Il <strong>Messaggio</strong> 4-<strong>2011</strong>:Il <strong>Messaggio</strong> n3luglio06 7-11-<strong>2011</strong> 10:39 Pagina 12 12 IL MESSAGGIO
Il <strong>Messaggio</strong> 4-<strong>2011</strong>:Il <strong>Messaggio</strong> n3luglio06 7-11-<strong>2011</strong> 10:39 Pagina 13 IL MESSAGGIO 13 “Lettere alla redazione” Spett.le Redazione, preciso che trovo la Vs rivista, molto interessante sotto ogni punto di vista, nelle chiese di San Pantalon e dei Gesuati e che la leggo tutta con cura. Ora mi riferisco all'articolo pubblicato a pag. 27 del numero 3/<strong>2011</strong>, "<strong>Venezia</strong> sospesa", del Sig. Maurizio Del Maschio; e specificatamente alle ultime righe: "Del significato profondo di tutto ciò non rimane traccia nella coscienza della stragrande maggioranza dei <strong>Venezia</strong>ni d'oggi. Coraggio, <strong>Venezia</strong>: déstati dal tuo torpore!", per fare alcune semplici osservazioni, senza voler insegnare niente a nessuno. Il mio pensiero è che la battaglia per <strong>Venezia</strong> sia ormai perduta, purtroppo. Dico questo con profonda e grande tristezza. Il Sig. Del Maschio, persona molto colta, non può non ricordare le profetiche parole di Byron su <strong>Venezia</strong>; né può aver dimenticato le tremende parole di Ezra Pound - da far tremare le vene dei polsi - sul futuro di <strong>Venezia</strong>; né quanto a suo tempo scrisse sul Corriere Indro Montanelli e che suonava pressappoco così: da tutto e da tutti si poteva cercare di salvare <strong>Venezia</strong>, meno che dai <strong>Venezia</strong>ni - parole che gli valsero diverse querele. E allora, in che cosa dobbiamo sperare, perché <strong>Venezia</strong> si salvi o sia salvata? Grazie per l'attenzione. Saluto distintamente. Giuseppe Zoico, <strong>Venezia</strong> Egregio Signor Zoico, La ringrazio per le sue osservazioni. Lord George Gordon Byron ed Ezra W. L. Pound erano animati da un sincero e viscerale amore per <strong>Venezia</strong>. Il primo visse in un'epoca in cui ancora echeggiava la grandezza passata della Serenissima, irrimediab<strong>il</strong>mente sepolta dagli stessi patrizi veneziani (non da Napoleone) che ne decretarono la fine <strong>il</strong> 12 maggio 1797 in una confusa riunione del Maggior Consiglio la cui legittimità è tuttora oggetto di discussione. Il secondo era amico di Italico Brass, forse l'ultimo grande pittore veneziano. Entrambi amavano incondizionatamente <strong>Venezia</strong> che, oltre tutto, stava vivendo un periodo di rinascita non solo economica ma anche culturale. Quanto a Indro Montanelli, basta ricordare le vicende legate al processo che gli fu intentato per la sua appassionata difesa di <strong>Venezia</strong> e della sua laguna dagli assalti dell'industria di Stato che si servì della politica per tentare la nascita di quel mostro che doveva essere la terza zona industriale da Fusina alle Valli di Chioggia. Montanelli denunciò <strong>il</strong> tentativo distruttivo. Celebre fu la frase da lui pronunciata: “Perché un documentario su <strong>Venezia</strong> dopo che ne sono stati fatti tanti? Perché siamo mossi da un desiderio non estetico ma polemico.” Pochi <strong>Venezia</strong>ni lo sostennero: <strong>il</strong> conte Alessandro Marcello, l'architetto Giuseppe Rosa Salva e pochi altri. Non ci fu quell'indignata sollevazione popolare dei <strong>Venezia</strong>ni che <strong>il</strong> grande giornalista attendeva. L'amarezza fu tale che decise di non scrivere più una riga in difesa di una città che, con Firenze e Portofino, rimasero fino all'ultimo nel suo cuore. Che ci vuole per salvare <strong>Venezia</strong>? Ci vogliono i <strong>Venezia</strong>ni, consapevoli della loro storia e della straordinarietà del loro ambiente, quelli che le Amministrazioni fin qui succedutesi hanno fatto scomparire. Aveva ragione Cristoforo Sabbadino, <strong>il</strong> grande ingegnere idraulico che nel XVI secolo deviò <strong>il</strong> Brenta e <strong>il</strong> Piave per impedire la scomparsa della città e della sua laguna: “La terra, <strong>il</strong> mar e gli uomini tu hai per inimici”. Questi ultimi sono i peggiori. Maurizio Del Maschio