La Sulamita l'eroica - Giuseppe Petrelli
La Sulamita l'eroica - Giuseppe Petrelli
La Sulamita l'eroica - Giuseppe Petrelli
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
<strong>Giuseppe</strong> <strong>Petrelli</strong><br />
<strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong> <strong>l'eroica</strong><br />
Del Cantico dei Cantici<br />
A cura della Chiesa Cristiana Evangelica di Ercolano
Introduzione<br />
Al Cantico dei Cantici<br />
(Tito 1: 15)<br />
Tutte le cose sono pure ai puri<br />
Non vi è altro libro nella Bibbia, ad eccezione della<br />
Apocalisse quanto il Cantico dei Cantici, nel quale é tanto<br />
presentato il ministero della Chiesa Invisibile nella sua duplice<br />
relazione, cioè: col Signore prima: e dopo, con le persone. Il<br />
libro ne suppone due altri uno del passato, quando la <strong>Sulamita</strong><br />
lavorava in accordo con i figliuoli della madre e un altro libro<br />
che continuerebbe la sua storia, dopo aver parlato della "<br />
sorella più giovane ed avere pregato il Signore di tornare sul<br />
monte degli aromi. a intendere la vita della <strong>Sulamita</strong> prima di<br />
staccarsi dai figliuoli di sua madre, e ciò che avvenne di essa,<br />
dopo essere riuscita ad avere un seguito nella sorella minore. I<br />
libro della Rivelazione è il seguito alla storia della <strong>Sulamita</strong> :<br />
una storia spirituale. considerandolo ora nel libro " Il Cantico<br />
dei Cantici Non é nostra intenzione di commentare ogni porzione<br />
del libro, ma di fermarci a qualche passaggio che sembra<br />
più adatto al nostro soggetto. Desideriamo scoprire nel<br />
ministero della <strong>Sulamita</strong> le complicazioni che la spronarono<br />
all'azione, ed il suo successo. Voglia il Signore aiutarci in questa<br />
non facile impresa.<br />
<strong>Giuseppe</strong> <strong>Petrelli</strong>
<strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong><br />
<strong>l'eroica</strong> del Cantico dei Cantici<br />
Il Potere di un grande cuore<br />
(Cantico dei Cantici 1 1-4)<br />
l'insistenza richiesta " baciami egli dei baci della sua bocca<br />
indica una crisi ed un nuovo principio della eroica del libro<br />
che si intitola Il Cantico di Salomone " o " I1 Cantico dei<br />
Cantici . Essa considera il passato, e vi scopre mancamenti e<br />
contrarietà; possedeva, ed ancora possiede un grande ideale al<br />
duale non è pervenuta. Contrita nel sentimento, ma decisa a<br />
non rassegnarsi alla sconfitta, essa invoca aiuto da Colui al<br />
Quale si è consacrata, ed il Quale ohimè non ha servito<br />
come desiderava. Ritta alla frontiera tria il passato ed il futuro,<br />
è arrivata ad intendere che solo una perfetta intimità collo<br />
Sposo del suo cuore la salverà da ulteriori cadute. Sa che non<br />
si può divenire impavidi ed essere vittoriosi ascoltando voci<br />
negative, ma solo nell'averlo un grande positivo, e che la sua<br />
unica salvezza è nell'essere attratta sempre più al suo Signore.<br />
Fino ad ora la <strong>Sulamita</strong> ha provato solo i di Lui favori. Essi<br />
furono grandi ed incoraggianti, ma essa non ne ha approfittato;<br />
ha scoperto in sé stessa come una doppia vita. Eppure è<br />
una donna predestinata la forza la elezione la stringe, ed essa<br />
ha, alla fine, presa una eroica decisione. Avendo perduto ogni<br />
speranza nelle proprie forze, sa che l'unico rifugio è di essere<br />
interamente assorbita nell'amore del Suo Signore. Non<br />
domanda più favori. Implora soltanto: " baciami Egli de' baci<br />
della Sua bocca ". E' questa una Liguria terrena! Però, non<br />
abbiamo altro mezzo di chiarire misteri, se non usando paragoni<br />
terreni, espressioni di linguaggio terreno. l'amore di<br />
Cristo, quando è realmente capito e posseduto, crea i martiri.<br />
Vi sono varie forme di martiri; in modo speciale per coloro
che hanno un'anima intensa. Un amore profondo, quando è<br />
appieno corrisposto, agisce come una protezione contro i vari<br />
fascini del male. Mente e cuore aborriscono il vacuo; però,<br />
quando il Signore riempie la mente e possiede il cuore, il<br />
Cristiano non ha né tempo né voglia di badare ad altri oggetti.<br />
<strong>La</strong> vita di molti santi dimostra la verità di queste affermazioni.<br />
Vi è una grande forza in un grande amore. <strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong>, come<br />
se parlasse a sé stessa più che al suo Amato, continua: Perché<br />
i tuoi amori sono migliori del vino ". In questo affetto essa<br />
trova di più ancora dei doni e benedizioni che può ricevere. Il<br />
Signore conosce i nostri desideri, rondinino i cuori devoti<br />
amano parlargli. Ci fortifichiamo, crescendo in fermezza,<br />
ascoltando le nostre parole di lode e di consacrazione.Per l'odore<br />
de' tuoi preziosi oli odoriferi [il tuo nome è un olio odorifero<br />
sparso] ti amano le fanciulle ".<strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong>, non si azzarda<br />
a dire che essa lo ama, perciocché chi veramente ama, non<br />
vanta i1 suo amore. Altre, a1 suo parere sono più degne; altre,<br />
infatti, Lo amano, e le chiama vergini, significando innocenti.<br />
Spesso i santi hanno riguardato il passato, il tempo della loro<br />
innocenza, e pensano che solo allora potevano amare e servire<br />
il Signore. Debbono ancora conoscere il cuore e la provvidenza<br />
di Dio per cui la Sua Redenzione può portarci a uno<br />
stato migliore di quello del innocente, ancora non messa a<br />
prova. Qualcuno traduce: perché le tue carezze sono migliori<br />
del vino; come la fragranza dei tuoi preziosi oli, olio sparso è<br />
il tuo nome ",<strong>La</strong> parola a Nome " racchiude tutto della Vita e<br />
Persona del Signore. II solo menzionare del Suo Nome, se è<br />
fatto dallo Spirito, apre una fonte di fragranza e di amori. <strong>La</strong><br />
<strong>Sulamita</strong> non è soddisfatta e supplica per altro. Vuole diventar<br />
prigioniera del Signore. Non fidando nella propria abilità e<br />
costanza a seguirlo, prega: Tirami ", come per dire: In questi<br />
istante sono completamente decisa. Conoscendo però il mio<br />
passato e le mie debolezze, non prometto che seguirò. Assumi<br />
Tu, Tu stesso, il carico del mio venire a Te. Imprigionami e
tirami ".Ed è vero che il Signore attira le persone a con corde<br />
umane, e con funi da amorevolezza " (Osea.:2 4); ma la<br />
<strong>Sulamita</strong> domanda più di quello. Se noi scorgiamo :nelle parole<br />
l'intimo significato, vuol dire questo: v Prendimi per la<br />
mano e tirami dietro a Te ". A questo punto ricordiamo ciò<br />
che un Apostolo profetizzò della Chiesa: a E ci ha trasportati<br />
nel Regno del Figliuolo dell'amore Suo " (Col. 1 : 13). Ciò è<br />
più che guida. E' come se un gigante, prendendo un fanciullo<br />
nelle poderose braccia per liberarlo da un pericoloso luogo, lo<br />
posasse dove non può più cadere: in luogo sicuro e perfetto,<br />
ove unica legge è l'amore di Dio. Dopo una così insistente<br />
preghiera, la <strong>Sulamita</strong> fa una promessa; è la prima che ha l'animo<br />
(li fare: v Noi correremo dietro Te ". Un traduttore usa le<br />
stesse parole, invertendo l'ordine, dando così più largo significato:<br />
" Dietro Te, noi correremo ". Ohimè! Nel passato, la<br />
provata <strong>Sulamita</strong> è andata vagando qua e là. nonostante le<br />
buone intenzioni, scambiando spesso credi, teorie, feste e persone<br />
per il Signore stesso. Ora ha deciso: a Dietro a Te " e<br />
non dietro ad altri. Perché domanda essa il favore in singolare,<br />
e fa la promessa in plurale? E' realmente sola la <strong>Sulamita</strong>, non<br />
ha amici, simpatizzanti col suo ideale? Vedremo nel seguente<br />
capitolo. Nel frattempo leggiamo che avvenne: u II Re m'ha<br />
introdotta nelle sue camere ". Ancora una volta promette in<br />
plurale: a Noi gioiremo e ci rallegreremo in Te; ricorderemo i<br />
tuoi amori, anzi che il vino: gli uomini diritti ti amano n. Altra<br />
versione dice: " Essi ti amano dirittamente u. Significato quasi<br />
oscuro o un parlare inadeguato, che neanche fa intendere che<br />
è più giusto amare un tale Re. II Signore non risponde con<br />
parole, e la introduce di camera in camera, nel segreto della<br />
Sua Vita. <strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong> deve ancora molto viaggiare nel palazzo<br />
del Re, e deve molto scoprire. Nel suo primo entusiasmo, essa<br />
parla pure nel nome di altri che non sono presenti, ma a cui<br />
essa testimonierà. E ancora chi sono questi altri? Di ciò al<br />
capitolo seguente.
Le figliole di Gerusalemme<br />
(Cantico (dei Cantici 1 :5-6)<br />
In ogni congregazione di Cristiani vi è varietà di gruppi.<br />
Alcuni sono zizzania "; altri sono i figliuoli della madre ; altri<br />
le figliuole di Gerusalemme ; e un piccolo numero oh! quanto<br />
piccolo rassomiglia alla <strong>Sulamita</strong>. Le figliuole di<br />
Gerusalemme non sono mai persecutrici, ma anime gentili:<br />
non forti, ne illuminate per decidersi per la causa del Signore<br />
<strong>La</strong>mentano, con mesti accenti, gli abusi di qualche falso e<br />
arrogante pastore, ma tuttavia soffrono in silenzio.<br />
Riconoscono elementi più degni la <strong>Sulamita</strong> e osservano che<br />
non sono giustamente apprezzati. Di tanto in tanto, le figliuole<br />
di Gerusalemme mostrano sdegno contro la perversità che<br />
notano, ma non abbastanza apertamente da spaventare i perversi;<br />
danno qualche incoraggiamento alla <strong>Sulamita</strong>, però timidamente,<br />
e temono di far notare agli altri che esse sono pronte<br />
ad un determinato proponimento per il Signore e per la<br />
verità. Non sono settarie, né dominate da spirito chiesastico;<br />
ma neppure decise ad affrontare opposizione o pronte a perdere<br />
tutto per tutto Oscillano come un pendolo, una volta<br />
dicendo che le cose dovrebbero essere aggiustate, un'altra<br />
volta raccomandando che l'unità della Chiesa non venga<br />
disturbata. Esse sono care anime, però per un lungo tempo,<br />
scambiamo la visibile congregazione per il vero Corpo di<br />
Cristo. <strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong>, per celeste intuizione, ha scoperto il bene<br />
in quelle care anime, ed ora che è diventata ardita nell'essere<br />
tutta per la causa del Signore, confida che le figliuole di<br />
Gerusalemme, esse pure, un qualche giorno si faranno coraggio<br />
e si decideranno solo per Cristo. Perciò, nella sua devozione<br />
e promesse al Signore, questa martire, promette anche a<br />
nome delle figliuole di Gerusalemme. <strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong> è passata<br />
attraverso prove di fuoco. Solo Cristo ha potuto dire che Egli<br />
è senza peccato: a Il principe di questo mondo viene e non
trova nulla in me ". <strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong> non poteva vantarsi di essere<br />
perfetta, e che non portava cicatrici degli sbagli passati. Essa<br />
sa che pure nelle nobili battaglie, anche quelli che sono nel<br />
vero, mancano in qualche cosa. Perciò esorta le figliuole di<br />
Gerusalemme a non intopparsi se qualche cosa potranno scoprire<br />
in lei. <strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong> confessa che secondo le apparenze,<br />
essa potrebbe dar ragione a scandalo, pur se le figliuole di<br />
Gerusalemme guardano più a fondo nella realtà, non rimarranno<br />
scandalizzate, e, qualche giorno. seguiranno le sue<br />
pedate. Piena di confidenza, proveniente dalla intima comunione<br />
col Signore, essa parla alle care anime: u O figliuole di<br />
Gerusalemme, io sono bruna, ma bella: come le tende di<br />
Kedar, come le cortine di Salomone. Non guardate che io<br />
sono bruna, perciocché il sole mi ha scottata coi suoi raggi<br />
".L'ospitalità degli Arabi è ben nota. I feroci Beduini, i terrori<br />
del deserto, senza prendere informazioni né esitazioni,<br />
abbracciano lo straniero che prende ardire di confidare nel<br />
onore loro ad entrare nelle loro tende. Praticamente la<br />
<strong>Sulamita</strong> volle significare questo: a Si, sono bruna; però, così<br />
come sono, sono una tenda di rifugio a duelli che si confidano<br />
in me; e senza alcun pregio in me, io so di essere una cortina<br />
per adornare altri, anche nel palazzo del magnifico Salomone.<br />
Chiamatemi come volete; ma non dimenticate che Dio mi ha<br />
fatta w tende o e a cortine " riparo e adornamento. Vi è una<br />
bruttezza ch'è solo apparente, ed una bellezza che non si nota<br />
a prima vista. w Bruna v è una parola dura, e forse si riferisce<br />
a molto più di quel che noi immaginiamo. <strong>La</strong> vita dei più santi<br />
uomini non è immune da qualche rapporto che macchia la<br />
loro reputazione. Forse essi stessi hanno dato occasione,<br />
almeno in parte, a questi rapporti; eppure, Iddio solo conosce<br />
le circostanze e le interne tragedie. Strani eventi sorgono inaspettati<br />
nelle più nobili imprese. I nemici approfittano di ciò<br />
che è male, e lo rapportano per annientare il bene; ma le<br />
figliuole di Gerusalemme sono di spirito tollerante. Per un
tempo, esse, forse rimangono perplesse, ma non si rallegrano<br />
del male, e sono pronte, quando odono le spiegazioni, a vedere<br />
la chiarezza delle cose. <strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong> si sente, in un certo<br />
qual modo, debitrice di compassione ed ammaestramento<br />
verso esse, ed anticipa l'effetto della loro propria impressione<br />
o di possibili accuse dei nemici. u Sì, è verità v essa dice, n<br />
sono bruna. Innanzi agli occhi miei sono bruna; ma so che i!<br />
Signore mi ama. Vi sono molte cose le quali non sapete. lo<br />
sono bella. Guardate alle tende di Kedar, mirate le cortine del<br />
gran Re Salomone, sebbene di vari colori, nondimeno sono<br />
utili rito, la Sulamìta avrà pensato di sé stessa che, come<br />
tenda, potrà accogliere ed albergare gli stanchi pellegrini del<br />
deserto, e potrà essere una cortina pure nel palazzo del gran<br />
Re. Essa addita ad una bellezza intima che non è facilmente<br />
scorta. Vi sono varie qualità di bellezze; ma di ciò più tardi.<br />
<strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong> continua a parlare alle figliuole di Gerusalemme<br />
le quali, in un senso, aveva adottate come sue figliuole spirituali;<br />
e continua: " Non guardate perché sono bruna, perché il<br />
sole mi ha toccata ".Vi è un tempo che i Cristiani debbono<br />
dire agli altri: a Guardate me, imitate me ". Ma ciò si può raccomandare<br />
solamente in rare occasioni, quando siamo totalmente,<br />
non solo nella volontà di Dio in generale, ma ancora<br />
nella Sua volontà in ogni particolare. Tuttavia, non è pericoloso<br />
esortare gli altri ad imitare noi nell'essere fermi, avendo un<br />
solo fine, servendo Cristo. <strong>La</strong>sciate pure che altri imitino noi<br />
in ciò, ma che non esaminino, minutamente la complessità,<br />
della vita, perché siamo ancora esseri umani, sottoposti a<br />
medesime passioni come gli altri. <strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong> esorta le figliuole<br />
di Gerusalemme, a non badare alla sua brunezza (figuratevi,<br />
essa stessa si chiama bruna). il sole 1'avea toccata. Per strana<br />
che sembri questa scusa a quelli che poco sanno dei conflitti<br />
spirituali, pur nondimeno è un valido argomento a quelli che<br />
hanno incominciato a scoprire ciò che le facce mostrano e<br />
continuano a mostrare sotto i raggi del Sole di Giustizia. Fu
quando il sole si levò che Giacobbe, appena stato fatto<br />
Israele, cominciò a zoppicare dalla coscia. Come qualche<br />
materia, toccando un'altra, crea qualche risultato chimico, così<br />
a1 contatto del Signore i cristiani cominciano a mostrare brunezza.<br />
Era tutto " dentro " prima, ma ora è scoperto.<br />
Ricordiamo il Salmo della conoscenza di Dio (Sal. l39), nel<br />
quale, tra altre cose, leggiamo: " <strong>La</strong> fabbrica delle mie ossa<br />
non ti fu celata, quando io fui fatto in occulto e lavorato nelle<br />
basse parti della terra. I tuoi occhi videro là massa informe<br />
del mio corpo; c tutte queste cose erano scritte nel tuo libro,<br />
nel tempo che ancora si formavano quando niuna di esse era<br />
". Significa che Iddio conosceva le nostre più segrete iniquità<br />
ed imperfezioni, prima che noi immaginassimo finanche l'esistenza<br />
di esse. Il Sole le scoprì a noi stessi. Quando la donna<br />
Samaritana accettò le parole di Gesù, che Lui è il Cristo, allora,<br />
e non prima, vide il " tutto " di sì: stessa. Permetteteci<br />
ripetere che essa non si era arresa quando Gesù le parlo<br />
riguardo ai mariti, ma che fu come annientata quando sentì<br />
pronunziare il grande Io Sono. <strong>La</strong> scoperta di sé stessa non<br />
scoraggiò la <strong>Sulamita</strong>; ma piuttosto sentì una gran confidenza<br />
nel Signore: "Sono bruna, lo vedo; altri forse scoprono o<br />
vedono in me cose sgradevoli. Non lo nego. Tutta questa<br />
esposizione della parte oscura della mia vita interna è conseguenza<br />
di una grande Grazia. " II sole m'ha guardata [un<br />
intenso guardare che chiama le cose alla superficie, il sole mi<br />
ha toccata ".<br />
I figlioli di mia madre<br />
<strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong> continua la sua testimonianza, e racconta la sua<br />
triste esperienza: " I figliuoli di mia madre si sono adirati contro<br />
a me; mi hanno posta guardiana delle vigne; ma la mia<br />
vigna io non ho guardata Dopo un profondo sospiro, si chiude<br />
nel silenzio. Il messaggio agli altri era terminato, per il
momento. Giunta al colmo della sua crisi, era pronta per un<br />
