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1˚ Concorso Qualità Azienda Ulss 5

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<strong>1˚</strong> <strong>Concorso</strong> <strong>Qualità</strong><br />

<strong>Azienda</strong> <strong>Ulss</strong> 5<br />

La <strong>Qualità</strong> nella Sanità per una Sanità di <strong>Qualità</strong><br />

Con la collaborazione di:


<strong>1˚</strong> <strong>Concorso</strong> <strong>Qualità</strong><br />

<strong>Azienda</strong> <strong>Ulss</strong> 5


Presentazione<br />

Il Direttore Generale<br />

Daniela Carraro<br />

La necessità di fare <strong>Qualità</strong> in un’organizzazione non è una “moda” né un’esigenza indotta, ma è una necessità<br />

reale in quanto i costi della non qualità sono, nella maggior parte dei casi, superiori ai costi della<br />

qualità.<br />

E’ necessario quindi stabilire dei percorsi perseguendo la Cultura della <strong>Qualità</strong>, che vuol dire cultura della<br />

professionalità, cultura del risultato, dell’impegno, dell’iniziativa personale, del miglioramento continuo,<br />

dell’unione tra persona e comunità, tra valorizzazione dei talenti personali e dei talenti comunitari, tra<br />

adesione a regole globali e standardizzatrici e rispetto per l’individualità della persona e della singola<br />

comunità.<br />

L’<strong>Azienda</strong> <strong>Ulss</strong> 5 ha intrapreso un percorso di sviluppo e miglioramento continuo al fine di elevare la qualità<br />

del servizio offerto e la qualità organizzativa. Le iniziative fino ad ora promosse hanno raggiunto su<br />

vasca scala tutto il personale dell’azienda ed hanno riguardato: interventi formativi (es. formazione verso<br />

la qualità, formazione facilitatori), progetti di miglioramento organizzativo (es. Pronto soccorso), certificazione<br />

di alcune UU.OO. (es. U.O.S. Formazione), avvio del processo di accreditamento istituzionale,<br />

convegno annuale sulla <strong>Qualità</strong>, <strong>Concorso</strong> <strong>Qualità</strong>.<br />

L’avvio del <strong>Concorso</strong> qualità è servito a porre una particolare attenzione ai processi di miglioramento<br />

continuo dell’assistenza sanitaria. L’esito è stato molto favorevole ed incoraggiante sia per la numerosa<br />

adesione al concorso (86 i progetti presentati), sia da quanto emerso dalla valutazione dei progetti.<br />

La Commissione Giudicatrice ha colto una reale condivisione degli obiettivi aziendali da parte del personale<br />

e una conoscenza dei bisogni.<br />

L’esame dei progetti pervenuti ha riguardato i seguenti criteri generali: coerenza con la programmazione<br />

socio-sanitaria aziendale, innovatività, fattibilità, trasversalità, rilevanza dei risultati, correttezza metodologica<br />

ed economicità.<br />

Il Bando del <strong>Concorso</strong> incentivava la partecipazione di gruppo, la trasversalità tra strutture operative, il<br />

coinvolgimento delle Associazioni di volontariato e delle cooperative sociali allo scopo di permeare la<br />

struttura dell’<strong>Azienda</strong> <strong>Ulss</strong> della “mentalità della qualità”, della capacità di innovare e di reinventarsi il<br />

lavoro giorno per giorno, con attenzione ai bisogni da soddisfare e un uso ottimale delle risorse che si<br />

hanno a disposizione.<br />

La <strong>Qualità</strong> cui si è fatto riferimento nella formazione e nella progettazione di questo percorso è stata la<br />

qualità professionale (attinente il modo di svolgere il proprio compito), la qualità organizzativa (attinente<br />

l’organizzazione del servizio, le interrelazioni organizzative, il sistema dei servizi) e la qualità percepita<br />

(attinente gli aspetti rilevati e valutati dai pazienti e da chi accede a un servizio e lo valuta). Spesso i tre<br />

aspetti della qualità quando sono affrontati danno luogo a riflessioni anche molto diverse tra loro come ci<br />

dimostra la pratica quotidiana e anche il comune sentire al riguardo della sanità e dei servizi socio-sanitari.<br />

Incrociare i dati della qualità professionale, organizzativa e percepita ci permette di andare veramente a


Indice<br />

fondo nei processi di innovazione, di attenzione ai bisogni del paziente e far ruotare, in sintesi, i servizi<br />

attorno al paziente e non il contrario, come spesso avviene.<br />

I temi affrontati sono stati:<br />

• riorganizzazione dei servizi: in generale inserimento nuove figure professionali del comparto, manuale<br />

della gestione del personale, rilevazione presenze<br />

• riorganizzazione di alcuni servizi in particolare: carrello emergenze nell’ospedale post acuti, neurologia<br />

e area medica Valdagno, nuova termografica, anestesia, cardiologia, ortopedia, pronto soccorso, day<br />

surgery<br />

• questioni singole molto importanti per il paziente: uso del termometro, lesioni da decubito, contrasto<br />

al fumo e al tabagismo<br />

• attenzione ai pazienti fragili: anziani, donna, bambino e immigrati<br />

• benessere psico fisico degli operatori: nido aziendale.<br />

Molti progetti riguardano l’informatizzazione dei servizi: è un tema strategico perché innovazione significa<br />

perseguire al meglio l’obiettivo del servizio alla collettività e l’uso razionale delle risorse. Alcuni progetti,<br />

infine, sono delle vere e proprie riorganizzazioni interne, progettate dagli operatori per gli operatori<br />

sanitari: dal benessere psico fisico degli operatori, alla nuova gestione delle presenze, al manuale sugli<br />

istituti contrattuali e sulla suddivisione dei compiti tra le varie figure professionali, anche e soprattutto per<br />

quelle di recente introduzione; strumenti per sburocratizzare, semplificare la gestione, liberare risorse per<br />

dedicarsi al massimo alle attività di cura e assistenziali.<br />

Infine è importante ricordare che non dovremo giudicare la qualità solo dal risultato finale, ma da come<br />

svolgiamo le attività che lo producono. E’ un concetto importante che fa comprendere, soprattutto<br />

in sanità, quanto il risultato finale può anche non essere particolarmente positivo (pensiamo ai malati<br />

oncologici, alla rianimazione, ecc.), ma quello che conta è fare bene ciò che abbiamo deciso di fare.<br />

Questo volume raccoglie, assieme al Bando di <strong>Concorso</strong>, una sintesi di tutti i progetti presentati nella<br />

prima edizione del <strong>Concorso</strong> <strong>Azienda</strong>le sulla <strong>Qualità</strong>.<br />

La raccolta dei testi e delle foto è stata curata dall’Unità di Programmazione, Controllo e <strong>Qualità</strong> in<br />

collaborazione con tutti i Referenti di Progetto.<br />

Le foto dei Referenti di Progetto e degli altri componenti i gruppi di lavoro, sono state richieste a tutti i<br />

partecipanti, e sono state pubblicate tutte quelle pervenute.<br />

Il progetto grafico realizzato da Raffaello Galiotto evidenzia, con l’utilizzo dei colori, i progetti appartenenti<br />

alle tre Strutture Tecniche Funzionali e ai Servizi Amministrativi. Ai partecipanti è stata dedicata una mezza<br />

pagina e ai vincitori una pagina intera. I progetti che contengono allegati sono indicati a fondo pagina e<br />

sono consultabili presso L’Ufficio <strong>Qualità</strong>.<br />

Il bando ci <strong>Concorso</strong> 7<br />

La Commissione Giudicatrice 8<br />

2° Giornata <strong>Azienda</strong>le della <strong>Qualità</strong> 8<br />

Progetti Dipartimento di prevenzione<br />

• Segreteria dipartimento prevenzione 11<br />

• SPISAL 13<br />

Progetti Distretto<br />

• A.D.I. Arzignano 16<br />

• Adulti Anziani 18<br />

• Attività Socio sanitarie 19<br />

• C.T.R.P. Il Girasole 21<br />

• Cure Primarie 22<br />

• Dietetica e Nutrizione clinica territoriale 25<br />

• Dipartimento Salute Mentale 27<br />

• Farmaceutica territoriale 29<br />

• Servizio poliambulatoriale extraospedaliero Valdagno 32<br />

• Strutture Intermedie Salute Mentale 33<br />

Progetti Ospedale<br />

• Anestesia 37<br />

• Area Ortopedico Riabilitativa 39<br />

• Cardiologia Arzignano 41<br />

• Cardiologia Valdagno 43<br />

• Centro Donna 45<br />

• Centro Immunotrasfusionale 46<br />

• Chirurgia Arzignano 48<br />

• Chirurgia Valdagno 51<br />

• Day Surgery Valdagno 53<br />

• Direzione Medica Arzignano 55<br />

• Direzione Medica Valdagno 60<br />

• Direzioni Mediche 61<br />

• Elettrofisiologia ed Elettrostimolazione 63<br />

• Farmacia Ospedaliera 65<br />

• Geriatria 68


Il bando di concorso<br />

• Ginecologia 70<br />

• Laboratorio analisi Arzignano 72<br />

• Laboratorio analisi Valdagno 76<br />

• Laboratorio patologia clinica 80<br />

• Lungodegenza Valdagno 82<br />

• Medicina Arzignano 86<br />

• Neurologia 89<br />

• Ortopedia 91<br />

• Ostetricia Arzignano 94<br />

• Ostetricia Valdagno 98<br />

• Pediatria 99<br />

• Pneumologia endoscopia respiratoria 106<br />

• Pronto Soccorso Valdagno 108<br />

• Recupero Rieducazione Funzionale Lonigo 114<br />

• Rianimazione ed anestesia 133<br />

• S.P.D.C. 136<br />

• Sala Parto Arzignano 137<br />

• Senologia 141<br />

• Servizio Dietetico/Direzione Medica 142<br />

• Servizio nutrizione ospedaliera Valdagno 145<br />

Progetti Servizi Amministrativi<br />

• Affari Legali 147<br />

• Approvvigionamenti 149<br />

• Controllo di gestione 153<br />

• Risorse finanziarie 155<br />

• Risorse tecniche 157<br />

• Risorse umane 159<br />

• Affari Generali 161<br />

• Segreteria di Direzione 163<br />

• Sistema Informatico 166<br />

• Ufficio Relazioni con il pubblico 168<br />

Modulo per la richiesta di trasmissione materiale 175<br />

1. Il concorso è aperto a tutto il personale dipendente e<br />

convenzionato dell’<strong>Ulss</strong> 5.<br />

2. E’ ammessa, inoltre, la partecipazione del personale<br />

di cooperative, titolari di appalto di servizi socio-sanitari<br />

presso l’azienda, e di aderenti ad associazioni di volontariato,<br />

che collaborino con i servizi dell’<strong>Ulss</strong> 5, secondo<br />

le modalità di cui al punto 3).<br />

3. I progetti di cui al punto 2)<br />

*devono essere elaborati con personale dipendente<br />

dell’<strong>Ulss</strong> 5<br />

*la cooperativa o l’associazione di volontariato deve<br />

aver espresso, con nota allegata al modulo di partecipazione,<br />

la propria adesione al concorso<br />

*il ruolo di referente del progetto deve, in ogni caso,<br />

essere svolto da personale dipendente dell’<strong>Ulss</strong> 5.<br />

4. Il concorso ha lo scopo di promuovere il miglioramento<br />

diffuso della qualità nei servizi dell’azienda, secondo<br />

un approccio tecnico e metodologico su base sistematica<br />

e scientifica.<br />

5. I progetti devono essere predisposti secondo la metodologia<br />

del miglioramento continuo della qualità<br />

(MCQ) e sviluppare, alternativamente o congiuntamente,<br />

aspetti relativi a: qualità tecnico - professionale, qualità<br />

organizzativo - manageriale, qualità relazionale - percepita.<br />

6. Possono essere presentati progetti:<br />

a elaborati, per i quali si sia pervenuti alla sola stesura<br />

definitiva e la cui realizzazione sia prevista a partire<br />

dal 2006<br />

b realizzati o in corso di realizzazione purché non siano<br />

stati avviati prima del 21 gennaio 2005<br />

c è prevista la premiazione di n.10 progetti, per tutta<br />

l’azienda, indipendentemente dalla struttura operativa<br />

interessata.<br />

Il premio previsto per ciascun progetto consiste nella<br />

somma di 1.000,00 (mille) euro.<br />

7. Per la partecipazione al concorso è necessario compilare<br />

l’apposito modulo, scaricabile dal sito Internet<br />

dell’<strong>Ulss</strong>. Eventuali informazioni possono essere richieste<br />

al Servizio Controllo e <strong>Qualità</strong>, preso la Sede Centrale<br />

di via Trento ad Arzignano, tel 0444 479552 e-mail:<br />

programmazione@ulss5.it<br />

8. Sarà riconosciuto particolare valore ai progetti presentati<br />

da gruppi di lavoro formati da almeno 3 persone,<br />

ivi compreso il referente, non necessariamente appartenenti<br />

alla stessa unità operativa.<br />

9. Il progetto dovrà essere indirizzato al Servizio Controllo<br />

e <strong>Qualità</strong>, presso la Sede Centrale di via Trento<br />

ad Arzignano, e pervenire entro il 30 settembre 2005.<br />

A tale scopo, farà fede la data del protocollo generale<br />

dell’azienda.<br />

10. La commissione giudicatrice è formata dalle seguenti<br />

persone:<br />

• Direttore Generale, che lo presiede<br />

• Direttore Amministrativo, con funzioni di sostituzione<br />

del Direttore Generale in caso di assenza<br />

• Direttore dei Servizi Sociali<br />

• Direttore Sanitario<br />

• Presidente della Conferenza dei Sindaci o suo delegato<br />

• Direttore di Distretto<br />

• Direttore Medico di Ospedale<br />

• Direttore del Dipartimento di Prevenzione<br />

• Presidente dell’Associazione Volontari Ospedalieri di<br />

Valdagno (A.V.O.).<br />

11. La commissione giudicatrice esaminerà i progetti<br />

pervenuti e ne valuterà l’ammissibilità al concorso sulla<br />

base dei seguenti criteri generali:<br />

a coerenza con la programmazione socio-sanitaria<br />

aziendale<br />

b innovatività<br />

c fattibilità<br />

d trasversalità<br />

e rilevanza dei risultati<br />

f correttezza metodologica<br />

g economicità.<br />

12. La premiazione dei vincitori avverrà nel corso del 2°<br />

convegno aziendale sullo sviluppo della qualità.<br />

13. I referenti dei progetti vincitori, o in caso di impedimento<br />

delegati facenti parte dello stesso gruppo di<br />

progetto, illustreranno le proprie proposte in sede di<br />

convegno aziendale.<br />

14. Dei progetti valutati positivamente sarà tenuto conto<br />

in sede di programmazione aziendale per l’anno successivo.<br />

7


2° Giornata <strong>Azienda</strong>le della <strong>Qualità</strong><br />

a Chiampo il 20 gennaio 2006<br />

premiati i migliori progetti<br />

Con la legge n. 22 del 2002 la Regione Veneto ha inteso<br />

rispondere alla richiesta di assistenza sanitaria qualificata<br />

da parte del cittadino cliente, dando inizio ad un<br />

processo di miglioramento continuo della qualità nella<br />

sanità e delle prestazioni offerte dalle nostre strutture<br />

con lo scopo di raggiungere un sempre maggior grado<br />

di soddisfazione dell’utente.<br />

La nostra <strong>Ulss</strong> si è subito attivata in due direzioni principali:<br />

da un lato, nella formazione, ha promosso, in collaborazione<br />

con l’<strong>Ulss</strong> 4 di Thiene, un progetto destinato<br />

alla formazione di Facilitatori interni; dall’altro, più operativo,<br />

ha indetto il 1° <strong>Concorso</strong> <strong>Qualità</strong> e la 2° Giornata<br />

<strong>Azienda</strong>le della <strong>Qualità</strong>, organizzata il 20 gennaio scorso,<br />

presso l’auditorium del Comune di Chiampo, con<br />

la presentazione pubblica degli ottantasei progetti partecipanti<br />

al concorso e la premiazione dei migliori venti,<br />

a cui è stato materialmente consegnato un assegno<br />

di mille euro e che ha visto il coinvolgimento di tutto il<br />

personale dell’<strong>Azienda</strong> <strong>Ulss</strong> 5 (la più grande azienda del<br />

territorio con i suoi circa duemila addetti tra dirigenti e<br />

operatori sanitari del comparto, amministrativi, tecnici<br />

e ausiliari).<br />

Il progetto, nato dalla volontà della Direzione Generale<br />

di questa <strong>Ulss</strong> di favorire condizioni di miglioramento<br />

continuo della qualità dei servizi partendo dalla concreta<br />

esperienza degli operatori, ha tracciato un percorso<br />

articolato di formazione in aula sulla qualità (circa 600<br />

persone compresa la Direzione Strategica) alla redazione<br />

di progetti, della creazione di un fondo incentivante,<br />

della composizione di una commissione giudicatrice<br />

formata dai vertici aziendali, presidente il Direttore<br />

Generale, con la partecipazione dei Sindaci (Sindaco di<br />

Lonigo e Presidente della Conferenza dei Sindaci Giuseppe<br />

Boschetto) e del mondo del volontariato nella<br />

persona della Signora Maria Grazia Doroldi dell’Associazione<br />

Volontari Ospedalieri di Valdagno.<br />

Tre gli aspetti fondamentali di questo percorso: quello<br />

della qualità professionale (il modo di svolgere il proprio<br />

compito), della qualità organizzativa (in cui gli aspetti<br />

peculiari riguardano l’organizzazione del servizio, le interrelazioni<br />

organizzative, il sistema dei servizi) e della<br />

qualità percepita (si tratta degli aspetti rilevati e valutati<br />

dai pazienti).<br />

Aspetti che si sono tradotti in una aumentata capacità<br />

di analisi dei bisogni dei pazienti clienti, nella ricerca<br />

delle risposte più efficaci e degli Strumenti necessari ad<br />

una corretta gestione della domanda di salute.<br />

I progetti<br />

La Commissione Giudicatrice<br />

Nelle prima edizione del <strong>Concorso</strong> <strong>Qualità</strong> la commissione Giudicatrice è stata composta da:<br />

Direttore Generale <strong>Azienda</strong> <strong>Ulss</strong> 5<br />

Direttore Amministrativo<br />

Direttore dei Servizi Sociali<br />

Direttore Sanitario<br />

Direttore di Distretto<br />

Direttore Medico di Ospedale<br />

Direttore Dipartimento di Prevenzione<br />

Presidente della Conferenza dei Sindaci<br />

Presidente dell’Associazione<br />

Volontari Ospedalieri di Valdagno<br />

8<br />

avv. Daniela Carraro<br />

dr. Giuseppe Cenci<br />

dr.ssa Antonella Pinzauti<br />

dr. Giampaolo Stopazzolo<br />

dr. Elvio Gremes<br />

dr. Domenico Mantoan<br />

dr. Adolfo Fiorio<br />

sig. Giuseppe Boschetto<br />

sig. Maria Grazia Doroldi


Dipartimento di Prevenzione<br />

Riorganizzazione delle Segreterie<br />

del Dipartimento di Prevenzione<br />

Referente<br />

Ancilla Cavaggion<br />

Collaboratore amm.vo<br />

Dipartimento Prevenzione<br />

Collaboratori<br />

Paola Selmo<br />

Assistente amm.vo<br />

Dipartimento Prevenzione<br />

Norberto Righetto<br />

Tecnico della Prevenzione<br />

Dipartimento Prevenzione<br />

Manifestazioni del problema<br />

• la gestione dei flussi documentali risulta disomogenea<br />

tra i veri servizi del D.P.<br />

• i tempi di risposta sono diversi a seconda di come viene<br />

gestita la pratica<br />

• difficolta di ricerca dei documenti.<br />

Motivazioni della scelta del problema<br />

• per una efficiente gestione delle problematiche dei<br />

vari servizi (spisal, sisp, sian e vet)<br />

• data la carenza di risorse umane con la riorganizzazione<br />

delle attività amministrative consente una sempre<br />

efficiente erogazione delle prestazioni<br />

• portate a conoscenza di tutti gli operatori delle segreterie<br />

delle attivita’ e problematiche di ogni servizio del<br />

D.P. im modo tale che non sia l’utente che si muove tra<br />

i servizi ma l’operatore che si informa per dare sempre<br />

una risposta efficiente.<br />

Analisi del problema e delle sue cause<br />

La moltiplicità e la diversità delle richieste che pervengono<br />

al dipartimento comporta notevoli difformità di<br />

risposta e di tempo e delle cause. Con questo progetto<br />

si auspica di riuscire ad uniformare le stesse e di ricondurle<br />

a pochi operatori.<br />

Obiettivo<br />

Maggiore effiecenza e trasparenza delle attività amm.ve<br />

attraverso l’introduzione di precise regole di funzionamenmto<br />

dei servizi e tecniche efficace di funzione e controllo<br />

dell’iter degli atti amm.vi (reg. tempi - ricerca documenti<br />

- visibilità della pratica- controllo adempimenti).<br />

Integrazione ed interscambiabilità del personale amministrativo<br />

che pur restando di un servizio dedicato deve<br />

essere a conoscenza quasi specifica delle attivita’ di tutti i<br />

servizi del dipartimento ed in grado di rispondere in maniera<br />

esauriente.<br />

Strategia<br />

• ricognizione dei processi relativi alle pratiche del D.P.<br />

• implementazione di un programma informatico<br />

• contatti con i responsabili dei servizi del D.P. per individuazione<br />

dei referenti<br />

• formazione e validazione.<br />

Interventi<br />

• contatti con responsabili dei servizi<br />

• avvio rapporti basati su e-mail sia su outside che su inside<br />

• analisi delle singole procedure<br />

• formazione e motivazione degli addetti.<br />

Modalità di controllo, verifica e valutazione<br />

Indicatori di attività<br />

• n. di incontri con segreterie e responsabili<br />

• addestramento all’uso del programma informatico<br />

• n. di ore di presenza del personale amministrativo<br />

presso ogni segreterie del dipartimento.<br />

Indicatori di risultato<br />

• n. reclami pervenuti riferiti a difformita delle risposte,<br />

superamento dei tempi previsti dalla carta dei servizi<br />

• n. di incontri tra varie segreteria per scambio e raccolta<br />

informazioni.<br />

11


Dipartimento di Prevenzione<br />

Sportello Unico (S.U.) per le aziende.<br />

Erogazione prestazioni<br />

del Dipartimento di Prevenzione<br />

Dipartimento di Prevenzione<br />

Informatizzazione dei dati<br />

per la ricerca degli infortuni indagati<br />

Referente<br />

Ancilla Cavaggion<br />

Collaboratore amm.vo<br />

Dipartimento Prevenzione<br />

Collaboratori<br />

Norberto Righetto<br />

Tecnico della Prevenzione<br />

Dipartimento Prevenzione<br />

Referente<br />

Cecilia Acco<br />

Assistente Sanitaria<br />

Dipartimento di Prevenzione - SPISAL<br />

Collaboratori<br />

Alessandra Manni<br />

Infermiera<br />

Dipartimento di Prevenzione - SPISAL<br />

Manifestazioni del problema<br />

• miglioramento della rintracciabilità delle pratiche pervenute<br />

al D.P. anche di pertinenza di specifici servizi e<br />

riferenti a S.U.<br />

• emissione di unico parere comprensivo di tutte le problematiche<br />

inerenti la pratica.<br />

Motivazioni della scelta del problema<br />

• dare sempre una risposta tempestiva, esauriente ed<br />

appropriata al richiedente (S.U. comuni) ed al titolare<br />

della pratica stessa (soggetto coinvolto)<br />

• garantire omegeneità nelle valutazioni e relativi pareri.<br />

Analisi del problema e delle sue cause<br />

Al dipartiimento pervengono circa 700/800 pratiche<br />

anno riferibili a S.U.. La pratica puo’ coinvolgere la competenza<br />

di piu’ servizi o essere di uno solo.<br />

Obiettivo<br />

Emissione di un solo parere comprensivo di tutti gli<br />

aspetti inerenti alla pratica stessa e riferimenti chiari<br />

degli operatori che hanno partecipato alla stesura. In<br />

questo modo si intende offrire un unico interlocutore<br />

sia in entrata che in uscita, secondo la logica del miglioramento<br />

rapporti utente e pubblica amministrazione.<br />

Strategia<br />

Definizione procedure e relativa flow chard<br />

• registrazione all’ingresso di tutte le pratiche<br />

• verifica di competenze<br />

• affido della pratica all’opratore prescelto<br />

• emissione di parere.<br />

Interventi<br />

• verifica funzionalità soft autoprodotto<br />

• formazione delle segreterie dei servizi<br />

• individuazione referenti di ogni servizio<br />

• adeguamento del programma informatico<br />

• sperimentazione e sua verifica<br />

• implementazione del programma nelle varie postazioni<br />

di lavoro.<br />

Modalità di controllo, verifica e valutazione<br />

• report trimestrali delle pratiche<br />

• verifica delle responsabile progetto e del direttore del<br />

D.P..<br />

Manifestazioni del problema<br />

Difficoltà della ricerca e gestione della registrazione dei<br />

dati relativi agli infortuni indagati in occasione della richiesta<br />

di informazioni da parte dell’autorità giudiziaria,<br />

infortunato (Studio legale) e altri enti (INAIL).<br />

Motivazioni della scelta del problema<br />

Facilitare la ricerca dell’infortunio indagato ed eliminazione<br />

delle schede “resisto” che attualmente contengono<br />

i dati relativi all’identificazione della ditta oggetto di<br />

indagine, al nominativo dell’infortunato, dinamica dell’infortunio,<br />

conclusione, dell’indagine e operatore che<br />

ha concluso l’indagine.<br />

Analisi del problema e delle sue cause<br />

Ogni anno si registrano circa 500 infortuni indagati che<br />

devono essere riportati a mano sulla scheda “resisto”.<br />

Per svolgere tale attività si impiegano mediamente 10<br />

minuti per infortunio. L’utilizzo delle schede aumenta<br />

notevolmente la probabilità di perdita della stessa, errori<br />

di trascrizione della ditta, errori di inserimento in<br />

ordine alfabetico negli appositi contenitori e aumenta il<br />

tempo per la ricerca dei dati relativi agli infortuni indagati<br />

in occasione della richiesta di informazioni.<br />

Obiettivo<br />

Inserimento di tutti i dati riportati nelle schede resisto a<br />

partire da Gennaio 2006.<br />

Strategia<br />

• creazione di un file in programma access per inserimento<br />

dati<br />

• inserimento di tutti i dati anno 2006 e dati anni precedenti<br />

• informazione e formazione del personale (tecnico e sanitario)<br />

che accede ai dati.<br />

Interventi<br />

• bozza, prova e validazione del file per l’inserimento<br />

dati 30 giorni<br />

• inserimento dati anno 2006 e dati anni precedenti 2 anni<br />

• formazione del personale (tecnico e sanitario) che accede<br />

ai dati 30 giorni.<br />

Modalità di controllo, verifica e valutazione<br />

• eliminazione graduale della registrazione cartacea<br />

• controllo inserimento dati in PC entro 1 mese dalla<br />

consegna da parte dei tecnici del fascicolo “infortunio<br />

concluso” anno 2006<br />

• report mensile dei dati inseriti<br />

• correttezza dei dati inseriti rispetto ai dati cartacei.<br />

Indicatori di attività<br />

riferiti alla strategia e agli interventi<br />

• n. infortuni consegnati e n. infortuni inseriti anno 2006<br />

• n. infortuni recupero anni precedenti.<br />

Indicatori di risultato<br />

riferiti all’obiettivo<br />

• entro 1 anno eliminazione del 50 % delle schede “resisto”<br />

• entro 2 anni eliminazione del 100% delle schede “resisto”<br />

• addestramento di tutto personale (tecnico e sanitario)<br />

che accede ai dati.<br />

12 13


Dipartimento di Prevenzione<br />

Tutela lavoratrice madre:<br />

valutazione dei rischi (D.LGS 151/01)<br />

Referente<br />

Cecilia Acco<br />

Assistente Sanitaria<br />

Dipartimento di Prevenzione - SPISAL<br />

Collaboratori<br />

Alessandra Manni<br />

Infermiera<br />

Dipartimento di Prevenzione - SPISAL<br />

Lorella Fioraso<br />

Assistente Sanitaria<br />

Dipartimento di Prevenzione - SPISAL<br />

<strong>1˚</strong> <strong>Concorso</strong> <strong>Qualità</strong> <strong>Azienda</strong> <strong>Ulss</strong> 5<br />

