quaderni ibero,..americani - Fundación Juan March
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<strong>quaderni</strong><br />
<strong>ibero</strong>,..<strong>americani</strong><br />
Todo puede ser uno<br />
65-66<br />
OMAGGIO A FEDERICO GARCÍA LORCA<br />
ATTUALITA CULTURALE<br />
PENISOLA IBERICA E AMERICA LATINA<br />
TORINO<br />
BULZONI EDITORE - ROMA<br />
Giugno-Dicembre 1989 - Ciclo XVII - Volume IX<br />
Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>
GIUSEPPE BELLINI, Presentazione .<br />
ARTICOLI:<br />
SOMMARIO<br />
Fascicolo 65-66 - Ciclo XVII - Volume IX<br />
(Giugno-Dicembre 1989)<br />
ORESTE MACRI, Da un « folleto» per « Nozze di sangue»<br />
GrovANNI CARAVAGGI, Note consuntive ad un silloge controversa: le<br />
« Primeras Canciones» di F.G. Lorca<br />
PIERO MENARINI, Una poesia giovanile di Lorca: Nocturno de marzo<br />
GABRIELE MORELLI, Aspetti e forme dell'oralita nell'epistolario 10rchiano<br />
ANTONIO MELIS, Lo spirito della musica nel Poema del Cante Jondo<br />
UBALDO BARDJ, García Lorca e la poesia italiana del Novecento<br />
IN MEMORIAM:<br />
GIULIANO SORIA, Nicolás Cuillén (1902-1989)<br />
RECENSIONI:<br />
Pago 91, Federico Carcía Lorca. Saggi crítici nel cinquantenario della<br />
morte (a cura di Gabriele Morelli) (LAURA DOLFI); pago 94,<br />
AA.VV., Trent'anni di avanguardia spagnola. Da Ramón Cómez<br />
de la Serna a <strong>Juan</strong> Eduardo Cirlot (PIETRO TARAVACCI); pago 97,<br />
Salvador Dalí, Lettere a Federico (TONINA PABA); pago 99,<br />
AA.VV., Lorca, 1986 (a cura di Piero Menarini) (PINA ROSA PI<br />
RAS); pago 101, FEDERICO GARCÍA LaRCA, Canciones y Primeras<br />
Canciones (a cura di Piero Menarini) e FEDERICO GARCÍA LaRCA,<br />
Poesie inedite (a cura di Piero Menarini) (GIULIANO SORIA);<br />
pago 103, AA.VV., Federico Carcía Lorca bajo el cielo de Nueva<br />
Granada, (EMILlA PERASSI).<br />
SEGNALAZIONI<br />
Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong><br />
Pago 1<br />
» 2<br />
» 6<br />
» 20<br />
» 41<br />
» 55<br />
» 71<br />
» 89<br />
» 106
QUADERNI<br />
IBERO -AMERICANI<br />
Collana di « Testi e Studi»<br />
1. GERMÁN PARDO GARCÍA - Poemas Contemporáneos. Texto con versión<br />
de Renzo Gíacheri, Torino, 1953.<br />
2. Il «Refranero» attribuito al Marqués de Santillana. A cura di G.<br />
M. Bertíni, Torino, 1957.<br />
3. Romances novelescos españoles en América. Premessa, note e glossario<br />
a cura di G. M. Bertini, Torino, 1957.<br />
4. JosÉ DE CAÑIZARES - Angélica y Medoro. Zarzuela inédita, edición<br />
crítica de Julio Molinaro y Warren T. Me. Cready, Torino, 1958.<br />
5. Poeti spagnoli tradizionalisti del secolo XVI. (Castillejo, Silvestre,<br />
D. Hurtado de Mendoza, S. de Horozco). A L"Urá di G. M. Bertini,<br />
Torino, 1960. .<br />
6. Antología poética de Pablo Neruda. Ensayo introductívo de Pablo<br />
Luís Avila, Torino, 1960.<br />
7. Cuatro poetas mexicanos contemporáneos. ( C. Pellicer, J. Torres<br />
Bodet, S. Novo, O. Paz). Selección e introducción de Alfredo Barrera,<br />
Torino, 1966.<br />
8. ALESSANDRA MELLaN! - Il sistema narrativo di María de Zayas,<br />
Torino, 1976.<br />
9. JUANA MARY ARCELUS - Estilística en «Las Lanzas Coloradas»<br />
de Arturo Uslar Pietri, Torino, 1977.<br />
10. ANTONIO BUERa V ALLE]O -« Il Lucernario » (
· 1 .<br />
PRESENTAZIONE<br />
Quietato ormai il fervore delle molte manifestazioni che hanno<br />
avuto per oggetto Federico García Lorca e la sua opera, appare oggi<br />
questo numero speciale dei Quaderni Ibero-Americani, la piu antica<br />
Rivista di iberistica d'Italia, fondata e diretta da Giovanni Maria<br />
Bertini, decano degli ispanisti e uno dei pionieri, con Carlo Bo e<br />
Oreste Macrí, degli studi lorchiani nel nostro Paese.<br />
Com'e nel carattere di questa ormai prestigiosa Rivista, l'omaggio<br />
al grande scrittore spagnolo appare in voluta sordina, con quella<br />
scelta di discrezione con cui da sempre i Quaderni Ibero-Americani<br />
hanno svolto la loro opera di richiamo sui valori delle lettere della<br />
Penisola Iberica e dell'America. Un 'opera, peraltro, divenuta presto<br />
insostituibile, nel generale deserto, e svolta con coraggio e anche<br />
con sacrificio personale del fondatore e direttore, soprattutto in tempi<br />
difficili, non molto lontani, fino a divenire per decenni unica<br />
palestra dell'ispanismo italiano, avvio efficace per il nostro <strong>ibero</strong><strong>americani</strong>smo,<br />
ma anche per il nascente lusitanismo, e riferimento<br />
unico per gli studiosi stranieri.<br />
Riteniamo che, giustificatamente, la Rivista si sia mantenuta,<br />
e debba mantenersi, fedele alla scelta che la distinse fin dalle origini,<br />
sotto la guida diretta del suo fondatore. Ma le collaborazioni<br />
sono state sempre di grande rilevanza, i nomi degli autori con<br />
frequenza tra i piu prestigio si dell'iberismo italiano e internazionale.<br />
I1 che si verifica anche nella presente occasione: l'Omaggio<br />
a Lorca reca firme di specialisti ampiamente noti, cominciando da<br />
Oreste Macrí, maestro riconosciuto dell'ispanismo italiano e uno<br />
dei maggiori studiosi di Lorca, diffusore tra i primi, in Italia,<br />
della sua opera lirica. A lui si affiancano studiosi tra i piu affermati<br />
delle successive generazioni: da Giovanni Caravaggi a Piero<br />
Menarini, da Gabriele Morelli ad Antonio Melis, a Ubaldo Bardi,<br />
da sempre cultore appassionato del poeta spagnolo.<br />
Un insieme ragguardevole di firme, che affrontano argomenti<br />
diversi dell'opera lorchiana, fino ai rapporti con la poesia italiana.<br />
Un contributo di rilievo, che i Quaderni Ibero-Americani offrono a<br />
ricordo di Federico García Lorca, ma anche al loro direttore, con<br />
giustifícata riconoscenza.<br />
Giuseppe Bellini<br />
Vicedirettore dei «Quaderni»<br />
Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>
· 2 .<br />
Da un « folleto » pe.. « Nozze di sangue » *<br />
ORES'fE MACRl:<br />
«Nozze di sangue» e del 1932 e segna la maturita artlstlca<br />
di Lorca drammatico nel soleo della pienezza lírica raggiunta nel<br />
Romancero gitano del 1928. Il teatro anteriore (romantico, burattinesco,<br />
surrealista) fu solo sperimentale. L'essenza del nuovo dramma<br />
e gitano-andalusa. Margarita Xirgu, felice compagna e interprete,<br />
rz.ccontz. come Federico z.ttingesse la trama da un fattacdo di. eranaca<br />
nera su una ragazza gitana rapita dal cognato, con il suo esito fatale<br />
e cruento. L'istituto folc1orico del ratto si mescola con altri motivi<br />
della vita gitano-andalusa e della tradizione popolare-Ietteraria<br />
del romancero e del cante: il jinete (uomo e cavallo, quasi un centauro),<br />
l'onore, la giustizia privata; la struttura arcaico-mediterranea della<br />
famiglía, della discendenza, della precisa e categoriale distinzione<br />
dei compiti domestici e civilí; la proprieta e la lotta con la natura;<br />
l'uomo e le sue cose come metafore viventi della terra e delle meteore;<br />
la religiosita popolare cristiana mista di pagana superstizione e<br />
fatalismo orientale.<br />
Quel che vale non e lo spunto cronachistico e ambientale, ma<br />
il modo con cui Lorca raggiunge e riesprime il simbolo umano alla<br />
radice folc1orica dell'elementare e del primitivo, la dove la natura<br />
umana (qui gitano-andalusa) sembra per sé, istituzionalmente, oggettivamente,<br />
plasmarsi e agire e cantare nella vita e nella morte. Questa<br />
oggettivita, questa illusione reale, e il dono, l'effetto scenico del<br />
grande teatro di tutti i tempí. In Lorca la veridl, flagrante e lacerata<br />
come una ferita, e come rapita alla realta e stilizzata con un coagulo<br />
fulmineo. I1 segreto dell'artista sta nella contrazione dei tempi<br />
scenici tra dinamica violenza dell'azione ed estaticita millenaria del<br />
fondo naturale e sociale.<br />
E necessario storicizzare il dramma nel quadro europeo per cogliere<br />
affinita e differenze. Esempio immediato la Figlia di Iorio<br />
(1904), tema 1'« antico sangue» abruzzese, risolto in stupenda favola<br />
xilografata. Si paragoni, ad es., l'idea del martirio in Mila con<br />
* Questo rapido scritto servl di presentazione alla rappresentazione, in una<br />
mia versione ancora inedita, offerta dal Piccolo Teatro Stabile della Citta di<br />
Firenze, 16-25 marzo 1962; impersonata la «Madre» dalla Capodaglio e la<br />
« Sposa» da Marina Dolfin, regia di Alessandro Brissoni.<br />
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· 3 .<br />
la coscienza della fatalita del proprio amore nella Sposa lorchiana.<br />
Voluttuosamente Mila ascende i1 rogo in pura trasposizione liturgica,<br />
e si consuma nel grido della fiamma. All'animismo etereo e al<br />
complesso della vittima dannunziani si oppongono la durezza metallica<br />
dei caratteri e il senso integro della propria responsabilita nei<br />
personaggi lorchiani, SI che gli elementi della cerimonia folclorica si<br />
depurano di ogni morbido intellettualismo decadentistico.<br />
D' Annunzio rimanda al teatro simbolista, e quindi a Maeterlinck,<br />
nel mondo infrareale dell'anima, dei simboli. Su Lorca aveva<br />
gia influito il Maeterlinck fiabesco e marionettistico pass ato per l'impressionismo<br />
musicale di Debussy e Falla, filtrato dai vari teatri postromantici<br />
spagnoli: modernista, « poetico », surrealista ... Aquesta<br />
scuola franco-belga Lorca apprese i misteri dell'anima dietro la realta<br />
sensibíle; anima avvinta nella rete propria e autentica di sogni e<br />
affetti, mentre vita e sensi compiono il loro corso, stritolando nella<br />
morte e nel nulla: l'arte s'inserisce negli spazi vuoti del sogno e arabesca<br />
le figure di una transeunte eppure eterna felicita. Piu teatralmente,<br />
Lorca s 'inizia al profondo divertimento cantabile e musicale<br />
che commenta l'azione generando un'atmosfera di piu o meno oscure<br />
analogie, di simboli premonitori, che spesso s'incarnano in figure<br />
allegoriche, come la Morte nell'Intéríeure o nell'Intruse; proprio una<br />
festa di nozze e turbata da oscuri presagi nella Príncesse Maleine.<br />
Ma il simbolismo di Nozze di sangue e strumentale-espressivo, non<br />
sentimentale-metafisico; i simboli ci rimandano alla verita dell'azione;<br />
il soprannaturale accresce il naturale, non lo dissolve nel misterioso<br />
e nella pura musica di un'anima ebbra di una dimora sensibile nell'al<br />
di la. La Luna-Morte lorchiana nella sua doppia sembianza di<br />
Legnaiuolo e Mendica e essa stessa assetata del sangue vivo e caldo<br />
dei mortali, urge al banchetto della vita, esprime insomma - oltre<br />
la bellezza assoluta della Seena del Boseo - lo strazio futuro (e gia<br />
artisticamente reale nel símbolo) della Madre, quelle lacrime che le<br />
verranno dai piedi, dalle radici dell'essere, quasi un ulivo, una querce:<br />
quella Luna-Morte e vampiresca esalazione della notte andalusa<br />
e una povera donna di questa terra, strumento e parola della giustizia<br />
placata (
· 4 .<br />
si estende per }'intero Peer Gynt, dove l'uomo-trollo scorrazza nella<br />
vita aperta a un perpetuo canto d'amore; il protagonista anche lui<br />
in piena festa nuziale rapisce la giovane sposa e si acquista la fedelta<br />
cieca irrazionale di Solvejg. Durata prolissa, insenilita in Ibsen; in<br />
Lorca e un taglio esatto, sanguinoso, d'un attimo in fuga.<br />
Pi\¡ profonda la coincidenza con Cavalcata al mare di Synge<br />
(1904). La madre Maurya, cui il mare strappa tutti i figli maschi<br />
(lavoro e sesso nella pura nudita e funzione dell'esistenza elementare!),<br />
e identica alla Madre lorchiana. Entrambe le madri compiono<br />
fino in fondo la loro parte tipica, universale, in un dolore duro impenetrabile<br />
illimitato, e aUa fine esauriscono la loro fatica mortale in<br />
una bramaattonita, opaca, di immobilid e di oblio. «Finalmente<br />
mi sara concesso un grande riposo, ed era certamente tempo », dice<br />
Maurya, che ha terminato di aspettare un nuovo cadavere dal mare,<br />
mentre le altre donne vigileranno nello sgomento; e la Madre andalusa:<br />
«A mezzanotte dormiro, dormiro senza essere atterrita dal fucile<br />
o dal coltello ... ». Entrambe sono rimaste senza i loro uomini con<br />
irata tensione che si annulla nella preghiera. (Analoghi i fondali: capanna<br />
irlandese con l'ululo lívido del mare; grotta andalusa con le<br />
squallide crete della costa).<br />
Ma l'elemento corale, del popolo che nel suo rigido istituto corregge<br />
e punisce l'infrazione, viene dal vero maestro di Federico, Lope<br />
de Vega, un Lope autobiograficamente contaminato dall'inquietudine<br />
novecentesca. Le donne lopesche impersonano integralmente l'onore<br />
familiare: Elvira rapita da don Tello, Casilda tentata dal Commendatore<br />
di Ocaña, Laurencia rapita dal Commendatore Fernán Gómez nel<br />
mezzo della festa nuziale. Sono donne che non hanno un brivido sensuale,<br />
incarnano l'onore senza eccezione, eppure sono umane, libere nel<br />
supremo accordo tra volonta e provvidenza, in che sta la grandezza<br />
di Lope. Ora, in Lope la violazione viene dall'esterno: la prepotenza<br />
del nobile punita dal popolo e dal monarca alleati. Lo schema lorchiano<br />
e altrettanto semplice: l'esterno sta nell'interno stesso, ma e apparente,<br />
non si fonde con esso: Leonardo fin dal principio e come<br />
un'eresia dell'istituto familiare e la Sposa si scinde dal proprio sacrilegio,<br />
protestando la sua verginita come termine invalicabile al tradimento,<br />
superstizione quasi rituale (si pensi alla cerimonia gitana del<br />
taglio dell'imene) ma anche testimonianza suprema e disperata della<br />
umana volonta contro il fato del sesso. Questa sposa infedele e fedele<br />
non e un « problema» ibseniano o pirandelliano, ma relazione attiva,<br />
drammaticamente consumata, di natura libera e istituto dell'onore;<br />
la Sposa non pensa, non si arrovella, agisce, brucia in continua<br />
pienezza di sé; rituale e volontaria e la prova della mano sul fuoco,<br />
cui ella invita la Madre. Dunque, l'incanto del dramma consiste nel-<br />
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· 5 .<br />
l'intreccio e frizione tra natura e istituto, donde emanano spettri di<br />
luna e di morte, irretendo nel bosco della fuga anime fragili e atterrite,<br />
che nel piu fitto di una sosta tentano di aggrapparsi al diletto<br />
dd loro corpi mortali. Qui Lorca si ricordo degli assassini del padre<br />
nelIa Tierra de Alvargonzález di Machado.<br />
E sempre Lope e esempio del canto popolare nella trama dell'azione.<br />
11 « toro delle nozze » nella Canzone delta Sposa e ripreso<br />
dal Peribáñez nella sua complessita simbolica: lo sposo contadino si<br />
cimentera nella rustica corrida contro il volere della mite Casilda,<br />
che pure lo ha paragonato a un toro rosso e feroce; la corrida e motivo<br />
della caduta del nobiluomo e della seduzione; toro sposo e nemico<br />
della felicita nuziale! Il toro lorchiano delle nozze s'impenna alle<br />
finestre, sagoma picassiana della minaccia, del presagio, ricordo del<br />
toro che uccise Ignacio fatto Minotauro nel mito sovrastante. E la<br />
zona tragica assoluta, direi greca (e novecentesca), di aleune immagini<br />
del bagliore inventivo di Federico: l'irrazionale taurino si congiunge<br />
con la Sposa-cagna che s'accende alla bellezza dell'amante: «Fuoco<br />
s'accende con fuaco. / La stessa piccola fiamma / consuma due<br />
spighe congiunte »; e il « coltello» (come l' ascia di Machado) che<br />
fruga la carne e si ferma « dove trema in groviglio / l'oscura radice<br />
del grido... ».<br />
Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong><br />
Universita di Firenze
- 6-<br />
Note consuntive ad una silloge controversa:<br />
le (( Primeras Canciones» di F. García Lorca<br />
GroVANNI CARAVAGGI<br />
Sulle Primeras Canciones di Federico García Lorca grava da<br />
tempo un giudizio negativo determinato sostanzialmente dalla difficoIta<br />
di definire in modo inappuntabile le motivazioni che condussero<br />
alla stampa di una raccoIta tanto minuta quanto enigmatica.<br />
Ma un rischio concreto derivan te da una situazione testuale anomala<br />
e che alla stessa qualita delle liriche della silloge possa estendersi<br />
una riserva suscitata invece da incertezze e dubbi di natura ecdotica,<br />
insorgenti al momento di discernere la coerenza e la perspicuita del<br />
progetto editoriale.<br />
Rimane significativa a tale proposito la condanna globale del libricino<br />
espressa senza riserve da un qualificato studioso lorchiano 1:<br />
« Al examinarlo de cerca, este librito aparece muy criticable, lleno de<br />
faltas y errores », e sinteticamente giustificata subito dopo in termini<br />
quasi lapidari 2: «Título inadecuado. Fecha sin sentido. Conjunto de<br />
poemas heteróclitos ». Conseguenza coerente di un giudizio tanto radicale<br />
diventa per André Belamich l'espunzione vera e propria delle<br />
Primeras Canciones dal corpus poetico lorchiano: «C'est pourquoi<br />
nous en avons redistribué les éléments dans les livres ou sections qui<br />
leur correspondent » 3 •<br />
Non meno negativo l'atteggiamento di un altro emerito studioso<br />
lorchiano, Miguel García Posada, che nel menzionare « el heterogéneo<br />
volumen de Primeras Canciones », gli nega la qualita di opera autonoma,<br />
considerandolo « un volumen, pues, no un libro, en el sentido<br />
orgánico del término»; ed approva anche il trattamento riservatogli<br />
dallo studioso francese, purché tuttavia non gli si neghi comunque<br />
uno spazio, « se le otorgue un sitio en la obra poética lorquiana, ya<br />
que no se trató de una edición clandestina» 4; ma cio viene a com-<br />
1 F. GARciA LoRCA, Suites, ed. crítica de A. BELAMICH, Barcelona,<br />
Ariel 1983, Introducción, p. 29.<br />
2 Ibídem, p. 30.<br />
3 F. GARCÍA LoRCA, Oeuvres completes, éd. par André BELAMICH, París,<br />
Gallimard 1981, p. 1267.<br />
4 F. GARciA LoRCA, Poesía, 1, ed. de Miguel GARCÍA POSADA, Madrid,<br />
Akal 1982, pp. 602 sg.<br />
Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>
· 7 .<br />
portare, ovviamente, una doppia presenza di alcuni testi nel corpus<br />
poetico.<br />
Senza dubbio la questione che in prima istanza s'impone concerne<br />
il rispetto della volonta dell'autore. La critica lorchiana sta imparando<br />
a proprie spese, vale a dire a costo di sprechi energetici non<br />
indifferenti, come i criteri ecdotici vadano adattati alla situazione<br />
reale del testo, per precaria e contradditoria che possa sembrare, e<br />
non invece alle programmazioni impulsive ed ai progetti velleitari dell'autore,<br />
troppe volte mutevoli e incerti.<br />
Sembra dato per accertato, talora, che l'iniziativa di pubblicare<br />
le Primeras Canciones non spettasse tanto a García Lorca quanto invece<br />
all'amico Manolo Altolaguirre, una delle figure piu singolari e<br />
meno conosciute della Generazione poetica del Ventisette, che svolse<br />
un ruolo di notevole rilievo anche come divulgatore del prodotto poetico,<br />
grazie alle sue molteplici iniziative editoriali, tutte di raffinata<br />
concezione, sebbene realizzate con attrezzature tipografiche di dimensioni<br />
casalinghe.<br />
Fu infatti Manolo Altolaguirre a pubblicare, all'inizio del 1936<br />
(il colofone reca la data del 28 gennaio) le Primeras Canciones nella<br />
sua minuscola ma attivissima tipografia di Calle Viriato, a Madrid.<br />
La plaquette, di sole 31 pagine, era preceduta da una breve nota che<br />
non ha mancato di suscitare molte perplessita:<br />
Las Primeras canciones (1922) de Garda Lorca, milagrosamente<br />
inéditas, pertenecen a un libro de adolescencia aún no ordenado<br />
por su autor, importantísimo para el ulterior desarrollo de su<br />
mundo poético, y se reúnen aquí, al azar, como anticipo de más<br />
extenso y representativo conjunto.<br />
Questa concisa premessa, con il suo perentorio tono asseverativo,<br />
ha causato per lo piu una dura reazione nei confronti di Altolaguirre;<br />
solo recentemente Piero Menarini, con piti equilibrata valutazione,<br />
ne ha proposto una verifica plausibile, sintetizzabile in termini<br />
concisi 5:<br />
Esta nota es una mezcla de verdades y de falsedades. Es falso,<br />
por ejemplo, que se trate de canciones «milagrosamente inéditas<br />
», pues siete de ellas habían sido publicadas ya [ ... ]<br />
Es verdad, en cambio, que estos poemas pertenecen en su mayoría<br />
(trece sobre dieciséis) «a un libro [ ... ] aún no ordenado », si,<br />
como parece no haber dudas, el referido libro es el de las<br />
5 F. GARCÍA LORCA, Canciones y Primeras Canciones, ed. crítica de Piero<br />
MENARINI, Madrid, Espasa Calpe 1986, pp. 43 sg.<br />
Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>
Suites. Es falso que sean todos poemas «de adolescencia »,<br />
pues el manuscrito de «Adán» está fechado en Nueva York<br />
«1 de Diciembre 1929 »; «Canción» -es decir, «Casida<br />
de las palomas oscuras» de Diván del Tamarít- es de 1931<br />
ó 1932, y 10 mismo «Cautiva ». También es parcialmente<br />
falso que «se reúnen aquí, al azar », puesto que los primeros<br />
doce poemas del libro están organizados en secciones -« Remansos<br />
», «Cuatro baladas amarillas» y «Palimpsestos »perfectamente<br />
homogéneas en cuanto 'suÍtes'. Los restantes<br />
cuatro poemas constituyen otra sección sin título, ésta sí «al<br />
azar ».<br />
Piero Menarini, con la consueta perspicacia, osserva inoltre che<br />
proprio « tornando al pie de la letra las afirmaciones de la nota editorial,<br />
y en su intento de reconstrucción hipotética de libros anunciados<br />
por el poeta, pero nunca concluidos» sia potuto avvenire íl travaso<br />
di Primeras Canciones in altre raccolte che sembravano «más<br />
convenientes» ad ospitarle, con la conseguenza gia no tata di una loro<br />
sparizione « por completo de la lista de las obras del poeta» 6, o all'opposto,<br />
di una loro duplice presenza; e le sue ríserve coincidono<br />
qui con la perplessita manifestata da Mario Hernández 7 di fronte a:<br />
el hecho insólito de que una ordenación completa de la poesía<br />
lorquiana haya de contar necesariamente con la repetición, en<br />
lugares distintos, de un pequeño número de poemas.<br />
Se la responsabílita dell'edizione delle Primeras Canciones ricadesse<br />
effettivamente sulle spalle di Manuel Altolaguirre, rischierebbe<br />
dunque di ripetersi nei suoi confronti il sospetto sollevato in epoche<br />
recenti, e con motivazioni molto piu concrete, dalla mediazione di<br />
José Bergamín, su cui pesa l'accusa di una rnanipolazione scorretta<br />
del plico contenente l'originale di Poeta en Nueva York, rimasto in<br />
suo possesso per vari anni prima delle due edizioni quasi simultanee<br />
dí Nuova York (Norton) e di Cítta del Messico (Séneca).8<br />
Ma l'affinita delle due sítuazioni e solo parziale. Manolo Altolaguirre<br />
era legato a Garda Lorca da una profonda amicizia, che risa-<br />
6 Ibídem, pp. 44-45.<br />
7 F. GARCÍA LoR.CA, Primeras Canciones. Seis poemas galegos. Poemas<br />
sueltos. Canciones populares, ed. de Mario HERNÁNDEZ, Madrid, Alianza 1982,<br />
p. 2.3.<br />
8 Cfr. M. GAR.CÍA POSAVA, Larca. Interpretación de «Poeta en Nuova<br />
York », Madrid, Aka11981, e F. GARCÍA LoRCA, Poeta en Nueva York. Tierra<br />
y Luna, ed. crítica de E. MARTÍN, Barcelona, Afie! 1981.<br />
Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>
· 9 .<br />
liva agli anni spensierati della Imprenta Sur di Málaga, e che ando<br />
rafforzandosi per la convergenza degli interessi letterari; la passione<br />
per la parola poetica li porto a compiere insieme molte tappe di un<br />
affascínante percorso spirituale, durante almeno un decennio.<br />
Manuel Altolaguirre era animato pero anche dalla passione per<br />
la stampa, per la parola che diventa segno grafico, per la raffigurazione<br />
visibile e quasi tangibile del testo poetico attraverso i caratteri tipografici;<br />
l'arte del tipografo, appresa nella citta natia, gli consentiva<br />
di concorrere, mediante opportuni accorgímenti, a dare uno specifico<br />
rilievo alla poesía, ricreandola nell'assetto definitivo con cui doveva<br />
rivelarsi al pubblico:<br />
el impresor Altolaguirre recompone como poeta las palabras<br />
de sus amigos poetas en el medio de la forma gráfica ... 9<br />
Come tipografo, Manuel Altolaguirre aveva acquisito ormai, alle<br />
soglie del 1936, una lunga esperienza, iniziata gia a Malaga, ai tempi<br />
di « Litoral », ed arricchita poi a Madrid, a Parigi, aLondra ed<br />
ancora a Madrid. Si puo documentare senza fatica la collaborazione<br />
costantemente fornita da García Lorca alle imprese editoriali dell'amico,<br />
che fu coadiuvato di volta in volta da Emilio Prados, da José Marfa<br />
Hinojosa e da Concha Méndez, e che si trovava al centro di un<br />
cenacolo letterario gravitante intorno alla sua minuscola impresa tipografica.<br />
Converrebbe chiarire pertanto se l'esile plaquette delle Primeras<br />
Canciones sia stata veramente strappata a García Lorca da Manuel<br />
AItolaguirre « a la fuerza », come sostenne José Moreno VilIa,<br />
testimone certo di riguardo lO, e che senso abbia, in reaIta, una simile<br />
affermazione.<br />
Indubbiamente il poeta-editore era stato costantemente colmato<br />
delle attenzioni di Federico García Lorca fin dalla stampa della prima<br />
serie della rivista «Litoral », nella leggendaria Imprenta Sur della<br />
Calle San Lorenzo di Málaga (1926-27). Proprio il primo numero di<br />
questa straordinaria pubblicazione, molto suggestivo anche per le soluzioni<br />
grafiche adottate, si apre con tre testi lorchiani, che precorrono<br />
il Romancero Gitano, offrendo al pubblicounanticipo cospicuo<br />
9 D. BRIESEMEISTER, Epílogo aBa ristampa anastatica di « Héroe », Vaduz,<br />
Topos Verlag 1977, p. 98.<br />
10 « ... un librito suyo, titulado Primeras Canciones, que le sacó a la fuerza<br />
Manuel Altolaguírre» (JosÉ MORENO VILLA, Leyendo a San <strong>Juan</strong> de la Cruz,<br />
Garcilaso, Fray Luis de Le6n... [etc.], México, El Colegio de México 1946,<br />
p.75.<br />
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· 10 .<br />
di quella che doveva risultare una delle raccolte piu fortunate del<br />
poeta granadino; vi compaiono infatti San Miguel, Prendimiento de<br />
Antonito el Camborio e infine Preciosa y el aire 11. Nessuno puo legittimamente<br />
sostenere che i tre romances siano stati strappati «a la<br />
fuerza» al loro autore, anzi il posto privilegiato che Altolaguirre riserva<br />
a García Lorca sembra confermare un apprezzamento fondato<br />
sulla piu cordiale amicizía.<br />
Non sara ozioso ripercorrere la storia delle altre offerte di testi<br />
poetici con cui García Larca ando gratificando i successivi sforzi editoriali<br />
di Altolaguirre; se ne puo infatti dedurre l'ampiezza e la costanza<br />
di una collaborazione quanto mai feconda, interrotta soltanto<br />
dalla morte.<br />
Non poteva mancare, ad esempio, la presenza lorchiana nel numero<br />
speciale di « Litoral» organizzato come Homenaje a don Luis<br />
de Góngora (nn. 5-7, ottobre del 1927), dove figura (pp. 31-33)<br />
Muerto de amor, altro anticipo del Romancero Gitano. Vero e che<br />
non compaiono testi di Federico García Lorca nei numeri di «Litoral»<br />
della «segunda época» (Málaga, 1929) e di «Poesía» (Málaga,<br />
1930 - Paris 1930-31), riviste che Manuel Altolaguirre stampa<br />
quando l'amico granadino si trova a Nuova York o quando lui stesso<br />
si trasferisce per breve tempo nella capitale francese; ma tale silenzio,<br />
piu che alla distanza, potrebbe essere attribuito alla profonda crisí<br />
che sconvolse Federico García Lorca in quel delicatissimo periodo<br />
della sua esistenza.<br />
In compenso tutte le successive riviste create e stampate dall'instancabile<br />
poeta-editore, fino allo scoppio della guerra civile, vedono<br />
García Lorca tra i collaboratori piu impegnati ed assidui.<br />
E sembra opportuno rilevare qui come tali contributi costituissero<br />
per lo piu un'anticipazione di raccolte importanti che García<br />
Lorca andava progettando, non senza esitazioni e ripensamenti, e che<br />
la tragica fine gli avrebbe impedito di portare ad uno stadio redazionale<br />
piu definitivo.<br />
Innanzitutto andrebbe considerato « Héroe », rivista poetica che<br />
nasce a Madrid con la collaborazione di Concha Méndez e presenta<br />
gia nel primo numero (1932, a pago 7-8) una lirica lorchiana riedita<br />
postuma in Poeta en Nueva York, cioe quel Vals en las ramas che<br />
avrebbe dovuto far parte di Tierra y Luna, secondo un piano non<br />
condotto a termine; nel n. 2 (1932, pp. 12-13) compaiono due tes ti<br />
confluiti proprio in Primeras Canciones, il sonetto Adán e la Can-<br />
11 «Litoral», 1, Noviembre 1926, pp. 5-11, preceduti dal titolo generale:<br />
Romances gitanos.<br />
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· 11'<br />
ción, dí cuí si trattera in seguito; nel n. 4 (1932, pp. 6-7) e presente<br />
Ribera de 1910, che prendera il titolo definitivo di Tu infancia en<br />
Mentón, ancora in Poeta en Nueva York; nel n. 5 (1933, p. 5) vede<br />
la luce « Flor de jazmín y toro degollado» (senza titolo), che costituira<br />
la Casida del sueño al aire libre del Diván del T amarit; ed infine<br />
nel n. 6 (1933, p. 11) viene inserita, con il titolo generico di<br />
Poema, la lírica «Hay una raiz amarga », a sua volta destinata al<br />
Diván del T amarit, con il titolo definitivo di Gacela de la rah<br />
amarga 12.<br />
Perfino a « 1616 », rivista caratterizzata da una splendida veste<br />
tipografica (Londra, 1934-35), García Lorca fece pervenire, malgrado<br />
la lontananza, la prova di un apprezzamento solidale; fin dal n. 1<br />
(1934, pp. 6-7) egli e presente con il Vals vienés, che diventera i1<br />
Pequeño vals vienés di Poeta en Nueva York; per il n. 7 (1935,<br />
pp. 4-5) invia il Paisaje con dos tumbas y un perro asirio, pure incluso<br />
in Poeta en Nueva York dopo una destinazione iniziale alla raccolta<br />
Tierra y Luna; e per il n. 8 (1935, p. 157) manda Omega (poema<br />
para muertos), anch'esso destinato inizialmente al progetto di<br />
Tierra y Luna, ma confinato infine nelle Sueltas.<br />
Non si dimentíchi poi l'adesione di F. García Lorca a « Caballo<br />
verde para la poesía» (Madrid, 19.35-36), la rivista diretta da Pablo<br />
Neruda, che Altolaguirre continuo a stampare fino aUo scoppio della<br />
guerra civile; il n. 1 (ottobre 1935, pp. 10-12) vede l'inclusione de]<br />
Nocturno del hueco, lírica collegata al mancato progetto di Tierra y<br />
Luna ed inclusa poi in Poeta en Nueva York.<br />
Ma le instancabili iniziative editoriali di Manuel Altolaguirre<br />
coinvolgevano i poeti contemporanei anche in operazioni singole; da<br />
questo punto di vista si deve ad Altolaguirre un'autentíca funzione<br />
promozionale della lírica surrealística. Le sue riviste poetiche erano<br />
infatti affiancate da prezipse collane di poesia, che portarono alla rÍbalta<br />
importanti raccolte di versi. Accanto a «Litoral» sorsero i<br />
Suplementos de «Litoral» (1926-1929); accanto a «Poesía », le<br />
Ediciones de « Poesía» (1930-31); accanto a «1616» i Suplementos<br />
de «1616» (1935), e cosi via. Giovera qui ricordare che García<br />
Lorca aveva affidato all'amico proprio la prima edizione delle Can-<br />
12 Per le variantí d'autore, si veda l'attenta coIlazione effettuata da Dietrich<br />