nuovo principio. Le parole profonde che si stendono lontano,<br />
meritano considerazione I figliuoli di mia madre . Non li chiama<br />
nemmeno fratelli Chi sono essi? Evidentemente non sono<br />
i figliuoli del Padre, ma solamente di sua madre, generati da<br />
un altro uomo. <strong>La</strong> madre, naturalmente , é la chiesa visibile,<br />
la quale, nell'ambizione di proselitare, diviene avida di seguaci<br />
e vuole propagare influenza umana. Col pretesto di necessità,<br />
comincia a transigere col mondo, ambendo e accettando la<br />
sua protezione. Non dimentichiamo la tentazione di Satana a<br />
Gesù, quando gli mostrò i regni di questo mondo, offrendo<br />
di darglieli, se Egli gli rendeva omaggio. Ricordiamo la risposta<br />
di Gesù. <strong>La</strong> chiesa visibile, nella sua maggioranza, non ha<br />
dato una tale risposta, ma é caduta in trappola. Guadagnando<br />
in numero ed importanza terrena, é andata perdendo in<br />
fedeltà e in potere. Naturalmente, nella chiesa visibile é nascosta<br />
la Invisibile, la quale é composta della <strong>Sulamita</strong> e dei suoi<br />
figliuoli spirituali. Questi non hanno mai approvato le transigenze<br />
della madre, sebbene, per un tempo, tutti sono stati<br />
colti dal medésimo uragano figli della Madre sono i bastardi<br />
nella chiesa; sono astuti ed intriganti. Possedendo qualche abilità<br />
terrena, la vogliono usare nell'avanzamento della Chiesa.<br />
Essi di vengono grandi organizzatori e statisti ecclesiastici,<br />
scoprendo il modo e quali siano coloro che potrebbero usare<br />
per l'avanzamento dei loro progetti. Non é necessario pensare<br />
che questi siano individui solamente, ma l'importanza é di<br />
scorgere gli spiriti, i quali, sotto apparenza religiosa, desiderano<br />
sempre più fare della Chiesa una istituzione mondana<br />
.Questi bastardi hanno scoperto l'abilità e l'influenza della<br />
<strong>Sulamita</strong> c sono riusciti a spingerla avanti. Ci sembra di udire<br />
magnati chiesastici, parlare alla <strong>Sulamita</strong> : " Tu sei una persona<br />
spirituale; il popolo ti desidera; tu attrai il popolo; sei un buon
predicatore; abbiano bisogno di te; Perciocché l'ignoranza<br />
della realtà é per un tempo anche nelle più candide persone, e<br />
perché qualche vanità affligge anche le persone più sante, la<br />
<strong>Sulamita</strong> accetta d'essere fatta guardiana di vigne. però, nell'intimo<br />
del suo spirito, serba qualcosa di indefinito che la rende<br />
inquieta, di fronte agli entusiasti promotori. Piú tardi comincia<br />
a scorgere nella loro voce e condotta qualche cosa che le sembra<br />
strano ma non ci bada, credendo che quelle impressioni<br />
siano erronee e causate da gelosia o sprezzo. Nondimeno il<br />
tempo é un gran medico. Ora in uno dei suoi così chiamati<br />
amici ", ora in un altro, comincia a scoprire ambizioni secolari.<br />
Lei nota ancora che i " sedicenti protettori " non sono realmente<br />
uniti tra loro: ciascuno segretamente invidiando odiando<br />
gli altri, prova usarla come strumento, in modo che ciascun<br />
di loro possa " de facto " essere il vero conduttore,<br />
mediante la di lei influenza. Dio, che aveva eletta la <strong>Sulamita</strong>,<br />
non l'abbandonò mai. il Suo Spirito continuò a lavorarla e ad<br />
ammaestrare, fino a che essa realizzò, Ala fine, che quelle<br />
vaghe impressioni circa i personaggi importanti passato.<br />
erano realmente avvertimenti dello Spirito. Finalmente scoprì<br />
che era caduta in mani strane, perché non era stata realmente<br />
umile, ed aveva accarezzato qualche segreta ambizione di preminenza.<br />
Essa si era sentita essere una gran conduttrice intorno<br />
alla quale molti seguaci le farebbero da colonne. Le vite di<br />
operai cristiani, descriventi in brillanti colori quanto essi<br />
hanno compiuto come uomini di preghiera, sono numerose.<br />
l'estensione dell'opera, il correre qua e là era stato sempre<br />
accentuato. <strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong> cominciò a ritenersi una vera conduttrice,<br />
il cui nome un giorno sarebbe immortalato nella storia<br />
della Chiesa. Ma la Grazia, senza tregua avea continuato a<br />
martellare il cuore fino u ridurne in ceneri i sogni di grandezza<br />
ecclesiastica Essa scoprì gelosia tra le missioni; che le vere<br />
conversioni sono rare e che con pretese religiose, molti cercano<br />
il loro proprio, e non quello che é di Cristo. Scoprí ancora
che le persone oneste e semplici soffrono nelle chiese; che<br />
sono stanche d'un parlare vuoto e di culti pomposi; che le<br />
chiese predicano ecclesiasticismo ed usano il nome di Cristo<br />
solo come un mezzo al loro scopo (nondimeno vi sono eccezioni).<br />
<strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong> scoprì pure che vi sono delle persone che,<br />
sebbene rimangano colla massa religiosa, nell'intimo dello spirito<br />
sospirano verso il vero. Disgustata, é pronta ad abbandonare<br />
ogni speranza di poter esse-re capace e volonterosa di<br />
servire il Signore, ma Egli, per mezzo di uno dei Suoi Atti<br />
Sovrani, la forza a separarsi dal passato, ed a cominciare da<br />
capo. A1 principio, con esitazione e poi in modo reciso, essa<br />
dichiara la sua posizione, e che essa non deve più essere considerata<br />
come conduttrice, e; molto meno la conduttrice. figli<br />
bastardi dimostrano il loro vero carattere, cominciando a perseguitarla,<br />
bollandola, come " apostata " e traditrice . <strong>La</strong> storia<br />
della persecuzione sarà conosciuta solo in cielo. Siamo<br />
umani, " legni secchi ", e qualche cosa sulla quale si potrebbe<br />
incorniciare informazioni, é possibile trovarlo. <strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong><br />
rimane ferma e non vuole più transigere. Essa si domanda :<br />
Perché sembro io così importante agli altri? <strong>La</strong> mia vera vita<br />
spirituale sta diventando viepiù arida. Mi avanzo nel l'ecclesiastico<br />
e perdo terreno nel vero Cristianesimo. Basta ".Niuno<br />
può predicare con sincerità agli altri, se non prima egli stesso<br />
sia ripieno della grazia di Dio le parole e le opere d'un vero<br />
cristiano saranno poche, ma avranno un effetto imperituro;<br />
perché tutto ciò che Dio fa é eterno. A questo punto ricordiamo<br />
ciò che leggiamo circa l'incontro di due ecclesiastici. Uno<br />
era povero e sprezzato: l'altro era divenuto influente. L'ultimo<br />
fece osservazione al primo, pressappoco così (cito a memoria):<br />
a Mio caro amico, hai fatto un grande sbaglio; tu dovevi<br />
predicare la chiesa, e di tanto in tanto menzionare Cristo. Ma<br />
tu hai predicato Cristo e trascurato la chiesa. perciò sei mal<br />
capito e perseguitato ".<strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong> conclude la sua testimonianza,<br />
volendo significare che: " E' tempo che io cominci
con tutto il cuore a cercare il Signore, Lui prima; e se Egli ha<br />
per me qualche comando, Lui sa dove sono. E' a Lui. primieramente,<br />
che debbo rendere il mio servigio<br />
Implorando il , Signore dimmi "<br />
(Cantico dei Cantici 1: 7-8)<br />
Prendere una decisione é una cosa, ma in essa rimanere calmi,<br />
é ben altra cosa. Gravi tentazioni assalirono la sensitiva<br />
<strong>Sulamita</strong>. Le figliuole di Gerusalemme, benché gente onesta,<br />
non erano ancora con essa; i vari gruppi la trattavano come<br />
una sconosciuta, e peggio, quale una colpevole. Nel frattempo,<br />
rapporti di benedizioni strombazzavano a destra e a sinistra.<br />
Una certa oscurità e angoscia nello spirito cominciò<br />
insensibilmente ad impossessarsi della <strong>Sulamita</strong>. Ma rimaneva<br />
ferma la sicurezza della sua elezione; e, benché nella propria<br />
immaginazione fosse divenuta a scura ", pure sperava nella<br />
fedeltà e misericordia di Dio. Nel suo cordoglio, si apporsi<br />
più a Lui ed implorò.: O tu, il qual l'anima mia ama, dimmi,<br />
dove tu pastura la greggia, e ove tu la fai riposare in sul mezzodì<br />
". dichiarami, sono confusa, dipendendo solamente da<br />
rivelazioni, perciocché non so se sono sedotta. Signore, fammi<br />
chiaramente udire da Te. Non voglio illudermi, ma ascoltare<br />
te solo. Tu sei Colui il quale l'anima mia ama. Sono perplessa.<br />
d'ove è la tua Chiesa? Dove é realmente ministrato la Tua<br />
Parola? Dove é, in questa triste ora di mezzodì, sotto il sole<br />
rovente, il Luogo del Riposo? <strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong> spiegò il motivo<br />
della supplica, perché si vedeva sola, e ricordava gli insulti di<br />
quelli che la censuravano, dicendo: " Ti separi, perché non sei<br />
diritta; cerchi le concupiscenze, ed hai i tuoi piani " Insulti<br />
aggiunti a prove e tentazioni e, ohimè, colla reminiscenza di
qualche mancamento, rompono il cuore anche dei più forti.<br />
<strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong> proseguì: Perché sarei io come una donna velata<br />
presso alle mandre dei tuoi compagni'? " " Devo io sola rimanere<br />
in questo stato di solitudine, macerandomi il cuore e<br />
udendo accuse come se fossi una apostata o una di quelle che<br />
si separano dal Corpo dei credenti? ".Ma il Signore l'aveva<br />
preparata per un nuovo principio. <strong>La</strong> cenere, lo spirito angosciato<br />
ed il cordoglio sono usati a un fine. Dio ha il suo<br />
tempo per disciplinare i Suoi servi, i quali non solo debbono<br />
testimoniare ad un popolo, ma divenire ristoratori di rovine di<br />
molte generazioni. Dopo molte desolazioni, il Signore risponde:<br />
" Se tu non lo sai, o la più bella tra le donne, esci seguendo<br />
la traccia delle pecore, e pastura le tue caprette presso alle<br />
tende dei pastori ".E, difatti, un nuovo principio. <strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong><br />
si accorse che non conosceva la via, né il piano di Dio.<br />
Mentre si chiama " bruna " il Signore la qualifica " la più bella<br />
tra le donne ", posseduta di quella bellezza interiore tanto preziosa<br />
all'occhio di Dio scoperta solo da quelli che hanno<br />
discernimento di spirito. "Esci; non cercar di imitare altri; agisci<br />
secondo quanto Dio ti ha destinato. Non intopparti ai<br />
numerosi rapporti circa l'avanzamento ecclesiastico. Non<br />
disprezzare le povere greggi, benché non fai parte di esse.<br />
Non mescolarti con esse; ma nel tuo spirito e nelle tue preghiere,<br />
e quando ti si presenta l'occasione, segui la traccia delle<br />
pecore. Troverai, presso le tende dei pastori, non nelle tende,<br />
perché essi non sono accettati, ma non lontano, perché essi<br />
tuttavia cercano il Signore, tu troverai delle caprette, e io te le<br />
affido, perché a te sono state destinate. Persone considerate<br />
caprette, scacciate: esse sono mie. I pastori non lo sanno. Per<br />
esse occorre un ministero speciale. Solo uno scacciato può<br />
aver compassione degli scacciati. Esci, scopri questi affamati,<br />
quasi sfiniti, e pascoli ".A questo punto, ricordiamo il cieco a<br />
cui Gesù dette la vista, e che fu scomunicato. Gesù sentì che<br />
lo avevano scacciato, e Lui, il grande Scomunicato dai circoli
eligiosi di quei tempi, andò a cercarlo. Lo sconosciuto<br />
Signore trovò lo scacciato, e gli si rivelò come Figliuolo di<br />
Dio. " Pasci i tuoi capretti. Cercali, erranti presso gruppi religiosi.<br />
Continua la ricerca, non giudicare né perseguitare nessuno<br />
". II nuovo ministero, della <strong>Sulamita</strong> era stato additato.<br />
Essa entrò nel suo nuovo principio<br />
Disciplina e lavoro della <strong>Sulamita</strong><br />
(Cantico dei Cantici 1: 12; 2: 2-7)<br />
Un fedele servizio é frutto di un more puro; il che, a sua<br />
volta, dipende in maggior parte da una chiara conoscenza.<br />
Questo disse il Signore: la vita eterna:è conoscere Dio<br />
Padre, e il Suo Figliuolo. il quale mandò per cercare e salvare..<br />
Dio prima crea e poi forma.. Non appena la <strong>Sulamita</strong> ebbe<br />
ricevuta la sua commissione, sentì dalla bocca dello Sposo<br />
parole di lode e di incoraggiamento. Essa deve cessar di guardare<br />
a sé stessa, nel senso di non darsi ad esagerata intero<br />
ispezione, che, in persone sensibili e religiose, può trascinare<br />
alla disperazione. Questo é davvero il pericolo per quelli che,<br />
come la <strong>Sulamita</strong>, si sono separati dai figliuoli della madre e<br />
sono entrati nel regno del invisibile. Dopo l'incoraggiamento<br />
di essere accertata che realmente essa stava nel cospetto dello<br />
Sposo e informata della propria bellezza ( Cantico l 9-11), la<br />
<strong>Sulamita</strong> comincia a servire il Signore. Nel regno dello Spirito,<br />
al di sopra di attività di chiese, il primo servigio al Signore<br />
spesso comincia nella Adorazione e contemplazione. <strong>La</strong><br />
<strong>Sulamita</strong> dà la sua testimonianza nelle parole: " Mentre il Re é<br />
nel suo convito, il mio nardo ha sparso il suo odore. Il costoso<br />
profumo era lì, ma inattivo, fino a che il Re occupò il Suo<br />
posto: solo allora l'odore riempì la casa. Questo ci rammenta<br />
la commovente scena, nel convito di Betania, allorquando<br />
Maria ruppe un alabastro d'olio odorifero e lo versò sul capo
di Gesù; la casa fu ripiena dell'aroma; tutti gli convitati erano<br />
presenti, ma l'odore del profumo non si sentiva, perché l'alabastro<br />
di olio profumato non era stato ancora spezzato. Solo<br />
quando giunse il momento opportuno, e l' alabastro fu rotto,<br />
la buona fragranza si sentì. <strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong> avea imparato che,<br />
prima di rendere vero servigio al Re, doveva aspettare che<br />
Egli stesso, nel suo proprio tempo e compiacimento, verrebbe<br />
al banchetto. Solo allora i cuori si aprirebbero e da labbra<br />
riconoscenti salirebbero fiumi di lodi. Essa continua a testimoniare,<br />
parlando di quel che il Signore é per essa, e di quel<br />
che essa vuole essere per Lui. Desidera di venire come la rosa<br />
di Sharon e il Giglio delle valli. Sono due figure di modestia e<br />
di sofferenze, nella valle dell'umiliazione, lungi dagli sguardi<br />
dei curiosi, e circondati da spine. Essa paragona lo Sposo ad<br />
un melo sotto al quale si siede, rinfrescandosi alla Sua ombra.<br />
In questo luogo di riposo e comunione. può gustar il frutto<br />
dello Spirito. Al banchetto spirituale, il Signore spiega su essa<br />
la Sua bandiera: Amore. <strong>La</strong> grande lezione é 1'Amore di Dio,<br />
che é causa e forza alimentatrice d'ogni cosa. Ci vuole tempo<br />
per principiare a realizzare che 1'essenza di Dio é Amore.<br />
Spesso i cristiani ripetono: " Amore di Dio , senza capirne la<br />
realtà. Dio vuole perfezionare i Suoi santi, coprendoli col Suo<br />
Amore, perché solo allora essi possono parlare di Lui come<br />
conviene. <strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong>, sotto quell'Amore che liquefa il cuore,<br />
domandò di essere sostenuta in questa nuova esperienza; ed<br />
allora sentì che la mano sinistra affetto e la mano destra -<br />
potenza - l'abbraccio sono. Le due forze, Amore e potenza, si<br />
bilanciano, e fanno il cristiano maturo. Non solo amore; né<br />
solo potenza; ambedue sono indispensabili. Non é fuori posto<br />
notare che, per queste due mani: Amore e Onnipotenza, due<br />
infallibili forze, l'anima della <strong>Sulamita</strong> - e con questo nome<br />
noi significhiamo la vera Chiesa di Cristo - é ancorata al trono<br />
di Dio. A questo punto la <strong>Sulamita</strong> comincia ad esortare ed<br />
insegnare le anime che già hanno principiato a seguirla. Essa
era stata attratta al Signore, e alcuni, seguendo lei, correvano<br />
dietro a Lui. il correre ha i suoi pericoli nei cristiani immaturi,<br />
si nota a lungo una certa inquietudine. Lu lezione necessaria é:<br />
che dobbiamo entrare nel Riposo, e che il Re stesso non farà<br />
dimora né riposerà in spiriti agitati. <strong>La</strong> Chiesa é destinata ad<br />
essere la Casa di Dio. Un'atmosfera di pace e calma deve<br />
regnare nella Casa. Ricordiamo la costruzione del tempio di<br />
Salomone. Le pietre erano tagliate e trasportate da lontano;<br />
però, nel metterlo a posto, non si udivano colpi di martelli o<br />
altri strumenti. <strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong> si volge alle sue compagne e supplica:<br />
loro vi scongiuro, o figliuole di Gerusalemme, per le<br />
gazzelle, e per le cerve della campagna (animali timidi che voi<br />
non svegliate l'amore mio, e non gli rompiate il sonno, finché<br />
le piace Oh! lo strepito e l'agitazione di alcuni ben intenzionati,<br />
ma infantili cristiani! Abbiamo bisogno di riposo, e lo<br />
troviamo solo in Dio. Gesù é venuto in questo mondo e non<br />
fu accolto. Lui riposò solamente in qualche casa di pace.<br />
Ricordiamo i tempestosi giorni di Gesù in Gerusalemme, e<br />
come Egli passava le notti sul Monte degli Ulivi, e qualche<br />
volta andava a Betania. II Riposo é il desiderio della Chiesa.<br />
Riposo Eterno. Il desiderio di Dio é di dimorare in cuori<br />
affettuosi dove, Egli, pure, possa riposare.<br />
Dalla contemplazione al lavore<br />
Intenso. e diligente<br />
(Cantico dei Cantici 2: 8-17)<br />
<strong>La</strong> voce del mio amico! " esclama la <strong>Sulamita</strong>. Altri non<br />
I'avevano sentita, perché erano assorti nell'ascoltare altri<br />
suoni. Ma la <strong>Sulamita</strong> poté discernere quella voce in mezzo ai<br />
rumori vari, perché il suo cuore era stato lungamente all'unisono<br />
con le Sue vibrazioni. Essa richiama all'attenzione altri,<br />
e, dalla voce, impara i movimenti del suo Diletto. " Ecco Egli<br />
ora viene saltando su per li monti, saltellando su per li colli ".