Indicatori di attività<br />

• numero di moduli con risposta completa e corretta<br />

• numero di moduli con risposta incompleta o carente<br />

• numero di telefonate di informazione/formazione<br />

• numero di sopralluoghi in azienda.<br />

Indicatori di risultato<br />

• entro 1 anno 100% di compilazione dei moduli di risposta<br />

completa e corretta per le ditte contattate almeno<br />

una volta<br />

• entro 6 mesi riduzione dell’80% delle telefonate di informazione/formazione<br />

per l’azienda precedentemente<br />

contattata<br />

• entro 6 mesi riduzione dell’90% dei sopralluoghi in<br />

azienda precedentemente contattata.<br />

Dipartimento di Prevenzione<br />

Manifestazioni del problema<br />

Insufficiente conoscenze da parte dei Datori di Lavoro<br />

dell’applicazione del Decreto Lgs. 151/01 “testo unico<br />

delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno<br />

della maternità e della paternità, a norma dell’articolo<br />

15 della Legge 8 marzo 2000, n. 53” ed in particolare<br />

degli artt.11 (valutazione dei rischi) e 12 (conseguenze<br />

della valutazione).<br />

Motivazioni della scelta del problema<br />

Sensibilizzare i Datori di Lavoro ad effettuare l’identificazione<br />

e la valutazione dei rischi (agenti fisici, chimici<br />

e biologici; processi industriali; movimentazione e posture;<br />

fatica psicofisica) presenti nell’ambiente di lavoro<br />

nel momento in cui la lavoratrice comunica il suo stato<br />

di gravidanza. Una volta identificati i rischi è necessario<br />

stabilire se gli stessi rientrano tra quelli considerati dalla<br />

normativa come pregiudizievoli per la salute della lavoratrice<br />

e del bambino.<br />

Analisi del problema e delle sue cause<br />

Al nostro Servizio accedono mediamente all’anno 450<br />

lavoratrici per una consulenza relativa ai rischi presenti<br />

nell’ambiente di lavoro. La nostra procedura stabilisce<br />

che attraverso l’anamnesi lavorativa, identifichiamo i rischi<br />

presenti nell’attività/mansione svolta dalla lavoratrice;<br />

li comunichiamo per iscritto al Datore di Lavoro che conferma<br />

o non conferma i rischi indicati.<br />

Il datore di lavoro deve valutare se è possibile modificare<br />

temporaneamente le condizioni o l’orario di lavoro<br />

per evitare l’esposizione al rischio e nell’impossibilità di<br />

effettuare tale modifica la lavoratrice ha la possibilità di<br />

usufruire dell’astensione anticipata dal lavoro rispetto al<br />

periodo obbligatorio.<br />

Obiettivo<br />

Stimolare il Datore di Lavoro ad effettuare autonomamente<br />

l’identificazione e la valutazione dei rischi utilizzando<br />

il Documento di Valutazione (DVR) e avvalendosi<br />

della consulenza del Medico Competente dell’<strong>Azienda</strong>.<br />

Strategia<br />

• modifica della modulistica inviata al Datore di Lavoro<br />

• supporto telefonico prima dell’invio della lettera per<br />

illustrare la nuova procedura<br />

• sopralluogo in azienda per informare/formare le persone<br />

incaricate dall’azienda ad individuare i rischi qualora<br />

l’identificazione dei rischi fosse assente e/o carente.<br />

Interventi<br />

• supporto telefonico, alla ditta contatta per la prima<br />

volta, prima dell’invio della modulistica per illustrare la<br />

nuova procedura circa 30 minuti<br />

• sopralluogo in azienda quando l’identificazione dei rischi<br />

è assente e/o carente circa 2 ore.<br />

Modalità di controllo, verifica e valutazione<br />

• raccolta dei moduli di risposta del Datore di Lavoro<br />

• controllo delle risposte complete e corrette rispetto ai<br />

rischi inviate dal Datore di Lavoro<br />

• numero delle telefonate per tutte le aziende contattate<br />

per la prima volta<br />

• numero sopralluoghi in azienda.<br />

14<br />

15


Distretto<br />

<strong>1˚</strong> <strong>Concorso</strong> <strong>Qualità</strong> <strong>Azienda</strong> <strong>Ulss</strong> 5<br />

Distretto<br />

Progetto premiato<br />

Uniformità nel trattamento<br />

delle lesioni da Decubito<br />

Sulla base dei dati epidemiologici che l’A.I.S.LE.C. (Associazione<br />

Italiana Studio Lesioni Cutanee) ha prodotto<br />

in questi anni, emerge una chiara “arretratezza culturale”<br />

che conduce i professionisti dedicati a fondare l’attività<br />

preventiva e di trattamento delle lesioni cutanee, su<br />

procedure e conoscenze scientifiche superate da tempo.<br />

La volontà di acquisire nuovi prodotti ha portato il nostro<br />

gruppo infermieristico a studiarne le caratteristiche<br />

di applicazione e a coinvolgere la professione medica<br />

ottenendo collaborazione competente per la fornitura<br />

di “medicazioni avanzate”, integrando il lavoro ai vari<br />

livelli.<br />

Ciò ha prodotto un protocollo di utilizzo basato su evidenze<br />

scientifiche, come strumento di lavoro comprensivo<br />

di indicazioni utili al trattamento, date le note qualità<br />

di facilità di impiego, rimozione atraumatica e indolore<br />

nei diversi giorni di sito e non trascurando l’aspetto della<br />

rilevante responsabilità a carico dell’operatore.<br />

Inoltre la valorizzazione del tempo assistenziale e di trasferimento<br />

supera spesso il costo della medicazione.<br />

Il percorso fin qui eseguito non è sicuramente esaustivo,<br />

ma è un primo momento di incontro fra professionisti:<br />

Infermieri professionali, medici, farmacista ed economo,<br />

ognuno per la propria competenza, valuteranno e<br />

sceglieranno i prodotti di medicazione più appropriati,<br />

di sicura garanzia, di facile applicazione anche ai “non<br />

addetti” così preziosi in ambito domiciliare, per il raggiungimento<br />

del miglior risultato da offrire all’utenza.<br />

Sarà nostro impegno proseguire con corsi di aggiornamento<br />

e ricerca, condividere procedure, linee guida e<br />

ottenere un “linguaggio comune” basato sulle evidenze<br />

scientifiche più recenti.<br />

Referente<br />

Paola Frigo<br />

Infermiera A.D.I.<br />

Centro Arzignano<br />

Collaboratori<br />

Eddi Barbara Masiero<br />

Infermiera A.D.I.<br />

Centro Arzignano<br />

Barbara Biasiolo<br />

Infermiera A.D.I.<br />

Centro Arzignano<br />

16<br />

17


Distretto<br />

Notifica Combinata Esito Invalidità Civile<br />

Esenzione Ticket<br />

Distretto<br />

Nuove risposte ai bosogni di persone<br />

con disabilità in età evolutiva<br />

Referente<br />

Ermanno Dian<br />

Responsabile U.O.A.<br />

Adulti Anziani<br />

Collaboratori<br />

Umberto Nardi<br />

Medico Legale<br />

Ufficio Invalidi Civili<br />

Laura Nardi<br />

Assistente amm.vo<br />

Ufficio Invalidi Civili<br />

Referente<br />

Oriano Bacchin<br />

Assistente Sociale<br />

Unità operativa attività Socio Sanitarie<br />

Collaboratori<br />

Monica Maculan<br />

Assistente sociale<br />

Unità operativa età evolutiva disabilità<br />

Lina Rigoni<br />

Operatore socio sanitario<br />

Unità operativa attività Socio Sanitarie<br />

Manifestazione del problema<br />

Attualmente gli utenti invalidi ricevono a domicilio la<br />

notifica dell’esito di invalidità e devono recarsi presso<br />

uno degli sportelli del distretto per ottenere il tagliando<br />

adesivo dell’esenzione ticket.<br />

Motivazioni della scelta del problema<br />

La tipologia dell’utenza in questione è tale che risulta<br />

disagevole per gli stessi l’accesso agli sportelli distrettuali.<br />

Analisi del problema<br />

Ogni anno la Commissione invalidi civili valuta quasi<br />

2000 casi.<br />

Obiettivo<br />

Diminuire gli accessi agli sportelli distrettuali da parte<br />

dei soggetti invalidi (movimentare i documenti e non le<br />

persone). L’obiettivo è da raggiungersi entro il 31.12.06..<br />

Azioni<br />

Notifica congiunta con inoltro del tagliando adesivo di<br />

esenzione dell’esito di invalidità civile e della relativa<br />

esenzione ticket.<br />

Interventi<br />

Stampa dei tagliandi adesivi da effettuarsi presso l’ufficio<br />

invalidi civili, assemblaggio del tagliando con la relativa<br />

notifica e invio del tagliando a mezzo posta.<br />

Modalità di controllo<br />

Sarà necessario valutare e monitorare la quantità di<br />

esenzioni inviate.<br />

Indicatori di attività<br />

• statistiche relative al numero di invalidità riconosciute<br />

• statistiche relative al numero di esenzioni inviate<br />

Indicatori di risultato<br />

• questionari di gradimento tra la popolazione coinvolta<br />

• gradimento da parte delle Associazioni di categoria.<br />

Manifestazione del problema<br />

Nell’<strong>Ulss</strong> 5 l’implementazione delle attività connesse<br />

alle politiche di integrazione scolastica rappresenta circa<br />

il 6% del bilancio sociale riferito al consuntivo 2004.<br />

Per assicurare la collaborazione tra scuola ed enti territoriali,<br />

la legge introduce il principio della programmazione<br />

coordinata dei servizi scolastici con quelli sanitari,<br />

socio assistenziali culturali ricreativi sportivi e con altre<br />

attività sul territorio. Nella pratica questa attività programmatoria<br />

deve realizzarsi attraverso accordi di programma<br />

tra organi scolastici, enti locali ed <strong>Azienda</strong> <strong>Ulss</strong>.<br />

Tali accordi di programma sono finalizzati alla predisposizione<br />

attuazione e verifica congiunta di progetti educativi,<br />

riabilitativi e di socializzazione individualizzati.<br />

Motivazioni della scelta del problema<br />

• il territorio esprime un bisogno di intervento progressivamente<br />

in crescita<br />

• il mercato del lavoro offre una quantità di personale<br />

qualificato insufficiente a coprire il fabbisogno<br />

• l’elevato tasso di turnover del personale durante l’anno<br />

scolastico causato dalle offerte lavorative che gli operatori<br />

ricevono con proposte più allettanti sul piano<br />

economico e della sicurezza<br />

• il burn out del personale impiegato causato talvolta<br />

dalla complessità della casistica, sia sul piano dell’accudimento<br />

fisico sia sul piano relazionale con l’alunno<br />

in condizione di disabilità la sua famiglia ed il contesto<br />

organizzativo<br />

• lo spostamento giornaliero talvolta anche su tre sedi<br />

scolastiche per pote raggiungere un monte ore di lavoro<br />

sufficiente a garantire uno stipendio minimo, con<br />

ulteriori costi per i trasferimenti<br />

• l’impiego di più operatori nello stesso plesso scolastico<br />

per la presenza di più alunni in condizione di disabilità<br />

con gli stessi bisogni assistenziali nelle medesime<br />

fasce orarie.<br />

Obiettivo<br />

Necessità di implementare una diversa modalità organizzativa<br />

del supporto assistenziale agli alunni in condizioni<br />

di disabilità, data la necessità di dare una risposta<br />

ai bisogni degli alunni e delle alunne diversamente abili<br />

con disabilità media, grave e gravissima e delle loro famiglie.<br />

Strategia<br />

Acquisizione di personale volontario in servizio civile che<br />

adeguatamente formato posa operare nell’attività di assistenza<br />

degli alunni con disabilità frequentanti i plessi<br />

scolastici degli istituti comprensivi 1 e 2 del comune di<br />

Montecchio Maggiore.<br />

Contemporaneamente ciò comporta un ruolo di facilitatore<br />

da parte dell’operatore socio sanitario all’interno<br />

della scuola con la possibilità di maggior gratificazione<br />

professionale.<br />

Attività ed organizzazione<br />

Fase 1: conoscenza del contesto istituzionale ed operativo<br />

Fase 2: avviamento al modulo progettuale<br />

Fase 3: programmazione delle attività extrascolastiche<br />

nei mesi estivi<br />

Fasa 4: monitoraggio verifica e programmazione degli interventi.<br />

18 19


Distretto<br />

Modalità di controllo<br />

L’attività di verifica e valutazione è prevista in itinere<br />

durante la realizzazione del progetto ed utilizzerà i seguenti<br />

strumenti ed attività:<br />

• incontri del gruppo guida a cadenza mensile<br />

• incontri settimanali del referente del progetto con i volontari<br />

in servizio civile<br />

• questionario individuale per i volontari in servizio civile<br />

a tre mesi, sei mesi ed a fine progetto<br />

• osservazione diretta.<br />

<strong>1˚</strong> <strong>Concorso</strong> <strong>Qualità</strong> <strong>Azienda</strong> <strong>Ulss</strong> 5<br />

Indicatori di attività<br />

• capacità di presentare progetti di servizio civile con relativa<br />

approvazione<br />

• n. volontari in servizio civile reclutati ed avviati al modulo<br />

progettuale.<br />

Distretto<br />

Creatività e benessere<br />

Referente<br />

Daniela Zimbelli<br />

Assistente sociale CTRP Il Girasole<br />

Montecchio Maggiore<br />

Collaboratori<br />

Erica Bertoncello<br />

Educatore CTRP Il Girasole<br />

Montecchhio Maggiore<br />

Manifestazione del problema<br />

Gli utenti della CTRP nella maggior parte dei casi sono<br />

affetti da gravi forme di psicosi. Questa patologia mentale<br />

è caratterizzata da isolamento dal contesto sociale,<br />

incapacità di comunicazione, comportamento inadeguato,<br />

povertà emotiva, ridotta consapevolezza e<br />

motilità del corpo e della voce, consideravole aumento<br />

ponderale.<br />

Motivazioni della scelta del problema<br />

La giovane età degli utenti ha evidenziato la necessità<br />

di migliorare il grado e la qualità di comunicazione e di<br />

socializzazione. Tutto ciò al fine di permettere il reinserimento<br />

nel contesto sociale, accorciando i tempi di<br />

degenza all’interno delle strutture del Dipartimento di<br />

Salute Mentale.<br />

Obiettivo<br />

Migliorare la coscienza del proprio corpo, delle proprie<br />

emozioni e del proprio sé; la qualità della comunicazione<br />

ed il livello di socializzazione. Gli utenti si riappropriano<br />

della loro dimensione sia individuale che sociale di<br />

rapporto con gli altri. Questo permette di migliorare la<br />

qualità della vita degli utenti.<br />

Strategia<br />

Si utilizzano tecniche espressive corporee per stimolare<br />

i pazienti a socializzare, per stimolare i pazienti a socializzare,<br />

per diminuire le difficoltà di comunicazione, la<br />

povertà emotiva, la scarsa consapevolezza del proprio<br />

corpo. Tecniche cognitivo-comportamentali per contrastare<br />

l’aumento del peso corporeo.<br />

Modalità di controllo<br />

Verranno utilizzate delle scale di valutazione per monitorare<br />

l’eventuale cambiamento di ogni singolo utente<br />

e del gruppo in generale. I risultati finali verranno commentati<br />

con una relazione conclusiva.<br />

Indicatori di attività<br />

• atteggiamento corporeo e mimico<br />

• attività percettiva<br />

• aspetti relazionali affettivi<br />

• creatività<br />

• utilizzo dei diversi linguaggi<br />

• uso degli spazi disponibili<br />

• capacità di applicare nozioni acquisite<br />

• aderenza al programma<br />

• attività fisica.<br />

Indicatori di risultato<br />

• uso del corpo<br />

• uso della voce<br />

• capacità di relazione<br />

• capacità di collaborazione.<br />

Solo per quanto concerne il progetto benessere:<br />

• capacità di mantenere una corretta alimentazione<br />

• frequenza e tipo di attività fisica.<br />

20<br />

21


Distretto<br />

<strong>1˚</strong> <strong>Concorso</strong> <strong>Qualità</strong> <strong>Azienda</strong> <strong>Ulss</strong> 5<br />

Distretto<br />

Progetto premiato<br />

Implementazione del sistema informativo S.I.GE.SS.TER 5 ®<br />

(Sistema Informativo GEstionale Socio-Sanitario<br />

per la rete dei servizi TERritoriali).<br />

Per la misurazione, valutazione e valorizzazione<br />

delle attività di assistenza territoriale integrata<br />

Referente<br />

Elvio Pistaffa<br />

Responsabile Unità Operativa Cure Primarie<br />

Centro di responsabilità Distretto <strong>Ulss</strong> 5 Ovest Vicentino<br />

Collaboratori<br />

Paola Peruzzo<br />

Responsabile Unità Operativa Assistenza Domiciliare<br />

Centro di responsabilità <strong>Ulss</strong> 5 Ovest Vicentino<br />

Andreina Raschietti<br />

Caposala<br />

Infermiere Esperto<br />

Centro di responsabilità Distretto <strong>Ulss</strong> 5 Ovest Vicentino<br />

Livia Visonà<br />

Coordinatrice Punto Salute Nord<br />

Infermiere Esperto<br />

Centro di responsabilità Distretto <strong>Ulss</strong> 5 Ovest Vicentino<br />

Laura Zordan<br />

Coordinatrice Punto Salute Centro<br />

Infermiere Esperto<br />

Centro di responsabilità Distretto <strong>Ulss</strong> 5 Ovest Vicentino<br />

Manifestazioni del problema<br />

Le modalità e i criteri di raccolta dei dati relativi all’Assistenza<br />

Domiciliare sono disomogenei nei vari Punti Salute<br />

del Distretto. Viene utilizzato supporto cartaceo e la<br />

modulistica attualmente in uso è diversa in ogni sede.<br />

Motivazioni della scelta del problema<br />

La raccolta dei dati in maniera disomogenea e su supporto<br />

cartaceo comporta la difficoltà di monitorare in<br />

tempo reale l’attività svolta, di valutare dei carichi di<br />

lavoro del personale, di reperire i dati per i report regionali,<br />

dell’incrocio dei dati con i comuni e con gli altri<br />

servizi coinvolti nell’assistenza domiciliare e l’impossibilità<br />

di un confronto e standardizzazione delle modalità<br />

operative.<br />

E’ inoltre molto difficoltoso effettuare valutazioni di appropriatezza<br />

degli interventi, di costo/efficacia e monitorare<br />

l’uso dei materiali.<br />

Analisi del problema e delle sue cause<br />

L’ambito territoriale dell’<strong>Ulss</strong> 5 ha una superficie totale di<br />

Kmq 499,83 distribuiti in 22 Comuni, di cui 5 tra i 15.000<br />

e 28.000 abitanti.<br />

Vi è un residuo di disomogeneità organizzativa e gestionale,<br />

derivante dalla fusione nel 1996 di 3 diverse <strong>Ulss</strong>,<br />

che ha dato origine ad un’unica azienda con 18 sedi<br />

operative sparse su territorio.<br />

I gruppi infermieristici delle varie sedi hanno esperienze<br />

e realtà lavorative diverse, con modalità operative<br />

peculiari, non facili da integrare. Molto spesso inoltre<br />

l’infermiere in servizio sul territorio lavora in autonomia<br />

e solitudine, con difficoltà di condivisione di problemi<br />

tecnici e relazionali anche causa delle distanze che diminuiscono<br />

la motivazione e il senso d’appartenenza al<br />

gruppo.<br />

Fino ad ora inoltre il servizio di assistenza domiciliare<br />

non è stato fornito di strumenti informatici per la gestione<br />

dell’attività e non si è provveduto alla formazione<br />

specifica del personale.<br />

Obiettivo<br />

Uniformare e informatizzare su tutto il territorio dell’<strong>Ulss</strong> 5<br />

la rilevazione e l’interpretazione dei dati raccolti relativi<br />

alle attività svolte e alle prestazioni erogate per l’attività<br />

di Assistenza Domiciliare al fine di:<br />

• rilevare in termini numerici e in maniera puntuale e<br />

tempestiva l’attività svolta<br />

• ottenere dati omogenei che consentano di effettuare<br />

valutazioni di processo, di efficacia e di efficienza dei<br />

servizi e della prestazioni territoriali<br />

• misurare l’impegno quali e quantitativo del personale<br />

(carichi di lavoro)<br />

• conoscere il profilo assistenziale per ogni tipologia di<br />

casistica trattata<br />

• ottenere report regionali per l’analisi organizzativo<br />

economica in maniera rapida ed affidabile (sistema SID<br />

- ADI)<br />

• consentire l’incrocio dei dati con i comuni e gli altri servizi<br />

coinvolti nell’assistenza domiciliare<br />

• classificare e codificare le prestazioni e determinare<br />

per ciascuna di esse standard di riferimento interni ed<br />

esterni (es. regionali).<br />

Strategia<br />

• costituzione di un gruppo di lavoro (gruppo A) composto<br />

dal dal responsabile dell’U.O.C. Cure Primarie, dai<br />

referenti dei Punti Salute, dal responsabile del Servizio<br />

Informatico <strong>Azienda</strong>le, dalla caposala, dai coordinatori<br />

infermieristici, da amministrativi con il responsabile<br />

della ditta fornitrice del software. Il gruppo ha il<br />

compito di esaminare il software proposto e indicare<br />

le modifiche necessarie all’utilizzo dello stesso nel contesto<br />

aziendale<br />

• costituzione di un gruppo di lavoro (gruppo B) composto<br />

dal responsabile dell’Unità operativa assistenza<br />

domiciliare, dalla caposala e dalle coordinatrici dei diversi<br />

Punti Salute per aggiornare la modulistica e riorganizzare<br />

la raccolta dei dati<br />

• intervento formativo generale al personale infermieristico<br />

ed amministrativo che sarà preposto alla raccolta<br />

e all’inserimento dei dati nel computer<br />

• definizione di un protocollo interno per l’utilizzo del<br />

software che garantisca una uniforme trattazione dei<br />

dati<br />

• definizione delle priorità nell’organizzazione e nell’inserimento<br />

graduale dei dati.<br />

Interventi<br />

• il Gruppo A definisce le caratteristiche del software da<br />

adottare (1 mese)<br />

• l’<strong>Ulss</strong> provvede a fornire tutte le sedi periferiche di pc<br />

o terminale dotato del software individuato (3 Mesi)<br />

• il gruppo B provvede alla revisione dei supporti cartacei<br />

attualmente in uso nelle varie sedi e alla definizione<br />

delle modalità operative per la rilevazione dell’attività<br />

svolta (2 mesi)<br />

• il gruppo B acquisisce la capacità di utilizzo del supporto<br />

informatico e, suddividendo il personale infermieristico<br />

in piccoli gruppi, provvede alla loro formazione.<br />

Definisce inoltre la distribuzione dei compiti al<br />

personale infermieristico e amministrativo e realizza un<br />

protocollo di gestione del programma (3 mesi)<br />

• il gruppo A definisce le priorità e i tempi previsti per il<br />

caricamento dell’attività pregressa e la messa a regime<br />

della modalià operativa<br />

• il gruppo A stabilisce la procedura e incarica un referente<br />

per l’estrazione dei dati per i report regionali.<br />

Modalità di controllo, verifica e valutazione<br />

• verrà valutata a 6 mesi dall’inizio del progetto la percentuale<br />

di infermieri in grado di utilizzare correttamente il<br />

programma e la percentuale di casi in assistenza domiciliare<br />

i cui dati sono inseriti correttamente.<br />

Indicatori di attività<br />

• presenza in tutte le sedi di software e PC idonei all’uso<br />

• realizzazione della nuova cartella infermieristica e della<br />

nuova modulistica<br />

• percentuale di infermieri che acquisiscono la capacità<br />

di utilizzare il software<br />

• presenza di un protocollo interno per la gestione del<br />

programma<br />

Indicatori di risultato<br />

• percentuale del personale che adotta le nuove modalità<br />

di rilevazione ed inserimento dei dati<br />

• n. di casi in assistenza domiciliare “informatizzati”/n. di<br />

casi totali (percentuale di casi informatizzati)<br />

22<br />

23


Distretto<br />

• percentuale di casi in assistenza domiciliare in cui è<br />

possibile definire il profilo assistenziale, il carico assistenziale<br />

e l’impegno del personale, i costi di gestione<br />

e i report regionali.<br />

<strong>1˚</strong> <strong>Concorso</strong> <strong>Qualità</strong> <strong>Azienda</strong> <strong>Ulss</strong> 5<br />