BRIESEMEISTER, Epílogo cit., pp. 113-115. Quanto al progetto di Tierra y<br />
Luna, oltre aIle opere citate aIla n. 8, cfr. A.A. ANnERSON, Poeta en Nueva<br />
York, una y otra vez, in « El Crotalón». Anuario de Filología Española, t. 2,<br />
Madrid 1985, pp. 37-51 e M.e. MILLÁN, Sobre la escisión o no de Poeta en<br />
Nueva York, in «El CrotaI6n) cit., t. 2, pp. 125-145.<br />
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, 12"'<br />
ciones, che USc1 a Málaga nel 1927, appunto nei Suplementos de<br />
« Litoral », ottenendo un successo immediato.<br />
Particolarmente feconda appare la imprenta di Calle Viríato,<br />
dove furono create le Ediciones de la tentativa poética, e nel 1936<br />
la collana Héroe, che porta 10 stesso titolo della rivista edita nel<br />
1932, Dopo il soggiorno inglese, si puo dire che Manolo Altolaguirre<br />
occupo una posizione centrale nena singolare costellazione poetica<br />
madrilena; nelIa stanza in cui troneggiava la sua linotype solevano<br />
riunirsi i personaggi piu significativi della generazione ventisettana,<br />
costituendo un singolarissimo salotto letterario intorno a una macchina<br />
fragorosa, la celebre Verónica.<br />
Manuel Altolaguirre era ritornato a Madrid nel giugno del 1935,<br />
dopo un proficuo soggiorno londinese (iniziato nell'ottobre del 1933);<br />
si era istallato nuovamente, con la moglie Concha Méndez e la figlioletta<br />
Paloma, in Calle Viriato, riprendendo quell'impegno editoriale<br />
che ormai lo rendeva famoso. Per la stampa utilizzava una piu moderna<br />
linotype importata dall'Inghilterra e battezzata La Verónica<br />
con bonaria ironia, «en recuerdo de la santa mujer que, enjugando<br />
el rostro de Jesús ensangrentado, se anticipó a <strong>Juan</strong> de Gutenberg<br />
y hasta realizó la primera tricromía célebre » 13.<br />
Proprio all'efficienza produttiva della Verónica si devono molte<br />
iniziative « generazionali }), come la gia menzionata rivista diretta da<br />
Pablo Neruda, « Caballo verde para la poesía }) e la serie di plaquettes<br />
di liriche che costituirono la «Colección Héroe ». Questa raHinata<br />
collana, malgrado l'esilita dei volumetti, ha svolto un ruolo considerevole<br />
nella diffusione di opere di rilevante importanza in un momento<br />
cosl drammatico per la Spagna, quando incombevano gia i fantasmi<br />
della guerra civile. Vi comparvero infatti, oltre alle Primeras<br />
Canciones di Garda Lorca, El joven marino di Luis Cernuda (confluito<br />
subito in La Realidad y el Deseo) 14, i Primeros poemas de amor di<br />
Pablo Neruda, ed anche espressioni creative di una nuova generazione<br />
ormai emergente, come El rayo que no cesa di Miguel Hernández,<br />
i Cantos de Primavera di Luis Felipe Vivanco e i Sonetos amorosos<br />
di Germán Bleiberg; lo stesso Altolaguirre vi stampo una propria<br />
raccolta di liriche, La lenta libertad, dalla genesi molto complessa 15.<br />
13 M. ALTOLAGUIRRE, Las Islas Invitadas, ed. crítica de M. SMERDOU ALTO<br />
LAGUIRRE, Madrid, Castalia 1972, Introducción, p. 16. Si noti che anche !'ultima<br />
rivista poetica stampata da Manolo AItolaguirre con la coIlaborazione di<br />
Concha Méndez, nel 1942, aIl'Avana, venne intitolata «La Verónica ».<br />
14 Madrid, Ed. de Cruz y Raya 1936.<br />
15 Cfr. M. ALTOLAGUIRRE, Poesías Completas, ed de M. SMERDOU e M.<br />
ARIZMENDI, Madrid, Cátedra 1982, pp. 219 sgg.<br />
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· 13 .<br />
Su tali vicende manca purtroppo una testimonianza diretta del<br />
principale ínteressato; nelle frammentarie annotazioni autobiografiche<br />
di El Caballo Griego, Manolo Altolaguirre, ricordando il fervore creativo<br />
del taller di Calle Viriato, annunciava l'intenzione di scrivere la<br />
storia di quelle sue imprese editoriali, ma non risulta traccia di un<br />
concreto sviluppo del progetto, rimasto con ogni probabilita allo stadio<br />
embrionale 16:<br />
Anterior a esta imprenta madrileña, tuve imprentas en Málaga<br />
(la famosa Imprenta Sur con Emilio Prados), en París y en<br />
Londres. Imprentas de bolsillo, pero de donde salieron centenares<br />
de libros y revistas. Algún día escribiré la historia literaria<br />
y vital de estos talleres. Hoy sólo quiero referirme a la de la<br />
calle Viriato en Madrid, cuyos trabajadores, que eran mis amigos,<br />
interrumpían a veces la labor porque llegaba Rafael Alberti a<br />
leerles su última comedia revolucionaria; o Federico García<br />
Larca, que los convidaba a pasteles; o Pablo Neruda, que les<br />
ofrecía unas copas de buen vino.<br />
Testimone attento e ricco di umanita si rivela peraltro un appassionato<br />
cultore di poesia, il console cileno Carlos Morla Lynch,<br />
che vis se a Madrid durante gli anni piu vivaci del surrealismo e nella<br />
cui casa erano invitati frequentemente i poeti della generazione lorchiana.<br />
Nel suo interessantissimo diario affiora piu volte il rícordo<br />
del ruolo centrale che svolse Manolo Altolaguirre proprio grazie alla<br />
sua impresa tipografica; e,non vi mancano gustose evocazioni, come<br />
quella (aprile del 1932) del « cuarto en que Manolito tiene establecida<br />
su imprenta », dove la conversazione dei convenuti, dominata<br />
dalla «facundia asombrosa» di Concha Méndez e dall'entusiasmo<br />
creativo di García Lorca, viene subitamente interrotta dal frastuono<br />
della linotype, che impone la sua voce strepitosa 11:<br />
Pero he aquí que Manolito ha comenzado a trabajar. Ha puesto<br />
la prensa en marcha y ésta ruge, palpita, se estremece, ronca<br />
y emite todo género de ruidos. Diríase que ha adquirido vitalidad<br />
humana.<br />
Non rimangono prove che possano suscitare dubbi sulla perfetta<br />
intesa che legava i due poeti. Alla fine del 1935 o all'inizio del 1936<br />
non erano intervenuti fatti concreti ad incrinare la solidarieta fraMa-<br />
16 M. ALTOLAGUIRRE, Obras Completas. r. El Caballo Griego. Cr6nicas y<br />
artículos. Estudios Literarios, ed. de J. VALENDER, Madrid, Istmo 1986, p. 73.<br />
17 C. MORLA LYNCH, En España con Federico García Larca, Madrid, Aguilar<br />
1958, pp. 239 sgg.<br />
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· 14 .<br />
nolo Altolaguirre e Federico García Lorca; anzi numerosi e importanti<br />
episodi l'avevano arricchita di anno in anno, e se ne possono<br />
cogliere i felici riflessi nella complessa vicenda editoriale a cui si e<br />
appena fatto riferimento.<br />
Come e stato rammentato sopra, M. Altolaguirre aveva stampato<br />
a Málaga, nel 1927, la prima edizione delle Canciones di García Lorca,<br />
che vide la luce nei Suplementos de « Litoral ». Il ricordo di tale<br />
raccolta dovette influire sulla scelta del titolo della silloge che i due<br />
poeti decisero di pubblicare alla fine del 1935 (indubbiamente l'iniziativa<br />
non poteva prescindere da un comune accordo); Primeras<br />
Canciones, come titolo, risulta perfettamente logico rispetto alle Canciones,<br />
poiché comprende testi ad es se certamente anteriori (tranne<br />
pero uno, Adán, e con qualche dubbio abbastanza consistente per altri<br />
due, Cautiva e Canción); risulta Ínvece meno coerente ríspetto al<br />
progetto delle Suites, che tuttavia stentava ancora a profilarsi nitidamente<br />
in quel momento. Primeras Canciones implica, attraverso l'epiteto,<br />
un riferimento ad un insieme gia definito, le Canciones, e ne<br />
segnala lo stacco cronologico ma anche un rapporto di continuÍta,<br />
trascurando invece il disegno ancora « in Heri » delle Suites, che nell'opinione<br />
lorchíana era forse ancora privo di tratti distintiví ben<br />
chiari.<br />
Ma forse e possibile stabilire anche un legame non casuale con<br />
il titolo dí un'altra celebre raccolta stampata da Manolo Altolaguirre<br />
nella stessa collana poetica di Héroe, vale a dire i Primeros poemas<br />
de amor di Pablo Neruda.<br />
Inevitabile dunque i1 ritorno alla questione iniziale circa la responsabilita<br />
dell'edizione di Primeras Canciones. Con ogni evídenza<br />
l'ambigua espressione di José Moreno Villa (
· 15 .<br />
go hacerla. Sólo que en ciertos períodos siento una atracción<br />
irresistible que me lleva a escribir. Entonces escribo, unos meses,<br />
febrilmente, para en seguida volver a la vida. Escribir, sí,<br />
cuando estoy inclinado a ello, me produce un placer. En cambio,<br />
publicar, no. Todo 10 contrario. Todo 10 que yo he publicado<br />
me ha sido arrancado por editores o por amigos. A mí me<br />
gusta recitar mis versos, leer mis cosas. Pero luego le tengo un<br />
gran temor a la publicación. Esto se produce en mí porque<br />
cuando copio mis cosas, ya les empiezo a encontrar defectos, ya<br />
francamente no me gustan. Hay versos míos que se han propagado<br />
antes de publicarse. Mis libros me han sido arrancados a<br />
la fuerza. ¡Con decirles que tengo actualmente cuatro libros<br />
de versos que aún no me he decidido a publicar!<br />
Proprio alla stessa data del 14-15 ottobre 1933 era uscita su<br />
«Noticias gráficas» di Buenos Aires un'altra intervista lorchiana<br />
19, in cui il poeta non solo insisteva sulla sua riluttanza a pubblicare<br />
le proprie opere: «No me gusta publicar », ma annunciava<br />
anche alcuni progetti, nei termini vaghi che ben convengono<br />
a chi ostenta tale disinvolta noncuranza per il testo a stampa:<br />
«Tengo terminados cinco libros de versos ... »; menzionava quindi<br />
esplicitamente Poeta en Nueva York, «un libro de Odas» e inoltre<br />
« un libro más que se titula: Porque te quiero a ti solamente (tanda<br />
de valses) ». Dopo aver ripetuto: «No me gusta publicar ... Sí, tengo<br />
cinco libros sin publicar ... Cuando pienso en eso veo que es muy malo<br />
10 que he hecho », indicava, sempre in termini imprecisi, un progetto<br />
con ogni probabilita piu imminente degli altri 20: «Pronto verán<br />
ustedes un libro mío ... Se lo regalé a un amigo que se casa ... Un<br />
amigo poeta ... Fue mi regalo de bodas ... Para que él 10 publique ... ».<br />
L'amico poeta, in grado di pubblicare il testo, e stato identifícato<br />
senza difficolta con Manolo Altolaguirre, che in realta si era gia<br />
sposato da piu di un anno con Concha Méndez; le loro nozze vennero<br />
infatti celebrate nella chiesa madrilena di Chamberí il 5 giugno del<br />
1932.<br />
Ammesso peraltro, come afferma anche Piero Menarini 21, « que<br />
el poeta se refiere a Primeras canciones como regalo de bodas », non<br />
19 Cfr. Crónica de un dia de barco con Federico Carda Lorca por Pablo<br />
SUERO, in Obras completas, cit., lII, pp. 542 sg., da P. SUERO, Figuras contemporáneas,<br />
Buenos Aires, Sociedad Impresora Americana 1943, pp. 276-304,<br />
con aleune varianti rispetto al testo cítato da Christopher MAURER, Buenos<br />
Aires 1933. Dos entrevistas olvidadas con Federico Carda Lorca, in «Trece<br />
de Nieve », 2 a época, mayo de 1977, 3, pp. 64 sgg.<br />
20 Crónica ... cit., p. 543.<br />
21 P. MENARINI, in F. GARCÍA LoRCA, Canciones ... cit., p. 46.<br />
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· 16 .<br />
manca di stupire 10 scarto cronologico fra l'occasione nuziale annunciata<br />
e la data della stampa della plaquette offerta: dal giugno del<br />
1932 al gennaio del 1936 il testo lorchiano sarebbe rimasto in attesa<br />
della destinazione a cui era devoluto. Vero e che García Lorca avrebbe<br />
potuto annunciare, anche a tale proposito, un progetto « in Heri »,<br />
cioe un dono che intendeva fare quanto prima per le nozze (gia avvenute)<br />
dell'amico editore e poeta.<br />
E proprio sul significato «occasionale» della breve raccolta<br />
merita un'attenta considerazione il giudizio di Piero Menarini 22:<br />
en cualquier caso, Primeras canciones tiene un aire más bien<br />
ocasional. Pero ocasional en su sentido etimológico, es decir,<br />
ligado a una precisa circunstancia y no porque el libro sea,<br />
como se ha dicho quizá con exceso, «una mezcla heteróclita de<br />
poemas ». Aparte el hecho de que Larca no tuviera proyectado<br />
publicar este libro, como parece demostrar el silencio con que<br />
lo rodeó, cuando decidió regalarlo al amigo que se casaba fue,<br />
obsérvese, «para que él lo publique ». No se trataba, pues, de<br />
un puñado de poesías para publicar sueltas, donde y como Alto<br />
Iaguirre creyese, sino de un libro. Por 10 tanto, un acto querido<br />
y consciente.<br />
Sembra evidente che senza un intervento decisivo dell'autore,<br />
le Primeras Canciones non avrebbero potuto configurarsi secondo<br />
l'organizzazione testuale a noi nota. Solo una parte, seppure consistente,<br />
di tale raccolta era infatti gia edita nel gennaio del 1936,<br />
come ha puntualmente segnalato Jacques Comincioli, rifiutando polemÍcamente<br />
la nota editoriale 23, e come hanno confermato con precisi<br />
riscontri André Belamich, Mario Hernández e Piero Menarini,<br />
nelle rispettive introduzioni e soprattutto negli apparati critici delle<br />
edizioni gia citate, a cui si rinvia per una documentazione piu ampia.<br />
Effettivamente i Remansos erano gia stati pubblicati nel n. 4<br />
di «Verso y Prosa» di Murcia, nell'aprile del 1927, in una successione<br />
piu ampia, che includeva: Ciprés, Variación, Sigue, Remansillo,<br />
Canción obscura, Media luna. Il terzo testo della serie,<br />
Sigue, escluso dalle Primeras Canciones, e confluito nelle Sueltas,<br />
con il titolo Cada canción; anche il titolo Canción oscura e stato<br />
modificato in Remanso, canción final; il titolo del primo testo, Ciprés,<br />
e caduto, e al suo posto figura, al plurale, un titolo che ingloba<br />
l'intera suite, cioe Remansos.<br />
22 Ibídem, pp. 46 sg.<br />
23 J. CoMINCIOLI, Federico García Larca. Textes inédits et documents critiques,<br />
Lausanne, Ed. Rencontre 1970, pp. 91 sg.: «Tous ces petits poemes<br />
ne sont pourtant pas aussi inédits que le croient leurs éditeurs ».<br />
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· 17 .<br />
Le Cuatro baladas amarillas non avevano visto ancora la luce,<br />
ma dovevano essere anteriori al 2 agosto del 1921, data di una lettera<br />
lorchiana ad Adolfo Salazar, dove vengono menzionate abbastanza<br />
esplicitamente 24; oltre al manoscritto originale, se ne conserva un<br />
apografo dattiloscritto con data 20 agosto 1922.<br />
1 tre Palimpsestos rappresentano la selezione di una serie piu<br />
ampia, che secondo l'autografo includeva Ciudad, Corredor, Aire,<br />
Madrigal, Camino, Primera página, El pecho. Tale suite era ancora<br />
inedita alla fine del 1935; Camino, con El pecho, venne depennato<br />
pero dall'autore; ora sono inclusi nelle Sueltas, seppure con sacrificio<br />
non indifferente, perché la loro esclusione impedisce al lettore<br />
di seguire una linea di sviluppo coerente nella decodificazione dei<br />
simboli.<br />
Di Adán esiste una redazione manoscritta con data «1 de Diciembre.<br />
1929. New York »; ma la prima edizione del sonetto e<br />
quella, gia menzionata, della tÍvista «Héroe », n. 2, Madrid 1932,<br />
con dedica a José Barbeito. Con minime varianti, García Lorca<br />
ripubblico il sonetto l'anno successivo nella rivista «Poesía» di<br />
Buenos Aires 25, premettendo una nuova dedica «A Pablo Neruda,<br />
rodeado de Fantasmas ». M. Hernández avanza l'ipotesi, non avventata,<br />
che « el soneto debió ser agregado a la serie inicial, constituida<br />
por canciones procedentes de las Suites, quizá por el mismo Altolaguirre<br />
» 26.<br />
Claro de reloj risulta estrapolato da La selva de los relojes,<br />
aHora inedita, che includeva Entré en la selva, Maleza, Vista General,<br />
Él, Donde se ahoga el sueño, Eco del reloj, Meditación primera y<br />
última} La hora Esfinge; in tale suite occupava i1 sesto posto e, a<br />
parte la significativa variante del titolo (eco / claro), si presentava<br />
in una struttura gia quasi definitiva.<br />
Di Cautiva non rimangono altre testimonianze, manoscritte o<br />
a stampa. La sua contiguita con Canción non sembra casuale, in<br />
quanto si delinea fra i due tes ti un legame interessante al livello<br />
della codificazione metaforica 27: l'ansia esistenziale suscitata dall'in-<br />
24 Cfr. Obras completas cit., t. nI, p. 776.<br />
25 1, 6-7, Noviembre 1933, p. 30. Su questo sonetto cfr. i1 pregevole saggio<br />
interpretativo di Mario SoCRATE, L'Adán di Lorca e la simultaneitá del<br />
punto di vista, in « Strumenti Critici », 44, 1981.<br />
26 F. GARCÍA LoRCA, Diván del Tamarit. Llanto por Ignacio Sánchez Mejías.<br />
Sonetos, ed. de Mario HERNÁNDEZ, Madrid, Alianza 1981, Notas al texto y<br />
cronología, p. 180.<br />
27 G. CARAVAGGI, Voscura verita delle colombe, in Federico Garcia Lorca.<br />
Saggi critici nel cinquantenario della morte, a cura di Gabriele MORELLI, Fasano,<br />
Schena 1988. pp. 145-168.<br />
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· 18 .<br />
certezza conoscitiva assume nelle due liriche configurazioni suggestivamente<br />
affini; pertanto, se si accoglie la proposta di datazione<br />
di Cautiva fissata al 1922 da ]. Comincioli 28, sembra lecito ipotizzare<br />
che Cautiva e Canción rappresentino un embrione di suite,<br />
disperso o privo di sviluppo. Si giustificherebbe forse in tal modo<br />
il ricupero di Canción nelle Primeras Canciones, quando il poeta<br />
l'aveva gia destinata (o la stava destinando) ad un'altra raccolta ormai<br />
definita e licenziata per le stampe (anche se poi l'edizione venne<br />
travolta dall'infuriare della guerra civile) , vale a dire il Diván del<br />
Tamarit, dove costituiva la Casida de las palomas oscuras.<br />
Ma Canción era apparsa gia nel n. 2 di «Héroe» (Madrid<br />
1932), come sí e gía osservato a proposito dí Adán, e l'anno successivo<br />
era stata ristampata su «La Nación» di Buenos Aires, in<br />
data 29 ottobre. Con un titolo intermedio fra quelli testimoniati<br />
da «Héroe» (Canción) e da « La Nación» (Canción de las palomas<br />
oscuras), vale a dire Canción de las palomas, figurava nel progetto,<br />
poi decompostosi, di Tierra y Luna; occupa infatti il dodicesimo posto<br />
in quell'ormai famoso indice autografo che F. García Lorca stese<br />
(ovviamente prima dell'ottobre del 1933) al verso del borrador<br />
della lírica El niño Stanton, ora inclusa in Poeta en Nueva York.<br />
Le vicende redazionali di Canción, che si rivelano complesse ma<br />
significative, sono gia state illustrate in una recente occasione 29.<br />
A parte dunque il sonetto Adán, e con riserve molto meno<br />
nette per Cautiva e Canción, la silloge di Primeras Canciones risulta<br />
piu coerente del previsto e rappresenta effettivamente un « anticipo»<br />
di un 'opera organica, quel « más extenso y representativo conjunto»<br />
(secondo la deÍínizione di M. Altolaguirre), destinato a rimanere<br />
privo di una sistemazione definitiva durante la vita dell'autore.<br />
Come e facHe constatare, Manolo Altolaguirre non puo essere<br />
considerato in alcun modo l'unico responsabile delle scelte di Primeras<br />
canciones, poiché poteva disporre sol tanto di una parte della<br />
raccolta, vale a dire quelle liriche che erano gia state edite nelle<br />
proprie o in altrui riviste 30. 11 nucleo piu consistente non puo essergli<br />
stato fomito se non da García Lorca; la presenza dei relativi auto-<br />
28 J. COMINCIOLI, op. cit., p. 94. Ma tale ipotesi ha suscitato qualche perplessita.<br />
29 G. CARAVAGGI, L'oscura ... cit., pp. 149-157.<br />
30 A quest'ultimo gruppo di testi deve riferirsi Maria Grazia Profeti quando<br />
osserva: «sembra che Altolaguirre riunisse nelIe Primeras Canciones cose di<br />
Lorca che aveva sottomano, in quanto avevano visto la luce nella sua rivista »;<br />
cfr. P. AMllROSI - M.G. PROFETI, Federico García Lorca. La frustrazione erotica<br />
maschile, Roma, Bulzoni 1979, p. 77, n. 18.<br />
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· 20 .<br />
Una poesia giovanile di Lorca: « Nocturno de Marzo »<br />
PIERO MENARINI<br />
Il manoscritto di «Nocturno de Marzo» si compone di 6 ff.<br />
numerati, scritti a penna su una sola facciata su materiale cartaceo<br />
1eggermente ingiallito di cm 22x16, ed e datato in calce al f. 6:<br />
« 19 de Marzo 1922». Si tratta di una redazione ancora in stato<br />
di elaborazione, sottoposta ad una puntigliosa revisione, attestata<br />
dalle numerosissime varianti, correzioni e cassature. Che la versione<br />
non sia definitiva 10 rivelano, fra l'altro, le evidenti imprecisioni<br />
di ordine sintattico, grammaticale e strofico (soprattutto nel<br />
« prologo» e nella prima parte), nonché certi accantonamenti di<br />
versi, ripensamenti ed esitazioni che costellano tutto il testo.<br />
A tutt'oggi era accessibile solo la seconda parte, « Encuentro »,<br />
pubblicata, in edizione non critica, da Eutimio Martín nel suo ormai<br />
fondamentale studio sulla poesia giovanile di Lorca 1. Grazie all'autorizzazione<br />
degli eredi del poeta, possiamo ora pubblicare il testo<br />
completo, integrato dei 6 vv. a modo di prologo e della prima parte,<br />
« Situación ».<br />
L'esame della struttura di « Nocturno de Marzo» puo risultare<br />
di un interesse notevole, sia perché si prospetta decisamente anomala<br />
all'interno della produzione poetica lorchiana, sia perché mette in<br />
luce lo stato di incompletezza della poesia stessa, proponendo stimolanti<br />
quesiti.<br />
1 vv. 1-6 costituiscono una sorta di introduzione alle parti che<br />
seguono: i luoghi, le atmosfere, i suoni esterni che circondano e<br />
avvolgono la «sÍtuazione », percepiti dall'interno della camera del<br />
poeta.<br />
Nei vv. 7-30 si sviluppa la parte I, intitolata, dopo un ripensamento,<br />
« Situación », mentre il titolo primitivo, « Interior », rimane<br />
non cassato e riquadrato: cioe, secondo l'uso di Lorca, conservato<br />
per altra destinazione ancora da definir si.<br />
I vv. 31-38 comprendono la parte n, « Encuentro ». Nella prima<br />
redazione tale parte non terminava, essendo lasciati in sospeso gli<br />
ultimi versi, con due linee di puntini. In una seconda revisione Lorca<br />
vi sovrappone una prima stesura parziale dei due versi mancanti,<br />
quindi 1i cassa e infine li sostituisce con i due « definitivi », adestra.<br />
1 E. MARTÍN, Federico Garda Lorca, heterodoxo y mártir. Análisis y<br />
proyección de la obra ;uvenil inédita, Madrid, Siglo XXI de España Editores<br />
1986, pp. 256-260.<br />
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·21·<br />
A questo punto il testo sembrerebbe proseguire senza ulteriori<br />
interruzioni sino alla fine. Tuttavia, la struttura della poesia - divisa,<br />
come si vede, in parti ogni qualvolta varia l'angolo di visuale<br />
poetica - dovrebbe presentare fra i vv. 88 e 89 non solo una cesura,<br />
ma proprio l'indicazione di una terza parte. Infatti, al v. 88 termina<br />
la confessione del diavolo e dall'89 in poi si ha il commento del<br />
poeta su quanto ha appreso e l'espressione della sua visione di Lucifero<br />
cosi come sorprendentemente gli si e presentato. Se si guarda<br />
bene il manoscritto in questo punto (f. 4), si notera che a seguito<br />
della cassatura dei due versi poi sostituiti a margine (vv. 87-88),<br />
si leggono chiaramente due titoli, entrambi cassati: «-Jardín-» e<br />
«-El Sueño- ». Quest'ultimo e a sua volta preceduto, sulla stessa<br />
riga, da due lettere evidentemente cassate subito prima della riscrittura<br />
del titolo completo, in quanto si tratta di «Su », che stanno<br />
senza dubbi per «Sueño»: anziché completare la parola ed anteporre<br />
successivamente l'articolo, trovandosi solo all'inizio Lorca ha<br />
preferito cancellare subito il frammento di titolo e riscriverlo completo.<br />
I1 tutto, poi, - vale a dire la prima redazione dei vv. 87-88<br />
ed i due titoli -, sono stati piu volte cassati: prima con linee orizzontali,<br />
poi con una ampia X ed infine nuovamente con una sorta<br />
di cornice rettangolare priva del lato superiore. I1 secondo dei due<br />
titoli, « El Sueño» appunto, appare a sua volta cassato in due modi,<br />
e forse momenti, diversi: anzitutto con la medesima linea orizzontale<br />
usata in precedenza, poi con vari tratti trasversali. Tuttavia<br />
appare evidente l'esitazione di Lorca in tutto questo intrico: vale<br />
a dire il dubbio se conservare o meno il titolo in questione, tanto<br />
e vero che la cassatura piu marcata di tutte, cioe quella « a rettangolo»<br />
non chiuso, comprende solo i due versi ed il primo titolo.<br />
Mi pare non ci si ano dubbi sul fatto che la struttura della poesia<br />
non solo richiedeva un titolo proprio in questo punto, ma che Lorca<br />
ne aveva pensati ed inseriti addirittura due, il secondo dei quali<br />
ritenne di mantenere anche dopo la prima cassatura. Da un punto di<br />
vista strettamente filologico, non c'e dubbio che la trascrizione debba<br />
rinunciare al recupero di tale titolo; ma seguendo l'organizzazione<br />
poetica delle varie parti e altrettanto evidente che dal v. 89 ha<br />
inizio la parte III del notturno. Ritengo pertanto che, trattandosi<br />
in ogni caso di una versione ancora provvisoria, nella risistemazione<br />
del testo non si possa fare a meno di indicare questa cesura parziale<br />
e, con tutto il margine di arbitrio che emerge da quanto detto sopra,<br />
sia opportuno reintegrare il titolo soppresso (probabilmente in attesa<br />
di sostituzione) e il numero III della parte, ponendoli ovviamente<br />
fra parentesi uncinate perché sia chiaro che si tratta di un intervento<br />
del trascrittore.<br />
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· 22 .<br />
Al v. 138 termina questa parte IlI. Dal v. 139 al 148 si hanno<br />
dieci versi conclusivi che chiudono i1 lungo componimento bilanciando<br />
i sei di apertura. Ci troviamo cos1 di fronte ad un'organizzazione<br />
assai complessa, articolata in dnque par ti suddivise, per quanto si<br />
attiene al numero dei versi, come segue: 6+24+58+50+10=148<br />
vv. E facile rilevare che due di esse, la Ir e la IIl, sono pressoché<br />
equivalen ti dal punto di vista quantitativo, cosI come lo sono nell'economia<br />
del messaggio/confessione che Lorca vuole esprimere<br />
nel testo.<br />
Tanto per 1 'epoca , quanto per i1 tema in essa sviluppato, non<br />
esito a definire «Nocturno de Marzo» una delle piu interessanti<br />
poesie lorchiane finora recuperate, in quanto ci consente di integrare<br />
e rendere ulteriormente nítida una delle tematiche che, gia senza<br />
esitazioni, ma pur sempre velata, costituisce uno dei nuclei portanti<br />
del pressoché coevo Libro de poemas: quella del rifiuto di un Dio<br />
visto in un'ottica anticotestamentaria, per la verita un po' miope 2,<br />
e del conseguente riscatto di Satana.<br />
Il problema del rapporto con Dio, limitatamente all'epoca giovanile,<br />
e l'oggetto dí buona parte dello studio di Martín, il quale<br />
non analizza solo testi editi, roa anche inediti, e non solo poetici,<br />
roa anche teatrali e prosastici. Sostanzialmente, do che la produzione<br />
giovanile dí Lorca ci lascia intravedere e una visione appunto eterodossa,<br />
nella quale sacro e profano si intersecano, dando víta ad un<br />
progressivo distanziamento dalla fede cattolica, per conservare solo<br />
ammirazione/attrazione per l'aspetto rituale e per la persona di Cristo.<br />
Tale visione e, pero, in re alta ben piu sfaccettata ed articolata,<br />
con implicazioni ed esiti direi sorprendenti. Al rifiuto, ma non<br />
negazione 3, di un Dio che pare attento solo a cogliere in fallo le<br />
proprie creature, al rifiuto del cattolicesimo sulla base dell'esempio<br />
negativo dei credenti, fa riscontro il riscatto di Ludfero, come nella<br />
nostra poesía, che e visto come vittima innocente di quel Dio e di<br />
quei credenti. Lo stesso Cristo non e per Lorca che una vittima non<br />
consenziente di un padre che gli aflida/impone un compito e un<br />
sacrificio che ben volentieri avrebbe evitati (di capítale importanza<br />
sono, in questo senso, le due versioni ancora inedite della tragedia<br />
bíblica Cristo). In questa dimensione, Cristo e Satana si troyano<br />
2 Si veda in proposito il mio « Studio critico}) in calce al volume F. GARCÍA<br />
LoRCA, Poesie inedite (1917-1925), Milano, Garzanti 1988 clove, fra l'altro,<br />
compare la poesia oggetto di questo studio, ovviamente non in edizione<br />
critica.<br />
3 Persino in una delle sue ultime opere teatrali, la cosiddetta Comedia sin<br />
título, Lorca fa dire all'Autor: «Si creéis en Dios, y yo creo, ¿por qué tenéis<br />
miedo a la muerte?» Il punto e: in quale Dio?<br />
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· 23 .<br />
associati nel loro stato comune, entrambi strumenti di esplaZlOne<br />
nelle mani e in balia dello stesso hacedor. Lorca non esita a mettersi<br />
dalla parte delle vittime, come sempre dichiarera di voler fare e fara,<br />
schierandosi conseguentemente contro il responsabile di tale oppressione.<br />
« Nocturno de Marzo» ci porta piu in profondita rispetto alla<br />
visione che del Demonio si aveva nel Libro de poemas. In questa<br />
raccolta, infatti, Lorca costruiva sostanzialmente una contrapposizione<br />
fra Dio (Jehová, Dios, Señor) e Satana: il primo raffigurato<br />
come il Signore della Morte, mentre il secondo come il Signore della<br />
Vita. Campione di promesse non mantenute, il primo; fedele soccorritore<br />
nel bisogno, il secondo. Nemico l'uno e amico l'altro, in sostanza.<br />
In «Canción para la luna» (agosto 1920) si legge:<br />
Jehová acostumbra<br />
sembrar su finca<br />
con ojos muertos<br />
y cabecitas<br />
de sus contrarias<br />
milicias.<br />
[ ... ]<br />
Por eso, luna,<br />
¡luna dormida!,<br />
vas protestando<br />
seca de brisas,<br />
del gran abuso<br />
la tiranía<br />
de ese Jehová<br />
que os encamina<br />
por una senda,<br />
¡siempre la misma!,<br />
mientras él goza<br />
en compañía<br />
de Doña Muerte<br />
que es su querida ...<br />
L'uso della traslitterazione Jahvé e la sua connotazione di seminatore<br />
di morte non lasciano dubbi sul fatto che Lorca identifica<br />
qui Dio in un Signore padrone assoluto, tirannico ed arbitrario,<br />
che impone la propria volonta agli uomini, obbligandoli spietatamente<br />
a seguire un cammino (senda) che nessuno comprende e di cui nessuno<br />
vede né conosce la fine. Tema, quest'ultimo della senda, che e<br />
sviluppato anche negli «Encuentros de un caracol aventurero »,<br />
sorta di parabola della ricerca di Dio ostacolata dagli stessi credenti<br />
(le rane).<br />
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· 24 .<br />
Un Dio nemico, dunque, che gioca alla guerra con gli uomini,<br />
esattamente come quello che emerge, con maldestra violenza verbale,<br />
anche dalla poesia «Prólogo» (24 luglio 1920):<br />
Dime, Seña!,<br />
¡Dios mío!<br />
¿ Nos hundes en la sombra<br />
del abismo?<br />
[ ... ]<br />
¿ No llega el dolor nuestro<br />
a tus oídos?<br />
[ ... ]<br />
¿Estás sordo? ¿Estás ciego?<br />
¿ O eres bizco<br />
de espíritu<br />
y ves el alma humana<br />
con tonos invertidos?<br />
¡Oh Señor soñoliento!<br />
In quest'ultima poesia, pero, il discorso poetico si amplia. I1<br />
poeta non si limita ad una sequela di interrogazionij accuse, alcune<br />
anche ironicamente irriverenti, ma per la prima volta si spinge ad<br />
una contrapposizione comparativa fra Dio e Satana nella quale quest'uhimo<br />
as sume tutte le caratteristiche (che dovrebbero invece denotare<br />