Molte volte i cristiani si chiudono la via del progresso, perdendo<br />
tempo con montagne e colline, che sovente devono<br />
essere saltate, e lasciate indietro. <strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong> guarda al suo<br />
Diletto, e Lo scorge: Ecco, ora sta dietro alla nostra parete,<br />
Egli riguarda per le finestre, Egli si mostra per li cancelli<br />
".Anche i migliori cristiani sono per lungo tempo sistemati ed<br />
imprigionati in qualche credo cristallizzato. E' la loro parete,<br />
quella; non quella di Dio. Un muro é un recinto di protezione,<br />
e l'uomo é pronto a costruirsi qualche genere di protezione. II<br />
Signore non sforza mai nulla, rna viene e sta dietro il muro di<br />
molti cristiani. Per fortuna che vi sono alcune finestre dalle<br />
quali entra un po' di luce; vi é pure un cancello. il Signore che,<br />
secondo la Sua abitudine, segue la linea della minor resistenza,<br />
appare in queste vie d'approccio, e parla. Il mio amico mi ha<br />
fatto motto, e mi ha detto: Levati, amica mia, bella e vieni,<br />
Abrahamo non rimaneva mai a lungo in nessun luogo, perché<br />
in quelle contrade di valli e di colli doveva spostarsi continuamente.<br />
Egli non possedeva palazzi, e la sua vita poteva essere<br />
rappresentata da due simboli: tenda ed altare; pellegrinaggio e<br />
adorazione. Ad ogni nuovo inizio vi é un invito tenero: "<br />
Amica mia, bella mia,vieni ". Prima di ogni partenza, vi é<br />
sempre l'invito " vieni . <strong>La</strong> vita di un cristiano é dominata da<br />
tre imperativi: Vieni, Rimani, Va ". Questi ordini possono<br />
alternarsi. Il Signore descrive alla <strong>Sulamita</strong> nuove condizioni<br />
che richiedono nuovi metodi. Perché, ecco, l'inverno é passato,<br />
il tempo delle gran piogge é mutato ed é andata via; i fiori<br />
si vedono nella terra, il tempo del cantare é giunto, e si ode la<br />
voce della tortora nella nostra contrada ". Taluni vorrebbero<br />
sempre rimanere nel periodo rumoroso delle prime esperienze.<br />
Cambiare, per loro, sembra un tornare indietro. per cui si<br />
forgiano un fuoco " artificiale, e fingono una qualche " pioggia<br />
". Ma la Chiesa vera sa che vi sono periodi senza pioggia,<br />
e che l'unica cosa da fare, allora, é l'attendere e l'aver fiducia<br />
(Isaia 50: 10). il canto é scarso, e non melodioso, solo si
odono le note lamentevoli della tortora, uccello d'amore, che<br />
non ha un aspetto vistoso. L'attenzione della <strong>Sulamita</strong> é<br />
richiamata dalle nuove condizioni che la circondano: il fico ha<br />
messo i suoi ficucci e le viti fiorite rendono odore ". E' un<br />
tempo di ristoramento e comincia in modo quieto. E l'invito<br />
viene reiterato: Levati, amica mia, bella mia, e vieni A questo<br />
punto, percepiamo ciò che non e visibile dapprima; la<br />
<strong>Sulamita</strong> avendo attraversato un periodo di disperazione, si é<br />
ritirata, in un certo qua] modo, nella solitudine. cominciò ad<br />
essere scontenta del suo aspetto, e ad essere disturbata dalla<br />
propria voce. Essa aveva visto tanta bellezza nel Signore, ed<br />
aveva vibrato alla musica della Sua voce a tal punto che, forse<br />
paragonandosi sfavorevolmente ad altri, come taluni cristiani<br />
sensibili fanno, pensare che il Signore avrebbe dovuto usare<br />
altri migliori operai. A questo punto lo Sposo la cerca e la<br />
conforta con una delle migliori supplicazioni che ci sia mai<br />
stato dato di leggere: " o colomba mia, che stai nelle fessure<br />
delle rocce, nei nascondimenti dei balzi, fammi vedere il tuo<br />
aspetto, fammi udire la tua voce; perche la tua voce é soave, e<br />
il tuo aspetto é bello ".In queste parole vi é la descrizione del<br />
carattere della Sposa. Essa é una " colomba ", parola che<br />
implica amore fedele e modestia. Essa passa il suo tempo<br />
nelle ferite del suo Signore, non solo meditando il Calvario,<br />
ma penetrando, per così dire, in ogni particolare dì quella tragedia.<br />
Essa si trova nei punti segreti della scala per la quale l'anima<br />
ascende, gradino dopo gradino, fino alle alture della<br />
contemplazione e della comunione. Tutto é di una grande bellezza,<br />
ma la Sposa non dovrebbe rimanere troppo nascosta,<br />
troppo silenziosa. L'aspetto e la voce del Signore debbono<br />
essere proclamati ad altri. E' necessario un intermediario. <strong>La</strong><br />
<strong>Sulamita</strong> é lo strumento più adatto. a Non giudicare il tuo<br />
proprio aspetto e la tua voce. Non ciò che tu ne pensi che<br />
conta, ma é la bellezza che il Signore ti comunicherà, e la<br />
potenza della sua voce che importano ". Anzi, più udiamo e
dimentichiamo noi stessi, più diventiamo belli ed efficienti nel<br />
campo di Dio. Un compito nuovo e delicato attende la<br />
<strong>Sulamita</strong>:<br />
" Pigliateci le volpi, le piccole volpi che guastano le vigne, le<br />
nostre vigne fiorite". Un lavoro di ricerca interiore e di scandagli<br />
e scavi comincia nella Chiesa. Gli stati spirituali non si<br />
scoprono facilmente, e molta astuzia, mascherata sotto il<br />
manto dello zelo, non é individuata. Pettegolezzi. giudizi,<br />
sono gli sbagli commessi da molti, e tendono ha distruggere<br />
anime tenere. <strong>La</strong> sincerità e la semplicità dovrebbero essere<br />
1'ideale di ogni cristiano; perciò é necessario un diligente lavoro<br />
di ricerche. Le volpi che rovinano grandi cose; le piccole<br />
volpi che si nascondono tra le foglie, sono la rovina di molte<br />
Comunità. Cacciatele, dopo averle rintracciate, e salvate le<br />
vigne, le vigne fiorite (tenere). <strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong> comprende ed<br />
obbedisce ed entra in una più stretta relazione con lo Sposo.<br />
Essa esclama : " Il mio amico é mio, cd io sono sua ". proprietà<br />
reciproca, in virtù della quale il Signore diventa nostro<br />
nella proporzione in cui diventiamo Suoi. Essa, poi, continua,<br />
affermando di comprendere il cuore dello Sposo il quale ha<br />
pur bisogno di alimento. Essa esclama: " ...lui, che pastura la<br />
greggia fra i gigli ". " Beati i puri di cuore [i gigli] perché<br />
vedranno Dio ". Beati quelli che amano di rimanere incogniti.<br />
<strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong> teme di dover attraversare nuovi periodi di prove,<br />
e supplica il Signore di non rimanersene lontano da lei, fermandosi<br />
su qualche monte di separazione. " Ritorna - presto,<br />
amico mio, a guisa di gazzella e di cerbiatto, sopra i monti<br />
che ci separano , Prima che spiri la brezza del giorno e le<br />
ornbre se ne fuggano "
Ritorno dal deserto testimonianza<br />
alle figliole di Sion<br />
(Cantico dei Cantici 3: 11<br />
Una delle più tristi esperienze dei cristiani, consiste nell'essere<br />
privi, per qualche tempo, della presenza sensibile del Signore,<br />
come é profetizzato in (Isaia 45: 15) con queste parole: " veramente<br />
tu sei Dio che ti nascondi, Dio d'Israele, il Salvatore ".<br />
<strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong> doveva passare da una esperienza ad un'altra più<br />
profonda. Ma la prova della fede non appare subito, perché il<br />
cristiano, se sapesse che si tratta di una messa in prova, non<br />
sarebbe tentato. Pare che il Signore abbandoni il Suo eletto, e<br />
questi biasima sé stesso, attribuendosi la colpa di tale esperienza.<br />
<strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong> dichiara: " lo ho cercato nelle notti colui che l'anima<br />
Mia ama... e non !'ho trovato !Di nuovo le venne il dubbio<br />
di non essere nell'ordine divino, e fu tentata di cercarlo<br />
dove sono le folle. Disse fra sé : a Ora mi leverò e andrò<br />
attorno per !e città, per le strade e per le piazze; io cercherò<br />
colui che l'anima mia ama " Vana ricerca! la folla non le restituì<br />
il suo Diletto, e dovette confessare: " l'ho cercato, rna non<br />
l'ho trovato Essa doveva fare una nuova esperienza, dopo<br />
essersi invano rivolta ai conduttori della Chiesa Visibile: Le<br />
guardie che vanno attorno della città mi han trovata;ed io ho<br />
detto loro: Avete voi veduto colui che l'anima mia ama'<br />
Nessuna risposta ricevette, nessuna luce le venne dall'uomo.<br />
Questo silenzio suggerisce che quei guardiani, saggi nel loro<br />
proprio orgoglio, la trattavano come una distratta o peggio.<br />
Essa non faceva parte della città. e non aveva trovato il<br />
Signore, ma era trattata come una povera donna temente, alla<br />
quale non si presta alcuna attenzione. Il Signore però non la<br />
lasciò procedere più a lungo nelle sue ricerche infruttuose, e la<br />
<strong>Sulamita</strong> ci dice: " Di poco gli aveva passati ed io trovai colui<br />
che 1'anima mia ama. Essa doveva oltrepassare i guardiani, i
eligiosi ufficiali. se voleva ritrovare il suo Signore. E allora la<br />
<strong>Sulamita</strong> osserva: lo presi e non lo lascerò finché io non<br />
l'Abbia menato in casa di mia madre, ; e nella camera di<br />
quella che mi ha partorito ". Parole misteriose queste, che<br />
suggeriscono che essa era stanca di godersi da sola le sue<br />
mistiche esperienze, e bramava di avere qualcuno che potesse<br />
penetrare nella profondità della sua comunione. Allora, alle<br />
sue compagne che erano in buona fede, ma che ancora non<br />
avevano imparato a vivere nella calma, di nuovo rinnova il<br />
comando che aveva loro dato in precedenza, onde essa non<br />
fosse priva di riposo: Io vi ,scongiuro, figliole' di<br />
Gerusalemme... che voi non svegliate l'amore mio,è non le<br />
rompiate il sonno, finché essa lo desidero ". Solamente dopo<br />
aver ripetuto questo comando alle figliuole di Gerusalemme,<br />
la <strong>Sulamita</strong> cominciò veramente a crescere nell'opinione delle<br />
sue seguaci, a quest'ora, si fanno animo, e cominciano a<br />
parlare- di lei con accenti non dubbi. Dapprima parlano fra<br />
loro, poi si esprimono in modo da essere udite anche da altri:<br />
Chi è costei che ,sale dal deserto, simile a colonne di fumo,<br />
profumata di mirra di incenso, e di ogni polvere di profumiere<br />
<strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong> appare, ora sempre più. come un capo, , una<br />
guida, sotto la direzione, naturalmente, del Grande Capo. Essa<br />
emerge dalla solitudine, che appariva a taluni come una separazione;<br />
ad altri, come un retrocedere. Essa ha l'aspetto di<br />
colonne di fumo . Ricordiamo che Dio condusse il Suo<br />
popolo nel deserto a mezzo di una colonna, una nuvola di<br />
giorno, e una colonna di fuoco di notte. <strong>La</strong> colonna della<br />
<strong>Sulamita</strong> appare come una colonna di fumo dapprima, perché<br />
al Signore piace di nascondersi. In realtà, nuvole e fitte tenebre<br />
Lo circondano (Salmo 97). Ma questa colonna che sembrava<br />
moltiplicarsi in altre colonne, aveva una fragranza speciale,<br />
non solo della mirra più costosa e dell'incenso, tipi della<br />
crocifissione e dell'adorazione, ma anche di tutti gli altri pro-
fumi che si poteva immaginare. Segue una descrizione dalla<br />
quale risulta che é stato provveduto anche per queste colonne:<br />
a Colonne d'argento [redenzione], !a base d'oro [fede e consacrazione],<br />
ricoperti di porpora Sacrificio] avendo nel mezzo<br />
un lavoro di amore [la amore essendo la base di ogni vera religione]<br />
per le figliole di Gerusalemme. E' significativo che la<br />
preposizione " per " é tradotta da taluni " da ", per cui vediamo<br />
che l'amore é la causa della crescita delle figliuole di<br />
Gerusalemme; ed é la base del loro servizio futuro, e della<br />
loro adorazione. Solamente ora, queste nuove seguaci possono<br />
udire un messaggio più profondo che le incoraggi a vedere<br />
il Re nella Sua gloria. Nel vacabolario mistico, la gloria é connessa<br />
alla Croce, e ne é la risultante. Prima di vedere Gesù<br />
coronato con molti diamanti, dobbiamo conternplarlo nella<br />
Sua passione, coperto di uno straccio di porpora che, per<br />
scherno, é stato chiamato un manto, e avendo sul Suo capo<br />
una corona di spine. Figliole di Gerusalemme, uscite fuori, è<br />
vedete il Re Salomone con la corona, della quale .sua madre<br />
l'ha coronato nel giorno delle o ,sue ,nozze, nel giorno dell'allegrezza<br />
de! suo cuore " E' questo Salomone davvero il<br />
Figliuolo di Davide'.' Fu egli mai coronato da sua madre?<br />
Erano i re coronati dalle loro madri? Perché questo re é presentato<br />
sotto il none di Salomone? Sono serie domande<br />
queste; che chiedono una risposta franca, per scoprire se questo<br />
é un libro mistico o se é solo un poema umano.<br />
Salomone, come lo implica il nome, era un re di pace, ma la<br />
pace viene dalla sofferenza, perché se ne deve pagare il prezzo.<br />
Non possiamo negare che la madre di Salomone, Bath-<br />
Sheba, influenzò Davide onde Salomone potesse avere il<br />
regno, ma non fu lei a ungere e coronare il figlio. Oltre ciò,<br />
Salomone non fu coronato nel giorno del suo Sposalizio , ma<br />
Molto tempo prima. Sposalizio " significa consacrazione alla<br />
famiglia futura. Gesù fu consacrato come Salvatore prima<br />
della Sua incarnazione. <strong>La</strong> madre che coronò questo re non
era solo la profezia del vecchio Simeone che annunziò alla<br />
Vergine che il suo Figliuolo sarebbe stato contraddetto, che si<br />
parlerebbe contro di lui, e che una spada le trafiggerebbe l'anima.<br />
<strong>La</strong> parola " Madre " nella Scrittura, ha vari significati, e<br />
indica la persona più affezionata che si possa avere. Eppure,<br />
come ce lo dice il profeta Isaia (49: 15) anche le madri vengono<br />
meno a volte. Fu una corona che il Signore ricevette dalle<br />
mani di coloro che più Lo amavano. L'allegrezza del cuore di<br />
Gesù indica la gioia che ebbe nelle Sue sofferenze, perché da<br />
queste proveniva il bene degli altri. Teniamo a mente che<br />
Gesù chiamò Se stesso " Figliuolo dell'Uomo ", e non fece<br />
parzialità per nessuno. Egli accettò il Suo compito come<br />
Figlio di tutta 1'umanità. Sua madre - l'umanità - lo coronò<br />
con una corona di spine. l'umanità, redenta, ;giubilerà un giorno<br />
nel vederlo coronato di gloria, con molti diamanti.<br />
Notate qui che questo gruppo di seguaci é chiamato con un<br />
altro nome: " Figliole di Sion ". Sion é la fortezza di Davide,<br />
la protezione della città, ed é un simbolo della Sposa dell'agnello<br />
che, a sua volta. deve essere una fortezza, un posto di<br />
rifugio in Gerusalemme. <strong>La</strong> Chiesa Invisibile, Sion, non deve<br />
disprezzare la Chiesa visibile. Benché incompresa dalla quasi<br />
totalità, e odiata da alcuni, la Chiesa Invisibile deve stare eretta<br />
come una fortezza, nella quale tutti coloro che sono stati<br />
delusi in Gerusalemme, possano un giorno correre per trovare<br />
riparo e consolazione. Sionne stessa deve ricordarsi che,<br />
per un tempo, é stata essa pure sotto l'influenza e i legami dei<br />
figliuoli della madre, e che per un altro lasso di tempo, essa<br />
pure é stata timida e fluttuante come lo furono le figliuole di<br />
Gerusalemme, prima di entrare alla scuola più profonda delle<br />
figliuole di Sion.
