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Lacus Timavi di Franco Gherlizza<br />

Con la leggenda greca degli Argonauti troviamo le prime notizie sulle foci<br />

del Timavo.<br />

Lo storico Apollonio Rodio, nel IV libro delle sue Argonautiche, narra<br />

che, dopo aver trafugato al re della Colchide il vello d’oro, Giasone e gli<br />

Argonauti risalirono il fiume Istro (l'attuale Danubio) per un tratto molto<br />

lungo e, giunti all’altezza del monte Anguro, dove il fiume si divide, scesero<br />

lungo il ramo (Drava) che portava al mare Cronio (Adriatico).<br />

Per chi, come Rodio, non conosceva il nostro territorio era abbastanza<br />

ipotizzabile che il grande Danubio potesse sfociare nell'Adriatico, sia pur<br />

indirettamente, tramite i suoi rami del Timavo e del Frigido (Vipacco).<br />

Dobbiamo attendere gli scritti di Diodoro Siculo per apprendere che una<br />

migliore conoscenza del "fenomeno" Timavo si ebbe appena negli anni della<br />

guerra contro gli Istri (nel sec. II a.C.) quando, per necessità belliche, le<br />

legioni romane studiarono la zona e constatarono, sul terreno, che il Timavo<br />

non era una diramazione del Danubio.<br />

Nonostante le nuove conoscenze del territorio, un'altra leggenda si affianca<br />

a quella degli Argonauti. Un altro grande eroe dardano, il troiano Antenore,<br />

parente stretto di Priamo, percorre la stessa via per giungere e fondare<br />

quella che sarà la futura città di Padova.<br />

Stando alla leggenda, Giasone e gli Argonauti, ritornando dall'impresa del vello d'oro, giunsero<br />

alle foci del Timavo. (Disegno di Lino Monaco tratto da "Origini" - C.A.T. - Trieste 1984).<br />

161


L'eroe troiano viene inoltre indicato, dallo storico e geografo Strabone,<br />

come colui che introdusse nel nostro territorio l’allevamento del cavallo<br />

attraverso gli usi della sua terra d'origine: la Paflagonia.<br />

Strabone, in questa sua affermazione, è un po' più preciso. Ci informa,<br />

infatti, che i cavalli allevati presso il Timavo erano detti “licòfori”, questo<br />

perchè portavano impresso sul fianco un marchio raffigurante il lupo.<br />

Questo particolare compito è condiviso anche da un altro eroe dell'Iliade;<br />

il re greco Diomede di Etolia; reduce, pure lui, dalla guerra di Troia.<br />

Diomede, però, a differenza degli altri eroi, arriva alle foci del Timavo per<br />

mare e, dopo la sua morte, viene elevato al rango di divinità.<br />

Scrive ancora Strabone: “In fondo all’Adriatico vi è un sacrario di Diomede<br />

degno di essere ricordato, detto Timavo, con un porto, un bosco magnifico<br />

e sette fonti di acqua fluviale che erompono precipiti confluendo al mare<br />

in un fiume largo e profondo”.<br />

Strabone, quando riporta le fonti di questo culto all'eroe Diomede al fiume<br />

Timavo, lo fa con fermezza storica e precisa che i Veneti gli attribuivano<br />

grandi onori. Al sovrano greco, ormai deificato, veniva sacrificato un cavallo<br />

bianco e, nei due boschetti sacri (uno dedicato ad Era Argiva e l'altro ad<br />

Artemide Etolia), i lupi pascolavano assieme ai cervi che, senza timore,<br />

abitavano questa specie di paradiso terrestre carsico.<br />

L'unico particolare, molto im portante, che non ci è stato tramandato<br />

riguarda la modalità del culto. Non abbiamo notizia infatti se si trattasse di<br />

una pratica religiosa svolta all’aperto o in un tempio e, nel caso del tempio,<br />

da chi fosse stato edificato.<br />

Sempre da Strabone apprendiamo dell’esistenza di "un santuario" sacro a<br />

Diomede ma chiamato Τιµαυον (Timavon). Lo storico, quindi, non accenna<br />

ad un tempio dedicato esclusivamente al dio fluviale, in quanto Timavo. E<br />

questo può essere giustificato dal fatto che il culto indigeno del Timavo<br />

venne completamente travisato o confuso, a causa dell'influenza greca, con<br />

quello di Diomede.<br />

Il dio Timavo, stando a tutte queste testimonianze, doveva dunque occupare<br />

un posto d’onore tra le altre divinità fluviali sia per l’inquietante<br />

mistero del suo percorso sotterraneo sia per la straordinaria posizione delle<br />

risorgenze.<br />

Sta di fatto che, più di ogni altra sua peculiarità, erano quelle bocche,<br />

erompenti dalla roccia come se scaturissero direttamente dal profondo dell'Ade,<br />

che dovevano aver colpito la fantasia del viaggiatore.<br />

Un luogo di solenne e severa bellezza, quindi, reso ancora più misterioso<br />

dalla penna del poeta romano Virgilio nel primo libro dell’Eneide, quando<br />

Venere ricorda al figlio, ed eroe troiano, Enea che...<br />

162<br />

Antenor potuit mediis elapsus Achivis<br />

Illyricos penetrare sinus atque intuma tutus<br />

regna Liburnorum et fontem superare Timavi,<br />

unde per ora novem vasto cum murmure montis<br />

it mare proruptum et pelago premit arva sonanti.<br />

(Eneide I, 242-246)


Antenore sfuggito alla morsa degli Achei<br />

potè raggiungere i golfi illirici e, senza pericolo, i più remoti<br />

regni dei Liburni ed oltrepassare la fonte del Timavo,<br />

là dove da nove bocche con immenso fragore<br />

in scrociante piena allaga i campi e si getta nel mare.<br />

(trad. Prof. Marco Fernandelli)<br />

Col Bellum Histricum del 178 a.C. abbiamo una prima descrizione, sebbene<br />

poco precisa, di questi luoghi. Lo storico romano Tito Livio, pur essendo<br />

vissuto oltre un secolo e mezzo dopo la prima guerra contro gli Istri, si<br />

documentò sugli scritti e sulle testimonianze orali di altri storici e poeti che<br />

lo avevano preceduto.<br />

Riporta, dunque, Tito Livio, nelle sue "Storie", che: nel 178 a.C., il console<br />

