, nell’opera “Albero
di 11 metri” del 1969, ha scavato una trave di legno
fino a scoprire i nodi per ricostruire l’attaccatura e lo
spicco dei rami. Concettualmente, così, il nuovo albero
creato da Penone è l’anima dell’albero da cui è stata
ricavata la trave.
Un terzo artista, Michelangelo Pistoletto, con la “Venere
degli stracci” del 1967, presenta una scultura in
gesso di Venere con il volto immerso in una montagna
di stracci. L’autore sembra esaltare la contraddizione
tra il valore di una immagine classica ed il niente di
una catasta di stracci.
Venere è nuda, senza vestiti.
Gli stracci non sono più abiti, ma rammentano la
memoria di un corpo.
Così è, se vi pare!
J. Kounellis - L’Attico

Poeti, Imperatori e Dei
da Anzio a Sperlonga
di Lucia Iacovacci
Un raggio di sole sul
mare, la neve che
imbianca la cima dei
monti, il canto di un fiume
che scorre nella valle.
Noi sostiamo lì, fermi, silenziosi,
assorti a rimirare
per un istante, per minuti,
per ore questi scenari che
evocano emozioni, richiami
della mente, il fascino
del bello.
Sperlonga, testa di Tiberio
Ma talvolta, oltre a tutto
ciò, avvertiamo una attrazione diversa: quel luogo richiama
atmosfere di una memoria antica.
Perché? Perché lo stesso luogo ha incantato, prima di noi,
Poeti, Imperatori e Dei che ne hanno certificato quell’imperitura,
eterna magia che ora invisibilmente si unisce alle
nostre emozioni.
Così ad Anzio, antica capitale dei Volsci, come non unire
la bellezza del panorama alla vista dei resti della Villa e
del Porto di Nerone sapendo che questa città è stata scelta
migliaia di anni fa per il fascino del luogo?
Giunti al promontorio del Circeo, con le sue mura ciclopiche
e i ritrovamenti del cranio neandertaliano, come
non pensare ad Omero che nel IX secolo a.C. vi ambienta
la leggendaria storia di Ulisse e del suo viaggio da Troia
ad Itaca durante il quale incontra Circe, la celebre maga
del mito greco?
Intanto ci raggiungono i piccanti aromi delle cucine della
Villa di Lucullo, dove si celebravano i proverbiali banchetti.
Proseguendo sulla Via Appia raggiungiamo Terracina, dominata
dal monte Sant’Angelo, luogo dell’antica Acropoli,
con la cinta delle mura Sillane, il Tempio di Roma e
di Augusto e, sul limite dello sperone proteso sul mare, il
monumentale complesso del Tempio di Giove Anxur, rivolto
verso quel mare che ora noi stiamo ammirando.
Terracina, il tempio di Anxur
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Sperlonga, grotta ninfeo di Tiberio
Sentiamo la cadenza dei passi dei legionari che risalgono
la Via Appia e quella dei mercanti e dei marinai che giungono
nel porto di Traiano.
Ma la più emozionante rivelazione di antiche memorie
ce la offre Sperlonga con il Porto Imperiale di Tiberio ed
il suo interessante Museo Archeologico. Tiberio, nato nel
42 a.C. e morto nel 37 d.C., vi dimorò per alcuni anni,
prima di trasferirsi a Capri nel 27 d.C.
Una villa di grandiosità senza pari, con la sua grotta ninfeo,
che garantisce una visita di grande suggestione.
Inoltre, sapienti scavi hanno messo in luce importanti
manufatti che permettono di ricostruire, in un avvincente
percorso, la vita che si svolgeva nella Villa, a partire
dall’attracco delle navi nel porto, ai saloni, al “vivaria” per
la coltura dei frutti di mare e dei pesci. Da non perdere la
“Grotta” che nell’età imperiale fu trasformata in un sontuoso
ninfeo-triclinio, forse il più monumentale di tutta
l’antichità, a conferma dell’avanzata civiltà romana.
Al suo interno era collocato un fantastico ciclo scultoreo
ispirato all’Odissea. Al centro del bacino sorgeva il gruppo
della nave di Ulisse assalito dal mostro Scilla; sul fondo
una grande scultura a rappresentare Ulisse che acceca Polifemo
addormentato.
Sui lati della Grotta altre due sculture ispirate all’Iliade: il
ratto di Palladio ad opera di Ulisse e Diomede e la scultura
di Ulisse che trascina il cadavere di Achille.
Questa “Odissea di marmo”, ideata attorno al 20 d.C.
dall’interesse intellettuale di Tiberio, aveva anche lo scopo
di esaltare Ulisse, quale capostipite della Gens Claudia,
in contrapposizione al troiano Enea che dava nobiltà
alla Gens Julia.
Questo avvincente percorso della Grotta si completa con
la visita dell’annesso Museo Archeologico che ospita, in
un suggestivo montaggio, la ricostruzione di tutte queste
sculture ottenute con i frammenti provenienti dagli scavi,
unitamente ad altri importanti reperti.
Il mio consiglio è di non perdere l’occasione per un interessante
prossimo week end.
Sperlonga, Ulisse acceca polifemo

Guttuso 1912-2012
di Piero Falletta
Anche quest’anno il Complesso del Vittoriano ospita
una grande mostra dedicata ad uno dei maestri della
Pittura: Renato Guttuso.
La mostra, in occasione
del centenario della nascita,
ospita cento dipinti
scelti in modo da rappresentare
l’intero arco
creativo dell’attività artistica
del maestro siciliano
e documentano i diversi
momenti espressivi
del pittore.
Renato Guttuso, Crocifissione, 1940-
1941, Galleria Nazionale d'arte moderna
e contemporanea, Roma
L’esposizione, a cura di
Fabio Carapezza Guttuso,
si protrarrà sino al 10
febbraio 2013. Vanta la
collaborazione ed il supporto
di numerosi musei
di grande prestigio, tra i quali la Tate Gallery, il Centre
National Des Arts Plastiques di Parigi, l’Estorick Collection
di Londra, il Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid,
la Galleria Nazionale d’arte moderna e contemporanea
di Roma e il Museo Guttuso di Bagheria. Esposti
anche capolavori di importanti gallerie e collezioni
private.
Guttuso, infatti, è stato per più di cinquant’anni uno straordinario
testimone del nostro tempo, in grado di rappresentare
con le sue opere, ma anche con i suoi scritti,
la condizione umana con le sue sofferenze, i suoi miti, le
sue passioni.
La mostra documenta i diversi movimenti artistici di cui
Guttuso fu protagonista, spesso scomodo. Guttuso, che
visse tra Palermo, Milano e Roma, svolgendo funzione di
raccordo tra gli artisti che vivevano in quelle città, stabilì
nella capitale il fulcro delle sue relazioni.
Con i suoi dipinti “Il Colosseo”, “Tetti di Roma”, “La Visita
della sera”, fa scoprire una Roma diversa.
Sono inoltre esposte le opere che il maestro aveva tenute
per sé, nella sua collezione privata; piccole tavolette
con le quali muoveva i primi passi nel mondo della pittu-
Renato Guttuso, I funerali di Togliatti, 1972,
Museo d'Arte Moderna di Bologna
16
ra accanto a capolavori
come “Fuga dall’Etna”,
“Crocifissione”,
“I funerali di Togliatti”,
“Caffè Greco”, “La
Vucciria”, “La Spiaggia”,
“Zolfara”.
Renato Guttuso nasce
a Bagheria in provincia
di Palermo nel 1912.
Da bambino frequenta
la bottega di un pit-
Renato Guttuso, La Vucciria, 1974, Palermo,
Complesso Monumentale dello Steri
tore di carretti siciliani restando fortemente impressionato
dalle scene dipinte sui carri, che ricorderà per sempre.
Dal 1935 al ’37 soggiorna a Milano dove tiene contatti
con Birolli, Manzù, Persico, Banfi, Joppolo, che rafforzano
le sue idee innestandole su basi politiche antifasciste.
Nel 1937 si trasferisce a Roma e il suo studio diventa
uno dei centri intellettuali più vivaci della capitale. Stringe
amicizia con Moravia, Antonello Trombadori e Mario
Alicata, determinanti per la sua adesione al Partito comunista
nel 1940.
Tra il 1940 e il 1942 partecipa al movimento milanese
di “Corrente”. Nel 1943, a Roma, entra nella resistenza
e nel dopoguerra partecipa al “Fronte Nuovo delle Arti”
con opere di rottura e di accentuato influsso post-cubista.
L’artista vuole testimoniare, secondo le sue stesse parole
“un’arte diretta e leggibile, non intellettualistica, un’arte
più legata all’uomo, ai suoi sentimenti, alle sue sofferenze,
alle sue lotte”.
Nel 1948 Guttuso partecipa per la prima volta ad una
Biennale, la XXIVª.
Nel 1965 trasferisce la sua definitiva residenza romana a
Palazzo del Grillo. Nel 1972 dipinge “I funerali di Togliatti”,
un progetto lungamente meditato fin dalla loro celebrazione
nel settembre del 1964. L’anno successivo realizza
un ciclo di grandi composizioni commemorative come
“Omaggio a Picasso” morto quell’anno e “Il convivio: Picasso
e i suoi personaggi” del 1973, esposto in mostra.
Nel 1974 dipinge il grande quadro “La Vucciria”. Nel
1976 è eletto senatore della Repubblica e nello stesso
anno dipinge “Caffè Greco” a Roma.
Guttuso muore il 18 gennaio 1987. Come ha sottolineato
Fabio Carapezza Guttuso, “La sua vita e la sua pittura
sono fuse insieme in un’unica realtà politica”.
Renato Guttuso, Caffè Greco, 1976,
Museo Thyssen-Bornemisza, Madrid

Curiosità
La Milano nascosta:
le cinque vie
di Dino Di Vincenzo
riprova del fatto che l’inatteso si nasconde dietro
A l’angolo, decido di spingermi oltre il palazzo della
Banca d’Italia di via Cordusio a Milano. Per i colleghi
che non lo conoscono, si tratta di un edificio completato
nel 1923, ispirato allo stile greco-romano. Il portale
d’ingresso è chiuso da un monumentale cancello
in bronzo, ferro e marmi e si dice essere più alto del
portale maggiore del Duomo. Sull’interno non so dire,
non frequento…. Spingiamoci oltre e dopo via Moneta
(un nome che è del tutto casuale) possiamo percorrere
un itinerario nella Milano meno conosciuta e più
nascosta ma proprio per questo molto suggestiva.
Ci troviamo in un suggestivo crocicchio della vecchia
Milano: le cinque vie. Siamo in un punto centralissimo
ma tagliato
fuori dalle
rotte dello
shopping e
del turismo.
L’urbanistica
si presenta peculiare:
strade
strette, palazzi
affastellati
uno dopo l’altro,
pavimentazione stradale di pietre di fiume. In questa
zona si concentravano un tempo i palazzi dell’oligarchia
milanese, prima che altre zone fossero più di
moda, come il Borgo Nuovo. Per due di queste strade
passava il "decumano massimo" di epoca romana.
Alla ricerca di altre testimonianze romane, imbocchiamo
via del Bollo e troviamo via della Zecca Vecchia.
Questo nome ci ricorda che qui, fin dal terzo secolo,
si batteva moneta e che l’attività proseguì fino al 1887
quando come ultimo pezzo si coniò la lira di Umberto I.
Poco oltre ci troviamo
in piazza Santo Sepolcro.
Qui si incrociavano
il cardo e il decumano
della Mediolanum
Romana e vi si
affacciavano gli edifici
più importanti: il Palazzo,
le Terme, il Circo…
Vi si trovano la
17
chiesa del Santo Sepolcro
e accanto la famosa Biblioteca
Ambrosiana, fondata
nel ‘600 dal Cardinale
Federigo Borromeo unitamente
alla Pinacoteca.
Al collegio dei Dottori
dell’Ambrosiana appartenne
Achille Ratti, il futuro
Papa Pio XI. La chiesa del
Santo Sepolcro, un tempo
parrocchia, risale all'anno
mille e fu edificata al tempo della prima crociata. All’interno
sono degne di nota due rappresentazioni della Passione
di Cristo in terracotta policroma risalenti al '600.
Si tratta della lavanda dei piedi e della coronazione di
spine con il rinnegamento di Pietro (nella foto). Imbocchiamo
via Santa Maria Podone ed ecco che ci si para di
fronte l’austero Palazzo della fine del ‘400.
La famiglia Borromeo dette alla città di Milano due illustri
arcivescovi: San Carlo e Federigo Borromeo. Il
palazzo venne edificato da Vitaliano Borromeo, banchiere
di Padova, ma divenuto cittadino di Milano al
tempo dei Visconti. Pregevole il portale marmoreo del
XV secolo sormontato da un piccolo dromedario.
Uno sguardo dall’altro lato della piazza. Scorgiamo la
chiesa di Santa Maria Podone, IX sec., dal così detto
architetto che la realizzò (Verulfo detto Podone). A destra,
oltre alla statua di San Carlo, è da notare la cappella
gentilizia della famiglia Borromeo. Nel frontone
della facciata secentesca spicca il simbolo della Famiglia:
l’Humilitas. Percorrendo via Santa Maria Fulcorina
incontriamo Palazzo Fagnani e la chiesa di San Matteo
alla Banchetta che ne costituisce la cappella gentilizia.
Il nome della chiesa vuole ricordare il banco di gabelliere
di San Matteo. La chiesa risale all’anno mille
ma l’aspetto attuale è settecentesco.
Ancora due passi ed ecco la Chiesa di Santa Maria alla
Porta, nome che deriva dalla sua prossimità a porta Vercellina,
uno dei varchi di accesso alla città di epoca romana.
Purtroppo l’edificio fu gravemente danneggiato
dai bombardamenti con
la distruzione della Cappella
della Madonna del Grembiule.
Tale cappella era stata
edificata intorno ad una effige
miracolosa che, pulita
dalla polvere col grembiule
di un muratore zoppo, aveva
concesso a questi completa
guarigione.
Poco oltre una curiosità: incrociamo
via Bagnera, di per
sè non degna di nota se non
per il fatto di essere la strada
più stretta di Milano.

Carnevali romani
di Piero Falletta
Roma ha sempre avuto il suo carnevale,
anche se tra alti e bassi.
Una volta si chiamavano Saturnali o Lupercali
e si ha notizia di essi sino ai primi anni
del Medio Evo.
Ci fu una lunga pausa durante la quale la
tradizione venne messa da parte sino a quando
si ripresero i Giochi di Piazza Navona che
si effettuavano il giovedì grasso e quelli di
Testaccio che cadevano nella domenica di
“Quinquagesima”.
Erano giochi popolari e per il popolino.....
finchè non arrivò Papa Paolo II.
Lui, politico sino al midollo, capì che il vecchio
motto romano “panem et circensis” era sempre valido
e volle cortei rappresentanti gli dei mitologici,
maschere con i costumi più belli mai visti e dette
banchetti sontuosi a cui partecipava tutto il popolo
meravigliato da tanta munificenza.
A tali banchetti, apparecchiati a Piazza Venezia,
Paolo II assisteva dal balcone del suo Palazzo, (quel
balcone è sempre stato un’attrattiva!), e spesso lanciava
monete a piene mani ai partecipanti.
Alla morte di questo Papa, lo spettacolo decadde e
diventò truce e volgare. L’attrattiva principale fu la
corsa degli ebrei vecchi e giovani, insultati dal popolino
che li aggrediva con sassate e lanci di fango.
Tutto questo durò oltre due secoli, sinchè Clemente
IX Rospigliosi l’abolì chiedendo in cambio agli
ebrei “solo” trecento Scudi per le spese da sostenere
e per i premi da elargire ai vincitori dei Palii messi
al posto della famigerata corsa.
Inoltre dovevano presentarsi ossequiosamente e
prestare “Umile obbedienza” al Senatore ed ai Conservatori
che comunque avrebbero reso il più umiliante
possibile l’incontro, mentre il popolo, con le
sue mascherate, ne sbeffeggiava sia i riti che le cerimonie
religiose.
Agli inizi del 1700, nel primo sabato di Carnevale
si decise di aumentare lo spettacolo facendo “Giustizia”.
I luoghi prescelti erano normalmente Campo
dè Fiori, Campo Vaccino, o Piazza di Ponte,
mentre per quelle occasioni la forca veniva issata a
Piazza del Popolo.
Era il segnale che il Carnevale era iniziato e faceva
da complemento il Cavalletto posto a Piazza
Navona.
Tutta Roma veniva a godersi lo spettacolo di quei
disgraziati che subivano il nerbo dal carceriere e ai
18
quali il popolo poteva lanciare frutti marci e verdure.
Durava tutto il giorno e tutta la notte e pertanto
si predisponeva un’adeguata illuminazione,
mentre il Bargello andava a caccia di prostitute
che, mascherate, tentavano di aggirare il divieto
che proibiva loro di lavorare, emanato dal Governatore.
Identificate, erano spogliate sul posto e venivano
loro date trenta nerbate sul sedere, al cospetto di
tutti.
La maschera che annunciava ufficialmente il Carnevale
era il “Corriere del Carnevale”. Aveva una
frusta ed una cornetta, ma poco si sa del vestiario.
Le altre maschere in voga erano Pulcinella, il Dottore
e Traccagnino, ancora oggi in auge, la Vecchiaccia,
oggi assimilabile alla Befana, il Facchino, un giocatore
di morra milanese, l’Aquilano, che rappresentava
un venditore di carciofi abruzzese detto anche il Carciofolaro,
le varie maschere della commedia dell’arte