Le ore della notte il maturare dei frutti<br />
(Cantico dei Cantici 4: 6-16)<br />
<strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong>, dopo aver ricevuto le consolazioni, si trova ancora<br />
in continuo pericolo, e sente il bisogno di una più intima<br />
comunione col Signore. Il pellegrinaggio del cristiano non é<br />
facile, e spesso abbiamo bisogno di ritirarci nel Signore per<br />
ricuperare forza e perseveranza onde rimanere fedeli. perciò la<br />
<strong>Sulamita</strong> prende una decisione: Prima che spiri la brezza del<br />
giorno, e che le ombre se ne fuggano, io me ne andrò al<br />
monte della mirra, e al colle dell'incenso ".Non é notte, ma vi<br />
é qualche cos'altro che non sì può descrivere e che le Scritture<br />
chiamano " ombre parola che fa pensare ad apparizioni che<br />
rendono la notte più orrenda, già spaventevole per l'oscurità<br />
stessa. Quando il Signore afflisse gli Egizi, perché non volevano<br />
lasciar andare libero Israele, venne sul paese una insolita<br />
oscurità la quale era come una fitta nuvola di fumo, quasi<br />
soffocante. Ad accrescere l'orrore, vi sono fantasmi impercettibili<br />
che rendono la notte più spaventevole. Naturalmente,<br />
tutto ciò devesi considerare anche in un senso spirituale. <strong>La</strong><br />
<strong>Sulamita</strong> non poteva combattere l'oscurità e le ombre. Poteva<br />
solo fuggire; ma dové? Benché essa avesse già cominciato a<br />
godere la compagnia di alcuni, però, in questo momento, il<br />
bisogno di solitudine si fece più intenso. Decise di portarsi in<br />
due luoghi speciali, che essa chiama monte della mirra, e colle<br />
dell'incenso ".Non é difficile scoprire ciò che questi due luoghi<br />
simbolizzato: uno é il Calvario; l'altro, é il posto di adorazione.<br />
il secondo luogo lo chiamiamo, " Monte degli Ulivi il<br />
Calvario, in figura. si eleva più in alto, per insegnare che più<br />
intima é la comunione con le sofferenze di Gesù, più facile<br />
sarà il sentiero dell'adorazione. Vi é come una dolce china da<br />
un monte ad una collina: il primo indica un'ardua salita; il<br />
secondo, dolce riposo. Lu <strong>Sulamita</strong> non rimarrà sempre in un<br />
luogo,ma alterna le visite. Quando sarà, come a dire, sazia del
Calvario, le bisognerà un diversivo, non come il mondo lo<br />
darebbe, ma come il Signore stesso ha provveduto. <strong>La</strong> vita del<br />
vero cristiano deve essere bilanciata fra la profonda contrizione<br />
e la letizia dell'adorazione. Qualche cosa di simile é suggerito<br />
nell'Epistola di S. Giacomo, il rimedio preparato, per l'afflizione<br />
e la gioia, Ma proseguiamo. <strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong> acquisterà<br />
forza per perseverare. Essendo incoraggiata dall'amico, ode la<br />
Sua Voce di conforto. " Tu sei tutta bella, amica mia; non vi è<br />
alcun difetto in te ". E' sorprendente notare la pazienza e delicata<br />
attenzione del Signore nel ripetere le parole di lode ed<br />
incoraggiamento. Finchè, siamo in questo corpo, siamo esposti<br />
a frequenti scoraggiamenti. Lo Sposo prosegue: Vieni con<br />
me dal Libano, o Sposa, vieni con me dal Libano; riguarda<br />
dalla sommità di Amana, dalla sommità di Senir, e di<br />
Hermon, da' ricetti de' leoni, da' monti de' pardi . Non é<br />
nostra intenzione addentrarci in ogni particolare del libro.<br />
Solo suggeriamo che ognuna di queste alture rappresenta difficoltà,<br />
non al di sopra di noi, ma sotto i nostri piedi; luogo<br />
dove nemici e pericoli divengono, nella provvidenza di Dio,<br />
amici e aiuti. Le cose assumono differenti aspetti, secondo il<br />
luogo dal quale le guardiamo. Le insistenti lodi dello Sposo,<br />
rivelano come essa era giunta a tale povertà in spirito da non<br />
vedere nessun pregio in sé stessa. Fra i vari appelli, il Signore<br />
le rivolge queste parole: Un giardino chiuso é la mia sorella, la<br />
mia sposa; una fonte serrata, una fonte suggellata ", Queste<br />
descrizioni dimostrano ritiro e condizioni create dalla provvidenza,<br />
per mezzo di cui la Su1laniita é divenuta prigioniera del<br />
Signore. " Giardino o! sì, ma non é aperto a tutti. Fonte "!<br />
però é chiusa da un suggello alla porta. Vi sono anime che<br />
posseggono volumi di rivelazioni; eppure hanno, come per<br />
dire, perduto l'abilità di parlare. Possono aprir la bocca solo<br />
quando e come il Signore comanda. Le descrizioni dell'interno<br />
del giardino neppure la <strong>Sulamita</strong> é in grado di guardarle.<br />
dell'uomo vi sono delle perversità delle quali ma é pur vero
che, per la grazia di Dio, vi spesso non ce ne accorgiamo. Il<br />
Signore descrive noi a noi stessi, secondo il nostro bisogno.<br />
Questo metodo armonizza con la parola di S. Giacomo, che<br />
cioè, quando siamo ricchi dobbiamo gloriarci della nostra<br />
povertà; e quando siamo poveri, gloriarci della nostra ricchezza.(Giacomo.<br />
4: 9-10). Il Signore sa come umiliarci quando<br />
siamo tentati a vanità ed arroganza; altresì é pronto a incoraggiarci,<br />
quando siamo avviliti. Egli continua: " Le tue piante<br />
novelle sono un giardino di melograni, e di frutti deliziosi; di<br />
piante di Cipro e di nardo: di nardo e gruogo.., e d'ogni più<br />
eccellente aromi ". Una combinazione di frutti e profumi. Fra<br />
i vari frutti sono menzionate le melagrane; le melagrane sono<br />
particolareggiate, ma E' pur vero che nel cuore non si ha chiara<br />
coscienza. fioriscono virtù delle quali sono una delle figure<br />
della Chiesa, suggerendo stretta unitari sotto uno stesso tetto.<br />
<strong>La</strong> Chiesa vive per gli altri. Questo é il piano di Dio: che<br />
quando abbiamo bevuto di Lui, dalle nostre interiora debbono<br />
scaturire fiumi d'acqua viva. Nel linguaggio dello Sposo, la<br />
<strong>Sulamita</strong> é ancora descritta " Fonte degli orti, un pozzo d'acqua<br />
vive, ruscelli correnti giù dal Libano ".Questo, naturalmente,<br />
é servizio ad altri che seguono le sue pedate e che a<br />
loro volta divengono orti e torrenti d'acqua, che andranno ad<br />
innaffiare il deserto. <strong>La</strong> Sposa non ignora che, vicino alle vette<br />
più elevate, sono i precipizi più profondi, é che é pericoloso<br />
rimaner a lungo in estasi, occupati coi nostri doni e talenti.<br />
Orma: essa ha imparato che la sua sicurezza dipende dall'invocare<br />
la protezione del Signore. Sembra che essa si appelli<br />
agli elementi, ma, di fatto, la sua preghiera é al Signore. Invoca<br />
: Spira, Aquilone, e vieni. Austro; spira per l'orto mio. e fa che<br />
i suoi aromi stillino ". E' questa una dura preghiera sulle labbra<br />
di chi é entrato nelle beatitudini del Signore; però é una<br />
preghiera fatta savia. il nostro entusiasmo ha bisogno di essere<br />
spesso corretto da qualche vento " freddo " dell'indifferenza<br />
urnana, o peggio. <strong>La</strong> nostra stessa salute anela a giorni freddi
quando i soffocanti venti dello scirocco causano un certo<br />
spossamento. Nell'alternarsi di questi due venti, gli aromi<br />
acquistano ed emanano la loro fragranza., Un altro pericolo." '<br />
Ricordiamo la povera vedova che fu comandata dal profeta<br />
Eliseo di versare l'olio del piccolo orciuolo in vasi vuoti che i<br />
figli dovevano subito portar via appena pieni, perché non<br />
rimanessero sotto gli occhi della donna. <strong>La</strong> lezione é che la<br />
vedova non doveva mai vedersi troppo ricca, altrimenti si<br />
sarebbe fermata da desiderare di più. Olio in abbon-danza, da<br />
versare sempre in vasi vuoti. Tale é la vita dei veri cristiani. <strong>La</strong><br />
Sularnita presenta il pericolo, ed implorò: a Venga ]'Amico<br />
mio nel Suo giardino, mangi il frutto delle sue delizie Nessun<br />
frutto doveva essere usato da lei, ma doveva essere a disposizione<br />
del Signore secondo che Lui vorrebbe usarlo. Essa<br />
dovrà sempre rimanere come chi non possiede nulla in che<br />
possa gloriarsi. Ricca per altri, ma sempre povera per sé stessa.<br />
E' così. Non possiamo sentirci sicuri nella miseria la quale<br />
ci trascinerebbe a disperazione, e neppure nella ricchezza che<br />
produrrebbe superbia. Per la grazia di Dio, una condizione é<br />
provveduta, per la quale noi saremo sempre liberi da angosce<br />
e da orgoglio: vuoti, ma soddisfatti, c sempre pronti a ricevere<br />
di più.<br />
Cibo bilanciato - estesi interrotta altri seguaci<br />
(Cantico dei Cantici 5: 1-9)<br />
Non giova leggere il Cantico di Salomone o qualunque altro<br />
libro della Bibbia se usiamo la logica umana. Dalla Caduta,<br />
l'uomo si é così allontanato dalla semplicità che é in Dio, che<br />
ad una mente non disciplinata nel regno dello Spirito, le cose<br />
del Signore, ed il modo della loro presentazione, sembrano<br />
irragionevoli a volte, ed anche bambinesche. il Signore sa da<br />
quante complessità dobbiamo essere liberati; questa é la ragio-
ne di tante apparentemente inutili ripetizioni ed ammonimenti<br />
che fan seguito alle più grandi benedizioni e parole d'incoraggiamento.<br />
il quinto capitolo del libro ci fa entrare di nuovo<br />
nell'orto, che il Signore rivisitò coi due venti opposti; Egli<br />
comincia col chiamare la <strong>Sulamita</strong> con due fra i più dolci<br />
nomi del linguaggio umano: Sorella . Sposa ". Vi sono, nel<br />
libro, altre espressioni tenere, ma di queste due parole, una si<br />
riferisce alla familiarità e franchezza che nasce fra quelli che<br />
sono nati nella medesima famiglia, e l'altro, all'ideale di una<br />
stretta intimità che termina in una perfetta unione. Unione e<br />
comunione si notano nel Cantico di Salomone. <strong>La</strong> Sullamita<br />
aveva chiesto al Signore di venire nel Suo orto per mangiare il<br />
frutto e darne a chi Egli voleva. Vi é una tale altezza nella vita<br />
spirituale, che qualunque cosa si compie e per chiunque sia, é<br />
fatta a1 Signore. Coloro che operano male, benché peccano<br />
contro l'umanitá, se sono visitati dallo Spirito di pentimento<br />
che fu manifestato in Davide (Salmo 51), sentono che hanno<br />
peccato contro a Dio solo. Inoltra, coloro che, come<br />
Abrahamo, vivono solo per il Dio Invisibile, invitano gli stranieri,<br />
pur non conoscendoli, e li chiamano in singolare<br />
Signore (Genesi 18: 1-8). Non sia da nessuno turbato il candore<br />
della lezione, che consiste nel riferire tutte le cose, per<br />
un solo scopo, a Dio. Ma ritorniamo al soggetto. il Signore va<br />
nell'orto e raccoglie i Suoi frutti. Egli sa come armonizzare:<br />
un frutto tempera l'altro. Egli unisce, come per dire la mirra<br />
agli aromi. Vi é gioia e fragranza, finanche nella croce più<br />
pesante. Prosegue: Ho mangiata i! mio favo e il mio miele ".<br />
purità della fonte unita a dolcezza. Ho bevuto il mio vino e il<br />
mio latte Una bevanda tempera l'altra. Un tale Signore vive<br />
per gli altri; assaggia frutti e bevande prima di passarli agli<br />
altri. <strong>La</strong> lezione é questa :che nessuno può davvero servire un<br />
tale Signore, se prima non ha partecipato a ciò che ministra ad<br />
altri. Volgendosi poi ad una speciale classe di persone. Egli<br />
dice: "Amici; bevete, sì bevete abbondantemente, o aici. "
Amico é una delle parole più soavi nel regno spirituale, perché<br />
ci parla di intima confidenza per la quale nulla é nascosto<br />
al cuore dell'amico. il Signore chiamò " amici i Suoi discepoli.<br />
" Bevete abbondantemente poiché dalle nostre interiora, se<br />
sono state totalmente ripiene, devono scorrere fiumi d'acqua<br />
viva. E' uno sbaglio leggere senza pause i versi della Bibbia<br />
l'uno dopo l'altro, come se presentassero un seguito di eventi,<br />
perché spesso, fra un verso e l'altro, e fra le clausole d'ogni<br />
verso, ci sono eventi non scritti, e silenziosi ammaestramenti.<br />
Questo spiega il legame da un soggetto all'altro. Vi é una connessione<br />
sotterranea e risposte non date agli uditori, a mute<br />
obbiezioni. <strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong> é pervenuta ad una nuova esperienza,<br />
e deve provare altre delusioni. sì, il cristiano passa pure da un<br />
disinganno all'altro, realizzando, ad ogni lasso, la franchezza<br />
dell'uomo e la grazia di Dio. <strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong> ora é più avanzata<br />
nel regno del invisibile, e con confidenza dice: " Io dormiva<br />
ma il mio cuore vegliava ". Su queste parole si potrebbe scrivere<br />
molto. <strong>La</strong> scienza ha solamente principiato a investigare<br />
il campo della subcoscienza; ma la parola di Dio ha, da lungo<br />
tempo, rivelato che in ogni persona vi è un territorio invisibile.<br />
Non é il tempo di riferirci ai Salini, dove l'appello dello spirito<br />
all'anima é frequente. Le parole, naturalmente, non sono<br />
le stesse, ma il significato é quello che qualche cosa il Salmista<br />
incoraggia qualche altra cosa in lui; per esempio, nel<br />
(Salmo 103:1-2), nell'intimo dell'adoratore qualcosa esorta la<br />
sua natura emotiva a benedire Dio. Ricordiamo pure quando<br />
il Salmista dice, che nelle veglie della notte, quando l'uomo<br />
esteriore dorme, lo spirito va investigando e meditando le età<br />
passate, età illimitate. ciò significa che il Salmista é, per grazia.<br />
entrato nell'eternità di Dio. Nel Nuovo Testamento, é Maria<br />
che canta : " L'anima mia magnifica il Signore, e lo spirito mio<br />
esulta in Dio mio Salvatore. (Luca 1: 46-47). Perfetta unità fra<br />
]'anima che é legata al visibile, e lo spirito che comunica coll'invisibile.<br />
Quest'unità non avviene subito. S. Paolo prega fin-
ché i Tessalonicesi fossero santificati e preservati senza colpa,<br />
nello spirito, anima e corpo. Ma procediamo. <strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong> é<br />
giunta al punto che nella sua vita interiore essa é sempre in<br />
comunione coll'infinito. Ma a questa altezza segue immediata<br />
una mancanza. Essa testifica: Udì la voce del mio Amico, il<br />
quale picchiando diceva: Aprimi, sorella mia, amica mia,<br />
colomba mia, compiuta mia ". Dobbiamo considerare le lodi<br />
e gl'incoraggîamenti del Signore, poiché non sono per renderci<br />
vanagloriosi, ma per prepararci a maggiore servizio. Lo<br />
Sposo descrive Se stesso come Uno che abbia sofferto un'agonia<br />
Dice: " Perché il mio capo é pieno di ru giada, e le mie<br />
chiome delle stille della notte ". Non aggiunge altro: tocca al<br />
cuore intendente dell'amica di leggere, nelle poche parole, un<br />
volume di sofferenze. Ma... la <strong>Sulamita</strong>, nella sua estasi, non<br />
ha dato ascolto al gentil picchiare del Signore. Di fatti, più si<br />
sale in alto, meno sensibile, umanamente parlando, diviene la<br />
dolce voce del Signore e i Suoi comandi, invece di rinforzarsi,<br />
diminuiscono. il Signore aspetta più dalla nostra raffinata percezione<br />
e spirito consacrato, che non tanto da chiari comandi.<br />
<strong>La</strong> Sposa, essendo oramai vinta nel cuore, é chiamata ad indovinare,<br />
presentire i bisogni e desideri dello Sposo, piuttosto<br />
che aspettare, come un servo, di udire gli ordini precisi <strong>La</strong><br />
chiamata, a quell'ora della notte, dopo una giornata di grandi<br />
benedizioni e frutti, non trovò eco nella estatica <strong>Sulamita</strong>. Piú<br />
tardi, confessò che quella era la a Voce " del Signore; ma a<br />
quell'ora, essa nemmeno immaginava che Egli la chiamasse. Il<br />
tutto le era sembrato un'impressione vaga. Pareva strano<br />
interrompere il suo dolce sonno e spirito di meditazione, e<br />
andar fuori nella notte, finanche di aprire la porta. Aveva<br />
molto da tesoreggiare, e desiderava rimanere in raccoglimento.<br />
Chi sa quante volte,i cristiani consacrati, perdono gloriose<br />
opportunità, dato che i comandi e desideri del Signore sono<br />
espressi in un modo scarsamente percettibili. Solo dopo che<br />
gli sbagli sono avvenuti. e quando la v voce " é stata ascoltata,
additando passi che sembravano insignificanti o triviali, solo<br />
allora realizziamo grandi benedizioni nell'ascoltare quella voce.<br />
<strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong>, nella sua estasi e soliloquio, espose le ragioni per<br />
non aver aperto la porta. Mi sono tolta la veste, come me la<br />
rimetterei? Mi sono lavata i piedi, come li sporcherei di<br />
nuovo'? " Questi sono i ragionamenti di molte anime ancora<br />
occupate delle ricevute benedizioni, e aspirazioni. Non hanno<br />
ancora imparato quello che alcuni chiamano, l'Evangelo dell'interruzione.<br />
A rischio di allungare questo capitolo, voglio<br />
riferirmi alle considerazioni di uno fra i migliori uomini, ad un<br />
mistico profondo. Egli parla di un certo intruso visitatore,<br />
mentre egli in comunione col Signore, godeva la di Lui presenza.<br />
il molesto visitatore con parole inutili provava la sua<br />
pazienza. " Ohimè! " esclamò egli più tardi, Non -mi sono<br />
accorto che in quel tedioso visitatore, Tu, oh mio Signore, ti<br />
nascondevi per farmi notare che io era più occupato delle mie<br />
consolazioni che di Te stesso <strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong> non apri, e il<br />
Signore non fu ricevuto. Nell'andarsene, il Suo Spirito toccò il<br />
sensibile cuore di lei, ed essa si svegliò, si levò e corse per<br />
aprire, ma ohimè, troppo tardi! Dolore e penitenza invasero il<br />
suo cuore. Le sue mani stillarono mirra, e le sue dita mirra<br />
schietta, sopra la serratura. Ed essa con tristezza ricorda: a Io<br />
era fuori di me quando,'gli parlava confessò che le sue emozioni<br />
avevano avuto il sopravvento nel più intimo della sua<br />
vita. E' facile, fino a che non siamo pienamente disciplinati,<br />
confondere " anima " e " spirito ".il giorno verrà che la penetrante<br />
spada dello Spirito Santo farà la divisione innanzi ai<br />
nostri stessi occhi spirituali, distinguendo l'anima dallo spirito<br />
(Ebrei 4: 12) <strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong> cominciò la ricerca. Essa testimonia:<br />
" Lo cercai ma non lo trovai; Lo chiamai, ma Egli non mi<br />
rispose ". Ha bisogno di esperienze che la renderanno più<br />
vigilante a quella voce, dovremmo dire. al cuore e ai movimenti<br />
del suo Amico. Invece di trovare, fu trovata da quelli<br />
che essa meno se l'aspettava: " Le guardie che vanno attorno
calla città, mi trovarono, mi batterono, mi ferirono; le guardie<br />
delle mura mi levarono il velo di dosso ". Una lunga storia di<br />
sofferenze e persecuzioni in queste poche parole. Le persecuzioni<br />
furono amministrate dalla chiesa visibile, sempre attiva<br />
negli sforzi umani e sempre severa verso la Chiesa Invisibile:<br />
battendo, ferendo, e anche togliendo, senza amore, il velo che<br />
copriva qualche sbaglio. Dopo tutto, la <strong>Sulamita</strong>, non é altro<br />
che un " legno secco e non é impossibile scoprire in essa,<br />
almeno qualche apparenza di male. così afflitta e confusa, essa<br />
cercò rifugio nell'amicizia dei suoi figliuoli. Si recò da loro,<br />
dicendo: " io vi scongiuro, o figliuole di Gerusalemme se trovate<br />
il mio Diletto, rapportategli che io languisco d'amore ".<br />
Essa ha imparato una lezione di più grande utilità, dopo l'ultima<br />
esperienza: cerca aiuto da persone che essa ora considera<br />
più degne, perché esse non sono passate per le sue grandi<br />
esperienze, le quali portarono a più alte responsabilità.<br />
Supplica che esse intercedano per lei. Le figliuole di<br />
Gerusalemme risposero con una domanda e la lodarono, cercando<br />
ristorano, la <strong>Sulamita</strong>, confidenza nel suo destino.<br />
Infatti, spesso sono i figliuoli che ci aiutano, invece dei nostri<br />
padri. E' una delle promesse del Signore (Salmo 45: 16). Esse<br />
risposero: Che cos'è il tuo Diletto più di un Amico? " <strong>La</strong><br />
parola " un altro " non é nel testo . Come per dire: " Perché<br />
sei così scoraggiata? " Esse continuarono: O, la più bella tra<br />
donne ", come dire, " sei ancora quel che sei ". I figliuoli<br />
devoti guardano ai loro genitori sempre con amore e riverenza,<br />
anche i genitori spirituali. E continuarono: " Che cos'é il<br />
tuo Diletto più che amico, che tu ci hai così scongiurate? ",<br />
Gli accenti desolati della <strong>Sulamita</strong> fecero impressione alle<br />
figliuole di Gerusalemme. Non potevano capire perché essa si<br />
trovasse in una tale condizione. Secondo loro, il Signore non<br />
richiedeva da essa più che da altri, e che essa non dovesse<br />
essere così oppressa nella sua sensibilità. Per conseguenza,<br />
non capivano la ragione dell'afflizione, né il patetico appello.
