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IL TRONCO LE CATENE RETTE DEL TRONCO La ... - Motus Project

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<strong>IL</strong> <strong>TRONCO</strong><br />

<strong>LE</strong> <strong>CATENE</strong> <strong>RETTE</strong> <strong>DEL</strong> <strong>TRONCO</strong><br />

<strong>La</strong> flessione e l’estensione del tronco dipendono dalle catene rette e avvengono in<br />

rapporto a due importanti assi miotensivi: uno anteriore e uno posteriore.<br />

L’asse anteriore unisce D1 al sacro prendendo relé: - sullo sterno - sul pube - sul coccige.<br />

Intercalati tra queste strutture ossee troviamo i muscoli intercostali medi, grandi retti e<br />

perineali. Questa catena anteriore (Fig. 1.2) forma un potente pilastro verticale di fronte<br />

all’asse rachideo, che a sua volta forma l’asse posteriore. Quest’ultimo è formato dalla<br />

colonna vertebrale, dai dischi e dai muscoli paravertebrali con funzione soprattutto di<br />

appoggio (Fig. 1.3). L’asse posteriore, con i suoi muscoli corti, è come una molla di<br />

richiamo, equilibra e modera l’azione dell’asse anteriore.<br />

Fig 1.2 – Catena di flessione Fig. 1.3 – Catena di estensione<br />

(da Busquet vol. I°) (da Busquet vol. I°)


Funzioni delle catene rette : l’arrotolamento e il raddrizzamento<br />

I muscoli grandi retti sollevano il pube, ma abbassano anche lo sterno in direzione<br />

dell’ombelico. Proprio questa zona dell’ombelico sembra essere una zona privilegiata di<br />

forze. Il perineo, con tutte le sue fibre longitudinali agisce come un prolungamento dei<br />

grandi retti, verticalizzando il sacro. Lo stiramento durante un lavoro passivo, può<br />

sollecitare solo alcune fibre, invece durante un lavoro attivo, il perineo ha ogni fibra che<br />

lavora in modo sinergico.<br />

Fig. 1.4 – Apertura iliaca (da Busquet vol. I°)<br />

Al momento dell’arrotolamento (Fig. 1.4): - con le sue fibre antero-posteriori, il<br />

perineo avvicina il coccige al pube.<br />

- con le sue fibre trasversali invece,<br />

avvicina gli ischi inducendo<br />

contemporaneamente l’apertura delle<br />

ali iliache.<br />

Questa apertura delle ali iliache si unisce alla verticalizzazione del sacro<br />

nell’arrotolamento e favorisce il comfort della massa viscerale allargando il diametro<br />

laterale del bacino, inoltre al momento dell’arrotolamento l’aumento della pressione intra-<br />

addominale, provoca un’espansione laterale della parte bassa del torace parallela a quella<br />

del bacino. In pratica nell’azione di arrotolamento, la catena di flessione avvolge il tronco,<br />

lo ripiega su se stesso concentrandone il volume, mentre con la catena di estensione il<br />

tronco trova il suo equilibrio, agendo come una forza che immagazzina l’energia che poi<br />

libererà nel raddrizzamento.<br />

Proprio quest’ultimo movimento d’estensione, è più globale di quello di arrotolamento, la<br />

sua azione è più stabile ma meno fine, perciò ogni aspetto della flessione, trova in esso il<br />

suo antagonismo.<br />

Complementi delle catene rette


Fino ad ora abbiamo trattato solo le catene rette che interessano il tronco, però il cingolo<br />

scapolare, il rachide cervicale e gli arti superiori possono innestarsi su tutto questo<br />

sistema retto del tronco, per accompagnarlo o rinforzarlo.<br />

A) Il cingolo scapolare<br />

Rappresenta una vera e propria potenza a livello delle apofisi coracoidi da dove partono i<br />

piccoli pettorali che uniscono la 3° - 4°- 5° costola. Il triangolare dello sterno che si trova<br />

nella parte profonda di queste costole, assicura la continuità delle forze fino allo sterno,<br />

raggiungendo cosi la catena retta anteriore. Si tratta come si vede (Fig. 1.5) di un<br />

collegamento delle linee di forza miotensive.<br />

Fig. 1.5 – Complementi della catena retta (da Busquet vol. I°)<br />

A partire dai grandi retti e dallo sterno, si hanno delle “bretelle” vere e proprie che<br />

uniscono il cingolo scapolare con la sua parte esterna, favorendo l’arrotolamento.


