Il mesotelioma - Associazione Familiari Vittime Amianto
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Silicosi, epidemia di<br />
lunga durata
Necrosi fosforica del mascellare<br />
nella produzione di fiammiferi
Piano aspirante per il controllo dell’antrace nella cernita della lana, Gran Bretagna 1897
Sistema aspirante in un cappellificio italiano, circa 1920
Cardatrice di amianto con<br />
apparato di aspirazione<br />
mobile, Gran Bretagna, 1931<br />
Cardatrice di amianto senza<br />
aspirazione
Lucy Deane, giovane ispettrice del<br />
lavoro,<br />
sulla base delle osservazioni degli<br />
anni 1896-1897,<br />
include la tessitura dell’amianto tra le quattro<br />
lavorazioni più polverose visitate in quell’anno “in<br />
dipendenza del facilmente accertabile pericolo per<br />
la salute dei lavoratori che esso pone e per i casi<br />
osservati di alterazioni dell’albero bronchiale e dei<br />
polmoni attribuiti, con criteri medici, all’occupazione<br />
dell’interessato”;<br />
ed aggiunge: “I terribili effetti della polvere<br />
di amianto erano apparsi tali da indurre anche<br />
l’ispettore medico a svolgere un esame<br />
microscopico della polvere minerale. Si è disvelata<br />
con chiarezza una forma simil vetrosa ed irregolare<br />
delle particelle, tali da frammentarsi e rimanere<br />
sospese nell’aria dell’ambiente di lavoro in<br />
qualsiasi quantità con conseguenze dannose, così<br />
come si sarebbe potuto sospettare.”
Fotomicrografia del tessuto polmonare del<br />
caso di asbestosi del 1899 di cui parla<br />
Montague Murray (da Morris Greenberg)
1906
Sentenza del<br />
Tribunale<br />
di Torino sulla<br />
pericolosità<br />
dell’amianto<br />
(1906)<br />
Antonio<br />
Scarpa<br />
Industria<br />
dell’amianto<br />
e tubercolosi<br />
(1909)
1930
Enciclopedia ILO,<br />
Suppl., 1938
Merewether e Price, 1930<br />
l’asbestosi è una patologia con “latenza” vale a<br />
dire che i lavoratori esposti ad amianto per molti<br />
anni non mostrano i segni della malattia<br />
le fibre di amianto debbono essere controllate<br />
tramite la ventilazione e l’uso di respiratori<br />
i lavoratori esposti ad amianto debbono essere<br />
informati ed “allarmati” perchè assumano una<br />
“giusta coscienza del rischio“<br />
I prodotti finiti in amianto mostrano una<br />
liberazione di fibre che dovrà essere controllata e<br />
minimizzata
Thomas Legge<br />
(1863-1932)<br />
Ispettore medico “senior”<br />
inglese ed “advisor” delle<br />
organizzazioni sindacali<br />
(TUC) per la<br />
regolamentazione<br />
dell’asbestosi<br />
“Retrospettivamente,<br />
alla luce delle odierne<br />
conoscenze, è impossibile<br />
non vivere la sensazione<br />
che [per quanto riguarda<br />
l’asbestosi] sono state<br />
tragicamente perdute<br />
occasioni per scoprire e<br />
prevenire”<br />
(“Industrial Maladies”, Oxford University Press, London,<br />
1934, pag. 191)
1940
“… La grande ricchezza che si nasconde nel<br />
sottosuolo della zona dell'amianto, se consente<br />
enormi guadagni alle Compagnie che la sfruttano, ha<br />
causato molte miserie, malattie e morte, ai lavoratori.<br />
Protagonisti di aspre fatiche, essi trascorrono gran<br />
parte della giornata nel pieno di pericolose<br />
concentrazioni di polvere che provocano una malattia<br />
mortale: l'amiantosi.<br />
Penetrando nei polmoni l'amianto forma dei<br />
lunghi filamenti di tessuto fibroso che opprimono gli<br />
alveoli. Chi è colpito diviene perciò sempre meno<br />
capace di aspirare l'ossigeno necessario<br />
all'organismo, per cui lentamente e non senza terribili<br />
angosce finirà col morire soffocato. Se è raro che il<br />
morbo conduca direttamente alla tomba come forma<br />
specifica, ciò si deve soltanto alla sua malefica<br />
fecondità di complicazioni gravissime che hanno un<br />
decorso più rapido del suo: precoci malattie del<br />
cuore, polmoniti letali e tisi insanabili …”
Gerrit W. H. Schepers, Chronology of asbestos cancer discoveries:<br />
Experimental studies of the saranac laboratory, Am J Ind Med, 1995;<br />
27: 593-606<br />
“Di recente sono stati rinvenute delle note manoscritte di<br />
laboratorio ed alcuni preparati del dott. Gardner. Questi<br />
testimoniano del fatto che i tumori che egli aveva<br />
osservato nei topi comprendevano dei franchi tumori<br />
maligni. Gardner da quella data aveva anche raccolto 11<br />
casi di tumori polmonari nell’uomo (due erano<br />
mesoteliomi) provenienti da miniere e manifatture di<br />
amianto del Quebec. Uno studio inalatorio programmato<br />
da Gardner e condotto tra il 1951 ed il 1954, impiegando<br />
topi “cancer-insusceptible”, hanno mostrato un tasso di<br />
rischio di tumori di 5.7 confrontando con animali di<br />
controllo. Gli studi mostravano anche che l’effetto primario<br />
del crisotilo è quello di indurre proliferazione epiteliali negli<br />
alveoli adiacenti ai bronchioli…”
1959
1954
1960
1965
1980
1955<br />
Sir William Richard<br />
Shaboe Doll<br />
(1912–2005)<br />
J. Christopher<br />
Wagner<br />
(1923-200)<br />
1960
Reccomandations de la Commission de la CEE, Journal Officiel, d.d.<br />
31.8., n° 80, 23 juillet 1962.<br />
…<br />
e ) di utilizzare la lista europea, quale documento di base per la prevenzione e la<br />
denuncia delle malattie professionali;<br />
f ) di sviluppare e di migliorare le diverse misure di prevenzione delle malattie che<br />
figurano nella lista europea, ricorrendo, se del caso, alla commissione per essere informati sulle<br />
esperienze acquisite dagli stati membri della comunita;<br />
…<br />
c . malattie professionali provocate dall'inalazione di sostanze e agenti non compresi sotto altre<br />
voci<br />
1 . pneumoconiosi :<br />
…<br />
b ) asbestosi, associata o meno alla tubercolosi polmonare o a un<br />
cancro del polmone
Conference on Biological Effects<br />
of Asbestos, New York, 1964<br />
Irving Selikoff<br />
(1915-1992)<br />
Volume 132, 1965
Convegno su “La Patologia da Asbesto”, Torino Palazzo<br />
Cisterna, 21 giugno 1968, a cura dell’Amministrazione<br />
Provinciale e della Società Piemontese di Medicina del Lavoro<br />
Dopo le relazioni di Maranzana, Rubino ed altri, nella discussione, interviene<br />
D’Errico del Servizio Medico dell’Ispettorato del Lavoro di Torino (con una<br />
abbondante e molto interessante documentazione fotografica) illustrando “le<br />
condizioni di estrema insicurezza in cui si svolgono le lavorazioni estrattive<br />
nelle cave di amianto ed il “grave pericolo per le popolazioni circostanti”.<br />
Un recensore, M.M. (il dott. Marcello Marroni dell’INCA Centrale), sulla rivista<br />
“Medicina dei Lavoratori”, nel 1969, scrive: “Ne è risultato uno schiacciante<br />
atto di accusa nei confronti dei settori imprenditoriali che solo dopo<br />
sollecitazioni adottano quelle misure minime atte a ridurre – se non a<br />
scongiurare – il rischio professionale e l’inquinamento dell’ambiente<br />
circostante.”<br />
Viene comunicato che “è stata prevista non solo la creazione di un Centro<br />
provinciale per la sicurezza ambientale ma la partecipazione dei lavoratori ai<br />
controlli stessi assegnando ai sindacati compiti non solo di mobilitazione dei<br />
lavoratori ai fini di una loro attiva collaborazione”.
