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quaderni ibero,..americani - Fundación Juan March

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<strong>quaderni</strong><br />

<strong>ibero</strong>,..<strong>americani</strong><br />

Todo puede ser uno<br />

65-66<br />

OMAGGIO A FEDERICO GARCÍA LORCA<br />

ATTUALITA CULTURALE<br />

PENISOLA IBERICA E AMERICA LATINA<br />

TORINO<br />

BULZONI EDITORE - ROMA<br />

Giugno-Dicembre 1989 - Ciclo XVII - Volume IX<br />

Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>


GIUSEPPE BELLINI, Presentazione .<br />

ARTICOLI:<br />

SOMMARIO<br />

Fascicolo 65-66 - Ciclo XVII - Volume IX<br />

(Giugno-Dicembre 1989)<br />

ORESTE MACRI, Da un « folleto» per « Nozze di sangue»<br />

GrovANNI CARAVAGGI, Note consuntive ad un silloge controversa: le<br />

« Primeras Canciones» di F.G. Lorca<br />

PIERO MENARINI, Una poesia giovanile di Lorca: Nocturno de marzo<br />

GABRIELE MORELLI, Aspetti e forme dell'oralita nell'epistolario 10rchiano<br />

ANTONIO MELIS, Lo spirito della musica nel Poema del Cante Jondo<br />

UBALDO BARDJ, García Lorca e la poesia italiana del Novecento<br />

IN MEMORIAM:<br />

GIULIANO SORIA, Nicolás Cuillén (1902-1989)<br />

RECENSIONI:<br />

Pago 91, Federico Carcía Lorca. Saggi crítici nel cinquantenario della<br />

morte (a cura di Gabriele Morelli) (LAURA DOLFI); pago 94,<br />

AA.VV., Trent'anni di avanguardia spagnola. Da Ramón Cómez<br />

de la Serna a <strong>Juan</strong> Eduardo Cirlot (PIETRO TARAVACCI); pago 97,<br />

Salvador Dalí, Lettere a Federico (TONINA PABA); pago 99,<br />

AA.VV., Lorca, 1986 (a cura di Piero Menarini) (PINA ROSA PI­<br />

RAS); pago 101, FEDERICO GARCÍA LaRCA, Canciones y Primeras<br />

Canciones (a cura di Piero Menarini) e FEDERICO GARCÍA LaRCA,<br />

Poesie inedite (a cura di Piero Menarini) (GIULIANO SORIA);<br />

pago 103, AA.VV., Federico Carcía Lorca bajo el cielo de Nueva<br />

Granada, (EMILlA PERASSI).<br />

SEGNALAZIONI<br />

Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong><br />

Pago 1<br />

» 2<br />

» 6<br />

» 20<br />

» 41<br />

» 55<br />

» 71<br />

» 89<br />

» 106


QUADERNI<br />

IBERO -AMERICANI<br />

Collana di « Testi e Studi»<br />

1. GERMÁN PARDO GARCÍA - Poemas Contemporáneos. Texto con versión<br />

de Renzo Gíacheri, Torino, 1953.<br />

2. Il «Refranero» attribuito al Marqués de Santillana. A cura di G.<br />

M. Bertíni, Torino, 1957.<br />

3. Romances novelescos españoles en América. Premessa, note e glossario<br />

a cura di G. M. Bertini, Torino, 1957.<br />

4. JosÉ DE CAÑIZARES - Angélica y Medoro. Zarzuela inédita, edición<br />

crítica de Julio Molinaro y Warren T. Me. Cready, Torino, 1958.<br />

5. Poeti spagnoli tradizionalisti del secolo XVI. (Castillejo, Silvestre,<br />

D. Hurtado de Mendoza, S. de Horozco). A L"Urá di G. M. Bertini,<br />

Torino, 1960. .<br />

6. Antología poética de Pablo Neruda. Ensayo introductívo de Pablo<br />

Luís Avila, Torino, 1960.<br />

7. Cuatro poetas mexicanos contemporáneos. ( C. Pellicer, J. Torres<br />

Bodet, S. Novo, O. Paz). Selección e introducción de Alfredo Barrera,<br />

Torino, 1966.<br />

8. ALESSANDRA MELLaN! - Il sistema narrativo di María de Zayas,<br />

Torino, 1976.<br />

9. JUANA MARY ARCELUS - Estilística en «Las Lanzas Coloradas»<br />

de Arturo Uslar Pietri, Torino, 1977.<br />

10. ANTONIO BUERa V ALLE]O -« Il Lucernario » (


· 1 .<br />

PRESENTAZIONE<br />

Quietato ormai il fervore delle molte manifestazioni che hanno<br />

avuto per oggetto Federico García Lorca e la sua opera, appare oggi<br />

questo numero speciale dei Quaderni Ibero-Americani, la piu antica<br />

Rivista di iberistica d'Italia, fondata e diretta da Giovanni Maria<br />

Bertini, decano degli ispanisti e uno dei pionieri, con Carlo Bo e<br />

Oreste Macrí, degli studi lorchiani nel nostro Paese.<br />

Com'e nel carattere di questa ormai prestigiosa Rivista, l'omaggio<br />

al grande scrittore spagnolo appare in voluta sordina, con quella<br />

scelta di discrezione con cui da sempre i Quaderni Ibero-Americani<br />

hanno svolto la loro opera di richiamo sui valori delle lettere della<br />

Penisola Iberica e dell'America. Un 'opera, peraltro, divenuta presto<br />

insostituibile, nel generale deserto, e svolta con coraggio e anche<br />

con sacrificio personale del fondatore e direttore, soprattutto in tempi<br />

difficili, non molto lontani, fino a divenire per decenni unica<br />

palestra dell'ispanismo italiano, avvio efficace per il nostro <strong>ibero</strong><strong>americani</strong>smo,<br />

ma anche per il nascente lusitanismo, e riferimento<br />

unico per gli studiosi stranieri.<br />

Riteniamo che, giustificatamente, la Rivista si sia mantenuta,<br />

e debba mantenersi, fedele alla scelta che la distinse fin dalle origini,<br />

sotto la guida diretta del suo fondatore. Ma le collaborazioni<br />

sono state sempre di grande rilevanza, i nomi degli autori con<br />

frequenza tra i piu prestigio si dell'iberismo italiano e internazionale.<br />

I1 che si verifica anche nella presente occasione: l'Omaggio<br />

a Lorca reca firme di specialisti ampiamente noti, cominciando da<br />

Oreste Macrí, maestro riconosciuto dell'ispanismo italiano e uno<br />

dei maggiori studiosi di Lorca, diffusore tra i primi, in Italia,<br />

della sua opera lirica. A lui si affiancano studiosi tra i piu affermati<br />

delle successive generazioni: da Giovanni Caravaggi a Piero<br />

Menarini, da Gabriele Morelli ad Antonio Melis, a Ubaldo Bardi,<br />

da sempre cultore appassionato del poeta spagnolo.<br />

Un insieme ragguardevole di firme, che affrontano argomenti<br />

diversi dell'opera lorchiana, fino ai rapporti con la poesia italiana.<br />

Un contributo di rilievo, che i Quaderni Ibero-Americani offrono a<br />

ricordo di Federico García Lorca, ma anche al loro direttore, con<br />

giustifícata riconoscenza.<br />

Giuseppe Bellini<br />

Vicedirettore dei «Quaderni»<br />

Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>


· 2 .<br />

Da un « folleto » pe.. « Nozze di sangue » *<br />

ORES'fE MACRl:<br />

«Nozze di sangue» e del 1932 e segna la maturita artlstlca<br />

di Lorca drammatico nel soleo della pienezza lírica raggiunta nel<br />

Romancero gitano del 1928. Il teatro anteriore (romantico, burattinesco,<br />

surrealista) fu solo sperimentale. L'essenza del nuovo dramma<br />

e gitano-andalusa. Margarita Xirgu, felice compagna e interprete,<br />

rz.ccontz. come Federico z.ttingesse la trama da un fattacdo di. eranaca<br />

nera su una ragazza gitana rapita dal cognato, con il suo esito fatale<br />

e cruento. L'istituto folc1orico del ratto si mescola con altri motivi<br />

della vita gitano-andalusa e della tradizione popolare-Ietteraria<br />

del romancero e del cante: il jinete (uomo e cavallo, quasi un centauro),<br />

l'onore, la giustizia privata; la struttura arcaico-mediterranea della<br />

famiglía, della discendenza, della precisa e categoriale distinzione<br />

dei compiti domestici e civilí; la proprieta e la lotta con la natura;<br />

l'uomo e le sue cose come metafore viventi della terra e delle meteore;<br />

la religiosita popolare cristiana mista di pagana superstizione e<br />

fatalismo orientale.<br />

Quel che vale non e lo spunto cronachistico e ambientale, ma<br />

il modo con cui Lorca raggiunge e riesprime il simbolo umano alla<br />

radice folc1orica dell'elementare e del primitivo, la dove la natura<br />

umana (qui gitano-andalusa) sembra per sé, istituzionalmente, oggettivamente,<br />

plasmarsi e agire e cantare nella vita e nella morte. Questa<br />

oggettivita, questa illusione reale, e il dono, l'effetto scenico del<br />

grande teatro di tutti i tempí. In Lorca la veridl, flagrante e lacerata<br />

come una ferita, e come rapita alla realta e stilizzata con un coagulo<br />

fulmineo. I1 segreto dell'artista sta nella contrazione dei tempi<br />

scenici tra dinamica violenza dell'azione ed estaticita millenaria del<br />

fondo naturale e sociale.<br />

E necessario storicizzare il dramma nel quadro europeo per cogliere<br />

affinita e differenze. Esempio immediato la Figlia di Iorio<br />

(1904), tema 1'« antico sangue» abruzzese, risolto in stupenda favola<br />

xilografata. Si paragoni, ad es., l'idea del martirio in Mila con<br />

* Questo rapido scritto servl di presentazione alla rappresentazione, in una<br />

mia versione ancora inedita, offerta dal Piccolo Teatro Stabile della Citta di<br />

Firenze, 16-25 marzo 1962; impersonata la «Madre» dalla Capodaglio e la<br />

« Sposa» da Marina Dolfin, regia di Alessandro Brissoni.<br />

Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>


· 3 .<br />

la coscienza della fatalita del proprio amore nella Sposa lorchiana.<br />

Voluttuosamente Mila ascende i1 rogo in pura trasposizione liturgica,<br />

e si consuma nel grido della fiamma. All'animismo etereo e al<br />

complesso della vittima dannunziani si oppongono la durezza metallica<br />

dei caratteri e il senso integro della propria responsabilita nei<br />

personaggi lorchiani, SI che gli elementi della cerimonia folclorica si<br />

depurano di ogni morbido intellettualismo decadentistico.<br />

D' Annunzio rimanda al teatro simbolista, e quindi a Maeterlinck,<br />

nel mondo infrareale dell'anima, dei simboli. Su Lorca aveva<br />

gia influito il Maeterlinck fiabesco e marionettistico pass ato per l'impressionismo<br />

musicale di Debussy e Falla, filtrato dai vari teatri postromantici<br />

spagnoli: modernista, « poetico », surrealista ... Aquesta<br />

scuola franco-belga Lorca apprese i misteri dell'anima dietro la realta<br />

sensibíle; anima avvinta nella rete propria e autentica di sogni e<br />

affetti, mentre vita e sensi compiono il loro corso, stritolando nella<br />

morte e nel nulla: l'arte s'inserisce negli spazi vuoti del sogno e arabesca<br />

le figure di una transeunte eppure eterna felicita. Piu teatralmente,<br />

Lorca s 'inizia al profondo divertimento cantabile e musicale<br />

che commenta l'azione generando un'atmosfera di piu o meno oscure<br />

analogie, di simboli premonitori, che spesso s'incarnano in figure<br />

allegoriche, come la Morte nell'Intéríeure o nell'Intruse; proprio una<br />

festa di nozze e turbata da oscuri presagi nella Príncesse Maleine.<br />

Ma il simbolismo di Nozze di sangue e strumentale-espressivo, non<br />

sentimentale-metafisico; i simboli ci rimandano alla verita dell'azione;<br />

il soprannaturale accresce il naturale, non lo dissolve nel misterioso<br />

e nella pura musica di un'anima ebbra di una dimora sensibile nell'al<br />

di la. La Luna-Morte lorchiana nella sua doppia sembianza di<br />

Legnaiuolo e Mendica e essa stessa assetata del sangue vivo e caldo<br />

dei mortali, urge al banchetto della vita, esprime insomma - oltre<br />

la bellezza assoluta della Seena del Boseo - lo strazio futuro (e gia<br />

artisticamente reale nel símbolo) della Madre, quelle lacrime che le<br />

verranno dai piedi, dalle radici dell'essere, quasi un ulivo, una querce:<br />

quella Luna-Morte e vampiresca esalazione della notte andalusa<br />

e una povera donna di questa terra, strumento e parola della giustizia<br />

placata (


· 4 .<br />

si estende per }'intero Peer Gynt, dove l'uomo-trollo scorrazza nella<br />

vita aperta a un perpetuo canto d'amore; il protagonista anche lui<br />

in piena festa nuziale rapisce la giovane sposa e si acquista la fedelta<br />

cieca irrazionale di Solvejg. Durata prolissa, insenilita in Ibsen; in<br />

Lorca e un taglio esatto, sanguinoso, d'un attimo in fuga.<br />

Pi\¡ profonda la coincidenza con Cavalcata al mare di Synge<br />

(1904). La madre Maurya, cui il mare strappa tutti i figli maschi<br />

(lavoro e sesso nella pura nudita e funzione dell'esistenza elementare!),<br />

e identica alla Madre lorchiana. Entrambe le madri compiono<br />

fino in fondo la loro parte tipica, universale, in un dolore duro impenetrabile<br />

illimitato, e aUa fine esauriscono la loro fatica mortale in<br />

una bramaattonita, opaca, di immobilid e di oblio. «Finalmente<br />

mi sara concesso un grande riposo, ed era certamente tempo », dice<br />

Maurya, che ha terminato di aspettare un nuovo cadavere dal mare,<br />

mentre le altre donne vigileranno nello sgomento; e la Madre andalusa:<br />

«A mezzanotte dormiro, dormiro senza essere atterrita dal fucile<br />

o dal coltello ... ». Entrambe sono rimaste senza i loro uomini con<br />

irata tensione che si annulla nella preghiera. (Analoghi i fondali: capanna<br />

irlandese con l'ululo lívido del mare; grotta andalusa con le<br />

squallide crete della costa).<br />

Ma l'elemento corale, del popolo che nel suo rigido istituto corregge<br />

e punisce l'infrazione, viene dal vero maestro di Federico, Lope<br />

de Vega, un Lope autobiograficamente contaminato dall'inquietudine<br />

novecentesca. Le donne lopesche impersonano integralmente l'onore<br />

familiare: Elvira rapita da don Tello, Casilda tentata dal Commendatore<br />

di Ocaña, Laurencia rapita dal Commendatore Fernán Gómez nel<br />

mezzo della festa nuziale. Sono donne che non hanno un brivido sensuale,<br />

incarnano l'onore senza eccezione, eppure sono umane, libere nel<br />

supremo accordo tra volonta e provvidenza, in che sta la grandezza<br />

di Lope. Ora, in Lope la violazione viene dall'esterno: la prepotenza<br />

del nobile punita dal popolo e dal monarca alleati. Lo schema lorchiano<br />

e altrettanto semplice: l'esterno sta nell'interno stesso, ma e apparente,<br />

non si fonde con esso: Leonardo fin dal principio e come<br />

un'eresia dell'istituto familiare e la Sposa si scinde dal proprio sacrilegio,<br />

protestando la sua verginita come termine invalicabile al tradimento,<br />

superstizione quasi rituale (si pensi alla cerimonia gitana del<br />

taglio dell'imene) ma anche testimonianza suprema e disperata della<br />

umana volonta contro il fato del sesso. Questa sposa infedele e fedele<br />

non e un « problema» ibseniano o pirandelliano, ma relazione attiva,<br />

drammaticamente consumata, di natura libera e istituto dell'onore;<br />

la Sposa non pensa, non si arrovella, agisce, brucia in continua<br />

pienezza di sé; rituale e volontaria e la prova della mano sul fuoco,<br />

cui ella invita la Madre. Dunque, l'incanto del dramma consiste nel-<br />

Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>


· 5 .<br />

l'intreccio e frizione tra natura e istituto, donde emanano spettri di<br />

luna e di morte, irretendo nel bosco della fuga anime fragili e atterrite,<br />

che nel piu fitto di una sosta tentano di aggrapparsi al diletto<br />

dd loro corpi mortali. Qui Lorca si ricordo degli assassini del padre<br />

nelIa Tierra de Alvargonzález di Machado.<br />

E sempre Lope e esempio del canto popolare nella trama dell'azione.<br />

11 « toro delle nozze » nella Canzone delta Sposa e ripreso<br />

dal Peribáñez nella sua complessita simbolica: lo sposo contadino si<br />

cimentera nella rustica corrida contro il volere della mite Casilda,<br />

che pure lo ha paragonato a un toro rosso e feroce; la corrida e motivo<br />

della caduta del nobiluomo e della seduzione; toro sposo e nemico<br />

della felicita nuziale! Il toro lorchiano delle nozze s'impenna alle<br />

finestre, sagoma picassiana della minaccia, del presagio, ricordo del<br />

toro che uccise Ignacio fatto Minotauro nel mito sovrastante. E la<br />

zona tragica assoluta, direi greca (e novecentesca), di aleune immagini<br />

del bagliore inventivo di Federico: l'irrazionale taurino si congiunge<br />

con la Sposa-cagna che s'accende alla bellezza dell'amante: «Fuoco<br />

s'accende con fuaco. / La stessa piccola fiamma / consuma due<br />

spighe congiunte »; e il « coltello» (come l' ascia di Machado) che<br />

fruga la carne e si ferma « dove trema in groviglio / l'oscura radice<br />

del grido... ».<br />

Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong><br />

Universita di Firenze


- 6-<br />

Note consuntive ad una silloge controversa:<br />

le (( Primeras Canciones» di F. García Lorca<br />

GroVANNI CARAVAGGI<br />

Sulle Primeras Canciones di Federico García Lorca grava da<br />

tempo un giudizio negativo determinato sostanzialmente dalla difficoIta<br />

di definire in modo inappuntabile le motivazioni che condussero<br />

alla stampa di una raccoIta tanto minuta quanto enigmatica.<br />

Ma un rischio concreto derivan te da una situazione testuale anomala<br />

e che alla stessa qualita delle liriche della silloge possa estendersi<br />

una riserva suscitata invece da incertezze e dubbi di natura ecdotica,<br />

insorgenti al momento di discernere la coerenza e la perspicuita del<br />

progetto editoriale.<br />

Rimane significativa a tale proposito la condanna globale del libricino<br />

espressa senza riserve da un qualificato studioso lorchiano 1:<br />

« Al examinarlo de cerca, este librito aparece muy criticable, lleno de<br />

faltas y errores », e sinteticamente giustificata subito dopo in termini<br />

quasi lapidari 2: «Título inadecuado. Fecha sin sentido. Conjunto de<br />

poemas heteróclitos ». Conseguenza coerente di un giudizio tanto radicale<br />

diventa per André Belamich l'espunzione vera e propria delle<br />

Primeras Canciones dal corpus poetico lorchiano: «C'est pourquoi<br />

nous en avons redistribué les éléments dans les livres ou sections qui<br />

leur correspondent » 3 •<br />

Non meno negativo l'atteggiamento di un altro emerito studioso<br />

lorchiano, Miguel García Posada, che nel menzionare « el heterogéneo<br />

volumen de Primeras Canciones », gli nega la qualita di opera autonoma,<br />

considerandolo « un volumen, pues, no un libro, en el sentido<br />

orgánico del término»; ed approva anche il trattamento riservatogli<br />

dallo studioso francese, purché tuttavia non gli si neghi comunque<br />

uno spazio, « se le otorgue un sitio en la obra poética lorquiana, ya<br />

que no se trató de una edición clandestina» 4; ma cio viene a com-<br />

1 F. GARciA LoRCA, Suites, ed. crítica de A. BELAMICH, Barcelona,<br />

Ariel 1983, Introducción, p. 29.<br />

2 Ibídem, p. 30.<br />

3 F. GARCÍA LoRCA, Oeuvres completes, éd. par André BELAMICH, París,<br />

Gallimard 1981, p. 1267.<br />

4 F. GARciA LoRCA, Poesía, 1, ed. de Miguel GARCÍA POSADA, Madrid,<br />

Akal 1982, pp. 602 sg.<br />

Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>


· 7 .<br />

portare, ovviamente, una doppia presenza di alcuni testi nel corpus<br />

poetico.<br />

Senza dubbio la questione che in prima istanza s'impone concerne<br />

il rispetto della volonta dell'autore. La critica lorchiana sta imparando<br />

a proprie spese, vale a dire a costo di sprechi energetici non<br />

indifferenti, come i criteri ecdotici vadano adattati alla situazione<br />

reale del testo, per precaria e contradditoria che possa sembrare, e<br />

non invece alle programmazioni impulsive ed ai progetti velleitari dell'autore,<br />

troppe volte mutevoli e incerti.<br />

Sembra dato per accertato, talora, che l'iniziativa di pubblicare<br />

le Primeras Canciones non spettasse tanto a García Lorca quanto invece<br />

all'amico Manolo Altolaguirre, una delle figure piu singolari e<br />

meno conosciute della Generazione poetica del Ventisette, che svolse<br />

un ruolo di notevole rilievo anche come divulgatore del prodotto poetico,<br />

grazie alle sue molteplici iniziative editoriali, tutte di raffinata<br />

concezione, sebbene realizzate con attrezzature tipografiche di dimensioni<br />

casalinghe.<br />

Fu infatti Manolo Altolaguirre a pubblicare, all'inizio del 1936<br />

(il colofone reca la data del 28 gennaio) le Primeras Canciones nella<br />

sua minuscola ma attivissima tipografia di Calle Viriato, a Madrid.<br />

La plaquette, di sole 31 pagine, era preceduta da una breve nota che<br />

non ha mancato di suscitare molte perplessita:<br />

Las Primeras canciones (1922) de Garda Lorca, milagrosamente<br />

inéditas, pertenecen a un libro de adolescencia aún no ordenado<br />

por su autor, importantísimo para el ulterior desarrollo de su<br />

mundo poético, y se reúnen aquí, al azar, como anticipo de más<br />

extenso y representativo conjunto.<br />

Questa concisa premessa, con il suo perentorio tono asseverativo,<br />

ha causato per lo piu una dura reazione nei confronti di Altolaguirre;<br />

solo recentemente Piero Menarini, con piti equilibrata valutazione,<br />

ne ha proposto una verifica plausibile, sintetizzabile in termini<br />

concisi 5:<br />

Esta nota es una mezcla de verdades y de falsedades. Es falso,<br />

por ejemplo, que se trate de canciones «milagrosamente inéditas<br />

», pues siete de ellas habían sido publicadas ya [ ... ]<br />

Es verdad, en cambio, que estos poemas pertenecen en su mayoría<br />

(trece sobre dieciséis) «a un libro [ ... ] aún no ordenado », si,<br />

como parece no haber dudas, el referido libro es el de las<br />

5 F. GARCÍA LORCA, Canciones y Primeras Canciones, ed. crítica de Piero<br />

MENARINI, Madrid, Espasa Calpe 1986, pp. 43 sg.<br />

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Suites. Es falso que sean todos poemas «de adolescencia »,<br />

pues el manuscrito de «Adán» está fechado en Nueva York<br />

«1 de Diciembre 1929 »; «Canción» -es decir, «Casida<br />

de las palomas oscuras» de Diván del Tamarít- es de 1931<br />

ó 1932, y 10 mismo «Cautiva ». También es parcialmente<br />

falso que «se reúnen aquí, al azar », puesto que los primeros<br />

doce poemas del libro están organizados en secciones -« Remansos<br />

», «Cuatro baladas amarillas» y «Palimpsestos »perfectamente<br />

homogéneas en cuanto 'suÍtes'. Los restantes<br />

cuatro poemas constituyen otra sección sin título, ésta sí «al<br />

azar ».<br />

Piero Menarini, con la consueta perspicacia, osserva inoltre che<br />

proprio « tornando al pie de la letra las afirmaciones de la nota editorial,<br />

y en su intento de reconstrucción hipotética de libros anunciados<br />

por el poeta, pero nunca concluidos» sia potuto avvenire íl travaso<br />

di Primeras Canciones in altre raccolte che sembravano «más<br />

convenientes» ad ospitarle, con la conseguenza gia no tata di una loro<br />

sparizione « por completo de la lista de las obras del poeta» 6, o all'opposto,<br />

di una loro duplice presenza; e le sue ríserve coincidono<br />

qui con la perplessita manifestata da Mario Hernández 7 di fronte a:<br />

el hecho insólito de que una ordenación completa de la poesía<br />

lorquiana haya de contar necesariamente con la repetición, en<br />

lugares distintos, de un pequeño número de poemas.<br />

Se la responsabílita dell'edizione delle Primeras Canciones ricadesse<br />

effettivamente sulle spalle di Manuel Altolaguirre, rischierebbe<br />

dunque di ripetersi nei suoi confronti il sospetto sollevato in epoche<br />

recenti, e con motivazioni molto piu concrete, dalla mediazione di<br />

José Bergamín, su cui pesa l'accusa di una rnanipolazione scorretta<br />

del plico contenente l'originale di Poeta en Nueva York, rimasto in<br />

suo possesso per vari anni prima delle due edizioni quasi simultanee<br />

dí Nuova York (Norton) e di Cítta del Messico (Séneca).8<br />

Ma l'affinita delle due sítuazioni e solo parziale. Manolo Altolaguirre<br />

era legato a Garda Lorca da una profonda amicizia, che risa-<br />

6 Ibídem, pp. 44-45.<br />

7 F. GARCÍA LoR.CA, Primeras Canciones. Seis poemas galegos. Poemas<br />

sueltos. Canciones populares, ed. de Mario HERNÁNDEZ, Madrid, Alianza 1982,<br />

p. 2.3.<br />

8 Cfr. M. GAR.CÍA POSAVA, Larca. Interpretación de «Poeta en Nuova<br />

York », Madrid, Aka11981, e F. GARCÍA LoRCA, Poeta en Nueva York. Tierra<br />

y Luna, ed. crítica de E. MARTÍN, Barcelona, Afie! 1981.<br />

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· 9 .<br />

liva agli anni spensierati della Imprenta Sur di Málaga, e che ando<br />

rafforzandosi per la convergenza degli interessi letterari; la passione<br />

per la parola poetica li porto a compiere insieme molte tappe di un<br />

affascínante percorso spirituale, durante almeno un decennio.<br />

Manuel Altolaguirre era animato pero anche dalla passione per<br />

la stampa, per la parola che diventa segno grafico, per la raffigurazione<br />

visibile e quasi tangibile del testo poetico attraverso i caratteri tipografici;<br />

l'arte del tipografo, appresa nella citta natia, gli consentiva<br />

di concorrere, mediante opportuni accorgímenti, a dare uno specifico<br />

rilievo alla poesía, ricreandola nell'assetto definitivo con cui doveva<br />

rivelarsi al pubblico:<br />

el impresor Altolaguirre recompone como poeta las palabras<br />

de sus amigos poetas en el medio de la forma gráfica ... 9<br />

Come tipografo, Manuel Altolaguirre aveva acquisito ormai, alle<br />

soglie del 1936, una lunga esperienza, iniziata gia a Malaga, ai tempi<br />

di « Litoral », ed arricchita poi a Madrid, a Parigi, aLondra ed<br />

ancora a Madrid. Si puo documentare senza fatica la collaborazione<br />

costantemente fornita da García Lorca alle imprese editoriali dell'amico,<br />

che fu coadiuvato di volta in volta da Emilio Prados, da José Marfa<br />

Hinojosa e da Concha Méndez, e che si trovava al centro di un<br />

cenacolo letterario gravitante intorno alla sua minuscola impresa tipografica.<br />

Converrebbe chiarire pertanto se l'esile plaquette delle Primeras<br />

Canciones sia stata veramente strappata a García Lorca da Manuel<br />

AItolaguirre « a la fuerza », come sostenne José Moreno VilIa,<br />

testimone certo di riguardo lO, e che senso abbia, in reaIta, una simile<br />

affermazione.<br />

Indubbiamente il poeta-editore era stato costantemente colmato<br />

delle attenzioni di Federico García Lorca fin dalla stampa della prima<br />

serie della rivista «Litoral », nella leggendaria Imprenta Sur della<br />

Calle San Lorenzo di Málaga (1926-27). Proprio il primo numero di<br />

questa straordinaria pubblicazione, molto suggestivo anche per le soluzioni<br />

grafiche adottate, si apre con tre testi lorchiani, che precorrono<br />

il Romancero Gitano, offrendo al pubblicounanticipo cospicuo<br />

9 D. BRIESEMEISTER, Epílogo aBa ristampa anastatica di « Héroe », Vaduz,<br />

Topos Verlag 1977, p. 98.<br />

10 « ... un librito suyo, titulado Primeras Canciones, que le sacó a la fuerza<br />

Manuel Altolaguírre» (JosÉ MORENO VILLA, Leyendo a San <strong>Juan</strong> de la Cruz,<br />

Garcilaso, Fray Luis de Le6n... [etc.], México, El Colegio de México 1946,<br />

p.75.<br />

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· 10 .<br />

di quella che doveva risultare una delle raccolte piu fortunate del<br />

poeta granadino; vi compaiono infatti San Miguel, Prendimiento de<br />

Antonito el Camborio e infine Preciosa y el aire 11. Nessuno puo legittimamente<br />

sostenere che i tre romances siano stati strappati «a la<br />

fuerza» al loro autore, anzi il posto privilegiato che Altolaguirre riserva<br />

a García Lorca sembra confermare un apprezzamento fondato<br />

sulla piu cordiale amicizía.<br />

Non sara ozioso ripercorrere la storia delle altre offerte di testi<br />

poetici con cui García Larca ando gratificando i successivi sforzi editoriali<br />

di Altolaguirre; se ne puo infatti dedurre l'ampiezza e la costanza<br />

di una collaborazione quanto mai feconda, interrotta soltanto<br />

dalla morte.<br />

Non poteva mancare, ad esempio, la presenza lorchiana nel numero<br />

speciale di « Litoral» organizzato come Homenaje a don Luis<br />

de Góngora (nn. 5-7, ottobre del 1927), dove figura (pp. 31-33)<br />

Muerto de amor, altro anticipo del Romancero Gitano. Vero e che<br />

non compaiono testi di Federico García Lorca nei numeri di «Litoral»<br />

della «segunda época» (Málaga, 1929) e di «Poesía» (Málaga,<br />

1930 - Paris 1930-31), riviste che Manuel Altolaguirre stampa<br />

quando l'amico granadino si trova a Nuova York o quando lui stesso<br />

si trasferisce per breve tempo nella capitale francese; ma tale silenzio,<br />

piu che alla distanza, potrebbe essere attribuito alla profonda crisí<br />

che sconvolse Federico García Lorca in quel delicatissimo periodo<br />

della sua esistenza.<br />

In compenso tutte le successive riviste create e stampate dall'instancabile<br />

poeta-editore, fino allo scoppio della guerra civile, vedono<br />

García Lorca tra i collaboratori piu impegnati ed assidui.<br />

E sembra opportuno rilevare qui come tali contributi costituissero<br />

per lo piu un'anticipazione di raccolte importanti che García<br />

Lorca andava progettando, non senza esitazioni e ripensamenti, e che<br />

la tragica fine gli avrebbe impedito di portare ad uno stadio redazionale<br />

piu definitivo.<br />

Innanzitutto andrebbe considerato « Héroe », rivista poetica che<br />

nasce a Madrid con la collaborazione di Concha Méndez e presenta<br />

gia nel primo numero (1932, a pago 7-8) una lirica lorchiana riedita<br />

postuma in Poeta en Nueva York, cioe quel Vals en las ramas che<br />

avrebbe dovuto far parte di Tierra y Luna, secondo un piano non<br />

condotto a termine; nel n. 2 (1932, pp. 12-13) compaiono due tes ti<br />

confluiti proprio in Primeras Canciones, il sonetto Adán e la Can-<br />

11 «Litoral», 1, Noviembre 1926, pp. 5-11, preceduti dal titolo generale:<br />

Romances gitanos.<br />

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· 11'<br />

ción, dí cuí si trattera in seguito; nel n. 4 (1932, pp. 6-7) e presente<br />

Ribera de 1910, che prendera il titolo definitivo di Tu infancia en<br />

Mentón, ancora in Poeta en Nueva York; nel n. 5 (1933, p. 5) vede<br />

la luce « Flor de jazmín y toro degollado» (senza titolo), che costituira<br />

la Casida del sueño al aire libre del Diván del T amarit; ed infine<br />

nel n. 6 (1933, p. 11) viene inserita, con il titolo generico di<br />

Poema, la lírica «Hay una raiz amarga », a sua volta destinata al<br />

Diván del T amarit, con il titolo definitivo di Gacela de la rah<br />

amarga 12.<br />

Perfino a « 1616 », rivista caratterizzata da una splendida veste<br />

tipografica (Londra, 1934-35), García Lorca fece pervenire, malgrado<br />

la lontananza, la prova di un apprezzamento solidale; fin dal n. 1<br />

(1934, pp. 6-7) egli e presente con il Vals vienés, che diventera i1<br />

Pequeño vals vienés di Poeta en Nueva York; per il n. 7 (1935,<br />

pp. 4-5) invia il Paisaje con dos tumbas y un perro asirio, pure incluso<br />

in Poeta en Nueva York dopo una destinazione iniziale alla raccolta<br />

Tierra y Luna; e per il n. 8 (1935, p. 157) manda Omega (poema<br />

para muertos), anch'esso destinato inizialmente al progetto di<br />

Tierra y Luna, ma confinato infine nelle Sueltas.<br />

Non si dimentíchi poi l'adesione di F. García Lorca a « Caballo<br />

verde para la poesía» (Madrid, 19.35-36), la rivista diretta da Pablo<br />

Neruda, che Altolaguirre continuo a stampare fino aUo scoppio della<br />

guerra civile; il n. 1 (ottobre 1935, pp. 10-12) vede l'inclusione de]<br />

Nocturno del hueco, lírica collegata al mancato progetto di Tierra y<br />

Luna ed inclusa poi in Poeta en Nueva York.<br />

Ma le instancabili iniziative editoriali di Manuel Altolaguirre<br />

coinvolgevano i poeti contemporanei anche in operazioni singole; da<br />

questo punto di vista si deve ad Altolaguirre un'autentíca funzione<br />

promozionale della lírica surrealística. Le sue riviste poetiche erano<br />

infatti affiancate da prezipse collane di poesia, che portarono alla rÍbalta<br />

importanti raccolte di versi. Accanto a «Litoral» sorsero i<br />

Suplementos de «Litoral» (1926-1929); accanto a «Poesía », le<br />

Ediciones de « Poesía» (1930-31); accanto a «1616» i Suplementos<br />

de «1616» (1935), e cosi via. Giovera qui ricordare che García<br />

Lorca aveva affidato all'amico proprio la prima edizione delle Can-<br />

12 Per le variantí d'autore, si veda l'attenta coIlazione effettuata da Dietrich<br />

BRIESEMEISTER, Epílogo cit., pp. 113-115. Quanto al progetto di Tierra y<br />

Luna, oltre aIle opere citate aIla n. 8, cfr. A.A. ANnERSON, Poeta en Nueva<br />

York, una y otra vez, in « El Crotalón». Anuario de Filología Española, t. 2,<br />