Affinché queste trasmettano forze efficaci, bisogna che l’apofisi coracoide sia fissata<br />

relativamente indietro. Questa “bretella” complementare parte dalla catena di flessione<br />

per raggiungere la catena di estensione. Se il punto fisso si trova a livello della catena di<br />

flessione, questa lavora nel senso dell’arrotolamento; se invece si trova a livello della<br />

catena di estensione, lavorerà nel senso del raddrizzamento.<br />

B) Il rachide cervicale e la testa<br />

Nella Fig. 1.6 si mette in evidenza la diramazione di questo sistema cervicale al di sopra<br />

del piccolo pettorale (3° - 4° - 5° costola), con gli scaleni (1° e 2° costola) e con lo sterno<br />

mastoideo sulla clavicola.<br />

C) L’arto superiore<br />

Unità funzionale che con il grande pettorale, grande rotondo e romboide può completare<br />

l’arrotolamento (punto fisso anteriore) e il raddrizzamento (punto fisso posteriore).<br />

Fig. 1.6 – Diramazione del sistema cervicale (da Busquet vol. I°)<br />

Cedimento delle curve


Tutte queste catene muscolari agiscono nei movimenti semplici di flessione – estensione e<br />

col tempo possono solo comprimerci, infatti se la catena anteriore perde di lunghezza,<br />

favorisce un atteggiamento di flessione, viceversa se la catena posteriore si tende troppo,<br />

favorisce un atteggiamento in estensione.<br />

<strong>La</strong> somma di queste due tendenze consiste nell’aumento delle curve con iperlordosi,<br />

ipercifosi e perdita di statura per il soggetto (Fig. 1.7)<br />

Le lordosi s’instaurano perché tale atteggiamento favorisce per la colonna cervicale, la<br />

retrazione dei muscoli cervicali indietro e degli scaleni in avanti; per la colonna lombare<br />

invece si ha una retrazione della massa comune indietro e degli psoas in avanti, con la<br />

conseguenza che sia gli archi lombari che i cervicali si trovano sotto tensione.<br />

Fig. 1.7– Cedimento delle curve (da Busquet vol. I°)<br />

Spesso si sente dire la frase: “soffri di dolori alla colonna, allora bisogna che rinforzi i<br />

muscoli”! In realtà se andiamo ad esaminare queste persone, vedremo come hanno i<br />

muscoli paravertebrali contratti che non smettono mai di lavorare. Il muscolo in questa<br />

situazione è contratto costantemente e si fibrotizza ed atrofizza per evolvere in strutture<br />

che possano rispondere meglio a questo costante lavoro a cui sono sottoposte, cioè a


strutture fibrose. Ecco allora che per poter trattare questi muscoli occorre rimuovere le<br />

cause che generano tali tensioni. Poi solo in un secondo momento, si potrà ridare la<br />

lunghezza propria alle catene muscolari.<br />

Non bisogna dimenticare che per il muscolo è importante conservare non solo la capacità<br />

di contrazione ma anche quella di allungamento, poiché proprio l’alternanza delle due<br />

azioni, conferisce volume e qualità al muscolo.<br />

Come terzo obiettivo infine, si dovrà restituire ritmo alla muscolatura paravertebrale, per<br />

fargli conservare la propriocettività sia in funzione della statica che della dinamica: fase<br />

questa che non va mai trascurata. E’ vero che le semplici posture in stiramento<br />

permettono di ritrovare un buon equilibrio muscolare, ma è importante che proprio i<br />

muscoli profondi ritrovino la loro vocazione vera.<br />

Come si dice che “le mani del pianista non sono fatte per spostare il pianoforte”, allo<br />

stesso modo “i muscoli paravertebrali non sono fatti per spostare la colonna”! Servono<br />

invece a correggere in modo costante e a riequilibrare gli spostamenti vertebrali.<br />