Aulo Manlio Vulsone mosse contro gli Istri e castra ad lacum Timavi posit,<br />

mentre il duumviro Caio Furio ancorava le sue navi ad proximum portum in<br />

Histriae fines (probabilmente Sistiana, anche se altri storici identificano il<br />

luogo con la piana di Zaule).<br />

Nel 1924 vennero rinvenuti,<br />

durante i lavori di restauro<br />

del Castello di<br />

Duino, i resti di una piccola<br />

ara votiva.<br />

Approfonditi studi hanno<br />

permesso di datarla alla<br />

fine dell'età repubblicana.<br />

Il manufatto, molto ben<br />

conservato e molto ben inciso,<br />

reca a grandi lettere:<br />

TEMAVO<br />

VOTO<br />

SUSCEPTO<br />

L'iscrizione, purtroppo anonima,<br />

è ritenuta molto importante<br />

dagli archeologi,<br />

in quanto si tratta dell'unica<br />

testimonianza trovata<br />

sul posto riguardante il<br />

culto del fiume Timavo<br />

(Temavus).<br />

Altre testimonianze epigrafiche<br />

analoghe, che recano<br />

cioè iscritto il nome "Timavo",<br />

sono state scoperte<br />

soltanto ad Aquileja e a<br />

Monreale Valcellina.<br />

(Foto Halupca)<br />

163


Le foci del Timavo furono, con molta probabilità, usate come porto dalle<br />

popolazioni celtiche in epoca preromana. L'approdo al Timavo era senz'altro<br />

già conosciuto dalle truppe romane di stanza ad Aquileia e dai loro alleati<br />

veneti e carni quindi non doveva essere un caso se qui si ancorarono dapprima<br />

le dieci navi che giunsero con Aulo Manlio Vulsone (178 a.C.) e poi (nel<br />

129 a.C.) anche quelle della spedizione guidata da Caio Sempronio Tuditano<br />

che, una volta terminata la campagna, dedicò una statua al santuario del<br />

Timavo.<br />

La topografia delle foci del Timavo, però, trova contrasto nelle descrizioni<br />

che gli storici ci hanno tramandato. Per alcuni di loro sono da immaginare<br />

come: sette sorgenti (secondo Polibio tutte d’acqua salmastra meno una)<br />

che, dopo un percorso sotterraneo di 130 stadi (24 km confermati anche da<br />

Posidonio), sgorgano direttamente in mare, con una corrente tanto ampia e<br />

così profonda (vedi Strabone) da essere chiamate, dagli abitanti del luogo (e<br />

qui, concorda anche Varrone), “fonte e madre del mare”.<br />

Un’immagine, quindi, che ci rende l'idea di grande vastità. Vastità che<br />

contrasta con quella, prima accennata da Virgilio dove, a parte le nove bocche<br />

(e non sette), l'immagine che ci viene presentata dal poeta è quella di un<br />

luogo piuttosto selvaggio e tumultuoso, quasi inquietante, da associare più<br />

al regno di Plutone che a quello di Nettuno.<br />

Secondo alcuni recenti studi (su cui non tutti concordano), l’aspetto paesaggistico<br />

attuale delle foci del Timavo è simile a quello antico mentre, per<br />

l'identificazione del luogo sacro al dio Timavo, così spesso ricordato da Strabone,<br />

si propende per le immediate vicinanze delle sue attuali risorgive.<br />

Molti sono coloro che concordano sul luogo situato sulla sponda destra del<br />

fiume proprio nel punto che è attualmente occupato dalla chiesa di S. Giovanni<br />

in Tuba.<br />

Le prime testimonianze scritte (esclusivamente epigrafiche), che documentano<br />

la grande importanza data all’antico culto fluviale, le troviamo<br />

appena in età imperiale. Ma qui dovremmo aprire un altro capitolo che<br />

andrebbe ben al di là delle notizie storiche sulle risorgive del Timavo.<br />

Ricerche subacquee hanno individuato sui fondali del terzo ramo del<br />

Timavo due strati ben distinti di reperti archeologici. In quello superiore<br />

sono venuti alla luce esclusivamente materiali d'epoca romana (antecendenti<br />

al I sec. d.C.), mentre in quello inferiore sono affiorati materiali protostorici<br />

databili alla prima età del ferro (VIII-VI sec. a.C.).<br />

All’inizio del secolo furono scoperti, in località "Bertina", i resti di un<br />

edificio che, con molta probabilità, era stato adibito a magazzino. Viene fatto<br />

risalire ad un periodo successivo al 221 d.C. a causa del reimpiego, nelle<br />

murature perimetrali, di un’ara che reca incisi i nomi dei consoli di quell’anno:<br />

Sabiniano e Seleuco.<br />

Bibliografia:<br />

A.A. V.V. - Il Timavo - Ed. Facchin, Trieste 1989<br />

PICHLER R. - Il Castello di Duino - G. Seiser, Trento 1882<br />

164


Il castello di Belforte di Maurizio Radacich<br />

Alla fine del XIII secolo la Repubblica Veneta non avrebbe lasciato nulla<br />

di intentato per assoggettare tutti i territori dell’alto adriatico al fine di<br />

ottenere l’egemonia dei traffici marittimi. Con atti di forza o con promesse<br />

cercava di ottenere le dedizioni di città litorali che per antiche donazioni<br />

erano soggette al dominio del Patriarca di Aquileia. Ciò spinse, nel 1283, il<br />

Patriarca di Aquileia, Raimondo della Torre, a stringere patto di alleanza<br />

con il Conte di Gorizia e le città di Padova, Treviso e Trieste ed iniziare una<br />

guerra contro Venezia.<br />

Nel 1284 i Veneziani, per assicurarsi il controllo dei traffici marittimi e<br />

terrestri che, rispettivamente per le acque interne e per i circostanti rilievi<br />

carsici dell'area monfalconese e duinate mettevano capo all'area del Timavo<br />

e del Lisert, occuparono un piccolo isolotto che si trovava al centro della foce<br />

del fiume, ingrandendolo e fortificandolo.<br />

La costruzione - ampliata e consolidata, come scrive il Lazzarini, con l'affondamento<br />

di "tre vascelli carichi di terra e pietre" e l'impiego di "palafitte" era a<br />

pianta circolare ed era abbastanza grande da ospitare un capitano, un notaio,<br />

due servitori veneziani e cento soldati. Prestavano la loro opera come soldati le<br />

persone meno abbienti reclutate nelle cittadine venete; a tale proposito troviamo<br />

scritto negli Atti denominati “Senato Misti”, in data 27 aprile 1335, che<br />

In questa stampa del 1600, disegnata da A. Magini, si può notare, di fronte alle bocche del<br />