napoletana e il Conte Antico, il cui vestito era descritto
nei minimi particolari.
Aveva il viso truccato malamente, una enorme parrucca
di stoppa con una coda di rondine che arrivava
ai piedi, scarpe di coppale e fibbie formate da
“ciccetti” d’indivia, il codino era formato da una
treccia d’aglio ed al posto dello spadino aveva una
“conocchia” (asta di legno usata per la filatura).
La cravatta era rappresentata da un paio di canne
di mussola ritorta mentre i bottoni del soprabito
erano patate. La catena dell’orologio era di fichi
secchi, castagne secche e nocciole. Il gilet era ricamato
con lupini, fagioli e bruscolini (semi di zucca)
ed infine le calze erano una bianca ed una nera.
Al solo vederlo, il popolo si sbellicava dalle risate.
Con l’occupazione dei francesi del 1808, il carnevale
fu abolito e i romani riversarono il proprio
malumore sulle truppe occupanti.
Quando l’anno successivo i francesi lo vollero ripristinare,
il Governatorato fece sapere che il Papa
era contrariato dalla decisione unilaterale dei francesi
e quando a mezzogiorno fecero la comparsa i
Dragoni con i Palii da dare ai vincitori, il popolo
disertò totalmente le strade, lasciandole vuote e facendo
sì che le Corse dei Berberi si svolgessero solo
tra i soldati francesi.
Durante la notte apparve uno striscione con su
scritto: “L’orso, non l’uomo balla col bastone”.
Ma a parte casi sporadici, la corsa dei Berberi radunava
sempre una moltitudine di gente. Era preceduta
da una parata di autorità municipali in toga di
velluto ed oro, scortati dai vigili in divisa di gala e
da altre personalità nei loro costumi più scintillanti.
Partecipava anche il Governatore sulla carrozza di
rappresentanza scortato dai Dragoni in alta tenuta
e dalla Cavalleria con la divisa che ricordava i granatieri
di Napoleone.
La “lasciata” e la “ripresa” dei Berberi erano
presiedute da altissimi funzionari e la “mossa” era
uno dei momenti principali del Carnevale.
Un plotone di Dragoni muoveva al passo da Piazza
del Popolo, poi al trotto, al galoppo ed infine di
carriera, facendo spellare le mani per gli applausi ai
convenuti entusiasti.
Ogni tanto un Dragone cadeva con relative ossa
rotte, ma il giorno dopo aveva il suo nome su tutti
i giornali ed una dama portava sempre dei fiori
all’eroe.
Nel 1831 Gregorio XVI proibì i festeggiamenti, temendo
anche per Roma i moti rivoluzionari scoppiati
già in altre città. La sommossa doveva infatti
avere inizio alle quattro del giovedì grasso, ma la
polizia scoprì il complotto.
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Quando i congiurati tentarono di prendere il corpo
di guardia di Piazza Colonna furono dispersi e
da quel momento il Papa inaugurò una lunga serie
di processi per i quali si ricorda il suo papato.
Negli anni 1848-49, salì al Trono di Pietro il Cardinal
Mastai Ferretti, Pio IX, che ripristinò l’antica
festa, ma già dopo il 1860, con l’occupazione francese,
i giochi ritornarono ad essere poca cosa.
Sono passati centocinquant’anni ed ancora siamo
senza Carnevale. Il Papa non comanda più su
Roma ed i governanti sono alle prese con tagli e
“spending review”.
Ai piedi della Cordonata (la scalinata del Campidoglio),
ci sono due leoni in alabastro nero che
normalmente erano semplici fontanelle d’acqua.
In occasione del Carnevale e di qualche altra festa
particolare, usciva dalla bocca di uno vino bianco e
da quella dell’altro vino rosso. Oggi hanno tagliato
anche l’erogazione dell’acqua. Fra qualche tempo
si venderanno anche i leoni.
Per quelli che di quattrini non ne hanno non c’è
più niente da godere, per gli altri, sempre meno, è
carnevale tutto l’anno.
Pinelli: Carnevale in Roma, la ripresa dei cavalli Berberi a P.zza Venezia

San Sperate:
un viaggio nel Paese Museo
di Marco Dettori
“S
e i muri potessero parlare, non ci sarebbe bisogno
di guardare la televisione”. Così è scritto,
in dialetto, su un muro di San Sperate, piccolo centro
della Sardegna immerso nella campagna, a 20
km da Cagliari.
E qui i muri parlano davvero, perché da più di quarant’anni
San Sperate ha ricoperto le sue pareti di
murales, diventando un Paese Museo aperto gratuitamente
a tutti i visitatori,
ogni giorno
dell'anno. L’idea
partì nel 1968 da
un giovane scultore
del posto, Pinuccio
Sciola, di ritorno
da un soggiorno
in Spagna e poi in
una Parigi in piena
contestazione studentesca.
In occasione della
festa del Corpus
Domini, nella quale
era usanza stendere
lenzuola bianche
nelle vie dove sarebbe
passata la processione
religiosa.
20
Sciola, con l’aiuto di un gruppo di amici, dipinse
di bianco le pareti delle caratteristiche case campidanesi,
fatte di mattoni crudi (làdiri in sardo), e
poi, dopo avere iniziato egli stesso per primo a farlo,
invitò tanti altri artisti a dipingere sui muri del
paese le loro opere. Così quel borgo anonimo fatto
di argilla e fango, si trasformò in una fabbrica
di colori e in un nuovo modo di comunicare attraverso
l’arte.
Da allora San Sperate è diventato un museo a cielo
aperto, ospitando diversi artisti italiani e stranieri,
e costituendo negli anni Settanta il punto di
partenza di un grande fermento culturale e di
notevole progresso di quella attività che aveva
preso il nome di muralismo e che aveva contagiato
anche moltissimi altri centri dell'Isola.
Da qui sono passate, nel corso degli anni, tante
personalità incuriosite dalla unicità di questo
centro, come Dario Fo, Benigni, Arnoldo
Foà, gli Inti Illimani, il fotografo Pablo Volta,
il jazzista Don Cherry e l’Odin Teatret di Eugenio
Barba. Oggi sono più di 200 i murales
per le vie di San Sperate, senza contare le sculture
e le numerose installazioni artistiche presenti
qua e là nel paese.
I temi raffigurati riguardano per la maggior
parte la vita contadina (San Sperate è noto
per la sua produzione di pesche, ed ogni anno
da mezzo secolo circa si svolge a luglio una
Sagra dedicata appunto a questa coltivazione),
le sue persone e i suoi personaggi, anche
se non sono mai mancati nel corso degli
anni murales di denuncia sociale e civile,
come anche di pura sperimentazione artistica.
San Sperate è dunque un paese tutto da scoprire,
alla portata di tutti. Una delle tante bellezze nascoste
della Sardegna.

La leggenda di San Nicola -
San Nicolò e Santa Claus
di Daniele Rossini
Sapevate che a Trieste, come del resto in altre zone
del Nord Italia che erano parte dell’Impero Austro-Ungarico,
i doni ai bambini buoni non li porta
Babbo Natale la notte tra il 24 ed il 25 dicembre,
bensì San Nicolò la notte tra il 5 ed il 6 dicembre?
Volete sapere perché?
In realtà le due tradizioni hanno un’origine comune,
visto che dal culto di San Nicola (San Nicolò in dialetto
triestino) nasce quello di Santa Klaus (contrazione
di Saint Nikolaus).
San Nicola nacque a Pàtara, in Turchia, tra il 260 e
il 280 dopo Cristo da una famiglia molto ricca. Ben
presto rimase orfano, trascorse la sua giovinezza in
un monastero e, quando ne uscì, divenne Vescovo di
Mira.
Fin da giovane manifestò grande generosità donando
le sue ricchezze ai poveri ed aiutando il prossimo.
La leggenda più famosa sulla sua vita, ricordata
anche da Dante nel Purgatorio, narra di quando
il nostro Santo volle aiutare la famiglia di un
gentiluomo ridotto sul lastrico e molto preoccupato
per le sue tre giovani figlie alle quali non poteva
21
assicurare quella
dote che, una
volta divenute
grandi, avrebbe
permesso
loro di sposarsi.
All’epoca era
molto importante
perché in
caso contrario
sarebbero potute
finire schiave
o peggio prostitute.Nicola
andò fino alla
casa delle povere
bambine per tre
notti consecutive;
le prime due
volte gettò attraverso la finestra due sacchi pieni
di monete d’oro, l’ultima notte arrivò con il sacco
destinato alla terza fanciulla ma trovò la finestra
chiusa perché il padre voleva scoprire chi fosse
il misterioso benefattore.
Il Vescovo allora si arrampicò sul tetto per calare le
monete giù dal camino e queste, cadendo, si infilarono
nelle calze delle ragazze che erano appese ad
asciugare.
Da allora San Nicola è considerato il benefattore
dei bambini ed in molti paesi europei è ancora viva
l’usanza di appendere le calze sotto il caminetto o di
mettere le scarpe fuori dalla porta, in attesa che vengano
riempite di doni, frutta secca e dolciumi. Questa
antica tradizione, per secoli rinnovata nella notte
tra il 5 ed il 6 dicembre, è stata trasferita alla notte di
Natale in seguito a modifiche apportate in America
alla leggenda originaria.
All’inizio del secolo scorso anche la classica raffigurazione
di San Nicola in abiti vescovili venne sostituita
dall’immagine del moderno Babbo Natale con il tradizionale
costume bianco e rosso, rubicondo e paffuto,
con una folta barba bianca.
Vi chiederete ora come mai, essendo San Nicola
nato in Turchia, sia conosciuto come “San Nicola di
Bari”; perchè il 9 maggio del 1087, 62 marinai partiti
da Bari trafugarono le spoglie del venerato Santo
dalla città di Mira per salvarle dai musulmani e
le portarono nella città pugliese dove nel 1089 venne
edificata la Basilica che ancora oggi ospita le sacre
reliquie.
San Nicola resta uno dei santi più amati al mondo,
sia nei paesi a maggioranza cattolica che in quelli di
fede ortodossa e protestante; si pensi che è patrono di
Russia, Grecia e Lorena e che nella religione ortodossa
russa appare spesso come terza icona sacra, al fianco
di Giuseppe e Maria.

La giornata di un abitante
di Venezia…
un pò particolare...
di Claudio De Franceschi
Ecco un altro giorno. Finalmente una notte tranquilla.
Ho trovato proprio un bel posticino, lo
devo tenere in mente. In questa corte nascosta di Venezia
non è passato nessuno per tutta la notte. Nessuno
mi ha disturbato e, inoltre, c’è anche la possibilità
di ripararsi discretamente dall’umidità. Eh sì, la stagione
ormai sta cambiando e l’umidità della notte è
un nemico in più. Ora però me ne vado, devo cercare
di metter qualcosa nello stomaco.
Dopo un pò sono nei pressi del ponte della Dona
Onesta, vicino ai Frari. Qui ci sono i sacchi delle immondizie
lasciati dai ristoranti della zona e forse potrò
rimediare qualcosa. Cerco e rovisto, ma sul più
bello sono disturbato da un altro che ha avuto la mia
stessa idea.
È grande e grosso, senz’altro più di me, e non ha intenzione
di dividere: meglio allora battere in ritirata.
Un po’ più in là mi va meglio: trovo qualcosa di commestibile
e calmo così i morsi della fame. Mi ripeto
che basta sapersi accontentare, ma riempire lo stomaco
è sempre l’impegno prioritario.
Come dite? … Il sesso? No, quello non è un gran problema:
ho un paio di amichette che non si fanno tanto
pregare quando mi presento da loro…
Adoro prendere il vaporetto. Amo sistemarmi a prua
dove posso lasciarmi accarezzare dalla gradevole brezza
marina. Tutti mi guardano incuriositi, ma di solito
nessuno cerca di avvicinarsi.
Quando succede, me ne vado, così, semplicemente,
senza una parola e magari salgo sul vaporetto successivo…
Macché biglietto… ma quale abbonamento…
cosa vi viene in mente? Non sono proprio il tipo! Lo
notano subito anche i controllori, difatti non mi chiedono
mai il “documento di viaggio”. Sarebbe inutile,
pazzesco!
22
Un’altra cosa che amo è gironzolare per le calli, ma
non in quelle troppo affollate. Talvolta succede anche
di incontrare qualcuno di buon cuore che mi offre
uno spuntino… Intendiamoci, però, io non mendico,
ho la mia dignità, io! Nessuno cerca mai di offrirmi
del denaro, né, del resto, io lo accetterei mai.
Ho imparato a mie spese a diffidare della gente e penso
anche di saper distinguere fra chi mi vuol aiutare
disinteressatamente e chi, invece, cerca di attirarmi
nella trappola del tozzo di pane, per farmi del male,
magari senza nessun motivo, così, solo per farmi del
male.
Sappiate che il mondo è pieno di questo genere di
persone e che neppure i bimbi sono immuni da tentazioni
ciniche, anzi, molto spesso il pericolo maggiore
viene proprio da loro.
Come sia sia, io non passo mai inosservato. Alcuni mi
guardano con compassione, ma la maggior parte, ne
sono sicuro, mi invidia. Invidiano la mia libertà, loro,
gli schiavi di casa-autobus-lavoro o scuola-mensa-ancora
lavoro-autobus-casa.
Mi invidiano perché, quando voglio, osservo e derido
la loro boria dall’alto. Mi invidiano perché mentre
loro strisciano, io VOLO! Non mi credete? E allora
ve lo dimostrerò!
Un attimo dopo spiego le mie ali e volo sul cornicione
del palazzo di fronte, dove mi è parso di notare
una bella piccioncina che mi strizza l’occhio…

Sedi della Banca d’Italia dismesse
La Filiale di Pisa
di Alessandra Romani
Nell’ambito della rubrica sulle “Filiali dismesse”
ci dedichiamo in questo numero alla Filiale di
Pisa che iniziò ad operare nel 1881, come Banca Nazionale
del Regno, acquisendo la porzione del Palazzo
Franceschi, che si affacciava su via San Martino.
Il Complesso era di proprietà di Mons. Angelo Franceschi,
di famiglia nobile pisana, Arcivescovo in Pisa
nel 1783, ed era costituito da due edifici, entrambi
del 1700: uno sulla via San Martino, l’altro sul Lungarno
Galilei.
Per la realizzazione di tali Palazzi, la famiglia Franceschi
incaricò i migliori nomi operanti all’epoca in Toscana:
l’architetto Conte Ignazio De Pellegrini per la
parte progettuale, il Tarocchi e il Tempesti per la decorazione
degli interni e la realizzazione degli affreschi.
Durante l’ultima guerra, una porzione del Palazzo
venne completamente distrutta, mentre la rimanente
parte del Complesso fu fortemente danneggiata nelle
strutture e negli interni; nel suo insieme il Palazzo era
totalmente inagibile.
La Banca d’Italia studiò un progetto di restauro del
fabbricato per adattarlo alla nuova destinazione, curando
al tempo stesso la massima salvaguardia delle
parti decorative e strutturali originali.
Elementi essenziali del progetto furono la ricerca della
possibilità di recupero e del restauro della faccia-
23
ta sul Lungarno completamente devastata, i restauri
pittorici degli affreschi murali attribuiti al Tarocchi
e al Tempesti, il restauro del soffitto a stucchi dorati
al primo piano e degli altri soffitti a volta decorati,
il restauro e la ricollocazione del bel portone in legno
intagliato a squame, arricchito da eleganti battitoi
in ottone.
Oggi si possono ammirare, completamente restaurati:
L’Ufficio di Direzione, già camera da letto del Palazzo,
con “l’alcova” contenente un affresco di forma
quadrilobata raffigurante “Gesù con i simboli della
passione”. I due piccoli “cabinet” ai lati dell’alcova
sono anch’essi affrescati. Il soffitto della stanza è decorato
con stucchi dorati.
L’anticamera di Direzione, con un affresco del Tempesti
inserito in un ovale e rappresentante “il Tempo
che scopre la Verità”. Sulla sinistra si erge il Vegliardo
mentre al centro è mollemente sdraiata la figura femminile
rappresentante la Verità.
Sulla destra si vedono, al di là della “Falce” allegorica,
testine di puttini.
Il salotto di Direzione, stanza a monocromo sulla tonalità
del grigio, probabilmente affrescata dal Tarocchi
con quadrature semplicissime intorno ai bordi.
Agli angoli e ai bordi s’individuano le rappresentazioni
di divinità greche e romane.
La Sala del Consiglio con affreschi a”trompe l’oeil”.
Questi affreschi furono distaccati e depositati nella
Certosa di Calci per tutto il tempo necessario al
consolidamento dei muri perimetrali. Sono stati poi
riposizionati e restaurati per le parti esistenti.