Cercarono di confortarla, come se volessero dire: " Sta in<br />
pace. Non turbarti più degli altri. Dopo tutto, tu sei sempre te<br />
stessa, godendo la Sua grazia; e, per parte nostra, tu sei sempre<br />
la più bella tra le donne ".<strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong> non risponde in<br />
merito a sé stessa, ma descrive il suo Amico, con una tenera<br />
ed affettuosa descrizione, esaltata dalla reazione<br />
pienamente disciplinati, per confondere " anima " e " spirito<br />
".il giorno verrà che la penetrante spada dello Spirito Santo<br />
farà la divisione innanzi ai nostri stessi occhi spirituali, distinguendo<br />
l'anima dallo spirito (Ebrei 4: 12) <strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong> cominciò<br />
la ricerca. Essa testimonia: " Lo cercai ma non lo trovai;<br />
Lo chiamai, ma Egli non mi rispose ". Ha bisogno di esperienze<br />
che la renderanno più vigilante a quella voce, dovremmo<br />
dire. al cuore e ai movimenti del suo Amico. Invece di<br />
trovare, fu trovata da quelli che essa meno se l'aspettava: " Le<br />
guardie che vanno attorno calla città, mi trovarono, mi batterono,<br />
mi ferirono; le guardie delle mura mi levarono il velo di<br />
dosso ". Una lunga storia di sofferenze e persecuzioni in queste<br />
poche parole. Le persecuzioni furono amministrate dalla<br />
chiesa visibile, sempre attiva negli sforzi umani e sempre severa<br />
verso la Chiesa Invisibile: battendo, ferendo, e anche<br />
togliendo, senza amore, il velo che copriva qualche sbaglio.<br />
Dopo tutto, la <strong>Sulamita</strong>, non é altro che un " legno secco e<br />
non é impossibile scoprire in essa, almeno qualche apparenza<br />
di male. così afflitta e confusa, essa cercò rifugio nell'amicizia<br />
dei suoi figliuoli. Si recò da loro, dicendo: " io vi scongiuro, o<br />
figliuole di Gerusalemme se trovate il mio Diletto, rapportategli<br />
che io languisco d'amore ". Essa ha imparato una lezione<br />
di più grande utilità, dopo l'ultima esperienza: cerca aiuto da<br />
persone che essa ora considera più degne, perché esse non<br />
sono passate per le sue grandi esperienze, le quali portarono a<br />
più alte responsabilità. Supplica che esse intercedano per lei.<br />
Le figliuole di Gerusalemme risposero con una domanda e la<br />
lodarono, cercando ristorano, la <strong>Sulamita</strong>, confidenza nel suo
destino. Difatti, spesso sono i figliuoli che ci aiutano, invece<br />
dei nostri padri. E' una delle promesse del Signore (Salmo 45:<br />
16). Esse risposero: Che cos'è il tuo Diletto più di un Amico?<br />
" <strong>La</strong> parola " un altro " non é nel testo . Come per dire: "<br />
Perché sei così scoraggiata? " Esse continuarono: O, la più<br />
bella tra donne ", come dire, " sei ancora quel che sei ". I<br />
figliuoli devoti guardano ai loro genitori sempre con amore e<br />
riverenza, anche i genitori spirituali. E continuarono: " Che<br />
cos'é il tuo Diletto più che amico, che tu ci hai così scongiurate?<br />
", Gli accenti desolati della <strong>Sulamita</strong> fecero impressione<br />
alle figliuole di Gerusalemme. Non potevano capire perché<br />
essa si trovasse in una tale condizione. Secondo loro, il<br />
Signore non richiedeva da essa più che da altri, e che essa non<br />
dovesse essere così oppressa nella sua sensibilità. Per conseguenza,<br />
non capivano la ragione dell'afflizione, né il patetico<br />
appello. Cercarono di confortarla, come se volessero dire: "<br />
Sta in pace. Non turbarti più degli altri. Dopo tutto, tu sei<br />
sempre te stessa, godendo la Sua grazia; e, per parte nostra, tu<br />
sei sempre la più bella tra le donne ". <strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong> non<br />
risponde in merito a sé stessa, ma descrive il suo Amico, con<br />
una tenera ed affettuosa descrizione, esaltata dalla reazione<br />
Ma, fu vera bellezza quella di Satana'? E che cosa è bellezza '<br />
Prima di rispondere a tali domande, volgiamo lo sguardo ad<br />
altri tipi. Saulle, benché non sia chiaramente presentato come<br />
tale, non vi è dubbio, era bello: di alta statura, era l'uomo che<br />
attirava il cuore del popolo. Dai vari cenni sparsi nelle<br />
Scritture ne immaginiamo il ritratto. Piú tardi, Saulle divenne<br />
triste e, senza dubbio, il suo aspetto dovette ispirare terrore e<br />
non ammirazione. Absalom, ai giorni nostri, sarebbe il principe<br />
della moda ". Era l'uomo più bello in Israele; ma vanità e<br />
crudeltà erano impresse in tutto il suo essere. Sembrava eroico,<br />
ma nel momento del disastro si manifestò vile. Era egli<br />
bello`? Di fronte a queste due forme di bellezza satanica,<br />
abbiamo Mosé, che possedeva una bellezza divina. Di fronte
all'alta statura e al maestoso aspetto di Saulle, é descritto<br />
Davide, di statura regolare, ma di un contegno che testimoniava<br />
sapienza e abilità. Non dimentichiamo l'aspetto di Eliab,<br />
fratello maggiore di Davide; un giovane alto, bello, pavoneggiando<br />
d’ innanzi al profeta. Il Signore lo aveva rigettato. Piú<br />
tardi, quando Golia sfidava Israele, nessuna delle due figure<br />
gigantesche, né Saulle, né Eliab mostrarono coraggio. Quando<br />
Davide, intrepido, domandò circa l'arroganza del gigante, l'orgoglioso<br />
Eliab lo insultò, e immaginiamo un mostruoso<br />
disprezzo nel suo volto. Nel fatto, però, non vi é bellezza<br />
senza un fondo di benignità e giustizia. In alcune lingue, l'idea<br />
della benignità e giustizia é frammischiata alla bellezza. Etica<br />
ed estetica vanno unite. Non é una teoria ma una verità scientifica,<br />
perciocché bellezza é parola relativa; e si mostra specialmente<br />
negli occhi e nel viso. Dall'intimo della creatura, al di là<br />
di ogni sforzo umano traspare negli occhi e nel volto ciò che<br />
é nascosto nel cuore. Le persone perverse hanno qualcosa di<br />
sinistro negli occhi e nel volta. Con le persone buone usiamo<br />
la parola buono " in un senso relativo mostrano nel volto e<br />
negli sguardi qualcosa che attira ed ispira confidenza.<br />
Che diremo del nostro Cristo'? Vi sono di Lui quadri opposti.<br />
Ne scegliamo due, oltre quello che è il soggetto di questo<br />
capitolo, nelle parole della <strong>Sulamita</strong>. (Isaia53) dice: Non vi é<br />
stata in Lui forma, né bellezza alcuna; e noi l'abbiamo veduto,<br />
e non vi era alcuna cosa ragguardevole, perché lo desiderassimo<br />
" Il '(Salmo 45) dà un differente ritratto: Tu sei più bello<br />
di tutti i figliuoli degli uomini; grazia é sparsa sulle tue labbra<br />
" Perché questi due quadri, ambedue da penne ispirate'? Isaia<br />
comincia a parlare come lo farebbe un esponente dell'uomo<br />
irredento, il quale ha ideali distorti e quindi vede le cose sformate.<br />
Difatti, vedere " é in relazione col " toccare ". Gli ideali<br />
dell'uomo naturale sono forza brutale ed orgoglio. Essi non<br />
possono scoprire bellezza nella umiltà e sofferenza, perché la<br />
vera bellezza é congiunta all'umiltà e modestia, edama nascon-
dersi. L'ideale del inondo é: mostrare, e farsi mostrare ".<br />
Questi insieme di considerazioni ci aiutano a comprendere la<br />
gloriosa personalità di Gesù. Egli presenta nella Persona e<br />
negli ammaestramenti. ideali che sono contrari a quelli del<br />
mondo. Quando il cuore é pieno di vanità e tormente di pregiudizi,<br />
non si può vedere chiaro, né scoprire in altri la vera<br />
benignità e bellezza. Il (Salmo 45) é il canto di un innamorato.<br />
<strong>La</strong> Sposa parla del Re. L'amore é un grande maestro e rivelatore.<br />
<strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong> aveva visto nell'Amico una bellezza che era<br />
al di sopra d'ogni concezione umana. Senza esaminare quel<br />
che era nascosto in quell'attrazione, essa addita solamente una<br />
qualità : grazia é sparsa sulle tue labbra Guardando a quella<br />
bocca e a quelle labbra, da cui sgorgano parole d'amore e che<br />
non hanno né frode, né violenza, essa fu trasportata ad<br />
abbracciare l'assieme di quel contegno divino, e vederne la<br />
imparagonabile bellezza. Ma, torniamo al nostro soggetto:<br />
<strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong> non disse a quelli che la lodavano: " Oh no, non<br />
sono bella; sono brutta ". Essa non sprecò tempo a disprezzarsi.<br />
Che altri usi tale falsa modestia, non quella santa. Essa<br />
abbandona immediatamente il soggetto circa sé stessa, e invita<br />
gli amici a guardare la vera bellezza. Nessun paragone é fatto:<br />
il silenzio su sé stessa fu la migliore introduzione al canto<br />
concernente I'Amico. " Che cosa é il tuo Amico più che<br />
Amico? " fu l'interrogazione. " Ascoltate ", sembra che essa<br />
dica, invitandole cogli sguardi ad usare anch'esse la visione<br />
oculare. Infatti, a vedere n accompagna gli altri sensi, se debbono<br />
lavorare in armonia. <strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong> dice: Il mio Amico é<br />
bianco e vermiglio, il primo tra diecimila Essa non si riferisce<br />
tanto al colore, ma all'armonia tra candore ed energia. Non<br />
candore solo, né sola forza. ma le due qualità fuse in una. Le<br />
parole a diecimila " sono simboliche, perche migliaia nel linguaggio<br />
orientale, si riferisce a moltitudine; e vi è dieci " é il<br />
massimo che la mano dell'uomo può contenere. <strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong><br />
in conclusione disse: " Egli é il primo in qualunque moltitudi-
ne lo mettete E noi pure facciamo eco a tale esposizione, coll'affermare<br />
che Gesù é al di sopra di ogni progresso e civiltà.<br />
Piú cresciamo, e più eccelso lo vediamo. <strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong> non si<br />
ferma a descrivere, come per dire, in sintesi, ma viene ai particolari.<br />
Parla della testa e nota in contrasto due colori: la nerezza<br />
dei capelli, indice di vigore, si confà allo splendore della<br />
luce sul Suo capo. Poi, descrive gli occhi e li paragona a quelli<br />
delle colombe, alludendo a modestia, la quale é così convenevole<br />
nella vera bellezza. Occhi puri di latte. Tenerezza, ricchezza,<br />
e sicurezza di sguardo sono in queste descrizioni. Le<br />
sue guance sono come un'aia di aromi; le labbra come gigli<br />
stillanti mirra odorosa ". Profumi nel Suo volto, che sembra<br />
fatto di fiori che danno, nel vederlo, come un dolce sapore.<br />
Guardando le Sue labbra prima che Egli parli, si ode qualcosa<br />
del Suo Sacrificio. però. non é una esposizione dura: l'amarezza<br />
della mirra é per Se stesso; quelli che guardano le labbra,<br />
gustano dolcezza. Poi, descrive le inani le cui dita paiono anelli<br />
d'oro incastonati di pietre preziose. Continua, e descrive le<br />
gambe, le quali mostrano un camminare determinato, poiché<br />
sono come colonne di marmo. Fermezza, unita a determinazione<br />
di vera fede, a finale conclusione. Non soddisfatta, essa<br />
ritorna alla descrizione del capo e dice: Il Suo aspetto é come<br />
il Libano, eccellente come i cedri ". Una bella foresta di forti<br />
alberi é nella nostra visione. Essa non lascia ancora la descrizione,<br />
ma aggiunge: <strong>La</strong> Sua bocca é dolcissima Senza udire<br />
da Lui niuna parola, la prima impressione é di qualche cosa<br />
che calma il dolore, perché, la parola dolce ", usata dalla<br />
<strong>Sulamita</strong> significa molto più dolce dello zucchero; é qualcosa<br />
che medica e lascia lo spirito in riposo. II linguaggio umano é<br />
limitato, e la <strong>Sulamita</strong> vede I'insufficienza del suo vocabolario:<br />
sì, Egli é tutto amorevolezza ". Da qualunque punto Lo consideriamo,<br />
vi é armonia che Lo rende, da ogni punto di vista<br />
attraente e degno d'amore. Guardando nel volto della<br />
<strong>Sulamita</strong>, ci sembra scoprire l'innocenza di una bimba, che
sorridente, completa un semplice abbozzato, ma sincero resoconto.<br />
Come se volesse dire molto di più, ma non é capace, e<br />
il silenzio completa la descrizione. Sembra che dica M'avete<br />
domandato chi Egli sia, e quale speciale relazione Egli ha con<br />
me; la mia risposta in conclusione é: Questo é il mio Amico e<br />
il mio Diletto. Amico solamente? Oh! no, io godo intime conversazioni<br />
con Lui. Egli mi onora della Sua amicizia. Vi meravigliate<br />
che io languisco d'amore e sia ansiosa di trovarlo? In<br />
questo. scorgiamo nelle parole un accento di assoluta unicità<br />
questo. non altri, non meno ". E conclude: o figliuole di<br />
Gerusalemme ". E poi tace.<br />
Ricercatori di Cristo per intermedio della <strong>Sulamita</strong><br />
(Cantico (lei Cantici 6)<br />
<strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong> non disse parola di sé stessa a coloro che lo avevano<br />
domandata, ma tratteggiò una sincera descrizione<br />
dell'Amico. Avea scongiurate le figlie di Gerusalemme che,<br />
trovando Lui, gli dicessero che essa languiva d'amore. Poi<br />
descrisse lo Sposo con espressioni che niuno poeta avrebbe<br />
potuto formulare. Le parole le abbiamo, ma la voce commossa,<br />
l'ardore negli occhi, solo lo Spirito Santo può riprodurre.<br />
Le figliuole di Gerusalemme ascoltarono e furono convinte; e,<br />
quando la <strong>Sulamita</strong> si fermò, invece di rispondere e promettere<br />
di cercarlo, divennero interrogatrici ed esclamarono: " d'ove<br />
è andato il tuo Amico, o la più bella tra le donne è noi lo cercheremo<br />
con te? dove si é volto 1'amico tuo e noi lo cercheremo<br />
con te ". L'inaspettata domanda significa : " Chi, meglio<br />
di te , può trovarlo, giacché l'amore esala un profumo per il<br />
quale si é guidati in modo sicuro a cercare e trovare? Difatti, il<br />
vero amore, possiede una merce azione unica e ci dirige verso<br />
l'oggetto o la persona che abbiamo perduta. <strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong><br />
aveva precedentemente confessato che ignorava ove fosse<br />
l'Amico, ma essendo con tanta premura domandata, il suo spi-
ito di percezione divenne più acuto. Prima di commentare la<br />
risposta, é necessario meditare quello che le dissero le figliuole<br />
di Gerusalemme. Piú d'una volta l'Amico aveva rivolte a lei<br />
parole incoraggiatiti: " O la più bella tra le donne". Nel principio<br />
della sua desolazione, Egli l'aveva incoraggiata, dicendole:<br />
Colomba mia... la tua voce dolce, il tuo aspetto é bello ".<br />
Questo era stato detto quando la <strong>Sulamita</strong> si teneva nascosta,<br />
odiando sé stessa e la propria voce. In varie occasioni. essa era<br />
stata chiamata: Bella,mia amica mia, tu sei bella, hai gli occhi<br />
di colomba ", ed era stata pure chiamata sorella mia ". Piú<br />
tardi essa fu approvata anche dalle compagne che a loro volta<br />
le rivolsero pressappoco le medesime parole che erano state<br />
dette dallo Sposo. E' questo il metodo di Dio, che Egli, prima<br />
segretamente, incoraggia gli umili e gli umiliati, e poi questi<br />
saranno incoraggiati e. lodati da quelli che cominciano, sia<br />
pure lentamente, a seguire le medesimi orme. Continuiamo.<br />
Le figliuole di Gerusalemme implorarono che ella desse informazioni<br />
di Lui e permettesse loro di cercarlo in sua compagnia.<br />
Come a dire: Chi meglio di te può cercarlo? " Dal come<br />
Lo hai descritto, ci hai spronati a desiderarlo. E chi se non tu<br />
puoi presentarci ad un tale Personaggio? " Avviene spesso che<br />
cristiani maturi non conoscono qualche cosa importante, e<br />
non si vergognano confessare la loro ignoranza. Ma accade<br />
pure che subito dopo aver dichiarata l'incapacità, una luce<br />
splende nei loro spiriti, e cominciano a vedere e sapere proprio<br />
le cose che ignoravano Ove é Lui? " domandò la<br />
<strong>Sulamita</strong>. a Ove é Lui? " domandarono a loro volta le figliuole<br />
di Gerusalemme. <strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong>, ricevendo immediata rivelazione.<br />
rispose: il mio Amico é disceso nel Suo orto all'aia degli<br />
aromi per pasturare il suo gregge e per coglier gigli ". A<br />
qual'altro luogo poteva Egli essere andato? Ci ricorda l'ansiosa<br />
ricerca di due santi pellegrini che, avendo smarrito il fanciullo<br />
Gesù, dopo averlo ricercato in più luoghi, alla fine, andarono<br />
all'unico posto nel quale Egli poteva essere trovato: nel
Tempio. <strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong> sapeva ormai in quale unico posto Egli<br />
era. Un orto da gigli, ogni parola richiederebbe capitoli; ma<br />
procediamo. Essa continuò: " lo sono dell'Amico mio; è<br />
l'Amico mio, che pastura la sua greggia tra i gigli. é mio ".<br />
Sembra orgoglio di povere creature affermare che Cristo é<br />
nostro. pure al pronome possessivo segue immediata la confessione<br />
che noi siamo divenuti Suoi. E' uno di quei linguaggi<br />
invertiti ", che guida a penetrare i misteri del cielo, In questo<br />
caso, un intero abbandonarci al Signore, Lo rende, come per<br />
dire, nostra proprietà. E' lo stesso che un vaso pieno d'acqua<br />
di mare dicesse di possedere il mare, laddove in realtà, é dal<br />
mare posseduto. Questa riflessione, a linguaggio invertito ", ci<br />
apre il mistero della preghiera. Noi abbiano di Dio tanto<br />
quanto Lui possiede di noi. Quando l'infinito ci possiede, noi,<br />
a nostra volta, possediamo l'infinito. " Egli pastura tra i gigli .<br />
L'uomo non vive di pane solo; Gesù volle significare, in quella<br />
occasione, che non si vive solo di pane materiale. Vi sono<br />
molte qualità di pasture, come vi sono varietà di trasfusioni. la<br />
presenza dei gigli (gentilezza, fiore modesto), é cibo per Lui, il<br />
cui cuore brama sincera e pura devozione. Lo Sposo fu trovato,<br />
non appena fu menzionato il luogo. Ora é Lui che parla<br />
