Spondilite anchilosante: dalla diagnosi alla terapia - Passoni Editore
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ciati a una sacroileite bilaterale, grado<br />
II-IV, o una sacroileite monolaterale,<br />
grado III-IV (tabella 2).<br />
❚❚<br />
Terapia<br />
Tabella 2<br />
Criteri di “New York modificati”<br />
1. Dolore lombare da almeno 3 mesi<br />
che migliora con il movimento<br />
e non scompare al riposo<br />
2. Riduzione della mobilità lombare<br />
sul piano sagittale e frontale<br />
3. Riduzione della espansibilità polmonare<br />
in rapporto al sesso e <strong>alla</strong> età<br />
4. Sacroileite bilaterale di stadio<br />
II-IV o monolaterale di stadio III-IV<br />
La <strong>diagnosi</strong> è definita se è presente<br />
il criterio 4 più uno degli altri 3.<br />
Van der Linden S et al. Arthritis Rheum 1984; 27: 361-8<br />
Non c’è ancora una cura definitiva per<br />
la spondilite <strong>anchilosante</strong>, ma vi sono<br />
molti modi per controllarne i sintomi<br />
e migliorare la qualità della vita. La<br />
costante esecuzione di un corretto<br />
esercizio fisico e l’impiego di farmaci<br />
antinfiammatori non steroidei rappresentano<br />
l’approccio più corretto <strong>alla</strong><br />
gestione del malato con SA.<br />
➤ Trattamento fisioterapico<br />
Un corretto programma terapeutico<br />
per la spondilite <strong>anchilosante</strong> deve<br />
essere studiato da un esperto fisiatra<br />
e deve avere i seguenti obiettivi:<br />
• mantenere e migliorare la mobilità;<br />
• ridurre il dolore;<br />
• migliorare la postura;<br />
• mantenere/aumentare la funzione<br />
respiratoria;<br />
• aumentare la forza e la resistenza;<br />
• educare il paziente a convivere<br />
con la sua patologia;<br />
• adattare/aumentare le attività quotidiane.<br />
Le modalità della fisio<strong>terapia</strong> sono<br />
rappresentate da:<br />
• esecuzione di esercizi con “supervisione”<br />
per il singolo paziente, esercizi<br />
con “supervisione” per gruppi di pazienti,<br />
esercizi senza “supervisione”;<br />
• massaggio e <strong>terapia</strong> manuale (manipolazioni<br />
e mobilizzazione articolare).<br />
Notevole importanza riveste in ambi-<br />
to riabilitativo la rieducazione posturale<br />
globale, eseguita da terapisti<br />
esperti nel trattamento di questa patologia,<br />
che conoscono gli esercizi per<br />
mobilizzare la colonna bloccata.<br />
Utile inoltre il ricorso all’elettro<strong>terapia</strong><br />
(ultrasuoni, laser a bassa energia, ecc),<br />
all’agopuntura e all’idro<strong>terapia</strong>, poiché<br />
in acqua (temperatura tra i 34 e i<br />
37 gradi) i muscoli riescono a rilassarsi<br />
più facilmente, con il vantaggio che<br />
il paziente sente meno dolore e quindi<br />
esegue gli esercizi più agevolmente.<br />
Sono indicati tutti gli sport aerobici,<br />
che coinvolgono il movimento della<br />
colonna e non causano un aumento<br />
del dolore, in primis il nuoto, seguito<br />
dal ciclismo.<br />
Vanno invece evitate le attività che<br />
sforzano eccessivamente il rachide<br />
(come sport di contatto, jogging, guidare<br />
la moto, salto).<br />
Interessante il contributo della <strong>terapia</strong><br />
occupazionale con interventi di<br />
counselling per la messa in pratica<br />
dei principi di economia articolare e<br />
con la prescrizione e l’addestramento<br />
all’utilizzo di ausili che, in presenza<br />
di una limitazione del movimento<br />
del rachide, facilitano le attività<br />
quotidiane, si pensi ai bicchieri<br />
a prisma, ai prendi-oggetti o agli<br />