Distretto<br />

Ottimizzazione di risorse attraverso la creazione<br />

di un percorso a diagramma di flusso, agevolato,<br />

per riposizionamento di sondino nasograstrico<br />

in pazienti con nutrizione artificiale enterale domiciliari<br />

Progetto premiato<br />

Referente<br />

Giovanni Ronzani<br />

Dirigente Medico U.O.S.<br />

Dietetica e Nutrizione clinica territoriale<br />

Collaboratori<br />

Chiara Sassaro<br />

Coordinatrice infermieristica<br />

Silvia Bestini<br />

Infermiera<br />

Susanna Castegnaro<br />

Infermiera<br />

24<br />

25


Distretto<br />

Problema<br />

• non sono chiari i percorsi, le figure professionali, e le<br />

strutture da contattare nel caso di fuoriuscita accidentale<br />

del sondino nasogastrico in pazienti a domicilio<br />

con nutrizione entrale artificiale, a cui si deve riposizionare<br />

il sondino per permettere la corretta infusione di<br />

alimenti e farmaci<br />

• spreco di risorse.<br />

Analisi del problema e delle sue cause<br />

Nella nostra <strong>Ulss</strong> ci sono a domicilio 140 pazienti in nutrizione<br />

entrale domiciliare, con gastrostomia e sondino<br />

nasogastrico. Tale metodica di nutrizione definita artificiale<br />

è regolamentata da normativa nazionale con legge<br />

regionale n.11/98 in cui si prevede l’attivazione dell’ADI<br />

ad alta intensità. Trattasi di pazienti per la maggior parte<br />

anziani, di difficile spostamento dal proprio domicilio a<br />

causa delle patologie concomitanti.<br />

A causa di tali quadri patologici è necessario che il personale<br />

sanitario sappia individuare le problematiche<br />

che possono insorgere durante le manovre di riposizionamento<br />

del sondino nasogastrico. Risulta evidente che<br />

si tratta di manovra non banale, che richiede maggiori<br />

attenzioni soprattutto se eseguita in struttura non protetta<br />

qual è il domicilio del paziente.<br />

Per questo motivo a tutt’oggi molte sostituzioni avvengono<br />

in ambiente ospedaliero definito protetto.<br />

Nell’esperienza di questi anni ci siamo accorti che molti<br />

degli interventi eseguiti in “emergenza” potevano essere<br />

evitati, ottimizzando risorse e costi, con individuazione<br />

di un percorso da attuare a seconda delle problematiche<br />

emerse.<br />

<strong>1˚</strong> <strong>Concorso</strong> <strong>Qualità</strong> <strong>Azienda</strong> <strong>Ulss</strong> 5<br />

Azioni<br />

• raccolta di informazioni su casi già avvenuti ed analisi<br />

delle motivazioni che hanno portato al problema<br />

• confronto con altre realtà di servizi che presentano o<br />

hanno presentato le stesse problematiche<br />

• considerazioni delle risorse disponibili<br />

• ricerca in letteratura dei problemi e possibili risoluzioni<br />

• elaborazione del percorso di organigramma.<br />

Condizione indispensabile prima di applicare i percorsi<br />

identificati è la formazione del personale infermieristico<br />

sia dal punto di vista teorico che pratico.<br />

Tale percorso formativo prevede varie fasi:<br />

1. in una prima fase si faranno una serie di incontri che<br />

illustrino la parte teorica del posizionamento ( attraverso<br />

filmati e diapositive illustrate) con relative problematiche<br />

che si possono trovare e possibili soluzioni<br />

adottabili.<br />

2. In un secondo momento si utilizzeranno i casi reali,<br />

pazienti a domicilio, che saranno portati nel servizio<br />

di dietetica e nutrizione clinica territoriale nel<br />

momento in cui sarà necessario sostituire il sondino<br />

naso-gastrico. Ciò servirà per insegnare la pratica di<br />

sostituzione del sondino naso-gastrico, in sicurezza, a<br />

tutti gli infermieri del distretto .<br />

3. la terza fase prevede la costruzione collaborativa di<br />

un protocollo identificativo dei casi semplici di posizionamento<br />

4. la quarta fase prevede la costruzione collaborativa di<br />

un protocollo di posizionamento del SNG.<br />

“Sfumiamo”: La Promozione della salute con particolare<br />

riferimento agli stili di vita e ai comportamenti Tabagici<br />

Daniela Burato<br />

Caposala<br />

Dipartimento Salute Mentale Lonigo<br />

Francesco Barbagin<br />

Operatore Socio sanitario<br />

Dipartimento Salute Mentale Lonigo<br />

Francesca Bellucco<br />

Operatore Socio sanitario<br />

Dipartimento Salute Mentale Lonigo<br />

Martina Galeotto<br />

Infermiere Professionale<br />

Dipartimento Salute Mentale Lonigo<br />

Giuseppe Carturan<br />

Operatore Socio sanitario<br />

Dipartimento Salute Mentale Lonigo<br />

Graziano Giacomello<br />

Infermiere Psichiatrico<br />

Dipartimento Salute Mentale Lonigo<br />

Carolina Zanconato<br />

Infermiere Generico<br />

Dipartimento Salute Mentale Lonigo<br />

Marianna Zin<br />

Educatore<br />

Dipartimento Salute Mentale Lonigo<br />

Referente<br />

Raffaele Morello<br />

Assistente sociale<br />

Dipartimento Salute Mentale Lonigo<br />

Distretto<br />

Collaboratori<br />

Obiettivo<br />

Produrre un diagramma a flusso di percorso agevolato<br />

per pazienti con nutrizione artificiale enterale domiciliare<br />

che necessitano di riposizionamento del sondino<br />

nasogastrico, da sviluppare successivamente con tabelle,<br />

percorsi ben definiti, concordati e scritti con tutte le<br />

figure professionali e unità operative coinvolte.<br />

Allegato 1 pagina<br />

Il problema e sua analisi<br />

Esso interessa la distribuzione e il consumo di tabacco<br />

agli utenti con problemi psichiatrici inseriti nella Comunità<br />

Terapeutica Riabilitativa Protetta “il Nido Rosa” di<br />

Lonigo. L’aspetto più evidente che ha suggerito al gruppo<br />

di mettere in atto un progetto di qualità interessa<br />

il paradosso esistente tra il mandato teso al raggiungimento<br />

della migliore qualità di vita degli utenti e l’erogazione<br />

di una prestazione decisamente contro salute.<br />

Gli operatori deputati a promuovere la salute delle persone<br />

dedicano, infatti, parte del proprio tempo quotidiano<br />

a curare la gestione delle sigarette; “prestazione”<br />

che alimenta stili di vita insalubri in contraddizione alle<br />

campagne di prevenzione promosse dal Ministero della<br />

Salute, e dalla normativa recente.<br />

Il problema fumo oltre a distogliere risorse umane<br />

“ruba” del tempo e del denaro agli utenti e ai familiari<br />

che spesso devono fronteggiare la dipendenza e le conseguenti<br />

compulsioni.<br />

Attorno alla dipendenza dal fumo si inseriscono anche<br />

una serie di dinamiche relazionali problematiche tra gli<br />

utenti, tra questi e gli operatori e tra gli utenti i familiari<br />

e gli operatori che sono lesive del buon andamento delle<br />

relazioni nei vari contesti di vita.<br />

Analisi del problema e delle sue cause<br />

L’analisi del processo svolta rispetto alla “prestazione<br />

gestione sigarette“ vede l’impiego giornaliero delle seguenti<br />

risorse quantificabili in:<br />

• circa 15 ore settimanali complessive impiegate all’interno<br />

dell’organizzazione del lavoro<br />

• 3 ore settimanali per gli utenti occupati nell’acquisto<br />

delle sigarette<br />

• mediamente 9 euro settimanali spesi per ogni utente<br />

per l’acquisto delle sigarette<br />

• una certa quantità di tempo difficilmente quantificabile<br />

utilizzata dagli utenti durante il consumo di sigarette.<br />

L’analisi qualitativa interessa invece i diversi ambiti relazionali<br />

che vengono condizionati negativamente.<br />

Essi sono:<br />

• laboratori riabilitativi<br />

• vita di comunità (per esempio: scontri tra fumatori e<br />

non fumatori, scambi (traffici) tra fumatori in astinenza)<br />

• relazioni fra gli operatori e i familiari nel caso che quest’ultimi<br />

non rispettino le regole che vietano la consegna<br />

diretta ai propri congiunti delle sigarette, oppure<br />

del denaro<br />

• relazioni fra gli operatori e gli utenti durante i momenti<br />

di vita non strutturata<br />

• relazioni nel tempo libero.<br />

Obiettivi<br />

L’obiettivo generale interessa il miglioramento della<br />

qualità della vita degli utenti inseriti in Comunità riabilitativa,<br />

in particolare gli obiettivi specifici interessano<br />

le due macro aree enunciate sopra: l’area relativa alle<br />

risorse umane ed economiche impiegate per sostenere<br />

la dipendenza da tabacco e l’area delle relazioni.<br />

Per quanto riguarda l’area delle risorse si intende promuovere<br />

la riduzione/eliminazione del consumo di tabacco<br />

e conseguentemente la riduzione delle spese e<br />

26<br />

27


Distretto<br />

del tempo dedicato dagli operatori per la gestione del<br />

consumo di tabacco. A questo obiettivo dovrebbe seguire<br />

la conversione delle risorse economiche ed umane<br />

in nuovi progetti riabilitativi utili e piacevoli da definire<br />

individualmente con utenti e familiari.<br />

Per l’area delle relazioni gli obiettivi interessano il miglioramento<br />

delle relazioni fra gli attori citati, in particolare<br />

la riduzione delle tensioni fra operatori ed utenti durante<br />

lo svolgimento dei laboratori riabilitativi e in genere<br />

durante la vita di comunità, quella fra gli utenti generati<br />

dagli scambi (traffici) di sigarette e il miglioramento dei<br />

rapporti fra i familiari e gli utenti soprattutto durante i<br />

permessi a casa.<br />

Azioni ed interventi<br />

Si precisa che il presente progetto si inserisce all’interno<br />

delle altre azioni che da alcuni anni interessano l’area<br />

dell’educazione alla salute. Dal 2000 infatti è attivo un<br />

progetto rivolto alle persone con problemi di sovrappeso,<br />

sono attivi da anni percorsi di educazione al movimento<br />

fisico e di educazione alla cura di sè.<br />

Il problema del fumo da tabacco rientra all’interno del<br />

concetto complesso quale è lo stile di vita.<br />

Nel caso degli utenti con problemi psichici la complessità<br />

e la conseguente difficoltà assume proporzioni rilevanti,<br />

ne è conferma il fatto che sono pochi i progetti<br />

attivati dai servizi per la salute mentale.<br />

Vista la complessità del problema, il numero di soggetti<br />

coinvolti e la necessità di promuovere la partecipazione<br />

attiva delle persone a vario titolo interessate, la strategia<br />

che si adotterà prevede il coinvolgimento diretto fin<br />

dalle prime fasi della progettazione di tutti i soggetti.<br />

Ciò significa che la stesura dell’attuale progetto ha visto<br />

la partecipazione dei familiari e degli utenti al fine di individuare<br />

i vari aspetti problematici riscontrabili nei vari<br />

ambiti di vita. Con gli operatori della Comunità Riabilitativa<br />

si è svolta l’analisi del processo puntualizzando le<br />

ricadute organizzative e relazionali.<br />

La stessa modalità partecipata sarà mantenuta sia nell’attivazione<br />

degli interventi generali, sia per la costruzione<br />

dei percorsi personalizzati di disassuefazione sia<br />

per le verifiche e valutazioni.<br />

Interventi<br />

Gli interventi che si metteranno in atto riguardano:<br />

• una attività di formazione sensibilizzazione rivolta agli<br />

utenti, ai familiari e agli operatori della Comunità Riabilitativa<br />

<strong>1˚</strong> <strong>Concorso</strong> <strong>Qualità</strong> <strong>Azienda</strong> <strong>Ulss</strong> 5<br />

• la costruzione di percorsi personalizzati di disassuefazione<br />

dal fumo rivolti ai singoli e con la collaborazione<br />

delle famiglie<br />

• l’elaborazione di nuovi progetti riabilitativi emergenti<br />

dalle risorse (umane ed economiche) risparmiate dalla<br />

riduzione del consumo di tabacco.<br />

Modalità di controllo, verifica e valutazione<br />

Il controllo, la verifica e la valutazione interesseranno le<br />

due macro aree citate più sopra.<br />

Altre forme di verifica riguarderanno l’andamento dei<br />

singoli utenti per i quali si sono attivati i percorsi personalizzati<br />

di disassuefazione dal fumo.<br />

Indicatori di risultato<br />

I cambiamenti relativi alle relazioni sono difficili da misurare<br />

e quantificare. Lo stesso vale per gli stili di vita<br />

all’interno dei quali si inserisce il consumo di tabacco.<br />

Si intendono e comunque misurare i cambiamenti utilizzando<br />

il “TEST DI FAGERSTRöM”, strumento standardizzato<br />

che evidenzia il grado di dipendenza da nicotina.<br />

Saranno utilizzati altri indicatori di risultato associati<br />

agli obiettivi già enunciati. Si valuterà positivamente<br />

la riduzione di almeno il 20% delle risorse economiche<br />

destinate per l’acquisto di tabacco e il numero di nuovi<br />

progetti attivati con il recupero delle risorse economiche<br />

e di personale. La valutazione avverrà dalla lettura<br />

delle cartelle cliniche e dai diari delle consegne compilati<br />

quotidianamente dagli operatori, attraverso colloqui<br />

con i familiari con gli utenti e dalle discussioni di gruppo<br />

con gli utenti.<br />

Stato di avanzamento del progetto<br />

Il progetto è già stato avviato da quattro mesi.<br />

Non si possono al momento segnalare cambiamenti<br />

sostanziali se non la disponibilità di alcune persone<br />

coinvolte a modificare le abitudini rispetto al consumo<br />

di tabacco. Dopo il primo periodo di sensibilizzazione si<br />

passerà nei prossimi mesi all’attivazione di alcuni progetti<br />

individuali.<br />

Realizzazione del cartello “Unico”<br />

indicante i turni di servizio<br />

delle farmacie convenzionate<br />

Referente<br />

Renato Girardello<br />

Assistente amm.vo<br />

U.O. Farmaceutica Territoriale<br />

Collaboratori<br />

Maria Paola Cariolato<br />

Farmacista Dirigente<br />

U.O. Farmaceutica Territoriale<br />

Ermanno Dian<br />

Dirigente Medico<br />

U.O. Cure Primarie<br />

Distretto<br />

Progetto premiato<br />

28<br />

29


Distretto <strong>1˚</strong> <strong>Concorso</strong> <strong>Qualità</strong> <strong>Azienda</strong> <strong>Ulss</strong> 5<br />

<strong>1˚</strong> <strong>Concorso</strong> <strong>Qualità</strong> <strong>Azienda</strong> <strong>Ulss</strong> 5<br />

Distretto<br />

Manifestazioni del problema<br />

Attualmente le 43 farmacie convenzionate di questa<br />

<strong>Azienda</strong> <strong>Ulss</strong> redigono a loro piacimento il cartello indicante<br />

le farmacie di turno.<br />

La Commissione Ispettiva sulle Farmacie, a cui appartiene<br />

lo scrivente gruppo di lavoro, ha riscontrato negli<br />

ultimi anni numerose anomalie riconducibili al cartello<br />

predetto, e precisamente:<br />

1. grande disomogeneità: formati e supporti molto diversi<br />

gli uni dagli altri, che talvolta pregiudicano la leggibilità<br />

stessa.<br />

2. mancanze e/o imprecisioni dei dati in esso contenuti:<br />

• indicazione dell’ordine di vicinanza delle farmacie di<br />

turno quasi mai rispettato<br />

• indicazione dei nominativi, degli indirizzi e dei numeri<br />

di telefono delle farmacie di turno, a volte mancanti<br />

e/o imprecisi e/o non aggiornati<br />

• indicazione delle modalità di fruizione del servizio<br />

gratuito a domicilio, notturno e festivo, per la consegna<br />

di farmaci urgenti tramite ANCR, mancanti e/o<br />

imprecise<br />

• indicazione delle farmacie di appoggio non sempre<br />

indicato, o recante, delle volte le farmacie con<br />

appoggio “in entrata”, delle altre, le farmacie con<br />

appoggio “in uscita”.<br />

Il risultato di tutto ciò è, purtroppo, un prodotto scadente,<br />

che ha la naturale conseguenza di fornire all’utenza un<br />

servizio di scarsa qualità.<br />

Motivazioni della scelta del problema<br />

Il gruppo di lavoro ritiene quindi importante affrontare e<br />

risolvere il problema, soprattutto per migliorare la qualità<br />

del servizio offerto all’utenza, ed in modo specifico<br />

per:<br />

• fornire un servizio migliore all’utente, considerato che<br />

molto spesso le persone che hanno la necessità di consultare<br />

tale cartello hanno bisogno di risposte rapide e<br />

sicure, in quanto legate ad un precario stato di salute,<br />

proprio o dei propri familiari, e che perlopiù tale consultazione<br />

avviene in orario notturno<br />

• fornire un servizio migliore anche alla popolazione<br />

straniera, ormai fortemente radicata nell’ambito territoriale<br />

di questa <strong>Azienda</strong> <strong>Ulss</strong>, penalizzata anche dalla<br />

difficoltà di comprensione legata alla scarsa conoscenza<br />

della nostra lingua<br />

• prevenire possibili segnalazioni di disagio o di inadempienza<br />

da parte dell’utenza.<br />

Analisi del problema e delle sue cause<br />

Analisi del problema:<br />

• difformità delle informazioni fornite all’utenza<br />

• difficoltà di lettura e comprensione, riferito a tutta<br />

l’utenza ed in particolare alla popolazione straniera<br />

• imprecisione dei dati.<br />

Cause del problema:<br />

• inadeguate direttive da parte delle autorità preposte<br />

• imperizia e disattenzione da parte delle farmacie convenzionate.<br />

Obiettivo<br />

Obiettivo principale:<br />

Andare incontro alle aspettative dell’utenza migliorando<br />

la qualità del servizio offerto, avendo cura di fornire<br />

informazioni in modo sempre più accurato, completo e<br />

sicuro, attraverso:<br />

• un’uniformità delle informazioni fornite da ciascuna<br />

delle 43 farmacie convenzionate presenti sul territorio<br />

dell’<strong>Azienda</strong> <strong>Ulss</strong> 5<br />

• una maggiore leggibilità e comprensione dei cartelli<br />

per l’utente<br />

• una maggiore precisione e completezza dei dati contenuti<br />

nei cartelli.<br />

A tale scopo, il progetto di questo gruppo di lavoro<br />

consiste nella realizzazione di un nuovo cartello “unico”,<br />

nel senso che sarà uguale per tutte le farmacie presenti<br />

nel territorio di questa <strong>Azienda</strong> <strong>Ulss</strong>, secondo il modello<br />

proposto in allegato, che dovrà contenere:<br />

• il logo aziendale<br />

• l’indicazione delle farmacie di turno<br />

• la piantina del territorio dell’<strong>Azienda</strong> <strong>Ulss</strong>, che ponga in<br />

evidenza quei Comuni che hanno una farmacia di turno<br />

(le aree comunali in cui viene a trovarsi una farmacia di<br />

turno risulteranno colorate in modo diverso dalle altre,<br />

in questo modo l’ordine di vicinanza viene immediatamente<br />

percepito)<br />

• l’indicazione delle farmacie di appoggio (solamente<br />

quelle con l’appoggio “in entrata” in quanto il cartello<br />

viene sostituito ogni sabato mattina)<br />

• l’indicazione delle modalità di fruizione del servizio<br />

gratuito a domicilio, notturno e festivo, per la consegna<br />

di farmaci urgenti tramite ANCR.<br />

Strategia<br />

Elenco delle azioni da intraprendere per il raggiungimento<br />

dell’obiettivo:<br />

• analisi del problema per definire le azioni da intraprendere<br />

• individuazione di un modello adeguato allo scopo<br />

• Ricerca del materiale necessario per predisporre il modello<br />

su supporto informatico<br />

• verifica intermedia ed eventuali variazioni di miglioramento<br />

del modello<br />

• verifica/valutazione finale<br />

• predisposizione del modello finale su supporto informatico<br />

• acquisizione del parere della Commissione Consultiva<br />

sulle Farmacie<br />

• creazione su supporto informatico dei cartelli necessari<br />

per la turnazione di un intero anno<br />

• individuazione dell’operazione economicamente più<br />

vantaggiosa finalizzata alla stampa dei cartelli per tutte<br />

le farmacie<br />

• stampa dei cartelli<br />

• consegna dei cartelli alle farmacie.<br />

Interventi<br />

Tabella esplicativa:<br />

Tipo di Azione Soggetti Interessati Durata<br />

Analisi del problema per pianificare le azioni da intraprendere Intero gruppo di lavoro 3 giorni<br />

Individuazione di un modello adeguato allo scopo Intero gruppo di lavoro 1 giorno<br />

Ricerca del materiale necessario per predisporre il modello<br />

su supporto informatico<br />

Renato Girardello<br />

5 giorni<br />

Elaborazione prima bozza su supporto informatico Renato Girardello 5 giorni<br />

Verifica intermedia ed eventuali variazioni di miglioramento del modello Intero gruppo di lavoro 1 giorno<br />

Elaborazione nuova bozza su supporto informatico Renato Girardello 2 giorni<br />

Verifica/valutazione finale Intero gruppo di lavoro 1 giorno<br />

Predisposizione del modello finale su supporto informatico Renato Girardello 2 giorni<br />

Presentazione del modello finale per l’acquisizione del parere della Commissione<br />

Consultiva sulle Farmacie<br />

Acquisito il parere favorevole della Commissione si provvederà all’inserimento<br />

dei dati relativi ai turni di un intero anno, su idoneo supporto informatico (con<br />

l’attuale turnazione delle farmacie a 10 settimane dovranno essere creati n. 10<br />

cartelli).<br />

Ogni singolo cartello dovrà contenere:<br />

• il logo aziendale<br />

• l’indicazione delle farmacie di turno<br />

• la piantina del territorio dell’<strong>Azienda</strong> <strong>Ulss</strong>, che ponga in evidenza quei Comuni<br />

che hanno una farmacia di turno (le aree comunali in cui viene a trovarsi una<br />

farmacia di turno risulteranno colorate in modo diverso dalle altre, in questo<br />

modo l’ordine di vicinanza viene immediatamente percepito)<br />

• l’indicazione delle farmacie di appoggio (solamente quelle con l’appoggio<br />

“in entrata” in quanto il cartello viene sostituito ogni sabato mattina)<br />

•l’indicazione delle modalità di fruizione del servizio gratuito a domicilio,<br />

notturno e festivo, per la consegna di farmaci urgenti tramite ANCR<br />

Individuazione dell’operazione economicamente più vantaggiosa per<br />

l’<strong>Azienda</strong> (rapporto qualità/prezzo), finalizzata alla realizzazione della stampa<br />

e/o plastificazione dei cartelli per tutte le farmacie (n. 10 cartelli x 43 farmacie<br />

= n. 430 cartelli)<br />

Realizzazione in <strong>Azienda</strong>: le attrezzature necessarie sono tutte già presenti in<br />

<strong>Azienda</strong>, basterà eventualmente provvedere all’acquisto dei materiali non a<br />

scorta<br />

Realizzazione in <strong>Azienda</strong>: stampa e/o plastificazione dei cartelli effettuata in<br />

<strong>Azienda</strong><br />

Realizzazione tramite Ditta esterna: individuazione Ditta e ordine<br />

Consegna dei cartelli alle farmacie: può essere eseguita direttamente dal<br />

personale amministrativo dell’U.O. Farmaceutica Territoriale, in quanto le<br />

farmacie vi conferiscono mensilmente per la consegna ricette<br />

Intero gruppo di lavoro<br />

+Commissione Consultiva<br />

Renato Girardello<br />

Intero gruppo di<br />

lavoro+personale dell’U.O.A.<br />

Approvvigionamenti Generali<br />

ed Economali<br />

Personale dell’U.O.A.<br />

Approvvigionamenti Generali<br />

ed Economali<br />

Renato Girardello<br />

e/o altro personale aziendale<br />

individuato allo scopo<br />

Personale dell’U.O.A.<br />

Approvvigionamenti Generali<br />

ed Economali<br />

Renato Girardello<br />

Allegato 1 pagina<br />

1 giorno<br />

5 giorni<br />

1/2 giorni<br />

1 giorno<br />

3 giorni<br />

2 giorni<br />

5 giorni<br />

30<br />

31


Distretto<br />

Dal “gruppo” alla “squadra”<br />

Referente<br />

Laura Pianalto<br />

Infermiera Professionale<br />

Servizio Poliambulatoriale extra ospedaliero<br />

Distretto<br />

La qualità professionale, organizzativa e percepita<br />

nella residenzialità psichiatrica territoriale<br />

e strumenti per l’Assessment<br />

Progetto premiato<br />

Referente<br />

Stefano Zanolini<br />

Psicologo-psicoterapeuta<br />

U.O. Strutture Intermedie Dipartimento di Salute Mentale<br />

Manifestazione del problema<br />

• difficoltà e lacune nel passaggio delle informazioni<br />

• difficoltà nel poter discutere su varie problematiche<br />

operative, confrontandosi così sui metodi e sulle migliorie<br />

da adottare per risolvere i problemi operativi,<br />

anche semplici che si possono presentare<br />

• conseguente incapacità di sviluppare nuove modalità<br />

operative tese a rinforzare:<br />

a) le capacità creative individuali di gruppo<br />

b) il potere decisionale<br />

c) il processo problem solving<br />

d) il monitoraggio delle eventuali risoluzioni proposte<br />

Da ciò deriva:<br />

a) aumento di livello d’insoddisfazione individuale e<br />

del gruppo<br />

b) demotivazione<br />

c) confusione circa gli obiettivi da raggiungere o proponibili<br />

d) disfunzionalità disomogeneità frammentarietà nelle<br />

varie attività infermieristiche ambulatoriali<br />

Analisi del problema<br />

La nostra è un’organizzazione complessa con utenti<br />

esterni e utenti interni che agiscono con due tipologie<br />

operative di massima:<br />

• attribuzione di incarichi diversificati in funzione delle<br />

diverse professionalità e competenze (processo di<br />

scomposizione del lavoro)<br />

• costruzione/attivazione di processi di integrazione attraverso<br />

i quali le diverse professionalità ricompongono<br />

il loro operato singolo per arrivare all’obiettivo.<br />

Azioni<br />

• sottoporre ai referenti e ai membri del gruppo questo<br />

progetto per valutare il livello di condivisione del<br />

problema e del coinvolgimento di ognuno rispetto al<br />

problema esposto<br />

• cominciare a discutere sul piano di collaborazione e<br />

sulla tipologia di gruppo che ognuno dei componenti<br />

ha intenzione di attuare, valutando le strategie per<br />

arrivare al tipo di gruppo più condiviso e quindi più<br />

realistico.<br />

In base al tipo di gruppo scelto, iniziare ad affrontare<br />

i problemi, seguendo la priorità (da quelli sentiti come<br />

preminenti scendendo mano a mano) stabilendo per<br />

ognuno delle strategie.<br />

Interventi<br />

• riunioni di gruppo guidate con cadenza mensile per<br />

strutturare il gruppo di lavoro partendo dalle risorse<br />

umane presenti<br />

• riunioni operative del gruppo settimanali per discussione,<br />

individuazione proposte di soluzione circa uno o<br />

più problemi operativi specifici<br />

• verifica successiva sulla validità delle soluzioni proposte<br />

in precedenza, eventuali modifiche in base all’esperienza<br />

fatta durante il periodo di applicazione delle<br />

proposte di problem solving<br />

• quando il gruppo scelto sarà strutturato, le sedute potranno<br />

essere diradate e presiedute dal leader o catalizzatore<br />

del gruppo che all’inizio sarà affiancato dal<br />

supervisore esterno.<br />

Collaboratori<br />

Alessandra Belfontali<br />

Psicologa<br />

Centro Arcobaleno Dipartimento di Salute Mentale<br />

Maria Teresa Bettega<br />

Psicologa<br />

Centro Arcobaleno Dipartimento di Salute Mentale<br />

Stefania Visonà<br />

Psicologa<br />

Centro Arcobaleno Dipartimento di Salute Mentale<br />

32 33


Distretto <strong>1˚</strong> <strong>Concorso</strong> <strong>Qualità</strong> <strong>Azienda</strong> <strong>Ulss</strong> 5<br />

