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Accordo di Programma Piano di Zona dell'Ambito Distrettuale di ...

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<strong>Accordo</strong> <strong>di</strong> <strong>Programma</strong><br />

tra i Comuni dell’Ambito <strong>Distrettuale</strong> <strong>di</strong> Merate<br />

per l’attuazione del <strong>Piano</strong> <strong>di</strong> <strong>Zona</strong> L.328/2000 e L. R. 3/2008<br />

Triennio 2012 / 2014<br />

<strong>Piano</strong> <strong>di</strong> <strong>Zona</strong><br />

dell’Ambito <strong>Distrettuale</strong> <strong>di</strong> Merate<br />

per la programmazione<br />

della rete d’offerta sociale<br />

Ente Capofila <strong>Accordo</strong> <strong>di</strong> <strong>Programma</strong><br />

– Azienda Speciale<br />

Comuni Area <strong>Distrettuale</strong> <strong>di</strong> Merate<br />

Airuno, Barzago, Barzanò, Brivio, Calco, Cassago Brianza, Casatenovo, Cremella, Cernusco<br />

Lombardone, Imbersago, Lomagna, Merate, Missaglia, Montevecchia, Monticello Brianza, Olgiate<br />

Molgora, Osnago, Paderno d’Adda, Perego, Robbiate, Rovagnate, Santa Maria Hoé,<br />

Sirtori, Verderio Inferiore, Verderio Superiore, Viganò<br />

Provincia <strong>di</strong> Lecco<br />

Azienda Sanitaria Locale della Provincia <strong>di</strong> Lecco<br />

Azienda Ospedaliera della Provincia <strong>di</strong> Lecco


In<strong>di</strong>ce<br />

Parte prima - Il <strong>Piano</strong> <strong>di</strong> <strong>Zona</strong>: strumento <strong>di</strong> programmazione per la costruzione<br />

<strong>di</strong> un welfare della sostenibilità e della conoscenza pag. 3<br />

Parte seconda - Il contesto territoriale<br />

2.1 I dati demografici pag. 5<br />

2.2 La non autosufficienza pag. 12<br />

2.3 Gli assistenti familiari pag. 13<br />

2.4 La situazione occupazionale nella provincia <strong>di</strong> Lecco pag. 17<br />

2.5 La povertà delle famiglie pag. 20<br />

2.6 L’analisi della spesa sociale 2009-2010 pag. 24<br />

2.7 Le unità d’offerta sociali, socio-sanitarie ed altri servizi pag. 36<br />

2.8 Il Terzo settore pag. 38<br />

Parte terza - La valutazione del <strong>Piano</strong> <strong>di</strong> <strong>Zona</strong> 2009-2011<br />

3.1 La valutazione del sistema <strong>di</strong> governance pag. 40<br />

3.2 La valutazione degli interventi pag. 41<br />

Parte quarta - L’assetto <strong>di</strong> governance<br />

4.1 Gli organismi politici: l’Assemblea <strong>di</strong>strettuale dei Sindaci e l’Esecutivo <strong>di</strong>strettuale pag. 45<br />

4.2 L’Ente capofila: l’Azienda Speciale Retesalute pag. 46<br />

4.3 Il supporto alla programmazione: l’Ufficio <strong>di</strong> <strong>Piano</strong> pag. 47<br />

4.4 La partecipazione del Terzo settore pag. 48<br />

4.5 Il Coor<strong>di</strong>namento dei servizi sociali territoriali pag. 48<br />

4.6 La partecipazione alla progettazione: i gruppi <strong>di</strong> progetto pag. 49<br />

Parte quinta - La sperimentazione dell’area comune tra i tre Piani <strong>di</strong> <strong>Zona</strong><br />

5.1 La governance dell’area comune pag. 51<br />

5.2 Ruolo e partecipazione del Terzo settore pag. 53<br />

5.3 L’integrazione socio-sanitaria pag. 54<br />

5.4 L’accesso al lavoro delle fasce deboli pag. 65<br />

5.5 Gli interventi per l’accoglienza pag. 66<br />

5.6 Le politiche migratorie pag. 67<br />

1


5.7 La conciliazione famiglia-lavoro pag. 70<br />

5.8 Gli interventi nell’area dell’esecuzione penale pag. 72<br />

5.9 Le politiche giovanili pag. 77<br />

5.10 L’accre<strong>di</strong>tamento delle unità d’offerta sociali pag. 81<br />

5.11 La formazione e l’aggiornamento del personale delle unità d’offerta sociali<br />

e socio-sanitarie come strumento <strong>di</strong> integrazione territoriale delle competenze pag. 83<br />

5.12 Forme gestionali e risorse economiche pag. 84<br />

Parte sesta - La programmazione a livello <strong>di</strong>strettuale<br />

Le aree <strong>di</strong> intervento prioritarie e i progetti sperimentali<br />

6.1 Le esigenze della nuova programmazione pag. 86<br />

6.2 Prevenzione del ricorso a strutture residenziali per la gestione <strong>di</strong> bisogni socio-sanitari pag. 87<br />

6.3 Sostegno e inclusione sociale delle persone fragili e/o a rischio <strong>di</strong> emarginazione pag. 92<br />

6.4 Prevenzione del <strong>di</strong>sagio familiare e minorile pag. 94<br />

6.5 Sostegno alle <strong>di</strong>fficoltà economiche delle famiglie pag. 99<br />

6.6 Facilitazione nei percorsi <strong>di</strong> accesso ai servizi pag. 102<br />

6.7 Ricomposizione degli interventi <strong>di</strong> conciliazione pag. 106<br />

6.8 Sviluppo delle politiche giovanili pag. 107<br />

6.9 Le azioni per il triennio fra innovazione e sperimentazione pag. 108<br />

Parte settima - Le risorse economiche pag. 110<br />

7.1 I Fon<strong>di</strong> <strong>di</strong> Solidarietà dei Comuni pag. 113<br />

Parte ottava - La valutazione del <strong>Piano</strong> <strong>di</strong> <strong>Zona</strong> pag. 114<br />

Gli allegati pag. 116<br />

2


Parte prima<br />

Il <strong>Piano</strong> <strong>di</strong> <strong>Zona</strong>: strumento <strong>di</strong> programmazione<br />

per la costruzione <strong>di</strong> un welfare della sostenibilità e della conoscenza<br />

Con Deliberazione n. 2505 del 16.11.2011, la Regione Lombar<strong>di</strong>a ha approvato il documento “Un welfare<br />

della sostenibilità e della conoscenza – Linee <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzo per la programmazione sociale a livello locale<br />

2012-2014”, per la definizione dei nuovi Piani <strong>di</strong> <strong>Zona</strong>.<br />

Le linee <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzo regionali mo<strong>di</strong>ficano ra<strong>di</strong>calmente il significato della programmazione sociale e quin<strong>di</strong> la<br />

funzione dello strumento <strong>Piano</strong> <strong>di</strong> <strong>Zona</strong>: siamo <strong>di</strong> fronte alla rottura dello schema che attribuiva alla<br />

programmazione la funzione principale <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuire - assegnare le risorse date.<br />

Tale schema deve essere sostituito con la finalità <strong>di</strong> ricomporre ed attivare le risorse complessivamente<br />

presenti ed erogate in modo frammentato dal sistema <strong>di</strong> welfare.<br />

Considerando che i Piani <strong>di</strong> <strong>Zona</strong> programmavano il 6,5% delle risorse finanziarie rispetto alla spesa<br />

complessiva e che le stesse risorse non saranno più certe, si impone un cambio <strong>di</strong> passo nella <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong><br />

operare in modo integrato e con<strong>di</strong>viso con i vari enti e soggetti sociali, <strong>di</strong> sviluppare una strategia <strong>di</strong><br />

alleanze e <strong>di</strong> presi<strong>di</strong>are tutte le possibilità <strong>di</strong> generare risorse.<br />

La nuova programmazione sociale deve pertanto puntare a ricomporre ed integrare le conoscenze, le<br />

decisioni strategiche e le risorse <strong>di</strong>sponibili.<br />

Il ruolo degli Enti locali va dall’offerta <strong>di</strong> prestazioni alla connessioni delle reti, pertanto l’obiettivo del<br />

triennio è che gli attori della programmazioni <strong>di</strong>ventino “impren<strong>di</strong>tori <strong>di</strong> rete”, in grado <strong>di</strong> aprire una nuova<br />

fase esplorativa che generi nuove conoscenze e apra ad un welfare che non sostituisce la società ma si allea,<br />

non si appropria dei problemi, ma connette le risorse, che si colloca dentro la società stessa, che si orienta a<br />

scelte sostenibili (dalle Linee <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzo regionali).<br />

L’anno 2012 è considerato un anno <strong>di</strong> transizione, verso sperimentazioni <strong>di</strong> progetti innovativi, integrando<br />

le risorse pubbliche con quelle private ed attraendo altre risorse del territorio (da imprese, fondazioni e<br />

istituzioni bancarie).<br />

La regione prenderà in considerazione iniziative <strong>di</strong> innovazione e progetti sperimentali consistenti,<br />

sostenuti da partenariati significativi (ampiezza, qualificazione, corresponsabilità, natura, connessione con<br />

altri soggetti/reti), preferibilmente a livello sovra-<strong>di</strong>strettuale.<br />

L’altra linea strategica in<strong>di</strong>cata per il prossimo triennio è l’integrazione delle politiche, ossia che i <strong>di</strong>versi<br />

strumenti <strong>di</strong> programmazione locale, tra cui il <strong>Piano</strong> <strong>di</strong> <strong>Zona</strong>, si parlino ed interagiscano a livello territoriale,<br />

in particolare l’integrazione con le politiche sanitarie.<br />

La nuova programmazione deve tenere conto dei tratti evoluti della società lombarda, caratterizzata dal<br />

progressivo invecchiamento della popolazione, dalla forte presenza <strong>di</strong> care giver informali retribuiti nelle<br />

famiglie per la cura delle persone non autosufficienti (badanti), dal fenomeno dell’immigrazione e<br />

dall’impoverimento delle famiglie.<br />

Inoltre, i contenuti della programmazione devono essere coerenti con i processi <strong>di</strong> riforma in corso:<br />

percorsi <strong>di</strong> conciliazione tra tempi <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> lavoro; percorsi <strong>di</strong> qualificazione della rete dell’assistenza<br />

domiciliare; piano regionale a favore delle persone con <strong>di</strong>sabilità; introduzione del fattore famiglia per il<br />

riconoscimento dei carichi <strong>di</strong> cura familiari; linee regionali per l’affido familiare; semplificazione dei percorsi<br />

<strong>di</strong> accesso per il citta<strong>di</strong>no; semplificazione dei rapporti tra pubblica amministrazione e terzo settore.<br />

Nelle linee <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzo per la programmazione locale 2012-2014, viene in<strong>di</strong>cato come rilevante la<br />

regolamentazione delle <strong>di</strong>verse forme <strong>di</strong> collaborazione con i soggetti del Terzo settore, all’interno<br />

dell’<strong>Accordo</strong> <strong>di</strong> <strong>Programma</strong> del <strong>Piano</strong> <strong>di</strong> <strong>Zona</strong>.<br />

3


Le possibili collaborazioni possono riguardare la coprogettazione, la sperimentazione <strong>di</strong> nuovi servizi,<br />

prevedendo anche la partecipazione economica <strong>di</strong> tali soggetti e la sperimentazione <strong>di</strong> nuove modalità<br />

gestionali.<br />

In merito al ruolo del Terzo settore, la legge n. 328/2000 e poi la normativa regionale hanno sancito,<br />

secondo il principio della sussi<strong>di</strong>arietà, che i soggetti del Terzo settore concorrono alla programmazione,<br />

alla progettazione e alla realizzazione della rete delle unità d’offerta sociale e socio-sanitaria.<br />

Il tavolo <strong>di</strong> consultazione del Terzo settore a livello provinciale, coor<strong>di</strong>nato dall’ASL, su mandato del<br />

Consiglio <strong>di</strong> Rappresentanza dei Sindaci ha redatto un documento in merito al ruolo e alla partecipazione<br />

del Terzo settore nella programmazione locale (ve<strong>di</strong> Allegato 1).<br />

A livello territoriale, il Consiglio <strong>di</strong> Rappresentanza dei Sindaci con i Presidenti delle Assemblee Distrettuali<br />

ha approvato un documento <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzo per la pre<strong>di</strong>sposizione dei Piani <strong>di</strong> <strong>Zona</strong>, in cui si afferma che a<br />

partire dall’esperienza dell’<strong>Accordo</strong> <strong>di</strong> <strong>Programma</strong> per le politiche sociali e dei Piani <strong>di</strong> <strong>Zona</strong>, il territorio<br />

lecchese è pronto a can<strong>di</strong>darsi alla sperimentazione <strong>di</strong> modelli <strong>di</strong> welfare caratterizzati dalla capacità <strong>di</strong><br />

sperimentare forme innovative sul piano del coinvolgimento <strong>di</strong> un numero crescente <strong>di</strong> soggetti pubblici e<br />

privati nella governance complessiva del sistema, così come nella in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> forme plurali e <strong>di</strong>ffuse<br />

nella gestione dell’offerta, ampliando la ricaduta positiva sulla tutela dei citta<strong>di</strong>ni (dal documento del CDR).<br />

Conseguentemente il CDR si fa promotore <strong>di</strong> un Patto territoriale per un nuovo welfare locale che,<br />

attraverso un Atto <strong>di</strong> Intesa sulle politiche <strong>di</strong> welfare, definisca la convergenza programmatoria, progettuale<br />

ed economica degli enti istituzionali e degli altri sottoscrittori al fine <strong>di</strong> integrare le politiche sociali agite,<br />

<strong>di</strong>rettamente e/o in<strong>di</strong>rettamente, dai <strong>di</strong>versi soggetti.<br />

Nella pre<strong>di</strong>sposizione dei Piani <strong>di</strong> <strong>Zona</strong>, viene richiesto agli Uffici <strong>di</strong> <strong>Piano</strong> dei tre ambiti <strong>di</strong>strettuali <strong>di</strong><br />

sviluppare un’ampia analisi e progettualità rispetto a quei servizi ed interventi che costituiscono per tutto il<br />

territorio provinciale l’area comune, entro la quale sviluppare una maggiore integrazione operativa,<br />

valorizzando l’esperienza degli ultimi anni ma andando a in<strong>di</strong>viduare forme innovative nella<br />

programmazione dei servizi.<br />

A questa area comune fanno riferimento tutti quegli ambiti <strong>di</strong> attività che, per loro caratteristica, ha più<br />

senso programmare in un’ottica provinciale, o per esigenze <strong>di</strong> ottimizzazione <strong>di</strong> risorse e uniformità <strong>di</strong><br />

prestazioni o per la complessità delle relazioni istituzionali necessarie.<br />

Spetterà all’Ufficio dei Piani presi<strong>di</strong>are gli interventi previsti nell’area comune dei tre Piani <strong>di</strong> <strong>Zona</strong>,<br />

promuovendo sia una logica <strong>di</strong> governo con regole unitarie nell’offerta dei servizi sul territorio, sia un livello<br />

<strong>di</strong> programmazione provinciale, anche in vista <strong>di</strong> un futuro unico <strong>Piano</strong> <strong>di</strong> <strong>Zona</strong>.<br />

Il <strong>Piano</strong> <strong>di</strong> <strong>Zona</strong> 2012-2014 dell’ambito <strong>di</strong>strettuale <strong>di</strong> Merate contiene infatti questa significativa e<br />

consistente programmazione inter<strong>di</strong>strettuale (Parte quinta), con<strong>di</strong>visa con gli altri due ambiti provinciali <strong>di</strong><br />

Bellano e Lecco, attualmente contenuta nell’<strong>Accordo</strong> <strong>di</strong> <strong>Programma</strong> provinciale per le politiche sociali nel<br />

territorio lecchese, ma anche in altri molteplici protocolli d’intesa, accor<strong>di</strong>, convenzioni e protocolli fra i<br />

<strong>di</strong>versi enti.<br />

A <strong>di</strong>fferenza del precedente triennio, il <strong>Piano</strong> <strong>di</strong> <strong>Zona</strong> <strong>di</strong>strettuale rappresenta lo strumento <strong>di</strong><br />

programmazione unico, sia per l’attività <strong>di</strong>strettuale che per quella inter-<strong>di</strong>strettuale, nella <strong>di</strong>rezione della<br />

ricomposizione e della semplificazione degli strumenti e del sistema <strong>di</strong> governo.<br />

4


Parte seconda<br />

Il contesto territoriale<br />

2.1 I dati demografici<br />

In questo paragrafo vengono presentati i dati sulla popolazione del Distretto <strong>di</strong> Merate, reperiti<br />

dall’Osservatorio Politiche Sociali della Provincia <strong>di</strong> Lecco, con la finalità <strong>di</strong> coglierne le caratteristiche e le<br />

variazioni negli anni, in raffronto con i dati della popolazione provinciale.<br />

Popolazione per fasce <strong>di</strong> età al 31.12.2010<br />

Ambito<br />

<strong>di</strong>strettuale<br />

Ambito<br />

provinciale<br />

Anni M F Tot<br />

% sulla pop. % sulla pop.<br />

residente residente<br />

0-5 3.761 3.643 7.404 6,2% 5,9%<br />

6-14 5.268 5.058 10.326 8,6% 8,5%<br />

15-18 2.176 2.132 4.308 3,6% 3,7 %<br />

19-64 38.420 37.041 75.461 63,0% 62,0%<br />

≥ 65 9.535 12.736 22.271 18,6% 19,9%<br />

Totale 59.160 60.610 119.770 100% 100%<br />

Popolazione negli ultimi 5 anni (Distretto <strong>di</strong> Merate)<br />

2006 2007 2008 2009 2010<br />

Anni<br />

valore<br />

assoluto<br />

valore<br />

assoluto<br />

variaz. %<br />

sull'anno<br />

preced.<br />

valore<br />

assoluto<br />

variaz. %<br />

sull'anno<br />

preced.<br />

valore<br />

assoluto<br />

variaz. %<br />

sull'anno<br />

preced.<br />

valore<br />

assoluto<br />

variaz. %<br />

sull'anno<br />

preced.<br />

0-5 6.893 7.043 2,18% 7.181 1,96% 7.346 2,30% 7.404 0,79%<br />

6-14 9.641 9.799 1,64% 10.037 2,43% 10.181 1,43% 10.326 1,42%<br />

15-18 4.288 4.298 0,23% 4.307 0,21% 4.266 -0,95% 4.308 0,98%<br />

19-64 73.071 73.868 1,09% 74.761 1,21% 75.146 0,51% 75.461 0,42%<br />

≥ 65 20.525 21.058 2,60% 21.527 2,23% 21.973 2,07% 22.271 1,36%<br />

Tot. 114.418 116.066 1,44% 117.813 1,51% 118.912 0,93% 119.770 0,72%<br />

5


Distribuzione popolazione negli anni per fasce <strong>di</strong> età (valori assoluti)<br />

6-14<br />

La popolazione residente nel <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Merate al 31.12.10 ammonta a 119.770 unità, il 50,6 % sono<br />

femmine e il 49,4 % sono maschi.<br />

Negli ultimi cinque anni la popolazione è cresciuta notevolmente registrando una crescita <strong>di</strong> 5.352 unità,<br />

che corrispondono ad una variazione <strong>di</strong> + 4,7 punti percentuali.<br />

Nel particolare la fascia 0-5 anni ha registrato un aumento <strong>di</strong> 511 unità (+7,4%), la fascia 6-14 anni un<br />

aumento <strong>di</strong> 685 unità (+7,1%), la fascia 15-18 anni un aumento <strong>di</strong> sole 20 unità (0,4%), la fascia 19-64 un<br />

aumento <strong>di</strong> 2.390 unità (3,3 %), e la fascia ≥ 65 anni un aumento <strong>di</strong> 1.746 unità (+8 %). Nel 2006 questa<br />

fascia d’età rappresentava il 17,9% della popolazione totale, mentre nel 2010 l’incidenza è salita al 18,6%.<br />

Pertanto la crescita più importante è stata registrata nelle fasce d’età anziane, anche se notevole è pure<br />

la crescita delle fasce d’età comprese fra 0 e 14 anni.<br />

Popolazione ≥ 85 anni<br />

Pren<strong>di</strong>amo in esame il dato dei cosiddetti “gran<strong>di</strong> anziani”, in quanto costituiscono la fascia <strong>di</strong> popolazione<br />

che richiede maggiori cure socio-sanitarie, sia per la progressiva per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> autonomia e sia per la possibile<br />

con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> maggiore solitu<strong>di</strong>ne.<br />

Distretto Merate<br />

Anni M F Tot<br />

% sulla pop.<br />

Residente<br />

Distretto <strong>di</strong><br />

Bellano<br />

(% sulla pop.<br />

residente)<br />

Distretto <strong>di</strong><br />

Lecco<br />

(% sulla pop.<br />

residente)<br />

Provincia<br />

Lecco<br />

(% sulla pop.<br />

residente)<br />

≥ 85 674 2.081 2.755 2,3% 2,7 % 2,6 % 2,5%<br />

6


Totale popolazione ≥85 anni dal 2006 al 2010<br />

2006 2007 2008 2009 2010<br />

2.104 2.261 2.507 2.671 2.755<br />

I soggetti con 85 anni o più sono lo 0,2 % in meno rispetto al dato riferito all’ambito provinciale, lo 0,4 % in<br />

meno rispetto al dato del <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Bellano e lo 0,3 % in meno rispetto a quello del <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Lecco.<br />

Ciò significa che la popolazione nel <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Merate è più giovane rispetto alla popolazione degli altri<br />

<strong>di</strong>stretti; da notare è la grande <strong>di</strong>fferenza tra la presenza <strong>di</strong> donne e uomini: le prime sono il 75,5 % sul<br />

totale e i secon<strong>di</strong> solo il 24,5 %.<br />

Negli ultimi 5 anni gli anziani sono aumentati, con una me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> circa 160 unità all’anno, per un totale <strong>di</strong><br />

651 nell’arco del quinquennio.<br />

Rispetto alla popolazione <strong>di</strong> età superiore agli 85 anni presente nel 2006, si è registrato un incremento<br />

quasi del 31%; l’incidenza sulla popolazione complessiva è passata dall’1,83% al 2,30%.<br />

