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San <strong>La</strong>zzaro di Savena e Castenaso Il paesaggio dei gessi Al gesso si è fatto ricorso fin dalla preistoria, come documentano le tracce di estrazione e lavorazione della Grotta Calindri, e poi in epoca romana per uso edilizio: di selenite sono le mura bolognesi del III secolo. Durante il medioevo l’impiego del gesso nelle costruzioni continuò RISTORANTE CUCINA BOLOGNESE PIZZERIA E RISTORANTE DI PESCE Specialità pizza e pesce fresco tutti i giorni Menù prezzo fisso a mezzogiorno Chiusi il Lunedì Via Calindri 82 - zona Cicogna Centro commerciale S.<strong>La</strong>zzaro di Savena (Bo) tel/fax 051 6256299 - Cell.334 1918843 STUDIO MEDICO e a Bologna le basi di alcune torri sono realizzate con blocchi di questa pietra. Anche all’interno del parco parecchi edifici storici, ma anche semplici case, conservano tratti di muro e inserti in selenite. A partire dal XIII secolo, si sviluppò l’uso del gesso cotto come materiale da presa e impasto per stucchi. Il territorio interessato cominciò a essere scavato per ricavare pietra da taglio, in parte poi soppiantata nell’uso dall’arenaria, ma soprattutto materiale per la cottura e la macinatura. Dalle piccole cave a gestione familiare si passò, alla fine del secolo scorso, a un’attività meccanizzata e, nel dopoguerra, allo sfruttamento industriale, con un pesantissimo impatto sull’ambiente. Molte grotte vennero distrutte o ne venne compromessa la stabilità (come nel caso della Grotta del Farneto). Negli anni ’60 iniziò la battaglia per bloccare l’escavazione: i gruppi speleologici per primi, l’Unione Bolognese Naturalisti e il comune di S. <strong>La</strong>zzaro riuscirono nell’intento solo alla fine degli anni ’70, quando il territorio era ormai segnato. Oggi l’immagine del Monte Croara dilaniato dalle gallerie e le pareti lisce e lucenti dei vari fronti di cava fanno ormai parte del paesaggio dei gessi. Amarcord News <strong>La</strong> battaglia di Fiesso e Vigorso Battaglia al Fienile del Fondo Mazzacavallo 21 ottobre 1944. Ore 7, L’esercito tedesco sta operando un rastrellamento a tappeto nelle zone di pianura alla sinistra del fiume Idice perchè si sa che molti partigiani sono nascosti nelle campagne circostanti. Infatti, il Comando militare partigiano dell’Emilia-Romagna (Cumer) aveva diramato una direttiva, a tutte le forze partigiane presenti sulle montagne della provincia bolognese, perchè scendessero verso la pianura e si tenessero pronti e per la liberazione di Bologna, al fianco dell’esercito alleato. I partigiani dovevano restare nascosti nelle campagne attorno a Bologna e aspettare l’ordine. Ma anche i tedeschi vengono a sapere di questi movimenti e decidono di “bonificare” la zona. Il gruppo di tedeschi che arriva in questa zona proviene dal comando di stanza a Medicina ed è coadiuvato da una guida fascista. Hanno con sè una mappa della zona sulla quale sono segnate, con un cerchio rosso, le presunte basi partigiane. Procedendo in direzione nord, i tedeschi arrivano nel cortile del podere Mazzacavallo, di proprietà delle sorelle Maccagnani, che ospita, molti partigiani di diverse brigate di montagna, che stanno cercando di sfuggire. Tra questi una compagnia del battaglione “Elio Pasquali”. Sotto un cumulo di fascine, trovano alcune armi, e scatta l’allarme. <strong>La</strong> perquisizione si fa più serrata e i tedeschi decidono di ispezionare il fienile (dove si trovano i partigiani nascosti), e mentre un soldato sale la scala a pioli che porta al deposito del fieno, un partigiano che era di sentinella, apre la botola e spara. E’ l’inizio di un violento scontro, in cui perdono la vita tedeschi e partigiani. Alcuni riescono a scappare, attraverso una scala interna del fienile e si dirigono in direzione del fiume Idice, sempre sparando, per cercare di far arretrare i tedeschi. Per punire la famiglia Maccagnani che aveva dato ospitalità ai partigiani, i tedeschi bruciano la cascina, uccidono le donne ed uno sfollato che vi si era rifugiato, lasciandone i corpi all’aperto, come monito alla popolazione. Fondo Vanti 21 ottobre 1944. Ore 10.00.I partigiani, in fuga dal podere Mazzacavallo di Vigorso dove vi è stato un primo scontro con i tedeschi, risalgono l’argine del fiume Idice verso la loro base, il “Prando”, presso il Fondo Vanti di Fiesso. Mentre risalgono in una posizione in cui il fiume forma una larga ansa, non si accorgono che la base è già stata occupata dalle truppe naziste. Un tedesco li avvista, e comincia a sparare. Inizia così la se- IMBIANCHINI conda battaglia, che dura fino alle 11. I partigiani, senza più munizioni, cercano di fuggire, ma in un campo di mais a circa un chilometro di distanza, vengono raggiunti e catturati. Saranno trasferiti tutti a Medicina, presso una sede del comando tedesco. Possione Corazzina 21 ottobre 1944. Ore 14. I partigiani che sono riusciti a fuggire dal “Prando” tentano di nascondersi in un campo di mais a circa 1 km. dal luogo della battaglia. I tedeschi sono al loro inseguimento, e arrivano a Possione Corazzina, proprio nei pressi del campo di mais dove ci sono i partigiani nascosti. Li accerchiano e, nel tentativo di un’ultima disperata fuga, Modesto Zanetti, partigiano, viene raggiunto da una scarica tedesca e muore, vicino ad un cespuglio di biancospino. Gli altri sono portati tutti a Medicina. Medicina Il 21 ottobre 1944, durante un rastrellamento nelle campagne tra Budrio e Castenaso, e dopo una violenta battaglia, le truppe tedesche catturano venti partigiani. Portati a Medicina, vengono imprigionati nelle cantine di questo edificio, adibito a carcere e a luogo di violenti interrogatori del comando tedesco. Riconosciutane l’appartenenza alle forze partigiane, vengono qui fucilati con l’onore delle armi. 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