Turismo
Una visita a Lisbona
di Piero Falletta
In questo numero ci dedichiamo a Lisbona, meta
di un prossimo viaggio del Casc-Bi in Portogallo.
Vorrei parlarne non solo a coloro che saranno accompagnati
dalla guida, ma soprattutto a quelli che vorranno
andare a scoprire i tanti angoli della città che
spesso per mancanza di tempo sono destinati ad essere
trascurati.
La storia del Portogallo e quella di Lisbona sono
un’unica storia. Le vicende della città riflettono quelle
di tutto il Paese. Le scoperte dei navigatori portoghesi
hanno portato gloria e ricchezze a tutti e in particolar
modo alla Corona e di conseguenza alla Capitale.
Sagres, Vasco de Gama, Pedro Alvares Cabral raggiunsero
mete mai immaginate sino allora. Scoprirono
le isole dell’atlantico, costeggiarono l’Africa sino al
Capo di Buona Speranza, raggiunsero il Brasile ed arrivarono
in Cina e in Giappone.
Queste scoperte procurarono grandi ricchezze, provocando
l'esplosione dell'architettura tardo-gotica.
Questo periodo fiorente fu interrotto nel 1580,
quando la corona portoghese passò a Filippo II di
Spagna sino al 1640, anno in cui la corona tornò ad
un portoghese.
Nel 1755 un terremoto, molto più violento dei
precedenti, rase quasi al suolo la città. La sua
ricostruzione in stile moderno avvenne sotto la guida
di Re Jose I° e del suo ministro, il Marchese di Pombal,
che progettò, allora, la Lisbona di oggi. Costui
espropriò la nobiltà ed i Gesuiti dei propri beni e fece
costruire strade ampie e piazze di rappresentanza. I
giardini dei conventi furono trasformati in parchi
pubblici e furono pianificati ampi viali. I quartieri
storici furono in parte salvati. Sono quartieri
medioevali che conservano le case piccole e le vie
fatte a scale, dove oggi convivono radici popolari con
l'ultimo grido della moda.
La città è posta su sette colli
ed è adagiata sulla sponda
settentrionale del fiume Tejo
(Tago), con un estuario immenso.
Sembra il mare! Affacciata
al fiume è invece la
Plaça do Commercio, voluta
una volta dal Marchese de
Pombal come ingresso principale
della città per chi giungeva
dal mare.
24
Lisbona è conosciuta per la luce, la bellezza e per quel
non so che di romantico, con le tipiche facciate dei palazzi
abbellite da Azulejos e dalle viuzze medioevali vissute
dalla gente del luogo.
È bello bighellonare per le vie della città ammirandone
le bellezze o salire con "l'Elevador Santa Justa", per vedere
Lisbona dall'alto. I colli hanno strade così ripide
che una macchina avrebbe grosse difficoltà a percorrerle.
Per ovviare a ciò si usano tram a grimagliera. Non
mancate di salire sul piccolo tram n° 28 che, in una direzione,
vi condurrà al quartiere del Chiado, dove tra
l’altro potrete sorbire un caffè al "A Brasileira", un caffè
degli anni '20 che servì da punto d'incontro di generazioni
d'artisti portoghesi, come a Roma fu il “Caffè
Greco”. Fernando Pessoa, ne era un assiduo frequentatore
e si vede la sua statua tra i tavolini degli avventori.
L’altra direzione vi porterà all’Alfama, rasentando gli
spigoli dei palazzi, tanto sono strette le strade. Lungo il
percorso vedrete la Cattedrale, la “Sè” (potrete visitarla
scendendo a piedi dalla collina…) e alla fine un altro
belvedere. Ancora qualche passo in più ed arriverete
al Castello di S. Giorgio, dal quale si domina la città.
Se sarete fortunati, potrete visitare una delle tante
mostre che vengono ospitate e sentire le note malinconiche
del “Fado”, magari su un vecchio brano di Amalia
Rodrigues.
La via principale dei negozi è la Rua Augusta che termina
a Piazza Don Pedro IV°, detta RUSSIU, punto
focale della città con Teatro, Fontana dedicata al Re,
etc. Vi troverete l'Edicola Internazionale in stile Liberty
ed il famoso Caffè Nicola. Nel palazzo dove c'era
l'Inquisizione, oggi c'è il Teatro Donña Maria e la statua
del Re Pietro IV°.
A pochi metri c'è una antica mescita, " ‘A Ginjinha"
dove si può degustare l’omonimo aperitivo all'amarena,
molto consumato a Lisbona. Di fronte, Piazza de
Figheira con la Stazione (fine '800).
Capisco che mi sto dilungando troppo, ma vorrei farvi
vedere Lisbona coi miei occhi e trasferirvi alcune sensazioni.
Mi avevano detto che avrei visto un Paese come
l’Italia degli anni ’50: io quegli anni me li ricordo. No!
Non è così.
La visita di Lisbona non può essere completa senza andare
all’Expo. Tanti i padiglioni da visitare tra i quali
La collina di Sao Jorge con il Castello

Una sala del museo delle carrozze
l’oceanario: il più grande e bell’acquario d’Europa, ma
soprattutto non potete mancare di visitare Belèm.
Il Monastero dos Jeronimos e la Torre di Belèm sono
i paradigmi della testimonianza di un'epoca, che aprì
gli orizzonti della storia dell'Europa e del mondo. Si
ergono simbolicamente a Belèm dove nel XVI secolo
era situato il porto da cui partivano le caravelle e
le navi per le scoperte marittime. Oggi non c'è più la
spiaggia ed il luogo è un'immensa banchina e un concentrato
di musei.
Prima di arrivare al monastero, troverete il Museo
delle Carrozze. Sistemato nelle scuderie reali, fa parte
del Palazzo reale di Belèm, oggi residenza ufficiale
del Presidente della Repubblica, ed è stato restaurato
nel 1786 dall'architetto italiano Giacomo Azzolini.
Accanto potrete ammirate il Mosteiro dos Jeronimos.
Il monastero, costruito con il denaro proveniente dal
commercio del pepe e delle spezie con l'India, è uno
dei monumenti più rappresentativi dello stile Manueliño,
uno stile portoghese che associa al gotico
l'utilizzo di elementi marittimi.
La magnificenza dell'edificio riflette i poderosi mezzi
finanziari di cui la Corona godeva allora.
Al di là della Plaça Alfonso de Albuquerque, vi troverete
di fronte ad un monumento costruito nel 1960
che sembra la
Portale Occidentale del Mostero dos Jeronimos
prua di una nave
con le vele al vento,
con una serie
di statue sulla
tolda.
Tra le statue del
“Padrao”, figure
significative della
Storia nazionale
come Vasco
de Gama, Pedro
Alvares Cabral,
Fernao de
Magalhaes, Diego
Cao e Bartolomeu
Dias.
25
Tornando alla torre di Belèm, sulle acque del Tago,
si resta colpiti dall'armonia della sua configurazione
e dai delicati ornamenti della pietra. Doveva
incutere timore ai nemici che venivano dal mare,
giacché era un formidabile e temibile baluardo di
difesa all'ingresso del fiume, incrociando il fuoco
con la for-
Torre di Belèm
tezza di S.
Sebastiao
da Caparica,
posta
sull'altro
margine.
P r o b a -
bilmente
non avrete
molto
altro tempo.
Con
i ritmi di
oggi, si va
a visitare
una grandecittà
durante
un weekend,
ma
nel caso
ne aveste,
andate a visitare Sintra con i suoi due castelli, Queluz,
con la Villa reale ed il suo parco e Mafra, per la
magnificenza del suo monumentale gruppo architettonico
con palazzo, convento e basilica.
Più vicino, ma meno
comodo da raggiungere
è Capo da Roca; emozionante
belvedere sul
mare, alto sulle rocce.
Una stele ti ricorda che
sei nel punto più estremo
dell’Europa, con
le parole: “Qui finisce
la Terra e comincia il
Mare”.
Padrao dos Descobrimentos
Stele a Capo da Roca

Sant’Antioco:
l’isola nell’isola
di Angela Di Martino
isola di Sant’Antioco,
“L’ oltre ad essere squisitamente
bella e a trovarsi in una
posizione strategica, produce un ottimo vino: Il “Carignano”.
Le sue vigne sono di piccolissime dimensioni,
fazzoletti di terra coltivati come “giardini di uva”
… di viti umili e inchinate a uno spettacolo unico di
cielo, mare e vento. …
L’isola di Sant’Antioco è vino. Questo lembo di terra,
posto all’estremità sud-occidentale della Sardegna,
rappresenta una realtà ancora tenacemente attaccata
alle sue tradizioni e alle sue origini agro-pastorali; su
tutte spicca, come detto, la viticoltura.
L’isola, tuttavia, non è solo enogastronomia. La parola
“Sardegna”, di per sé, evoca immagini di spiagge assolate
e acque turchesi; Sant’Antioco, anche da questo
punto di vista, non delude: dalle spiagge di sabbia
bianchissima di Calasetta, ai fondali ciottolosi di
Capo Sperone, passando per gli scogli piatti di Cala
Sapone, è difficile trovare una caletta che non soddisfi
il bagnante più esigente.
Ma l’isola di Sant’Antioco è anche storia. Alle popolazioni
nuragiche, prime ad abitare la zona, sono subentrate
numerose dominazioni, da quella fenicia a quella
romana, per arrivare a quella saracena.
Tra tutte, la più significativa rimane probabilmente
quella fenicio-punica (le cui testimonianze possono
oggi essere ammirate presso il Museo Archeologico e il
Tophet) che, per prima, ha attribuito all’isola il nome
di Sulky (“porto sicuro”), facendone uno dei più antichi
insediamenti della regione e punto di snodo fondamentale
nei traffici commerciali del Mediterraneo.
L’isola è poi tradizione. Essa porta il nome del Santo
protettore di tutta la Sardegna, la cui festa viene celebrata
due volte l’anno: in primavera, quindici giorni dopo
Pasqua, ed in estate, il 1° di agosto. Per l’occasione le
26
Pesca sulla spiaggia di Coaquaddus
donne più esperte preparano il pane del Santo, detto “is
coccois”, finemente decorato con delicati motivi floreali.
E il paese si dedica a celebrazioni religiose e profane che
culminano con la processione in cui la statua del Santo
viene preceduta da cavalieri, da carri trainati da buoi
e da gruppi folkloristici provenienti da tutta la regione,
abbigliati con i costumi tipici delle zone di provenienza.
Processione in onore del Santo Patrono
Ma l’isola di Sant’Antioco è soprattutto natura.
Se l’estate regala lunghe giornate di sole e mare, la
primavera e l’autunno – stagioni piuttosto asciutte
in ragione della bassissima piovosità che si registra in
questa porzione di Sardegna – consentono di apprezzare
al meglio l’isola, attraversandola con lunghe passeggiate
nella natura che portano alla scoperta del sito
nuragico di “gruttiacqua”, alla panoramica vista dalla
collina dove è posto il “Semaforo” (una postazione
semaforica e telegrafica di fine ottocento), ai tramonti
da godersi dalle scogliere a strapiombo nella costa
ovest dell’isola.
Tramonto sulla costa occidentale

Storie e misteri
Brescia: Fantasmi in filiale
di Teresa Bellone de Grecis
Cari amici, eccomi a descrivervi quella che è la storia
del Palazzo che oggi accoglie la Banca d'Italia
di Brescia. Incomincerò dicendovi che l'apertura
a Brescia, nel 1861, della succursale dell’allora Banca
Nazionale avvenne in una via che oggi è Corso Matteotti
al civico 38. Nel 1883, gli uffici si trasferirono
nell'attuale sede su Corso Martiri della Libertà n. 19.
Si erge fra due vicoli, "della Speranza" e "Solitario",
ed è stato edificato nel 1760 ad opera dell'architetto
Gaspare Turbini, abate. Sue sono anche la facciata
e la scalinata del Teatro Grande e Palazzo Fenaroli
a Brescia. L’edificio appartenne agli Onofri, una famiglia
bergamasca che si trasferì in questa città già nel
XVI secolo. Il palazzo fu seriamente danneggiato nel
1769 dall’esplosione della polveriera del Rivellino di
San Nazaro, attuale piazzale della stazione ferroviaria.
Nel crollo dell’edificio tutta la famiglia Onofri perì
tragicamente tranne il figlio maschio. Dopo un lento
processo di ricostruzione, protrattosi per circa un secolo,
nel 1880 l’edificio venne definitivamente completato
nella struttura e nell’apparato decorativo. La
facciata presenta una sequenza di finestre e balconcini
al terzo piano ed un imponente portale bugnato,
sovrastato da un balcone con candelabri angolari
in ferro battuto. In alcune sale sono anche presenti affreschi
attribuiti ad artisti bresciani e risalenti, presumibilmente,
al 1830.
Brescia: Palazzo della Banca d’Italia
27
Dopo questa premessa
e ricollegandomi
allo scoppio
della polveriera del
1769, la sensazione
è che l’edificio ospiti
l’inquietante presenza
di uno spirito maligno.
Sarà suggestione?
Chissà.
Diversi sono gli episodi
e le circostanze
che rafforzerebbero
tale affermazione.
Oserei dire che molti
colleghi nella Filiale
di Brescia hanno
avuto problemi di
salute: mal di schiena,
infarto, gastrite,
caduta accidentale e
così via. Fortunatamente,
casi risolti
con la guarigione degli
interessati.
Un episodio singolare,
poi, mi è stato
raccontato diversi
anni fa da un collega,
La facciata del palazzo della Banca d’Italia
ora in pensione, circa
la presenza di ectoplasmi nel palazzo.
È una sera di un lunedì di dicembre, quando il collega,
arrivato a casa dopo una giornata di lavoro, sotto
il portone realizza di aver dimenticato le chiavi in ufficio.
Abitando in periferia e non in città, la sua intenzione
è di riprendersi le chiavi di casa per non trascorrere
la notte sui marciapiedi, al freddo di dicembre.
A questo punto, non gli rimane che un modo per
risolvere il problema: ritornare in Banca. Bene, mi
ha raccontato che in Filiale non c’era più nessuno, se
non il personale dell’arma dei Carabinieri e che tutte
le luci erano spente.
Nel silenzio tombale, sente dei passi che, senza alcun
sospetto, attribuisce alla presenza dell’Arma. Mentre
cerca le chiavi di casa nel cassetto della sua scrivania,
avverte la spinta di qualcuno e vede un’ombra riflessa
sulla parete.
Molto spaventato e con il cuore in gola per l’assenza
di persone nella stanza,fugge per le scale.
Sono convinta che lo spirito non volesse fargli del
male ma solo essere lasciato in pace. Quest’episodio
mi ritorna alla mente quando in ufficio viene smarrita
la chiave di qualche armadio che viene poi ritrovata,
dopo tanto tempo, in cima allo stesso armadio,
dove nessuno può arrivarci, considerata l’altezza.

Roma:
il Muro Torto
di Adriano Imperatori
All’occhio attento di chi percorre Via del Muro Torto
non è sfuggita la scena non infrequente di auto
ferme in sosta obbligata per guasti improvvisi.
Quel muro oggi ha più di 1700 anni e un tempo i
romani lo chiamavano muro “ruptus” perché quando
pioveva a dirotto il muro franava. Fu eretto alla fine
dell’età repubblicana per sorreggere la collina dove sorgevano
ricche ville patrizie.
Quel luogo era stato scelto, tra gli altri, dagli Anicii,
dagli Acilii e dai Pinci, da cui proviene il nome Pincio
della stessa collina. La leggenda popolare narrava che il
muro fosse stato santificato addirittura da S.Pietro per
difendere Roma dalle invasioni.
In tempi recenti ogni tanto da quel muro si gettava giù
qualcuno deciso a porre fine alla sua vita, tant’è che ancora
oggi le alte sponde della murata sono protette da
reti.
È un muro verso il quale i romani avevano (e oggi pochi
hanno) un vero timore reverenziale; insomma era ritenuto
un muro maledetto. Il fatto è che ai suoi piedi venivano
sepolte le persone sconsacrate – e non erano poche
– quali i delinquenti, i vagabondi, i suicidi, le prostitute
e via dicendo. Così ancora oggi si dice che le anime
di quei poveracci vaghino sotto il muro lamentandosi
di una sepoltura religiosa che fu loro negata.
Non è tutto. Proprio sulla collina del Pincio, dov’erano
gli Horti Luculliani e oggi sorge Villa Medici, fu uccisa
Messalina. Alla bellissima Messalina quegli Horti piacevano
troppo, perciò non trovò di meglio che accusare
ingiustamente il proprietario, Valerio Asiatico che
era stato console ben due volte, convincendo il marito
Claudio - più grande di lei di trent'anni, balbuziente,
zoppo e al terzo matrimonio - a far suicidare il mal-
28
capitato. Com’era usanza
dell’epoca, Valerio si
tagliò le vene. Legge del
contrappasso o destino:
Claudio in seguito fece
uccidere Messalina proprio
in quegli Horti.
Forse la storia non andò
proprio così, ma è tramandato
un amore extraconiugaledell’imperatrice
(ricordata dal
popolo non solo come
traditrice del vincolo
coniugale ma anche
come prostituta notturna
in incognito - sembra
che una notte vinse
una gara con una pari rivale) con un certo Gaio Silio
che per lei aveva abbandonato la moglie.
Sperando in una copiosa ricompensa un liberto, ricordato
col nome di Narciso, fece la spia all’imperatore che
si trovava fuori Roma, il quale venne in tal modo a conoscenza
che la voce si era diffusa in tutta la città.
Cornuto sì ma fesso no. Messalina era fuggita agli Horti
Luculliani, allora Claudio incaricò un tribuno di recarsi
agli Horti e di porre fine alla vita della pluri fedifraga.
Muro Torto. Più tardi si sparse la voce che lo spirito di
Nerone vagasse da quelle parti, ritenendo che il corpo
dell’imperatore fosse stato cremato e le sue ceneri interrate
nella Villa dei Domizi presso Via Margutta. Si raccontava
che la Chiesa di S. Maria del Popolo, alle spalle
del muro, fosse stata edificata dal Papa Pasquale II nel
1099 proprio per contrastare quella credenza.
Sugli Horti Luculliani, nel 1564, i nipoti del cardinale
Giovanni Ricci di Montepulciano ordinarono una villa,
ma i lavori si protrassero fino al 1576 e terminarono
solo grazie al cardinale Ferdinando de' Medici, nuovo
acquirente.
Pochi anni dopo una circostanza ci avvicina di nuovo
alla natura misteriosa della zona: tra il 1630 e il 1633 la
Villa divenne il domicilio coatto di Galileo Galilei, reo
di sostenere teorie eretiche.
Arriviamo al 23 novembre1825. Alle spalle del Muro
Torto, in Piazza del Popolo gremita di gente si sta svolgendo
un’esecuzione. Mastro Titta cala la ghigliottina
su due carbonari: Targhini e Montanari che, neanche a
dirlo, saranno sepolti al Muro Torto.
Insomma, tra morti ammazzati, suicidi, nonché sepolti
inconsolabili e arresti, il Muro Torto non è detto che
porti jella, ma forse è meglio portare l’auto da un meccanico
prima di iniziarne il percorso.
Nota storica: il Muro venne inglobato nelle mura Aureliane.