Questi muscoli devono essere distesi quando quelli del piano medio e superficiale,<br />

eseguono i movimenti. Lo scopo dei paravertebrali è quello di correggere i movimenti e<br />

l’equilibrio, in pratica hanno un ruolo qualitativo e non quantitativo e il rinforzo muscolare<br />

non è per loro.<br />

In passato è stato messo in risalto la relazione di frequenza fra le note acute e la colonna<br />

cervicale e la testa e le note basse con il bacino e il sacro. Relazione che esiste anche tra<br />

la colonna vertebrale e la voce. Infatti affinché i suoni possano esprimersi, è necessario<br />

che la zona corrispondente del corpo possa entrare in risonanza ed è il corpo stesso che<br />

rappresenta la cassa di risonanza, con le tensioni che interferiscono sulla voce e sull’udito.<br />

Trattando infatti queste tensioni, si possono ristabilire le migliori condizioni sia di fonazione<br />

che di audizione. Come a voler dire che “il sistema di raddrizzamento alla fine é un<br />

sistema di cedimento”. In pratica dovremo saper gestire nel migliore dei modi queste forze<br />

gravitazionali di compressione. Se osserviamo l’uomo, vediamo che esso può adottare la<br />

stazione eretta, basta vedere come sono le persone che portano un peso sulla testa: la<br />

loro andatura è molto nobile: sembrano avere notevoli risorse di auto-accrescimento.<br />

Infatti il nostro corpo oltre ad avere un sistema anti-gravitazionale, ha anche un sistema<br />

cosiddetto di autoaccrescimento.<br />

SISTEMA ANTIGRAVITAZIONA<strong>LE</strong> E DI AUTOACCRESCIMENTO


Per l’uomo è possibile lottare contro la gravità restando in equilibrio. Ma questo equilibrio<br />

del corpo è basato su uno squilibrio: infatti notiamo che (Fig. 1.8) :<br />

1) la linea di gravità cade davanti ai malleoli<br />

2) che il peso della testa è in fuori nei confronti di questa linea<br />

3) che i risultato di questo squilibrio anteriore alto e basso è soprattutto il tensionamento<br />

delle fasce posteriori: legamento cervicale posteriore + aponeurosi dorsale + aponeurosi<br />

lombare.<br />

Fig. 1.8 – Equilibrio del corpo e fasce posteriori (da Busquet vol. I°)<br />

Questi tre elementi formano la catena statica posteriore che ha la particolarità di non<br />

essere confusa con quella che è la catena di estensione, la quale è muscolare e<br />

formata dai muscoli paravertebrali dei piani profondi e medi.<br />

<strong>La</strong> catena statica posteriore possiede la qualità non solo di economia ma anche di<br />

propriocettività per generare il riequilibrio con le informazioni che invia ai paravertebrali. E<br />

siccome l’uomo è costruito su uno squilibrio anteriore, è normale che i fattori statici siano<br />

soprattutto localizzati indietro per opporvisi.<br />

<strong>La</strong> statica in sintesi dipende da quattro fattori (Fig. 1.9):


I) lo scheletro (catena ossea)<br />

II) le fasce<br />

III) la pressione intratoracica<br />

IV) la pressione intra-addominale<br />

Fig. 1.9 – Fattori della statica (da Busquet vol. I°)<br />

Relazione tra fasce e pressioni interne come principale fattore della<br />

statica<br />

Le fasce sono presenti in tutto il corpo e hanno un ruolo che viene messo poco in<br />

evidenza: quello di formare l’involucro del nostro corpo.<br />

I muscoli benché rivestano un parte importante per la funzione statica hanno solo un ruolo<br />

secondario perché non sono fatti per un’azione costante, gli farebbe disperdere troppa<br />

energia, si contrarrebbero senza rispettare né la legge di economia né quella del comfort<br />

di cui abbiamo detto prima.


