Contributi - Attività di guardia giurata - Natura di lavoro discontinuo e ...

Contributi - Attività di guardia giurata - Natura di lavoro discontinuo e di semplice attesa e
custodia - Insussistenza - Esenzione da contribuzione per lavoro straordinario - Infondatezza.
Tribunale di Cremona - 30.4/14.5.2004 n. 106 - Dott. Gerola - IVRI spa (Avv. Moro) - INPS
(Avv.ti Savona, Guerrera) - Esatri spa (cont.).
L'attività di guardia giurata non può ritenersi ontologicamente discontinua e di semplice attesa o
custodia, compendiandosi in una pluralità di servizi (pattugliamento, piantonamento anti-rapina,
trasporto e custodia valori etc.) che sfuggono all'elencazione tassativa di cui alla tabella allegata
al R.D. n. 2657/1923 e che pertanto, ove comportino prestazioni di lavoro oltre l'orario
contrattuale, sono assoggettati alla contribuzione per lavoro straordinario.
FATTO - Con ricorso depositato in data 30.10.2000 la I.V.R.I. spa , e GIANESSI TOSCO,
proponevano opposizione avverso l'ordinanza ingiunzione n. 3217 con la quale l'ESATRI per conto
dell'INPS aveva ingiunto loro il pagamento della somma di lire 6.390.000 a titolo di sanzioni .
Il procuratore degli opponenti eccepiva preliminarmente l'irritualità dell'ordinanza per violazione
della procedura di cui agli art. 14 e seg. della legge 689/81, per indeterminatezza dell'esatto importo
per il cui omesso versamento è stata adottata la sanzione amministrativa e per difetto di motivazione
Nel merito contestata la fondatezza degli addebiti formulati in relazione all'omesso versamento dei
contributi per il Fondo Prestazioni Temporanee dell'INPS, "pari al 5% della retribuzione ordinaria
relativa alle ore di lavoro straordinario eccedenti le 40 ore settimanali"
In particolare, esponeva che l'attività di vigilanza rientra tra quelle discontinue o di semplice attesa
o custodia e non è, pertanto, soggetta ai limiti di orario massimo di lavoro previsto dall'art 1 RDL
629/23 in quanto la prestazione di guardia è fatta di momenti di pausa nonché di semplice attesa e
custodia, di per sé evidentemente meno logoranti di una prestazione di lavoro svolta per lo stesso
orario di lavoro.
Rilevava che anche nel CCNL vigente la qualificazione dello straordinario è esclusivamente
funzionale all'applicazione della maggiorazione, fermo restando, ad ogni altro effetto, la vigente
disciplina legale. Sottolineava che la distinzione operata dagli enti accertatori a seconda del tipo di
servizio (guardiania e pattugliamento o trasporti valori, antirapina, etc. etc.) non trova riscontro
nella genericità della contestazione che avrebbe dovuto distinguere a seconda del tipo di attività e
non compiere una valutazione unitaria e indiscriminata.
Deduceva, inoltre, la circostanza che in un unico turno vengono svolte più tipologie di servizio,
oltre che contestata è assolutamente ininfluente e che la norma contenuta nell'art. 2, comma 18
legge 549/95, in forza di apposito decreto ministeriale, non è applicabile al caso che ci occupa
1