Madrid 1985, pp. 37-51 e M.e. MILLÁN, Sobre la escisión o no de Poeta en<br />

Nueva York, in «El CrotaI6n) cit., t. 2, pp. 125-145.<br />

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, 12"'<br />

ciones, che USc1 a Málaga nel 1927, appunto nei Suplementos de<br />

« Litoral », ottenendo un successo immediato.<br />

Particolarmente feconda appare la imprenta di Calle Viríato,<br />

dove furono create le Ediciones de la tentativa poética, e nel 1936<br />

la collana Héroe, che porta 10 stesso titolo della rivista edita nel<br />

1932, Dopo il soggiorno inglese, si puo dire che Manolo Altolaguirre<br />

occupo una posizione centrale nena singolare costellazione poetica<br />

madrilena; nelIa stanza in cui troneggiava la sua linotype solevano<br />

riunirsi i personaggi piu significativi della generazione ventisettana,<br />

costituendo un singolarissimo salotto letterario intorno a una macchina<br />

fragorosa, la celebre Verónica.<br />

Manuel Altolaguirre era ritornato a Madrid nel giugno del 1935,<br />

dopo un proficuo soggiorno londinese (iniziato nell'ottobre del 1933);<br />

si era istallato nuovamente, con la moglie Concha Méndez e la figlioletta<br />

Paloma, in Calle Viriato, riprendendo quell'impegno editoriale<br />

che ormai lo rendeva famoso. Per la stampa utilizzava una piu moderna<br />

linotype importata dall'Inghilterra e battezzata La Verónica<br />

con bonaria ironia, «en recuerdo de la santa mujer que, enjugando<br />

el rostro de Jesús ensangrentado, se anticipó a <strong>Juan</strong> de Gutenberg<br />

y hasta realizó la primera tricromía célebre » 13.<br />

Proprio all'efficienza produttiva della Verónica si devono molte<br />

iniziative « generazionali }), come la gia menzionata rivista diretta da<br />

Pablo Neruda, « Caballo verde para la poesía }) e la serie di plaquettes<br />

di liriche che costituirono la «Colección Héroe ». Questa raHinata<br />

collana, malgrado l'esilita dei volumetti, ha svolto un ruolo considerevole<br />

nella diffusione di opere di rilevante importanza in un momento<br />

cosl drammatico per la Spagna, quando incombevano gia i fantasmi<br />

della guerra civile. Vi comparvero infatti, oltre alle Primeras<br />

Canciones di Garda Lorca, El joven marino di Luis Cernuda (confluito<br />

subito in La Realidad y el Deseo) 14, i Primeros poemas de amor di<br />

Pablo Neruda, ed anche espressioni creative di una nuova generazione<br />

ormai emergente, come El rayo que no cesa di Miguel Hernández,<br />

i Cantos de Primavera di Luis Felipe Vivanco e i Sonetos amorosos<br />

di Germán Bleiberg; lo stesso Altolaguirre vi stampo una propria<br />

raccolta di liriche, La lenta libertad, dalla genesi molto complessa 15.<br />

13 M. ALTOLAGUIRRE, Las Islas Invitadas, ed. crítica de M. SMERDOU ALTO­<br />

LAGUIRRE, Madrid, Castalia 1972, Introducción, p. 16. Si noti che anche !'ultima<br />

rivista poetica stampata da Manolo AItolaguirre con la coIlaborazione di<br />

Concha Méndez, nel 1942, aIl'Avana, venne intitolata «La Verónica ».<br />

14 Madrid, Ed. de Cruz y Raya 1936.<br />

15 Cfr. M. ALTOLAGUIRRE, Poesías Completas, ed de M. SMERDOU e M.<br />

ARIZMENDI, Madrid, Cátedra 1982, pp. 219 sgg.<br />

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· 13 .<br />

Su tali vicende manca purtroppo una testimonianza diretta del<br />

principale ínteressato; nelle frammentarie annotazioni autobiografiche<br />

di El Caballo Griego, Manolo Altolaguirre, ricordando il fervore creativo<br />

del taller di Calle Viriato, annunciava l'intenzione di scrivere la<br />

storia di quelle sue imprese editoriali, ma non risulta traccia di un<br />

concreto sviluppo del progetto, rimasto con ogni probabilita allo stadio<br />

embrionale 16:<br />

Anterior a esta imprenta madrileña, tuve imprentas en Málaga<br />

(la famosa Imprenta Sur con Emilio Prados), en París y en<br />

Londres. Imprentas de bolsillo, pero de donde salieron centenares<br />

de libros y revistas. Algún día escribiré la historia literaria<br />

y vital de estos talleres. Hoy sólo quiero referirme a la de la<br />

calle Viriato en Madrid, cuyos trabajadores, que eran mis amigos,<br />

interrumpían a veces la labor porque llegaba Rafael Alberti a<br />

leerles su última comedia revolucionaria; o Federico García<br />

Larca, que los convidaba a pasteles; o Pablo Neruda, que les<br />

ofrecía unas copas de buen vino.<br />

Testimone attento e ricco di umanita si rivela peraltro un appassionato<br />

cultore di poesia, il console cileno Carlos Morla Lynch,<br />

che vis se a Madrid durante gli anni piu vivaci del surrealismo e nella<br />

cui casa erano invitati frequentemente i poeti della generazione lorchiana.<br />

Nel suo interessantissimo diario affiora piu volte il rícordo<br />

del ruolo centrale che svolse Manolo Altolaguirre proprio grazie alla<br />

sua impresa tipografica; e,non vi mancano gustose evocazioni, come<br />

quella (aprile del 1932) del « cuarto en que Manolito tiene establecida<br />

su imprenta », dove la conversazione dei convenuti, dominata<br />

dalla «facundia asombrosa» di Concha Méndez e dall'entusiasmo<br />

creativo di García Lorca, viene subitamente interrotta dal frastuono<br />

della linotype, che impone la sua voce strepitosa 11:<br />

Pero he aquí que Manolito ha comenzado a trabajar. Ha puesto<br />

la prensa en marcha y ésta ruge, palpita, se estremece, ronca<br />

y emite todo género de ruidos. Diríase que ha adquirido vitalidad<br />

humana.<br />

Non rimangono prove che possano suscitare dubbi sulla perfetta<br />

intesa che legava i due poeti. Alla fine del 1935 o all'inizio del 1936<br />

non erano intervenuti fatti concreti ad incrinare la solidarieta fraMa-<br />

16 M. ALTOLAGUIRRE, Obras Completas. r. El Caballo Griego. Cr6nicas y<br />

artículos. Estudios Literarios, ed. de J. VALENDER, Madrid, Istmo 1986, p. 73.<br />

17 C. MORLA LYNCH, En España con Federico García Larca, Madrid, Aguilar<br />

1958, pp. 239 sgg.<br />

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· 14 .<br />

nolo Altolaguirre e Federico García Lorca; anzi numerosi e importanti<br />

episodi l'avevano arricchita di anno in anno, e se ne possono<br />

cogliere i felici riflessi nella complessa vicenda editoriale a cui si e<br />

appena fatto riferimento.<br />

Come e stato rammentato sopra, M. Altolaguirre aveva stampato<br />

a Málaga, nel 1927, la prima edizione delle Canciones di García Lorca,<br />

che vide la luce nei Suplementos de « Litoral ». Il ricordo di tale<br />

raccolta dovette influire sulla scelta del titolo della silloge che i due<br />

poeti decisero di pubblicare alla fine del 1935 (indubbiamente l'iniziativa<br />

non poteva prescindere da un comune accordo); Primeras<br />

Canciones, come titolo, risulta perfettamente logico rispetto alle Canciones,<br />

poiché comprende testi ad es se certamente anteriori (tranne<br />

pero uno, Adán, e con qualche dubbio abbastanza consistente per altri<br />

due, Cautiva e Canción); risulta Ínvece meno coerente ríspetto al<br />

progetto delle Suites, che tuttavia stentava ancora a profilarsi nitidamente<br />

in quel momento. Primeras Canciones implica, attraverso l'epiteto,<br />

un riferimento ad un insieme gia definito, le Canciones, e ne<br />

segnala lo stacco cronologico ma anche un rapporto di continuÍta,<br />

trascurando invece il disegno ancora « in Heri » delle Suites, che nell'opinione<br />

lorchíana era forse ancora privo di tratti distintiví ben<br />

chiari.<br />

Ma forse e possibile stabilire anche un legame non casuale con<br />

il titolo dí un'altra celebre raccolta stampata da Manolo Altolaguirre<br />

nella stessa collana poetica di Héroe, vale a dire i Primeros poemas<br />

de amor di Pablo Neruda.<br />

Inevitabile dunque i1 ritorno alla questione iniziale circa la responsabilita<br />

dell'edizione di Primeras Canciones. Con ogni evídenza<br />

l'ambigua espressione di José Moreno Villa (


· 15 .<br />

go hacerla. Sólo que en ciertos períodos siento una atracción<br />

irresistible que me lleva a escribir. Entonces escribo, unos meses,<br />

febrilmente, para en seguida volver a la vida. Escribir, sí,<br />

cuando estoy inclinado a ello, me produce un placer. En cambio,<br />

publicar, no. Todo 10 contrario. Todo 10 que yo he publicado<br />

me ha sido arrancado por editores o por amigos. A mí me<br />

gusta recitar mis versos, leer mis cosas. Pero luego le tengo un<br />

gran temor a la publicación. Esto se produce en mí porque<br />

cuando copio mis cosas, ya les empiezo a encontrar defectos, ya<br />

francamente no me gustan. Hay versos míos que se han propagado<br />

antes de publicarse. Mis libros me han sido arrancados a<br />

la fuerza. ¡Con decirles que tengo actualmente cuatro libros<br />

de versos que aún no me he decidido a publicar!<br />

Proprio alla stessa data del 14-15 ottobre 1933 era uscita su<br />

«Noticias gráficas» di Buenos Aires un'altra intervista lorchiana<br />

19, in cui il poeta non solo insisteva sulla sua riluttanza a pubblicare<br />

le proprie opere: «No me gusta publicar », ma annunciava<br />

anche alcuni progetti, nei termini vaghi che ben convengono<br />

a chi ostenta tale disinvolta noncuranza per il testo a stampa:<br />

«Tengo terminados cinco libros de versos ... »; menzionava quindi<br />

esplicitamente Poeta en Nueva York, «un libro de Odas» e inoltre<br />

« un libro más que se titula: Porque te quiero a ti solamente (tanda<br />

de valses) ». Dopo aver ripetuto: «No me gusta publicar ... Sí, tengo<br />

cinco libros sin publicar ... Cuando pienso en eso veo que es muy malo<br />

10 que he hecho », indicava, sempre in termini imprecisi, un progetto<br />

con ogni probabilita piu imminente degli altri 20: «Pronto verán<br />

ustedes un libro mío ... Se lo regalé a un amigo que se casa ... Un<br />

amigo poeta ... Fue mi regalo de bodas ... Para que él 10 publique ... ».<br />

L'amico poeta, in grado di pubblicare il testo, e stato identifícato<br />

senza difficolta con Manolo Altolaguirre, che in realta si era gia<br />

sposato da piu di un anno con Concha Méndez; le loro nozze vennero<br />

infatti celebrate nella chiesa madrilena di Chamberí il 5 giugno del<br />

1932.<br />

Ammesso peraltro, come afferma anche Piero Menarini 21, « que<br />

el poeta se refiere a Primeras canciones como regalo de bodas », non<br />

19 Cfr. Crónica de un dia de barco con Federico Carda Lorca por Pablo<br />

SUERO, in Obras completas, cit., lII, pp. 542 sg., da P. SUERO, Figuras contemporáneas,<br />

Buenos Aires, Sociedad Impresora Americana 1943, pp. 276-304,<br />

con aleune varianti rispetto al testo cítato da Christopher MAURER, Buenos<br />

Aires 1933. Dos entrevistas olvidadas con Federico Carda Lorca, in «Trece<br />

de Nieve », 2 a época, mayo de 1977, 3, pp. 64 sgg.<br />

20 Crónica ... cit., p. 543.<br />

21 P. MENARINI, in F. GARCÍA LoRCA, Canciones ... cit., p. 46.<br />

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· 16 .<br />

manca di stupire 10 scarto cronologico fra l'occasione nuziale annunciata<br />

e la data della stampa della plaquette offerta: dal giugno del<br />

1932 al gennaio del 1936 il testo lorchiano sarebbe rimasto in attesa<br />

della destinazione a cui era devoluto. Vero e che García Lorca avrebbe<br />

potuto annunciare, anche a tale proposito, un progetto « in Heri »,<br />

cioe un dono che intendeva fare quanto prima per le nozze (gia avvenute)<br />

dell'amico editore e poeta.<br />

E proprio sul significato «occasionale» della breve raccolta<br />

merita un'attenta considerazione il giudizio di Piero Menarini 22:<br />

en cualquier caso, Primeras canciones tiene un aire más bien<br />

ocasional. Pero ocasional en su sentido etimológico, es decir,<br />

ligado a una precisa circunstancia y no porque el libro sea,<br />

como se ha dicho quizá con exceso, «una mezcla heteróclita de<br />

poemas ». Aparte el hecho de que Larca no tuviera proyectado<br />

publicar este libro, como parece demostrar el silencio con que<br />

lo rodeó, cuando decidió regalarlo al amigo que se casaba fue,<br />

obsérvese, «para que él lo publique ». No se trataba, pues, de<br />

un puñado de poesías para publicar sueltas, donde y como Alto­<br />

Iaguirre creyese, sino de un libro. Por 10 tanto, un acto querido<br />

y consciente.<br />

Sembra evidente che senza un intervento decisivo dell'autore,<br />

le Primeras Canciones non avrebbero potuto configurarsi secondo<br />

l'organizzazione testuale a noi nota. Solo una parte, seppure consistente,<br />

di tale raccolta era infatti gia edita nel gennaio del 1936,<br />

come ha puntualmente segnalato Jacques Comincioli, rifiutando polemÍcamente<br />

la nota editoriale 23, e come hanno confermato con precisi<br />

riscontri André Belamich, Mario Hernández e Piero Menarini,<br />

nelle rispettive introduzioni e soprattutto negli apparati critici delle<br />

edizioni gia citate, a cui si rinvia per una documentazione piu ampia.<br />

Effettivamente i Remansos erano gia stati pubblicati nel n. 4<br />

di «Verso y Prosa» di Murcia, nell'aprile del 1927, in una successione<br />

piu ampia, che includeva: Ciprés, Variación, Sigue, Remansillo,<br />

Canción obscura, Media luna. Il terzo testo della serie,<br />

Sigue, escluso dalle Primeras Canciones, e confluito nelle Sueltas,<br />

con il titolo Cada canción; anche il titolo Canción oscura e stato<br />

modificato in Remanso, canción final; il titolo del primo testo, Ciprés,<br />

e caduto, e al suo posto figura, al plurale, un titolo che ingloba<br />

l'intera suite, cioe Remansos.<br />

22 Ibídem, pp. 46 sg.<br />

23 J. CoMINCIOLI, Federico García Larca. Textes inédits et documents critiques,<br />

Lausanne, Ed. Rencontre 1970, pp. 91 sg.: «Tous ces petits poemes<br />

ne sont pourtant pas aussi inédits que le croient leurs éditeurs ».<br />

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· 17 .<br />

Le Cuatro baladas amarillas non avevano visto ancora la luce,<br />

ma dovevano essere anteriori al 2 agosto del 1921, data di una lettera<br />

lorchiana ad Adolfo Salazar, dove vengono menzionate abbastanza<br />

esplicitamente 24; oltre al manoscritto originale, se ne conserva un<br />

apografo dattiloscritto con data 20 agosto 1922.<br />

1 tre Palimpsestos rappresentano la selezione di una serie piu<br />

ampia, che secondo l'autografo includeva Ciudad, Corredor, Aire,<br />

Madrigal, Camino, Primera página, El pecho. Tale suite era ancora<br />

inedita alla fine del 1935; Camino, con El pecho, venne depennato<br />

pero dall'autore; ora sono inclusi nelle Sueltas, seppure con sacrificio<br />

non indifferente, perché la loro esclusione impedisce al lettore<br />

di seguire una linea di sviluppo coerente nella decodificazione dei<br />

simboli.<br />

Di Adán esiste una redazione manoscritta con data «1 de Diciembre.<br />

1929. New York »; ma la prima edizione del sonetto e<br />

quella, gia menzionata, della tÍvista «Héroe », n. 2, Madrid 1932,<br />

con dedica a José Barbeito. Con minime varianti, García Lorca<br />

ripubblico il sonetto l'anno successivo nella rivista «Poesía» di<br />

Buenos Aires 25, premettendo una nuova dedica «A Pablo Neruda,<br />

rodeado de Fantasmas ». M. Hernández avanza l'ipotesi, non avventata,<br />

che « el soneto debió ser agregado a la serie inicial, constituida<br />

por canciones procedentes de las Suites, quizá por el mismo Altolaguirre<br />

» 26.<br />

Claro de reloj risulta estrapolato da La selva de los relojes,<br />

aHora inedita, che includeva Entré en la selva, Maleza, Vista General,<br />

Él, Donde se ahoga el sueño, Eco del reloj, Meditación primera y<br />

última} La hora Esfinge; in tale suite occupava i1 sesto posto e, a<br />

parte la significativa variante del titolo (eco / claro), si presentava<br />

in una struttura gia quasi definitiva.<br />

Di Cautiva non rimangono altre testimonianze, manoscritte o<br />

a stampa. La sua contiguita con Canción non sembra casuale, in<br />

quanto si delinea fra i due tes ti un legame interessante al livello<br />

della codificazione metaforica 27: l'ansia esistenziale suscitata dall'in-<br />

24 Cfr. Obras completas cit., t. nI, p. 776.<br />

25 1, 6-7, Noviembre 1933, p. 30. Su questo sonetto cfr. i1 pregevole saggio<br />

interpretativo di Mario SoCRATE, L'Adán di Lorca e la simultaneitá del<br />

punto di vista, in « Strumenti Critici », 44, 1981.<br />

26 F. GARCÍA LoRCA, Diván del Tamarit. Llanto por Ignacio Sánchez Mejías.<br />

Sonetos, ed. de Mario HERNÁNDEZ, Madrid, Alianza 1981, Notas al texto y<br />

cronología, p. 180.<br />

27 G. CARAVAGGI, Voscura verita delle colombe, in Federico Garcia Lorca.<br />

Saggi critici nel cinquantenario della morte, a cura di Gabriele MORELLI, Fasano,<br />

Schena 1988. pp. 145-168.<br />

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· 18 .<br />

certezza conoscitiva assume nelle due liriche configurazioni suggestivamente<br />

affini; pertanto, se si accoglie la proposta di datazione<br />

di Cautiva fissata al 1922 da ]. Comincioli 28, sembra lecito ipotizzare<br />

che Cautiva e Canción rappresentino un embrione di suite,<br />

disperso o privo di sviluppo. Si giustificherebbe forse in tal modo<br />

il ricupero di Canción nelle Primeras Canciones, quando il poeta<br />

l'aveva gia destinata (o la stava destinando) ad un'altra raccolta ormai<br />

definita e licenziata per le stampe (anche se poi l'edizione venne<br />

travolta dall'infuriare della guerra civile) , vale a dire il Diván del<br />

Tamarit, dove costituiva la Casida de las palomas oscuras.<br />

Ma Canción era apparsa gia nel n. 2 di «Héroe» (Madrid<br />

1932), come sí e gía osservato a proposito dí Adán, e l'anno successivo<br />

era stata ristampata su «La Nación» di Buenos Aires, in<br />

data 29 ottobre. Con un titolo intermedio fra quelli testimoniati<br />

da «Héroe» (Canción) e da « La Nación» (Canción de las palomas<br />

oscuras), vale a dire Canción de las palomas, figurava nel progetto,<br />

poi decompostosi, di Tierra y Luna; occupa infatti il dodicesimo posto<br />

in quell'ormai famoso indice autografo che F. García Lorca stese<br />

(ovviamente prima dell'ottobre del 1933) al verso del borrador<br />

della lírica El niño Stanton, ora inclusa in Poeta en Nueva York.<br />

Le vicende redazionali di Canción, che si rivelano complesse ma<br />

significative, sono gia state illustrate in una recente occasione 29.<br />

A parte dunque il sonetto Adán, e con riserve molto meno<br />

nette per Cautiva e Canción, la silloge di Primeras Canciones risulta<br />

piu coerente del previsto e rappresenta effettivamente un « anticipo»<br />

di un 'opera organica, quel « más extenso y representativo conjunto»<br />

(secondo la deÍínizione di M. Altolaguirre), destinato a rimanere<br />

privo di una sistemazione definitiva durante la vita dell'autore.<br />

Come e facHe constatare, Manolo Altolaguirre non puo essere<br />

considerato in alcun modo l'unico responsabile delle scelte di Primeras<br />

canciones, poiché poteva disporre sol tanto di una parte della<br />

raccolta, vale a dire quelle liriche che erano gia state edite nelle<br />

proprie o in altrui riviste 30. 11 nucleo piu consistente non puo essergli<br />

stato fomito se non da García Lorca; la presenza dei relativi auto-<br />

28 J. COMINCIOLI, op. cit., p. 94. Ma tale ipotesi ha suscitato qualche perplessita.<br />

29 G. CARAVAGGI, L'oscura ... cit., pp. 149-157.<br />

30 A quest'ultimo gruppo di testi deve riferirsi Maria Grazia Profeti quando<br />

osserva: «sembra che Altolaguirre riunisse nelIe Primeras Canciones cose di<br />

Lorca che aveva sottomano, in quanto avevano visto la luce nella sua rivista »;<br />

cfr. P. AMllROSI - M.G. PROFETI, Federico García Lorca. La frustrazione erotica<br />

maschile, Roma, Bulzoni 1979, p. 77, n. 18.<br />

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· 20 .<br />

Una poesia giovanile di Lorca: « Nocturno de Marzo »<br />

PIERO MENARINI<br />

Il manoscritto di «Nocturno de Marzo» si compone di 6 ff.<br />

numerati, scritti a penna su una sola facciata su materiale cartaceo<br />

1eggermente ingiallito di cm 22x16, ed e datato in calce al f. 6:<br />

« 19 de Marzo 1922». Si tratta di una redazione ancora in stato<br />

di elaborazione, sottoposta ad una puntigliosa revisione, attestata<br />

dalle numerosissime varianti, correzioni e cassature. Che la versione<br />

non sia definitiva 10 rivelano, fra l'altro, le evidenti imprecisioni<br />

di ordine sintattico, grammaticale e strofico (soprattutto nel<br />

« prologo» e nella prima parte), nonché certi accantonamenti di<br />

versi, ripensamenti ed esitazioni che costellano tutto il testo.<br />

A tutt'oggi era accessibile solo la seconda parte, « Encuentro »,<br />

pubblicata, in edizione non critica, da Eutimio Martín nel suo ormai<br />

fondamentale studio sulla poesia giovanile di Lorca 1. Grazie all'autorizzazione<br />

degli eredi del poeta, possiamo ora pubblicare il testo<br />

completo, integrato dei 6 vv. a modo di prologo e della prima parte,<br />

« Situación ».<br />

L'esame della struttura di « Nocturno de Marzo» puo risultare<br />

di un interesse notevole, sia perché si prospetta decisamente anomala<br />

all'interno della produzione poetica lorchiana, sia perché mette in<br />

luce lo stato di incompletezza della poesia stessa, proponendo stimolanti<br />

quesiti.<br />

1 vv. 1-6 costituiscono una sorta di introduzione alle parti che<br />

seguono: i luoghi, le atmosfere, i suoni esterni che circondano e<br />

avvolgono la «sÍtuazione », percepiti dall'interno della camera del<br />

poeta.<br />

Nei vv. 7-30 si sviluppa la parte I, intitolata, dopo un ripensamento,<br />

« Situación », mentre il titolo primitivo, « Interior », rimane<br />

non cassato e riquadrato: cioe, secondo l'uso di Lorca, conservato<br />

per altra destinazione ancora da definir si.<br />

I vv. 31-38 comprendono la parte n, « Encuentro ». Nella prima<br />

redazione tale parte non terminava, essendo lasciati in sospeso gli<br />

ultimi versi, con due linee di puntini. In una seconda revisione Lorca<br />

vi sovrappone una prima stesura parziale dei due versi mancanti,<br />

quindi 1i cassa e infine li sostituisce con i due « definitivi », adestra.<br />

1 E. MARTÍN, Federico Garda Lorca, heterodoxo y mártir. Análisis y<br />

proyección de la obra ;uvenil inédita, Madrid, Siglo XXI de España Editores<br />

1986, pp. 256-260.<br />

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·21·<br />

A questo punto il testo sembrerebbe proseguire senza ulteriori<br />

interruzioni sino alla fine. Tuttavia, la struttura della poesia - divisa,<br />

come si vede, in parti ogni qualvolta varia l'angolo di visuale<br />

poetica - dovrebbe presentare fra i vv. 88 e 89 non solo una cesura,<br />

ma proprio l'indicazione di una terza parte. Infatti, al v. 88 termina<br />

la confessione del diavolo e dall'89 in poi si ha il commento del<br />

poeta su quanto ha appreso e l'espressione della sua visione di Lucifero<br />

cosi come sorprendentemente gli si e presentato. Se si guarda<br />

bene il manoscritto in questo punto (f. 4), si notera che a seguito<br />

della cassatura dei due versi poi sostituiti a margine (vv. 87-88),<br />

si leggono chiaramente due titoli, entrambi cassati: «-Jardín-» e<br />

«-El Sueño- ». Quest'ultimo e a sua volta preceduto, sulla stessa<br />

riga, da due lettere evidentemente cassate subito prima della riscrittura<br />

del titolo completo, in quanto si tratta di «Su », che stanno<br />

senza dubbi per «Sueño»: anziché completare la parola ed anteporre<br />

successivamente l'articolo, trovandosi solo all'inizio Lorca ha<br />

preferito cancellare subito il frammento di titolo e riscriverlo completo.<br />

I1 tutto, poi, - vale a dire la prima redazione dei vv. 87-88<br />

ed i due titoli -, sono stati piu volte cassati: prima con linee orizzontali,<br />

poi con una ampia X ed infine nuovamente con una sorta<br />

di cornice rettangolare priva del lato superiore. I1 secondo dei due<br />

titoli, « El Sueño» appunto, appare a sua volta cassato in due modi,<br />

e forse momenti, diversi: anzitutto con la medesima linea orizzontale<br />

usata in precedenza, poi con vari tratti trasversali. Tuttavia<br />

appare evidente l'esitazione di Lorca in tutto questo intrico: vale<br />

a dire il dubbio se conservare o meno il titolo in questione, tanto<br />

e vero che la cassatura piu marcata di tutte, cioe quella « a rettangolo»<br />

non chiuso, comprende solo i due versi ed il primo titolo.<br />

Mi pare non ci si ano dubbi sul fatto che la struttura della poesia<br />

non solo richiedeva un titolo proprio in questo punto, ma che Lorca<br />

ne aveva pensati ed inseriti addirittura due, il secondo dei quali<br />

ritenne di mantenere anche dopo la prima cassatura. Da un punto di<br />

vista strettamente filologico, non c'e dubbio che la trascrizione debba<br />

rinunciare al recupero di tale titolo; ma seguendo l'organizzazione<br />

poetica delle varie parti e altrettanto evidente che dal v. 89 ha<br />

inizio la parte III del notturno. Ritengo pertanto che, trattandosi<br />

in ogni caso di una versione ancora provvisoria, nella risistemazione<br />

del testo non si possa fare a meno di indicare questa cesura parziale<br />

e, con tutto il margine di arbitrio che emerge da quanto detto sopra,<br />

sia opportuno reintegrare il titolo soppresso (probabilmente in attesa<br />

di sostituzione) e il numero III della parte, ponendoli ovviamente<br />

fra parentesi uncinate perché sia chiaro che si tratta di un intervento<br />

del trascrittore.<br />

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· 22 .<br />

Al v. 138 termina questa parte IlI. Dal v. 139 al 148 si hanno<br />

dieci versi conclusivi che chiudono i1 lungo componimento bilanciando<br />

i sei di apertura. Ci troviamo cos1 di fronte ad un'organizzazione<br />

assai complessa, articolata in dnque par ti suddivise, per quanto si<br />

attiene al numero dei versi, come segue: 6+24+58+50+10=148<br />

vv. E facile rilevare che due di esse, la Ir e la IIl, sono pressoché<br />

equivalen ti dal punto di vista quantitativo, cosI come lo sono nell'economia<br />

del messaggio/confessione che Lorca vuole esprimere<br />

nel testo.<br />

Tanto per 1 'epoca , quanto per i1 tema in essa sviluppato, non<br />

esito a definire «Nocturno de Marzo» una delle piu interessanti<br />

poesie lorchiane finora recuperate, in quanto ci consente di integrare<br />

e rendere ulteriormente nítida una delle tematiche che, gia senza<br />

esitazioni, ma pur sempre velata, costituisce uno dei nuclei portanti<br />

del pressoché coevo Libro de poemas: quella del rifiuto di un Dio<br />

visto in un'ottica anticotestamentaria, per la verita un po' miope 2,<br />

e del conseguente riscatto di Satana.<br />

Il problema del rapporto con Dio, limitatamente all'epoca giovanile,<br />

e l'oggetto dí buona parte dello studio di Martín, il quale<br />

non analizza solo testi editi, roa anche inediti, e non solo poetici,<br />

roa anche teatrali e prosastici. Sostanzialmente, do che la produzione<br />

giovanile dí Lorca ci lascia intravedere e una visione appunto eterodossa,<br />

nella quale sacro e profano si intersecano, dando víta ad un<br />

progressivo distanziamento dalla fede cattolica, per conservare solo<br />

ammirazione/attrazione per l'aspetto rituale e per la persona di Cristo.<br />

Tale visione e, pero, in re alta ben piu sfaccettata ed articolata,<br />

con implicazioni ed esiti direi sorprendenti. Al rifiuto, ma non<br />

negazione 3, di un Dio che pare attento solo a cogliere in fallo le<br />

proprie creature, al rifiuto del cattolicesimo sulla base dell'esempio<br />

negativo dei credenti, fa riscontro il riscatto di Ludfero, come nella<br />

nostra poesía, che e visto come vittima innocente di quel Dio e di<br />

quei credenti. Lo stesso Cristo non e per Lorca che una vittima non<br />

consenziente di un padre che gli aflida/impone un compito e un<br />

sacrificio che ben volentieri avrebbe evitati (di capítale importanza<br />

sono, in questo senso, le due versioni ancora inedite della tragedia<br />

bíblica Cristo). In questa dimensione, Cristo e Satana si troyano<br />

2 Si veda in proposito il mio « Studio critico}) in calce al volume F. GARCÍA<br />

LoRCA, Poesie inedite (1917-1925), Milano, Garzanti 1988 clove, fra l'altro,<br />

compare la poesia oggetto di questo studio, ovviamente non in edizione<br />

critica.<br />

3 Persino in una delle sue ultime opere teatrali, la cosiddetta Comedia sin<br />

título, Lorca fa dire all'Autor: «Si creéis en Dios, y yo creo, ¿por qué tenéis<br />

miedo a la muerte?» Il punto e: in quale Dio?<br />

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· 23 .<br />

associati nel loro stato comune, entrambi strumenti di esplaZlOne<br />

nelle mani e in balia dello stesso hacedor. Lorca non esita a mettersi<br />

dalla parte delle vittime, come sempre dichiarera di voler fare e fara,<br />

schierandosi conseguentemente contro il responsabile di tale oppressione.<br />

« Nocturno de Marzo» ci porta piu in profondita rispetto alla<br />

visione che del Demonio si aveva nel Libro de poemas. In questa<br />

raccolta, infatti, Lorca costruiva sostanzialmente una contrapposizione<br />

fra Dio (Jehová, Dios, Señor) e Satana: il primo raffigurato<br />

come il Signore della Morte, mentre il secondo come il Signore della<br />

Vita. Campione di promesse non mantenute, il primo; fedele soccorritore<br />

nel bisogno, il secondo. Nemico l'uno e amico l'altro, in sostanza.<br />

In «Canción para la luna» (agosto 1920) si legge:<br />

Jehová acostumbra<br />

sembrar su finca<br />

con ojos muertos<br />

y cabecitas<br />

de sus contrarias<br />

milicias.<br />

[ ... ]<br />

Por eso, luna,<br />

¡luna dormida!,<br />

vas protestando<br />

seca de brisas,<br />

del gran abuso<br />

la tiranía<br />

de ese Jehová<br />

que os encamina<br />

por una senda,<br />

¡siempre la misma!,<br />

mientras él goza<br />

en compañía<br />

de Doña Muerte<br />

que es su querida ...<br />

L'uso della traslitterazione Jahvé e la sua connotazione di seminatore<br />

di morte non lasciano dubbi sul fatto che Lorca identifica<br />

qui Dio in un Signore padrone assoluto, tirannico ed arbitrario,<br />

che impone la propria volonta agli uomini, obbligandoli spietatamente<br />

a seguire un cammino (senda) che nessuno comprende e di cui nessuno<br />

vede né conosce la fine. Tema, quest'ultimo della senda, che e<br />

sviluppato anche negli «Encuentros de un caracol aventurero »,<br />

sorta di parabola della ricerca di Dio ostacolata dagli stessi credenti<br />

(le rane).<br />

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· 24 .<br />

Un Dio nemico, dunque, che gioca alla guerra con gli uomini,<br />

esattamente come quello che emerge, con maldestra violenza verbale,<br />

anche dalla poesia «Prólogo» (24 luglio 1920):<br />

Dime, Seña!,<br />

¡Dios mío!<br />

¿ Nos hundes en la sombra<br />

del abismo?<br />

[ ... ]<br />

¿ No llega el dolor nuestro<br />

a tus oídos?<br />

[ ... ]<br />

¿Estás sordo? ¿Estás ciego?<br />

¿ O eres bizco<br />

de espíritu<br />

y ves el alma humana<br />

con tonos invertidos?<br />

¡Oh Señor soñoliento!<br />

In quest'ultima poesia, pero, il discorso poetico si amplia. I1<br />

poeta non si limita ad una sequela di interrogazionij accuse, alcune<br />

anche ironicamente irriverenti, ma per la prima volta si spinge ad<br />

una contrapposizione comparativa fra Dio e Satana nella quale quest'uhimo<br />

as sume tutte le caratteristiche (che dovrebbero invece denotare<br />

il primo) di amico degli uomini, di aiutante nel bisogno, di<br />

paziente ed attento mediatore che esaudisce, soccorre e quasi previene<br />

i desideri umani:<br />

[ ... ] Satanás me quiere mucho,<br />

fue compañero mío<br />

en un examen de<br />

lujuria [ ... ].<br />

y entonces, ¡oh Señor!,<br />

seré tan rico<br />

o más que tú,<br />

porque el vaCÍo<br />

no puede compararse<br />

al vino<br />

con que Satán obsequia<br />

a sus buenos amigos<br />

[ ... ]<br />

Si tu luz va a llegar,<br />

abre los ojos vivos;<br />

pero si continúas<br />

dormido,<br />

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• 25 •<br />

ven, Satanás errante,<br />

[ ... ]<br />

ponme la Margarita<br />

morena en los olivos<br />

[ ... ]<br />

Aquí, Señor, te dejo<br />

mi corazón antiguo,<br />

voy a pedir prestado<br />

otro nuevo a un amigo.<br />

La lunga citazione era indispensabile. Il tono di Lorca, fino a<br />

questo punto, sembra quello del dispetto derivante dalla delusione.<br />

L'elezione di Satana, in fondo, e operata sulla base della mancanza<br />

di alternative: non e, cioe, {rutto di una scelta precisa e meditata.<br />

Se Dio e assente e assopito nella sua lontananza, Satana al contrario<br />

e presente e ben sveglio in una vicinanza che lo fa compagno dell'uomo<br />

in ogni sua necessita, comprensivo e servizievole. Tuttavia,<br />

ripeto, nel Libro de poemas prevale ancora un atteggiamento contras<br />

tato di Lorca, il quale esprime una sua teologia profondamente<br />

accorata e senza speranza con versi superficialmente ironici e scherzosi.<br />

Il suo rapporto con Satana deriva unicamente, come si diceva,<br />

dall'impossibilita di averne uno con Dio, che e sordo, cieco, guercio<br />

nello spírito, addormentato e scostante.<br />

Con « Nocturno de Marzo» la visione lorchiana si fa piu intima.<br />

Dio viene nominato una sola volta (


· 26 •<br />

Non solo, dunque, Lorca contraddice l'iconografia arUsUca, le<br />

ir.tterpretazioni teologiche e le credenze popolari che nei secoli si<br />

sono susseguite a rendere ancora piu satanico il demonio, mostrandocelo<br />

come un ragazzetto triste e malinconico, ma addirittura ne<br />

fa una víttima eccellente al parí di Cristo.<br />

L'associazíone fra la passione del figlio di Dio e quella di questo<br />

« povero diavolo », umiliato, fallito, deluso, acciecato, non e manifestata<br />