Timavo, lo scoglio di Belforte.<br />

165


“Zanino Papaziza, povero e con numerosa famiglia possa essere stipendiato<br />

in Belforte col salario di lire dieci di piccoli al mese”. A provvedere alle<br />

paghe della guarnigione veneta era incaricata la città di Capodistria che<br />

mensilmente inviava un suo consigliere, via mare, a Belforte con il salario.<br />

Nel 1294 lo stipendio del comandante di Belforte era proporzionato al<br />

disagio ed al luogo in cui si trovava e visto che a Belforte non era possibile<br />

fare mercato o tenere una “tabernam” per i suoi interessi, ma solamente per<br />

conto della Repubblica Veneta (a quei tempi in tutti i castelli vi era un’osteria<br />

gestita direttamente e a totale guadagno del comandante), questi veniva<br />

compensato con “libra 300 in anno”.<br />

I veneti ricevevano le vettovaglie e i ricambi militari direttamente via<br />

mare ed erano del tutto autosufficienti per resistere ad ogni assalto o assedio:<br />

a tale scopo Belforte era stato provvisto di due “pistrini” (mole a mano)<br />

per macinare il grano. E tutto questo perchè erano avversati dai Signori di<br />

Duino e dalla popolazione locale e quindi isolati nel mare; soli e senza un<br />

collegamento diretto con la terraferma, mentre sino a pochi anni prima<br />

erano collegati alla terraferma tramite un ponte. Ponte che venne distrutto<br />

a seguito dei trattati di pace intercorsi tra il Patriarca e la Repubblica<br />

Veneta. Con la pace nel 1294 la Repubblica Veneta era rimasta padrona di<br />

Belforte, ma con la condizione di distruggere la passerella che, collegandola<br />

alla terraferma, la poneva materialmente in condizione di esercitare una<br />

podestà che non le era stata riconosciuta.<br />

A tale proposito scrive il Pichler: (...) abbiamo veduto i veneziani distruggere<br />

il faro che additava l’imboccatura del porto al Timavo e convertirlo in<br />

luogo munito, chiamarlo Belforte; fin là giungeva il loro dominio. Colla forza<br />

se n’erano impadroniti e colla forza vi si mantennero, chiudendo sinanco a<br />

lor beneplacito l’ingresso del porto colle catene. Sotto Ugone IV non trovasi<br />

che Duino fosse peranco provveduto di legni (barche ndr) da tenere aperta la<br />

comunicazione con Fiume, situato al lato opposto del dominio dei Duinati.<br />

C’erano però le barche pacifiche, le quali servivano al trasporto degli uomini<br />

e delle derrate lungo la costa, conducevano le merci al mercato di San Giovanni,<br />

spandevasi pel golfo alla pesca e facevano capo al porto del Timavo<br />

destinato allo spaccio del pesce. Ma i comandanti di Belforte, gente di pasta<br />

tutt’altro che arrendevole, vi facevano da padroni. Il perchè le querele per le<br />

molestie ch’essi davano ai sudditi di Duino ed ai forestieri quando entravano<br />

ed uscivano dal porto, e delle risse che ne seguivano erano molto frequenti.<br />

Di questo servaggio di navigazione imposto dai Veneti, tutti si lamentavano,<br />

neppure i Duinati erano contenti. Fin dove giungevano le loro forze,<br />

cercavano di farsi giustizia da sè, specialmente colle rappresaglie e coll’impedire<br />

che al mercato di San Giovanni si trasportassero vettovaglie a Belforte;<br />

e più d’una volta si venne a seri conflitti ed ingiurie anche fra Ugone IV<br />

e quel comandante (...). Accusavasi il Comandante di Belforte di turbare<br />

particolarmente la celebra fiera di San Giovanni; lui taglieggiare i passanti<br />

ed impedire la pescagione, lui visitare le barche e vessarne la gente; lui non<br />

permettere che i vignaiuoli si conducessero per acqua ai loro lavori; lui<br />

molestare sinanco la famiglia Duinate, quando per diporto o per devozione<br />

andava per mare al tempio ed al porto del Timavo (...).<br />

166


Lo scoglio di Belforte, alle foci del Timavo, è stato segnalato, con un cerchietto, su questa Carta<br />

dell'Istria di Pietro Coppo (1525). La stampa originale a colori, della quale è qui riprodotto solo<br />

il particolare che interessa Belforte, è conservata presso il Museo del Mare di Pirano.<br />

167


Belforte (disegno, di autore sconosciuto, tratto dalla "Carta del Venetiano Territorio di Monfalcone)<br />

Dopo il 1420, con la dominazione Veneta del territorio, la fortezza di Belforte<br />

cadde in rovina. Già nel 1493 il Sanudo, che ebbe modo di visitare Belforte, lo<br />

trova diruto: (...) Et dovendo il zorno per il tempo cativo dover star lì a San<br />

Zuane, deliberamo alcuni, zoè Sanuto, Pisani, Io et altri dotori, in barcheta<br />

andar, mia do in mar, a uno scoglio, sopra dil qual par le vestigie di uno<br />

castello che vi foe, overo torion tondo et tuto mazizo, chiamato Belguardo (...).<br />

L'autore fornisce un chiaro elemento sull'ubicazione di Belforte (...) Dalla<br />

Punta (Isola della Punta - ndr) non vi è altro da notarsi di rimarco, se non<br />

che in uno scoglio da lei non più discosto che un tiro di balestra, appariscono<br />

le fondamenta di un castello (...).<br />

Il ricordo di Belforte rimase a lungo nella storia; infatti nelle carte topografiche<br />

del XVI, XVII e XVIII secolo troviamo segnata l’isola di Belforte e fino<br />

all’altro secolo erano visibili i resti della fortezza. Ricerche subacquee effettuate<br />

dall'Associazione "Fregata Danae" nei fondali del Timavo non hanno rilevato<br />

segni che possano indicare l’ubicazione del castelletto, anche perchè le bonifiche<br />

eseguite nella prima metà degli anni Trenta di questo secolo e dopo il secondo<br />

conflitto mondiale hanno alterato l'aspetto originario della zona.<br />

Bibliografia:<br />

Atti e Memorie della Società Istriana - Senato Misti. Anno 4, Vol. III, 1887 - Parenzo<br />