trattandosi si attività discontinua e quindi rientrante nella tabella di cui al RD 6.12.1923 n. 2657.
Concludeva chiedendo la sospensione dell'esecuzione dell'ordinanza e l'annullamento dell'ordinanza
ingiunzione opposta.
Si costituiva ritualmente l'INPS contestando preliminarmente la fondatezza delle eccezioni relative
ai vizi formali dell'ordinanza.
Nel merito, il procuratore dell'INPS rilevava che dagli accertamenti ispettivi compiuti relativamente
al periodo 1996 1999 e, in particolare, dalle dichiarazioni rese dai dipendenti e dal sig. Gianessi,
nonché dall'esame delle buste paga dei lavoratori e dei fogli presenza, è emerso che il personale
della società opponente ha svolto prestazioni di lavoro straordinario ed in tale occasione, come pure
nell'ambito dei normali turni di lavoro, è stato adibito, oltre che a mansioni di guardania a servizi di
trasporto valori, antirapina, contazione e trasporto denaro.
Deduceva, richiamando alcune pronunce della Cassazione, che l'attività delle guardie giurate non
può ritenersi ontologicamente discontinua o di semplice attesa o custodia, ai sensi dell'art. 3 R.D.L.
15 marzo 1923 n. 692 sulla limitazione dell'orario di lavoro, con equiparazione a quello dei custodi
e guardiani notturni previsti ai nn. 1 e 2 della tabella di cui al R.D. 6.12.1923 n. 2657 , ma la
discontinua delle loro mansioni può affermarsi solo se risulta da un accertamento in concreto
compiuto caso per caso; sottolineava, inoltre, che nei casi di mansioni plurime esercitate da una
stessa persona , la prevalenza di una mansione sull'altra, mentre assume rilevanza per
l'inquadramento dei lavoratore in una determinata qualifica, non può incidere sul carattere continuo
delle mansioni espletate dal medesimo lavoratore.
Concludeva chiedendo il rigetto dell'opposizione e, in subordine, la condanna dei ricorrenti al
pagamento della minor somma eventualmente dovuta a titolo di sanzione amministrativa.
Con successivo ricorso depositato in data 17.7.2001 la I.V.R.I. spa proponeva opposizione avverso
la cartella di pagamento notificata dalla concessionaria del servizio nazionale di riscossione
ESATRI spa n. 068 2001 03267019360000 con al quale era stato richiesto il pagamento della
somma di lire 151.836.110 a titolo di contributi.
Eccepiva il difetto di forma e di motivazione della cartella opposta e nel merito reiterava le
argomentazioni svolte nel primo giudizio.
In via subordinata, contestava, inoltre, i conteggi effettuati dall'INPS e dall'ESATRI spa e chiedeva
che venisse disposta Ctu contabile .
Concludeva chiedendo la sospensione dell'efficacia della cartella opposta, la riunione del giudizio
con la precedente causa e l'annullamento della stessa previa dichiarazione di insussistenza della
2

pretesa contributiva oggetto della stessa
Si costituiva l'INPS rilevando preliminarmente che la compiuta e articolata difesa delle proprie
ragioni formulata dagli opponenti nell'atto introduttivo, dimostra inequivocabilmente che il titolo
della pretesa creditoria dell'Istituto è stato ben individuato e compreso e che la cartella esattoriale
riporta l'indicazione del verbale ispettivo con il quale è stata contestata l'inadempienza e specifica,
inoltre, chiaramente i periodi di omessa contribuzione ed, infine, che le causali della pretesa
creditoria di cui al provvedimento opposto risultano, pertanto, perfettamente individuabili e
comprensibili.
Nel merito contestava la fondatezza dell'opposizione con le medesime argomentazioni esposte in
sede di giudizio di opposizione all'ordinanza ingiunzione.
Circa la contestazione sul quantum , osservava che il procedimento di calcolo seguito nella
determinazione degli importi contributivi dovuti è agevolmente evincibile dall'esame dei dettagliati
prospetti allegati, redatti dai funzionari che hanno proceduto agli accertamenti
Concludeva chiedendo il rigetto dell'opposizione e, in subordine, la condanna del ricorrente al
pagamento della minore somma dovuta a titolo di contributi, somme aggiuntive e sanzioni di legge ,
in relazione ai titoli di cui alla cartella esattoriale opposta.
I procedimenti venivano riunite ai sensi dell'art. 273 c.p.c e 151 DA. c.p.c, stante l'evidente
connessione oggettiva e soggettiva, e la causa istruita mediante prova testimoniale, documentale e
interrogatorio libero dei lavoratori, all'odierna Udienza veniva discussa e decisa.
DIRITTO - Le eccezioni preliminari sollevate dagli opponenti in entrambi i procedimenti sono
infondate.
Nessuna norma impone la preliminare azione per ottenere il pagamento dei contributi, quale
condizione per poter ingiungere il pagamento delle sanzioni amministrative connesse al mancato
versamento contributivo.
Inoltre, come correttamente osservato dal procuratore dell'INPS. l'ordinanza ingiunzione è stata
emessa a seguito di regolare contestazione dell'illecito ed è sufficientemente motivata attraverso il
richiamo del verbale di accertamento e contestazione.
Analogo discorso vale per la cartella di pagamento che richiama il verbale ispettivo in cui sono state
accertate inadempienze contributive dal 1/96 al 11/99.
D'altro canto, in entrambi i procedimenti gli opponenti hanno chiaramente dimostrato di aver
individuato la causale degli addebiti e si sono compiutamente difesi e, pertanto, nessuna violazione
3