con espressioni che paiono indirizzate alla <strong>Sulamita</strong> soltanto,<br />
ma che, indirettamentre sono per le di lei compagne. Infatti,<br />
nella misura che le persone oneste vedono come il Signore<br />
ama e comanda. nella medesima posizione accettano il nostro<br />
messaggio. Egli dice: Amica, mia. tu" sei bella come T'irsa,<br />
vaga come Gerusalemme, tremenda come campi a bandiera<br />
spiegate ". I tre paragoni richiedono una spiegazione che ci<br />
porterebbe fuori del soggetto. Nessuna città terrestre o aggregati<br />
di popoli meritano tali commendi bella, vaga, tremenda,<br />
(<strong>La</strong> parola tremenda " significa piena di riverenza, e crea un<br />
santo, filiale timore). Quando il Signore parla, crea il frutto<br />
delle sue labbra. <strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong>, acquistando sempre più, ascende<br />
a bellezza più elevata; inoltre, non é più sola, ma ha Un segui-
to, e con esso spiega le bandiere di grazia e verità. Lo Sposo<br />
continua a lodarla, e termina con le parole: " la colomba mia,<br />
la, compiuta mia, é unica: ella è unica a sua madre..le fanciulle<br />
l'hanno veduta , e l'hanno celebrata beata ". Ora è il tempo<br />
per le compagne, nuove compagne, di esprimere il loro stupore<br />
a colei la quale al principio era stata, se non del tutto sprezzata,<br />
certo ignorata. Dicono: " Chi è costei che apparisce simile<br />
all'alba, bella come la luna, pura come il sole, tremenda<br />
come campi a bandiere sbiecate Alba ", un nuovo principio,<br />
resurrezione. " Luna, luce riflessa che non offende gli occhi i<br />
quali non siano ancora in grado di guardare il sole. " Sole "<br />
per sé stesso, nel suo splendore, scopre fin anche la polvere<br />
nell'atmosfera Le compagne finalmente ripetono, su per giù,<br />
le medesime parole dello Sposo e della Sposa. E' stato bene<br />
osservato che l'abilità di un conduttore é dimostrata dal fatto<br />
che i seguaci cominciano, quasi in coscientemente, a ripetere<br />
le sue parole. non più come lezioni, ma come se fossero le<br />
loro proprie. E' la legge dell'incarnazione che governa l'uni<br />
verso. Un altro quadro. <strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong> imita lo Sposo e scende<br />
nell'orto - nell'intimo di sé stessa. A misura che cresciamo nel<br />
Signore, diventiamo sempre più allargati e scopriamo in noi "<br />
orti e fiori ", e " frutti ". Guidati dall'Ispettore, impariamo a<br />
ispezionare noi stessi. <strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong> testifica: Sono discesa nel<br />
giardino delle noci per vedere le piatte verdeggianti della valle,<br />
per vedere se le viti mettevano le loro gemme, e i melegrani le<br />
l'or bocce ",<br />
" Noci " per cibar i deboli.<br />
" Vite " tipo di Cristo e la Chiesa, parla di comunione.<br />
" Semi di rnelegrani, semi rossi, compatti, sotto la protezione<br />
di una corteccia ben dura, tipi dell'unità della Chiesa.<br />
Mentre si ispezionava, la <strong>Sulamita</strong> scoprì un'altra fase dei suo<br />
progresso. Inforna: " Io non mi sono avveduta che il mio<br />
desiderio mi ha penduta simile ai carri di Amminadab ". Cioè,<br />
pronta per rapidi e chiari messaggi. Ricordiamo i Cherubini in
Ezechiele, pronti ad andare, a tornare, e per fermarsi.<br />
A questo punto, usiamo una esortazione affinché la <strong>Sulamita</strong><br />
non rimanga assorbita nell'orto e nei carri. Le compagne<br />
hanno bisogno di essa e gridano :" Ritorna, ritorna ". Di ció<br />
nel prossimo capitolo.<br />
Supplicanti della <strong>Sulamita</strong> espansione<br />
(Cantico dei Cantici 6: 13; 7)<br />
" Ritorna, ritorna, o <strong>Sulamita</strong>; ritorna, ritorna affinché ti<br />
miriamo ". Vi sono molte esortazioni al " ritorna "; a volte, da<br />
parte del Signore; in quest'occasione, dalle persone che<br />
vogliono seguire la <strong>Sulamita</strong> con più intimità. Noi siamo tentati<br />
a volere starcene sul Monte della Trastígurazione, mentre<br />
molti bisognosi ci attendono nella valle. I supplicanti della<br />
<strong>Sulamita</strong> le domandano per favore che sia loro dato il privilegio<br />
di mirarla. E' vero che bisogna guardare solamente al<br />
Signore, ma per un tempo, Lo si vede per mezzo di un medio.<br />
Non neghiamo il pericolo di guardare troppo ai conduttori,<br />
diciamo i veri conduttori di Cristo. Sappiamo che vi é un sol<br />
Conduttore e Maestro, un Mediatore e Salvatore; ma é pur<br />
vero che, per la legge di una estesa in carnazione del Cristo<br />
nella Sua Chiesa, vi sono sotto conduttori, maestri, pastori,<br />
finanche salvatori e redentori. Non vi è nulla di più piacevole<br />
per un conduttore che di moltiplicarsi in altri e mediante altri.<br />
Quando Agostino udì Ambrosio a Milano, egli non fu attratto<br />
al Signore, ma al servo, e confessa che non sapeva, in quel<br />
tempo, se non che di essere attratto ad Ambrosio ed ignorava<br />
che un giorno sarebbe attratto al Signore di Ambrosio.<br />
Le figliuole di Gerusalemme volevano mirare la <strong>Sulamita</strong>, poiché<br />
essa rifletteva il volto dello Sposo. E' doveroso insistere<br />
sulla comunione dei santi, e di vedere in ciascuno di essi un<br />
parziale aspetto del Cristo. Ogni santo riflette alcuni attributi
del Signore. Permettiamo dunque alle figliuole di<br />
Gerusalemme di supplicare la <strong>Sulamita</strong>, cioè gli eletti maturi,<br />
di mirarli. Qualche giorno, esse pure, guarderanno solo Gesù.<br />
S. Paolo esorta i Filippesi di essere suoi imitatori, come egli lo<br />
era di Cristo. Alcuni domandarono alle figliuole di<br />
Gerusalemme che cosa ammiravano nella <strong>Sulamita</strong>. <strong>La</strong><br />
domanda non é beffa né incredulità, ma meraviglia e desiderio<br />
d'essere istruite. Si dissero: Che cosa si vedrà nella <strong>Sulamita</strong>? "<br />
E le supplicanti risposero che vedevano una danza u due<br />
schiere ". Fino ad ora abbiamo udito solamente di una schiera,<br />
a quale era la <strong>Sulamita</strong> e le sue intime compagne. Ma le<br />
cose del Signore vanno a due, cioè confermazione. Giacobbe,<br />
nel pauroso ritorno da <strong>La</strong>bano, vide angeli come schiere, doppie<br />
schiere, protezione sicura. Le supplicanti della <strong>Sulamita</strong><br />
volevano divenire un'altra schiera, e videro il futuro adempimento<br />
nella <strong>Sulamita</strong> stessa. Dopo aver risposto a coloro che<br />
le domandarono, le figliuole di Gerusalemme si rivolsero alla<br />
<strong>Sulamita</strong>, indirizzandole parole di ammirazione ed affetto.<br />
Dissero: " Quanto sono belli i tuoi piedi nel loro calzamento,<br />
o figliuola di Principe! I piedi degli schiavi sono scalzi, mentre<br />
i figli sono calzati. Cominciarono col lodare ciò che simbolizza<br />
il camminare, fatto con sapienza e prudenza, da piedi calzati.<br />
Figliuola di Principe " é un nuovo titola: la parola<br />
Principe " si riferisce a uno che primeggia tra molte persone<br />
illustri. Figliuola é una delle più dolci relazioni nella famiglia<br />
umana. Le altre erano figliuole di Gerusalemme, ma la<br />
<strong>Sulamita</strong> é chiamata figliuola di Principe. Le figliuole si rivolgono<br />
a lei, come se volessero dire: Noi siamo figliuole di<br />
Gerusalemme; noi siamo venute da una elezione secondaria,<br />
ma tu sei unica, figlia di Uno che é realmente il Principe .<br />
Nei commenti dell'Amico alla <strong>Sulamita</strong>, vi sono molte descrizioni<br />
materiali della bellezza che riescono offensive alle menti<br />
carnali, ma che sono come tante aperture per le quali persone<br />
spirituali guardano alle divine bellezze. Dio usa paragoni ter-
estri per insegnarci realtà celesti. Molti si erano già intoppati<br />
nella <strong>Sulamita</strong>; essa era stata scacciata e perseguitata dai figli<br />
della madre; calunniata e battuta dalle guardie; ma nel rimanere<br />
fedele all'Amico, e nel descriverlo con amorevoli espressioni,<br />
essa stessa si rende cara ad un sempre crescente numero di<br />
compagni ed ammiratori. Queste figure, nel (capo 7: 2-9),<br />
descrivono le sue bellezze spirituali. Si noti che gli ammiratori<br />
conclusero col lodare la bocca della <strong>Sulamita</strong>, come essa stessa<br />
aveva terminato uno dei suoi messaggi, lodando la bocca<br />
dello Sposo. Naturalmente, nella lettera, le parole concernenti<br />
la bocca sono pronunziate dalla <strong>Sulamita</strong> stessa, ma sono<br />
risposta a lode espressa o muta, dopo aver udito la lode degli<br />
altri. <strong>La</strong> tua bocca e come il buon vino che cola dolcemente<br />
per il mio amico, e scivola tra le labbra dei dormenti ". E' la<br />
decisione di usar la bocca in una dolce maniera di parlare o<br />
per testimoniare dell'Amico in modo che gli ascoltatori, anche<br />
nelle ore del sonno, lodino Lui. Ancora l'affermazione di uno<br />
scambievole possedersi: " lo sono del mio Amico, e il ,Suo<br />
desiderio é verso me ". Notiamo che la seconda parte del reciproco<br />
possesso é meno accentuato, mentre, al principio, avea<br />
affermato che il suo Amico era suo: ora, per confermare che<br />
essa appartiene a Lui, dice: " il suo desiderio é verso me ". E<br />
se omettiamo la parola a Suo perché non é nel testo noi leggiamo<br />
che essa appartiene allo Sposo e al Suo desiderio per<br />
essa, il che significa, in qualsiasi cosa Lui si compiaccia<br />
comandare e guidare. Subito dopo aver termite la relazione a<br />
Lui, vi é uno slancio per maggiore lavoro: Vieni, Amico mio,<br />
usciamo ai campi; alberghiamo nelle ville. Leviamoci la mattina<br />
per andare alle vigne; vediamo? se la vite ha messo i germogli<br />
e i suoi fiori sono sbocciati, se i melograni hanno messe<br />
le loro bocce, quivi ti darò i miei amori Venire, dimorare,<br />
andare. Questi tre comandi: Vieni, Dimora, Va, regolano tutta<br />
la vita cristiana. Dopo ogni andare vi é sempre un nuovo<br />
principio, un continuo venire. E' l'andare dentro e fuori, pro-
messo alle pecore che seguono il pastore. Venire più addentro,<br />
e dimorare più in comunione, mena a un andare più lontano.<br />
allargando la tenda (Isaia 54.2-3), ed estendendosi nel campo.<br />
Le città non sono menzionate, perché, un poco per volta, i<br />
grandi luoghi si riveleranno che sono un illusione. Si parla<br />
solamente di villaggi, piccoli gruppi. Ci ricorda della piccola<br />
greggia menzionata da Gesù, e che Gerusalemme, la vera, la<br />
nuova Gerusalemme, sarà composta di ville, un pò qua, un<br />
poò là. " Denuderemo in ville ". " Prendiamo, d'ora innanzi,<br />
ed il noi " in realtà significa " tu Oh! <strong>Sulamita</strong>, fa che prendiamo<br />
cura viepiù delle cose che sembrano piccole ed insignificanti.<br />
" Leviamoci la mattina ". ciò in realtà significa " tu,<br />
ché sei il Signore mai dorme. Consideriamo le vigne e cerchiamo<br />
i fiori e l'uva tenera, e di vedere se le melagrane sono<br />
sbocciate, il che significa che una vera unità va formandosi<br />
seguendo 1'edificazione del corpo, verso la maturità in<br />
amore.In questa molteplice cura ed amore per altri, a tu riceverai<br />
da me, sempre più ". Quindi la promessa : Qui ti darò i<br />
miei amori E' un nuovo principio, e vi sono tanti amori che<br />
sono riflessi dell'infinito Amore di Dio al Suo creato e creature:<br />
e un Arnore, che si spande e si approfondì sempre più,<br />
mai diminuisce, ma diviene alto. profondo, più ampio in proporzione<br />
che é appreso e ricevuto. Alle porte, ingressi d'ogni<br />
nuovo servizio e consacrazione a varietà di frutti primitivi,<br />
nuovo o vecchio . Cose vecchie che sono state finanche scartate,<br />
sono riscosse e rese utili, attratte da Colui che sa come<br />
convertire tutte le cose per la Sua gloria e per il bene altrui.<br />
Nuovo e vecchie, le quali to' riposte per re ". E dopo ciò,<br />
viene ripetuto con un significato più profondo, non più<br />
profondo in Colui che parlò, perciocché in Lui non vi è mutamento,<br />
ma nella percezione e accettazione di colui che ascolta<br />
e acquista, sempre più, secondo lo sviluppo delle sue capacità,<br />
la chiamata finale: O Amico mio! .
Appelli e desideri dei seguaci sella <strong>Sulamita</strong><br />
(Cantico dei Cantici 8: 1-5)<br />
<strong>La</strong> vita del cristiano é intessuta di molti piccoli u tempi ".<br />
Ricordiamo che il tra poco nell'ultimo discorso di Gesù agli<br />
Undici ( Giovanni 16). " trapoco voi non mi vedrete: e di<br />
muovo: fra, poca voi mi vedrete ". E' una profezia delle alternate<br />
esperienze nella vita dei cristiano. Dopo le grandi benedizioni<br />
del capitolo precedente, la <strong>Sulamita</strong> attraversa una di<br />
quelle esperienze tanto frequenti nella vita mistica. Essa rivolge<br />
un discorso silenzioso, o piuttosto un implorazione<br />
all'Amico: si sente isolata. e desidera parlargli senza essere<br />
disturbata da occhi indiscreti. Come in estasi, dopo aver<br />
espresso ciò che avrebbe voluto fare e dare a Lui, esclama :<br />
Sia la Sua mano sinistra sotto al mio capo, e abbracciami la<br />
sua destra. ". Queste parole, all'uomo terreno, sembrano, se<br />
non volgari. almeno un po' troppo umane; untane sono, ma<br />
non nel senso mondano. Infatti, nel regno dello Spirito, l'umano<br />
diviene divino; e viceversa. In altre parole, il naturale é<br />
assorbito dal soprannaturale; ed il soprannaturale diviene<br />
naturale. <strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong>, in estasi ha parlato a sé stessa. Ha percepito<br />
una comunicazione silenziosa dall'amico; ha bisogno di<br />
essere perfettamente calma in modo da non perdere l'intima<br />
conversazione che sta per cominciare. perciò occorre una<br />
sospensione di tutte le attività esteriori della mente e dell'anima.<br />
Finanche la minima eccitazione, deve evitarsi. però, raramente<br />
la <strong>Sulamita</strong> e sola, perché un numero crescente di seguaci<br />
devoti si attaccano viepiù ad essa, desiderosi di far<br />
domande. Lei si volge a loro, dicendo: io vi scongiuro,<br />
figliuole di Gerusalemme che non svegliate l'amore mio, e<br />
non le rompiate il .sanno, finche lei non lo desideri ". In assoluta<br />
dipendenza da Lui, nemmeno gli chiede una speciale visita<br />
per sé stessa. Il tempo di frequenti lunghe preghiere é passato;<br />
un intero abbandono .per Lui va sempre più facendosi
luogo nel suo cuore. Vi é una tale cosa nella vita di un cristiano<br />
avanzato, cioè, fermarsi di pregare le sue preghiere, e identificarsi<br />
nel Nome in quel Nome. Soddisfatto solamente da<br />
ciò che procede da Alto, a volte non ha nulla a chiedere. E' la<br />
vera preghiera nel Nome; é basata nel cedere le nostre capacità<br />
al Signore e rimanere indifferenti a tutto, eccezione di Lui<br />
e in Lui. Il pronome e mio non é nel testo, conseguentemente,<br />
la <strong>Sulamita</strong> non scongiura che esse, le figliuole di<br />
Gerusalemme, non svegliano I'amor mio ", Colui che é il suo<br />
Amore, ma che non sveglino " l'Amore " in generale.<br />
S'accorge che lo Sposo vuole riposo perfetto. E' una di quei<br />
linguaggi invertiti, per il quale ciò che l'uomo dovrebbe fare é<br />
presentato come fatto dal Signore. <strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong> esorta le compagne<br />
a un riposo e silenzio assoluto, non domandando benedizioni<br />
sensibili, né desiderando come di estasi celesti, ma di<br />
essere in perfetta ricettività, rimanendo in una condizione passiva,<br />
pronte a fare qualsiasi cosa che il Signore comandi, dia, o<br />
cornunichi. Stare in silenzio, fare nulla, domandare nulla:<br />
rimanere in assoluto riposo, silenzio interno, finché gli piaccia<br />
".Il silenzio é interrotto, e due parlano. Uno dice e la espressa<br />
o non espressa ammirazione delle compagne della <strong>Sulamita</strong>;<br />
sono molte. e sono una.. Egli esse dicono: " Chi è costei che<br />
sale dal deserto, e che si appoggia vezzosamente sul suo<br />
Amico? " Nessuno risponde, ma qualcuno parla, indirizzandosi<br />
a Colui intorno a cui fu rivolta la domanda. Non le compagne,<br />
ma l'Amico parla alla <strong>Sulamita</strong>. In ciò vi é grande<br />
ammaestramento facendo intendere che la <strong>Sulamita</strong> stessa<br />
indirizzava la medesima domanda in differenti parole. Le<br />
compagne avevano detto: a Chi è costei? E spesse a volte<br />
essa stessa si era domandata: " Chi sono io'? " Meraviglie delle<br />
meraviglie! E' quasi incredibile che noi e il noi " é una confessione<br />
di assoluta indegnità abbiano tanto ricevuto per la<br />
grazia di Dio. L'Amato le parla : lo ti ho svegliato sotto un<br />
melo: dove tua madre ti ha partorito, là ti portò colei che ti
partorì "! E' la storia, non scritta, della <strong>Sulamita</strong>, la quale é<br />
paragonata a un bambino. nato sotto un albero. il melo é tipo<br />
di Cristo; ma la madre non poteva far altro che abbandonare<br />
il bimbo sotto l'ombra di Cristo, perché pensava: E egli a<br />
prendesi cura ". Abbiamo a fare con cose spirituali; di conseguenza,<br />
dobbiamo familiarizzarci a un linguaggio mistico.<br />
Non dobbiamo pensare che la madre sia una donna, nel senso<br />
assoluto della parola; ma pensare a tutte le conseguenze del<br />
suo passato, che la indussero a confidare a un principio di<br />
nuova vita, come una tenera creatura sotto un melo. Ivi, il<br />
Signore la raccolse e cominciò a educarla. Dopo averle, in<br />
poche parole, rammentato e, mediante lei, additato alle<br />
figliuole di Gerusalemme, la storia non scritta, dalla infanzia<br />
in poi. il Signore le fa un ultimo appello ed esortazione che la<br />
porteranno alla statura di prepararla al lavoro. Sia lungi da noi<br />