Visitiamo le nostre città
Viaggio in Friuli Venezia Giulia
Cividale del Friuli
di Daniele Rossini
Il Friuli Venezia Giulia è una piccola regione con
una grande anima, poco conosciuta e colpevolmente
trascurata dagli itinerari turistici tradizionali.
È mia intenzione condurvi in un viaggio alla scoperta
di questo magico angolo del nostro Paese dove la
gente conserva ancora un forte legame con le antiche
tradizioni.
Legame che si manifesta attraverso la riscoperta e la
valorizzazione dei numerosi tesori d’arte e della letteratura,
dei meravigliosi paesaggi naturali e delle specialità
enogastronomiche.
La prima tappa del nostro viaggio è Cividale del Friuli,
piccolo centro il cui itinerario longobardo è riconosciuto
patrimonio dell’umanità dall’Unesco; passeggiando
per le sue stradine in un’alchimia di atmosfere,
colori e perfino suoni e aromi, si respira una dimensione
storica e si ha quasi la sensazione di tornare
indietro nel tempo.
In effetti Cividale è il cuore di millenarie vicende
friulane: Giulio Cesare fondò la città nel 53 a.C. con
il nome di Forum Iulii da cui deriva l’attuale Friuli;
dopo l’invasione dei Longobardi diventò la capitale
del loro primo ducato in Italia.
La loro influenza è testimoniata dalla presenza di assoluti
capolavori dell’arte longobarda tra i meglio
conservati d’Europa: l’Altare di Ratchis ed il Battistero
di Callisto, che si trovano nel Museo Cristiano
del Duomo, e, soprattutto, il Tempietto Longobardo,
una delle più straordinarie e misteriose architetture
alto-medievali occidentali.
Il rapporto con la cultura e la storia medievali è vivissimo
ancora oggi, come dimostrano le tante manifestazioni
e saghe tradizionali. Il 6 gennaio di ogni
Duomo e museo cristiano
29
anno, giorno dell’Epifania, nel Duomo viene celebrata
la “Messa dello Spadone” che rievoca l’investitura
che un tempo il Patriarca riceveva dall’Imperatore; la
spada con la quale il Diacono saluta e benedice il popolo
e le autorità è ancora quella originale del XIV secolo.
Nel mese di agosto si svolge un’altra rievocazione
medievale “Il Palio di San Donato”.
Il simbolo della città è il “Ponte del Diavolo”; alto 22
metri e lungo 50, poggia su 3 piloni che formano due
monumentali arcate.
Attraversandolo
si può ammirare
uno scenografico
panorama
sulla gola formata
dal fiume Natisone,
ma il vero
fascino di questo
monumento sta
nell’alone di mistero
che aleggia
intorno alla sua
costruzione.
U n ’ a n t i c a
leggenda narra
che gli abitanti
di Cividale, non
riuscendo a costruire
da soli un solido ponte in pietra, chiesero
l’aiuto del Diavolo che accettò, pretendendo in
cambio l’anima del primo cividalese che vi sarebbe
passato. I cittadini acconsentirono ed il Maligno
edificò la struttura in una sola notte, ma la mattina
dopo si presentò subito a chiedere la ricompensa.
I cividalesi però lo ingannarono e non fecero transitare
sul ponte un essere umano bensì un cane: il Diavolo,
furioso, cercò di distruggere la costruzione ma il
popolo, brandendo una Croce, lo mise in fuga.
Il fascino di Cividale non è circoscritto soltanto all’interno
delle sue mura visto che tutto il territorio intorno
al centro abitato, dalle Valli del Natisone ai Colli
Orientali del Friuli, riserva al visitatore l’occasione di
praticare, in un ambiente naturale incontaminato, attività
quali trekking, escursioni, percorsi in mountain
bike e pesca sportiva.
Un discorso a parte andrebbe dedicato alla peculiarità
dei prodotti gastronomici di queste terre, unici
nel loro genere per l’accostamento di gusti mediterranei
a sapori mitteleuropei e sapientemente accompagnati
dalla produzione enologica che vanta grandi
vini autoctoni quali lo Schioppettino, il Picolit ed il
Verduzzo.
Appuntamento quindi ad un prossimo numero della
nostra rivista per visitare insieme altri luoghi di questa
regione tutta da scoprire!

Lecce: una perla nel Salento
di Vincenzo De Pascalis
La mia città si trova in fondo allo Stivale, tanto in fondo,
e le visite di voi che abitate nel Centro e nel Nord
della Penisola sono tanto rare che riusciamo a contarvi
ogni volta che, sorpresi dalle bellezze del nostro Barocco,
girate a naso in su per il nostro centro storico. È il maggiore
centro culturale della penisola salentina ed un patrimonio
culturale da fare invidia a tante grandi città, ma è il
nostro mare a farvi avvicinare alla nostra terra. Per fortuna!
Abbiamo un mare pulito e tradizioni culturali ed enogastronomiche
tali che, una volta provate, non potrete più
abbandonare. Aggiungete la gente genuina e socievole, la
rete stradale ampia e scorrevole ed avrete un mix che vi affascinerà.
Vi porto un pò in giro per la Città, in attesa di incontrarvi
di persona. Cominciamo con un po’ di storia: la nascita
di questa città si può far risalire ad un’epoca precedente
rispetto a quella di Roma. Nella Contea di Lecce già
all’epoca del Normanni sorsero importanti opere d’arte
come la Cattedrale e la Chiesa dei SS. Niccolò e Cataldo.
Nel XV secolo il dominio della Contea passò agli Angioini
diventando la sede di pittori, scultori, orafi che impreziosirono
la città con le loro opere. Successivamente,
con gli Aragonesi, iniziarono periodi tristi, caratterizzati
da epidemie, eccidi e devastazioni.
Dalla fine del ‘500 agli inizi del ‘700 inizia quella che sarà
chiamata l’epoca del Barocco, nata grazie all’opera di scalpellini
che merlettavano, attorcigliavano, ornavano, favoriti
anche dalla presenza nella zona di una pietra particolarmente
malleabile.
La Basilica di Santa Croce è il monumento emblema del
barocco leccese,
ricco di simboli,
statue e decorazioni.L’interno
era originariamente
ripartito in
cinque navate, ma
nel XVIII secolo
due furono riassorbite
in cappelle
laterali. Le navate sono separate da alte colonne sormontate
dalle teste degli apostoli, degli evangelisti e dei profeti.
Il Duomo fu costruito una prima volta nel 1144, poi nel
1230. Su richiesta del vescovo di Lecce, Luigi Pappacoda,
l’edificio fu completamente ristrutturato negli anni tra il
1659 e il 1670 quando si aggiunse l’attuale torre campanaria.
L’interno ha dodici altari laterali più quello maggiore,
ed è ricco di opere pittoriche. Non mancate di visitare
la cripta del XII secolo.
Piazza Duomo è uno dei rari esempi di “piazza chiusa”.
Un tempo, la sera, le porte delle quali ancora oggi sono
visibili gli imponenti mozzi venivano chiuse. Che si trat-
30
ti di un chiaro
esempio
di barocco è
evidente anche
dalla soluzionedella
“falsa facciata”.Quando
entrate in
Piazza Duomo,
vi trovate
di fronte
alla facciata
di una chiesa
che solo ad un’attenta visione si rivela “posticcia”. Varcata
la soglia del portale vi ritrovate nella navata laterale della
Chiesa. La Cattedrale, dunque, non accoglie il visitatore di
fronte ma, rispetto all’ingresso della Piazza, si trova collocata
parallelamente. La soluzione scenografica venne adottata
per evitare
che il visitatore
si trovasse
di fronte
ad un
muro piatto e
senza decori.
A sinistra della
piazza, imponente,
si erge il campanile, al centro la Cattedrale e, in
posizione più arretrata, l’episcopio.
La piazza Sant’Oronzo costituisce il salotto elegante di
Lecce. In parte è occupata dall’Anfiteatro Romano del
I-II secolo d.C., riportato alla luce all’inizio del Novecento.
Si calcola
che esso riusciva
a contenere
circa
25.000 spettatori.Nella
piazza s’innalza
la colonna,
donata
dalla città di
Brindisi, con
la statua di
Sant’Oronzo, protettore della città. Di fronte alla statua
si trova l’armonioso palazzetto del Sedile, antica sede del
Municipio, dove il sindaco riceveva la cittadinanza. Accanto
a questo edificio, troverete la chiesetta di San Marco,
importante testimonianza dell’esistenza di una colonia
di mercanti veneti.
Ma Lecce è ricca di tanti altri gioielli, anch’essi degni di
essere almeno citati. In particolare: il Convento dei frati
Predicatori di San Domenico, conosciuto come il chiostro
dei Domenicani ed il Teatro Romano, scoperto nel
1929 e databile all’Età Augustea.
Vi aspetto numerosi.

Milano: la chiesa di San
Maurizio e le vestigia romane
di Dino Di Vincenzo
In corso Magenta, a breve distanza dall’antica porta
delle mura romane detta ad Novariam, poi Vercellina,
si erge austera e maestosa la chiesa di San Maurizio
al Monastero Maggiore, adiacente al monastero
benedettino, il più importante della città. La sua fondazione
risale al VI secolo, probabilmente su impulso
dell’imperatrice longobarda Teodolinda. Nel IX secolo
l’arcivescovo Ansperto fece ampliare le mura cittadine
per comprendervi il Monastero Maggiore. Il
complesso, come lo ammiriamo oggi, risale al ‘500.
La chiesa presenta una caratteristica peculiare, si divide
cioè in due settori: la chiesa pubblica e la chiesa
claustrale, separate da una parete all’altezza dell’altare.
Questo era visibile dalle monache attraverso una
grata; due porticine erano usate per somministrare la
comunione ed esporre il Santissimo. La chiesa, la cui
struttura è alleggerita da un loggiato, è un gioiello di
pittura e decorazione: qui lavorarono i più noti pittori
lombardi del XVI secolo, tra cui Paolo Lomazzo,
Bernardino Luini, Vincenzo Foppa e il Bramantino.
31
Le Benedettine non potevano accedere alla chiesa
pubblica. Unica eccezione nel 1794 quando, su dispensa
dell’Arcivescovo, le monache poterono visitarla
per ammirare il nuovo altare di marmi e argento.
Il monastero fu soppresso, neanche a dirlo, nell’800 a
seguito delle “leggi giuseppine”. Fu in gran parte demolito,
inclusi i chiostri: ne sopravvive uno solo sulla
destra dell’edificio ove oggi ha sede il Museo Archeologico.
Il monastero possedeva inoltre vaste aree coltivate
ad orto, con vigne e casupole. La vicina via Vigna
ricorda proprio questo periodo. Nella chiesa claustrale
si può ancora ammirare un organo cinquecentesco
di Giacomo Antegnati e il coro ligneo.
Una curiosità legata al coro: sui suoi stalli, per tutto
l’800, la nobiltà milanese il giovedì Santo compiva il
pio rito della lavanda dei piedi quando, in abito color
tabacco e al tintinnio di brocche e bacili d’argento,
lavava le estremità a dodici vecchioni e altrettante
vecchine del Pio Albergo Trivulzio. Le sorprese non
sono ancora finite. Basta andare sul retro della chiesa
ed ecco che è possibile ammirare una torre quadrata
quasi ne fosse il campanile. La parte inferiore è di
epoca e struttura romana mentre la sopraelevazione è
longobarda. Si tratta di una delle torri del Circo che
sorgeva proprio in questa zona e di cui poco lontano
si possono ammirare le rovine del fronte.
Il Circo milanese, quanto a dimensioni, non aveva
nulla da invidiare ai suoi simili più illustri. Poteva
contenere fino a 10.000 persone. Venne utilizzato
fino all’epoca Carolingia per poi sparire a poco
a poco una volta inglobato nel monastero di San
Maurizio. La poco distante via Circo ricorda proprio
che lì sorgeva l’arco terminale del Circo romano.
Dalla torre uscivano i carri diretti alla gara.
Sempre a breve distanza ecco una torre poligonale
di venti lati. Si tratta di ciò che resta delle mura di
Massimiano del IV secolo ed è l’unica torre del genere
giunta fino a noi.

“Pesaro città d’arte. Parco urbano
di sculture a cielo aperto”
di Ilario Tommasi
Pesaro. Che piacevole città si è rivelata per viverci!
Oltre che città della musica è anche una città
d’arte. Infatti, da qualche anno a questa parte, Pesaro
sta diventando un vero e proprio museo a cielo aperto,
probabilmente grazie al cambiamento di sensibilità
artistica dei cittadini, degli amministratori locali e
degli stessi artisti che, fino a pochi decenni fa, vedevano
l’arte come un qualcosa da fruire all’interno dei
musei o delle gallerie.
Ora è possibile vedere le sculture di arte contemporanea
oppure opere d’arte varia nei viali, piazze, piazzali,
sul lungomare, sulla ciclabile, sulle rotatorie e sulle
aiuole o altre aree di sosta. Il tutto per abbellire il territorio
ed impreziosirlo. L’arte “dentro la città e vicina
alla gente” che può così goderne nella sua quotidianità.
Tutti gli artisti presenti sono Pesaresi, di nascita,
d’adozione o d’elezione, che hanno gravitato intorno
all’Istituto d’Arte “Ferruccio Mengaroni”, al Centro
Arti Visive Pescheria di Pesaro, al TAM, centro di
Trattamento Artistico dei Metalli, di Pietrarubbia, al
Museo dell’Architettura di Fermignano.
Tra gli altri artisti ricordiamo gli scultori: Giuliano
Vangi, Arnaldo Pomodoro, Giò Pomodoro, Eliseo
Mattiacci, Giovanni Gentiletti, Mauro Staccioli,
Marcello Guasti, il pittore Nunzio Di Stefano e lo
sceneggiatore-poeta Tonino Guerra.
Passeggiando per la Città, possiamo trovare opere famose
come:
“La grande sfera” di Arnaldo Pomodoro situata presso
il piazzale della Libertà sul lungomare;
Arnaldo Pomodoro - Sfera grande - 1974
32
“ M o n u m e n t o
alla Resistenza” di
Nino Caruso presso
i giardini della
Stazione;
“L’arco di Pesaro”
di Mauro Staccioli
presso la rotatoria
all’uscita dell’A14;
“Riflessi dell’Ordine
Cosmico” di
Eliseo Mattiacci
presso il Porto
Molo di Levante;
“Nel vento del
mito” di Giovanni
Gentiletti presso
la Piazza del Porto;
“Ovale” di Marcello
Guasti presso
il lungomare di
Viale Trieste;
“La porta del
tempo” di Leonardo
Nobili
presso la rotatoria
di Montelabbate;
“La Phalaina” di
Loreno Sguanci
presso la rotatoria
di S.Maria delle
Fabbrecce;
“Poli/s/Pali” di
Loreno Sguanci
presso il Parco di
Largo Volontari
del Sangue;
“Porta a mare” di
Loreno Sguanci
presso il lungomare
di Viale Trieste.
Eliseo Mattiacci -
Riflessi dell'Ordine Cosmico - 1996
Giovanni Gentiletti - Nel vento del mito -
2002-2006
Ultima “chicca”: la
presenza di un hotel
sul lungomare
che sintetizza
il connubio arte/ Marcello Guasti - Ovale - 1976
cultura/scultura, e
rappresenta il sogno di “Hotel-Museo” concretizzato
dalla figura poliedrica di artista a tutto tondo (scrittore,
poeta, pittore, scultore) del conte Alessandro Ferruccio
Marcucci Pinoli di Valfesina.
Egli è riuscito a coinvolgere scultori e pittori, sia famosi
che emergenti, nel realizzare opere ed esporle
permanentemente nella Hall e in ogni ambiente interno
ed esterno di questo albergo-museo.

Volevo fare la Principessa…
di Elisa d’Agostino,
Principessa del Cinquecento alla Filiale di Potenza
Ho conosciuto Potenza in una giornata di sole di
fine maggio 2011. Ero arrivata in città, dopo
aver attraversato Campania ed entroterra lucano,
qualche giorno prima di prendere servizio in Filiale,
incerta, come
chiunque stia per
iniziare un nuovo
capitolo della
propria storia,
di cosa vi avrei
trovato e di quale
accoglienza mi
sarebbe stata riservata
dai suoi
abitanti. Con
mia grande sorpresa
mi fu dato
un benvenuto alquanto
singolare: l’intera città era vestita a festa per
una delle più antiche tradizioni popolari italiane, la
Parata dei Turchi, che il 29 maggio di ogni anno anima
le vie cittadine, anticipando la processione religiosa
del giorno seguente. Un corteo di centinaia di
persone sfilava in costume per rievocare la leggendaria
sconfitta degli invasori Turchi, all’inizio del XII secolo,
ad opera dei potentini guidati dal loro vescovo
e attuale patrono S. Gerardo La Porta. La festa, i suoi
colori, i suoi suoni, mi colpirono profondamente, insieme
al carattere della città e dei potentini, sempre
pronti a dare un sorriso anche a chi si trova nella loro
terra per caso.
Esattamente un anno dopo tutta Potenza era piena di
nuovi manifesti: la parata dei Turchi del 2012 stava
per iniziare. E allora perché non immaginare qualcosa
di più che rivedere la sfilata insieme ai nuovi amici
Nella foto, da sinistra: Michele Boggia, Elisa d’Agostino, Sonia Garofalo,
Fortunata Cristofaro, Salvo Giandolo.
33
“Attraversamenti spazio-temporali” con Sonia Garofalo e Elisa d’Agostino
da semplice spettatore? Perché non pensare di viverla
questa volta in prima persona? Proposi la mia idea
ai colleghi di Filiale; in cinque decidemmo di partecipare
alle selezioni ma a una condizione: impersonare
Principi e Principesse del passato! Armati di energia e
determinazione affrontammo una selezione degna dei
migliori provini per far parte di un reality. Centinaia
di persone in fila al Teatro Stabile, lunghe attese, severo
parere dei membri del Comitato tecnico-scientifico
della Parata dei Turchi del Comune di Potenza,
ma, alla fine, arrivò il nostro turno e ci ritrovammo
a vestire i panni di dame e notabili del Cinquecento.
Di lì alla prova dei costumi il passo fu breve e in poco
tempo arrivò il fatidico giorno. In tutta Potenza c’era
una palpabile eccitazione. Dovunque si incontravano
persone elettrizzate per l’approssimarsi della sfilata;
dai semplici turisti ai portatori del Santo, il gruppo
ristretto di potentini che hanno l’onore di portare
a braccio la statua di San Gerardo. Vestiti di tutto
punto ci avviammo per le strade della città, circondati
dai saluti e dalla partecipazione di tutti quelli
che vedevano il nostro piccolo gruppo rinascimentale
in cammino attraverso scale mobili e attraversamenti
pedonali, fino al punto di raccolta dei partecipanti.
Inutile cercare di descrivere la singolare vista che
avemmo, varcata la soglia dello stadio Viviani. In un
campo di calcio erano raccolte più di 800 persone
provenienti da 1000 secoli di storia: dai contemporanei
di San Gerardo, ai potentini del Cinquecento che
per primi iniziarono a rievocare le lotte tra saraceni ed
europei, ai popolani e nobili dell’Ottocento che fecero
rivivere la tradizione della Festa. Alle prime luci
del tramonto ebbero inizio la partenza e la lunga salita
in corteo fino al Centro storico, tra due ali di centinaia
di spettatori in trepidante attesa, luci colorate,
odalische danzanti, cavalieri potentini e combattenti
turchi, angeli, nobili, contadini, pascià, tamburi rullanti
e trombe squillanti, in quello che per me rimarrà
il più caldo ed entusiasmante ricordo della mia avventura
potentina.