Popolazione 0-3 anni<br />

Il dato della popolazione 0-3 anni è da evidenziare, in quanto rimanda a una serie <strong>di</strong> specifici servizi a<br />

sostegno della famiglia: si pensi alle attività consultoriali, ai servizi per la prima infanzia e alle politiche per<br />

la conciliazione dei tempi famiglia-lavoro.<br />

Distretto Merate<br />

Anni M F Tot<br />

% sulla pop.<br />

Residente<br />

Distretto <strong>di</strong><br />

Bellano<br />

(% sulla pop.<br />

residente)<br />

Distretto <strong>di</strong><br />

Lecco<br />

(% sulla pop.<br />

residente)<br />

Provincia<br />

Lecco<br />

(% sulla pop.<br />

residente)<br />

0-3 2.570 2.430 5.000 4,2% 3,7 % 3,9 % 4,0%<br />

Totale popolazione 0-3 anni dal 2006 al 2010<br />

2006 2007 2008 2009 2010<br />

4.621 4.754 4.885 4.952 5.000<br />

La popolazione nella fascia d’età tra 0 e 3 anni del <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Merate risulta essere maggiore <strong>di</strong> 0,2 %<br />

rispetto al dato dell’ambito provinciale, così come è superiore ai dati dei <strong>di</strong>stretti <strong>di</strong> Bellano e Lecco<br />

rispettivamente <strong>di</strong> 0,5 % e 0,3 %.<br />

Negli ultimi 5 anni i bambini da 0 a 3 anni sono aumentati, con una me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> circa 95 unità all’anno, per<br />

un totale <strong>di</strong> 379 nell’arco del quinquennio, pari all’8,2%.<br />

7


Popolazione straniera<br />

Presentiamo <strong>di</strong> seguito i dati demografici relativi alla popolazione straniera presente nel Distretto <strong>di</strong><br />

Merate.<br />

Popolazione per fasce <strong>di</strong> età<br />

Popolazione<br />

straniera del <strong>di</strong>stretto<br />

Totale popolazione del<br />

<strong>di</strong>stretto<br />

Anni M F Tot % sul tot. stranieri % sul tot. popolaz.<br />

0-5 611 601 1.212 11,7% 6,2%<br />

6-14 543 488 1.031 9,9% 8,6%<br />

15-18 231 232 463 4,5% 3,6%<br />

19-64 3.849 3.628 7.477 72,0% 63,0%<br />

≥ 65 84 114 198 1,9% 18,6%<br />

Totale 5.318 5.063 10.381 100% 100%<br />

Popolazione straniera dal 2006 al 2010 (Distretto <strong>di</strong> Merate)<br />

2006 2007 2008 2009 2010<br />

Anni<br />

valore<br />

assoluto<br />

valore<br />

assoluto<br />

variaz. %<br />

sull'anno<br />

precedente<br />

valore<br />

assoluto<br />

variaz. %<br />

sull'anno<br />

precedente<br />

valore<br />

assoluto<br />

variaz. %<br />

sull'anno<br />

precedente<br />

valore<br />

assoluto<br />

variaz. %<br />

sull'anno<br />

precedente<br />

0-5 768 872 13,54% 1.019 16,86% 1.124 10,30% 1.212 7,83%<br />

6-14 773 851 10,09% 982 15,39% 1.031 4,99% 1.031 0,00%<br />

15-18 208 322 54,81% 360 11,80% 406 12,78% 463 14,04%<br />

19-64 4.766 5.609 17,69% 6.419 14,44% 6.927 7,91% 7.477 7,94%<br />

≥ 65 111 125 12,61% 162 29,60% 193 19,14% 198 2,59%<br />

Totale 6.698 7.779 16,14% 8.942 14,95% 9.681 8,26% 10.381 7,23%<br />

I Comuni dell’ambito <strong>di</strong> Merate ospitano il 37,61 % della popolazione straniera complessiva residente in<br />

provincia <strong>di</strong> Lecco.<br />

Sul totale dei residenti nell’ambito meratese, la percentuale dei residenti stranieri è dell’8,66%, a cui si<br />

aggiungono gli stranieri presenti ma non residenti.<br />

I principali paesi <strong>di</strong> provenienza a forte pressione migratoria sono la Romania, il Marocco e l’Albania.<br />

Gli stranieri <strong>di</strong> queste nazionalità sono rispettivamente il 18,8 %, il 17,2 % e il 12,7 % del totale della<br />

popolazione straniera residente nel <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Merate.<br />

Negli ultimi anni la popolazione straniera è aumentata costantemente in ogni fascia d’età, anche se nel<br />

2010 la crescita è stata soprattutto per la fascia d’età 15-18 anni.<br />

La presenza <strong>di</strong> minori stranieri è, dunque, in continuo aumento.<br />

8


La presenza <strong>di</strong> minori è centrale per il processo <strong>di</strong> integrazione e ra<strong>di</strong>camento nel contesto <strong>di</strong> accoglienza e<br />

appare evidente che corretti percorsi <strong>di</strong> integrazione debbano avere come fulcro la famiglia e i minori,<br />

soggetti sui quali si innestano le aspettative <strong>di</strong> un lungo inse<strong>di</strong>amento.<br />

Una rilevazione effettuata ad inizio anno scolastico 2011/2012 ha evidenziato che le scuole dell’infanzia,<br />

primarie e secondarie <strong>di</strong> 1° grado hanno registrato complessivamente un tasso <strong>di</strong> presenza <strong>di</strong> minori<br />

stranieri del 13%, con plessi che raggiungono punte del 40% per le scuole dell’infanzia, <strong>di</strong> oltre il 20% per le<br />

scuole primarie e del 18% per le scuole secondarie <strong>di</strong> I grado.<br />

La presenza nella scuola secondaria <strong>di</strong> II grado si concentra nei percorsi più brevi della formazione<br />

professionale, con punte che raggiungono oltre il 30% del totale degli iscritti.<br />

Di fronte a questo panorama, è evidente che prioritari <strong>di</strong>ventano gli interventi per il sostegno<br />

nell’appren<strong>di</strong>mento della lingua, il sostegno scolastico e valide politiche <strong>di</strong> integrazione rivolte ai minori.<br />

Per quanto riguarda la popolazione adulta, particolare importanza rivestono gli interventi volti<br />

all’insegnamento dell’italiano, gli interventi <strong>di</strong> educazione alla citta<strong>di</strong>nanza (anche alla luce della recente<br />

evoluzione normativa) e gli interventi che facilitino l’incontro tra i servizi (scolastici, sociali, sanitari) e<br />

l’utenza straniera, quali i servizi <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione linguistico-culturale.<br />

Le famiglie<br />

La famiglia è al centro delle politiche sociali e socio-sanitarie: le tabelle che seguono illustrano la<br />

composizione delle famiglie del territorio, sia per numero <strong>di</strong> componenti che per numero <strong>di</strong> figli.<br />

Distretto <strong>di</strong><br />

Merate<br />

%<br />

Provincia <strong>di</strong><br />

Lecco<br />

%<br />

1 componente 13.715 28,13% 41.736 30,13%<br />

2 componenti 13.956 28,63% 38.764 27,98%<br />

3 componenti 10.293 21,11% 28.263 20,40%<br />

4 componenti 8.884 18,22% 23.753 17,15%<br />

5 componenti o più 1.904 3,91% 6.011 4,34%<br />

Tot. Famiglie 48.752 100,00% 138.527 100,00%<br />

Ve<strong>di</strong>amo le famiglie composte da un componente anziano:<br />

Distretto <strong>di</strong><br />

Merate<br />

%<br />

Provincia <strong>di</strong><br />

Lecco<br />

%<br />

famiglie con 1<br />

componente<br />

<strong>di</strong> cui anziani<br />

soli (> 65 anni)<br />

13.715 100,00% 41.736 100,00%<br />

5.577 40,66% 18.145 43,48%<br />

9


Distretto <strong>di</strong> Merate % Provincia <strong>di</strong> Lecco %<br />

1 figlio 11.931 53,54% 32.913 53,32%<br />

2 figli 8.721 39,13% 23.920 38,75%<br />

3 figli 1.374 6,17% 4.060 6,58%<br />

4 figli o più 260 1,17% 837 1,36%<br />

Tot. Famiglie 22.286 100% 61.730 100%<br />

Nel <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Merate sono presenti 48.752 famiglie: il 28,1 % sono famiglie con un componente, <strong>di</strong> cui il<br />

40,6 % è costituito da anziani soli con più <strong>di</strong> 65 anni.<br />

Il totale delle famiglie con figli è <strong>di</strong> 22.286, pari al 45,7 % sul totale delle famiglie.<br />

Le famiglie considerate numerose per la presenza <strong>di</strong> tre o più figli costituiscono il 7,3 % sul totale delle<br />

famiglie con figli.<br />

Confrontando questi dati con quelli provinciali, si evidenzia la minor presenza <strong>di</strong> anziani soli nel <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong><br />

Merate (-2,8 %) e <strong>di</strong> famiglie numerose (-0,6 %).<br />

Si evidenzia da alcuni dati dell’ISTAT relativi al 2010, che a livello regionale esistono più famiglie con<br />

almeno un anziano (33 %) che famiglie con almeno un minore (27,1 %).<br />

In<strong>di</strong>ci della popolazione<br />

Di seguito si riportano i dati dei più importanti in<strong>di</strong>catori demografici del <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Merate, che<br />

rappresentano in modo sintetico la struttura della popolazione, rapportati al dato provinciale.<br />

Ambito <strong>di</strong>strettuale<br />

Ambito provinciale<br />

Tasso <strong>di</strong> natalità 10,63 10,01<br />

Tasso <strong>di</strong> mortalità 8,69 8,93<br />

Tasso <strong>di</strong> crescita naturale 1,94 1,08<br />

In<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> vecchiaia 125,61 137,46<br />

In<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza totale 50,15 52,36<br />

In<strong>di</strong>ci dal 2006 al 2010 - Distretto <strong>di</strong> Merate<br />

2010 2009 2008 2007 2006<br />

Tasso <strong>di</strong> natalità 10,63 10,56 10,73 10,62 10,43<br />

Tasso <strong>di</strong> mortalità 8,69 8,12 8,07 8,20 8,25<br />

Tasso <strong>di</strong> crescita naturale 1,94 2,44 2,66 2,42 2,19<br />

In<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> vecchiaia 125,61 125,37 125,03 125,03 124,14<br />

In<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza totale 50,15 49,74 49,00 48,49 47,91<br />

10


Tasso <strong>di</strong> natalità: misura la frequenza delle nascite <strong>di</strong> una popolazione nell’arco <strong>di</strong> tempo considerato (<strong>di</strong><br />

norma l’anno solare), è calcolato come rapporto tra il numero <strong>di</strong> nati e la popolazione me<strong>di</strong>a.<br />

Nel <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Merate tale in<strong>di</strong>ce è in continua crescita ed è superiore alla me<strong>di</strong>a della provincia <strong>di</strong> Lecco<br />

(10,63 rispetto a 10,01).<br />

Andamento opposto è quello relativo al tasso <strong>di</strong> mortalità, che misura il numero <strong>di</strong> decessi in una comunità<br />

nell’arco dell’anno, in rapporto alla popolazione me<strong>di</strong>a residente.<br />

Questo in<strong>di</strong>catore presenta nel meratese valori inferiori alla me<strong>di</strong>a provinciale (8,69 rispetto a 8,93),<br />

come conseguenza <strong>di</strong> una popolazione <strong>di</strong>stribuita maggiormente nelle coorti più giovani.<br />

Il tasso <strong>di</strong> crescita naturale è dato dalla <strong>di</strong>fferenza tra il tasso <strong>di</strong> natalità e il tasso <strong>di</strong> mortalità.<br />

Nel <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Merate questo tasso è superiore a quello provinciale (1,94 rispetto a 1,08), anche se è in<br />

continua <strong>di</strong>minuzione dal 2006, come conseguenza <strong>di</strong> un alto tasso <strong>di</strong> natalità e un basso tasso <strong>di</strong> mortalità.<br />

L’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> vecchiaia rappresenta un importante in<strong>di</strong>catore in quanto sintetizza in un singolo valore il<br />

rapporto tra la popolazione <strong>di</strong> età superiore a 64 anni e quella <strong>di</strong> età inferiore a 15 anni. Un in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong><br />

vecchiaia pari al 100% descrive una situazione <strong>di</strong> sostanziale equilibrio tra le due fasce <strong>di</strong> popolazione,<br />

mentre un valore del 200% sta ad in<strong>di</strong>care che per ogni giovane residente sotto i 14 anni, vi sono due<br />

persone anziane.<br />

Come conseguenza del tasso <strong>di</strong> natalità superiore alla me<strong>di</strong>a, nell’ambito <strong>di</strong> Merate l’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> vecchiaia è<br />

decisamente inferiore alla me<strong>di</strong>a provinciale (125,61 rispetto a 137,46) così come alla me<strong>di</strong>a regionale<br />

(125,61 rispetto a 141,9). Si prevede che nel 2030 l’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> vecchiaia relativo alla Regione Lombar<strong>di</strong>a<br />

arriverà ad un valore pari a 186,0.<br />

L’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza totale è dato dal rapporto tra la popolazione residente in età non attiva,<br />

convenzionalmente in<strong>di</strong>viduata nelle fasce 0-14 anni e oltre 65 anni, e quella in età attiva 15-64 anni. Tale<br />

in<strong>di</strong>ce permette <strong>di</strong> approssimare la percentuale <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui non occupati che “<strong>di</strong>pendono” da quelli che<br />

lavorano.<br />

Nel meratese l’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza totale presenta valori più contenuti <strong>di</strong> ben 2,21 punti percentuali<br />

rispetto alla me<strong>di</strong>a provinciale, a confermare una buona tenuta della struttura solidaristica<br />

intergenerazionale, come a <strong>di</strong>re che per ogni in<strong>di</strong>viduo non attivo nel mercato del lavoro per ragioni<br />

anagrafiche vi sono più <strong>di</strong> due soggetti che si collocano nelle coorti <strong>di</strong> età attiva.<br />

11


2.2 La non autosufficienza<br />

Non esiste in Italia una sola definizione <strong>di</strong> “non autosufficienza” e d’altro canto è anche <strong>di</strong>fficile connotarla<br />

in modo univoco. Diversi sono gli strumenti presenti per l’accertamento del bisogno assistenziale della<br />

persona e per la conseguente attivazione dei servizi: il riconoscimento dell’invali<strong>di</strong>tà civile e dell’indennità<br />

<strong>di</strong> accompagnamento (INPS), gli accertamenti per l’accesso ai servizi sanitari (ASL) ed ai servizi sociali<br />

(Comuni).<br />

L’ultima indagine ISTAT Multiscopo 2004-2005 “Con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> salute e ricorso ai servizi sanitari”, ha rilevato<br />

che il 18,5 % degli ultra 65enni (2,1 milioni <strong>di</strong> persone) riporta una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> totale mancanza <strong>di</strong><br />

autosufficienza per almeno una delle funzioni essenziali della vita quoti<strong>di</strong>ana.<br />

Prendendo come riferimento la percentuale nazionale, si stima che nel <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Merate le persone<br />

oltre i 65 anni non autosufficienti sono 4.120, su una popolazione anziana totale <strong>di</strong> 22.271.<br />

Secondo il “II° rapporto sulla non autosufficienza in Italia” (novembre 2011), sono due i fattori<br />

sociologicamente rilevanti: l’aumento delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>sabilità e non autosufficienza prevalentemente<br />

nelle fasce <strong>di</strong> età più avanzate, dovuto al progressivo invecchiamento della popolazione, e l’incremento<br />

<strong>di</strong> fasce “fragili” <strong>di</strong> utenti, dovuto alla cronicizzazione delle malattie e alle mo<strong>di</strong>ficazioni della struttura<br />

sociale.<br />

Si pensi oltre a ciò alla forte relazione presente tra fragilità, non autosufficienza e <strong>di</strong>sabilità con la povertà e<br />

l’esclusione sociale. Inoltre le recenti previsioni sostengono che l’età me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> tutti i paesi è destinata a<br />

crescere nei prossimi anni, potendo avere già nel 2015 una percentuale <strong>di</strong> popolazione che supera i 65 anni<br />

pari al 22 % del totale.<br />

Entrambi questi fattori costituiscono un “problema” in un sistema socio-sanitario che si fonda ancora sulla<br />

cura dell’acuzie e della patologia e scarsamente mirato alla cura e assistenza della cronicità, influenzando<br />

negativamente i comportamenti dei citta<strong>di</strong>ni nel ricorso ai servizi dovuti alla persistenza <strong>di</strong> una logica<br />

ospedalocentrica e contemporaneamente alla presenza <strong>di</strong> una rete territoriale inadeguata a supportare in<br />

modo efficiente una presa in carico globale e continuativa.<br />

La conseguenza più evidente è la frammentazione degli interventi, la scarsa integrazione tra i sistemi <strong>di</strong><br />

cura e assistenza sia in termini <strong>di</strong> tipologie <strong>di</strong> servizi che <strong>di</strong> soggetti coinvolti e il rischio spesso avvertito dal<br />

citta<strong>di</strong>no <strong>di</strong> un “abbandono” assistenziale.<br />

La cronicizzazione delle malattie pone in evidenza la necessità <strong>di</strong> rivedere gli obiettivi <strong>di</strong> sistema nell’ottica<br />

<strong>di</strong> allontanare nel tempo la comparsa della con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> <strong>di</strong>sabilità/non autosufficienza (“attesa <strong>di</strong> vita<br />

attiva”) e ri<strong>di</strong>segnare gli assetti dei percorsi assistenziali che non devono essere più mirati esclusivamente<br />

alla cura dell’acuzie, ma all’approccio della cronicità.<br />

L’introduzione nel 2001 da parte dell’Organizzazione Mon<strong>di</strong>ale della Sanità, dell’ICF, International<br />

Classification of Functioning, Disability and Health, impone una metodologia <strong>di</strong> analisi e definizione della<br />

persona con <strong>di</strong>sabilità volta a costruire un profilo <strong>di</strong> funzionamento basato sul modello bio-psico-sociale.<br />

Tale approccio ha come punto <strong>di</strong> partenza la persona malata non come avulsa dal contesto, bensì come<br />

centro <strong>di</strong> un sistema e <strong>di</strong> un ambiente in cui <strong>di</strong>verse variabili esogene influenzano la con<strong>di</strong>zione.<br />

Questo percorso e approccio della persona con <strong>di</strong>sabilità, nell’ambito della non autosufficienza ci permette<br />

<strong>di</strong> comprendere il passaggio culturale che ha portato ad una identificazione del bisogno nella sua totalità <strong>di</strong><br />

aspetti sanitari, socio-sanitari, socio-assistenziali e sociali in cui l’ICF è uno strumento privilegiato non solo<br />

dal punto <strong>di</strong> vista tecnico, ma anche riguardo alla visione della complessità in quanto è uno strumento utile<br />

per la valutazione dei bisogni multi<strong>di</strong>mensionali.<br />

12


2.3 Gli assistenti familiari<br />

Secondo l’ultimo rapporto INPS - Caritas (2011) i lavoratori domestici iscritti all’INPS sono 480.000, il 17,6 %<br />

del totale dei lavoratori iscritti all’INPS. Se aggiungiamo gli irregolari, secondo l’IRS (2011) arriviamo a quasi<br />

800.000 persone.<br />

I dati, visto l’alta percentuale <strong>di</strong> lavoro nero, però si rincorrono. Le analisi fatte dalla Caritas e dal Censis già<br />

nel 2009 parlavano <strong>di</strong> un milione o ad<strong>di</strong>rittura un milione e mezzo <strong>di</strong> assistenti familiari.<br />

In me<strong>di</strong>a la donna che lavora nelle case degli italiani ha 41 anni; in più <strong>di</strong> un caso su due lavora in nero,<br />

viene dall’est Europa, è coniugata e presumibilmente ha figli nel contesto <strong>di</strong> arrivo o <strong>di</strong> origine.<br />

Naturalmente sono moltissime anche le latinoamericane (circa il 33%), mentre un numero più ridotto viene<br />

da Asia o Africa. Sono me<strong>di</strong>amente persone qualificate: circa il 18% ha una laurea e il 35% un <strong>di</strong>ploma <strong>di</strong><br />

scuola me<strong>di</strong>a superiore.<br />

“Si stima che il numero delle assistenti familiari raddoppierà nei paesi Ocse da qui al 2050”.<br />

(OECD, Help Wanted? Provi<strong>di</strong>ng and Paying for Long Term Care, Paris, maggio 2011).<br />

La tabella sottostante mostra quanto incide la prestazione delle assistenti familiari sulla popolazione ultra<br />

65enne ed i relativi costi.<br />

Prestazione % utenti oltre i 65 anni Spesa in €<br />

Assistenti familiari 7,6 % 9.800.000 €<br />

Fonte: Network Non Autosufficienza 2010, Istat 2010<br />

Le criticità del lavoro delle assistenti familiari sono:<br />

• abusivismo, lavoratori/trici in nero;<br />

• qualità professionale spesso inadeguata (anche la conoscenza della lingua, gli usi e le culture locali);<br />

• attività spesso <strong>di</strong>sconnessa dal servizio pubblico.<br />

È in<strong>di</strong>spensabile, pertanto, attivare per le assistenti familiari, politiche destinate a migliorare la qualità<br />

dell’assistenza, in primis con la formazione.<br />

Bisogna inoltre incentivare la regolarizzazione lavorativa, far incontrare in modo sistematico domanda ed<br />

offerta ed integrare le assistenti familiari nella rete dei servizi pubblici.<br />

In questa prospettiva la Provincia <strong>di</strong> Lecco ha creato a metà del 2011 il “Registro Pubblico Provinciale<br />

Badanti – Assistenti familiari” con la finalità principale <strong>di</strong> qualificare il profilo professionale <strong>di</strong> questa<br />

figura, favorendo nel contempo l’incontro tra famiglie e assistenti (attività gestita dal Centro Risorse<br />

Donne <strong>di</strong> Calolziocorte).<br />

Vengono presentate <strong>di</strong> seguito alcune tabelle che illustrano la stima della presenza delle assistenti familiari<br />

e i tassi <strong>di</strong> copertura dei servizi rivolti alla popolazione anziana.<br />

13


Stima delle assistenti familiari e proporzione con la popolazione e con gli anziani<br />

Stima totale<br />

assistenti<br />

familiari<br />

<strong>di</strong> cui<br />

straniere<br />

n. abitanti<br />

Assistenti<br />

familiari ogni<br />

100 abitanti<br />

Assistenti<br />

familiari ogni<br />

100 anziani<br />

Italia 693.200 619.700 58.462.370 1,19 6,1<br />

Regione<br />

Lombar<strong>di</strong>a<br />

126.180 117.500 9.393.090 1,34 7,0<br />

Prendendo come riferimento il dato regionale delle assistenti familiari ogni 100 anziani, si stima che nel<br />

<strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Merate le assistenti familiari sono 1.559 su una popolazione anziana <strong>di</strong> 22.271.<br />

Quantità numerica dei servizi e costi me<strong>di</strong> mensili<br />

SERVIZI Numero Costo me<strong>di</strong>o mensile<br />

Assistenti fam. con<br />

contratto regolare<br />

Assistenti fam. senza<br />

contratto<br />

46.800 1.200€<br />

79.400 850€<br />

RSA (me<strong>di</strong>a) 52.000 1.600€<br />

SERVIZI<br />

Tassi <strong>di</strong> copertura dei servizi per anziani più <strong>di</strong>ffusi in Lombar<strong>di</strong>a - 2010<br />