il primo) di amico degli uomini, di aiutante nel bisogno, di<br />
paziente ed attento mediatore che esaudisce, soccorre e quasi previene<br />
i desideri umani:<br />
[ ... ] Satanás me quiere mucho,<br />
fue compañero mío<br />
en un examen de<br />
lujuria [ ... ].<br />
y entonces, ¡oh Señor!,<br />
seré tan rico<br />
o más que tú,<br />
porque el vaCÍo<br />
no puede compararse<br />
al vino<br />
con que Satán obsequia<br />
a sus buenos amigos<br />
[ ... ]<br />
Si tu luz va a llegar,<br />
abre los ojos vivos;<br />
pero si continúas<br />
dormido,<br />
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• 25 •<br />
ven, Satanás errante,<br />
[ ... ]<br />
ponme la Margarita<br />
morena en los olivos<br />
[ ... ]<br />
Aquí, Señor, te dejo<br />
mi corazón antiguo,<br />
voy a pedir prestado<br />
otro nuevo a un amigo.<br />
La lunga citazione era indispensabile. Il tono di Lorca, fino a<br />
questo punto, sembra quello del dispetto derivante dalla delusione.<br />
L'elezione di Satana, in fondo, e operata sulla base della mancanza<br />
di alternative: non e, cioe, {rutto di una scelta precisa e meditata.<br />
Se Dio e assente e assopito nella sua lontananza, Satana al contrario<br />
e presente e ben sveglio in una vicinanza che lo fa compagno dell'uomo<br />
in ogni sua necessita, comprensivo e servizievole. Tuttavia,<br />
ripeto, nel Libro de poemas prevale ancora un atteggiamento contras<br />
tato di Lorca, il quale esprime una sua teologia profondamente<br />
accorata e senza speranza con versi superficialmente ironici e scherzosi.<br />
Il suo rapporto con Satana deriva unicamente, come si diceva,<br />
dall'impossibilita di averne uno con Dio, che e sordo, cieco, guercio<br />
nello spírito, addormentato e scostante.<br />
Con « Nocturno de Marzo» la visione lorchiana si fa piu intima.<br />
Dio viene nominato una sola volta (
· 26 •<br />
Non solo, dunque, Lorca contraddice l'iconografia arUsUca, le<br />
ir.tterpretazioni teologiche e le credenze popolari che nei secoli si<br />
sono susseguite a rendere ancora piu satanico il demonio, mostrandocelo<br />
come un ragazzetto triste e malinconico, ma addirittura ne<br />
fa una víttima eccellente al parí di Cristo.<br />
L'associazíone fra la passione del figlio di Dio e quella di questo<br />
« povero diavolo », umiliato, fallito, deluso, acciecato, non e manifestata<br />
direttamente, ma viene introdotta da Lorca con l'utilizzazione<br />
del Sanctus (vv. 135-138):<br />
¿ Quién diría que eras<br />
santo<br />
santo<br />
santo?<br />
Naturalmente, e il solo poeta a recitare la litania, unito in una<br />
misteriosa comunione di spirito (
·27 .<br />
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· 28'<br />
NOCTURNO DE MARZO<br />
La ciudad suena<br />
como un xilof6n.<br />
(¡Los pasosl)<br />
El paisaje tiene<br />
5 una cresta espectral.<br />
(¡Los pasosl)<br />
1<br />
SITUACIÓN<br />
Esta noche perfecta<br />
de Marzo<br />
viene el eco del Eco<br />
10 a mi cuarto.<br />
Es un prisma de viento<br />
rosado<br />
lleno de fuegos<br />
fatuos<br />
15 donde convergen todos<br />
los puntos del espacio.<br />
El rumor de los viejos<br />
ríos llena mi cuarto.<br />
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· 29 .<br />
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· 30·'<br />
El rumor de las VleJas<br />
20 muchedumbres. El canto<br />
de las sirenas. Los colmillos<br />
sonoros de Pegaso.<br />
Yo siento que me pesa<br />
el infinito. Los astros<br />
25 giran en mi cabeza<br />
y un cansancio<br />
me invade.<br />
¡Un cansancio<br />
amarillo<br />
30 y lejano!<br />
Ir<br />
ENCUENTRO<br />
Alguien,<br />
respira en mi cuarto.<br />
Miro y encuentro<br />
a un muchaco<br />
35 melancólico, todo<br />
vestido de blanco,<br />
con un aire doliente<br />
de efebo legendario.<br />
« ¡No te asustes! », exclama,<br />
40 y moviendo los brazos,<br />
« ¡No te asustes! », me dice,<br />
« j Yo soy el Diablo! »<br />
¡ Oh, magnífico<br />
diablo<br />
45 diablo<br />
diablo!<br />
¡ Qué maravilla, todo<br />
vestido de blanco<br />
blanco<br />
50 blanco!<br />
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j<br />
j<br />
j<br />
j<br />
j<br />
j<br />
j<br />
j<br />
j<br />
j<br />
j<br />
j<br />
j<br />
j<br />
j<br />
j<br />
j<br />
j<br />
j<br />
j<br />
j<br />
j
• 32 •<br />
« Y o siempre fui ángel.<br />
Soy calumniado<br />
en todas las historias<br />
y en los retablos.<br />
55 Mathias Grünewald<br />
y San Macario,<br />
Teniers y Antonio<br />
el ermitaño<br />
sólo vieron demonios<br />
60 falsos,<br />
espectros de reptiles<br />
del antaño<br />
y puedo asegurarte<br />
que estaban soñando.<br />
65 Soy<br />
un desengañado.<br />
Voy por las avenidas<br />
de los vientos, rumiando<br />
la milenaria hiel<br />
70 de mi fracaso.<br />
y conozco el Mito<br />
de Fausto.<br />
j Oh, cómo me han<br />
calumniado!<br />
75 He aquí<br />
mi castigo. Soy blanco<br />
y los hombres me ven<br />
encarnado.<br />
Los demonios que sueñan<br />
80 tus hermanos<br />
son ellos mismos, ellos,<br />
proyectados<br />
en los turbios paisajei<br />
de sus actos.<br />
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• 34<br />
85 Estoy ciego, ¿no ves?<br />
Dame la mano.<br />
Mi lámpara está siempre<br />
agonizando. »<br />
nI<br />
EL SUEÑO<br />
Yo siento una infinita<br />
90 compasión. El espacio<br />
se llena de feéricos<br />
nardos<br />
y el mancebo ilumina<br />
la estancia con sus labios.<br />
95 ¡Oh, Diablo<br />
Diablo<br />
Diablo!<br />
¿ Quién diría que eras<br />
blanco<br />
100 blanco<br />
blanco?<br />
Arde la mariposa<br />
en el faro<br />
y el propio corazón<br />
105 en el extraño.<br />
Dentro del Sueño vivo<br />
tú pensabas crearlo.<br />
Tú soñabas ser padre<br />
del viento y de los astros.<br />
110 El eterno alfarero<br />
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· 35 .<br />
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· 36 .<br />
te echó de sus estados<br />
ya tarde, cuando habías<br />
imbuido en su barro<br />
un amor imposible<br />
115 de ser saciado<br />
y el germen de ciencia<br />
con el germen del llanto.<br />
Te calumnian todos<br />
los cristianos.<br />
120 Son ellos mismos, ellos,<br />
su Enemigo Malo.<br />
Tú eres un ángel<br />
con demasiado<br />
fulgor para ser<br />
125 subordinado.<br />
El más maravilloso<br />
fracaso.<br />
¡Oh, diablo<br />
diablo<br />
130 diablo!<br />
¿ Quién diría que eras<br />
blanco<br />
blanco<br />
blanco?<br />
13 5 ¿ Quién diria que eras<br />
santo<br />
santo<br />
santo?<br />
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. 37 .<br />
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1<br />
1<br />
1<br />
1<br />
1<br />
1<br />
1<br />
1<br />
1<br />
1<br />
1<br />
1<br />
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1<br />
1<br />
1<br />
1<br />
1<br />
1<br />
1<br />
1<br />
1<br />
1<br />
1
APPARATO FILOLOGICO<br />
· 38 .<br />
El Eco de los ecos<br />
140 gira sobre mi cuarto.<br />
El muchacho con aire<br />
de efebo legendario<br />
se disuelve en las caras<br />
del prisma rosado.<br />
145 Y yo me voy por unas<br />
perspectivas de ocaso<br />
donde se abren las fuertes<br />
rosas de los labios.<br />
19 de Marzo 1922<br />
1 Las ciudad [ -es] suena[ -n] Correggo l'articolo plurale Las col<br />
singolare La<br />
2 como [,",,-un] xilofon[ -es]<br />
4 [-Los,",,-El] paisaje[ -s] tiene[ -n]<br />
5 crestas [-de sonido.] [,",,-una] cresta[ -s] espectrales Elimino<br />
crestas della la redazione, non cassato, e correggo espectrales della<br />
2" in espectral per concordare !' aggettivo nel numero variato dopo<br />
la trasformazione del verso dal plurale al singolare, come gia al v. 1.<br />
6 [-(los gallos) ]/[ -(el canto del gallo)] Ricostituisco la la redazione,<br />
benché cassata, poiché e evidente che il poeta e tornato<br />
ad essa cassando successivamente la variante con due linee marcate.<br />
Al di sotto della la redazíone, inelíminabíle per analogía col v. 3,<br />
appaiono due brevi linee ondulate, verticali e parallele, che potrebbero<br />
appunto indicare un ripensamento da parte del poeta che<br />
rende di nuovo dísponibile il v. cassato.<br />
Pra i vv. 6 e 7 del nostro testo paradigmatico il ms. presenta un sottotitolo,<br />
non cassato, ma riquadrato, seguito da due vv. cassati che riproduco<br />
qui di seguíto:<br />
Interior<br />
[-El Eco y el No<br />
están en mi cuarto]<br />
9 Viene/viene<br />
[?+eco]<br />
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· 39"<br />
Pra i vv. 12 e 13 del nostro testo paradigmatieo il ms. ne presenta altri<br />
due eassati:<br />
[-glorieta de los cuatro<br />
puntos del espacio.]<br />
15 [-se unen los cuatro "",convergen todos]<br />
16 [/los] esp[e+a]cio.<br />
21 [, los + . Los]<br />
26 can [ sio+sancio]<br />
29 amarillo [-lejano!]<br />
38 [?+d]oliente<br />
39 te te (sie)<br />
40 [con + moviendo]<br />
41 no/No<br />
43 ¡Oh/¡Oh,<br />
55 Mateus/Mathias<br />
57 [u+y]<br />
Pra i vv. 60 e 61 del nostro paradigmatieo e'e il seguente v. eassato:<br />
[-
· 40··<br />
Pra i vv. 92 e 93 del testo paradigmafico si ha il seguente v. cassato:<br />
[-En el pecho se agita]<br />
95 ¡Oh/¡Oh,<br />
102 [/--La] Arde<br />
103 [-con"'-en] faro./faro<br />
105 [-con"'-en]<br />
1 07 [ -soñabas "'.Pensabas]<br />
109 astros/astros.<br />
111 hechó/echó [?+sus]<br />
114 [--que?",-imposible]<br />
11.5 saciado./sadado<br />
116 ciencia [-y el llanto. ]<br />
117 llanto/llanto.<br />
120 mismos [-su] ellos/, ellos,<br />
121 Su/su<br />
122 ángel [-lírico con un alto] Dopo aver cassafo lírico Lorca ha<br />
sostituito la parola con la variante con un alto. Per ragioni di rima<br />
(ABCB) , oltre ehe di sintassi, tale variante, che resta aperta,<br />
non puo essere aceolta . . La proponiamo dunque in apparato, ritenendo<br />
la sua mancata cassatura un lapsus calami.<br />
123 ["'--con] demasiado Ricostituisco la preposizione con, cassafa, per<br />
ovvie ragioni sintattiche.<br />
127 fracas[ar+o]<br />
128 ¡Oh/¡Oh,<br />
135 Quién/ ¿Quién<br />
139 [e+E]co<br />
143 disuelve [-y]<br />
146 perpectivas/ perspectivas<br />
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· 41"<br />
Aspetti e forme deIl'oralita nell'epistolario lorchiano<br />
GABRIELE MORELLI<br />
La testimonianza epistolare trasmessa da Federico García Lorca<br />
e andata vía via arricchendosi e completandosi 1 fino a formare uno<br />
straordinario documento umano e letterario, capace di registrare<br />
in tutta la sua verita e immediatezza la ricca personalid del poeta.<br />
In questo carteggio - che la mano amorosa dell'autore ha corredato<br />
di disegni, poesie, abbozzi teatrali - possiamo cogliere nena loro<br />
prima formulazione i vari progetti e momenti creativi, insieme alle<br />
idee estetiche che Federico andava in quel periodo maturando.<br />
Soprattutto traspare il sentimento di tenerezza e inquietudine profonda<br />
che spinge il poeta, generoso e commovente, a chiedere consiglio<br />
e comprensione fra la cerchia degli amicí piu cario Cosi e<br />
nelle lettere al concittadino Melchor Fernández Almagro - «Melchorito»<br />
come 10 chiama Federico - al quale Lorca rimprovera<br />
di continuo i suoi prolungati silenzi e ritardi epistolari:<br />
Queridísimo Melchorito: ¡Ahora sí que te llamo pérfido! No<br />
me has contestado ... ¿Es que estás malo? No sabes 10 que me<br />
gustaría que me escribieses largo y tendido hablándome de muchas<br />
cosas;<br />
Querídisimo Melchorito: ¡Con cuánto retraso tu carta!... Pero<br />
más vale tarde que nunca;<br />
No te olvides de contestarme en una carta larga a las cosas que<br />
te digo y pregunto. Cada día me escribes las cartas más cortas,<br />
yeso es que ya no me quieres casi nada 2.<br />
Rimproveri e attestazioni di affetto che il poeta non manca<br />
di esternare, anche mediante richiami indiretti; come nel caso della<br />
1 Si veda, a proposito, i due volumi curati da CHRISTOPHER MAURER (Epistolario<br />
1, JI, de F.G.L., Madrid, Alianza Editorial 1983); a cui si devono<br />
aggiungere le numerose «cartas inéditas» apparse successivamente: in particolare<br />
l'importante carteggio ínviato alla famiglia da} soggiorno americano, pubblicato<br />
- sempre ad opera di Maurer - sulla rivista «Poesía », n. 23-24,<br />
1985. Per le nostre citazioni facciamo riferimento all'edizíone delle Obras<br />
Completas di Lorca (Madrid, Aguilar, vol. II, ed. 21 a , 1985).<br />
2 Rispettivamente nelle lettere del 1921, del '24 e del '27; cfr. Obras<br />
Completas cit., pp. 1155-56, 1178, 1207.<br />
Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>
, 42·'<br />
corrispondenza al diplomatico cileno Carlos MorIa Lynch, dí cuí<br />
Lorca fu íntimo amico e ahituale frequentatore della casa madrilena<br />
3, SctÍve il poeta, nel congedo finale del foglio inviato da Granada<br />
nell 'agosto del 1931:<br />
Carlos, te abrazo con todo mi cariño. Saluda a Bebé y a Carlitos.<br />
y dile a Rafael [Martínez Nadal] que es indecente su proceder<br />
conmigo. Yo no le he hecho nada y él no ha contestado a cuatro<br />
cartas mías. Estoy verdaderamente dolido. O es malo o es un<br />
irresponsable. Le pegaría de buena gana. Estoy que bramo.<br />
Adiós, Carlitos. Mil abrazos para ti y escríbeme mucho 4.<br />
Cosi e nelle missive dirette a Jorge Guillén, a cui lo lega un<br />
sentimento di profondo affetto e sincera amicizia, oltre all'incondizionata<br />
ammirazione per la sua opera poetica, della quale e - almeno<br />
in un primo tempo - fervente e convinto sostenitore. Al prestigioso<br />
amico - professore universitario e poeta gia affermato - Lorca<br />
scrive:<br />
Mi querido Jorge: Te llamo la atención. No es posible, con lo<br />
mucho que yo te quiero, que no tengamos el lazo encantador<br />
de la correspondencia. No puede ser. Yo quiero escribirte y saber<br />
de ti con frecuencia. [ ... ] Yo espero que no me olvides, ni tu<br />
mujer tampoco. Y que me escribirás;<br />
Mi querido Jorge: A pesar de tu promesa no he recibido carta,<br />
ni sé nada de tu vida en este verano;<br />
Guillén, Guillén, Guillén, / ¿Por qué me has abandonado? 5<br />
Come si puo vedere, si tratta di un sentimento vissuto dal poeta<br />
con grande partecipazione, che quando non si esprime, come nei casi<br />
citati, nelle forme ingenue dell'abbandono e della tenerezza, tende<br />
a rappresentarsi in una sorta di incessante interrogazione: su se<br />
stesso, suBa sua attivita di lavoro, suBa situazione letteraria della<br />
Spagna, sul racconto quotidiano vissuto con gli amici e i familiari.<br />
Si assiste cioe, in tutto e per tutto, a una grande affermazione vitalistica,<br />
espressa in una vertiginosa epifanía dí pensieri, desideri,<br />
bisogni, che trasforma il gesto in carezza, la parola in voce, dando<br />
3 Carlos MorIa Lynch, addetto all'Ambasciata del Cile a Madrid, ha raccontato<br />
nelle pagine del suo diario En España con Federico Carda Lorca (Madrid,<br />
Aguilar 1958) il Iungo periodo di contatti e reIazioni personali avute<br />
col poeta, dal 1928 fino aUa sua morte.<br />
4 Vedi Obras Completas cit., p. 1369.<br />
5 [vi, rispettivamente, pp. 1262-63, 1264, 1276.<br />
Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>
43 .<br />
ad essa una tensione illimitata. Tale spinta interna puo forse spiegare<br />
il carattere della scrittura epistolare di Lorca, nella quale possiamo<br />
rinvenire il segno di un continuo sovvertimento dei valori<br />
grafici a favore di forme proprie dell'espressione orale: forme che<br />
presuppongono il coinvolgimento emotivo del vedente e la ricettivita<br />
física dell'udente.<br />
La conquista della componente orale e fine predpuo di ogni<br />
carteggio che tende per sua natura a sostituire l'assenza del destinatario<br />
con l'evocazione della sua figura fisica. Ma e evidente che nel<br />
caso dell'episto1ario dí Lorca, la cuí opera - come la critica ha<br />
sottolineato 6 - rivela una chiara matrice «juglaresca », essa si<br />
impone quale elemento fondamentale del discorso narrativo. Ogni<br />
appunto, ogni pagina della corrispondenza di Lorca, ha infatti il potere<br />
di eliminare il senso di staticita che caratterizza l'azione della<br />
scrittura, costretta in altro modo a percorrere sentieri immaginativi o<br />
a rifugiarsi in oscuri labirinti interiori. Al contrario, la prima impressione<br />
che suggerisce l' epistolario lorchiano e quella di una grande<br />
naturalezza e comunicativit?i, come se insieme alla parola il poeta<br />
fosse presente con tutta la sua persona - la voce, il gesto e il<br />
ricco apparato mimico - accompagnando «dal vivo» l'esempio<br />
della testimonianza scritta. La spiegazione di tale suggestione e forse<br />
dovuta all'immagine accattivante del poeta sempre disposto all'incontro<br />
orale; immagine ricordata da tanti amici e conoscenti, in<br />
particolare da Guillermo Dfaz-Plaja, il quale fornisce a proposito<br />
un ritratto illuminante, derivandolo da varie testimonianze oculari:<br />
« Era un poeta que vivía en la tradición oral. Se le conoda de<br />
esta suerte como si su poesía fuese la de un juglar. Federico<br />
Garda Lorca revivía con el más claro ejemplo de la juglaría<br />
española. Era un juglar de la más fuerte y alta Edad Media ».<br />
Este curioso fenómeno, nada frecuente en la vida literaria de<br />
hoy, se basaba sobre todo en las excepcionales condiciones de<br />
Garda Lorca como recitador: su dominio de la voz y del gesto<br />
y, sobre todo, su auténtico gracejo, su genuina sal andaluza,<br />
que, milagrosamente, hacía volar el tiempo de los que oían; su<br />
« ángel» y su despreocupada destreza, que le permitían pasar<br />
del recitado a la música; de la agudeza crítica al canto de las<br />
nanas, o canciones de cuna, o a la solemne y patética expresión<br />
del «cante jondo»; su solera genial para convertir en poesía<br />
cuanto tocaba y la andalucísima gracia de sus exageraciones y<br />
6 Si veda in particolare il cap. «La estética lorquina. El juglar» di<br />
GUILLERMO DÍAZ-PLAJA, in Federico García Larca, Madrid, Espasa Calpe<br />
1954, p. 11.<br />
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· 44'<br />
embustes de niño grande. Cuantos hemos presenciado esta manera<br />
«juglaresca» de García Lorca la recordamos como una<br />
deliciosa fortuna de nuestra existencia 7.<br />
Ma certamente al di la di questa istintiva vocazione giullaresca,<br />
il poeta sa trovare nell'esperienza epistolare un modo naturale di<br />
relazione che recupera quei valori di immediatezza, impossibili da<br />
rappresentare nelle altre forme di scrittura tradizionale. Cío anche<br />
perché il granatino opera «a priori» una selezione in ordine ai<br />
destinatari del carteggio, che vengono scelti tra coloro coi quali egli<br />
mantiene un rapporto di intima frequentazione. E sufficiente<br />
per questo leggere la lettera ínviata agli amici José de Ciria y<br />
Escalante e Melchor Fernández Almagro ove, dopo l'iníziale tono<br />
conviviale, ricco di attestazioni di affetto e simpatia, i1 poeta rivela<br />
loro la sua diflicolta di allacciare una qualsiasi corrispondenza, o<br />
semplicemente l'incapacita di esternare i1 ringraziamento a una persona<br />
(in questo caso a Gerardo Diego che considera uomo generoso<br />
e gran poeta), con la quale egli non abbia una perfetta intesa e<br />
confidenza:<br />
Queridísimos Pepito [José de Ciria y Escalante] y Melchorito<br />
[Fernández Almagro]: En realidad estoy viudo sin vosotros.<br />
Yo quiero que nosotros tres seamos la santísima trinidad de la<br />
Amistad. Un poeta (no te rías, Melchor) y tres realidades.<br />
¿Trabajas Ciria?oo. ¡Eres incorregible! Y tú, Melchor, transido<br />
y patético, ¿qué haces frente al mar?<br />
Os quiero y os recuerdo como no tenéis idea [ oo.]<br />
A Gerardo Diego no le escribí dándole las gracias por haberme<br />
enviado su precioso libro Soriaoo. Pero tú sabes, Melchorito,<br />
que cuando yo no tengo confianza con la persona a quien escribo,<br />
¡no sé qué decirle! Y aunque el libro de Diego es bueno y él<br />
es un gran poeta, a mí me costaba trabajo darle las gracias,<br />
elogiarlo ¡y nada más! oo' ¡Soy hombre al agua! No tengo mundo<br />
y se disgustará todo el mundo conmigo. ¡Pero yo no puedo<br />
remediarlo! Si ves a Gerardo le dices 10 mucho que 10 admiro<br />
y le estrechas la mano de mi parte 8.<br />
In effetti la relazione epistolare presuppone per il poeta una<br />
totale adesione e disponibilid sentimentale da alimentare con il rapporto<br />
vivo e continuo dell'incontro personale: in assenza del quale<br />
- os serva Lorca - e preferibile il silenzio:<br />
7 Ibídem.<br />
8 Obras Completas cit., pp. 1249-50.<br />
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· 45 .<br />
Queridísimo Adriano: de mucho tiempo nos conocemos y si yo<br />
he dejado de escribirle, ha sido por la desesperanza que en mí<br />
ha producido el no poder hablar frente a frente. Yo soy un<br />
hombre apasionado y las epístolas vienen llenas de escarcha,<br />
¿verdad? 9.<br />
L'atto della scrittura epistolare corrisponde per Lorca a una<br />
necessita vitale di comunicazione che sostituisce la mancanza della<br />
parola e della voce, e richiede pertanto il calore di un centro fisico<br />
ed emotivo, un riferimento preciso o perlomeno la vicinanza ideale<br />
del referente in grado di recepire il messaggio. Di conseguenza l'eccessiva<br />
distanza - reale o sentimentale - affermata dalla lontananza<br />
del destinatario puo impedire e vanificare tale possibilita di omologazione.<br />
Cio emerge con chiarezza ogni qualvolta il poeta e costretto<br />
ad aprirsi a un rapporto estemo, che egli intende fondato<br />
sulla totale e consapevole partecipazione. Si leggano a proposito i seguenti<br />
passi della sua conferenza «Un poeta en Nueva York », in<br />
cui il ricorso alla «captatio benevolentiae» sembra in realta corrispondere<br />
a un bisogno autentico di adesione totale (da cui il suo linguaggio<br />
umanamente figurato: «ojos », «orejas amigas»), ai fini<br />
di una migliore penetrazione e comprensione del suo messaggio<br />
poetico:<br />
Siempre que hablo ante mucha gente me parece que me he<br />
equivocado de puerta. Unas manos amigas me han empujado<br />
y me encuentro aquí. [ ... ] Un poeta que viene a esta sala y<br />
quiere hacerse la ilusión de que está en su cuarto y que vosotros ...<br />
ustedes, sois mis amigos, que no hay poesía escrita sin ojos<br />
esclavos del verso oscuro ni poesía hablada sin orejas dóciles,<br />
orejas amigas donde la palabra que mana lleve por ellas sangre<br />
a los labios o cielo a la frente del que oye 10.<br />
Puo cosi accadere che il poeta, afHitto da una grave crisi sentimentale,<br />
non disponga della volonta e confidenza necessarie per<br />
dialogare liberamente con la persona lontana. Da qui il ripiegamento<br />
nella solitudine e nel silenzio, preferibile ad ogni altra forma di<br />
partecipazione carente della necessaria spontaneita. Ne e testimonianza<br />
significativa uno dei documenti piu drammatici e dolorosi<br />
9 Lettera del 30 settembre 1923 a Adríano del Valle; cfr. Obras Completas<br />
cit., p. 1141.<br />
10 Cfr. «Dos conferencias (Un poeta en Nueva York) », in Federico Carda<br />
Larca escribe a su familia desde Nueva York ... , ed. di CHRISTOPHER MAURER,<br />
«Poesía» cit., p. 111.<br />
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· 47 .<br />
da una scrittura che imita e riproduce l'espressivita e i paludamenti<br />
propri del linguaggio confidenziale (nell'esempio seguente contrassegnato<br />
da continue sospensioni tonali come pure da frasi negative<br />
in posizione anaforica):<br />
Yo estoy loco de alegría. No digas nada a nadie. Pero mi hermano<br />
Paquito está escribiendo una novela maravillosa, así como<br />
suena, maravillosa. [. .. ] No digas nada todavía. Será una sorpresa<br />
tremenda. No me ciega el infinito amor que yo le tengo. No.<br />
Es una realidad. Como tú eres tan mío te cuento esto 12;<br />
in cui, come si vede, mediante l'impiego della frase breve e l'uso<br />
della ripetizione (per esempio nell'espressione: «novela maravillosa,<br />
así como suena, maravillosa»), l'insistita presenza dei verbi dicendí<br />
(
· 48 .<br />
l'autore: invenzione, annota il critico, «muy en línea de su afición<br />
al uso de neologismos disparatos de puro juego - chorpatélico,<br />
reconcolio, opolio, etcétera - con que sembraba a veces su conversación<br />
« jitanfórica"». Ed ecco qualehe esempio espunto da una<br />
breve e frammentaria campionatura dell'epistolario:<br />
¿Vendrás, Melchorito? Anímate y nos ayudas a esta fiesta para<br />
los niños amiguillos de Isabelita [García Larca]. Estamos todos<br />
contentísimos [ ... ] Adiós, Melchor. Un abrazo entrañable de<br />
este poetilla;<br />
Querida amiga Ana [María Dalí] Patera y Seachera de Cuca:<br />
Recibo tus preciosísimas fotos y tus lindos dibujos en cama.<br />
He estado cuatro días malísimo con cuarenta grados. [oo.] Hoy,<br />
sentado en la cama, te escribo para darte las gracias, gracias<br />
monísimas y pititas. [oo.] A don Osito [Eduardo] Marquina le<br />
contestaré muy pronto. Es mono y remono.<br />
Adiós, hasta que esté mejor, que te escribiré. Recibe mil afectos<br />
de tu amigo tan seachero 17.<br />
Naturalmente, l'impiego del diminutivo e l'utilizzazione del lessico<br />
stra1unato ed «esperpéntico», in voga tra gli amici della stagione<br />
della Residencia, finisce per dare al carattere della scrittura una mobilita<br />
tendente a spostare i1 piano della lettura dal discorso indiretto<br />
aquello diretto: vivacizzando l'enunciato con continui inserti uditivi<br />
che riproducono il linguaggio infantile e l'espressivid propria del<br />
lessico vernacolare. Anche qui si possono addurre a conferma aleune<br />
esemplificazioni:<br />
Ancora:<br />
La niña ha dicho por vez primera ma-ma-ma-ma. Y luego se ha<br />
entusiasmado y ha dicho ma-ta-pa-la-ca-ti-pa. Alfabeto de un teléfono<br />
angélico, sin duda [oo.]. Luego mi padre ha dicho muy<br />
serio: «Es una niña genial », y mi mamá, más comprensiva:<br />
«No, pero es más simpática que los demás niños ». [oo.] Mi<br />
padre, muy solemne, se dirige a la niña y le dice: «Hijita, di<br />
mamá, anda »; y la niña, agitando los bracitos, grita: «Ta-ca<br />
-che-li-pi-ta-má... », iY se echó a llorar! 18.<br />
Cuando dije a mi madre la frase del encantador Gitanillo sobre<br />
la Virgen, se echó a llorar, y una costurera que había cosiendo,<br />
muy andaluza, decía: «¡Hijo de mi alma, él sí que estará ya<br />
en los brazos de la Virgen! » 19.<br />
17 Obras Completas cit., rispettivamente, p. 1163 e p. 1324.<br />
18 Ivi, p. 1373.<br />
19 Ivi, p. 1368.<br />
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· 49 .<br />
Naturalmente, l'ingresso dellinguaggio parlato dovuto ai continuí<br />
inserimenti del gergo colloquiale - ben visibile nel ritmo alterato<br />
della frase - corrisponde a un'esigenza di « mimesis» che l'atto della<br />
scrittura riproduce derivandola dalla viva osservazione della realta.<br />
Tale caratteristica viene continuamente segnalata dai linguisti: a partire<br />
dallo stesso Roman Jakobson, il quale, ad esempio, nota la stretta<br />
re1azione esistente tra opera poetica e citazione, intesa quale uso diverso<br />
dellinguaggio. «Virtuellement tout message poétique - egli<br />
scrive 20 - est une sort de citation et presente tous les problemes<br />
speciaux et compliqués que le 'discours a l'intérieur du discours offre<br />
au linguiste' ». In particolare, per quanto attiene al nostro discorso,<br />
Manuel Seco osserva come «las condiciones del mensaje hablado y<br />
las del escrito son distintas, y cualquier transposición exigida por el<br />
cambio del medio »21. Il che comporta automaticamente un processo<br />
di trasformazione da parte della scrittura, evidenziato - nel caso<br />
de1l'epistolario lorchiano - dall'uso di particolari tecniche di visualizzazione<br />
espressiva, rese attraverso la drammatizzazione e l'enfatízzazione<br />
del registro grafíco. Si guardi l'esempio di questa lettera<br />
inviata all'amico Carlos Morla, e in particolare alla persona del fíglio<br />
bambino Carlitos, intitolata in forma parentetica cioe con tono<br />
intimistico e affabulatorio: «(Carta del eco con un pequeño latigo<br />
de maíz)>>.<br />
Queridísimo Carlitas: Recibí tu carta. (El eco) CARTA ... , que te<br />
agradezco mucho. (El eco) MUCHO ... , y te ruego le des un puntapié<br />
a Alfredo. (El eco) ALFREDO ... , porque es preciso. (El eco)<br />
PRECISO ... Preciso. (El eco interrumpiendo) PRECISO ... y yo (El<br />
eco irritado) y YOOooo... no puedo (El eco irritadísimo) NO<br />
PUEDOOOOO ... Carlitoooooooos. (El eco frenético) CARLITOOOOOOS .<br />
. ,. ¡Adiós (El eco 10CO)CARTA MUCHO YOOO CARLITOS<br />
ADIOOOOOOOSSS 22.<br />
In questo caso, la realizzazione dello spazio testuale appare, come<br />
dire, in modo visivo, cioe attraverso il gioco delle parentesi e<br />
il rilievo cubista dei caratteri grafíci (maiuscole e ripetizioni, soprattutto),<br />
finalizzato a coinvolgere, tramite la captazione dello sguardo<br />
(ma anche la recezione dell'udito), la presenza lontana del destina-<br />
20 ROMAN JAKOBSON, « Linguistique et poétique », in Essaís de linguistique<br />
générale, París, Minuit 1963, p. 238. Cfr. anche JosÉ DOMÍNGUEZ CAPARRÓS,<br />
«Literatura, actos del languaje y oralidad », in Edad de Oro, VII, Madrid<br />
1988, p. 9, n. 8.<br />
21 MANuEL SECO, Lengua coloquial y literatura, in «Boletín informativo.<br />
<strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>» n. 129, settembre 1983, p. 19.<br />
22 Obras Completas cit., pp. 1373-4.<br />
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· 50 .<br />
tario. Il tentativo di supplire alla mancanza della comunicazione diretta<br />
porta dunque il poeta a valersi di procedimenti tipici del montaggio<br />
e del «collage », che trasferiscono sul piano plastico-figurativo<br />
(da qui l'inserimento di tes ti poetici, schizzi, disegni) la fluidita<br />
del dialogo vivo, ove e possibile vedere, insieme alle parole, immagini<br />
e figure, pause e mimica gestuale. E quanto gia sosteneva<br />
nel Cinquecento il teorico Sperone Speroni, secondo il quale la componente<br />
maggiore del discorso dialogico consiste nella presenza di<br />
elementi oralí: il dialogo - scrive 23 - deve essere "di pittura parlante".<br />
Naturalmente, il procedimento praticato da Lorca per creare<br />
la mimesi conversazionale e rappresentato da uno stile lírico ed emotivo<br />
composto in gran parte di interiezioni: forme esclamative e interrogative,<br />
di carattere petitorio o esornativo, implicanti la vicinanza<br />
dell' in ter locu tore.<br />
Per quanto concerne poi la tendenza pittografica rivelata dall'epistolario<br />
lorchiano, nata dall'interessante esperienza di disegnatore<br />
vissuta dal poeta, si veda quest'esemplificazione derivata da una<br />
lettera diretta a Melchor Almagro, al quale Federico comunica la genesi<br />
di una composizione, illustrando con un breve calligramma la<br />
sua dinamica creativa:<br />
Come ves, tengo una enormidad de trabajo. Ahora va saliendo<br />
la oda a <strong>Juan</strong> Belmonte que como salga como la veo puede ser<br />
una cosa estupenda.<br />
Ola<br />
Ola<br />
Ola<br />
¡Hola, Mechorito!<br />
Tres minutos de descanso 24.<br />
Oppure, in relazione all'impiego delle figure amplíficanti dell'esclamazione,<br />
ecco la significativa testimonianza di un foglío inviato<br />