Roma: il complesso
del Tuscolano
di Giorgio di Gennaro
Gli Acquedotti antichi
Roma, nella zona del Tusco-
A lano, non è difficile scorgere
imponenti arcate di acquedotti,
il più delle volte in cattivo stato di
conservazione, assediate da costruzioni
intensive, di aspetto architettonico
non sempre gradevole.
Gli antichi manufatti sono spesso
celati e a volte inavvicinabili. Una felice eccezione a
questo degrado è rappresentata dal tratto che si estende
all’interno di una proprietà della Banca d’Italia dove le
opere antiche possono essere ammirate in tutta la loro
grandiosità.
L’ingresso di tale proprietà, il cui nucleo principale fu
acquistato quasi un secolo fa, si trova in Largo Volumnia
2. Qui è possibile ammirare un tratto degli Acquedotti
Claudio e Anio Novus, restaurato negli anni ‘90,
oltre a rovine delle acque Marcia, Tepula e Giulia.
Si tratta di cinque degli undici acquedotti costruiti
fino al XVI secolo a Roma.
A questi acquedotti si deve aggiungere l’ormai scomparso
canale dell’acqua Mariana, realizzato sotto il
pontificato di Callisto II (1119-1124) per portare l’acqua
nei pressi del Laterano e l’Anio Vetus, antico acquedotto
dal condotto quasi interamente ipogeo risalente
al 272 a.C.
Un così gran numero di acquedotti è concentrato in
questa lingua di terra rialzata, spartiacque fra i bacini
del basso Tevere e dell’Aniene, in quanto l’elevata quota
consentiva alle acque di raggiungere anche la sommità
dei sette colli.
L’acquedotto Claudio, che nella
campagna romana appare con i
suoi slanciati archi che tanto impressionarono
gli artisti del passato,
per le tamponature e la presenza di
sottarchi aggiunti in epoche successive,
si presenta al Tuscolano come
una lunga variegata muraglia.
I resti degli acquedotti Marcio, Acqua
Tepula e Giulia sono, invece,
di dimensioni assai ridotte per il
massiccio prelievo di blocchi di
tufo utilizzati per costruire, tra
il 1585 ed il 1587, l’acquedotto
Felice anch’esso presente nella
proprietà e tutt’ora funzionante.
34
Acquedotto Marcio
Di questo acquedotto e dei condotti della Tepula e
della Giulia, restano pochi ma significativi resti.
Il Marcio fu il terzo acquedotto costruito a Roma
dopo l’Acqua Appia (312 a.C.) e l’Anio Vetus (272
a.C.). La sua costruzione risalirebbe al 144 a.C.
quando il Senato incaricò Q. Marcio Rex, pretore
inter cives, di restaurare i due acquedotti più antichi,
ormai rovinati e pieni di falle per la raccolta abusiva
d’acqua, e di reperire altre fonti idriche per le necessità
della popolazione.
L’acqua fu trovata, abbondante, più a monte
dell’Anio Vetus, presso le sorgenti dell’Aniene in una
zona vicino ad Agosta dove esisteva un piccolo lago
limpidissimo; l’Acqua Marcia era infatti considerata,
in antichità, tra le più pure.
Da notare che il Marcio fu il primo acquedotto costruito
“fuori terra” cosa possibile dopo le vittorie
dei Romani sulle popolazioni laziali e il venir meno
del pericolo di sabotaggi da parte dei nemici.
Le acque, dai condotti sotterranei e ben protetti,
potevano ora tornare alla luce e raggiungere la cit-

tà molto più rapidamente attraversando le vallate
su maestose arcate che rendevano inutili i tortuosi
itinerari sotterranei lungo i dislivelli naturali delle
montagne.
Le fonti ci informano che l’acquedotto fu restaurato
da Agrippa; il flusso si incrementò sotto Augusto
con l’aggiunta alle sorgenti di una nuova vena; le acque
furono in seguito deviate da Tito e Caracalla per
alimentare le Terme Antoniniane e, più tardi, quelle
di Diocleziano.
Le sue arcate, in solida opera quadrata di tufo, furono
appositamente rinforzate con manufatti in opera
reticolata per sostenere i condotti della Tepula e
della Giulia.
Acquedotti Claudio e Anio Novus
Le arcate dell’acquedotto Claudio, “altissimum omnium”,
sono visibili in tutta la loro grandiosità; con
il sovrastante speco dell’Anio Novus, raggiungono i
19 metri di altezza.
L’acquedotto era uno dei più importanti dell’epoca
romana con una portata di 185.000 mc al giorno.
35
Quando si decise di costruirlo,
nel 38 d.C., Roma aveva
già sette acquedotti in funzione
che fornivano oltre
600.000 mc di acqua al giorno,
quantità non sufficiente
per una popolazione di oltre
un milione di abitanti.
Scrive, infatti, Frontino: “Il
successore di Tiberio, Caligola,
riscontrando che sette
acquedotti erano pochi,
sia per i bisogni pubblici
che per i piaceri privati, …
cominciò la costruzione di
due nuovi acquedotti, costruzione
che fu poi finita
in modo sontuoso da Claudio” nel 52 d.C.
Il suo percorso di 54 km, di cui oltre 36 in canali sotterranei
ed oltre 10 in superficie e su arcate, avveniva
sfruttando l’orografia della zona (Valle dell’Aniene,
monti Tiburtini-Prenestini, Colli Albani, altopiano
tra le odierne Appia Nuova e Tuscolana).
L’Anio Novus aveva un percorso, anch’esso in gran
parte sotterraneo, di 87 km.
I due acquedotti scorrono sovrapposti dal VII miglio
della via Latina, la zona delle piscine limarie,
grandi ambienti dove le acque si ripulivano dalle
impurità.
L’acquedotto Claudio prelevava l’acqua dalle sorgenti
dell’Aniene, l’Anio Novus direttamente dal fiume
e per questo aveva acque spesso torbide, almeno
fino a quando Traiano spostò la captazione più
a monte.
Anche se quasi coevi, si nota una diversa tecnica di
costruzione tra i due condotti: quadrata di tufo nel
Claudio, cementizia rivestita di reticolato e laterizio
nell’Anio Novus.

Viaggio in Sardegna
di un fondo di bottiglia
di Chicco Macis
Devo essere sincero, quando nacqui, ero un tipo
abbastanza spigoloso e tagliente, tutti mi tenevano
alla larga e mi lasciavano in disparte, in attesa
di trovarmi una sistemazione.
Ma il tempo è maestro e mi ritrovai, in rapida successione,
prima dentro un sacchetto della spazzatura,
poi in un bidone e poi non si sa perché, non si
sa come, lungo una strada vicino al mare: il mare di
Cagliari, il lungomare del Poetto.
Da lì potevo vedere i casotti lungo la spiaggia e avevo
tutto il tempo per notare che non c’era uno uguale
all’altro: diversi i colori, diversa la forma e la grandezza.
Quanta gente attorno e dentro di essi d’estate
e quanta solitudine e silenzio d’inverno!
Per tutto il tempo che rimasi lì, ero ansioso nell’aspettare
l’estate per sentire le grida gioiose dei bambini e
il chiacchiericcio delle mamme. Il cielo sereno e celeste
che mi sormontava mi dava un senso di pace
che condividevo con un giglio di spiaggia che cresceva
accanto a me.
Un giorno mi ritrovai appiccicato sotto la suola di
un sandalo che inconsapevolmente mi portò in riva
al mare, fra ciottoli, sabbia e acqua salata. Cambiò
così il mio punto di vista, e la compagnia.
Da una vita immobile passai improvvisamente ad
una continuamente agitata e condivisa con tanti
ciottoli di colore e dimensione diversa. Non mi considerarono
un intruso, anzi fui subito accolto nella
36
grande famiglia e come tutti gli altri impiegai la mia
giornata a rotolare e cambiare continuamente posto.
Giorni e giorni a saltare e rotolare fecero sì che, da
spigoloso e tagliente, diventai col tempo rotondo
e vellutato, da verde smeraldo ad acqua marina e
d’aspetto piacevolmente simile ai miei vicini. Diventai
un ciottolo di mare di vetro: quasi trasparente
e bagnato ero proprio un bel tipo!
Questa mia caratteristica colpì la curiosità di una
bambina che mi sollevò, mi osservò e con un gridolino
che ancora ricordo, disse: “Guarda mamma, che
bella pietrolina ho trovato! La conserverò come ricordo
di questa estate”.
Da li cominciò la mia vera vita. Maria, così si chiamava
la bambina, mi portò sempre con sè e tramite
lei evitai di vedere le ruspe che, per ordinanza del
sindaco, buttavano giù quei casotti che per anni mi
avevano fatto compagnia.
In compenso potei conoscere la Sardegna che mai
avrei pensato esistesse.
Maria mi usava come portafortuna (ma anche come
lente colorata attraverso la quale cambiava i colori
usando quelli della sua fantasia) e fortunatamente
aveva dei genitori amanti della natura. Con lei ebbi
modo di vedere le cascate di Villacidro, paese vicino
a Cagliari che ha anche ispirato lo scrittore Giuseppe
Dessi in “Paese d’ombre”, chiamate Sa Spendula;
le dune di sabbia più alte d’Europa di Piscinas, località
marina vicina ad Arbus, dove poeti e scrittori ricercano
rime e parole.
Ed ancora il lago artificiale Omodeo, il più vasto
della Sardegna, i laghi del Flumendosa che sono in
effetti tre salti dell’omonimo fiume; e poi il fiume
Tirso vicino ad Oristano, e gli stagni e i canneti di S.
Giusta. Durante il Carnevale ad Oristano ho visto

le corse dei cavalieri alla Sartiglia che
provano a centrare una stella d’argento
con una spada; e poi “is Mamuthones”
maschere inquietanti di Mamoiada,
che dovrebbero scacciare il
diavolo e le “maschere misteriose” di
Tempio.
Siamo stati nella valle della Luna,
chiamata così perché desolata, arida e
costellata di rocce che porta al mare.
Vidi le grotte di Nettuno ad Alghero
raggiungibili dal mare o dalla terra
con 656 scalini ricavati nella roccia di
Capo Caccia.
La splendida Bosa, e poi su, verso
Castelsardo e la Costa Paradiso che
si affaccia sulla Corsica. Ho visto il meraviglioso arcipelago
de La Maddalena, e Palau e giù giù verso
l’Isola di Tavolara dove si svolge il festival del cinema
italiano. Tutta la costa orientale con Cala Gono-
ne e Cala Luna, Orgosolo con i “Murales” e Gavoi
di origine ebraica, dove si svolge il festival letterario
della Sardegna. Infine il mare, il mare di Villasimius
con le isole di Serpentara e dei Cavoli che guardano
il Tirreno.
37
Devo raccontare che l’Isola Cavoli originariamente
era “s’Isula de is cavarus” che significa "isola dei
granchi" tradotta poi da chi non conosceva la lingua
in Isola dei Cavoli che conosciamo tutti.
Stessa sorte toccò all’”Isola del mal di ventre” nel
golfo di Oristano, tradotta dal sardo “Isula de mali
entu” il cui significato è isola del cattivo vento.
A “Punt'e Molentis” vicino a Villasimius, la mia storia
con Maria finisce. Qui Maria, ormai diventata
una giovane donna, mi perse fra tutti i ciottoli di
mare che stanno li da migliaia di anni.
Si accorse solo a casa della mia sparizione e, pensando
che le fui compagno per tanti anni, fu contenta
che forse ebbi modo di tornare fra ciottoli amici.
Quando mai un fondo di bottiglia avrebbe potuto
vedere ciò che ho visto io?
Ora rotolo, rotolo e rotolo e magari col tempo diventerò
anch’io un granello di sabbia.
Un granello di sabbia di questa meravigliosa Isola
che è la Sardegna.

Alla scoperta della Puglia:
Trani
di Antonio Biancolillo
La città di Trani è situata nella regione Puglia a nord
di Bari: conta circa 55.000 abitanti. Famosa per la
sua Cattedrale, la città è arricchita da decorazioni in
stile Romanico pugliese. Nel 1100 furono edificati numerosi
luoghi di culto come la Cattedrale e la Basilica
Paleocristiana. Con l’avvento di Federico II, la città
venne fortificata con la costruzione delle mura difensive,
di un imponente Castello e di una Sinagoga.
Grazie agli Aragonesi e ai Veneziani che intensificarono
il commercio e l’edilizia, Trani potè uscire dal periodo
oscuro di decadenza economica sofferto sotto
gli Angioini.
Trani: Porto e Cattedrale
Dopo un periodo di carestie, la città divenne sede
della Sacra Regia Udienza, e da qui iniziò la sua ascesa.
Nel 1800, con l’abbattimento delle mura, la città
espanse i propri territori, e da questo momento in
poi si divise in due: la città antica e quella moderna.
Chi entra a Trani legge: Benvenuto a Trani, città della
Pietra, importante materiale che fa parte della nostra
tradizione, racconta la nostra storia, ci rappresenta in
Italia e nel mondo.
La Cattedrale di Trani
La Cattedrale di Trani è forse l’edificio più bello e celebrato
del romanico pugliese, grazie anche allo splendido
scenario in cui è inserita: una bellissima ed ampia
piazza affacciata direttamente sul mare. Un lungomare
con spiagge sabbiose o con ciottoli, una villa
comunale con piante, un piccolo acquario ed un meraviglioso
porto in cui ogni sera arrivano i pescatori
con il pesce fresco.
È proprio bella la mia Cattedrale! Sale verso le stelle
a dominare il paesaggio lontano, donando calore
allo sguardo di chi ne ammira austerità e leggerezza,
orgogliosa della sua maestosa bellezza. Sfolgorante
nel suo biancore sembra proteggere l’antico paesag-
38
Trani: Cattedrale
gio tra segrete vie, con mani intrecciate nella continua
movida delle notti, attraversate da scie profumate
di terra d’ulivo forte e possente, ma dolce nel
suo nettare.
Quando il cielo copre il sole, come faro attira al suo
porto, porgendo il suo lungo braccio ad un mare che
da sempre desidera toccarla.
No, non posso lasciare questa mia terra, catturato
dalla romanica levità del suo campanile, mentre sfoglia
calendari senza scordare mai un’ora muovendo il
giorno nel suo bronzo.
Trani: Porto e Cattedrale