Anziani che ne usufruiscono<br />

% su tot. ultra<br />

65enni<br />

(circa 1.800.000)<br />

Assistenza domiciliare integrata ASL 82.000 4,5 %<br />

Assistenza domiciliare sociale Comuni 31.000 1,7 %<br />

Buoni sociali 12.200 0,7 %<br />

RSA e case riposo 52.000 2,8 %<br />

Assistenti familiari 126.000 7,0 %<br />

Totale 303.200 16,8 %<br />

Nel 2010 il tasso <strong>di</strong> copertura del Servizio <strong>di</strong> Assistenza Domiciliare (rapporto tra volume delle persone<br />

ultra65 in carico al SAD e popolazione totale ultra65) sul nostro territorio è 1,5% (Provincia <strong>di</strong> Lecco 1,8%).<br />

Nel Distretto <strong>di</strong> Merate il tasso <strong>di</strong> copertura dell’Assistenza Domiciliare Integrata ASL è pari al 4,56%,<br />

mentre in RSA è del 9,26%.<br />

Si riportano <strong>di</strong> seguito i dati sull’Assistenza Domiciliare Integrata e sulle Residenze Sanitarie Assistenziali,<br />

forniti dall’ASL.<br />

14


Assistenza Domiciliare Integrata – Anno 2010<br />

Fasce d’età<br />

Assistiti<br />

(Difra+Erogatori)<br />

Popolazione<br />

Residente Merate<br />

Tasso<br />

*100<br />

65-74 228 11952 1,91<br />

>74 787 10308 7,63<br />

>65 1015 22260 4,56<br />

Assistiti a domicilio - tasso x 100 residenti 65-74<br />

Distretto 2006 2007 2008 2009 2010<br />

Bellano 1,7 1,6 1,8 1,9 1,3<br />

Lecco 1,7 1,7 1,8 2,0 1,7<br />

Merate 2,3 2,2 2,2 2,2 1,9<br />

ASL 1,9 1,8 1,9 2,0 1,7<br />

Assistiti a domicilio - tasso x 100<br />

residenti ≥75<br />

Distretto 2006 2007 2008 2009 2010<br />

Bellano 6,8 6,2 7,7 7,9 6,3<br />

Lecco 6,3 5,7 6,6 6,5 5,2<br />

Merate 8,7 8,6 9,6 8,6 7,6<br />

ASL 7,4 6,7 7,8 7,4 6,2<br />

Negli ultimi cinque anni il tasso degli anziani assistiti al domicilio è in calo, mentre sono in continuo<br />

aumento gli assistiti dal Servizio Cure Palliative.<br />

Assistiti Cure Palliative - tasso x 100.000 residenti<br />

Distretto 2006 2007 2008 2009 2010<br />

Bellano 149,0 159,9 142,3 125,9 208,0<br />

Lecco 198,9 211,7 221,7 206,8 236,9<br />

Merate 214,7 231,3 238,4 243,7 255,8<br />

ASL 196,5 210,3 214,4 206,9 218,7<br />

15


Residenze Sanitarie Assistenziali – Anno 2010<br />

Fasce d’età<br />

Assistiti<br />

RSA<br />

Popolazione<br />

Residente<br />

Merate<br />

Tasso<br />

*100<br />

65-74 163 11952 1,36<br />

>74 1899 10308 18,42<br />

>65 2062 22260 9,26<br />

Il tasso <strong>di</strong> saturazione delle RSA è in aumento sostanzialmente in tutte le strutture del territorio, continua il<br />

trend <strong>di</strong> lieve incremento dell’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> saturazione e dell’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> accoglienza iniziato nel 2009.<br />

Questo dato conferma la tendenza <strong>di</strong> progressiva saturazione delle strutture (nel 2010 il valore complessivo<br />

è ormai prossimo al 100%), in linea con quanto rilevato in termini <strong>di</strong> tempi d’attesa per gli inserimenti.<br />

In<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> saturazione<br />

anno Distretto 2006 2007 2008 2009 2010<br />

RSA Bellano 99,13% 98,75% 97,95% 99,08% 99,33%<br />

Lecco 98,90% 99,14% 99,11% 98,90% 99,01%<br />

Merate 97,36% 98,32% 98,81% 99,03% 99,10%<br />

Asl 98,41% 98,79% 98,81% 98,98% 99,09%<br />

Altre I.D.R. Frisia 94,83% 95,71% 96,08% 96,30% 96,38%<br />

Hospice 82,00% 88,15% 85,25% 85,95% 82,51%<br />

in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> accoglienza per residenti ASL<br />

anno Distretto 2006 2007 2008 2009 2010<br />

RSA Bellano 88,38% 83,58% 84,42% 85,98% 87,53%<br />

Lecco 84,88% 92,05% 91,93% 90,16% 88,67%<br />

Merate 66,38% 67,03% 65,57% 69,08% 72,21%<br />

Asl 78,98% 82,05% 81,64% 82,23% 82,85%<br />

16


2.4 La situazione occupazionale nella Provincia <strong>di</strong> Lecco<br />

Nell’attuale contesto <strong>di</strong> crisi economica il sistema lecchese sembra resistere, ancorandosi alle eccellenze<br />

del sistema produttivo territoriale e gestendo le situazioni <strong>di</strong> crisi con gli strumenti <strong>di</strong> politica attiva e<br />

passiva del lavoro che consentono <strong>di</strong> limitare l’impatto sociale delle <strong>di</strong>fficoltà occupazionali.<br />

Fra i numerosi dati e in<strong>di</strong>catori <strong>di</strong>sponibili - sistematicamente rilevati e monitorati dall’Osservatorio<br />

Territoriale del Mercato del Lavoro - quello che meglio testimonia la tenuta del sistema lecchese è il tasso<br />

<strong>di</strong> occupazione tra i 20-64 anni, che si colloca al 70%, valore al <strong>di</strong> sopra della me<strong>di</strong>a regionale e secondo tra<br />

le province lombarde, pur essendosi allontanato (nel 2008 si attestava sul 71,3%) dall’obiettivo stabilito<br />

della strategia <strong>di</strong> “Europa 2020” che in<strong>di</strong>ca un traguardo per il 2020 pari al 75%.<br />

Aumenta anche il tasso <strong>di</strong> <strong>di</strong>soccupazione che per la prima volta nella storia della provincia supera la<br />

soglia dei 5 punti percentuali (5,3%), con valori (stimati) per il 2011 attorno al 6 %.<br />

La <strong>di</strong>soccupazione complessiva rimane comunque al <strong>di</strong> sotto della me<strong>di</strong>a lombarda mentre risulta più<br />

elevato del livello regionale il tasso <strong>di</strong> <strong>di</strong>soccupazione giovanile che in provincia <strong>di</strong> Lecco supera,<br />

nell’ultima rilevazione, il 20%.<br />

Gli ammortizzatori sociali attivati, in primo luogo la Cassa Integrazione, hanno in parte limitato la crescita<br />

della <strong>di</strong>soccupazione che altrimenti avrebbe sfiorato il tetto del 10%.<br />

La maggior parte degli in<strong>di</strong>catori che misurano il sistema occupazionale e il mercato del lavoro in provincia<br />

<strong>di</strong> Lecco – come è possibile osservare nel quadro <strong>di</strong> sintesi sotto riportato – evidenziano una <strong>di</strong>namica<br />

negativa, più o meno accentuata, fra il 2008 e il 2011.<br />

La per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> oltre 3.000 occupati (fra la popolazione residente in provincia) determina una riduzione <strong>di</strong> 2,3<br />

punti il tasso <strong>di</strong> occupazione e, <strong>di</strong> contro, la crescita pure superiore alle 3.000 persone in cerca <strong>di</strong><br />

occupazione innalza il tasso <strong>di</strong> <strong>di</strong>soccupazione dal 3,2 al 5,3%.<br />

Sono i giovani a soffrire maggiormente gli effetti della crisi e della conseguente minor propensione delle<br />

imprese all’assunzione <strong>di</strong> nuovo personale. Le conseguenze si riflettono nel tasso <strong>di</strong> <strong>di</strong>soccupazione<br />

giovanile che negli ultimi anni è passato dal 9,4% del 2008 al 20,9% del 2010.<br />

17


Permane un’alta propensione dei giovani alla prosecuzione degli stu<strong>di</strong> dopo il <strong>di</strong>ploma (quasi l’80% dei<br />

<strong>di</strong>plomati si iscrive all’università) mentre le imprese confermano una maggiore propensione ad assumere<br />

<strong>di</strong>plomati <strong>di</strong> tipo tecnico e professionale.<br />

Il fabbisogno <strong>di</strong> <strong>di</strong>plomati, pur essendo <strong>di</strong>minuito rispetto al periodo pre-crisi rimane parzialmente<br />

insod<strong>di</strong>sfatto mentre si evidenzia un surplus <strong>di</strong> laureati attorno alle 7-800 unità.<br />

Ma il fenomeno che più <strong>di</strong> ogni altro preoccupa è la forte espansione del numero dei cosiddetti NEET<br />

(giovani “Not in Employment, Education or Training”) che sono passati da 2.350 nel 2008 ad oltre 6.000.<br />

Dal momento che la popolazione provinciale tra i 15 e i 24 anni è aumentata solo <strong>di</strong> alcune centinaia <strong>di</strong><br />

unità e la quota <strong>di</strong> giovani iscritti alle scuole superiori e all’università è rimasta pressoché invariata negli<br />

ultimi anni, i NEET sono prevalentemente causati dalla <strong>di</strong>minuzione <strong>di</strong> occasioni <strong>di</strong> lavoro; una quota<br />

crescente <strong>di</strong> giovani pertanto è in attesa <strong>di</strong> un’opportunità <strong>di</strong> lavoro e nel frattempo non intraprende<br />

percorsi <strong>di</strong> acquisizione o consolidamento delle proprie competenze.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista settoriale è il comparto industriale a soffrire maggiormente gli effetti della crisi.<br />

Soffrono in particolare le imprese artigiane, che perdono più addetti delle altre imprese, la filiera tessileabbigliamento,<br />

per la quale prosegue il declino strutturale iniziato già prima del 2008 e il settore<br />

metalmeccanico, asse portante del sistema economico lecchese.<br />

E’ nel manifatturiero che si concentra il maggior numero (25 su 30) <strong>di</strong> crisi aziendali <strong>di</strong>chiarate da imprese<br />

me<strong>di</strong>o-gran<strong>di</strong> operanti sul territorio della provincia e il personale segnalato in esubero supera ampiamente<br />

la soglia delle 1.000 unità e l’evoluzione delle crisi non lasciano intravedere, sia per molte imprese che per<br />

molti lavoratori, una soluzione positiva.<br />

E’ stato il settore dei servizi a compensare parzialmente le per<strong>di</strong>te occupazionali dell’industria, delle<br />

costruzioni e della Pubblica Amministrazione.<br />

Positivi soprattutto gli andamenti occupazionali del settore turismo e ristorazione e nell’assistenza sociale,<br />

settori nei quali si registra nel triennio 2007-2010 rispettivamente un incremento del 12% e del 13,6% <strong>di</strong><br />

addetti. In crescita, seppur più limitata, anche l’occupazione nel commercio e nei servizi alle imprese<br />

mentre l’unico comparto dei servizi che perde addetti è quello dei trasporti. Infine prosegue anche nel 2011<br />

il consistente ricorso agli strumenti <strong>di</strong> politica attiva e passiva per il lavoro.<br />

18


Da alcuni dati del Servizio per l'Impiego e Servizio Lavoro della Provincia <strong>di</strong> Lecco relativi al <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong><br />

Merate, nel 2010 si rilevano 14.800 avviamenti lavorativi, <strong>di</strong> cui 7.194 femmine e 7.606 maschi, e 14.748<br />

cessazioni lavorative, <strong>di</strong> cui 7.057 femmine e 7.691 maschi. Le iscrizioni al Centro per l’impiego sono state<br />

2.343 (1.205 femmine e 1.138 maschi) e le <strong>di</strong>chiarazioni <strong>di</strong> imme<strong>di</strong>ata <strong>di</strong>sponibilità 2.387 (1.224 femmine e<br />

1.163 maschi). Il numero <strong>di</strong> <strong>di</strong>chiarazioni <strong>di</strong> imme<strong>di</strong>ata <strong>di</strong>sponibilità maggiore degli iscritti è dovuto alla<br />

possibilità, per ogni singolo iscritto, <strong>di</strong> svolgere più attività lavorative <strong>di</strong> breve durata nel corso dello stesso<br />

anno, segnalando la propria <strong>di</strong>sponibilità in vista della scadenza <strong>di</strong> ogni contratto temporaneo.<br />

2.4.1 Il mercato del lavoro femminile<br />

Decisamente positivo per l’occupazione femminile il decennio 2000-2010 nella provincia <strong>di</strong> Lecco, anche<br />

se i livelli <strong>di</strong> impiego che si attestano al 55,8% non hanno raggiunto i livelli in<strong>di</strong>cati nel 2000 dall’UE come<br />

obiettivo per il 2010, che fissavano il tasso <strong>di</strong> occupazione per il segmento femminile al 60%.<br />

Le <strong>di</strong>namiche dell’ultimo triennio evidenziano situazioni <strong>di</strong> criticità sul mercato del lavoro che hanno<br />

generato conseguentemente livelli più bassi nell’occupazione e, <strong>di</strong> contro, un innalzamento della<br />

<strong>di</strong>soccupazione.<br />

È da sottolineare comunque un dato per certi aspetti positivo, e cioè che le <strong>di</strong>fficoltà incontrate dalla<br />

componente femminile sono risultate meno evidenti rispetto a quelle che hanno investito il segmento<br />

maschile.<br />

I principali dati ed in<strong>di</strong>catori relativi al mercato del lavoro femminile mostrano infatti una riduzione del<br />

tasso <strong>di</strong> occupazione femminile (-0,9%) più contenuta rispetto a quella maschile (-3,5% tra il 2008 e il<br />

2010).<br />

Altri in<strong>di</strong>catori registrano <strong>di</strong>namiche meno positive per la popolazione femminile: fra questi il tasso <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>soccupazione che nel periodo 2008-2010 sale <strong>di</strong> 2,2 punti per le donne e <strong>di</strong> 1,9 punti per gli uomini.<br />

Un dato sicuramente positivo, almeno nei suoi aspetti quantitativi, riguarda la relazione positiva fra<br />

natalità e occupazione: negli ultimi <strong>di</strong>eci anni si osserva infatti un progressivo aumento del numero dei<br />

nati e un corrispondente aumento delle donne occupate.<br />

Un dato positivo che trova spiegazione nella progressiva <strong>di</strong>ffusione dei servizi per l’infanzia, i quali sono<br />

aumentati da 35 unità nel 2000 a 122 unità nel 2011.<br />

Si tratta <strong>di</strong> un incremento decisamente consistente, con un’ampia <strong>di</strong>ffusione dei servizi sulla quasi totalità<br />

del territorio provinciale: nel 2011 sono presenti 23 unità nel <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Bellano, 39 in quello <strong>di</strong> Merate e<br />

60 nel <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Lecco.<br />

La maggior offerta <strong>di</strong> servizi per l’infanzia, contribuendo a risolvere talune criticità nella cura dei bambini,<br />

ha senza dubbio favorito l’innalzamento dell’occupazione femminile, in particolare nella fascia d’età delle<br />

donne <strong>di</strong> 25-34 anni il cui livello <strong>di</strong> occupazione ha raggiunto nell’ultimo triennio valori decisamente<br />

superiori a quelli che si registravano nei primi anni del decennio.<br />

Nel 2010 in questa fascia d’età la provincia <strong>di</strong> Lecco si colloca al primo posto tra le province lombarde e al<br />

secondo posto a livello nazionale.<br />

Tuttavia le statistiche fornite dall’INPS relative ai conge<strong>di</strong> per maternità nei primi anni <strong>di</strong> vita del bambino<br />

evidenziano come il lavoro <strong>di</strong> cura dei figli e della famiglia sia ancora ampiamente in carico alle donne, con<br />

effetti in molti casi negativi nello sviluppo <strong>di</strong> un percorso professionale: i dati <strong>di</strong>sponibili in<strong>di</strong>cano infatti che<br />

il congedo per maternità viene chiesto per il 98-99 % dei casi dalla donna.<br />

Il dato più evidente, con risvolti negativi, è quello che riguarda la rinuncia a proseguire un’attività lavorativa<br />

a seguito della maternità; le statistiche segnalano nell’ultimo quinquennio che in provincia <strong>di</strong> Lecco circa<br />

19


200 donne ogni anno interrompono il rapporto <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong>chiarando incompatibile l’attività professionale<br />

con l’assistenza al figlio neonato o per gli elevati costi <strong>di</strong> assistenza (asili nido, baby sitter, ecc…).<br />

La maggior parte delle <strong>di</strong>missioni riguarda le donne nella fascia d’età tra i 25 e i 35 anni (60-70%),<br />

soprattutto in coincidenza con la nascita del primo figlio (40-50%).<br />

Infine, considerando la popolazione femminile occupata tra i 25 e i 44 anni (36-37 mila unità), la quota<br />

percentuale <strong>di</strong> <strong>di</strong>missioni su tale popolazione occupata supera <strong>di</strong> poco lo 0,5 %.<br />

2.5 La povertà delle famiglie<br />

In Italia, dopo alcuni anni <strong>di</strong> relativa stabilità, il fenomeno della povertà economica appare in leggera<br />

crescita: dal 2009 al 2010 la povertà relativa nel nostro paese è infatti aumentata, passando dal 10,8 %<br />

all’11 % delle famiglie residenti.<br />

In Lombar<strong>di</strong>a l’incidenza della povertà relativa è inferiore alla me<strong>di</strong>a nazionale ed in controtendenza in<br />

rapporto alla crisi. Mentre nel 2009 la povertà coinvolgeva il 4,4 % delle famiglie residenti, nel 2010 solo il<br />

4,0 % delle famiglie; nel quadro complessivo nazionale, la Lombar<strong>di</strong>a risulta la regione meno povera d’Italia.<br />

La povertà relativa in Italia e in Lombar<strong>di</strong>a. Anni 2003-2010<br />

(% <strong>di</strong> famiglie povere sul totale delle famiglie residenti)<br />

2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010<br />

Lombar<strong>di</strong>a 4,5 3,7 3,7 4,7 4,8 4,4 4,4 4,0<br />

Italia 10,6 11,7 11,1 11,1 11,1 11,3 10,8 11,0<br />

Fonte: Istat<br />

Oltre ai dati sulla povertà economica in senso stretto, sono <strong>di</strong>sponibili da fonte pubblica una serie <strong>di</strong><br />

ulteriori statistiche, che ci possono aiutare a costruire un profilo socio-economico delle regioni italiane,<br />

soprattutto dal punto <strong>di</strong> vista della presenza in tali territori <strong>di</strong> varie forme <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio sociale e carenza <strong>di</strong><br />

risorse economiche. Attingendo a tali fonti statistiche, si evince una situazione sostanzialmente positiva in<br />

Lombar<strong>di</strong>a, dove tutti gli in<strong>di</strong>catori Istat registrano valori <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio inferiori alla me<strong>di</strong>a nazionale.<br />

Rispetto al 2008, tuttavia, si evidenziano delle <strong>di</strong>namiche non del tutto positive:<br />

Diminuiscono del 15,5% le famiglie che arrivano a fine mese con molta <strong>di</strong>fficoltà;<br />

Aumentano del 7,3% le famiglie che risultano deprivate secondo l’In<strong>di</strong>ce Eurostat 1 ;<br />

Aumentano del 7,3% le famiglie che non riescono a riscaldare la casa adeguatamente;<br />

Aumentano del 7,0% le famiglie che non riescono a fare un pasto adeguato almeno ogni due giorni;<br />

Diminuiscono dell’1,6% le famiglie che non riescono a sostenere spese impreviste <strong>di</strong> 750 €;<br />

Aumentano gli sfratti per morosità o per altra causa (sono il 68,3 %) secondo l’ISTAT.<br />

1 Si definisce deprivata una famiglia che presenta almeno tre sintomi <strong>di</strong> deprivazione tra i seguenti:<br />

1. non riesce a sostenere spese impreviste;<br />

2. non può permettersi una settimana <strong>di</strong> ferie in un anno lontano da casa;<br />

3. ha arretrati (mutuo, o affitto, o bollette o altri debiti <strong>di</strong>versi dal mutuo);<br />

4. non può permettersi un pasto adeguato almeno ogni due giorni;<br />

5. non può permettersi <strong>di</strong> riscaldare adeguatamente l'abitazione;<br />

non può permettersi: 6. la lavatrice, 7. la tv, 8. il telefono, 9. l’automobile.<br />

20


In<strong>di</strong>catori <strong>di</strong> povertà <strong>di</strong>sagio socio-economico (2009) - % <strong>di</strong> famiglie che:<br />

Arriva a fine<br />

mese con molta<br />

<strong>di</strong>fficoltà<br />

Non riesce a fare un<br />

pasto adeguato<br />

almeno ogni 2 giorni<br />

Non riesce a<br />

riscaldare la casa<br />

Adeguatamente<br />

Non riesce a<br />

sostenere<br />

spese<br />

impreviste <strong>di</strong><br />

750 €<br />

In<strong>di</strong>catore<br />

Eurostat <strong>di</strong><br />

deprivazione<br />

Lombar<strong>di</strong>a 10,9 4,6 4,4 23,9 8,8<br />

Italia 15,3 6,6 10,6 33,3 15,2<br />

Livello provinciale<br />

Nel marzo 2011 l’Osservatorio per le Politiche Sociali, in collaborazione con il CISeD , ha pubblicato una<br />

ricerca sulla povertà in provincia <strong>di</strong> Lecco “Strade in salita”, da cui si possono ricavare alcuni dati<br />

riguardanti questa tematica.<br />

Ciò che emerge in primo luogo è una crescita delle situazioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà, non solo da parte degli stranieri,<br />

che <strong>di</strong> questa fetta <strong>di</strong> popolazione costituiscono circa il 60-80% ma anche degli italiani, che come beneficiari<br />

degli aiuti comunali costituiscono il 57%.<br />

La situazione <strong>di</strong> povertà va analizzata tenendo conto delle sue numerose sfaccettature: vari infatti sono i<br />

volti della povertà, da quella estrema, a quella economica causata da un red<strong>di</strong>to insufficiente, a quella<br />

relativa a situazioni critiche dell'esistenza (<strong>di</strong>vorzi, malattie, soccorso anziani e tutto ciò che incide sul<br />

bilancio familiare).<br />

Nel 2009 sono state registrate più <strong>di</strong> 2000 persone che hanno fatto domanda <strong>di</strong> aiuto il 5% in più rispetto<br />

al 2008.<br />

Da quel che emerge inoltre dai dati raccolti grazie al Centro <strong>di</strong> ascolto Caritas, oltre la metà <strong>di</strong> questi<br />

richiedenti è <strong>di</strong>soccupata, anche se sono raddoppiate le richieste degli operai con problemi <strong>di</strong> insufficienza<br />