a Carlos Morla, corredato all'inizio dal disegno intitolato « Luna<br />
y rostro llorando », in cui il motivo del pianto fa da "pendant" alla<br />
giocosa redazione del testo:<br />
Así estoy llorando toda la NOCHE<br />
¡Ay! ¡Ay! ¡Ay!<br />
¡Ay Carlos, primo e mi arma!<br />
¡Ay Bebé, primita e mi sangre!<br />
23 SPERONE SPERONI, «Dalla Apologia dei Dialoghi », in Trattatisti del<br />
Cinquecento, Napoli, Ricciardi 1978, p. 699.<br />
24 Obras Completas cit., p. 1196.<br />
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· 51 .<br />
¡Ay Carlitos!<br />
¡Ay todos! ¡Ay trompeta prima ... de Luis Bello Trompeta,<br />
diputado de las Constituyentes<br />
Estoy hecho un sapo yo encuentro.<br />
Así estoy llorando todo el día;<br />
seguono poi due disegni recanti i titoli «Rostro llorando sobre dos<br />
recipientes» e «Sol y rostro llorando }), e quindi i versi:<br />
Así estoy llorando todo el DÍA<br />
Porque no os veo, queridos míos.<br />
Federico 2S<br />
I1 poeta ricorre dunque alle diverse possibilita offerte dallo<br />
spazio e dalla tipografía del testo, creando gustosi "pastiches" grafici<br />
- moderni «spots" pubblicitari - che superano la loro natura<br />
di "divertissement" per imporsi come forme autonome di discorso<br />
orale, sebbene cristallizzato entro rigidi schemi di scrittura.<br />
Limitandoci all'esempio citato, si puo notare la capacita dell'autore<br />
di unire e amalgamare, ai fini di un maggior coinvolgimento "físico"<br />
, la portata della comunicazione contenutistica con quella grafica<br />
e pittorica. Basti per questo osservare, dopo l'indicazione del titolo<br />
del primo disegno (
· 52 .<br />
cessaria, ma anche con il coinvolgimento concreto dei cinque sensi,<br />
privilegiando come e naturale l'udito e la vista (
· 53 .<br />
occhi dell'amico. Piil avanti, in un'annotazione a Pepín Bello - l'indimenticabile<br />
amico della Residencia - Lorca esclama:<br />
¡Si vieras cómo está Andalucía! Para andar hay que hacer galerías<br />
en la luz de oro como los topos en su medio oscuro 29.<br />
Le immagini deIla vega, la Sierra nevada, le Alpujarras, la campagna,<br />
i pioppi, i fiumi, i canali, sfilano nel carteggio lorchiano con<br />
tutto il loro potere di seduzione e evocazione lírica. La stampa che<br />
Lorca presenta riflette la pienezza e il momento della partecipazione,<br />
costringendo il lontano destinatario - tramite la captazione<br />
dello sguardo - ad essere con il poeta davanti aIlo spettacolo<br />
della natura. Di solito il poeta, il pittore e il musicista che coesistono<br />
in Lorca, traducono e interpretano un'esperienza viva e palpitante<br />
della realta; come in questo scorcio dedicato a Granada:<br />
Granada está admirable. El otoño empieza con toda la elegancia<br />
y la luz que envía la sierra. Ya ha caido la primera nevada. Los<br />
amarillos empiezan infinitos y profundos a jugar con veinte clases<br />
de azules. Es una riqueza que asombra, una riqueza que estiliza<br />
y todo es inabarcable. Granada, definitivamente, no es pictórica,<br />
ni siquiera para un impresionista. No es pictórica como un río<br />
no es arquitectónico. Todo corre, juega y se escapa. Poética y<br />
musical. Una ciudad de grises sin esqueleto. Melancolía vertebrada<br />
30.<br />
A volte invece il poeta, mentre parIa del suo lavoro e dell'interesse<br />
per una rivista letteraria, si interrompe improvvisamente per<br />
rivolgersi all'amico lontano, invitandolo a guardare il crepuscolo grigio<br />
e argentato che scende sulla vega e suIla citta di Granada, veleggiando<br />
con la mole dell' Alhambra in un viaggio fantastico nel tempo:<br />
Me parece admirable 10 de la Revista, pero qU1S1era que me<br />
contestaras en seguida comunicando los proyectos [. .. ]. Estoy<br />
impaciente.<br />
Granada va palideciendo por instantes y en las calles que dan al<br />
campo hay una desolación infinita y un rumor de puerto abandonado.<br />
El otoño convierte a la vega en una bahía sumergida.<br />
En el cubo de la Alhambra ¿no has sentido ganas de embarcarte?,<br />
¿no has visto las barcas ideales que cabecean dormidas<br />
al pie de las torres? Hoy me doy cuenta, en medio de este<br />
crepúscolo gris y nácar, de que vivo en una Atlántida maravillosa.<br />
29 Ivi, p. 1295.<br />
30 Ivi, p. 1198.<br />
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• 54 •<br />
Estoy deseando de marcharme [ ... ] . Yo no estoy ni triste ni<br />
alegre; estoy dentro del otoño; estoy ... 31.<br />
Di nuovo il verbo « estar », ma anche il sintagma visivo « ¿no<br />
has visto? », diretto a chiamare l'attenzione del destinatario ("iudicem<br />
attentum parare"): moduli retorici e "tics" verbali che impongono<br />
la pregnanza di uno spazio estemo o interiore da opporre al<br />
vuoto della lontananza. La forza illocutiva della loro significazione<br />
- che il poeta arricchisce di timbri, vod e richiami di tipo<br />
enfatico (interrogativo ed esclamativo), funge da catalizzatore dell'interesse<br />
uditivo, favorendo l'impressione di una dizione piu orale<br />
che scritta, in virtu del suo carattere di aderenza al reale poetico.<br />
n tono confidenziale e colloquiale esprcsso dal poeta riproduce i1<br />
movimento prosodico della lingua parlata. Certi passaggi della corrispondenza<br />
hanno infatti la rapidita dell'immagine cinetica, affrontando<br />
e risolvendo il rapporto spazio-tempo con improvvise torsioni<br />
lessicali che affermano una particolare capacita di evocazione e suggestione<br />
orale. Si veda quest'esempio:<br />
A Bebé la adoro. Tanto la adoro, que ella no sabrá nunca las<br />
miles de fotos de sus hechos y de sus divinas actitudes que yo<br />
conservo en mi imaginación. Trajes, gestos, palabras, y hasta<br />
si se ha ido algún día un punto de su media, yo lo guardo con<br />
ternura. [ ... ] yo donde me he sentido plenamente en mi casa<br />
ha sido tendido en la bañera, mientras te peinabas y Carlitos<br />
se untaba gomina en el pelo, y Bebé gritaba: «¡Vengan a<br />
comer! »32.<br />
Si potrebbe continuare nella ricerca di aspetti, timbri e moduli<br />
espressivi che giustificano la propensione colloquíale e íl díffuso senso<br />
di oralita sottesi all'esperienza dell'epistolario lorchiano. Una tes timonianza<br />
ricca di vod, echi e colori che si ripetono e si prolungano<br />
all 'infinito , creando particolari effetti di dissolvenza sonora oltre che<br />
visiva; mettendo cioe in mostra il grande sforzo di adeguamento formale<br />
aHuato dalla parola, dalla scrittura per assurgere a messaggio<br />
orale: la misura ideale di Lorca - ultimo poeta giullare - per<br />
comunicare la sostanza del suo messaggio umano e letterario.<br />
1I Ivi, p. 1158.<br />
32 Ivi, p. 1371.<br />
Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong><br />
Universita di Bergamn
· 55 .<br />
Lo spirito della mustea nel «Poema del Cante Jondo»<br />
ANTONIO MELIS<br />
La vicenda editoriale del Poema del Cante ] ondo e certamente<br />
tra le piu travagliate, nella travagliata storia delle opere lorchiane,<br />
soprattutto se si considera il fatto che il libro apparve comunque<br />
durante la vita dell'autore. Colpisce soprattutto la sfasatura tra la<br />
stesura della maggior parte delle poesie e la loro apparizione in volume,<br />
non eccezionale nella pratica del poeta, ma in questo caso abbastanza<br />
imprevedibile. Esiste infatti con ogni evidenza una connessione<br />
strettissima tra la concezione originaria del libro e il Festival<br />
del Cante Jondo, che nel 1922 vede il poeta impegnato come promotore<br />
insieme al grande musicista Manuel de Falla. Ci si attenderebbe<br />
legittimamente che questo rapporto con l'impresa musicale favorisca<br />
la rapida pubblicazione della raccolta. Bisognera invece attendere il<br />
1931 per vedere l'uscita del libro, presso la casa editrice Ulises l.<br />
Influisce certamente, su questo ritardo di nove anni, un atteggiamento<br />
consueto del poeta, che sembra non preoccuparsi del destino<br />
editoriale dei suoi versi. Ma una serie di traversie, ricostruite<br />
accuratamente nell'introduzione di Christian de Paepe alla sua recente<br />
edizione critica 2, contribuiscono in maniera decisiva aquesto<br />
tardivo approdo alle stampe.<br />
Tra le conseguenze provocate da que sta divaricazione temporale,<br />
c'e anche l'organizzazione serrata del libro, almeno nella sua maggior<br />
parte. Le sue premesse stanno nella volonta esplicita di costruire<br />
una sorta di equivalente poetico del Cante fondo. Ma il disegno<br />
originario viene ulteriormente arricchito nel periodo successivo alla<br />
sua prima concezione.<br />
Come piu volte e stato sottolineato dai biografi del poeta andaluso,<br />
egli manifesta in re alta un atteggiamento singolare e contraddittorio<br />
rispetto alla pubblicazione dei suoi libri. Da una parte, come<br />
si e gia detto, sembra che se ne disinteressi, esprimendo un vera e<br />
proprio moto di insofferenza nei confronti della consacrazione in vo-<br />
1 FEDERICO GARCÍA LORCA, Poema del Cante Jondo, Madrid, Ulises<br />
1931.<br />
2 FEDERICO GARCÍA LoRCA, Poema del Cante Jondo, Edición crítica<br />
d.e Christian de Paepe, Madrid, Espasa-Calpe 1986. Tutte le citazioni si rifenscono<br />
aquesta edizione, con la sola indicazione della pagina.<br />
Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>
056. 0<br />
lume. Dall'altra, si avverte una concezione fortemente unitaria dei<br />
suoi libri di poesia. Le loro accurate suddivisioni interne rivelano un<br />
lavoro organico, che va ben oltre la semplice raccolta di versi sparsi.<br />
Proprio il Poema del Canto Jondo, nella sua genesi complessa,<br />
ilIustra efficacemente questa contraddizione. Nella costruzione del<br />
libro, il punto di riferimento fondamentale e la struttura del Cante<br />
Jondo, nelle sue diverse articolazioni. Questo contrappunto tra poesia<br />
e musica si coglie con chiarezza soprattutto nelle prime sezioni del<br />
libro. A parte il poemetto introduttivo, Baladilla de los tres ríos, si<br />
succedono il Poema de la siguiriya gitana, il Poema de la soleá, il<br />
Poema de la saeta e il Gráfico de la petenera. C'e una precisa corrispondenza<br />
con i generi piu classici e autentici del Cante Jondo, secondo<br />
la descrizione che Falla ne offre nel saggio scritto in occasione<br />
del Festival del 1922. In particolare risulta significativa la posizione<br />
occupata dalla sezione dedicata alla siguiriya. Secondo Manuel de Falla,<br />
infatti:<br />
Se da el nombre de cante jondo a un grupo de canciones andaluzas<br />
cuyo tipo genuino creemos reconocer en la llamada siguiriya<br />
gitana, de la que proceden otras, aún conservadas por el<br />
pueblo y que, como los polos, martinetes y soleares, guardan altísimas<br />
cualidades que las hacen distinguir dentro del gran grupo<br />
formado por los cantos que el vulgo llama flamencos 3.<br />
Poco piu avanti ribadisce íl prímato di questo genere musicale:<br />
Admitida la siguiriya gitana como canción tipo de las del cante<br />
jondo, y antes de subrayar su valor desde un punto de vista puramente<br />
musical, declaramos que este canto andaluz es acaso el<br />
único europeo que conserva en toda su pureza, tanto por su<br />
estructura como por su estilo, las más altas cualidades inherentes<br />
al canto primitivo de los pueblos orientales 4.<br />
In questa prima sezione del libro il poeta segue da Vlcmo la<br />
struttura della composizione musicale evocata. Dopo una sorta di<br />
preludio paesaggistico, ecco irrompere il suono della chitarra. Ad es so<br />
fa seguito l'apparizione della voce che, proprio come nella siguiriya,<br />
si manifesta all'inizio come un grido. Lo spegnersi del grido e segnato<br />
da un silenzio che sembra dilatarsi nello spazio e acquisire spessore.<br />
Segue lo sviluppo vera e proprio della siguiriya, contrassegnato<br />
3 MANUEL DE FALLA, Escritos sobre música y músicos, Introducción y natas<br />
de Federico Sopeña, Madrid, Espasa-Calpe 1972, III ed. (I ed., 1950),<br />
p. 142.<br />
4 Ibid.<br />
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· 57'<br />
dal ricorso alla personificazione, che ttoveremo anche pm avanti.<br />
Ne1Ia lírica successiva si prolunga l'effetto del canto. Ma la sezione si<br />
chiude poi con una poesia che sembra invece segnare la sua fine inesorabile.<br />
Gia da questa descrizione sommaria e puramente esterna, tuttavia,<br />
emergono con forza alcuni elementi dell'operazione lorchiana.<br />
Accanto alla volonta di costruire un equivalente poetico della struttura<br />
musicale, appare anche fin dall'inizio il rifiuto deciso di ogni mimetismo.<br />
Lorca avverte lucidamente il rischio, e 10 evita quasi sempre<br />
con grande sapienza artistica, aiutato in questo proprio dalla sua<br />
prepatazione musicale.<br />
Prima ancora del Poema de la siguiriya, come si e detto, la Baladilla<br />
de los tres ríos apre la raccolta con una funzione di prologo.<br />
n motivo musicale, in questo caso, cede il passo a una sorta di tipologia<br />
delle grandi citta andaluse, che percorre tutto il momento « gitano<br />
» del poeta. In questa prima composizione, Granada si con trappone<br />
a Sevilla sulla base dei due fiumi che l'attraversano, i quali<br />
possiedono caratteristiche opposte a quelle del grande Guadalquivir.<br />
Anche se e assente il motivo musicale in senso stretto, e presente invece<br />
il gusto per le corrispondenze simmetriche, che richiamano una<br />
tecnica di tipo musicale. L'elemento nmnerico gioca aquesto proposito<br />
un ruolo fondamentale, in armonia con il pitagorismo latente in<br />
tanta parte dell'opera lorchiana. L'unico fiume sivigliano si contrappone<br />
al Darro e al Genil che percorrono Granada, accentuando la<br />
sua singolarita. Ma sono soprattutto le qualita dei corsi d'acqua e degli<br />
ambienti che li circondano a marcare la differenza. Il Guadalquivir<br />
evoca un paesaggio típicamente mediterraneo. Darro e Genil, invece,<br />
evocano le nevi dalle quali scendono e i campi di grano. Le « barbas<br />
granates» (p. 150) del Guadalquivir forniscono un'immagine di fecondita,<br />
con la loro probabile allusione al limo fluviale. Ad essa fanno<br />
da violento contrasto il « llanto » e la « sangre » che connotano<br />
i fiumi granadini. Nella terza strofa si riprende una dassica contrapposizione<br />
tra Sevilla e Granada. L'asse dell'opposizione e costituito<br />
dalla coppia apertura/ chiusura, in tutte le sue implicazioni. Il grande<br />
fiume che sembra portare la citta fino al mare e il compendio<br />
di Sevilla. Alla sua apertura si contrappone la chiusura in se stessa<br />
di Granada, che puo solo sospirare per il mare (
· 58'<br />
Dall'altra, va riferita al rapporto di odio-amore che il poeta intrattiene<br />
con la propria dtta. Si ricordino, aquesto proposito, le polemiche<br />
giovanili contro l'ambiente culturale provindale della dtta, legate<br />
soprattutto alla breve stagione della rivista Gallo 6. La contrapposizione<br />
viene successivamente riproposta attraverso l'immagine delle<br />
torrí. Quella di Sevilla, proiezione verticale del suo fíume, sembra<br />
incarnare la maesta e il dinamismo della dtta. Le due « torrecillas»<br />
di Granada, rappresentate dai suoi piccoli fíumi, confermano la natura<br />
introversa della dtta.<br />
La dimensione musicale, in questa sorta di prefazione lírica alla<br />
raccolta, si esprime soprattutto nel contrappunto tra le strofe e un<br />
ritornello. Il primo verso di quest'ultimo si mantiene intatto nelle<br />
sei ripetizioni, mentre nel secondo verso si alternano due variantí.<br />
Comune a entrambe e il lamento su un amore perduto o frustrato,<br />
che introduce una nota soggettiva nella tipologia delle dtta andaluse.<br />
Il ricorso ai caratteri corsivi serve a sottolineare i due piani del<br />
discorso poetico, secondo un procedimento che ricorrera in gran<br />
parte del libro.<br />
Dopo queste antidpazioni parziali, la prima sezione del libro<br />
inizia la successione dei ritmi classici del cante ¡ondo. La struttura del<br />
Poema de la siguiriya esemplifica nella maniera pili chiara il rapporto<br />
che il poeta stabilisce con la musica. La lirica che apre la raccolta,<br />
nonostante il titolo (Paisaje), e priva di ogni elemento naturalistico.<br />
Siamo in presenza di un paesaggio metafísico, che prepara l'evento<br />
poetico-musicale. Il suo aprirsi e chiudersi, paragonato ai movimentí<br />
di un ventaglio, sembra esprimere la tensione preparatoria.<br />
Il suono che sta per scatenarsi in questo contesto e presagito dagli<br />
uccelli. E tuttavia essi vengono rappresentati come «Una bandada/<br />
de pájaros cautivos» (p. 157). Un simbolo consolidato di liberta<br />
viene rovesdato in una immagine di costrizione. Per mezzo di questo<br />
procedimento prendono corpo i presagi di morte che attraversano<br />
tutta la raccolta. Quando su questo sfondo di silenzio irrompe il<br />
suono della chitarra, secondo le modalita della siguiriya, es so viene<br />
ra pocos - Los fragmentos de Adonis, Edición de Aurora Egido, Madrid, Ediciones<br />
Cátedra 1981. Il discorso di Garda Lorca che riprende la formula del<br />
poeta barocco applicandola a Granada, pronunciato il 18 ottobre 1926 e riprodotto<br />
il giorno successivo nel Defensor de Granada, si puo leggere, oltre che<br />
nell'edizione delle Obras completas, Recopilación y notas de Arturo del Hoyo,<br />
Madrid, Aguilar 1971, XVI ed. (I ed. 1954), pp. 5-9, in Federico Garda Lorca,<br />
Granada, paraíso cerrado y otras páginas granadinas, Introducción y notas<br />
de Enrique Martínez López, Granada 1971.<br />
6 Com'e noto, della rivista uscirono solo due numeri, rispettivamente nel<br />
febbraio e nell'aprile del 1928.<br />
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• 59 •<br />
iromediatamente connotato come «llanto ». Ma, soprattutto, si tratta<br />
di un pianto dalle radici oscure, che assume progressivamente i<br />
tratti della « pena negra ».<br />
Alcune allusioni contenute in La guitarra collegano questo stato<br />
d'animo alla condizione del gitano e soprattutto alla sua storia mitica.<br />
Cosi i versi « Llora por cosas/lejanas» (p. 159) evocano il passato<br />
remoto della stirpe, secondo la tesi della sua origine orientale accettata<br />
da Falla 7. La successiva contrapposizione tra «arenas» e<br />
«camelias blancas » ribadisce questa tensione verso le origini favolose.<br />
Tuttavia, al di la di questo possibile ancoraggio, s'impone l'idea<br />
di un dolore senza oggetto riconoscibile, e proprio per questo insuperabile,<br />
assoluto. Questa intuizione si sviluppa attraverso una serie<br />
. di metafore concomitanti. La « flecha sin blanco » esprime plasticamente<br />
il motivo del dolore oscuro. Con « tarde sin mañana» s'introduce<br />
l'idea dell'assenza di futuro. La simbologia dell'alba occupa in<br />
Lorca un posto di grande rilievo. La sua negazione, in Poeta en Nueva<br />
York, e l'emblema della degradazione di ogni valore nel mondo<br />
metropolitano:<br />
La aurora de Nueva York tiene<br />
cuatro columnas de cieno<br />
y un huracán de negras palomas<br />
que chapotean las aguas podridas.<br />
La aurora de Nueva York gime<br />
por las inmensas escaleras<br />
buscando entre las aristas<br />
nardos de angustia dibujada.<br />
La aurora llega y nadie la recibe en su boca<br />
porque allí no hay mañana ni esperanza posible 8.<br />
Nella lírica qui esaminata, si sottolinea l'irreversibilid del momento<br />
notturno. 1 « pájaros cautivos» della poesia precedente si trasformano<br />
nel « pájaro muerto» (p. 159). Il dolore evocato dal suono<br />
della chitarra si cristallizza in un'immagine tratta dall'iconografia<br />
popolare, secondo una tecnica che l'autore utilizzera insistentemente<br />
nel Romancero gitano. Le «cinco espadas» (p. 160) che feriscono<br />
il cuore richiamano evidentemente rappresentazioni di Cristo e della<br />
Madonna. Tuttavia, se confrontiamo con piu attenzione l'impiego di<br />
questi referenti iconografici nel Cante Jondo e nel Romancero giuno,<br />
constatiamo una differenza significativa. Si pensi, per esempio, alla<br />
7 MANuEL DE FALLA, op. cit., p. 141.<br />
• 8 FEDERICO GARCÍA LaRcA, Poeta en Nueva York. Tierra y luna, Edición<br />
crítica de Eutimio Martín, Barcelona, Acle! 1981, p. 208.<br />
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· 60·'<br />
serie dedicata nel Romancero ai tre arcangeli protettori delle tre<br />
maggiori citta andaluse. E evidente, in tutte queste composízioni, che<br />
la religíosita popolare viene impiegata in vista di un'urnanizzazione<br />
del sacro. La riduzione in chia\Te quotidiana delle figure legate al<br />
culto, spinta a voIte fino al limite della dissacrazione, serve a rafforzare<br />
un piu generale proeesso di immersione nella simbologia popolare.<br />
A voIte, come nel caso de La monja gitana, questa operazione assume<br />
i connotati specifici di una « gitanizzazione » del sacro. I1 Poema<br />
del Cante Jondo non e del tutto estraneo a quest'uItima pratica linguistica.<br />
Tuttavia i1 registro nel quale si realizza e costantemente<br />
tragico.<br />
Del resto, questa curvatura coincide con il tono generale dell'opera,<br />
che il Poema de la siguiriya esemplifica efficacemente. Dopo<br />
La guitarra, El grito prolunga i segni dell'angoscia gia ampiamente<br />
disseminati. La tensione che dOlhina questa manifestazione primarii:l<br />
della voce si esprime attraverso il suo accostamento all'arco. Ma a<br />
partire dalla percezione di questa analogía, il poeta s'ímpegna a svílupparne<br />
tutte le potenzialita sinestesíche. Cosi l'areo si trasforma in<br />
« arcoiris » (p. 161) e, attraverso la mediazione del colore, diventa<br />
« arco de viola» (p. 162), recuperando la sua valenza musicale. L'elemento<br />
funesto che pervade la raccoIta si manifesta soprattutto nelle<br />
connotazioni attribuite all'arcobaleno. «Arcoiris negro» e un vero<br />
e proprio ossímoro, in quanto nega la qualita intrínseca dell'arcobaleno,<br />
sintesi dei colori. Nella parte finale della composízione compare<br />
anche, sia pute in forma allusiva, il mondo gitano. 1 « velones» che<br />
accende «la gente de las cuevas» (p. 162) inaugurano una serie<br />
di immagini di luce che abbracda tutto il libro. Qui es se compiono<br />
una funzione quasi esorcistica nei confronti del turbamento provocato<br />
dal grido della siguiriya. Contrappongono un precario messaggio<br />
luminoso alla zona oscura evocata dal grido.<br />
Prima che la síguíríya si materializzi antropomorficamente, una<br />
pausa di silenzio rafforza ulteriormente la tensione. E un silenzio di<br />
una qualidl diversa da quello che precede il suono della chitarra.<br />
Appartiene decisamente alla sfel:a del suono e non della sua negazione,<br />
tanto e vero che la breve lirica si apre con un invito ad « ascoltare»<br />
il silenzio stesso. Inoltre il silenzio e qualificato come « ondulado»<br />
(p. 163), richiamando cosi per associazione le onde sonore.<br />
L'effetto provocato da que sto silenzio e quello di spingere a un atteggiamento<br />
di timore quasi religioso.<br />
Esso prepara l'irruzione diretta della síguiriya personificata. La<br />
donna « morena» (p. 164) che appare non e tale soltanto per un<br />
connotato etníco. I1 colore oscuro riporta direttamente al motivo centrale<br />
della « pena negra ». Del resto, a confermare questa ipotesi, ec-<br />
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· 62 .<br />
ca, che rif1ettono i percorsi aggrovigliati dell'animo, si puo solo contrapporre<br />
l'annullamento di ogni desiderio. E esclusa ogni possibilita<br />
di composizione pacifica di questa tensione.<br />
L'impianto tragico della prima sezione del libro si ripresenta<br />
nel successivo Poema de la soleá, attraverso un preciso sistema di corrispondenze.<br />
Cosi il « desierto» su cui si chiude il Poema de la siguiriya<br />
si ripresenta come elemento di continuita all'inizio della seconda<br />
serie. L'immagine della « tierra seca» domina la lirica d'apertura.<br />
Essa si precisa ulteriormente come « Tierra / vieja / del candil<br />
/ y la pena» (p. 172). La luce del «candil» richiama quella<br />
dei «velones ». Il suo suggerimento funebre viene esplicitato piu<br />
avanti da « Tierra / de la muerte sin ojos» (p. 173). In mezzo ricorre<br />
un'altra parola-chiave, «pena ». Inoltre, l'allusione alle «cisternas»<br />
riconduce a una delle ossessioni dominanti in tutta l'opera<br />
del poeta, quella della morte per acqua. L'acqua stagnante e un simbolo<br />
negativo che persistera fino a una delle ultime opere lorchiane,<br />
La casa de Bernarda Alba, in contrapposizione all'acqua corrente. La<br />
« muerte sin ojos », oltre ad alludere alla violenza cieca dei suoi colpi,<br />
si collega alle « muchachas ciegas» che abbiamo trovato nel Poema<br />
de la siguiriya. Il vento che attraversa i versi finalí ribadisce la<br />
desolazione di un paesaggio drammatico.<br />
Con un chiaro concatenamento, la lirica successiva (Pueblo), si<br />
apre sulla visione di un paesaggio scabro. Il « calvario» posto sulla<br />
cima del colle suggerisce morte, una volta di piu, ed evoca al tempo<br />
stesso la religiosita popolare. Il simbo10 ricorrente della «veleta»<br />
assume un valore di mobilita irrequieta, rapportandosi alla presenza<br />
insistente del vento. L'evocazione di una «Andalucía del llanto»<br />
(p. 175) chiude significativamente la composizione, proponendo l'associazione<br />
tra la « pena negra» e una determinata terra.<br />
Il pugna1e, che era gia affiorato nella prima sezione, domina<br />
tutta la terza lírica del Poema de la soleá. Qui es so appare direttamente<br />
nella sua funzione omicida, Il parallelo con l'aratro affondato<br />
nella terra (una terra connotata da1 termine «yermo», che dara il<br />
nome alla protagonista di una delle ultime tragedie) serve a riaffermare<br />
illegame tra questa dimensione drammatica e le sue radici insieme<br />
storiche e mitiche. Questo vinco10 si manifesta, sia pure in<br />
forme diverse, anche nella strofa successiva. Essa propone un'associazione<br />
tra il paesaggio e il pugna1e, visto qui nei suoi va10ri luminosi:<br />
El puñal,<br />
como un rayo de sol,<br />
incendia las terribles<br />
hondonadas. (p. 176)<br />
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· 63 .<br />
In questo caso lo stesso ritornello (
· 64 .<br />
La tecnka della ripresa simmetrica raggiunge uno dei suoi vertici<br />
in Sorpresa. Al di la della possibile identificazione del personaggio<br />
con Antoñito el Camborio, suggerita da alcuni critici 11, emerge<br />
soprattutto la perfetta circolarita della composizione, con il riepilogo<br />
finale ribadito dall'iterazione del « que»:<br />
Que muerto se quedó en la calle<br />
que con un puñal en el pecho<br />
y que no lo conocía nadie. (p. 182)<br />
1 riscontri parallelistici tra le diverse sezioni troyano un altro<br />
episodio importante nella personificazione della soleá. Anche qui il<br />
ritornello, basato sulla caratterizzazione luttuosa della soleá, viene<br />
alla fine rafforzato dal « que» e dalla ripresa prolungata del grido:<br />
¡Ay yayayayay,<br />
que vestida con mantos negros! (p. 184)<br />
In Cueva e l'accostamento mutevole dei colori a fare da filo<br />
conduttore alla composizione:<br />
(Lo cardeno<br />
sobre lo rojo). (p. 185)<br />
(Lo negro<br />
sobre lo rojo). (p. 186)<br />
(Lo blanco<br />
sobre lo rojo). (ibid.)<br />
La « cueva» dalla quale escono i singhiozzi del gitano e insieme<br />
una nota referenziale e un'evocazione delle origini mitiche della stirpe.<br />
Esse traspaiono soprattutto in questi versi, che si ricollegano alle<br />
« cosas / lejanas» de La guitarra:<br />
El gitano evoca<br />
países remotos. (p. 185)<br />
L'Encuentro evocato dalla lírica successiva e in realta un « desencuentro<br />
». Con la consueta tecnica della struttura circolare si afferma<br />
l'inopportunita di un contatto, motivata da ragioni oscure e<br />
proprio per questo piu ínquietanti.<br />
11 Sí veda soprattutto CLAUDE CoUFFON, Granada y Garda Lorca, Buenos<br />
Aires Losada 1967, p. 31 (ed. orig.: A Grenade sur le pas de Garda Lorca,<br />
París Seghers 1962).<br />
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65 .<br />
Nel1a poesia che conclude la sezione, il momento dell'Alba si<br />
rivela, una volta di piu, come il contesto naturale di queste composizioni<br />
inserite in una mitología delle origini. Qui rappresenta un elemento<br />
unificante tra i due poli consueti di Sevilla e Córdoba.<br />
Con il Poema de la saeta ci si sposta decisamente a Sevilla. Diversi<br />
elementi richiamano direttamente le celebrazioni della settimana<br />
santa, in cui domina il tipo di cante jondo piu legato alla religiosita.<br />
Ma questi riferimenti puntuali vengano poi rielaborati in un impasto<br />
linguistico che non concede nulla al pittoresco. Il preludio e<br />
rappresentato proprio da un lírica (Arqueros) che propone in chiave<br />
mítica il motivo della saeta, cioe della freccia scagliata verso il cuore<br />
di Gesu. Il carattere gitano dei saeteros viene ribadito da versi che<br />
compendiano mirabilmente il motivo dell'origine favolosa insieme a<br />
quello dell' angoscia:<br />
Vienen de los remotos<br />
países de la pena. (p. 192)<br />
I1 dolore che da es si promana investe la stessa immagine della<br />
citta. CoSI, nel consueto contrappunto offerto dal ritornello, « Guadalquivir<br />
abierto », che ripropone la caratterizzazione espansiva di<br />
Sevilla, viene contraddetto dal doloroso « ¡Ay, Guadalquivir! » che<br />
con es so alterna. La citta meta dei saeteros finisce cosi per assumere<br />
l'aspetto di un « laberinto ».<br />
Noche rappresenta una sorta di pausa descrittiva, incentrata<br />
sulI'enumerazione delle luci che costituiscono «la constelación / de<br />
la saeta» (p. 194). Esse, d'altra parte, ripropongono e sintetizzano<br />
organicamente le presenze luminose disseminate nelle due prime<br />
sezioni.<br />
In Sevilla il motivo della torre, gia incontrato nella Baladilla<br />
de los tres ríos, si rapporta alla metafora degli «arqueros ». Nel<br />
ritornello s'istituisce una contrapposizione con Córdoba, fondata su<br />
un'interpretazione attiva del motivo delle frecce:<br />
Sevilla para herir<br />
Córdoba para morir (p. 195)<br />
. Lá coppia oppositiva viene successivamente scomposta nei suoi<br />
due sintagmi, mentre alla fine viene riproposto solo uno dei due poli,<br />
in una variante intensificata:<br />
Sevilla para herir.<br />
¡Siempre Sevilla para herir! (p. 196)<br />
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· 66 .<br />
Procesión e piu direttamente immersa nei riti della settimana<br />
santa. Di essa emerge soprattutto il carattere sincretistico, filtrato attraverso<br />
una visione fantastica. 1 motivi dell'iconografia cristiana si<br />
mescolano con quelli che provengono dai libri di cavalleria. I1 tema<br />
delle origini favolose si rapprende qui nel sintagma «bosque mitológico»<br />
(p. 197), che si collega alla «cueva» piu volte evocata in<br />
precedenza.<br />
Un momento decisivo della processione e il Paso, che offre al<br />
poeta la possibilita di presentarci un altro aspetto della religiosita popolare.<br />
La « Virgen con miriñaque» (p. 199) prelude aglí arcangeli<br />
mondani e lievemente frivoli del Romancero gitano. Ma qui l'immagine<br />
e riassorbita all'interno della visione fluviale, che unisce il ritmo<br />
processionale alla vocazione profonda della citta:<br />
