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Natale 2012

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2. Alighieri, Dante. La Divina Comedia di Dante di nuovo alla sua<br />

vera lettione ridotta con lo aiuto di molti antichissimi esemplari.<br />

Venezia, Gabriele Giolito de' Ferrari, 1555.<br />

In-12° (mm 134x74). 18 carte non numerate, 598 pagine, una carta non numerata.<br />

Al frontespizio marca tipografica incisa su legno con una fenice su fiamme<br />

che si sprigionano da anfora recante le iniziali G.G.F. Al verso della carta *5<br />

ritratto silografico di Dante entro ovale. Illustrato da 12 legni su 2/3 di pagina<br />

che sono libere riduzioni delle illustrazioni dell’edizione stampata da Francesco<br />

Marcolini nel 1544, iniziali silografiche ornate nel testo. Legatura seicentesca<br />

in pergamena rigida con titolo manoscritto al dorso. Esemplare in buono stato<br />

di conservazione, piccolo restauro all’angolo inferiore bianco del frontespizio,<br />

una lieve gora alle ultime carte, qualche piccolo foro di tarlo lungo il margine<br />

superiore bianco di alcune carte. Esemplare di illustre provenienza con, al frontespizio,<br />

il timbro lievemente abraso di Walter Ashburner (1864-1936), grande<br />

bibliofilo, professore ad Oxford e co-fondatore del British Institute di Firenze.<br />

Ex-libris di Francesco Verlicchi al contropiatto anteriore.<br />

Edizione tra le più rare ed eleganti del XVI secolo del poema dantesco, e<br />

prima in cui la Commedia è designata con l’aggettivo ‘Divina’ nel titolo. In<br />

questa stampa il testo è preceduto dalla dedica a Coriolano Martirano, da<br />

un sonetto del Boccaccio con il ritratto del Poeta, dalla di lui vita scritta da<br />

Lodovico Dolce, dal Dizionario dei vocaboli più oscuri, dall’indice delle<br />

‘apostille’ stampate lungo i margini. Benché Dante fosse già da tempo chiamato<br />

Divino, il titolo definitivo del poema, si deve al Dolce (1508-1568),<br />

che compose le chiose di questa edizione, mai più ristampata da Giolito.<br />

Della presente stampa sono note due tirature che presentano rilevanti varianti<br />

nei fregi e nella impaginazione del testo e che sono facilmente riconoscibili<br />

perché una – come la presente – reca le note tipografiche al frontespizio,<br />

mentre l’altra ne e priva. «Dei due che ne possiede la Palatina, uno<br />

ha questo di singolare, che per le prime sei facce il numero delle linee non<br />

è lo stesso, né sono gl’istessi que’ fiorami, quelle iniziali e quelle vignette<br />

che vedonsi dal principio fino al canto XVI dell’Inferno (fac.87)».<br />

De Batines II, p. 90-91; Mambelli, n. 39; Bongi, 475-76; Adams D, 101.<br />

€ 6.500

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