<strong>di</strong> red<strong>di</strong>to per arrivare a fine mese.<br />

Le maggiori richieste comunque riguardano i beni materiali e i servizi (circa il 62.5%), il lavoro (43%) e i<br />

sussi<strong>di</strong> economici (20.8% rispetto al 10% del 2008).<br />

Positivo il lavoro svolto dai Centri <strong>di</strong> Accoglienza, quali quello <strong>di</strong> Via dell'Isola, e il campo dei "senza fissa<br />

<strong>di</strong>mora" istituito nel <strong>di</strong>cembre 2010 dal Comune <strong>di</strong> Lecco in collaborazione con la parrocchia <strong>di</strong> San Nicolò, i<br />

volontari della Protezione Civile e della Croce Rossa.<br />

Le cause che hanno portato all’attuale scenario sono <strong>di</strong>verse: accanto alla crisi del mercato del lavoro,<br />

evento che incide in modo trasversale, non possono essere <strong>di</strong>menticati gli avvenimenti problematici<br />

dell’esistenza, l’indebolimento delle reti familiari con la conseguente solitu<strong>di</strong>ne, le resistenze a<br />

ri<strong>di</strong>mensionare gli stili <strong>di</strong> vita a fronte <strong>di</strong> minori risorse, la <strong>di</strong>fficoltà ad onorare i prestiti ottenuti per il<br />

mutuo o per acquisti rateali, le spinte del mercato atte ad influenzare le scelte in<strong>di</strong>viduali verso l’acquisto <strong>di</strong><br />

beni non prioritari.<br />

Per quanto riguarda le politiche <strong>di</strong> intervento a contrasto del fenomeno, si osserva anzitutto la crescita<br />

della necessità <strong>di</strong> interventi <strong>di</strong> emergenza, i quali si configurano <strong>di</strong> mera assistenza a fronte <strong>di</strong> situazioni<br />

che richiedono azioni imme<strong>di</strong>ate per salvaguardare l’incolumità delle persone.<br />

Di conseguenza <strong>di</strong>minuiscono le possibilità <strong>di</strong> produrre azioni <strong>di</strong> promozione delle persone, le quali incidono<br />

maggiormente sulla riduzione della povertà; si deve tuttavia considerare che nel territorio sono presenti<br />

persone con le quali non è possibile attivare progetti, perché non vogliono o non riescono.<br />

21


È necessario mettere in luce le <strong>di</strong>verse azioni <strong>di</strong> contrasto al fenomeno che non si limitano alla fornitura <strong>di</strong><br />

beni o <strong>di</strong> aiuti, ma prevedono importanti interventi immateriali: l’ascolto, la presa in carico,<br />

l’accompagnamento, la consulenza, lo stimolo ad attivare le risorse personali evitando l’assistenzialismo.<br />

Il tutto si traduce nel progettare con le persone a favore delle stesse.<br />

Nel territorio lecchese è presente un significativo lavoro <strong>di</strong> rete tra i <strong>di</strong>versi soggetti pubblici e privati che<br />

operano per in contrastare il fenomeno della povertà.<br />

Di seguito vengono presentati alcuni dati relativi alle persone in con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> povertà, assistite dagli enti<br />

del Terzo settore <strong>di</strong>stribuiti per tipologia <strong>di</strong> interventi.<br />

Nel punto successivo 2.6 <strong>di</strong> analisi della spesa sociale e nel punto 6.5 sul sostegno alle <strong>di</strong>fficoltà economiche<br />

delle famiglie, vengono presentati anche i dati dei Comuni.<br />

Diffusione della povertà<br />

N° <strong>di</strong> assistiti dagli enti <strong>di</strong> terzo settore che offrono servizi <strong>di</strong><br />

contrasto alla povertà materiale<br />

n. %<br />

Como - Lecco – Sondrio 22.432 6,8 %<br />

Lombar<strong>di</strong>a 331.866 100 %<br />

Fonte: Censimento ORES sugli enti all’1.1.2010<br />

Nelle province <strong>di</strong> Como, Lecco e Sondrio nel corso del 2009 sono state assistite più <strong>di</strong> 22 mila persone da<br />

enti che offrono servizi <strong>di</strong> contrasto alla povertà materiale: una quota <strong>di</strong> “poveri” che rappresenta circa il<br />

6,8 % del totale degli assistiti dalla regione.<br />

Profili<br />

Distribuzione % degli assistiti<br />

per sesso, citta<strong>di</strong>nanza e classi<br />

<strong>di</strong> età<br />

Maschi Femmine Italiani stranieri 0-17 anni<br />

%<br />

18-64<br />

anni<br />

≥ 65 anni<br />

Lecco 49,7 50,3 32,0 68,0 19,8 73,4 6,8<br />

Lombar<strong>di</strong>a 43,1 56,9 40,0 60,0 17,1 70,4 12,6<br />

Fonte: Censimento ORES sugli enti all’1.1.2009<br />

In linea con il dato regionale, nella provincia <strong>di</strong> Lecco si registra una predominanza <strong>di</strong> adulti tra i 18 e i 64<br />

anni, ma gli assistiti <strong>di</strong> 65 anni o più sono la metà.<br />

La maggior parte delle persone della provincia <strong>di</strong> Lecco sono <strong>di</strong> sesso femminile, anche se la <strong>di</strong>fferenza<br />

percentuale con l’altro sesso è minima, e si tratta perlopiù <strong>di</strong> stranieri.<br />

22


Lotta alla povertà<br />

Numero <strong>di</strong> enti del terzo settore per il contrasto alla povertà<br />

materiale<br />

n. %<br />

Lecco 45 2,8 %<br />

Lombar<strong>di</strong>a 1.587 100 %<br />

Fonte: Censimento ORES sugli enti all’1.1.2009<br />

Nella provincia <strong>di</strong> Lecco sono stati censiti 45 enti che si occupano <strong>di</strong> offrire servizi <strong>di</strong> contrasto alla povertà<br />

materiale: una quota <strong>di</strong> enti che rappresenta il 2,8 % del totale degli enti censiti nell’intero territorio<br />

regionale.<br />

Rispetto a quanto osservato nel 2008 nella provincia <strong>di</strong> Lecco si è osservata una significativa riduzione del<br />

numero <strong>di</strong> enti che si occupano della lotta alla povertà (-15,1 %), dato in controtendenza rispetto alla me<strong>di</strong>a<br />

regionale (+4,9 %).<br />

Distribuzione %<br />

degli enti <strong>di</strong><br />

terzo settore<br />

per il contrasto<br />

alla povertà per<br />

tipologia <strong>di</strong><br />

servizi offerti<br />

Servizio<br />

mensa o<br />

<strong>di</strong>stribuz.<br />

pacchi<br />

alimentari<br />

Distribuz.<br />

farmaci o<br />

assistenza<br />

sanitaria<br />

Dormito<br />

rio<br />

Case <strong>di</strong><br />

accoglienza<br />

o comunità<br />

%<br />

Distribuz.<br />

Abbigliam<br />

ento<br />

Servizi<br />

per<br />

l’igiene<br />

Erogaz.<br />

contributi<br />

monetari<br />

Ascolto<br />

Accompag<br />

namento<br />

Lecco 61,4 20,5 0,0 29,5 27,3 11,4 27,3 22,7 34,1<br />

Lombar<strong>di</strong>a 58,3 15,4 2,3 25,1 25,2 5,9 30,1 38,2 27,5<br />

Fonte: Censimento ORES sugli enti all’1.1.2009<br />

Il servizio prevalente offerto dagli enti della provincia <strong>di</strong> Lecco è legato ai bisogni alimentari della<br />

popolazione; rispetto alla me<strong>di</strong>a regionale va sottolineata una presenza superiore <strong>di</strong> enti che <strong>di</strong>stribuiscono<br />

farmaci e abbigliamento, offrono assistenza sanitaria, servizi per l’igiene, accompagnamento o accoglienza.<br />

Nella provincia <strong>di</strong> Lecco inoltre la capacità <strong>di</strong> prendere in carico gli assistiti in forma completa offrendo<br />

molteplici servizi risulta in linea con il dato regionale: quasi la metà degli enti offre almeno tre tipologie <strong>di</strong><br />

servizio <strong>di</strong>fferente (il 47,4 % sul totale degli enti).<br />

(Fonte: Censimento ORES sugli enti all’1.1.2009)<br />

Difficoltà abitativa<br />

Nella provincia <strong>di</strong> Lecco si è fatto meno ricorso al Fondo Sostegno Affitti rispetto al più ampio dato<br />

regionale, in<strong>di</strong>cando una tendenziale minore <strong>di</strong>fficoltà nell’ambito abitativo (l’1,1 % delle famiglie contro<br />

l’1,4 % me<strong>di</strong>o regionale).<br />

23


Rispetto al 2008 anche a Lecco, così come nel complesso della regione, si è osservato un lieve calo del<br />

numero delle domande <strong>di</strong> Fondo Sostegno Affitti rispetto al numero <strong>di</strong> famiglie residenti (-0,2 punti<br />

percentuali).<br />

Il numero degli sfratti per morosità in Lombar<strong>di</strong>a cresce <strong>di</strong> anno in anno (4.772 nel 2008, 6.398 nel 2009).<br />

La <strong>di</strong>ffusione dei casi in <strong>di</strong>fficoltà abitativa più estrema è inferiore rispetto alla me<strong>di</strong>a regionale: lo 0,16 %<br />

delle famiglie nel 2009 ha ricevuto uno sfratto per motivi <strong>di</strong> morosità contro un dato regionale dello 0,2 %,<br />

lo 0,01 % in più rispetto al 2008.<br />

(Fonte: Elaborazione dati ORES su dai Osservatorio regionale sulla con<strong>di</strong>zione abitativa, Regione Lombar<strong>di</strong>a)<br />

2.6 L’analisi della spesa sociale 2009-2010<br />

Viene presentata <strong>di</strong> seguito l’analisi della spesa sociale, che è l’esito <strong>di</strong> un lavoro curato dall’Osservatorio<br />

Politiche Sociali della Provincia <strong>di</strong> Lecco in collaborazione con gli Uffici <strong>di</strong> <strong>Piano</strong>.<br />

La spesa sociale oggetto <strong>di</strong> analisi riguarda il biennio 2009 - 2010, ren<strong>di</strong>contata dai singoli Comuni su schede<br />

regionali.<br />

La spesa sociale dei Comuni è stata integrata dai consuntivi degli ambiti <strong>di</strong>strettuali, ossia dalla spesa<br />

gestita <strong>di</strong>rettamente dagli Uffici <strong>di</strong> <strong>Piano</strong> per interventi e servizi erogati a livello <strong>di</strong>strettuale.<br />

2.6.1 Il quadro complessivo<br />

La spesa sociale complessiva<br />

ANNO 2009 ANNO 2010 VARIAZ. SUL 2009 VARIAZ. % SUL 2009<br />

11.244.410 € 11.198.266 € - 46.143 € - 0,41 %<br />

La spesa sociale complessiva del <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Merate presenta nel 2009 il valore <strong>di</strong> € 11.244.410 e nel 2010 il<br />

valore <strong>di</strong> € 11.198.266, con un decremento dello 0,41 %, dato in linea con la spesa sociale complessiva<br />

provinciale, la quale ha subito un decremento dello 0,23%.<br />

Le fonti <strong>di</strong> finanziamento della spesa sociale<br />

% COMUNE % UTENZA % FSR % FNPS<br />

% FONDO<br />

NON<br />

AUTOSUFF.<br />

% FONDO<br />

INTESA<br />

% ALTRE<br />

FONTI *<br />

2009 61,09 % 9,77 % 12,43 % 12,04 % 0,70 % 0,25 % 3,73 %<br />

2010 67,86 % 8,71 % 10,47 % 3,60 % 1,74 % 0,09 % 7,54 %<br />

* “ALTRE FONTI” accorpa i seguenti campi: “Altri EE. Locali”, “Altre entrate” e “Altro”<br />

Le <strong>di</strong>verse fonti <strong>di</strong> finanziamento della spesa presentano dei valori percentuali <strong>di</strong> incidenza sostanzialmente<br />

stabili nel 2010 rispetto al 2009 per quanto riguarda: la quota <strong>di</strong> compartecipazione alla spesa da parte<br />

degli utenti (- 1,06 %), il Fondo Non Autosufficienza (+ 1,04 %) e il Fondo Intesa (- 0,16 %).<br />

I Comuni hanno finanziato la spesa sociale per il 67,86 % nel 2010, con un incremento del 6,77 % rispetto al<br />

2009. Anche i finanziamenti derivati da “altre fonti” sono aumentati del 3,81 %.<br />

24


Infine il Fondo Sociale Regionale e soprattutto il Fondo Nazionale per le Politiche Sociali si sono ridotti<br />

rispetto al 2009: il primo dell’1,96 % e il secondo dell’8,44 %.<br />

Anche in questo caso è utile vedere, oltre alla composizione delle fonti <strong>di</strong> finanziamento, la variazione<br />

subita da ciascuna <strong>di</strong> esse nel 2010, rispetto al 2009:<br />

Si evince chiaramente come il maggiore impatto del calo dei finanziamenti pubblici sia stato assorbito dai<br />

Comuni, che hanno messo a <strong>di</strong>sposizione il 10,61% <strong>di</strong> risorse in più rispetto all’anno precedente, mentre<br />

l’esborso sopportato dall’utenza è ad<strong>di</strong>rittura calato dell’11,22%.<br />

La spesa sociale sud<strong>di</strong>visa per aree <strong>di</strong> intervento<br />

AREA D'INTERVENTO<br />

2009 2010<br />

TOTALE COSTO % COSTI SUL TOT. TOTALE COSTO % COSTI SUL TOT.<br />

Anziani € 1.821.305 16,20% € 1.699.064 15,20%<br />

Disabili € 2.514.000 22,40% € 2.704.174 24,20%<br />

Minori/famiglia € 4.093.105 36,40% € 3.851.298 34,40%<br />

Immigrazione € 87.707 0,80% € 51.191 0,50%<br />

Emarginazione/povertà € 694.785 6,20% € 701.924 6,30%<br />

Dipendenze € 53.817 0,50% € 36.457 0,30%<br />

Salute mentale € 75.512 0,70% € 54.544 0,50%<br />

Compartecip. spesa soc.-san. € 729.081 6,50% € 835.573 7,50%<br />

Serv. soc. e segr. soc. € 1.083.283 9,60% € 1.092.434 9,80%<br />

Partecipaz. costi gestione PdZ € 67.520 0,60% € 163.107 1,50%<br />

Attività trasversali € 24.294 0,20% € 8.500 0,00%<br />

TOTALE € 11.244.410 100,00% € 11.198.266 100,00%<br />

25


L’area d’intervento in cui i costi sono maggiori è quella relativa ai minori e alla famiglia sia nel 2009 sia nel<br />

2010, anche se la variazione è stata del 2% in meno sul 2009. All’opposto l’area riguardante i <strong>di</strong>sabili ha<br />

registrato un incremento dei costi del 1,8 %. La terza area d’intervento in or<strong>di</strong>ne decrescente <strong>di</strong> costi è<br />

quella degli anziani, la quale in percentuale ha registrato una variazione <strong>di</strong> 1% in meno sul 2009.<br />

Riguardo alle aree anziani e <strong>di</strong>sabili va notata l’incidenza della spesa per la compartecipazione alla spesa<br />

socio-sanitaria (integrazione rette RSA, RSD, … ) che è passata dal 6,5 al 7,5%.<br />

Segue queste voci <strong>di</strong> spesa quella relativa alla gestione del servizio sociale professionale e del segretariato<br />

sociale, pari al 9,8% nel 2010, in leggero aumento rispetto all’anno precedente.<br />

Significativo è l’impegno economico riservato alle altre aree <strong>di</strong> intervento: immigrazione, salute mentale e<br />

<strong>di</strong>pendenze rappresentano complessivamente solo l’1,3% della spesa complessiva.<br />

Per quanto riguarda il costo relativo alla partecipazione ai costi <strong>di</strong> gestione per il <strong>Piano</strong> <strong>di</strong> <strong>Zona</strong> (Ufficio <strong>di</strong><br />

<strong>Piano</strong>), che nel 2010 rappresenta l’1,5 % delle spese complessive, va notato che il considerevole aumento<br />

delle quote esposte nelle ren<strong>di</strong>contazioni è dovuto ad una <strong>di</strong>fferente valorizzazione dei costi <strong>di</strong> gestione,<br />

che nel 2009 non erano stati in<strong>di</strong>cati. La cifra relativa a quell’anno comprende quin<strong>di</strong> solo il costo del<br />

personale.<br />

E’ interessante notare poi la variazione <strong>di</strong> spesa all’interno <strong>di</strong> ogni singola area <strong>di</strong> intervento, mostrata dal<br />

grafico successivo:<br />

Risulta qui evidente come la spesa nelle singole aree sia aumentata, o, più spesso, <strong>di</strong>minuita nel 2010<br />

rispetto al 2009.<br />

La spesa sociale pro capite<br />

DISTRETTO ANNO 2009 ANNO 2010 VARIAZ. SUL 2009<br />

Bellano 95,30 € 93,73 € - 1,57 €<br />

Lecco 118,02 € 117,32 € - 0,70 €<br />

Merate 94,56 € 93,54 € - 1,02 €<br />

26


Facendo riferimento al 2010, Lecco spende in me<strong>di</strong>a 23,69 € pro capite in più <strong>di</strong> quanto spendono i Distretti<br />

<strong>di</strong> Bellano e Merate.<br />

La variazione tra il 2009 e il 2010 invece è per tutti e tre i Distretti negativa (me<strong>di</strong>a - 1€).<br />

A fronte dell’aumento della popolazione e della <strong>di</strong>minuzione delle risorse complessive, la spesa pro-capite è<br />

ovviamente <strong>di</strong>minuita, così come la spesa per famiglia. Il dato è in linea con quello degli altri due <strong>di</strong>stretti.<br />

DISTRETTO ANNO 2009<br />

La spesa sociale per famiglia<br />

NUCLEI<br />

FAMILIARI<br />

ANNO 2010<br />

NUCLEI<br />

FAMILIARI<br />

VARIAZ. SUL<br />

2009<br />

Bellano 215,86 € 23.621 211,69 € 23.845 - 4,17 €<br />

Lecco 290,70 € 67.187 287,99 € 67.865 - 2,71 €<br />

Merate 233,39 € 48.178 229,41 € 48.814 - 3,98 €<br />

Facendo riferimento al 2010, Lecco spende in me<strong>di</strong>a 67,44 € in più per famiglia <strong>di</strong> quanto spendono i<br />

Distretti <strong>di</strong> Bellano e Merate. La variazione tra il 2009 e il 2010 è per tutti e tre i Distretti negativa (me<strong>di</strong>a -<br />

3,62 €).<br />

L’incidenza della spesa sociale sul totale delle spese correnti anno 2009<br />

DISTRETTO SPESA SOCIALE TOT. SPESE CORRENTI INCIDENZA<br />

Bellano 5.098.794 € 47.747.806 € 10,68 %<br />

Lecco 19.531.227 € 129.357.752 € 15,10 %<br />

Merate 11.244.410 € 76.668.059 € 14,67 %<br />

Nel 2009 l’incidenza della spesa sociale sul totale delle spese correnti è stata maggiore per il Distretto <strong>di</strong><br />

Lecco (15,10 %), del 14,67 % per il Distretto <strong>di</strong> Merate e del 10,68 % per il Distretto <strong>di</strong> Bellano.<br />

Non è ancora <strong>di</strong>sponibile il dato relativo al 2010, tuttavia, visto l’aumento della spesa sostenuta dai Comuni<br />

nel 2010, rispetto alla spesa sociale complessiva (v. paragrafo “Le fonti <strong>di</strong> finanziamento della spesa<br />

sociale”), si può facilmente ipotizzare che l’incidenza sulle spese correnti sia altrettanto aumentata.<br />

Le modalità <strong>di</strong> gestione della spesa sociale<br />

ANNO<br />

2009<br />

% 2009<br />

ANNO<br />

2010<br />

% 2010<br />

VARIAZ.<br />

SUL 2009<br />

VARIAZ. %<br />

SUL 2009<br />

Gestione dei Comuni 7.126.103 63,37 % 6.617.322 59,09 % - 508.781 - 4,28 %<br />

Trasferimenti ad altro<br />

ente<br />

Gestione Ente capofila<br />

PDZ<br />

3.766.055 3,13 % 3.892.797 6,15 % 126.742 + 3,02 %<br />

352.252 33,50 % 688.147 34,76 % 335.895 + 1, 27 %<br />

Totale spesa 11.244.410 100 % 11.198.266 100 % - 46.143 - 0,41 %<br />

La spesa sociale gestita dai Comuni nel 2009 era pari al 63,37 % del totale, mente nel 2010 è <strong>di</strong> 59,09 %;<br />

questo significa che i Comuni gestiscono sempre meno <strong>di</strong>rettamente la spesa sociale e trasferiscono le<br />

risorse a Retesalute per la gestione associata delle stesse, che dal 2009 è incrementata del 3,02 %.<br />

Nel 2010 l’Ente capofila del <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Merate ha gestito circa il 35% della spesa sociale, mentre tale<br />

valore è pari a circa il 27% per il <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Bellano e a circa il 9% per quello <strong>di</strong> Lecco.<br />

27


2.6.2 Approfon<strong>di</strong>menti per aree d’intervento<br />

Anziani<br />

L’andamento della spesa sociale per l’area anziani evidenzia una consistente quota <strong>di</strong> gestione in capo ai<br />

comuni singoli, a fronte del 25% circa <strong>di</strong> spesa che viene gestito in forma associata, mentre residuali sono i<br />

trasferimenti ad altro ente.<br />

La composizione delle fonti <strong>di</strong> finanziamento evidenzia una maggiore incidenza dell’intervento comunale,<br />

che passa dal 46% del 2009 al 54% del 2010 e risulta essere in linea con la me<strong>di</strong>a provinciale. L’utenza<br />

invece ha finanziato nel 2009 il 23% della spesa, mentre nel 2010 il 21,5 %, il 4% in più della me<strong>di</strong>a<br />

provinciale. All’interno delle singole fonti <strong>di</strong> finanziamento si nota che l’intervento comunale va ad<br />

assorbire il calo delle risorse provenienti da altre fonti, aumentando le proprie spese dell’8,61%, come<br />

mostra il grafico successivo. Anche in questo caso all’utenza è stato richiesto, nel 2010, uno sforzo inferiore<br />

all’anno precedente (-14%), mentre le “Altre fonti” si sono ridotte <strong>di</strong> circa un quarto rispetto al 2009.<br />