En tu barco de luces<br />
vas<br />
por la alta marea<br />
de la ciudad. (ibid.)<br />
D'altra parte, l'allusione alle « saetas turbias» che accompagnano<br />
il suo passaggio ripropone la natura contraddittoria di una ritualita<br />
contaminata di motivi pagani.<br />
I1 posto occupato nelle due sezioni precedenti dalla personificazione<br />
del ritmo sembra qui trovare un corrispettivo nella composizione<br />
che presenta una sorta di essenza della Saeta. Le origini remote<br />
dell'iconografia e la sua metamorfosi iberica si condensano nei<br />
versi iniziali:<br />
Cristo moreno<br />
pasa<br />
de lirio de Judea<br />
a clavel de España. (p. 201)<br />
L'invocazione « ¡Miradlo por dónde viene! », ripresa testualmente<br />
dalla processione della settimana santa, funge da ritornello insieme<br />
al simmetrico «¡Miradlo por dónde va! » (p. 202). L'esclamazione,<br />
significativamente, verra ripresa nel Don Perlimplín 12,<br />
sviluppandone la carica erotica implícita.<br />
Balcón rende esplicita questa componente, mettendo al centro<br />
una figura femminile accompagnata da un circolo galante. La súeta<br />
12 FEDERICO GARCÍA LORCA, Amor de Don Perlimplín con Belisa en su<br />
jardín, in Obras completas, cit., p. 1015: «Míralo por donde viene ».<br />
Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>
· 68<br />
Camino riprende la situazione di Arqueros nella sezione precedente.<br />
Il viaggio dei « Cien jinetes enlutados» (p. 210) e senza meta.<br />
Nessuna delle citta andaluse li accogliera, ma solo la morte, con il<br />
suo « laberinto de cruces» (p. 212). Anche in questo caso svolgono<br />
una funzione importante i numeralí cabalistici, dai gia ricordati « Cien<br />
jinetes» ai «Siete ayes clavados », che ripropongono l'iconografia<br />
delle spade piantate nel cuore della Madonna.<br />
La musica, con il suo svolgimento drammatico (
. 69'<br />
. . La musica e protagonista asso1uta di Falseta, alla quale e affidatoil<br />
compianto per la morte della petenera. L'angoscia che accompagna<br />
la morte e sottolinea ta dalla «gen te siniestra » (p. 219) che<br />
segue il funera1e:<br />
Gente con el corazón<br />
en la cabeza. (p. 220)<br />
11 primato dei sentimenti primordiali, contrapposto al perbenismo<br />
deIle « niñas / buenas » (p. 219), prefigura la celebrazione del<br />
l<strong>ibero</strong> mondo dei gitani nel Romancero.<br />
11 De Profundis successivo e racchiuso tra una coppia speculare<br />
di versi:<br />
Los cien enamorados<br />
duermen para siempre. (p. 221)<br />
Sono, con ogni evidenza, i «jinetes» della Muerte de la petenera,<br />
giuntiall'epilogo del loro viaggio. Ritorna anche il motivo dellecroci,<br />
piu volte apparse nei poemi precedenti, e qui contrassegnate<br />
anch'esse dal numero cento.<br />
Le altre sezioni che costituiscono il libro presentano una minore<br />
compattezza, ma non sono prive di agganci con 10 spirito profondo<br />
deIla musica gitana. Cosl, in Dos muchachas, la voce di Lola e « violeta<br />
», il colore del1utto e della pena. Amparo e vestita di bianco e<br />
conriotáta dalla solitudine.<br />
11 rapporto con la musica, naturalmente, e piu esplicito nelIe<br />
Viñetas flamencas, che ce1ebrano i grandi cantaores del cante jondo.<br />
Comune a questi ritratti e una concezione della musÍca come rivelazione<br />
degli strati piu profondi e inquietanti della cultura di un popolo.<br />
Perfino quando, come nel caso di Silverio Franconetti, si mescolano<br />
«La densa miel de Italia / con el limón nuestro» (p. 233),<br />
sono sempre il pianto e il grido terribile a imporsi. <strong>Juan</strong> Breva, addirittura,<br />
Era la misma<br />
pena cantando<br />
detrás de una sonrisa. (p. 235)<br />
Gli esempi potrebbero moltiplicarsi, a ulteriore dimostrazione<br />
della connessione di tutte le sezioni con il motivo centrale. Forse solo<br />
le due composizioni dialogate che chiudono il libro si allontanano<br />
da questo nucleo generatore, raccordandosi piuttosto al Romancero<br />
gitano e ai testi teatrali. Attraverso questa campionatura sommaria<br />
emerge una conferma sostanziale del rapporto creativostabilíto dal<br />
Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>
· 70'<br />
poeta con l'esperienza musicale andalusa. Solo occasionalmente e parzialmente<br />
- per esempio in Crótalo, che fa parte dei Seis caprichos<br />
- cede alla tentazione mimetica dell'onomatopea. Il viaggio<br />
nel cante ¡ondo si svolge nel senso della profondita, evitando ogni<br />
suggestione epidermica e ricercando invece le radici di una cultura<br />
diversa.<br />
Da questo punto di vista, il Poema del Cante ] ondo esemplifica<br />
un rapporto con la tradizione popolare che si propone come modello<br />
per la poesia del Novecento. Forse la definizione migliore di questa<br />
operazione culturale si trova proprio in un passo di Manuel de Falla,<br />
il musicista con il quale García Lorca aveva vissuto l'avventura del<br />
Festival granadino del 1922. Sono dichiarazioni contenute in una<br />
intervista, nella quale Falla si riferisce alla propria relazione con il<br />
fondo popolare, ma che si possono applicare felicemente al suo piu<br />
giovane amico e collaboratore:<br />
Los elementos esenciales de la música, las fuentes de inspiración,<br />
son las naciones, los pueblos. Yo soy opuesto a la música que<br />
toma como base los documentos folklóricos auténticos; creo,<br />
al contrario, que es necessario partir de las fuentes naturales<br />
vivas y utilizar las sonoridades y el ritmo en su sustancia, pero<br />
no por 10 que aparentan al exterior. Para la música popular de<br />
Andalucía, por ejemplo, es necesario ir muy al fondo para no<br />
caricaturizarla 15.<br />
15 MANuEL DE FALLA, op. cit., pp. 106-107.<br />
Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong><br />
Universita di Siena
· 72 .<br />
mono la pena nera che li porta ad accentuare la loro condizione<br />
umana.<br />
Díaz-Plaja da una interpretazione geografica della poesia lorchiana;<br />
infatti il poeta non eSce dalla sua terra, resta attaccato al<br />
paesaggio, ulivi, aranceti, vigneti e il biancore dei villaggi della Vega.<br />
La grande Andalusia di Lorca puo precisarsi in luoghi, comarcas,<br />
che vengono definiti da tratti esterni e da fili psicologici, ma a volte<br />
questi limiti non sono precisi. Occorre rilevare come nella sua poesia<br />
si trovi un'Andalusia dove la gente ha il profilo romano, perché riconosce<br />
le matrici umanissime in una razza e in una cultura che ha<br />
dominato il paese.<br />
Di tutta l' Andalusia lirica di Lorca quelIa granadina e es senziale<br />
per la comprensione del suo mondo e del suo spirito.<br />
NeI 1928 scriveva a Sebastián Gasch: « ... mi sento tranquillo<br />
e alquanto triste a Granada, in pace con me stesso ».<br />
Nel Romancero Gitano la morte circola sotto il sonar de la<br />
copla, ma tutta la sua opera e un'esaltazione della vita e della morte<br />
che si incontrano e illuminano costantemente.<br />
L'incontro fra il poeta e la giovane poesia italiana e avvenuto<br />
su questi temi: terra, citta, amore, morte. Questi temi pur di natura<br />
diversa hanno travagliatb la poesia italiana che ha appreso la lezione<br />
lorchiana e ce ne ha trasmesso il messaggio. Ogni poeta ha la sua<br />
terra clove lavora e vive, la sua pena in un mondo dove lo spirito<br />
brucia per continue accensioni ed elude fantasmi per congiungersi<br />
al reale, al vissuto, elementi che hanno cementato l'incontro di<br />
questo lontano dualismo Lorca e i poeti italiani del dopoguerra.<br />
Bisogna essere molto cauti nell'indagine e non estenderla a<br />
gruppi o a scuole, ma fermarsi a singoli casi, perché la diversita di<br />
queste due culture e evidente, e aquesto proposito si potrebbe suggerire<br />
la lettura del lorchiano ritratto di Silverio Franconetti e del<br />
bodiniano piofilo di Lydia Gutiérrez.E un modo di esprimersi in<br />
cui la mollezza delle immagini, e le impennate improvvise, gli aggettivi<br />
ci conducono ad accostare questi poeti all'andaluso. Soltanto in<br />
questo senso pos si amo iniziare un discorso critico, gia in parte avviato<br />
da Franco Manescalchi, nel volume Materiali di García Lorca, a<br />
cura di Ubaldo Bardi e Ferruccio Masini (Napoli, Libreria Pironti<br />
1979).<br />
1 notni di Carrieri, Diddi, Masini, Bodini, Ombres, Cattafi,<br />
Clementelli, Treccani ed altri, rappresentano le voci piti certe di<br />
questa ristretta schiera che si e venuta ad allargare fino ad arrivare<br />
alla poesia degli anni '70.<br />
Si trattadi poeti la cui affinita con la poesia lorchiana matura<br />
attraverso un afllnamento o della propria predilezione per la cultura<br />
Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>
·73·<br />
spagnola, o per un impatto avvenuto piu sul piano della sensibilita<br />
linguistica che non attraverso la poetica del neorealismo aliora im-<br />
perante. .. . . 1 1 f· d· V· . Bod· . ill<br />
Vorrel cltare m pnmo uogo a 19ura 1 lttorlO ml, ustre<br />
ispanista, che ha lasciato il suo cuore e il suo spirito in terra iberica.<br />
Egli punto alla Spagna indivisibile ed eterna e la visse come «una<br />
donna », rifacendo lo stesso viaggio interiore dei poeti della generazione<br />
del '98 e del '25: alle radici di Castiglia con Unamuno e<br />
Machado, nell' Andalusia con Lorca, «con la stessa rischiosa complicita<br />
nel non temere di rinverginare - scrive Oreste Macr! in<br />
Poesie di Vittorio Bodini, Mondadori -la paccottiglia di una Spagna<br />
romantica e pittoresca ».<br />
Lui uomo del Sud che conosce questa terra come la sua seconda<br />
patria, non poteva non trasportare questo sentimento nel suo paese;<br />
vi e in noi, dice Bodini, la stessa combinazione di follia, di realismo,<br />
le stesse visioni, gli stessi desideri. Siamo ad una regia ancorata,<br />
certe volte, a forme ispanistiche e ispano-arabe, dovute ad una dominazione<br />
che per lungo tempo ha vivificatO l'Italia Meridionale e l'ha<br />
penetrata fino ad arrivare al dualismo lessicale Lorca-Bodini.<br />
In Omaggioa Góngora, la partecipazione a tutto questo mondo<br />
vivo e palpitante ci porta in piena Cordova che per lui e ....<br />
. . . una dolce tempesta<br />
di bianco verde e nero e in quell'accordo<br />
di calce e di limoni e di freschi cancelli<br />
-trovo i1 mio sud ma con piú aperta coscienza<br />
con piú aperta tristezza e piú valore.<br />
Possiamo anche indicare alla lettura di Al lempo dei Borboni<br />
in cui:<br />
le donne erano matassine di seta,<br />
non parliamo deí cuori dí cicoría<br />
e dei densí gioielli dei colombi<br />
che andavano e venivano<br />
come schiaffi nell'aria íntorno alle chiese .<br />
.. -Affiorano non solo la memoria delle cose, ma anche la lucidid<br />
del paesaggio, gli aggettivi che puntualizzano stati d'animo.<br />
11 discorso potrebbe continuare perché nella sua poesia rimane<br />
setIipte vivo e consistente il dualismo Lorca-Bodini di cui si potrebbe<br />
offrire un ampiocampionario, che certamen te ci convince come<br />
in CU4tro. Caminos:<br />
Battono colpi a case addormentate.<br />
Ne trasale la luna,<br />
e l'azzurro che nasce, a corolle, negli anditi.<br />
Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>
, 74'<br />
Noi parliamo del logos e dell'amore,<br />
sorpassando piu volte le nostre case,<br />
i taccuini dei letti dov'e gia fatta ogni somma,<br />
e i pesci d'oro che evaderanno dai nostri petti nel sonno,<br />
nuotando per tenebre della stanza<br />
e pronunziando le oscure frasi dei sogni.<br />
Ma tu, luna, le incognite finestre<br />
illumini del Nord,<br />
mentre noi qui parliamo,<br />
nel fondo di quest' esule provincia<br />
ove di te solo la luna appare ...<br />
Si puo rilevare come in questo poeta, «spagnolo» fino al<br />
midollo, la condizione dell'anima, in cui avviene la trasformazione<br />
degli oggetti reali, e la loro spiritualizzazione diventano un'operazione<br />
che nas conde il misterioso Duende di Lorca, l'anima stessa<br />
del canto andaluso, di personaggi e spettacoli popolari, talvolta<br />
rituali, il cui riso e la tragedia prendono aspetti quasi vicini alla<br />
poetica lorchiana.<br />
Il discorso tra Bodini e Lorca si puo sintetizzare in queste semplici<br />
parole: Bodini inizia come poeta sperimentale e finisce « orfico »,<br />
Lorca e « sperimentale » nei primi esperimenti poetici e poi diviene<br />
improvvisamente « surrealista ». Ma oltre aquesto c'e nel suo nomadismo<br />
esistenziale e poi naturalmente culturale una serie di corollari<br />
che indica semplicemente come il messaggio lorchiano, la sua forza<br />
nel cantare la vita e la morte l'abbiamo profondamente penetrato e<br />
ne nasce quindi un discorso vero e vivo, persuasivo che ci ha affascinato<br />
e costretto ad una attenta rilettura del poeta cosl avvincente<br />
e forte.<br />
Raffaele Carrieri, poeta di un certo respiro, uomo del Sud come<br />
Bodini, e l'abitante di un'Andalusia «calda e corposa» che non<br />
ha nulla da invidiare alla provincia spagnola, cosi ricca di colori<br />
e di vita, nonché di pianto e di morte, una sagra paesana che ti<br />
avvince e ti affascina.<br />
Questi elementi costituiscono una prova nel Lamento delgabelliere,<br />
in cui si incontrano notevoli affinita con la poesia del granadino<br />
e particolarmente di Canciones e del Romancero gitano.<br />
Cosi sfilano davanti a noi con un'insistenza quasi religiosa<br />
uomini, villaggi, alberi, coUine e cielo azzurro prossimo al cobalto,<br />
insieme ad elementi concreti che hanno un loro preciso peso in una<br />
mitologia paesana viva ed operante, tra il sogno e la realta; poi si<br />
affacciano le ombre, le essenze dei profumi che in quella regione<br />
abbondano, gli epigrammi, talvolta aneddotici, tutto un mondo tal-<br />
Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>
• 75-'<br />
mente vivo da invaderti come l'aria di questa terra bruciata dove il<br />
sole canta a piena gola.<br />
Carrieri, sempre uguale e diverso, offre con i suoi testi una<br />
metafora di sé, cerca sempre nel singolo e nella proiezione il modo<br />
di misurare il vivere in «un habitat» ormai per lui trasparente e<br />
che si riduce ed espande in modo da creare cerchi concentrici, da<br />
approfondire fino alle radici quella ricerca delle fonti come fece<br />
Lorca, autore insieme a De Falla - abbiamo detto -, della piu<br />
grande ricerca del folklore andaluso: il Cante Jondo.<br />
I1 suo cambiare di luogo lo mette alla stregua di essere come<br />
i1 cerchio di pietra nell'acqua; e alIora che trae forza e affonda nel<br />
mondo con l'incanto e la realta tanto cara al poeta di Granada.<br />
Cadaqués presepe del marinaio<br />
Col bianco, che zarzuela<br />
Che altalena di scale.<br />
Per scendere per salire<br />
Dimezza il tacco la puttanella<br />
E toglie al mare il marinaio.<br />
Deserti del vermiglione,<br />
l' odore del grano rotto<br />
sotto le mazze di noce:<br />
1 cavalli corrono<br />
col diavolo in corpo.<br />
Fluida coppia<br />
d'acrobati d'oro.<br />
Oppure:<br />
Sempre passando<br />
ha lasciato ombra<br />
di rondini morte.<br />
E ancora:<br />
Se ti spoglio spengo i lumi<br />
fermo l'acqua degli specchi.<br />
Se ti aspettano i capecchi<br />
fai piu adore degli agrumi.<br />
Se hai segreti mi conduci<br />
lune nascono dal buio<br />
come perle dentro il guscio.<br />
Pili ti spoglio piu rilud.<br />
Ecco affacciarsi tutta la tematica lorchiana: luci, vecchi uomini,<br />
adore profondo d'agrumeti; ma dobbiamo anche notare nel Canzoniere<br />
amoroso una linea chiara e precisa che s'inserisce nella le-<br />
Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>
• 76 .<br />
zione offerta dalla poesía spagnola di quella poderosa generazíone<br />
del '27. 1 simboli di víta e di morte, 10 zucchero, la cannella, la<br />
stagnola, í paesaggi tinti ad acqueforti e cos1 evidente in que sta<br />
poesia.<br />
Maestra e Manola a Valenza<br />
e i cuotí smaglia<br />
al mercato delle selle.<br />
L'antica arte degli occhi<br />
qui e pregiata.<br />
Con gli sguardi lavora Manola<br />
come i1 sellaio col trincetto<br />
e fa con tanti anelli<br />
una sola sella.<br />
Si puo altresl pensare che l'influenza di Federico García Lorca<br />
nelIa poesia di Carrieri sia piu una condízione strettamente esistenziale<br />
che íntelIettua1e, una tendenzaal surrealismo, che ne evídenzia<br />
il contesto tecnico.<br />
La terra dí Carrierí, la Puglia, tanto amata e cantata da una<br />
generazíone, ha una sua affíníta con l' Andalusía írrompente, una terra<br />
di bíanchi uliveti e di villaggi, un Sud-gitano, che diventa un fatto<br />
concreto. Se poi si mette in rilievo la componente surrealista, che<br />
nel tempo divíene piu concreta e reale, cioe geografica, si individuano<br />
altrí legami con la poesía e l'ambiente dí Lorca.<br />
Per salire alla tua bocea<br />
una scala a chiocciola.<br />
Se devo discendere:<br />
una corda, una nera corda.<br />
Il ríferimento vita, morte sono i poli di una concezione che e<br />
evidenziata da questa passione che corre sempre su un filo (il nero<br />
diviene corda, ecc .... ), e certi vocaboli che sono la conseguenza di<br />
un fatto rea1e che implica una fuga dal tempo e qualche volta dalla<br />
natura, dalla storia intesa come il racconto delle umane vicende.<br />
Non si stanca mai l'arancio<br />
a fare il fiore d'arancio.<br />
Da vene, da scale nere<br />
sale invisibile il seme<br />
e s'incarna in luce.<br />
Sulla rivista Numero, organo degli astrattisti fiorentini, diretta<br />
da Fiamma Vigo, usd di Raul Diddi, poeta gia stimato per un'operetta,<br />
« Il poema distrutto » (Firenze, Vallecchi), Canto per Manolete<br />
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· 77 .<br />
aove si nota una certa affinita con Llanto por Ignacio Sánchez Mejías<br />
di Garda Lorca.<br />
La simbologia del linguaggio a cui il Diddi deve diverse espres·<br />
sioni trasferite direttamente nel testodal poema lorchiano, sono state<br />
studiate con attenzione onde trarne una linea precisa per una attenta<br />
valutazione.<br />
11 poeta pratese fu colpito da quello che e il piu abbagliante<br />
spettacolo della primavera spagnola: la corrida, la liturgia dei tori,<br />
autentico dramma religioso, dove il demone raggiunge i suoi accentí<br />
piu grandi perché deve lottare, da una parte per distruggere il toro,<br />
dall'aItra con la geometria e con la misura fondamentale della festa.<br />
Questo spettacolo, che appare chiaro a chi legge la poesia lorchiana,<br />
dove il toro, il torero sono legati ad un terribile gioco, ha<br />
aspetti di grande potenza drammatica. Non si tratta solo di un uomo<br />
che combatte col toro, ma di un torero mosso dal demone che da<br />
una lezione di musica pitagorica e fa dimenticare la paura, che getta<br />
continuamente il cuore tra le corna. Sánchez Mejías era un torero<br />
eccezionale che immolo la sua anima legata alle tradizioni della sua<br />
terra - a las cinco de la tarde.<br />
Ora, con la sensibilita acquistata nelle sue esperienze il Diddi<br />
riesce a trasferire il dramma del torero lorchiano in quello di Manolete,<br />
trasportandone le vicende, il paesaggio e perfino l'attesa della<br />
morte in un clima non ossessivo, ma teso: ritorna sul tragico fatto<br />
di Sánchez Mejías attravetso un intenso dolore dovuto all'impressione<br />
del ricordo suscitato dal terribile giorno in cui vide cadere a Linares<br />
il grande Manolete pallido, alto quanto il cielo.<br />
II Tempo, prima parte del Canto per Manolete, mostra l'impegno<br />
del poeta nel trasportare il lettore attraverso una Spagna<br />
che alleva tori bai, una terra che prepara al rito con la intensita<br />
dovuta al tempo e alluogo. Infattí si esalta Manuel Rodríguez come<br />
«ultimo uomo vivo della tua morte, / ardito giglio che illumini i<br />
vaghi confini / dove senza stagioni si intrecciano angoli e stelle ».<br />
Non vi e in queste due partí, parlo anche della seconda: La<br />
Yerra, la stessa interpretazione lorchiana di paura e di sangue; non<br />
si incontra un grido COS! semplice e disperato: ¡Que no quiero verla!,<br />
che esprime il folle terrore per il sangue e la morte.<br />
Per Raul Diddi la morte e solamente una solenne testímonianza<br />
di forza, di rinascita; inoltre nel Corpo presente e nelIa Alma ausente<br />
Larca ci da l'idea della morte che e fine della gioia, dei profumi,<br />
del mare, del giorno, una morte che Ha puesto cabeza de oscuro<br />
minotauro.<br />
11 poeta fiorentino adatta nelIa Resurrezione del toro un ritmo<br />
ampio che ci da la possibilita di vedere come il mondo lorchiano<br />
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78 .<br />
abbia influito, ma senza quella forma dílagante che preannunda la<br />
fiorte di Sánchez Mejías e che da al canto un contenuto semplice<br />
ed umano, una rappresentazione della morte che non ha nulla di<br />
ultra terreno , ma e ancorata alla brudata terra di Spagna.<br />
Il Diddi annunda la morte come rito superbo, funebre, consdo<br />
di un al di la e chiede al Signore di aiutarlo ad interpretarla.<br />
Ho alzato la tua pietra, o Signore,<br />
per non piangere sulla pietra,<br />
una nuova notte di pianto<br />
mi lacera i1 petto, o Signore.<br />
Se i1 toro resuscita come portare la morte,<br />
come domare i gemiti delle femmine,<br />
come guidare i fanciulli alle danze serene?<br />
Dimmi, Signore, che non e que sto l'eterno,<br />
che in qualche angolo d'orizzonte<br />
gia scintilla la marea dell'alba,<br />
che il toro e un masso d'ombra senza fondo<br />
e la sua anima rotola su una piazza di fantasmi.<br />
Vieni Manuel Rodríguez, sento alla nuca l'orizzonte,<br />
l'aperto fíato del sole, la límpida aurora dei sassi.<br />
Ci trovi sull'arena la stella del mattino.<br />
Gia sulle cime sibila il vento di smeraldo.<br />
In questo poema Raul Diddi ha riuníto elementi geografici<br />
tali che non hanno i limiti dell' Andalusia e della Castiglia, il poeta<br />
ha aperto una finestra su tutta la Spagna in cui si intreccíano paesi<br />
e crod, chiese e piazze, canali ed alberi, villaggi e dtta, pianure e<br />
montagne, un paesaggío íl cuí cuore palpita dello stesso amato, della<br />
stessa misura umana, dello stesso vigore di quello lorchiano, anche<br />
se si riscontrano divergenze e visioni diverse.<br />
Vi sono motivi che a degli spagnoli non sembreranno orari<br />
esatti, sono fuori del funerario ritmo del Llanto e non investono<br />
neppure le popolari ore drammatíche della fiesta, quando si sentono<br />
sonare le laceranti cornette e rullare i tamburi; c'e un'aria diversa<br />
ma aperta, meno tragícamente tesa, perché tutto questo non si puo<br />
penetrare altro che attraverso il vivere di un grande evento in cui,<br />
come nella messa, si adora e si sacrifica a Dio ...<br />
Per te canto, Rodríguez, la bianca oasi di Spagna<br />
che la luna del Sud scioglie con i suoi vini<br />
fra i denti dell'amore e membra d'ebano<br />
lungo i fiumi di lame e di capelli.<br />
Bianco terribile giorno di Spagna<br />
antico anfiteatro<br />
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· 79 .<br />
di sacre moltitudini,<br />
in feste di croci e campane<br />
ardi i tuoi lutti potenti,<br />
viva la morte canta<br />
la tua carne marina.<br />
Vento, vento di Spagna,<br />
cuore mediterraneo,<br />
hai l'alito di rose nude,<br />
di caldo suono degli aranci,<br />
il falto aroma di Circe,<br />
la nitida luce d'Atene.<br />
Fra le pubblicazioni apparse tra il 1948 e il 1950 di poeti che<br />
vivevano questo clima di rinnovamento, e da ascrivere il piccolo libretto<br />
Corali e Monodie di Ferruccio Masini (Coll. Quaderni dell'Arlecchino,<br />
Firenze).<br />
Masini in quel gruppo giovanile che ·militava nel neorealismo<br />
e un'eccezione perché oltre a fare suoi alcuni temi in voga aquel<br />
tempo, mi sembra l'unico che ha accolto, anche se non proprio apertamente,<br />
la leúone di García Lorca attraverso un ripensamento, una<br />
attenta lettura.<br />
Nell'Ode Corale Nero (Pavana della fanciulla, Salmo degli Impiccati)<br />
si incontra il simbolismo di alcuni temi cari a Lorca, come<br />
i colori; il bianco e visione ottimistica (che il bianco t'insegua per<br />
le strade); il rosso l'amore (eppure tua madre ha le mani / come i<br />
tralci del sottoterra / quando l'uva e rossa); il nero la disperazione,<br />
il pianto (intreccia i tuoí vimini neri / e e la mia pasqua antica di<br />
tristezza).<br />
In Masiní si nota l'incontro tra « sillogismo concettuale lorchiano<br />
e la cadenza del canto negro ». Ma notiamo anche come il poeta<br />
fiorentino abbia aceolto in pieno il messaggio del poeta di Granada,<br />
che si sentiva spagnolo integral, ma era legato a tutti gli uomini,<br />
fossero negri ed ebrei, perché unico era il denominatore: la fratellanza<br />
umana.<br />
Di fronte aquesto sentimento, ecco come descrive e puntualizza<br />
un avvenimento cronachistico, come illinciaggio di una ragazza negra:<br />
11 mare ha una palpebra d'oliva<br />
il mare eterno delle bianche faIci<br />
e perenne e la fronte del toro<br />
perenne la spina nel sangue<br />
che a noi crudi di sangue ci cresce<br />
e tu sei cantico chiuso<br />
ed il mio mare e cieco<br />
ed il mio mare e cieco.<br />
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In altre poesie come Lungi, il discorso di Ferruccio Masini si<br />
fa piu percettíbile e collegato a Lorca; e in fondo la misura di una<br />
concezione che riversa un flusso interiore formato, direi, da una<br />
misura poetica. Si ha cosi una poesia immediata, colta, che non cancelIa<br />
affatto quelli che sono i preziosi ricordi dell'uomo, le radici<br />
di una infanzia vivace, vissuta e goduta come una calda giornata<br />
di sole:<br />
Tua infanzia, mia infanzia ora dorme.<br />
in un paese d'ulivi<br />
dietro contrade di vento<br />
grevi di notte i capelli<br />
vi affaccio il mio tremacuore<br />
il mio correre sorridente<br />
nel cielo nudo della madre<br />
né v'e canto di mani aperte<br />
primavera mondana di spasimo<br />
parabola pura<br />
che sia piu lungi.<br />
Come in un canto popolare andaluso si svolge l'avventura poetica<br />
di Rossana Ombres, Orizzonte anche tu (Firenze, Vallecchi,<br />
1956), che mostra evidenti influssi della poesia di Federico Carda<br />
Lorca.<br />
Certe visionidi campagna, l'incombere di colori, il mítico ed<br />
asso1ato paesaggio italiano di alcune regioni, fanno spicco nel1a sua<br />
poesia ed e n, in Orizzonte anche tu, che ritroviamo, certe volte,<br />
anche se non marcate, quelle venature che ce l'avvicinano alla sua<br />
poesia;<br />
Verde<br />
torna la tua fronte al mareo<br />
n vento<br />
verde da! riflesso deí montí<br />
ti veste e ti spoglia<br />
e con un piccolo sibilo<br />
ti stringe le ginocchia.<br />
In Piccolo pianto per l'Andaluso, non una inutile commemorazione<br />
ufllciale, ma l'esaltazione della morte come tragico evento<br />
della storia umana e civile del poeta, caduto sotto il piombo franchista<br />
nel 1936, ritroviamo le caratteristiche del colore espresso per<br />
gradi, che puntualizza stati d'animo, i1 sentimento con una tenerezza<br />
che ricorda il primo Larca.<br />
Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>
· 81 .<br />
Mare nero<br />
delle meduse che gesticolano.<br />
Singhiozzi neri<br />
delle seppie che piangono.<br />
Tutto e neto quando i1 sole<br />
grida forte i colori che non ha piu.<br />
Pet Rossana Ombres i1 poeta granatino e la spinta per una<br />
continua creativita, che, come in que sta poesia s'esprime attraverso<br />
un'accorata poeticita, dove il paesaggio e i colori hanno un ben<br />
determinato disegno espressivo.<br />
La luna in Piccolo pianto per un Andaluso vive in un eterno<br />
presente, in cui la realta e espressa con la vitalita e la semplicita<br />
tipiche delIa poesia lorchiana di cui troviamo tanti esempi sia nei<br />
primi volumi che nel Romancero gitano.<br />
Coloratí tu, luna:<br />
vestí un manto violetto<br />
e inondati i capelli<br />
di vino passito!<br />
Domani si fara festa<br />
dei pesci<br />
e i1 mare sara una lampada<br />
oscurata.<br />
Perché anche qui verra<br />
l'Andaluso.<br />
Da Poesie scelte di Bartolo Cattafi (Milano, Mondadori) citiamo<br />
questi versi:<br />
era meglio l'erba verde<br />
la selvaggia verzura<br />
fresca e amara sui colli<br />
dei sacchi di pasta e farina<br />
nella penombra della Prefettura.<br />
Ecco ci appare, balza improvvisa, una VISIone del Sud quasi<br />
andalusa, dove i colori e le immagini naturalistiche hanno una forza<br />
particolare, e una finezza tutta lorchiana.<br />
Questo poeta, venuto dopo il periodo ermetico, vive la sua<br />
avventura umana e civile nel suo Sud, un Sud dimenticato, direi<br />
quasi corroso dai colori e dal sole che rifiuta a priori, come Larca,<br />
la civilta di «marca tecnologica ».<br />
Questo contrasto e esploso nelIa sua poesia esprimendo un sentimento<br />
di disapprovazione e prendendo posizione per quelIa parte<br />
del mondo che 10 commuove, che 10 trascina, che lo fa suo; ecco<br />
Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>
• 82 .<br />
quindi imporsi una dialettica: natura-societa, nord-sud, tempo di oggi,<br />
tempo di ieri.<br />
Il suo viaggio s'esprime come su un rullino dentro una macchina<br />
fotografica, e una corsa, una fuga, verso il futuro che si presagisce,<br />
da cui sorge la sua figura di uomo e di poeta.<br />
Dopo queste osservazioni si puo dire che della lezione lorchiana<br />
rimane la sua fedelta al cielo del suo grande paese, alle spiagge<br />
marine, ai cactus spinosi, che s'ergono su terreni incolti, un paesaggio<br />
che ci ricorda anche la Magna Grecia, i cui valori vengono riassuntí<br />
in una nemesi di fatti e di gesti.<br />
Bartolo Cattafi, come Federico, non ha tentennamenti, e il cantore<br />
del suo popolo, nel quale e inserito per diritto di sangue, questo<br />
popolo cosl vivo, perché conscio dell'apporto dato ad una civilta<br />
che si e sviluppata lungo un 'l>tcO di tempo da divenire identifkata<br />
culturalmente.<br />
Per il poeta il mare e l'elemento infinito, mobile, eterno che e<br />
tutto il perno di questo suo viaggio tra la sua gente.<br />
Le isole sono l'elemento di rottura, interrompono il viaggio,<br />
sono una tentazione che il poeta cerca di rigettare, di rifiutare in<br />
quanto non vuole cadere in un errare che certamente 10 distoglierebbe<br />
dal suo scopo prefisso.<br />
Canta anche la materia che compone gli elementi della sua terra,<br />
con un lessico típicamente lorchiano:<br />
L'osso, l'avorio, il gesso<br />
calce viva e latte<br />
di calce carbonato<br />
di piombo camelia<br />
giglio magnolia gelsomino<br />
sabbia polvere sale.<br />
Ingannevole indizio<br />
e un'ombra di colore<br />
nell'occhio del cieco,<br />
immensamente bianco.<br />
Questo poeta che mette a confronto l'uomo con la natura, ci<br />
da una precisa sensazione, quena di un uomo alla ricerca dí un tema<br />
preciso e valido nel quale si inseriscono la storia e la vicenda umana<br />
e civile dí un popolo cosl ricco e casi pieno dí vitalita come il suo.<br />
La poesía di Elena Clementelli, íspanista, autrice di una Antologia<br />
del canto flamenco (1961), con accenti moderatamente elevatí,<br />
corretti ed equilibrati da un'esigenza di pacatezza tende ad accostarsi<br />
al lettore in modo da portarlo su un piano di reaIta viva e di una<br />
ricca tensione morale; in questa poesia vi si scorgono i frutti del suo<br />