Possiamo averne la prova se togliamo ad un soggetto questo appoggio confortevole ed<br />

economico facendolo dimagrire velocemente. Si sgonfierebbe il contenente, cioè le fasce,<br />

rispetto al contenuto i muscoli, che in quel caso dovranno assumere la funzione statica<br />

costante che è venuta a mancare.<br />

Il dimagrimento troppo veloce, porterà come conseguenza contratture paravertebrali (per<br />

via del muscolo troppo sollecitato), tendiniti (l’inserzione si adatterà male alla continua<br />

tensione) e grande stanchezza (per fuga di energie attraverso la via del muscolo).<br />

In un secondo momento, le fasce andranno incontro a retrazione, adattandosi al<br />

contenuto, con il corpo che ritroverà i suoi appoggi a livello del suo involucro periferico. E’<br />

allora che i muscoli potranno allentare il loro sforzo e la sintomatologia scomparirà.<br />

I muscoli spinali sono dei correttori, dei guardiani dell’equilibrio, agiscono a balzi,<br />

provocando oscillazioni antero-posteriori e circolari. Scegliendo la posizione di relativo<br />

squilibrio in avanti, il corpo mantiene in stato di allerta le catene muscolari posteriori.<br />

Il nostro corpo è instabile (oscillazioni della linea di gravità) e le sue memorie centrali:<br />

cervelletto, orecchio interno, cervello hanno una funzione essenziale.<br />

Sistema di autoaccrescimento<br />

L’accrescimento è unito alla cancellazione delle due curve cervicale e lombare e ad un<br />

raddrizzamento della colonna dorsale. Più si adatta la posizione eretta, più le fasce sono<br />

verticalmente sollecitate.<br />

Si riscontra un avvicinamento della linea anteriore e di quella posteriore del corpo alla<br />

linea di gravità (che poi è la risultante).<br />

Ciò che si guadagna nell’avvicinamento viene recuperato in un piano verticale, ma il tutto<br />

determina anche una diminuzione della stabilità, quindi una maggiore sollecitazione delle<br />

fasce posteriori. E’ partendo da questo tensionamento del legamento cervicale,<br />

dell’aponevrosi dorsale e di quella lombare che si organizza il sistema di auto-<br />

accrescimento. (Fig. 1.10)


Fig. 1.10 – Sistema di autoaccrescimento (da Busquet vol. I°)<br />

Il piano fasciale posteriore messo in tensione può diventare un punto fermo per i muscoli<br />

che vi si inseriscono, il cranio il torace e il bacino diventano zone di relativa fissità.<br />

Il Sistema anti-gravitazionale (S.A.G.) ha il compito di assumere il peso mantenendo<br />

contemporaneamente il corpo in equilibrio. Sistema basato sulla relazione:<br />

Gravità – Pressioni interne – Fasce – Reazione<br />

Il S.A.G. comprende lo scheletro, le fasce (capsula, legamento, tendine, guaina,<br />

aponeurosi) e i muscoli monoarticolari (per l’equilibrio); esso recupera l’energia della<br />

gravità per aumentare la sua qualità di molla delle strutture e diventa un sistema di auto-<br />

accrescimento quando recluta i muscoli per cercare di eliminare le curve.<br />

Relazione tra arrotolamento, raddrizzamento e accrescimento


Durante l’arrotolamento o il raddrizzamento, flessori ed estensori lavorano insieme, in<br />

concentrico e in eccentrico. Se lavorano in concentrico insieme, creano uno stato di<br />