La spesa pro capite si attesta nel 2010 a 90 €, rivelandosi più bassa rispetto all’anno precedente <strong>di</strong> 3 € e più<br />

bassa rispetto alla me<strong>di</strong>a provinciale <strong>di</strong> 5 €. Prevale la spesa per gli interventi domiciliari che passa dal 49%<br />

del 2009 al 52% nel 2010, contro una me<strong>di</strong>a provinciale più alta, 53,5 %. Segue la spesa per gli interventi <strong>di</strong><br />

assistenza economica che <strong>di</strong>minuisce da 24% a 19%, a fronte della me<strong>di</strong>a provinciale <strong>di</strong> 16 %. I servizi<br />

residenziali <strong>di</strong> carattere sociale erano il 17% nel 2009, mentre nel 2010 sono il 15%, 9 punti percentuali in<br />

più rispetto alla me<strong>di</strong>a della Provincia. Infine la spesa socio-sanitaria per le RSA è aumentata dal 9 al 14%,<br />

rivelandosi molto più bassa della me<strong>di</strong>a provinciale che è del 25 %.<br />

Le fonti <strong>di</strong> finanziamento della spesa sociale<br />

Comune Utenza Altre fonti<br />

2009 46,09% 23,49% 30,42%<br />

2010 53,66% 21,56% 24,78%<br />

Le modalità <strong>di</strong> gestione della spesa sociale<br />

Comune Ente cap. PDZ Trasf. altro ente<br />

2009 73,35% 26,47% 0,18%<br />

2010 74,54% 25,46% 0,00%<br />

28


Spesa sociale anziani oltre i 65 anni<br />

POPOLAZ.<br />

OVER 65<br />

SPESA SOCIALE<br />

COMPART. SPESA<br />

SOCIO SAN.<br />

SPESA PER<br />

ANZIANO<br />

SPESA PER ANZIANO<br />

SENZA COMPART.<br />

SPESA SOCIO SAN.<br />

2009 21.973 € 1.821.305 € 228.141 € 93 € 83<br />

2010 22.278 € 1.699.064 € 229.178 € 90 € 76<br />

Distribuzione della spesa per macro tipologie<br />

SPESA<br />

% SUL TOT. ANNO<br />

2009<br />

2010<br />

interventi <strong>di</strong> nat. economica € 452.614 24,07%<br />

servizi territoriali/domiciliari € 923.521 49,10%<br />

servizi residenziali € 329.572 17,52%<br />

spesa sociosanitaria € 175.155 9,31%<br />

Totale € 1.880.862 100,00%<br />

interventi <strong>di</strong> nat. economica € 367.055 19,36%<br />

servizi territoriali/domiciliari € 985.783 51,98%<br />

servizi residenziali € 282.706 14,91%<br />

spesa sociosanitaria € 260.801 13,75%<br />

Totale € 1.896.345 100,00%<br />

29


Disabili<br />

L’incidenza della fonte <strong>di</strong> finanziamento comunale per l’area <strong>di</strong>sabili è passata dall’83 % del 2009 all’88 %<br />

nel 2010, a fronte <strong>di</strong> una me<strong>di</strong>a provinciale dell’80 %. L’utenza invece ha finanziato nel 2009 il 2,4 % della<br />

spesa, mentre nel 2010 il 2 %, l’1% in meno della me<strong>di</strong>a provinciale.<br />

Anche in questo caso i tagli alle “altre fonti” <strong>di</strong> finanziamento (23% in meno nel 2010 rispetto al 2009) ha<br />

gravato principalmente sui Comuni, che hanno aumentato la propria spesa in quest’area del 13%. Della<br />

stessa percentuale è invece <strong>di</strong>minuito l’impegno economico dell’utenza, come mostra il grafico.<br />

Le fonti <strong>di</strong> finanziamento della spesa sociale<br />

Comune Utenza Altre fonti<br />

2009 € 2.096.946 83,34% € 60.896 2,42% € 358.223 14,24%<br />

2010 € 2.373.774 87,78% € 52.895 1,96% € 277.505 10,26%<br />

INTERVENTI DI<br />

NATURA ECONOMICA<br />

Distribuzione della spesa per macro tipologie<br />

SERVIZI TERRITORIALI E<br />

DOMICILIARI<br />

SERVIZI RESIDENZIALI<br />

SPESA<br />

SOCIOSANITARIA<br />

2009 € 100.509 3,72% € 2.005.309 74,32% € 156.084 5,78% € 434.879 16,12%<br />

2010 € 79.758 2,69% € 2.288.448 77,30% € 138.109 4,67% € 453.452 15,32%<br />

Prevale la spesa per gli interventi domiciliari che passa dal 74 % del 2009 al 77 % nel 2010, contro una<br />

me<strong>di</strong>a provinciale del 72 %. La spesa socio-sanitaria per le RDS e i CDD è <strong>di</strong>minuita dello 0,80 %, rivelandosi<br />

più bassa della me<strong>di</strong>a provinciale che è del 17,5 %.<br />

30


Le modalità <strong>di</strong> gestione della spesa sociale<br />

Comune Ente cap. PDZ Trasf. altro ente<br />

2009 43% 49% 8%<br />

2010 33% 49% 18%<br />

Nel caso dell’area <strong>di</strong>sabili, va notato che la spesa gestita in forma associata si attesta intorno al 50%, quota<br />

destinata ad aumentare nel 2012, a seguito della gestione <strong>di</strong>retta da parte <strong>di</strong> Retesalute delle rette dei CSE,<br />

CDD e del CSE per piccoli <strong>di</strong> Robbiate.<br />

Compartecipazione alla spesa sociosanitaria<br />

In stretta correlazione con le aree anziani e <strong>di</strong>sabili si riportano <strong>di</strong> seguito alcuni dati interessanti relativi alla<br />

compartecipazione alla spesa sociosanitaria, <strong>di</strong> fatto riferita a partecipazione al costo (in termini <strong>di</strong><br />

pagamento delle rette o <strong>di</strong> supporto al funzionamento), dei seguenti servizi: Residenze Sanitario<br />

Assistenziali per anziani, Centri Diurni Integrati per anziani, Centri Diurni per Disabili, Residenze Sanitarie<br />

per Disabili, Comunità Socio Sanitarie per <strong>di</strong>sabili.<br />

Le fonti <strong>di</strong> finanziamento<br />

Comune Utenza Altre fonti<br />

2009 €478.673 63,37% €131.361 17,39% €145.366 19,24%<br />

2010 €553.995 63,46% €160.258 18,36% €158.778 18,19%<br />

31


Distribuzione della spesa per macro tipologie<br />

SPESA<br />

% SUL TOT. ANNO<br />

2009<br />

2010<br />

servizi territoriali/domiciliari € 397.095 52,57%<br />

servizi residenziali € 358.305 47,43%<br />

Totale € 755.400 100,00%<br />

servizi territoriali/domiciliari € 409.013 46,85%<br />

servizi residenziali € 464.018 53,15%<br />

Totale € 873.031 100,00%<br />

La compartecipazione alla spesa sociosanitaria è aumentata del 15,57% nel 2010. Pur rimanendo pressoché<br />

invariata la composizione dei canali <strong>di</strong> finanziamento, è da rilevare che ognuna delle fonti <strong>di</strong> finanziamento<br />

registra un incremento significativo: +16% per i Comuni, +22% per l’utenza, +9% per le altre fonti.<br />

L’incidenza della spesa sostenuta dal Comune è del 63,46%, a fronte <strong>di</strong> una me<strong>di</strong>a provinciale pari all’87%<br />

circa; mentre l’utenza sostiene circa il 18% dei costi, a fronte <strong>di</strong> una me<strong>di</strong>a provinciale del 9%.<br />

E’ da rilevare che per il <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Merate i dati sono stati integrati con alcune quote <strong>di</strong> spesa a carico<br />

dell’Ambito, non compresi nella rilevazione provinciale.<br />

La spesa ha subito un aumento decisamente più marcato nell’ambito dei servizi residenziali rispetto a<br />

quelli territoriali e domiciliari, con una inversione <strong>di</strong> tendenza rispetto al 2009, e in modo più marcato<br />

nell’area anziani; questa tipologia <strong>di</strong> servizi assorbe nel 2010 il 53% della spesa (a fronte della me<strong>di</strong>a<br />

provinciale del 58%).<br />

I servizi domiciliari sono invece passati dal 53% al 47%, mentre la me<strong>di</strong>a provinciale è intorno al 42%<br />

Nel 2010 si è registrato un aumento maggiore della spesa nell’area anziani (+31%, contro il +9% dell’area<br />

<strong>di</strong>sabili); tuttavia l’impegno economico prevalente rimane comunque nell’area <strong>di</strong>sabili, alla quale viene<br />

de<strong>di</strong>cato il 66% circa delle risorse.<br />

32


La modalità <strong>di</strong> gestione della spesa sociosanitaria è illustrata nella tabella seguente.<br />

Comune Ente cap. PDZ Trasf. altro ente<br />

2009 80,76% 19,24% 0,00%<br />

2010 81,81% 18,19% 0,00%<br />

Minori e famiglia<br />

Anche nell’area minori e famiglie si evidenziano trend simili a quelli rilevati nelle aree anziani e <strong>di</strong>sabili, sia<br />

rispetto all’incidenza delle varie fonti sulla spesa complessiva, sia rispetto alle singole fonti <strong>di</strong><br />

finanziamento: si rileva che l’incidenza della spesa finanziata dai Comuni è passata dal 48 % al 54 % nel<br />

2010, a fronte <strong>di</strong> una me<strong>di</strong>a provinciale del 62 %, con un aumento del proprio impegno pari al 7,10 %<br />

rispetto a 2009. L’utenza ha finanziato nel 2009 l’11% della spesa complessiva, mentre nel 2010 il 9 %, in<br />

linea con il dato provinciale, con un minore esborso pari al 18,42 %, mentre le altre fonti sono <strong>di</strong>minuite del<br />

17,60% rispetto al 2009.<br />

La spesa pro capite nel 2010 si attesta a 184 €, rivelandosi più bassa rispetto all’anno precedente <strong>di</strong> 13 € e<br />

più bassa anche rispetto alla me<strong>di</strong>a provinciale <strong>di</strong> 54 €. Prevale la spesa per gli interventi domiciliari che<br />

passa dal 43 % del 2009 al 41,5 % nel 2010, in linea con la me<strong>di</strong>a provinciale. Segue la spesa per gli<br />

interventi residenziali che <strong>di</strong>minuisce dal 27 al 24 %, contro la me<strong>di</strong>a provinciale <strong>di</strong> 27 %. I servizi <strong>di</strong> tutela<br />

erano il 17 % nel 2009, mentre nel 2010 aumentano al 18,5 % (un punto e mezzo percentuale in meno<br />

rispetto alla me<strong>di</strong>a provinciale). La spesa per gli interventi economici è <strong>di</strong>minuita dal 10,7 % all’8,6 % (un<br />

punto percentuale in più rispetto alla me<strong>di</strong>a provinciale). Infine le leggi <strong>di</strong> settore hanno finanziato il 3 %<br />

della spesa nel 2009 e il 7 % nel 2010, contro la me<strong>di</strong>a provinciale del 3 %.<br />

Le fonti <strong>di</strong> finanziamento della spesa sociale<br />

Comune Utenza Altre fonti<br />

2009 € 1.952.553 47,70% € 454.028 11,09% € 1.686.524 41,20%<br />

2010 € 2.091.201 54,30% € 370.388 9,62% € 1.389.709 36,08%<br />

33


Distribuzione della spesa per macro tipologie<br />

INTERVENTI DI NATURA<br />

ECONOMICA<br />

SERVIZI TERRITORIALI E<br />

DOMICILIARI<br />

SERVIZI RESIDENZIALI<br />

INTERVENTI EX ART.<br />

80,81,82 L.R. 1/86 *<br />

2009 € 364.709 10,68% € 1.459.756 42,74% € 916.698 26,84% € 570.886 16,71%<br />

2010 € 287.659 8,61% € 1.385.954 41,48% € 801.624 23,99% € 624.244 18,68%<br />

* INTERVENTI EX ART. 80,81,82 L.R. 1/86: Servizio Tutela minorile – Affi<strong>di</strong> familiari (L.149/01) – Altri interventi <strong>di</strong> sostituzione del<br />

nucleo familiare<br />

Le modalità <strong>di</strong> gestione della spesa sociale<br />

Comune Ente cap. PDZ Trasf. altro ente<br />

2009 62% 35% 3%<br />

2010 59% 37% 4%<br />

Come per l’area <strong>di</strong>sabili, anche quella relativa ai minori vedrà presumibilmente un aumento delle quote <strong>di</strong><br />

spesa sociale gestite in forma associata a partire dal 2012, a fronte della gestione <strong>di</strong>retta da parte <strong>di</strong><br />

Retesalute delle rette delle comunità educative e del buono sociale per le famiglie affidatarie.<br />

Immigrazione<br />

L’incidenza del finanziamento comunale per l’area immigrazione è passata dal 33 % del 2009 all’81% del<br />

2010 e risulta essere superiore rispetto alla me<strong>di</strong>a provinciale <strong>di</strong> ben 15 punti percentuali.<br />

Da notare che i Comuni hanno quasi raddoppiato il loro intervento, a fronte <strong>di</strong> un calo netto della<br />

contribuzione dell’utenza (peraltro molto basso già nel 2009, quin<strong>di</strong> si tratta in realtà <strong>di</strong> una riduzione poco<br />

significativa) e delle altre fonti <strong>di</strong> finanziamento.<br />

La spesa è gestita in forma associata per circa 2/3 del totale.<br />

Riguardo alla <strong>di</strong>stribuzione per macrotipologie <strong>di</strong> intervento, si registra un netto decremento degli<br />

interventi domiciliari e territoriali, che passano dal 43% del 2009 all’8% nel 2010, contro una me<strong>di</strong>a<br />

provinciale più alta, 16 %.<br />

Segue la spesa per gli interventi <strong>di</strong> natura economica che aumenta da 31% a 32%, a fronte della me<strong>di</strong>a<br />

provinciale <strong>di</strong> appena 17%.<br />

Infine è più che raddoppiata l’incidenza delle leggi <strong>di</strong> settore che hanno finanziato il 25% della spesa nel<br />

2009 e il 59% nel 2010, contro la me<strong>di</strong>a provinciale del 66%.<br />

Emarginazione/povertà<br />

La quota <strong>di</strong> spesa sociale per l’area emarginazione e povertà finanziata dai Comuni è passata dal 52% del<br />

2009 al 51% del 2010 e risulta essere superiore rispetto alla me<strong>di</strong>a provinciale <strong>di</strong> 6 punti percentuali.<br />

Netta è la prevalenza <strong>di</strong> spesa gestita dal singolo Comune, mentre la gestione a livello associato si attesta<br />

intorno all’11%.<br />

Le risorse provengono quasi esclusivamente da Comune e altre fonti, mentre l’utenza partecipa al costo dei<br />

servizi solo per l’1,75% nel 2010; va tuttavia notato che in quest’area il contributo richiesto all’utenza è<br />

comunque aumentato, anche se l’aumento percentuale corrisponde a cifre non particolarmente<br />

significative, vista l’esigua partecipazione ai costi complessivi.<br />

34


Prevale la spesa per gli interventi <strong>di</strong> natura economica che aumentano dal 91 % del 2009 al 95 % nel<br />

2010, contro una me<strong>di</strong>a provinciale più bassa, 74%.<br />

Segue la spesa per gli interventi domiciliari che si attesta intorno al 3%, a fronte della me<strong>di</strong>a provinciale del<br />

23%; infine le leggi <strong>di</strong> settore hanno finanziato il 5% della spesa nel 2009 e quasi il 2% nel 2010, contro la<br />

me<strong>di</strong>a provinciale dell’1 %.<br />

Dipendenze<br />

L’incidenza della spesa per l’area delle <strong>di</strong>pendenze finanziata dai Comuni è passata dal 16 % al 66 % nel<br />

2010, a fronte <strong>di</strong> una me<strong>di</strong>a provinciale dell’85%.<br />

L’utenza ha finanziato nel 2009 il 21% della spesa, mentre nel 2010 il 34%, 19 punti percentuali in più<br />

rispetto alla me<strong>di</strong>a provinciale.<br />

Prevale la spesa per gli interventi <strong>di</strong> natura economica, seppure in <strong>di</strong>minuzione netta (dal 72% del 2009 al<br />

39% nel 2010, rispetto ad una me<strong>di</strong>a provinciale del 26%).<br />

Segue la spesa per gli interventi residenziali che aumenta invece dal 19% al 31%, contro la me<strong>di</strong>a<br />

provinciale <strong>di</strong> 39%, così come aumenta la spesa per gli interventi domiciliari, dall’8% al 12%, con una me<strong>di</strong>a<br />

provinciale del 27%.<br />

Infine le leggi <strong>di</strong> settore nel 2009 non hanno finanziato alcuna spesa, mentre nel 2010 ben il 18 %, contro la<br />

me<strong>di</strong>a provinciale dell’8 %.<br />

Da notare che, pur a fronte <strong>di</strong> una <strong>di</strong>minuzione complessiva della spesa, che si è ridotta del 32% circa, i<br />

costi a carico dei Comuni sono quasi triplicati, per far fronte alla riduzione delle altre fonti <strong>di</strong><br />

finanziamento: infatti l’utenza ha sopportato un minore esborso pari all’8,55%, mentre è scomparso del<br />

tutto il contributo delle altre fonti.<br />

Salute mentale<br />

Nell’area salute mentale circa 2/3 della spesa vengono gestiti in forma associata.<br />

Complessivamente è <strong>di</strong>minuita <strong>di</strong> circa il 28%, riduzione che è stata ripartita su tutte le fonti <strong>di</strong><br />

finanziamento: infatti i Comuni hanno speso nel 2010 circa l’11%, mentre le altre fonti si sono ridotte del<br />

30%.<br />

Quanto all’incidenza della fonte <strong>di</strong> finanziamento sul totale della spesa si registra che la quota a carico dei<br />

Comuni è passata dal 27% al 33% nel 2010, a fronte <strong>di</strong> una me<strong>di</strong>a provinciale del 61%.<br />

L’utenza ha finanziato nel 2009 il 3% della spesa, mentre nel 2010 non ha sostenuto alcuna spesa (me<strong>di</strong>a<br />

provinciale 2%).<br />

Prevale la spesa per gli interventi residenziali, 47% nel 2009 e 57% nel 2010, rispetto ad una me<strong>di</strong>a<br />

provinciale del 38%; segue la spesa per gli interventi <strong>di</strong> natura economica, in leggero aumento, pari al 43%,<br />

contro la me<strong>di</strong>a provinciale del 20%; mentre la spesa per gli interventi domiciliari all’11% nel 2009 non è più<br />

presente nel 2010, a fronte <strong>di</strong> una me<strong>di</strong>a provinciale del 43%.<br />

35


2.7 Unità d’offerta sociali, socio-sanitarie ed altri servizi<br />

Riportiamo <strong>di</strong> seguito lo schema riassuntivo delle unità <strong>di</strong> offerta sociali e socio-sanitarie presenti sul<br />

<strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Merate, sud<strong>di</strong>viso per tipologie. L’elenco completo è riportato nell’allegato 3 del <strong>Piano</strong> <strong>di</strong> <strong>Zona</strong>.<br />

Nel trascorso triennio sono aumentati i servizi per la prima infanzia ed i centri ricreativi <strong>di</strong>urni per il periodo<br />

estivo, mentre sono venute meno le unità d’offerta per i giovani: sportelli informagiovani e centri <strong>di</strong><br />

aggregazione giovanile.<br />

Sono <strong>di</strong>minuite le comunità per minori, mentre sono aumentate le strutture residenziali per <strong>di</strong>sabili.<br />

Per gli anziani è stato aperto un centro <strong>di</strong>urno integrato, un nucleo <strong>di</strong> alloggi protetti e una struttura<br />

sperimentale per anziani autosufficienti.<br />

Si è infine ampliata l’offerta dei centri <strong>di</strong>urni socio educativi per persone <strong>di</strong>sabili.<br />

UNITÀ DI OFFERTA SOCIALI<br />

SERVIZI PRIMA INFANZIA n.<br />

Asilo nido/Micronido 25<br />

Nido famiglia 6<br />

Centro Prima Infanzia 2<br />

MINORI/GIOVANI n.<br />

Centro Ricreativo Diurno 11<br />

Centro <strong>di</strong> Aggregazione Giovanile 3<br />

Comunità residenziale 4<br />

ANZIANI n.<br />

Alloggio protetto per anziani 1<br />

Centro Diurno 2<br />

DISABILI n.<br />

Centro Socio Educativo 5<br />

UNITÀ DI OFFERTA SOCIO-SANITARIE<br />

ANZIANI n.<br />

Residenza sanitaria assistenziale 6<br />

Centro Diurno Integrato 1<br />

DISABILI n.<br />

Residenza sanitaria <strong>di</strong>sabili 1<br />

Comunità Socio Sanitarie 5<br />

Centro Diurno Disabili 3<br />

PSICHIATRIA n.<br />

Centro Diurno 1<br />

Centro Psico Sociale 1<br />

Comunità Riabilitativa Alta Assistenza 1<br />

Comunità riabilitativa me<strong>di</strong>a assistenza 1<br />

DIPENDENZE n.<br />

Servizi Territoriali Tossico<strong>di</strong>pendenze 1<br />

Servizi residenziali e semiresidenziali 1<br />

MINORI E FAMIGLIE n.<br />

Consultorio familiare 4<br />

MALATI TERMINALI n.<br />

Hospice 1<br />

36


ALTRI SERVIZI<br />

INFANZIA E ADOLESCENZA n.<br />

Punto Gioco 1<br />

Sezione Primavera 3<br />

ANZIANI n.<br />

Casa albergo 1<br />

Centro Sociale 1<br />

FAMIGLIA/IMMIGRAZIONE/MONDIALITÀ n.<br />

Centro per le famiglie 1<br />

Struttura <strong>di</strong> accoglienza 2<br />

POVERTÀ ED ESCLUSIONE SOCIALE n.<br />

Struttura <strong>di</strong> accoglienza 6<br />

Centri <strong>di</strong> Ascolto Caritas 5<br />

Sportelli immigrati 4<br />

37


2.8 Il Terzo settore<br />

Le organizzazioni non profit del Terzo settore che si trovano nel <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Merate sono n° 182, <strong>di</strong> cui:<br />

n° 75 associazioni, n° 21 cooperative <strong>di</strong> tipo A, n° 2 cooperative <strong>di</strong> tipo B e n° 84 organizzazioni <strong>di</strong> altro<br />

tipo.<br />

Sul <strong>di</strong>stretto operano anche organizzazioni del Terzo settore con sede in altri territori, e precisamente:<br />

l’Ufficio stranieri della CGIL (Lecco), ANOLF-CISL (Lecco), la Cooperativa Sociale CRAMS (Lecco), la<br />