P. KANDLER - Codice Diplomatico Istriano - Pag. 779, Vol. II., Ristampa anno 1986 - Elemento<br />

N. 436: Pace tra Doge Pietro Gradenigo da una parte, Patriarca Raimondo d'Aquileja, Conte<br />

Alberto di Gorizia e Città di Trieste dall'altra - Anno 1291<br />

S. DOMINI - Il privilegio di Ottone I del 29 aprile 967 e Antica Cartografia Monfalconese -<br />

Comune di Monfalcone, Udine 1967<br />

T. MIOTTI - Le giurisdizioni del Friuli Orientale e la Contea di Gorizia (... Belforte) - Castelli<br />

del Friuli, 3.<br />

168


I Mulini delle risorgive del Timavo di Maurizio Radacich<br />

La probabile presenza di complessi molitori alle risorgive del fiume Timavo<br />

ci viene attestata da un fascicoletto conservato presso l’Archivio di Stato<br />

di Trieste, archiviato come allegato all’Urbario della Signoria di Duino del<br />

1578. Il fascicoletto è posteriore alla redazione dell’Urbario, infatti è datato<br />

1636 ed è redatto in lingua tedesca; contiene, tra l’altro, un capitolo “Die<br />

Mullen”: in esso troviamo scritto, nella sua traduzione, «sul territorio non<br />

esiste altro mulino che quello dicta della "Pera Rossa" (Pietra Rossa - ndr)<br />

che è già scritto sugli Urbari»; dopo uno spazio la scrittura prosegue, sempre<br />

in tedesco, con la dichiarazione che «se si intendono costruire altri mulini<br />

sul fiume Timau, il primo con 5 ruote ed il secondo con 4 ruote, non deve<br />

essere richiesta nessun altra tassa se non quella già registrata nell’Urbario.»<br />

Questo documento ci permette di datare la costruzione di mulini alle<br />

risorgive del Timavo a successivamente al 1636.<br />

I complessi molitori delle risorgive del Timavo furono sicuramente due:<br />

il molino vecchio ed il molino nuovo. Quest’ultimo era ubicato nei pressi<br />

della chiesa di San Giovanni, mentre il molino vecchio era posizionato sulla<br />

sponda sinistra del Timavo, nei pressi dell’odierna costruzione conosciuta<br />

come le Stalle, a pochi metri dal nostro sentiero guidato.<br />

La loro ubicazione e attività è confermata, nel XVIII sec., dal Del Ben,<br />

storico monfalconese, che scrive: «...Un mirabile accidente mi è occorso in<br />

questo fiume nel mese di luglio MDCCLXXVII che infatti degno si rende<br />

d’essere registrato, e che a ragione sorprese quelli che s’attrovarono presenti.<br />

Vi erano li due molini ripieni di grani colà condotti, come il solito, da<br />

Trieste e dall’Istria per macinare, e varie barche vi erano alla riva, che<br />

scaricarono le loro merci, quando all’improvviso si vide il fiume a disseccarsi<br />

in modo che sopra il molino verso la chiesa di S. Giovanni si poteva comodamente<br />

passare a piedi asciutti sino tutto il secondo canale.<br />

Incominciò tosto a sentirsi i clamori di quel molinajo, che piangeva la sua<br />

disgrazia dubitando che per sempre li avesse a mancare l’acqua. Se ne stette<br />

perciò per il corso di due ore nella più aflitta costernazione, quando di repente<br />

si vide dalle cupe sotterranee Caverne sortire poca acqua torbida, e colorita<br />

dalla terra del monte, quale sempre più crescendo ridusse in meno di mezza<br />

ora tutto il fiume nel primiero stato...»<br />

Altre notizie sui mulini le troviamo nel 1795 quando i panificatori di Trieste<br />

chiesero il permesso di poter macinare in città la farina per i “biscotti da nave”,<br />

le odierne gallette, in quanti costretti da un ordinanza del Magistrato Civico<br />

di Trieste a recarsi ai molini di "San Giovanni di Duino", fatto che, considerando<br />

la distanza da Trieste, non rendeva più conveniente la macinazione.<br />

Le prime testimonianze visive dell’ubicazione dei complessi molitori nella<br />

zona le troviamo a partire dal XIX secolo: mappe catastali e disegni allegati<br />

a progetti ci danno l’esatta ubicazione dei manufatti.<br />

Per brevità segnaleremo la mappa del 1824, che permette di visualizzare<br />

anche il numero di ruote di ogni mulino, e la planimetria del 1870 in cui<br />

sono indicati i nomi dei due mulini.<br />

169


I due mulini smisero l’attività molitoria nel corso del primo conflitto<br />

mondiale, in quanto vennero distrutti dai furiosi bombardamenti di entrambe<br />

le artiglierie e non vennero mai più ricostruiti.<br />

Il mulino nuovo e la chiesa di San Giovanni di Duino in una foto dei primi anni del 1900.<br />

(Foto Civici Musei di Storia ed Arte di Trieste, neg. 10988 C, n. inv. fot. 45503).<br />

170


Il mulino nuovo. (Civici Musei di Storia ed Arte di Trieste, n. inv. 42/10822, neg. 2196 D)<br />

I resti del mulino e della Chiesa di San Giovanni di Duino, dopo i bombardamenti. (Civici<br />

Musei di Storia ed Arte di Trieste, n. inv. 42/4424, neg. 1114)<br />

171


Planimetria della zona delle risorgive del fiume Timavo. Tratta da: A. Bürkli - Relazione<br />

dell'ingegnere A. Bürkli di Zurigo in risposta ai quesiti proposti dalla Commissione municipale<br />

incaricata degli studj sui provvedimenti d'acqua della città di Trieste. Trieste 1870.<br />

Bibliografia:<br />

PICHLER R. - Il Castello di Duino - G. Seiser, Trento 1882<br />

RADACICH M. - Appunti storici sui mulini delle Risorgive del Fiume Timavo - La Nostra<br />

Speleologia, <strong>Club</strong> <strong>Alpinistico</strong> <strong>Triestino</strong>, Numero Unico, Trieste 1988<br />