Convegno sulla patologia da Asbesto, Torino Palazzo Cisterna, 21<br />
giugno 1968, a cura dell’Amministrazione Provinciale e della Società<br />
Piemontese di Medicina del Lavoro<br />
Ampio resoconto del convegno compare in: “Assistenza Sociale”, XXII, 4, luglioagosto<br />
1968, pp. 427-438; in allegato: “Norme Standard di igiene riguardanti le<br />
polveri di asbesto crisotilo” a cura della British Occupational Hygiene Society,<br />
tradotto e diffuso tra gli intervenuti al Convegno, a cura dell’Istituto di Medicina<br />
del Lavoro della Università di Torino e della Amministrazione Provinciale di<br />
Torino.<br />
Nella “Rassegna di Medicina dei Lavoratori”, 1, 1, parte II de l’“Assistenza<br />
Sociale” XXII, 6, novembre-dicembre 1968, pp. 30-35 viene pubblicato<br />
l’intervento di Carla Calcatelli, sindacalista CGIL, allo stesso convegno dal titolo<br />
“Le condizioni ambientali di lavoro nel settore dell’amianto”
“Norme standard di igiene riguardanti le polveri di asbesto crisotilo” edito tra il<br />
1966 ed il 1967 a cura del Comitato delle Norme di igiene della British<br />
Occupational Hygiene Society (BOHS) viene tradotto e diffuso a cura dell’Istituto<br />
di Medicina della Università di Torino e della Amministrazione Provinciale di<br />
Torino fra gli intervenuti al Convegno di Torino del 1968.<br />
Propone delle categorie di polverosità in base alla concentrazione media (fibra<br />
per cc.) calcolata su 3 mesi: trascurabile da 0 a 0,4 ; bassa da 0,5 a 1,9; media da 2 a<br />
10,0; alta oltre 10,0.<br />
<strong>Il</strong> documento ha 4 appendici tecniche e si conclude con la seguente annotazione:<br />
“Cancro … Si ritiene generalmente che vi è un rischio significativo di cancro<br />
associato all’asbestosi. Un rischio di <strong>mesotelioma</strong> della pleura e del peritoneo esiste, in<br />
particolare, in connessione coll’inalazione di polveri di crocidolite. E’ indubbio che<br />
questo rischio è minimo alle basse concentrazioni, ma la relazione quantitativa fra<br />
asbesto e rischio di cancro non è nota, e neppure è noto esattamente perché vi sia la<br />
relazione, né che tutti i tipi di asbesto presentino questo rischio. Conseguentemente non<br />
è possibile attualmente specificare una concentrazione libera da rischio sotto questo<br />
aspetto.”
Convegno su “La Patologia da Asbesto” Torino Palazzo Cisterna - 21 giugno 1968 a cura<br />
dell’Amministrazione Provinciale e della Società Piemontese di Medicina del Lavoro<br />
Maranzana (parla anche a nome di Vigliani e Ghezzi)<br />
Gli assicurati nella provincia di Torino nel 1967 erano 2305; gli esposti durante gli ultimi 25 anni<br />
furono oltre 10.000.<br />
Sono stati riconosciuti ed indennizzati 802 casi di asbestosi - 607 viventi (182 dell’industria<br />
estrattiva, 425 di quella manifatturiera) - 195 deceduti<br />
Complessivamente le cause di morte dichiarate sono le seguenti:<br />
neoplasie 43 (22%)<br />
asbestosi 54 (28%)<br />
asbestosi con tbc (15 (8%)<br />
altre cause 64 (32%)<br />
cause indeterminate 19 (10%)<br />
Le 34 autopsie eseguite hanno dimostrato:<br />
9 neoplasie (26%)<br />
14 asbestosi (41%)<br />
4 asbestosi con tbc (12%)<br />
7 altre cause (21%)
Convegno su “La Patologia da Asbesto” Torino Palazzo Cisterna - 21 giugno 1968 a cura<br />
dell’Amministrazione Provinciale e della Società Piemontese di Medicina del Lavoro<br />
Nella discussione intervie D’Errico del Servizio Medico dell’Ispettorato del Lavoro<br />
di Torino (con una abbondante e molto interessante documentazione fotografica)<br />
illustrando “le condizioni di estrema insicurezza in cui si svolgono le lavorazioni<br />
estrattive nelle cave di amianto ed il “grave pericolo per le popolazioni<br />
circostanti”.<br />
<strong>Il</strong> recensore M.M. (il dott. Marcello Marroni dell’INCA Centrale) scrive: “Ne è risultato uno<br />
schiacciante atto di accusa nei confronti dei settori imprenditoriali che solo dopo sollecitazioni<br />
adottano quelle misure minime atte a ridurre – se non a scongiurare – il rischio professionale e<br />
l’inquinamento dell’ambiente circostante.”<br />
Viene comunicato che “è stata prevista non solo la creazione di un Centro<br />
prov.le per la sicurezza ambientale ma la partecipazione dei lavoratori ai controlli<br />
stessi assegnando ai sindacati compiti non solo di mobilitazione dei lavoratori ai<br />
fini di una loro attiva collaborazione”.