Cooperativa Sociale Aeris arl (Vimercate), la Cooperativa Sociale La Linea dell’Arco (Lecco), l’Associazione<br />

Les Cultures Onlus (Lecco), la Cooperativa Sociale Onlus Solaris Onlus (Triuggio) e la Cooperativa Sociale<br />

Specchio Magico Onlus (Olginate).<br />

Sud<strong>di</strong>videndo le organizzazioni in aree tematiche in base a ciò <strong>di</strong> cui si occupano e tenendo conto che<br />

alcune ricadono in più <strong>di</strong> una categoria, emerge che queste ultime sono ripartite nel seguente modo:<br />

n. 46 - immigrazione e mon<strong>di</strong>alità; n. 34 – anziani; n. 31 – <strong>di</strong>sabili; n. 24 - sanità e salute; n. 22 - infanzia e<br />

adolescenza; n. 10 – famiglia; n. 8 – adulti; n. 7 – <strong>di</strong>pendenze; n. 7 – sovvenzioni; n. 6 – giovani; n. 6 -<br />

povertà ed esclusione sociale; n. 4 - <strong>di</strong>sagio psichico; n. 3 - scuola e formazione; n. 3 - raccordo e<br />

coor<strong>di</strong>namento; n. 2 - lavoro.<br />

Le organizzazioni che si occupano dell’area immigrazione intervengono nell’assistenza scolastica ed<br />

extrascolastica ai minori migranti, nell’orientamento territoriale, normativo, abitativo e organizzando corsi<br />

<strong>di</strong> formazione per adulti migranti. Nell’area mon<strong>di</strong>alità rientrano soprattutto associazioni che realizzano<br />

progetti <strong>di</strong> cooperazione internazionali e iniziative interculturali.<br />

Le organizzazioni del Terzo settore dell’area anziani si occupano prevalentemente <strong>di</strong> attività <strong>di</strong> trasporto, <strong>di</strong><br />

telefonia sociale, <strong>di</strong> attività ricreative e <strong>di</strong> assistenza all’interno <strong>di</strong> RSA, CDI e presso il domicilio.<br />

Particolarmente ricca <strong>di</strong> iniziative è l’area della <strong>di</strong>sabilità, dove le attività svolte dalle associazioni del Terzo<br />

settore sono soprattutto legate al trasporto, all’assistenza e al sollievo per le famiglie e proposte per il<br />

tempo libero.<br />

Ci sono inoltre due cooperative <strong>di</strong> tipo B che si occupano dell’inserimento lavorativo per soggetti<br />

svantaggiati.<br />

Nell’area legata alla salute nel <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Merate sono presenti numerose sezioni <strong>di</strong> associazioni <strong>di</strong> rilievo<br />

nazionale come AVIS, AIDO, CRI, LILT e AVO. Inoltre alcune associazioni si occupano dei servizi <strong>di</strong><br />

teleassistenza e telesoccorso e <strong>di</strong> assistenza psicologica o domiciliare per malati terminali. Molte delle<br />

strutture per la prima infanzia (asili nido, microni<strong>di</strong>, ni<strong>di</strong> famiglia e centri prima infanzia) sono gestite da<br />

enti del Terzo settore, così come comunità residenziali o semi-residenziali per minori, centri ricreativi e<br />

doposcuola. Sono presenti anche associazioni culturali che organizzano attività o laboratori rivolte a<br />

bambini e ragazzi per il tempo libero.<br />

Per la famiglia in particolare ci sono due associazioni che offrono sostegno alla genitorialità e alla gestione<br />

delle problematiche familiari, anche attraverso gruppi <strong>di</strong> auto mutuo aiuto e corsi <strong>di</strong> formazione.<br />

Nell’area adulti le organizzazioni si occupano prevalentemente <strong>di</strong>: accoglienza e sostegno alle donne<br />

vittime <strong>di</strong> violenza e maltrattamento, attività <strong>di</strong> ascolto tramite telefonia e sportelli, supporto per il<br />

sod<strong>di</strong>sfacimento dei bisogni primari.<br />

Le organizzazioni che si occupano dell’area delle <strong>di</strong>pendenze sono associazioni o club prevalentemente per<br />

alcolisti e loro familiari, ad eccezione <strong>di</strong> una cooperativa <strong>di</strong> tipo B che si occupa dell’inserimento lavorativo.<br />

L’elenco delle organizzazioni del terzo settore attive nel <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Merate (allegato 2), costituisce una<br />

prima banca dati utile per in<strong>di</strong>viduare possibili interlocutori con i quali costruire un nuovo sistema <strong>di</strong><br />

welfare nell’ottica <strong>di</strong> una maggiore corresponsabilità per il benessere della comunità.<br />

38


L’Ufficio <strong>di</strong> <strong>Piano</strong> ha il compito <strong>di</strong> attivare reti in grado <strong>di</strong> connettere e ricomporre le conoscenze, le azioni e<br />

le risorse, al fine <strong>di</strong> sperimentare politiche sostenibili ed eque, capaci <strong>di</strong> rispondere in modo adeguato ai<br />

bisogni emergenti e complessi.<br />

Per questo è necessario nel triennio approfon<strong>di</strong>re la conoscenza delle organizzazioni del Terzo settore<br />

presenti nel <strong>di</strong>stretto, valorizzarle e connetterle alla programmazione territoriale.<br />

Si tratta <strong>di</strong> un lavoro da portare avanti con i tecnici del Terzo settore che parteciperanno all’attività<br />

dell’Ufficio <strong>di</strong> <strong>Piano</strong>.<br />

Organizzazioni Terzo settore del <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Merate sud<strong>di</strong>vise per aree d’intervento<br />

39


Parte terza<br />

La valutazione del <strong>Piano</strong> <strong>di</strong> <strong>Zona</strong> 2009-2011<br />

A partire dalla fine <strong>di</strong> settembre 2011, l’Ufficio <strong>di</strong> <strong>Piano</strong> ha promosso un percorso <strong>di</strong> valutazione del <strong>Piano</strong><br />

<strong>di</strong> <strong>Zona</strong> 2009-2011 secondo queste <strong>di</strong>rettrici:<br />

1. gestire la valutazione assicurando il coinvolgimento <strong>di</strong> tutti gli attori;<br />

2. valutare in momenti <strong>di</strong>stinti la governance dagli interventi;<br />

3. entrare nel merito delle nuove linee <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzo regionali;<br />

4. utilizzare i dati della spesa sociale in funzione programmatoria.<br />

Per la valutazione, l’Ufficio <strong>di</strong> <strong>Piano</strong> ha promosso incontri con i Tavoli tematici ed il Tavolo <strong>di</strong> progettazione<br />

e consultazione del Terzo settore.<br />

Tali incontri sono stati preparati dagli operatori dell’Ufficio <strong>di</strong> <strong>Piano</strong> me<strong>di</strong>ante lavori <strong>di</strong> sintesi del sistema <strong>di</strong><br />

governance, delle linee <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzo regionali sulla programmazione locale del prossimo <strong>Piano</strong> <strong>di</strong> <strong>Zona</strong> e delle<br />

attività svolte nel triennio per ogni area tematica.<br />

3.1 La valutazione del sistema <strong>di</strong> governance<br />

Sulla valutazione del sistema <strong>di</strong> governance sono stati fatti due incontri in plenaria con tutti i componenti<br />

dei Tavoli tematici e incontri con il Tavolo <strong>di</strong> progettazione.<br />

Retesalute ha svolto il ruolo <strong>di</strong> Ente capofila del <strong>Piano</strong> <strong>di</strong> <strong>Zona</strong> nel triennio 2009-2011 e in quello<br />

precedente, attraverso la struttura tecnico-amministrativa dell’Ufficio <strong>di</strong> <strong>Piano</strong>.<br />

In questo ultimo triennio, Retesalute ha operato nella <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguere la funzione <strong>di</strong> Ente capofila<br />

da quella <strong>di</strong> Ente strumentale dei Comuni, separando il compito <strong>di</strong> supporto alla programmazione, da<br />

quello <strong>di</strong> gestore dei servizi sociali.<br />

Lo schiacciamento iniziale dei due ruoli è stato gradualmente affrontato attraverso tre scelte principali:<br />

l’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> personale de<strong>di</strong>cato per l’attività dell’Ufficio <strong>di</strong> <strong>Piano</strong>;<br />

la definizione dei costi relativi alla funzione <strong>di</strong> Ente capofila;<br />

la <strong>di</strong>stinzione del Coor<strong>di</strong>natore dell’Ufficio <strong>di</strong> <strong>Piano</strong> dal Direttore dell’Azienda.<br />

Agli incontri quin<strong>di</strong>cinali dell’Esecutivo <strong>di</strong>strettuale ha partecipato stabilmente l’Ufficio <strong>di</strong> <strong>Piano</strong>.<br />

La Conferenza degli Assistenti Sociali del <strong>di</strong>stretto, convocata con regolarità nel triennio, ha supportato<br />

l’ufficio <strong>di</strong> piano nella stesura <strong>di</strong> ban<strong>di</strong>, regolamenti e altri interventi <strong>di</strong> natura tecnica, esprimendo il parere<br />

tecnico specifico dei servizi alla persona.<br />

La costituzione del tavolo <strong>di</strong> progettazione e dei tavoli tematici è stata <strong>di</strong>fficoltosa per la nomina dei<br />

coor<strong>di</strong>natori, dei componenti, per il cambio politico con le amministrative.<br />

L’avvio dei lavori è avvenuto a fine 2010: le convocazioni sono state continuative solo nel 2011.<br />

I tavoli tematici non sono stati rinnovati rispetto al triennio precedente: sono entrati alcuni nuovi<br />

amministratori e poche sono state le richieste <strong>di</strong> partecipazione da parte <strong>di</strong> nuove realtà territoriali.<br />

I soggetti coinvolti nei tavoli tematici sono stati: 20 amministratori, 30 operatori sociali, 31 soggetti del<br />

terzo settore, 8 del sindacato.<br />

La partecipazione dei componenti è stata <strong>di</strong>versificata: alcuni non hanno mai partecipato, pochi hanno<br />

garantito la continuità, altri hanno avuto una presenza altalenante.<br />

40


Per l’eterogeneità dei soggetti si è verificata la concreta <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare l’orario per gli incontri.<br />

Sono stati inoltre attivati tre coor<strong>di</strong>namenti:<br />

- dei servizi per la prima infanzia (argomenti trattati: piano ni<strong>di</strong> <strong>di</strong>strettuale, accre<strong>di</strong>tamento delle unità<br />

d’offerta);<br />

- dei progetti quadro giovani e immigrati (argomenti trattati: interventi territoriali <strong>di</strong> carattere preventivo,<br />

<strong>di</strong> accoglienza e <strong>di</strong> integrazione sociale);<br />

- dei servizi per la <strong>di</strong>sabilità (argomenti trattati: programmazione centri <strong>di</strong>urni, raccor<strong>di</strong> ed integrazione tra<br />

servizi).<br />

I coor<strong>di</strong>namenti hanno avuto maggiori risultati in termini <strong>di</strong> analisi dei bisogni/risorse, elaborazione <strong>di</strong><br />

proposte e sviluppo <strong>di</strong> connessioni, favoriti da un oggetto <strong>di</strong> lavoro circoscritto e definito.<br />

Invece i tavoli tematici sono stati per lo più veicoli <strong>di</strong> informazione, luoghi <strong>di</strong> consultazione e meno <strong>di</strong><br />

elaborazione progettuale, <strong>di</strong> creazione e sviluppo <strong>di</strong> nuove reti.<br />

La valutazione della governace dell’attuale <strong>Piano</strong> <strong>di</strong> <strong>Zona</strong> ha messo in luce: la non chiarezza dei ruoli e dei<br />

compiti ai vari livelli, il rapporto tra il livello politico e il livello tecnico, la rappresentatività, l’incongruenza<br />

tra finalità dei tavoli e composizione degli stessi, la <strong>di</strong>visione tra le aree tematiche e la mancata visione<br />

d’insieme.<br />

In sintesi dalla valutazione sono emerse le seguenti criticità:<br />

rapporto fra livello politico e livello tecnico-operativo: circolarità dell’informazione, decisionalità;<br />

programmazione a “budget zero”: definizione <strong>di</strong> priorità e prontezza nello sviluppare progetti;<br />

partecipazione del Terzo settore: aumentare l’ottica <strong>di</strong> rete, superare il frazionamento;<br />

debolezze dell’attuale governance: partecipazione, rappresentatività, chiarezza dei ruoli,<br />

sovrapposizione dei partecipanti;<br />

integrazione fra le aree tematiche: mantenere una visione <strong>di</strong> insieme.<br />

La partecipazione del Terzo settore alla programmazione locale del Distretto <strong>di</strong> Merate era prevista nei<br />

Tavoli tematici d’area e nel Tavolo <strong>di</strong> consultazione e progettazione del terzo settore e degli enti territoriali.<br />

La partecipazione ai tavoli tematici non era regolamentata, mentre al tavolo <strong>di</strong> consultazione e<br />

progettazione ne facevano parte un rappresentante della cooperazione sociale (in<strong>di</strong>viduato dal Consorzio<br />

Consolida) e un rappresentante delle associazioni <strong>di</strong> volontariato (nominato dal So.Le.Vol).<br />

Si rende necessario regolamentare i processi partecipativi con i soggetti del Terzo settore senza confondere<br />

i <strong>di</strong>versi livelli, separando cioè la funzione <strong>di</strong> rappresentanza (politica), da quella <strong>di</strong> competenza (tecnica e <strong>di</strong><br />

advocacy), da quella operativa e gestionale.<br />

In modo unanime viene richiesto <strong>di</strong> semplificare il sistema <strong>di</strong> governance e <strong>di</strong> renderlo più efficace<br />

attraverso la costruzione della rappresentanza delle varie componenti, l’allargamento dell’Ufficio <strong>di</strong> <strong>Piano</strong> e<br />

il lavorare per progetti.<br />

3.2 La valutazione degli interventi<br />

Sulla valutazione degli interventi attuati ci si è posti le seguenti domande in relazione ai contenuti delle<br />

politiche messe in atto per ogni area tematica, tenendo conto degli elementi <strong>di</strong> contesto - bisogni, obiettivi<br />

e risorse messe in campo.<br />

1. Cosa e quanto è stato fatto: le azioni <strong>di</strong> area rispetto alla promozione del benessere della citta<strong>di</strong>nanza.<br />

2. Come è stato fatto: qualità delle azioni, modalità <strong>di</strong> attuazione, risultati raggiunti.<br />

3. Che cosa ha generato: cambiamenti, utilità, benefici sulla popolazione target.<br />

41


Area anziani<br />

Nel triennio si è lavorato prevalentemente per i titoli sociali (buoni e voucher), il Servizio Assistenza<br />

Domiciliare (SAD), il Centro per l’Assistenza Domiciliare (CeAD).<br />

Sono state sviluppate le seguenti collaborazioni: con l’ASL (Punto Unico <strong>di</strong> Accesso, Centro per l’Assistenza<br />

Domiciliare), con la Croce Bianca (teleassistenza), con la Cooperativa sociale L’Arcobaleno (centro <strong>di</strong>urno<br />

integrato), con la Casa <strong>di</strong> riposo <strong>di</strong> Monticello B.za (formazione badanti), con l’Associazione Lavoro over40<br />

(formazione assistenti familiari) e con la Provincia <strong>di</strong> Lecco (registro assistenti familiari).<br />

Inoltre sono stati messi in campo fon<strong>di</strong> aggiuntivi, derivati dall’ASL, per l’assistenza tutelare e sul Decreto LR<br />

n. 7211 del 02/08/2011 sul sostegno alla domiciliarità.<br />

Cosa e quanto è stato fatto:<br />

- teleassistenza: criteri uniformi per la compartecipazione dell’utenza;<br />

- buono sociale anziani e assistenti familiari;<br />

- qualificazione assistenti familiari (corso <strong>di</strong> formazione e tutoring);<br />

- voucher sociale per Pronto Intervento e Sollievo residenziale;<br />

- voucher sociale <strong>di</strong> assistenza tutelare integrata con ASL;<br />

- voucher sociale per favorire l’accesso ai Centri Diurni Integrati;<br />

- ri-definizione e potenziamento SAD.<br />

Punti <strong>di</strong> forza e criticità:<br />

• Area supporto alla domiciliarità:<br />

- l’incidenza degli anziani fruitori del SAD rimane invariata (circa 1,5%);<br />

- permane il problema dei trasporti, non in rete e per la carenza <strong>di</strong> volontari.<br />

• Area integrazione socio-sanitaria:<br />

- il CeAD è considerato un valore aggiunto ed il decreto 7211 è visto come una opportunità per<br />

attivare interventi integrati in risposta a bisogni complessi;<br />

- il progetto sperimentale <strong>di</strong> tutoring domiciliare per le famiglie che assistono persone affette da<br />

demenze è stato valutato rispondente ad un bisogno scoperto.<br />

• Area accesso ai servizi:<br />

- gli interventi attivati intercettano solo una parte degli utenti;<br />

- permane una carenza informativa alle famiglie.<br />

Area <strong>di</strong>sabili<br />

Nel triennio si è lavorato prevalentemente per i titoli sociali (buoni e voucher), Assistenza Educativa<br />

Scolastica.<br />

Sono state sviluppate le seguenti collaborazioni: con l’Ufficio Scolastico Territoriale e la Provincia<br />

(assistenza educativa scolastica), con i centri <strong>di</strong>urni (CDD e CSE) e le Comunità Alloggio, con l’ASL<br />

(Organismo <strong>di</strong> Coor<strong>di</strong>namento NPI), con l’Agaph <strong>di</strong> Cernusco L. (attività motorie) e con la cooperativa<br />

sociale Casa Amica <strong>di</strong> Merate.<br />

Inoltre sono stati utilizzati fon<strong>di</strong> aggiuntivi della Provincia per il trasporto dei <strong>di</strong>sabili alle scuole superiori e<br />

risorse derivanti dall’Ufficio Scolastico Territoriale per la supervisione dei pedagogisti.<br />

Cosa e quanto è stato fatto:<br />

- supporto ai genitori <strong>di</strong> bambini <strong>di</strong>sabili in età prescolare (consultori familiari);<br />

- iniziative formative sull’autismo e sostegno alle famiglie (coop. soc. Paso);<br />

42


- supporto ai genitori dei bambini <strong>di</strong>sabili piccoli, favorendo l’accesso ai servizi prima infanzia e<br />

messa a <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> spazi <strong>di</strong> accoglienza;<br />

- sportello informa<strong>di</strong>sabili: fino a giugno 2010 sostenuto dai Comuni e poi inserito nel Punto Unico <strong>di</strong><br />

Accesso con l’ufficio <strong>di</strong> protezione giuri<strong>di</strong>ca (Amministrazione <strong>di</strong> sostegno);<br />

- raccordo provinciale Assistenza Educativa Scolastica (adozione <strong>di</strong> strumenti uniformi per il raccordo<br />

Scuola – Comuni e per l’impostazione del servizio);<br />

- supporto pedagogico a Comuni e Scuole per l’AES;<br />

- buono sociale <strong>di</strong>sabili gravi;<br />

- attività <strong>di</strong> educazione all’acqua (Agaph) e buono sociale attività motorie;<br />

- voucher sociale inserimenti temporanei in Comunità Alloggio (sollievo e pronto intervento);<br />

- articolazione dei centri <strong>di</strong>urni (CSE e SFA).<br />

Punti <strong>di</strong> forza e criticità:<br />

• Area sostegno alla genitorialità:<br />

- implementare il raccordo con l’ASL (consultori familiari) e NPI (progetti innovativi);<br />

- scarso utilizzo dell’ADM per il sostegno educativo ai bambini <strong>di</strong>sabili.<br />

• Area integrazione scolastica:<br />

- il lavoro sulla qualificazione dell’AES viene valutato positivamente;<br />

- si ritiene opportuno perseguire l’obbiettivo <strong>di</strong> decentrare sul territorio la formazione rivolta ai gravi<br />

dopo la scuola secondaria <strong>di</strong> primo grado;<br />

- il CSE piccoli è un servizio da mantenere collegato alla scuola, anche se verrà trasformato in CDD.<br />

• Area supporto alla domiciliarità:<br />

- il decreto 7211 è visto come una opportunità per attivare interventi integrati in risposta a bisogni<br />

complessi;<br />

- permane il problema dei trasporti, non in rete.<br />

Area adulti<br />

Nel triennio si è lavorato prevalentemente per l’<strong>Accordo</strong> Provinciale per le politiche sociali, la gestione a<br />

livello provinciale del Fondo Sociale Psichiatria (Dipartimento Salute Mentale) e della rete antiviolenza<br />

donne.<br />

Sono state sviluppate le seguenti collaborazioni: con il Terzo settore (accoglienza povertà e immigrazione,<br />

housing sociale) e con l’ASL (inclusione sociale: penale adulti).<br />

Inoltre sono stati utilizzati fon<strong>di</strong> aggiuntivi derivanti da risorse dell’<strong>Accordo</strong> Provinciale (enti aderenti, Sprar,<br />

Comune <strong>di</strong> Lecco,…) e i finanziamenti sull’inclusione sociale.<br />

Cosa e quanto è stato fatto:<br />

- interventi comunali <strong>di</strong> sostegno affitto e pagamento utenze (bonus);<br />

- prima accoglienza senza fissa <strong>di</strong>mora/adulti in <strong>di</strong>fficoltà e seconda accoglienza;<br />

- residenzialità leggera per persone psichiatriche (regolamento);<br />

- interventi fondo sociale psichiatria (economici, tirocini lavorativi, assistenza domiciliare, pronto<br />

intervento);<br />

- contrasto della violenza sulle donne (protocollo rete antiviolenza);<br />

- interventi lavorativi a favore delle Fasce Deboli (Provincia);<br />

- sviluppo progetto inclusione sociale area penale adulti.<br />

I bisogni emergenti e prioritari:<br />

- <strong>di</strong>fficoltà economiche e lavorative;<br />

- problema abitativo (sfratti, <strong>di</strong>fficoltà a reperire alloggi in affitto).<br />

43


Area minori e famiglia<br />

Nel triennio si è lavorato prevalentemente per l’area prima infanzia (<strong>Piano</strong> ni<strong>di</strong>, accre<strong>di</strong>tamento,<br />

coor<strong>di</strong>namento), l’affido familiare (gruppo tecnico, buono affido), il servizio tutela e linee guida ADM/AES, i<br />

progetti quadro giovani e immigrati.<br />

Sono state sviluppate le seguenti collaborazioni: con i servizi prima infanzia, con il terzo settore (progetti<br />

quadro e prevenzione), con le scuole (progetti quadro), con l’ASL (prevenzione e prossimità, penale<br />

minorile) e con i servizi specialistici.<br />

Inoltre sono stati messi in campo fon<strong>di</strong> aggiuntivi derivanti da: piano ni<strong>di</strong>, conciliazione, legge 23/99,<br />

fondazione Cariplo, fondo inclusione sociale, fon<strong>di</strong> europei.<br />