direttamente, ma viene introdotta da Lorca con l'utilizzazione<br />

del Sanctus (vv. 135-138):<br />

¿ Quién diría que eras<br />

santo<br />

santo<br />

santo?<br />

Naturalmente, e il solo poeta a recitare la litania, unito in una<br />

misteriosa comunione di spirito (


·27 .<br />

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· 28'<br />

NOCTURNO DE MARZO<br />

La ciudad suena<br />

como un xilof6n.<br />

(¡Los pasosl)<br />

El paisaje tiene<br />

5 una cresta espectral.<br />

(¡Los pasosl)<br />

1<br />

SITUACIÓN<br />

Esta noche perfecta<br />

de Marzo<br />

viene el eco del Eco<br />

10 a mi cuarto.<br />

Es un prisma de viento<br />

rosado<br />

lleno de fuegos<br />

fatuos<br />

15 donde convergen todos<br />

los puntos del espacio.<br />

El rumor de los viejos<br />

ríos llena mi cuarto.<br />

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· 29 .<br />

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· 30·'<br />

El rumor de las VleJas<br />

20 muchedumbres. El canto<br />

de las sirenas. Los colmillos<br />

sonoros de Pegaso.<br />

Yo siento que me pesa<br />

el infinito. Los astros<br />

25 giran en mi cabeza<br />

y un cansancio<br />

me invade.<br />

¡Un cansancio<br />

amarillo<br />

30 y lejano!<br />

Ir<br />

ENCUENTRO<br />

Alguien,<br />

respira en mi cuarto.<br />

Miro y encuentro<br />

a un muchaco<br />

35 melancólico, todo<br />

vestido de blanco,<br />

con un aire doliente<br />

de efebo legendario.<br />

« ¡No te asustes! », exclama,<br />

40 y moviendo los brazos,<br />

« ¡No te asustes! », me dice,<br />

« j Yo soy el Diablo! »<br />

¡ Oh, magnífico<br />

diablo<br />

45 diablo<br />

diablo!<br />

¡ Qué maravilla, todo<br />

vestido de blanco<br />

blanco<br />

50 blanco!<br />

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Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong><br />

j<br />

j<br />

j<br />

j<br />

j<br />

j<br />

j<br />

j<br />

j<br />

j<br />

j<br />

j<br />

j<br />

j<br />

j<br />

j<br />

j<br />

j<br />

j<br />

j<br />

j<br />

j


• 32 •<br />

« Y o siempre fui ángel.<br />

Soy calumniado<br />

en todas las historias<br />

y en los retablos.<br />

55 Mathias Grünewald<br />

y San Macario,<br />

Teniers y Antonio<br />

el ermitaño<br />

sólo vieron demonios<br />

60 falsos,<br />

espectros de reptiles<br />

del antaño<br />

y puedo asegurarte<br />

que estaban soñando.<br />

65 Soy<br />

un desengañado.<br />

Voy por las avenidas<br />

de los vientos, rumiando<br />

la milenaria hiel<br />

70 de mi fracaso.<br />

y conozco el Mito<br />

de Fausto.<br />

j Oh, cómo me han<br />

calumniado!<br />

75 He aquí<br />

mi castigo. Soy blanco<br />

y los hombres me ven<br />

encarnado.<br />

Los demonios que sueñan<br />

80 tus hermanos<br />

son ellos mismos, ellos,<br />

proyectados<br />

en los turbios paisajei<br />

de sus actos.<br />

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• 34<br />

85 Estoy ciego, ¿no ves?<br />

Dame la mano.<br />

Mi lámpara está siempre<br />

agonizando. »<br />

nI<br />

EL SUEÑO<br />

Yo siento una infinita<br />

90 compasión. El espacio<br />

se llena de feéricos<br />

nardos<br />

y el mancebo ilumina<br />

la estancia con sus labios.<br />

95 ¡Oh, Diablo<br />

Diablo<br />

Diablo!<br />

¿ Quién diría que eras<br />

blanco<br />

100 blanco<br />

blanco?<br />

Arde la mariposa<br />

en el faro<br />

y el propio corazón<br />

105 en el extraño.<br />

Dentro del Sueño vivo<br />

tú pensabas crearlo.<br />

Tú soñabas ser padre<br />

del viento y de los astros.<br />

110 El eterno alfarero<br />

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· 35 .<br />

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· 36 .<br />

te echó de sus estados<br />

ya tarde, cuando habías<br />

imbuido en su barro<br />

un amor imposible<br />

115 de ser saciado<br />

y el germen de ciencia<br />

con el germen del llanto.<br />

Te calumnian todos<br />

los cristianos.<br />

120 Son ellos mismos, ellos,<br />

su Enemigo Malo.<br />

Tú eres un ángel<br />

con demasiado<br />

fulgor para ser<br />

125 subordinado.<br />

El más maravilloso<br />

fracaso.<br />

¡Oh, diablo<br />

diablo<br />

130 diablo!<br />

¿ Quién diría que eras<br />

blanco<br />

blanco<br />

blanco?<br />

13 5 ¿ Quién diria que eras<br />

santo<br />

santo<br />

santo?<br />

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. 37 .<br />

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1<br />

1<br />

1<br />

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1<br />

1<br />

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1<br />

1<br />

1<br />

1<br />

1<br />

1<br />

1


APPARATO FILOLOGICO<br />

· 38 .<br />

El Eco de los ecos<br />

140 gira sobre mi cuarto.<br />

El muchacho con aire<br />

de efebo legendario<br />

se disuelve en las caras<br />

del prisma rosado.<br />

145 Y yo me voy por unas<br />

perspectivas de ocaso<br />

donde se abren las fuertes<br />

rosas de los labios.<br />

19 de Marzo 1922<br />

1 Las ciudad [ -es] suena[ -n] Correggo l'articolo plurale Las col<br />

singolare La<br />

2 como [,",,-un] xilofon[ -es]<br />

4 [-Los,",,-El] paisaje[ -s] tiene[ -n]<br />

5 crestas [-de sonido.] [,",,-una] cresta[ -s] espectrales Elimino<br />

crestas della la redazione, non cassato, e correggo espectrales della<br />

2" in espectral per concordare !' aggettivo nel numero variato dopo<br />

la trasformazione del verso dal plurale al singolare, come gia al v. 1.<br />

6 [-(los gallos) ]/[ -(el canto del gallo)] Ricostituisco la la redazione,<br />

benché cassata, poiché e evidente che il poeta e tornato<br />

ad essa cassando successivamente la variante con due linee marcate.<br />

Al di sotto della la redazíone, inelíminabíle per analogía col v. 3,<br />

appaiono due brevi linee ondulate, verticali e parallele, che potrebbero<br />

appunto indicare un ripensamento da parte del poeta che<br />

rende di nuovo dísponibile il v. cassato.<br />

Pra i vv. 6 e 7 del nostro testo paradigmatico il ms. presenta un sottotitolo,<br />

non cassato, ma riquadrato, seguito da due vv. cassati che riproduco<br />

qui di seguíto:<br />

Interior<br />

[-El Eco y el No<br />

están en mi cuarto]<br />

9 Viene/viene<br />

[?+eco]<br />

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· 39"<br />

Pra i vv. 12 e 13 del nostro testo paradigmatieo il ms. ne presenta altri<br />

due eassati:<br />

[-glorieta de los cuatro<br />

puntos del espacio.]<br />

15 [-se unen los cuatro "",convergen todos]<br />

16 [/los] esp[e+a]cio.<br />

21 [, los + . Los]<br />

26 can [ sio+sancio]<br />

29 amarillo [-lejano!]<br />

38 [?+d]oliente<br />

39 te te (sie)<br />

40 [con + moviendo]<br />

41 no/No<br />

43 ¡Oh/¡Oh,<br />

55 Mateus/Mathias<br />

57 [u+y]<br />

Pra i vv. 60 e 61 del nostro paradigmatieo e'e il seguente v. eassato:<br />

[-


· 40··<br />

Pra i vv. 92 e 93 del testo paradigmafico si ha il seguente v. cassato:<br />

[-En el pecho se agita]<br />

95 ¡Oh/¡Oh,<br />

102 [/--La] Arde<br />

103 [-con"'-en] faro./faro<br />

105 [-con"'-en]<br />

1 07 [ -soñabas "'.Pensabas]<br />

109 astros/astros.<br />

111 hechó/echó [?+sus]<br />

114 [--que?",-imposible]<br />

11.5 saciado./sadado<br />

116 ciencia [-y el llanto. ]<br />

117 llanto/llanto.<br />

120 mismos [-su] ellos/, ellos,<br />

121 Su/su<br />

122 ángel [-lírico con un alto] Dopo aver cassafo lírico Lorca ha<br />

sostituito la parola con la variante con un alto. Per ragioni di rima<br />

(ABCB) , oltre ehe di sintassi, tale variante, che resta aperta,<br />

non puo essere aceolta . . La proponiamo dunque in apparato, ritenendo<br />

la sua mancata cassatura un lapsus calami.<br />

123 ["'--con] demasiado Ricostituisco la preposizione con, cassafa, per<br />

ovvie ragioni sintattiche.<br />

127 fracas[ar+o]<br />

128 ¡Oh/¡Oh,<br />

135 Quién/ ¿Quién<br />

139 [e+E]co<br />

143 disuelve [-y]<br />

146 perpectivas/ perspectivas<br />

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· 41"<br />

Aspetti e forme deIl'oralita nell'epistolario lorchiano<br />

GABRIELE MORELLI<br />

La testimonianza epistolare trasmessa da Federico García Lorca<br />

e andata vía via arricchendosi e completandosi 1 fino a formare uno<br />

straordinario documento umano e letterario, capace di registrare<br />

in tutta la sua verita e immediatezza la ricca personalid del poeta.<br />

In questo carteggio - che la mano amorosa dell'autore ha corredato<br />

di disegni, poesie, abbozzi teatrali - possiamo cogliere nena loro<br />

prima formulazione i vari progetti e momenti creativi, insieme alle<br />

idee estetiche che Federico andava in quel periodo maturando.<br />

Soprattutto traspare il sentimento di tenerezza e inquietudine profonda<br />

che spinge il poeta, generoso e commovente, a chiedere consiglio<br />

e comprensione fra la cerchia degli amicí piu cario Cosi e<br />

nelle lettere al concittadino Melchor Fernández Almagro - «Melchorito»<br />

come 10 chiama Federico - al quale Lorca rimprovera<br />

di continuo i suoi prolungati silenzi e ritardi epistolari:<br />

Queridísimo Melchorito: ¡Ahora sí que te llamo pérfido! No<br />

me has contestado ... ¿Es que estás malo? No sabes 10 que me<br />

gustaría que me escribieses largo y tendido hablándome de muchas<br />

cosas;<br />

Querídisimo Melchorito: ¡Con cuánto retraso tu carta!... Pero<br />

más vale tarde que nunca;<br />

No te olvides de contestarme en una carta larga a las cosas que<br />

te digo y pregunto. Cada día me escribes las cartas más cortas,<br />

yeso es que ya no me quieres casi nada 2.<br />

Rimproveri e attestazioni di affetto che il poeta non manca<br />

di esternare, anche mediante richiami indiretti; come nel caso della<br />

1 Si veda, a proposito, i due volumi curati da CHRISTOPHER MAURER (Epistolario<br />

1, JI, de F.G.L., Madrid, Alianza Editorial 1983); a cui si devono<br />

aggiungere le numerose «cartas inéditas» apparse successivamente: in particolare<br />

l'importante carteggio ínviato alla famiglia da} soggiorno americano, pubblicato<br />

- sempre ad opera di Maurer - sulla rivista «Poesía », n. 23-24,<br />

1985. Per le nostre citazioni facciamo riferimento all'edizíone delle Obras<br />

Completas di Lorca (Madrid, Aguilar, vol. II, ed. 21 a , 1985).<br />

2 Rispettivamente nelle lettere del 1921, del '24 e del '27; cfr. Obras<br />

Completas cit., pp. 1155-56, 1178, 1207.<br />

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, 42·'<br />

corrispondenza al diplomatico cileno Carlos MorIa Lynch, dí cuí<br />

Lorca fu íntimo amico e ahituale frequentatore della casa madrilena<br />

3, SctÍve il poeta, nel congedo finale del foglio inviato da Granada<br />

nell 'agosto del 1931:<br />

Carlos, te abrazo con todo mi cariño. Saluda a Bebé y a Carlitos.<br />

y dile a Rafael [Martínez Nadal] que es indecente su proceder<br />

conmigo. Yo no le he hecho nada y él no ha contestado a cuatro<br />

cartas mías. Estoy verdaderamente dolido. O es malo o es un<br />

irresponsable. Le pegaría de buena gana. Estoy que bramo.<br />

Adiós, Carlitos. Mil abrazos para ti y escríbeme mucho 4.<br />

Cosi e nelle missive dirette a Jorge Guillén, a cui lo lega un<br />

sentimento di profondo affetto e sincera amicizia, oltre all'incondizionata<br />

ammirazione per la sua opera poetica, della quale e - almeno<br />

in un primo tempo - fervente e convinto sostenitore. Al prestigioso<br />

amico - professore universitario e poeta gia affermato - Lorca<br />

scrive:<br />

Mi querido Jorge: Te llamo la atención. No es posible, con lo<br />

mucho que yo te quiero, que no tengamos el lazo encantador<br />

de la correspondencia. No puede ser. Yo quiero escribirte y saber<br />

de ti con frecuencia. [ ... ] Yo espero que no me olvides, ni tu<br />

mujer tampoco. Y que me escribirás;<br />

Mi querido Jorge: A pesar de tu promesa no he recibido carta,<br />

ni sé nada de tu vida en este verano;<br />

Guillén, Guillén, Guillén, / ¿Por qué me has abandonado? 5<br />

Come si puo vedere, si tratta di un sentimento vissuto dal poeta<br />

con grande partecipazione, che quando non si esprime, come nei casi<br />

citati, nelle forme ingenue dell'abbandono e della tenerezza, tende<br />

a rappresentarsi in una sorta di incessante interrogazione: su se<br />

stesso, suBa sua attivita di lavoro, suBa situazione letteraria della<br />

Spagna, sul racconto quotidiano vissuto con gli amici e i familiari.<br />

Si assiste cioe, in tutto e per tutto, a una grande affermazione vitalistica,<br />

espressa in una vertiginosa epifanía dí pensieri, desideri,<br />

bisogni, che trasforma il gesto in carezza, la parola in voce, dando<br />

3 Carlos MorIa Lynch, addetto all'Ambasciata del Cile a Madrid, ha raccontato<br />

nelle pagine del suo diario En España con Federico Carda Lorca (Madrid,<br />

Aguilar 1958) il Iungo periodo di contatti e reIazioni personali avute<br />

col poeta, dal 1928 fino aUa sua morte.<br />

4 Vedi Obras Completas cit., p. 1369.<br />

5 [vi, rispettivamente, pp. 1262-63, 1264, 1276.<br />

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43 .<br />

ad essa una tensione illimitata. Tale spinta interna puo forse spiegare<br />

il carattere della scrittura epistolare di Lorca, nella quale possiamo<br />

rinvenire il segno di un continuo sovvertimento dei valori<br />

grafici a favore di forme proprie dell'espressione orale: forme che<br />

presuppongono il coinvolgimento emotivo del vedente e la ricettivita<br />

física dell'udente.<br />

La conquista della componente orale e fine predpuo di ogni<br />

carteggio che tende per sua natura a sostituire l'assenza del destinatario<br />

con l'evocazione della sua figura fisica. Ma e evidente che nel<br />

caso dell'episto1ario dí Lorca, la cuí opera - come la critica ha<br />

sottolineato 6 - rivela una chiara matrice «juglaresca », essa si<br />

impone quale elemento fondamentale del discorso narrativo. Ogni<br />

appunto, ogni pagina della corrispondenza di Lorca, ha infatti il potere<br />

di eliminare il senso di staticita che caratterizza l'azione della<br />

scrittura, costretta in altro modo a percorrere sentieri immaginativi o<br />

a rifugiarsi in oscuri labirinti interiori. Al contrario, la prima impressione<br />

che suggerisce l' epistolario lorchiano e quella di una grande<br />

naturalezza e comunicativit?i, come se insieme alla parola il poeta<br />

fosse presente con tutta la sua persona - la voce, il gesto e il<br />

ricco apparato mimico - accompagnando «dal vivo» l'esempio<br />

della testimonianza scritta. La spiegazione di tale suggestione e forse<br />

dovuta all'immagine accattivante del poeta sempre disposto all'incontro<br />

orale; immagine ricordata da tanti amici e conoscenti, in<br />

particolare da Guillermo Dfaz-Plaja, il quale fornisce a proposito<br />

un ritratto illuminante, derivandolo da varie testimonianze oculari:<br />

« Era un poeta que vivía en la tradición oral. Se le conoda de<br />

esta suerte como si su poesía fuese la de un juglar. Federico<br />

Garda Lorca revivía con el más claro ejemplo de la juglaría<br />

española. Era un juglar de la más fuerte y alta Edad Media ».<br />

Este curioso fenómeno, nada frecuente en la vida literaria de<br />

hoy, se basaba sobre todo en las excepcionales condiciones de<br />

Garda Lorca como recitador: su dominio de la voz y del gesto<br />

y, sobre todo, su auténtico gracejo, su genuina sal andaluza,<br />

que, milagrosamente, hacía volar el tiempo de los que oían; su<br />

« ángel» y su despreocupada destreza, que le permitían pasar<br />

del recitado a la música; de la agudeza crítica al canto de las<br />

nanas, o canciones de cuna, o a la solemne y patética expresión<br />

del «cante jondo»; su solera genial para convertir en poesía<br />

cuanto tocaba y la andalucísima gracia de sus exageraciones y<br />

6 Si veda in particolare il cap. «La estética lorquina. El juglar» di<br />

GUILLERMO DÍAZ-PLAJA, in Federico García Larca, Madrid, Espasa Calpe<br />

1954, p. 11.<br />

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· 44'<br />

embustes de niño grande. Cuantos hemos presenciado esta manera<br />

«juglaresca» de García Lorca la recordamos como una<br />

deliciosa fortuna de nuestra existencia 7.<br />

Ma certamente al di la di questa istintiva vocazione giullaresca,<br />

il poeta sa trovare nell'esperienza epistolare un modo naturale di<br />

relazione che recupera quei valori di immediatezza, impossibili da<br />

rappresentare nelle altre forme di scrittura tradizionale. Cío anche<br />

perché il granatino opera «a priori» una selezione in ordine ai<br />

destinatari del carteggio, che vengono scelti tra coloro coi quali egli<br />

mantiene un rapporto di intima frequentazione. E sufficiente<br />

per questo leggere la lettera ínviata agli amici José de Ciria y<br />

Escalante e Melchor Fernández Almagro ove, dopo l'iníziale tono<br />

conviviale, ricco di attestazioni di affetto e simpatia, i1 poeta rivela<br />

loro la sua diflicolta di allacciare una qualsiasi corrispondenza, o<br />

semplicemente l'incapacita di esternare i1 ringraziamento a una persona<br />

(in questo caso a Gerardo Diego che considera uomo generoso<br />

e gran poeta), con la quale egli non abbia una perfetta intesa e<br />

confidenza:<br />

Queridísimos Pepito [José de Ciria y Escalante] y Melchorito<br />

[Fernández Almagro]: En realidad estoy viudo sin vosotros.<br />

Yo quiero que nosotros tres seamos la santísima trinidad de la<br />

Amistad. Un poeta (no te rías, Melchor) y tres realidades.<br />

¿Trabajas Ciria?oo. ¡Eres incorregible! Y tú, Melchor, transido<br />

y patético, ¿qué haces frente al mar?<br />

Os quiero y os recuerdo como no tenéis idea [ oo.]<br />

A Gerardo Diego no le escribí dándole las gracias por haberme<br />

enviado su precioso libro Soriaoo. Pero tú sabes, Melchorito,<br />

que cuando yo no tengo confianza con la persona a quien escribo,<br />

¡no sé qué decirle! Y aunque el libro de Diego es bueno y él<br />

es un gran poeta, a mí me costaba trabajo darle las gracias,<br />

elogiarlo ¡y nada más! oo' ¡Soy hombre al agua! No tengo mundo<br />

y se disgustará todo el mundo conmigo. ¡Pero yo no puedo<br />

remediarlo! Si ves a Gerardo le dices 10 mucho que 10 admiro<br />

y le estrechas la mano de mi parte 8.<br />

In effetti la relazione epistolare presuppone per il poeta una<br />

totale adesione e disponibilid sentimentale da alimentare con il rapporto<br />

vivo e continuo dell'incontro personale: in assenza del quale<br />

- os serva Lorca - e preferibile il silenzio:<br />

7 Ibídem.<br />

8 Obras Completas cit., pp. 1249-50.<br />

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· 45 .<br />

Queridísimo Adriano: de mucho tiempo nos conocemos y si yo<br />

he dejado de escribirle, ha sido por la desesperanza que en mí<br />

ha producido el no poder hablar frente a frente. Yo soy un<br />

hombre apasionado y las epístolas vienen llenas de escarcha,<br />

¿verdad? 9.<br />

L'atto della scrittura epistolare corrisponde per Lorca a una<br />

necessita vitale di comunicazione che sostituisce la mancanza della<br />

parola e della voce, e richiede pertanto il calore di un centro fisico<br />

ed emotivo, un riferimento preciso o perlomeno la vicinanza ideale<br />

del referente in grado di recepire il messaggio. Di conseguenza l'eccessiva<br />

distanza - reale o sentimentale - affermata dalla lontananza<br />

del destinatario puo impedire e vanificare tale possibilita di omologazione.<br />

Cio emerge con chiarezza ogni qualvolta il poeta e costretto<br />

ad aprirsi a un rapporto estemo, che egli intende fondato<br />

sulla totale e consapevole partecipazione. Si leggano a proposito i seguenti<br />

passi della sua conferenza «Un poeta en Nueva York », in<br />

cui il ricorso alla «captatio benevolentiae» sembra in realta corrispondere<br />

a un bisogno autentico di adesione totale (da cui il suo linguaggio<br />

umanamente figurato: «ojos », «orejas amigas»), ai fini<br />

di una migliore penetrazione e comprensione del suo messaggio<br />

poetico:<br />

Siempre que hablo ante mucha gente me parece que me he<br />

equivocado de puerta. Unas manos amigas me han empujado<br />

y me encuentro aquí. [ ... ] Un poeta que viene a esta sala y<br />

quiere hacerse la ilusión de que está en su cuarto y que vosotros ...<br />

ustedes, sois mis amigos, que no hay poesía escrita sin ojos<br />

esclavos del verso oscuro ni poesía hablada sin orejas dóciles,<br />

orejas amigas donde la palabra que mana lleve por ellas sangre<br />

a los labios o cielo a la frente del que oye 10.<br />

Puo cosi accadere che il poeta, afHitto da una grave crisi sentimentale,<br />

non disponga della volonta e confidenza necessarie per<br />

dialogare liberamente con la persona lontana. Da qui il ripiegamento<br />

nella solitudine e nel silenzio, preferibile ad ogni altra forma di<br />

partecipazione carente della necessaria spontaneita. Ne e testimonianza<br />

significativa uno dei documenti piu drammatici e dolorosi<br />

9 Lettera del 30 settembre 1923 a Adríano del Valle; cfr. Obras Completas<br />

cit., p. 1141.<br />

10 Cfr. «Dos conferencias (Un poeta en Nueva York) », in Federico Carda<br />

Larca escribe a su familia desde Nueva York ... , ed. di CHRISTOPHER MAURER,<br />

«Poesía» cit., p. 111.<br />

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· 47 .<br />

da una scrittura che imita e riproduce l'espressivita e i paludamenti<br />

propri del linguaggio confidenziale (nell'esempio seguente contrassegnato<br />

da continue sospensioni tonali come pure da frasi negative<br />

in posizione anaforica):<br />

Yo estoy loco de alegría. No digas nada a nadie. Pero mi hermano<br />

Paquito está escribiendo una novela maravillosa, así como<br />

suena, maravillosa. [. .. ] No digas nada todavía. Será una sorpresa<br />

tremenda. No me ciega el infinito amor que yo le tengo. No.<br />

Es una realidad. Como tú eres tan mío te cuento esto 12;<br />

in cui, come si vede, mediante l'impiego della frase breve e l'uso<br />

della ripetizione (per esempio nell'espressione: «novela maravillosa,<br />

así como suena, maravillosa»), l'insistita presenza dei verbi dicendí<br />

(


· 48 .<br />

l'autore: invenzione, annota il critico, «muy en línea de su afición<br />

al uso de neologismos disparatos de puro juego - chorpatélico,<br />

reconcolio, opolio, etcétera - con que sembraba a veces su conversación<br />

« jitanfórica"». Ed ecco qualehe esempio espunto da una<br />

breve e frammentaria campionatura dell'epistolario:<br />

¿Vendrás, Melchorito? Anímate y nos ayudas a esta fiesta para<br />

los niños amiguillos de Isabelita [García Larca]. Estamos todos<br />

contentísimos [ ... ] Adiós, Melchor. Un abrazo entrañable de<br />

este poetilla;<br />

Querida amiga Ana [María Dalí] Patera y Seachera de Cuca:<br />

Recibo tus preciosísimas fotos y tus lindos dibujos en cama.<br />

He estado cuatro días malísimo con cuarenta grados. [oo.] Hoy,<br />

sentado en la cama, te escribo para darte las gracias, gracias<br />

monísimas y pititas. [oo.] A don Osito [Eduardo] Marquina le<br />

contestaré muy pronto. Es mono y remono.<br />

Adiós, hasta que esté mejor, que te escribiré. Recibe mil afectos<br />

de tu amigo tan seachero 17.<br />

Naturalmente, l'impiego del diminutivo e l'utilizzazione del lessico<br />

stra1unato ed «esperpéntico», in voga tra gli amici della stagione<br />

della Residencia, finisce per dare al carattere della scrittura una mobilita<br />

tendente a spostare i1 piano della lettura dal discorso indiretto<br />

aquello diretto: vivacizzando l'enunciato con continui inserti uditivi<br />

che riproducono il linguaggio infantile e l'espressivid propria del<br />

lessico vernacolare. Anche qui si possono addurre a conferma aleune<br />

esemplificazioni:<br />

Ancora:<br />

La niña ha dicho por vez primera ma-ma-ma-ma. Y luego se ha<br />

entusiasmado y ha dicho ma-ta-pa-la-ca-ti-pa. Alfabeto de un teléfono<br />

angélico, sin duda [oo.]. Luego mi padre ha dicho muy<br />

serio: «Es una niña genial », y mi mamá, más comprensiva:<br />

«No, pero es más simpática que los demás niños ». [oo.] Mi<br />

padre, muy solemne, se dirige a la niña y le dice: «Hijita, di<br />

mamá, anda »; y la niña, agitando los bracitos, grita: «Ta-ca­<br />

-che-li-pi-ta-má... », iY se echó a llorar! 18.<br />

Cuando dije a mi madre la frase del encantador Gitanillo sobre<br />

la Virgen, se echó a llorar, y una costurera que había cosiendo,<br />

muy andaluza, decía: «¡Hijo de mi alma, él sí que estará ya<br />

en los brazos de la Virgen! » 19.<br />

17 Obras Completas cit., rispettivamente, p. 1163 e p. 1324.<br />

18 Ivi, p. 1373.<br />

19 Ivi, p. 1368.<br />

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· 49 .<br />

Naturalmente, l'ingresso dellinguaggio parlato dovuto ai continuí<br />

inserimenti del gergo colloquiale - ben visibile nel ritmo alterato<br />

della frase - corrisponde a un'esigenza di « mimesis» che l'atto della<br />

scrittura riproduce derivandola dalla viva osservazione della realta.<br />

Tale caratteristica viene continuamente segnalata dai linguisti: a partire<br />

dallo stesso Roman Jakobson, il quale, ad esempio, nota la stretta<br />

re1azione esistente tra opera poetica e citazione, intesa quale uso diverso<br />

dellinguaggio. «Virtuellement tout message poétique - egli<br />

scrive 20 - est une sort de citation et presente tous les problemes<br />

speciaux et compliqués que le 'discours a l'intérieur du discours offre<br />

au linguiste' ». In particolare, per quanto attiene al nostro discorso,<br />

Manuel Seco osserva come «las condiciones del mensaje hablado y<br />

las del escrito son distintas, y cualquier transposición exigida por el<br />

cambio del medio »21. Il che comporta automaticamente un processo<br />

di trasformazione da parte della scrittura, evidenziato - nel caso<br />

de1l'epistolario lorchiano - dall'uso di particolari tecniche di visualizzazione<br />

espressiva, rese attraverso la drammatizzazione e l'enfatízzazione<br />

del registro grafíco. Si guardi l'esempio di questa lettera<br />

inviata all'amico Carlos Morla, e in particolare alla persona del fíglio<br />

bambino Carlitos, intitolata in forma parentetica cioe con tono<br />

intimistico e affabulatorio: «(Carta del eco con un pequeño latigo<br />

de maíz)>>.<br />

Queridísimo Carlitas: Recibí tu carta. (El eco) CARTA ... , que te<br />

agradezco mucho. (El eco) MUCHO ... , y te ruego le des un puntapié<br />

a Alfredo. (El eco) ALFREDO ... , porque es preciso. (El eco)<br />

PRECISO ... Preciso. (El eco interrumpiendo) PRECISO ... y yo (El<br />

eco irritado) y YOOooo... no puedo (El eco irritadísimo) NO<br />

PUEDOOOOO ... Carlitoooooooos. (El eco frenético) CARLITOOOOOOS .<br />

. ,. ¡Adiós (El eco 10CO)CARTA MUCHO YOOO CARLITOS<br />

ADIOOOOOOOSSS 22.<br />

In questo caso, la realizzazione dello spazio testuale appare, come<br />

dire, in modo visivo, cioe attraverso il gioco delle parentesi e<br />

il rilievo cubista dei caratteri grafíci (maiuscole e ripetizioni, soprattutto),<br />

finalizzato a coinvolgere, tramite la captazione dello sguardo<br />

(ma anche la recezione dell'udito), la presenza lontana del destina-<br />

20 ROMAN JAKOBSON, « Linguistique et poétique », in Essaís de linguistique<br />

générale, París, Minuit 1963, p. 238. Cfr. anche JosÉ DOMÍNGUEZ CAPARRÓS,<br />

«Literatura, actos del languaje y oralidad », in Edad de Oro, VII, Madrid<br />

1988, p. 9, n. 8.<br />

21 MANuEL SECO, Lengua coloquial y literatura, in «Boletín informativo.<br />

<strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>» n. 129, settembre 1983, p. 19.<br />

22 Obras Completas cit., pp. 1373-4.<br />

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· 50 .<br />

tario. Il tentativo di supplire alla mancanza della comunicazione diretta<br />

porta dunque il poeta a valersi di procedimenti tipici del montaggio<br />

e del «collage », che trasferiscono sul piano plastico-figurativo<br />

(da qui l'inserimento di tes ti poetici, schizzi, disegni) la fluidita<br />

del dialogo vivo, ove e possibile vedere, insieme alle parole, immagini<br />

e figure, pause e mimica gestuale. E quanto gia sosteneva<br />

nel Cinquecento il teorico Sperone Speroni, secondo il quale la componente<br />

maggiore del discorso dialogico consiste nella presenza di<br />

elementi oralí: il dialogo - scrive 23 - deve essere "di pittura parlante".<br />