1971
IARC<br />
MONOGRAPHS:<br />
VOL. 2 (1973)<br />
“Esiste sostanziale evidenza che il rischio di carcinoma del<br />
polmone e di <strong>mesotelioma</strong> è piccolo nei lavoratori delle miniere e della<br />
manifatture di crisotilo, e che la stessa cosa è possibile sia vera per<br />
l’amosite. Alcune aree minerarie e manifatturiere di crocidolite sono state<br />
associate con un più alto rischio di <strong>mesotelioma</strong>. Delle comunità nelle<br />
vicinanze di queste miniere sono state, in alcuni casi, esposte ad una<br />
apprezzabile quantità di polveri di amianto. Mesoteliomi sono stati osservati<br />
in queste popolazioni. Le esposizioni industriali ad amianto usualmente si<br />
sono realizzate per diversi tipi di fibre, specialmente dove vengono fatte<br />
produzione ed applicazione, ad esempio nella tessitura, nell’isolamento e<br />
nelle fabbriche di cemento amianto; la stessa cosa deve essere successa<br />
per le immediate vicinanze. Mesoteliomi occasionalmente sono stati<br />
diagnosticati tra familiari di lavoratori dell’amianto.”<br />
“Nella manifattura e nella applicazione i mesoteliomi sono stati causati da<br />
esposizione a crocidolite, e meno frequentemente ad amosite e chrisotilo. <strong>Il</strong> periodo tra<br />
prima esposizione e sviluppo dei tumori è lungo, usualmente più di 30 anni. I tumori<br />
possono presentarsi in assenza di altre malattie correlate con amianto. Ad oggi, non<br />
esiste evidenza che l’esposizione della popolazione generale ai passati livelli di polvere<br />
di amianto nell’aria ambiente o nelle bevande, nell’acqua potabile, negli alimenti o nelle<br />
preparazioni farmaceutiche abbia accresciuto il rischio di tumori.”
IARC<br />
MONOGRAPHS:<br />
VOL. 14 (1977)<br />
“Nell’uomo, l’esposizione occupazionale a<br />
crisotilo, amosite, antofillite e fibre miste<br />
contenenti crocidolite ha prodotto una elevata<br />
incidenza di tumori del polmone; anche del<br />
materiale a predominanza tremolitica misto con<br />
antofillite e con piccole quantità di crisotilo ha<br />
causato una aumentata incidenza di tumori del<br />
polmone.”<br />
“Molti mesoteliomi pleurici e peritoneali sono stati<br />
osservati dopo esposizione occupazionale a<br />
crocidolite, amosite e crisotilo.”<br />
“Allo stato presente, non è possibile valutare se esiste un livello<br />
di esposizione per l’uomo al di sotto del quale non si verifica un<br />
aumento del rischio di tumori.”
Atti XXXIII Congresso Nazionale di Medicina del Lavoro, Cagliari 23-26<br />
Settembre 1970, Stab. Tip. Valdés, Cagliari 1971<br />
Meeting on asbestosis<br />
Subcommittee on asbestosis of the International Association of Occupational<br />
Health<br />
Bohling H., X-ray diagnosis of asbestosis, pag. 736<br />
Cralley L. (Dr. Ayev), Draft reccomandations on dust counting, pag. 739<br />
Champeix J., Diagnostic et épreuves fonctionelles dans l’asbestose, pag. 743<br />
Selikoff I. (Dr. Nicholson), The concern for public health aspects of asbestos<br />
exposure, pag. 752
La Giornata sull’Asbestosi, XXXIV Congresso Nazionale di Medicina del Lavoro,<br />
St. Vincent, 11-13 ottobre 1971, in: La Medicina del Lavoro, 63, 161-221, 1972;<br />
63, 63, 245-315, 1972.<br />
Governa M., Pernis B., Azioni biologiche dell’amianto, pag. 161<br />
Governa M., Rosanda, Meccanismo di formazione dei corpuscoli dell’asbesto, pag. 179<br />
Grezzi I., Aresini G., Vigliani E.C., <strong>Il</strong> rischio di asbestosi in una miniera di amianto crisotilo,<br />
pag. 189<br />
Wagner J.C., Bogovski B., Higginson F., The role of international research in occupational<br />
cancer, pag. 213<br />
Zannini D., Bogetti B., Ottenga F., <strong>Il</strong> rischio e la prevenzione nelle lavorazioni navali, pag.<br />
221<br />
Parmeggiani L., Recenti progressi nella classificazione internazionale delle pneumoconiosi;<br />
estensione della classificazione alla asbestosi, pag. 245<br />
Zanardi S., Lerza P., Russo L., Problemi di clinica e radiologia dell’asbestosi, pag. 257<br />
Sartorelli E., Zedda S., Aresini G., Grezzi I., Fisiopatologia respiratoria dell’asbestosi, pag.<br />
269<br />
Rubino G.F., Scansetti G., Studi epidemiologici sull’asbestosi nell’industria manifatturiera,<br />
pag. 282
1960 – 6<br />
1961 – 9<br />
1962 – 11<br />
1963 – 6<br />
1964 – 23<br />
1965 – 59<br />
1966 – 13<br />
1967 – 29<br />
1968 – 41<br />
1969 – 36<br />
1970 – 83<br />
1971 – 96<br />
1972 – 73<br />
1973 – 73<br />
1974 – 15<br />
549 pubblicazioni sull’amianto censiti per il periodo<br />
1960-1974<br />
“Biomedical Science Section -Environmental<br />
Information System Office Information Division Oak<br />
Ridge National Laboratory”
Gli studi compiuti in Italia sull’amianto<br />
Ricerche sperimentali sulla formazione dei corpuscoli dell’asbesto e<br />
sull’azione biologica dell’amianto (Donna, Governa, Pernis, Chiappino); ricerche<br />
sulla produzione del <strong>mesotelioma</strong> pleurico con vari tipi di animali (Donna) e sulla<br />
patogenesi della fibrosi polmonare (Donna e Governa)<br />
Ricerche cliniche hanno avuto particolare sviluppo nelle regioni<br />
ove l’industria dell’amianto è particolarmente presente:<br />
Puglia, Campania, Piemonte e Veneto - cemento/amianto<br />
Liguria e Venezia Giulia - cantieristica<br />
Piemonte - tessile, materiali d’attrito, estrattiva<br />
M. Crepet, Presentazione del problema delle fibre minerali in Italia, Regione<br />
Piemonte, Atti del Convegno su la Patologia da Fibre Minerali, Torino, 26 Ottobre<br />
1979
Lavoratori esposti ad amianto per tipo di industria, Rubino<br />
1979
Epidemiol Prev, 2007; 31 (suppl.): 3-74<br />
AMIANTO ED EFFETTI SULLA<br />
SALUTE: A PROPOSITO DEL PIU’<br />
RECENTE DIBATTITO<br />
SCIENTIFICO-GIUDIZIARIO<br />
Benedetto Terracini, Centro per la<br />
Prevenzione Oncologica - Regione Piemonte<br />
Franco Carnevale, Medico del Lavoro -<br />
Azienda Sanitaria di Firenze<br />
Franco Mollo, Professore Emerito -<br />
Università di Torino<br />
Seguendo il dibattito sviluppatosi nei tribunali<br />
italiani negli anni più recenti sono stati individuati da<br />
parte nostra – sotto forma di quesiti - temi sollevati<br />
nei tribunali italiani riguardanti fattori o situazioni che<br />
possono entrare in azione nei complessi processi<br />
biologici che vedono come costante la presenza<br />
dell’amianto e la comparsa di mesoteliomi e di tumori<br />
del polmone.<br />
Ai quesiti cosi’ individuati viene fatto seguire un<br />
commento argomentato…<br />
<strong>Il</strong> Foro Italiano, 2009; 134: 148-156
Med Lav, 2005; 96: 264-265<br />
Epidemiol Prev, 2006; 30: 289-94
G. CHIAPPINO, <strong>mesotelioma</strong>: il ruolo delle fibre ultrafini e conseguenti riflessi in campo<br />
preventivo e medico legale, La Medicina del Lavoro, 2005; 96, 1: 3-23<br />
La logica che permea la rassegna si fonda su una premessa: tre<br />
gruppi di “studiosi di statura internazionale” 1,2,3 hanno dimostrato con certezza<br />
che soltanto le fibre di asbesto “ultracorte” e “ultrafini” (“invisibili ed incontrollabili”<br />
sino alla seconda metà degli anni ’80 del Novecento) possono raggiungere la<br />
pleura parietale con sviluppo del <strong>mesotelioma</strong> maligno.<br />
Dalla premessa alle conclusioni: “la più scrupolosa applicazione delle<br />
tecniche di prevenzione disponibili nel periodo 1960-80 non avrebbe avuto<br />
alcuna influenza sul vero fattore causale ultramicroscopico, anzi avrebbe potuto<br />
addirittura peggiorare la situazione con aspirazioni potenziate”.<br />
1 Paoletti L, Falchi M, Batisti D, et al: Characterization of asbestos fibres in pleural tissue from 21 cases of mesothelioma.<br />
Med Lav 1993; 84: 373-378.<br />
2 Boutin C, Dumortier P, Rey F, et al: Black spots concentrate oncogenic asbestos fibres in the parietal pleura.<br />
Thoracoscopic and mineralogic study. Am J Respir Crit Care1996; 153: 444-449.<br />
3 Suzuki Y, Yuen SR: Asbestos fibers contributing to the induction of human malignant msothelioma. Ann NY Acad Sci<br />
2002; 982: 160-176.
