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(Kelman, 2006). A livello personale, ciò implica che nessuno<br />
può invocare, a giustificazione della propria inerzia o complicità<br />
verso i comportamenti più efferati contro il nemico, il dovere di<br />
ubbidire o il desiderio di compiacere l’autorità (Milgram, 1974,<br />
trad. it. 2003; Ravenna, 2004; Zamperini, 2001).<br />
[… MA SOPRATTUTTO COSTRUZIONE SOCIALE]<br />
A livello sociale, questa breve e necessariamente incompleta<br />
rassegna degli studi evidenzia l’importanza della costruzione<br />
lungimirante di un clima sociale favorevole al confronto,<br />
sostenuto nel tempo da continue negoziazioni identitarie<br />
(Kelman, 2006). E’ forse questa impegnativa costruzione<br />
sociale, più della sola buona disposizione individuale, ciò che<br />
rende possibile la convivenza armonica di culture diverse.<br />
In sintesi:<br />
La necessità di considerare la stretta interdipendenza fra<br />
dimensione individuale e sociale come specifico delle relazioni<br />
individuo/gruppo, riflette uno sforzo attuale della psicologia<br />
sociale, in particolare della prospettiva culturale, rintracciabile<br />
già in autori classici come Asch, Lewin, Sherif e Tajfel.<br />
L’elemento socio-culturale diventa centrale per una nuova<br />
interpretazione e problematizzazione dei concetti di<br />
appartenenza di gruppo e identità sociale.<br />
Osservando i concreti atti comunicativi di narrazione di sé,<br />
emerge la centralità del dialogo interiore tra le diverse visioni<br />
del mondo trasmesse dalle “comunità immaginate”, prese come<br />
riferimenti identitari. Questo stato di transizionalità culturale,<br />
fisiologico alla naturale dinamica tra le generazioni e le culture,<br />
può essere vissuto come ansiogeno, nei climi sociali che<br />
preannunciano un rischio di violenza. I mass media concorrono<br />
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