Naturalmente, il procedimento praticato da Lorca per creare<br />

la mimesi conversazionale e rappresentato da uno stile lírico ed emotivo<br />

composto in gran parte di interiezioni: forme esclamative e interrogative,<br />

di carattere petitorio o esornativo, implicanti la vicinanza<br />

dell' in ter locu tore.<br />

Per quanto concerne poi la tendenza pittografica rivelata dall'epistolario<br />

lorchiano, nata dall'interessante esperienza di disegnatore<br />

vissuta dal poeta, si veda quest'esemplificazione derivata da una<br />

lettera diretta a Melchor Almagro, al quale Federico comunica la genesi<br />

di una composizione, illustrando con un breve calligramma la<br />

sua dinamica creativa:<br />

Come ves, tengo una enormidad de trabajo. Ahora va saliendo<br />

la oda a <strong>Juan</strong> Belmonte que como salga como la veo puede ser<br />

una cosa estupenda.<br />

Ola<br />

Ola<br />

Ola<br />

¡Hola, Mechorito!<br />

Tres minutos de descanso 24.<br />

Oppure, in relazione all'impiego delle figure amplíficanti dell'esclamazione,<br />

ecco la significativa testimonianza di un foglío inviato<br />

a Carlos Morla, corredato all'inizio dal disegno intitolato « Luna<br />

y rostro llorando », in cui il motivo del pianto fa da "pendant" alla<br />

giocosa redazione del testo:<br />

Así estoy llorando toda la NOCHE<br />

¡Ay! ¡Ay! ¡Ay!<br />

¡Ay Carlos, primo e mi arma!<br />

¡Ay Bebé, primita e mi sangre!<br />

23 SPERONE SPERONI, «Dalla Apologia dei Dialoghi », in Trattatisti del<br />

Cinquecento, Napoli, Ricciardi 1978, p. 699.<br />

24 Obras Completas cit., p. 1196.<br />

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· 51 .<br />

¡Ay Carlitos!<br />

¡Ay todos! ¡Ay trompeta prima ... de Luis Bello Trompeta,<br />

diputado de las Constituyentes<br />

Estoy hecho un sapo yo encuentro.<br />

Así estoy llorando todo el día;<br />

seguono poi due disegni recanti i titoli «Rostro llorando sobre dos<br />

recipientes» e «Sol y rostro llorando }), e quindi i versi:<br />

Así estoy llorando todo el DÍA<br />

Porque no os veo, queridos míos.<br />

Federico 2S<br />

I1 poeta ricorre dunque alle diverse possibilita offerte dallo<br />

spazio e dalla tipografía del testo, creando gustosi "pastiches" grafici<br />

- moderni «spots" pubblicitari - che superano la loro natura<br />

di "divertissement" per imporsi come forme autonome di discorso<br />

orale, sebbene cristallizzato entro rigidi schemi di scrittura.<br />

Limitandoci all'esempio citato, si puo notare la capacita dell'autore<br />

di unire e amalgamare, ai fini di un maggior coinvolgimento "físico"<br />

, la portata della comunicazione contenutistica con quella grafica<br />

e pittorica. Basti per questo osservare, dopo l'indicazione del titolo<br />

del primo disegno (


· 52 .<br />

cessaria, ma anche con il coinvolgimento concreto dei cinque sensi,<br />

privilegiando come e naturale l'udito e la vista (


· 53 .<br />

occhi dell'amico. Piil avanti, in un'annotazione a Pepín Bello - l'indimenticabile<br />

amico della Residencia - Lorca esclama:<br />

¡Si vieras cómo está Andalucía! Para andar hay que hacer galerías<br />

en la luz de oro como los topos en su medio oscuro 29.<br />

Le immagini deIla vega, la Sierra nevada, le Alpujarras, la campagna,<br />

i pioppi, i fiumi, i canali, sfilano nel carteggio lorchiano con<br />

tutto il loro potere di seduzione e evocazione lírica. La stampa che<br />

Lorca presenta riflette la pienezza e il momento della partecipazione,<br />

costringendo il lontano destinatario - tramite la captazione<br />

dello sguardo - ad essere con il poeta davanti aIlo spettacolo<br />

della natura. Di solito il poeta, il pittore e il musicista che coesistono<br />

in Lorca, traducono e interpretano un'esperienza viva e palpitante<br />

della realta; come in questo scorcio dedicato a Granada:<br />

Granada está admirable. El otoño empieza con toda la elegancia<br />

y la luz que envía la sierra. Ya ha caido la primera nevada. Los<br />

amarillos empiezan infinitos y profundos a jugar con veinte clases<br />

de azules. Es una riqueza que asombra, una riqueza que estiliza<br />

y todo es inabarcable. Granada, definitivamente, no es pictórica,<br />

ni siquiera para un impresionista. No es pictórica como un río<br />

no es arquitectónico. Todo corre, juega y se escapa. Poética y<br />

musical. Una ciudad de grises sin esqueleto. Melancolía vertebrada<br />

30.<br />

A volte invece il poeta, mentre parIa del suo lavoro e dell'interesse<br />

per una rivista letteraria, si interrompe improvvisamente per<br />

rivolgersi all'amico lontano, invitandolo a guardare il crepuscolo grigio<br />

e argentato che scende sulla vega e suIla citta di Granada, veleggiando<br />

con la mole dell' Alhambra in un viaggio fantastico nel tempo:<br />

Me parece admirable 10 de la Revista, pero qU1S1era que me<br />

contestaras en seguida comunicando los proyectos [. .. ]. Estoy<br />

impaciente.<br />

Granada va palideciendo por instantes y en las calles que dan al<br />

campo hay una desolación infinita y un rumor de puerto abandonado.<br />

El otoño convierte a la vega en una bahía sumergida.<br />

En el cubo de la Alhambra ¿no has sentido ganas de embarcarte?,<br />

¿no has visto las barcas ideales que cabecean dormidas<br />

al pie de las torres? Hoy me doy cuenta, en medio de este<br />

crepúscolo gris y nácar, de que vivo en una Atlántida maravillosa.<br />

29 Ivi, p. 1295.<br />

30 Ivi, p. 1198.<br />

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• 54 •<br />

Estoy deseando de marcharme [ ... ] . Yo no estoy ni triste ni<br />

alegre; estoy dentro del otoño; estoy ... 31.<br />

Di nuovo il verbo « estar », ma anche il sintagma visivo « ¿no<br />

has visto? », diretto a chiamare l'attenzione del destinatario ("iudicem<br />

attentum parare"): moduli retorici e "tics" verbali che impongono<br />

la pregnanza di uno spazio estemo o interiore da opporre al<br />

vuoto della lontananza. La forza illocutiva della loro significazione<br />

- che il poeta arricchisce di timbri, vod e richiami di tipo<br />

enfatico (interrogativo ed esclamativo), funge da catalizzatore dell'interesse<br />

uditivo, favorendo l'impressione di una dizione piu orale<br />

che scritta, in virtu del suo carattere di aderenza al reale poetico.<br />

n tono confidenziale e colloquiale esprcsso dal poeta riproduce i1<br />

movimento prosodico della lingua parlata. Certi passaggi della corrispondenza<br />

hanno infatti la rapidita dell'immagine cinetica, affrontando<br />

e risolvendo il rapporto spazio-tempo con improvvise torsioni<br />

lessicali che affermano una particolare capacita di evocazione e suggestione<br />

orale. Si veda quest'esempio:<br />

A Bebé la adoro. Tanto la adoro, que ella no sabrá nunca las<br />

miles de fotos de sus hechos y de sus divinas actitudes que yo<br />

conservo en mi imaginación. Trajes, gestos, palabras, y hasta<br />

si se ha ido algún día un punto de su media, yo lo guardo con<br />

ternura. [ ... ] yo donde me he sentido plenamente en mi casa<br />

ha sido tendido en la bañera, mientras te peinabas y Carlitos<br />

se untaba gomina en el pelo, y Bebé gritaba: «¡Vengan a<br />

comer! »32.<br />

Si potrebbe continuare nella ricerca di aspetti, timbri e moduli<br />

espressivi che giustificano la propensione colloquíale e íl díffuso senso<br />

di oralita sottesi all'esperienza dell'epistolario lorchiano. Una tes timonianza<br />

ricca di vod, echi e colori che si ripetono e si prolungano<br />

all 'infinito , creando particolari effetti di dissolvenza sonora oltre che<br />

visiva; mettendo cioe in mostra il grande sforzo di adeguamento formale<br />

aHuato dalla parola, dalla scrittura per assurgere a messaggio<br />

orale: la misura ideale di Lorca - ultimo poeta giullare - per<br />

comunicare la sostanza del suo messaggio umano e letterario.<br />

1I Ivi, p. 1158.<br />

32 Ivi, p. 1371.<br />

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Universita di Bergamn


· 55 .<br />

Lo spirito della mustea nel «Poema del Cante Jondo»<br />

ANTONIO MELIS<br />

La vicenda editoriale del Poema del Cante ] ondo e certamente<br />

tra le piu travagliate, nella travagliata storia delle opere lorchiane,<br />

soprattutto se si considera il fatto che il libro apparve comunque<br />

durante la vita dell'autore. Colpisce soprattutto la sfasatura tra la<br />

stesura della maggior parte delle poesie e la loro apparizione in volume,<br />

non eccezionale nella pratica del poeta, ma in questo caso abbastanza<br />

imprevedibile. Esiste infatti con ogni evidenza una connessione<br />

strettissima tra la concezione originaria del libro e il Festival<br />

del Cante Jondo, che nel 1922 vede il poeta impegnato come promotore<br />

insieme al grande musicista Manuel de Falla. Ci si attenderebbe<br />

legittimamente che questo rapporto con l'impresa musicale favorisca<br />

la rapida pubblicazione della raccolta. Bisognera invece attendere il<br />

1931 per vedere l'uscita del libro, presso la casa editrice Ulises l.<br />

Influisce certamente, su questo ritardo di nove anni, un atteggiamento<br />

consueto del poeta, che sembra non preoccuparsi del destino<br />

editoriale dei suoi versi. Ma una serie di traversie, ricostruite<br />

accuratamente nell'introduzione di Christian de Paepe alla sua recente<br />

edizione critica 2, contribuiscono in maniera decisiva aquesto<br />

tardivo approdo alle stampe.<br />

Tra le conseguenze provocate da que sta divaricazione temporale,<br />

c'e anche l'organizzazione serrata del libro, almeno nella sua maggior<br />

parte. Le sue premesse stanno nella volonta esplicita di costruire<br />

una sorta di equivalente poetico del Cante fondo. Ma il disegno<br />

originario viene ulteriormente arricchito nel periodo successivo alla<br />

sua prima concezione.<br />

Come piu volte e stato sottolineato dai biografi del poeta andaluso,<br />

egli manifesta in re alta un atteggiamento singolare e contraddittorio<br />

rispetto alla pubblicazione dei suoi libri. Da una parte, come<br />

si e gia detto, sembra che se ne disinteressi, esprimendo un vera e<br />

proprio moto di insofferenza nei confronti della consacrazione in vo-<br />

1 FEDERICO GARCÍA LORCA, Poema del Cante Jondo, Madrid, Ulises<br />

1931.<br />

2 FEDERICO GARCÍA LoRCA, Poema del Cante Jondo, Edición crítica<br />

d.e Christian de Paepe, Madrid, Espasa-Calpe 1986. Tutte le citazioni si rifenscono<br />

aquesta edizione, con la sola indicazione della pagina.<br />

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056. 0<br />

lume. Dall'altra, si avverte una concezione fortemente unitaria dei<br />

suoi libri di poesia. Le loro accurate suddivisioni interne rivelano un<br />

lavoro organico, che va ben oltre la semplice raccolta di versi sparsi.<br />

Proprio il Poema del Canto Jondo, nella sua genesi complessa,<br />

ilIustra efficacemente questa contraddizione. Nella costruzione del<br />

libro, il punto di riferimento fondamentale e la struttura del Cante<br />

Jondo, nelle sue diverse articolazioni. Questo contrappunto tra poesia<br />

e musica si coglie con chiarezza soprattutto nelle prime sezioni del<br />

libro. A parte il poemetto introduttivo, Baladilla de los tres ríos, si<br />

succedono il Poema de la siguiriya gitana, il Poema de la soleá, il<br />

Poema de la saeta e il Gráfico de la petenera. C'e una precisa corrispondenza<br />

con i generi piu classici e autentici del Cante Jondo, secondo<br />

la descrizione che Falla ne offre nel saggio scritto in occasione<br />

del Festival del 1922. In particolare risulta significativa la posizione<br />

occupata dalla sezione dedicata alla siguiriya. Secondo Manuel de Falla,<br />

infatti:<br />

Se da el nombre de cante jondo a un grupo de canciones andaluzas<br />

cuyo tipo genuino creemos reconocer en la llamada siguiriya<br />

gitana, de la que proceden otras, aún conservadas por el<br />

pueblo y que, como los polos, martinetes y soleares, guardan altísimas<br />

cualidades que las hacen distinguir dentro del gran grupo<br />

formado por los cantos que el vulgo llama flamencos 3.<br />

Poco piu avanti ribadisce íl prímato di questo genere musicale:<br />

Admitida la siguiriya gitana como canción tipo de las del cante<br />

jondo, y antes de subrayar su valor desde un punto de vista puramente<br />

musical, declaramos que este canto andaluz es acaso el<br />

único europeo que conserva en toda su pureza, tanto por su<br />

estructura como por su estilo, las más altas cualidades inherentes<br />

al canto primitivo de los pueblos orientales 4.<br />

In questa prima sezione del libro il poeta segue da Vlcmo la<br />

struttura della composizione musicale evocata. Dopo una sorta di<br />

preludio paesaggistico, ecco irrompere il suono della chitarra. Ad es so<br />

fa seguito l'apparizione della voce che, proprio come nella siguiriya,<br />

si manifesta all'inizio come un grido. Lo spegnersi del grido e segnato<br />

da un silenzio che sembra dilatarsi nello spazio e acquisire spessore.<br />

Segue lo sviluppo vera e proprio della siguiriya, contrassegnato<br />

3 MANUEL DE FALLA, Escritos sobre música y músicos, Introducción y natas<br />

de Federico Sopeña, Madrid, Espasa-Calpe 1972, III ed. (I ed., 1950),<br />

p. 142.<br />

4 Ibid.<br />

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· 57'<br />

dal ricorso alla personificazione, che ttoveremo anche pm avanti.<br />

Ne1Ia lírica successiva si prolunga l'effetto del canto. Ma la sezione si<br />

chiude poi con una poesia che sembra invece segnare la sua fine inesorabile.<br />

Gia da questa descrizione sommaria e puramente esterna, tuttavia,<br />

emergono con forza alcuni elementi dell'operazione lorchiana.<br />

Accanto alla volonta di costruire un equivalente poetico della struttura<br />

musicale, appare anche fin dall'inizio il rifiuto deciso di ogni mimetismo.<br />

Lorca avverte lucidamente il rischio, e 10 evita quasi sempre<br />

con grande sapienza artistica, aiutato in questo proprio dalla sua<br />

prepatazione musicale.<br />

Prima ancora del Poema de la siguiriya, come si e detto, la Baladilla<br />

de los tres ríos apre la raccolta con una funzione di prologo.<br />

n motivo musicale, in questo caso, cede il passo a una sorta di tipologia<br />

delle grandi citta andaluse, che percorre tutto il momento « gitano<br />

» del poeta. In questa prima composizione, Granada si con trappone<br />

a Sevilla sulla base dei due fiumi che l'attraversano, i quali<br />

possiedono caratteristiche opposte a quelle del grande Guadalquivir.<br />

Anche se e assente il motivo musicale in senso stretto, e presente invece<br />

il gusto per le corrispondenze simmetriche, che richiamano una<br />

tecnica di tipo musicale. L'elemento nmnerico gioca aquesto proposito<br />

un ruolo fondamentale, in armonia con il pitagorismo latente in<br />

tanta parte dell'opera lorchiana. L'unico fiume sivigliano si contrappone<br />

al Darro e al Genil che percorrono Granada, accentuando la<br />

sua singolarita. Ma sono soprattutto le qualita dei corsi d'acqua e degli<br />

ambienti che li circondano a marcare la differenza. Il Guadalquivir<br />

evoca un paesaggio típicamente mediterraneo. Darro e Genil, invece,<br />

evocano le nevi dalle quali scendono e i campi di grano. Le « barbas<br />

granates» (p. 150) del Guadalquivir forniscono un'immagine di fecondita,<br />

con la loro probabile allusione al limo fluviale. Ad essa fanno<br />

da violento contrasto il « llanto » e la « sangre » che connotano<br />

i fiumi granadini. Nella terza strofa si riprende una dassica contrapposizione<br />

tra Sevilla e Granada. L'asse dell'opposizione e costituito<br />

dalla coppia apertura/ chiusura, in tutte le sue implicazioni. Il grande<br />

fiume che sembra portare la citta fino al mare e il compendio<br />

di Sevilla. Alla sua apertura si contrappone la chiusura in se stessa<br />

di Granada, che puo solo sospirare per il mare (


· 58'<br />

Dall'altra, va riferita al rapporto di odio-amore che il poeta intrattiene<br />

con la propria dtta. Si ricordino, aquesto proposito, le polemiche<br />

giovanili contro l'ambiente culturale provindale della dtta, legate<br />

soprattutto alla breve stagione della rivista Gallo 6. La contrapposizione<br />

viene successivamente riproposta attraverso l'immagine delle<br />

torrí. Quella di Sevilla, proiezione verticale del suo fíume, sembra<br />

incarnare la maesta e il dinamismo della dtta. Le due « torrecillas»<br />

di Granada, rappresentate dai suoi piccoli fíumi, confermano la natura<br />

introversa della dtta.<br />

La dimensione musicale, in questa sorta di prefazione lírica alla<br />

raccolta, si esprime soprattutto nel contrappunto tra le strofe e un<br />

ritornello. Il primo verso di quest'ultimo si mantiene intatto nelle<br />

sei ripetizioni, mentre nel secondo verso si alternano due variantí.<br />

Comune a entrambe e il lamento su un amore perduto o frustrato,<br />

che introduce una nota soggettiva nella tipologia delle dtta andaluse.<br />

Il ricorso ai caratteri corsivi serve a sottolineare i due piani del<br />

discorso poetico, secondo un procedimento che ricorrera in gran<br />

parte del libro.<br />

Dopo queste antidpazioni parziali, la prima sezione del libro<br />

inizia la successione dei ritmi classici del cante ¡ondo. La struttura del<br />

Poema de la siguiriya esemplifica nella maniera pili chiara il rapporto<br />

che il poeta stabilisce con la musica. La lirica che apre la raccolta,<br />

nonostante il titolo (Paisaje), e priva di ogni elemento naturalistico.<br />

Siamo in presenza di un paesaggio metafísico, che prepara l'evento<br />

poetico-musicale. Il suo aprirsi e chiudersi, paragonato ai movimentí<br />

di un ventaglio, sembra esprimere la tensione preparatoria.<br />

Il suono che sta per scatenarsi in questo contesto e presagito dagli<br />

uccelli. E tuttavia essi vengono rappresentati come «Una bandada/<br />

de pájaros cautivos» (p. 157). Un simbolo consolidato di liberta<br />

viene rovesdato in una immagine di costrizione. Per mezzo di questo<br />

procedimento prendono corpo i presagi di morte che attraversano<br />

tutta la raccolta. Quando su questo sfondo di silenzio irrompe il<br />

suono della chitarra, secondo le modalita della siguiriya, es so viene<br />

ra pocos - Los fragmentos de Adonis, Edición de Aurora Egido, Madrid, Ediciones<br />

Cátedra 1981. Il discorso di Garda Lorca che riprende la formula del<br />

poeta barocco applicandola a Granada, pronunciato il 18 ottobre 1926 e riprodotto<br />

il giorno successivo nel Defensor de Granada, si puo leggere, oltre che<br />

nell'edizione delle Obras completas, Recopilación y notas de Arturo del Hoyo,<br />

Madrid, Aguilar 1971, XVI ed. (I ed. 1954), pp. 5-9, in Federico Garda Lorca,<br />

Granada, paraíso cerrado y otras páginas granadinas, Introducción y notas<br />

de Enrique Martínez López, Granada 1971.<br />

6 Com'e noto, della rivista uscirono solo due numeri, rispettivamente nel<br />

febbraio e nell'aprile del 1928.<br />

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• 59 •<br />

iromediatamente connotato come «llanto ». Ma, soprattutto, si tratta<br />

di un pianto dalle radici oscure, che assume progressivamente i<br />

tratti della « pena negra ».<br />

Alcune allusioni contenute in La guitarra collegano questo stato<br />

d'animo alla condizione del gitano e soprattutto alla sua storia mitica.<br />

Cosi i versi « Llora por cosas/lejanas» (p. 159) evocano il passato<br />

remoto della stirpe, secondo la tesi della sua origine orientale accettata<br />

da Falla 7. La successiva contrapposizione tra «arenas» e<br />

«camelias blancas » ribadisce questa tensione verso le origini favolose.<br />

Tuttavia, al di la di questo possibile ancoraggio, s'impone l'idea<br />

di un dolore senza oggetto riconoscibile, e proprio per questo insuperabile,<br />

assoluto. Questa intuizione si sviluppa attraverso una serie<br />

. di metafore concomitanti. La « flecha sin blanco » esprime plasticamente<br />

il motivo del dolore oscuro. Con « tarde sin mañana» s'introduce<br />

l'idea dell'assenza di futuro. La simbologia dell'alba occupa in<br />

Lorca un posto di grande rilievo. La sua negazione, in Poeta en Nueva<br />

York, e l'emblema della degradazione di ogni valore nel mondo<br />

metropolitano:<br />

La aurora de Nueva York tiene<br />

cuatro columnas de cieno<br />

y un huracán de negras palomas<br />

que chapotean las aguas podridas.<br />

La aurora de Nueva York gime<br />

por las inmensas escaleras<br />

buscando entre las aristas<br />

nardos de angustia dibujada.<br />

La aurora llega y nadie la recibe en su boca<br />

porque allí no hay mañana ni esperanza posible 8.<br />

Nella lírica qui esaminata, si sottolinea l'irreversibilid del momento<br />

notturno. 1 « pájaros cautivos» della poesia precedente si trasformano<br />

nel « pájaro muerto» (p. 159). Il dolore evocato dal suono<br />

della chitarra si cristallizza in un'immagine tratta dall'iconografia<br />

popolare, secondo una tecnica che l'autore utilizzera insistentemente<br />

nel Romancero gitano. Le «cinco espadas» (p. 160) che feriscono<br />

il cuore richiamano evidentemente rappresentazioni di Cristo e della<br />

Madonna. Tuttavia, se confrontiamo con piu attenzione l'impiego di<br />

questi referenti iconografici nel Cante Jondo e nel Romancero giuno,<br />

constatiamo una differenza significativa. Si pensi, per esempio, alla<br />

7 MANuEL DE FALLA, op. cit., p. 141.<br />

• 8 FEDERICO GARCÍA LaRcA, Poeta en Nueva York. Tierra y luna, Edición<br />

crítica de Eutimio Martín, Barcelona, Acle! 1981, p. 208.<br />

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· 60·'<br />

serie dedicata nel Romancero ai tre arcangeli protettori delle tre<br />

maggiori citta andaluse. E evidente, in tutte queste composízioni, che<br />

la religíosita popolare viene impiegata in vista di un'urnanizzazione<br />

del sacro. La riduzione in chia\Te quotidiana delle figure legate al<br />

culto, spinta a voIte fino al limite della dissacrazione, serve a rafforzare<br />

un piu generale proeesso di immersione nella simbologia popolare.<br />

A voIte, come nel caso de La monja gitana, questa operazione assume<br />

i connotati specifici di una « gitanizzazione » del sacro. I1 Poema<br />

del Cante Jondo non e del tutto estraneo a quest'uItima pratica linguistica.<br />

Tuttavia i1 registro nel quale si realizza e costantemente<br />

tragico.<br />

Del resto, questa curvatura coincide con il tono generale dell'opera,<br />

che il Poema de la siguiriya esemplifica efficacemente. Dopo<br />

La guitarra, El grito prolunga i segni dell'angoscia gia ampiamente<br />

disseminati. La tensione che dOlhina questa manifestazione primarii:l<br />

della voce si esprime attraverso il suo accostamento all'arco. Ma a<br />

partire dalla percezione di questa analogía, il poeta s'ímpegna a svílupparne<br />

tutte le potenzialita sinestesíche. Cosi l'areo si trasforma in<br />

« arcoiris » (p. 161) e, attraverso la mediazione del colore, diventa<br />

« arco de viola» (p. 162), recuperando la sua valenza musicale. L'elemento<br />

funesto che pervade la raccoIta si manifesta soprattutto nelle<br />

connotazioni attribuite all'arcobaleno. «Arcoiris negro» e un vero<br />

e proprio ossímoro, in quanto nega la qualita intrínseca dell'arcobaleno,<br />

sintesi dei colori. Nella parte finale della composízione compare<br />

anche, sia pute in forma allusiva, il mondo gitano. 1 « velones» che<br />

accende «la gente de las cuevas» (p. 162) inaugurano una serie<br />

di immagini di luce che abbracda tutto il libro. Qui es se compiono<br />

una funzione quasi esorcistica nei confronti del turbamento provocato<br />

dal grido della siguiriya. Contrappongono un precario messaggio<br />

luminoso alla zona oscura evocata dal grido.<br />

Prima che la síguíríya si materializzi antropomorficamente, una<br />

pausa di silenzio rafforza ulteriormente la tensione. E un silenzio di<br />

una qualidl diversa da quello che precede il suono della chitarra.<br />

Appartiene decisamente alla sfel:a del suono e non della sua negazione,<br />

tanto e vero che la breve lirica si apre con un invito ad « ascoltare»<br />

il silenzio stesso. Inoltre il silenzio e qualificato come « ondulado»<br />

(p. 163), richiamando cosi per associazione le onde sonore.<br />

L'effetto provocato da que sto silenzio e quello di spingere a un atteggiamento<br />

di timore quasi religioso.<br />

Esso prepara l'irruzione diretta della síguiriya personificata. La<br />

donna « morena» (p. 164) che appare non e tale soltanto per un<br />

connotato etníco. I1 colore oscuro riporta direttamente al motivo centrale<br />

della « pena negra ». Del resto, a confermare questa ipotesi, ec-<br />

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· 62 .<br />

ca, che rif1ettono i percorsi aggrovigliati dell'animo, si puo solo contrapporre<br />

l'annullamento di ogni desiderio. E esclusa ogni possibilita<br />

di composizione pacifica di questa tensione.<br />

L'impianto tragico della prima sezione del libro si ripresenta<br />

nel successivo Poema de la soleá, attraverso un preciso sistema di corrispondenze.<br />

Cosi il « desierto» su cui si chiude il Poema de la siguiriya<br />

si ripresenta come elemento di continuita all'inizio della seconda<br />

serie. L'immagine della « tierra seca» domina la lirica d'apertura.<br />

Essa si precisa ulteriormente come « Tierra / vieja / del candil<br />

/ y la pena» (p. 172). La luce del «candil» richiama quella<br />

dei «velones ». Il suo suggerimento funebre viene esplicitato piu<br />

avanti da « Tierra / de la muerte sin ojos» (p. 173). In mezzo ricorre<br />

un'altra parola-chiave, «pena ». Inoltre, l'allusione alle «cisternas»<br />

riconduce a una delle ossessioni dominanti in tutta l'opera<br />

del poeta, quella della morte per acqua. L'acqua stagnante e un simbolo<br />

negativo che persistera fino a una delle ultime opere lorchiane,<br />

La casa de Bernarda Alba, in contrapposizione all'acqua corrente. La<br />

« muerte sin ojos », oltre ad alludere alla violenza cieca dei suoi colpi,<br />

si collega alle « muchachas ciegas» che abbiamo trovato nel Poema<br />

de la siguiriya. Il vento che attraversa i versi finalí ribadisce la<br />

desolazione di un paesaggio drammatico.<br />

Con un chiaro concatenamento, la lirica successiva (Pueblo), si<br />

apre sulla visione di un paesaggio scabro. Il « calvario» posto sulla<br />

cima del colle suggerisce morte, una volta di piu, ed evoca al tempo<br />

stesso la religiosita popolare. Il simbo10 ricorrente della «veleta»<br />

assume un valore di mobilita irrequieta, rapportandosi alla presenza<br />

insistente del vento. L'evocazione di una «Andalucía del llanto»<br />

(p. 175) chiude significativamente la composizione, proponendo l'associazione<br />

tra la « pena negra» e una determinata terra.<br />

Il pugna1e, che era gia affiorato nella prima sezione, domina<br />

tutta la terza lírica del Poema de la soleá. Qui es so appare direttamente<br />

nella sua funzione omicida, Il parallelo con l'aratro affondato<br />

nella terra (una terra connotata da1 termine «yermo», che dara il<br />

nome alla protagonista di una delle ultime tragedie) serve a riaffermare<br />

illegame tra questa dimensione drammatica e le sue radici insieme<br />

storiche e mitiche. Questo vinco10 si manifesta, sia pure in<br />

forme diverse, anche nella strofa successiva. Essa propone un'associazione<br />

tra il paesaggio e il pugna1e, visto qui nei suoi va10ri luminosi:<br />

El puñal,<br />

como un rayo de sol,<br />

incendia las terribles<br />

hondonadas. (p. 176)<br />

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· 63 .<br />

In questo caso lo stesso ritornello (


· 64 .<br />

La tecnka della ripresa simmetrica raggiunge uno dei suoi vertici<br />

in Sorpresa. Al di la della possibile identificazione del personaggio<br />

con Antoñito el Camborio, suggerita da alcuni critici 11, emerge<br />

soprattutto la perfetta circolarita della composizione, con il riepilogo<br />

finale ribadito dall'iterazione del « que»:<br />

Que muerto se quedó en la calle<br />

que con un puñal en el pecho<br />

y que no lo conocía nadie. (p. 182)<br />

1 riscontri parallelistici tra le diverse sezioni troyano un altro<br />

episodio importante nella personificazione della soleá. Anche qui il<br />

ritornello, basato sulla caratterizzazione luttuosa della soleá, viene<br />

alla fine rafforzato dal « que» e dalla ripresa prolungata del grido:<br />

¡Ay yayayayay,<br />

que vestida con mantos negros! (p. 184)<br />

In Cueva e l'accostamento mutevole dei colori a fare da filo<br />

conduttore alla composizione:<br />

(Lo cardeno<br />

sobre lo rojo). (p. 185)<br />

(Lo negro<br />

sobre lo rojo). (p. 186)<br />

(Lo blanco<br />

sobre lo rojo). (ibid.)<br />

La « cueva» dalla quale escono i singhiozzi del gitano e insieme<br />

una nota referenziale e un'evocazione delle origini mitiche della stirpe.<br />

Esse traspaiono soprattutto in questi versi, che si ricollegano alle<br />

« cosas / lejanas» de La guitarra:<br />

El gitano evoca<br />

países remotos. (p. 185)<br />

L'Encuentro evocato dalla lírica successiva e in realta un « desencuentro<br />

». Con la consueta tecnica della struttura circolare si afferma<br />

l'inopportunita di un contatto, motivata da ragioni oscure e<br />

proprio per questo piu ínquietanti.<br />

11 Sí veda soprattutto CLAUDE CoUFFON, Granada y Garda Lorca, Buenos<br />

Aires Losada 1967, p. 31 (ed. orig.: A Grenade sur le pas de Garda Lorca,<br />

París Seghers 1962).<br />

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65 .<br />

Nel1a poesia che conclude la sezione, il momento dell'Alba si<br />

rivela, una volta di piu, come il contesto naturale di queste composizioni<br />

inserite in una mitología delle origini. Qui rappresenta un elemento<br />

unificante tra i due poli consueti di Sevilla e Córdoba.<br />

Con il Poema de la saeta ci si sposta decisamente a Sevilla. Diversi<br />

elementi richiamano direttamente le celebrazioni della settimana<br />

santa, in cui domina il tipo di cante jondo piu legato alla religiosita.<br />

Ma questi riferimenti puntuali vengano poi rielaborati in un impasto<br />

linguistico che non concede nulla al pittoresco. Il preludio e<br />

rappresentato proprio da un lírica (Arqueros) che propone in chiave<br />

mítica il motivo della saeta, cioe della freccia scagliata verso il cuore<br />

di Gesu. Il carattere gitano dei saeteros viene ribadito da versi che<br />

compendiano mirabilmente il motivo dell'origine favolosa insieme a<br />

quello dell' angoscia:<br />

Vienen de los remotos<br />

países de la pena. (p. 192)<br />

I1 dolore che da es si promana investe la stessa immagine della<br />

citta. CoSI, nel consueto contrappunto offerto dal ritornello, « Guadalquivir<br />

abierto », che ripropone la caratterizzazione espansiva di<br />

Sevilla, viene contraddetto dal doloroso « ¡Ay, Guadalquivir! » che<br />

con es so alterna. La citta meta dei saeteros finisce cosi per assumere<br />

l'aspetto di un « laberinto ».<br />

Noche rappresenta una sorta di pausa descrittiva, incentrata<br />

sulI'enumerazione delle luci che costituiscono «la constelación / de<br />

la saeta» (p. 194). Esse, d'altra parte, ripropongono e sintetizzano<br />

organicamente le presenze luminose disseminate nelle due prime<br />

sezioni.<br />

In Sevilla il motivo della torre, gia incontrato nella Baladilla<br />

de los tres ríos, si rapporta alla metafora degli «arqueros ». Nel<br />

ritornello s'istituisce una contrapposizione con Córdoba, fondata su<br />

un'interpretazione attiva del motivo delle frecce:<br />

Sevilla para herir<br />

Córdoba para morir (p. 195)<br />

. Lá coppia oppositiva viene successivamente scomposta nei suoi<br />

due sintagmi, mentre alla fine viene riproposto solo uno dei due poli,<br />

in una variante intensificata:<br />

Sevilla para herir.<br />

¡Siempre Sevilla para herir! (p. 196)<br />

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· 66 .<br />

Procesión e piu direttamente immersa nei riti della settimana<br />

santa. Di essa emerge soprattutto il carattere sincretistico, filtrato attraverso<br />

una visione fantastica. 1 motivi dell'iconografia cristiana si<br />

mescolano con quelli che provengono dai libri di cavalleria. I1 tema<br />

delle origini favolose si rapprende qui nel sintagma «bosque mitológico»<br />

(p. 197), che si collega alla «cueva» piu volte evocata in<br />

precedenza.<br />

Un momento decisivo della processione e il Paso, che offre al<br />

poeta la possibilita di presentarci un altro aspetto della religiosita popolare.<br />

La « Virgen con miriñaque» (p. 199) prelude aglí arcangeli<br />

mondani e lievemente frivoli del Romancero gitano. Ma qui l'immagine<br />

e riassorbita all'interno della visione fluviale, che unisce il ritmo<br />

processionale alla vocazione profonda della citta:<br />

En tu barco de luces<br />

vas<br />

por la alta marea<br />

de la ciudad. (ibid.)<br />

D'altra parte, l'allusione alle « saetas turbias» che accompagnano<br />

il suo passaggio ripropone la natura contraddittoria di una ritualita<br />

contaminata di motivi pagani.<br />

I1 posto occupato nelle due sezioni precedenti dalla personificazione<br />

del ritmo sembra qui trovare un corrispettivo nella composizione<br />

che presenta una sorta di essenza della Saeta. Le origini remote<br />

dell'iconografia e la sua metamorfosi iberica si condensano nei<br />

versi iniziali:<br />

Cristo moreno<br />

pasa<br />

de lirio de Judea<br />

a clavel de España. (p. 201)<br />

L'invocazione « ¡Miradlo por dónde viene! », ripresa testualmente<br />

dalla processione della settimana santa, funge da ritornello insieme<br />

al simmetrico «¡Miradlo por dónde va! » (p. 202). L'esclamazione,<br />

significativamente, verra ripresa nel Don Perlimplín 12,<br />

sviluppandone la carica erotica implícita.<br />

Balcón rende esplicita questa componente, mettendo al centro<br />

una figura femminile accompagnata da un circolo galante. La súeta<br />

12 FEDERICO GARCÍA LORCA, Amor de Don Perlimplín con Belisa en su<br />

jardín, in Obras completas, cit., p. 1015: «Míralo por donde viene ».<br />

Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>


· 68<br />

Camino riprende la situazione di Arqueros nella sezione precedente.<br />

Il viaggio dei « Cien jinetes enlutados» (p. 210) e senza meta.<br />

Nessuna delle citta andaluse li accogliera, ma solo la morte, con il<br />

suo « laberinto de cruces» (p. 212). Anche in questo caso svolgono<br />

una funzione importante i numeralí cabalistici, dai gia ricordati « Cien<br />

jinetes» ai «Siete ayes clavados », che ripropongono l'iconografia<br />

delle spade piantate nel cuore della Madonna.<br />

La musica, con il suo svolgimento drammatico (


. 69'<br />

. . La musica e protagonista asso1uta di Falseta, alla quale e affidatoil<br />

compianto per la morte della petenera. L'angoscia che accompagna<br />

la morte e sottolinea ta dalla «gen te siniestra » (p. 219) che<br />

segue il funera1e:<br />

Gente con el corazón<br />

en la cabeza. (p. 220)<br />

11 primato dei sentimenti primordiali, contrapposto al perbenismo<br />

deIle « niñas / buenas » (p. 219), prefigura la celebrazione del<br />

l<strong>ibero</strong> mondo dei gitani nel Romancero.<br />

11 De Profundis successivo e racchiuso tra una coppia speculare<br />

di versi:<br />

Los cien enamorados<br />

duermen para siempre. (p. 221)<br />

Sono, con ogni evidenza, i «jinetes» della Muerte de la petenera,<br />

giuntiall'epilogo del loro viaggio. Ritorna anche il motivo dellecroci,<br />

piu volte apparse nei poemi precedenti, e qui contrassegnate<br />

anch'esse dal numero cento.<br />

Le altre sezioni che costituiscono il libro presentano una minore<br />

compattezza, ma non sono prive di agganci con 10 spirito profondo<br />

deIla musica gitana. Cosl, in Dos muchachas, la voce di Lola e « violeta<br />

», il colore del1utto e della pena. Amparo e vestita di bianco e<br />

conriotáta dalla solitudine.<br />

11 rapporto con la musica, naturalmente, e piu esplicito nelIe<br />

Viñetas flamencas, che ce1ebrano i grandi cantaores del cante jondo.<br />

Comune a questi ritratti e una concezione della musÍca come rivelazione<br />

degli strati piu profondi e inquietanti della cultura di un popolo.<br />

Perfino quando, come nel caso di Silverio Franconetti, si mescolano<br />

«La densa miel de Italia / con el limón nuestro» (p. 233),<br />

sono sempre il pianto e il grido terribile a imporsi. <strong>Juan</strong> Breva, addirittura,<br />

Era la misma<br />

pena cantando<br />

detrás de una sonrisa. (p. 235)<br />

Gli esempi potrebbero moltiplicarsi, a ulteriore dimostrazione<br />

della connessione di tutte le sezioni con il motivo centrale. Forse solo<br />

le due composizioni dialogate che chiudono il libro si allontanano<br />

da questo nucleo generatore, raccordandosi piuttosto al Romancero<br />

gitano e ai testi teatrali. Attraverso questa campionatura sommaria<br />

emerge una conferma sostanziale del rapporto creativostabilíto dal<br />

Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>


· 70'<br />

poeta con l'esperienza musicale andalusa. Solo occasionalmente e parzialmente<br />