E se le fibre di asbesto “ultracorte” e “ultrafini” non<br />
fossero le uniche a raggiungere la pleura parietale?<br />
E se la concentrazione delle fibre di asbesto “ultracorte” e<br />
“ultrafini” a livello degli stomi di riassorbimento linfatico esistenti sulla<br />
pleura parietale non dovesse essere l’anello più importante nella<br />
catena della genesi del <strong>mesotelioma</strong>?<br />
E se la più scrupolosa applicazione delle tecniche di<br />
prevenzione disponibili nel periodo 1960-80 avesse invece potuto<br />
avere una influenza nella prevenzione del <strong>mesotelioma</strong>? (anche se<br />
non di tutti i mesoteliomi?)
“le fibre di asbesto di tutte le lunghezze inducono risposte<br />
patologiche, e cautela si dovrebbe usare quando si tenta di<br />
escludere qualche popolazione di fibre inalate, in base alla<br />
loro lunghezza, dalla contribuzione al potenziale sviluppo di<br />
malattie asbesto-correlate”<br />
(Dodson RF, Atkinson MA, Levin JL: Asbestos fiber length as related to potential pathogenicity: a<br />
critical review. Am J Ind Med 2003; 44: 291-297)<br />
“chiaramente, fibre del tipo e delle dimensioni note per<br />
essere associate con il maggiore rischio di<br />
<strong>mesotelioma</strong>” (che nel materiale patologico sono le fibre<br />
lunghe di anfiboli) “migrano effettivamente, nei fatti, ai tessuti<br />
pleurici”<br />
(Roggli VL, Sharma A: Analysis of tissue mineral fibre content. In Roggli VL, Oury TD, Sporn TA<br />
(eds): Pathology of Asbestos-Associated Diseases. New York: Springer, 2004, p. 327)
Non torna l’equazione (giustificativa) di Chiappino:<br />
“niente filtri HEPA ad alta efficienza e filtri assoluti,<br />
niente prevenzione”<br />
in fin dei conti nella maggioranza dei cicli lavorativi erano<br />
richiesti ed erano facilmente disponibili (e da molti decenni<br />
già perfezionati) dei cicli chiusi oppure delle aspirazioni o dei<br />
sistemi di abbattimento all’origine delle polveri (senza<br />
reimmissione dell’aria nell’ambiente di lavoro).
Le potenzialità del DPR 303/56<br />
La combinazione degli articoli 15, 18, 19 e 21 del DPR 303/56<br />
non fa soltanto obbligo di adottare la migliore tecnologia<br />
disponibile in tema di filtrazione dell’aria, bensì pretende:<br />
la pulizia dei locali di lavoro, per quanto possibile fuori dall’orario di<br />
lavoro e in modo da ridurre al minimo il sollevamento della polvere<br />
nell’ambiente, oppure mediante aspiratori;<br />
la “custodia” dei prodotti nocivi;<br />
di non accumulare nei locali di lavoro prodotti non utilizzati nelle<br />
lavorazioni;<br />
di separare dagli altri i locali dove si svolgono lavori nocivi;<br />
di impedire o ridurre la diffusione dei prodotti pericolosi;<br />
di sostituirli con altri dove è possibile;<br />
di inumidirli; di impedire che una volta aspirati i prodotti rientrino<br />
nell’ambiente di lavoro;<br />
di usare eventualmente dei mezzi personali di protezione.
“<strong>Il</strong> <strong>mesotelioma</strong> [non] è causato soltanto dalla quota ultrafine con diametri<br />
dell'ordine di 0,2 micro-m e lunghezze di pochi micro-m. [Non risulta verosimile<br />
che] Soltanto questa classe dimensionale di fibre (infatti) può attraversare la<br />
barriera polmone-pleura e costituisce quindi il vero agente causale dei<br />
<strong>mesotelioma</strong> e delle altre manifestazioni pleuriche benigne (placche). Le fibre<br />
ultrafini [ma anche altre] traslocate dal polmone alla pleura non si distribuiscono<br />
casualmente su parietale e viscerale ma, scorrendo sulle superfici, si vanno a<br />
concentrare attorno agli stomi di riassorbimento linfatico esistenti sulla pleura<br />
parietale. Per la loro forma le fibre sono difficilmente assorbibili negli stomi con il<br />
flusso linfatico e pertanto rimangono aggregate tra le cellule mesoteliali che<br />
circondano l'apertura dello stoma per tempo indefinito. La concentrazione delle<br />
fibre ultrafini [ma anche delle altre] in aree puntiformi della pleura parietale e la<br />
lunghissima biopersistenza degli amfiboli [ma particolarmente del crisotilo a<br />
livello pleurico] spiegano finalmente come esposizioni [anche] basse e limitate<br />
nel tempo possano generare il <strong>mesotelioma</strong> nel soggetto suscettibile [così come<br />
succede generalmente nella cancerogenesi professionale] e perché la neoplasia<br />
insorga sempre sulla pleura parietale.