abbassare uno per innalzare un altro. Paolo. Pietro, ed altri<br />
sono tutti luminari nella Chiesa, avendo ricevuto non evangeli<br />
separati, ma un evangelo. <strong>La</strong> diversità non e nella sostanza del<br />
messaggio, ma nei metodi, da usarli secondo le classi degli<br />
uditori. Ma ciò é fuori del nostro immediato soggetto.<br />
Desideriamo chiamare l'attenzione su Pietro il quale, nella<br />
vecchiezza, insegna che vi é un tempo, dopo che abbiamo<br />
sofferto un poco che il Dio di ogni grazia perfeziona, stabilisce,<br />
fortifica, conferma (1 Pietro 5: 10). Che differenza tra il<br />
Simone dei primi giorni ed il maturo vecchio Apostolo che<br />
scrisse l'Epistola! Che contrasto tra la perplessa <strong>Sulamita</strong> che<br />
avea appena incominciato a liberarsi dai figliuoli della madre,<br />
ed era confusa sul che fare e dove andare, e la <strong>Sulamita</strong> che<br />
ora raccomanda alle figliuole di Gerusalemme riposo e calma!<br />
E' giunta alla maturità per la quale l'Amico confermerà quel<br />
patto di fedeltà ed amore. per cui ella sarà per sempre identificata<br />
col Suo Sposo. Vediamo che il Signore, dopo anni di<br />
ripetute promesse e benedizioni ad Abrahamo, confermò<br />
finalmente il patto e le benedizioni con una esortazione: "
Quando Abrahamo era di età di novantanove anni, il Signore<br />
gli apparve è ,di disse, Io,sono Il Dio Onnipotente; camminino<br />
davanti a me sii integri ". E' la somma di tutte le promesse<br />
e benedizioni passate. A questo punto estremo, fu ricordato al<br />
patriarca quel che già sapeva prima. che Dio solo ha podestà,<br />
e che di conseguenza, l'uomo deve cessare da far progetti.<br />
Egli fu esortato che la vita in Dio, alla fine, non consiste in<br />
estasi e voli pure necessari, di tempo in tempo ma in un<br />
costante e fedele cammino passo passo. Gli fu rammentato<br />
che il piano di Dio per lui era perfezione, la quale si ottiene<br />
nel coltivare di continuo la presenza di Dio. In altre parole,<br />
camminando sempre nella presenza di Lui, Abramo diverrebbe<br />
perfetto. Ma torniamo al nostro soggetto: Lo sposo, dopo<br />
aver concluso la storia della vita della <strong>Sulamita</strong>, dall'infanzia<br />
Al presente, condensa tutti gli ammaestramenti e le esortazioni<br />
del passato in queste parole: " Mettimi come un suggello in<br />
sul tuo cuore, come un suggello in sul tuo braccio Di ciò,<br />
con la grazia di Dio, nel capitolo. seguente<br />
1l messaggio finale dello Sposo<br />
(Cantico dei Cantici 8: 6,-7)<br />
Le parole, nei versi su menzionati, debbono essere lette piano<br />
piano, e pesate attentamente. Sono il sintetico ed ultimo messaggio<br />
dello Sposo alla <strong>Sulamita</strong>. Dopo questa esortazione,<br />
non abbiamo nessuna altra parola Sua nel libro: non era<br />
necessaria. <strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong> tesoreggiò il messaggio e la voce; le<br />
parole somigliano a quel corso sotterraneo d'acqua che seguì<br />
da Horeb in poi, i pellegrini nel deserto. Non era quello, ma<br />
questo messaggio, un continuo presente. Ricordiamo ciò che<br />
Pietro scrisse dello spettacolo sul Monte della Trasfigurazîone,<br />
riferendo alle parole del Padre, che dobbiamo ascoltare Gesù.<br />
Pietro dice questa, non quella voce, poiché il suono di essa, in<br />
lui, non si tacque mai. Torniamo al messaggio alla <strong>Sulamita</strong> :
Mettimi come un suggello in sul tuo cuore, come un suggello<br />
in ,sul tuo braccio: poiché l'amore è forte come la morte; la<br />
gelosia e dura come l'inferno, le sue fiamme sono fiamme di<br />
fuoco,una fiamma ardente .. Molte acque non potrebbero<br />
spegnere quest'amore, né fiumi inondarlo; se alcuno desse.<br />
tutta la .ricchezza della sua casa in cambio quest'amore,sarebbe<br />
certamente disprezzato". <strong>La</strong>mentiamo la brevità che ci<br />
impone di non poter scrivere quanto vorremmo in un soggetto<br />
così intenso e glorioso. Porchè le parole solamente. Mettimi<br />
" indica un'azione determinata. Ricordiamo le medesime parole<br />
quando Gesù decise di andare a Gerusalemme: " Egli<br />
fermò la Sua faccia ". Vi sono azioni che debbono essere precedute<br />
ed accompagnate da una determinazione che dà loro<br />
un corso che nessuna forza opposta può deviare. Mettimi<br />
come un suggello.,. " Suggello " é la parola degna di considerazione<br />
nel linguaggio della Scrittura. Da Noé alle ultime pagine<br />
delle Epistole, la parola " suggello " é spesso ripetuta.<br />
Nella legge dell'uomo, i suggelli sono applicati alle proprietà,<br />
documenti, che debbono essere conservati per un certo<br />
tempo. E' un delitto, punito severamente, rompere i suggelli:<br />
essi sono fatti con incisione di lettere e nomi su qualche composizione<br />
ammollita prima che si indurisca. il nome, la lettera<br />
rimane. Il Signore nota che il cuore della <strong>Sulamita</strong> é giunto a<br />
tal grado di tenerezza e devozione, che é arrivato il momento,<br />
prima che si raffreddi, di applicarvi il suggello. Non ci illudiamo;<br />
i più santi ebbero ed hanno momenti di tenerezza e di<br />
durezza. Sia il suggello posto mentre che la a cera " é fusa,<br />
calda ancora; più tardi sará impossibile. ciò si applica a tutte le<br />
nostre relazioni col cielo, Scrive Isaia (55: 6): " Cercate il<br />
Signore, mentre egli si trova, invocatelo, mentre egli è vicino<br />
E' un linguaggio invertito, significando che l'uomo deve cercare<br />
poi invocare mentre le sue capacità sono aperte e ricettive<br />
all'influenza di Dio. Vi sono tempi di ondate di santità; là per<br />
là, ,l'uomo deve suggellare qualche cosa, perché seguiranno
periodi di aridità. Solo quel che é suggellato rimane. Non<br />
siano le benedizioni nelle nostre preghiere e comunioni,<br />
accolte solo per soddisfarci, ma studiamoci, in ogni evento, di<br />
ritenere qualche cosa che divenga nostra possessione. Vi sono<br />
vari gradi di suggelli. Quello, comandato alla <strong>Sulamita</strong>, é di<br />
principale importanza, puntando a tutte le future relazioni col<br />
Signore: un suggello sul cuore, un altro sul braccio. Cuore "<br />
significa amore, vita; broccio " lavoro e attività. il sommo<br />
sacerdote d'Israele, quando era vestito dei vestimenti santi,<br />
doveva portare sul petto i nomi d'Israele, scolpiti su dodici<br />
pietre preziose, e due altre pietre sulle spalle. Amore e servizio<br />
vanno insieme. Ci ricordiamo della parabola, in due parti,<br />
delle vergini e dei talenti che esorta la Chiesa a possedere olio<br />
nella vita interna e attività nel di fuori. Un'altra porzione delle<br />
scritture ci esorta ad essere ferventi nello spirito, serventi il<br />
Signore. Amore e lavoro; ferventi e servizio; emozione e il<br />
praticare sono legati insieme. Quando l'amore vien meno, il<br />
servizio diviene negligente e poi sparisce, quando il servizio<br />
rimana, l'amore diviene una semplice emozione che finisce in<br />
falsità ed ipocrisia. Il comando dello Sposo, significa :<br />
Consacra il tuo cuore interamente a me; prendi il tuo diletto<br />
solo in me; ed a me solo riferisci tutto il tuo lavoro ed azioni<br />
". ciò non significa che non dobbiamo amare nessun altro o<br />
fare nessuna cosa se non che di essere occupati con qualche<br />
lavoro religioso. Dio é savio e giusto, e vuole che amiamo<br />
tutto il creato e le creature, e quanto più sia possibile, servendo<br />
Lui sempre. Un santo antico espresse il pensiero col dire<br />
che dobbiamo amare i nemici per amor di Dio, e gli amici in<br />
Lui. attività ne abbiamo, e molte, ma dobbiamo aver come<br />
mira il servizio di Dio, e fare tutte le cose sotto i Suoi sguardi.<br />
Dopo che il Signore ebbe ordinato l'applicazione del suggello<br />
sul cuore e sul braccio, Egli spiegò perché ciò era ed é imperativo.<br />
Solamente l'amore divino può affrontare la crocifissione<br />
e la morte. <strong>La</strong> forza dell'uomo soccombe; l'amore divino,
mai. Tale amore fa gelosa la Sposa, di talché. la supremazia di<br />
Dio non può mai essere offuscata da altri affetti o raffreddarsi<br />
per indifferenza. L'amore é una fiamma impetuosa per cui, al<br />
suo passaggio, i luoghi freddi divengono caldi. II Signore non<br />
nasconde alla Sulamìta che essa deve sperimentare dolori<br />
profondi. Inondazioni verranno, ma l'Amore divino non può<br />
essere mai spento o inondato. vi è un simbolo in uno dei<br />
ritratti del Pellegrinaggio del Cristiano ". Un nemico cercava<br />
spegnere un fuoco acceso, buttandovi secchi d'acqua. Per un<br />
momento sembrava che il fuoco si spegnesse, ma solo un<br />
momento, perché subito riprendeva forza. Il Cristiano si<br />
meravigliò, ma la guida gli mostrò il segreto. Dietro una parete,<br />
nascosto, stava Uno con un vaso d'olio, e lo versava in un<br />
tubo segreto, alimentando così, di continuo il fuoco. E' necessario<br />
che il cuore e il braccio siano suggellati, in modo che<br />
amore e lavoro non vengano meno, 1e ultime parole dell'esortazione<br />
mostrano in contrasto il valore delle cose. Noi le ripetiamo:<br />
" Se alcuno desse tutta la sostanza di casa sua per quest'arnore,<br />
non se ne farebbe stima alcuna Tutte le cose sotto<br />
il sole hanno un prezzo. Ricordiamo d'aver letto in qualche<br />
luogo, che Lucifero, travestito da principe, mostrava ad un<br />
giornalista un gruppo di aristocratici. Quando l'abbagliato<br />
giornalista domandò informazioni delle varie persone,sul principe<br />
Lucifero rispose: per vendere . Tutto, tutti erano sul<br />
mercato per vendere ed essere venduti. Naturalmente, il prezzo<br />
varia: vi sono cose e persone molto dispendiose. Per alcuni,<br />
i prezzi sono bassi; per altri, sempre più alti. Colui che non<br />
si vende per mille, si venderà per una somma maggiore; colui<br />
che non cede all'attrazione dell'oro, si vende per l'ambizione<br />
degli allori o per altri motivi. Vi sono vari prezzi e vi é scambio.<br />
vi è un prezzo per ogni cosa. Ma il cuore e il braccio della<br />
<strong>Sulamita</strong> non vi è valore umano che li possa comprare. Se<br />
pure l'uomo offrisse tutta la sostanza di casa sua, se pure il<br />
genere umano, come se fosse un solo individuo, le offrisse
tutto il mondo, la Sularnita calma e sorridente risponderebbe<br />
un definito NO. Direbbe: " Non perdere tempo in affari lodi<br />
o qualunque altra cosa; sono eternamente venduta: il mio<br />
cuore e il mio braccio sono e rimangano .suggellati .solamente<br />
per una Persona . Applicando ciò alla vita di maturi<br />
Cristiani che sono stati suggellati e confermati, essi continueranno<br />
a rispondere agli allettamenti del visibile: Non perder<br />
tempo con me; sono, .stato comprato a. prezzo di Sangue;<br />
disprezzo tutte le offerte ". Teniamo però ben a mente che<br />
l'impossibilità di comprare si riferisce solo ad una qualità<br />
d'Amore,perché tutti gli altri sono vacillanti. E' l'amore della<br />
Sularnita verso lo Sposo, il quale é suggellato sul braccio e sul<br />
cuore. Quando il Signore volle assicurare il Suo popolo della<br />
di Lui eterna fedeltà, lo assicurò con queste parole: "<br />
Dimenticherà la donna il suo li, figliolino che poppa, per non<br />
aver pietà del proprio figlio del suo, ventre? ma, anche se le<br />
madri dimenticano i loro propri figli. Non però ti dimenticherò<br />
io o , Gerusalemme. Ecco, io ti ho scolpita sopra le<br />
palme delle mani; le tue mura sono del continuo nel mio<br />
cospetto (Isaia 49: 15-16). L'amore materno il più forte può<br />
fallire; l'amore di Dio, mai. Il documento d'assicurazione é : "<br />
Io ti ho scolpita sulle palme delle mie mani , Leggiamo in<br />
(Giov..,20: 19-20). i discepoli ricevettero la notizia della risurrezione<br />
di Gesù. Alcuni lo videro subito, ma dubitarono. Lo<br />
spavento rimaneva, temendo, chissà,uno spettro o una illusione.<br />
<strong>La</strong> paura dei Giudei li dominava. Chiusero le porte, perché<br />
temevano i nemici. Gesù a venne e si presentò in mezzo di<br />
loro, e disse loro, Pace a voi ". Il fatto che Egli entrò a porte<br />
chiuse ed ebbe detto, " Pace ", era importante; tuttavia non<br />
eliminava il dubbio, perché molti possono dire " pace ", e gli<br />
spiriti entrano a porte chiuse; satana può trasformarsi in angelo<br />
di luce e imitare facce e voci. Ma Gesù non si fermò a<br />
quelle prove. Quando Egli ebbe detto ciò mostrò loro le Sue<br />
nani, e il costato ". Essi potevano vedere il segno dei chiodi e
le profonde ferite. Tali stimmate non possono essere imitate.<br />
Visi e parole possono essere contraffatti; ma le cicatrici della<br />
Crocifissione, é proibito alle potenze nemiche di riprodurle.<br />
Erano le credenziali al di sopra d'ogni dubbio e sospetto;<br />
erano sufficienti, perché leggiamo: " Allora i discepoli si rallegrarono,<br />
quando videro il Signore ". Lo avevano visto quando<br />
era entrato e aveva parlato; ma, nel linguaggio del meditativo<br />
Apostolo, solamente dopo il mostrare dei segni e delle ferite,<br />
solo allora furono convinti della realtà: Essi videro.<br />
<strong>La</strong> sorella minore<br />
(Cantico dei Cantici 8: 8-10<br />
Quando consideriamo la storia della <strong>Sulamita</strong>, la troviamo, nel<br />
principio, sola e desolata. Essa avea imparato la parte negativa,<br />
ma non ancora la positiva che riguarda la Vera Chiesa.<br />
Aveva una profonda percezione della verità, che é così perfettamente<br />
espressa nelle Scritture, come abbracciando una cosa<br />
da lontano. <strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong>, staccata dall'influenza dei figli della<br />
madre, non aveva seguaci, ed era perplessa circa la via da<br />
seguire. Il misericordioso Signore, pronto all'aiuto, le indicò il<br />
cammino. Le disse che, rimanendo sola, mai imitando altri,<br />
pasturerebbe le sue caprette presso le tende dei pastori. "<br />
Caprette ", non é una parola promettente; si riferisce a un<br />
popolo che agli occhi dei fanatici, sono gli scacciati.<br />
L'incoraggiamento era nel nome che il Signore le dava, chiamando<br />
la <strong>Sulamita</strong> " la più bella tra le donne ", e nel pronome<br />
" tue ", antecedente a quella classe di persone di che lei<br />
doveva prender cura. " <strong>La</strong>scia che altri le chiamino caprette,<br />
ma considerarle " tue ", perché io te le ho destinate per<br />
pascerle Le sofferenze e tentazioni che ella attraversò, noi<br />
abbiamo provato a descriverle nei precedenti capitoli. Intanto,<br />
un poco alla volta, un gruppo di persone si formò vicino a lei.<br />
i disprezzati non erano caprette, ma le figliole di
Gerusalemme. In questo caso, dobbiamo intendere la<br />
Gerusalemme Celeste. Erano figliuole: la parola esprime<br />
debolezza e umiltà. Le medesime sono pure chiamate figliuole<br />
di Sion . <strong>La</strong> Pastorella e le " caprette " pasturate crebbero<br />
insieme finché la <strong>Sulamita</strong> divenne a la suggellata del capitolo<br />
precedente, e le seguaci pervennero ad una statura che dava a<br />
sperare per loro futuro. Non appena ella ebbe obbedito alla<br />
raccomandazione dell'Amico, e posto Lui come suggello sul<br />
cuore e sulle braccia, senza alcun vanto, ma con semplicità, lei<br />
parlò delle sue seguaci: a Noi abbiamo una piccola sorella la<br />
quale non ha, ancora mammelle: che faremo alla nostra sorella<br />
quando si terrà ragionamento di lei? Ricordiamo che Gesù<br />
parlò nel modo plurale noi a Nicodemo. Ancora la <strong>Sulamita</strong><br />
ha imparato a usare il plurale. Molte lezioni; il cristiano deve<br />
usare il singolare quando parla dei propri falli. Davide riconobbe<br />
il suo peccato e iniquità; non disse i nostri Ad ogni<br />
modo, quando si riferisce a privilegi ed opportunità, il cristiano<br />
deve imparare a dire a noi " e a nostro ". Nella preghiera<br />
che Gesù insegnò ai discepoli, occorre il pronome al plurale,<br />
Padre nostro Mentre il santo si vede solo nelle lotte, non<br />
deve mai attribuire a sé stesso alcun progresso. Egli si sente<br />
debitore di tutti, e riconosce che da tutti ha imparato. Inoltre,<br />
si sente in compagnia di una invisibile radunanza di angeli e<br />
fratelli, per conseguenza, ciò ch'egli possiede appartiene a<br />
molti e non a lui solo. Ancora un'altra lezione: la Sularnita, da<br />
che ha messo Lui come a suggello si è così identificata con<br />
Lui, che considera tutte le possessioni in comune con Lui. il<br />
noi è una confessione di passati benefici e costante grazia per<br />
cui è giunta a tale statura, e di aver anche un seguito. Vi è un<br />
coraggio che è unito ad umiltà, il che è gradevole al Signore.<br />
Essendo il piano di Dio che la Chiesa cooperi con Lui, la<br />
Chiesa, accettando il privilegio, parla in plurale e riferisce tutte<br />
le cose al Signore, e al Suo Corpo la Chiesa. Abbiamo una<br />
piccola sorella Vi sono due pensieri in dette parole. Questa
giovane appartiene alla famiglia e crescerà nella sua somiglianza,<br />
ma è ancora piccola, immatura. Non è in grado di cibare<br />
altri. Il giorno verrà che si parlerà di essa. E allora? <strong>La</strong> risposta<br />
è: a Se a un muro, vi edificheremo un palazzo d'argento: e<br />
se è una porta la rinforzeremo con tavole di cedro Alcuni cristiani<br />
sono muri altri a porte ". Le mura sono erette nell'afflizione,<br />
come le mura di Gerusalemme dopo l'esilio, ma sono<br />
protezioni. Nessun nemico può entrare in una città senza toccare<br />
le mura. Di più, il Signore ha ordinato che le guardie stiano<br />
sulle mura. perché la piccola sorella può essere un muro ,<br />
sarà utile non solo per protezione, ma anche per guardia. Sarà<br />
un palazzo d'argento, un avamposto che attrarrà coloro che<br />
