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Aldo Bonomi (a cura) Milano. Le tre città che stanno in una Camera ...

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Rilevante, sarà, per l’area milanese, trovare un equilibrio tra “coesione e articolazione sociale e le<br />

reti e le connessioni <strong>che</strong> la posizionano rispetto alle piattaforme del capitalismo padano e alle al<strong>tre</strong><br />

<strong>città</strong> globali. Mediare tra queste diverse dimensioni è il compito di <strong>una</strong> politica urbana, di classi<br />

dirigenti <strong>che</strong> abbiano compreso il passaggio <strong>in</strong> corso”.<br />

Il capitolo su “Vecchie e nuove professioni a <strong>Milano</strong>: Monadi, corporazioni o terzo stato <strong>in</strong> cerca di<br />

rappresentanza?” (Simone Bertol<strong>in</strong>o e Salvatore Com<strong>in</strong>u), ricostruisce questo segmento di<br />

popolazione <strong>che</strong> costituisce “<strong>una</strong> <strong>in</strong>telligenza collettiva <strong>che</strong> presidia le reti di connessione tra <strong>città</strong>,<br />

territorio e mondo”<br />

Molto presenti a <strong>Milano</strong>, le professioni vengono raccontate attraverso i risultati di <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i<br />

compiute attraverso questionari e <strong>in</strong>terviste, <strong>che</strong> analizzano aspetti differenti <strong>che</strong> vanno dalla<br />

“percezione del declassamento” avvenuto, alla domanda di rappresentanza, f<strong>in</strong>o alle<br />

caratteristi<strong>che</strong> di <strong>Milano</strong> considerate negati o positive per lo sviluppo delle proprie attività<br />

professionali.<br />

Nel capitolo “I vulnerati. Fare comunità di dest<strong>in</strong>o universale nelle terre dell’opulenza” (Salvatore<br />

Com<strong>in</strong>u e Alb<strong>in</strong>o Gusmeroli) l’attuale crisi economica e la nuova questione sociale nelle grandi<br />

aree urbane vengono studiate attraverso l’analisi dell’Archivio domande di contributo presentate<br />

ai Dis<strong>tre</strong>tti del Fondo Famiglia Lavoro nel corso degli anni 2009 e 2010. Da tale analisi, e dalle<br />

<strong>in</strong>terviste agli operatori della Caritas e delle Acli, emergono le caratteristi<strong>che</strong> di tale domanda, i<br />

legami con il mondo del lavoro, l’articolazione territoriale all’<strong>in</strong>terno dell’area metropolitana.<br />

L’ultimo capitolo, “I comitati dei cittad<strong>in</strong>i a <strong>Milano</strong>” (Simone Bertol<strong>in</strong>o e Domenico <strong>Le</strong>tterio)<br />

<strong>in</strong>tende mostrare “<strong>Milano</strong> come possibile laboratorio di nuove forme di legame comunitario e di<br />

connessione tra politica e società”, attraverso <strong>una</strong> specificità: “l’emergere dello spazio fisico dei<br />

quartieri come fondamento dell’identità e del s<strong>in</strong>dacalismo del territorio come nuova modalità<br />

dell’agire collettivo”.<br />

I comitati dei cittad<strong>in</strong>i - <strong>che</strong> a partire dalla f<strong>in</strong>e degli anni ottanta si sono affermati<br />

progressivamente come <strong>una</strong> presenza stabile del panorama politico nelle grandi aree<br />

metropolitane di tutto l’occidente - sono portatori di “domanda d’ord<strong>in</strong>e e istanze partecipative di<br />

democrazia diretta, mobilitazioni per la contesa/difesa dello spazio urbano e <strong>cura</strong> civica della<br />

<strong>città</strong>”: un <strong>in</strong>sieme molteplice ed eterogeneo di istanze non necessariamente contrapposte.<br />

“Sicurezza e qualità della vita – <strong>in</strong>fatti - si contam<strong>in</strong>ano e compenetrano esprimendo <strong>una</strong> nuova<br />

domanda di spazio pubblico…”<br />

I comitati possono essere <strong>in</strong>terpretati secondo due approcci molto differenti: come “l’espressione<br />

più radicale di un processo di frammentazione delle identità e dei bisogni sociali” piuttosto <strong>che</strong><br />

come “<strong>una</strong> nuova sfera pubblica orientata a costruire ponti tra spazio dei flussi e spazio dei<br />

luoghi”.<br />

Impegnati nella difesa e riqualificazione dei quartieri, nell’opposizione a grandi <strong>in</strong>terventi di<br />

ristrutturazione urbana, nella ricerca di sicurezza piuttosto <strong>che</strong> nel contrasto agli effetti della<br />

movida, essi sembrano spesso avere sullo sfondo <strong>una</strong> critica alle logi<strong>che</strong> di sviluppo complessive o,<br />

meglio, l’affermazione della decrescita come nuovo paradigma.<br />

Lo studio evidenzia tuttavia un’evoluzione dai movimenti rivendicativi “contro” a soggetti <strong>che</strong><br />

agiscono “per”: l’adozione nella <strong>città</strong> del s<strong>in</strong>dacalismo di territorio fa <strong>in</strong>fatti emergere “il<br />

rafforzamento di <strong>una</strong> identità progettuale orientata alla produzione diretta di beni pubblici, dalla<br />

socialità all’<strong>in</strong>tegrazione, alla manutenzione urbana ecc.”<br />

Lo studio prosegue con un identikit dei comitati e dei loro animatori, attraverso alcuni esempi<br />

concreti e con l’elencazione di alcune delle “priorità per <strong>Milano</strong>” da questi espresse.

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