Nella valutazione medico legale dei casi di <strong>mesotelioma</strong> la rilevanza<br />
eziologica della quota ultrafine di fibre [non] porta ad escludere ogni<br />
ipotesi di evitabilità della malattia almeno fino alla seconda metà<br />
degli anni 80.<br />
Anche i provvedimenti di prevenzione nel campo della igiene<br />
pubblica [seguendo un moderno principio di precauzione] debbono<br />
tener conto del ruolo patogeno delle fibre ultrafini, valorizzando le<br />
indagini in microscopia elettronica e l’utilizzo dei filtri assoluti in<br />
ambito domestico, negli impianti di ventilazione e soprattutto nei<br />
sistemi filtranti dei mezzi meccanici aspiranti adibiti alla pulizia<br />
periodica delle sedi stradali nelle aree urbane.”<br />
<strong>Il</strong> riassunto del testo di Chiappino “Mesotelioma: il ruolo delle fibre ultrafini e<br />
conseguenti riflessi in campo preventivo e medico legale” (2005) è stato<br />
integrato valorizzando tutte le informazioni scientifiche disponibili (in parentesi<br />
quadra le integrazioni
LE CONOSCENZE DEGLI ANNI ’60 CAPACI DI CAMBIARE<br />
DEFINITIVAMENTE LA STORIA DELL’AMIANTO<br />
si afferma l’importanza di un terzo gruppo di malattie (dopo l’asbestosi ed il tumore<br />
polmonare) correlate all'amianto, il <strong>mesotelioma</strong>, che si manifesta per esposizioni<br />
lontane ed anche a basse dosi.<br />
Si accerta che l’amianto è pericoloso non solo per chi lo estrae e lo tesse, ma<br />
anche per i coibentatori, per chi lo impiega in una varietà di mansioni e di cicli produttivi<br />
a partire da quello del cemento-amianto ed anche per le persone che avevano vissuto<br />
nelle vicinanze dei luoghi di estrazione e di lavorazione della fibra minerale ed anche<br />
per conviventi di lavoratori dell’amianto.<br />
specie nel caso della Gran Bretagna, si dimostra che, a differenza dell’asbestosi, la<br />
patologia tumorale da amianto ed in particolare il <strong>mesotelioma</strong>, tende a non declinare<br />
anzi ad aumentare nonostante la regolamentazione e l’adozione di alcune misure<br />
preventive.<br />
i rischi di amianto cominciano ad attirare l’attenzione dei media.
LE CARATTERISTICHE DEL MESOTELIOMA:<br />
una sopravvivenza molto breve, dal momento della diagnosi;<br />
una lunga latenza (che convenzionalmente viene calcolata dall'inizio<br />
della esposizione, se e quando essa è definibile con una certa precisione),<br />
rispetto alla comparsa del tumore;<br />
il manifestarsi sia quale “complicanza” dell'asbestosi (asbestosi di<br />
lieve, media entità), sia anche a seguito di inalazioni di dosi di amianto più<br />
basse di quelle che abitualmente producono l’asbestosi, come mostravano<br />
sin da subito i casi francamente professionali sudafricani e quelli<br />
ambientali sudafricani e finlandesi;<br />
il fatto di non comparire, a parità di esposizione, in tutti gli esposti, ma<br />
solo in alcuni di essi;<br />
delle varietà di amianti noti quelli del gruppo degli anfiboli risultano<br />
essere alla base della maggioranza dei casi descritti.
1978<br />
RELAZIONE DOSE-RISPOSTA<br />
Si può ipotizzare che una certa dose innescante (“trigger dose”) sia<br />
necessaria per l’iniziazione della carcinogenesi (“risposta carcinogenica<br />
adeguata"), ma una volta che questa ha agito dosi ulteriori non<br />
intervengono nella comparsa del tumore, a condizione che l'individuo viva<br />
il periodo necessario per il suo sviluppo.<br />
La quantità della dose innescante richiesta per un particolare individuo<br />
può variare grandemente sulla base di un numero di fattori ai quali si può<br />
assegnare il nome generico di “suscettibilità tissutale …”.<br />
“Sebbene queste [le dosi successive] possano non influire sul risultato<br />
finale di un processo neoplastico già avviato, l’entità e forse l’intensità<br />
della dose può influire sulla probabilità della comparsa del tumore tra i<br />
componenti di un gruppo.<br />
L’incidenza totale in gruppo, a sua volta, è in relazione, con la abituale<br />
distribuzione Gaussiana, con il periodo di tempo che intercorre dalla<br />
comparsa del primo tumore”<br />
“Una volta che il tumore è iniziato, tuttavia, il suo tasso di crescita e di<br />
diffusione dipende da un numero di altri fattori che possono a loro volta<br />
essere posti sotto il termine "suscettibilità individuale”
Volume 643,1991
IRVING SELIKOFF<br />
Principale ispiratore dei movimenti contro l’amianto, potrebbe essere<br />
considerato nello stesso tempo colui che ha “distrutto” l'industria dell’amianto ma anche<br />
colui che ha manifestato più a lungo prudenza nel proporre il bando degli amianti. Solo<br />
sul letto di morte, a quanto pare, si è rammaricato di aver aspettato tanti anni, in attesa<br />
di ulteriori dati della ricerca scientifica prima di sollecitare il bando dell’amianto,<br />
pronunciando le seguenti parole: "Avrei potuto risparmiare un sacco di quei ragazzi,<br />
invece di aspettare”<br />
Alcune delle ipotesi di Selikoff si sono rivelate, nel corso degli anni, in<br />
tutto od in parte erronee:<br />
una correlazione stretta tra amianto e tumore gastrointestinale;<br />
il rischio (forse troppo basso per essere quantificabile) dell’amianto penetrato nell’organismo<br />
per via enterica, ad esempio attraverso l’acqua;<br />
l’applicazione immediata, a fini preventivi, della nozione riguardante la differente potenza<br />
cancerogena dei diversi amianti ed in particolare il maggior rischio rappresentato dagli anfiboli;<br />
una interpretazione del fenomeno della “terza ondata” che ha portato a porre più attenzione<br />
ad edifici e scuole coibentate che alle lavorazioni svolte con od in presenza di amianto;<br />
aver profetizzato una “quarta ondata” riferita agli effetti dell’amianto sulla popolazione<br />
generale, in assenza di esposizione di vicinanza o familiare;<br />
l’enfasi posta sugli effetti delle fibre minerali artificiali utilizzabili in sostituzione di amianto.
ACHESON ED, GARDNER MJ<br />
(The effects of asbestos on health. Asbestos: final report of the advisory committee 2. London:<br />
HMSO, 1979)<br />
La crocidolite è talmente cancerogena che l’attuale decisione di<br />
dismissione “volontaristica” deve essere sancita da una legge.<br />
<strong>Il</strong> crisotilo deve essere tenuto al livello più basso<br />
ragionevolmente praticabile ed in ogni caso al di sotto di 1 f/ml;<br />
l’amosite a 0.5 f/ml. Viene prospettata la sostituzione dei “Safety<br />
standards” (valori ponderati nel tempo e procedure tecniche) con<br />
“Control limits” (soglia massima) e la realizzazioni di esposizioni le<br />
più basse ragionevolmente praticabili<br />
Debbono sempre essere prese in considerazione delle alternative<br />
all’uso degli amianti.