apprezzano la redenzione. Essa avrà molti compagni d'opera.<br />
Rîcordiamo una delle prime preghiere della <strong>Sulamita</strong> Tirami, e<br />
noi correremo dietro a te Un muro, molte guardie in un<br />
palazzo; grande unità e prontezza. Guardiani attraenti, palazzo<br />
d'argento. <strong>La</strong> piccola sorella sarà una porta, un mezzo d'entrata.<br />
Benché vi è Una Porta in Cristo, ve ne sono molte che<br />
sono un entrata nel Regno. Gli scribi e farisei chiudono le<br />
porte; la <strong>Sulamita</strong> e le compagne divengono porte ". Non è<br />
facile divenire " porta ", perché la gente teme di entrare in<br />
qualche cosa fatto nuova. Di conseguenza è necessario temperare<br />
la nostra importanza. L'uomo naturale è geloso. In tutte<br />
le cose ci deve essere un'ascesa graduale, andando sempre dal<br />
visibile all'invisibile. Sapienza è necessaria. Gesù venne a noi<br />
come Figliolo d'uomo; la porta deve presentare qualcosa di<br />
umano, quindi la " porta " deve essere rinforzata con tavole di<br />
cedro. " Cedro significa umanità. Molte volte dobbiamo<br />
apparire agli altri come loro stessi, in maniera che essi divengano<br />
come noi. Finalmente, a quest'ora, la piccola sorella<br />
diventa fiduciosa nei suoi progressi, parla di sé: " lo sono un<br />
muro, e le rnie mammelle sono come torri ". Sono pronta a<br />
soffrire, sostenere il palazzo, e nutrire altri. Presto che ebbe<br />
detto ciò, essa riconobbe quello che aveva ricevuto: " Allora
sono stata ne! suo cospetto come quella che ha trovata pace<br />
". Allora? Così presto? E' la piccola sorella cresciuta in così<br />
breve tempo? Il Regno appartiene a coloro che lo rapiscono<br />
con violenza. Nel campo della fede, chiamiamo nostre le cose,<br />
prima che praticamente le possediamo. Quando la sorella<br />
minore seppe quali erano le esigenze per essere utile, immediatamente<br />
affermò, in fede, che essa possedeva tali requisiti.<br />
L'ardimento, la prontezza a soffrire furono subito ricompensati.<br />
II Signore la fece quello che lei fu incoraggiata di affermare<br />
di sé stessa. Trovò grazia, e la sorella minore, il seguito<br />
della <strong>Sulamita</strong>, si unisce al servizio del Signore. <strong>La</strong> pastorella<br />
non è più sola. II tempo dell'ostracismo e della solitudine è<br />
passato per sempre. Ora è realmente edificatrice; di conseguenza,<br />
è stata lei stessa edificata nel Corpo di Cristo: <strong>La</strong><br />
Chiesa Invisibile.<br />
<strong>La</strong> vigna e i suoi guardiani<br />
fammi udire trasportami<br />
(Cantico dei Cantici 8: 11-14)<br />
Se vi fosse alcun dubbio riguardo il significato mistico del<br />
Cantico di Salomone, dovrebbe dissiparsi mediante gli ultimi<br />
versi del capitolo finale. <strong>La</strong> referenza che Salomone ha affittato<br />
una vigna, sarebbe fuori posto in un cantico d'amore terreno;<br />
ed altrettanto assurdo sarebbe la supplica della Sposa allo<br />
Sposo di terminare così il libro. Nulla di meno, il nostro<br />
scopo non è di esaminare o rispondere a critiche bibliche, ma<br />
di meditare sull'unione e comunione della <strong>Sulamita</strong> (la Chiesa)<br />
col suo Amico: Cristo. Le cose dello Spirito non possono<br />
essere comprese dalla logica umana, ma per rivelazione solamente<br />
Più lo spirito nostro è assetato dell'Infinito, più<br />
l'Infinito apre i suoi fiumi di rivelazioni. Ma al nostro soggetto<br />
:<strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong>, come abbiamo notato, al principio fu schernita e
apparentemente, senza alcun lavoro. <strong>La</strong> sua vita la chiama<br />
vigna, e si lamenta che nel fare il lavoro impostele dai figli<br />
della madre, ha trascurata sé stessa. Il " sé stessa " la chiama<br />
vigna ". Vi è nelle di lei parole come una indiretta previsione<br />
che un giorno possederebbe una vigna e ne diverrebbe guardiana.<br />
Gli avvenimenti nella vita naturale spesso sono profezie<br />
del destino spirituale. Alla fine della sua esperienza, la<br />
<strong>Sulamita</strong> informa: Salomone aveva una vigna a Baalhamon,<br />
ed egli la diede a dei guardiani coi patti che ciascuno di loro<br />
gli portasse mille sicli d'argento per lo frutto di essa,<br />
Salomone è tipo di Cristo, sotto il titolo Principe di Pace .<br />
<strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong> menziona il Suo nome nel nuovo ministero perché<br />
vuol sottrarsi agli sguardi dei mortali. Non solo ha scoperto<br />
piccoli gruppi, ma anche la intera Chiesa la quale è<br />
paragonata a una vigna. Questo Corpo è sparso tra cose visibili<br />
e popoli di varie confessioni. <strong>La</strong> vigna è in Baalhamon un<br />
luogo di frutti, dopo un diligente lavoro. Questa vigna è affidata<br />
a vari individui guardiani. Quando ricordiamo che 1e<br />
sette lettere, dei primi capitoli della Apocalisse, sono indirizzate<br />
ad Angeli, e sappiamo che " angelo " è il composto ministero<br />
della Chiesa, noi intendiamo che alla <strong>Sulamita</strong> è stata<br />
affidata la sorveglianza spirituale della vigna. II Corpo,<br />
Chiesa, ha il suo Capo: Cristo, ma Cristo è incarnato nelle<br />
persone che hanno la direzione del Suo lavoro. Nel linguaggio<br />
mistico, un individuo, è spesso l'assieme di varie persone e<br />
personalità <strong>La</strong> Chiesa è una, benché i membri siano molti. <strong>La</strong><br />
<strong>Sulamita</strong>, dunque, è, nello stesso tempo, un individuo e un<br />
gruppo. i molti divengono uno, e l'uno diviene molti. Questi,<br />
sebbene sparsi e distanti tra loro nel visibile, sono stati fatti<br />
uno nel regno dello Spirito. In tale regno non esiste tempo e<br />
né spazio. Sono spiriti che toccano spiriti. L' uno e i molti<br />
formano la sorveglianza spirituale della vigna di Salomone. i<br />
guardiani forse non vedono mai la <strong>Sulamita</strong>, ma essa li vede e,<br />
per mezzo del ministero nello Spirito, li raggiunge.
Chiediamo al lettore di considerare (Colossesi l: 23).<br />
L'Apostolo testifica che I'Evangelo era stato predicato ad ogni<br />
creatura sotto il cielo. Ciò era letteralmente impossibile; e<br />
pure fu eseguito in quel tempo ed è continuamente effettuato<br />
nel Regno Spirituale. <strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong> conosce la vigna e i guardiani.<br />
Ognuno di questi servi, guardiani porterà frutto. mille sicli<br />
d'argento , Mille significa abbondanza, il massimo che ognuno<br />
ha ricevuto o compie. Obiettivamente, il frutto varia, ma<br />
nello Spirito ha un valore, se ciascuno ha fatto il suo meglio<br />
<strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong>, sorvegliando il campo, non è senza una porzione<br />
speciale affidatale in particolare. Non più i figli della madre,<br />
ma l'amico stesso l'ha fatta guardiana di vigne e ne ha data<br />
una a lei stessa. Essa parla: <strong>La</strong> mia vigna, che è mia, è davanti<br />
a me . E' la sua propria vita; ma ancora quelle che le sono più<br />
vicino, sono chiamate a vegliare e pregare con essa, dividendo<br />
lotte e tentazioni. Ciò è vero; la vita terrena di Gesù lo conferma:<br />
Egli commentò ai discepoli che essi avevano perseverato<br />
con Lui nelle Sue tentazioni. Naturalmente, i discepoli<br />
erano immaturi; ma la lode è profezia del tempo che la Chiesa<br />
sarà in condizione di partecipare nelle reciproche tentazioni.<br />
Fu in Getsemane che il Signore desiderò la vicinanza e il<br />
conforto di alcuni. i tre discepoli vennero meno; però l'evento<br />
è profetico del tempo, quando un piccolo numero rimarrà<br />
vegliando e pregando con e presso la <strong>Sulamita</strong>. <strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong> si<br />
volge all'Amico: Siano i mille sicli tuoi, o Salomone e abbiano<br />
i guardiani del frutto di essa duecento . <strong>La</strong> Sposa è confermata<br />
che il lavoro in comunione deve produrre frutto permanente<br />
ed abbondante. Guardando attorno ai compagni di lavoro,<br />
mentre per essa non domanda nulla, essa chiede che i guardiani<br />
abbiano ciascuno duecento. il Pastore, nella parabola di<br />
Gesù, aveva cento pecore, e cercò la smarrita, in maniera di<br />
conservare il numero intero. Naturalmente, fu mosso da compassione<br />
verso la pecora smarrita; ma non dimentichiamo che<br />
cento " è una greggia completa. Perché il due è conferma,
due cento significa, doppia greggia Non è solamente che<br />
ogni guardiano avrà un doppio lavoro, ma che ciascuna greggia<br />
sarà così disciplinata da valere per due. A questo punto<br />
essa si volge dal lavoro, allo Sposo. Concentrando tutto l'amore<br />
in Lui, Gli indirizza queste parole: 0 Tu che dimori nei<br />
,giardini, i compagni attendono alla tua voce; fammela udire .<br />
<strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong> ha raggiunto un grado di profonda umiltà per cui<br />
apprezza altri più che sé stessa. Riconosce che mentre il<br />
Signore è interessato in tutti gli individui e in tutti i luoghi,<br />
nondimeno Egli ha luoghi speciali dove si ritira, per così dire,<br />
a riposare e godere negli orti, luoghi di modestia e di frutti,<br />
lontano dagli sguardi dei curiosi. Si diletta nello spirito umile e<br />
contrito (Isaia. 57: 15) Ivi, Egli conversa intimamente. <strong>La</strong><br />
<strong>Sulamita</strong>, in umiltà, descrive sé stessa; supplica che lei pure<br />
desidera tale comunione. I compagni , essa dice: hanno<br />
superato il maestro: essi sono più importanti di me. Io non<br />
sono degna di loro. Essi sono giardini; non solo odono, ma<br />
attendono alla Tua voce . Invoca: Fammela udire . Come per<br />
dire: Vorrei, ma non posso . Tu, oh Sovrano! concedimi<br />
questo, che da ora innanzi, divenga una vera ascoltatrice .<br />
Non dice altro, non promette nulla, perché è giunta a quello<br />
stato in cui i mistici, pur essendo bene disposti, nulla promettono.<br />
Pur riconoscendo la responsabilità delle loro azioni<br />
dipendono interamente dalla grazia. Da ora in poi, pregheranno<br />
solamente: Concedimi concedimi ", come per dire,<br />
Costringimi " Ricordiamo un Apostolo che disse: Egli ci ha<br />
trasportati nel Regno del Figliolo dell'amore Suo "<br />
(Colossesi 1 : 13). Questo non è nel futuro, ma descrive una<br />
condizione di maturità dove i santi riconoscono che solamente<br />
guida ed assistenza non è sufficiente. Come un fanciullo<br />
che ha fatto il suo meglio nel camminare in una via pietrosa<br />
ed ha i piedi sanguinanti, non può più procedere, eppure è<br />
deciso di andare avanti, così la Chiesa invoca il Signore che la<br />
sollevi nelle Sue braccia portandola al di là dell'ultimo miglio
del cammino, perché essa non ha forza di finire il corso. Essa<br />
invoca: Fammela udire la tua voce. Trasportami Amen.<br />
Aspettando il suo ritorno<br />
(Cantico dei Cantici 8: 14)<br />
<strong>La</strong> parola " ritorna ", spesso ripetuta nel Cantico di Salomone,<br />
è quasi un invito dell'Amico alla <strong>Sulamita</strong>. Ora è la <strong>Sulamita</strong><br />
che invita Lui a tornare S. Pietro dice che i cieli Lo tengono<br />
accolto, e che Egli vi starà fino al Suo ritorno. Benché il<br />
Signore ci Si presenti in Spirito, la Sposa desidera incontrarlo<br />
in tutto il Suo splendore, faccia a faccia. Le ultime parole della<br />
Apocalisse contengono la promessa del Suo ritorno, e la<br />
risposta affettuosa di Giovanni, il quale è un tipo della Chiesa:<br />
a Certo, lo vengo presto ", Sì, vieni, Signor Gesù . Ma il<br />
tempo non è stato fissato. <strong>La</strong> parola presto non significa "<br />
presto " in sequenza di eventi, ma un atto fulmineo, quando<br />
Lui verrà. Anni e secoli sono scorsi, ma quando Egli verrà,<br />
sarà come un lampo. Così è ogni qualvolta aspettiamo speciali<br />
visitazioni: le risposte ritardano ma vengono, al loro tempo,<br />
tutto ad un tratto. <strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong> è stanca di essere lontana dall'amico,<br />
e Lo supplica, non solo per il ritorno, ma per un'abbreviazione<br />
dell'assenza. Non dice " ritorna perché è sicura<br />
dell'evento, ma impaziente del ritardo implora: " Fai presto, o<br />
Amico mio ". L'implorazione contiene pure una promessa che<br />
lei fa, indirettamente, nel nome delle sue compagne.<br />
Riconosce che il ritardo non è causato da mancanza di amore,<br />
ma dal fatto che quaggiù le preparazioni per riceverlo sono<br />
incomplete. Dio ha il Suo determinato tempo che coincide<br />
con la maturità degli eventi. Quando i peccati di Sodoma e<br />
Gomorra giunsero al colmo, il Signore scese in giudizio.<br />
Quando i peccati di Babilonia (confusione) avranno, uno<br />
sopra l'altro, raggiunto la estrema misura, il Signore scenderà<br />
in giudizio. Lo stesso avviene nel ricevere grazie; quando l'ulti-
ma preghiera e sospiro ha raggiunto il suo limite, il Signore<br />
scende per concedere speciali favori. Vi è un aspettare, sia per<br />
ricevere favori, e sia per vedere i giudizi di Dio. <strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong><br />
supplica: Fai presto, o Amico mio, a guisa di gazzella o cerbiatto,<br />
sopra i monti degli aromi Egli verrà e rapidamente;<br />
ma questa volta i Suoi piedi non dovranno toccare questa<br />
terra maledetta, ed Egli non apparirà trai crocifissori. Quel<br />
che Egli farà dopo il Suo primo discendere, non è nel nostro<br />
soggetto. Vi è una relazione in tutto il genere umano e l'universo:<br />
noi siamo, qui, interessati dei Suo ritorno. Lui camminerà<br />
sui " monti di aromi ". aromi sono piccole cose; occorre<br />
una quantità al di sopra di ogni immaginazione, per far con<br />
essi un gran mucchio. e molto più per innalzare il loro volume<br />
e peso sono quasi insignificanti; nondimeno, importante è il<br />
loro aroma. Nel regno dello Spirito le cose non sono misurate<br />
con misure d'uomo. Dio ha i Suoi metodi. Quanto grande sia<br />
la quantità di aromi che occorre per fare dei monti, è impossibile<br />
immaginare. Ma il Signore darà una speciale importanza<br />
agli aromi che sono stati ben macinati. II mucchio sarà quasi<br />
nulla, ma il profumo sarà intenso. Se ci occupassimo del come<br />
si formano questi monti, e di quanto noi vi abbiamo contribuito,<br />
noi ci scoraggeremmo. Ma siamo incoraggiati nel sapere<br />
che ogni qualvolta gemiamo nello spirito, versiamo una<br />
lacrima di penitenza o d'intercessione, pronunziamo una parola<br />
di adorazione e di lode, ogni talvolta, noi aggiungiamo qualcosa<br />
verso la formazione dei monti, il nemico e la nostra<br />
carne insinuano le parole: è inutile ma la fede nel Signore e<br />
la conoscenza delle Sue vie, incoraggiano col direi: Cammina<br />
avanti; le tue sofferenze, lacrime, ado razioni, non sono perdute<br />
". Per tal modo che, quantunque non si vedano risultati<br />
tangibili pure, qualcosa reale e permanente viene edificata.<br />
Come è vero che il male eseguito non è più nel controllo dei<br />
suoi attori, e vero anche che le sofferenze e devozioni a<br />
Cristo, sono di volta in volta raccolte dalla Provvidenza, e
tenute in serbo per un fine speciale. Le parole della Sposa,<br />
sopra i monti degli aromi includono pure una preghiera.<br />
Indirettamente, poi, sono ammaestramento alle seguaci della<br />
<strong>Sulamita</strong>. <strong>La</strong> Vera Chiesa vive tra l'uomo e Dio; la <strong>Sulamita</strong><br />
dimora tra l'Amico e i vari gruppi. Guardando verso il cielo,<br />
essa invoca il Signore: Fai presto Amico mio Guardando<br />
verso la terra, implora le compagne e seguaci: Occupiamoci<br />
ad edificare monti di aromi. Non vogliamo, che Egli posi i<br />
piedi su questo tappeto di terra, ma su aromi Prepariamoli .<br />
Che viva tra due implorazioni : celeste e terrena! Ciascuna<br />
implorazione, sembra indipendente dall'altra. Amico mio, fa<br />
presto ci sembra che essa non può promettergli nulla.<br />
Rivolgendosi alla Chiesa dice: . Facciamo monti di aromi: con<br />
tale lavoro saremo occupati, per perché riguardo al Suo ritorno,<br />
Egli per certo verrà quando le vette dei monti hanno raggiunto<br />
l'apice ", Abbiamo osservato che vi è una storia della<br />
<strong>Sulamita</strong>, prima degli eventi che compongono il Cantico di<br />
Salomone, la quale non è scritta. Alla fine del libro dobbiamo<br />
fare la medesima osservazione: nulla è scritto di lei e delle<br />
compagne, oltre quella richiesta. Non vi è dubbio, essa ed un<br />
popolo formatosi attorno a Lui, rimasero al servizio<br />
dell'Amico. Chiudiamo, dunque, con questo ritratto: <strong>La</strong><br />
<strong>Sulamita</strong>, già matura da lunga disciplina di sofferenze e amore,<br />
imitando Colui che fu crocifisso, sta tra cielo e terra. E' la vita<br />
d'intercessione e meditazione, alla quale la Chiesa è chiamata.<br />
E' il ministero dell'interprete del quale vien menzionato nel<br />
libro di Giobbe. <strong>La</strong> <strong>Sulamita</strong> guarda al cielo e parla all'Amico,<br />
implorando che venga subito. attendendo nulla dagli uomini,<br />
perché nulla gli uomini possono fare. Guardando verso il<br />
cielo, essa insegna, a coloro che seguono il di lei sguardo e le<br />
sue parole, l'assoluta sovranità di Dio: predestinazione.<br />
Guardando, poi, verso terra, sembra che dica: a Non dubitate<br />
la fedeltà di Dio, confidate in Lui. Voi noi siamo responsabili<br />
e dobbiamo essere occupati Esorta a spontanea volontà, a
libero arbitrio, ed insiste: Facciamo aromi ". Oh! Sapiente<br />
Signore! Tu solo sai armonizzare gli estremi e guidarci nell'immensità<br />
della Tua Grazia, che abilita a riempirci del desiderio<br />
di compiacerti, e ubbidire alla tua voce. E noi pure, ai nostri<br />
lettori diciamo: " Prepariamo aromi ". Amen.