soggiorno spagnolo, della assimilazione della sua avventura anda-<br />
Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>
· 83 .<br />
lusa, flamenca, nella rícerca dell'identita di quel popolo che all'ombra<br />
di alberi, cantava e lanciava al cielo la sua anima vibrante e piena<br />
di tristezza. In tutto questo mondo di sogno e di musíca si affaccia<br />
prepotente la figura e l'opera di Garcfa Lorca, che ha influenzato<br />
vivamente tutta la sua opera. Come in Andalusia scoppiano i mali<br />
di un mondo, le sue risa argentine e vibranti di gioia, i lamenti del<br />
gitano e del cantaor del Cante jondo, cOSl nel Sud vibrano con la<br />
stessa intensita vita ed anima in modo da renderci la visione di<br />
questa terra chiara e forte; in Di quella dolce patria natio, scrive:<br />
Incontrarti nel Sud che sorpresa.<br />
Negli occhi velati di antiche pazienze<br />
il guizzo festoso delle tue antiche liberta.<br />
E delle voci avvezze al silenzio<br />
o all'urlo rauco sul corpo dei figli.<br />
Un'asprezza di strumenti stonati<br />
a un tratto assorbita<br />
nell'accento sereno che si accorda<br />
all'arpeggio dei poggi<br />
la dove i cipressi non sono cammino di lutto<br />
ma scorta patrizia alle ville.<br />
Se hai scelto questi luoghi e questa gente<br />
cosí lontana da! tuo sangue<br />
perché io ti ritrovi<br />
ricondotto entro limiti umani,<br />
qual e il segno?<br />
Ti riconosco.<br />
Nel boscaiuolo che non sa i tuoi canti<br />
a coro con gli uccelli,<br />
nel pescatore che rammenda la rete<br />
di un'attesa infinita;<br />
nel mulattiere carico di vita e di pietre<br />
Spesso nella sua opera poetíca la Clementelli scopre luci ed<br />
ombre nel tessuto di una vita fatta di felicita e di improvvise cadute,<br />
in cui l'uomo, al centro della sua vícenda umana, si scopre attraverso<br />
oggetti, fatti, melanconie, come si legge nelle prime opere del poeta<br />
andaluso, che nel 1922 vagava per la sua regione in cerca di canzoni<br />
popolari da presentare, poi, col maestro De Falla alla Fiesta del<br />
Cante Jondo: e un vibrare nascosto di voci e di oggetti, di gesti<br />
e di parole.<br />
Nel descrivere i vari luoghi dove la poetessa ha sostato si nota<br />
come il mondo che la circonda assuma aspetti di un canto e di visioni<br />
talvolta apocalittiche o rappresentanti una tetra lontana dove la<br />
storia dell'uomo aHonda e risorge; sono le voci di un passato storíco<br />
legato alla gloria, un pass ato che tícorda vagamente quello di García<br />
Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>
· 84 .<br />
Lorca che riconosceva come l'Andalusia avesse un profilo romano,<br />
un profilo netto in cui gli uomini del suo tempo si riconoscevano<br />
e si rispecchiavano cercando una loro precisa identita.<br />
La Clementelli in Cammino di Cerveteri, sulIa voce assonnata<br />
dei pini / la lunga morte ha parole di pietra ... ce ne da una immagine<br />
bella e vera e continua: Il segreto linguaggio / scivola sulIe<br />
armi, sugli utensili, i simboli, e le raccoglie il mare / che solo pub<br />
parlare con i morti.<br />
E questo suo modo di vedere il mondo che la circonda che ci<br />
ha fatto constatare come l'accostamento Clementelli/Lorca, anche<br />
se per certe sfumature puo sembrare un po' distante, per altre e<br />
vicino e coerente.<br />
Scorrendo il libretto di Inisero Cremaschi, pubblicato da Leonardi<br />
Editore (Bologna, 1959), Il giudizio, si incontrano accenti e<br />
tematiche rappresentative di una visione della nostra travagliata e<br />
tumultuosa vita di oggi, che tra imprecazioni e benedizioni, accumula<br />
dolore, affetti, sconfitte, un modo essenziale di vedere questa nostra<br />
societa.<br />
Di questo viaggio sulla terra in cui va a caccia del visibile e<br />
dell'invisibile - come scrive l'autore - dell'inconscio e del conscio,<br />
della realta e del mito, ne esce prepotente un modo di vedere le cose<br />
e gli uomini che si risolve soprattutto nella parola matrice di sentimen<br />
ti e di una ricerca interiore profonda e viva.<br />
In queste venticinque poesie, dopo un'attenta lettura, ci sembra<br />
di individuare, per accenti, folgorazioni, incisive descrizioni del mondo<br />
e degli uomini l'influenza della poesia di Lorca, letta e sofferta dal<br />
Cremaschi come una pura fonte e affine al suo spirito inquieto e<br />
tormentato.<br />
Prendiamo ad esempio, Si frantuma la rosa nel mondo:<br />
Non chiedere, di frammenti, un fiore intero;<br />
le corolle si squardano, si frantuma<br />
a scheggia a scheggia la rosa del mondo.<br />
Adoriamo do che la sorte ha sperso,<br />
fragili coralli, squame iridescenti,<br />
sorrisi d'uomini e di deL<br />
Ci troviamo di fronte ad un mondo in cui la natura investe in<br />
tutta la sua potenza ed interezza e con colori ed immagini, aggettivazioni<br />
ritroviamo quelle dell'andaluso, specialmente quello delle<br />
prime opere poetiche. Certe immagini della poesia lorchiana hanno<br />
colpito il poeta in modo tale che l'ha quasi trasferite nel suo mondo<br />
poetico, assimilando anche quel sen so profondo della pena del suo<br />
popolo e che ne scaturisce palpitante dalla sua opera. Certo Inisero<br />
Cremaschi recepisce il messaggio umano e civile di Federico con<br />
Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>
· 85 .<br />
gIOla, un mondo congeniale che lo ha portato a rappresentare il<br />
nostro tempo con una misura etica e sentimentale in cui il dramma<br />
della coscienza si riabilita in un messaggio di fratellanza umana.<br />
Sulla poesia di Ernesto Treccani, Poesie, Edizioni del Leone,<br />
1986, si concorda con Franco Loi che chiarisce come «nel poetare<br />
c'e una necessita intrinseca allo spirito stesso del comunicare: l'attesa<br />
e la rivelazione delle parole. La poesia e lo sconosciuto in noi<br />
che si rivela e parla di sé come si sa ». E allora, e come narrare per<br />
dar vita a tutte quelle sensazioni che il vivere di tutti i giorni porta<br />
alla ribalta attraverso il sentimento, la forza della visione delle cose,<br />
i motivi impulsivi dell'uomo. Nella poesia di Treccani c'e un legame<br />
sottile tra le forze tutte e lo spirito del tempo, uno spazio, le<br />
innumerevoli vite di tutta una societa e quindi dell'uomo. Le poesie<br />
che compongono la prima parte del volume hanno nella parola,<br />
nei colori, nella musicalita dei suoni e delle linee di un paesaggio o<br />
di un sentimento un legame palese con la poesia del primo Lorca.<br />
Quando il poeta e venuto a Firenze alle « Giubbe Rosse » e ne hanno<br />
parIato, tutti sono stati d'accordo nel valutare positivo quest'incontro<br />
Lorca-Treccani. Certi aggettivi, certi paesaggi, certi sbalzi improvvisi<br />
ti fanno vedere come il poeta abbia assorbito la lezione lorchiana<br />
delle Primeras poesías; la musica delle cose affluisce nel poeta come<br />
in Lorca e lui ascolta e non dimentica, afferra e la fa propria.<br />
Gran cielo dei vivi<br />
scaglia di madreperla<br />
azzurrina<br />
sotto l' arco di<br />
pietra grigia.<br />
E ancora:<br />
lo sono la rondine<br />
la tela<br />
il mio cielo.<br />
Come si vede Treccani riesce in pochi ver si a darci il senso delle<br />
cose, quel senso che scaturisce non solo dalla visione del mondo,<br />
ma da una forza interna che lo avvicina al poeta andaluso delle prime<br />
esperienze poetiche.<br />
Cadono le foglie<br />
sul giardino dei merli<br />
oltre il vetro<br />
si accende la luce<br />
la tua breve<br />
presenza scomparsa.<br />
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· 86 .<br />
Come in Lorca un suono, un fatto, uri paesaggio rivelano i1 mondo<br />
dell'uomo e da forza a que! sentimento preciso che arde nello spirito<br />
del poeta, íl qua1e brucia le sue immagini con quel rovello che lo<br />
contraddistingue e lo mette in condizione di unificare certi aspetti<br />
della vita, del colore, della disperazione. I1 poeta sognava, tanti anni<br />
fa, la fine di un cataclisma, la guerra, e quindi i suoi sogni erano<br />
quelli dell'uomo, della gente comune del paese e della citta in cui<br />
era rifugiato. Erano sogni di tutti, come di tutti sono i sogni del<br />
poeta spagnolo grana tino che vive la sua avventura terrena attraverso<br />
uno dei momenti piu esaltanti e tragici della storia della sua<br />
terra, che, poi, porto al disastro della terribile lotta della guerra<br />
civile.<br />
Aeeovacciata<br />
sulla colIina<br />
in lento volo<br />
si e alzata<br />
la luna.<br />
I1 poeta e anche un pittore come lo era Federico e nella poesia<br />
riflette tutte le sue esperienze d'artista e di uomo. Nasce COS1 quell'ansia<br />
di comunicare, l'attesa e la rivelazione della parola, e parla,<br />
quindi di sé come sa, come vuole, come riesce nel suo perenne colloquio<br />
eon la gente. Proprio come faceva il poeta andaluso, quando<br />
aIle prime esperienze coltivava ed annunciava il suo colloquio col<br />
mondo. Tutta questa poesia del primo Treccani e un'esaltazione di un<br />
Sud infuocato, un Sud dove creseono i villaggi, i fiumi, le piante,<br />
gli animali, un Sud in un certo senso andaluso, di un'Andalusia viva<br />
e pregnante che ti avvince ed esaIta.<br />
Tu mi rammenti<br />
il flusso del mare<br />
il lampione<br />
che alto<br />
nel Righi<br />
si accende<br />
e la morta infanzia<br />
ehe rivive<br />
quotidiana.<br />
L'indagine, pero si potrebbe allargare fino ad arrivare ai poeti<br />
degli anni '70, tra i quali spiccano: Gilda Musa (Lettera a Federico<br />
García Larca), dove la voce trova un punto esatto tra mito<br />
e storia per ricordare il sacrificio del poeta granadino morto a Viznar<br />
nellontano 1936, mentre infuriava la guerra civile; Leonardo Mancino<br />
(La bella scienza, Bologna, Cappelli), Francesco Masala (Lettera<br />
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· 87 .<br />
della moglie all'emigrato del Sarrubus e Coro), Salvatore Cossu<br />
(Orgosolo, Leggenda di Fogosu), Franco Costabile (Lamento di un<br />
contadino, Calabria, Rosa nel bicchiere), Michele Parrella (Le storie<br />
del Ciardiniere, Cupo cupo) in cui si staglia un tragico Sud tutto<br />
andaluso. Massimo Grillandi (A Federico), dove il poeta viene inquadrato<br />
in una Andalusia perfetta, un' Andalusia del Sud italiano,<br />
in cui il messaggio trasfigurato, pieno di luce fa corona ad una morte<br />
che accomuna l'uomo e la sua vita in un fuoco che ha dell'eterno.<br />
Simonetta Bardi (Poeta voce d'angelo) , dove il sole, i balconi, elementí<br />
tipici del mondo lorchiano balzano improvvisi alla prima lettura.<br />
Ivo Guastí (Quando uno rilegge Carcía Lorca), una medita<br />
¡done ed un omaggio davvero singolare alla figura di Federico. Gianni<br />
Totí (Hominaticum) dedica la sua poesia al Lorca surrealista che<br />
esplose nell'Ode a Salvador Dalí. Franco Manescalchi (Perché la<br />
morte non mi chiama), da un'accorata ed umana rievocazione del poeta<br />
andaluso, partecipe della nostra vita quotidiana.<br />
Questi poeti, come si vede, hanno raccolto i grandi temi di<br />
Garda Lorca, trasferendoli nelloro mondo che e citta, terra, dove il<br />
dualismo amore/ morte esprime una costante partecipazione alla storia<br />
del popoloe del loro paese.<br />
Alcuni di loro - parlo di quelli che si dedicano al teatro, vedi<br />
Gianni Toti, ed altri - cercano nel tradizionale, nei ricordi della<br />
fanciullezza della quale sono stati spettatori come Federico, delle<br />
voci popolari come ninnananne, canzoni e una certa recitazione gestuale,<br />
il frutto vivo e fantastico di una ricerca che li avvince, perché<br />
si riconoscono in quanto di genuino e negli uomini che li hanno circondati<br />
e con i quali hanno vissuto.<br />
Questi poeti sono nella storia, come 10 e stato Federico, sia poeta<br />
che operatore culturale. Si ricordi l'esperienza della Barraca (Carro<br />
di Tespi Spagnolo, come lo chiamava Silvio D'Amico), che il poeta<br />
dirigeva insieme ad Eduardo Ugarte realizzando opere classiche e<br />
moderne a cui adattava canzoni popolari, che musicava e trascriveva<br />
con grande perizia, adatte non solo a stati d'animo ma alla illustrazione<br />
di fatti storici (vedi Fuente Ovejuna di Lope de Vega) suscitando<br />
nel pubblico, per lo spirito che le animava speranze di un<br />
presente piu giusto e piu l<strong>ibero</strong>.<br />
Questo rapporto fra la poesia del grande andaluso ed i poeti<br />
del '70 e la generazione del dopoguerra, si fonda su una trama interiore<br />
che i poeti usano « per mediare situazioni storiche» - scrive<br />
Franco Manescalchi -, cosi diverse ma non tanto lontane dalle aspirazioni,<br />
dalle lotte che hanno caratterizzato quest'ultimo periodo<br />
della nostra storia.<br />
Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong><br />
Firenze
- 8S-<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
VITTORIO BODINI, Poesie, Milano, Mondadori.<br />
RAFFAELE CARRIERI, Poesie scelte, Milano, Mondadori.<br />
ELENA CLEMENTELLI, Cos: parlando onesto, Milano, Garzanti.<br />
INISERO CREMASCHI, Il Giudizio, Bologna, Luigi Leonardi Editore.<br />
FERRUCCIO MASINI, Corali e monodie, Firenze, Quaderni dell'Arlecchino.<br />
ROSSANA OMBRES, Orizzonte anche tu, Firenze, Vallecchi.<br />
BARTOLO CATTAFI, Poesie scelte, Milano, Mondadori.<br />
ERNESTO TRECCANI, Poesie, Venezia, Edizíoní del Leone.<br />
ENRICO FALQUI, La giovane poesia, Roma, Casa Editríce Carlo Colombo, da<br />
cui sono cítate le poesie di Francesco Masala, Salvatore Cossu, Michele Parrella,<br />
Franco Costabile.<br />
Numero, rivista degli astrattisti fiorentini, diretta da FIAMMA VIGO, Firenze<br />
n. 3, maggio-giugno 1953 (Contiene di RAUL DIDDI, Canto per Manolete).<br />
AA.VV., Federico García Lorca, Materiali, a cura di U. Bardi e F. Masini,<br />
Librerie Pironti 1979 da cui sono cítate le poesie dei poeti della generazione<br />
del '70.<br />
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IN MEMORIAM<br />
89<br />
Nicolás Guillén (1902-1989)<br />
GIULIANO SORIA<br />
Con la morte di Nicolás Guillén scompare una delle figure piu<br />
leggendarie della poesia latinoamericana.<br />
Il suo peso e il suo lascito culturale vanno ben oltre la sua<br />
amata Cuba, la sua perla delle Antille, vanno ben oltre qualsiasi confine<br />
geografico; e un'eredita da ascrivere ad una categoria antropologico-culturale<br />
che tocca per lo meno due continenti; e quella dell'<br />
Afroamerica dí cuí Guillén e stato interprete autorevole e riconosciuto<br />
non solo nell'ambito ispanico ma anche in quello anglosassone<br />
e in quello africano; lo e stato proprio negli stessi anní in cuí lo era<br />
negli Stati Uniti e per altri versi íl grande Langston Hughes.<br />
Guillén ha rappresentato per piu di cinquant'anni la voce irata<br />
e dolente degli afro<strong>americani</strong>, la voce della denuncia e del riscatto<br />
ma anche la testimonianza di una cultura che andava accettata e valutata,<br />
la voce del sincretismo e della pari digníta delle due razze.<br />
Era nato nella provincia cubana di Camagüey nel 1902, quattro<br />
anni dopo l'indipendenza di Cuba dalla Spagna. Era di sangue mulatto<br />
e questa condizione gli permise di rappresentare le due anime<br />
della sua terra, la lunga convivenza tra negri e bianchi e la nascita<br />
di un nuovo sincretismo mulatto che e poi la vera essenza di tanta<br />
parte dell'attuale cultura cubana.<br />
La ricomposizione delle due etnie si realízza simbolícamente<br />
nella sua celebre « Balada de los dos abuelos »: «Lanza con punta de<br />
hueso, / tambor de cuero y madera: / mi abuelo negro. / Gorguera<br />
en el cuello ancho, / gris armadura guerrera: / mi abuelo blanco. /<br />
... los dos en la noche sueñan, / y andan, andan. / Yo los junto. /<br />
- ¡Federico! / ¡Facundo! Los dos se abrazan. / Los dos suspiran ...<br />
/ ansia negra y ansia blanca; / los dos del mismo tamaño, / gritan,<br />
sueñan, lloran, cantan. / Sueñan, lloran, cantan. / Lloran, cantan. /<br />
¡Cantan! »<br />
Negli anni della giovinezza matura la coscienza di ribellione po<br />
Btica contro l'onnipotente vicíno americano che aveva praticamente<br />
concesso la liberta all'isola nel 1902 a patto che essa si sottoponesse<br />
ad una serie di legami capestro: e il cosíddetto emendamento Platt<br />
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· 90 .<br />
con cui indirettamente gli Stati Uniti controllano políticamente Cuba<br />
per ben trentadue anní, fino al 1934.<br />
La presa di posizione di Guillén era l'assunzione in sé della<br />
seconda grande dominante del mondo cubano moderno; la prima<br />
quella storica della schiavitu, la seeonda quella geografica della seomoda<br />
vicinanza deglí Stati Uniti.<br />
11 poeta non abbandonera mai l'impegno civile e político che<br />
diventera tutt'uno con l'impegno sodale in difesa del mondo negro.<br />
Negli Anni Trenta, con l'ascesa al potere di Fulgencio Batista egli<br />
lascia l'isola per un lungo esilio; vive in diversi paesí, in Spagna in<br />
difesa della Repubblica, a Parigi, in Messico.<br />
Ritorna praticamente a Cuba nel 1960 dopo la caduta di Batista<br />
e l'ascesa di Castro di cuí e sempre stato un aperto sostenitore:<br />
sono gli anni in cuí il castrisUlO racchiude ancora in sé le speranze<br />
sudamericane verso la riscossa, l'uglaglianza e la giustizia.<br />
La prima poetica di Guilléo e Motivos de son (1930) cui seguid<br />
Songoro Cosongo (1931), due opere che rappresentano una denuncia<br />
della discríminazione razziale, i1 recupero della sonorita rítmica e<br />
musicale afrocubana, del fonetismo indigeno e nel contempo sano la<br />
ripresa dell'ideario antropologico di quel mondo con le sue credenze<br />
(la « santería») e il suo folklore, col retaggio delle sue antiche lingue<br />
come lo « yoruba ».<br />
Nel 1934 esce la raccolta West 1 ndies Ltd che insieme a Cantos<br />
para soldados y sones para turistas (1937) e la punta di maggiore<br />
impegno político e anti-imperialista.<br />
In quegli stessí anní España. Poema en cuatro angustias y una<br />
esperanza (1937) appassionatamente dedicato alla tragedia della guerra<br />
civile spagnola. Nel 1947 si pubblica El son entero, la raccolta<br />
che segna i1 culmine della ricerca ritmica e la maturita espressiva. Nel<br />
1958 e la volta di Elegías scritte dall'esilio parigino; seguono molti<br />
altri libri tra cui Tengo (1964) e El gran zoo (1968), di chiata ispirazione<br />
castrista.<br />
Nicolás Guillén, al di la dell'esemplariül del suo impegno civile<br />
e del capitale apporto del patrimonio afrocubano, testera nella<br />
storia della poesia come un supremo esplotatore della parola, ai<br />
confini esttemi della danza e della musica, nella vertigine del suono<br />
e del ritmo puro.<br />
Universita dí Toríno<br />
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RECENSIONI<br />
FEDERICO CARCtA LORCA<br />
Saggi critici nel cinquantenario<br />
della morte<br />
a cura di Cabriele Morelli<br />
Fasano, Schena editore 1988<br />
Tra le celebrazioni tenute in Italia<br />
in occasione dei cinquant'anni della<br />
morte di Federico García Lorca mi<br />
sembra giusto rieordare in partieolare,<br />
accanto ad artieoli usciti in forma<br />
sparsa su giornali e riviste, quegl'incontri<br />
di studio i cui risultati critid<br />
sono poi rifluiti in volume. Mi riferiseo<br />
concretamente alla plaquette Per<br />
Federico Carcía Larca stampata per i<br />
tipi della Nova Litho di Gubbio nel<br />
1988 (che comprende i due artieoli<br />
Larca poeta ¡uori del mito di Gaetano<br />
Chiappini e Dall' avanguardia letteraria<br />
all'impegno politico. Larca poeta<br />
europeo di Fernando Nuti) e agli atti<br />
di due interessanti convegni sul poeta<br />
granatino organizzati autonomamente,<br />
presso le rispettive sedi universitarie<br />
(Parma e Bergamo), da due esperti<br />
lorchisti, Piero Menarini e Gabriele<br />
Moreill. Il primo libro, Larca, 1986,<br />
pubblicato a cura di Menarini daIl'editore<br />
Atesa di Bologna nel 1987; dell'anno<br />
successivo invece il Federico<br />
Carcía Larca, Saggi critici nel cinquantenario<br />
delta morte, a cura di Moreill,<br />
Schena Editore di Fasano 1988. E citero<br />
infine, se pur direttamente coinvolta,<br />
gli attí del convegno tenuto<br />
presso l'universita di Salerno il 9 e<br />
10 maggio 1988 in avanzata pubblicazione<br />
presso la ESI di Napoli col ti-<br />
. 91 .<br />
tolo 1'« imposible/posible» di Federico<br />
Carcía Larca.<br />
Ma veniamo ora all'oggetto di questa<br />
nota, il volume miscellaneo curato<br />
da Morelli. Vi si troyano riuniti<br />
dodiei contributi variamente indirizzati<br />
ora all'approfondimento biografíco,<br />
ora ad una ulteriormente arriechita<br />
analisi della poesia, del teatro, dei<br />
disegni di García Lorca; un ampio<br />
materiale quindi che si presenta come<br />
proficua e stimolante lettura per lorchisti<br />
o in genere aficionados all'opera<br />
lorchiana. Il volume, suddiviso in<br />
due parti (prima gli interventi in lingua<br />
spagnola, pili strettamente legati<br />
al convegno bergamasco, poi i contributi<br />
inviati dalla sezione d'Iberistiea<br />
dell'Universíta di Pavia), si apre con<br />
le pagine di Manuel Fernández Montesinos,<br />
segretario della <strong>Fundación</strong><br />
García Lorca.<br />
Gia autore di un catalogo della biblioteca<br />
privata del poeta, Fernández<br />
Montesinos offre qui nuovi Datos sobre<br />
la biblioteca de Federico Carcía<br />
Larca; conferma il preciso interesse<br />
di Larca per la cultura non solo spagnola,<br />
la sua capacita continua di aggiornarsi,<br />
di interpretare, assimilare<br />
ed anche rielaborare i testi letti. Troviamo<br />
cosI notizie inedite sui passi<br />
evidenziati, sulle glosse, sui versi appuntati<br />
di getto, nell'immediata suggestione<br />
della lettura. Al ricordo della<br />
poesia trascritta su un'edizione di<br />
Machado si aggiungono altre utilí informazioni<br />
per meglio focalizzare il<br />
rapporto con autori come Descartes,<br />
Unamuno, Shakespeare. E all'incidenza<br />
di quest'ultimo autore rimanda an-<br />
Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>
che l'articolo successivo, di Eutimio<br />
Martín, Federico Carda Larca: el impacto<br />
de Shakespeare en dos poemas<br />
;uveniles inéditos. Partendo da un episodío<br />
biografico (la visita di Mathilde<br />
Pomes a Lorca nell'aprile del 1931,<br />
un'edizione ing1ese del teatro di Shakespeare<br />
sul tavo10 del poeta granatino)<br />
il critico ricostruisce i1 corpus<br />
shakespeariano presente nelia biblioteca<br />
di Lorca e si sofferma poi direttamente<br />
sugli echi tematici rintracciabili<br />
nel teatro e nella poesia lorchiana.<br />
Importanti tra questi due poesie<br />
giovanili inedite, qui pubblicate, 1'una<br />
suggerita da1 Sogno d'una notte di<br />
mezza estate, 1'altra dedicata invece a<br />
La muerte de Olelia.<br />
Articolato anch'esso tra 'fonti' e storia<br />
biobibliografica, 1'articolo di Margarita<br />
Ucelay (De las aleluyas de Don<br />
Perlimplín a la obra de Federico Carcía<br />
Larca) ricostruisce le travagliate vicende<br />
del Perlimplín: il sequestro del<br />
manoscri tto "immorale" da parte della<br />
censura, la nuova stesura americana<br />
successivamente perduta, il fortunato<br />
e quasi casuale recupero nel 1932 di<br />
una (unica a noi rimasta) delle tre<br />
copie in possesso della Sección de<br />
Pornografía. Una scelta tematica questa<br />
del Perlimplín da ricollegare, come<br />
afferma la Ucelay, al debito verso<br />
la 1etteratura popo1are e verso il genere<br />
delle aleluyas. Tra queste, in partico1are,<br />
la catalana Historia de don<br />
Perlimplín (1848) e la madrilena<br />
\'ida de don Perlimplín alle quali Lorca<br />
si sarebbe direttamente ispirato per<br />
i1 suo protagonista. Il graduale passaggio<br />
dal genere dell'aleluya al teatro<br />
e alla poesia sarebbe poi attestato da<br />
cinque diversi 'abbozzi' preceden ti la<br />
stesura definitiva e tuttora custoditi<br />
nell'archivio Lorca.<br />
Seguendo il filo della biografía e<br />
dell'opera, troviamo ancora Víctor Infantes<br />
che, con Lo 'oscuro' de los «Sonetos<br />
del amor oscuro» de Federico<br />
Carda Larca, affronta una tematica rivela<br />
tasi di particolare attualita negli<br />
ultimi anni: la composizione, la cor-<br />
·92·<br />
Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong><br />
posita, il destino editoriale dei sonetti<br />
dell'amor oscuro. Dopo averne ricos<br />
trui to l' i ter, dalle iniziali s tesure a<br />
Valencia e a Barcellona nel 1935 fino<br />
alla postuma pubblicazione (e a questo<br />
proposito aggiungerei a quelli gia<br />
conosciuti un sonetto inedito, il primo<br />
della serie dell'amor oscuro, pubblicato<br />
da Macrf sulla rivista «SudPuglia<br />
», 2, giugno 1988, pp. 98-115),<br />
segna1a la singo1arita delle soluzioni<br />
editoriali sceIte, ribadendo invece la<br />
veridicita di un titolo unificante che<br />
sembra confermare, insieme all'unita<br />
strofica e tematica, 1'ipotesi di un piu<br />
complesso progetto poetico: un libro<br />
dí sonetti dell'amor oscuro, rimasto<br />
incompiuto, segno di un ritorno di<br />
Lorca alla precisa norma di metro e<br />
di rima.<br />
Ad un'analisi piu propriamente testua1e,<br />
in senso filologico e fonicoritmico,<br />
riportano le attente pagine di<br />
Gabriele Morelli. Come gia annunziato<br />
nel titolo (La «Cacela del amor desesperado»<br />
de Federico Carcía Lorca:<br />
variantes inéditas y lectura textual),<br />
oggetto della disamina sono le varianti<br />
inedite, commentate e offerte in<br />
completo regesto. Di queste alcune,<br />
ritenute espressive di un processo<br />
di progressiva riduzione formale e<br />
astrazione semantica, sono considerate<br />
come risolutive per la delineazione<br />
dell'intero disegno strutturale della<br />
poesia. Fa da supporto un'indagine<br />
fonematica, semantica e sintattica che<br />
evidenzia elementí allitteranti, opposizioni,<br />
identita, parallelismi, reiterazioni,<br />
interni legami tra strofa e strofa;<br />
e che evidenzia anche l'importanza<br />
della negazione come « índice constante<br />
de la comunicación verbal ». Un<br />
quadro insomma che individua in questa<br />
gacela un'oppressa denunzia, riscattata,<br />
quasi esaltata dai piu celati<br />
valori fonosímbolici.<br />
Un'ampia disamina e ricostruzione<br />
testuale, finalizzata a un sempre primario<br />
con tributo critico-interpretativo.<br />
ci e offerta dalle belle pagine di Giovanni<br />
Caravaggi sulla Casida de las
palomas oscuras (L'oscura verita delle<br />
colombe). Anche in questo caso la raccolta<br />
poetica, El diván del T amarit,<br />
e prima definita nella sua tormentata<br />
genesi, data di composizione, iter redazionale<br />
ed editoriale (il testo in<br />
stampa ridotto a un solo frammento,<br />
la pubblicazione postuma confortata<br />
dall'apografo dell'amico García Gómez)<br />
e poi studiata, concretizzata, nella<br />
precisa analisi della casida. Le quat·<br />
tro successive edizioni trascritte ci<br />
conducono fatalmente allo spoglio delle<br />
varianti (particolarmente significativa<br />
quella del v. 2 «van dos palomas<br />
oscuras»), alla 'polisemia poetica'<br />
della poesia, ad una lettura intertestuale<br />
che rifiutando una facile interpretazione<br />
letterale e realistica, recuperi<br />
al testo, pur nella volonta di<br />
una 'non profanazione' piu profondi<br />
significati allegorici e analogici.<br />
Dedicata ancora alla poesia (se si<br />
eccettua qualche rimando al Maleficio<br />
de la mariposa) e l'inventario della<br />
Microfauna lorchiana redatto da Gloria<br />
Biglino che, esaminando le occorrenze<br />
piu significative ne evidenzia la<br />
linea di continuÍta all'interno dell'intero<br />
corpus poetico lorchiano.<br />
Al teatro, e precisamente a El público<br />
e a Bodas de sangre, sono dedicati<br />
rispettivamente gli articoli di André<br />
Belamich e Daniela Aronica. Il primo<br />
(Claves para «El Público) sottolinea<br />
la modernÍta di un dramma che, senza<br />
azione, e tutto dinamizzato al suo<br />
interno, caratterizzato da personaggi<br />
moltiplicati in diverse e sovrapposte<br />
identita. Soffermandosi in particolare<br />
sul terzo quadro, ne ribadisce la variata<br />
simbologia: Gonzalo, trasposizione<br />
eroica e idealizzata del poeta; Enrique,<br />
caricatura dell'amato infedele;<br />
il pubblico, rappresentativo della societa;<br />
1'omosessualita, tema privilegiato<br />
come proclamata sfida. Afferma infine<br />
lo stato di esasperazione, furore,<br />
solitudine e soprattutto pena amorosa<br />
che ne ha guidato la scrittura. 11 secondo<br />
articolo (
tera di José Mora Guarnido, il sonetto<br />
San Nicolás el alto con qualche variante,<br />
ecc.) e di «El mundo en una lágrima<br />
», Note sulla poesía dí Francisco<br />
Carda Lorca di Giuseppe Mazzocchi<br />
che da un verso del poeta deriva appunto<br />
il titolo. Oggetto principale di<br />
indagine sono le fontí machadiane, gli<br />
echi juanramoniani, gli stessi indubbi<br />
legami con la poesia di Federico e,<br />
ínsieme ai temí ricorrenti, anche i toni<br />
individuali delineati in un'analisí<br />
mossa come articolato contrappunto<br />
tra i due poeti.<br />
AA.VV.<br />
LauraDoHi<br />
Universita di Salema<br />
Trent'anni di avanguardia spagnola<br />
- Da Ramón Gómez de la<br />
Serna a <strong>Juan</strong>-Eduardo CirIot<br />
Gabríele Morelli (a cura di)<br />
Jaca Book, Milano 1988<br />
. 94 .<br />
«Esiste un'avanguardia letteraria<br />
spagnola? ». Con questa domanda Gabriele<br />
Morelli apre in modo singolare<br />
un volume il cui titolo e senza dubbio<br />
pili assertorio. L'interrogativo tuttavia<br />
e inevitabile soprattutto se si proietta<br />
il fenomeno primonovecentesco spagnolo<br />
sullo sfondo dei movimenti europei.<br />
E un dato di fatto che la disparita<br />
fra quanti in quegli anni avvertivano<br />
il bisogno del letterato di testimoniarsi<br />
in modo nuovo ostacolo la<br />
formazione dí una avanguardia ispanica<br />
come vera e proprío movimento dotato<br />
di un credo estetico e ideologico<br />
omogeneo. Inoltre nel folto gruppo<br />
delle analisi che compongono questo<br />
Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong><br />
volume (realizzato da sedici studiosi<br />
italiani e spagnoli) pili volte l'avanguardia<br />
peninsulare risulta costituzionalmente<br />
scissa tra due realta: quella<br />
di un dibattito estetico costante e vigoroso,<br />
dai larghi consensi, e quella<br />
opposta di una debole sensibilizzazione<br />
ideologico-politica, spesso rimossa o<br />
magari genericamente raccolta attorno<br />
aH'opposizione tra presente e pass ato,<br />
tra futuro e tradizione. Non che siano<br />
mancati isolad gridi di rivoIta e propositi<br />
di un totale rinnovamento, ma,<br />
lungi dal percorrere il tormentato e cosciente<br />
iter dell'avanguardia francese,<br />
ogni proclama o manifesto degli spagnoli<br />
si proporra la liberazione ora dalla<br />
mimesi naturalistica, ora dal novecentismo,<br />
ora dal sentimentalismo, a<br />
difesa dell'autonomia assoluta dell'essere<br />
poetico e degli strumenti con i<br />
quali, primo fra tutti la metafora, raggiungere<br />
il mondo della creazione poetica,<br />
quel mondo cui Huidobro guardava<br />
come ad una realta essenziale, creata<br />
daH'uomo ma parí agli elementi<br />
della natura. Un'avanguardia dunque<br />