Pagina a pagamento<br />
comparsa sul “Sole 24<br />
Ore” del 2 marzo 1991<br />
e poi anche su “l’Unità”<br />
a cura<br />
dell’<strong>Associazione</strong><br />
Utilizzatori <strong>Amianto</strong><br />
(AUA)
Charles Levinson<br />
(1920-1997)<br />
General Secretary (1964-1983) della<br />
International Federation of Chemical, Energy<br />
and General Workers' Unions (ICEF)<br />
Health Hazards of<br />
Asbestos Exposure<br />
Volume 330, 1979<br />
pp. 507–512
Ottawa, Thursday, May 27,<br />
1982, Page 19<br />
Pay asbestos workers not to work: union leader<br />
“A top union official says asbestos should be banned even if it means<br />
paying Quebec’s 8,000 workers not to work.<br />
‘Quote candidly, if we had our way asbestos would be banned<br />
altogether,’ said Charles Levinson, secretary general of the<br />
International Federation of Chemical, Energy and General Worker’s<br />
Union<br />
He was speeking Wednesday at a thee-day symposium on asbestos<br />
in Montreal that has attracted 620 scientists and representatives of<br />
industry, labor and government from around the word.”<br />
(Proceedings of the World Symposium on Asbestos, 25–27 May 1982, Montreal,<br />
Quebec, Canada)
http://www.eternit.ch/index.php/theme-de-l-amiante/290/0/?&L=1<br />
La riconversione della produzione senza amianto<br />
Come si è sviluppata la sostituzione dell'amianto all’Eternit?<br />
All’inizio degli anni ’70 i lavori di ricerca scientifica hanno mostrato una<br />
relazione tra le fibre d'amianto ed il <strong>mesotelioma</strong>, una forma di tumore.<br />
Conosciuti i risultati di questi studi, la sostituzione dell’amianto è stata avviata<br />
nelle fabbriche di Niederurnen e di Payerne. Prioritariamente, è stato lanciato un<br />
programma di sviluppo di fibre sostitutive.<br />
I primi prodotti senza amianto sono stati introdotti sul mercato nel 1980.<br />
Allorquando un prodotto senza amianto veniva messo in vendita, si interrompeva<br />
la produzione della variante con amianto.<br />
Alla metà degli anni ‘80, l'utilizzazione di amianto si era ridotta del 50%.<br />
Dopo il 1990, tutti i prodotti destinati alle costruzioni e dopo il 1994 tutti quelli<br />
di “uso civile” sono esenti da amianto.
Russel A., Asbestos-cement<br />
markets, Industrial Minerals,<br />
November 1990<br />
“James Hardie Company in Australia ha prodotto lastre rinforzate con<br />
amianto-cellulosa per 30 anni. Ciò ha promosso molta ricerca nella utilizzazione<br />
della cellulosa ed oggi non viene impiegato amianto nel fibro-cemento in<br />
Australia ed in Nuova Zelanda. …”<br />
“Le Fibre di Polivinil alcol (PVA or PVOH) sono compatibili con il cemento e<br />
vengono usate in Giappone da Kuraray e Unitika Kasai per produrre lastre rigide,<br />
resistenti e facilmente lavorabili. …”
Russel A.,<br />
Asbestoscement<br />
markets,<br />
Industrial<br />
Minerals,<br />
November<br />
1990<br />
“<strong>Il</strong> polipropilene fibrillare ha avuto successo nel cemento rinforzato<br />
con fibre in forma di rete multistrato. La ricerca iniziale è stata<br />
effettuata presso la Surrey University e registrata con il nome Netcem.<br />
<strong>Il</strong> prodotto mostra una resistenza maggiore del cemento-amianto e si<br />
deforma sotto una vasta gamma di carichi e presenta vantaggi per il<br />
carico di neve e per la sicurezza dei lavoratori. RETIFLEX è il nome<br />
commerciale di Netcem e nel 1984 è iniziata la produzione in Italia da<br />
Moplefan SpA. Impianti per una produzione di cemento sono stati<br />
progettati da Farben Industrial Developmen sempre in Italia. Questi si<br />
basano sul principio di Magnani per la produzione di amianto …”<br />
“Hoechst AG e Eternit AG hanno realizzato una fibra di<br />
poliacrilonitrile, Dolanit l0, come sostituto dell’amianto.<br />
Viene riportato che il 2% di Dolanit l0 sostituirà il 12% di<br />
amianto. Tuttavia, questa fibra non può essere autoclavata<br />
o usata per la produzione di tubature…”
Anna Jackiewicz, A review of the uses and harmful effects of asbestos with an<br />
economic consideration of using substitutes [Hobart], Centre for Environmental<br />
Studies, University of Tasmania, 1984.<br />
Alan Algarth Hodgson Alternatives to asbestos and asbestos products; foreword<br />
by Sir William Simpson Crowthorne, Anjalena 1985.<br />
Alan Algarth Hodgson (edited by), Alternatives to asbestos: the pros and cons,<br />
Published on behalf of the Society of Chemical Industry by Wiley, Chichester<br />
New York 1989. (Editor's introduction - The alternative raw materials / A.A.<br />
Hodgson - The feasibility of substitution / A. Pye - The health aspects / P.C.<br />
Elmes.)<br />
Heisei 12-nendo muki shinsozai sangyo taisaku chosa (Ishiwata ganyuritsu<br />
teigenka seihin to chosa kenkyu) hokokusho: Heisei 12-nendo Keizai Sangyosho<br />
itaku [Tokyo?]: Nihon Ishiwata Kyokai, Heisei 13 [2001] (2 v., Second vol. is<br />
"Shiryoshu" and written in English).
Paul T.C. Harrison, Leonard S. Levy, Graham Patrick, Geoffrey H. Pigott, and<br />
Lewis L. Smith, Comparative Hazards of Chrysotile Asbestos and Its Substitutes:<br />
A European Perspective, Environ Health Perspect 1999, 107, 607-611.<br />
“… Più comunemente, PVA e cellulosa sono impiegati come sostituti, specie<br />
per lastre e tegole. Possono essere usati anche Poliacrilonitrile (PAN) o fibre di<br />
vetro. PVA e PAN richiedono l’inclusione di pasta di cellulosa per il processo di<br />
produzione di cemento-amianto convenzionale. La cellulosa di elevata qualità<br />
rappresenta un buon potenziale come fibra sustitutiva. Le sue proprietà<br />
rinforzanti possono essere incrementate aumentando il carico relativo rispetto a<br />
quello usato per l’amianto, o incorporando fibre sintetiche come il PVA. La<br />
resistenza al calore non è così buona come per il cemento-amianto, ma può<br />
essere accresciuta addizionando mica o il minerale naturale wollastonite. Le<br />
fibre sostitutive non appaiono promettenti per condotte in pressione per carenza<br />
di requisisti di resistenza, ma possono essere impiegati prodotti alternativi come<br />
il polivinil cloruro non plastificato.”