<strong>1˚</strong> <strong>Concorso</strong> <strong>Qualità</strong> <strong>Azienda</strong> <strong>Ulss</strong> 5<br />

Distretto<br />

Problema e sua analisi<br />

I servizi psichiatrici condividono alcune caratteristiche<br />

proprie delle industrie di servizi poiché erogano prodotti<br />

per lo più intangibili, coinvolgendo prestazioni<br />

eterogenee e multiprofessionali, in cui “produzione” e<br />

“consumo” sono inseparabili, e il giudizio di qualità dovrebbe<br />

in larga parte essere legato alle percezioni, agli<br />

atteggiamenti e aspettative dei destinatari del servizio<br />

stesso, così che la client quality sia assicurata dalle misure<br />

e tecniche di soddisfazione del cliente. Ciò vale ancor<br />

più se si tiene conto della relazione incrociata tra il punto<br />

di vista del consumatore-utente e il concetto di partecipazione,<br />

che deriva dal cambiamento di ruolo che il<br />

paziente e il suo ambiente può assumere nei confronti<br />

delle strutture e dei processi di cura e riabilitazione: implementare<br />

la possibilità di esprimere il proprio punto<br />

di vista favorisce la collaborazione, ma l’essere coinvolto<br />

stimola anche una valutazione positiva del servizio erogato.<br />

In questa cornice teorica assumono rilevanza le modalità<br />

con cui vengono forniti i servizi socio-sanitari psichiatrici,<br />

come la residenzialità psichiatrica territoriale, ma, per<br />

la natura stessa del servizio, assume altrettanta rilevanza<br />

la modalità con cui questo processo viene percepito.<br />

Nel campo della residenzialità psichiatrica ha assunto<br />

particolare valore, dopo l’applicazione della D.G.R.V.<br />

n.4080/2000, il ruolo degli Appartamenti a variabile<br />

grado di protezione (che abbrevieremo con App.V.P.).<br />

Una corretta programmazione, realizzazione e gestione<br />

degli stessi consente molteplici vantaggi in campo<br />

socio-sanitario e nella cura delle patologie psichiatriche<br />

cronicizzati.<br />

Motivazioni della scelta del problema<br />

Gli App.V.P. sono un punto di contatto molto importante<br />

fra i servizi psichiatrici e la comunità locale in cui essi<br />

operano. Prestare attenzione a come questi servizi funzionano<br />

e cercare di migliorarli, studiandone punti di<br />

forza e punti deboli, non significa solo cercare di offrire<br />

un servizio migliore, ma comporta anche una riflessione<br />

sugli aspetti di comunicazione e di gestione dell’immagine<br />

percepita.<br />

L’esigenza di costruire un protocollo indicativo della<br />

qualità del servizio di residenzialità psichiatrica risponde<br />

alle necessità di verifica del funzionamento dell’organizzazione<br />

delle strutture, ma incontra anche la prospettiva<br />

centrata sul cliente, esteso qui ad un contesto più ampio<br />

di quello del singolo paziente, dato che come consumer<br />

in psichiatria dobbiamo sempre necessariamente annoverare<br />

con il paziente, la sua famiglia e la rete sociale<br />

territoriale di riferimento. Diventa quindi di fondamentale<br />

importanza la rilevazione della qualità percepita<br />

dal paziente, al quale così viene riconosciuto un ruolo di<br />

cittadino attivo, che viene poi allargato alla famiglia e al<br />

contesto di quartiere in cui sono insediati gli App.V.P..<br />

L’analisi della percezione di qualità può influenzare non<br />

solo il processo riabilitativo del singolo utente, aumentandone<br />

le potenzialità, ma anche la dimensione e la<br />

valenza sociale del servizio all’interno della comunità in<br />

cui opera.<br />

In tale ottica, nel territorio della Valle del Chiampo, il<br />

servizio di residenzialità psichiatrica gestito dal Centro<br />

Arcobaleno ha dato vita fin dal 1998 alle prime esperienze,<br />

a livello regionale, di App.V.P., cercando di prendersi<br />

cura di tutti gli aspetti problematici descritti, in stretta<br />

collaborazione con gli Enti affidanti degli stabili (Comuni<br />

di Arzignano e Montecchio Maggiore e ATER di Vicenza).<br />

Ad oggi sono attivi in questo territorio 10 App.V.P. che<br />

ospitano 17 pazienti, dimessi dopo almeno 2 anni di programma<br />

residenziale comunitario intensivo (in Comunità<br />

Alloggio o C.T.R.P.).<br />

Questo fa emergere ancor più la necessità di dare un’organizzazione<br />

sistematica al lavoro di coordinamento e<br />

gestione degli App.V.P., creando gli strumenti che permettano<br />

una lettura quantitativa e un controllo di gestione<br />

efficace del loro percorso, sulla base di elementi<br />

basati sull’evidenza scientifica (EBM).<br />

Analisi del problema e delle sue cause<br />

La residenzialità psichiatrica presenta diversi ordini di<br />

problemi riguardo la qualità, che spaziano dalla funzionale<br />

ripartizione delle risorse umane preposte fino<br />

al concreto funzionamento del progetto riabilitativo. I<br />

problemi che possono derivare da un’inappropriata valutazione<br />

dell’efficacia del servizio sono numerosi, come<br />

un insufficiente monitoraggio della condizione abitativa,<br />

una supervisione superficiale o degli stati di malcontento.<br />

Essi possono portare a numerosi eventi di interruzione<br />

del processo terapeutico residenziale e talora al suo fallimento.<br />

Obiettivo<br />

La qualità professionale e organizzativa riguarda il ruolo<br />

del personale che ha la gestione degli App.V.P. La valutazione<br />

delle esigenze e delle risorse umane che vengono<br />

mobilitate per far fronte ai problemi della residenzialità<br />

psichiatrica è un necessario (anche se non unico)<br />

indicatore di funzionamento del servizio offerto.<br />

Per quanto concerne la qualità percepita è d’obbligo il<br />

riferimento al costrutto di “soddisfazione” dell’utenza,<br />

composta da persone malate e dalle loro famiglie, comprendente<br />

gli aspetti teorici, funzionali e metodologici.<br />

Essa è diventata un campo crescente di interesse e applicazione,<br />

un’esigenza ineludibile, ance se ancora problematica<br />

nella salute mentale, nella programmazione e<br />

valutazione dei servizi offerti.<br />

La soddisfazione è sì un indicatore di esito, ma anche di<br />

processo e ha una forte rilevanza sociale sia nelle politiche<br />

di quality assurance sia, in prospettiva più strettamente<br />

tecnica, nella ricerca e nelle attuali tendenze in<br />

ambito terapeutico-riabilitativo.<br />

Questo fattore è legato alla scelta e all’uso di uno specifico<br />

servizio, all’adesione e al livello di partecipazione<br />

dell’utenza e delle associazioni di tutela al sostegno dei<br />

programmi di trattamento, all’assunzione di responsabilità<br />

di cura e riabilitazione degli stessi pazienti: una variabile<br />

questa che in psichiatria è stata dimostrata come<br />

interveniente nei risultati del processo di cura, in quanto<br />

essa strettamente legata, più di altre patologie, alla soggettività<br />

del paziente e della sua rete sociale.<br />

Ma il processo di qualità è anche parte integrante degli<br />

obiettivi del campo della salute mentale, perché aspetto<br />

fondamentale della qualità della vita e prima tappa<br />

dell’ empowerment consumer psichiatrico.<br />

E’ necessario, da quanto premesso, dotarsi di strumenti<br />

pratici e validati di analisi e verifica dell’efficacia degli<br />

interventi che l’equipe gestore degli App.V.P. deve possedere,<br />

conoscere, manipolare e interpretare.<br />

Indagare la qualità percepita da utenti, familiari e operatori<br />

produce un effetto secondario non trascurabile,<br />

infatti, secondo l’assunto per cui “osservando un fenomeno,<br />

si modifica lo stesso” la risonanza di ciò sarà il<br />

maggiore coinvolgimento emotivo e motivazionale degli<br />

utenti, concretizzato nell’essere e sentirsi interpellati,<br />

con l’effetto di uno spostamento nel versante positivo<br />

della percezione del servizio di cui si usufruisce.<br />

I principi fondamentali dell’MCQ (Miglioramento Continuo<br />

di <strong>Qualità</strong>) stanno nell’indagare le 3 dimensioni di<br />

qualità e appropriatezza degli interventi di assistenza<br />

sanitaria, basato sulle evidenze di qualità:<br />

• professionale<br />

• organizzativa<br />

• percepita.<br />

Obiettivo del nostro lavoro è quello di dotare l’equipe<br />

degli strumenti operativi che diano riscontro del monitoraggio<br />

continuo del livello di qualità e dell’efficacia<br />

dell’operare nelle 3 dimensioni, agendo attraverso interventi<br />

psicosociali di provata efficacia in Clinical Evidence,<br />

come relazionato dall’American Psychological<br />

Association in Roth & Fonagry (rif. www.cochrane.it) .<br />

Si è infatti dimostrato in EBM che risultano efficaci:<br />

1. Nella cura della schizofrenia:<br />

• interventi psicoeducativi e comportamentali per ridurre<br />

le recidive<br />

• terapie di mantenimento con farmaci<br />

• addestramento alle abilità sociali<br />

• inserimento lavorativo con sostegno.<br />

2. Nella cura dei disturbi di personalità borderline:<br />

• addestramento alle abilità sociali e di gruppo<br />

• terapia comportamentale.<br />

La valutazione sistematica e misurabile degli esiti (effectiveness)<br />

e della soddisfazione percepita ci può così<br />

permettere un’analisi validata, standardizzata e riproducibile<br />

delle variabili che vanno considerate fondamentali<br />

nella gestione dei progetti di App.V.P.<br />

Strategia<br />

Sviluppare un corpo di strumenti adatti a costituire un<br />

protocollo di valutazione della qualità resa dagli App.<br />

V.P. e dei relativi progetti terapeutico-residenziali e fornirne<br />

una prima applicazione di verifica dell’ affidabilità<br />

e della validità.<br />

Tale processo viene a costituirsi con le seguenti fasi:<br />

1.La costruzione e applicazione della scheda di “Protocollo<br />

settimanale di gestione e verifica degli App.V.P.”,<br />

compilata dagli operatori dell’equipe referenti per<br />

ogni singolo App.V.P..<br />

2.L’individuazione di strumenti di valutazione dell’efficacia<br />

del protocollo introdotto che abbiano una validità<br />

standardizzata e verificata nel campo della statistica<br />

psicometrica.<br />

3.Fra di essi abbiamo individuato come più indicativi i<br />

seguenti questionari applicati dall’Istituto Superiore di<br />

Sanità nel corso delle ricerche sull’accreditamento dei<br />

servizi sanitari di salute mentale in Italia, condotte dall’equipe<br />

diretta da P.Morosini e G.Palumbo<br />

• per la valutazione della qualità organizzativa dall’equipe:<br />

CRIFOL, questionario per la valutazione del<br />

follow-up del rapporto servizi-esiti psicosociali<br />

• per la valutazione della qualità percepita dal cliente:<br />

ROQ questionario Roman Opinion Scale per la valutazione<br />

della soddisfazione dei pazienti<br />

• per la valutazione della qualità percepita dalle famiglie:<br />

SAVE Family questionario per la valutazione degli<br />

esiti percepiti dalla famiglia.<br />

Test & retest: per verificare i risultati in termini di efficacia<br />

nella pratica (effectiveness) il test va somministrato<br />

all’inizio del progetto da un soggetto esterno e ri-somministrato<br />

a scadenza di mesi 6 dall’attivazione del protocollo<br />

operativo.<br />

Esiti del progetto in corso di attuazione<br />

La realizzazione del progetto, ancora in corso di attuazione,<br />

è consistita fino ad oggi in una prima somministrazione<br />

del questionario per la valutazione della qualità<br />

percepita dai familiari (con la sostituzione del questionario<br />

SAVE con il questionario ABC, per motivi metodologici),<br />

nella implementazione, nella pratica lavorativa<br />

dell’équipe, del protocollo di gestione degli App. V.P. e<br />

nell’analisi dei risultati di questi due indicatori.<br />

Sono state confermate le 4 aree specifiche di osservazione<br />

nella gestione degli App.:<br />

• clima psicologico, di rapporto fra i residenti dell’App.<br />

• cura della casa, e grado di collaborazione riscontrato<br />

nella gestione dell’ambiente domestico<br />

• cura dei rapporti della rete sociale (il livello d’inclusione<br />

sociale nel contesto territoriale dell’abitazione dei conviventi)<br />

• autonomia economico-lavorativo (variabili di clima<br />

psicologico connesse alle difficoltà economiche o lavorative<br />

che i conviventi possono incontrare nella loro<br />

settimana).<br />

Per ogni area è stato definito un punteggio in scala crescente.<br />

Il questionario è stato somministrato da 10 operatori in<br />

6 appartamenti con cadenza settimanale costante per<br />

quanto riguarda 5 dei 6 appartamenti, mentre in 1 vi<br />

sono state difficoltà di continuità negli ultimi 3 mesi.<br />

Si è comunque notato un netto miglioramento del grado<br />

di attenzione e valutazione dello stato di cura dell’App.<br />

da parte degli operatori e conseguentemente anche<br />

nel coinvolgimento dei residenti stessi negli gestione degli<br />

App. Significativo è il dato che nel corso del 2006 in<br />

nessun App. sono stati segnalati problemi di convivenza<br />

che abbiano portato a momenti di tensione o aggressività,<br />

né sono stati segnalati problemi o difficoltà di relazione<br />

con il vicinato.<br />

A livello di qualità organizzativo - professionale si possono<br />

fare alcune considerazioni preliminari di carattere<br />

qualitativo, non essendo ancora disponibili i dati quantitativi.<br />

L’applicazione del questionario settimanale di rilevazione<br />

ha permesso di creare un momento di confronto fra<br />

gli operatori referenti dell’App. e di analisi a cadenza<br />

settimanale dei diversi aspetti di gestione.<br />

Questo favorisce sia l’attenzione costante sull’App. e i<br />

suoi abitanti, sia il possesso di criteri chiari, definiti e misurabili<br />

di valutazione degli aspetti sia positivi sia problematici.<br />

34<br />

35


Distretto<br />

<strong>1˚</strong> <strong>Concorso</strong> <strong>Qualità</strong> <strong>Azienda</strong> <strong>Ulss</strong> 5<br />

Ospedale<br />

Ogni operatore coinvolto ha potuto conoscere e capire<br />

l’importanza di un criterio misurabile di valutazione<br />

dell’attività espressa. Questo ha spinto l’intera equipe<br />

a riproporre anche per i prossimi i 6 mesi l’utilizzo dello<br />

strumento, migliorandone alcuni contenuti, dopo questa<br />

prima fase di training, e apportando modifiche organizzative<br />

alla loro metodologia di lavoro, grazie alla<br />

lettura degli esiti dei flussi di attività degli App..<br />

La significativa differenza è collegabile al cambio di<br />

mentalità che lo strumento ha portato: mentre prima<br />

si tendeva a pensare che l’App. “non va bene” se c’era<br />

qualche problema o “va bene” se non c’erano problemi,<br />

ora si è maggiormente raggiunta la capacità di identificare<br />

gli aspetti positivi e quelli problematici, suddividendo<br />

gli ambiti e le cause e questo favorisce anche<br />

l’individuazione degli strumenti correttivi più corretti. Si<br />

è passati dal concetto “va bene/non va bene” al concetto<br />

“aspetto da migliorare/ aspetto da conservare”.<br />

Per quanto concerne la qualità percepita, si è proceduto<br />

a una prima somministrazione del questionario per l’indagine<br />

della qualità percepita dalle famiglie. Si è scelto,<br />

per motivi metodologici, di utilizzare il questionario<br />

ABC, anziché il SAVE.<br />

I risultati di tale somministrazione sono stati pubblicati<br />

sul notiziario dell’<strong>Ulss</strong> 5 (anno 2006, n.1), e vengono di<br />

seguito riportati.<br />

È stato distribuito un questionario (ABC) alle famiglie,<br />

elaborato dall’Istituto Superiore di Sanità, in cui veniva<br />

loro chiesto di rispondere a quesiti sull’assistenza che<br />

ricevono gli utenti. Con questo strumento è stato possibile<br />

comprendere quali sono le esigenze più sentite,<br />

e individuare le strategie per migliorare la qualità del<br />

servizio offerto. Il questionario è stato compilato da 25<br />

famiglie di età compresa tra 30 ed 83 anni. Ad occuparsi<br />

della persona con una malattia psichiatrica sono i genitori<br />

(76%) o i fratelli (24%). Il familiare medio risulta essere<br />

una persona di 60 anni con un titolo di studio che non<br />

va oltre la scuola media inferiore (64%). Altre persone<br />

che vivono in famiglia soffrono di un disturbo mentale<br />

(12%) o di una malattia fisica grave (24%).<br />

I familiari si dichiarano soddisfatti delle cure e dell’assistenza<br />

presso questo servizio (96%) e ritengono che<br />

anche il paziente ne sia soddisfatto (88%). Considerano<br />

il personale del servizio di riabilitazione psichiatrica<br />

cortese e gentile (96%) e disponibile ad intervenire in<br />

caso di bisogno (92%). Molti ritengono di avere bisogno<br />

di ulteriori informazioni sui problemi relativi alla salute<br />

mentale (76%). Le aree in cui desiderano avere maggiori<br />

indicazioni sono: i farmaci (52%), la psicoterapia e la riabilitazione<br />

(28%), come i familiari possono aiutare meglio<br />

il paziente (36%), i diritti del paziente e quelli dei<br />

parenti (28%), le cause ed il decorso del disturbo (48%).<br />

Per quanto riguarda il percorso terapeutico- riabilitativo,<br />

i familiari ritengono che il malato abbia bisogno in<br />

particolare di frequentare più persone, anche volontari<br />

(44%), di fare una vacanza (24%), ricevere visite di operatori<br />

a casa (12%) o frequentare un gruppo di mutuoaiuto<br />

di pazienti (12%), essere aiutato a trovare lavoro (36%) e<br />

a prendere in modo corretto i farmaci (24%).<br />

Nonostante la maggior parte degli interpellati si ritenga<br />

soddisfatto dell’assistenza offerta dal servizio (96%),<br />

secondo alcuni il familiare avrebbe bisogno di essere<br />

inserito presso una comunità (4%).<br />

È interessante notare come nessuno sia dell’avviso che<br />

la persona con malattia cronica abbia bisogno di essere<br />

ricoverata o di continuare il ricovero ospedaliero.<br />

Dall’analisi del questionario emerge che i familiari sentono<br />

il bisogno di avere più tempo per occuparsi dei<br />

propri problemi personali (28%), di frequentare una associazione<br />

di familiari o un gruppo di mutuoaiuto (24%),<br />

di maggiore collaborazione in famiglia (20%), di aiuto<br />

per i lavori di casa o di fare una vacanza (16%), e di aiuto<br />

per affrontare i problemi economici (12%).<br />

La persona in trattamento appare migliorata rispetto a<br />

come stava prima di venire presso questo servizio (96%)<br />

e raccomanderebbero il servizio anche a qualcuno con<br />

gli stessi problemi e la stessa storia (92%).<br />

La finalità che ci si propone è di migliorare il servizio offerto,<br />

aiutando i familiari a far fronte alle difficoltà, prevenendo<br />

e/o cercando di superare il malessere e le varie<br />

manifestazioni del disturbo psichico, quali depressione,<br />

ansia, tensione ecc. che possono colpire i familiari delle<br />

persone con disturbi psichici, in modo tale da favorire il<br />

loro benessere e a migliorarne la qualità della vita.<br />

Ad oggi, il progetto continua nella sua attuazione, con<br />

le rilevazioni di qualità che sono previste. Inoltre, i dati<br />

emersi hanno dato degli spunti di riflessioni utili per l’avvio,<br />

in collaborazione con l’associazione delle famiglie<br />

(A.I.T.Sa.M.), un percorso di formazione, chiamato Progetto<br />

Accoglienza, in cui si affrontano insieme alcune<br />

problematiche, e si cerca di individuare delle strategie<br />

mirate in modo tale da tutelare e sostenere le famiglie.<br />

Allegato 9 pagine<br />

Il manuale dell’infermiere di anestesia<br />

Referente<br />

Luigi Pingue<br />

Infermiere<br />

Anestesia<br />

Collaboratori<br />

Giovanna Filippozzi<br />

Infermiera<br />

Adelaide Camerra<br />

Addetta funzioni Direttive<br />

Progetto premiato<br />

36<br />

37


Ospedale<br />

Problema e sua analisi<br />

Il progetto prende origine dal problema legato al recente<br />

e continuo ricambio di personale infermieristico nel<br />

ruolo di nurse di anestesia.<br />

La criticità riscontrata riguarda lo stato di adeguamento<br />

al nuovo ruolo e la mancanza di uno standard di riferimento,<br />

dato che le istruzioni sono state date dagli infermieri<br />

che già lavorano nell’ambito e con le modalità che<br />

ognuno ha fatto sue.<br />

Questo ha creato un flusso di informazioni discontinuo<br />

che propone gli eventi formativi in base alla occasionalità<br />

del momento.<br />

<strong>1˚</strong> <strong>Concorso</strong> <strong>Qualità</strong> <strong>Azienda</strong> <strong>Ulss</strong> 5<br />

Strategia<br />

il manuale si presenta come strumento di auto-apprendimento.<br />

Si basa su una presentazione power point multimediale<br />

di auto-apprendimento con auto-test finale e<br />

successiva lezione frontale breve.<br />

I soggetti interessati sono sia i nuovi infermieri inseriti<br />

nell’organico sia quelli che per qualche motivo hanno<br />

perso continuità lavorativa e necessitano di aggiornamento.<br />

Sono altresì coinvolti tutti gli operatori del settore che<br />

potranno tenere aggiornato il manuale con elaborati atti<br />

a mantenere costante il livello di attualità dei materiali in<br />

questione.<br />

Ospedale<br />

Introduzione di una modalità informativa<br />

più efficace per l’accesso<br />

al servizio di Idrokinesiterapia<br />

Referente<br />

Luigi Angelo Gasparella<br />

Fisioterapista<br />

con funzioni di coordinamento<br />

Motivazioni della scelta del problema<br />

Con il manuale si cerca quindi di dare una base standard<br />

ed univoca al nuovo addetto a quella specifica funzione,<br />

per chiarire fin da subito le funzioni e le metodologie in<br />

cui sarà impegnato.<br />

Inoltre esso potrà essere una linea guida per aggiornamenti<br />

e revue anche degli operatori già formati.<br />

Analisi del problema e delle sue cause<br />

Il problema si è presentato con grande frequenza negli<br />

ultimi periodi, creando non poche problematiche e<br />

discontinuità nelle attività che richiedono prontezza ed<br />

esperienza specifica. Questo si è riscontrato facendo<br />

alcuni esempi, nel mancato ripristino di attrezzature o<br />

nell’incertezza sulle metodologie da applicare.<br />

L’eventualità che in futuro si possa ripetere un periodo<br />

di intenso ricambio di infermieri, troverebbe la disponibilità<br />

di un manuale che sicuramente darebbe un contributo<br />

alla soluzione del problema.<br />

Il problema descritto trova una possibilità di risoluzione<br />

in questo manuale perché riduce i tempi di apprendimento<br />

dell’infermiere nello specifico ruolo e nello specifico<br />

ambito lavorativo, poiché in esso vengono descritte<br />

le esatte modalità di applicazione delle procedure nei<br />

nostri ambienti operativi.<br />

Non è quindi un programma didattico, ma uno strumento<br />

con cui si tende a velocizzare una formazione specifica.<br />

Inoltre standardizzando le informazioni si risolvono<br />

i risvolti delle interpretazioni personali che comunque<br />

tendono a creare confusione operativa.<br />

Nel manuale viene lasciato spazio all’approfondimento<br />

culturale, non specificamente infermieristico, con collegamenti<br />

e ricerche che stimolano l’aspetto cognitivo e<br />

applicativo delle procedure effettuate.<br />

Obiettivo<br />

• riduzione dei tempi di apprendimento nel ruolo di nurse<br />

di anestesia<br />

• standardizzazione delle metodologie applicate nei nostri<br />

ambienti<br />

• miglioramento delle conoscenze specifiche del ruolo<br />

di nurse di anestesia<br />

• miglioramento del rapporto con il paziente.<br />

Interventi<br />

Per le caratteristiche di applicabilità la durata sarà necessariamente<br />

variabile, ma finalizzata, ogni qualvolta se<br />

ne presenti la necessità, a velocizzare i tempi e ridurre<br />

i rischi d’incertezza su una mansione decisamente specialistica.<br />

Modalità di controllo<br />

• scheda di itinere, per l’infermiere, con la notazione<br />

delle metodiche affrontate e risolte<br />

• scheda ad uso del medico anestesista sulla valutazione<br />

del sistema manuale<br />

• scheda dati della Caposala con valutazione dei tempi<br />

per ottenere l’autonomia lavorativa dei nuovi preposti<br />

al ruolo in questione.<br />

Ulteriore progetto<br />

Ad integrare e migliorare il progetto, viene inserita la<br />

proposta di una scheda anestesiologica infermieristica,<br />

compilata in tre fasi distinte, che avrebbe il compito di<br />

testare la qualità delle prestazioni offerte, percepita dal<br />

paziente che viene sottoposto ad anestesia.<br />

La scheda vuole essere uno strumento di miglioramento<br />

del rapporto infermiere/paziente per dare un contributo<br />

a diminuire l’ansia e le incertezze che lo possono accompagnare<br />

nel passaggio in sala operatoria.<br />

Il gruppo di lavoro di questo ulteriore progetto è proposto<br />

nel manuale stesso ed è finalizzato a meglio coinvolgere<br />

l’infermiere nel processo di miglioramento della<br />

qualità.<br />

Allegato DVD<br />

Manifestazioni del problema<br />

Il numero di informazioni organizzative e pratiche da fornire<br />

all’utenza per l’accesso al Servizio di Idrokinesiterapia<br />

è elevato; il contatto telefonico per la prenotazione<br />

del ciclo di terapia risulta lungo, complicato e il più delle<br />

volte dispersivo ovvero inefficiente ed inefficace.<br />

Quotidianamente e ripetutamente i Fisioterapisti sono<br />

chiamati a fornire e/o ribadire delucidazioni di vario genere<br />

a persone che accedono impropriamente ai locali<br />

di terapia; i pazienti in trattamento si vedono così sottrarre<br />

tempo utile e dovuto alla loro riabilitazione (che<br />

avviene per piccoli gruppi) con una sensibile difficoltà<br />

alla coerenza ai protocolli terapeutici programmati.<br />

Le richieste da parte di singole persone possono avvenire:<br />

• subito dopo la visita fisiatrica (di persona)<br />

• durante il periodo di attesa (di persona/per telefono)<br />

• qualche giorno prima dell’inizio della terapia (di persona/per<br />

telefono)<br />

• alla prima seduta (di persona)<br />

Le richieste possono riguardare:<br />

• aspetti amministrativi (terapia esclusa dai L.E.A.)<br />

• aspetti organizzativi (orari/cadenze settimanali/assenze<br />

etc...)<br />

• aspetti terapeutici (efficacia / controindicazioni / etc...)<br />

• aspetti pratici (abbigliamento/igiene etc...)<br />

Collaboratori<br />

Barbara Pesavento<br />

Fisioterapista<br />

Area Ortopedico Riabilitativa<br />

Vincenzo Fiocca<br />

Medico Fisiatra Responsabile Struttura Semplice<br />

di Idrokinesiterapia e Servizi Ambulatoriali<br />

di Recupero e Riabilitazione Funzionale<br />

di Lonigo e Montecchio Maggiore<br />

Area Ortopedico Riabilitativa<br />

Motivazioni della scelta del problema<br />

• è fondamentale trovare una efficace modalità comunicativa<br />

per fornire indicazioni chiare, definitive e permanenti<br />

alle molteplici e reiterate richieste di informazioni<br />

da parte di singoli utenti allo scopo di ridurre il<br />

livello di disorientamento individuale e disordine logistico<br />

• è indispensabile ridurre gli accessi random per migliorare<br />

il livello di privacy per i pazienti in trattamento (in<br />

costume da bagno)<br />

• è tecnicamente appropriato ridurre le interferenze<br />

esterne durante una seduta di Riabilitazione di gruppo<br />

per garantire il filo conduttore terapeutico all’interno<br />

della seduta medesima.<br />

Analisi del problema e delle sue cause<br />

Il problema origina, principalmente, dal fatto che la<br />

Rieducazione in acqua è una proposta Riabilitativa relativamente<br />

giovane e appannaggio di poche realtà<br />

ospedaliere; ciò comporta una richiesta di informazioni<br />

superiore rispetto alle terapie più diffuse e note.<br />

In aggiunta a ciò si considerino una serie di concause:<br />

• al momento del contatto telefonico per i pazienti non<br />

risulta agevole, e spesso possibile, prendere nota di<br />

tutte le informazioni utili<br />

• durante l’attesa molte persone sentono la necessità<br />

di accertarsi di essere prenotate e, contestualmente,<br />

ritengono opportuno manifestare richieste o problematiche<br />

personali<br />

38<br />

39


Ospedale<br />

<strong>1˚</strong> <strong>Concorso</strong> <strong>Qualità</strong> <strong>Azienda</strong> <strong>Ulss</strong> 5<br />