che si muove tutta nel recinto della<br />
letteratura. Non deve meravigliare<br />
perdo che i moniti pili radicali proveníssero<br />
dagli stranieri, in primis da<br />
Marinetti il cuí manifesto futurista rivoIto<br />
esplicitamente agli spagnoli e<br />
riportato nena preziosissima appendice<br />
al volume in compagnia di altri proclami<br />
e documenti futuristi, creazionisti,<br />
ultraisti e infine postisti che si<br />
fanno reciproca luce a mezzo delle loro<br />
diverse coloriture critiche.<br />
Un panorama questo che da G6mez<br />
de la Serna a Cirlot non e certo<br />
fadle racchiudere in uno sguardo storico-letterario;<br />
e di tale difficolta sono<br />
consapevoli gli studiosi che qui si<br />
trovano a riproporre in caleidoscopiche<br />
pagine i motívi e le problematiche<br />
di questo trentennio di avanguardia<br />
spagnola. Fra i motivi ricorrenti spicca<br />
la condanna del passato, che in Cansinos<br />
Asséns - come sottolinea Andrés<br />
Soda Olmedo - coincide con la<br />
proposta di una bellezza antistorica,
percio eterna sebbene attuale. Si potra<br />
osservare poi, che molti degli artisti<br />
di questa prima generazione avvertono<br />
il tragico fronteggiarsi di turris<br />
eburnea e « fascino multiforme della<br />
societa », un tema che in Cansinos<br />
non va disgiunto dal desiderio di non<br />
posarsi mai intellettualisticamente sul<br />
terreno acquisito. A proposito del difficile<br />
rapporto arte nuevo-pubblico,<br />
Luis de Llera e portato a riflettere<br />
sul con tributo «antisentimentalista»<br />
di un Ortega y Gasset tutto intento<br />
a definire il processo di affrancamento<br />
dal realismo romantico e positivistico:<br />
un'arte nuova per un pubblico nuovo.<br />
Ma non ci puo sfuggire in de Llera<br />
una sottile ma ostinata condanna degli<br />
estetismi «minoritari» dell'avanguardia<br />
(specie quelli ramoruani) quando<br />
questa la si spogli delle ragioni dell'impegno<br />
politico. D'altronde il credo<br />
artistico primonovecentesco in Spagna<br />
sembra non avere precise implicazioni<br />
né con il sociale né con la realta<br />
della guerra, ma tende, proprio tramite<br />
Ortega, a ispanizzare per cosi dire<br />
il sentimento di crisi di tutta l'Europa.<br />
Tra un elitario rifugio nell'estetismo<br />
fine a se stesso e il desiderio<br />
di affidarsi ad un'intuizione irrazionale<br />
al di la di ogni parte, l'avanguardia<br />
spagnola dovette certo sperimentare<br />
le difficolta derivanti dagli opposti<br />
schieramenti politici. Ma aquesta problematica<br />
il volume non presta invero<br />
molta attenzione privilegiando piuttosto<br />
un'analisi delle tendenze estetiche<br />
o delle singole poetiche.<br />
Nonostante questa omogeneita di<br />
intenti, l'atteggiamento critico e il grado<br />
di approfondimento dei contributi<br />
resta pero alquanto vario. Accanto<br />
alla presentazione dell'ambiente catalano<br />
ad opera di Giuseppe Grilli, corredata<br />
di un dizionarietto dell'avanguardia<br />
catalana e apprezzabile per i1<br />
suo valore informativo, si collocano<br />
tentativi di storicizzare il surrealismo<br />
cosi come di analizzare singoli poeti<br />
(Larrea, Aleixandre, CirIot). 10 studio<br />
di Gabriele Morelli su Huidobro<br />
. 95 .<br />
non solo mette a fuceo un' arte che<br />
tende ad essere altro dal reale, pura<br />
invenzione, ma tramite il poeta cileno,<br />
personaggio difficile e duro, fa<br />
emergere le fratture esistenti tra le<br />
tendenze artistiche del secondo decennio,<br />
e in particolare 10 sforzo costruttivo<br />
ed «etico» del creazionismo di<br />
unire immagini apparentemente inconciliabili<br />
di contro alla frammentazione<br />
deformante della realta ad opera dell'ultraismo.<br />
Difformita tra gli «istni»<br />
quindi, e a maggior ragione tra i poeti.<br />
1 quali, da Alberti ad Aleixandre,<br />
da Villalón a Garda Lorca, anche<br />
quando non aderirono ad alcuna corrente,<br />
in diversa misura accolsero nelle<br />
loro pagine elementi di avanguardia.<br />
Ma prima di costoro indubbiamente la<br />
figura di Huidobro non puo non essere<br />
la piu centrale di tutte. 11 suo<br />
messaggio, che definiremmo il piu<br />
pregnante in termini di avanguardia<br />
ispanica e tanto piu originale quanto<br />
piu il poeta rifiuto di pagare qualsiasi<br />
tributo agli automatismi scritturali<br />
dell'epoca (alla Bréton per intenderci),<br />
permise a quanti vi si ispirarono di<br />
agire liberamente in un fertile terreno<br />
dove l'esperienza linguistica e quella<br />
mentale erano ancora legate.<br />
Dal creazionismo al surrealismo.<br />
Jesús Garda Gallego non poteva sottrarsi<br />
al compito di definire il surrealismo<br />
spagnolo da un lato come<br />
movimento segnato da modalita diverse<br />
rispetto a quelle delle precedenti<br />
correnti peninsulari e dall'altro per 10<br />
scarto appunto dai meccanicismi della<br />
scuola francese. 1 dati qui forniti<br />
sulla ricezione del movimento in Spagna<br />
sono numerosi e considerevole la<br />
bibliografia. Tra Francia e Spagna, tra<br />
surrealismo e superrealismo, il ruolo<br />
della Catalogna (in cui operarono Dalí<br />
e Miró, Buñuel e Picasso) appare<br />
detertninante per l'integrazione, cosi<br />
connaturata all'esperienza surreale, di<br />
letteratura e arti figurative. Poeti come<br />
Diego e Larrea, quest'ultimo ampiamente<br />
rappresentato da un articD-<br />
10 di Jesús Garda Sánchez, offrono<br />
Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>
1'occasione di rifare, ancora una volta,<br />
attraverso le loro esperienze individuali,<br />
il percorso dell'avanguardia spagnola.<br />
Cosi, attraverso Larrea lo sguardo<br />
si allarga a11' America Latina nella<br />
quale la Spagna riusel a trovare quell'<br />
al di la che i colleghi francesi non<br />
seppero scoprire nell'Africa. Dall'autore<br />
di Versi6n celeste si passa con<br />
il veloce ma profondo sguardo di un<br />
poeta e critico quale Carlos Bousoño<br />
a vedere (e si direbbe a toccare con<br />
mano) come la tecnica surrealistica<br />
trovi una puntuale esemplificazione<br />
negli enunciati prima írrazíonali e poi<br />
alogici di Aleixandre.<br />
Che col passare degli anni l'avanguardia<br />
spagnola, sperimentata dentro<br />
e soprattutto fuori dell'ambito programmatico<br />
ed esclusivo degli «isrni»,<br />
tenda a recuperare cio che i pristini<br />
entusiasmi e i primi automatismi avevano<br />
ostracizzato non lo testimoniano<br />
soltanto le parole di un oppositore<br />
quale Dámaso Alonso ma anche il<br />
« naturalismo» del documentario buñueliano<br />
cui Agustín Sánchez Vidal<br />
dedica la sua attenzione. Ed e proprio<br />
nel cinema dove si incontrano in tutta<br />
la loro pregnanza surreale, sebbene in<br />
modo «paranoico» secondo Sánchez<br />
Vidal, il mondo dell'immagine e quello<br />
della parola. Si pensi in particolare<br />
alle sceneggiature nelle quali Gómez<br />
de la Serna, García Lorca ma spedalmente<br />
Dalí hanno tentato la piu<br />
estrema opera di sovvertimento surrealistico<br />
mediante la riappropriazione<br />
del concreto, lontani dalle astrazioni di<br />
marca francese e piu vicini semmai,<br />
come Dan ebbe a dichiarare, ai «materialisti»<br />
della cinematografía italiana.<br />
La problematica dello scarto dalla<br />
Francia, agitata dove piu dove meno<br />
in tutti gli articoli del volume riguardanti<br />
il surrealismo peninsulare, trova<br />
un'espressione assai definÍta nell'analisi<br />
di Antonio ]iménez Millán. Qui si fa<br />
evidente lo sforzo che gli spagnoli fecero<br />
per creare un modello poetico<br />
nuovo che, se non poteva disconoscere<br />
!'ideologia ultrapirenaica della creazio-<br />
. 96 .<br />
Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong><br />
ne, tendeva pero ad un dominio plU<br />
cosciente della scrittura e ad una qualche<br />
insopprimibile dialettica con la tradizione.<br />
Una dimensione questa in cui<br />
si innesta e si impone il rapporto sofferto<br />
tra arte e vita, intensamente presente<br />
in Cernuda, il quale, poeta e<br />
critico sensibilissimo alla temperie<br />
culturale del suo tempo, poteva forse<br />
meritare un'attenzione piu specifica in<br />
questo volume. Assieme a lui García<br />
Lorca, Alberti, Prados e Aleixandre<br />
rovesciano, per cosi dire, l'equazione<br />
orteghiana della «ragione vitale» secondo<br />
la quale l'arte «serve la vita »,<br />
e di conseguenza con loro la scrittura<br />
e intesa come tipo di vita e coincide<br />
con l'esistenza. Da qui alla necessita<br />
di un impegno ideologico e politico<br />
che verra a segnare la crisi degli «ismi»<br />
in terreno spagnolo il passo e breve.<br />
Sara la volta delle nuove riviste degli<br />
anni trenta, di una letteratura non<br />
piu «de vanguardia» ma «de avanzada<br />
», sara la volta di un testo quale<br />
El nuevo romanticismo di Díaz<br />
Fernández.<br />
La barriera alla avanguardia, barriera<br />
di natura ideologica, estetica e storiografica,<br />
era stata sollevata. Le teorie<br />
e i dettami dell'avanguardia di fatto<br />
presupponevano una élite che in<br />
Spagna, sosteneva Diaz Fernández, non<br />
esisteva neppure; solo i poeti avevano<br />
potuto e potevano interpretare in modo<br />
personale il forte elemento di<br />
dissoluzione del mondo contemporaneo<br />
che altrove era stato proposto nei termini<br />
di un credo collettivo. Negli anni<br />
successivi scarso rilievo ebbe la rivendicazione<br />
teorica operata dal postismo,<br />
frutto tardivo dell'immaginario<br />
astratto e inconscio, categoria questa<br />
sostanzialmente estranea a quei poeti<br />
spagnoli che rappresentarono in modo<br />
piu che mai dissociato e moderno, proprio<br />
perché individualmente, «il dramma<br />
contemporaneo della coscienza uníversale».<br />
Pietro Taravacci<br />
UniversitlJ di Trento
SALVADOR DALl<br />
Lettere a Federico<br />
Milano, Rosellina Archinto 1989<br />
«Era un honor para mí que Federico<br />
estuviera enamorado de mí. Aquello<br />
no era una amistad, era una<br />
pasión muy fuerte. Eso es la verdad».<br />
Con queste parole Salvador Dalí congedava<br />
1an Gibson, biografo di FGL,<br />
dopo un'intervista che aveva avuto<br />
come tema preferenziale la sua relazione<br />
col poeta granadino. (V. «El<br />
País », 26-1-1986). 11 punto di vista<br />
di Dalí e dunque chiaro e, oramai,<br />
definitivo. Quello che invece manca<br />
e il tassello complementare, la versione<br />
di Lorca che, forse, le sue lettere<br />
a Dalí potrebbero aiutare a costruire.<br />
Pare che (stando a quanto afferma il<br />
pittore) queste lettere siano andate<br />
perse, ma si sa che in queste cose<br />
non e mai detta l'ultima parola.<br />
Sulla natura del rapporto Lorca-Dalí,<br />
sul suo sviluppo e sui motivi di<br />
crisi fino alla rottura finale, si sono<br />
fatte molte speculazioni. 1 biografi<br />
lorchisti hanno ricostruito con una<br />
minuzia certosina ogni attimo della<br />
breve esistenza di Federico, nella quale<br />
l' amicizia con Dalí corre parallela<br />
ai suoi ultimi 13 anni. Dopo il libro<br />
di Antonina Rodrigo, Lorca-Dalí. Una<br />
amistad traicionada (Planeta, 1981),<br />
eloquente fin dal titolo, il volume di<br />
Gibson ugualmente ricco di dettagli<br />
su! rapporto tra i due amici, le memorie<br />
di Buñuel, connotanti anch'esse 1'amicizia<br />
fra i due ospiti della Residencia,<br />
il libro di Agustín Sánchez Vidal,<br />
Buñuel-Lorca-Dalí. El enigma sin fin<br />
(Planeta, 1988), vede la luce quest'anno,<br />
tradotto in italiano, l'epistolario<br />
a una voce Lettere a Federico a cura<br />
di Rafael Santos Torroella, per la casa<br />
editrice Rosellina Archinto.<br />
11 volume raccoglie un corpus di<br />
39 lettere, di cui una del padre di<br />
Salvador Dalí che informa Lorca (al-<br />
1'epoca dei fatti in viaggio negli Stati<br />
97 .<br />
Uniti) della cacciata di Salvador dalla<br />
famiglia in seguíto alle parole offensive<br />
scritte nei riguardi della madre<br />
nella mostra parigina del 1929, una<br />
di Ana María Dalí, sorella del píttore<br />
e amica di Lorca, e varie cartolíne<br />
cofirmate da piu amici. Se si considera<br />
l' arco di tempo che tale corrispondenza<br />
abbraccia, 1925-1936, non la si<br />
puo certo considerare fitta. Eppure,<br />
nonos tan te ripetute e decantate letture,<br />
non si riesce ad avere un'impressione<br />
netta e dominante del rapporto<br />
fra i due. Noi lasceremo da parte gli<br />
indizi, espliciti o celad dietro ardite<br />
metafore (
10 íniziale del gruppo, e qui non fa<br />
che ribadirle ([ ... ] sen'1.'altro il capo<br />
supremo della putrefazione poetica; la<br />
sua putrefazione e la peggiore di tutte,<br />
visto che vicino a lui perfino il<br />
grande e volgare porco Rubén Darío,<br />
per il suo pessimo gusto acquista una<br />
certa grazia sudamericana [ ... ]» p. 61).<br />
Ma e prendendo spunto dalla rivista<br />
Verso y prosa che Dalí si lascia andare<br />
a giudizi piuttosto severi: «e spaventoso<br />
il marasma putrefatto nel<br />
quale si muove tutta questa promo'1.ione<br />
di Prados, Altolaguírre, ecc. [. .. ]<br />
che gretto sentimentalismo. Mi fanno<br />
pena le tue cose casi uníche e vere<br />
confuse tra tutto questo» (p. 61).<br />
E a dimostrazione di come egli intendesse<br />
il suo identificarsi nell'ann<br />
<strong>Juan</strong> Ramón gli invia delle poesie<br />
sulle quali chiede a Larca insistentemente<br />
un giudizio. Sono gia avvettibili<br />
e nel testo e nelle parole che<br />
l' accompagnano i principií della poetica<br />
surrealista che Dalí ínizia ad accogliere<br />
e a fare propri, anche se ha<br />
piu volte dichiarato di essere 5tato<br />
da sempre surrealista. Scrive infatti<br />
«[. .. ] dobbiamo separarci dalla carogna<br />
della poetica storíca, antireale, decorativa<br />
che abbiamo ereditato, e cercare<br />
di evadere dalla nostra coesione<br />
inventata con la massima disinvoltura<br />
e la massima leggere'1.'1.a» (p. 64).<br />
Ma e la lettera .36, (che RST considera<br />
la pil! importante di tutto l'epistolario)<br />
risalente al settembre del<br />
1928, che veicola in maniera sistematica<br />
e, sembrerebbe, premeditata, il<br />
pensiero del catalano sul libro Romancero<br />
gitano appena pubblicato. Alcuni<br />
commentatori fanno risalire aquesta<br />
lettera, al suo contenuto, l'origine dei<br />
dissapori e del conseguente allontanamento<br />
dei due amici, ma RST crede<br />
che non solo a Lorca non siano parse<br />
gravi le critiche rivoltegli da Dalí ma<br />
che addirittura in parte le abbia accoIte<br />
(come risulta dalla lettera di<br />
Federico indirizzata a Gasch nella<br />
quale avalla il parere negativo di Salvador.<br />
V. nota 1 p. 1.34). Segno del-<br />
• 98 .<br />
Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong><br />
l'influenza sempre cres
GABRIELE BERSANI BERSELLI,<br />
FRANCESCO CRIARI, MANUEL<br />
FERNANDEZ MONTESINOS, MA<br />
RIOHERNANDEZ, RAFAEL LOZA<br />
NO MlRALLES, PIERO MENARINI<br />
Lorca, 1986<br />
a cura di Piero Menarini,<br />
Bologna, Atesa Editrice 1987<br />
Nel 50° anniversario della morte<br />
di Lorca, nei giomi 28-29-30 novembre<br />
1986, l'universita di Parma ha<br />
promosso una serie di manifestazioni<br />
- rappresentazioni teatrali, lettura di<br />
poesie, incontri di studio, creazioni<br />
musicali - in un fervido «Omaggio<br />
a Garda Lorca ». Da quelle giornate<br />
nasce questa raccolta di studi che contiene<br />
anche la partitura per violoncello<br />
e arpa composta da Francesco Chiari<br />
per accompagnare la 1ettura della<br />
«Canción del gitano apaleado» eseguita<br />
da Alicia Martínez Crespo, nel<br />
giorno dell'inaugurazione.<br />
Come annuncia il curatore nella<br />
Presentazione, la raccolta mira a contribuire<br />
«alla crescita degli studi lorchiani<br />
». Ma se tale proposito puo<br />
dirsi compiuto per glí e1ementi inediti<br />
che i vari saggi utilizzano o fanno emergere,<br />
colpisce che in essi non compaiano<br />
i risultati di fruttuose linee di<br />
ricerca che progressivamente hanno<br />
dato contomi piu precisi alla figura<br />
di Lorca, per esempio intomo alla sua<br />
attenzione verso tradizioni culturalí<br />
« altre », oppure intorno alla sua diversita<br />
sessuale e alla poesia che da<br />
quella diversita ha tratto origine (si<br />
pensi ai Sonetos del amor oscuro recentemente<br />
studiati in Italia da Mario<br />
Socrate).<br />
Noi ci fermeremo qui prevalentemente<br />
sul saggio di Rafael Lozano Miralles,<br />
Racía la edicí6n de Impresiones<br />
y paisa;es. Las «concordancias »,<br />
che ha íl merito di riconsiderare una<br />
delle opere giovanili di Lorca nel senso<br />
che vedremo, ma prima vogliamo<br />
passare rapidamente in rassegna gli<br />
. 99 .<br />
altri saggi che costituiscono questo<br />
Lorca, 1986.<br />
Il primo saggio e di Manuel Fernández<br />
Montesinos, nipote di Lorca. La<br />
preocupaci6n social de García Lorca<br />
- questo e il titolo del saggio - ricostruisce,<br />
attraverso alcuni articoli di<br />
stampa comparsi negli anni '40, come<br />
sia stata strumentalizzata l'immagine<br />
del poeta in funzione di linee polítiche<br />
contrastantí. Pur presentando nell'impianto<br />
delle argomentazioni elementi<br />
di astrattezza generica, come nell'affermazione,<br />
«Lorca [. .. ] se inserta en<br />
una tendencia que es congénere a casi<br />
toda la literatura española: un sentido<br />
de libertad », iI lavoro di Montesinos<br />
anticipa la diffusione di documenti<br />
che solo con l'edizione Aguilar delle<br />
Obras Completas del 1986, sono poi<br />
state accessibili al grande pubblico. Le<br />
conclusioni a cui arriva Montesinos,<br />
secondo il quale l'impegno del poeta<br />
era motivato da sensibilita verso i<br />
problemi sociali, ci sembra riduttivo.<br />
Appaiono comunque significativi di<br />
una posizione política inequivocabile<br />
gli esempi addotti contro il tentativo<br />
- per esempio di José M. Pemán -<br />
di chiudere Lorca nello schema di poeta<br />
che canta « la pena y la luna ». Fra<br />
glí elementi portati da Montesinos e<br />
iI discorso pronunciato a Fuente Vaqueros<br />
nel 1931, dopo la proclamazione<br />
della Repubblica, in cuí Lorca<br />
cita « el gran Lenin », e versione provvisoría<br />
di Grito hacía Roma contenuto<br />
in Poeta en Nueva York, il cui titolo<br />
in origine era Oda de la in;usticia<br />
e che riecheggiava, in versi poi cancellati,<br />
i1 Manifesto Comunista del<br />
1848.<br />
Del lorchista spagnolo Mario Hernández<br />
e il saggio Cronología de « Bodas<br />
de sangre» (1928-1938), ilustrada<br />
con la palabra de Federico García<br />
Lorca. Con la sicurezza che gli deriva<br />
da una lunga dedizione agli studi<br />
lorchiani, Hernández ripercorre il decennio<br />
che va dal periodo in cuí ropera<br />
fu ideata, probabilmente su un<br />
fatto di cronaca, fino alla sua rappre-<br />
Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>
sentazione a Parigi nel 1938. La ricostruzione<br />
crono1ogica nOn si limita<br />
alle testimonianze sulle v1cende legate<br />
alla gestazione dell'opera, ma si addentra<br />
nei rapporti di LOIca con attori,<br />
registi teatrali, amici, intellettuali,<br />
nei retroscena che resero possibile<br />
le varíe rappresentazioni di Bodas de<br />
sangre. Interessante e, per esempio, il<br />
quesito lasciato aperto da Hernández<br />
a proposito del ruolo della Madre nel<br />
dramma. Dalla sua ricostruzione si<br />
puo ipotizzare che l'importanza attribuitale<br />
potrebbe essere stata determinata<br />
dal tatto che Margarita Xirgu,<br />
amica e attrice di fiducia del poeta,<br />
avrebbe dovuto esserne I'interprete.<br />
Nel saggio L'uomo dei dolori (Struttura<br />
ed esegesi del Quadro V de El<br />
público), e Piero Menarini ad affrontare<br />
alcuni dei numerosi problemí di<br />
un testo sul qua1e la critica 10rchiana<br />
ha assunto posizioni notevolmente divergenti.<br />
Nel porsi in apetto dibattito<br />
sia con queglí studi che considerano<br />
l'omosessualíta nel dramma come unica<br />
chiave interpretativa (ma se e vero<br />
che non e l'unica, non la si puo nemmeno<br />
eludere, come pure fa Menarini)<br />
, sia con quelli che esaminano 1'0pera<br />
neIla sua «struttura» globale,<br />
cercando in questo modo di spíegarne<br />
la complessita, Menarini ritíene che<br />
l'esame vada condotto piuttosto sull'<br />
«assetto formale della trama» e quindi<br />
sía «Piu corretto [ ... ] allora abbandonare<br />
in questo caso I'abusato<br />
termine «struttura» e parlare, come<br />
appunto fa la studiosa [María Clementa<br />
Millán] , di «complejidad argumental<br />
». Con queste premesse e<br />
ipotizzando che ciascun Quadro possegga<br />
una sua struttura peculiare, I'autore<br />
del saggio limita la sua analisi al<br />
Quadro V, del quale rileva i diversi,<br />
complessi meccanismi, l'articolato uso<br />
dei «doppi », con effetti di moltiplicaZÍone<br />
dd significati, la tecnica cinematografica<br />
delle sequenze contemporanee,<br />
gli elementi di teatro nel teatro.<br />
I tre livelli di rappresentazione,<br />
con gli sconfinamenti daU'uno aH'al-<br />
. 100 .<br />
Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong><br />
tro che costituiscono una carattertstlca<br />
dell'intera opera, sono COS1 schematizzati<br />
da Menarini: 1) quello del<br />
dramma stesso; 2) quello del «teatro<br />
al aire libre»; 3) queIlo del «teatro<br />
bajo la arena». Ricostruito i1 significato<br />
del «Desnudo» aIl'interno deí<br />
testi dello stesso Lorca, Menarini conduce<br />
il lettore attraverso progressíve<br />
scoperte per cuí, seguendo la linea<br />
della complessa visione lorchiana del<br />
Cristo, la scena del «Desnudo rojo»<br />
e vista come drammatizzazíone del<br />
teatro, della Passione-Via Crucis, e del<br />
rito della messa.<br />
A chiusura del volume il saggío di<br />
Rafael Lozano Miralles, Hacia la edición<br />
de Impresiones y paisajes. Las<br />
« concordancias », ha il merito di<br />
aver scelto come oggetto uno fra i líbri<br />
di Larca meno noti e meno studiati.<br />
Il saggio e la sintesi di una<br />
tesi di dottorato diretta da Piero Menarini,<br />
({ Impresiones y paisajes» de<br />
F Carda Larca: las concordancias y<br />
los problemas textuales para una edición,<br />
(Universita di Bologna 1986),<br />
con cui Miralles estende idealmente a<br />
Impresiones y paisajes l'elaborazione<br />
compiuta dal gruppo di A.M. Pollin,<br />
A Concordance lo the Plays and<br />
Poems 01 Federico Carda Lorca. Ma<br />
con questo lavoro Miralles si propone<br />
di andare oltre e annuncia di voler<br />
proseguire nella messa a punto di un<br />
dizíonario del lessico lorchiano da indudere<br />
in un pi\¡ vasto progetto di<br />
computerizzazione den'intera opera di<br />
Larca.<br />
Come avverte nena «Introducción»,<br />
l'autore si pone l'obiettivo di fornire<br />
un utile strumento di consultazione<br />
per quanti, necessariamente degli specialistí,<br />
affrontino i problemi relativi<br />
al lessico di Garda Lorca. Impresiones<br />
y paisajes e infatti la raccolta nella<br />
quale per la prima volta e formalizzato<br />
il lessico lorchiano, utile quindi<br />
per poterne valutare l'evoluzione e<br />
l'organizzazione linguistica. Rispetto ai<br />
risultati ottenuú con strumentí tradizionali,<br />
la computerízzazione delle
concordanze (pur nei limiti propri di<br />
questo tipo di lavori) ha l'innegabile<br />
vantaggio della precisione e della rapidita<br />
di consultazione.<br />
Miralles esplicita preliminarmente<br />
e propone soluzioni ai problemi testuali<br />
e linguistici che ha dovuto affrontare.<br />
Per computerizzare il lessico<br />
contenuto nel testo si e posto anzitutto<br />
il problema di trovare una edizione<br />
affidabile, in assenza di una edizione<br />
critica concordemente accettata<br />
dagli studiosi. Delineate le ragioni per<br />
escludere le due edizioni delle Obras<br />
completas, di Losada e di Aguilar, opera<br />
la sua scelta, motivandola, sulla prima<br />
edizione di Granada dell' a\ltile<br />
1918, rimasta l'unica autonoma, riprodotta<br />
in facsimile nel 1981 dalla Editorial<br />
Don Quijote, anch'essa di Granada.<br />
Tale scelta ha comportato peraltro<br />
la necessita di affrontare la<br />
correzione degli errori tipografici o di<br />
alcuni particolari grafici, l'accentuazione,<br />
le grafie fonetiche, la punteggiatura.<br />
E in questo senso che il saggio si<br />
pone come punto di partenza per l'edizione<br />
critica di Impresiones y paesa;es,<br />
cosi come e annunciato nel titolo<br />
Hacia la edición ...<br />
Il saggio e articolato in tre parti,<br />
delle quali la prima affronta i problemi<br />
testuali e linguistici di cui si e parlato,<br />
preliminari alla formulazione delle<br />
concordanze e delle frequenze dei<br />
lemmi; la seconda, Un fenómeno léxico<br />
semántico: «el alma y los sentidos<br />
», esamina quantitativamente i due<br />
termini «el alma y los sentidos» nel<br />
Prólogo di Impresiones posto in rapporto<br />
con il corpus dell'opera. Le sue<br />
conclusioni non sono lontane da quelle<br />
condotte sull'opera lorchiana in generale<br />
da M. Laffranque, da G. Dfaz<br />
Plaja e da L.H. K1ibbe, per i quali<br />
Impresiones, costituisce la genesi della<br />
riflessione estetica di Lorca.<br />
La terza parte del saggio, Las concordancias<br />
(corredata dalle osservazioni<br />
di Gabriele Bersani Berselli sulla<br />
elaborazione elettronica effettuata),<br />
espone i criteri con cui sono stati in-<br />
. 101 •<br />
dividuati i campi semantici degli elementi<br />
visivi, ripartiti in: gli astri, la<br />
h.1ce e il colore, i colori. Gli indid<br />
di frequenza di questi campi, a ragione<br />
non interpretati dall'autore ma<br />
scmplicemente riprodotti, rivelano che<br />
si tratta dei piu alti nell'intera opera<br />
di Lorca, e percio gia indicativi della<br />
ricerca di un linguaggio poetico di cui<br />
Impresiones y paisa;es costituisce iI<br />
primo embrione.<br />
Pina Rosa Piras<br />
Universitli di Roma<br />
«La Sapienza»<br />
FEDERICO CARetA LORCA<br />
Canciones y Primeras Canciones<br />
Edición crítica de Piero Menarini<br />
col. Clásicos Castellanos,<br />
Madrid, Espasa Calpe 1986<br />
poesle medite<br />
a cura di Piero Menarini<br />
Milano, Carzanti 1988<br />
E con Canciones che Lorca prende<br />
per la prima volta, drammaticamente,<br />
coscienza del suo essere poeta<br />
e scrive il primo vero « libro»<br />
poetico. Alla raccolta, che riunisce un<br />
centinaio di componimenti scritti tra<br />
il 1921 e il 1924, Lorca comindo<br />
a lavorare a partire dal 1926, come<br />
testimoniano le numerose lettere a<br />
familiari ed amici, e ne organizzo la<br />
struttura intorno a «micro-contesti»<br />
appositamente creati 1, che determina-<br />
1 Cfr. la « Introducción» di Piero Men¡trini<br />
a Canciones y Primeras Canciones,<br />
Madrid, Espasa CaIpe 1986, p. 14.<br />
Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>
ono il criterio di scelta dei poemi.<br />
Del travaglio che sottosta alle Canciones<br />
fa fede l'impressionante numero di<br />
varianti al testo.<br />
Tre le operazioni messe in atto da<br />
Lerca nell'organizzazione del volume<br />
di Canciones: selezione ("He suprimido<br />
las canciones rítmicas a pesar de<br />
su éxito, porque así lo quería la Claridad.<br />
Quedan las canciones ceñidas a<br />
mi cuerpo y yo dueño del libro. Mal<br />
poeta .. , ¡Muy bien! pero dueño de su<br />
mala poesía ")2; revisione, con un lavaro<br />
lungo e tormentato di limatura,<br />
rielaborazione e depurazione che ha<br />
generato il gran numero di varianti a<br />
cui accennavamo prima; infine la ricerca<br />
di un'unita tematica piu che<br />
cronologico-biografica. Lorca stesso, in<br />
una lettera al fratello Francisco, si<br />
meravigliava di aver raggiunto in Canciones<br />
una "rarísima unidad" 3,<br />
Canciones, libro tormentato e intimo,<br />
in cuí sono contenuti versi divenuti<br />
poi celeberrimi ("Arbolé, arbolé",<br />
"Córdoba lejana y sola" ... ) doveva anche<br />
essere, nelle intenzioni di Federico,<br />
lo strumento per affrancarsi dallo stereotipo<br />
di "poeta dei gitani",<br />
Lerca ne affidü il manoscritto (originale,<br />
copia unica!) all'editore Prados,<br />
lasciando a lui l'onere della trascrizione<br />
dei testi, pullulanti di cancellature,<br />
ripensamenti e varianti. Compito,<br />
questo, quanto mai delicato e<br />
ingrato e difatti cosl si sfogava l'editore:<br />
"Tengo aún sus [de Federico]<br />
originales primeros, pero de ellos a<br />
la imprenta hay que pasar antes por<br />
veintemil líos desconocidos e indescifrables,<br />
así es que sin una copia clara<br />
y definitiva es inútil intentar nada.<br />
No conté yo con esto al traerme sus<br />
papeles ... ¿Qué podrá hacerse?" 4.<br />
2 Lettera di Federico Garda Lorca a<br />
Jorge Guillén, gennaio 1927, in Epistolario,<br />
a cura di Christopher Maurer, t. n,<br />
Madrid, Alianza 1983, p. 23.<br />
3 Cfr. lettera a Francisco García Lorca,<br />
febbraio 1926 (in Epistolario op. cit., r.<br />
1, p. 143).<br />
4 Lettera medita di Emilio Prados a<br />
. 102'<br />
Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong><br />
Nonostante le lungaggini di Federico,<br />
sempre restío a pubblicate, le<br />
Canciones videro la luce a Málaga, il<br />
17 maggio 1927, in un supplemento<br />
di "Litoral". Per la seconda edizione<br />
(1929), García Lorca preferl la "Revista<br />
de Occidente".<br />
Se per Canciones si puo parlare di<br />
una pubblicazione annundata, sbandierata<br />
in numerose lettere ad amid<br />
ben prima che i manoscritti venissero<br />
dati alle stampe, piu misteriosa appare<br />
la genesi delle Primeras Canciones.<br />
Lorca non le menziona mai; ne parla<br />
in un'intervista apparsa su un quotidiano<br />
argentino il 14 ottobre 1933<br />
come di un regalo di nozze per un<br />
amico poeta e tipo grafo nel quale<br />
non e difficile riconoscere Manuel Altolaguirre.<br />
E il carattere di "occasionalita"<br />
delle Primeras Canciones ne ha<br />
segnato in un certo senso il destino:<br />
Belamich e García-Posada hanno preferito<br />
includerle tra le Suites e i Sonetos;<br />
Mario Hernández e Piero Menarini<br />
ne hanno invece rivendicato il carattere<br />
di originalita e singolarita, pubblicandole<br />
quindi come raccolta autonoma.<br />
Durante le ricerche nell'archivio lorchiano<br />
per l'edizione critica di Canciones<br />
e Primeras Canciones, Menarini<br />
ha scoperto 45 inediti, per lo piu canzoni<br />
(inserite in appendice al volume<br />
delle Canciones). I motivi che portarono<br />
Larca alla loro esclusione dal corpus<br />
delle canzoni poi pubblicate furono<br />
puramente tematici; i testi scartati<br />
mal si inserivano infatti nelle sezioni<br />
in cui la raccolta era stata articolata<br />
e furono accantonati. Ma la loro qualita<br />
poetica e alta: niente scarti o frutti<br />
acerbi, dunque, ma un Lerca al meglio<br />
delle suepossibilita.<br />
Queste canzoni inedite vengono ora<br />
proposte nella traduzione italiana, curata<br />
da Piero Menarini, in un volume<br />
Jorge Guillén, per concessione di Chtistopher<br />
Maurer, citata ndIa «Introducción,><br />
a Canciones y Primeras Canciones, op.<br />
cit., pp. 8-9.