specchietti posteriori a grande angolo<br />
per l’automobile.<br />
➤ Trattamento farmacologico<br />
Non esiste una <strong>terapia</strong> farmacologica<br />
specifica per questa patologia e i farmaci<br />
cui si fa ricorso sono simili a<br />
quelli utilizzati per l’artrite reumatoide.<br />
Poiché ogni paziente reagisce<br />
in modo diverso ai farmaci, compito<br />
del medico dovrà essere quello di<br />
indagare la combinazione più efficace,<br />
avvisandolo sempre dei possibili<br />
effetti collaterali delle cure alle quali<br />
si sottopone.<br />
La prima linea di <strong>terapia</strong> nella SA è<br />
rappresentata dai FANS. Le molecole<br />
appartenenti a questa grande famiglia<br />
più efficaci e quindi maggiormente<br />
utilizzate sono: indometacina, diclofenac,<br />
ibuprofene, ketoprofene, naprossene<br />
e inibitori selettivi della COX-2.<br />
I corticosteroidi e i farmaci anti-reumatici<br />
(DMARDs), quali sulfasalazina,<br />
methotrexate e leflunomide, vengono<br />
impiegati nelle forme maggior-<br />
CliniCa<br />
mente aggressive ed evolutive, con<br />
importante componente flogistica,<br />
nonostante molti studi controllati<br />
non ne abbiano dimostrato la capacità<br />
di interferire con l’evoluzione del<br />
danno spondilitico, a differenza di<br />
quanto osservato nell’artrite reumatoide.<br />
I DMARDs sono maggiormente<br />
attivi nelle forme di SA con coinvolgimento<br />
artritico periferico.<br />
La <strong>terapia</strong> della spondilite <strong>anchilosante</strong><br />
si è recentemente arricchita di<br />
nuovi farmaci che si stanno dimostrando<br />
in grado di sopprimere la<br />
flogosi e prevenire l’evoluzione del<br />
danno articolare. La prima di queste<br />
molecole, sintetizzate mediante tecniche<br />
di biotecnologia genetica, è infliximab,<br />
un anticorpo monoclonale chimerico<br />
(uomo/topo) che lega selettivamente<br />
il TNF-alfa solubile rendendolo<br />
inattivo. Vi sono evidenze che<br />
l’impiego di infliximab nelle fasi iniziali<br />
del processo spondilitico, come<br />
la sacroileite dimostrata in RM, può<br />
determinare una reversione dell’edema<br />
osseo subcondrale, a testimonianza<br />
di una regressione del danno flogistico.<br />
Oltre a infliximab sono oggi<br />
disponibili altri farmaci biologici anti<br />
TNF-alfa: etanercept, che è il recettore<br />
antagonista del TNF-alfa e beta, e<br />
adalimumab, altro anticorpo monoclonale.<br />
Anche per queste nuove molecole<br />
vi sono forti evidenze sulla loro<br />
efficacia nella SA aggressiva.<br />
I più frequenti effetti collaterali attribuiti<br />
a queste molecole sono: infezioni<br />
delle mucose del tratto respiratorio<br />
e urinario, infezioni cutanee, reazioni<br />
nel sito di iniezione sottocute<br />
per etanercept e adalimumab; reazioni<br />
infusionali (rash, tachicardia,<br />
shock) per infliximab. Particolarmente<br />
temibile l’infezione tubercolare<br />
in soggetti con infezione latente.<br />
Per questo motivo i centri di riferimento<br />
dispensatori di questi farmaci applicano<br />
precise linee guida per l’individuazione<br />
di possibile infezione tubercolare<br />
pregressa o in atto. A tutti i<br />
soggetti con indicazione <strong>alla</strong> <strong>terapia</strong><br />
con farmaci biologici anti TNF-alfa<br />
deve essere indagata una anamnestica<br />
infezione tubercolare e devono<br />
essere sottoposti a radiografia del<br />
torace e intradermoreazione di Mantoux.<br />
I pazienti che risultino a rischio<br />
M.D. Medicinae Doctor - Anno XVII numero 10/11 - 31 marzo 2010 23