tensione tra loro che si annulla dal punto di vista dinamico. Inoltre servono da appoggio ai<br />

sistemi crociati che vedremo in seguito.<br />

Le due lordosi, cervicale e lombare servono sia per i movimenti del tronco che per la<br />

mobilità di braccia e gambe. Il tono di base del sistema di auto-accrescimento forma<br />

l’elemento che permette all’uomo di reagire alla gravità (sistema anti-gravitazionale). I<br />

diversi tipi morfologici si disegnano in funzione dell’uso delle catene rette anteriori,<br />

posteriori, crociate e della capacità del soggetto di allungarsi.<br />

L’uso dei diversi sistemi è modulato in modo differente in funzione della sua capacità<br />

mentale, per rispettare il suo comfort e il suo equilibrio, dovendo trovare un adattamento<br />

che gli permetta di essere il più economico possibile.<br />

Le catene rette hanno una “vocazione strutturante”, quelle crociate “di movimento” e il<br />

sistema anti-gravitazionale è il cosiddetto “distributore di energia”.<br />

<strong>LE</strong> <strong>CATENE</strong> CROCIATE<br />

Quando abbiamo parlato di catene di arrotolamento e di raddrizzamento abbiamo<br />

osservato l’organizzazione del corpo su un piano sagittale. Le catene crociate di cui<br />

parleremo qui di seguito assicurano il movimento di torsione e sono rivolte verso il<br />

movimento rispetto alle catene rette rivolte invece alla statica.<br />

E’ bene ricordare però che questi due sistemi non sono antagonisti, ma complementari. Il<br />

sistema crociato ha bisogno della stabilità del sistema retto e questo da parte sua ha<br />

bisogno del crociato per poter consolidare la propria statica quando è minacciata. E’<br />

indispensabile comprendere questo punto per seguire l’organizzazione del corpo umano.<br />

Proprio a livello del tronco, le catene crociate generano movimenti di torsione cioé una<br />

spalla va verso l’anca opposta. <strong>La</strong> catena crociata anteriore organizza una torsione<br />

anteriore, mentre quella posteriore una torsione posteriore. Esse sono costruite iniziando<br />

da due piani muscolari che collegano la metà sinistra del tronco alla metà destra e queste<br />

fibre oblique hanno delle sommità: la spalla e l’anca opposta, come si vede nella Fig. 1.11.


Fig. 1.11 – Catena crociata (da Busquet vol. I°)<br />

L’asse di questo movimento invece è obliquo e va dalla testa omerale a quella femorale<br />

opposta passando per l’ombelico. <strong>La</strong> torsione si organizza a livello e intorno a L3 (Fig.<br />

1.12). Si può notare anche che:<br />

1) L3 é la piattaforma attorno alla quale si organizzano la flessione e l’estensione e la<br />

vertebra attorno alla quale si organizza la torsione.<br />

2) l’ombelico a livello addominale (stesso livello di L3), è il centro di convergenza delle<br />

forze di arrotolamento<br />

3) l’ombelico è anche il centro di convergenza delle forze di torsione anteriori<br />

4) la spinosa di L3 è il centro di convergenza delle forze di torsione posteriori.


Questi quattro punti dimostrano che la torsione si organizza all’apice della curva lombare a<br />

livello e intorno a L3, col centro di torsione che si trova sulla linea che collega l’ombelico a<br />

L3 a piombo della linea di gravità: corpo di L3.<br />

Fig. 1.12 – Centro di torsione (da Busquet vol. I°)<br />

Le catene crociate anteriori (CCA) (Fig. 1.13)<br />

Comprendono 2 strati: 1 superficiale ed 1 profondo, che si ricollegano sulla linea<br />

mediana anteriore e posteriore. Inoltre le fibre di questi strati sono in continuità di direzione<br />

e di piano. Ci sono 2 catene crociate anteriori:<br />

- una che va dall’emi-bacino S al torace D: CCA SINISTRA<br />

- una che va dall’emi-bacino D al torace S: CCA DESTRA


Fig. 1.13 – Catene crociate (da Busquet vol. I°)<br />

<strong>La</strong> CCA SINISTRA è cosi costituita da 2 piani:<br />

Il piano profondo è costituito dal piccolo obliquo con inserzioni in: - spinosa di L5 - ala<br />

iliaca - arcata crurale - 12° 11° 10° costola - appendice xifoide, linea alba, pube.<br />