Paul T.C. Harrison, Leonard S. Levy, Graham Patrick, Geoffrey H. Pigott, and<br />
Lewis L. Smith, Comparative Hazards of Chrysotile Asbestos and Its Substitutes:<br />
A European Perspective, Environ Health Perspect 1999, 107, 607-611.<br />
“… Si può concludere affermando che il crisotilo è intrinsicamente<br />
più pericoloso di p-aramide, PVA, o delle fibre di cellulosa e che il<br />
suo impiego attuale in prodotti di fibro-cemento e nei materiali di<br />
frizione non appare giustificabile a fronte della tecnicamente possibile<br />
disponibilità di adeguati sostituti”
Enrico C.<br />
Vigliani<br />
(1907-1992)<br />
“… l’interesse principale per gli effetti biologici<br />
dell’amianto non sta tanto nella sua capacità di<br />
cagionare una reazione fibrotica nei luoghi ove esso si<br />
deposita, quanto nella sua azione cancerogena anche<br />
nella popolazione non addetta a specifico lavoro<br />
“Sin dal 1933 in alcune città inglesi si sono visti diminuire i casi di<br />
questi tumori, nonostante vi sia notevole lavorazione di amianto, grazie a<br />
una legge che prescrive mezzi di prevenzione. Malattia quindi<br />
dell’avvenire? La risposta presenta numerosi punti di incertezza (Knox)<br />
mentre sembra che l’adozione di norme che evitino l’inazione di queste<br />
polveri (perfino il talco ne contiene) sarà capace di dare a questo problema<br />
di cancerogenesi un aspetto puramente accademico e storico.<br />
Prevenzione comunque che deve essere attuata anche se ancora non<br />
sappiamo se convalidare oppure escludere il rapporto asbesto-cancro”<br />
Enrico C. Vigliani, Cancerogenesi da amianto e salute pubblica, Minerva medica, 1968; 59: 2965-2966.<br />
Testo di una Conferenza tenuta all’Università di Bari.
“La ragione del forte abbassamento dei limiti tollerabili dell’amianto consiste nel fatto<br />
che l’asbestosi polmonare predispone all’insorgenza del cancro polmonare e del<br />
<strong>mesotelioma</strong> della pleura. … Appare perciò logico cercare di ridurre il rischio di<br />
asbestosi al minimo possibile per evitare non soltanto la fibrosi polmonare, ma<br />
soprattutto i tumori del polmone. Per l’amianto blu o crocidolite, gli igienisti industriali<br />
inglesi hanno proposto limiti 10 volte inferiori a quelli del crisotilo, ciò che ne renderebbe<br />
la lavorazione praticamente impossibile.”<br />
“L’azione oncogena dell’amianto fa trascendere il problema dei suoi effetti biologici dal campo<br />
della patologia professionale a quello della medicina preventiva e dell’igiene pubblica, in quanto<br />
si è visto che la esposizione a concentrazioni di amianto, e particolarmente crocidolite o<br />
amianto blu, incapaci di produrre una asbestosi, si accompagna ad una accresciuta frequenza di<br />
mesoteliomi pleurici e peritoneali.” … “a causa del lungo periodo di latenza dei tumori di amianto,<br />
noi oggi vediamo quelli dovuti all’esposizione occorsa 20-30 anni fa: da allora ad oggi la<br />
produzione dell’amianto si è più che triplicata, raggiungendo 3 e mezzo milioni di tonnellate<br />
all’anno. Sicchè, se veramente esiste una relazione fra inalazione di fibre di amianto e tumori dei<br />
polmoni e della pleura, noi potremmo attenderci un aumento di questi tumori nei prossimi<br />
decenni, e specialmente un aumento dei mesoteliomi.”<br />
Enrico C. Vigliani, Criteri per la determinazione delle concentrazioni massime tollerabili di silice e amianto nell’aria, La<br />
Medicina del Lavoro, 60, 2, 1969, 85-89 (Relazione, Congresso Internazionale di Igiene e Medicina preventiva, Roma<br />
8-12 ottobre 1968)
“Recentemente, sotto l’influenza del movimento internazionale<br />
contro i pericoli dell’amianto, anche da noi c’è stato un certo interessamento che<br />
è culminato in un convegno che è stato organizzato a Torino e che ha<br />
vivamente interessato e sotto certi aspetti preoccupato anche gli<br />
industriali e in seguito al quale si sono ripresi degli studi sulla polverosità<br />
ambientale” …<br />
“Io spero vivamente che una azione sia da parte degli<br />
industriali più consci della pericolosità del lavoro con l’amianto, sia da<br />
parte dei sindacati che possono oggi esercitare una benefica pressione<br />
affinché questi esami siano effettuati regolarmente ed infine dall’Ispettorato del<br />
Lavoro dal quale tutti noi ci aspettiamo moltissimo in fatto di prescrizioni e di<br />
controllo della pericolosità, ci permetterà di disporre di dati tali da poter seguire<br />
gli operai per lungo tempo e vedere così quali sono i limiti tollerabili che ci<br />
conviene adottare”<br />
Enrico C. Vigliani (Atti XXXIII Congresso Nazionale di Medicina del Lavoro che comprende “Meeting on<br />
asbestosis, Cagliari 23-26 Settembre 1970, Stab. Tip. Valdés, Cagliari 1971, pp. 750-751)
Produzione mondiale di amianto nel 2007
Organizzazione mondiale della Sanità (WHO) - Fact sheet N°343 - Luglio 2010<br />
Eliminazione delle malattie correlate con l’amianto<br />
<strong>Il</strong> WHO, in collaborazione con L’Ufficio Internazionale del Lavoro (OIL) e con altre organizzazioni<br />
intergovernative e della società civile, opera con i vari paesi per l’eliminazione delle malattie<br />
correlate con l’amianto con i seguenti indirizzi strategici:<br />
riconoscendo che la via più efficace per eliminare le malattie correlate con l’amianto è<br />
l’interruzione dell’uso di tutti i tipi di amianto;<br />
fornendo informazioni sulle soluzioni per sostituire l’amianto con materiali più sicuri e<br />
sviluppando meccanismi economici e tecnologici per favorire queste sostituzioni;<br />
assumendo misure per prevenire l’esposizione all’amianto presente e nel corso della sua<br />
rimozione; e<br />
incrementando le diagnosi precoci, la cura, la riabilitazione sociale e medica delle malattie<br />
correlate con l’amianto e creando registri di popolazioni con passate e/o attuali esposizioni ad<br />
amianto.