Cosa e quanto è stato fatto:<br />

- accre<strong>di</strong>tamento servizi prima infanzia;<br />

- piano ni<strong>di</strong> <strong>di</strong>strettuale;<br />

- consolidamento dell’ADM me<strong>di</strong>ante definizione del piano in<strong>di</strong>vidualizzato (linee guida);<br />

- mappatura delle iniziative e servizi per i giovani (Progetto SSing - Sistema territoriale per lo Sviluppo<br />

dell’Iniziativa Giovanile);<br />

- potenziamento e <strong>di</strong>ffusione degli interventi psico-educativi nelle scuole (Progetti quadro giovani e<br />

immigrati e sportello psicologico Olgiate M./Calco);<br />

- continuazione degli interventi a carattere preventivo (Tatanka);<br />

- promozione affido familiare con il nuovo Servizio Affi<strong>di</strong> provinciale;<br />

- buono sociale affido familiare;<br />

- consolidamento Servizio tutela minori;<br />

- servizi inter<strong>di</strong>strettuali <strong>di</strong> pronto intervento e per minori stranieri non accompagnati;<br />

- integrazione fra Servizio tutela minori e altri interventi e servizi specialistici;<br />

- stesura protocollo per la presa in carico integrata dell’adolescente con problemi <strong>di</strong> tipo psichico;<br />

- progetto penale minorile;<br />

- buono sociale famiglie numerose;<br />

- progetto <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione culturale;<br />

- interventi <strong>di</strong> supporto alla maternità per donne straniere;<br />

- sviluppo progetto provinciale “Mi fido <strong>di</strong> te in tutte le lingue del mondo”.<br />

- servizio terra <strong>di</strong> mezzo (comunità leggera).<br />

I bisogni emergenti e prioritari:<br />

- ri<strong>di</strong>segnare l’offerta dei servizi a favore degli adolescenti;<br />

- favorire collaborazioni efficaci tra le realtà della rete giovanile (aggregazione e protagonismo);<br />

- consolidamento <strong>di</strong> alcuni servizi o progettualità: me<strong>di</strong>azione culturale, servizi interme<strong>di</strong> <strong>di</strong>urni<br />

(comunità leggere), servizio affi<strong>di</strong>.<br />

44


Parte quarta<br />

L’assetto <strong>di</strong> governance<br />

4.1 Gli organismi politici: l’Assemblea <strong>Distrettuale</strong> dei Sindaci e l’Esecutivo <strong>Distrettuale</strong><br />

I Comuni, in relazione alle competenze esclusive in materia sociale, attraverso l’Assemblea <strong>Distrettuale</strong> dei<br />

Sindaci formulano le linee <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzo e <strong>di</strong> programmazione dei servizi socio-assistenziali e socio-sanitari ed<br />

esprimono il proprio parere sulla finalizzazione e sulla <strong>di</strong>stribuzione territoriale delle risorse finanziarie.<br />

L’Assemblea <strong>Distrettuale</strong> dei Sindaci rappresenta il luogo stabile della decisionalità politica ed è pertanto<br />

chiamata a:<br />

elaborare le politiche sociali e sociosanitarie <strong>di</strong>strettuali;<br />

approvare il <strong>Piano</strong> <strong>di</strong> <strong>Zona</strong> e i suoi eventuali aggiornamenti;<br />

verificare annualmente lo stato <strong>di</strong> raggiungimento degli obiettivi;<br />

approvare i piani economico-finanziari ed i dati relativi alla ren<strong>di</strong>contazione ai fini dell’assolvimento<br />

dei debiti informativi.<br />

Il ruolo <strong>di</strong> organismo politico del <strong>Piano</strong> <strong>di</strong> <strong>Zona</strong> attribuito all’Assemblea <strong>Distrettuale</strong> dei Sindaci è<br />

ulteriormente sottolineato dalla necessità che esso sia <strong>di</strong>stinto dall’assemblea dell’ente incaricato della<br />

gestione dei servizi, pur con funzioni <strong>di</strong> capofila dell’<strong>Accordo</strong> <strong>di</strong> <strong>Programma</strong> del <strong>Piano</strong> <strong>di</strong> <strong>Zona</strong>.<br />

Inoltre, l’Assemblea <strong>Distrettuale</strong> dei Sindaci ratifica i componenti dell’Ufficio <strong>di</strong> <strong>Piano</strong>, i rappresentanti del<br />

Terzo settore che, nominati dall’assemblea locale del Terzo settore, partecipano (senza <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> voto)<br />

all’Assemblea <strong>Distrettuale</strong>.<br />

L’Assemblea è composta dai ventisei Sindaci (o loro delegati) dei Comuni dell’Ambito <strong>Distrettuale</strong> <strong>di</strong><br />

Merate.<br />

Il funzionamento dell’Assemblea è regolato dalla L.R. 31/97 e dal proprio regolamento.<br />

L’Assemblea è integrata dai rappresentanti dei seguenti soggetti:<br />

• RETESALUTE – Ente Capofila;<br />

• componenti del meratese nel Consiglio <strong>di</strong> Rappresentanza dei Sindaci;<br />

• Provincia <strong>di</strong> Lecco;<br />

• ASL della Provincia <strong>di</strong> Lecco;<br />

• Terzo settore.<br />

Questi soggetti svolgeranno un ruolo propositivo e <strong>di</strong> consulenza, a supporto del processo decisionale<br />

proprio dell’Assemblea <strong>Distrettuale</strong> dei Sindaci.<br />

L’Esecutivo <strong>di</strong>strettuale è il tavolo politico ristretto dell’Assemblea <strong>Distrettuale</strong> dei Sindaci con funzioni<br />

consultive <strong>di</strong> istruttoria.<br />

L’Esecutivo è costituito dai seguenti componenti eletti dall’Assemblea:<br />

• Presidente dell’Assemblea <strong>Distrettuale</strong>;<br />

• Vice Presidente dell’Assemblea <strong>Distrettuale</strong>;<br />

• due componenti in rappresentanza dell’area del casatese e meratese.<br />

In particolare spettano all’Esecutivo le seguenti competenze:<br />

- pre<strong>di</strong>sporre gli atti istruttori per le riunioni dell’Assemblea <strong>Distrettuale</strong>;<br />

- fornire all’Ente Capofila e all’Ufficio <strong>di</strong> <strong>Piano</strong> gli in<strong>di</strong>rizzi programmatori e verificare la loro attuazione;<br />

45


- interfacciare l’attività dell’Assemblea <strong>Distrettuale</strong> dei Sindaci con quella del Consiglio <strong>di</strong> Rappresentanza<br />

dei Sindaci provinciale.<br />

L’Esecutivo <strong>di</strong>strettuale è integrato dal Coor<strong>di</strong>natore dell’Ufficio <strong>di</strong> <strong>Piano</strong> e dai rappresentanti dell’ambito<br />

<strong>di</strong>strettuale al Consiglio <strong>di</strong> Rappresentanza provinciale.<br />

All’Esecutivo possono essere invitati a partecipare, sulla base degli argomenti trattati, ad esempio i<br />

rappresentanti dell’Amministrazione Provinciale, dell’ASL, dell’Azienda Ospedaliera e del Terzo settore.<br />

4.2 L’Ente capofila: l’Azienda Speciale Retesalute<br />

Compete inoltre all’Assemblea <strong>Distrettuale</strong> dei Sindaci in<strong>di</strong>viduare l’Ente capofila dell’<strong>Accordo</strong> <strong>di</strong><br />

<strong>Programma</strong> per la realizzazione del <strong>Piano</strong> <strong>di</strong> <strong>Zona</strong>, con funzioni <strong>di</strong>:<br />

coor<strong>di</strong>namento dei soggetti firmatari ed aderenti;<br />

supporto alla programmazione;<br />

implementazione della progettazione;<br />

amministrazione delle risorse.<br />

L’Assemblea <strong>Distrettuale</strong> dei Sindaci, al fine della conclusione e dell’attuazione dell’<strong>Accordo</strong> <strong>di</strong> <strong>Programma</strong>,<br />

secondo quanto previsto al c. 9 dell’art. 18 della Legge Regionale 3/2008, designa l'Azienda Speciale<br />

RETESALUTE come Ente capofila per il triennio 2012-2014.<br />

RETESALUTE, in relazione al ruolo <strong>di</strong> capofila a cui è designato, svolge la funzione <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento dei<br />

soggetti firmatari e aderenti all’<strong>Accordo</strong> <strong>di</strong> <strong>Programma</strong> e risponde alla collegialità degli stessi.<br />

L’Azienda Speciale RETESALUTE, rappresentata dal Presidente del Consiglio <strong>di</strong> Amministrazione o dal suo<br />

delegato, ha l’attribuzione <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare, <strong>di</strong> concerto con l’Esecutivo <strong>Distrettuale</strong>, le azioni per l’attuazione<br />

del <strong>Piano</strong> <strong>di</strong> <strong>Zona</strong>.<br />

Il capofila RETESALUTE, me<strong>di</strong>ante la propria organizzazione, assicura la funzione <strong>di</strong> supporto alla<br />

programmazione <strong>di</strong> competenza degli organismi politici <strong>di</strong>strettuali.<br />

A tale scopo assicura:<br />

• il funzionamento dell’Ufficio <strong>di</strong> <strong>Piano</strong>;<br />

• la partecipazione dei componenti dell’Ufficio <strong>di</strong> <strong>Piano</strong> agli organismi ed ai gruppi <strong>di</strong> lavoro<br />

inter<strong>di</strong>strettuali (Ufficio dei Piani, Gruppo tecnico della formazione provinciale, Organismo <strong>di</strong><br />

Coor<strong>di</strong>namento <strong>di</strong> Salute Mentale, Organismo <strong>di</strong> Coor<strong>di</strong>namento Neuropsichiatria Infanzia e<br />

Adolescenza, etc.);<br />

• il raccordo e la collaborazione con i <strong>di</strong>versi soggetti istituzionali in relazione alle competenze <strong>di</strong><br />

ciascuno (Provincia <strong>di</strong> Lecco, ASL, Azienda Ospedaliera, Terzo settore, etc.).<br />

Il capofila RETESALUTE:<br />

- mette a <strong>di</strong>sposizione la propria organizzazione e struttura per l’attività dell’Assemblea <strong>Distrettuale</strong>, per<br />

l’attività dell’Esecutivo <strong>di</strong>strettuale, per quella del tavolo del Terzo settore, per l’attività dei gruppi <strong>di</strong><br />

progetto che potrebbero essere organizzati nel corso del triennio;<br />

- gestisce ed amministra le risorse finanziarie assegnate dall’Assemblea <strong>Distrettuale</strong> secondo le<br />

destinazioni ed i criteri forniti dalla stessa o dall’Esecutivo <strong>Distrettuale</strong>;<br />

- rende conto della gestione delle risorse finanziarie, in relazione alle richieste e alla tempificazione degli<br />

organismi politici <strong>di</strong>strettuali e dell’ASL della provincia <strong>di</strong> Lecco;<br />

- provvede a fornire i dati e le informazioni necessarie alla programmazione al fine anche degli<br />

adempimenti relativi al debito informativo e secondo le competenze dell’Assemblea <strong>Distrettuale</strong>;<br />

- provvede al coor<strong>di</strong>namento e al raccordo delle unità d’offerta le quali, per la realizzazione dei servizi,<br />

utilizzano fon<strong>di</strong> <strong>di</strong>strettuali (CSE, CDD, Comunità alloggio, Servizi per la prima infanzia, etc.);<br />

46


- provvede alla gestione <strong>di</strong> interventi approvati dall’Assemblea <strong>Distrettuale</strong>/Esecutivo e che hanno<br />

valenza <strong>di</strong>strettuale (titoli sociali, etc.);<br />

- partecipa al collegio <strong>di</strong> vigilanza sull’esecuzione dell’accordo <strong>di</strong> programma costituito ai sensi del 7°<br />

comma dell’ art. 34 del TUEL;<br />

- pre<strong>di</strong>spone gli atti amministrativi per l’attuazione degli adempimenti previsti dal <strong>Piano</strong> <strong>di</strong> <strong>Zona</strong>.<br />

4.3 Il supporto alla programmazione: l’Ufficio <strong>di</strong> <strong>Piano</strong><br />

L’Ufficio <strong>di</strong> <strong>Piano</strong> è l’organismo tecnico-esecutivo dell’Ente capofila per l’attuazione del <strong>Piano</strong> <strong>di</strong> <strong>Zona</strong>.<br />

La funzione dell’Ufficio <strong>di</strong> <strong>Piano</strong> è quella <strong>di</strong> favorire una lettura con<strong>di</strong>visa delle problematiche sociali e <strong>di</strong><br />

rafforzare il capitale sociale del territorio: creare integrazione tra i <strong>di</strong>versi attori ed aggregare le decisioni.<br />

La con<strong>di</strong>zione fondamentale è creare fiducia tra le parti, per un welfare sociale che va nella <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong><br />

“mettere insieme”.<br />

L’Ufficio <strong>di</strong> <strong>Piano</strong> lavora alla costruzione <strong>di</strong> un consenso reale: patto sostanziale tra i <strong>di</strong>versi attori in campo.<br />

Si tratta <strong>di</strong> un lavoro <strong>di</strong> connessione, <strong>di</strong> tessitura, <strong>di</strong> integrazione che è il cuore del lavoro sociale; un’attività<br />

prima <strong>di</strong> tutto relazionale:<br />

• ricercare, leggere, elaborare conoscenze;<br />

• mettere a <strong>di</strong>sposizione/far circolare informazioni;<br />

• favorire la possibilità tra i soggetti istituzionali e non, <strong>di</strong> conoscere meglio le tematiche sociali, costruire<br />

alleanze ed integrare le risorse.<br />

Garantisce il supporto alla programmazione, alla pianificazione, alla valutazione e al coor<strong>di</strong>namento degli<br />

interventi, alla costruzione e gestione del budget, all’amministrazione delle risorse, all’istruttoria degli atti<br />

<strong>di</strong> esecuzione.<br />

L’Ufficio <strong>di</strong> <strong>Piano</strong> risponde inoltre nei confronti dell’Assemblea dei Sindaci, dell’ASL e della Regione, della<br />

correttezza, atten<strong>di</strong>bilità e puntualità degli adempimenti previsti rispetto ai debiti informativi regionali.<br />

L’Ufficio <strong>di</strong> <strong>Piano</strong> ha sede presso l’Ente capofila ed ha una struttura operativa in<strong>di</strong>cativamente così definita:<br />

- un operatore tecnico col ruolo <strong>di</strong> Coor<strong>di</strong>natore dell’Ufficio <strong>di</strong> <strong>Piano</strong>;<br />

- un operatore tecnico dell’Ente capofila Retesalute;<br />

- un operatore amministrativo.<br />

L’articolazione dell’Ufficio <strong>di</strong> <strong>Piano</strong> è soggetta alla determinazione del budget, definito annualmente<br />

dall’Assemblea <strong>Distrettuale</strong>, garantendo comunque le funzioni del Coor<strong>di</strong>natore.<br />

L’Ufficio <strong>di</strong> <strong>Piano</strong> è composto, oltre che dalle figure sopra nominate, anche da:<br />

- operatore dell’Ufficio ban<strong>di</strong> e progetti <strong>di</strong> Retesalute;<br />

- responsabile dell’Area sociale <strong>di</strong> Retesalute;<br />

- coor<strong>di</strong>natore degli Assistenti Sociali dei Comuni dell’Ambito <strong>di</strong>strettuale;<br />

- coor<strong>di</strong>natore socio-sanitario <strong>di</strong>strettuale dell’ASL;<br />

- rappresentanti tecnici designati dal Terzo settore.<br />

L’Ufficio <strong>di</strong> <strong>Piano</strong> allargato si riunisce regolarmente a cadenza bimestrale (almeno sei volte l’anno), e in<br />

aggiunta su richiesta del Coor<strong>di</strong>natore dell’Ufficio <strong>di</strong> <strong>Piano</strong> o <strong>di</strong> uno dei componenti, dandone<br />

comunicazione al Presidente dell’Assemblea <strong>Distrettuale</strong>.<br />

47


L’Ufficio <strong>di</strong> <strong>Piano</strong> si interfaccia prioritariamente con il Presidente dell’Assemblea <strong>Distrettuale</strong> e con<br />

l’Esecutivo, per la pre<strong>di</strong>sposizione degli atti istruttori da sottoporre all’Assemblea <strong>Distrettuale</strong> e per<br />

l’attuazione degli in<strong>di</strong>rizzi programmatori.<br />

4.4 La partecipazione del Terzo settore<br />

Nelle linee <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzo per la programmazione locale 2012-2014, viene in<strong>di</strong>cato come rilevante la<br />

regolamentazione delle <strong>di</strong>verse forme <strong>di</strong> collaborazione con i soggetti del Terzo settore, all’interno<br />

dell’<strong>Accordo</strong> <strong>di</strong> <strong>Programma</strong> del <strong>Piano</strong> <strong>di</strong> <strong>Zona</strong>.<br />

Le possibili collaborazioni possono riguardare la coprogettazione, la sperimentazione <strong>di</strong> nuovi servizi,<br />

prevedendo anche la partecipazione economica <strong>di</strong> tali soggetti e la sperimentazione <strong>di</strong> nuove modalità<br />

gestionali.<br />

In merito al ruolo del Terzo settore, la legge n. 328/2000 e poi la normativa regionale hanno sancito,<br />

secondo il principio della sussi<strong>di</strong>arietà, che i soggetti del Terzo settore concorrono alla programmazione,<br />

alla progettazione e alla realizzazione della rete delle unità d’offerta sociale e socio-sanitaria.<br />

Il tavolo <strong>di</strong> consultazione del Terzo settore a livello provinciale, coor<strong>di</strong>nato dall’ASL, ha costruito e con<strong>di</strong>viso<br />

il documento in merito al ruolo e alla partecipazione del Terzo settore nella programmazione locale<br />

(allegato 1), approvato dal Consiglio <strong>di</strong> Rappresentanza dei Sindaci e in seguito ratificato dall’Assemblea<br />

<strong>Distrettuale</strong>, rimandando per la definizione dei criteri della rappresentanza ad un documento aggiuntivo.<br />

Tale documento che si allega al <strong>Piano</strong> <strong>di</strong> <strong>Zona</strong>, prevede una rappresentanza del Terzo settore a livello<br />

istituzionale (partecipazione all’Assemblea <strong>Distrettuale</strong>) e una rappresentanza a livello tecnico<br />

(partecipazione all’Ufficio <strong>di</strong> <strong>Piano</strong>).<br />

4.5 Il Coor<strong>di</strong>namento dei servizi sociali territoriali<br />

Per il triennio 2012-2014, si prevede <strong>di</strong> consolidare lo spazio <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento perché porti un contributo<br />

tecnico professionale al processo programmatorio, valorizzando le competenze degli Assistenti Sociali.<br />

I servizi sociali territoriali rappresentano i sensori del bisogno sociale e socio-sanitario espresso dai citta<strong>di</strong>ni<br />

e come tali verificano la coerenza o meno del sistema <strong>di</strong> offerta dei servizi e degli interventi.<br />

Il Coor<strong>di</strong>namento dei servizi sociali territoriali esprime al proprio interno un coor<strong>di</strong>natore Assistente Sociale<br />

(anche a rotazione annuale) che partecipa all’attività dell’Ufficio <strong>di</strong> <strong>Piano</strong>, come in<strong>di</strong>cato al precedente<br />

punto 4.3.<br />

Spetta al coor<strong>di</strong>natore Assistente Sociale convocare gli incontri (in<strong>di</strong>cativamente a cadenza bimestrale),<br />

sulla base <strong>di</strong> un programma <strong>di</strong> lavoro con<strong>di</strong>viso con l’Ufficio <strong>di</strong> <strong>Piano</strong>.<br />

Il coor<strong>di</strong>natore ha il compito <strong>di</strong> fare sintesi dell’attività svolta dal gruppo professionale, <strong>di</strong> portare<br />

nell’Ufficio <strong>di</strong> <strong>Piano</strong> un contributo alla conoscenza delle problematiche sociali e delle risorse territoriali e<br />

alla valutazione degli interventi, nonché <strong>di</strong> proporre iniziative e modalità <strong>di</strong> intervento anche innovative e<br />

sperimentali.<br />

Il coor<strong>di</strong>natore svolge questa attività in aggiunta alle proprie ore lavorative e gli viene riconosciuto un<br />

compenso economico, quantificato sulla base <strong>di</strong> un monte ore annuo (in<strong>di</strong>cativamente 90, pari a una me<strong>di</strong>a<br />

<strong>di</strong> due ore settimanali).<br />

48


4.6 La partecipazione alla progettazione: i gruppi <strong>di</strong> progetto<br />

Nel <strong>Piano</strong> <strong>di</strong> <strong>Zona</strong> 2009-2011, l’attività dei tavoli tematici d’area è stata avviata a metà del triennio<br />

incontrando non poche <strong>di</strong>fficoltà in termini <strong>di</strong> continuità, <strong>di</strong> partecipazione e <strong>di</strong> efficacia.<br />

I tavoli tematici erano costituiti dai <strong>di</strong>versi attori che operano nel sociale sul territorio: dagli amministratori<br />

agli operatori sociali dei vari enti istituzionali, dai rappresentanti delle imprese sociali e del volontariato alle<br />

organizzazioni non profit, dalle organizzazioni sindacali agli enti gestori dei servizi territoriali.<br />

Ai tavoli tematici veniva richiesto un contributo per la conoscenza dei bisogni del territorio; formulare<br />

ipotesi e pareri per la scelta degli obiettivi; garantire la collaborazione alla valutazione delle azioni relative<br />

alla propria area; proporre programmi e progetti innovativi.<br />

A partire dalle criticità emerse in sede <strong>di</strong> valutazione e tenendo conto delle evidenze che caratterizzano il<br />

nostro contesto sociale (nuove fragilità e loro complessità), si ritiene opportuno andare nella <strong>di</strong>rezione del<br />

superamento della logica consultiva e settoriale verso la co-costruzione <strong>di</strong> progettualità integrate.<br />

Considerando inoltre le linee d’in<strong>di</strong>rizzo della Regione Lombar<strong>di</strong>a, che valorizzano le progettazioni con<strong>di</strong>vise<br />

tra <strong>di</strong>versi attori locali, è strategico attivare gruppi <strong>di</strong> progetto in grado <strong>di</strong> proporre sperimentazioni<br />

rispondenti ai criteri <strong>di</strong> finanziamento.<br />

Pertanto i tavoli tematici vengono sostituiti da gruppi <strong>di</strong> progetto, che attorno ad una problematica<br />

sviluppano la connessione <strong>di</strong> conoscenze, la ricomposizione delle risorse e l’integrazione tra i <strong>di</strong>versi ambiti<br />