Le fibre del piano superficiale sono invece in continuità di direzione con i muscoli dello<br />

strato profondo. E’ costituito da: il grande obliquo con inserzioni: - linea alba – pube –<br />

arcata crurale – ala iliaca – 7 ultime costole, completato indietro dal quadrato dei lombi:<br />

fibre ilio-lombari (Fig 1.13), completato al di sopra dagli intercostali superficiali e dal piccolo<br />

dentato postero-superiore. <strong>La</strong> linea alba assieme allo sterno assicura continuità a questi 2<br />

piani superficiali e profondi.<br />

Le catene crociate posteriori (CCP)


Ci sono 2 catene crociate posteriori (Fig. 1.14):<br />

- una che va dall’emi-bacino S al torace D: CCP SINISTRA<br />

- una che va dall’emi-bacino D al torace S: CCP DESTRA<br />

Fig. 1.14 – Catene crociate posteriori (da Busquet vol. I°)<br />

Vediamo qui invece come è tracciata la catena CCP DESTRA:<br />

Troviamo: - le fibre ileo-lombari del quadrato dei lombi a destra; - la porzione ileo-lombare<br />

della massa comune a destra; - gli intercostali destri e sinistri corrispondenti; - le fibre<br />

costo-lombari del quadrato dei lombi a sinistra; - il piccolo dentato postero-inferiore a<br />

sinistra.<br />

Catene crociate, equilibrio e diaframma


Il movimento che è scatenato dal sistema crociato tende a conservare l’equilibrio del corpo<br />

quando si muove. Si verifica uno spostamento crociato della massa. Per esempio quando<br />

la spalla destra va in avanti e in basso, quella destra va indietro e in alto. Tale<br />

spostamento crociato si ritrova tra gli arti superiori e inferiori. Questi movimenti di torsione<br />

poggiano sui sistemi retti e a livello della colonna sono controllati dai muscoli mono-<br />

articolari, con funzione soprattutto propriocettiva come il traverso spinoso. Analizziamo il<br />

ruolo del diaframma nella relazione torsione ed equilibrio. (Fig. 1.15). Il movimento di<br />

torsione è un avvitamento delle strutture che perdono in altezza per unire movimento e<br />

stabilità. Il diaframma infatti è un muscolo sensibile ad ogni movimento:<br />

- i suoi pilastri posteriori si trovano soprattutto in relazione con le catene di estensione;<br />

- la sua foglia anteriore è in relazione privilegiata con le catene di flessione per mezzo dei<br />

grandi retti;<br />

- le foglie laterali invece lo sono con le catene crociate.<br />

Fig. 1.15 – Diaframma (da Busquet vol. I°)<br />

Il diaframma possiamo dire che controlla il movimento di torsione nei confronti della linea<br />

di gravità e del suo appoggio addominale. Esso rappresenta il muscolo chiave della vita,<br />

funziona in modo continuo ma intermittente, è molto allenato e da questo si può dedurre<br />

che non sarà mai spontaneamente debole.<br />

Se infatti per ipotesi, nella respirazione la sua azione non fosse sufficiente, è perché più di<br />

cosi non può fare e la soluzione non è ottenibile con la rieducazione, ma bensì con la<br />

liberazione delle strutture del diaframma e di quelle a distanza che gli impediscono di<br />

funzionare. Possiamo affermare che il diaframma è il catalizzatore delle funzioni parietali e<br />

viscerali, occorre liberarlo, ottenendo al tempo stesso un rilassamento della parte<br />

emozionale del soggetto.