La posizione dell’Ufficio Internazionale del Lavoro (ILO) sulla sicurezza<br />
nell’uso dell’amianto - Documento del 6 Settembre 2010<br />
Considerando che tutti i tipi di amianto, compreso il crisotilo, sono classificati come cancerogeni<br />
per l’uomo dalla Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), e dovendo ammettere<br />
che i lavoratori continuano a subire seri rischi per esposizioni ad amianto, in particolare nella<br />
rimozione, nella demolizione, nella manutenzione di costruzioni, nel disfacimento di navi ed in<br />
attività riguardanti il trattamento di rifiuti, si pone l’esigenza di eliminare nel futuro l’uso<br />
dell’amianto ed identificare e gestire l’amianto attualmente esistente e quindi disporre di<br />
strumenti i più efficaci per proteggere i lavoratori da esposizioni e prevenire future malattie e<br />
morti correlate con l’amianto.<br />
La Risoluzione inoltre intende sottolineare che la Convenzione dell’ILO sulla Sicurezza nell’uso<br />
dell’amianto, No. 162, non deve essere utilizzata per fornire una giustificazione a continuare ad<br />
usare l’amianto. Alla luce delle indicazioni della direzione successive alla Risoluzione, l’OIL<br />
intende:<br />
continuare ad incoraggiare gli Stati membri alla ratifica ed alla applicazione della<br />
Convenzione No. 162 e 139;<br />
promuovere l’identificazione e la gestione appropriate dell’amianto di tutti i tipi attualmente<br />
esistente; e<br />
incoraggiare ed aiutare gli Stati membri dell’ILO perché introducano nei loro programmi<br />
nazionali delle misure di sicurezza e salute per proteggere i lavoratori da esposizioni ad amianto.
CONSIDERAZIONI GENERALI (1)<br />
le grandi compagnie che detenevano il monopolio dell’amianto nel mercato globale<br />
possedevano delle conoscenze scientifiche sulla cancerogenicità dell’amianto, in alcuni<br />
casi con rapporto “esclusivo”, di produzione e di impiego delle stesse; molte<br />
informazioni divenivano così riservate, “confidenziali” e comunque negate ai lavoratori;<br />
tra le conoscenze scientifiche disponibili e consolidate negli anni ’60 e di più nei ’70<br />
del Novecento c’era quella che il <strong>mesotelioma</strong> poteva essere correlato con esposizioni a<br />
dosi non molto elevate, anche molto basse, di amianto; che nella complessa relazione<br />
dose-effetto non sarebbe stato possibile controllare il fenomeno della suscettibilità<br />
individuale; che all’aumentare della “dose” di amianto resa disponibile per l’inalazione si<br />
sarebbe accresciuto la “risposta” nel gruppo dei lavoratori esposti;<br />
il dibattito sull’“efficacia” delle fibre di amianto in relazione alla loro dimensione è<br />
stato ripreso in anni recenti e pur non essendo, neanche oggi in una fase conclusiva, è<br />
stato da alcuni usato, strumentalmente, per giustificare a posteriori la mancata adozione<br />
di misure preventive coerenti con le conoscenze dell’epoca che comunque, dove<br />
realmente applicate, hanno prodotto risultati apprezzabili;
CONSIDERAZIONI GENERALI (2)<br />
proprio quando più solide sono apparse le conoscenze sulla cancerogenicità<br />
dell’amianto, tra la fine degli anni ’60 ed i ’70, maggiore è stata la produzione ed<br />
il consumo di amianto in ognuno dei paesi industrializzati; in quegli stessi anni<br />
l’amianto veniva impiegato per circa l’80% nella produzione del cemento amianto<br />
ed il resto come coibente in vari cicli lavorativi, di più in aziende di grandi<br />
dimensioni, in un circuito cioè in cui abbondavano medici e tecnici che non<br />
potevano ignorare le caratteristiche principali con le quali si esprimeva la<br />
pericolosità delle fibre;<br />
i tecnici ed i medici, per formazione accademica e per esperienza, non<br />
potevano ignorare le conseguenze di coibentazioni fatte a spruzzo in reparti<br />
dove i coibentatori (di ditte in appalto) erano protetti mentre non protetti<br />
dall’inquinamento ambientale prodotto erano i lavoratori (dipendenti dell’azienda)<br />
addetti ad altre mansioni e dove carente era la gestione con procedure tecniche<br />
adeguate dell’amianto “posseduto” e reso invece disponibile, anche se a basse<br />
dosi, per esposizioni ad altri lavoratori;
CONSIDERAZIONI GENERALI (3)<br />
in molti paesi industrializzati alcune, poche, grandi aziende utilizzatrici ed alcune<br />
entità pubbliche, con una autoregolamentazione, già negli anni ’60, avevano escluso<br />
l’impiego della crocidolite; ciò si è verificato meno in Italia dove contemporaneamente<br />
aumentava l’uso di amosite;<br />
a partire dalla metà degli anni ’70 generalmente maggiori e più efficaci sono<br />
risultate le misure messe in atto e capaci di proteggere i lavoratori direttamente<br />
impegnati nella manipolazione dell’amianto nella produzione del cemento amianto e tra i<br />
coibentatori e ciò ha portato ad una riduzione della patologia correlata con l’esposizione<br />
alle dosi più elevate e principalmente dell’asbestosi;<br />
ancora negli anni ‘80 erano generalmente disattese le misure più adeguate per<br />
“gestire”, sostituire, manutenere l’amianto ed i materiali contenenti amianto (“asbestos in<br />
place”) presenti nei luoghi di lavoro e di vita;<br />
negli anni ’60-‘70 più basso in Italia che in altri paesi industrializzati, specialmente<br />
nelle aziende più piccole, era generalmente lo standard impiegato per la lotta contro le<br />
polveri ed anche contro quelle di amianto, e ciò nonostante la normativa prevedesse<br />
obiettivi molto rigorosi e pur essendo disponibile la tecnologia per raggiungerli.
SOMMARIO<br />
Alcuni aspetti particolari<br />
Nessuna altro agente nocivo come l’amianto …;<br />
il valore, la titolarità, la contestualizzazione delle conoscenze scientifiche;<br />
il ruolo svolto dalle aziende dell’amianto e dalle loro organizzazioni;<br />
il ruolo avuto dai medici;<br />
ruolo svolto dalle “autorità” nazionali ed internazionali;<br />
ruolo avuto dalle organizzazioni dei lavoratori;<br />
quale prevenzione era possibile;<br />
quando e come si doveva bandire l’amianto;<br />
l’amianto nella storia economica e sociale; le alternative alle fibre di amianto nei vari momenti<br />
in cui più solidi sono apparsi i rapporti con i loro effetti avversi;<br />
il <strong>mesotelioma</strong> e le basse dosi;<br />
la “terza fase” delle malattie da amianto;<br />
il ruolo delle fibre “ultrafini”;<br />
il peso della suscettibilità individuale<br />
Altri aspetti particolari che, menzionati, non verranno affrontati compiutamente<br />
percezione che i lavoratori avevano dei rischi derivanti dall’esposizione all’amianto [informazione dovuta ai lavoratori];<br />
come i lavoratori dell’amianto vivono oggi la trascorsa esposizione al rischio;<br />
risvolti psicologici dei lavoratori ammalati di <strong>mesotelioma</strong> e dei loro familiari;<br />
“benefici” previdenziali a lavoratori considerati ex esposti