- per esempio in Crótalo, che fa parte dei Seis caprichos<br />

- cede alla tentazione mimetica dell'onomatopea. Il viaggio<br />

nel cante ¡ondo si svolge nel senso della profondita, evitando ogni<br />

suggestione epidermica e ricercando invece le radici di una cultura<br />

diversa.<br />

Da questo punto di vista, il Poema del Cante ] ondo esemplifica<br />

un rapporto con la tradizione popolare che si propone come modello<br />

per la poesia del Novecento. Forse la definizione migliore di questa<br />

operazione culturale si trova proprio in un passo di Manuel de Falla,<br />

il musicista con il quale García Lorca aveva vissuto l'avventura del<br />

Festival granadino del 1922. Sono dichiarazioni contenute in una<br />

intervista, nella quale Falla si riferisce alla propria relazione con il<br />

fondo popolare, ma che si possono applicare felicemente al suo piu<br />

giovane amico e collaboratore:<br />

Los elementos esenciales de la música, las fuentes de inspiración,<br />

son las naciones, los pueblos. Yo soy opuesto a la música que<br />

toma como base los documentos folklóricos auténticos; creo,<br />

al contrario, que es necessario partir de las fuentes naturales<br />

vivas y utilizar las sonoridades y el ritmo en su sustancia, pero<br />

no por 10 que aparentan al exterior. Para la música popular de<br />

Andalucía, por ejemplo, es necesario ir muy al fondo para no<br />

caricaturizarla 15.<br />

15 MANuEL DE FALLA, op. cit., pp. 106-107.<br />

Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong><br />

Universita di Siena


· 72 .<br />

mono la pena nera che li porta ad accentuare la loro condizione<br />

umana.<br />

Díaz-Plaja da una interpretazione geografica della poesia lorchiana;<br />

infatti il poeta non eSce dalla sua terra, resta attaccato al<br />

paesaggio, ulivi, aranceti, vigneti e il biancore dei villaggi della Vega.<br />

La grande Andalusia di Lorca puo precisarsi in luoghi, comarcas,<br />

che vengono definiti da tratti esterni e da fili psicologici, ma a volte<br />

questi limiti non sono precisi. Occorre rilevare come nella sua poesia<br />

si trovi un'Andalusia dove la gente ha il profilo romano, perché riconosce<br />

le matrici umanissime in una razza e in una cultura che ha<br />

dominato il paese.<br />

Di tutta l' Andalusia lirica di Lorca quelIa granadina e es senziale<br />

per la comprensione del suo mondo e del suo spirito.<br />

NeI 1928 scriveva a Sebastián Gasch: « ... mi sento tranquillo<br />

e alquanto triste a Granada, in pace con me stesso ».<br />

Nel Romancero Gitano la morte circola sotto il sonar de la<br />

copla, ma tutta la sua opera e un'esaltazione della vita e della morte<br />

che si incontrano e illuminano costantemente.<br />

L'incontro fra il poeta e la giovane poesia italiana e avvenuto<br />

su questi temi: terra, citta, amore, morte. Questi temi pur di natura<br />

diversa hanno travagliatb la poesia italiana che ha appreso la lezione<br />

lorchiana e ce ne ha trasmesso il messaggio. Ogni poeta ha la sua<br />

terra clove lavora e vive, la sua pena in un mondo dove lo spirito<br />

brucia per continue accensioni ed elude fantasmi per congiungersi<br />

al reale, al vissuto, elementi che hanno cementato l'incontro di<br />

questo lontano dualismo Lorca e i poeti italiani del dopoguerra.<br />

Bisogna essere molto cauti nell'indagine e non estenderla a<br />

gruppi o a scuole, ma fermarsi a singoli casi, perché la diversita di<br />

queste due culture e evidente, e aquesto proposito si potrebbe suggerire<br />

la lettura del lorchiano ritratto di Silverio Franconetti e del<br />

bodiniano piofilo di Lydia Gutiérrez.E un modo di esprimersi in<br />

cui la mollezza delle immagini, e le impennate improvvise, gli aggettivi<br />

ci conducono ad accostare questi poeti all'andaluso. Soltanto in<br />

questo senso pos si amo iniziare un discorso critico, gia in parte avviato<br />

da Franco Manescalchi, nel volume Materiali di García Lorca, a<br />

cura di Ubaldo Bardi e Ferruccio Masini (Napoli, Libreria Pironti<br />

1979).<br />

1 notni di Carrieri, Diddi, Masini, Bodini, Ombres, Cattafi,<br />

Clementelli, Treccani ed altri, rappresentano le voci piti certe di<br />

questa ristretta schiera che si e venuta ad allargare fino ad arrivare<br />

alla poesia degli anni '70.<br />

Si trattadi poeti la cui affinita con la poesia lorchiana matura<br />

attraverso un afllnamento o della propria predilezione per la cultura<br />

Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>


·73·<br />

spagnola, o per un impatto avvenuto piu sul piano della sensibilita<br />

linguistica che non attraverso la poetica del neorealismo aliora im-<br />

perante. .. . . 1 1 f· d· V· . Bod· . ill<br />

Vorrel cltare m pnmo uogo a 19ura 1 lttorlO ml, ustre<br />

ispanista, che ha lasciato il suo cuore e il suo spirito in terra iberica.<br />

Egli punto alla Spagna indivisibile ed eterna e la visse come «una<br />

donna », rifacendo lo stesso viaggio interiore dei poeti della generazione<br />

del '98 e del '25: alle radici di Castiglia con Unamuno e<br />

Machado, nell' Andalusia con Lorca, «con la stessa rischiosa complicita<br />

nel non temere di rinverginare - scrive Oreste Macr! in<br />

Poesie di Vittorio Bodini, Mondadori -la paccottiglia di una Spagna<br />

romantica e pittoresca ».<br />

Lui uomo del Sud che conosce questa terra come la sua seconda<br />

patria, non poteva non trasportare questo sentimento nel suo paese;<br />

vi e in noi, dice Bodini, la stessa combinazione di follia, di realismo,<br />

le stesse visioni, gli stessi desideri. Siamo ad una regia ancorata,<br />

certe volte, a forme ispanistiche e ispano-arabe, dovute ad una dominazione<br />

che per lungo tempo ha vivificatO l'Italia Meridionale e l'ha<br />

penetrata fino ad arrivare al dualismo lessicale Lorca-Bodini.<br />

In Omaggioa Góngora, la partecipazione a tutto questo mondo<br />

vivo e palpitante ci porta in piena Cordova che per lui e ....<br />

. . . una dolce tempesta<br />

di bianco verde e nero e in quell'accordo<br />

di calce e di limoni e di freschi cancelli<br />

-trovo i1 mio sud ma con piú aperta coscienza<br />

con piú aperta tristezza e piú valore.<br />

Possiamo anche indicare alla lettura di Al lempo dei Borboni<br />

in cui:<br />

le donne erano matassine di seta,<br />

non parliamo deí cuori dí cicoría<br />

e dei densí gioielli dei colombi<br />

che andavano e venivano<br />

come schiaffi nell'aria íntorno alle chiese .<br />

.. -Affiorano non solo la memoria delle cose, ma anche la lucidid<br />

del paesaggio, gli aggettivi che puntualizzano stati d'animo.<br />

11 discorso potrebbe continuare perché nella sua poesia rimane<br />

setIipte vivo e consistente il dualismo Lorca-Bodini di cui si potrebbe<br />

offrire un ampiocampionario, che certamen te ci convince come<br />

in CU4tro. Caminos:<br />

Battono colpi a case addormentate.<br />

Ne trasale la luna,<br />

e l'azzurro che nasce, a corolle, negli anditi.<br />

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, 74'<br />

Noi parliamo del logos e dell'amore,<br />

sorpassando piu volte le nostre case,<br />

i taccuini dei letti dov'e gia fatta ogni somma,<br />

e i pesci d'oro che evaderanno dai nostri petti nel sonno,<br />

nuotando per tenebre della stanza<br />

e pronunziando le oscure frasi dei sogni.<br />

Ma tu, luna, le incognite finestre<br />

illumini del Nord,<br />

mentre noi qui parliamo,<br />

nel fondo di quest' esule provincia<br />

ove di te solo la luna appare ...<br />

Si puo rilevare come in questo poeta, «spagnolo» fino al<br />

midollo, la condizione dell'anima, in cui avviene la trasformazione<br />

degli oggetti reali, e la loro spiritualizzazione diventano un'operazione<br />

che nas conde il misterioso Duende di Lorca, l'anima stessa<br />

del canto andaluso, di personaggi e spettacoli popolari, talvolta<br />

rituali, il cui riso e la tragedia prendono aspetti quasi vicini alla<br />

poetica lorchiana.<br />

Il discorso tra Bodini e Lorca si puo sintetizzare in queste semplici<br />

parole: Bodini inizia come poeta sperimentale e finisce « orfico »,<br />

Lorca e « sperimentale » nei primi esperimenti poetici e poi diviene<br />

improvvisamente « surrealista ». Ma oltre aquesto c'e nel suo nomadismo<br />

esistenziale e poi naturalmente culturale una serie di corollari<br />

che indica semplicemente come il messaggio lorchiano, la sua forza<br />

nel cantare la vita e la morte l'abbiamo profondamente penetrato e<br />

ne nasce quindi un discorso vero e vivo, persuasivo che ci ha affascinato<br />

e costretto ad una attenta rilettura del poeta cosl avvincente<br />

e forte.<br />

Raffaele Carrieri, poeta di un certo respiro, uomo del Sud come<br />

Bodini, e l'abitante di un'Andalusia «calda e corposa» che non<br />

ha nulla da invidiare alla provincia spagnola, cosi ricca di colori<br />

e di vita, nonché di pianto e di morte, una sagra paesana che ti<br />

avvince e ti affascina.<br />

Questi elementi costituiscono una prova nel Lamento delgabelliere,<br />

in cui si incontrano notevoli affinita con la poesia del granadino<br />

e particolarmente di Canciones e del Romancero gitano.<br />

Cosi sfilano davanti a noi con un'insistenza quasi religiosa<br />

uomini, villaggi, alberi, coUine e cielo azzurro prossimo al cobalto,<br />

insieme ad elementi concreti che hanno un loro preciso peso in una<br />

mitologia paesana viva ed operante, tra il sogno e la realta; poi si<br />

affacciano le ombre, le essenze dei profumi che in quella regione<br />

abbondano, gli epigrammi, talvolta aneddotici, tutto un mondo tal-<br />

Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>


• 75-'<br />

mente vivo da invaderti come l'aria di questa terra bruciata dove il<br />

sole canta a piena gola.<br />

Carrieri, sempre uguale e diverso, offre con i suoi testi una<br />

metafora di sé, cerca sempre nel singolo e nella proiezione il modo<br />

di misurare il vivere in «un habitat» ormai per lui trasparente e<br />

che si riduce ed espande in modo da creare cerchi concentrici, da<br />

approfondire fino alle radici quella ricerca delle fonti come fece<br />

Lorca, autore insieme a De Falla - abbiamo detto -, della piu<br />

grande ricerca del folklore andaluso: il Cante Jondo.<br />

I1 suo cambiare di luogo lo mette alla stregua di essere come<br />

i1 cerchio di pietra nell'acqua; e alIora che trae forza e affonda nel<br />

mondo con l'incanto e la realta tanto cara al poeta di Granada.<br />

Cadaqués presepe del marinaio<br />

Col bianco, che zarzuela<br />

Che altalena di scale.<br />

Per scendere per salire<br />

Dimezza il tacco la puttanella<br />

E toglie al mare il marinaio.<br />

Deserti del vermiglione,<br />

l' odore del grano rotto<br />

sotto le mazze di noce:<br />

1 cavalli corrono<br />

col diavolo in corpo.<br />

Fluida coppia<br />

d'acrobati d'oro.<br />

Oppure:<br />

Sempre passando<br />

ha lasciato ombra<br />

di rondini morte.<br />

E ancora:<br />

Se ti spoglio spengo i lumi<br />

fermo l'acqua degli specchi.<br />

Se ti aspettano i capecchi<br />

fai piu adore degli agrumi.<br />

Se hai segreti mi conduci<br />

lune nascono dal buio<br />

come perle dentro il guscio.<br />

Pili ti spoglio piu rilud.<br />

Ecco affacciarsi tutta la tematica lorchiana: luci, vecchi uomini,<br />

adore profondo d'agrumeti; ma dobbiamo anche notare nel Canzoniere<br />

amoroso una linea chiara e precisa che s'inserisce nella le-<br />

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• 76 .<br />

zione offerta dalla poesía spagnola di quella poderosa generazíone<br />

del '27. 1 simboli di víta e di morte, 10 zucchero, la cannella, la<br />

stagnola, í paesaggi tinti ad acqueforti e cos1 evidente in que sta<br />

poesia.<br />

Maestra e Manola a Valenza<br />

e i cuotí smaglia<br />

al mercato delle selle.<br />

L'antica arte degli occhi<br />

qui e pregiata.<br />

Con gli sguardi lavora Manola<br />

come i1 sellaio col trincetto<br />

e fa con tanti anelli<br />

una sola sella.<br />

Si puo altresl pensare che l'influenza di Federico García Lorca<br />

nelIa poesia di Carrieri sia piu una condízione strettamente esistenziale<br />

che íntelIettua1e, una tendenzaal surrealismo, che ne evídenzia<br />

il contesto tecnico.<br />

La terra dí Carrierí, la Puglia, tanto amata e cantata da una<br />

generazíone, ha una sua affíníta con l' Andalusía írrompente, una terra<br />

di bíanchi uliveti e di villaggi, un Sud-gitano, che diventa un fatto<br />

concreto. Se poi si mette in rilievo la componente surrealista, che<br />

nel tempo divíene piu concreta e reale, cioe geografica, si individuano<br />

altrí legami con la poesía e l'ambiente dí Lorca.<br />

Per salire alla tua bocea<br />

una scala a chiocciola.<br />

Se devo discendere:<br />

una corda, una nera corda.<br />

Il ríferimento vita, morte sono i poli di una concezione che e<br />

evidenziata da questa passione che corre sempre su un filo (il nero<br />

diviene corda, ecc .... ), e certi vocaboli che sono la conseguenza di<br />

un fatto rea1e che implica una fuga dal tempo e qualche volta dalla<br />

natura, dalla storia intesa come il racconto delle umane vicende.<br />

Non si stanca mai l'arancio<br />

a fare il fiore d'arancio.<br />

Da vene, da scale nere<br />

sale invisibile il seme<br />

e s'incarna in luce.<br />

Sulla rivista Numero, organo degli astrattisti fiorentini, diretta<br />

da Fiamma Vigo, usd di Raul Diddi, poeta gia stimato per un'operetta,<br />

« Il poema distrutto » (Firenze, Vallecchi), Canto per Manolete<br />

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· 77 .<br />

aove si nota una certa affinita con Llanto por Ignacio Sánchez Mejías<br />

di Garda Lorca.<br />

La simbologia del linguaggio a cui il Diddi deve diverse espres·<br />

sioni trasferite direttamente nel testodal poema lorchiano, sono state<br />

studiate con attenzione onde trarne una linea precisa per una attenta<br />

valutazione.<br />

11 poeta pratese fu colpito da quello che e il piu abbagliante<br />

spettacolo della primavera spagnola: la corrida, la liturgia dei tori,<br />

autentico dramma religioso, dove il demone raggiunge i suoi accentí<br />

piu grandi perché deve lottare, da una parte per distruggere il toro,<br />

dall'aItra con la geometria e con la misura fondamentale della festa.<br />

Questo spettacolo, che appare chiaro a chi legge la poesia lorchiana,<br />

dove il toro, il torero sono legati ad un terribile gioco, ha<br />

aspetti di grande potenza drammatica. Non si tratta solo di un uomo<br />

che combatte col toro, ma di un torero mosso dal demone che da<br />

una lezione di musica pitagorica e fa dimenticare la paura, che getta<br />

continuamente il cuore tra le corna. Sánchez Mejías era un torero<br />

eccezionale che immolo la sua anima legata alle tradizioni della sua<br />

terra - a las cinco de la tarde.<br />

Ora, con la sensibilita acquistata nelle sue esperienze il Diddi<br />

riesce a trasferire il dramma del torero lorchiano in quello di Manolete,<br />

trasportandone le vicende, il paesaggio e perfino l'attesa della<br />

morte in un clima non ossessivo, ma teso: ritorna sul tragico fatto<br />

di Sánchez Mejías attravetso un intenso dolore dovuto all'impressione<br />

del ricordo suscitato dal terribile giorno in cui vide cadere a Linares<br />

il grande Manolete pallido, alto quanto il cielo.<br />

II Tempo, prima parte del Canto per Manolete, mostra l'impegno<br />

del poeta nel trasportare il lettore attraverso una Spagna<br />

che alleva tori bai, una terra che prepara al rito con la intensita<br />

dovuta al tempo e alluogo. Infattí si esalta Manuel Rodríguez come<br />

«ultimo uomo vivo della tua morte, / ardito giglio che illumini i<br />

vaghi confini / dove senza stagioni si intrecciano angoli e stelle ».<br />

Non vi e in queste due partí, parlo anche della seconda: La<br />

Yerra, la stessa interpretazione lorchiana di paura e di sangue; non<br />

si incontra un grido COS! semplice e disperato: ¡Que no quiero verla!,<br />

che esprime il folle terrore per il sangue e la morte.<br />

Per Raul Diddi la morte e solamente una solenne testímonianza<br />

di forza, di rinascita; inoltre nel Corpo presente e nelIa Alma ausente<br />

Larca ci da l'idea della morte che e fine della gioia, dei profumi,<br />

del mare, del giorno, una morte che Ha puesto cabeza de oscuro<br />

minotauro.<br />

11 poeta fiorentino adatta nelIa Resurrezione del toro un ritmo<br />

ampio che ci da la possibilita di vedere come il mondo lorchiano<br />

Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>


78 .<br />

abbia influito, ma senza quella forma dílagante che preannunda la<br />

fiorte di Sánchez Mejías e che da al canto un contenuto semplice<br />

ed umano, una rappresentazione della morte che non ha nulla di<br />

ultra terreno , ma e ancorata alla brudata terra di Spagna.<br />

Il Diddi annunda la morte come rito superbo, funebre, consdo<br />

di un al di la e chiede al Signore di aiutarlo ad interpretarla.<br />

Ho alzato la tua pietra, o Signore,<br />

per non piangere sulla pietra,<br />

una nuova notte di pianto<br />

mi lacera i1 petto, o Signore.<br />

Se i1 toro resuscita come portare la morte,<br />

come domare i gemiti delle femmine,<br />

come guidare i fanciulli alle danze serene?<br />

Dimmi, Signore, che non e que sto l'eterno,<br />

che in qualche angolo d'orizzonte<br />

gia scintilla la marea dell'alba,<br />

che il toro e un masso d'ombra senza fondo<br />

e la sua anima rotola su una piazza di fantasmi.<br />

Vieni Manuel Rodríguez, sento alla nuca l'orizzonte,<br />

l'aperto fíato del sole, la límpida aurora dei sassi.<br />

Ci trovi sull'arena la stella del mattino.<br />

Gia sulle cime sibila il vento di smeraldo.<br />

In questo poema Raul Diddi ha riuníto elementi geografici<br />

tali che non hanno i limiti dell' Andalusia e della Castiglia, il poeta<br />

ha aperto una finestra su tutta la Spagna in cui si intreccíano paesi<br />

e crod, chiese e piazze, canali ed alberi, villaggi e dtta, pianure e<br />

montagne, un paesaggío íl cuí cuore palpita dello stesso amato, della<br />

stessa misura umana, dello stesso vigore di quello lorchiano, anche<br />

se si riscontrano divergenze e visioni diverse.<br />

Vi sono motivi che a degli spagnoli non sembreranno orari<br />

esatti, sono fuori del funerario ritmo del Llanto e non investono<br />

neppure le popolari ore drammatíche della fiesta, quando si sentono<br />

sonare le laceranti cornette e rullare i tamburi; c'e un'aria diversa<br />

ma aperta, meno tragícamente tesa, perché tutto questo non si puo<br />

penetrare altro che attraverso il vivere di un grande evento in cui,<br />

come nella messa, si adora e si sacrifica a Dio ...<br />

Per te canto, Rodríguez, la bianca oasi di Spagna<br />

che la luna del Sud scioglie con i suoi vini<br />

fra i denti dell'amore e membra d'ebano<br />

lungo i fiumi di lame e di capelli.<br />

Bianco terribile giorno di Spagna<br />

antico anfiteatro<br />

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· 79 .<br />

di sacre moltitudini,<br />

in feste di croci e campane<br />

ardi i tuoi lutti potenti,<br />

viva la morte canta<br />

la tua carne marina.<br />

Vento, vento di Spagna,<br />

cuore mediterraneo,<br />

hai l'alito di rose nude,<br />

di caldo suono degli aranci,<br />

il falto aroma di Circe,<br />

la nitida luce d'Atene.<br />

Fra le pubblicazioni apparse tra il 1948 e il 1950 di poeti che<br />

vivevano questo clima di rinnovamento, e da ascrivere il piccolo libretto<br />

Corali e Monodie di Ferruccio Masini (Coll. Quaderni dell'Arlecchino,<br />

Firenze).<br />

Masini in quel gruppo giovanile che ·militava nel neorealismo<br />

e un'eccezione perché oltre a fare suoi alcuni temi in voga aquel<br />

tempo, mi sembra l'unico che ha accolto, anche se non proprio apertamente,<br />

la leúone di García Lorca attraverso un ripensamento, una<br />

attenta lettura.<br />

Nell'Ode Corale Nero (Pavana della fanciulla, Salmo degli Impiccati)<br />

si incontra il simbolismo di alcuni temi cari a Lorca, come<br />

i colori; il bianco e visione ottimistica (che il bianco t'insegua per<br />

le strade); il rosso l'amore (eppure tua madre ha le mani / come i<br />

tralci del sottoterra / quando l'uva e rossa); il nero la disperazione,<br />

il pianto (intreccia i tuoí vimini neri / e e la mia pasqua antica di<br />

tristezza).<br />

In Masiní si nota l'incontro tra « sillogismo concettuale lorchiano<br />

e la cadenza del canto negro ». Ma notiamo anche come il poeta<br />

fiorentino abbia aceolto in pieno il messaggio del poeta di Granada,<br />

che si sentiva spagnolo integral, ma era legato a tutti gli uomini,<br />

fossero negri ed ebrei, perché unico era il denominatore: la fratellanza<br />

umana.<br />

Di fronte aquesto sentimento, ecco come descrive e puntualizza<br />

un avvenimento cronachistico, come illinciaggio di una ragazza negra:<br />

11 mare ha una palpebra d'oliva<br />

il mare eterno delle bianche faIci<br />

e perenne e la fronte del toro<br />

perenne la spina nel sangue<br />

che a noi crudi di sangue ci cresce<br />

e tu sei cantico chiuso<br />

ed il mio mare e cieco<br />

ed il mio mare e cieco.<br />

Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>


In altre poesie come Lungi, il discorso di Ferruccio Masini si<br />

fa piu percettíbile e collegato a Lorca; e in fondo la misura di una<br />

concezione che riversa un flusso interiore formato, direi, da una<br />

misura poetica. Si ha cosi una poesia immediata, colta, che non cancelIa<br />

affatto quelli che sono i preziosi ricordi dell'uomo, le radici<br />

di una infanzia vivace, vissuta e goduta come una calda giornata<br />

di sole:<br />

Tua infanzia, mia infanzia ora dorme.<br />

in un paese d'ulivi<br />

dietro contrade di vento<br />

grevi di notte i capelli<br />

vi affaccio il mio tremacuore<br />

il mio correre sorridente<br />

nel cielo nudo della madre<br />

né v'e canto di mani aperte<br />

primavera mondana di spasimo<br />

parabola pura<br />

che sia piu lungi.<br />

Come in un canto popolare andaluso si svolge l'avventura poetica<br />

di Rossana Ombres, Orizzonte anche tu (Firenze, Vallecchi,<br />

1956), che mostra evidenti influssi della poesia di Federico Carda<br />

Lorca.<br />

Certe visionidi campagna, l'incombere di colori, il mítico ed<br />

asso1ato paesaggio italiano di alcune regioni, fanno spicco nel1a sua<br />

poesia ed e n, in Orizzonte anche tu, che ritroviamo, certe volte,<br />

anche se non marcate, quelle venature che ce l'avvicinano alla sua<br />

poesia;<br />

Verde<br />

torna la tua fronte al mareo<br />

n vento<br />

verde da! riflesso deí montí<br />

ti veste e ti spoglia<br />

e con un piccolo sibilo<br />

ti stringe le ginocchia.<br />

In Piccolo pianto per l'Andaluso, non una inutile commemorazione<br />

ufllciale, ma l'esaltazione della morte come tragico evento<br />

della storia umana e civile del poeta, caduto sotto il piombo franchista<br />

nel 1936, ritroviamo le caratteristiche del colore espresso per<br />

gradi, che puntualizza stati d'animo, i1 sentimento con una tenerezza<br />

che ricorda il primo Larca.<br />

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· 81 .<br />

Mare nero<br />

delle meduse che gesticolano.<br />

Singhiozzi neri<br />

delle seppie che piangono.<br />

Tutto e neto quando i1 sole<br />

grida forte i colori che non ha piu.<br />

Pet Rossana Ombres i1 poeta granatino e la spinta per una<br />

continua creativita, che, come in que sta poesia s'esprime attraverso<br />

un'accorata poeticita, dove il paesaggio e i colori hanno un ben<br />

determinato disegno espressivo.<br />

La luna in Piccolo pianto per un Andaluso vive in un eterno<br />

presente, in cui la realta e espressa con la vitalita e la semplicita<br />

tipiche delIa poesia lorchiana di cui troviamo tanti esempi sia nei<br />

primi volumi che nel Romancero gitano.<br />

Coloratí tu, luna:<br />

vestí un manto violetto<br />

e inondati i capelli<br />

di vino passito!<br />

Domani si fara festa<br />

dei pesci<br />

e i1 mare sara una lampada<br />

oscurata.<br />

Perché anche qui verra<br />

l'Andaluso.<br />

Da Poesie scelte di Bartolo Cattafi (Milano, Mondadori) citiamo<br />

questi versi:<br />

era meglio l'erba verde<br />

la selvaggia verzura<br />

fresca e amara sui colli<br />

dei sacchi di pasta e farina<br />

nella penombra della Prefettura.<br />

Ecco ci appare, balza improvvisa, una VISIone del Sud quasi<br />

andalusa, dove i colori e le immagini naturalistiche hanno una forza<br />

particolare, e una finezza tutta lorchiana.<br />

Questo poeta, venuto dopo il periodo ermetico, vive la sua<br />

avventura umana e civile nel suo Sud, un Sud dimenticato, direi<br />

quasi corroso dai colori e dal sole che rifiuta a priori, come Larca,<br />

la civilta di «marca tecnologica ».<br />

Questo contrasto e esploso nelIa sua poesia esprimendo un sentimento<br />

di disapprovazione e prendendo posizione per quelIa parte<br />

del mondo che 10 commuove, che 10 trascina, che lo fa suo; ecco<br />

Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>


• 82 .<br />

quindi imporsi una dialettica: natura-societa, nord-sud, tempo di oggi,<br />

tempo di ieri.<br />

Il suo viaggio s'esprime come su un rullino dentro una macchina<br />

fotografica, e una corsa, una fuga, verso il futuro che si presagisce,<br />

da cui sorge la sua figura di uomo e di poeta.<br />

Dopo queste osservazioni si puo dire che della lezione lorchiana<br />

rimane la sua fedelta al cielo del suo grande paese, alle spiagge<br />

marine, ai cactus spinosi, che s'ergono su terreni incolti, un paesaggio<br />

che ci ricorda anche la Magna Grecia, i cui valori vengono riassuntí<br />

in una nemesi di fatti e di gesti.<br />

Bartolo Cattafi, come Federico, non ha tentennamenti, e il cantore<br />

del suo popolo, nel quale e inserito per diritto di sangue, questo<br />

popolo cosl vivo, perché conscio dell'apporto dato ad una civilta<br />

che si e sviluppata lungo un 'l>tcO di tempo da divenire identifkata<br />

culturalmente.<br />

Per il poeta il mare e l'elemento infinito, mobile, eterno che e<br />

tutto il perno di questo suo viaggio tra la sua gente.<br />

Le isole sono l'elemento di rottura, interrompono il viaggio,<br />

sono una tentazione che il poeta cerca di rigettare, di rifiutare in<br />

quanto non vuole cadere in un errare che certamente 10 distoglierebbe<br />

dal suo scopo prefisso.<br />

Canta anche la materia che compone gli elementi della sua terra,<br />

con un lessico típicamente lorchiano:<br />

L'osso, l'avorio, il gesso<br />

calce viva e latte<br />

di calce carbonato<br />

di piombo camelia<br />

giglio magnolia gelsomino<br />

sabbia polvere sale.<br />

Ingannevole indizio<br />

e un'ombra di colore<br />

nell'occhio del cieco,<br />

immensamente bianco.<br />

Questo poeta che mette a confronto l'uomo con la natura, ci<br />

da una precisa sensazione, quena di un uomo alla ricerca dí un tema<br />

preciso e valido nel quale si inseriscono la storia e la vicenda umana<br />

e civile dí un popolo cosl ricco e casi pieno dí vitalita come il suo.<br />

La poesía di Elena Clementelli, íspanista, autrice di una Antologia<br />

del canto flamenco (1961), con accenti moderatamente elevatí,<br />

corretti ed equilibrati da un'esigenza di pacatezza tende ad accostarsi<br />

al lettore in modo da portarlo su un piano di reaIta viva e di una<br />

ricca tensione morale; in questa poesia vi si scorgono i frutti del suo<br />

soggiorno spagnolo, della assimilazione della sua avventura anda-<br />

Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>


· 83 .<br />

lusa, flamenca, nella rícerca dell'identita di quel popolo che all'ombra<br />

di alberi, cantava e lanciava al cielo la sua anima vibrante e piena<br />

di tristezza. In tutto questo mondo di sogno e di musíca si affaccia<br />

prepotente la figura e l'opera di Garcfa Lorca, che ha influenzato<br />

vivamente tutta la sua opera. Come in Andalusia scoppiano i mali<br />

di un mondo, le sue risa argentine e vibranti di gioia, i lamenti del<br />

gitano e del cantaor del Cante jondo, cOSl nel Sud vibrano con la<br />

stessa intensita vita ed anima in modo da renderci la visione di<br />

questa terra chiara e forte; in Di quella dolce patria natio, scrive:<br />

Incontrarti nel Sud che sorpresa.<br />

Negli occhi velati di antiche pazienze<br />

il guizzo festoso delle tue antiche liberta.<br />

E delle voci avvezze al silenzio<br />

o all'urlo rauco sul corpo dei figli.<br />

Un'asprezza di strumenti stonati<br />

a un tratto assorbita<br />

nell'accento sereno che si accorda<br />

all'arpeggio dei poggi<br />

la dove i cipressi non sono cammino di lutto<br />

ma scorta patrizia alle ville.<br />

Se hai scelto questi luoghi e questa gente<br />

cosí lontana da! tuo sangue<br />

perché io ti ritrovi<br />

ricondotto entro limiti umani,<br />

qual e il segno?<br />

Ti riconosco.<br />

Nel boscaiuolo che non sa i tuoi canti<br />

a coro con gli uccelli,<br />

nel pescatore che rammenda la rete<br />

di un'attesa infinita;<br />

nel mulattiere carico di vita e di pietre<br />

Spesso nella sua opera poetíca la Clementelli scopre luci ed<br />

ombre nel tessuto di una vita fatta di felicita e di improvvise cadute,<br />

in cui l'uomo, al centro della sua vícenda umana, si scopre attraverso<br />

oggetti, fatti, melanconie, come si legge nelle prime opere del poeta<br />

andaluso, che nel 1922 vagava per la sua regione in cerca di canzoni<br />

popolari da presentare, poi, col maestro De Falla alla Fiesta del<br />

Cante Jondo: e un vibrare nascosto di voci e di oggetti, di gesti<br />

e di parole.<br />

Nel descrivere i vari luoghi dove la poetessa ha sostato si nota<br />

come il mondo che la circonda assuma aspetti di un canto e di visioni<br />

talvolta apocalittiche o rappresentanti una tetra lontana dove la<br />

storia dell'uomo aHonda e risorge; sono le voci di un passato storíco<br />

legato alla gloria, un pass ato che tícorda vagamente quello di García<br />

Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>


· 84 .<br />

Lorca che riconosceva come l'Andalusia avesse un profilo romano,<br />

un profilo netto in cui gli uomini del suo tempo si riconoscevano<br />

e si rispecchiavano cercando una loro precisa identita.<br />

La Clementelli in Cammino di Cerveteri, sulIa voce assonnata<br />

dei pini / la lunga morte ha parole di pietra ... ce ne da una immagine<br />

bella e vera e continua: Il segreto linguaggio / scivola sulIe<br />

armi, sugli utensili, i simboli, e le raccoglie il mare / che solo pub<br />

parlare con i morti.<br />

E questo suo modo di vedere il mondo che la circonda che ci<br />

ha fatto constatare come l'accostamento Clementelli/Lorca, anche<br />

se per certe sfumature puo sembrare un po' distante, per altre e<br />

vicino e coerente.<br />

Scorrendo il libretto di Inisero Cremaschi, pubblicato da Leonardi<br />

Editore (Bologna, 1959), Il giudizio, si incontrano accenti e<br />

tematiche rappresentative di una visione della nostra travagliata e<br />

tumultuosa vita di oggi, che tra imprecazioni e benedizioni, accumula<br />

dolore, affetti, sconfitte, un modo essenziale di vedere questa nostra<br />

societa.<br />

Di questo viaggio sulla terra in cui va a caccia del visibile e<br />

dell'invisibile - come scrive l'autore - dell'inconscio e del conscio,<br />

della realta e del mito, ne esce prepotente un modo di vedere le cose<br />

e gli uomini che si risolve soprattutto nella parola matrice di sentimen<br />

ti e di una ricerca interiore profonda e viva.<br />

In queste venticinque poesie, dopo un'attenta lettura, ci sembra<br />

di individuare, per accenti, folgorazioni, incisive descrizioni del mondo<br />

e degli uomini l'influenza della poesia di Lorca, letta e sofferta dal<br />

Cremaschi come una pura fonte e affine al suo spirito inquieto e<br />

tormentato.<br />

Prendiamo ad esempio, Si frantuma la rosa nel mondo:<br />

Non chiedere, di frammenti, un fiore intero;<br />

le corolle si squardano, si frantuma<br />

a scheggia a scheggia la rosa del mondo.<br />

Adoriamo do che la sorte ha sperso,<br />

fragili coralli, squame iridescenti,<br />

sorrisi d'uomini e di deL<br />

Ci troviamo di fronte ad un mondo in cui la natura investe in<br />

tutta la sua potenza ed interezza e con colori ed immagini, aggettivazioni<br />

ritroviamo quelle dell'andaluso, specialmente quello delle<br />

prime opere poetiche. Certe immagini della poesia lorchiana hanno<br />

colpito il poeta in modo tale che l'ha quasi trasferite nel suo mondo<br />

poetico, assimilando anche quel sen so profondo della pena del suo<br />

popolo e che ne scaturisce palpitante dalla sua opera. Certo Inisero<br />

Cremaschi recepisce il messaggio umano e civile di Federico con<br />

Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>


· 85 .<br />

gIOla, un mondo congeniale che lo ha portato a rappresentare il<br />

nostro tempo con una misura etica e sentimentale in cui il dramma<br />

della coscienza si riabilita in un messaggio di fratellanza umana.<br />

Sulla poesia di Ernesto Treccani, Poesie, Edizioni del Leone,<br />

1986, si concorda con Franco Loi che chiarisce come «nel poetare<br />

c'e una necessita intrinseca allo spirito stesso del comunicare: l'attesa<br />

e la rivelazione delle parole. La poesia e lo sconosciuto in noi<br />

che si rivela e parla di sé come si sa ». E allora, e come narrare per<br />

dar vita a tutte quelle sensazioni che il vivere di tutti i giorni porta<br />

alla ribalta attraverso il sentimento, la forza della visione delle cose,<br />

i motivi impulsivi dell'uomo. Nella poesia di Treccani c'e un legame<br />

sottile tra le forze tutte e lo spirito del tempo, uno spazio, le<br />

innumerevoli vite di tutta una societa e quindi dell'uomo. Le poesie<br />

che compongono la prima parte del volume hanno nella parola,<br />

nei colori, nella musicalita dei suoni e delle linee di un paesaggio o<br />

di un sentimento un legame palese con la poesia del primo Lorca.<br />

Quando il poeta e venuto a Firenze alle « Giubbe Rosse » e ne hanno<br />

parIato, tutti sono stati d'accordo nel valutare positivo quest'incontro<br />

Lorca-Treccani. Certi aggettivi, certi paesaggi, certi sbalzi improvvisi<br />

ti fanno vedere come il poeta abbia assorbito la lezione lorchiana<br />

delle Primeras poesías; la musica delle cose affluisce nel poeta come<br />

in Lorca e lui ascolta e non dimentica, afferra e la fa propria.<br />

Gran cielo dei vivi<br />

scaglia di madreperla<br />

azzurrina<br />

sotto l' arco di<br />

pietra grigia.<br />

E ancora:<br />

lo sono la rondine<br />

la tela<br />

il mio cielo.<br />

Come si vede Treccani riesce in pochi ver si a darci il senso delle<br />

cose, quel senso che scaturisce non solo dalla visione del mondo,<br />

ma da una forza interna che lo avvicina al poeta andaluso delle prime<br />

esperienze poetiche.<br />

Cadono le foglie<br />

sul giardino dei merli<br />

oltre il vetro<br />

si accende la luce<br />

la tua breve<br />

presenza scomparsa.<br />

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· 86 .<br />

Come in Lorca un suono, un fatto, uri paesaggio rivelano i1 mondo<br />

dell'uomo e da forza a que! sentimento preciso che arde nello spirito<br />

del poeta, íl qua1e brucia le sue immagini con quel rovello che lo<br />

contraddistingue e lo mette in condizione di unificare certi aspetti<br />

della vita, del colore, della disperazione. I1 poeta sognava, tanti anni<br />

fa, la fine di un cataclisma, la guerra, e quindi i suoi sogni erano<br />

quelli dell'uomo, della gente comune del paese e della citta in cui<br />

era rifugiato. Erano sogni di tutti, come di tutti sono i sogni del<br />

poeta spagnolo grana tino che vive la sua avventura terrena attraverso<br />

uno dei momenti piu esaltanti e tragici della storia della sua<br />

terra, che, poi, porto al disastro della terribile lotta della guerra<br />

civile.<br />

Aeeovacciata<br />

sulla colIina<br />

in lento volo<br />

si e alzata<br />

la luna.<br />

I1 poeta e anche un pittore come lo era Federico e nella poesia<br />

riflette tutte le sue esperienze d'artista e di uomo. Nasce COS1 quell'ansia<br />

