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programma dettagliato 1° tappa - Amici Parco del Ticino

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utilizzata per la segale e il frumento e la terza veniva invece impiegata per azionare un meccanismo di pistoni che andavano a<br />

rimuovere la scorza <strong>del</strong> risone. La presenza di numerosi mulini nella zona, da sempre il mezzo più economico e meno faticoso<br />

per ottenere la farina, fu causa di varie contese e guerre locali. Oggi i mulini, ristrutturati ad arte, sono adibiti ad abitazione<br />

ma in alcuni di essi è ancora possibile ammirare le attrezzature e gli strumenti utilizzati un tempo dagli agricoltori <strong>del</strong> paese.<br />

7 - RISERVA NATURALE DEL BOSCO SOLIVO : Istituita nel 2006, la Riserva Naturale <strong>del</strong> Bosco<br />

Solivo ha una superficie complessiva di circa 334 ettari. Il suo territorio è quasi totalmente interessato dai depositi morenici,<br />

composti da ciottoli e sabbie, <strong>del</strong>la lingua glaciale che fino a più di 10.000 anni fa ha mo<strong>del</strong>lato l’anfiteatro <strong>del</strong> Verbano<br />

(periodo wurmiano): ne risulta un paesaggio per lo più dolcemente ondulato. La massima elevazione è il “Motto Solivo” (m<br />

377), con un belvedere e resti di trincee scavate nel 1945. La parte centrale <strong>del</strong>la riserva è, invece, attraversata dalla strada<br />

sterrata Borgo <strong>Ticino</strong>-Veruno e dal fosso Orgoglia. Di rara bellezza, la fascia di bosco che si estende intorno alle 5 strade. La<br />

riserva è attraversata da numerosi sentieri, ma manca, per il momento, di una segnaletica specifica.<br />

8 – PREA GUZZA ( o Preia Guzzana ): E’ un grande masso erratico in serpentino verde, trasportato qui dai ghiacciai<br />

<strong>del</strong> periodo wurmiano. Vanta una tradizione magica legata alla fecondità: sulla roccia si intravedono, infatti, tracce di un<br />

probabile scivolo, elemento comune di una ritualità diffusa in tutta Europa per millenni.<br />

9 – VARALLO POMBIA: Meritano una visita il Santuario <strong>del</strong>la Madonna <strong>del</strong> Rosario, più noto come Madonna<br />

<strong>del</strong>la Cintura, nei pressi el cimitero, e la parrocchiale dedicata ai Santi Vincenzo ed Anastasio, che pur rimaneggiata nel XVI e<br />

XVII secolo in stile barocco, conserva ancora importanti elementi <strong>del</strong>la sua origine romanica ( XI secolo ) nella facciata a<br />

capanna suddivisa in lesene ed ingentilita da archetti pensili, nel campanile ed in alcuni tratti di muratura a spina di pesce.<br />

10 – POMBIA: LA TENUTA CASONE - MONTELAME La tenuta ha una supeficie di 210 ettari ed<br />

è <strong>del</strong>imitata su tre lati dal fiume che qui descrive una grande ansa con una collina al centro ( il motto di Montelame ). E’ stata<br />

acquistata dalal Regione Piemonte nel 2002 da un’asta fallimentare. Vi si può accedere solo a piedi o in bici. Compredne una<br />

vasta zona agricola con prati e recinti per cavalli, boschi, brughiere e tre grandi edifici ristrutturati negli anni ’90: la Cascina<br />

Montelame, dotata di stalle e di un grande galoppatoio coperto, la Cascina Casone ed il vicino Mulino <strong>del</strong>l’Adorata, che<br />

sfruttava le acque <strong>del</strong>la Roggia Simonetta.<br />

11 – OLEGGIO: LA STRADA DEI MULINI Nel territorio di Oleggio sono presenti lungo la Roggia<br />

Molinara gli edifici di quattro mulini. E’ possibile visitarli percorrendo la “Strada dei Mulini”. Per primo si incontra il Mulino di<br />