del principio del contraddittorio è configurabile nel caso in esame.
Nel merito si osserva che l'INPS ha contestato alla società opponente il mancato versamento dei
contributo dovuto sulle ore di lavoro eccedenti le 40 settimanali , effettuate dai dipendenti della spa
IVRI nel periodo dal 1996 al 1999.
La spa convenuta sostiene che tale contributo non è dovuto poiché l'attività delle guardie giurate
alle proprie dipendenze rientra nella previsione di cui al R.D. n. 2657/23 con il quale è stata
approvata la tabella delle occupazioni che richiedono un lavoro discontinuo o di semplice attesa o
custodia, alle quali non è applicabile la limitazione dell'orario sancita dall'art 1 del regio decreto
legge 15 marzo 1923, n. 692 , contemplando tale tabella la figura professionale del custode e del
guardiano notturno e diurno. Analizziamo preliminarmente la normativa vigente .
L'art. 1 del RDL 15.3.1923 fissa in 8 ore al giorno e in 48 ore settimanali di lavoro effettivo la
durata massima della giornata di lavoro degli operai ed impiegati nelle aziende industriali o
commerciali di qualunque natura .
L'art. 13 della legge 24 giugno 1997 n. 196 , ha poi fissato l'orario normale di lavoro in 40 ore
settimanali come principio generale,
L'art. 3 del RDL del 1923 definisce lavoro effettivo ogni lavoro che richiede un applicazione
assidua e continuativa" e conseguentemente prevede che non sono comprese nella dizione di cui
sopra quelle occupazioni che richiedano, per la loro natura o nella specialità del caso , un lavoro
discontinuo o di semplice attesa o custodia.
Il RD 5657 /1923 ha approvata una tabella indicante le occupazioni che richiedono un lavoro
discontinuo o di semplice attesa alle quali non è applicabile la limitazione dell'orario sancita dal
RDL n.69, che ai numeri 1 e 2 individua le figure professionali dei custodi e dei guardiani diurni e
notturni. Ai sensi dell'art. 2 comma 19 della legge 549/95 l'esecuzione del lavoro straordinario
comporta a carico delle imprese con più di 15 dipendenti il versamento a favore Fondo Prestazioni
Temporanee dell'INPS di un contributo pari al 5% della retribuzione ordinaria relativa alle ore di
lavoro straordinario effettuate dai dipendenti.
Ai sensi del comma 18 dell'art. 2 medesima legge si considera lavoro straordinario, ai fini
dell'applicazione di quanto disposto dal comma 19, quello eccedente le 40 ore settimanali.
In forza del comma 21 medesimo articolo il versamento del contributo non è dovuto per specifiche
attività individuate con decreto del Ministero del lavoro e della previdenza sociale di concerto con il
Ministero del Tesoro, in considerazione delle particolari caratteristiche di espletamento delle
prestazioni lavorative.
4

In virtù del Decreto Interministeriale emanato in attuazione dell'art. 2 , comma 21 della legge n.
549/1995 la contribuzione di cui all'art. 2, comma 20 della legge 28 dicembre 1995 non è dovuta
per le occupazioni che richiedono un lavoro discontinuo o di semplice attesa e custodia elencate
nella tabella approvata con R.D. 2657/23.
La Cassazione, nell'interpretare l'art. 3 del RDL 692/23, ha affermato due principi fondamentali che
la prestazione di lavoro straordinario è ipotizzabile (senza che ciò importi una deroga alle
disposizioni di legge) anche per i lavoratori addetti a prestazioni discontinue per i quali è prevista
dalla legge la esclusione di limitazioni di orario, potendo configurarsi tale ipotesi quando,
nonostante la discontinuità dell'attività lavorativa, sia convenzionalmente prefissato un preciso
orario di lavoro e il relativo limite massimo risulti in concreto superato, che per stabilire se per le
guardie giurate sia possibile la deroga alle limitazioni di orario stabilite dalla legge senza che la
prestazione di lavoro oltre le otto ore giornaliere e le 48 settimanali possa essere considerata
straordinaria (con tutte le conseguenze che ne derivano anche , aggiungiamo noi, in ordine la
mancato obbligo del datore di lavoro di versare il contributo del 5% al fondo.) occorre in concreto
accertare se la prestazione stessa sia discontinua o intermittente e non assidua e continua per
l'impossibilità di configurare per le guardie giurate (al contrario di quanto si verifica per i custodi e i
guardiani diurni e notturni menzionati nei punti 1 e 2 delle tabelle ci cui al RD n. 2657/23 )
un'attività lavorativa ontologicamente discontinua.
Orbene, nel caso in esame è pacifico, perché non contestato che le guardie giurate dipendenti della
società opponente hanno esplicato attività di lavoro oltre a quella ordinaria in modo non
occasionale. Dalla documentazione prodotta emerge che la contrattazione collettiva applicabile al
rapporto di lavoro dei dipendenti della IVRI spa prevede all'ari 38 che l'orario settimanale di lavoro
sia fissato ai fini contrattuali in 40 ore per tutti i dipendenti "fermo restando quanto previsto dal
RDL 692/23 e dalla Tabella approvata con R.D. 2657/23 " e definisce all'art 49 lavoro straordinario
quello prestato oltre i limiti dell'orario giornaliero contrattuale.
Dall'istruttoria espletata è emerso che i dipendenti dell'IVRI oggetto dell'accertamento hanno svolto
(e alcuni tuttora svolgono) mansioni di vario tipo e diverse anche per il grado di attenzione
richiesto, alternando cioè l'attività di mera attesa con attività richiedente maggior concentrazione e
che gli stessi, nel periodo in questione (1996 1999), hanno svolto lavoro eccedente le 8 ore
giornaliere con una certa sistematicità ( dalle venti alle 80 ore settimanali, mediamente 30/40 ore
settimanali).
La società, infatti, offre i seguenti servizi a privati, enti pubblici, imprese e banche: pronto
intervento e servizi ispettivi notturni e diurni (servizio di piantonamento posti fissi e servizio di
5