Venezia - La regata storica
e la Regina di Cipro
di Claudio De Franceschi
Se passate nei dintorni di Venezia ai primi di settembre,
non dimenticatevi che la prima domenica, con il
sole o con la pioggia, è immancabile l’appuntamento con
la Regata Storica.
La manifestazione si compone di due momenti. Anzitutto
sfila uno sfarzoso corteo storico, composto da eleganti imbarcazioni
(soprattutto le “bissone”) condotte da rematori
in livrea di gala, al servizio di gran dame e cavalieri, tutti
in sontuosi abiti del ‘700 veneziano. Seguono poi le regate
agonistiche vere e proprie, cui prendono parte gli equipaggi
maggiormente rappresentativi delle realtà remiere della
laguna. Le rivalità, soprattutto fra le isole di Lido, Pellestrina,
Sant’Erasmo, Murano e Burano, contagiano gli spettatori
che non cessano di incitare i propri beniamini dalle
rive del Canal Grande, mentre gli equipaggi non si sono
mai risparmiati qualche colpetto di remo “assassino”.
Mentre l’origine della sfida remiera si perde nella notte
dei tempi, è invece certa quella del Corteo Storico: esso ricorda
il ritorno a Venezia di Caterina Cornaro, Regina di
Cipro. Nata nel 1454, Caterina apparteneva ad una delle
più importanti famiglie di Venezia, i Cornaro (o Corner).
Non aveva ancora compiuto quattordici anni, quando
sposa per procura Giacomo II di Lusignano, re di Cipro e
di Armenia, che raggiungerà solo quattro anni dopo. Un
matrimonio di puro interesse, volto a cementare i rapporti
commerciali con l’importantissima isola del Mediterraneo,
al fine di tutelare gli enormi interessi della Repubblica,
in generale, e della famiglia Cornaro, in particolare.
Il destino ha tuttavia in serbo per Caterina un amaro futuro:
nel luglio 1473, quando ella sta per portare a termine
la gravidanza, Giacomo II muore in uno strano incidente
di caccia. Non è finita: il figlioletto (Giacomo III),
nato malaticcio, muore di malaria quando deve ancora
compiere un anno di età. Fra le due tragedie, Carlotta, sorella
del defunto Giacomo II, rivendica il suo diritto al trono,
in ciò appoggiata dall’Arcivescovo di Nicosia, dal Duca
di Savoia e da Alfonso d’Aragona, che mirava al matrimonio
con Carlotta. Un vero e proprio complotto internazionale
che culmina il 14 novembre 1473, con l’irruzione dei
congiurati nel Palazzo Reale, l’uccisione di alcuni parenti
di Caterina, l’imprigionamento della Regina e il rapimen-
Venezia: Regata Storica
39
to del figlio. Nove giorni dopo giungono
a Cipro dieci galee veneziane, dalle quali
sbarca un consistente contingente militare,
che invade l’isola e ripristina Caterina
sul trono.
Per circa quindici anni la Regina governerà
Cipro affiancata da un Provveditore
e da due Patrizi veneziani (fra cui il fratello
Giorgio). Poiché, tuttavia, nel 1488
gli intrighi di Alfonso d’Aragona non si
sono ancora sopiti, Venezia dapprima
propone e poi impone a Caterina Cornaro
di abdicare in favore della Sere-
Caterina Cornaro
nissima Repubblica. Povera Caterina!
Avvilita dalla scomparsa del più o meno amato consorte
e del sicuramente amatissimo figlio, circondata da congiurati,
minacciata persino da Venezia, abdica e qualche
giorno dopo, il 18 marzo 1489, completamente vestita di
nero, lascia per sempre Cipro. Qualche mese dopo giunge
a Venezia, dove le viene tributata un’accoglienza trionfale.
Il doge in persona, Agostino Barbarigo, la riceve sul
Bucintoro all’ingresso della laguna, per sfilare poi sul Canal
Grande, fra imbarcazioni e ali di folla festanti.
La Regata Storica ricorda pertanto questo avvenimento,
accaduto il 6 giugno 1489. Rimaneva, tuttavia, un problema:
in contropartita all’abdicazione, fra le altre concessioni,
Caterina aveva ottenuto di mantenere il titolo di
“Regina di Cipro”. Una Regina nella Repubblica Serenissima
(che aveva da sempre osteggiato quei dogi che tentavano
di trasmettere la carica ai propri figli) era motivo
di grave imbarazzo. La soluzione fu di concedere a Caterina
la Signoria di Asolo, incantevole paesino sulle colline
trevigiane, garantendole un esilio dorato, circondata
da artisti e letterati del calibro di Giorgione, Lorenzo Lotto
e Pietro Bembo. Ad Asolo Caterina Cornaro è ancora
amorevolmente ricordata per il ventennio del suo governo.
Cessò di vivere a Venezia (dove era rientrata a causa
dell’avanzata delle truppe tedesche) il 10 luglio 1510. I
suoi resti sono conservati nella Chiesa di San Salvador, a
pochi metri dalla sede veneziana della Banca d’Italia.
E Cipro? Cipro rimase sottoposta al dominio veneziano
fino al 1571, anno in cui i Turchi ne completarono la
conquista con la caduta di Famagosta, ultima roccaforte a
resistere all’assedio ottomano. Dopo la resa, le truppe veneziane
furono massacrate; l’ultimo a morire fu il Governatore
di Famagosta, Marcantonio Bragadin… ma questa
è un’altra storia!
Venezia: Regata Storica

Siamo spiacenti che in questo numero della rivista manchino alcune sezioni, nonostante i nostri ripetuti solleciti.
Ricordiamo che la Rivista, essendo semestrale, viene pubblicata a giugno e a dicembre, ed i termini utili per la pubblicazione
dei contributi sono sino al 30 aprile per il numero di giugno e al 31 ottobre per quello di dicembre.
Ballo
Nazionale di Ballo
di Alvaro Ferretti
Il raduno nazionale di ballo si è svolto dall’1 all’8 luglio
nella meravigliosa cornice dell’isola di Ischia presso l’Hotel
“Re Ferdinando”.
La manifestazione, nello spirito di amicizia e di integrazione
tra i soci, ha ospitato la sezione ballo unitamente a quella
fotografica mescolando colori, chiaroscuri dell’isola,angoli
caratteristici, musiche, foto,
in un’alchimia unica.
DALLE SEZIONI
Il soggiorno è stato piacevole;
l’albergo si è dimostrato
all’altezza, e siamo stati accolti
con affetto e simpatia.
Due piscine termali, la
“SPA” per le signore e non
solo, le cure termali, bagni
di sole e di mare, gite organizzate
per i soci (Poseidon,
giro dell’isola con motona-
40
ve, visite ad Ischia Ponte, Casamicciola, Forio, Lacco Ameno,
Sant’Angelo, i Maronti) hanno riempito le giornate.
La sala aragonese è stata da proscenio per le serate danzanti
con musica dal vivo, per la consueta gara di ballo e per
l’esposizione delle foto dei soci partecipanti alla gara.
Il consigliere del Casc-Bi Gianfranco Corsini ha presieduto
alle premiazioni sia per la gara di ballo sia per la gara di
fotografia.
La classifica finale della gara di ballo (danze standard, latino,
liscio unificato) è stata la seguente:
1ª coppia Vinciguerra Felice - La Torre Anna Maria
2ª De Benedetti Mauro - Sera Giovanna
3ª Sgaramella Nicola - Tredicine Fioretta
4ª Vischetti Roberto - Schiavoni Mirella
5ª Turris Bruno - Esposito Antonietta
Durante la serata danzante
del sabato si sono
esibiti:
- Caudai Franco - Tulli
Gabriella sulle note trascinanti
del “Paso doble”;
- Quaranta Arnaldo -
Gentile Anna sulle note
melodiose del “Valzer
inglese”;
- Casadei Paolo - Molinaro
Ada sulle note
struggenti del “Tango
argentino”.
Bailando, bailando

Basket
Eurobasket
di Luigi Algieri
Secondo posto per il team femminile e
quinto per quello maschile, questi gli
ottimi risultati dell’Italbasket Group al recente
Eurobasket svoltosi a Bucarest dal 7
al 10 giugno ottimamente organizzato dai
colleghi rumeni.
Anche quest’anno le nostre due squadre hanno dovuto
fare i conti con le tante, troppe defezioni registrate
a vario titolo.
Le ragazze, campionesse europee uscenti, hanno ceduto
di stretta misura il titolo alle agguerritissime spagnole.
Un plauso a tutte le componenti della squadra che
hanno lottato in campo ed un cenno di merito anche
per la squadra maschile che, seppur con giovani innesti,
ha affrontato tutte le partite del torneo con grinta
e grande determinazione, dimostrando l’importanza
dello spirito di “gruppo”.
EuroVolley 2012:
Lisbona, Portugal
di Fabrizio De Luca
Nella magnifica cornice dell’impianto sportivo
dell’Università di Lisbona, dal 3 al 7 ottobre la
Banca Centrale del Portogallo ha organizzato l’Euro-
Volley 2012.
All’iniziativa hanno aderito 20 Banche Centrali rappresentate
da 12 squadre femminili e 18 maschili. Da
rimarcare l’accoglienza offerta dai colleghi portoghesi e
l’inappuntabile organizzazione.
41
Italbasket: Squadra maschile e femminile
Sono certo che il prossimo Eurobasket che si svolgerà
a Roma nel 2013, sarà l’occasione per riscattarsi ed
offrire agli amici delle altre Banche Centrali una piacevole
occasione di “vacanze romane”.
Una citazione particolare merita una persona che a
dicembre terminerà il suo mandato di Consigliere
‘delegato’ alla nostra Sezione, sempre attento e presente
a tutte le manifestazioni nazionali ed estere sia
per il Basket che per il Volley. Grazie Gaetano.
la Sezione Basket-Volley
La manifestazione sportiva, impegnativa in tutte le sue
fasi, ha visto entrambe le nostre squadre guadagnare la
medaglia di legno del quarto posto. Il torneo maschile è
stato vinto dal Portogallo, davanti alla BBK ed alla Slovacchia,
mentre il torneo femminile è stato appannaggio
del Montenegro, davanti al Portogallo ed alla BBK.
Gradevoli tutti i momenti conviviali, la gita sul Tago,
la serata di gala presso lo stadio del Benfica, nonché la
cena ravvivata dalla “Brass Band” che ha suscitato l’entusiasmo
di tutti i presenti.
Un ringraziamento particolare va al coordinatore della
sezione, Luigi Algieri, ed al consigliere Gaetano Gubitosi,
per il supporto ed il sostegno profuso in ogni momento
della manifestazione.
Italvolley: Squadra femminile Italvolley: Squadra maschile

Bridge e Burraco
Torneo nazionale
di Bridge e Burraco
di Paolo Ciriciofolo
Quest’anno la manifestazione si è svolta in Sardegna
presso il resort Alba di Luna nell’ultima
settimana di agosto.
Il villaggio, posizionato nella splendida costa settentrionale
a pochi km. da S. Teresa di Gallura, ci
ha permesso di ammirare le meravigliose
spiagge che vanno da Rena
Majore a Vignola e di immergerci
in un mare cristallino.
Molto apprezzate le escursioni a S.
Teresa di Gallura e a Castelsardo
sia per il profilo culturale sia per
le possibilità di acquisto degli immancabili
ricordini.
I tornei sono stati avvincenti sino
all’ultima carta giocata.
Eurobridge 2012
di Paolo Ciriciofolo
Quest’anno l’Eurobridge si è svolto ad Oslo in
Norvegia dal 21 al 24 settembre. Hanno preso
parte al Torneo 20 squadre in rappresentanza di
13 nazioni.
Le nostre due squadre erano così composte:
Italia1) Casali A. Ciani V. Casale L. Giacobbe M.
Italia 2) Ciriciofolo P. Martinez L. Arcuri A. Sassoli
A.
La gara, emozionante sin dall’inizio, ha visto la Norvegia1
insediarsi subito al primo posto: posizione
che ha mantenuto sino alla fine.
42
Il podio è stato conquistato dalle seguenti coppie:
Bridge Burraco
1) Bonsignore R. – Ciriciofolo P. 1) Ciani V. – Piras L.
2) Casale L. – Giacobbe M. 2) Sansone M. – Martinez L.
3) Ciani V. – Piras L. 3) Pizzoli T. – Scarpino A.
Italia1 si è ben difesa lottando sempre per le prime
posizioni.
Il podio le è sfuggito, purtroppo, proprio all’ultimo
turno di gioco.
Si è pertanto classificata al 4° posto dietro a Norvegia1,
Inghilterra1 e Norvegia3.
Italia2, dopo un discreto e insperato avvio ha perso
posizioni classificandosi al 16° posto.
Una breve nota sulla città di Oslo. Efficiente
nell’organizzazione, pulita ed ordinata sia nella
zona nuova che nella parte antica della città, è apparsa
alle nostre tasche molto cara sotto il profilo
economico.

Campeggio
Barcellona e Andalusia
in camper… olè !!!
di Ivano Giardini
Quest’anno, sempre animati dallo spirito di avventura
che alberga in tutti noi, la Sezione
Campeggio ha realizzato uno dei suoi viaggi più emozionanti.
Se lo scorso anno si è raggiunto il punto più a Nord
di tutta l’Europa, il viaggio in Spagna ci ha portati a
toccare la estremità più a Sud del nostro vecchio continente:
Gibilterra e Tarifa.
Dall’alto della rupe di Gibilterra si poteva vedere tutta
la costa marocchina e da Tarifa si poteva raggiungere
Tangeri in poco più di mezz’ora.
Ma la vera novità che ha conquistato tutti noi ce l’ha
regalata il nostro Coordinatore di Sezione (Sandro
Marziali). La tratta Civitavecchia – Barcellona, città
da cui ha preso il via il nostro viaggio, si è compiuta
su una “nave da crociera”! In effetti, il traghetto
della Grimaldi Lines, oltre a comodissime cabine,
era dotato di piscina, casinò, discoteca, teatro e….
un ottimo ristorante.
Ciò che però mi ha maggiormente emozionato è
stato realizzato dalla nostra “First Lady” (Rosanna,
la moglie del nostro Coordinatore). Non volermene
Sandro, ma le iniziative più riuscite partono per lo
più da lei che è la vera “ideologa” del gruppo!
Giunti a Cordoba, ha organizzato una cena collettiva
cui nessuno si è sottratto; ogni signora di ogni equipaggio
ha fatto
a gara per
realizzare il
suo piatto migliore,
da dividere
fra tutti:
ci si è ritrovati
come in
un ristorante
con una infinitaquantità
di portate.
A cena terminata
è stato
dato il via ad
un lunghissi-
43
mo brindisi a base di sangria, preparata ancora da lei;
dico lunghissimo perché ne erano stati preparati più
di venti litri, tutti, ovviamente, consumati. Nessuno
è riuscito a conoscere l’esatta composizione della bevanda,
però esistono foto che testimoniano al di là
di ogni ragionevole dubbio l’effetto prodotto… vero
amici...?
Dobbiamo essere ancora particolarmente grati al Coordinatore
per l’accuratezza e la meticolosità con
cui sono state realizzate tutte le uscite dai campeggi:
ognuna con pullman privato, con guida in lingua
italiana. Ed al termine di ogni visita, un bellissimo
pranzo, tipico del luogo visitato. Questo significa
aver centrato in pieno quello che è lo spirito che ci
lega: lo stare insieme.
Se per un malaugurato equivoco, per incomprensione
o eccesso di nervosismo si è verificato qualche
piccolo screzio, questo è stato immediatamente
superato.
Tutti abbiamo capito che è molto più importante
quello che ci tiene uniti e che rende felice ciascuno
di noi all’interno del gruppo.
Un cenno ai luoghi visitati: dall’Albufera a Valencia
ed ai suoi fiori, da Cordoba con la sua Cattedrale
ex ortodossa a Siviglia con la sua piazza di Spagna e
il Palazzo Reale,
tanto per citarne
solo alcuni. E
non rendo giustizia
perché ne abbiamo
visti molti
altri altrettanto
belli ed emozionanti.
Adesso alla prossima…
au revoir
a tout le monde
a Paris pour l’annèe
prochaine….
Parigi… la città
dell’amore…
chissà cosa ci riserverà
il destino…

Ciclismo
Campionato Nazionale 2012
di Pietro Cardiello
Nei giorni 29 e 30 agosto a Termoli, si è svolto
il nostro Campionato Nazionale di Ciclismo.
È stata la prima volta che i soci di questa sezione
hanno avuto l’occasione di poter conoscere e ammirare
questa cittadina molisana, con il suo borgo
antico e i suoi locali caratteristici adatti per trascorrere
le serate in gioiosa e serena compagnia.
La regione Molise è molto interessante sotto
l’aspetto turistico, con il suo mare trasparente e le
spiagge ancora intatte di sabbia bianca, ma ancor
più lieta sorpresa è stata la gente, dotata di infinita
ospitalità e cortesia.
Gli organizzatori della gara, oltre a preparare
l’evento sportivo con professionalità, si sono resi
disponibili ad accompagnare i nostri ciclisti in altri
giorni della settimana, facendoci conoscere itinerari
altrimenti difficili da scoprire. Inoltre, la
sera della premiazione, hanno tutti partecipato
come amici di sempre.
In occasione del raduno è stata fatta, favorita da
una giornata stupenda, una gita programmata alle
isole Tremiti, a cui hanno partecipato circa 40
soci. Davvero un posto incantevole per natura incontaminata
e mare di un azzurro intenso.
La gara, alla quale hanno partecipato circa 45 tra
atleti ed atlete, si è articolata con una crono di circa
23 Km su percorso ondulato con partenza dif-
44
ferenziata. In concomitanza con la nostra competizione,
si è svolto anche il campionato Regionale
per Cicloamatori, con ampia partecipazione di ciclisti
di altre società. In tale occasione, alcuni nostri
soci atleti hanno ben figurato ottenendo buoni
piazzamenti in classifica.
M. Asprella ha conquistato il 15° posto assoluto
in entrambe le gare. I soci di categoria Gentleman
M. Arnaud 3°, A. Bacchini 4° e L. Bernardini
5° sono stati premiati dall’organizzazione Team
Termoli. La gara è proseguitata il giorno successivo
con la partecipazione di tutti sul percorso programmato.
La nostra competizione si è svolta con serio impegno
da parte di tutti i partecipanti, seguiti con interesse
dalla gente lungo il percorso.
Ed ecco le classifiche (distinte per fascia di età),
con i vari tempi. Ha prevalso nella 1^ fascia Massimo
Asprella, con un tempo da record di 37’40”
alla media di 33 km/h; nella 2^ non da meno il
socio S. Placido con un tempo di 39’43”; nella 3^
il grande e ritrovato M. Arnaud con il tempo di
45’10”. Nella categoria donne, pur svolgendosi la
gara su un percorso ridotto ma con le stesse difficoltà,
ha prevalso l’intramontabile Carla Bernard
da Trento. Per la MTB, M. Ceccarelli.
Un plauso a tutti, in particolar modo alle signore,
che erano le più agguerrite, ai ragazzi per la loro
partecipazione simpatica
e chiassosa, ai
più “maturi” soci ciclisti,
che hanno dato
un allegro contributo
per la riuscita di questo
campionato nazionale.
La manifestazione
si è conclusa la sera
del sabato con la premiazione
e l’augurio
di un arrivederci al
prossimo incontro.
Grazie a tutti.