172


Speleologia di Franco Gherlizza<br />

Il Promontorio Bràtina, a causa della sua modesta altitudine (28 m slm)<br />

e della posizione costiera, non è considerato una zona carsica ad elevata<br />

potenzialità speleologica.<br />

A questo contesto fa eccezione la Risorgiva del III Ramo del fiume Timavo<br />

(733/3919 VG): è una grotta subacquea di rilevante importanza idrogeologica<br />

per la conoscenza del corso sotterraneo del fiume Timavo (v. rilievo<br />

topografico del Complesso delle sorgenti del Timavo a pag. 28).<br />

Nonostante queste premesse l'area da noi investigata presenta alcune<br />

cavità, di modeste dimensioni e sviluppo, ma ritenute interessanti ai fini<br />

archeologici per alcuni rinvenimenti in esse effettuati.<br />

Della decina di cavità presenti sul territorio in tre di esse sono stati<br />

rinvenuti resti archeologici. In altre tre grotte è stata notata la presenza di<br />

acqua, da collegarsi alla particolarità morfologica del territorio: nella 1235/<br />

4196 VG e nella 1351/4305 VG, cavità ubicate alla base della parete rocciosa<br />

che circonda ad Est la grande dolina prospicente il III Ramo del Timavo,<br />

dolina in parte acquitrinosa e nella 771/3948 VG (rilievo a pag. 46).<br />

Alcune di queste cavità sono facilmente visitabili, altre necessitano di<br />

particolare attrezzatura speleologica o speleosubacquea. In ogni caso è sempre<br />

preferibile rivolgersi a persone esperte, quali gli speleologi, per una<br />

eventuale visita alle grotte.<br />

Pozzo "K" - vedi pag. 14<br />

Pozzo "Y" - vedi pag. 16<br />

Cavernetta del nuovo acquedotto - vedi pag. 22<br />

Risorgiva del Ramo Terzo del Timavo - vedi pag. 28<br />

Riparo presso le risorgive del Timavo - vedi pag. 34<br />

Grotta presso la Peschiera del Timavo - vedi pag. 46<br />

173


174<br />

Cavernetta presso il Ramo Terzo del Timavo<br />

N. Catasto Regionale: 1235<br />

N. Catasto Venezia Giulia: 4196 VG<br />

Carta: 1:25.000 IGM - Duino<br />

Posizione topografica: Long.: 1° 08' 23" - Lat.: 45° 47' 05"<br />

Quota d'ingresso: m 2,50 slm<br />

Profondità: m 0<br />

Sviluppo: m 5,50<br />

Data del rilievo: 27 aprile 1963<br />

Rilevatore: Mario Galli<br />

Società: Società Alpina delle Giulie<br />

Breve descrizione: L'angusto ingresso si apre alla base della parete<br />

della dolina situata accanto al ramo III del Timavo.<br />

Il fondo della dolina è in parte coltivato ed in parte acquitrinoso, per<br />

cui, talvolta, anche il piatto fondo della cavità viene allagato.


Cavernetta II presso le fonti del Timavo<br />

N. Catasto Regionale: 1351<br />

N. Catasto Venezia Giulia: 4305 VG<br />

Carta: 1:25.000 IGM - Duino<br />

Posizione topografica: Long.: 1° 08' 25" - Lat.: 45° 47' 05"<br />

Quota d'ingresso: m 3 slm<br />

Profondità: m 0,30<br />

Sviluppo: m 8,60<br />

Data del rilievo: 5 agosto 1964<br />

Rilevatore: Mario Galli<br />

Società: Società Alpina delle Giulie<br />

Breve descrizione: La cavernetta si trova all'estremità occidentale della<br />

grande dolina in parte coltivata adiacente al ramo III del Timavo.<br />

L'ingresso è costituito da una angusta fessura verticale con vari fori<br />

e la cavità si chiude con una stretta galleria dal fondo allagato dalla<br />

quale spira una leggera corrente d'aria.<br />

175


176<br />

Grotta presso il Cimitero di Duino<br />

N. Catasto Regionale: 1743<br />

N. Catasto Venezia Giulia: 4556 VG<br />

Carta: 1:25.000 IGM - Duino<br />

Posizione topografica: Long.: 1° 08' 32" - Lat.: 44° 47' 00"<br />

Quota d'ingresso: m 20 slm<br />

Profondità: m 6,50<br />

Sviluppo: m 37,50<br />

Pozzo interno: m 2,20<br />

Data del rilievo: 12 ottobre 1969<br />

Rilevatore: Dario Marini, Claudio Cocevar<br />

Società: Società Alpina delle Giulie<br />

Breve descrizione: Fu nell'intento di rintracciare il percorso di una<br />

strada romana che, tra la quota 24 ed il cimitero di Duino, venne<br />

rinvenuto casualmente l'ingresso di questa grotta.<br />

Nonostante si trovi in una zona disseminata di trincee ed altre opere<br />

belliche e pur essendo costituita da una galleria rettilinea e pianeggiante,<br />

la cavità, forse a causa dell'esiguità dei vani, non risulta essere stata<br />

adattata dai militari austriaci nel corso della Prima Guerra Mondiale.<br />

Durante la prima esplorazione vennero rinvenuti, invece, alcuni<br />

frammenti di ceramica romana ed alcuni cocci preistorici che,<br />

probabilmente, sono stati gettati dall'esterno.