Ospedale<br />

• la complessità pratica (doccia/costume etc) percepita<br />

da soggetti anziani determina un senso di insicurezza<br />

o inadeguatezza aggiuntivi<br />

Si deduce che:<br />

• ogni volta che la seduta viene interrotta vi è una riduzione<br />

qualitativa e quantitativa della terapia erogata<br />

• ogni informazione ripetuta rappresenta un tempo<br />

precedentemente utilizzato senza raggiungere lo scopo<br />

prefissato<br />

• ogni incertezza da parte del singolo utente rappresenta<br />

una situazione di disagio alla quale si pone rimedio<br />

in modo non codificato (improvvisato).<br />

Obiettivo<br />

• eliminare le cause di una comunicazione inefficace<br />

riducendo quindi gli accessi per motivi informativi all’ambiente<br />

piscina<br />

• ridurre i conseguenti effetti negativi per i pazienti in<br />

trattamento (continuità di trattamento - privacy)<br />

• ridurre l’incertezza derivante da una terapia la cui<br />

procedura d’accesso è inusuale per la gran parte dell’utenza.<br />

In considerazione del numero di pazienti trattati e del<br />

turn-over attuale si prospetta il raggiungimento dell’obiettivo<br />

nell’arco di un anno a partire dalla messa a<br />

punto del sistema informativo considerato efficace.<br />

Risorse per la realizzazione del progetto<br />

Personale<br />

La realizzazione del progetto avviene ad opera esclusiva<br />

del personale della piscina idroterapica dell’Ospedale<br />

Civile di Lonigo che è composto da due Fisioterapisti<br />

e da un Medico Fisiatra. La rilevazione dei bisogni, la<br />

formulazione del documento e la sua integrazione fisica<br />

con l’attuale foglio di pagamento avverrà ad opera dei<br />

Fisioterapisti occupando un tempo stimato in complessive<br />

10 ore.<br />

La diffusione nelle sedi di competenza (ambulatori) avverrà<br />

ad opera del Medico Fisiatra che trasmetterà ed<br />

illustrerà il documento ai colleghi impiegando complessive<br />

due ore.<br />

La verifica a sei mesi e la valutazione finale verranno<br />

condotte con un incontro dedicato di 1 ora ciascuno per<br />

complessive 4 ore per i Fisioterapisti (2 unità) e 2 ore per<br />

il Medico Fisiatra.<br />

Modalità di controllo, verifica e valutazione<br />

I componenti l’equipe del Servizio di Idrokinesiterapia<br />

(due Fisioterapisti e un Medico Fisiatra) condurranno:<br />

• una verifica in itinere a sei mesi dall’adozione del nuovo<br />

documento<br />

• una valutazione finale ad un anno dall’adozione del<br />

documento.<br />

Riabilitazione fisica<br />

del paziente cardiopatico<br />

Referente<br />

Rossella Caneva<br />

Caposala<br />

U.O.A Cardiologia Arzignano<br />

Collaboratori<br />

Riccardo Sitara<br />

Infermiere<br />

U.O.A Cardiologia<br />

Arzignano<br />

Sabina Tomasi<br />

Infermiere<br />

U.O.A Cardiologia<br />

Arzignano<br />

Strategia<br />

L’intervento consiste nella formulazione di un documento<br />

contenente tutte le indicazioni necessarie per l’accesso<br />

al servizio e corredato da soluzione a dubbi frequentemente<br />

sollevati dall’utenza.<br />

Si sottolinea che tale documento non rappresenta un<br />

foglio aggiuntivo per gli utenti, o per i medici in sede di<br />

visita, ma verrà integrato nel foglio di pagamento delle<br />

terapie lasciando inalterato il percorso amministrativo di<br />

detto documento.<br />

La formulazione scritta in modo semplice ed inequivoco<br />

rappresenta uno strumento che rimane in possesso del<br />

paziente dal momento della visita in poi.<br />

Interventi<br />

• rilevazione della frequenza del fenomeno e definizione<br />

delle necessità informative da parte dell’utenza, da<br />

parte dei due Fisioterapisti del Servizio ( quattro ore<br />

complessive nell’arco di un quadrimestre di attività)<br />

• progettazione del documento da parte dei Fisioterapisti<br />

del Servizio in considerazione della tipologia e<br />

frequenza delle diverse manifestazioni del problema<br />

(quattro ore complessive suddivise in due incontri dedicati)<br />

• stesura documento e integrazione sul retro del foglio<br />

di pagamento terapie per la piscina, da parte di un<br />

Fisioterapista (due ore)<br />

• consegna “matrice” ed eventuali prime copie del nuovo<br />

foglio (integrato da tutte le indicazioni) alle diverse<br />

sedi di visita e relative note esplicative ai colleghi<br />

Medici Fisiatri da parte del Responsabile del Servizio<br />

(due ore - detratti gli eventuali spostamenti che già<br />

sono previsti in via ordinaria-).<br />

In tali situazioni verranno considerati:<br />

• utilità<br />

• efficacia<br />

• eventuali necessità di modifiche.<br />

Indicatori di attività<br />

• la stesura del documento sarà accertata dal Responsabile<br />

del Servizio<br />

• la diffusione del nuovo foglio, integrato dalle indicazione,<br />

sarà evidente con la data della visita e a partire<br />

dal primo giorno di novembre 2005.<br />

Indicatori di risultato<br />

• diminuzione della frequenza degli accessi giornalieri<br />

di persone non in trattamento per motivi informativi<br />

• riduzione dei tempi per la prenotazione telefonica e<br />

semplificazione comunicativa della medesima<br />

• articolazione completa e continuativa delle singole<br />

sedute di riabilitazione in acqua.<br />

Allegato 2 pagine<br />

Problema e sua analisi<br />

Dalla nostra esperienza lavorativa abbiamo constatato<br />

che un lungo allettamento dei pazienti cardiologici, soprattutto<br />

anziani, affetti da: recente infarto miocardio,<br />

intervento cardio-chirurgico, scompenso cardiaco o insufficienza<br />

mitralica cronica porta alla creazione di situazioni<br />

fisiche e psicologiche negative. Queste possono<br />

essere: la diminuzione delle capacità tonico-muscolari,<br />

la non completa adesione del programma farmacologico<br />

dovuto all’ansia ed alla depressione non controllata<br />

dal paziente, il cattivo controllo dei parametri cardiovascolari<br />

ed ematochimici, l’effettuazione di sforzi fisici e di<br />

movimenti non consoni alla fase di malattia con conseguente<br />

aumento del periodo di degenza ospedaliera.<br />

Motivazioni della scelta del problema<br />

Negli ultimi anni con l’aumento di nuove tecniche cardio-chirurgiche<br />

e l’utilizzo di farmaci sempre più mirati, il<br />

ricovero ospedaliero si è ridotto notevolmente rendendo<br />

ancora più importante l’adozione di un percorso assistenziale<br />

che aiuti il paziente a superare nel più breve<br />

tempo possibile un episodio acuto di malessere sia che<br />

si tratti di un intervento chirurgico sia di una patologia<br />

medica.<br />

Spesso queste patologie scompaginano l’equilibrio fisico<br />

e psicologico di una persona e quindi un’assistenza<br />

infermieristica basata su programmi di attività fisica attiva,<br />

aiuta a far ritornare la situazione quanto più simile a<br />

quella di partenza.<br />

Un infarto, uno scompenso cardiaco o un recente intervento<br />

cardio-chirurgico non si supera trascorrendo una<br />

lunga degenza a letto.<br />

Il paziente sollecitato a fare attività fisica avrà un recupero<br />

migliore e più rapido rispetto a chi rimane allettato<br />

in quanto si avrà un aumento dell’energia sia del cuore<br />

sia di tutto il sistema cardiovascolare e respiratorio dell’organismo.<br />

Analisi del problema e delle sue cause<br />

Il paziente dopo un intervento cardio-chirurgico o in seguito<br />

ad una patologia cardiaca che causa allettamento<br />

viene a trovarsi in una situazione di grave disagio psichico<br />

e fisico in quanto si trova debilitato dall’evento acuto<br />

e può andare incontro a complicanze precoci o tardive.<br />

Queste si presentano con:<br />

1. Problemi respiratori a causa della patologia cardiaca<br />

che provoca: versamenti pleuriti, affaticamento dei<br />

muscoli respiratori e paralisi diaframmatica con possibile<br />

insorgenza di broncopolmonite.<br />

2. Problemi di decondizionamento della muscolatura<br />

scheletrica dovuta alla immobilizzazione a letto, posture<br />

modificate da atteggiamenti antalgici e rischio<br />

di trombovenosi profonde soprattutto nei pazienti<br />

cardiochirurgici.<br />

Altri problemi di più scarsa rilevanza clinica ma fortemente<br />

incidenti sulle condizioni generali del paziente<br />

sono l’anemia e l’edema degli arti inferiori. Nei pazienti<br />

diabetici possono insorgere squilibri della situazione<br />

metabolica e scarso controllo della glicemia.<br />

40<br />

41


Ospedale<br />

<strong>1˚</strong> <strong>Concorso</strong> <strong>Qualità</strong> <strong>Azienda</strong> <strong>Ulss</strong> 5<br />

Ospedale<br />

Obiettivo<br />

L’obiettivo finale è quello di migliorare attraverso l’attività<br />

fisica la qualità di vita del paziente diminuendo i sintomi<br />

negativi della malattia e favorendo il reinserimento<br />

del paziente nell’ambiente socio familiare di provenienza<br />

nei più breve tempo possibile.<br />

Inoltre, attraverso l’attività fisica e soprattutto grazie alla<br />

ginnastica respiratoria si garantisce un’adeguata ventilazione<br />

polmonare e si agevola la rimozione dell’eccesso<br />

di secrezioni delle vie aeree.<br />

Ai pazienti cardiochirurgici attraverso l’attività a corpo<br />

libero si previene la trombovenosi profonda post operatoria,<br />

si correggono i difetti di postura e si migliora la<br />

tolleranza allo sforzo.<br />

Strategia<br />

Dalla ricerca che abbiamo effettuato è emerso che la<br />

strategia migliore è l’uso di un programma fisico riabi1it.<br />

o che viene anche sostenuto dalle Linee Guida della<br />

società Americana di Cardiologia, American Hearth, in<br />

quanto inseriscono l’attività fisica come metodica da<br />

prescrivere in modo esteso e controllato nel cardiopatlco<br />

allo stesso livello dei farmaci.<br />

I primi esercizi prevedono una mobilitazione precoce ed<br />

inizialmente passiva del paziente a letto per poi passare<br />

gradualmente a del piccoli movimenti attivi sino ad arrivare<br />

ad una completa autonomia fisica. Ci prevede una<br />

continuità dell’attività da parte dell’equipe infermieristica<br />

con il supporto del fisioterapista, l’aiuto degli operatori<br />

di assistenza e la supervisione dei medici.<br />

Interventi<br />

Non esiste un programma standard di riabilitazione fisica<br />

in quanto ogni soggetto differisce per la sua condizione<br />

fisica e per le conseguenze della malattia. Si rende<br />

quindi necessario personalizzare il lavoro dell’equipe infermieristica<br />

avvalendosi anche dell’aiuto di altre figure<br />

professionali come il fisioterapista. Nel momento in cui<br />

viene pianificato il programma si devono considerare i<br />

seguenti elementi: età, sesso, situazione muscolo scheletrica,<br />

terapia farmacologica, precedenti abitudini in<br />

termini di esercizio fisico, comprensione delle modalità<br />

di esecuzione del programma ed il grado di gradimento<br />

del paziente all’attività fisica.<br />

In linea di massima gli interventi si dividono in quattro<br />

fasi:<br />

Fase 1: Questi esercizi si iniziano già dopo 48-72 ore dal<br />

fatto acuto anche nei pazienti ricoverati in UCIC che non<br />

presentino controindicazioni e non appena il quadro<br />

clinico si stabilizzato. Si eseguono su monitorizzazione<br />

elettrocardiogràfica e pressoria e prevedono esercizi<br />

per prevenire l’ipotonia muscolare e la stasi periferica<br />

attraverso la mobilizzazione passiva degli arti soprattutto<br />

inferiori e ginnastica respiratoria per prevenire le<br />

sindromi disventilatorie, le atelectasie e le broncopolmoniti.<br />

Fase 2: Dalla terza giornata vengono associati esercizi di<br />

mobilizzazione attiva che inizialmente vengono eseguiti<br />

una volta al giorno per poi passare a due volte al giorno.<br />

Questi prevedono: ginnastica respiratoria, esecuzione<br />

da parte del paziente della toilette parziale (mani, viso,<br />

denti), far mangiare il paziente da solo dapprima seduto<br />

sul letto e poi in sedia.<br />

Fase 3: Dalla quarta giornata il paziente può far uso della<br />

comoda, può camminare attorno al letto per poi man<br />

mano essere portato in bagno accompagnato.<br />

Fase 4: Dalla quinta giornata di degenza può passeggiare<br />

sempre più in stanza e per il corridoio utilizzando<br />

se necessario eventuali presidi come deambulatore o<br />

bastoni.<br />

I vari tipi di esercizi ed interventi effettuati vengono annotati<br />

dall’ìnfermiere rispettivamente sul frontespizio<br />

della terapia se il paziente si trova in UCIC ed in un apposito<br />

riquadro sul foglio della grafica se il paziente si<br />

trova ricoverato in Cardiologia.<br />

Ad ogni scambio dl consegna l’infermiere di turno riferisce<br />

ai colleghi i risultati raggiunti e le varie difficoltà<br />

incontrate.<br />

Inoltre, al paziente ricoverato per convalescenza cardiochirurgica<br />

durante tutta la degenza per due volte al<br />

giorno vengono eseguiti degli esercizi respiratori ed in<br />

fase di dimissione viene consegnato un fascicolo dove<br />

illustrata la ginnastica che ha eseguito e che dovrà continuare<br />

ad eseguire a domicilio.<br />

Modalità di controllo, verifica e valutazione<br />

La verifica viene eseguita dal personale infermieristico<br />

durante tutta la fase della degenza del paziente mediante<br />

l’osservazione giornaliera del paziente sia durante la<br />

riabilitazione fisica sia nelle normali attività assistenziali.<br />

La valutazione viene eseguita giornalmente dall’infermiere<br />

che controlla il raggiungimento dei vari risultati<br />

del paziente e li trascrive negli appositi spazi nel foglio<br />

della terapia o sulla grafica. Il medico con la visita medica<br />

giornaliera controlla il miglioramento dei parametri<br />

cardiovascolari, emodinamici e respiratori del paziente.<br />

Indicatori di attivilà<br />

Il paziente viene mobilitato dopo 48-72 ore dal fatto<br />

acuto, inizialmente in modo passivo e su monitorizzazione<br />

elettrocardiografica e pressoria.<br />

Gradualmente, dalla terza giornata di ricovero vengono<br />

effettuati degli esercizi di mobilizzazione attiva, inizialmente<br />

una volta al giorno per poi passare a due.<br />

Dalla quarta giornata di degenza il paziente può alzarsi<br />

dal letto ed esse portato in bagno accompagnato. In<br />

quinta giornata il paziente può passeggiare sempre più<br />

in stanza e nel corridoio.<br />

Indicatori di risultato<br />

Attraverso l’attività fisica si migliora la qualità di vita del<br />

paziente diminuendo i sintomi negativi della malattia e<br />

favorendo il reinserimento del paziente nell’ambiente<br />

socio familiare di provenienza nel più breve tempo possibile.<br />

Grazie alla ginnastica respiratoria si garantisce un’adeguata<br />

ventilazione polmonare e si agevola la rimozione<br />

dell’eccesso di secrezioni delle vie aeree.<br />

Ai pazienti cardiochirurgici attraverso l’attività a corpo<br />

libero si previene la trombovenosi profonda post operatoria,<br />

si correggono i difetti di pastura e si migliora la<br />

tolleranza allo sforzo.<br />

Implementazione su rete telematica aziendale<br />

dell’Archivio Cardiologico dell’Ospedale di Valdagno<br />

Referente<br />

Paolo Chinellato<br />

Dirigente medico di 1º livello<br />

Servizio di Cardiologia di Valdagno<br />

Progetto premiato<br />

42<br />

43


Ospedale<br />

La raccolta anamnestica dei dati sanitari del paziente<br />

(storia clinica, referti diagnostici, terapia attuale e pregressa<br />

etc) è un elemento fondamentale per ogni visita<br />

medica. Spesso tale indagine anamnestica può risultare<br />

incompleta o laboriosa per assenza di documentazione<br />

o per scarsa precisione del paziente nel riferire i suoi<br />

dati sanitari. Assicurare per quanto possibile un accesso<br />

rapido e completo alle informazioni clinico-diagnostiche<br />

garantisce al personale sanitario una migliore comprensione<br />

del quadro clinico del paziente e quindi l’ erogazione<br />

di una prestazione medica più appropriata.<br />

La difficoltà nella acquisizione di una anamnesi completa<br />

può essere attribuita ad una scarsa comunicazione fra<br />

le varie strutture sanitarie, dovuta più in generale ad uno<br />

scarso livello di informatizzazione e integrazione nella<br />

raccolta di dati sanitari. Soprattutto non è ancora patrimonio<br />

culturale comune il fatto di condividere fra i vari<br />

operatori dello stesso ospedale o della stessa <strong>Ulss</strong> le<br />

informazioni sanitarie relative al paziente. Se il paziente<br />

entra in contatto con diverse unità clinico-diagnostiche<br />

della stessa struttura sanitaria, ciascuna di queste spesso<br />

è all’ oscuro dell’ attività dell’ altra. L’ acquisizione<br />

anamnestica dipende spesso solo dall’ esibizione della<br />

documentazione cartacea da parte del paziente, evento<br />

questo piuttosto incostante e imprevedibile.<br />

Lo scopo del progetto è stato di agevolare il personale<br />

sanitario dell’ <strong>Ulss</strong> 5 Ovest Vicentino nella attività clinica<br />

quotidiana, rendendo accessibile l’ Archivio Informatico<br />

<strong>1˚</strong> <strong>Concorso</strong> <strong>Qualità</strong> <strong>Azienda</strong> <strong>Ulss</strong> 5<br />

della Cardiologia di Valdagno per la consultazione online<br />

su rete Intranet aziendale. Tale Archivio Informatico<br />

è utilizzato quotidianamente dal 2003 dal personale<br />

medico e paramedico del Servizio di Cardiologia di Valdagno<br />

per la refertazione delle varie attività cliniche e<br />

diagnostiche. Ha una memoria storica che comprende<br />

i dati fino a oltre 10 anni fa ( in quanto ha assorbito un<br />

precedente archivio informatico di vecchia generazione)<br />

e comprende: lettere di dimissione dei ricoveri cardiologici,<br />

referti di visite cardiologiche, ECG, ecocardiogrammi,<br />

test ergometrici, ECG dinamici Holter, ecodoppler<br />

vascolari. E’ inoltre potenzialmente espandibile per inserimento<br />

di ulteriori tipologie di dati sanitari e interfacciabile<br />

con i principali formati digitali.<br />

Nel marzo 2005, grazie alla collaborazione fra dr. Chinellato<br />

e Servizio Informatico dell’ <strong>Ulss</strong> 5, si è realizzato<br />

il passaggio dell’ Archivio da rete locale ambulatoriale al<br />

Server aziendale (Server Citrix).<br />

In tal modo l’ Archivio è potenzialmente accessibile<br />

da qualsiasi postazione dell’<strong>Ulss</strong>, tramite duplice password.<br />

Per la protezione infatti dei dati sensibili è infatti<br />

necessario inserire duplice password che deve essere<br />

rilasciata dal Servizio Informatico dell’<strong>Ulss</strong> e dall’ amministratore<br />

dell’ Archivio, dr. Chinellato. Il personale sanitario<br />

che potrebbe in primo luogo usufruirne (dopo breve<br />

addestramento) è quello dell’ ospedale di Valdagno<br />

(specialmente i reparti di Medicina e Geriatria), ma potenzialmente<br />

anche quello di altre strutture dell’ <strong>Ulss</strong> 5.<br />

Paola Pupulin<br />

Psicologa e<br />

Psicoterapeuta<br />

Centro donna<br />

Massimo Cigolini<br />

Responsabile<br />

Dipartimento Medicina<br />

Stare bene insieme<br />

Referente<br />

Meneghini Graziano Meneghini Graziano<br />

Medico Chirurgo Senologo<br />

Responsabile Centro Donna - Coordinatore scientifico ANDOS<br />

Collaboratori<br />

Piera Pozza<br />

Presidente Andos<br />

Ovest Vicentino<br />

Onlus<br />

Ferruccio Savegnago<br />

Medico Fisiatra<br />

Coordinatore scientifico<br />

Andos<br />

Ospedale<br />

Problema e sua analisi<br />

Dopo un intervento al seno che la donna può subire per<br />

una patologia maligna della mammella, succede nella<br />

maggior parte dei casi che la persona si trovi a confrontarsi<br />

con una realtà che di colpo può sembrare drasticamente<br />

cambiata. È forse questo il momento in cui la<br />

persona può avvertire una sensazione di solitudine senza<br />

via di uscita o di angoscia nei confronti dell’ambiente<br />

in cui vive e quindi della famiglia.<br />

Motivazioni della scelta del problema<br />

Dall’esperienza di questi anni, capita spesso che i familiari<br />

si sentano “sprovveduti” di fronte alla malattia<br />

tumorale femminile. Allo smarrimento della donna, si<br />

aggiunge quello del coniuge e dei figli. La situazione<br />

peggiora quando la donna ha dei figli minori, su di essa<br />

gravano sensi di colpa per essersi ammalata in un momento<br />

sbagliato.<br />

Analisi del problema<br />

Nella fase post-chirurgica è importantissima la forza di<br />

volontà che ogni donna sviluppa, ma sicuramente “quelli<br />

della famiglia” possono aiutare la persona impegnata<br />

a rinascere e a credere ancora nella vita.<br />

La presenza della famiglia è indispensabile in questo<br />

momento di necessità perché rielaborare il valore della<br />

malattia con un familiare offre sicuramente un sostegno<br />

efficace per rimuovere insieme gli ostacoli.<br />

Obiettivo<br />

Garantire un supporto psicologico ai familiari delle donne<br />

ammalate di cancro alla mammella tramite incontri dove i<br />

parenti siano aiutati a mantenere un atteggiamento positivo<br />

che supporti il percorso della donna ammalata.<br />

Azioni<br />

Attraverso l’attivazione di piccoli gruppi di auto-mutuoaiuto<br />

con la presenza di un esperto e di una volontaria<br />

Andos, si cercherà di offrire le migliori informazioni in<br />

modo da generare un atteggiamento positivo di fiducia<br />

sostenuto dalla speranza e dalla certezza di non essere soli.<br />

Interventi<br />

Il progetto ha durata triennale per:<br />

• assicurare maggior tempo ai bisogni dei familiari<br />

• poter formare le volontarie con maggior tranquillità<br />

senza l’incombenza temporale<br />

• avere un ventaglio più ampio di casistiche da sottoporre<br />

alla verifica in itinere e a lunga distanza.<br />

Modalità di controllo<br />

• osservazione sistematica<br />

• livello di gradimento<br />

• compilazione di questionari.<br />

Indicatori di attività<br />

• valutazione della presa coscienza del problema<br />

• superamento delle difficoltà<br />

• raggiungimento di un buon livello di auto stima.<br />

indicatori di risultato<br />

• maturazione di un atteggiamento positivo<br />

• promozione di stimoli per proseguire nel miglioramento<br />

• valorizzazione dell’esperienza per aiutare gli altri.<br />

44<br />

45


Ospedale<br />

<strong>1˚</strong> <strong>Concorso</strong> <strong>Qualità</strong> <strong>Azienda</strong> <strong>Ulss</strong> 5<br />