di comunicare, l'attesa e la rivelazione della parola, e parla,<br />

quindi di sé come sa, come vuole, come riesce nel suo perenne colloquio<br />

eon la gente. Proprio come faceva il poeta andaluso, quando<br />

aIle prime esperienze coltivava ed annunciava il suo colloquio col<br />

mondo. Tutta questa poesia del primo Treccani e un'esaltazione di un<br />

Sud infuocato, un Sud dove creseono i villaggi, i fiumi, le piante,<br />

gli animali, un Sud in un certo senso andaluso, di un'Andalusia viva<br />

e pregnante che ti avvince ed esaIta.<br />

Tu mi rammenti<br />

il flusso del mare<br />

il lampione<br />

che alto<br />

nel Righi<br />

si accende<br />

e la morta infanzia<br />

ehe rivive<br />

quotidiana.<br />

L'indagine, pero si potrebbe allargare fino ad arrivare ai poeti<br />

degli anni '70, tra i quali spiccano: Gilda Musa (Lettera a Federico<br />

García Larca), dove la voce trova un punto esatto tra mito<br />

e storia per ricordare il sacrificio del poeta granadino morto a Viznar<br />

nellontano 1936, mentre infuriava la guerra civile; Leonardo Mancino<br />

(La bella scienza, Bologna, Cappelli), Francesco Masala (Lettera<br />

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· 87 .<br />

della moglie all'emigrato del Sarrubus e Coro), Salvatore Cossu<br />

(Orgosolo, Leggenda di Fogosu), Franco Costabile (Lamento di un<br />

contadino, Calabria, Rosa nel bicchiere), Michele Parrella (Le storie<br />

del Ciardiniere, Cupo cupo) in cui si staglia un tragico Sud tutto<br />

andaluso. Massimo Grillandi (A Federico), dove il poeta viene inquadrato<br />

in una Andalusia perfetta, un' Andalusia del Sud italiano,<br />

in cui il messaggio trasfigurato, pieno di luce fa corona ad una morte<br />

che accomuna l'uomo e la sua vita in un fuoco che ha dell'eterno.<br />

Simonetta Bardi (Poeta voce d'angelo) , dove il sole, i balconi, elementí<br />

tipici del mondo lorchiano balzano improvvisi alla prima lettura.<br />

Ivo Guastí (Quando uno rilegge Carcía Lorca), una medita­<br />

¡done ed un omaggio davvero singolare alla figura di Federico. Gianni<br />

Totí (Hominaticum) dedica la sua poesia al Lorca surrealista che<br />

esplose nell'Ode a Salvador Dalí. Franco Manescalchi (Perché la<br />

morte non mi chiama), da un'accorata ed umana rievocazione del poeta<br />

andaluso, partecipe della nostra vita quotidiana.<br />

Questi poeti, come si vede, hanno raccolto i grandi temi di<br />

Garda Lorca, trasferendoli nelloro mondo che e citta, terra, dove il<br />

dualismo amore/ morte esprime una costante partecipazione alla storia<br />

del popoloe del loro paese.<br />

Alcuni di loro - parlo di quelli che si dedicano al teatro, vedi<br />

Gianni Toti, ed altri - cercano nel tradizionale, nei ricordi della<br />

fanciullezza della quale sono stati spettatori come Federico, delle<br />

voci popolari come ninnananne, canzoni e una certa recitazione gestuale,<br />

il frutto vivo e fantastico di una ricerca che li avvince, perché<br />

si riconoscono in quanto di genuino e negli uomini che li hanno circondati<br />

e con i quali hanno vissuto.<br />

Questi poeti sono nella storia, come 10 e stato Federico, sia poeta<br />

che operatore culturale. Si ricordi l'esperienza della Barraca (Carro<br />

di Tespi Spagnolo, come lo chiamava Silvio D'Amico), che il poeta<br />

dirigeva insieme ad Eduardo Ugarte realizzando opere classiche e<br />

moderne a cui adattava canzoni popolari, che musicava e trascriveva<br />

con grande perizia, adatte non solo a stati d'animo ma alla illustrazione<br />

di fatti storici (vedi Fuente Ovejuna di Lope de Vega) suscitando<br />

nel pubblico, per lo spirito che le animava speranze di un<br />

presente piu giusto e piu l<strong>ibero</strong>.<br />

Questo rapporto fra la poesia del grande andaluso ed i poeti<br />

del '70 e la generazione del dopoguerra, si fonda su una trama interiore<br />

che i poeti usano « per mediare situazioni storiche» - scrive<br />

Franco Manescalchi -, cosi diverse ma non tanto lontane dalle aspirazioni,<br />

dalle lotte che hanno caratterizzato quest'ultimo periodo<br />

della nostra storia.<br />

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Firenze


- 8S-<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

VITTORIO BODINI, Poesie, Milano, Mondadori.<br />

RAFFAELE CARRIERI, Poesie scelte, Milano, Mondadori.<br />

ELENA CLEMENTELLI, Cos: parlando onesto, Milano, Garzanti.<br />

INISERO CREMASCHI, Il Giudizio, Bologna, Luigi Leonardi Editore.<br />

FERRUCCIO MASINI, Corali e monodie, Firenze, Quaderni dell'Arlecchino.<br />

ROSSANA OMBRES, Orizzonte anche tu, Firenze, Vallecchi.<br />

BARTOLO CATTAFI, Poesie scelte, Milano, Mondadori.<br />

ERNESTO TRECCANI, Poesie, Venezia, Edizíoní del Leone.<br />

ENRICO FALQUI, La giovane poesia, Roma, Casa Editríce Carlo Colombo, da<br />

cui sono cítate le poesie di Francesco Masala, Salvatore Cossu, Michele Parrella,<br />

Franco Costabile.<br />

Numero, rivista degli astrattisti fiorentini, diretta da FIAMMA VIGO, Firenze<br />

n. 3, maggio-giugno 1953 (Contiene di RAUL DIDDI, Canto per Manolete).<br />

AA.VV., Federico García Lorca, Materiali, a cura di U. Bardi e F. Masini,<br />

Librerie Pironti 1979 da cui sono cítate le poesie dei poeti della generazione<br />

del '70.<br />

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IN MEMORIAM<br />

89<br />

Nicolás Guillén (1902-1989)<br />

GIULIANO SORIA<br />

Con la morte di Nicolás Guillén scompare una delle figure piu<br />

leggendarie della poesia latinoamericana.<br />

Il suo peso e il suo lascito culturale vanno ben oltre la sua<br />

amata Cuba, la sua perla delle Antille, vanno ben oltre qualsiasi confine<br />

geografico; e un'eredita da ascrivere ad una categoria antropologico-culturale<br />

che tocca per lo meno due continenti; e quella dell'<br />

Afroamerica dí cuí Guillén e stato interprete autorevole e riconosciuto<br />

non solo nell'ambito ispanico ma anche in quello anglosassone<br />

e in quello africano; lo e stato proprio negli stessi anní in cuí lo era<br />

negli Stati Uniti e per altri versi íl grande Langston Hughes.<br />

Guillén ha rappresentato per piu di cinquant'anni la voce irata<br />

e dolente degli afro<strong>americani</strong>, la voce della denuncia e del riscatto<br />

ma anche la testimonianza di una cultura che andava accettata e valutata,<br />

la voce del sincretismo e della pari digníta delle due razze.<br />

Era nato nella provincia cubana di Camagüey nel 1902, quattro<br />

anni dopo l'indipendenza di Cuba dalla Spagna. Era di sangue mulatto<br />

e questa condizione gli permise di rappresentare le due anime<br />

della sua terra, la lunga convivenza tra negri e bianchi e la nascita<br />

di un nuovo sincretismo mulatto che e poi la vera essenza di tanta<br />

parte dell'attuale cultura cubana.<br />

La ricomposizione delle due etnie si realízza simbolícamente<br />

nella sua celebre « Balada de los dos abuelos »: «Lanza con punta de<br />

hueso, / tambor de cuero y madera: / mi abuelo negro. / Gorguera<br />

en el cuello ancho, / gris armadura guerrera: / mi abuelo blanco. /<br />

... los dos en la noche sueñan, / y andan, andan. / Yo los junto. /<br />

- ¡Federico! / ¡Facundo! Los dos se abrazan. / Los dos suspiran ...<br />

/ ansia negra y ansia blanca; / los dos del mismo tamaño, / gritan,<br />

sueñan, lloran, cantan. / Sueñan, lloran, cantan. / Lloran, cantan. /<br />

¡Cantan! »<br />

Negli anni della giovinezza matura la coscienza di ribellione po­<br />

Btica contro l'onnipotente vicíno americano che aveva praticamente<br />

concesso la liberta all'isola nel 1902 a patto che essa si sottoponesse<br />

ad una serie di legami capestro: e il cosíddetto emendamento Platt<br />

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· 90 .<br />

con cui indirettamente gli Stati Uniti controllano políticamente Cuba<br />

per ben trentadue anní, fino al 1934.<br />

La presa di posizione di Guillén era l'assunzione in sé della<br />

seconda grande dominante del mondo cubano moderno; la prima<br />

quella storica della schiavitu, la seeonda quella geografica della seomoda<br />

vicinanza deglí Stati Uniti.<br />

11 poeta non abbandonera mai l'impegno civile e político che<br />

diventera tutt'uno con l'impegno sodale in difesa del mondo negro.<br />

Negli Anni Trenta, con l'ascesa al potere di Fulgencio Batista egli<br />

lascia l'isola per un lungo esilio; vive in diversi paesí, in Spagna in<br />

difesa della Repubblica, a Parigi, in Messico.<br />

Ritorna praticamente a Cuba nel 1960 dopo la caduta di Batista<br />

e l'ascesa di Castro di cuí e sempre stato un aperto sostenitore:<br />

sono gli anni in cuí il castrisUlO racchiude ancora in sé le speranze<br />

sudamericane verso la riscossa, l'uglaglianza e la giustizia.<br />

La prima poetica di Guilléo e Motivos de son (1930) cui seguid<br />

Songoro Cosongo (1931), due opere che rappresentano una denuncia<br />

della discríminazione razziale, i1 recupero della sonorita rítmica e<br />

musicale afrocubana, del fonetismo indigeno e nel contempo sano la<br />

ripresa dell'ideario antropologico di quel mondo con le sue credenze<br />

(la « santería») e il suo folklore, col retaggio delle sue antiche lingue<br />

come lo « yoruba ».<br />

Nel 1934 esce la raccolta West 1 ndies Ltd che insieme a Cantos<br />

para soldados y sones para turistas (1937) e la punta di maggiore<br />

impegno político e anti-imperialista.<br />

In quegli stessí anní España. Poema en cuatro angustias y una<br />

esperanza (1937) appassionatamente dedicato alla tragedia della guerra<br />

civile spagnola. Nel 1947 si pubblica El son entero, la raccolta<br />

che segna i1 culmine della ricerca ritmica e la maturita espressiva. Nel<br />

1958 e la volta di Elegías scritte dall'esilio parigino; seguono molti<br />

altri libri tra cui Tengo (1964) e El gran zoo (1968), di chiata ispirazione<br />