pattugliamento e vigilanza notturna )trasporto valori, servizi di antirapina, servizio di guardiania
armata, e servizio di contazione e custodia denaro.
Quasi tutti i dipendenti sentiti hanno dichiarato che il lavoro straordinario dipende dalle esigenze di
servizio e che viene svolto indifferentemente per tutte le attività alle quali sono adibiti; alcuni di
essi hanno riferito che il lavoro eccedente il normale orario non riguardava l'attività di mera attesa o
che andava ad integrare quest'ultima (cfr. dich Doronzo, Ghiriglione, Bottoni, Carestia, Saletti.
Lo stesso legale rappresentante ha dichiarato agli ispettori INPS che nel prolungamento dell'orario
di lavoro il personale può svolgere servizi diversi da quelli per cui è designato per il normale turno
di lavoro Orbene , le risultanze della lunga istruttoria espletata non offrono elementi i idonei a
qualificare l'attività svolta nel concreto dalle guardie giurate IRVI in termini di attività discontinua e
di mera attesa in quanto, lo si ripete, nessun dipendente sentito ha svolto e svolge in via esclusiva
attività di piantonamento posti fissi, ossia l'unico servizio che può essere assimilato all'attività del
guardiano notturno o diurno di cui alla tabella più volte citata.
E' assai arduo definire attività di mera attesa l'attività di trasporto o conta valori (che quasi tutti i
dipendenti anche se in misura non certo prevalente hanno svolto) o il servizio antirapina presso
banche, per la evidente attenzione che richiede.
Analogo discorso deve essere fatta per il servizio di pattugliamento che sembra aver costituito la
parte preponderante dell'attività svolta dalle guardie giurate , posto che essa implica la vigilanza
della zona assegnata e la percorrenza fino a 200 km circa per notte (cfr. dichiarazioni di Gianfranco
Grisiglione) con l'autovettura aziendale.
Posto che i dipendenti IVRI sono stati adibiti promiscuamente ad attività assimilabili a quelle
elencate al punto 1 della tabella e ad attività richiedenti concentrazione e attenzione non resta che
affermare l'inapplicabilità ai rapporti di lavoro in esame della norma posta dal decreto
interministeriale emanato in attuazione della legge del 1995 sopra citata.
La Cassazione, come correttamente ricordato dal procuratore dell'INPS, ha più volte ribadito che
l'elencazione dei lavoro discontinui o di semplice attesa, contenuta nella tabella approvata con RD 6
dicembre 1923, n. 2657, successivamente più volte modificata, ha carattere tassativo ed è di stretta
interpretazione, sicché non è consentito ricomprendervi mansioni diverse da quelle specificamente
previste (Cass. n. 5823 del 6 novembre 1982).
Pertanto, non è consentito includervi, per effetto di interpretazioni analogiche, altre mansioni,
diverse da quelle contemplate, neppure nel caso in cui mansioni dell'altro tipo siano state svolte
cumulativamente dallo stesso soggetto e. le mansioni comprese nell'elenco prevalgono su quelle da
6

esso non considerate. Per tale motivo devono rigettarsi le opposizioni presentate dalla IVRI spa
avverso l'ordinanza ingiunzione e la cartella esattoriale n 068 2001 03267019 36 000.
La contestazione sul quantum è così generica che non può essere presa in considerazione posto che
la società opponente non ha minimamente indicato gli errori in cui sarebbero incorsi gli ispettori
INPS, ne ha indicato se essi riguardano il computo del contributo, la base imponibile o altro.
Per questo motivo è stata implicitamente rigettata l'istanza di CTU contabile.
Vi sono giusti motivi per compensare fra le parti le spese di lite, soprattutto in considerazione della
complessità della materia e dell'esistenza di fonti normative che si prestano a interpretazioni
contrastanti.
(Omissis)
7