Ospedale<br />

Progetto premiato<br />

Indagine sulla qualità dei servizi offerti<br />

ai Donatori di Sangue presso i centri Raccolta<br />

di Montecchio Maggiore e Lonigo<br />

al fine di incrementare la raccolta<br />

del sangue e degli emocomponenti<br />

Manifestazione del problema<br />

Anche presso la nostra <strong>Ulss</strong>, analizzando i dati degli<br />

ospedali di Montecchio M, Arzignano e Lonigo, e secondo<br />

un trend manifesto a livello nazionale, il consumo<br />

di sangue ed emocomponenti, cresce maggiormente rispetto<br />

all’incremento delle donazioni. Infatti, nei primi 6<br />

mesi del 2005, rispetto allo stesso periodo del 2004, l’incremento<br />

delle donazioni è stato dell’ 1,7% a fronte di<br />

una richiesta di emocomponenti aumentata del 17,2%.<br />

Fasi e tempi per la realizzazione del progetto<br />

Progettazione<br />

Messa a punto del questionario conoscitivo:<br />

1 mese.<br />

Realizzazione<br />

Distribuzione e raccolta del questionario:<br />

5 mesi.<br />

Referente<br />

Paola Calvi<br />

Dirigente Medico<br />

Centro Immunotrasfusionale<br />

Collaboratori<br />

Maurizio Soli<br />

Responsabile di Struttura Semplice<br />

Centro Immunotrasfusionale<br />

Alessandra Mengoni<br />

Dirigente Medico<br />

Centro Immunotrasfusionale<br />

Collaboratori esterni<br />

Catia Faggiana<br />

Associazione Donatori Sangue<br />

Cav. Pietro Trevisan<br />

Montecchio Maggiore<br />

Narciso Cerato<br />

Associazione Donatori Sangue<br />

Cav. Pietro Trevisan<br />

Montecchio Maggiore<br />

Motivazioni della scelta del problema<br />

Al momento il numero delle donazioni e l’indice di donazione<br />

(1,6 donazioni annue pro-capite) permette una<br />

adeguata autosufficienza. Ma è necessario, al fine di garantire<br />

un adeguato e sufficiente approvvigionamento<br />

di sangue, che la forbice tra raccolta e consumo non si<br />

allarghi ulteriormente. Ciò passa attraverso un controllo<br />

dei consumi (Buon uso del sangue) ma anche attraverso<br />

un incremento delle donazioni.<br />

Analisi del problema e sue cause<br />

La particolare situazione economica, lavorativa e sociale<br />

(crisi di alcuni settori industriali) e l’implementazione<br />

di contratti di lavoro a termine, potrebbero avere una<br />

qualche influenza negativa nella decisione dei lavoratori<br />

dipendenti di usufruire della giornata di permesso che<br />

la legislazione attuale prevede per coloro i quali decidano<br />

di donare il sangue. Anche i lavoratori autonomi<br />

potrebbero risentire della particolare congiuntura economica<br />

e quindi essere indotti a dedicare minor tempo<br />

ad impegni sociali quali la donazione del sangue.<br />

Obiettivo<br />

Incrementare il numero di donatori, donazioni ed indice<br />

di donazione al fine di garantire l’autosufficienza della<br />

nostra <strong>Ulss</strong> e se possibile, contribuire alla autosufficienza<br />

provinciale e regionale.<br />

Azioni<br />

Strategia e relativi intervenenti<br />

Strategia<br />

Compilazione e distribuzione di un questionario sulla<br />

qualità dei servizi offerti al donatore al fine di individuare<br />

aree di miglioramento. Analisi statistica del questionario<br />

e, una volta individuate le aree di correzione, individuare<br />

eventi e campi di intervento per aumentare il<br />

numero di donazione e la fidelizzazione dei donatori.<br />

Interventi<br />

Applicazione, quando possibile, dei suggerimenti e delle<br />

richieste emerse dalla analisi dei risultati del questionario.<br />

Gli argomenti più sensibili e richiesti sono risultati:<br />

• diminuzione dei tempi di attesa<br />

• apertura mensile di un sabato mattina<br />

• miglioramento del comfort dei locali<br />

• aumento della comunicazione verbale e telefonica<br />

• Insofferenza alla chiamata con cartolina con data di<br />

appuntamento per la donazione<br />

Valutazione<br />

Studio statistico dei risultati ottenuti mediante l’analisi<br />

dei 1350 questionari raccolti:<br />

1 mese.<br />

Modalità di controllo, verifica e valutazione<br />

Indicatori di attività<br />

• aumento del tempo di donazione quotidiana del Centro<br />

Raccolta di Montecchio M (già applicato)<br />

• individuazione di precisi spazi di colloquio verbale e<br />

telefonico con i medici del CIT che non interferiscano<br />

con la attività di donazione (già applicato)<br />

• modifica della cartolina di chiamata mediante la quale<br />

al donatore viene solo “ricordato” che è passato l’intervallo<br />

utile dall’ultima donazione senza specificare<br />

alcuna data di appuntamento (proposta)<br />

• richiesta di ampliamento dei locali presso il Centro<br />

Raccolta di Lonigo (proposta)<br />

• valutazione, in accordo con la Direzione Medica dell’Ospedale,<br />

della possibilità e dei costi/benefici di una<br />

apertura mensile al sabato mattina presso il Centro<br />

Raccolta di Montecchio M (da proporre).<br />

Indicatori di risultato<br />

• aumento del numero di donatori<br />

• incremento delle donazioni<br />

• aumento dell’indice di donazione<br />

Risultati<br />

Si allegano i risultati emersi dalla analisi dei questionari<br />

dai quali sono stati tratti i suggerimenti relativi al miglioramento<br />

del servizio offerto ai donatori di sangue.<br />

La valutazione dell’obiettivo finale, e cioè l’incremento<br />

della raccolta del sangue, potrà essere eseguita solo<br />

dopo aver applicato tutti o parte degli indicatori di attività<br />

proposti. Riteniamo che, per avere risultati significativi,<br />

sia necessario attendere almeno un anno di attività.<br />

Allegato 9 pagine<br />

46<br />

47


Ospedale<br />

Definire modalità di assistenza al paziente<br />

con patologia toracica<br />

Referente<br />

Luciano Griggio<br />

Direttore Dipartimento Chirurgico<br />

U.O.C. Chirurgia Generale Arzignano<br />

Collaboratori<br />

Lorena Burtini<br />

Caposala<br />

U.O.C. Chirurgia Generale<br />

Arzignano<br />

Amalia Zuccon<br />

Infermiera<br />

U.O.C. Chirurgia Generale<br />

Arzignano<br />

Manifestazioni del problema<br />

Dal mese di ottobre 2004 al mese di agosto 2005,presso<br />

la U.O. di Chirurgia Generale diretta dal Dottor Griggio,<br />

sono stati ricoverati 46 pazienti affetti da patologia a carico<br />

dell’apparato respiratorio. Tutti i pazienti ricoverati<br />

sono stati sottoposti ad intervento chirurgico.<br />

Nel trattare i pazienti affetti da questo tipo di patologia<br />

si sono affrontati nuovi problemi legati a non adeguate<br />

conoscenze relative a:<br />

• gestione dei pazienti operati per patologie toraciche;<br />

• patologie e tecniche di assistenza<br />

• accoglimento del paziente con patologia toracica in<br />

elezione e in urgenza-emergenza;<br />

• valutazione di segni e sintomi specifici che segnalano<br />

l’andamento dello stato di salute del paziente;<br />

• gestione degli strumenti utilizzati per l’assistenza: sistema<br />

di aspirazione secondo PLEUR-EVAC, drenaggio<br />

polmonare a caduta ed in aspirazione, gestione<br />

del pulsossimetro, gestione dei drenaggi , delle posture,<br />

della fisioterapia, utilizzo del tri-flow per facilitare<br />

la riespansione polmonare.<br />

Inoltre dovrebbe essere migliorata la collaborazione<br />

tra diversi professionisti e servizi: medico specialista in<br />

pneumologia (broncoscopia), anestesista, cardiologo,<br />

radiologo, servizio di patologia respiratoria territoriale,<br />

servizio di recupero e rieducazione funzionale, servizio<br />

di dietetica e nutrizione clinica.<br />

Elisa Parlato<br />

Infermiera<br />

U.O.C. Chirurgia Generale<br />

Arzignano<br />

Doru Dieaconu<br />

Infermiere di cooperativa<br />

U.O.C. Chirurgia Generale<br />

Arzignano<br />

Motivazioni della scelta del problema<br />

Rilevanza del problema<br />

Per capire quanto importante e vasto sia il problema<br />

che interessa la chirurgia toracica ci siamo riferiti ai dati<br />

epidemiologici; infatti dai dati dell’ISTAT emerge che il<br />

paziente con trauma del torace rappresenta il 20% delle<br />

cause di morte nel politraumatizzato. Le lesioni a carico<br />

del cavo pleurico rappresentano il 41% dei casi che si<br />

complicano in versamento e/o PNX; nel 42% esiste una<br />

contusione polmonare riscontrabile con RX*.<br />

Altrettanto rilevante è il problema della patologia tumorale,<br />

infatti il carcinoma del polmone rappresenta la prima<br />

causa di morte nei paesi industrializzati; ogni anno<br />

in Italia si ammalano oltre 28.000 persone e si stima che<br />

altrettante ne muoiano (il 20% di tutte le morti per cancro<br />

del nostro paese).*<br />

Alla luce di questi dati e delle scelte del direttore dell’U.<br />

O.C. di Chirurgia Generale, si è reso necessario procedere<br />

alla implementazione di un nuova organizzazione<br />

delle risorse umane e dei materiali del reparto al fine di<br />

garantire una adeguata assistenza durante la degenza<br />

del paziente.<br />

<strong>1˚</strong> <strong>Concorso</strong> <strong>Qualità</strong> <strong>Azienda</strong> <strong>Ulss</strong> 5<br />

Obiettivo<br />

1. Promuovere l’approccio multidisciplinare.<br />

2. Sviluppare le competenze dell’equipe nel trattamento<br />

della patologia toracica.<br />

3. Definire protocolli d’intervento e sistemi di comunicazione.<br />

4. Implementare le conoscenze del team.<br />

5. Impostare sistemi controllo e verifica.<br />

6. Prevenire le complicanze: cardiache, emodinamiche,<br />

polmonari, infettive.<br />

Tempi: Il progetto di implementazione delle conoscenze<br />

del team è iniziato nel mese di Febbraio 2005 e si è<br />

svolto in una serie di date (in seguito riportate). Scadenza<br />

del progetto Dicembre 2005.<br />

Strategia<br />

1. Corso di aggiornamento interno per il personale infermieristico<br />

e O.S.S. tenuto dal Medico preposto.<br />

2. Adeguamento di tutto il personale all’assistenza al<br />

paziente toracico secondo i seguenti obiettivi infermieristici<br />

(Allegato n° 1).<br />

3. Sviluppo della relazione con le altre figure ospedaliere<br />

coinvolte nella cura della patologia.<br />

Interventi<br />

1. Corso di Aggiornamento (4 giorni): tenuto dal medico<br />

preposto , rivolto a tutto il personale infermieristico<br />

e O.S.S. del Reparto di Chirurgia, nelle seguenti<br />

modalità:<br />

• date del Corso:11 maggio 2005; 18 maggio 2005;12<br />

ottobre 2005, 19 ottobre 2005<br />

• numero dei partecipanti: 15 partecipanti al 1° incontro,<br />

8 partecipanti al 2° incontro. In quel mese il personale<br />

di reparto era composto da 20 infermieri e13<br />

Ospedale<br />

operatori addetti all’assistenza. Ne consegue che ha<br />

partecipato al corso il 69,70% del personale.<br />

2. Costruzione di protocolli assistenziali attraverso indagini<br />

bibliografiche, confronti di gruppo (equipe infermieristica<br />

e medico preposto), sperimentazione sul<br />

campo e revisioni. Una volta stesi i protocolli saranno<br />

verticati dal Direttore di U.O.C. e dal Direttore Medico<br />

Ospedaliero.<br />

3. Trasferimento delle competenze base all’infermiere<br />

da parte del fisioterapista al fine di garantire la continuità<br />

assistenziale nel fine settimana. Il trasferimento<br />

avviene attraverso momenti di incontro dedicati.<br />

4. Descrizione di un caso tipo e sua discussione in incontri<br />

di reparto con cadenza mensile.<br />

Modalità di controllo, verifica e valutazione<br />

L’intervento verrà monitorato da parte della Caposala<br />

attraverso colloqui con il personale per raccogliere il<br />

grado di soddisfazione e coinvolgimento e attraverso<br />

l’analisi dei tabulati ora per verificare la partecipazione.<br />

Inoltre verrà rilevato il grado di soddisfazione dei pazienti<br />

attraverso l’utilizzo dei questionari attualmente in<br />

uso all’interno dell’ospedale.<br />

Indicatori di attività<br />

• Rispetto dei tempi previsti<br />

• numero dei partecipanti ai corsi rispetto al personale<br />

dell’U.O.C..<br />

Indicatori di risultato<br />

• Numeri di protocolli assistenziali prodotti<br />

• livello di conoscenza acquisita (percepita dal personale,<br />

dal CS e dal Primario)<br />

• valutazione di reparto sul livello di collaborazione raggiunto.<br />

48<br />

49


Ospedale<br />

Percorsi dietetici per patologie<br />

in ambito chirurgico<br />

Ospedale<br />

I tumori della pelle:<br />

diagnosi precoce e trattamento tempestivo<br />

Referente<br />

Lorena Burtini<br />

Caposala<br />

U.O.C. Chirurgia Generale Arzignano<br />

Referente<br />

Pietro Mainente<br />

Dirigente Medico<br />

Chirurgia Generale Valdagno<br />

Collaboratori<br />

Vallì Bagarolo<br />

Dietista<br />

Direzione Medica<br />

Servizio Dietetico<br />

Simonetta Peotta<br />

I. P. - Coordinatore<br />

Day Hospital<br />

Day Surgery Lonigo<br />

Collaboratori<br />

Eva Gonzo<br />

Coadiutore amm.vo<br />

Chirurgia Generale<br />

Valdagno<br />

Monica Storti<br />

I. P. - Caposala<br />

Chirurgia Generale<br />

Valdagno<br />

Manifestazioni del problema<br />

Esigenza di trattamento alberghiero e dietetico mirato<br />

alle condizioni del paziente operato in cui si prevedono<br />

linee guida che uniformino il comportamento del personale<br />

(infermieri e operatori) durante la distribuzione del<br />

vitto seguendo le indicazioni stabilite dal medico.<br />

Motivazioni della scelta del problema<br />

Il personale di reparto ha espresso la richiesta di avere<br />

delle linee guida per quanto riguarda l’alimentazione da<br />

seguire in base alla patologia del paziente. Si è riscontrata<br />

l’esigenza da parte degli utenti di avere delle indicazioni<br />

dietetiche da seguire dopo la dimissione, ciò<br />

consente una migliore gestione del paziente e una maggiore<br />

sicurezza operativa.<br />

Analisi del problema e delle sue cause<br />

Aumento dei pazienti affetti da patologie multiple e/o<br />

oncologiche con conseguente esigenza di trattamenti<br />

dietetici mirati<br />

Obiettivo<br />

Stabilire delle linee guida con indicazione di diete corrette<br />

e bilanciate per le varie patologie<br />

Saper fornire indicazioni di una corretta alimentazione<br />

da seguire dopo la dimissione in base al tipo di intervento<br />

e alla patologia.<br />

Collaborazione tra caposala e dietista per una migliore<br />

gestione del paziente ed eventuale continuità di trattamento<br />

dietetico dopo la dimissione.<br />

Tempi di realizzo: dicembre 2006<br />

Strategia<br />

1. Costruzione di tabelle dietetiche facili da consultare<br />

con descrizione di alimenti concessi e non per tipo di<br />

patologia.<br />

2. Uniformare ed educare il personale all’uso dei modelli<br />

operativi.<br />

Interventi<br />

1. Incontri con il Direttore U.O.C. Chirurgia Generale Arzignano<br />

per stabilire le procedure.<br />

2. Incontri con il personale per spiegare le procedure.<br />

3. Stesura di tabelle dietetiche per tipologia.<br />

Modalità di controllo, verifica e valutazione<br />

L’intervento verrà monitorato da parte della Caposala<br />

attraverso questionari di valutazione dell’apprendimento.<br />

Inoltre verrà rilevato il grado di soddisfazione dei pazienti<br />

attraverso l’utilizzo dei questionari attualmente in<br />

uso all’interno dell’ospedale.<br />

Indicatori di attività<br />

• rispetto dei tempi previsti<br />

Indicatori di risultato<br />

• numeri di tabelle costruito<br />

• livello di conoscenza acquisita (percepita dal personale,<br />

dal CS e dal Primario)<br />

• grado di soddisfazione percepito dai pazienti.<br />

Manifestazioni del problema<br />

I tumori della pelle, ed il melanoma in particolare, necessitano<br />

di una diagnosi precoce e di una terapia adeguata.<br />

L’incidenza del melanoma è in aumento in Italia, raggiungendo<br />

nel Veneto la percentuale di 10casi/100.000<br />

abitanti/anno.<br />

Da oltre 3 anni esiste a Valdagno un ambulatorio multidisciplinare<br />

dedicato ai nei cutanei e al melanoma in cui<br />

sono stati trattati 41 casi di melanoma cutaneo.<br />

La richiesta di visite per “controllo nei” è in costante crescita.<br />

La popolazione, anche per le campagne pubblicitarie<br />

di prevenzione che vengono fatte, richiede sempre<br />

più spesso una valutazione delle lesioni cutanee, con<br />

inevitabile allungamento delle liste di attesa.<br />

Motivazioni della scelta del problema<br />

Pur essendo i dermatologi i referenti della patologia<br />

cutanea, molte persone arrivano all’ambulatorio dedicato<br />

a questa patologia, da un lato perché rappresenta<br />

effettivamente un punto di riferimento per la diagnosi<br />

e il trattamento delle lesioni sospette, dall’altro perché<br />

materialmente la lesione viene asportata.<br />

Una persona che chiede una visita e sente che la lista di<br />

attesa è lunga non accetta di buon grado questa risposta:<br />

del resto l’attesa molte volte crea nel paziente delle<br />

ansie che pur essendo molto spesso ingiustificate, porta<br />

comunque ad una considerazione negativa del Servizio<br />

Pubblico con proteste talora più o meno vivaci.<br />

Analisi del problema e delle sue cause<br />

L’ambulatorio di Valdagno è decentrato rispetto alla distribuzione<br />

geografica dell’<strong>Ulss</strong> 5. Circa metà delle visite<br />

effettuate sono di pazienti del distretto Centro e Sud.<br />

Attualmente un paziente effettua almeno 2 accessi in<br />

caso di necessità di asportazione di una lesione cutanea,<br />

arrecando talvolta un certo disagio soprattutto ai<br />

pazienti anziani o con altre patologie associate.<br />

Del resto l’accesso unico, cioè con asportazione cutanea<br />

contestualmente alla visita come succedeva nel vecchio<br />

ospedale, non è attualmente più fattibile per la nuova<br />

organizzazione ospedaliera di Valdagno.<br />

Obiettivo<br />

Diminuzione delle liste di attesa aumentando il numero<br />

di visite effettuate. Ovviamente più pazienti vengono<br />

visitati e maggiore è la possibilità di rilevare neoplasie<br />

cutanee in fase precoce.<br />

Creazione di un ambulatorio dedicato ai nei cutanei e al<br />

melanoma a Lonigo in modo da favorire la popolazione<br />

del distretto Sud dell’<strong>Ulss</strong>.<br />

Effettuare una seduta operatoria almeno con cadenza<br />

quindicinale presso il Day Surgery di Lonigo, evitando<br />

quindi gli spostamenti dei pazienti.<br />

Risolvere il problema degli accessi multipli dei pazienti, a<br />

volte solo per programmare l’intervento, mediante colloquio<br />

telefonico con il sottoscritto.<br />

Creare, in sintesi, anche a Lonigo un punto di riferimento<br />

per questa patologia, sul modello già collaudato di<br />

Valdagno.<br />

Strategia<br />

I pazienti vengono visitati in ambulatorio secondo le<br />

prenotazioni del CUP/cassa con cadenza settimanale a<br />

Valdagno e bisettimanale a Lonigo.<br />

50 51


Ospedale<br />

A questi si aggiungono le urgenze differite o pazienti<br />

che per vari motivi necessitano di essere valutati in tempi<br />

brevi (inviati in genere dal MMG, dal dermatologo<br />

o dall’oncologo). I pazienti che hanno effettuato visita<br />

dermatologica e devono essere operati, vengono programmati<br />

per l’intervento direttamente dal sottoscritto,<br />

anche telefonicamente, a Valdagno o a Lonigo a seconda<br />

delle preferenze del utente, evitando così un secondo<br />

accesso ambulatoriale. In questo caso il nominativo<br />

del paziente con relativo recapito telefonico viene raccolto<br />

dalla segretaria o dagli infermieri di reparto, che<br />

effettuano pertanto anche attività amministrativa.<br />

Interventi<br />

Aumentando il numero di visite ambulatoriali, le liste di<br />

attesa dovrebbero diminuire. Ovviamente più pazienti<br />

vengono visitati e maggiore è la possibilità di rilevare<br />

lesioni cutanee sospette da asportare.<br />

Ne consegue la necessità di operare questi pazienti<br />

in tempi brevi presso l’ospedale di Valdagno o presso<br />

l’ospedale di Lonigo.<br />

Modalità di controllo, verifica e valutazione (k)<br />

La verifica dell’attività svolta sarà effettuata annualmente,<br />

considerando il numero dei pazienti operati e il risultato<br />

dell’esame istologico delle lesioni stesse.<br />

L’ambulatorio di Lonigo con la sala operatoria disponibile<br />

non necessita attualmente di risorse aggiuntive da<br />

parte dell’<strong>Ulss</strong>, ma permette di aumentare l’offerta alla<br />

popolazione, ampliandola geograficamente nel territorio<br />

dell’<strong>Ulss</strong>, con indubbi vantaggi logistici per l’utente.<br />

Attualmente molti pazienti che vengono visitati a Lonigo<br />

<strong>1˚</strong> <strong>Concorso</strong> <strong>Qualità</strong> <strong>Azienda</strong> <strong>Ulss</strong> 5<br />

provengono ancora dal Distretto Nord, in cui comunque<br />

la richiesta è maggiore. La campagna informativa presso<br />

i MMG e la nota informativa sul Notiziario <strong>Azienda</strong>le dovrebbe<br />

uniformare le richieste della popolazione verso<br />

l’ambulatorio del Distretto di appartenenza, dividendo<br />

equamente le visite sui due centri.<br />

Indicatori di attività<br />

A Lonigo sono stati visitati a tutt’oggi 106 persone. Molti<br />

di quelli operati erano già stati visti dal dermatologo o<br />

erano già stati visitatati a Valdagno ma la residenza era<br />

nel distretto Centro o Sud dell’<strong>Ulss</strong>.<br />

Indicatori di risultato<br />

Da febbraio ad oggi sono stati operati a Lonigo 118 pazienti.<br />

A titolo informativo sono stati diagnosticati:<br />

• 7 casi di melanoma cutaneo<br />

• 5 casi di carcinoma basocellulare<br />

• 1 caso di istiocitoma fibroso maligno<br />

• 1 caso di cheratosi attinica con atipica severa<br />

• 4 casi di nevo con displasia (da lieve a severa).<br />

La continuità assistenziale<br />

per il paziente trattato in regime Day-surgery<br />

Mirella Tess<br />

Infermiere<br />

Ospedale Valdagno<br />

Roberto Zuccon<br />

Infermiere<br />

Ospedale Valdagno<br />

Stefania Pianalto<br />

Infermiere<br />

Ospedale Valdagno<br />

Mario Rampo<br />

Infermiere<br />

Ospedale Valdagno<br />

Gianniva Sandri<br />

Infermiere<br />

Ospedale Valdagno<br />

Ospedale<br />

Referente<br />

Vania Sperman<br />

Caposala<br />

Day-surgery Multidisciplinare Valdagno<br />

Collaboratori<br />

Daniela Borga<br />

Infermiere<br />

Ospedale Valdagno<br />

Laura Gonzato<br />

Infermiere<br />

Ospedale Valdagno<br />

Carla Lorenzi<br />

Infermiere<br />

Ospedale Valdagno<br />

Manifestazioni del problema<br />

La struttura del DS ospita pazienti che vengono ricoverati<br />

al mattino, subiscono un intervento chirurgico e in<br />

giornata vengono dimessi. Il problema è poter seguire<br />

in qualche modo questi pazienti nel periodo post-operatorio<br />

non immediato (a domicilio) cioè il giorno successivo<br />

informando anche il medico curante sulla situazione<br />

del paziente al momento della dimissione.<br />

Motivazioni della scelta del problema<br />

Riteniamo necessario affrontare questi problemi poichè<br />

il paziente spesso appare spaventato dal fatto che la dimissione<br />

avvenga lo stesso giorno dell’intervento; questo<br />

ci è stato confermato anche dalla somministrazione<br />

di alcuni questionari distribuiti da studenti laureandi in<br />

Scienze Infermieristiche dai quali è emerso che la situazione<br />

nuova che il paziente si trova ad affrontare presso<br />

il proprio domicilio gli genera ansia.<br />

Il contatto a cura del servizio di DS con il medico curante<br />

può garantirgli un ulteriore punto di riferimento in<br />

caso di necessità nel periodo post-operatorio; l’appuntamento<br />

telefonico con gli infermieri che lo hanno assistito<br />

rassicura il paziente e gli conferma che il servizio si<br />

prende cura di lui.<br />

Analisi del problema e delle sue cause<br />

Accade frequentemente che i pazienti dimessi dal DS<br />

si rivolgano telefonicamente al servizio perché preoccupato<br />

o incerti sul comportamento da tenere a domicilio;<br />

questo nonostante le informazioni date durante la<br />

degenza. Essendo il contatto col servizio molto fugace<br />

da parte del paziente (un giorno o poche ore) e trovandosi<br />

lo stesso in uno stato di ansia legata all’intervento<br />

effettuato noi pensiamo che sia necessario un “rinforzo<br />

assistenziale” il giorno successivo; il paziente che viene<br />

dimesso in serata, sapendo che il mattino dopo sarà<br />

contattato dal personale, si sentirà ancora in carico al<br />

servizio e quindi più protetto. noltre questo costituirà<br />

per lui una porta aperta per porre ulteriori quesiti non<br />

formulati il giorno dell’intervento.<br />

Il fatto di sapere che il proprio medico di base è già stato<br />

informato sulla sua situazione sarà per lui garanzia di<br />

un ulteriore “ombrello assistenziale” che lo circonda.<br />

Obiettivo<br />

• continuità assistenziale nel percorso peri-operatorio<br />

(Day-surgery - domicilio - medico di base)<br />

• serenità del paziente<br />

• informazione puntuale dei medici di base<br />

• gratificazione del personale medico e di assistenza.<br />

Con questo progetto noi prevediamo che, a regime, il<br />

paziente possa affrontare i vari momenti della situazione<br />

in cui si trova con serenità.<br />

Tenendo presente che qualsiasi intervento chirurgico,<br />

piccolo o grande che sia, può causare nella persona<br />

uno stato di stress e paura talvolta non facili da gestire<br />

noi vorremmo garantire la continuità del lavoro svolto<br />

all’interno della struttura con l’integrazione a domicilio<br />

per proteggere la persona ammalata e per dare, sia durante<br />

la degenza che il giorno successivo, tutte quelle<br />

informazioni che possono diminuire o togliere lo stato<br />

di angoscia e di dubbio.<br />

52<br />

53


Ospedale<br />

Strategia<br />

1. Comunicazione/incontro da parte del servizio di Daysurgery<br />

con i medici di base per informarli del progetto<br />

2. Invio al medico curante della lettera di dimissione via<br />

e-mail o fax.<br />

3. Telefonata al paziente operato il mattino successivo<br />

all’intervento per porre una serie di domande prestabilite<br />

(vedi allegato b).<br />

4. Raccolta delle risposte e registrazione sulla scheda<br />

infermieristica.<br />

Interventi<br />

1. La comunicazione ai medici di base puo’ avvenire attraverso:<br />

• un incontro serale (due ore) di illustrazione del progetto<br />

a cura dei medici e del personale non medico del<br />

Day-surgery<br />

• lettera personale<br />

• comunicazione via e-mail con possibilita’ di interloquire.<br />

2. Al momento della dimissione la lettera preparata dal<br />

medico del day-surgery verra’ inviata tramite e-mail<br />

(per fax se non ci fosse la possibilita’ di collegamento)<br />

al medico di base del paziente fornendo cosi’ notizie<br />

sul tipo di intervento effettuato, sui consigli dati e sulle<br />

prescrizioni mediche consigliate.<br />

3. La mattina successiva all’intervento il paziente, avvertito<br />

al momento della dimissione, viene contattato<br />

telefonicamente da un infermiere del Day-surgery<br />

che si informa sulla qualita’ della notte trascorsa,sui<br />

problemi che si sono presentati e sulle soluzioni utilizzate.<br />

4. Quanto riferito dal paziente viene registrato sulla<br />

scheda infermieristica e comunicato al chirurgo e all’anestesista<br />

interessati.<br />

30 minuti per comunicare ai servizi interessati il risultato.<br />

<strong>1˚</strong> <strong>Concorso</strong> <strong>Qualità</strong> <strong>Azienda</strong> <strong>Ulss</strong> 5<br />