Hiking e Trekking
Eurohiking 11-14 ottobre 2012 -
Antalya, Turchia
di Giorgio Cosentino
Alla presentazione della manifestazione gli organizzatori
illustrano i due trek previsti sulla Lycian Way: la
salita di circa 1400 metri di dislivello sul Monte Tahtali,
uno dei percorsi più lunghi nel mondo, e il sentiero
“Gelidonia Lighthouse” di circa 16 km, un saliscendi
che passa per il faro (Taslikburnu) e termina a Karaoz
Village. La spiegazione è accompagnata dalle grafiche tridimensionali
di google earth, e la vista virtuale dei percorsi
ci “trasporta” nell’ambiente, rendendolo già entusiasmante.
Il giorno seguente, puntualissimi, eccoci tutti
-olandesi, spagnoli, turchi, italiani e i componenti della
BCE e della BSI- pronti ad affrontare la montagna. Arrivati
sul posto, il Monte Tahtali (Olympos) si presenta in
tutti i suoi 2365 mt. di altezza, maestoso, con aspri versanti
rocciosi e la cima coperta da un cappello di nuvole.
Durante il percorso vediamo molti alberi abbattuti dai
fulmini, a conferma che Zeus abita sul Monte Olimpo,
e, sperando che non si adiri lanciando le sue saette, saliamo,
talvolta nella nebbia. L’emozione è ancora più forte
solo all’idea di addentrarci in boschi o lungo sentieri
che Alessandro Magno percorse per primo nel VI secolo
a.C.. Per la discesa a valle si utilizza la teleferica più lunga
d’Europa, che dalla vetta arriva direttamente al mare.
Il giorno successivo, la maggioranza dei trekkisti s’impegna
in una traversata lunga mentre alcuni, stanchi
della fatica del giorno precedente, preferiscono una soluzione
più corta. Lo “spuntino” centrale, piacevole
“trait d’union” internazionale, fa reincontrare tutti al
faro, sulla punta del promontorio, prima della discesa
finale del trek.
Anche in tale circostanza la bellezza dei boschi attraversati,
il profumo resinoso dei pini e le emozionanti viste
mozzafiato delle vicine “Five Islands” e del mare turchese
restituiscono completa soddisfazione dopo la fatica.
Nella serata la premiazione, ovviamente tutti “pari merito”.
Dopo la consegna delle medaglie i partecipanti
approfondiscono la loro conoscenza durante i festeggiamenti,scambiandosi
spiritose
frasi in “plurilinguese”.
Ultimo giorno
ancora tutti insieme
per i vicoli del
Kaleiçi dove c’é la
vecchia marina, la
45
Squadra trek Antalia
fortezza e tante case antiche in legno. Anche lì non manca
l’occasione di fotografarsi a vicenda per avere un ricordo
dei volti delle persone che hanno condiviso tutta
l’impresa.
In sostanza la manifestazione, oltre al superamento delle
non facili prove “tecniche”, è stata connotata da spontanei
contatti tra “montanari”, tutti consapevoli del fatto
che andare in montagna non è soltanto una semplice
scampagnata, ma ha un significato più profondo. Durante
la salita non solo ci si mette alla prova con se stessi,
ma soprattutto si sviluppa quel senso di reciproca solidarietà
e amicizia che può essere espresso nel semplice rigo
di una poesia “..tutti vogliono vivere in cima alla montagna,
ma tutta la felicità e la crescita avvengono mentre
la scali..”
Questa è la sintesi della partecipazione all’Eurohiking
2012, e ciò non valga solo per le persone che frequentano
la montagna.
Li montagnari de 'na vorta
Semo li montagnari pischelli de 'na vorta
C'avemo er fiato corto e lenti passi.
Drente 'sta panza moscia s'arivorta
si sotto a li piedi se moveno li sassi.
Aricordanno li bei tempi annati....
quanno ch'a ogni monte lasciavamo er segno,
provamo a risali', de certo più sciancati,
cercanno de nun perde' faccia e ritegno.
C'avemo l'esperienza, quella tanta;
sapemo da' consiji a questo e a quello.
Ma oramai de anni ne contamo ——anta,
nun potemo più zompa'come 'n pischello!
Perciò se semo 'mparati d'annà più piano,
lascianno core l'artri sur sentiero,
sostegno l'un coll'artro e anche 'na mano
se damo, così svagamo 'n po' er pensiero.
Qui da 'ste parti, dicheno de San Martino:
"Ogni goccia che casca sembra 'n catino.....
" Io, 'nvece dico che co' Santo Martino de Castrozza,
l'unico che se diverte è tu' nonno 'n carozza.
Otello Coldel

Attività 2012
Nuoto
di Giancarlo Villani
Nel numero 36 di giugno ci siamo lasciati con
notizie sulla manifestazione denominata CIR-
COLOTTO, ma non erano ancora giunti i risultati.
Con piacere posso ora comunicare che il CASC-BI
si è classificato al 1° posto a pari merito con il Circolo
Ufficiali della Marina Militare, organizzatore della
manifestazione.
Purtroppo però il regolamento prevedeva delle penalizzazioni
in caso di assenza in qualche performance e
questo ci ha fatto scendere al secondo posto.
Trofeo E. Bruzzesi
Ormai l’appuntamento è atteso per la seconda domenica
di giugno ed anche quest’anno, nonostante
46
la manifestazione si sia svolta in concomitanza con i
Campionati Mondiali Nuoto Masters (per la cronaca
a Riccione), la partecipazione delle Società ospiti
è stata sufficientemente numerosa con la presenza di
7 squadre.
Il nuovo regolamento che raggruppa i risultati dei
primi 20 atleti per società ha consentito anche alle
formazioni meno numerose di essere sullo stesso piano
di quelle più consistenti. La classifica finale dopo
aver disputato tutte le prove nei 4 stili ha riportato finalmente
dopo anni il CASC-BI al 1° posto. A seguire
Heaven S.C., A.S. Atlantide, Arvalia Swimming,
Polia Sporting Village, VisNova e Zero 9.
Festa dell’Amicizia
Incontro con i soci nelle giornate del 15, 16 e 17 giugno,
grande impiego di risorse da parte del CASC-
BI e soprattutto dei Coordinatori nelle rispettive discipline.
La partecipazione dei Soci è stata ampia ma
in qualità di spettatori. Noi Coordinatori (penso di
parlare anche a nome degli altri) malgrado l’impegno
dedicato alla manifestazione, non abbiamo avuto una
adesione attiva alle varie specialità. Pertanto invito i
lettori a tenerne conto per il futuro e a vivacizzare le
varie Sezioni, gratificando chi ha dedicato il proprio
tempo per la migliore riuscita della Festa dell’Amicizia,
che è la Festa di tutti i Soci.
Nazionali 2012
Si ripete un po’ quanto descritto per la Festa dell’Amicizia
a proposito della partecipazione: anche qui si è
avuta una ragguardevole presenza dei Soci accompagnatori
e un numero appena sufficiente di atleti per
poter consentire lo svolgimento della competizione.
Un saluto a tutti.

Pesca
Campionato Nazionale
a mare: Ascea
di Piero Falletta
Per la seconda volta in pochi anni siamo stati convocati
ad Ascea Marina per disputare il Campionato
Nazionale di Pesca a Mare.
Conoscevamo la struttura ospitante di cui avevamo già
apprezzato gli alloggi e l’organizzazione di un villaggio
sia pur limitato negli spazi comuni.
Quello che non ci ha supportato decentemente durante
il soggiorno è stato il tempo. Dopo mesi di afa torrida, la
perturbazione che ha cambiato il tempo in Italia è iniziata
proprio con il nostro soggiorno e ci si è anche affezionata:
non ci ha lasciato per quasi tutta la settimana. Per farci
capire che era proprio noi che cercava, la sera di domenica
2 settembre ha scatenato dal mare una tromba d’aria
che ha abbattuto molte strutture del villaggio. Lampioni
piegati in due, gazebi in legno non più ritrovati, la tribuna
del campo di calcio divelta e lanciata al centro del campo,
rami spezzati e …. tanta acqua.
Tra un diluvio e l’altro è stato possibile visitare Paestum.
Paestum: Il gruppo di gitanti
La visita del museo è stata molto interessante per la
grande quantità di reperti in mostra: splendidi i tre templi
dedicati ad Atena, Poseidone e Hera.
Per i dettagli sulla gara, consultate:
www.socipescabi.com,
per i dettagli su Paestum:
http://pieroeffenews.blogspot.it/ .
Ma andiamo a vedere come è andata sui campi di gara.
Le gare da riva, uomini e donne, si sono svolte all’estremità
del golfo per non disturbare i bagnanti. Gli uomini
hanno aperto le ostilità al mattino presto e con strategie
diverse l’uno dall’altro, hanno lanciato gli ami in acqua.
47
Il vincitore uomini,
pesca da riva: Roberto Frisoni
Roberto Frisoni ha dimostrato
ancora una volta di essere il
“Dominus” della specialità catturando
un numero di pesci limitato
ma di maggior peso, seguito
da Mario Mattioni.
All’arrivo delle signore, con
caffè e panini, c’è stato il cambio
di postazione e, per quasi
tutte, di strategia. Data l’esperienza
precedente e la minor
forza fisica delle contendenti,
quasi tutte hanno optato per la
pesca mignon: il risultato finale
ha visto la supremazia di Ada
Molinaro seguita dalla Esposito
e dalla Bonanni. Tra i “Pierini”
ha vinto Giorgia Gradilli
seguita dai fratelli Frisoni.
Il secondo giorno di gara, con
un impensabile mare calmo,
un pontone ha portato i pescatori
al largo di Ascea. Il mare
pulito e la mancanza assoluta
di vento alimentavano le speranze
di tutti di poter fare molte
catture importanti. Trentacinque
metri di profondità e
corrente limitata. Anche qui
gli ami montati hanno avuto
La vincitrice tra le Ladies:
Ada Molinaro
La vincitrice tra i Pierini:
Giorgia Gradilli
Il vincitore uomini,
pesca da barca:
Gianni Pirotti
una importanza fondamentale. Non è un fondale pescoso
ma quei pochi pescetti di pochi grammi che c’erano
si avventavano sulle esche impedendo ai più pregiati
“fraulini” di abboccare.
Ha vinto la gara Gianni Pirotti che è riuscito a catturare
un maggior numero di “fraulini” rispetto a Macis e
Moreschi. Ancora una volta Frisoni ha visto naufragare
la possibilità di fare, come dice lui, il “Grande Slam” :
vincere da riva e da natante.
La sera del sabato, guardando il mare dopo la premiazione,
tutti accomunati da un unico proposito: l’anno prossimo
ne prenderò più io!

Sub
Sub e non solo…..
di Mario Cittati
Eccoci arrivati alla fine del 2012, un anno caratterizzato
da molti appuntamenti (immersioni, corsi,
eventi, seminari) a cui hanno partecipato molti subacquei
e altrettanti accompagnatori.
Abbiamo aperto l’anno il 20-22 gennaio con un incontro
a Monsummano Terme, dove i subacquei si
sono cimentati in un’esperienza tutta nuova: l’immersione
in grotta termale a 34°, mentre gli accompagnatori
si sono goduti in completo relax le attenzioni di
una SPA a 5 stelle.
Abbiamo partecipato all’edizione 2012 dell’EUDI
Show, la più importante esposizione europea dedicata
al mondo della subacquea, che quest'anno si è tenuta
a Milano.
L’anno è continuato con la sezione estiva dei corsi sub
presso il Centro Sportivo e con la partecipazione, sempre
presso il Centro Sportivo, alla Festa dell' Amicizia.
L’incontro Nazionale si è tenuto sull’isola di Ventotene,
dal 6 al 9 settembre. Abbiamo effettuato tutte le
immersioni previste e tutte caratterizzate da scoperte e
incontri eccezionali: Ricciole, Barracuda, Cernie, Murene.
Questo è stato possibile grazie alla professionalità
e alla collaborazione del Diving, che con il suo Staff ci
ha assistito durante tutto il soggiorno. Sempre nell’ambito
del Nazionale si è svolta anche la gara ufficiale che
consisteva in ricerca, recupero, navigazione, assetto e
orientamento. La gara si è svolta in piena sicurezza ed
ha visto la partecipazione entusiasta di tutti gli atleti.
L’incontro Interfiliale, organizzato quest’anno in collaborazione
con la Sede di Torino, si è svolto dall’8 all’11
novembre, nella sorprendente a affascinante “Riserva
Marina di Portofino”. Anche in quest’occasione il clima
è stato entusiasmante! Il fine settimana di Santa
Margherita Ligure è stato caratterizzato da cinque immersioni,
di cui due dedicate alla gara di ricerca di biologia
marina.
48
Colgo l’occasione per illustrare il programma del prossimo
anno che sarà altrettanto ricco e caratterizzato dai
seguenti appuntamenti:
• 20-24 febbraio - Meeting SubinItaly (Fiera di Roma);
• marzo - Conferenza a cura di Aldo Ferrucci (Roma - CASC);
• maggio - Viaggio estero Sharm El Sheik - formula villaggio;
• giugno - Incontro Interfiliale Tavolara (P.to San Paolo);
• luglio - Incontro Nazionale Sicilia (San Vito Lo Capo);
• ottobre - Incontro Locale Isola di Ponza / Ventotene;
Un ringraziamento particolare al Presidente e al Consiglio
direttivo del CASC-BI per averci dato la possibilità
di acquistare nuove attrezzature subacquee (una
maschera “gran facciale” e tre ascoltini, utili per le comunicazioni
subacquee) e di effettuare la revisione di
quelle già in uso, al fine di migliorare e rendere più sicuri
i nostri corsi e le nostre immersioni.
Per ultimo, ma non ultimi, ringrazio tutti voi per la
partecipazione e il contributo che avete dato alle sezioni,
aiutandomi per la migliore riuscita di tutti gli eventi
organizzati durante questo
trienno del mio mandato
da Coordinatore. Il prossimo
anno vedrà un nuovo Consiglio
direttivo del CASC-BI e,
di conseguenza, dovrà essere
eletto un nuovo Coordinatore:
a lui lascio il testimone facendogli
i migliori auguri di
buon lavoro.
BUONE BOLLE

Tiro
Campionato italiano
bancari Spoleto
di Paolo Damizia
Quando, da Spoleto, è arrivata la locandina del programma
dei Campionati Italiani Bancari di Tiro a
Segno, siamo rimasti un poco sorpresi ma felici di tornare
a gareggiare, dopo tanti anni di assenza, in quel bel
Poligono dove fin dalla prima edizione la squadra del
CASC–BI ha sempre stravinto.
1982 - 2012, dopo trent’anni, dunque, si torna a Spoleto
ed è subito oro per Giancarlo Verducci, Campione
Italiano Bancari nella specialità che gli è più congeniale:
la Pistola ad Aria Compressa, e argento nella Pistola
Standard.
Due performance di alto livello tecnico che Giancarlo
con caparbietà riesce ad ottenere, dando prova della sua
alta classe. Caricato di responsabilità per l’assenza di alcuni
Tiratori, Giancarlo ha saputo anche in questa occasione
onorare la fascia di capitano e portare la squadra al
terzo gradino del podio.
Debutto in Carabina ad Aria Compressa di Roberto De
Santi - tiratore polivalente: Tiro a Volo e Tiro a Segno -,
premiato in occasione della gara nazionale di Castelfidardo.
Manifestazione nazionale
tiro a segno - tiro a volo
Castelfidardo-Osimo
Dal 30 giugno al 7 luglio si è svolta, nel Poligono di
Osimo per il Tiro a Segno e nel Poligono di Castelfidardo
per il Tiro a Volo, la Gara Nazionale CASC-
BI. Alla manifestazione hanno partecipato 26 Soci tra
atleti e accompagnatori. L’accoglienza nelle due strutture
sportive è stata cordiale e di autentica amicizia.
Ci ha onorato la presenza dell’ Assessore allo Sport e
Cultura del Comune di Castelfidardo, alla quale abbiamo
donato una “Bricchetta” in Euro, suscitando in
lei curiosità e gioia per l’originale dono.
Risultati della manifestazione.
Tiro a Segno
Carabina ad Aria Compressa: 1° Rondelli Luciano, 2°
Tagliente Mario.
49
Paolo Damizia e Giancarlo Verducci
Guido Pierini, campione Euroshooting 2011, ancora
una volta su ottimi risultati, spaventa gli avversari con
un novantadue nella prima serie.
Alberto Tomassini, bronzo nella Carabina a terra, realizza
sempre risultati di grande livello tecnico.
Sara Ceccacci, nella stessa specialità ma non al massimo
della preparazione, potrà ottenere risultati di prestigio.
Stefania Vento, nella Pistola ad Aria, riesce sempre ad ottenere
ottimi risultati; anche lei potrebbe fare di più con
una preparazione costante e adeguata. Francesco Ceccacci
partecipa alle gare con spirito goliardico, con divertimento
e senza guardare alla classifica.
Dorotea Bettacchini si gode il trionfo di Giancarlo senza
pensare troppo al suo risultato.
Bravi ragazzi!
Pistola ad Aria Compressa: 1° Damizia Paolo, 2° Verducci
Giancarlo, 3° Vento Stefania.
Pistola Standard: 1° Damizia Paolo, 2° Verducci Giancarlo,
3° Pierini Guido.
Carabina Libera: 1° Rondelli Luciano
Tiro a Volo
1° Chistolini Antonio, 2° Pulsioni Domenico, 3° Brischetto
Camillo.
Paolo Damizia e l’assessore allo sport del comune
di Castelfidardo Tania Belvederesi

