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piccole pesti - Regione Piemonte

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Oltre ai maggiori responsabili delle<br />

pollinosi stagionali, vengono monitorati<br />

alcuni pollini emergenti come<br />

quelli del Cipresso e come quelli<br />

dell’Ambrosia.<br />

L’Ambrosia, diffusa soprattutto in molte<br />

aree dell’Italia settentrionale, negli ultimi<br />

dieci anni ha raddoppiato la quantità di<br />

polline prodotta e sta via via assumendo<br />

un’importanza sempre più rilevante dal<br />

punto di vista allergenico.<br />

Negli ultimi anni le ricerche aerobiologiche<br />

hanno proposto l’elaborazione<br />

di modelli previsionali non solo sulla<br />

concentrazione e diffusione del polline in<br />

atmosfera, ma anche delle spore fungine<br />

di particolare interesse allergologico<br />

e fitopatologico.<br />

In considerazione dell’attenzione rivolta<br />

alle spore fungine nelle stazioni<br />

piemontesi sono attualmente oggetto<br />

di monitoraggio le spore di Alternaria<br />

e Cladosporium.<br />

Un differente utilizzo dell’aerobiologia,<br />

come è già stato accennato, è la possibilità<br />

di ottenere informazioni biogeografiche<br />

ed ecologiche, fondamentali<br />

nell’ambito di programmi di protezione<br />

ambientale.<br />

Lo studio dei pollini dispersi nell’aria può<br />

essere un utile indicatore nell’evidenziare<br />

cambiamenti ambientali come le<br />

variazioni nella distribuzione di specie<br />

indigene, diffusione di specie alloctone,<br />

o attraverso lo studio di pollini fossili, nel<br />

ricostruire l’evoluzione del clima grazie<br />

alla forte correlazione tra piante presenti<br />

in un’area geografica e condizioni climatiche<br />

dell’area stessa.<br />

I contributi dell’aerobiologia all’ecologia<br />

sono numerosi e spaziano su diversi<br />

fronti: da un lato i pollini e le spore possono<br />

essere considerati contaminanti<br />

atmosferici in quanto determinano effetti<br />

nocivi sulla salute dell’uomo, dall’altro i<br />

tradizionali inquinanti atmosferici (SO 2,<br />

O 3, precipitazioni acide, ecc.) oltre ad<br />

agevolare la penetrazione di allergeni<br />

nelle vie aeree dei soggetti esposti,<br />

possono alterare la vitalità degli stessi<br />

organismi diffusi nell’aria.<br />

Fiori di anagra comune<br />

(foto arch. rivista/R. Borra)<br />

Mughetto<br />

(foto arch. rivista/R. Garda)<br />

In alto: pollini al microscopio<br />

(foto arch ARPR)<br />

Enagra Euforbia<br />

Convolvolo Ginko<br />

Giunko Mughetto<br />

Bosso Malva<br />

Diversi studi hanno dimostrato che le<br />

particelle biologiche disperse, in particolare<br />

i granuli pollinici, poiché rispondono<br />

alla presenza di una vasta tipologia di<br />

specie inquinanti con alterazioni delle<br />

caratteristiche funzionali e morfologiche,<br />

risultano essere sensibili bioindicatori<br />

della qualità dell’aria.<br />

Lo studio degli effetti degli inquinanti<br />

attraverso le analisi chimiche e funzionali<br />

dei pollini può offrire la possibilità<br />

di ottenere rapide informazioni sullo<br />

stato di salute di ambienti dove non<br />

siano applicabili altre tecniche dette<br />

di bioindicazione.<br />

Attualmente, nonostante i più recenti<br />

sviluppi della ricerca siano orientati<br />

verso l’analisi della vitalità del polline<br />

e l’accumulo di metalli pesanti, non è<br />

ancora disponibile un protocollo utilizzabile<br />

a livello nazionale ed è in questa<br />

direzione che il <strong>Piemonte</strong>, parallelamente<br />

al monitoraggio pollinico, potrebbe<br />

proporre nuove esperienze.<br />

Ulteriori informazioni sul monitoraggio pollinico<br />

nel sito www.arpa.piemonte.it.

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