<strong>La</strong> CCA SINISTRA è cosi costituita da 2 piani:<br />

Il piano profondo è costituito dal piccolo obliquo con inserzioni in: - spinosa di L5 - ala iliaca - arcata crurale<br />

- 12° 11° 10° costola - appendice xifoide, linea alba, pube.<br />

Le fibre del piano superficiale sono invece in continuità di direzione con i muscoli dello strato profondo. E’<br />

costituito da: il grande obliquo con inserzioni: - linea alba – pube – arcata crurale – ala iliaca – 7 ultime<br />

costole, completato indietro dal quadrato dei lombi: fibre ilio-lombari (Fig 1.13), completato al di sopra<br />

dagli intercostali superficiali e dal piccolo dentato postero-superiore. <strong>La</strong> linea alba assieme allo sterno<br />

assicura continuità a questi 2 piani superficiali e profondi.<br />

Le catene crociate posteriori (CCP)<br />

Ci sono 2 catene crociate posteriori (Fig. 1.14):<br />

- una che va dall’emi-bacino S al torace D: CCP SINISTRA<br />

- una che va dall’emi-bacino D al torace S: CCP DESTRA<br />

Fig. 1.14 – Catene crociate posteriori (da Busquet vol. I°)<br />

Vediamo qui invece come è tracciata la catena CCP DESTRA:<br />

Troviamo: - le fibre ileo-lombari del quadrato dei lombi a destra; - la porzione ileo-lombare della massa<br />

comune a destra; - gli intercostali destri e sinistri corrispondenti; - le fibre costo-lombari del quadrato dei<br />

lombi a sinistra; - il piccolo dentato postero-inferiore a sinistra.<br />

Catene crociate, equilibrio e diaframma<br />

Il movimento che è scatenato dal sistema crociato tende a conservare l’equilibrio del corpo quando si<br />

muove. Si verifica uno spostamento crociato della massa. Per esempio quando la spalla destra va in avanti e<br />

in basso, quella destra va indietro e in alto. Tale spostamento crociato si ritrova tra gli arti superiori e<br />

inferiori. Questi movimenti di torsione poggiano sui sistemi retti e a livello della colonna sono controllati dai


muscoli mono-articolari, con funzione soprattutto propriocettiva come il traverso spinoso. Analizziamo il<br />

ruolo del diaframma nella relazione torsione ed equilibrio. (Fig. 1.15). Il movimento di torsione è un<br />

avvitamento delle strutture che perdono in altezza per unire movimento e stabilità. Il diaframma infatti è<br />

un muscolo sensibile ad ogni movimento:<br />

- i suoi pilastri posteriori si trovano soprattutto in relazione con le catene di estensione;<br />

- la sua foglia anteriore è in relazione privilegiata con le catene di flessione per mezzo dei grandi<br />

retti;<br />

- le foglie laterali invece lo sono con le catene crociate.<br />

Fig. 1.15 – Diaframma (da Busquet vol. I°)<br />

Il diaframma possiamo dire che controlla il movimento di torsione nei confronti della linea di gravità e del<br />

suo appoggio addominale. Esso rappresenta il muscolo chiave della vita, funziona in modo continuo ma<br />

intermittente, è molto allenato e da questo si può dedurre che non sarà mai spontaneamente debole.<br />

Se infatti per ipotesi, nella respirazione la sua azione non fosse sufficiente, è perché più di cosi non può fare<br />

e la soluzione non è ottenibile con la rieducazione, ma bensì con la liberazione delle strutture del<br />

diaframma e di quelle a distanza che gli impediscono di funzionare. Possiamo affermare che il diaframma è<br />

il catalizzatore delle funzioni parietali e viscerali, occorre liberarlo, ottenendo al tempo stesso un<br />

rilassamento della parte emozionale del soggetto.

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