Pozzo "X"<br />

N. Catasto Regionale: 2630<br />

N. Catasto Venezia Giulia: 4849 VG<br />

Carta: 1:25.000 IGM - Duino<br />

Posizione topografica: Long.: 1° 08' 14" 50 - Lat.: 45° 46' 52"<br />

Quota d'ingresso: m 16 slm<br />

Profondità: m 5,10<br />

Sviluppo: m 10,50<br />

Pozzo d'accesso: m 3,50<br />

Data del rilievo: 3 novembre 1974<br />

Rilevatore: Ugo Stocker<br />

Società: Gruppo Speleologico "Flondar"<br />

Breve descrizione: La cavità si apre sul bordo di una dolinetta ed è<br />

composta da un pozzo ed alcune salette che si sviluppano su due<br />

fratture. La grotta pur essendo di minime proporzioni, tanto che si fa<br />

fatica nel muoversi al suo interno, presenta le caratteristiche complete<br />

di una grande cavità sia per la sua complessità che per la varietà di<br />

fenomeni geologici.<br />

177


178<br />

Pozzo dei Romani<br />

N. Catasto Regionale: 2631<br />

N. Catasto Venezia Giulia: 4850 VG<br />

Carta: 1:25.000 IGM - Duino<br />

Posizione topografica: Long.: 1° 08' 13" - Lat.: 45° 46' 44"<br />

Quota d'ingresso: m 22 slm<br />

Profondità: m 6,60<br />

Sviluppo: m 1,20<br />

Pozzo d'accesso: m 6,60<br />

Pozzo interno: m 2,50<br />

Data del rilievo: 3 novembre 1974<br />

Rilevatore: Ugo Stocker<br />

Società: Gruppo Speleologico "Flondar"<br />

Breve descrizione: Per potervi accedere, gli scopritori dovettero svuotare<br />

il pozzo per la sua intera profondità.<br />

Nell'ultimo metro e mezzo, furono rinvenuti dei resti scheletrici<br />

appartenuti a due giovani individui di sesso maschile che, dalla<br />

disposizione delle ossa, si presume siano stati prima gettati a capofitto<br />

nel pozzo, quindi occultati con alcune grosse pietre, forse seguendo un<br />

rituale o, più semplicemente, per affrettare la sepoltura per motivi a<br />

noi sconosciuti.<br />

Assieme ai resti, vennero raccolti frammenti di placche di bronzo e<br />

dischi dello stesso metallo facenti parte di una cotta ed una moneta<br />

datata dal 190 al 175 avanti Cristo.


Grotta Nuova nel Villaggio del Pescatore<br />

N. Catasto Regionale: 5345<br />

N. Catasto Venezia Giulia: 5842 VG<br />

Carta: 1:5.000 CTR - San Giovanni al Timavo<br />

Posizione topografica: Long.: 13° 35' 23" 9 - Lat.: 45° 46' 55" 3<br />

Quota d'ingresso: m 6,5 slm<br />

Profondità: m 9<br />

Sviluppo: m 5<br />

Data del rilievo: 11 febbraio 1994<br />

Rilevatori: Pino Guidi, Franco Cucchi<br />

Società: Società Alpina delle Giulie<br />

Breve descrizione: La cavità si apre nell'androna del gruppo di case di<br />

recente fabbricazione, presso una parete. Una botola metallica ne<br />

chiude l'ingresso. Si tratta di una piccola grotta con sul fondo un<br />

bacino d'acqua che, dopo piogge prolungate, si alza notevolmente.<br />

179


180<br />

Grotta Depa<br />

N. Catasto Regionale: 6066<br />

N. Catasto Venezia Giulia: 6066 VG<br />

Carta: 1:5.000 CTR - S. Giovanni al Timavo<br />

Posizione topografica: Long.: 13° 35' 12" 28 - Lat.: 45° 47' 09" 92<br />

Quota d'ingresso: m 4 slm<br />

Profondità: m 4<br />

Sviluppo: m 9.60<br />

Data del rilievo: 20 dicembre 1997<br />

Rilevatori: Franco Gherlizza, Franco Gleria<br />

Società: <strong>Club</strong> <strong>Alpinistico</strong> <strong>Triestino</strong><br />

Breve descrizione: Entrati comodamente al fondo del pozzetto, sulla<br />

sinistra, un basso passaggio immette in un ambiente che mantiene il<br />

soffitto molto basso (50 cm) pur rimanendo piuttosto largo. Dal soffitto<br />

parte un breve camino che arriva quasi all'esterno mentre, nella parte<br />

più interna, uno stretto scivolo detritico scende per un paio di metri<br />

prima di diventare troppo esiguo per procedere.


Gli ipogei artificiali di Marino Codiglia, Franco Gleria, Edi Umani<br />

Premessa<br />

Lo studio di preparazione e la ricerca sul campo, in questa particolare zona<br />

che fu teatro di operazioni durante il primo conflitto mondiale, ha visto impegnata<br />

la nostra Sezione Ricerche e Studi su Cavità Artificiali nel ricercare,<br />

rilevare e descrivere gli ipogei che furono realizzati in quel particolare periodo.<br />

Il risultato delle nostre ricerche ha permesso di individuare e catastare 17<br />

cavità artificiali di particolare significato nell'ambito delle opere di trinceramento<br />

eseguite dal Genio Militare Austriaco durante la Prima Guerra Mondiale.<br />

Opere belliche che furono riadattate durante il Secondo Conflitto Mondiale.<br />

Si tratta, in generale, di opere abbastanza rudimentali, tipiche postazioni<br />

di trincea, alcune delle quali rimaste in cantiere, che si trovavano in prossimità<br />

del fronte. Ad esclusione del primo rifugio, qui di seguito descritto,<br />

tutti gli altri ipogei si riducono a brevi gallerie interamente scavate nella<br />

roccia calcarea nelle quali l'esercito austriaco aveva posto, a seconda della<br />

necessità, rifugi, osservatori, depositi di munizioni, ecc..<br />

Grotta sul Monte Hermada (4501 VG). Molte cavità naturali della zona vennero adibite a<br />

ricovero per le truppe al fronte. La foto riprende l'ingresso della galleria artificiale che, con<br />

tanto di rotaie al suolo, conduce all'interno della grotta. (Coll. priv. Pierpaolo Russian)<br />

181


182<br />

Denominazione: Caverna Grande (PB 1)<br />

Numero catasto: 310<br />

Carta: CTR 1:5.000 - S. Giovanni al Timavo<br />

Posizione topografica 1°: Long.: 13° 35' 23" 17 - Lat.: 45° 47' 06" 81<br />

Quota 1° ingresso: m 5 slm<br />

Posizione topografica 2°: Long.: 13° 35' 22" 70 - Lat.: 45° 47' 06" 81<br />

Quota 2° ingresso: m 4 slm<br />

Profondità: 0,80 m<br />

Sviluppo: 26 m<br />

Data del rilievo: 25 febbraio 1996<br />

Rilevatori: Franco Gherlizza, Franco Gleria,<br />

Maurizio Radacich<br />

Società: <strong>Club</strong> <strong>Alpinistico</strong> <strong>Triestino</strong><br />

Breve descrizione: È il più esteso ricovero di tutto il Promontorio <strong>Bratina</strong>.<br />

Gli ingressi sono protetti da spessi muri paraschegge, aggiunti<br />

alla struttura originale dall'esercito tedesco nel corso della Seconda<br />

Guerra Mondiale.<br />

0 2 4 6 8 10 m


Denominazione: Caverna Piccola (PB 2)<br />

Numero catasto: 311<br />

Carta: CTR 1:5.000 - S. Giovanni al Timavo<br />

Posizione topografica: Long.: 13° 35' 20" 62 - Lat.: 45° 47' 08" 27<br />

Quota d'ingresso: m 6 slm<br />

Profondità: 0 m<br />

Sviluppo: 9 m<br />

Data del rilievo: 25 febbraio 1996<br />

Rilevatori: Franco Gherlizza, Franco e Luca Gleria<br />

Società: <strong>Club</strong> <strong>Alpinistico</strong> <strong>Triestino</strong><br />