Modalità di controllo, verifica e valutazione<br />

Il controllo deve avvenire per capire se i medici del servizio<br />

e quelli di base condividono l’utilità e la fattibilità del<br />

progetto, se gli infermieri hanno realmente la possibilità<br />

di dedicarsi a questa attività e se i pazienti si rendono<br />

rintracciabili e ne apprezzano l’esecuzione.<br />

Indicatori di attività<br />

• disponibilità da parte dei responsabili medici del Daysurgery<br />

ad incontrare i medici di base<br />

• n. di partecipanti all’incontro tra servizio e medici di<br />

base<br />

• n. di quesiti posti dai medici di base per la comprensione<br />

del progetto<br />

• tempo dedicato dagli infermieri alle telefonate<br />

• n. di pazienti rintracciati rispetto al n° delle telefonate<br />

eseguite.<br />

Indicatori di risultato<br />

• riscontro oggettivo sui questionari URP distribuiti ai<br />

pazienti<br />

• formulazione e distribuzione di un apposito questionario<br />

ai pazienti alla fine del trattamento<br />

• incontro - indagine presso i medici curanti con l’invito<br />

a comunicare le impressioni raccolte presso gli assistiti<br />

• n. di telefonate afferenti al servizio con richiesta di delucidazioni<br />

• grado di soddisfazione del personale coinvolto.<br />

Allegato 1 pagina<br />

Manifestazione del problema<br />

L’assenza di un asilo nido aziendale determina:<br />

• rientro delle madri lavoratrici con richiesta di tutto il<br />

periodo di astensione facoltativa<br />

• elevato numero di richieste di lavoro a tempo parziale<br />

• elevato numero di richieste di lavoro con orario giornaliero,<br />

preferibilmente orario di mattina<br />

• elevato numero di richieste di esenzione dal turno<br />

notturno<br />

• elevato numero di assenze per problemi familiari<br />

• elevato numero di richieste di aspettativa per accadimento<br />

figli<br />

• difficoltà nella gestione dei turni di lavoro per conciliare<br />

esigenze lavorative con esigenze familiari<br />

• ricorso nei casi estremi della risoluzione del rapporto<br />

di lavoro.<br />

Obiettivi<br />

• creare all’interno dell’azienda un servizio che agevoli<br />

la ripresa lavorativa delle madri<br />

• ridurre le richieste di aspettativa e assenze dal lavoro<br />

per motivi familiari<br />

• incremento di alcuni benefici aziendali ad esempio minore<br />

turnover con conseguente maggiore stabilità e<br />

continuità<br />

• migliorare l’articolazione dei turni di lavoro<br />

• ridurre lo stress psicologico della lavoratrice madre<br />

con conseguente miglioramento dei rapporti con colleghi<br />

ed utenti.<br />

Istituzione asilo nido aziendale<br />

Referente<br />

Giovanni Marini<br />

Caposala<br />

Direzione Medica Ospedaliera<br />

Collaboratori<br />

Stefania Zulpo<br />

Caposala<br />

Direzione Medica Ospedaliera<br />

Assunta Cailotto<br />

Caposala<br />

Direzione Medica Ospedaliera<br />

M. Luisa Fracasso<br />

Assistente Sanitaria<br />

Direzione Medica Ospedaliera<br />

Ospedale<br />

Azioni<br />

• trovare gli spazi adeguati.<br />

Si possono ipotizzare le seguenti opzioni:<br />

- strutture già esistenti vicine agli ospedali con cui stipulare<br />

una convenzione che permetta delle agevolazioni<br />

per i dipendenti <strong>Ulss</strong><br />

- istituire all’interno dei due presidi ospedalieri maggiori<br />

(arzignano - valdagno) degli spazi al loro interno<br />

dedicati a tale funzione<br />

• definire gli orari di accoglienza dei bambini, tenendo<br />

presente che una buona percentuale di lavoratrici<br />

svolge un orario a turno.<br />

• definire eventuali agevolazioni in merito alla retta<br />

mensile<br />

• definire il numero e la qualifica degli operatori necessari<br />

in base alle normative di legge e al numero di<br />

bambini accolti.<br />

• definire le strategie di programmazione<br />

• definire le strategie di formazione degli operatori<br />

coinvolti.<br />

54<br />

55


Ospedale<br />

Ottimizzazione utilizzo risorse umane:<br />

revisione organizzazione assistenziale e dotazioni organiche<br />

Strutture Semplici e Complesse presidi ospedalieri per<br />

l’inserimento dell’operatore Socio Sanitario<br />

Referente<br />

Giovanni Marini<br />

Caposala<br />

Direzione Medica Ospedaliera<br />

Collaboratori<br />

Stefania Zulpo<br />

Caposala<br />

Direzione Medica Ospedaliera<br />

Assunta Cailotto<br />

Caposala<br />

Direzione Medica Ospedaliera<br />

Manifestazioni del problema<br />

Problema: carenza di risorse umane in particolare personale<br />

infermieristico rilevato dai seguenti indicatori pervenuti<br />

al servizio delle professioni sanitarie aziendale:<br />

• elevato monte ore straordinarie<br />

• elevato monte ferie<br />

• elevato numero di giorni di assenza per malattia o altre<br />

cause<br />

• elevato numero di domande di trasferimento<br />

• fuga di personale infermieristico verso altre realtà lavorative<br />

• elevato numero di proteste da parte dei lavoratori<br />

• necessità di razionalizzare meglio l’impiego del tempo<br />

infermieristico.<br />

Motivazioni della scelta del problema<br />

Il seguente problema in alcune uu. oo. ha determinato<br />

gravi difficoltà nella gestione della turnistica e a livello<br />

operativo nell’assicurare un’assistenza adeguata anche<br />

nel rispetto dei contingenti minimi assistenziali.<br />

Scarsa disponibilità sul mercato del lavoro di infermieri con<br />

disponibilità invece di altre figure professionali come gli<br />

operatori socio sanitari.<br />

Obiettivo<br />

Rivedere l’organizzazione e di conseguenza gli organici<br />

delle singole UU.OO./servizi al fine di:<br />

• inserire gli operatori socio sanitari<br />

• qualificare e razionalizzare il lavoro degli infermieri<br />

• garantire turni e carichi di lavoro adeguati<br />

• garantire una assistenza qualitativamente adeguata<br />

• attuare un risparmio economico conseguente all’inserimento<br />

di figure professionali di minor costo azioni<br />

Strategie e Interventi<br />

E ‘stata istituita una commissione tecnica rappresentata da:<br />

• il servizio delle professioni sanitarie aziendale<br />

• le rappresentanze sindacali aziendali<br />

• gli infermieri coordinatori.<br />

Sono inoltre stati coinvolti a seconda delle aree di competenza<br />

i direttori di dipartimento con i rispettivi coordinatori<br />

infermieristici.<br />

Per ogni presidio ospedaliero sono state considerate le<br />

seguenti aree:<br />

• area medica<br />

medicina, cardiologia, geriatria, neurologia<br />

• area riabilitativa<br />

lungodegenza, riabilitazione<br />

• area chirurgica<br />

ortopedia, chirurgia, ginecologia<br />

• area materno infantile<br />

assistenza neonatale, pediatria<br />

• area critica<br />

pronto soccorso, rianimazione, ucic<br />

• area dei servizi<br />

poliambulatorio, cad, cit e altri<br />

• area psichiatrica<br />

psichiatria.<br />

Di ogni struttura semplice/complessa sono stati considerati<br />

i seguenti indicatori:<br />

• posti letto previsti<br />

<strong>1˚</strong> <strong>Concorso</strong> <strong>Qualità</strong> <strong>Azienda</strong> <strong>Ulss</strong> 5<br />

• degenza media<br />

• tasso di occupazione<br />

• totale degenti anno<br />

• “case mix”<br />

• % provenienza dal pronto soccorso<br />

(ricoveri urgenti e ordinari)<br />

• indici operatori<br />

• grado di autosufficienza degli utenti<br />

• complessità assistenziale:<br />

alto, medio, basso livello assistenziale.<br />

Per ogni UU.OO./servizio è stata costruita una scheda<br />

operativa con gli indicatori individuati.<br />

Per le specialità es. blocco operatorio, pronto soccorso,<br />

anestesia, poliambulatori, la scheda operativa è stata integrata<br />

con altri indicatori specifici.<br />

Si è inviato ad ogni infermiere coordinatore una ulteriore<br />

scheda su cui rilevare le attività assistenziali, per avere<br />

precise indicazioni su chi le esegue e sul tempo impiegato<br />

per svolgerle.<br />

Per la compilazione della scheda analisi attività, i coordinatori<br />

hanno avuto mandato di coinvolgere un gruppo<br />

rappresentativo di infermieri e O.S.S. del proprio reparto.<br />

Sono state istituite delle sottocommissioni suddivise<br />

per area (area medica, chirurgica, emergenza) che, con<br />

i rappresentanti del servizio delle professioni sanitarie<br />

aziendale, hanno effettuato una analisi e successiva sintesi<br />

della scheda attività.<br />

La sintesi delle attività e la scheda U.O. è quindi stata<br />

sottoposta allo studio della commissione tecnica che,<br />

dopo attenta valutazione, ha rivisto e proposto il n. dell’organico<br />

di personale assistenziale ritenuto appropriato.<br />

Sulla scorta di queste indicazioni, il servizio delle professioni<br />

sanitarie aziendale ha inviato la proposta di revisione<br />

della pianta organica.<br />

Ospedale<br />

Nel contempo in alcune realtà assistenziali (lungodegenza,<br />

medicina ospedale di lonigo, medicina, chirurgia,<br />

assistenza neonatale ospedale di arzignano, sala parto<br />

ospedale di valdagno) si stà procedendo alla sperimentazione<br />

con l’inserimento degli O.S.S. secondo le indicazioni<br />

individuate dalla commissione tecnica, e secondo<br />

la scheda inserimento personale O.S.S. elaborata.<br />

Indicatori di attività<br />

Riferiti alla strategia e agli interventi<br />

• n. di riunioni effettuate con la commissione tecnica e<br />

con i gruppi per aree omogenee<br />

• n. di partecipanti alle riunioni<br />

• n. di schede analisi attività restituite correttamente<br />

compilate<br />

• elaborato: scheda inserimento personale O.S.S. .<br />

Indicatori di risultato<br />

Riferiti all’obiettivo<br />

Sono stati individuati i seguenti indicatori di risultato:<br />

• n. ferie residue<br />

• n. ferie fruite<br />

• n. ore straordinarie prodotte<br />

• n. assenze<br />

• n. richieste di trasferimento<br />

• n. richieste di rientro in servizio da parte di personale<br />

dimesso<br />

• n. proteste e lamentele da parte dei lavoratori pervenute<br />

• costo inerente il personale.<br />

Allegato 79 pagine<br />

56<br />

57


Ospedale<br />

Ottimizzazione utilizzo risorse umane: riorganizzazione<br />

del blocco operatorio ospedale di arzignano presenza<br />

guardia attiva di personale infermieristico<br />

dalle ore 8.00 alle ore 20.00 tutti i giorni della settimana<br />

Referente<br />

Giovanni Marini<br />

Caposala<br />

Direzione Medica Ospedaliera<br />

<strong>1˚</strong> <strong>Concorso</strong> <strong>Qualità</strong> <strong>Azienda</strong> <strong>Ulss</strong> 5<br />

Indicatori di attività<br />

• n. di riunioni effettuate<br />

• n. di partecipanti alle riunioni<br />

• n. elaborati prodotti<br />

• n. protocolli interni elaborati.<br />

Indicatori di risultato<br />

• n. reclami/denunce per presunta mal practice<br />

• n. chiamate in pronta disponibilità<br />

• n. ore straordinarie prodotte<br />

• n. richieste di trasferimento per altri servizi<br />

• n. richieste di trasferimento per la sala operatoria<br />

• n. assenze prodotte.<br />

Ospedale<br />

Collaboratori<br />

Stefania Zulpo<br />

Caposala<br />

Direzione Medica Ospedaliera<br />

Assunta Cailotto<br />

Caposala<br />

Direzione Medica Ospedaliera<br />

Massimo Tadiotto<br />

Coordinatore<br />

Blocco operatorio<br />

Arzignano<br />

Manifestazione del problema<br />

Rilevati i seguenti dati:<br />

• elevato numero di chiamate in pronta disponibilità<br />

• scarsa integrazione del personale infermieristico nelle<br />

tre specialità (chirurgia, urologia, ginecologia)<br />

• scarsa integrazione tra infermieri e O.S.S.<br />

• n. elevato di richieste di trasferimento per altri servizi/<br />

UU.OO.<br />

• scarse domande per la sala operatoria<br />

• n. elevato di assenze.<br />

Motivazioni della scelta del problema<br />

Garantire un alto livello di sicurezza ed una adeguata risposta<br />

assistenziale nell’attività programmata e soprattutto<br />

nelle situazioni di emergenza ostetrica e negli altri<br />

casi di urgenza.<br />

Analisi del problema e delle sue cause<br />

• stato di carenza numerica<br />

• turnover elevato<br />

• scarse richieste da parte sia di infermieri e di O.S.S.,<br />

per la sala operatoria<br />

• lavoro pesante e stressante.<br />

Obiettivi<br />

• migliorare la qualità assistenziale e professionale nel<br />

blocco operatorio dell’ospedale di arzignano<br />

• aumentare il livello di sicurezza operativa in seguito<br />

alla presenza sulle 12 ore di personale infermieristico<br />

soprattutto nelle situazioni di emergenza chirurgica e<br />

ostetrica<br />

• diminuire il numero delle chiamate in pronta disponibilità<br />

durante le ore diurne<br />

• diminuire la produzione di ore straordinarie<br />

• diminuire il numero totale di reperibilità<br />

• migliorare l’efficienza del servizio di sterilizzazione<br />

• maggiore facilità ad affrontare e risolvere criticità organizzative<br />

legate alla turnistica<br />

• diminuire i tempi morti durante il ripristino delle sale<br />

con conseguente aumento dell’efficienza operativa<br />

• diminuire i conflitti interni dovuti alla settorializzazione<br />

del personale<br />

• aumentare il grado di soddisfazione professionale e<br />

personale<br />

• aumentare le richieste per la sala operatoria.<br />

Strategie<br />

Introdurre un modello organizzativo che preveda:<br />

• la presenza giornaliera di professionisti ad alta specializzazione<br />

su due turni con copertura 8.00-20.00 su<br />

tutti i giorni della settimana<br />

• la rotazione interna del personale infermieristico fra le<br />

varie specialità in modo da creare un gruppo omogeneo<br />

e multidisciplinare<br />

• l’inserimento del personale di supporto nelle sale<br />

operatorie per coadiuvare il personale infermieristico<br />

58<br />

59


Ospedale<br />

Riorganizzazione archivio cartelle cliniche e<br />

documentazione sanitaria Ospedale di Valdagno<br />

Referente<br />

Maria Cristina Guasina<br />

Assistente amm.vo<br />

Direzione Medica Valdagno<br />

Ospedale<br />

La nuova rilevazione presenze<br />

Progetto premiato<br />

Collaboratori<br />

Laura Albiero<br />

Assistente amm.vo<br />

U.O.A. Ortopedia<br />

Valdagno<br />

Eva Gonzo<br />

Coadiutore amm.vo<br />

Esperto U.O.A. Chirurgia<br />

Valdagno<br />

Ruggero Visonà<br />

Coadiutore<br />

amm.vo<br />

Direzione Medica<br />

Valdagno<br />

Tiziano Albiero<br />

Operatore Tecnico<br />

Direzione Medica<br />

Valdagno<br />

Referente<br />

Marco Randon<br />

Coadiutore amm.vo<br />

centro di responsabilità Direzione Medica Valdagno<br />

Manifestazione del problema<br />

Attualmente le cartelle cliniche ed altra documentazione<br />

sanitaria sono archiviate in tre locali ubicati nel vecchio<br />

ospedale di Valdagno. Il loro riordino e sistemazione<br />

non vengono costantemente seguiti, rendendo quindi<br />

problematica la ricerca, che avviene giornalmente, di<br />

cartelle o documentazione sanitaria relative a ricoveri di<br />

anni precedenti (per consulto in caso di ricovero successivo<br />

o per fotocopiatura).<br />

Motivazioni della scelta del problema<br />

E’ necessario il riordino dell’archivio per permettere:<br />

• diminuzione dell’attuale dispendio di tempo nella loro<br />

ricerca<br />

• inserimento delle cartelle nel giusto contenitore, considerato<br />

che attualmente alcuni raccoglitori hanno etichette<br />

esterne indicanti il reparto, l’anno e la lettera<br />

alfabetica illeggibili o ne sono sprovvisti<br />

• recupero di spazio dove si può prevedere di collocare<br />

le cartelle degli anni successivi.<br />

Obiettivi<br />

• riorganizzazione dell’archiviazione delle cartelle<br />

• riordino dei registri usati negli anni precedenti (dove<br />

venivano riportati i ricoveri) indispensabili per la ricerca<br />

di cartelle relative a ricoveri antecedenti l’anno<br />

1990, in quanto non vi è la possibilità di una ricerca<br />

informatica<br />

• permettere una agevole e veloce ricerca.<br />

Interventi<br />

• sostituzione dei contenitori che si presentano notevolmente<br />

usurati<br />

• stampa di etichette che indichino il contenuto dello<br />

scatolone<br />

• inserimento corretto delle cartelle negli scatoloni e<br />

loro riordino<br />

• riordino dei registri.<br />

Collaboratori<br />

Laura Gonzati<br />

Coadiutore amm.vo<br />

centro di responsabilità Direzione<br />

Medica Arzignano<br />

Cristina Carollo<br />

Coadiutore amm.vo<br />

Centro di responsabilità<br />

Direzione Medica<br />

Montecchio Maggiore<br />

Daniele Ferron<br />

Centro di Responsabilità<br />

Direzione Medica di Lonigo<br />

60 61


Ospedale<br />

<strong>1˚</strong> <strong>Concorso</strong> <strong>Qualità</strong> <strong>Azienda</strong> <strong>Ulss</strong> 5<br />

Ospedale<br />

Aspetti, forme, segni attraverso i quali il problema<br />

appare all’osservazione<br />

• il problema nasce da una motivazione di tipo organizzativa<br />

e burocratica<br />

• gestione<br />

• archiviazione<br />

• controllo.<br />

Motivazioni della scelta del problema<br />

• migliore gestione del personale ex: con controllo continuo<br />

e pianificato degli operatori nelle singole aree di<br />

appartenenza.<br />

• minor dispendio di risorse economiche (eliminando le<br />

richieste in triplice copia, firme e buste).<br />

• iter burocratico più snello in quanto vengono eliminati<br />

vari passaggi.<br />

Analisi del problema e delle sue cause<br />

• supervisione del lavoro di ogni dipendente sia del<br />

comparto e della dirigenza controllando così l’orario<br />

mensile dovuto.<br />

Obiettivo<br />

• per snellire il lavoro<br />

• disciplinare<br />

• etico.<br />

Strategia<br />

• eliminare le richieste cartacee<br />

• assenze si individuano dal turno provvisorio e poi definitivo<br />

del mensile<br />

• permessi retribuiti vanno consegnati con relativa documentazione<br />

• permessi brevi pari al teorico giornaliero vanno tenuti<br />

e controfirmati.<br />

Interventi<br />

• consegna turni entro termini stabiliti<br />

• ufficio professioni sanitarie<br />

• ufficio rilevazioni presenze.<br />

Allegato 4 pagine<br />

Gestione informatizzata dell’ambulatorio<br />

per il controllo pacemaker:<br />

un esempio di razionalizzazione<br />

del Follow-up<br />

Progetto premiato<br />

Referente<br />

Perrone Cosimo<br />

Dirigente Medico di 1° livello<br />

Unità semplice elettrofisiologia ed elettrostimolazione<br />

Collaboratori<br />

Alessandro Mecenero<br />

Dirigente medico di 1° livello<br />

Unità semplice elettrofisiologia<br />

ed elettrostimolazione<br />

Andrea Ugolin<br />

Infermiere<br />

Servizio cardiologia<br />

ospedale di Arzignano<br />

62<br />

63


Ospedale<br />

Problema<br />

L’attività d’impianto di pacemaker per le bradiaritmie<br />

sintomatiche e di defibrillatori automatici per la profilassi<br />

delle tachiaritmie ventricolari minacciose, presenta un<br />

incremento progressivo delle procedure e conseguentemente<br />

dei controlli dei pazienti sottoposti ad impianto.<br />

Motivazioni della scelta del problema<br />

Il servizio ambulatoriale di controllo dei pacemaker ha<br />

mostrato un aspetto di criticità correlato al sistema secondo<br />

il quale veniva assegnato approssimativamente<br />

il periodo del successivo appuntamento, imponendo al<br />

paziente o chi per esso l’onere di telefonare e di attendere<br />

l’assegnazione della data.<br />

Analisi del problema e delle sue cause<br />

Il sistema di prenotazione antecedente al presente progetto<br />

presentava problemi correlati al disagio arrecato<br />

ai pazienti di telefonare continuamente per fissare una<br />

data per il controllo:<br />

b) al personale del servizio di cardiologia, impegnato a<br />

rispondere a tale richiesta con una notevole difficoltà di<br />

programmazione per i casi con priorità clinica.<br />

Obiettivo<br />

• organizzazione di un sistema di prenotazione automatico<br />

per il follow-up di portatori di dispositivi di elettrostimolazione<br />

permanente mediante programmazione<br />

fino a 18 mesi. Il sistema prevede la consegna al termine<br />

del controllo di una lettera consultabile anche dal<br />

medico di base sull’esito dell’esame e la data (anno,<br />

mese, giorno ed orario) del successivo appuntamento<br />

qià prestabilito e registrato dal Servizio di Cardiologia.<br />

Strategie e relativi Interventi<br />

• allestimento di un calendario per appuntamenti biennale<br />

• allestimento di un programma informatico che sviluppi<br />

una lettera particolareggiata al tipo di controllo effettuato<br />

e data successiva<br />

• incremento dell’aggiornamento clinico-strumentale<br />

degli infermieri deputati al controllo pacemakers.<br />

Da renderli indipendenti nella gestione della telemetria<br />

e dell’interpretazione dei principali parametri di<br />

stimolazione, con la supervisione del medico di turno.<br />

<strong>1˚</strong> <strong>Concorso</strong> <strong>Qualità</strong> <strong>Azienda</strong> <strong>Ulss</strong> 5<br />