castrista.<br />

Nicolás Guillén, al di la dell'esemplariül del suo impegno civile<br />

e del capitale apporto del patrimonio afrocubano, testera nella<br />

storia della poesia come un supremo esplotatore della parola, ai<br />

confini esttemi della danza e della musica, nella vertigine del suono<br />

e del ritmo puro.<br />

Universita dí Toríno<br />

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RECENSIONI<br />

FEDERICO CARCtA LORCA<br />

Saggi critici nel cinquantenario<br />

della morte<br />

a cura di Cabriele Morelli<br />

Fasano, Schena editore 1988<br />

Tra le celebrazioni tenute in Italia<br />

in occasione dei cinquant'anni della<br />

morte di Federico García Lorca mi<br />

sembra giusto rieordare in partieolare,<br />

accanto ad artieoli usciti in forma<br />

sparsa su giornali e riviste, quegl'incontri<br />

di studio i cui risultati critid<br />

sono poi rifluiti in volume. Mi riferiseo<br />

concretamente alla plaquette Per<br />

Federico Carcía Larca stampata per i<br />

tipi della Nova Litho di Gubbio nel<br />

1988 (che comprende i due artieoli<br />

Larca poeta ¡uori del mito di Gaetano<br />

Chiappini e Dall' avanguardia letteraria<br />

all'impegno politico. Larca poeta<br />

europeo di Fernando Nuti) e agli atti<br />

di due interessanti convegni sul poeta<br />

granatino organizzati autonomamente,<br />

presso le rispettive sedi universitarie<br />

(Parma e Bergamo), da due esperti<br />

lorchisti, Piero Menarini e Gabriele<br />

Moreill. Il primo libro, Larca, 1986,<br />

pubblicato a cura di Menarini daIl'editore<br />

Atesa di Bologna nel 1987; dell'anno<br />

successivo invece il Federico<br />

Carcía Larca, Saggi critici nel cinquantenario<br />

delta morte, a cura di Moreill,<br />

Schena Editore di Fasano 1988. E citero<br />

infine, se pur direttamente coinvolta,<br />

gli attí del convegno tenuto<br />

presso l'universita di Salerno il 9 e<br />

10 maggio 1988 in avanzata pubblicazione<br />

presso la ESI di Napoli col ti-<br />

. 91 .<br />

tolo 1'« imposible/posible» di Federico<br />

Carcía Larca.<br />

Ma veniamo ora all'oggetto di questa<br />

nota, il volume miscellaneo curato<br />

da Morelli. Vi si troyano riuniti<br />

dodiei contributi variamente indirizzati<br />

ora all'approfondimento biografíco,<br />

ora ad una ulteriormente arriechita<br />

analisi della poesia, del teatro, dei<br />

disegni di García Lorca; un ampio<br />

materiale quindi che si presenta come<br />

proficua e stimolante lettura per lorchisti<br />

o in genere aficionados all'opera<br />

lorchiana. Il volume, suddiviso in<br />

due parti (prima gli interventi in lingua<br />

spagnola, pili strettamente legati<br />

al convegno bergamasco, poi i contributi<br />

inviati dalla sezione d'Iberistiea<br />

dell'Universíta di Pavia), si apre con<br />

le pagine di Manuel Fernández Montesinos,<br />

segretario della <strong>Fundación</strong><br />

García Lorca.<br />

Gia autore di un catalogo della biblioteca<br />

privata del poeta, Fernández<br />

Montesinos offre qui nuovi Datos sobre<br />

la biblioteca de Federico Carcía<br />

Larca; conferma il preciso interesse<br />

di Larca per la cultura non solo spagnola,<br />

la sua capacita continua di aggiornarsi,<br />

di interpretare, assimilare<br />

ed anche rielaborare i testi letti. Troviamo<br />

cosI notizie inedite sui passi<br />

evidenziati, sulle glosse, sui versi appuntati<br />

di getto, nell'immediata suggestione<br />

della lettura. Al ricordo della<br />

poesia trascritta su un'edizione di<br />

Machado si aggiungono altre utilí informazioni<br />

per meglio focalizzare il<br />

rapporto con autori come Descartes,<br />

Unamuno, Shakespeare. E all'incidenza<br />

di quest'ultimo autore rimanda an-<br />

Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>


che l'articolo successivo, di Eutimio<br />

Martín, Federico Carda Larca: el impacto<br />

de Shakespeare en dos poemas<br />

;uveniles inéditos. Partendo da un episodío<br />

biografico (la visita di Mathilde<br />

Pomes a Lorca nell'aprile del 1931,<br />

un'edizione ing1ese del teatro di Shakespeare<br />

sul tavo10 del poeta granatino)<br />

il critico ricostruisce i1 corpus<br />

shakespeariano presente nelia biblioteca<br />

di Lorca e si sofferma poi direttamente<br />

sugli echi tematici rintracciabili<br />

nel teatro e nella poesia lorchiana.<br />

Importanti tra questi due poesie<br />

giovanili inedite, qui pubblicate, 1'una<br />

suggerita da1 Sogno d'una notte di<br />

mezza estate, 1'altra dedicata invece a<br />

La muerte de Olelia.<br />

Articolato anch'esso tra 'fonti' e storia<br />

biobibliografica, 1'articolo di Margarita<br />

Ucelay (De las aleluyas de Don<br />

Perlimplín a la obra de Federico Carcía<br />

Larca) ricostruisce le travagliate vicende<br />

del Perlimplín: il sequestro del<br />

manoscri tto "immorale" da parte della<br />

censura, la nuova stesura americana<br />

successivamente perduta, il fortunato<br />

e quasi casuale recupero nel 1932 di<br />

una (unica a noi rimasta) delle tre<br />

copie in possesso della Sección de<br />

Pornografía. Una scelta tematica questa<br />

del Perlimplín da ricollegare, come<br />

afferma la Ucelay, al debito verso<br />

la 1etteratura popo1are e verso il genere<br />

delle aleluyas. Tra queste, in partico1are,<br />

la catalana Historia de don<br />

Perlimplín (1848) e la madrilena<br />

\'ida de don Perlimplín alle quali Lorca<br />

si sarebbe direttamente ispirato per<br />

i1 suo protagonista. Il graduale passaggio<br />

dal genere dell'aleluya al teatro<br />

e alla poesia sarebbe poi attestato da<br />

cinque diversi 'abbozzi' preceden ti la<br />

stesura definitiva e tuttora custoditi<br />

nell'archivio Lorca.<br />

Seguendo il filo della biografía e<br />

dell'opera, troviamo ancora Víctor Infantes<br />

che, con Lo 'oscuro' de los «Sonetos<br />

del amor oscuro» de Federico<br />

Carda Larca, affronta una tematica rivela<br />

tasi di particolare attualita negli<br />

ultimi anni: la composizione, la cor-<br />

·92·<br />

Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong><br />

posita, il destino editoriale dei sonetti<br />

dell'amor oscuro. Dopo averne ricos<br />

trui to l' i ter, dalle iniziali s tesure a<br />

Valencia e a Barcellona nel 1935 fino<br />

alla postuma pubblicazione (e a questo<br />

proposito aggiungerei a quelli gia<br />

conosciuti un sonetto inedito, il primo<br />

della serie dell'amor oscuro, pubblicato<br />

da Macrf sulla rivista «SudPuglia<br />

», 2, giugno 1988, pp. 98-115),<br />

segna1a la singo1arita delle soluzioni<br />

editoriali sceIte, ribadendo invece la<br />

veridicita di un titolo unificante che<br />

sembra confermare, insieme all'unita<br />

strofica e tematica, 1'ipotesi di un piu<br />

complesso progetto poetico: un libro<br />

dí sonetti dell'amor oscuro, rimasto<br />

incompiuto, segno di un ritorno di<br />

Lorca alla precisa norma di metro e<br />

di rima.<br />

Ad un'analisi piu propriamente testua1e,<br />

in senso filologico e fonicoritmico,<br />

riportano le attente pagine di<br />

Gabriele Morelli. Come gia annunziato<br />

nel titolo (La «Cacela del amor desesperado»<br />

de Federico Carcía Lorca:<br />

variantes inéditas y lectura textual),<br />

oggetto della disamina sono le varianti<br />

inedite, commentate e offerte in<br />

completo regesto. Di queste alcune,<br />

ritenute espressive di un processo<br />

di progressiva riduzione formale e<br />

astrazione semantica, sono considerate<br />

come risolutive per la delineazione<br />

dell'intero disegno strutturale della<br />

poesia. Fa da supporto un'indagine<br />

fonematica, semantica e sintattica che<br />

evidenzia elementí allitteranti, opposizioni,<br />

identita, parallelismi, reiterazioni,<br />

interni legami tra strofa e strofa;<br />

e che evidenzia anche l'importanza<br />

della negazione come « índice constante<br />

de la comunicación verbal ». Un<br />

quadro insomma che individua in questa<br />

gacela un'oppressa denunzia, riscattata,<br />

quasi esaltata dai piu celati<br />

valori fonosímbolici.<br />

Un'ampia disamina e ricostruzione<br />

testuale, finalizzata a un sempre primario<br />

con tributo critico-interpretativo.<br />

ci e offerta dalle belle pagine di Giovanni<br />

Caravaggi sulla Casida de las


palomas oscuras (L'oscura verita delle<br />

colombe). Anche in questo caso la raccolta<br />

poetica, El diván del T amarit,<br />

e prima definita nella sua tormentata<br />

genesi, data di composizione, iter redazionale<br />

ed editoriale (il testo in<br />

stampa ridotto a un solo frammento,<br />

la pubblicazione postuma confortata<br />

dall'apografo dell'amico García Gómez)<br />

e poi studiata, concretizzata, nella<br />

precisa analisi della casida. Le quat·<br />

tro successive edizioni trascritte ci<br />

conducono fatalmente allo spoglio delle<br />

varianti (particolarmente significativa<br />

quella del v. 2 «van dos palomas<br />

oscuras»), alla 'polisemia poetica'<br />

della poesia, ad una lettura intertestuale<br />

che rifiutando una facile interpretazione<br />

letterale e realistica, recuperi<br />

al testo, pur nella volonta di<br />

una 'non profanazione' piu profondi<br />

significati allegorici e analogici.<br />

Dedicata ancora alla poesia (se si<br />

eccettua qualche rimando al Maleficio<br />

de la mariposa) e l'inventario della<br />

Microfauna lorchiana redatto da Gloria<br />

Biglino che, esaminando le occorrenze<br />

piu significative ne evidenzia la<br />

linea di continuÍta all'interno dell'intero<br />

corpus poetico lorchiano.<br />

Al teatro, e precisamente a El público<br />

e a Bodas de sangre, sono dedicati<br />

rispettivamente gli articoli di André<br />

Belamich e Daniela Aronica. Il primo<br />

(Claves para «El Público) sottolinea<br />

la modernÍta di un dramma che, senza<br />

azione, e tutto dinamizzato al suo<br />

interno, caratterizzato da personaggi<br />

moltiplicati in diverse e sovrapposte<br />

identita. Soffermandosi in particolare<br />

sul terzo quadro, ne ribadisce la variata<br />

simbologia: Gonzalo, trasposizione<br />

eroica e idealizzata del poeta; Enrique,<br />

caricatura dell'amato infedele;<br />

il pubblico, rappresentativo della societa;<br />

1'omosessualita, tema privilegiato<br />

come proclamata sfida. Afferma infine<br />

lo stato di esasperazione, furore,<br />

solitudine e soprattutto pena amorosa<br />

che ne ha guidato la scrittura. 11 secondo<br />

articolo (


tera di José Mora Guarnido, il sonetto<br />

San Nicolás el alto con qualche variante,<br />

ecc.) e di «El mundo en una lágrima<br />

», Note sulla poesía dí Francisco<br />

Carda Lorca di Giuseppe Mazzocchi<br />

che da un verso del poeta deriva appunto<br />

il titolo. Oggetto principale di<br />

indagine sono le fontí machadiane, gli<br />

echi juanramoniani, gli stessi indubbi<br />

legami con la poesia di Federico e,<br />

ínsieme ai temí ricorrenti, anche i toni<br />

individuali delineati in un'analisí<br />

mossa come articolato contrappunto<br />

tra i due poeti.<br />

AA.VV.<br />

LauraDoHi<br />

Universita di Salema<br />

Trent'anni di avanguardia spagnola<br />

- Da Ramón Gómez de la<br />

Serna a <strong>Juan</strong>-Eduardo CirIot<br />

Gabríele Morelli (a cura di)<br />

Jaca Book, Milano 1988<br />

. 94 .<br />

«Esiste un'avanguardia letteraria<br />

spagnola? ». Con questa domanda Gabriele<br />

Morelli apre in modo singolare<br />

un volume il cui titolo e senza dubbio<br />

pili assertorio. L'interrogativo tuttavia<br />

e inevitabile soprattutto se si proietta<br />

il fenomeno primonovecentesco spagnolo<br />

sullo sfondo dei movimenti europei.<br />

E un dato di fatto che la disparita<br />

fra quanti in quegli anni avvertivano<br />

il bisogno del letterato di testimoniarsi<br />

in modo nuovo ostacolo la<br />

formazione dí una avanguardia ispanica<br />

come vera e proprío movimento dotato<br />

di un credo estetico e ideologico<br />

omogeneo. Inoltre nel folto gruppo<br />

delle analisi che compongono questo<br />

Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong><br />

volume (realizzato da sedici studiosi<br />

italiani e spagnoli) pili volte l'avanguardia<br />

peninsulare risulta costituzionalmente<br />

scissa tra due realta: quella<br />

di un dibattito estetico costante e vigoroso,<br />

dai larghi consensi, e quella<br />

opposta di una debole sensibilizzazione<br />

ideologico-politica, spesso rimossa o<br />

magari genericamente raccolta attorno<br />

aH'opposizione tra presente e pass ato,<br />

tra futuro e tradizione. Non che siano<br />

mancati isolad gridi di rivoIta e propositi<br />

di un totale rinnovamento, ma,<br />

lungi dal percorrere il tormentato e cosciente<br />

iter dell'avanguardia francese,<br />

ogni proclama o manifesto degli spagnoli<br />

si proporra la liberazione ora dalla<br />

mimesi naturalistica, ora dal novecentismo,<br />

ora dal sentimentalismo, a<br />

difesa dell'autonomia assoluta dell'essere<br />

poetico e degli strumenti con i<br />

quali, primo fra tutti la metafora, raggiungere<br />

il mondo della creazione poetica,<br />

quel mondo cui Huidobro guardava<br />

come ad una realta essenziale, creata<br />

daH'uomo ma parí agli elementi<br />

della natura. Un'avanguardia dunque<br />

che si muove tutta nel recinto della<br />

letteratura. Non deve meravigliare<br />

perdo che i moniti pili radicali proveníssero<br />

dagli stranieri, in primis da<br />

Marinetti il cuí manifesto futurista rivoIto<br />

esplicitamente agli spagnoli e<br />

riportato nena preziosissima appendice<br />

al volume in compagnia di altri proclami<br />

e documenti futuristi, creazionisti,<br />

ultraisti e infine postisti che si<br />

fanno reciproca luce a mezzo delle loro<br />

diverse coloriture critiche.<br />

Un panorama questo che da G6mez<br />

de la Serna a Cirlot non e certo<br />

fadle racchiudere in uno sguardo storico-letterario;<br />

e di tale difficolta sono<br />

consapevoli gli studiosi che qui si<br />

trovano a riproporre in caleidoscopiche<br />

pagine i motívi e le problematiche<br />

di questo trentennio di avanguardia<br />

spagnola. Fra i motivi ricorrenti spicca<br />

la condanna del passato, che in Cansinos<br />

Asséns - come sottolinea Andrés<br />

Soda Olmedo - coincide con la<br />

proposta di una bellezza antistorica,


percio eterna sebbene attuale. Si potra<br />

osservare poi, che molti degli artisti<br />

di questa prima generazione avvertono<br />

il tragico fronteggiarsi di turris<br />

eburnea e « fascino multiforme della<br />

societa », un tema che in Cansinos<br />

non va disgiunto dal desiderio di non<br />

posarsi mai intellettualisticamente sul<br />

terreno acquisito. A proposito del difficile<br />

rapporto arte nuevo-pubblico,<br />

Luis de Llera e portato a riflettere<br />

sul con tributo «antisentimentalista»<br />

di un Ortega y Gasset tutto intento<br />

a definire il processo di affrancamento<br />

dal realismo romantico e positivistico:<br />

un'arte nuova per un pubblico nuovo.<br />

Ma non ci puo sfuggire in de Llera<br />

una sottile ma ostinata condanna degli<br />

estetismi «minoritari» dell'avanguardia<br />

(specie quelli ramoruani) quando<br />

questa la si spogli delle ragioni dell'impegno<br />

politico. D'altronde il credo<br />

artistico primonovecentesco in Spagna<br />

sembra non avere precise implicazioni<br />

né con il sociale né con la realta<br />

della guerra, ma tende, proprio tramite<br />

Ortega, a ispanizzare per cosi dire<br />

il sentimento di crisi di tutta l'Europa.<br />

Tra un elitario rifugio nell'estetismo<br />

fine a se stesso e il desiderio<br />

di affidarsi ad un'intuizione irrazionale<br />

al di la di ogni parte, l'avanguardia<br />

spagnola dovette certo sperimentare<br />

le difficolta derivanti dagli opposti<br />

schieramenti politici. Ma aquesta problematica<br />

il volume non presta invero<br />

molta attenzione privilegiando piuttosto<br />

un'analisi delle tendenze estetiche<br />

o delle singole poetiche.<br />

Nonostante questa omogeneita di<br />

intenti, l'atteggiamento critico e il grado<br />

di approfondimento dei contributi<br />

resta pero alquanto vario. Accanto<br />

alla presentazione dell'ambiente catalano<br />

ad opera di Giuseppe Grilli, corredata<br />

di un dizionarietto dell'avanguardia<br />

catalana e apprezzabile per i1<br />

suo valore informativo, si collocano<br />

tentativi di storicizzare il surrealismo<br />

cosi come di analizzare singoli poeti<br />

(Larrea, Aleixandre, CirIot). 10 studio<br />

di Gabriele Morelli su Huidobro<br />

. 95 .<br />

non solo mette a fuceo un' arte che<br />

tende ad essere altro dal reale, pura<br />

invenzione, ma tramite il poeta cileno,<br />

personaggio difficile e duro, fa<br />

emergere le fratture esistenti tra le<br />

tendenze artistiche del secondo decennio,<br />

e in particolare 10 sforzo costruttivo<br />

ed «etico» del creazionismo di<br />

unire immagini apparentemente inconciliabili<br />

di contro alla frammentazione<br />

deformante della realta ad opera dell'ultraismo.<br />

Difformita tra gli «istni»<br />

quindi, e a maggior ragione tra i poeti.<br />

1 quali, da Alberti ad Aleixandre,<br />

da Villalón a Garda Lorca, anche<br />

quando non aderirono ad alcuna corrente,<br />

in diversa misura accolsero nelle<br />

loro pagine elementi di avanguardia.<br />

Ma prima di costoro indubbiamente la<br />

figura di Huidobro non puo non essere<br />

la piu centrale di tutte. 11 suo<br />

messaggio, che definiremmo il piu<br />

pregnante in termini di avanguardia<br />

ispanica e tanto piu originale quanto<br />

piu il poeta rifiuto di pagare qualsiasi<br />

tributo agli automatismi scritturali<br />

dell'epoca (alla Bréton per intenderci),<br />

permise a quanti vi si ispirarono di<br />

agire liberamente in un fertile terreno<br />

dove l'esperienza linguistica e quella<br />

mentale erano ancora legate.<br />

Dal creazionismo al surrealismo.<br />

Jesús Garda Gallego non poteva sottrarsi<br />

al compito di definire il surrealismo<br />

spagnolo da un lato come<br />

movimento segnato da modalita diverse<br />

rispetto a quelle delle precedenti<br />

correnti peninsulari e dall'altro per 10<br />

scarto appunto dai meccanicismi della<br />

scuola francese. 1 dati qui forniti<br />

sulla ricezione del movimento in Spagna<br />

sono numerosi e considerevole la<br />

bibliografia. Tra Francia e Spagna, tra<br />

surrealismo e superrealismo, il ruolo<br />

della Catalogna (in cui operarono Dalí<br />

e Miró, Buñuel e Picasso) appare<br />

detertninante per l'integrazione, cosi<br />

connaturata all'esperienza surreale, di<br />

letteratura e arti figurative. Poeti come<br />

Diego e Larrea, quest'ultimo ampiamente<br />

rappresentato da un articD-<br />

10 di Jesús Garda Sánchez, offrono<br />

Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>


1'occasione di rifare, ancora una volta,<br />

attraverso le loro esperienze individuali,<br />

il percorso dell'avanguardia spagnola.<br />

Cosi, attraverso Larrea lo sguardo<br />

si allarga a11' America Latina nella<br />

quale la Spagna riusel a trovare quell'<br />

al di la che i colleghi francesi non<br />

seppero scoprire nell'Africa. Dall'autore<br />

di Versi6n celeste si passa con<br />

il veloce ma profondo sguardo di un<br />

poeta e critico quale Carlos Bousoño<br />

a vedere (e si direbbe a toccare con<br />

mano) come la tecnica surrealistica<br />

trovi una puntuale esemplificazione<br />

negli enunciati prima írrazíonali e poi<br />

alogici di Aleixandre.<br />

Che col passare degli anni l'avanguardia<br />

spagnola, sperimentata dentro<br />

e soprattutto fuori dell'ambito programmatico<br />

ed esclusivo degli «isrni»,<br />

tenda a recuperare cio che i pristini<br />

entusiasmi e i primi automatismi avevano<br />

ostracizzato non lo testimoniano<br />

soltanto le parole di un oppositore<br />

quale Dámaso Alonso ma anche il<br />

« naturalismo» del documentario buñueliano<br />

cui Agustín Sánchez Vidal<br />

dedica la sua attenzione. Ed e proprio<br />

nel cinema dove si incontrano in tutta<br />

la loro pregnanza surreale, sebbene in<br />

modo «paranoico» secondo Sánchez<br />

Vidal, il mondo dell'immagine e quello<br />

della parola. Si pensi in particolare<br />

alle sceneggiature nelle quali Gómez<br />

de la Serna, García Lorca ma spedalmente<br />

Dalí hanno tentato la piu<br />

estrema opera di sovvertimento surrealistico<br />

mediante la riappropriazione<br />

del concreto, lontani dalle astrazioni di<br />

marca francese e piu vicini semmai,<br />

come Dan ebbe a dichiarare, ai «materialisti»<br />

della cinematografía italiana.<br />

La problematica dello scarto dalla<br />

Francia, agitata dove piu dove meno<br />

in tutti gli articoli del volume riguardanti<br />

il surrealismo peninsulare, trova<br />

un'espressione assai definÍta nell'analisi<br />

di Antonio ]iménez Millán. Qui si fa<br />

evidente lo sforzo che gli spagnoli fecero<br />

per creare un modello poetico<br />

nuovo che, se non poteva disconoscere<br />

!'ideologia ultrapirenaica della creazio-<br />

. 96 .<br />

Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong><br />

ne, tendeva pero ad un dominio plU<br />

cosciente della scrittura e ad una qualche<br />

insopprimibile dialettica con la tradizione.<br />

Una dimensione questa in cui<br />

si innesta e si impone il rapporto sofferto<br />

tra arte e vita, intensamente presente<br />

in Cernuda, il quale, poeta e<br />

critico sensibilissimo alla temperie<br />

culturale del suo tempo, poteva forse<br />

meritare un'attenzione piu specifica in<br />

questo volume. Assieme a lui García<br />

Lorca, Alberti, Prados e Aleixandre<br />

rovesciano, per cosi dire, l'equazione<br />

orteghiana della «ragione vitale» secondo<br />

la quale l'arte «serve la vita »,<br />

e di conseguenza con loro la scrittura<br />

e intesa come tipo di vita e coincide<br />

con l'esistenza. Da qui alla necessita<br />

di un impegno ideologico e politico<br />

che verra a segnare la crisi degli «ismi»<br />

in terreno spagnolo il passo e breve.<br />

Sara la volta delle nuove riviste degli<br />

anni trenta, di una letteratura non<br />

piu «de vanguardia» ma «de avanzada<br />

», sara la volta di un testo quale<br />

El nuevo romanticismo di Díaz<br />

Fernández.<br />

La barriera alla avanguardia, barriera<br />

di natura ideologica, estetica e storiografica,<br />

era stata sollevata. Le teorie<br />

e i dettami dell'avanguardia di fatto<br />

presupponevano una élite che in<br />

Spagna, sosteneva Diaz Fernández, non<br />

esisteva neppure; solo i poeti avevano<br />

potuto e potevano interpretare in modo<br />

personale il forte elemento di<br />

dissoluzione del mondo contemporaneo<br />

che altrove era stato proposto nei termini<br />

di un credo collettivo. Negli anni<br />

successivi scarso rilievo ebbe la rivendicazione<br />

teorica operata dal postismo,<br />

frutto tardivo dell'immaginario<br />

astratto e inconscio, categoria questa<br />

sostanzialmente estranea a quei poeti<br />

spagnoli che rappresentarono in modo<br />

piu che mai dissociato e moderno, proprio<br />

perché individualmente, «il dramma<br />

contemporaneo della coscienza uníversale».<br />

Pietro Taravacci<br />

UniversitlJ di Trento


SALVADOR DALl<br />

Lettere a Federico<br />

Milano, Rosellina Archinto 1989<br />

«Era un honor para mí que Federico<br />

estuviera enamorado de mí. Aquello<br />

no era una amistad, era una<br />

pasión muy fuerte. Eso es la verdad».<br />

Con queste parole Salvador Dalí congedava<br />

1an Gibson, biografo di FGL,<br />

dopo un'intervista che aveva avuto<br />

come tema preferenziale la sua relazione<br />

col poeta granadino. (V. «El<br />

País », 26-1-1986). 11 punto di vista<br />

di Dalí e dunque chiaro e, oramai,<br />

definitivo. Quello che invece manca<br />

e il tassello complementare, la versione<br />

di Lorca che, forse, le sue lettere<br />

a Dalí potrebbero aiutare a costruire.<br />

Pare che (stando a quanto afferma il<br />

pittore) queste lettere siano andate<br />

perse, ma si sa che in queste cose<br />

non e mai detta l'ultima parola.<br />

Sulla natura del rapporto Lorca-Dalí,<br />

sul suo sviluppo e sui motivi di<br />

crisi fino alla rottura finale, si sono<br />

fatte molte speculazioni. 1 biografi<br />

lorchisti hanno ricostruito con una<br />

minuzia certosina ogni attimo della<br />

breve esistenza di Federico, nella quale<br />

l' amicizia con Dalí corre parallela<br />

ai suoi ultimi 13 anni. Dopo il libro<br />

di Antonina Rodrigo, Lorca-Dalí. Una<br />

amistad traicionada (Planeta, 1981),<br />

eloquente fin dal titolo, il volume di<br />

Gibson ugualmente ricco di dettagli<br />

su! rapporto tra i due amici, le memorie<br />

di Buñuel, connotanti anch'esse 1'amicizia<br />

fra i due ospiti della Residencia,<br />

il libro di Agustín Sánchez Vidal,<br />

Buñuel-Lorca-Dalí. El enigma sin fin<br />

(Planeta, 1988), vede la luce quest'anno,<br />

tradotto in italiano, l'epistolario<br />

a una voce Lettere a Federico a cura<br />

di Rafael Santos Torroella, per la casa<br />

editrice Rosellina Archinto.<br />

11 volume raccoglie un corpus di<br />

39 lettere, di cui una del padre di<br />

Salvador Dalí che informa Lorca (al-<br />

1'epoca dei fatti in viaggio negli Stati<br />

97 .<br />

Uniti) della cacciata di Salvador dalla<br />

famiglia in seguíto alle parole offensive<br />

scritte nei riguardi della madre<br />

nella mostra parigina del 1929, una<br />

di Ana María Dalí, sorella del píttore<br />

e amica di Lorca, e varie cartolíne<br />

cofirmate da piu amici. Se si considera<br />

l' arco di tempo che tale corrispondenza<br />

abbraccia, 1925-1936, non la si<br />

puo certo considerare fitta. Eppure,<br />

nonos tan te ripetute e decantate letture,<br />

non si riesce ad avere un'impressione<br />

netta e dominante del rapporto<br />

fra i due. Noi lasceremo da parte gli<br />

indizi, espliciti o celad dietro ardite<br />

metafore (


10 íniziale del gruppo, e qui non fa<br />

che ribadirle ([ ... ] sen'1.'altro il capo<br />

supremo della putrefazione poetica; la<br />

sua putrefazione e la peggiore di tutte,<br />

visto che vicino a lui perfino il<br />

grande e volgare porco Rubén Darío,<br />

per il suo pessimo gusto acquista una<br />

certa grazia sudamericana [ ... ]» p. 61).<br />

Ma e prendendo spunto dalla rivista<br />

Verso y prosa che Dalí si lascia andare<br />

a giudizi piuttosto severi: «e spaventoso<br />

il marasma putrefatto nel<br />

quale si muove tutta questa promo'1.ione<br />

di Prados, Altolaguírre, ecc. [. .. ]<br />

che gretto sentimentalismo. Mi fanno<br />

pena le tue cose casi uníche e vere<br />

confuse tra tutto questo» (p. 61).<br />

E a dimostrazione di come egli intendesse<br />

il suo identificarsi nell'ann­<br />

<strong>Juan</strong> Ramón gli invia delle poesie<br />

sulle quali chiede a Larca insistentemente<br />

un giudizio. Sono gia avvettibili<br />

e nel testo e nelle parole che<br />

l' accompagnano i principií della poetica<br />

surrealista che Dalí ínizia ad accogliere<br />

e a fare propri, anche se ha<br />

piu volte dichiarato di essere 5tato<br />

da sempre surrealista. Scrive infatti<br />

«[. .. ] dobbiamo separarci dalla carogna<br />

della poetica storíca, antireale, decorativa<br />

che abbiamo ereditato, e cercare<br />

di evadere dalla nostra coesione<br />

inventata con la massima disinvoltura<br />

e la massima leggere'1.'1.a» (p. 64).<br />

Ma e la lettera .36, (che RST considera<br />

la pil! importante di tutto l'epistolario)<br />

risalente al settembre del<br />

1928, che veicola in maniera sistematica<br />

e, sembrerebbe, premeditata, il<br />

pensiero del catalano sul libro Romancero<br />

gitano appena pubblicato. Alcuni<br />

commentatori fanno risalire aquesta<br />

lettera, al suo contenuto, l'origine dei<br />

dissapori e del conseguente allontanamento<br />

dei due amici, ma RST crede<br />

che non solo a Lorca non siano parse<br />

gravi le critiche rivoltegli da Dalí ma<br />

che addirittura in parte le abbia accoIte<br />

(come risulta dalla lettera di<br />

Federico indirizzata a Gasch nella<br />

quale avalla il parere negativo di Salvador.<br />

V. nota 1 p. 1.34). Segno del-<br />

• 98 .<br />

Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong><br />

l'influenza sempre cres


GABRIELE BERSANI BERSELLI,<br />

FRANCESCO CRIARI, MANUEL<br />

FERNANDEZ MONTESINOS, MA­<br />

RIOHERNANDEZ, RAFAEL LOZA­<br />

NO MlRALLES, PIERO MENARINI<br />

Lorca, 1986<br />

a cura di Piero Menarini,<br />

Bologna, Atesa Editrice 1987<br />

Nel 50° anniversario della morte<br />

di Lorca, nei giomi 28-29-30 novembre<br />

1986, l'universita di Parma ha<br />

promosso una serie di manifestazioni<br />

- rappresentazioni teatrali, lettura di<br />

poesie, incontri di studio, creazioni<br />

musicali - in un fervido «Omaggio<br />

a Garda Lorca ». Da quelle giornate<br />

nasce questa raccolta di studi che contiene<br />

anche la partitura per violoncello<br />

e arpa composta da Francesco Chiari<br />

per accompagnare la 1ettura della<br />

«Canción del gitano apaleado» eseguita<br />

da Alicia Martínez Crespo, nel<br />

giorno dell'inaugurazione.<br />

Come annuncia il curatore nella<br />

Presentazione, la raccolta mira a contribuire<br />

«alla crescita degli studi lorchiani<br />

». Ma se tale proposito puo<br />

dirsi compiuto per glí e1ementi inediti<br />

che i vari saggi utilizzano o fanno emergere,<br />

colpisce che in essi non compaiano<br />

i risultati di fruttuose linee di<br />

ricerca che progressivamente hanno<br />

dato contomi piu precisi alla figura<br />

di Lorca, per esempio intomo alla sua<br />

attenzione verso tradizioni culturalí<br />

« altre », oppure intorno alla sua diversita<br />

sessuale e alla poesia che da<br />

quella diversita ha tratto origine (si<br />

pensi ai Sonetos del amor oscuro recentemente<br />

studiati in Italia da Mario<br />

Socrate).<br />

Noi ci fermeremo qui prevalentemente<br />

sul saggio di Rafael Lozano Miralles,<br />

Racía la edicí6n de Impresiones<br />

y paisa;es. Las «concordancias »,<br />

che ha íl merito di riconsiderare una<br />

delle opere giovanili di Lorca nel senso<br />

che vedremo, ma prima vogliamo<br />

passare rapidamente in rassegna gli<br />

. 99 .<br />

altri saggi che costituiscono questo<br />

Lorca, 1986.<br />

Il primo saggio e di Manuel Fernández<br />

Montesinos, nipote di Lorca. La<br />

preocupaci6n social de García Lorca<br />

- questo e il titolo del saggio - ricostruisce,<br />

attraverso alcuni articoli di<br />

stampa comparsi negli anni '40, come<br />

sia stata strumentalizzata l'immagine<br />

del poeta in funzione di linee polítiche<br />

contrastantí. Pur presentando nell'impianto<br />

delle argomentazioni elementi<br />

di astrattezza generica, come nell'affermazione,<br />

«Lorca [. .. ] se inserta en<br />

una tendencia que es congénere a casi<br />

toda la literatura española: un sentido<br />

de libertad », iI lavoro di Montesinos<br />

anticipa la diffusione di documenti<br />

che solo con l'edizione Aguilar delle<br />

Obras Completas del 1986, sono poi<br />

state accessibili al grande pubblico. Le<br />

conclusioni a cui arriva Montesinos,<br />

secondo il quale l'impegno del poeta<br />

era motivato da sensibilita verso i<br />

problemi sociali, ci sembra riduttivo.<br />

Appaiono comunque significativi di<br />

una posizione política inequivocabile<br />

gli esempi addotti contro il tentativo<br />

- per esempio di José M. Pemán -<br />

di chiudere Lorca nello schema di poeta<br />

che canta « la pena y la luna ». Fra<br />

glí elementi portati da Montesinos e<br />

iI discorso pronunciato a Fuente Vaqueros<br />

nel 1931, dopo la proclamazione<br />

della Repubblica, in cuí Lorca<br />

cita « el gran Lenin », e versione provvisoría<br />

di Grito hacía Roma contenuto<br />

in Poeta en Nueva York, il cui titolo<br />

in origine era Oda de la in;usticia<br />

e che riecheggiava, in versi poi cancellati,<br />

i1 Manifesto Comunista del<br />

1848.<br />

Del lorchista spagnolo Mario Hernández<br />

e il saggio Cronología de « Bodas<br />

de sangre» (1928-1938), ilustrada<br />

con la palabra de Federico García<br />

Lorca. Con la sicurezza che gli deriva<br />

da una lunga dedizione agli studi<br />

lorchiani, Hernández ripercorre il decennio<br />

che va dal periodo in cuí ropera<br />

fu ideata, probabilmente su un<br />

fatto di cronaca, fino alla sua rappre-<br />

Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>


sentazione a Parigi nel 1938. La ricostruzione<br />

crono1ogica nOn si limita<br />

alle testimonianze sulle v1cende legate<br />

alla gestazione dell'opera, ma si addentra<br />

nei rapporti di LOIca con attori,<br />

registi teatrali, amici, intellettuali,<br />

nei retroscena che resero possibile<br />

le varíe rappresentazioni di Bodas de<br />

sangre. Interessante e, per esempio, il<br />

quesito lasciato aperto da Hernández<br />

a proposito del ruolo della Madre nel<br />

dramma. Dalla sua ricostruzione si<br />

puo ipotizzare che l'importanza attribuitale<br />

potrebbe essere stata determinata<br />

dal tatto che Margarita Xirgu,<br />

amica e attrice di fiducia del poeta,<br />

avrebbe dovuto esserne I'interprete.<br />

Nel saggio L'uomo dei dolori (Struttura<br />

ed esegesi del Quadro V de El<br />

público), e Piero Menarini ad affrontare<br />

alcuni dei numerosi problemí di<br />

un testo sul qua1e la critica 10rchiana<br />

ha assunto posizioni notevolmente divergenti.<br />

Nel porsi in apetto dibattito<br />

sia con queglí studi che considerano<br />

l'omosessualíta nel dramma come unica<br />

chiave interpretativa (ma se e vero<br />

che non e l'unica, non la si puo nemmeno<br />

eludere, come pure fa Menarini)<br />

, sia con quelli che esaminano 1'0pera<br />

neIla sua «struttura» globale,<br />

cercando in questo modo di spíegarne<br />

la complessita, Menarini ritíene che<br />

l'esame vada condotto piuttosto sull'<br />

«assetto formale della trama» e quindi<br />

sía «Piu corretto [ ... ] allora abbandonare<br />

in questo caso I'abusato<br />

termine «struttura» e parlare, come<br />

appunto fa la studiosa [María Clementa<br />

Millán] , di «complejidad argumental<br />

». Con queste premesse e<br />

ipotizzando che ciascun Quadro possegga<br />

una sua struttura peculiare, I'autore<br />

del saggio limita la sua analisi al<br />

Quadro V, del quale rileva i diversi,<br />

complessi meccanismi, l'articolato uso<br />

dei «doppi », con effetti di moltiplicaZÍone<br />

dd significati, la tecnica cinematografica<br />

delle sequenze contemporanee,<br />

gli elementi di teatro nel teatro.<br />

I tre livelli di rappresentazione,<br />

con gli sconfinamenti daU'uno aH'al-<br />

. 100 .<br />

Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong><br />

tro che costituiscono una carattertstlca<br />

dell'intera opera, sono COS1 schematizzati<br />

da Menarini: 1) quello del<br />

dramma stesso; 2) quello del «teatro<br />

al aire libre»; 3) queIlo del «teatro<br />

bajo la arena». Ricostruito i1 significato<br />

del «Desnudo» aIl'interno deí<br />

testi dello stesso Lorca, Menarini conduce<br />

il lettore attraverso progressíve<br />

scoperte per cuí, seguendo la linea<br />

della complessa visione lorchiana del<br />

Cristo, la scena del «Desnudo rojo»<br />

e vista come drammatizzazíone del<br />

teatro, della Passione-Via Crucis, e del<br />

rito della messa.<br />

A chiusura del volume il saggío di<br />

Rafael Lozano Miralles, Hacia la edición<br />

de Impresiones y paisajes. Las<br />

« concordancias », ha il merito di<br />

aver scelto come oggetto uno fra i líbri<br />

di Larca meno noti e meno studiati.<br />

Il saggio e la sintesi di una<br />

tesi di dottorato diretta da Piero Menarini,<br />

({ Impresiones y paisajes» de<br />

F Carda Larca: las concordancias y<br />

los problemas textuales para una edición,<br />

(Universita di Bologna 1986),<br />

con cui Miralles estende idealmente a<br />

Impresiones y paisajes l'elaborazione<br />

compiuta dal gruppo di A.M. Pollin,<br />

A Concordance lo the Plays and<br />

Poems 01 Federico Carda Lorca. Ma<br />

con questo lavoro Miralles si propone<br />

di andare oltre e annuncia di voler<br />

proseguire nella messa a punto di un<br />

dizíonario del lessico lorchiano da indudere<br />

in un pi\¡ vasto progetto di<br />

computerizzazione den'intera opera di<br />

Larca.<br />

Come avverte nena «Introducción»,<br />

l'autore si pone l'obiettivo di fornire<br />

un utile strumento di consultazione<br />

per quanti, necessariamente degli specialistí,<br />

affrontino i problemi relativi<br />

al lessico di Garda Lorca. Impresiones<br />

y paisajes e infatti la raccolta nella<br />

quale per la prima volta e formalizzato<br />

il lessico lorchiano, utile quindi<br />

per poterne valutare l'evoluzione e<br />

l'organizzazione linguistica. Rispetto ai<br />

risultati ottenuú con strumentí tradizionali,<br />

la computerízzazione delle


concordanze (pur nei limiti propri di<br />

questo tipo di lavori) ha l'innegabile<br />

vantaggio della precisione e della rapidita<br />

di consultazione.<br />

Miralles esplicita preliminarmente<br />

e propone soluzioni ai problemi testuali<br />

e linguistici che ha dovuto affrontare.<br />

Per computerizzare il lessico<br />

contenuto nel testo si e posto anzitutto<br />

il problema di trovare una edizione<br />

affidabile, in assenza di una edizione<br />

critica concordemente accettata<br />

dagli studiosi. Delineate le ragioni per<br />

escludere le due edizioni delle Obras<br />

completas, di Losada e di Aguilar, opera<br />

la sua scelta, motivandola, sulla prima<br />

edizione di Granada dell' a\ltile<br />

1918, rimasta l'unica autonoma, riprodotta<br />

in facsimile nel 1981 dalla Editorial<br />

Don Quijote, anch'essa di Granada.<br />

Tale scelta ha comportato peraltro<br />

la necessita di affrontare la<br />

correzione degli errori tipografici o di<br />

alcuni particolari grafici, l'accentuazione,<br />

le grafie fonetiche, la punteggiatura.<br />

E in questo senso che il saggio si<br />

pone come punto di partenza per l'edizione<br />

critica di Impresiones y paesa;es,<br />

cosi come e annunciato nel titolo<br />

Hacia la edición ...<br />

Il saggio e articolato in tre parti,<br />

delle quali la prima affronta i problemi<br />

testuali e linguistici di cui si e parlato,<br />

preliminari alla formulazione delle<br />

concordanze e delle frequenze dei<br />

lemmi; la seconda, Un fenómeno léxico<br />

semántico: «el alma y los sentidos<br />

», esamina quantitativamente i due<br />

termini «el alma y los sentidos» nel<br />

Prólogo di Impresiones posto in rapporto<br />

con il corpus dell'opera. Le sue<br />

conclusioni non sono lontane da quelle<br />

condotte sull'opera lorchiana in generale<br />

da M. Laffranque, da G. Dfaz­<br />

Plaja e da L.H. K1ibbe, per i quali<br />

Impresiones, costituisce la genesi della<br />

riflessione estetica di Lorca.<br />

La terza parte del saggio, Las concordancias<br />

(corredata dalle osservazioni<br />

di Gabriele Bersani Berselli sulla<br />

elaborazione elettronica effettuata),<br />

espone i criteri con cui sono stati in-<br />

. 101 •<br />

dividuati i campi semantici degli elementi<br />

visivi, ripartiti in: gli astri, la<br />

h.1ce e il colore, i colori. Gli indid<br />

di frequenza di questi campi, a ragione<br />

non interpretati dall'autore ma<br />

scmplicemente riprodotti, rivelano che<br />

si tratta dei piu alti nell'intera opera<br />

di Lorca, e percio gia indicativi della<br />

ricerca di un linguaggio poetico di cui<br />

Impresiones y paisa;es costituisce iI<br />

primo embrione.<br />

Pina Rosa Piras<br />

Universitli di Roma<br />

«La Sapienza»<br />

FEDERICO CARetA LORCA<br />

Canciones y Primeras Canciones<br />

Edición crítica de Piero Menarini<br />

col. Clásicos Castellanos,<br />

Madrid, Espasa Calpe 1986<br />

poesle medite<br />

a cura di Piero Menarini<br />

Milano, Carzanti 1988<br />

E con Canciones che Lorca prende<br />

per la prima volta, drammaticamente,<br />

coscienza del suo essere poeta<br />

e scrive il primo vero « libro»<br />

poetico. Alla raccolta, che riunisce un<br />

centinaio di componimenti scritti tra<br />

il 1921 e il 1924, Lorca comindo<br />

a lavorare a partire dal 1926, come<br />

testimoniano le numerose lettere a<br />

familiari ed amici, e ne organizzo la<br />

struttura intorno a «micro-contesti»<br />

appositamente creati 1, che determina-<br />

1 Cfr. la « Introducción» di Piero Men¡trini<br />

a Canciones y Primeras Canciones,<br />

Madrid, Espasa CaIpe 1986, p. 14.<br />

Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>


ono il criterio di scelta dei poemi.<br />

Del travaglio che sottosta alle Canciones<br />

fa fede l'impressionante numero di<br />

varianti al testo.<br />

Tre le operazioni messe in atto da<br />

Lerca nell'organizzazione del volume<br />

di Canciones: selezione ("He suprimido<br />

las canciones rítmicas a pesar de<br />

su éxito, porque así lo quería la Claridad.<br />

Quedan las canciones ceñidas a<br />

mi cuerpo y yo dueño del libro. Mal<br />

poeta .. , ¡Muy bien! pero dueño de su<br />

mala poesía ")2; revisione, con un lavaro<br />

lungo e tormentato di limatura,<br />

rielaborazione e depurazione che ha<br />

generato il gran numero di varianti a<br />

cui accennavamo prima; infine la ricerca<br />

di un'unita tematica piu che<br />

cronologico-biografica. Lorca stesso, in<br />

una lettera al fratello Francisco, si<br />

meravigliava di aver raggiunto in Canciones<br />

una "rarísima unidad" 3,<br />

Canciones, libro tormentato e intimo,<br />

in cuí sono contenuti versi divenuti<br />

poi celeberrimi ("Arbolé, arbolé",<br />

"Córdoba lejana y sola" ... ) doveva anche<br />

essere, nelle intenzioni di Federico,<br />

lo strumento per affrancarsi dallo stereotipo<br />

di "poeta dei gitani",<br />

Lerca ne affidü il manoscritto (originale,<br />

copia unica!) all'editore Prados,<br />

lasciando a lui l'onere della trascrizione<br />

dei testi, pullulanti di cancellature,<br />

ripensamenti e varianti. Compito,<br />

questo, quanto mai delicato e<br />

ingrato e difatti cosl si sfogava l'editore:<br />

"Tengo aún sus [de Federico]<br />

originales primeros, pero de ellos a<br />

la imprenta hay que pasar antes por<br />

veintemil líos desconocidos e indescifrables,<br />

así es que sin una copia clara<br />

y definitiva es inútil intentar nada.<br />

No conté yo con esto al traerme sus<br />

papeles ... ¿Qué podrá hacerse?" 4.<br />

2 Lettera di Federico Garda Lorca a<br />

Jorge Guillén, gennaio 1927, in Epistolario,<br />

a cura di Christopher Maurer, t. n,<br />

Madrid, Alianza 1983, p. 23.<br />

3 Cfr. lettera a Francisco García Lorca,<br />

febbraio 1926 (in Epistolario op. cit., r.<br />

1, p. 143).<br />

4 Lettera medita di Emilio Prados a<br />

. 102'<br />

Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong><br />

Nonostante le lungaggini di Federico,<br />

sempre restío a pubblicate, le<br />

Canciones videro la luce a Málaga, il<br />

17 maggio 1927, in un supplemento<br />

di "Litoral". Per la seconda edizione<br />

(1929), García Lorca preferl la "Revista<br />

de Occidente".<br />

Se per Canciones si puo parlare di<br />

una pubblicazione annundata, sbandierata<br />

in numerose lettere ad amid<br />

ben prima che i manoscritti venissero<br />

dati alle stampe, piu misteriosa appare<br />

la genesi delle Primeras Canciones.<br />

Lorca non le menziona mai; ne parla<br />

in un'intervista apparsa su un quotidiano<br />

argentino il 14 ottobre 1933<br />

come di un regalo di nozze per un<br />

amico poeta e tipo grafo nel quale<br />

non e difficile riconoscere Manuel Altolaguirre.<br />

E il carattere di "occasionalita"<br />

delle Primeras Canciones ne ha<br />

segnato in un certo senso il destino:<br />

Belamich e García-Posada hanno preferito<br />

includerle tra le Suites e i Sonetos;<br />

Mario Hernández e Piero Menarini<br />

ne hanno invece rivendicato il carattere<br />

di originalita e singolarita, pubblicandole<br />

quindi come raccolta autonoma.<br />

Durante le ricerche nell'archivio lorchiano<br />

per l'edizione critica di Canciones<br />

e Primeras Canciones, Menarini<br />

ha scoperto 45 inediti, per lo piu canzoni<br />

(inserite in appendice al volume<br />

delle Canciones). I motivi che portarono<br />

Larca alla loro esclusione dal corpus<br />

delle canzoni poi pubblicate furono<br />

puramente tematici; i testi scartati<br />

mal si inserivano infatti nelle sezioni<br />

in cui la raccolta era stata articolata<br />

e furono accantonati. Ma la loro qualita<br />

poetica e alta: niente scarti o frutti<br />

acerbi, dunque, ma un Lerca al meglio<br />

delle suepossibilita.<br />

Queste canzoni inedite vengono ora<br />

proposte nella traduzione italiana, curata<br />

da Piero Menarini, in un volume<br />

Jorge Guillén, per concessione di Chtistopher<br />

Maurer, citata ndIa «Introducción,><br />

a Canciones y Primeras Canciones, op.<br />

cit., pp. 8-9.