Tennis
Dieci anni dopo…
ancora meglio!
di Giampiero Guerra
dieci anni di distanza dal primo euro tennis or-
A ganizzato a Roma, quest’anno il torneo è stato di
nuovo disputato presso il nostro Centro Sportivo, tirato
a lucido grazie alla grande disponibilità del Responsabile
Nicola Cotumaccio e del suo sostituto Francesco Cotugno.
Il torneo ha avuto luogo nel periodo 20-23 giugno.
La manifestazione è stata organizzata dal Coordinatore
Sandro Fidanza, coadiuvato da R. Botteghi, E. Villari,
G. Guerra; e la parte amministrativa dal Consigliere
Massimo Zio e dai colleghi cortesemente messi a disposizione
dal Casc-BI.
La splendida cornice del Centro Sportivo, il fascino eterno
della nostra città e la fortuna di aver avuto tre giornate
di sole, hanno reso la manifestazione indimenticabile
per noi e, crediamo, anche per i colleghi delle altre Banche
Centrali. Particolarmente suggestiva, tra le altre iniziative
serali organizzate, è stata la cena a bordo piscina.
Passando agli aspetti tecnici, il Casc-BI ha schierato due
formazioni: una prima squadra più competitiva ed una
seconda dal carattere maggiormente “amatoriale”. Considerato
l’elevato numero di iscritti alla sezione tennis la
scelta di schierare due formazioni si sta rivelando la più
giusta e speriamo venga adottata anche nei prossimi anni.
Il primo team era composto da G. Guerra, A. Poli, P.
Ermacora, R. Urbani, M. A. Ramunno e M. Montesi.
Mentre della seconda squadra facevano parte R. Castel-
50
lucci, F. Virtuoso, C. Ferretti, M. Cernuto, A. Formisano
e P. La Manna.
Al torneo hanno partecipato, oltre alle nostre due squadre,
14 formazioni in rappresentanza di 12 banche centrali
(Spagna e Germania hanno schierato anche loro due
compagini). Particolarmente apprezzato è stato il ritorno
della Banca Centrale Turca dopo due anni di assenza. La
manifestazione si è svolta, come di consueto, all’insegna
della massima sportività e nel clima di grande amicizia
che ormai la caratterizza.
Sono stati organizzati quattro differenti tornei: singolare
maschile, singolare femminile, doppio maschile e doppio
misto. La Romania ha fatto come sempre la parte del leone
vincendo tre tornei su quattro. L’unica competizione
che le è sfuggita è stato il doppio maschile che, per il terzo
anno di fila, è stato vinto dalla nostra squadra. I nostri
alfieri Poli e Guerra hanno sconfitto in finale i rappresentanti
della BCE dopo un match combattutissimo, risolto
solo al tie break di spareggio.
Positivi anche i piazzamenti raggiunti dagli altri componenti
della nostra squadra A: Maria Assunta Ramunno si
è piazzata quarta nel singolare femminile, Pierluigi Ermacora
quinto in quello maschile, mentre la coppia formata
da Marina Montesi e Roberto Urbani ha ottenuto un bel
sesto posto nel doppio misto. Hanno ben figurato anche
i giocatori che facevano parte del secondo team italiano.
Alla fine la classifica a squadre (ormai la più ambita) ha
visto prevalere la Romania, davanti proprio alla nostra
squadra (che ha così migliorato il terzo posto raggiunto
lo scorso anno). È stata infine assegnata la coppa “Fairplay”
ai simpatici amici turchi.
L’impegno per l’organizzazione del torneo è stato grande
ma anche il risultato ottenuto non è stato da meno.
L’appuntamento per i tennisti di tutta Europa ora è per
il 2013 a Berlino.
La rumena Andra Savu, vincitrice del torneo singolare femminile

Torneo Nazionale
e Torneo Sociale:
che passione per il tennis!!!!
di Giampiero Guerra
Nella splendida cornice del mare di Costa Rei, in
Sardegna, dal 7 al 14 luglio si è svolto il torneo
nazionale di tennis presso il Villaggio Free Beach in località
Muravera.
Le ottime condizioni meteorologiche sono state un
prezioso alleato per la buona riuscita del torneo.
Un plauso va al Coordinatore Sandro Fidanza che ha
condotto la manifestazione con la solita passione; importante
anche la presenza di Massimo Zio, consigliere
Casc-BI per il tennis.
L’unico aspetto non positivo riguarda la ridotta adesione
al torneo, che al contrario dovrebbe rappresentare
il momento di maggiore coesione da parte degli iscritti
alla sezione.
L’augurio per i prossimi anni è che si possa tornare ad
una maggiore partecipazione.
Durante la settimana, comunque, i nostri tennisti si
sono dati come al solito battaglia in un clima di sportività
ed amicizia.
La prima gara disputata, senza alcun fine agonistico, è
stato un bel “doppio giallo”. Hanno partecipato quasi
tutti i tennisti presenti, da quelli più in erba (i più giovani
avevano tra i 9 e i 12 anni) a quelli più “maturi”.
Per quanto riguarda le manifestazioni ufficiali, nel singolare
maschile la vittoria è andata ad Alessandro Poli
Poli - Guerra
51
che si è imposto in finale su Giampiero Guerra. In semifinale
erano giunti Roberto Urbani e Claudio Ferretti.
In campo femminile il titolo è andato ancora una volta
a Maria Assunta Ramunno che ha sconfitto in finale
la sempre combattiva Marina Montesi.
In semifinale si sono dovute arrendere le pur brave Maria
Carmela Ninfadoro e Paola La Manna.
L’appuntamento è per tutti al prossimo anno, sperando
che il 2013 segni il definitivo rilancio per la sezione
tennis.
Nel mese di settembre si è svolto presso il nostro Centro
Sportivo il Torneo Romano di Tennis iniziato l’8
settembre e terminato – anche grazie alle favorevoli
condizioni meteo ed alla determinazione degli organizzatori
(Sandro Fidanza, coadiuvato da Renzo Botteghi
e Enrico Villari) – domenica 30.
Da registrare la folta partecipazione al torneo, circa
100 iscritti, segno della passione che ancora esiste nel
nostro Centro per questo magnifico sport.
Nel singolare maschile vittoria per Giampiero Guerra
che ha avuto la meglio in finale contro Pierluigi Ermacora.
In semifinale si sono fermati Poli e Benucci.
Nel torneo maschile over 45 vittoria di Mariani su Vergari;
in quello Over 60 di Barchetta su Zeni.
Il torneo femminile è andato ad
Anna Maria Stabile che ha avuto
la meglio su Alessia Rianda.
In semifinale erano giunte Chiara
Lazzari e Anna Rita Cinquepalmi.
Molto bella anche la premiazione
finale che tradizionalmente rappresenta
il momento di chiusura
della stagione tennistica con appuntamento
per l’anno successivo.
Concludiamo queste note nell’affettuoso
ricordo di Roberto Scorcelletti,
con il commosso rimpianto
dei Colleghi e degli Amici del
tennis che hanno vissuto con lui
fatiche e vittorie nei campi italiani
e stranieri.

Vela
Campionato nazionale di vela
di Massimo Scardocci
Dal 10 al 17 agosto si sono svolte a Policoro
le regate che hanno assegnato i titoli di campione
italiano nelle classi SUN 2000 e FIV 555.
Le condizioni meteo, specialmente nei primi due
giorni, sono state abbastanza difficili, con vento oltre
i 10-12 nodi e mare mosso. Questo ha comportato
dei cambiamenti rispetto al programma originale.
Fatte le opportune valutazioni con tutti gli
skipper, sono stati ridotti gli equipaggi, rendendoli
più idonei alla situazione.
Sono scese in regata, per la classe SUN 2000, sette
imbarcazioni che hanno dato luogo a cinque regate
molto combattute. Al termine, la classifica ha
visto al primo posto l’equipaggio composto da Micarelli
Roberto, Marchesini Harry, Salsiccia Sergio
e Soccorsi Patrizia.
Per le derive classe FIV 555 sono scese in mare sei
imbarcazioni, alcune delle quali con a bordo anche
giovani alle prime esperienze, accompagnati da
istruttori del circolo velico.
Le imbarcazioni che avevano a bordo questi ragazzi
hanno formato una classifica a parte con barche
del tipo Trident. Per la classe FIV 555 è risultato
vincitore l’equipaggio composto da Belfiore Tiziano,
Bonelli Alessandro, Raimo Lucrezia e Alfiero
Chiara; per i Trident è risultato primo l’equipaggio
composto da Salsiccia Silvia, Mauro Nicholas e
Ceccarelli Andrea.
52
Nella giornata di Ferragosto, per incentivare lo spirito
associativo della manifestazione, è stata creata,
con la collaborazione del CVL, una “Barcolana
di ferragosto” a cui si sono iscritti 104 partecipanti,
dando luogo ad una maxi regata con circa trenta
equipaggi.
È stata una regata di tipo costiero con andata e ritorno,
caratterizzata da vento di circa 4-5 nodi, che
ha permesso a tutti di partecipare in completa sicurezza.
Sono arrivati primi per i FIV 555 Marino, per i
Trident 16 Inghes e per i SUN 2000 Nespoli, tutti
naturalmente accompagnati dai loro equipaggi.
Chi non è stato impegnato nelle regate ha potuto
passare il tempo utilizzando le canoe, le biciclette e
provando ad andare a cavallo. È stata inoltre organizzata
una gita in un rifugio di montagna con colossale
spaghettata.
Prima di chiudere, alcune considerazioni finali.
Quest’anno il soggiorno non si è rivelato all’altezza
dei precedenti a causa del cambio di alcune persone
chiave all’interno dell’organizzazione del CVL.
Richiami alla manutenzione corretta delle barche,
problemi con l’approntamento del campo di regata,
organizzazione dei pasti deludente, qualità e
quantità dei cibi non come d’abitudine: queste le
note più dolenti.
Tali rilievi sono stati fatti presenti all’organizzazione,
in varie occasioni, da me, dal consigliere Piraino
e dall’addetta del CASC-BI sig.ra Perozzi. Ad
essi va un particolare ringraziamento per la preziosa
collaborazione in una settimana abbastanza difficile.
Le premesse per un cambiamento ci sono: tuttavia,
per il prossimo anno, mi adopererò per cercare
strutture alternative, al fine di offrire ai soci un
soggiorno più piacevole dal punto di vista sociale
e sportivo.

Finalmente primi!!!
L’equipaggio Casc BI II
vince l’Eurosail 2012
di Massimo Scardocci
Alla fine ce l’abbiamo fatta. Un equipaggio del
Casc-BI è riuscito ad aggiudicarsi l’ambito
trofeo dell’Eurosail organizzato dalla
European Investment Bank (EIB) nelle
acque di Vigo in Spagna.
La mattina del ventuno settembre sono
stati presi i primi contatti con gli organizzatori,
che si sono mostrati subito
gentili e disponibili.
La signora Pieper ha preso la parola per
conto della EIB rivolgendo un saluto a
tutti i partecipanti e sottolineando lo
spirito amichevole e cavalleresco dell’incontro.
Il meteorologo ha annunciato l’arrivo di
una bassa pressione portatrice di venti
forti e pioggia proprio durante le giornate
di regata ed ha invitato gli skipper
ed i loro equipaggi ad usare la massima prudenza.
La gara è stata organizzata su due giornate.
La prima prevedeva due regate, al termine delle
quali gli equipaggi italiani si sono piazzati ottimamente:
Casc-BI II al 1° posto e Casc-BI I al
5° posto.
La seconda giornata prevedeva una sola regata, fatta
in condizioni meteo veramente difficili.
53
Ancora in ottima luce gli italiani, con il primo posto
dell’equipaggio Casc BI II ed il sesto dell’equipaggio
Casc BI I.
Equipaggio Casc BI II – I° classificato:
Micarelli, skipper; Nespoli, randista, tattico; Fabbri,
drizzista; Marconi, prodiere
Equipaggio Casc BI I – VI° classificato:
Piselli, skipper; Del Nero,randista; Scardocci, drizzista,
tattico; Marchesini prodiere
La sera della domenica in albergo, contenti e soddisfatti
di aver vissuto tutti insieme questa magnifica
esperienza – regatare con 25/30 nodi di vento
non è impresa di tutti i giorni, ed esserci riusciti
riempie ognuno di noi di un pizzico di orgoglio
– abbiamo partecipato alla premiazione finale, con
la quale si è conclusa la manifestazione.
Per quanto riguarda il bilancio dell’evento, analizzando
nel complesso sia l’organizzazione della manifestazione
da parte della EIB sia la nostra, il giudizio
non può che essere positivo: quello
che più esalta sono gli ottimi risultati
ottenuti.
Un grazie particolare al Consigliere
Francesco Paolo Palumbo che si è dimostrato
persona veramente squisita e disponibile,
ed agli addetti del Casc-BI
che in maniera sempre solerte ci hanno
aggiornato sulla situazione con un nutrito
scambio di mail.
Infine, un grazie speciale a tutti i miei
compagni di avventure con cui ho condiviso
due giorni veramente indimenticabili.
Un saluto a tutti.
Alla prossima!

Milano: per noi il Teatro
di Vincenzo La Camera e Rosa Startari
Per noi il teatro, come diceva lo studioso Silvio
D’Amico, è l’ombrello di Noè. Durante il diluvio,
Noè era solito salire in coperta per vedere se il tempo
migliorava e ogni volta rientrava fradicio nell'Arca.
Un giorno, con i pochi mezzi disponibili, costruì un
ombrello, salì sopra e lo aprì. Pioveva a dirotto e l'ombrello
non lo proteggeva; l'acqua scivolava tra le ampie
fessure e lo bagnava.
Ciò nonostante egli restava lì imperterrito e chiunque
lo avesse visto avrebbe pensato che l'ombrello lo proteggeva
dalla pioggia, e pure lui aveva l’illusione di essere
in qualche modo riparato.
Il teatro, come l’ombrello di Noè, si erge in alto, illusione
pura, spesso in contrasto con la realtà che lo circonda,
e ogni volta che saliamo sul ponte per vedere i
segni del tempo, possiamo sentircene protetti.
Sulle tavole del prestigioso Teatro San Babila di Milano
è andato in scena di recente il nuovo spettacolo della
compagnia teatrale Il Socco e la Maschera, di cui fanno
parte alcuni colleghi: Vincenzo La Camera, il regista,
e, tra gli attori, Gerardo Notari, Rosa Startari, Linda
Mangiaracina, Paolo Molinaro, oltre a numerosi altri
elementi. Scritta dopo la seconda guerra mondiale,
l’opera, intitolata “La vita di Pulcinella”, è una delle
DALLE FILIALI
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più belle creazioni del francese Népomucène Jonquille;
vi si ritrovano, sia pure incarnati nelle maschere della
commedia dell’arte, motivi esasperati come la denuncia
dell’ipocrisia, la più feroce satira civile e sociale, una
tremenda accusa contro la malizia del mondo.
La nostra compagnia (più di 20 elementi compresi i
tecnici) ha iniziato 8 anni fa con allestimenti comicobrillanti
ma, consapevole che questo genere da solo
non può bastare ad assolvere alla missione civile che
storicamente e culturalmente appartiene alla dimensione
teatrale, col tempo ha maturato l’esigenza di
esprimersi con forme e contenuti ancor più coinvolgenti,
capaci di trasmettere al pubblico la passione per il
teatro, la volontà di difenderne le sorti, il bisogno di
mantenerlo in vita come valore irrinunciabile in quanto
luogo privilegiato di riflessione e di confronto delle idee.
Il regista e teorico Peter Brook, con felice sintesi che
ben rappresenta il nostro sentire, afferma che: “Il teatro
non deve rispondere. Ha una sola funzione: lasciarci
nudi di fronte alle domande”.
Concludiamo col dire che ci piacerebbe, se ce ne sono,
entrare in contatto con altri colleghi dediti alla stessa
attività, per avviare nuove e sinergiche relazioni e per
confrontare le rispettive esperienze.
Chi volesse può contattarci all’indirizzo info@ilsoccoelamaschera.it,
mentre il sito che documenta ampiamente
la nostra attività è www.ilsoccoelamaschera.it.
Buon teatro a tutti!

Ho apprezzato in modo particolare l'articolo su
"Come eravamo"; mi ha fatto fare un balzo
su un periodo che ormai risiedeva nei meandri della
memoria.
Mi è particolarmente vicino, in quanto a quei tempi
abitavo in Viale delle Provincie ed in occasione di
scioperi, come spiegato nell'articolo, qualche volta
mio padre ed un amico affittavano un furgone e fa-
Elenco Viaggi 2013
Viaggi in programma nel 2013 (Commissione turistica):
ANDALUSIA
CINA
ARGENTINA
CIPRO
BIRMANIA
COPENAGHEN
CANADA
COSTA RICA
Polisportivo Banca d’Italia.
LA POSTA DEI SOCI
A completamentodell’articolo
sul complesso
del tuscolano apparso
sul precedente
numero della Rivista,pubblichiamo
con piacere copia
dell’attestato
del Premio Luciano
Berti conferito
nel 1973 all’Arch.
Alberto Avanzati,
all’Arch. Sergio
Bonamico, all’Ing.
Mario Mancia e
all’Ing. Antonio
Zingali per il progetto
del Centro
Ringraziamo l’Arch. Avanzati per averci trasmesso
tale documento.
La Redazione
INFORMAZIONI
55
cevano la linea piazza Bologna-piazza San Silvestro,
ed io ero addetto alla scala.
Erano tempi brutti… ma si ricordano con piacere...
forse perchè eravamo giovani.
Complimenti ancora per l'articolo,
Un caro saluto.
Lettera firmata
ETIOPIA
LISBONA
LONDRA E CORNOVAGLIA
MADRID E TOLEDO
MAROCCO
MONACO E BAVIERA
NEW YORK
NAMIBIA
NOTE DELLA REDAZIONE
ROMANIA
E TRANSILVANIA
SENEGAL
SUD AFRICA
USA PARCHI
(LOS ANGELES –
SAN FRANCISCO)
VARSAVIA E DANZICA
Redazione Rivista Casc BI 2012
da sinistra C. Mantini, P. Falletta, L. Iacovacci, C. Stacchini, L. Toccaceli Trainelli
Per quanto ovvio, si ricorda a tutti i colleghi che
la Redazione, sensibile all’evolversi della situazione
degli ingressi al Centro Sportivo per i familiari,
continua a seguire con attenzione il problema
che dovrà essere affrontato dalle OO.SS. in sede
negoziale con la Banca d’Italia.
La Redazione