pubblicato da Garzanti. E probabile<br />
che a questi inediti altri se ne aggiungano,<br />
in un futuro non troppo lontano.<br />
E noto infatti come Lorca solesse<br />
regalare ad amici e conoscenti<br />
manoscritti originali, accompagnati magari<br />
da un disegno, senza preoccuparsi<br />
di conservarne una copia. Cío ha comportato,<br />
come e ovvio, una dispersione<br />
della sua opera in mille inconoscibili<br />
direzioni, e i ritrovamenti di frammenti<br />
e opere di Lorca sono ormai all'ordine<br />
del giorno.<br />
In Poesie inedite, Menarini ha dato<br />
unita e rigore ad un materiale che<br />
finora aveva trovato un ordine sparso<br />
su riviste spedalizzate e pubblicazioni<br />
di varia natura. La raccoha si apre<br />
con un poema (del 1917} di forte<br />
impatto emotivo, se si pensa che e<br />
la prima poesia scritta da Lorca, allora<br />
appena diciannovenne [« ... Sobre<br />
tu cuerpo había penas y rosas"], ove<br />
compaiono questi versi splendidi e terribi1i:<br />
"El mundo imponente sigue su<br />
carrera. / Los hombres son en él incidente<br />
banal. / Los sueños se adueñan<br />
de la luz fantasmal".<br />
Tra gli altri inediti qui proposti<br />
brilla lo splendido "Nocturno de marzo",<br />
che i lettori italiani hanno il singolare<br />
privilegio di leggere - in anteprima<br />
mondiale - nella versione completa<br />
(la seconda parte era gia stata<br />
pubblicata nel 1986 da Eutimio Martín)5.<br />
Data, il "Nocturno", al 19 marzo<br />
1922: "Esta noche perfecta / de Marzo<br />
/ viene el eco del Eco / a mi cuarto.<br />
/ Es un prisma de viento / rosado<br />
/ lleno de fuegos / fatuos /<br />
donde convergen todos / los puntos<br />
del espacio. / [ ... J Yo siento que me<br />
pesa / el infinito. Los astros / giran<br />
en mi cabeza / y un cansancio / me<br />
invade. / ¡Un cansancio / amarillo /<br />
y lejano!".<br />
Giuliano Soria<br />
(Universita di Torino)<br />
5 In Eutimio Martín, Federico Carda<br />
Larca, heterodoxo y mártir, Madrid, Siglo<br />
XXI de España Editores 1986.<br />
. 103 .<br />
AA.VV.<br />
Federico García Lorca bajo el cielo<br />
de Nueva Granada<br />
Compilaci6n, presentaci6n y notas de<br />
Vicente Pérez Silva<br />
Serie «La Granada Entreabierta », 42<br />
Bogotá, Instituto Caro y Cuervo 1986,<br />
pp. 293<br />
«Definitivamente parece como si<br />
cumplidos los treinta años del fusilamiento<br />
de Lorca, su figura continuara<br />
condenada a una especie de malentendido<br />
universal. Habla un idioma que<br />
es entendido por otros creadores, pero<br />
la crítica no es capaz de suscitar ese<br />
espacio resonador que es inherente a<br />
toda obra y que debe permitir que<br />
surja en su verdad hist6rica... La paradoja<br />
está en que a pesar de la multitud<br />
de intentos críticos, la exégesis<br />
desemboca, salvo las excepciones de<br />
un Werner Krauss, un Marcilly, una<br />
Laffranque, en todo género de delirios<br />
interpretativos" (pag. 138).<br />
Pur ritenendo ingrata la scelta di<br />
tre sole "excepciones" nell'universo dei<br />
orchisti, tuttavia il brano di Carlos<br />
Rincón, incluso nell'omaggio voluto<br />
dall'Instituto Caro y Cuervo nel cinquantenario<br />
della morte del poeta granadino,<br />
e tra queIli che piu chiaramente<br />
invita a considerare aperta la<br />
questione Lorca, a percorrere cioe la<br />
strada del sistema esegetico piu che<br />
dell'apologia. Ed e, l'articolo di Rinc6n<br />
(" Lorca y la tradici6n"), tra i<br />
contributi critici piu suggestivi della<br />
raccolta, spesso dominata dai toni emozionanti<br />
dell'evocazione e dei ricordi.<br />
D'altronde non potrebbe essere altrimentí:<br />
l'omaggio colombiano al poeta<br />
e anche memoria del suo soggiorno<br />
americano di cui la scrittura di quanti<br />
lo conobbero o frequentarono mantiene<br />
l'impressione vivissima di un Federico<br />
che "era la exuberancia en persona.<br />
Sus ojos, su voz, su frente denunciaban<br />
una inteligencia en ignici6n. Sus<br />
risas, sus palmadas, su modo de tomarlo<br />
a uno del brazo y echar a cami-<br />
Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>
. 104 .<br />
nar a lo largo de la calle deeían de su<br />
cordialidad de camarada. Tenia un sentido<br />
dionisíaco de la amistad y si para<br />
alguien se inventó la palabra filadelfia<br />
fue para él" (César Tiempo, "Como<br />
conocí a Federico", pago 239).<br />
Tra memoria ed esegesi si muove<br />
percio la pubblicazione del Caro y<br />
Cuervo, ancora commossa da quel grido<br />
andaluso arrívato in saluto a Bernardo<br />
Arias Trujillo, nel novembre del<br />
1933 a Buenos Aires. "- Adiós Ariaz<br />
Trujiyo, buen viaje y abrazos a Jorge<br />
Zalamea. y dezHe que el otro año voy<br />
a Bogotá con Margarita Xirgu ... ".<br />
E gia nel 1937 la Colombia ricordava<br />
queIla promessa, tragicamente mancata,<br />
coi tributi di Daría Achury Valenzuela,<br />
Gregario Castañeda Aragón,<br />
Eduardo Carranza, Lino Gil Jamarillo,<br />
Rafael Maya, Daría Samper ed Eduardo<br />
Zalamea Borda, raccolti, insieme<br />
con altri, nella Revista de las Indias,<br />
di Bogotá.<br />
Ritornano, alcuni di questi antichi<br />
omaggi, nel volume del 1986, contribuendo<br />
a restituire le emozioni di quei<br />
giorni come se mai fossero trascorsi;<br />
ci consentono anche di riviverli, quei<br />
giorni, in cui siseppe della morte di<br />
Larca. Vengono loro aggiunti l'intensissima,<br />
e forse inedita, conferenza tenuta<br />
da Rafael Alberti al Teatro Colón<br />
di Bogotá nell'aprile del 1960 e<br />
accompagnata dagli interventi recitati<br />
di Maria Teresa León e Jorge Zalamea;<br />
i versi colombianí scritti in memoria<br />
del poeta da Eduardo Carranza,<br />
Releían Martán Góngora, Isabel Lleras<br />
de Ospina, BaudilIo Montoya, Odilio<br />
Mora Serna, Jorge Pacheco Quintero,<br />
<strong>Juan</strong> Manuel Roca, Manuel F.<br />
Rugeles, Darío Samper; le testimonianze<br />
personali, oltre che di Alberti,<br />
di Francisco Gareía Lorca, Manuela<br />
Manzanares, César Tiempo e Raúl<br />
Roa.<br />
I pochi interventi critici sono peraltro<br />
rilevanti: di Eduardo Camacho<br />
Guizado e "El llanto por Ignacio Sánchéz<br />
Mejías, elegía funeral!"; di Gustavo<br />
Correa "Romancero gitano"; di<br />
Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong><br />
Vicente Pérez Silva, "Evocación y presencia<br />
de Federico García Lorca"; di<br />
Carlos Rincón "Lorca y la tradición"<br />
(conferenza anch'essa finara inedita).<br />
Nonostante l'estrema varieta dei toni<br />
nell'approccio al poeta e alla SUa<br />
opera, quest'omaggio colombiano trova<br />
unÍta nei due argomenti centrali che<br />
con maggiore frequenza lo attraversano,<br />
riflesso di quelle suggestioni che<br />
Larca fortemente trasmise agli intellettuali<br />
nazionali: la morte e la tradizione<br />
spagnola.<br />
Sano specialmente le parole di Jorge<br />
Zalamea, di cui la raccolta ripropone<br />
quel breve epistolario gia comparsa<br />
nella Revista de las Indias ne11937,<br />
a ricordare quegli episodi della vita<br />
di Larca in cui profeticamente viene<br />
presentita una morte (la propria) e la<br />
morte , quale segno di un mostruoso<br />
perdurare,dell'unico perdurare degli<br />
assenti. E sul tema ritornano, quasi<br />
con ossessione, anche gli studi sulla<br />
poesia, in particolare sul "Llanto" a<br />
stabilire - nella creazione artistica lorchiana<br />
- il dominio di "ciertas y desconcertantes<br />
facultades telúricas que<br />
venían a constituir en el poeta granadino<br />
como un sexto sentido" (pag.<br />
174). Sono queste facolta a suggellare,<br />
ancora una volta, quel misterioso essere<br />
del poeta nel mondo, alimentato<br />
da un sentire cosmico e profondo, che<br />
in non poca misura contribuisce alla<br />
sua elevazione nelle memoria dei contemporanei.<br />
Il seccondo argomento ricorrente e<br />
quello della tradizione che, tanto il<br />
poeta quanto il drammaturgo, trasfondono<br />
nel moderno, consentendo alla<br />
letteratura spagnola una nuova qualita,<br />
ovvero: "una nueva conciencia histórica<br />
y el entronque pleno con la tradición<br />
democrática nacional que alienta<br />
en las formas consagradas por el teatro<br />
del siglo de oro. Larca asume esta tradición<br />
y da así cumplimento a una ley<br />
decisiva del proceso de liberación histórica<br />
de su propio pueblo, el cual<br />
está obligado para conseguirla a asumir<br />
sus tradiciones y superarlas. Al ha-
cerse agente de esa ley, Lorca alcanza<br />
su plena realización de artista al elevarse<br />
al papel de sujeto de la historia.<br />
El título de artista nacional a pocos<br />
cabe tanto como a él" (pag. 156).<br />
Un omaggio, pertanto, quelIo colombiano,<br />
che saIuta il poeta in una atmosfera<br />
di permanente nostalgia ma anche<br />
. 105·'<br />
di continuita delI'opera nella cntIca:<br />
tributo sensibilissimo (e importante)<br />
che piu di altri fa riflettere sulla straordinaria,<br />
persistente presenza di Federico<br />
García Lorca nelIa cultura di<br />
oggi, di domani.<br />
Emilia Perassi<br />
(Torino)<br />
Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>
CONSUELO GARCtA BLANCO<br />
lOSÉ MANUEL REGALADO<br />
GARetA<br />
Literatura española del siglo XX<br />
Salamanca, Plaza Universitaria Ediciones,<br />
1988, pp. 246<br />
Una guida agilissima, rivolta agli<br />
studenti che si accingono a frequentare<br />
l'Universita, che si adatta ai programmi<br />
di COD proposti dall'Ateneo<br />
di Salamanca. Suddiviso in due sezioni<br />
distinte - prosa e poesia del nostro<br />
secolo - il volume e un utilissimo<br />
strumento di sintesi per orientarsi<br />
tra temi e problemi delle lettere<br />
spagnole, anche recentissime e allo<br />
stesso tempo funziona come stimolo<br />
di approfondimento grazie ai temi di<br />
riflessione che gli autori propongono ai<br />
loro giovani lettori.<br />
LUCtA GUERRA CUNNINGHAM<br />
Texto e ideología en la narrativa<br />
chilena<br />
Minneapolis, Prisma Institute, 1987,<br />
pp. 249<br />
L'autrice ha rinunciato a seguire<br />
schemi rigidi che mal si adattano all'andamento<br />
irregolare, cronologico e<br />
generazionale, della linea evolutiva della<br />
narrativa cilena per fissare alcuni<br />
momenti chiave nella produzione letteraria<br />
del CHe. Si da spazio a opere<br />
- come El habitante de la esperanza<br />
di Pablo Neruda - o autori<br />
come nel caso delle scrittrici cilene in<br />
generale, cui finora la critica non ha<br />
prestato grande attenzione. E anche<br />
alle nuove generazioni e alla narrativa<br />
dell'esilio.<br />
lOAO GUIMARAES ROSA<br />
Le sponde delI'alIegria<br />
Traduzione di Giulia Lanciani<br />
Torino, S.E.I., 1988, pp. 208<br />
108 .<br />
1 ventuno tacconti (estórias, secondo<br />
l'autore, ovvero narrazioni non tanto<br />
di un fatto quanto dell'evento, un<br />
momento nuovo, unico e irripetibile,<br />
che non si lascia incasellare dai parame<br />
tri che fanno invece la storia) che<br />
compongono questa raccolta ruotano<br />
tutti interno ad un perno ideale. Domina<br />
il tema del viaggio, che in questo<br />
caso si addentra nel labirinto della<br />
cose, nella loro realta magica e silenziosa,<br />
pronta a svelarsi solo a chi<br />
ha il coraggio di andarla a cercare.<br />
IGNAZIO DI LOYOLA<br />
Esercizi spirituali<br />
Traduzione di Martino J. Severi<br />
Milano, TEA, 1988, pp. 127<br />
« Con il termine di esercizi spirituali<br />
s'intendono tutti i modi di esaminare<br />
la coscienza, di meditare, contemplare<br />
e pregare con le parole o con la<br />
mente, ed ogni altra attivita spirituale<br />
... ». Ignazio di Loyola scrisse gli<br />
Esercizi nelle sue linee essenziali durante<br />
un ritiro a Manresa durato circa<br />
un anno. Questa nuova edizione li<br />
presenta preceduti da un saggio di<br />
Roland Barthes.<br />
BERNARD MC GUIRK<br />
RICHARD CARDWELL eds.<br />
Gabriel Garda Márquez. New<br />
Readings<br />
Cambridge, Cambridge University<br />
Press, 1987, pp. 230<br />
Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong><br />
Una raccolta di saggi che si propone<br />
di avvícinare tanto il lettore comune<br />
come lo studente di letteratura, con<br />
una pluralita di approcci critici, alla<br />
ricca varieta di tecniche narrative dello<br />
scrittore colombiano. Tutti i principali<br />
romanzi di Garda Márquez -<br />
da Cent' anni di solitudine a L' autunno<br />
del patriarca, da Cronaca di una morte<br />
annunciata a L'amore ai tempi del
calera - vengono passad in rassegna,<br />
insieme con una selezione di racconti.<br />
Il volume include il discorso pronunciato<br />
dallo scrittore in occasione della<br />
consegna del Premio Nobel nel<br />
1982 e un 'amplia bibliografía delle<br />
opere e degli studi su García Márquez<br />
reperibilí in lingua inglese.<br />
JOSÉ ANTONIO MARAV ALL<br />
Velázquez e lo spirito della modernita<br />
Traduzione di Pier Luigi Crovetto e<br />
Daniela Carpani<br />
Genova, Marietti, 1988, pp. 149<br />
«L'opera di Velázquez, espressione<br />
fra le piu sincere ed equilibrate del<br />
rapporto di uno spagnolo con i1 mondo<br />
e con gli uomini del suo tempo,<br />
pUO offrirci un punto di prospettiva<br />
singolarmente fecondo per ripercorrere<br />
quella parte del nostro passato,<br />
quell'epoca cOSl problematica che si e<br />
convenuto chiamare epoca del Barocco<br />
». Né critica pittorica né esplorazione<br />
di un momento specifico di storia<br />
dell'arte, o perlomeno non solo<br />
quello nel saggio di Maravall. La figura<br />
di Velázquez viene assunta come<br />
osservatorio privilegiato di un 'epoca ,<br />
per capire come il barocco vedeva e<br />
interpretava se stesso e quali significati<br />
dava al bello, alla natura, al naturaleo<br />
SILVINA OCAMPO, ADOLFO<br />
BIOY CASARES<br />
Chi ama, odia<br />
A cura di Angelo Morino<br />
Torino, Einaudi, 1988, pp. 134<br />
Romanzo a quattro mani, scritto<br />
dalla celebre coppia argentina, nel<br />
1946, nel rispetto del piu classico ge-<br />
. 109 .<br />
nere poliziesco, con una strizzadna<br />
d'occhio ai piu famosi rappresentanti<br />
del genere.<br />
Nell'Hotel Central di Bosque del<br />
Mar - una localita balneare argentina,<br />
appartata e battuta dal vento -<br />
e stato commesso un delitto. Mary<br />
l'uccisa traduceva per mestiere libri<br />
gia1li; tutti gli ospiti dell'albergo sono<br />
sospettabili, tutti hanno un possibile<br />
movente. Una tempesta di sabbia<br />
isola l'hotel dal resto del mondo.<br />
E in attesa che giunga la polizia e<br />
Humberto Hubermann, un medico<br />
omeopatico, a improvvisarsi detective.<br />
CANDIDO PANEBIANCO<br />
L'esotismo indiano di Gustavo<br />
Adolfo Bécquer<br />
Roma, Bulzoni, 1988, pp. 109<br />
Alla fine del Settecento, grazie alle<br />
traduzioni di classici delle letterature<br />
asiatiche (e di quella indiana in particolare)<br />
si diffonde in tutta Europa il<br />
gusto per l'Oriente. Bécquer lo medio<br />
tramite Chateaubriand, Hugo, Lamartine,<br />
Balzac e 10 rífonde nelle celeberrime<br />
Leyendas. Questo studio ricostruisce<br />
la genesi dell'esotismo indiano<br />
nello scrittore spagnolo, che si fonda<br />
oltre che su una tendenza comune all'epoca,<br />
su una infatuazione per una<br />
cívílta ritenuta la piu andca e la piu<br />
saggia e anche sulla lettura di testi in<br />
sanscrito.<br />
Códice de autos viejos. Selección<br />
Edici6n de Miguel Angel Pérez Priego<br />
Madrid, Editorial Castalia, 1988,<br />
pp. 241<br />
I1 Códice de autos VieJOS e un<br />
manoscritto conservato gia dal 1844<br />
neI1a Biblioteca Nacional di Madrid.<br />
1 novantasei pezzi drammatici in esso<br />
contenuti costituiscono una delle piu<br />
Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>
antiche collezioni dell'antico teatro sacro<br />
spagnolo. In questa edizione viene<br />
proposta una selezione di sette<br />
opere, con l'intenzione di offrire una<br />
serie rappresentativa dei principali e<br />
piu caratteristici temi e argomenti<br />
drammatici del codice.<br />
HORACIO QUIROGA<br />
Anaconda e altri racconti<br />
Traduzione di Fausta Antonucci<br />
Roma, Editori Riuniti, 1988, pp. 266<br />
Dopo Racconti d'amore, di follia e<br />
di morte pubblicati nell'87 sempre<br />
dagli Editori Riuniti, ecco in traduzione<br />
italiana una selezione di racconti<br />
scelti tra varie raccolte. Tutti i temi<br />
piu cari allo scrittore uruguayano sono<br />
rappresentati: I'amore, la follia e<br />
la morte, appunto, ma anche le selve<br />
e gli animali e quel regno vago e indistinto<br />
che sta tra la realta e il<br />
más allá. Apre il volume "Anaconda",<br />
il racconto che da il titolo ad una<br />
delle piu belle raccoIte dello scrittore<br />
e che era anche il nome dato da Quiroga<br />
al circolo da lui fondato a Buenos<br />
Aires dopo i lunghi mesi trascorsi<br />
nelle foreste di Misiones.<br />
GEOFFREY RIBBANS, ].E. V AREY<br />
Dos novelas de Galdós: «Doña<br />
Perfecta» y «Fortunata y Jacinta»<br />
(Guía de lectura)<br />
Madrid, Editorial Castalia, 1988,<br />
pp. 235<br />
Riedizione, corretta e aumentata, di<br />
due saggi gia pubblicati in inglese nel<br />
1971 e nel 1977 rispettivamente. Anche<br />
la bibliografía e stata ampliata e<br />
aggiornata. Un'analisi minuziosa dei<br />
principali aspetti di due romanzi tra<br />
i piu noti di Pérez Galdós, tappe esemplari<br />
nel suo percorso artistico. Vengono<br />
presi in esame temí, strutture,<br />
. 110 .<br />
personaggi, stile, cnUca sociale, tecniche<br />
narrative etc. in un linguaggio<br />
che si rivolge anche al non specialista.<br />
DUQUE DE RIV AS<br />
Don Alvaro o la fuerza del sino<br />
Edición, introducción y notas de Alberto<br />
Blecua<br />
Barcelona, Planeta, 1988<br />
L'impossibile amore di don Alvaro<br />
per la nobile fíglia del marchese di<br />
Calatrava e il filo conduttore di questo<br />
dramma composto a Parigi ma rappresentato<br />
per la prima volta a Madrid<br />
nel 1835. Scritta per i1 pubblico<br />
parigino, l'opera suscito non poche<br />
perplessita fra i letterati spagnoli che,<br />
legad ancora a certe « regole del buon<br />
gusto », non erano pronti ad accogliere<br />
il nuovo ed originale dramma che<br />
inaugura in Spagna l'epoca romantica.<br />
L'opera, infatti, si distacca notevolmente<br />
dalla tradizione c1assica,<br />
introducendo alcune importanti novita<br />
che sarebbero state ampiamente<br />
sfruttate negli anni successivi. E' il<br />
primo dramma spagnolo in cui non<br />
compaiono solo i c1assici eroi tragici,<br />
ma anche alcuni realistici personaggi<br />
della commedia e del sainete.<br />
MARIO DE SA-CARNEIRO<br />
La confessione di Lúcio<br />
Traduzione di Luciano Allamprese<br />
Palermo, Sellerio Editore, 1987,<br />
pp. 119<br />
Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong><br />
Lúcio Vaz, un giovane scrittore di<br />
belle speranze, e accusato di ayer ucciso<br />
i1 marito della sua amante, i1 poeta<br />
Ricardo de Loureiro. 1 due amici si<br />
erano conosciud a Parigi, in un ambiente<br />
bohémien; dopo un anno di<br />
separazione si ritrovano a Lisbona.<br />
Ricardo si e nel frattempo sposato con<br />
Marta, e i1 tempo trascorso sembra
aver operato su di lui un cambiamento<br />
inquietante. Anche Marta e una<br />
strana creatura: non ha un passato,<br />
non ha nulla da ricordare. Sembra<br />
aver cominciato ad esistere solo dal<br />
giorno del matrimonio. O, forse, non<br />
esiste nemmeno ... «Un sorprendente<br />
connubio di romanzo psicologico e<br />
fantastico, romanzo autobiografico e<br />
di mera finzione narrativa ».<br />
PACO IGNACIO T AlBO JI<br />
Eroi convocati<br />
Tradu:done di Gloria Corica e Pino<br />
Cacucci<br />
Bologna, Agalev Edizioni, 1989, pp.<br />
110<br />
Il 2 ottobre 1968, mentre fervevano<br />
i preparativi per le Olimpiadi, un<br />
immane massacro sconvolse Citta del<br />
Messico. 1 militari caricarono la folla<br />
di studenti e gente comune convenuta<br />
in piazza per protestare contro<br />
tutto e si lasciarono alle spalle un<br />
bagno di sangue. Due anni piu tardi<br />
il cronista Néstor, ferito gravemente<br />
da un maniaco assassino di prostitute<br />
a cui dava ostinatamente la caccia, dal<br />
suo letto d'osepdale convoca un eser-<br />
. 111 .<br />
cito di eroi libreschi - da Sandokan<br />
a Sherlock Holmes - per ritentare<br />
la Rivolta e vendicare i morti del Sessantotto.<br />
BINY AMIN DA TUDELA<br />
Itinerario<br />
Tradu:done di Giulio Busi<br />
Rimini, Luisc, 1988, pp. 101<br />
Per la prima volta in traduzione<br />
italiana, nella bella collana di Luise<br />
dedicata a « gli erranti» - i viaggiatori<br />
ebrei - compare il celebre e discusso<br />
Itinerario di Binyamin da Tudela.<br />
Negli anni sessanta del secolo<br />
XII, il rabbi Binyamin, nativo di Navarra,<br />
partl da Tudela per ripercorrere<br />
in quella che sarebbe stata una<br />
lunghissima peregrinazione, la diaspora<br />
della sua gente. Con pazienza e<br />
ostinazione il rabbi raggiunse ogni angolo,<br />
anche il piu nascosto e impervio,<br />
alla ricerca delle tracce del suo popolo<br />
disperso. E di ogni luogo Binyamin<br />
annoto le cose viste e udite, in<br />
un resoconto appassionato e ricco di<br />
meraviglia.<br />
Emilia Perassi<br />
Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>
tancia por dotar a una ciudad como<br />
Florencia de un punto de encuentro<br />
en el que sea posible entrar en COl:}.<br />
tacto con la cultura española medial:}.<br />
te diversas iniciativas culturales y ful:}.<br />
damentalmente, a través de la ense·<br />
ñanza y la difusión de la lengua española,<br />
supone un paso adelante en el<br />
esfuerzo por incrementar la presencta<br />
y difusión de la cultura española en<br />
Italia. El Centro Español de Estudi{)s<br />
de Florencia se ha hecho realidad<br />
gracias al esfuerzo de la prof. Carlota<br />
Nicolás (Directora del Centro) y de<br />
la prof. Clara Cancho (Jefe de Est\¡dios),<br />
ideadoras y promotoras del<br />
proyecto, y a la buena disposici6n del<br />
Ayuntamiento de Florencia y del In:,;tituto<br />
Español de Roma, que lo han<br />
apoyado y patrocinado.<br />
En la mesa redonda intervinieron<br />
. 114 .<br />
Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong><br />
las profesoras Encarnaci6n Garda de<br />
Dini, de la Universidad de Pisa, que<br />
present6 la ponencia Topici letterari<br />
e consuetudini urbane di <strong>Juan</strong> de Pina,<br />
Silvia Monti de la Universidad de Verona<br />
que habló sobre La polemica sul<br />
tabacco y Maria Grazia Profeti, también<br />
de la Universidad de Verona, y<br />
conductora de la mesa redonda, quien<br />
present6 el tema Utopia e scrittura<br />
al femminile in Mariana de Carvajal.<br />
Esperamos que este sea el primero<br />
de toda una serie de manifestaciones<br />
culturales que solidifiquen este futuro<br />
Centro, y celebramos que iniciativas<br />
de este tipo vivifiquen y acrecienten<br />
la presencia, en muchas ocasiones<br />
escasa, de la lengua y cultura<br />
españolas en Italia.<br />
Manuel V ázquez<br />
Universidad de Roma
· 115 .<br />
CONVEGNI E CONGRESSI<br />
«Segundo coloquio sobre Tirso de Molina»<br />
Nell' ambito delle attivita culturali<br />
del Dipartimento di Studi Unguistieí<br />
e Letterari dell'UniversitlJ di Salerno,<br />
la cattedra di Ungua e Letteratura<br />
Spagnola ha organizzato, sotto la dire·<br />
zione sdentifica della Prof. Laura Dol·<br />
fi, un nuovo convegno. Si e trattato<br />
questa volta (si ricordino le preceden·<br />
ti manifestazioni sul cinema spagnolo<br />
nel 1987 e su Federico García Lorca<br />
nel 1988) di un incontro internazionale<br />
su un celebre drammaturgo del Sei·<br />
cento. Il titolo «Segundo coloquio<br />
sobre Tirso de Molina» ricollega que·<br />
sto convegno al primo incontro euro·<br />
peo tenuto nel 1984 a Copenaghen.<br />
I lavod si sono aperti luned'i 8<br />
maggio alle ore 9,30 alla presenza del<br />
Rettore e delle piu alte autorita ac·<br />
cademichej sono intervenuti illustri<br />
ispanisti stranieri, esperti dell'opera di<br />
Tirso de Molina: Padre Luis Vázquez,<br />
direttore della rivista tirstana «Estu·<br />
dios », María del Pilar Palomo del·<br />
I'Universitlt dí Madrid, José María<br />
Reyes Cano dell'Universita di Barcellona,<br />
Marc Vi/se dell'Universita di<br />
Toulouse, Alan K.G. Paterson dell'Universitlt<br />
di Sto Andrews, Henry Sullivan<br />
dell'Universita del Michigan.<br />
I temi allrontati, anch'essi variati,<br />
son o stati suddivisi in due giornate.<br />
La mattina di luned'i tre interven ti dedicati<br />
alla commedia che vede come<br />
protagonista Don Giovanni e che e<br />
(Salerno, 8-10 maggio 1988)<br />
stata analizzata sia dal punto di vista<br />
filologico che piu strettamente interpretativo,<br />
inquadrata anche in una<br />
generale dimensione europea. Ha ini·<br />
ziato infatti Luis íl ázquez con Pasajes<br />
discutidos en «El Burlador de Sevilla»:<br />
fijación textual e interpretación, sono<br />
seguiti Achille Mango con Diabolus<br />
sive dia-bo1us e Marc Vitse con Un<br />
comentario de textos: el doble convite<br />
del « Burlador de Sevilla». Il pomeriggio<br />
i lavori son o proseguiti con altri<br />
interventi sul teatro da parte di Alan<br />
K.G. Paterson, « La Santa <strong>Juan</strong>a »; ni<br />
santa, ni beata; di Marcello Gammardella,<br />
1 principi di Salerno in quattro<br />
commedie di Tirso; di Laura Dolfi,<br />
Lessico e funzionalita drammatica in<br />
« Por el sótano y el torno ». Il giorno<br />
successivo sono stati affrontati altri<br />
aspetti della personalitlt del mercedario:<br />
Tirso y la novela histórica con<br />
particolare riferimento alla raccolta<br />
Deleytar aprovechando (María del Pilar<br />
Palomo), Sobre la lfrica de Tirso,<br />
un'indagine sulle componenti neoplatoniche<br />
(José María Reyes Cano), e infine<br />
El motivo del incesto en el drama<br />
de Tirso: una orientación lacaniana<br />
(Henry Sullivan). Un interessante e<br />
lungo dibattito ha chiuso le tre sessioni<br />
dei lavori.<br />
Gli Atti del convegno saranno pubblicati,<br />
a cura di Laura Dolfi, presso<br />
la casa editrice ESI di Napoli.<br />
Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>
sessione po meridiana, presieduta dai<br />
professori Cesare Casula (Universita<br />
di Cagliari) e Antonio Melis (Universita<br />
di Siena), con gli interventi Giulia<br />
Lanciani (Universita di Roma «La<br />
Sapienza»), Il meraviglioso come scarto<br />
tra sistemi culturali; Guadalupe<br />
Fernández Ariza (Universita di Malaga),<br />
«El Carnero» de <strong>Juan</strong> Rodríguez<br />
Freyle y la prosa renacentista<br />
española; Teodosio Fernández<br />
(Universita Autonoma di Madrid),<br />
La América del Conde de Keyserling;<br />
Luis de Llera (Universita di<br />
Trento), El exilio de 1936-39 como<br />
redescubrimiento de América en<br />
Eduardo Nicol; Marco Cipolloni (Progetto<br />
CN.R. «Italia-America Latina»),<br />
Magia, scienza e religione nel meraviglioso,<br />
alle origini dell'immaginario<br />
moderno: dal mito messianico delle<br />
profezie apocalittiche all'utopia ecumenica<br />
della conversione.<br />
Il Convegno si e concluso giovedz<br />
9 febbraio con i lavori della V sessio-<br />
. 117 .<br />
ne, presieduta dai professori Giovanni<br />
Battista De Cesare e Giulia<br />
Lanciani. Gli ultimi interventi son o<br />
stati quelli di Raúl Crisafio ([stituto<br />
Universitario di Lingue Moderne di<br />
Milano), Sigüenza y Góngora: el viajero<br />
inmóvil; Pier Luigi Crovetto (Universita<br />
di Pescara), Il meraviglioso «a<br />
lo divino»;: i segni dell' Apocalisse<br />
nella «Carta al Emperador» di Motolínía;<br />
Paolo Collo (Progetto V Ceno<br />
tenario), L'intervento miracoloso nel<br />
Nuovo Mondo convertito. Infine sano<br />
intervenuti gruppi di ricerca del Progetto<br />
CN.R. «Italia-America Latina»<br />
ed il pro/. Giuseppe Bellini: sano co<br />
S1 state definite le modalita per proseguire<br />
i progetti del CN.R. «Italia<br />
America Latina », ed e altres! emersa<br />
la proposta di fondare una Associazione<br />
Universitaria Italiana dei Docenti<br />
di Ispanistica.<br />
Primeras Jornadas sobre la lengua española<br />
Durante los días 13 y 14 de marzo<br />
de 1989, y ba;o el título «El español:<br />
vehículo de comunicación y cultura», se<br />
han celebrado en Roma las «Primeras<br />
Jornadas sobre la lengua española ».<br />
Esta iniciativa, patrocinada por la Emba;ada<br />
de España y el Instituto Español<br />
de cultura en colaboración con el<br />
Ministero della Pubblica Istruzione<br />
Italiano, nos parece de crucial importancia<br />
por ser la primera vez que las<br />
instituciones oficiales italianas afrontan<br />
el tema del español que hasta el<br />
momento sólo había contado con la<br />
limitada atención y las esporádicas<br />
iniciativas de los organismos españoles.<br />
Anunciadas como unas Jornadas dedicadas<br />
a los profesores de español,<br />
en la realidad de su realización y de-<br />
(Roma, 13-14 maggio 1989)<br />
Michela Finassi<br />
Torino<br />
sarrollo se quedaron en una mera toma<br />
de conciencia y se vieron reducidas al<br />
ob;etivo primario de mostrar una buena<br />
disposición por parte de las autoridades<br />
organizadoras.<br />
Después de la presentación de las<br />
Jornadas, en la que se apuntó la cifra<br />
de 763 como la de los profesores<br />
que actualmente se dedican a la enseñanza<br />
del español en Italia, y en la<br />
que se puso de manifiesto el desconocimiento<br />
y falta de interés sobre<br />
el tema que hasta el momento ha caracterizado<br />
a las autoridades italianas,<br />
la sesión de ponencias se inauguró<br />
con la intervención del pro/. Gregario<br />
Salvador, que habló del español<br />
en el mundo como lengua de relación.<br />
Durante su exposición, puso<br />
Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>
de relieve la importancia del español<br />
y su crecimiento en los últimos años,<br />
a pesar de la carencia de una política<br />
lingüística que apoye el crecimiento<br />
y la difusión del español en el mundo.<br />
No obstante no haya presentado en<br />
su conferencia aspectos desconocidos<br />
para el profesor de español, su reflexión<br />
sobre la importancia del español<br />
y su capacidad de futuro, ojalá pueda,<br />
por lo menos, ayudar a que las<br />
autoridades competentes tomen conciencia<br />
de la situación de la lengua<br />
española, de su importancia y de su<br />
papel en el ámbito internacional.<br />
A esta primera panorámica sobre la<br />
difusión y relieve de la lengua española<br />
en el mundo, siguieron toda una<br />
serie de ponencias presentadas por diversas<br />
personalidades del mundo académico<br />
y político que hablaron sobre<br />
distintos aspectos, a veces demasiado<br />
divergentes, de carácter político y I o<br />
cultural del mundo hispánico.<br />
La intervención de mayor interés<br />
para el profesor de español fue la del<br />
prof. Emilio Prieto de la Universidad<br />
de Salamanca, quien con el título La<br />
enseñanza del español, presentó el<br />
proyecto del «Curso multimedia de<br />
español », apuntando algunas reflexiones<br />
sobre qué es una lengua y qué<br />
lengua es la que hay que enseñar a<br />
los estudiantes extranjeros, en linea<br />
con las más recientes reflexiones en<br />
didáctica del español - enfoque comunicativo<br />
- y que constituyen la<br />
base teórico-metodológica que configuran<br />
los distintos materiales del curso.<br />
Adoptando como punto de referencia<br />
una visión de la lengua concebida como<br />
instrumento de actuación social,<br />
teniendo muy presente la necesidad<br />
de superar el lastre que hasta hace<br />
muy poco ha supuesto el elitismo en<br />
la enseñanza del español y adaptando<br />
ésta a los nuevos públicos (no todos<br />
los que aprenden una lengua son filólogos<br />
o literatos, ni tienen porqué<br />
serlo), el curso multimedia se configura<br />
como 65 unidades distribuidas en<br />
dos ciclos de 39 y 26 unidades cada<br />
. 118 .<br />
uno, al final de los cuales el alumno<br />
tendría que haber alcanzado el denominado<br />
nivel umbral, definido en los<br />
trabajos del Consejo de Europa. Como<br />
soportes, en el curso multimedia, se<br />
integran materiales Video, Audio, Gráfico<br />
e Informático.<br />
A pesar del interés informativo de<br />
la ponencia del prof. Prieto se echó<br />
en falta una reflexión mayor sobre la<br />
configuración de los materiales, y<br />
hubiera resultado conveniente presentar<br />
alguna de las unidades piloto que<br />
ya se han realizado, para que su intervención<br />
pudiera ser una presentación<br />
real del Curso y no quedarse en<br />
la mera función de noticia.<br />
En la segunda sesión, el prof. Romera<br />
del Castillo presentó un panorama<br />
de la literatura española actual,<br />
y el escritor Antonio Gala habló de<br />
Andalucía y su influencia en la cultura<br />
española.<br />
En la tercera sesión intervinieron<br />
el rector de la Universidad Internacional<br />
Menéndez Pelayo que habló del<br />
tema «España hoy. Aspectos sociales.<br />
políticos y económicos de la España<br />
más reciente », y D. José Manuel Garrido,<br />
Director General del Instituto<br />
Nacional de las Artes Escénicas y de<br />
la Música del Ministerio de Cultura,<br />
que presentó el tema «La actividad<br />
cultural española. El papel de los<br />
poderes públicos ».<br />
Por últimos, en la cuarta sesión, el<br />
embajador de México en Atenas habló<br />
sobre el V Centenario y el pasado y<br />
futuro de la comunidad de hispanohablantes.<br />
Las Jornadas se cerraron<br />
con la proyección de la pelicula «El<br />
disputado voto del señor Cayo ».<br />
En líneas generales, el éxito de las<br />
Jornadas fue un tanto escaso. En su<br />
realidad concreta de conjunto de conferencias<br />
sobre el mundo hispanohablante<br />
le faltó la coherencia interna<br />
y la temática común que permiten<br />
la reflexión y el debate que caracterizan<br />
la configuración de unas Jornadas,<br />
así como la referencia explícita a<br />
Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>
la lengua española como lengua extran<br />
;era que enseñar y difundir, tal como<br />
habría requerido su presentación<br />
como primeras Jornadas, en Italia,<br />
sobre Lengua Española, dirigidas a los<br />
profesores de español. Resultó también<br />
sorprendente la ausencia de la mayor<br />
parte de los nombres actualmente relevantes<br />
en el tema de la enseñanza<br />
del español.<br />
No de;amos de valorar la importan-<br />
. 119 .<br />
cia testimonial y política del acontecimiento<br />
y esperamos que, superándose<br />
y me;orándose, estas Jornadas sobre<br />
Lengua Española puedan convertirse<br />
en una cita anual para todos los que,<br />
en Italia, nos ocupamos de la enseñanza<br />
del español.<br />
Manuel V ázquez<br />
Facultad de Magisterio<br />
Universidad de Roma<br />
« Attualita della poesia spagnola e latinoamericana»<br />
A poco piu di un anno di distanza<br />
0-4 marzo 1988) dall'interessante e<br />
proficuo convegno su «La traduzione<br />
del testo poetico» organizzato dall'Jstituto<br />
Universitario di Bergamo, alla<br />
quale presero parte poeti e studiosi<br />
di varie parti del mondo, le Cattedre<br />
di Lingua e Letteratura Spagnola e<br />
ispanoamericana dell'U niversita di Bergamo<br />
e di Milano, con il patrocinio<br />
del C.N.R. e del Dipartimento di Lingue<br />
e Letterature Neolatine, continuando<br />
suUa stessa linea di sensibile<br />
attenzione verso il fenomeno poetico<br />
nei suoi molteplici aspetti, hanno promosso<br />
un Convegno di Studi Jnternazionale<br />
su « Attualita della poesia spagnola<br />
e latinoamericana », celebratosi<br />
il 3-4-5 aprile scorso. Da segnalare anche<br />
questa volta la doppia presenza di<br />
poeti e di studiosi della poesia, e di<br />
poeti a loro volta interpreti e critici<br />
di altri poeti. E il caso, per esempio,<br />
della nutrita rappresentanza dei giovani<br />
(e meno giovani) poeti spagnoli<br />
contemporanei: Francisco Brines,<br />
Claudio Rodríguez (della denominata<br />
Generación del '50 o Brines-Rodríguez),<br />
Guillermo Carnero, Antonio Colinas,<br />
Luis Antonio de Villena (Novísimos<br />
e epigoni), Amparo Amorós, Mario<br />
Hernández e Clara Janés (sfuggiti,<br />
per ora, a una etichetta). Mentre<br />
(Bergamo-Milano, 3-4-5 aprile 1989)<br />
a Bergamo vari autori hanno esposto<br />
all'attento uditorio, partendo dalla<br />
propria esperienza, i fondamenti della<br />
loro poetica e una rapida storia del<br />
loro percorso di artisti illustrato da<br />
numerose letture di testí, a Milano<br />
Guillermo Carnero ha «smontato ;>,<br />
come egli stesso ha precisato, «un<br />
giocattolo ;>, nella fattispecie un'impenetrabile,<br />
o quasi, poesia di Jaime<br />
Gil de Biedma, per mostrarne i meccanismi<br />
tutti interni e camulfati su<br />
cui si regge e definendo meglio il concetto<br />
di «culturalismo» che, spesso<br />
in senso peggiorativo, definisce un<br />
aspetto dei novísimos. Luis Antonio<br />
de Villena, invece, ha abbozzato i caratteri<br />
dell'ultima generazione poetica,<br />
i Posnovísimos (definizione coniata da<br />
lui stesso) o Generación del '80 (secondo<br />
un altro critico e antologista,<br />
Luis García Martín). Tratto predominante<br />
di questi giovani poeti, o di<br />
una buona parte di essi, e il ritorno<br />
incondizionato alla tradizione. E qui<br />
risiede anche, sempre secondo L.A. de<br />
V., il rischio di un nuovo neoclassicismo,<br />
basato sull'assunzione della poetica<br />
dell'imitatio senza, come e auspicabile,<br />
il superamento del modello, cosa<br />
che toglie in que sto modo ortgtnalita<br />
alta produzione poetica ultimissima.<br />
Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>
Delucidazioni e riflessioni stimolanti<br />
sono venute anche dagli interventi<br />
di Víctor Garda de la Concha<br />
e Díez de Revenga che hanno tracciato<br />
un quadro della poesia (dal '27<br />
ad oggi) il primo e parlato del magistero<br />
dei poeti maggiori sulle giovani<br />
generazioni, il secondo.<br />
Per il versante latinoamericano, ugualmente<br />
hanno reso testimonianza<br />
numerosi poeti, alcuni dei quali « forzosamente»<br />
europei da vari anni, che<br />
hanno proposto brani della loro opera<br />
(1. Eduardo Rivera e Roberto<br />
Sosa) e interpretazioni critiche della<br />
attuale poesia dei rispettivi paesi d'origine.<br />
COSt il poeta cileno Waldo<br />
Rojas ha par/ato dell'avanguardia e<br />
della tradizione nella poesia cilena degli<br />
anni '60, mentre Dante Liano (autore<br />
di un'antologia, con ampio studio<br />
introduttivo, apparsa lo scorso anno<br />
presso Bulzoni, dal titolo Poeti del<br />
. 120 .<br />
Guatemala) e Antonio Melis, instancabili<br />
osservatori e studiosi dei fenomeni<br />
letterari, e non solo, delt'America<br />
Latina, hanno parlato rispettivamente<br />
del Gruppo «Nuevo Signo» nella<br />
poesia guatemalteca e di Nicanor<br />
Parra.<br />
La riflessione sulla poesía, non piu<br />
spagnola e latinoamericana, ma in tesa<br />
in senso piu generale come linguaggio<br />
letterario specifico, la cui natura e risorse<br />
non sono andate ancora esaustivamente<br />
indagate, si e arricchita dí<br />
un contributo teorico da parte di Giuseppe<br />
T avani che ha riproposto, articolandola<br />
in modo originale e sempre<br />
piu convincente, la definizione di «ritmema»<br />
come unita minima del ritmo<br />
e questo come connotatore massimo<br />
e tratto distintivo del genere poesia rispetto<br />
agli altri codici letterari.<br />
Tip. Arti Grafiche Moderne - Roma, via R. Battistini, 20<br />
Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong><br />
Antonina Paba<br />
Venezia