Interventi<br />

• corsi interni per il personale infermieristico per l’apprendimento<br />

sulle funzioni dei programmatori di pacemakers<br />

e defibrillatori.<br />

Modalità di controllo, verifica e valutazione<br />

• agevolazione delle attività del personale infermieristico<br />

ed amministrativo nella gestione degli appuntamenti<br />

per il controllo dei pacemakers<br />

• agevolazione degli accessi dei pazienti candidati a<br />

controllo.<br />

Indicatori di attività<br />

• riduzione dei tempi di attività da parte del personale<br />

impiegato<br />

• riduzione dei tempi di attesa dei pazienti<br />

• gradimento della gestione da parte dei medici di<br />

base.<br />

Indicatori di risultato<br />

• aumento del numero di controlli<br />

• riduzione del disagio arrecato ai pazienti per la prenotazione<br />

• riduzione di eventuali errori o incomprensioni nella<br />

gestione della prenotazione.<br />

Risultati<br />

• considerando i controlli effettuati come attività di<br />

post-dimissione, si ha un incremento mensile di n.<br />

tredici controlli pacemakers nel primo semestre 2005<br />

rispetto al medesimo del 2004, per un totale di settantotto<br />

controlli annuali<br />

• recupero del personale impiegato per gli appuntamenti<br />

telefonici.<br />

Manifestazioni del problema<br />

Il Servizio di Farmacia Ospedaliera ha riscontrato delle<br />

difficoltà nel “valorizzare”, nel corso degli anni, il proprio<br />

ruolo all’interno dell’<strong>Ulss</strong>, mettendo nella giusta<br />

evidenza l’efficienza dei propri processi e l’efficacia dei<br />

propri servizi.<br />

La nuova Carta dei Servizi aiuterà a mettere in evidenza<br />

cosa facciamo, come la facciamo e quanto facciamo.<br />

Motivazioni della scelta del problema<br />

Necessità di passare dalla logica dell’autoreferenzialità<br />

a quella della misurabilità e della trasparenza.<br />

Analisi del problema e delle sue cause<br />

L’attuale Carta dei Servizi della Farmacia Ospedaliera<br />

fornisce solo informazioni sulle attività e sui servizi svolti,<br />

non individua il livello di servizio che la Farmacia è in<br />

grado di garantire ai propri utenti.<br />

Nella nuova Carta dei Servizi dovranno essere descritti<br />

i servizi offerti ma anche i risultati garantiti, il livello di<br />

performance garantito.<br />

Per realizzare questo abbiamo pensato di impostare un<br />

semplice ma efficace panel di indicatori in grado di monitorare<br />

le prestazioni del Servizio di Farmacia Ospedaliera.<br />

Gli indicatori daranno il valore attuale, ma anche quello<br />

ottimale ipotizzato per la nostra F.O. e il valore di riferimento.<br />

Carta dei servizi e standard di prodotto<br />

del servizio di farmacia ospedaliera<br />

Pietro Borga<br />

Farmacista<br />

Dirigente Resp. Struttura Complessa<br />

Struttura Complessa di Farmacia Ospedaliera<br />

Anna Schiatti<br />

Farmacista Dir. Iº livello<br />

Struttura Complessa di Farmacia Ospedaliera<br />

Obiettivo<br />

Pubblicare entro il mese di aprile 2006, sul sito intranet<br />

aziendale, la nuova Carta dei Servizi della Farmacia<br />

Ospedaliera con inseriti anche gli indicatori di performance.<br />

Strategia<br />

La nuova Carta dei Servizi della Farmacia Ospedaliera<br />

non sarà un elenco di “buoni propositi”, ma , per tutelare<br />

maggiormente il nostro utente, riporterà gli indicatori<br />

“chiave” selezionati negli audit interni e poi condivisi tra<br />

molti soggetti simili (altre Farmacie Ospedaliere).<br />

Interventi<br />

• effettuare audit interni con i colleghi Farmacisti e tutti<br />

gli operatori del Servizio di Farmacia per arrivare alla<br />

definizione degli indicatori dei nostri processi principali<br />

e dei loro valori<br />

(3 mesi)<br />

• benchmarking con altre Farmacie Ospedaliere del Veneto<br />

o di altre Regioni per la definizione del valore di<br />

riferimento<br />

(4 mesi)<br />

• valutare le modalità e i tempi di monitoraggio per<br />

mantenere aggiornati gli indicatori identificati.<br />

Scrivere la Carta dei Servizi della F.O. nel sito internet<br />

aziendale<br />

(1 mese).<br />

Allegato 2 pagine<br />

Ospedale<br />

Referente<br />

Anna Radin<br />

Farmacista<br />

Dirigente Resp. Struttura Semplice<br />

Collaboratori<br />

64<br />

65


Ospedale<br />

Gestione di un dispositivo medico<br />

di uso comune in ambito sanitario:<br />

termometro clinico per la misurazione<br />

della temperatura corporea<br />

Referente<br />

Anna Schiatti<br />

Farmacista Dirigente I° livello<br />

centro di responsabilità Struttura Complessa di Farmacia Ospedaliera<br />

Collaboratori<br />

Lorena Burtini<br />

Caposala<br />

Centro di responsabilità<br />

U.O.C Chirurgia Generale<br />

Arzignano<br />

Maurizio Scotuzzi<br />

O.S.S. Centro di responsabilità<br />

U.O.C Chirurgia Generale<br />

Arzignano<br />

Problema e sua analisi<br />

Nel testo del D.L.vo 24 Febbraio 1997 n. 46, che rappresenta<br />

il recepimento delle Normative Comunitarie<br />

nell’ordinamento giuridico nazionale in materia di Dispositivi<br />

Medici, l’articolo 24 comma 2 recita ”...fino al 30<br />

Giugno 2004 sono consentite l’immissione in commercio<br />

e la messa in servizio dei termometri clinici di vetro<br />

a mercurio del tipo a massima che hanno già ottenuto<br />

all’entrata in vigore del presente decreto, un approvazione<br />

CE di modello...”. Questa norma è stata inizialmente<br />

interpretata come divieto alla produzione, commercializzazione<br />

e uso dei termometri clinici contenente<br />

mercurio, ponendo il problema di una loro sostituzione.<br />

In realtà la norma vietava solamente la produzione e l’utilizzo<br />

di quei termometri a mercurio senza marcatura CE.<br />

Rimangono comunque presenti tutte le problematiche<br />

legate alla gestione di un dispositivo di vetro contenente<br />

mercurio, rendendo necessaria l’opportunità di valutare<br />

possibili alternative valide.<br />

Gli operatori sanitari infatti sono insoddisfatti dell’utilizzo<br />

di un termometro clinico in vetro a mercurio perché<br />

può causare problemi di sicurezza al personale sanitario<br />

e al paziente, per la rottura del vetro e per la tossicità del<br />

metallo (il mercurio è una sostanza tossica velenosa per<br />

inalazione, in caso di contatto prolungato con la cute, e<br />

per ingestione).<br />

La raccolta e lo smaltimento del metallo (rifiuto pericoloso)<br />

deve avvenire rispettando la normativa vigente.<br />

Con la rottura del termometro inoltre esiste il pericolo<br />

di inquinamento dovuto allo spandimento esterno del<br />

mercurio.<br />

Motivazioni della scelta del problema<br />

L’Unione Europea ha deciso di bloccare entro il 2011<br />

l’esportazioni europee di mercurio, ed entro il 2020 di<br />

sostituire tutti gli strumenti contenenti il metallo.<br />

Il Commissario dell’Ambiente della UE ha annunciato<br />

inoltre, entro la fine dell’anno 2005, un provvedimento<br />

per bandire, secondo una tempistica precisa, i termometri<br />

e i barometri contenenti mercurio.<br />

A questo si aggiungono problemi di:<br />

• sicurezza per il paziente e per l’operatore sanitario<br />

(rottura del vetro e fuoriuscita del metallo tossico).<br />

• smaltimento rifiuti<br />

Il mercurio, rappresenta un rifiuto tossico-nocivo pericoloso<br />

viene equiparato come tipologia di rifiuto ai rifiuti<br />

di amalgama, utilizzata negli interventi odontoiatrici,<br />

classificato con CER (codice europeo) 18.01.10, ai<br />

sensi dell’art. 1 della Decisione europea 2001/118/CE,<br />

di conseguenza smaltito come rifiuto pericoloso (aumento<br />

dei costi di smaltimento).<br />

Il termometro clinico di mercurio è un dispositivo medico<br />

di largo consumo in tutta l’<strong>Ulss</strong>, il suo utilizzo riguarda<br />

quasi tutte le Unità Operative Ospedaliere, Distrettuali,<br />

Ambulatori, etc....<br />

Analisi del problema e delle sue cause<br />

Il consumo complessivo dei termometri clinici di vetro<br />

contenente mercurio è di circa 3500 pezzi all’anno.<br />

La richiesta è elevata poiché il termometro è di vetro e<br />

si rompe con facilità.<br />

<strong>1˚</strong> <strong>Concorso</strong> <strong>Qualità</strong> <strong>Azienda</strong> <strong>Ulss</strong> 5<br />

Criticità per il personale infermieristico<br />

1. In caso di rottura del termometro:<br />

• tempo richiesto per la raccolta dei suoi componenti<br />

• smaltimento corretto<br />

• sicurezza personale sanitario.<br />

2. Disinfezione del dispositivo<br />

• tempo impiegato<br />

• procedura diversa a seconda del tipo di misurazione<br />

(ascellare, orale, rettale) .<br />

3. Tempo impiegato per la rilevazione e trascrizione delle<br />

temperature<br />

Criticità per il paziente<br />

1. Sicurezza.<br />

2. In caso di pazienti non collaboranti (pediatrici, psichiatrici,<br />

affetti da patologie degenerative etc...) è<br />

necessaria la presenza di un operatore sanitario o<br />

famigliare a lui dedicato, per garantire una corretta<br />

misurazione.<br />

3. Compliance del paziente.<br />

Obiettivo<br />

Avere una alternativa al termometro di mercurio con<br />

prestazioni analoghe e possibilmente migliori:<br />

• precisione nella rilevazione della temperatura<br />

• riduzione dei tempi di rilevazione<br />

• sicurezza paziente/operatore<br />

• disinfezione efficace<br />

• costo/qualità adeguato<br />

• miglior compliance del paziente<br />

• miglior maneggevolezza dello strumento.<br />

Per il raggiungimento dell’obiettivo si stima una durata<br />

del progetto di 6 mesi circa.<br />

Se la sperimentazione si estendesse ad altri reparti e tipologie<br />

di termometro (es. infrarossi) qui non inclusi, la<br />

durata del progetto è di circa un anno.<br />

Strategia<br />

1. Indagine di mercato da parte del Servizio di Farmacia.<br />

2. Analisi dei consumi, per reparto, del termometro di<br />

vetro a mercurio.<br />

3. Predisposizione di una tabella comparativa tra i prodotti<br />

disponibili sul mercato.<br />

4. Sperimentazione dei dispositivi medici proposti,<br />

presso l’Unità Operativa Autonoma di Chirurgia in<br />

due periodi diversi:<br />

a) I periodo da Marzo a Aprile 2005: misurazione della<br />

temperatura con termometro digitale verso termometro<br />

di mercurio (riferimento standard)<br />

b) II periodo da Novembre a Dicembre 2005: misurazione<br />

della temperatura con termometro auricolare<br />

verso termometro di mercurio (riferimento<br />

standard).<br />

5. Formazione del personale (O.S.S.) sulla procedura da<br />

eseguire per una corretta misurazione della temperatura.<br />

Ospedale<br />

6. Predisposizione di una griglia di raccolta di dati:<br />

a) dati di misurazione delle temperature rilevate nei<br />

pazienti<br />

b) dati descrittivi osservati durante le misurazioni<br />

7. Informativa al paziente.<br />

Interventi<br />

Servizio di Farmacia (un mese):<br />

• ricerca dispositivi medici disponibili<br />

• analisi schede tecniche<br />

• valutazione offerte economiche<br />

• tabella comparativa dei prodotti offerti<br />

• raccolta di adeguata campionatura: termometro digitale,<br />

termometro auricolare, termometro Infrarosso<br />

U.O.A. Chirurgia (due mesi):<br />

• formazione del personale O.S.S. ad ogni cambio turno,<br />

in modo da ottenere che venisse preparato tutto il<br />

personale addetto<br />

• reclutamento campione per la costituzione di due<br />

gruppi di pazienti<br />

• numerosità del campione: 10 pazienti per gruppo<br />

• selezione dei pazienti: a random<br />

• tipo di termometro utilizzato per la rilevazione della<br />

misura<br />

• una misurazione al giorno per paziente nel primo pomeriggio<br />

• consenso informato orale del paziente ad ogni misurazione<br />

• raccolta dati utilizzando la griglia predisposta.<br />

Servizio di Farmacia e U.O.A. Chirurgia (un mese):<br />

• Valutazione finale.<br />

Modalità di controllo, verifica e valutazione<br />

1. Verifica taratura termometro di mercurio, mediante<br />

immersione in bagno termostatato.<br />

2. Griglia di raccolta dei dati di misurazione delle temperature.<br />

3. Tabella comparativa dei prodotti disponibili.<br />

4. Raccolta commenti operatori.<br />

Indicatori di attività<br />

Numero di rilevazioni temperatura/die, per numero di<br />

pazienti arruolati (2 gruppi di 10 persone ciascuno).<br />

Indicatori di risultato<br />

• rappresentazione grafica temperature.<br />

• media Pesata caratteristiche prodotti.<br />

• media Pesata commenti operatori.<br />

66<br />

67


Ospedale<br />

<strong>1˚</strong> <strong>Concorso</strong> <strong>Qualità</strong> <strong>Azienda</strong> <strong>Ulss</strong> 5<br />

Ospedale<br />

Progetto premiato<br />

Condivisione medico infermieristica della termografica<br />

nel Dipartimento di Area Medica di Valdagno.<br />

Una modalità nuova ed efficace<br />

per il controllo della terapia<br />

Referente<br />

Fabio Armellini<br />

Direttore<br />

Geriatria<br />

Collaboratori<br />

Massimo Casaril<br />

Direttore<br />

Medicina<br />

Doriana Scandola<br />

Caposala<br />

Geriatria<br />

Marisa Lovato<br />

Caposala<br />

Medicina<br />

Problema e sua analisi<br />

La termografica è lo strumento sul quale usualmente<br />

medici e infermieri registrano i principali parametri, vitali<br />

e non, e sul quale i medici effettuano le prescrizioni<br />

terapeutiche.<br />

Motivazioni della scelta del problema<br />

E’ prassi che a quest’ultima procedura faccia seguito la<br />

trascrizione da parte del caposala, o suo delegato, di<br />

ogni nuova prescrizione o sua modifica su un ulteriore<br />

documento, usualmente chiamato.<br />

Le conseguenze di tale insoddisfacente modalità operativa<br />

sono le seguenti:<br />

1. Perdita di tempo per la doppia trascrizione.<br />

2. Doppia trascrizione significa doppia possibilità di errore.<br />

3. Una modifica terapeutica effettuata in un momento<br />

diverso dal giro medico può, per motivi diversi, sfuggire<br />

alla trascrizione sul quaderno della terapia.<br />

4. Il medico non ha la certezza che al paziente sia stata<br />

somministrata la terapia prescritta.<br />

Analisi del problema e delle sue cause<br />

Il problema descritto costituisce una potenziale situazione<br />

di rischio:<br />

1. Di errore di somministrazione della terapia prescritta<br />

2. Di mancata somministrazione della terapia prescritta<br />

3. Di proseguimento incongruo di un trattamento sospeso<br />

dal medico.<br />

Obiettivo<br />

Obiettivo primario del progetto è quello di disporre di<br />

uno strumento<br />

• che riduca le possibilità di errore di somministrazione<br />

della terapia<br />

• che ottimizzi l’utilizzazione delle ore lavorative.<br />

Questo strumento deve essere utilizzato<br />

• per la prescrizione della terapia<br />

• per la somministrazione della terapia<br />

• per la verifica dell’effettuazione della terapia.<br />

Deve inoltre avere le seguenti caratteristiche:<br />

• essere lo stesso strumento utilizzato da medici ed infermieri<br />

• essere l’unico strumento adottato per prescrizione,<br />

controllo e verifica.<br />

Obiettivi secondari sono:<br />

• uniformazione delle modalità di gestione della terapia<br />

nel dipartimento<br />

• affiatamento fra personale medico ed infermieristico<br />

impegnati nello stesso progetto<br />

• sicurezza nel rispetto della privacy, essendo la grafica<br />

custodita insieme alle cartelle cliniche e non ai piedi<br />

del letto<br />

• semplificazione del lavoro non essendo necessario recarsi<br />

ai piedi del letto per qualsiasi necessità di consultazione<br />

• abituare il personale, soprattutto medico, a non considerare<br />

la cartella clinica e la termografica due documenti<br />

distinti.<br />

Strategia<br />

a. proporre un documento non preconfezionato, ma<br />

solo abbozzato dal referente e successivamente plasmato<br />

in stretta collaborazione con gli addetti ai lavori<br />

b. convincere il personale che la nuova termografica<br />

contribuisce sostanzialmente a migliorare la qualità<br />

del lavoro.<br />

Interventi<br />

• preparazione della bozza della termografica<br />

• sperimentazione dello strumento<br />

• stampa della termografica<br />

• miglioramento continuo delle modalità di compilazione<br />

• coinvolgimento successivo delle Unità Operative<br />

• eventuali ulteriori modifiche<br />

• sorvegliare sull’uniformità nelle modalità di compilazione.<br />

Modalità di controllo, verifica e valutazione<br />

Il processo per il cambiamento è stato gestito inizialmente<br />

con il personale della Geriatria e della Lungodegenza,<br />

a questo si è poi aggiunto quello della Medicina.<br />

E’ in fase di reclutamento il personale della Cardiologia.<br />

Il metodo di lavoro è quello del confronto libero durante<br />

le riunioni periodiche con il Direttore del Dipartimento.<br />

Ogni proposta di modifica viene discussa ed eventualmente<br />

adottata.<br />

Indicatori di attività<br />

• puntuale e corretta utilizzazione dello strumento<br />

• discussione su punti specifici all’ordine del giorno in<br />

occasione degli incontri periodici<br />

• disponibilità continua, ma condivisa, a modificare ulteriormente<br />

la termografica.<br />

Indicatori di risultato<br />

• riduzione del rischio di errore nella somministrazione<br />

della terapia<br />

• migliore utilizzazione del lavoro del personale<br />

• maggiore collaborazione fra medici e infermieri<br />

• riduzione del rischio di contrasti fra personale e familiari<br />

dei degenti.<br />

Risultati<br />

• nel dipartimento la nuova termografica viene correntemente<br />

usata in Geriatria, Medicina e Lungodegenza<br />

• è in fase di elaborazione da parte di un gruppo di lavoro<br />

ristretto il manuale per l’utilizzazione e la compilazione<br />

della termografica.<br />

Allegato 8 pagine<br />

68<br />

69


Ospedale<br />

L‘assistenza alle puerpere:<br />

dal disagio al benessere<br />

Referente<br />

Maria Teresa Ipponi<br />

Caposala<br />

Centro di responsabilità Ginecologia/Ostetricia<br />

Collaboratori<br />

Margherita Franceschin<br />

Ostetrica Coordinatrice<br />

Centro di responsabilità Sala Parto<br />

Stefania Sella<br />

Infermiere Professionale<br />

Centro di responsabilità<br />

Ostetricia/Ginecologia<br />

<strong>1˚</strong> <strong>Concorso</strong> <strong>Qualità</strong> <strong>Azienda</strong> <strong>Ulss</strong> 5<br />

• organizzazione dei suddetti incontri che si svolgeranno<br />

nelle ore pomeridiane (della durata di 1h circa)<br />

• utilizzo di una delle due Infermiere pomeridiane per<br />

gli incontri qualora le esigenze di reparto lo consentano,<br />

in caso contrario, mediante rientro.<br />

Modalità di controllo, verifica e valutazione<br />

• verifica mensile tra operatori da realizzare durante<br />

la gestione del processo di cambiamento attraverso<br />

specifici incontri (serve prevalentemente per verificare<br />

l’efficacia degli incontri ed eventualmente apportarne<br />

modifiche)<br />

• valutazione finale attraverso i risultati annuali dei questionari<br />

sull’indagine della qualità dell’<strong>Ulss</strong> 5.<br />

Ospedale<br />

Indicatori di attività<br />

• verifica sullo svolgimento delle lezioni impartite e valutazione<br />

sull’applicazione pratica<br />

• verifica sull’idoneita del locale scelto e valutazione se<br />

apportare eventuali modifiche.<br />

Indicatori di risultato<br />

• stato di coinvolgimento e di benessere psicofisico<br />

raggiunto dalle pazienti<br />

• soddisfazione del personale<br />

• questionario sulla qualità dei servizi offerti <strong>Ulss</strong> 5 e riscontri<br />

oggettivi dati da segnalazioni positive da parte<br />

delle pazienti.<br />

Problema<br />

• stato di preoccupazione ed ansia verso la nuova situazione<br />

(maternità) a causa della scarsa informazione riferita.<br />

• disagi delle puerpere dovuti ad insicurezza e/o incertezza<br />

sulle modalità di approccio verso il nuovo nato.<br />

• visione risultati sulla “Rilevazione indagine sulla qualità<br />

dei servizi offerti”<br />

• insoddisfazione del personale.<br />

Motivazioni della scelta del problema<br />

• cambiamento della situazione attuale riguardo le problematiche<br />

delle pazienti del reparto ostetricia.<br />

• Conseguenze:<br />

a. il perdurare dello stato di disagio delle pazienti.<br />

b. Il personale non si sente gratificato a causa dell’impossibilità<br />

di operare in un adeguato contesto spaziale<br />

e temporale.<br />

Analisi del problema e delle sue cause<br />

1. La puerpera si ferma in ospedale per un breve periodo<br />

di tempo. Si tratta praticamente di un“passaggio”<br />

del quale tuttavia serberà un grosso ricordo.<br />

Durante questi pochi giorni di permanenza in reparto,<br />

la paziente, che si trova proiettata in una nuova<br />

realtà (maternità), deve essere in grado di realizzare<br />

questa nuova dimensione, che riguarda sia l’aspetto<br />

corporeo che le variazioni psicologiche.<br />

Questo può awenire serenamente attraverso I’acquisizione<br />

di informazioni e di particolari attenzioni. Per<br />

questo non deve sentirsi trascurata, né deve provare<br />

sensazioni di abbandono. E’ necessario uno spazio<br />

per comunicare e per confrontarsi con le altre mamme.<br />

2. In seguito all’unificazione del reparto di Ostetricia e<br />

Ginecologia, il personale infermieristico si è dovuto<br />

uniformare in fretta alla nuova situazione con non poche<br />

difficoltà rispetto alle diverse realtà operative dei<br />

singoli reparti, ora unificati. IL personale avverte tuttavia<br />

la carenza di una adeguata preparazione. Da qui<br />

l’esigenza di una formazione al fine di poter erogare<br />

un’assistenza più adeguata e consapevole.<br />

Obiettivo<br />

1. Raggiungimento stato di benessere delle puerpere.<br />

2. Soddisfazione e/o motivazione del personale.<br />

3. Miglioramento qualitativo/quantitativo del servizio.<br />

Strategie e relativi Interventi<br />

• formare il personale sull’assistenza durante il puerperio.<br />

• creare uno spazio per dialogo tra operatori e paziente.<br />

• richiesta di collaborazione infermiere nido su eventuali<br />

domande che possono riguardare I’allattamento.<br />

• richiesta di collaborazione ostetrica su particolari problematiche<br />

ostetriche.<br />

Interventi<br />

• lezioni specifiche sulla puerpera svolte dal personale<br />

ostetrico della durata di 4 lezioni (su 2 turnazioni)<br />

• utilizzo stanza soggiorno (lato ostetricia) per incontri<br />

tra personale e pazienti, previo applicazione di semplice<br />

porta a soffietto per la salvaguardia della privacy<br />

e della quiete<br />

70<br />

71


Ospedale<br />

Controllo automatico di carico-scarico<br />

e ordinazioni per i prodotti del Laboratorio Analisi<br />

Referente<br />

Giovanni Piacentin<br />

Ausiliario<br />

Laboratorio Analisi Arzignano<br />

Ospedale<br />

Tariffario esami di laboratorio analisi<br />

Progetto premiato<br />

Referente<br />

Patrizia Draghicchio<br />

Dirigente sanitario<br />

Laboratorio Analisi<br />

Manifestazioni del problema<br />

Nel reparto dove sto lavorando ci sono macchinari di<br />

vario genere per le analisi del sangue.<br />

Queste macchine non sono di proprietà dell’ospedale<br />

ma in comodato d’uso il cui costo viene riversato non in<br />

una cifra d’affitto ma nel costo degli stessi prodotti chimici<br />

che vengono usati nell’uso di queste macchine.<br />

Per questo motivo questi prodotti hanno un costo decisamente<br />

elevato anche se commercialmente questi stessi<br />

non hanno un grande valore. Non vi voglio spiegare<br />

come funziona il laboratorio dato che forse lo saprete<br />

meglio di me, ma vi scrivo solo quello che giornalmente<br />

vedo.<br />

Motivazioni della scelta del problema<br />

Ho notato che gli ordini seguono ancora una metodologia<br />

manuale, cosa che non ritengo né razionale tanto<br />

meno economica.<br />

Obiettivo<br />

1. Abbattimento dei costi d’investimento a breve termine<br />

2. Prodotti sempre freschi.<br />

3. Annullamento dei potenziali fuori data (scadenza) dei<br />

prodotti.<br />

4. Un controllo interattivo dei materiali in magazzino,<br />

anche dei materiali consumabili di altro uso.<br />

5. Diminuzione degli spazi di stoccaggio (dato che di<br />

spazio non ne abbiamo molto).<br />

6. Ordinazione automatica dei prodotti.<br />

Strategia<br />

Si potrebbe mediante I’uso di un programma specifico<br />

installato nei computer gestire l’entrata dei prodotti<br />

(quando vengono spuntati) con un carico a magazzino<br />

e nello stesso tempo la creazione di etichette con codici<br />

a barre destinate ad essere applicate sulle confezioni di<br />

ogni prodotto.<br />

Questo porterebbe a un controllo del magazzino in<br />

tempo reale e con semplici penne ottiche (senza filo)*<br />

le confezioni ogni volta che si prelevano per I’uso andrebbero<br />

scaricate mantenendo così nello stesso tempo<br />

l’aggiornamento delle quantità in giacenza.<br />

Applicando poi ad ogni articolo una scorta minima di<br />

tolleranza (legata al tempo di consegna) si potrebbe generare<br />

una segnalazione ogni volta che questa va sotto<br />

la scorta indicata, emettendo in automatico gli ordini,<br />

modificabili a scelta, ai fornitori.<br />

*i dati delle penne si scaricano in rete tramite opportuni blocchi con<br />

il semplice appoggio.<br />

Collaboratori<br />

Elena Sandri<br />

Assistente amm.vo<br />

Michela Preto Martini<br />

Assistente amm.vo<br />

72 73


Ospedale<br />

Progetto<br />

E’ in distribuzione in questi giorni un opuscolo che racchiude<br />

le tariffe delle Analisi eseguite dai laboratori di<br />

questa azienda.<br />

Frutto di un lungo periodo di lavoro, è nato per soddisfare<br />

le richieste degli utenti che in un’epoca di spese<br />

sempre più pesanti, si trovano a volte nella situazione di<br />

voler sapere in anticipo quanto verrà loro a costare un<br />

controllo dello stato di salute.<br />

A questo documento s’intende dare un’ampia diffusione<br />

e sarà reperibile in tutta l’<strong>Ulss</strong> presso: medici di base,<br />

pediatri di libera scelta, farmacie, punti salute, ospedali,<br />

case di riposo, comuni e biblioteche.<br />

Questo strumento serve anche per raggiungere la popolazione<br />

con più informazioni possibili per quanto riguarda<br />

gli esami di laboratorio: indirizzi, giorni ed orari<br />

di tutti i punti dove sono eseguiti i prelievi, nomi, tipologie<br />

e tariffe delle analisi e l’elenco delle analisi che richiedono<br />

appuntamento.<br />

Vi sono istruzioni per il pagamento ed il ritiro dei referti,<br />

modalità per eseguire analisi in libera professione (con<br />

la sola prescrizione del medico specialista).<br />

<strong>1˚</strong> <strong>Concorso</strong> <strong>Qualità</strong> <strong>Azienda</strong> <strong>Ulss</strong> 5<br />

Interventi<br />

Studio tariffario regionale e tariffario in uso presso il<br />

laboratorio analisi. Estrapolazione dati con particolare<br />

cura per la comprensibilità delle denominazioni delle<br />

analisi. Ricerca di una veste grafica attraente.<br />

Teleassistenza per esami di laboratorio<br />

Referente<br />

Patrizia Draghicchio<br />

Dirigente Sanitario<br />

Collaboratori<br />

Alessandro Fascina<br />

Collaboratore Tecnico Professionale<br />

Servizio Informatico<br />

Ospedale<br />

Problema<br />

Segnalazione di problemi riguardanti la richiesta esami,<br />

la stampa etichette, la visione dei referti o la stampa degli<br />

stessi in orari notturni o festivi.<br />

Motivazioni della scelta del problema<br />

Eliminare le possibili cause di ritardi o disservizi per<br />

quanto riguarda richiesta/refertazione esami di laboratorio.<br />

Liberare il personale tecnico di laboratorio da<br />

richieste di prestazioni non di sua competenza: prenotazione<br />

esami, produzione copie referti, ecc...<br />

Analisi del problema e delle sue cause<br />

Carenza di personale con conoscenza approfondita dei<br />

programmi utilizzati per richiedere e stampare esami di<br />

laboratorio. Poca familiarità con le stampanti dedicate.<br />

Obiettivo<br />

Fornire una copertura di assistenza più vasta possibile<br />

in termini geografici e di tempo, per quanto riguarda la<br />

richiesta di esami di laboratorio, stampa etichette, visione<br />

e stampa referti.<br />

Azioni<br />

Valutare la quantità di macchine alle quali si intende<br />

dare assistenza e la loro distribuzione sul territorio di<br />

competenza <strong>Ulss</strong>.<br />

Interventi<br />

• installazione programma di collegamento<br />

• configurazione PC di assistenza<br />

• configurazione con password per l’assistenza del PC<br />

da assistere.<br />

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