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Storia e Storie collana diretta da Gianni Fara - Il Fatto Quotidiano

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capitale ed interessi scaricati sul bilancio dello Stato.<br />

Nella discussione in aula su quella Finanziaria il tema che<br />

polarizzò il confronto politico e l’attenzione dei mass media<br />

fu quello relativo al “ticket sanitario”, pari a circa 800 milioni<br />

di euro: su questa cifra i parlamentari si confrontarono a lungo<br />

e duramente. Ebbene, il valore del comma 966 era di oltre 15<br />

volte superiore, esattamente 12 miliardi e 950 milioni di euro,<br />

26.000 miliardi circa di vecchie lire. In quel parlamento, su<br />

quel comma che certificava quella bugia e scaricava sulla testa<br />

di tutti i cittadini una valanga di debiti, non si è sentita una sola<br />

parola, non una doman<strong>da</strong>, nulla: un silenzio tombale. Ignoranza?<br />

Personalmente penso proprio di sì, almeno per la stragrande<br />

maggioranza dei parlamentari, salvo la rara eccezione<br />

di chi per furbizia o per interesse ha preferito o scelto di tacere.<br />

La riprova è ancora in quella stessa Finanziaria. <strong>Il</strong> comma<br />

1364, l’ultimo di quell’unico articolo di quella legge, stabiliva<br />

che la previsione contenuta nel comma 966 sarebbe entrata in<br />

vigore non <strong>da</strong>l primo gennaio del 2007, bensì alla “<strong>da</strong>ta di pubblicazione<br />

della legge sulla Gazzetta Ufficiale dello Stato”. La<br />

legge è stata pubblicata il 27.12.2006: in questo modo quella<br />

cifra è stata scaricata sul bilancio dell’anno precedente, quello<br />

del 2006, con al governo il centro-destra. Solo grazie a questa<br />

“furbata” (valutata illegittima nei pareri scritti <strong>da</strong>i tecnici della<br />

due Camere che richiamavano il Governo al rispetto del comma<br />

3 dell’articolo 11 della legge sulla contabilità generale dello<br />

Stato n. 468/1978) il rapporto deficit/PIL del 2007 è sceso al<br />

2,4 per cento, mentre quello del 2006 è salito al 4,3 per cento.<br />

In occasione delle elezioni politiche anticipate del 2008, proprio<br />

queste cifre sono state al centro della campagna elettorale<br />

del nascente Partito Democratico. L’arma propagandistica più<br />

brandita contro il nascente Popolo delle Libertà è stata quella<br />

dello sforamento del 3 per cento nel 2006, mentre il merito più<br />

importante rivendicato al centro-sinistra è stato quello di avere<br />

abbassato il deficit nel 2007 di ben 2 punti percentuali. Nessuno<br />

però ha mai detto che senza quella “furbata” le cifre che<br />

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si sarebbero offerte al confronto sarebbero state completamente<br />

diverse: 3,4 per cento per il deficit 2006 e 3,3 per il 2007, quasi<br />

identiche. Non sarebbe cambiato nulla, ovviamente, essendo<br />

difficile immaginare una batosta del PD e della sinistra più clamorosa<br />

di quella subita nella primavera del 2008. Rimane però<br />

la curiosità sul perché, scontata l’ignoranza dei più, nemmeno<br />

geni della finanza creativa del centro-destra abbiano mai fatto<br />

cenno – prima, durante e dopo quella campagna elettorale – a<br />

questo chiaro travisamento delle cifre sul deficit pubblico.<br />

Forse ancora per ignoranza? è sempre più difficile poterlo<br />

anche solo immaginare.<br />

Quel comma 966 della Finanziaria ci è stato imposto <strong>da</strong>ll’Unione<br />

Europea che, nell’ambito della procedura di infrazione<br />

per deficit eccessivo avviata nel 2005 e chiusa nel 2007,<br />

ci ha chiesto esplicitamente di rimuovere la “truffa TAV”, consistente<br />

nel tenere il cosiddetto finanziamento privato dell’Alta<br />

velocità fuori <strong>da</strong>i conti pubblici. Ignoranza <strong>da</strong> parte dei più certamente,<br />

ma non dei ministri del Bilancio Tremonti, Siniscalco<br />

e Visco, che hanno gestito la procedura e che sono stati costretti<br />

ad ingoiare quella “bugia”.<br />

Questa storia dunque ha bisogno di essere raccontata e compresa:<br />

troppo clamorose sono le cifre, troppo numerose le furbate<br />

che la punteggiano, troppo curiosi i silenzi che la circon<strong>da</strong>no.<br />

Forse è l’unica storia che caratterizza in modo emblematico<br />

la lunga e travagliata transizione <strong>da</strong>lla “prima” alla<br />

cosiddetta “secon<strong>da</strong> repubblica”. Comincia infatti agli inizi<br />

degli anni ‘80, senza soluzione di continuità si svolge fino ai<br />

nostri giorni e promette di durare ancora per diverso tempo.<br />

Attraversa indenne anche la stagione di Mani pulite. Conoscerla<br />

è essenziale anche per capire che cosa sia diventata oggi<br />

la Tangentopoli disvelata <strong>da</strong> quelle in<strong>da</strong>gini.<br />

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