Breve descrizione: Si trova a poca distanza del bunker (PB 1). Durante<br />

la Prima Guerra Mondiale venne, probabilmente, usato quale deposito<br />

di munizioni.<br />

Durante la Seconda Guerra Mondiale, in questo manufatto, l'esercito<br />

tedesco ha cementato solo la parete sinistra e lo stipite dell'ingresso.<br />

0 1 2 3 4 5 m<br />

183


184<br />

Piccolo deposito (PB 3) - vedi pag. 18<br />

Osservatorio di quota 28 (PB 4) - vedi pag. 38<br />

Caverna delle Candele (PB 5) - vedi pag. 42<br />

Cavernetta concrezionata (PB 6) - vedi pag. 36<br />

Cavernetta degli scalini (PB 7) - vedi pag. 37<br />

Denominazione: Caverna del plinto (PB 8)<br />

Numero catasto: 317<br />

Carta: CTR 1:5.000 - S. Giovanni al Timavo<br />

Posizione topografica: Long.: 13° 35' 23" 86 - Lat.: 45° 47' 06" 81<br />

Quota d'ingresso: m 7 slm<br />

Profondità: 0 m<br />

Sviluppo: 4,50 m<br />

Data del rilievo: 25 febbraio 1996<br />

Rilevatori: Franco Gleria, Luca Gleria<br />

Società: <strong>Club</strong> <strong>Alpinistico</strong> <strong>Triestino</strong><br />

Breve descrizione: Caverna che un tempo aveva l'ingresso<br />

protetto da un grande plinto di roccia. Il monolito<br />

giace ora spezzato e semiricoperto dalla vegetazione nello<br />

stesso luogo in cui sorgeva<br />

originariamente.<br />

0 1 2 3 4 5 m


Denominazione: Caverna a "T" (PB 9)<br />

Numero catasto: 318<br />

Carta: CTR 1:5.000 - S. Giovanni al Timavo<br />

Posizione topografica: Long.: 13° 35' 25" 02 - Lat.: 45° 47' 06" 16<br />

Quota d'ingresso: m 11 slm<br />

Profondità: 0 m<br />

Sviluppo: 10,50 m<br />

Data del rilievo: 25 febbraio 1996<br />

Rilevatori: Franco Gherlizza, Franco Gleria<br />

Società: <strong>Club</strong> <strong>Alpinistico</strong> <strong>Triestino</strong><br />

Breve descrizione: Spaziosa caverna nella quale con molta probabilità<br />

veniva sistemata parte delle truppe che presidiavano il tratto di trincea<br />

prospicente le foci del Timavo.<br />

0 1 2 3 4 5 m<br />

185


186<br />

Denominazione: Caverna ad Est della Peschiera (PB 10)<br />

Numero catasto: 319<br />

Carta: CTR 1:5.000 - S. Giovanni al Timavo<br />

Posizione topografica: Long.: 13° 35' 01" 85 - Lat.: 45° 47' 05" 51<br />

Quota d'ingresso: m 10 slm<br />

Profondità: 2 m<br />

Sviluppo: 6,50 m<br />

Data del rilievo: 25 febbraio 1996<br />

Rilevatori: Franco Gherlizza, Maurizio Radacich<br />

Società: <strong>Club</strong> <strong>Alpinistico</strong> <strong>Triestino</strong><br />

Breve descrizione: Caverna dal suolo ingombro da detriti ai quali si<br />

sono aggiunte, in epoca recente, anche varie immondizie.<br />

0 1 2 3 4 5 m<br />

Cavernetta dei mitraglieri (PB 11) - vedi pag. 44


Denominazione: Ricovero degli sterpi (PB 12)<br />

Numero catasto: 321<br />

Carta: CTR 1:5.000 - S. Giovanni al Timavo<br />

Posizione topografica: Long.: 13° 35' 10" 42 - Lat.: 45° 47' 10" 54<br />

Quota d'ingresso: m 6 slm<br />

Profondità: 1 m<br />

Sviluppo: 4,30 m<br />

Data del rilievo: 9 febbraio 1997<br />

Rilevatori: Franco Gherlizza, Edi Umani<br />

Società: <strong>Club</strong> <strong>Alpinistico</strong> <strong>Triestino</strong><br />

Breve descrizione: Piccolo ricovero sito nella prima trincea prospicente<br />

la stradina costiera che porta alle foci del Timavo.<br />

0 1 2 3 4 5 m<br />

Denominazione: Ricovero dei cocci (PB 13)<br />

Numero catasto: 322<br />

Profondità: 0 m<br />

Sviluppo: 3,40 m<br />

Data del rilievo: 9 febbraio 1997<br />

Rilevatori: Franco Gherlizza, Edi Umani<br />

Società: <strong>Club</strong> <strong>Alpinistico</strong> <strong>Triestino</strong><br />

Breve descrizione: Si trova nella stessa trincea del riparo precedente,<br />

alcune decine di metri più a monte. Al suo interno, tra i vari detriti,<br />

sono stati rinvenuti alcuni frammenti di tegola forse d'epoca romana.<br />

(Da posizionare)<br />

0 1 2 3 4 5 m<br />

187


188<br />

Denominazione: Caverna - deposito (PB 14)<br />

Numero catasto: 323<br />

Carta: CTR 1:5.000 - S. Giovanni al Timavo<br />

Posizione topografica: Long.: 13° 35' 21" 78 - Lat.: 45° 47' 07" 62<br />

Quota d'ingresso: m 5 slm<br />

Profondità: 1,30 m<br />

Sviluppo: 3,80 m<br />

Data del rilievo: 16 febbraio 1997<br />

Rilevatori: Franco Gleria, Marino Codiglia<br />

Società: <strong>Club</strong> <strong>Alpinistico</strong> <strong>Triestino</strong><br />