Marano, risalente al XV sec.: l’edificio è divenuto di proprietà <strong>del</strong> parco che ha avviato un progetto di restauro per farne uno<br />

spazio museale ed un centro visitatori. Il suo salto è stato utilizzato tra il 1897 ed il 1930 per fornire energia elettrica allo<br />

stabilimento tessile Gagliardi di Oleggio. Il progetto di ristrutturazione prevede la realizzazione di una nuova centralina con<br />

una potenzialità di 700.000 kWh annui. Il Mulino <strong>del</strong>la Resiga, citato per la prima volta dai documenti storici nel 1499, deve il<br />

suo nome al fatto che, con l’avvento <strong>del</strong>l’industrializzazione, venne utilizzato come segheria. E’ anche chiamato mulino<br />

“Bruciato” in seguito ad un incendio avvenuto nel 1937. Accanto al mulino vi è un lavatoio dove le donne oleggesi<br />

effettuavano “il bucato dei morti”, cioè lavavano i panni dei defunti. Il Mulino Nuovo reca ancora visibile sulla muratura<br />

esterna la data 1563, ma è già citato in un documento <strong>del</strong> 1410. La Roggia lo alimentava con un doppio canale: nonostante lo<br />

stato di abbandono in cui versa sono ancora riconoscibili l’edificio che ospitava il mulino vero e proprio con la sala macine, la<br />

stalla con portichetti, le rovine <strong>del</strong>la segheria. A ridosso <strong>del</strong>la SS 527 vi è, infine, il Mulino Vecchio di proprietà privata a<br />

interamente ristrutturato.<br />

12 – LONATE POZZOLO: DIGA DELLA PALADELLA E L’ INCILE DEL<br />

NAVIGLIO GRANDE Derivato in sponda sinistra dal <strong>Ticino</strong>, venne scavato a partire dal 1176 con lo scopo di<br />

irrigare la pianura milanese. In origine era chiamato “Ticinellus” e terminava ad Abbiategrasso. A partire dal 1257 si cominciò<br />

ad ampliarlo per renderlo navigabile e prolungare il suo corso sino a Milano. Quando nel 1269 tutto il canale divenne<br />

navigabile assunse il nome di Naviglio Grande. Lungo 49,5 km. e con una pendenza di soli 34 metri, è stato il primo naviglio<br />

costruito in Europa. Diventò l’arteria principale per il trasporto <strong>del</strong>le merci verso Milano, diventando fondamentale importanza<br />

quando, nel 1386, iniziò la costruzione <strong>del</strong> Duomo di Milano. Lungo le sue sponde si possono ammirare tuttora numerose ville<br />

patrizie arricchite da splendidi giardini degradanti. La diga <strong>del</strong>la Pala<strong>del</strong>la è l’antica opera di presa <strong>del</strong> Naviglio Grande. Quella<br />

attuale risale al XVIII secolo ed è costituita da uno sbarramento a scivolo lungo 280 metri formato da blocchi di granito<br />

incernierati e cuciti tra di loro mediante uncini metallici. Fori praticati nelle lastre di pietra permettevano di inserire <strong>del</strong>le<br />

palette di legno per alzare ulteriormente il livello <strong>del</strong>le acque <strong>del</strong> naviglio.<br />

13 – NOSATE: L’ANTICO NAVIGLIO GRANDE Il tratto di Naviglio Grande compreso tra il Ponte di<br />

Castano e la Castellana non è più utilizzato da quando nel 1904 fu costruito il Canale Industriale. Questo spezzone è l’unico,<br />

lungo tutti i 50 km <strong>del</strong> Naviglio Grande, a non aver mai subito modifiche nel corso <strong>del</strong> tempo, conservando sino ad oggi<br />

intatte tutte le caratteristiche che aveva ai tempi di Leonardo. Per questo motivo costituisce una importantissima<br />

testimonianza storica, paesaggistica e culturale <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>. Nelle sue acque tranquille, ricche di vegetazione, e<br />

profonde solo qualche decina di centimetri, trovano rifugio numerose specie di uccelli.<br />

14 – NOSATE: LA CHIESA DI SANTA MARIA IN BINDA Graziosa chiesetta posta nei pressi<br />

di un punte sul Canale Industriale, a sud <strong>del</strong>l’abitato di Nosate. Costruita probabilmente nel XIII secolo, venne ampliata nel<br />

XVII con l’aggiunta <strong>del</strong> presbiterio ed arricchita in più occasioni, il campanile è <strong>del</strong> novecento. Da segnalare un ciclo di<br />

affreschi <strong>del</strong> quattrocento con una curiosa “Danza Macabra”. La sua fontanella è una sosta obbligata per tutti i ciclisti.

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