pubblicato da Garzanti. E probabile<br />

che a questi inediti altri se ne aggiungano,<br />

in un futuro non troppo lontano.<br />

E noto infatti come Lorca solesse<br />

regalare ad amici e conoscenti<br />

manoscritti originali, accompagnati magari<br />

da un disegno, senza preoccuparsi<br />

di conservarne una copia. Cío ha comportato,<br />

come e ovvio, una dispersione<br />

della sua opera in mille inconoscibili<br />

direzioni, e i ritrovamenti di frammenti<br />

e opere di Lorca sono ormai all'ordine<br />

del giorno.<br />

In Poesie inedite, Menarini ha dato<br />

unita e rigore ad un materiale che<br />

finora aveva trovato un ordine sparso<br />

su riviste spedalizzate e pubblicazioni<br />

di varia natura. La raccoha si apre<br />

con un poema (del 1917} di forte<br />

impatto emotivo, se si pensa che e<br />

la prima poesia scritta da Lorca, allora<br />

appena diciannovenne [« ... Sobre<br />

tu cuerpo había penas y rosas"], ove<br />

compaiono questi versi splendidi e terribi1i:<br />

"El mundo imponente sigue su<br />

carrera. / Los hombres son en él incidente<br />

banal. / Los sueños se adueñan<br />

de la luz fantasmal".<br />

Tra gli altri inediti qui proposti<br />

brilla lo splendido "Nocturno de marzo",<br />

che i lettori italiani hanno il singolare<br />

privilegio di leggere - in anteprima<br />

mondiale - nella versione completa<br />

(la seconda parte era gia stata<br />

pubblicata nel 1986 da Eutimio Martín)5.<br />

Data, il "Nocturno", al 19 marzo<br />

1922: "Esta noche perfecta / de Marzo<br />

/ viene el eco del Eco / a mi cuarto.<br />

/ Es un prisma de viento / rosado<br />

/ lleno de fuegos / fatuos /<br />

donde convergen todos / los puntos<br />

del espacio. / [ ... J Yo siento que me<br />

pesa / el infinito. Los astros / giran<br />

en mi cabeza / y un cansancio / me<br />

invade. / ¡Un cansancio / amarillo /<br />

y lejano!".<br />

Giuliano Soria<br />

(Universita di Torino)<br />

5 In Eutimio Martín, Federico Carda<br />

Larca, heterodoxo y mártir, Madrid, Siglo<br />

XXI de España Editores 1986.<br />

. 103 .<br />

AA.VV.<br />

Federico García Lorca bajo el cielo<br />

de Nueva Granada<br />

Compilaci6n, presentaci6n y notas de<br />

Vicente Pérez Silva<br />

Serie «La Granada Entreabierta », 42<br />

Bogotá, Instituto Caro y Cuervo 1986,<br />

pp. 293<br />

«Definitivamente parece como si<br />

cumplidos los treinta años del fusilamiento<br />

de Lorca, su figura continuara<br />

condenada a una especie de malentendido<br />

universal. Habla un idioma que<br />

es entendido por otros creadores, pero<br />

la crítica no es capaz de suscitar ese<br />

espacio resonador que es inherente a<br />

toda obra y que debe permitir que<br />

surja en su verdad hist6rica... La paradoja<br />

está en que a pesar de la multitud<br />

de intentos críticos, la exégesis<br />

desemboca, salvo las excepciones de<br />

un Werner Krauss, un Marcilly, una<br />

Laffranque, en todo género de delirios<br />

interpretativos" (pag. 138).<br />

Pur ritenendo ingrata la scelta di<br />

tre sole "excepciones" nell'universo dei<br />

orchisti, tuttavia il brano di Carlos<br />

Rincón, incluso nell'omaggio voluto<br />

dall'Instituto Caro y Cuervo nel cinquantenario<br />

della morte del poeta granadino,<br />

e tra queIli che piu chiaramente<br />

invita a considerare aperta la<br />

questione Lorca, a percorrere cioe la<br />

strada del sistema esegetico piu che<br />

dell'apologia. Ed e, l'articolo di Rinc6n<br />

(" Lorca y la tradici6n"), tra i<br />

contributi critici piu suggestivi della<br />

raccolta, spesso dominata dai toni emozionanti<br />

dell'evocazione e dei ricordi.<br />

D'altronde non potrebbe essere altrimentí:<br />

l'omaggio colombiano al poeta<br />

e anche memoria del suo soggiorno<br />

americano di cui la scrittura di quanti<br />

lo conobbero o frequentarono mantiene<br />

l'impressione vivissima di un Federico<br />

che "era la exuberancia en persona.<br />

Sus ojos, su voz, su frente denunciaban<br />

una inteligencia en ignici6n. Sus<br />

risas, sus palmadas, su modo de tomarlo<br />

a uno del brazo y echar a cami-<br />

Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>


. 104 .<br />

nar a lo largo de la calle deeían de su<br />

cordialidad de camarada. Tenia un sentido<br />

dionisíaco de la amistad y si para<br />

alguien se inventó la palabra filadelfia<br />

fue para él" (César Tiempo, "Como<br />

conocí a Federico", pago 239).<br />

Tra memoria ed esegesi si muove<br />

percio la pubblicazione del Caro y<br />

Cuervo, ancora commossa da quel grido<br />

andaluso arrívato in saluto a Bernardo<br />

Arias Trujillo, nel novembre del<br />

1933 a Buenos Aires. "- Adiós Ariaz<br />

Trujiyo, buen viaje y abrazos a Jorge<br />

Zalamea. y dezHe que el otro año voy<br />

a Bogotá con Margarita Xirgu ... ".<br />

E gia nel 1937 la Colombia ricordava<br />

queIla promessa, tragicamente mancata,<br />

coi tributi di Daría Achury Valenzuela,<br />

Gregario Castañeda Aragón,<br />

Eduardo Carranza, Lino Gil Jamarillo,<br />

Rafael Maya, Daría Samper ed Eduardo<br />

Zalamea Borda, raccolti, insieme<br />

con altri, nella Revista de las Indias,<br />

di Bogotá.<br />

Ritornano, alcuni di questi antichi<br />

omaggi, nel volume del 1986, contribuendo<br />

a restituire le emozioni di quei<br />

giorni come se mai fossero trascorsi;<br />

ci consentono anche di riviverli, quei<br />

giorni, in cui siseppe della morte di<br />

Larca. Vengono loro aggiunti l'intensissima,<br />

e forse inedita, conferenza tenuta<br />

da Rafael Alberti al Teatro Colón<br />

di Bogotá nell'aprile del 1960 e<br />

accompagnata dagli interventi recitati<br />

di Maria Teresa León e Jorge Zalamea;<br />

i versi colombianí scritti in memoria<br />

del poeta da Eduardo Carranza,<br />

Releían Martán Góngora, Isabel Lleras<br />

de Ospina, BaudilIo Montoya, Odilio<br />

Mora Serna, Jorge Pacheco Quintero,<br />

<strong>Juan</strong> Manuel Roca, Manuel F.<br />

Rugeles, Darío Samper; le testimonianze<br />

personali, oltre che di Alberti,<br />

di Francisco Gareía Lorca, Manuela<br />

Manzanares, César Tiempo e Raúl<br />

Roa.<br />

I pochi interventi critici sono peraltro<br />

rilevanti: di Eduardo Camacho<br />

Guizado e "El llanto por Ignacio Sánchéz<br />

Mejías, elegía funeral!"; di Gustavo<br />

Correa "Romancero gitano"; di<br />

Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong><br />

Vicente Pérez Silva, "Evocación y presencia<br />

de Federico García Lorca"; di<br />

Carlos Rincón "Lorca y la tradición"<br />

(conferenza anch'essa finara inedita).<br />

Nonostante l'estrema varieta dei toni<br />

nell'approccio al poeta e alla SUa<br />

opera, quest'omaggio colombiano trova<br />

unÍta nei due argomenti centrali che<br />

con maggiore frequenza lo attraversano,<br />

riflesso di quelle suggestioni che<br />

Larca fortemente trasmise agli intellettuali<br />

nazionali: la morte e la tradizione<br />

spagnola.<br />

Sano specialmente le parole di Jorge<br />

Zalamea, di cui la raccolta ripropone<br />

quel breve epistolario gia comparsa<br />

nella Revista de las Indias ne11937,<br />

a ricordare quegli episodi della vita<br />

di Larca in cui profeticamente viene<br />

presentita una morte (la propria) e la<br />

morte , quale segno di un mostruoso<br />

perdurare,dell'unico perdurare degli<br />

assenti. E sul tema ritornano, quasi<br />

con ossessione, anche gli studi sulla<br />

poesia, in particolare sul "Llanto" a<br />

stabilire - nella creazione artistica lorchiana<br />

- il dominio di "ciertas y desconcertantes<br />

facultades telúricas que<br />

venían a constituir en el poeta granadino<br />

como un sexto sentido" (pag.<br />

174). Sono queste facolta a suggellare,<br />

ancora una volta, quel misterioso essere<br />

del poeta nel mondo, alimentato<br />

da un sentire cosmico e profondo, che<br />

in non poca misura contribuisce alla<br />

sua elevazione nelle memoria dei contemporanei.<br />

Il seccondo argomento ricorrente e<br />

quello della tradizione che, tanto il<br />

poeta quanto il drammaturgo, trasfondono<br />

nel moderno, consentendo alla<br />

letteratura spagnola una nuova qualita,<br />

ovvero: "una nueva conciencia histórica<br />

y el entronque pleno con la tradición<br />

democrática nacional que alienta<br />

en las formas consagradas por el teatro<br />

del siglo de oro. Larca asume esta tradición<br />

y da así cumplimento a una ley<br />

decisiva del proceso de liberación histórica<br />

de su propio pueblo, el cual<br />

está obligado para conseguirla a asumir<br />

sus tradiciones y superarlas. Al ha-


cerse agente de esa ley, Lorca alcanza<br />

su plena realización de artista al elevarse<br />

al papel de sujeto de la historia.<br />

El título de artista nacional a pocos<br />

cabe tanto como a él" (pag. 156).<br />

Un omaggio, pertanto, quelIo colombiano,<br />

che saIuta il poeta in una atmosfera<br />

di permanente nostalgia ma anche<br />

. 105·'<br />

di continuita delI'opera nella cntIca:<br />

tributo sensibilissimo (e importante)<br />

che piu di altri fa riflettere sulla straordinaria,<br />

persistente presenza di Federico<br />

García Lorca nelIa cultura di<br />

oggi, di domani.<br />

Emilia Perassi<br />

(Torino)<br />

Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>


CONSUELO GARCtA BLANCO<br />

lOSÉ MANUEL REGALADO<br />

GARetA<br />

Literatura española del siglo XX<br />

Salamanca, Plaza Universitaria Ediciones,<br />

1988, pp. 246<br />

Una guida agilissima, rivolta agli<br />

studenti che si accingono a frequentare<br />

l'Universita, che si adatta ai programmi<br />

di COD proposti dall'Ateneo<br />

di Salamanca. Suddiviso in due sezioni<br />

distinte - prosa e poesia del nostro<br />

secolo - il volume e un utilissimo<br />

strumento di sintesi per orientarsi<br />

tra temi e problemi delle lettere<br />

spagnole, anche recentissime e allo<br />

stesso tempo funziona come stimolo<br />

di approfondimento grazie ai temi di<br />

riflessione che gli autori propongono ai<br />

loro giovani lettori.<br />

LUCtA GUERRA CUNNINGHAM<br />

Texto e ideología en la narrativa<br />

chilena<br />

Minneapolis, Prisma Institute, 1987,<br />

pp. 249<br />

L'autrice ha rinunciato a seguire<br />

schemi rigidi che mal si adattano all'andamento<br />

irregolare, cronologico e<br />

generazionale, della linea evolutiva della<br />

narrativa cilena per fissare alcuni<br />

momenti chiave nella produzione letteraria<br />

del CHe. Si da spazio a opere<br />

- come El habitante de la esperanza<br />

di Pablo Neruda - o autori<br />

come nel caso delle scrittrici cilene in<br />

generale, cui finora la critica non ha<br />

prestato grande attenzione. E anche<br />

alle nuove generazioni e alla narrativa<br />

dell'esilio.<br />

lOAO GUIMARAES ROSA<br />

Le sponde delI'alIegria<br />

Traduzione di Giulia Lanciani<br />

Torino, S.E.I., 1988, pp. 208<br />

108 .<br />

1 ventuno tacconti (estórias, secondo<br />

l'autore, ovvero narrazioni non tanto<br />

di un fatto quanto dell'evento, un<br />

momento nuovo, unico e irripetibile,<br />

che non si lascia incasellare dai parame<br />

tri che fanno invece la storia) che<br />

compongono questa raccolta ruotano<br />

tutti interno ad un perno ideale. Domina<br />

il tema del viaggio, che in questo<br />

caso si addentra nel labirinto della<br />

cose, nella loro realta magica e silenziosa,<br />

pronta a svelarsi solo a chi<br />

ha il coraggio di andarla a cercare.<br />

IGNAZIO DI LOYOLA<br />

Esercizi spirituali<br />

Traduzione di Martino J. Severi<br />

Milano, TEA, 1988, pp. 127<br />

« Con il termine di esercizi spirituali<br />

s'intendono tutti i modi di esaminare<br />

la coscienza, di meditare, contemplare<br />

e pregare con le parole o con la<br />

mente, ed ogni altra attivita spirituale<br />

... ». Ignazio di Loyola scrisse gli<br />

Esercizi nelle sue linee essenziali durante<br />

un ritiro a Manresa durato circa<br />

un anno. Questa nuova edizione li<br />

presenta preceduti da un saggio di<br />

Roland Barthes.<br />

BERNARD MC GUIRK<br />

RICHARD CARDWELL eds.<br />

Gabriel Garda Márquez. New<br />

Readings<br />

Cambridge, Cambridge University<br />

Press, 1987, pp. 230<br />

Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong><br />

Una raccolta di saggi che si propone<br />

di avvícinare tanto il lettore comune<br />

come lo studente di letteratura, con<br />

una pluralita di approcci critici, alla<br />

ricca varieta di tecniche narrative dello<br />

scrittore colombiano. Tutti i principali<br />

romanzi di Garda Márquez -<br />

da Cent' anni di solitudine a L' autunno<br />

del patriarca, da Cronaca di una morte<br />

annunciata a L'amore ai tempi del


calera - vengono passad in rassegna,<br />

insieme con una selezione di racconti.<br />

Il volume include il discorso pronunciato<br />

dallo scrittore in occasione della<br />

consegna del Premio Nobel nel<br />

1982 e un 'amplia bibliografía delle<br />

opere e degli studi su García Márquez<br />

reperibilí in lingua inglese.<br />

JOSÉ ANTONIO MARAV ALL<br />

Velázquez e lo spirito della modernita<br />

Traduzione di Pier Luigi Crovetto e<br />

Daniela Carpani<br />

Genova, Marietti, 1988, pp. 149<br />

«L'opera di Velázquez, espressione<br />

fra le piu sincere ed equilibrate del<br />

rapporto di uno spagnolo con i1 mondo<br />

e con gli uomini del suo tempo,<br />

pUO offrirci un punto di prospettiva<br />

singolarmente fecondo per ripercorrere<br />

quella parte del nostro passato,<br />

quell'epoca cOSl problematica che si e<br />

convenuto chiamare epoca del Barocco<br />

». Né critica pittorica né esplorazione<br />

di un momento specifico di storia<br />

dell'arte, o perlomeno non solo<br />

quello nel saggio di Maravall. La figura<br />

di Velázquez viene assunta come<br />

osservatorio privilegiato di un 'epoca ,<br />

per capire come il barocco vedeva e<br />

interpretava se stesso e quali significati<br />

dava al bello, alla natura, al naturaleo<br />

SILVINA OCAMPO, ADOLFO<br />

BIOY CASARES<br />

Chi ama, odia<br />

A cura di Angelo Morino<br />

Torino, Einaudi, 1988, pp. 134<br />

Romanzo a quattro mani, scritto<br />

dalla celebre coppia argentina, nel<br />

1946, nel rispetto del piu classico ge-<br />

. 109 .<br />

nere poliziesco, con una strizzadna<br />

d'occhio ai piu famosi rappresentanti<br />

del genere.<br />

Nell'Hotel Central di Bosque del<br />

Mar - una localita balneare argentina,<br />

appartata e battuta dal vento -<br />

e stato commesso un delitto. Mary<br />

l'uccisa traduceva per mestiere libri<br />

gia1li; tutti gli ospiti dell'albergo sono<br />

sospettabili, tutti hanno un possibile<br />

movente. Una tempesta di sabbia<br />

isola l'hotel dal resto del mondo.<br />

E in attesa che giunga la polizia e<br />

Humberto Hubermann, un medico<br />

omeopatico, a improvvisarsi detective.<br />

CANDIDO PANEBIANCO<br />

L'esotismo indiano di Gustavo<br />

Adolfo Bécquer<br />

Roma, Bulzoni, 1988, pp. 109<br />

Alla fine del Settecento, grazie alle<br />

traduzioni di classici delle letterature<br />

asiatiche (e di quella indiana in particolare)<br />

si diffonde in tutta Europa il<br />

gusto per l'Oriente. Bécquer lo medio<br />

tramite Chateaubriand, Hugo, Lamartine,<br />

Balzac e 10 rífonde nelle celeberrime<br />

Leyendas. Questo studio ricostruisce<br />

la genesi dell'esotismo indiano<br />

nello scrittore spagnolo, che si fonda<br />

oltre che su una tendenza comune all'epoca,<br />

su una infatuazione per una<br />

cívílta ritenuta la piu andca e la piu<br />

saggia e anche sulla lettura di testi in<br />

sanscrito.<br />

Códice de autos viejos. Selección<br />

Edici6n de Miguel Angel Pérez Priego<br />

Madrid, Editorial Castalia, 1988,<br />

pp. 241<br />

I1 Códice de autos VieJOS e un<br />

manoscritto conservato gia dal 1844<br />

neI1a Biblioteca Nacional di Madrid.<br />

1 novantasei pezzi drammatici in esso<br />

contenuti costituiscono una delle piu<br />

Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>


antiche collezioni dell'antico teatro sacro<br />

spagnolo. In questa edizione viene<br />

proposta una selezione di sette<br />

opere, con l'intenzione di offrire una<br />

serie rappresentativa dei principali e<br />

piu caratteristici temi e argomenti<br />

drammatici del codice.<br />

HORACIO QUIROGA<br />

Anaconda e altri racconti<br />

Traduzione di Fausta Antonucci<br />

Roma, Editori Riuniti, 1988, pp. 266<br />

Dopo Racconti d'amore, di follia e<br />

di morte pubblicati nell'87 sempre<br />

dagli Editori Riuniti, ecco in traduzione<br />

italiana una selezione di racconti<br />

scelti tra varie raccolte. Tutti i temi<br />

piu cari allo scrittore uruguayano sono<br />

rappresentati: I'amore, la follia e<br />

la morte, appunto, ma anche le selve<br />

e gli animali e quel regno vago e indistinto<br />

che sta tra la realta e il<br />

más allá. Apre il volume "Anaconda",<br />

il racconto che da il titolo ad una<br />

delle piu belle raccoIte dello scrittore<br />

e che era anche il nome dato da Quiroga<br />

al circolo da lui fondato a Buenos<br />

Aires dopo i lunghi mesi trascorsi<br />

nelle foreste di Misiones.<br />

GEOFFREY RIBBANS, ].E. V AREY<br />

Dos novelas de Galdós: «Doña<br />

Perfecta» y «Fortunata y Jacinta»<br />

(Guía de lectura)<br />

Madrid, Editorial Castalia, 1988,<br />

pp. 235<br />

Riedizione, corretta e aumentata, di<br />

due saggi gia pubblicati in inglese nel<br />

1971 e nel 1977 rispettivamente. Anche<br />

la bibliografía e stata ampliata e<br />

aggiornata. Un'analisi minuziosa dei<br />

principali aspetti di due romanzi tra<br />

i piu noti di Pérez Galdós, tappe esemplari<br />

nel suo percorso artistico. Vengono<br />

presi in esame temí, strutture,<br />

. 110 .<br />

personaggi, stile, cnUca sociale, tecniche<br />

narrative etc. in un linguaggio<br />

che si rivolge anche al non specialista.<br />

DUQUE DE RIV AS<br />

Don Alvaro o la fuerza del sino<br />

Edición, introducción y notas de Alberto<br />

Blecua<br />

Barcelona, Planeta, 1988<br />

L'impossibile amore di don Alvaro<br />

per la nobile fíglia del marchese di<br />

Calatrava e il filo conduttore di questo<br />

dramma composto a Parigi ma rappresentato<br />

per la prima volta a Madrid<br />

nel 1835. Scritta per i1 pubblico<br />

parigino, l'opera suscito non poche<br />

perplessita fra i letterati spagnoli che,<br />

legad ancora a certe « regole del buon<br />

gusto », non erano pronti ad accogliere<br />

il nuovo ed originale dramma che<br />

inaugura in Spagna l'epoca romantica.<br />

L'opera, infatti, si distacca notevolmente<br />

dalla tradizione c1assica,<br />

introducendo alcune importanti novita<br />

che sarebbero state ampiamente<br />

sfruttate negli anni successivi. E' il<br />

primo dramma spagnolo in cui non<br />

compaiono solo i c1assici eroi tragici,<br />

ma anche alcuni realistici personaggi<br />

della commedia e del sainete.<br />

MARIO DE SA-CARNEIRO<br />

La confessione di Lúcio<br />

Traduzione di Luciano Allamprese<br />

Palermo, Sellerio Editore, 1987,<br />

pp. 119<br />

Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong><br />

Lúcio Vaz, un giovane scrittore di<br />

belle speranze, e accusato di ayer ucciso<br />

i1 marito della sua amante, i1 poeta<br />

Ricardo de Loureiro. 1 due amici si<br />

erano conosciud a Parigi, in un ambiente<br />

bohémien; dopo un anno di<br />

separazione si ritrovano a Lisbona.<br />

Ricardo si e nel frattempo sposato con<br />

Marta, e i1 tempo trascorso sembra


aver operato su di lui un cambiamento<br />

inquietante. Anche Marta e una<br />

strana creatura: non ha un passato,<br />

non ha nulla da ricordare. Sembra<br />

aver cominciato ad esistere solo dal<br />

giorno del matrimonio. O, forse, non<br />

esiste nemmeno ... «Un sorprendente<br />

connubio di romanzo psicologico e<br />

fantastico, romanzo autobiografico e<br />

di mera finzione narrativa ».<br />

PACO IGNACIO T AlBO JI<br />

Eroi convocati<br />

Tradu:done di Gloria Corica e Pino<br />

Cacucci<br />

Bologna, Agalev Edizioni, 1989, pp.<br />

110<br />

Il 2 ottobre 1968, mentre fervevano<br />

i preparativi per le Olimpiadi, un<br />

immane massacro sconvolse Citta del<br />

Messico. 1 militari caricarono la folla<br />

di studenti e gente comune convenuta<br />

in piazza per protestare contro<br />

tutto e si lasciarono alle spalle un<br />

bagno di sangue. Due anni piu tardi<br />

il cronista Néstor, ferito gravemente<br />

da un maniaco assassino di prostitute<br />

a cui dava ostinatamente la caccia, dal<br />

suo letto d'osepdale convoca un eser-<br />

. 111 .<br />

cito di eroi libreschi - da Sandokan<br />

a Sherlock Holmes - per ritentare<br />

la Rivolta e vendicare i morti del Sessantotto.<br />

BINY AMIN DA TUDELA<br />

Itinerario<br />

Tradu:done di Giulio Busi<br />

Rimini, Luisc, 1988, pp. 101<br />

Per la prima volta in traduzione<br />

italiana, nella bella collana di Luise<br />

dedicata a « gli erranti» - i viaggiatori<br />

ebrei - compare il celebre e discusso<br />

Itinerario di Binyamin da Tudela.<br />

Negli anni sessanta del secolo<br />

XII, il rabbi Binyamin, nativo di Navarra,<br />

partl da Tudela per ripercorrere<br />

in quella che sarebbe stata una<br />

lunghissima peregrinazione, la diaspora<br />

della sua gente. Con pazienza e<br />

ostinazione il rabbi raggiunse ogni angolo,<br />

anche il piu nascosto e impervio,<br />

alla ricerca delle tracce del suo popolo<br />

disperso. E di ogni luogo Binyamin<br />

annoto le cose viste e udite, in<br />

un resoconto appassionato e ricco di<br />

meraviglia.<br />

Emilia Perassi<br />

Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>


tancia por dotar a una ciudad como<br />

Florencia de un punto de encuentro<br />

en el que sea posible entrar en COl:}.<br />

tacto con la cultura española medial:}.<br />

te diversas iniciativas culturales y ful:}.<br />

damentalmente, a través de la ense·<br />

ñanza y la difusión de la lengua española,<br />

supone un paso adelante en el<br />

esfuerzo por incrementar la presencta<br />

y difusión de la cultura española en<br />

Italia. El Centro Español de Estudi{)s<br />

de Florencia se ha hecho realidad<br />

gracias al esfuerzo de la prof. Carlota<br />

Nicolás (Directora del Centro) y de<br />

la prof. Clara Cancho (Jefe de Est\¡dios),<br />

ideadoras y promotoras del<br />

proyecto, y a la buena disposici6n del<br />

Ayuntamiento de Florencia y del In:,;tituto<br />

Español de Roma, que lo han<br />

apoyado y patrocinado.<br />

En la mesa redonda intervinieron<br />

. 114 .<br />

Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong><br />

las profesoras Encarnaci6n Garda de<br />

Dini, de la Universidad de Pisa, que<br />

present6 la ponencia Topici letterari<br />

e consuetudini urbane di <strong>Juan</strong> de Pina,<br />

Silvia Monti de la Universidad de Verona<br />

que habló sobre La polemica sul<br />

tabacco y Maria Grazia Profeti, también<br />

de la Universidad de Verona, y<br />

conductora de la mesa redonda, quien<br />

present6 el tema Utopia e scrittura<br />

al femminile in Mariana de Carvajal.<br />

Esperamos que este sea el primero<br />

de toda una serie de manifestaciones<br />

culturales que solidifiquen este futuro<br />

Centro, y celebramos que iniciativas<br />

de este tipo vivifiquen y acrecienten<br />

la presencia, en muchas ocasiones<br />

escasa, de la lengua y cultura<br />

españolas en Italia.<br />

Manuel V ázquez<br />

Universidad de Roma


· 115 .<br />

CONVEGNI E CONGRESSI<br />

«Segundo coloquio sobre Tirso de Molina»<br />

Nell' ambito delle attivita culturali<br />

del Dipartimento di Studi Unguistieí<br />

e Letterari dell'UniversitlJ di Salerno,<br />

la cattedra di Ungua e Letteratura<br />

Spagnola ha organizzato, sotto la dire·<br />

zione sdentifica della Prof. Laura Dol·<br />

fi, un nuovo convegno. Si e trattato<br />

questa volta (si ricordino le preceden·<br />

ti manifestazioni sul cinema spagnolo<br />

nel 1987 e su Federico García Lorca<br />

nel 1988) di un incontro internazionale<br />

su un celebre drammaturgo del Sei·<br />

cento. Il titolo «Segundo coloquio<br />

sobre Tirso de Molina» ricollega que·<br />

sto convegno al primo incontro euro·<br />

peo tenuto nel 1984 a Copenaghen.<br />

I lavod si sono aperti luned'i 8<br />

maggio alle ore 9,30 alla presenza del<br />

Rettore e delle piu alte autorita ac·<br />

cademichej sono intervenuti illustri<br />

ispanisti stranieri, esperti dell'opera di<br />

Tirso de Molina: Padre Luis Vázquez,<br />

direttore della rivista tirstana «Estu·<br />

dios », María del Pilar Palomo del·<br />

I'Universitlt dí Madrid, José María<br />

Reyes Cano dell'Universita di Barcellona,<br />

Marc Vi/se dell'Universita di<br />

Toulouse, Alan K.G. Paterson dell'Universitlt<br />

di Sto Andrews, Henry Sullivan<br />

dell'Universita del Michigan.<br />

I temi allrontati, anch'essi variati,<br />

son o stati suddivisi in due giornate.<br />

La mattina di luned'i tre interven ti dedicati<br />

alla commedia che vede come<br />

protagonista Don Giovanni e che e<br />

(Salerno, 8-10 maggio 1988)<br />

stata analizzata sia dal punto di vista<br />

filologico che piu strettamente interpretativo,<br />

inquadrata anche in una<br />

generale dimensione europea. Ha ini·<br />

ziato infatti Luis íl ázquez con Pasajes<br />

discutidos en «El Burlador de Sevilla»:<br />

fijación textual e interpretación, sono<br />

seguiti Achille Mango con Diabolus<br />

sive dia-bo1us e Marc Vitse con Un<br />

comentario de textos: el doble convite<br />

del « Burlador de Sevilla». Il pomeriggio<br />

i lavori son o proseguiti con altri<br />

interventi sul teatro da parte di Alan<br />

K.G. Paterson, « La Santa <strong>Juan</strong>a »; ni<br />

santa, ni beata; di Marcello Gammardella,<br />

1 principi di Salerno in quattro<br />

commedie di Tirso; di Laura Dolfi,<br />

Lessico e funzionalita drammatica in<br />

« Por el sótano y el torno ». Il giorno<br />

successivo sono stati affrontati altri<br />

aspetti della personalitlt del mercedario:<br />

Tirso y la novela histórica con<br />

particolare riferimento alla raccolta<br />

Deleytar aprovechando (María del Pilar<br />

Palomo), Sobre la lfrica de Tirso,<br />

un'indagine sulle componenti neoplatoniche<br />

(José María Reyes Cano), e infine<br />

El motivo del incesto en el drama<br />

de Tirso: una orientación lacaniana<br />

(Henry Sullivan). Un interessante e<br />

lungo dibattito ha chiuso le tre sessioni<br />

dei lavori.<br />

Gli Atti del convegno saranno pubblicati,<br />

a cura di Laura Dolfi, presso<br />

la casa editrice ESI di Napoli.<br />

Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>


sessione po meridiana, presieduta dai<br />

professori Cesare Casula (Universita<br />

di Cagliari) e Antonio Melis (Universita<br />

di Siena), con gli interventi Giulia<br />

Lanciani (Universita di Roma «La<br />

Sapienza»), Il meraviglioso come scarto<br />

tra sistemi culturali; Guadalupe<br />

Fernández Ariza (Universita di Malaga),<br />

«El Carnero» de <strong>Juan</strong> Rodríguez<br />

Freyle y la prosa renacentista<br />

española; Teodosio Fernández<br />

(Universita Autonoma di Madrid),<br />

La América del Conde de Keyserling;<br />

Luis de Llera (Universita di<br />

Trento), El exilio de 1936-39 como<br />

redescubrimiento de América en<br />

Eduardo Nicol; Marco Cipolloni (Progetto<br />

CN.R. «Italia-America Latina»),<br />

Magia, scienza e religione nel meraviglioso,<br />

alle origini dell'immaginario<br />

moderno: dal mito messianico delle<br />

profezie apocalittiche all'utopia ecumenica<br />

della conversione.<br />

Il Convegno si e concluso giovedz<br />

9 febbraio con i lavori della V sessio-<br />

. 117 .<br />

ne, presieduta dai professori Giovanni<br />

Battista De Cesare e Giulia<br />

Lanciani. Gli ultimi interventi son o<br />

stati quelli di Raúl Crisafio ([stituto<br />

Universitario di Lingue Moderne di<br />

Milano), Sigüenza y Góngora: el viajero<br />

inmóvil; Pier Luigi Crovetto (Universita<br />

di Pescara), Il meraviglioso «a<br />

lo divino»;: i segni dell' Apocalisse<br />

nella «Carta al Emperador» di Motolínía;<br />

Paolo Collo (Progetto V Ceno<br />

tenario), L'intervento miracoloso nel<br />

Nuovo Mondo convertito. Infine sano<br />

intervenuti gruppi di ricerca del Progetto<br />

CN.R. «Italia-America Latina»<br />

ed il pro/. Giuseppe Bellini: sano co­<br />

S1 state definite le modalita per proseguire<br />

i progetti del CN.R. «Italia­<br />

America Latina », ed e altres! emersa<br />

la proposta di fondare una Associazione<br />

Universitaria Italiana dei Docenti<br />

di Ispanistica.<br />

Primeras Jornadas sobre la lengua española<br />

Durante los días 13 y 14 de marzo<br />

de 1989, y ba;o el título «El español:<br />

vehículo de comunicación y cultura», se<br />

han celebrado en Roma las «Primeras<br />

Jornadas sobre la lengua española ».<br />

Esta iniciativa, patrocinada por la Emba;ada<br />

de España y el Instituto Español<br />

de cultura en colaboración con el<br />

Ministero della Pubblica Istruzione<br />

Italiano, nos parece de crucial importancia<br />

por ser la primera vez que las<br />

instituciones oficiales italianas afrontan<br />

el tema del español que hasta el<br />

momento sólo había contado con la<br />

limitada atención y las esporádicas<br />

iniciativas de los organismos españoles.<br />

Anunciadas como unas Jornadas dedicadas<br />

a los profesores de español,<br />

en la realidad de su realización y de-<br />

(Roma, 13-14 maggio 1989)<br />

Michela Finassi<br />

Torino<br />

sarrollo se quedaron en una mera toma<br />

de conciencia y se vieron reducidas al<br />

ob;etivo primario de mostrar una buena<br />

disposición por parte de las autoridades<br />

organizadoras.<br />

Después de la presentación de las<br />

Jornadas, en la que se apuntó la cifra<br />

de 763 como la de los profesores<br />

que actualmente se dedican a la enseñanza<br />

del español en Italia, y en la<br />

que se puso de manifiesto el desconocimiento<br />

y falta de interés sobre<br />

el tema que hasta el momento ha caracterizado<br />

a las autoridades italianas,<br />

la sesión de ponencias se inauguró<br />

con la intervención del pro/. Gregario<br />

Salvador, que habló del español<br />

en el mundo como lengua de relación.<br />

Durante su exposición, puso<br />

Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>


de relieve la importancia del español<br />

y su crecimiento en los últimos años,<br />

a pesar de la carencia de una política<br />

lingüística que apoye el crecimiento<br />

y la difusión del español en el mundo.<br />

No obstante no haya presentado en<br />

su conferencia aspectos desconocidos<br />

para el profesor de español, su reflexión<br />

sobre la importancia del español<br />

y su capacidad de futuro, ojalá pueda,<br />

por lo menos, ayudar a que las<br />

autoridades competentes tomen conciencia<br />

de la situación de la lengua<br />

española, de su importancia y de su<br />

papel en el ámbito internacional.<br />

A esta primera panorámica sobre la<br />

difusión y relieve de la lengua española<br />

en el mundo, siguieron toda una<br />

serie de ponencias presentadas por diversas<br />

personalidades del mundo académico<br />

y político que hablaron sobre<br />

distintos aspectos, a veces demasiado<br />

divergentes, de carácter político y I o<br />

cultural del mundo hispánico.<br />

La intervención de mayor interés<br />

para el profesor de español fue la del<br />

prof. Emilio Prieto de la Universidad<br />

de Salamanca, quien con el título La<br />

enseñanza del español, presentó el<br />

proyecto del «Curso multimedia de<br />

español », apuntando algunas reflexiones<br />

sobre qué es una lengua y qué<br />

lengua es la que hay que enseñar a<br />

los estudiantes extranjeros, en linea<br />

con las más recientes reflexiones en<br />

didáctica del español - enfoque comunicativo<br />

- y que constituyen la<br />

base teórico-metodológica que configuran<br />

los distintos materiales del curso.<br />

Adoptando como punto de referencia<br />

una visión de la lengua concebida como<br />

instrumento de actuación social,<br />

teniendo muy presente la necesidad<br />

de superar el lastre que hasta hace<br />

muy poco ha supuesto el elitismo en<br />

la enseñanza del español y adaptando<br />

ésta a los nuevos públicos (no todos<br />

los que aprenden una lengua son filólogos<br />

o literatos, ni tienen porqué<br />

serlo), el curso multimedia se configura<br />

como 65 unidades distribuidas en<br />

dos ciclos de 39 y 26 unidades cada<br />

. 118 .<br />

uno, al final de los cuales el alumno<br />

tendría que haber alcanzado el denominado<br />

nivel umbral, definido en los<br />

trabajos del Consejo de Europa. Como<br />

soportes, en el curso multimedia, se<br />

integran materiales Video, Audio, Gráfico<br />

e Informático.<br />

A pesar del interés informativo de<br />

la ponencia del prof. Prieto se echó<br />

en falta una reflexión mayor sobre la<br />

configuración de los materiales, y<br />

hubiera resultado conveniente presentar<br />

alguna de las unidades piloto que<br />

ya se han realizado, para que su intervención<br />

pudiera ser una presentación<br />

real del Curso y no quedarse en<br />

la mera función de noticia.<br />

En la segunda sesión, el prof. Romera<br />

del Castillo presentó un panorama<br />

de la literatura española actual,<br />

y el escritor Antonio Gala habló de<br />

Andalucía y su influencia en la cultura<br />

española.<br />

En la tercera sesión intervinieron<br />

el rector de la Universidad Internacional<br />

Menéndez Pelayo que habló del<br />

tema «España hoy. Aspectos sociales.<br />

políticos y económicos de la España<br />

más reciente », y D. José Manuel Garrido,<br />

Director General del Instituto<br />

Nacional de las Artes Escénicas y de<br />

la Música del Ministerio de Cultura,<br />

que presentó el tema «La actividad<br />

cultural española. El papel de los<br />

poderes públicos ».<br />

Por últimos, en la cuarta sesión, el<br />

embajador de México en Atenas habló<br />

sobre el V Centenario y el pasado y<br />

futuro de la comunidad de hispanohablantes.<br />

Las Jornadas se cerraron<br />

con la proyección de la pelicula «El<br />

disputado voto del señor Cayo ».<br />

En líneas generales, el éxito de las<br />

Jornadas fue un tanto escaso. En su<br />

realidad concreta de conjunto de conferencias<br />

sobre el mundo hispanohablante<br />

le faltó la coherencia interna<br />

y la temática común que permiten<br />

la reflexión y el debate que caracterizan<br />

la configuración de unas Jornadas,<br />

así como la referencia explícita a<br />

Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>


la lengua española como lengua extran­<br />

;era que enseñar y difundir, tal como<br />

habría requerido su presentación<br />

como primeras Jornadas, en Italia,<br />

sobre Lengua Española, dirigidas a los<br />

profesores de español. Resultó también<br />

sorprendente la ausencia de la mayor<br />

parte de los nombres actualmente relevantes<br />

en el tema de la enseñanza<br />

del español.<br />

No de;amos de valorar la importan-<br />

. 119 .<br />

cia testimonial y política del acontecimiento<br />

y esperamos que, superándose<br />

y me;orándose, estas Jornadas sobre<br />

Lengua Española puedan convertirse<br />

en una cita anual para todos los que,<br />

en Italia, nos ocupamos de la enseñanza<br />

del español.<br />

Manuel V ázquez<br />

Facultad de Magisterio<br />

Universidad de Roma<br />

« Attualita della poesia spagnola e latinoamericana»<br />

A poco piu di un anno di distanza<br />

0-4 marzo 1988) dall'interessante e<br />

proficuo convegno su «La traduzione<br />

del testo poetico» organizzato dall'Jstituto<br />

Universitario di Bergamo, alla<br />

quale presero parte poeti e studiosi<br />

di varie parti del mondo, le Cattedre<br />

di Lingua e Letteratura Spagnola e<br />

ispanoamericana dell'U niversita di Bergamo<br />

e di Milano, con il patrocinio<br />

del C.N.R. e del Dipartimento di Lingue<br />

e Letterature Neolatine, continuando<br />

suUa stessa linea di sensibile<br />

attenzione verso il fenomeno poetico<br />

nei suoi molteplici aspetti, hanno promosso<br />

un Convegno di Studi Jnternazionale<br />

su « Attualita della poesia spagnola<br />

e latinoamericana », celebratosi<br />

il 3-4-5 aprile scorso. Da segnalare anche<br />

questa volta la doppia presenza di<br />

poeti e di studiosi della poesia, e di<br />

poeti a loro volta interpreti e critici<br />

di altri poeti. E il caso, per esempio,<br />

della nutrita rappresentanza dei giovani<br />

(e meno giovani) poeti spagnoli<br />

contemporanei: Francisco Brines,<br />

Claudio Rodríguez (della denominata<br />

Generación del '50 o Brines-Rodríguez),<br />

Guillermo Carnero, Antonio Colinas,<br />

Luis Antonio de Villena (Novísimos<br />

e epigoni), Amparo Amorós, Mario<br />

Hernández e Clara Janés (sfuggiti,<br />

per ora, a una etichetta). Mentre<br />

(Bergamo-Milano, 3-4-5 aprile 1989)<br />

a Bergamo vari autori hanno esposto<br />

all'attento uditorio, partendo dalla<br />

propria esperienza, i fondamenti della<br />

loro poetica e una rapida storia del<br />

loro percorso di artisti illustrato da<br />

numerose letture di testí, a Milano<br />

Guillermo Carnero ha «smontato ;>,<br />

come egli stesso ha precisato, «un<br />

giocattolo ;>, nella fattispecie un'impenetrabile,<br />

o quasi, poesia di Jaime<br />

Gil de Biedma, per mostrarne i meccanismi<br />

tutti interni e camulfati su<br />

cui si regge e definendo meglio il concetto<br />

di «culturalismo» che, spesso<br />

in senso peggiorativo, definisce un<br />

aspetto dei novísimos. Luis Antonio<br />

de Villena, invece, ha abbozzato i caratteri<br />

dell'ultima generazione poetica,<br />

i Posnovísimos (definizione coniata da<br />

lui stesso) o Generación del '80 (secondo<br />

un altro critico e antologista,<br />

Luis García Martín). Tratto predominante<br />

di questi giovani poeti, o di<br />

una buona parte di essi, e il ritorno<br />

incondizionato alla tradizione. E qui<br />

risiede anche, sempre secondo L.A. de<br />

V., il rischio di un nuovo neoclassicismo,<br />

basato sull'assunzione della poetica<br />

dell'imitatio senza, come e auspicabile,<br />

il superamento del modello, cosa<br />

che toglie in que sto modo ortgtnalita<br />

alta produzione poetica ultimissima.<br />

Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong>


Delucidazioni e riflessioni stimolanti<br />

sono venute anche dagli interventi<br />

di Víctor Garda de la Concha<br />

e Díez de Revenga che hanno tracciato<br />

un quadro della poesia (dal '27<br />

ad oggi) il primo e parlato del magistero<br />

dei poeti maggiori sulle giovani<br />

generazioni, il secondo.<br />

Per il versante latinoamericano, ugualmente<br />

hanno reso testimonianza<br />

numerosi poeti, alcuni dei quali « forzosamente»<br />

europei da vari anni, che<br />

hanno proposto brani della loro opera<br />

(1. Eduardo Rivera e Roberto<br />

Sosa) e interpretazioni critiche della<br />

attuale poesia dei rispettivi paesi d'origine.<br />

COSt il poeta cileno Waldo<br />

Rojas ha par/ato dell'avanguardia e<br />

della tradizione nella poesia cilena degli<br />

anni '60, mentre Dante Liano (autore<br />

di un'antologia, con ampio studio<br />

introduttivo, apparsa lo scorso anno<br />

presso Bulzoni, dal titolo Poeti del<br />

. 120 .<br />

Guatemala) e Antonio Melis, instancabili<br />

osservatori e studiosi dei fenomeni<br />

letterari, e non solo, delt'America<br />

Latina, hanno parlato rispettivamente<br />

del Gruppo «Nuevo Signo» nella<br />

poesia guatemalteca e di Nicanor<br />

Parra.<br />

La riflessione sulla poesía, non piu<br />

spagnola e latinoamericana, ma in tesa<br />

in senso piu generale come linguaggio<br />

letterario specifico, la cui natura e risorse<br />

non sono andate ancora esaustivamente<br />

indagate, si e arricchita dí<br />

un contributo teorico da parte di Giuseppe<br />

T avani che ha riproposto, articolandola<br />

in modo originale e sempre<br />

piu convincente, la definizione di «ritmema»<br />

come unita minima del ritmo<br />

e questo come connotatore massimo<br />

e tratto distintivo del genere poesia rispetto<br />

agli altri codici letterari.<br />

Tip. Arti Grafiche Moderne - Roma, via R. Battistini, 20<br />

Biblioteca <strong>Fundación</strong> <strong>Juan</strong> <strong>March</strong><br />

Antonina Paba<br />

Venezia

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