Breve descrizione: Quasi certamente questo vano artificiale era stato<br />

usato da deposito essendo troppo piccolo per le truppe e troppo esposto<br />

per ospitare munizioni.<br />

0 1 2 3 4 5 m<br />

Denominazione: Cavernetta - deposito (PB 15)<br />

Numero catasto: 324<br />

Carta: CTR 1:5.000 - S. Giovanni al Timavo<br />

Posizione topografica: Long.: 13° 35' 24" 79 - Lat.: 45° 47' 06" 32<br />

Quota d'ingresso: m 11 slm<br />

Profondità: 0 m<br />

Sviluppo: 3 m<br />

Data del rilievo: 16 febbraio 1997<br />

Rilevatori: Franco Gherlizza, Roberto Benedetti<br />

Società: <strong>Club</strong> <strong>Alpinistico</strong> <strong>Triestino</strong><br />

Breve descrizione: Si presume che anche questo ipogeo sia stato un<br />

deposito di materiali vari data l'esiguità del vano.<br />

0 1 2 3 4 5 m


Cavernetta dei pungitopo (PB 16) - vedi pag. 32<br />

Denominazione: Caverna dei barramine (PB 17)<br />

Numero catasto: 326<br />

Carta: CTR 1:5.000 - S. Giovanni al Timavo<br />

Posizione topografica: da determinare<br />

Quota d'ingresso: da determinare<br />

Profondità: 0 m<br />

Sviluppo: 7,50 m<br />

Data del rilievo: 23 febbraio 1993<br />

Rilevatori: Franco Gherlizza, Franco Gleria<br />

Società: <strong>Club</strong> <strong>Alpinistico</strong> <strong>Triestino</strong><br />

Breve descrizione: È situata a breve distanza dal ciglione sovrastante<br />

il Villaggio del Pescatore. All'interno, molto probabilmente, trovavano<br />

rifugio gli addetti alle vicine postazioni costiere.<br />

0 1 2 3 4 5 m<br />

189


190<br />

10<br />

771<br />

11<br />

16<br />

13<br />

12<br />

17<br />

6066<br />

1931<br />

4 5<br />

6<br />

7<br />

2633<br />

3<br />

2<br />

14<br />

2632<br />

1 8<br />

15 9<br />

1 Cavità artificiali (n. sigla PB) 771 Cavità naturali (n. regionale)<br />

1653<br />

5345<br />

2631<br />

2630


INDICE GENERALE<br />

Prefazione di Marino Vocci, Sindaco del Comune di Duino Aurisina ............ 3<br />

PRIMA PARTE - LA VISITA AUTOGUIDATA ..................................................... 5<br />

Presentazione di Michele Pizzi, Presidente del <strong>Club</strong> <strong>Alpinistico</strong> <strong>Triestino</strong> .... 6<br />

Il percorso storico-naturalistico ...................................................................... 7<br />

Carta topografica del Sentiero Bràtina .......................................................... 8-9<br />

Punto 1 - Partenza del "Sentiero Bràtina" ..................................................... 11<br />

Punto 2 - Le impronte di spugne fossili ........................................................ 12<br />

Punto 3 - Il Pozzo "K" .................................................................................... 14<br />

Punto 4 - Il "Castello Pucino" o "Palazzo di Attila" ...................................... 15<br />

Punto 5 - Il Pozzo "Y" .................................................................................... 16<br />

Punto 6 - Trincea cementata con iscrizioni ........................................................ 17<br />

Punto 7 - Trincea cementata con riservetta ........................................................ 18<br />

Punto 8 - Bunker e piazzole delle contraeree ................................................. 19<br />

Punto 9 - La "cava romana" ........................................................................... 21<br />

Punto 10 - La vecchia strada posta-commerciale austriaca ........................... 23<br />

Punto 11 - La via romana .............................................................................. 24<br />

Punto 12 - La rupe dei "Lupi di Toscana" ..................................................... 26<br />

Punto 13 - Le risorgive del Timavo ............................................................... 27<br />

Punto 14 - Il Molino Vecchio ............................................................................... 29<br />

Punto 15 - Il fiume Timavo ........................................................................... 30<br />

Punto 16 - La linea difensiva austriaca ............................................................. 32<br />

Punto 17 - Il riparo presso le risorgive del Timavo ...................................... 35<br />

Punto 18 - La cavernetta concrezionata ......................................................... 37<br />

Punto 19 - La cavernetta degli scalini ........................................................... 38<br />

Punto 20 - L'osservatorio di "quota 28" .......................................................... 39<br />

Punto 21 - La caverna delle candele .............................................................. 43<br />

Punto 22 - La cavernetta dei mitraglieri ............................................................ 45<br />

Punto 23 - Postazione di mitragliatrice ......................................................... 46<br />

Punto 24 - La grotta presso la Peschiera del Timavo ...................................... 47<br />

191


SECONDA PARTE<br />

APPROFONDIMENTI STORICO - NATURALISTICI ........................................... 49<br />

Ruggero Calligaris<br />

Inquadramento geologico ......................................................................................... 51<br />

Elio Polli<br />

Aspetti climatici del territorio ................................................................................. 55<br />

Elio Polli<br />

Aspetti vegetazionali lungo il percorso storico-naturalistico .................................. 61<br />

Massimo Gasparini<br />

La fauna ................................................................................................................... 87<br />

Maurizio Radacich<br />

Il "Castello Pucino" o "Palazzo di Attila" ............................................................... 97<br />

Maurizio Radacich<br />

Del sito dove cresceva la vite "Pucino" ................................................................... 99<br />

Maurizio Radacich<br />

Cenni storici sul territorio della Signoria di Duino ............................................ 101<br />

Maurizio Radacich<br />

L'aspetto economico del territorio dal XVIII al XX secolo ................................... 107<br />

Abramo Schmid<br />

La via romana ........................................................................................................ 113<br />

Abramo Schmid<br />

La vecchia strada posta-commerciale austriaca.<br />

Il tronco decaduto quando era detta Strada d'Italia ............................................ 131<br />

Abramo Schmid<br />

Il porto del Timavo ................................................................................................ 143<br />

Abramo Schmid<br />

Il Promontorio <strong>Bratina</strong> nella guerra italo-austriaca 1915-1918 ......................... 148<br />

Franco Gherlizza<br />

"Lacus Timavi" ....................................................................................................... 161<br />

Maurizio Radacich<br />

Il Castello di Belforte ............................................................................................. 165<br />

Maurizio Radacich<br />

I Mulini delle risorgive del Timavo ...................................................................... 169<br />

Franco Gherlizza<br />

Speleologia .............................................................................................................. 173<br />

Marino Codiglia, Franco Gleria, Edi Umani<br />

Gli ipogei artificiali ............................................................................................... 181<br />

192

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