<strong>di</strong> policy.<br />

I gruppi <strong>di</strong> progetto e la loro composizione sono in<strong>di</strong>viduati e attivati dall’Assemblea <strong>Distrettuale</strong>/Esecutivo;<br />

sono composti dai <strong>di</strong>versi attori che rappresentano i portatori <strong>di</strong> interessi in merito allo specifico oggetto <strong>di</strong><br />

lavoro; la regia e il coor<strong>di</strong>namento <strong>di</strong> ogni singolo gruppo è in capo all’Ufficio <strong>di</strong> <strong>Piano</strong>.<br />

Il funzionamento dei gruppi <strong>di</strong> progetto è definito da uno specifico regolamento, che verrà approvato entro<br />

il mese <strong>di</strong> maggio 2012.<br />

49


CONFERENZA DEI SINDACI DEL TERRITORIO DELL’ASL<br />

PROVINCIA<br />

CONSIGLIO DI RAPPRESENTANZA DEI SINDACI<br />

PRESIDENTI DELLE ASSEMBLEE DISTRETTUALI<br />

50


Parte quinta<br />

Verso un Patto territoriale per un nuovo welfare locale<br />

La sperimentazione dell’area comune tra i tre Piani <strong>di</strong> <strong>Zona</strong><br />

Nello spirito della DGR n. X/2505 del 16/11 2011 <strong>di</strong> Regione Lombar<strong>di</strong>a “UN WELFARE DELLA<br />

SOSTENIBILITA’ E DELLA CONOSCENZA – LINEE DI INDIRIZZO PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE A<br />

LIVELLO LOCALE 2012-2014”, la fase <strong>di</strong> elaborazione dei tre Piani <strong>di</strong> <strong>Zona</strong> della provincia <strong>di</strong> Lecco è stata<br />

interpretata come opportunità <strong>di</strong> riconiugare e valorizzare le esperienze comuni <strong>di</strong> programmazione e <strong>di</strong><br />

gestione dei servizi, che in questi anni hanno caratterizzato il territorio lecchese.<br />

Il Consiglio <strong>di</strong> Rappresentanza dei Sindaci, nel documento del 10 gennaio 2012, ha in<strong>di</strong>cato la strada <strong>di</strong> una<br />

sperimentazione verso un modello <strong>di</strong> welfare caratterizzato “dalla capacità <strong>di</strong> sperimentare forme<br />

innovative sul piano del coinvolgimento <strong>di</strong> un crescente numero <strong>di</strong> soggetti pubblici e privati nella<br />

governance complessiva del sistema, così come nella in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> forme plurali e <strong>di</strong>ffuse nella gestione<br />

dell’offerta, ampliando la ricaduta positiva sulla tutela dei citta<strong>di</strong>ni, sia in termini <strong>di</strong> numero <strong>di</strong> persone<br />

coinvolte sia nella qualità delle proposte in relazione ai bisogni.”<br />

5.1 La governance dell’area comune<br />

A partire dall’approvazione dei tre Piani <strong>di</strong> <strong>Zona</strong> il Consiglio <strong>di</strong> Rappresentanza dei Sindaci e la Provincia <strong>di</strong><br />

Lecco, titolari <strong>di</strong> specifiche funzioni programmatorie provinciali, promuovono e coor<strong>di</strong>nano<br />

congiuntamente il lavoro <strong>di</strong> ricomposizione delle politiche sociali attraverso la realizzazione <strong>di</strong> un Patto<br />

territoriale per un nuovo welfare locale, che definisca la convergenza programmatoria, progettuale ed<br />

economica degli enti istituzionali e degli altri sottoscrittori.<br />

Questo lavoro prenderà avvio da aprile e dovrà concludersi entro <strong>di</strong>cembre 2012 con l’in<strong>di</strong>viduazione del<br />

piano <strong>di</strong> sviluppo <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> azioni su temi innovativi e obiettivi sfidanti, a partire da quelli sotto<br />

in<strong>di</strong>cati, sui quali il territorio istituzionale - nella relazione con tutti i soggetti che concorrono alle politiche<br />

<strong>di</strong> welfare - (Terzo settore, Cooperazione, Fondazioni, Organizzazioni Sindacali, Associazioni <strong>di</strong> Categoria,<br />

Imprese) fonderà la sperimentazione <strong>di</strong> percorsi che vadano a verificare la possibilità <strong>di</strong> costruire un nuovo<br />

welfare della conoscenza e dell’integrazione come auspicato dalle Linee Guida Regionali.<br />

Questa fase preparatoria permetterà <strong>di</strong>:<br />

1. in<strong>di</strong>viduare le priorità <strong>di</strong> me<strong>di</strong>o-lungo periodo delle politiche <strong>di</strong> welfare in una visione integrata<br />

attribuendo ai <strong>di</strong>versi soggetti che aderiscono al Patto il ruolo <strong>di</strong> capofila dell’azione specifica.<br />

In particolare si in<strong>di</strong>viduano le seguenti aree <strong>di</strong> sviluppo delle politiche:<br />

a. della formazione e del lavoro (capofila: Amministrazione Provinciale);<br />

b. della casa e dell’abitare (capofila: ALER);<br />

c. della conciliazione famiglia- lavoro (capofila ASL – Tavolo Territoriale Promotori e Aderenti<br />

della Conciliazione Famiglia-Lavoro in Provincia <strong>di</strong> Lecco);<br />

d. dell’integrazione sociale, sociosanitaria e sanitaria (capofila: ASL – CDR Sindaci);<br />

e. della promozione e sviluppo del ruolo del Terzo settore (capofila: Tavolo Terzo settore);<br />

51


f. economico finanziarie per in<strong>di</strong>viduare nuove forme <strong>di</strong> sostegno del welfare (capofila:<br />

Fondazione della provincia <strong>di</strong> Lecco).<br />

Il Patto rappresenterà la garanzia istituzionale delle possibili operatività e del concorso comune<br />

alla costruzione del nuovo sistema <strong>di</strong> offerta, valorizzando l’investimento e la responsabilità dei<br />

partners, presupposti per nuovi e ulteriori sviluppi verso un unico <strong>Piano</strong> <strong>di</strong> <strong>Zona</strong>.<br />

2. perseguire gli obiettivi per il 2012 che si dettagliano <strong>di</strong> seguito.<br />

a. Per quanto riguarda l’integrazione socio-sanitaria:<br />

facilitare l’accesso ai servizi con l’attivazione del portale PIU’ nei 90 Comuni della<br />

provincia <strong>di</strong> Lecco;<br />

sviluppare gli interventi a sostegno delle fragilità familiari, l’affido familiare nelle<br />

sue varie forme per evitare percorsi <strong>di</strong> istituzionalizzazione e il <strong>di</strong>sinvestimento<br />

delle responsabilità genitoriali;<br />

consolidare l’azione del Centro per l’Assistenza Domiciliare (CeAD) come luogo<br />

<strong>di</strong> governo delle reti integrando, attraverso le gestioni associate dei Comuni,<br />

risorse e personale per raccordare in modo stabile e continuativo i servizi sociali<br />

e socio-sanitari, quali SAD comunali e ADI;<br />

consolidare e sviluppare l’esperienza dei Coor<strong>di</strong>namenti/Tavoli <strong>di</strong> lavoro delle<br />

strutture socio-sanitarie e sociali a doppia titolarità ASL e Comuni in modo da<br />

garantire uniformità <strong>di</strong> offerta sul territorio.<br />

b. Per quanto riguarda il tema del lavoro:<br />

ridefinire la convenzione tra Provincia e Ambiti <strong>di</strong>strettuali per l’accesso delle<br />

fasce deboli al mercato del lavoro e la promozione <strong>di</strong> forme <strong>di</strong> contrasto alla<br />

<strong>di</strong>soccupazione e all’impoverimento causati dalla crisi economica.<br />

c. Per quanto riguarda i temi della casa e dell’abitare:<br />

sostenere lo sviluppo dell’housing sociale nelle sue <strong>di</strong>verse forme in tutto il<br />

territorio provinciale.<br />

d. Per quanto riguarda la conciliazione famiglia-lavoro:<br />

promuovere e sostenere progetti aziendali sperimentali che favoriscano la<br />

conciliazione dei tempi <strong>di</strong> vita;<br />

ampliare il programma del <strong>Piano</strong> Territoriale per la Conciliazione della provincia<br />

<strong>di</strong> Lecco con il coinvolgimento <strong>di</strong> altri soggetti del sistema economico e<br />

produttivo e dei servizi.<br />

e. Per quanto riguarda le politiche giovanili:<br />

promuovere e sviluppare un progetto quadro territoriale caratterizzato dalla<br />

promozione dell’autonomia e della transizione alla vita adulta, attraverso<br />

politiche <strong>di</strong> sviluppo locale (formazione-lavoro, autonomia, citta<strong>di</strong>nanza attiva,<br />

stage).<br />

f. Per quanto riguarda la formazione:<br />

caratterizzare il <strong>Piano</strong> formativo provinciale per gli operatori delle unità d’offerta<br />

sociali e sanitarie come occasione privilegiata e strumento <strong>di</strong> integrazione<br />

territoriale delle competenze.<br />

g. Per quanto riguarda le forme <strong>di</strong> gestione e le risorse economiche:<br />

sperimentare nuove modalità <strong>di</strong> raccolta <strong>di</strong> risorse finanziarie e nuove forme <strong>di</strong><br />

gestione per la realizzazione <strong>di</strong> un welfare locale valorizzando la partecipazione<br />

52


dei soggetti che concorrono e il ruolo peculiare della Fondazione Comunitaria<br />

della provincia <strong>di</strong> Lecco;<br />

partecipare in modo attivo all’applicazione del fattore famiglia sulla quale vi è<br />

già stato il coinvolgimento sperimentale <strong>di</strong> alcuni Comuni e strutture sociosanitarie.<br />

Le azioni previste dall’area comune dei tre Piani <strong>di</strong> <strong>Zona</strong> trovano riferimento politico/istituzionale nel<br />

Consiglio <strong>di</strong> Rappresentanza allargato e un riferimento tecnico nell’Ufficio dei Piani allargato, quale ambito<br />

<strong>di</strong> raccordo che assume il compito <strong>di</strong> presi<strong>di</strong>are gli interventi promuovendo sia una logica <strong>di</strong> governo - con<br />

regole unitarie - nell’offerta <strong>di</strong> servizi sul territorio, sia un livello <strong>di</strong> programmazione <strong>di</strong> profilo provinciale.<br />

La gestione amministrativa <strong>di</strong> tutti gli interventi dell’area comune farà capo alle gestioni associate dei<br />

Comuni, secondo il criterio <strong>di</strong> una sud<strong>di</strong>visione per aree omogenee che consenta l’unitarietà delle filiere<br />

dei servizi e l’integrazione fra i territori.<br />

Dall’approvazione dei Piani <strong>di</strong> <strong>Zona</strong> ed entro il 30 giugno si dovranno definire operativamente gli aspetti<br />

organizzativi <strong>di</strong> questo passaggio.<br />

5.2 Ruolo e partecipazione del Terzo settore<br />

La presenza del Terzo settore nel territorio lecchese, pur con alcune <strong>di</strong>fferenziazioni tra gli Ambiti,<br />

rappresenta una realtà consolidata e caratterizzata da una presenza capillare e articolata per tipologie, con<br />

una forte interazione con il pubblico ma contrad<strong>di</strong>stinta da una frammentazione che ha sempre reso<br />

<strong>di</strong>fficile definire forme <strong>di</strong> rappresentanza adeguate ed efficaci.<br />

Il Tavolo provinciale del Terzo settore ha prodotto nei mesi scorsi un documento che, richiamando i<br />

seguenti elementi:<br />

- la <strong>di</strong>versa modalità <strong>di</strong> collaborazione con il Terzo settore sperimentata negli anni precedenti nei<br />

tre ambiti e la comune esigenza <strong>di</strong> dare un’organizzazione stabile al tema della rappresentanza<br />

rafforzando il rapporto tra associazioni <strong>di</strong> primo e secondo livello;<br />

- la necessità <strong>di</strong> riorganizzare e agevolare la partecipazione e il collegamento del terzo settore con i<br />

tavoli tematici ove avviati;<br />

- l’in<strong>di</strong>viduazione del Tavolo provinciale del Terzo settore, quale luogo <strong>di</strong> raccordo dei vari soggetti e<br />

<strong>di</strong> monitoraggio delle attività <strong>di</strong> partecipazione del livello programmatorio;<br />

- la pari <strong>di</strong>gnità per tutte le tipologie <strong>di</strong> soggetti del Terzo settore a partecipare al processo<br />

programmatorio locale;<br />

- la competenza ed esperienza <strong>di</strong> chi dovrà partecipare rispetto ai contenuti delle aree tematiche<br />

oggetto della programmazione;<br />

- il ra<strong>di</strong>camento nell’Ambito territoriale,<br />

ha definito un’articolazione della rappresentanza su due livelli: provinciale e <strong>di</strong>strettuale.<br />

Le funzioni del livello provinciale sono quelle previste dal <strong>di</strong>sposto della DGR 7797 del 30 luglio 2008 “Rete<br />

dei servizi alla persona in ambito sociale e socio-sanitario. Istituzione del tavolo <strong>di</strong> consultazione dei<br />

soggetti del Terzo Settore” e dal regolamento <strong>di</strong> funzionamento del tavolo provinciale, approvato con<br />

deliberazione del Direttore Generale dell’ASL <strong>di</strong> Lecco n. 127 dell’11 marzo 2010.<br />

53


Il livello <strong>di</strong>strettuale prevede invece una rappresentanza che partecipa alle attività politico-istituzionali<br />

attraverso le Assemblee dei Sindaci e una rappresentanza che partecipa alle attività tecniche dell’Ufficio <strong>di</strong><br />

<strong>Piano</strong>.<br />

La rappresentanza che partecipa alle attività politico-istituzionali è stata scelta me<strong>di</strong>ante una assemblea<br />

<strong>di</strong>strettuale <strong>di</strong> tutti i soggetti del Terzo settore attivi sul territorio d’Ambito, convocata dal Presidente<br />

dell’Assemblea <strong>di</strong>strettuale dei Sindaci, durante la quale sono stati definiti i criteri per le can<strong>di</strong>dature e il<br />

numero dei rappresentanti da eleggere. Le persone che partecipano alle attività tecniche dell’Ufficio <strong>di</strong><br />

<strong>Piano</strong> vengono scelte dai rappresentanti che partecipano alle Assemblee, fra can<strong>di</strong>dature <strong>di</strong> persone con<br />

comprovata esperienza nella rete dei servizi territoriali.<br />

Per favorire il raccordo dei vari soggetti è previsto che l’Assemblea del Terzo settore si incontri almeno due<br />

volte l’anno. L’Amministrazione Provinciale, nell’ambito delle proprie competenze, potrà supportare il ruolo<br />

e la partecipazione del Terzo settore alla programmazione locale. Gli Enti locali e l’ASL verificheranno la<br />

possibilità <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare specifiche risorse economiche per favorire l’azione <strong>di</strong> raccordo tra i vari enti del<br />

Terzo settore e, più in generale, la promozione e la valorizzazione del volontariato e del sociale, attraverso<br />

la realizzazione <strong>di</strong> appuntamenti nei territori e dell’iniziativa annuale <strong>di</strong> “Manifesta”, luogo privilegiato<br />

dell’incontro fra le esperienze del privato sociale e il pubblico.<br />

5.3 L’integrazione socio-sanitaria<br />

Le Linee regionali <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzo per la stesura dei Piani <strong>di</strong> <strong>Zona</strong> 2012-2014, più ancora che negli anni scorsi,<br />

richiamano alla necessità <strong>di</strong> sviluppare processi <strong>di</strong> integrazione non solo come obiettivi <strong>di</strong> carattere<br />

generale e culturale, ma soprattutto finalizzati a rimettere al centro delle programmazioni i bisogni delle<br />

persone e delle famiglie e le possibilità <strong>di</strong> risposta comune e integrata, soprattutto per quanto riguarda<br />

l’area socio-assistenziale e socio-sanitaria. In questa <strong>di</strong>rezione è stato avviato un confronto fra Ufficio dei<br />

Piani e ASL (responsabili <strong>di</strong> servizio e responsabile della programmazione) che ha permesso <strong>di</strong> confrontare<br />

punti <strong>di</strong> vista, rappresentazioni e modalità in or<strong>di</strong>ne ai processi <strong>di</strong> interazione socio-sanitaria, a partire dal<br />

“Documento <strong>di</strong> <strong>Programma</strong>zione e Coor<strong>di</strong>namento dei Servizi Sanitari e Socio-Sanitari anno 2012”,<br />

approvato dall’Azienda Sanitaria Locale.<br />

A partire da elementi con<strong>di</strong>visi <strong>di</strong> lettura delle <strong>di</strong>namiche socio-demografiche, dei bisogni e delle domande<br />

ad esse connessi e dalle crescenti <strong>di</strong>fficoltà che il modello <strong>di</strong> welfare italiano sta attraversando, l’attenzione<br />

è stata posta ad orientare la collaborazione fra Comuni e ASL nella <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> utilizzare al meglio tutte le<br />

risorse che il sistema dei servizi è in grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre. La necessità è oggi quella <strong>di</strong> ricondurre ad unità,<br />

attraverso una più decisa azione <strong>di</strong> governo della complessità, i percorsi assistenziali che i <strong>di</strong>versi attori del<br />

sistema dei servizi sanitari, socio-sanitari e sociali hanno strutturato, con l’obiettivo <strong>di</strong> garantire un utilizzo<br />

più efficiente, efficace ed appropriato delle risorse che stimoli l’interesse all’investimento anche economico<br />

in soggetti che oggi non si pensano parte del sistema <strong>di</strong> welfare; una semplificazione <strong>di</strong> accesso ai servizi<br />

per il citta<strong>di</strong>no; una presa in carico da subito integrata della persona fragile che garantisca quin<strong>di</strong> sul<br />

territorio un elevato livello <strong>di</strong> interazione tra i servizi dei <strong>di</strong>versi comparti per fornire l’unitarietà tra le<br />

prestazioni, la continuità tra le <strong>di</strong>verse azioni <strong>di</strong> cura e <strong>di</strong> assistenza, la realizzazione <strong>di</strong> percorsi assistenziali<br />

non frammentati.<br />

In questa <strong>di</strong>rezione verrà avviato un confronto costante e una valutazione continua degli strumenti e<br />

interventi dell’integrazione socio-sanitaria, anche per revisionare i protocolli/documenti attualmente in<br />

54


vigore. La necessaria revisione e l’aggiornamento <strong>di</strong> questi documenti deve <strong>di</strong>ventare l’occasione per una<br />

con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> contenuti progettuali e organizzativi entro un sistema <strong>di</strong> regole definite. L’integrazione va<br />

fatta sul lavoro operativo e nelle prassi, attraverso un costante lavoro <strong>di</strong> ripresa e <strong>di</strong> monitoraggio delle<br />

esperienze.<br />

La responsabilità <strong>di</strong> garantire che l’integrazione non si traduca in un mero affiancamento <strong>di</strong> prestazioni e<br />

interventi ma <strong>di</strong>venti un processo reale e verificato, richiede un livello <strong>di</strong> presi<strong>di</strong>o articolato fra i <strong>di</strong>versi<br />

ambiti.<br />

Si in<strong>di</strong>vidua in questo senso una funzione fondamentale del livello istituzionale attraverso il Consiglio <strong>di</strong><br />

Rappresentanza dei Sindaci al quale va ricondotto il confronto con ASL e Azienda Ospedaliera e la relazione<br />

con il livello tecnico programmatorio, attraverso l’Ufficio dei Piani e il Servizio ASL della programmazione.<br />

Al livello tecnico programmatorio compete invece l’elaborazione degli orientamenti per l’integrazione delle<br />

strutture tecniche e professionali del livello operativo coinvolte nei servizi sociali e socio-sanitari.<br />

Nell’ottica delle Linee guida regionali, si ritiene irrinunciabile un raccordo stabile tra ASL e Ufficio dei Piani<br />

sulle programmazioni <strong>di</strong> interventi ai sensi <strong>di</strong> normative specifiche (L.23/99, Inclusione sociale,<br />

Conciliazione famiglia lavoro, Immigrazione, etc.), ai fini <strong>di</strong> una con<strong>di</strong>visone <strong>di</strong> criteri progettuali e per una<br />

sinergia operativa con la programmazione degli Ambiti <strong>di</strong>strettuali.<br />

Per garantire questi processi si prevede la partecipazione stabile del responsabile del Servizio<br />

<strong>Programma</strong>zione ASSI dell’ASL alle attività dell’Ufficio dei Piani provinciale e la partecipazione stabile del<br />

coor<strong>di</strong>natore sociale territoriale dell’ASL al lavoro degli Uffici <strong>di</strong> <strong>Piano</strong> <strong>di</strong>strettuali.<br />

Il livello territoriale operativo è articolato e in parte ancora frammentato. A partire dalla valorizzazione dei<br />

vari organismi che si sono sviluppati in questi anni, due in particolare sono gli investimenti previsti per<br />

sviluppare l’integrazione: la facilitazione dell’accesso ai servizi tramite il portale PIU’ e la strutturazione e lo<br />

sviluppo dei due CEAD <strong>di</strong> Lecco/Bellano e Merate.<br />

Facilitazione dell’accesso ai servizi<br />

Obiettivo strategico dei Piani <strong>di</strong> <strong>Zona</strong> per il triennio è il coor<strong>di</strong>namento del segretariato sociale, e<br />

l’integrazione con gli sportelli <strong>di</strong>ffusi anche della rete del Terzo settore. Le Linee guida regionali prevedono<br />

che il segretariato sociale sia gestito a livello d’Ambito, per garantire uniformità <strong>di</strong> risposta ai bisogni dei<br />

citta<strong>di</strong>ni, anche in considerazione della crescente complessità del lavoro sociale, ed in questa <strong>di</strong>rezione si<br />

stanno orientando le Gestioni associate <strong>di</strong>strettuali.<br />

Molti Comuni hanno attivato o stanno strutturando da tempo un rapporto con il Terzo settore e<br />

l’associazionismo per integrare la funzione degli “sportelli” <strong>di</strong> accoglienza sviluppatisi in questi anni (Caritas,<br />

Sindacati, Associazioni, etc.) nell’ambito <strong>di</strong> un lavoro <strong>di</strong> segretariato sociale <strong>di</strong>ffuso, coor<strong>di</strong>nato e<br />

<strong>di</strong>alogante. Questa impostazione potrebbe peraltro coinvolgere anche alcune unità d’offerta (es. presi<strong>di</strong><br />

organizzativi come Ni<strong>di</strong>, CDD, CSE, RSA, etc.), che hanno rapporti costanti con un numero significativo <strong>di</strong><br />

utenti e famiglie delle quali intercettano domande e bisogni, che chiedono un primo orientamento<br />

informativo.<br />

Si stanno sviluppando inoltre alcuni progetti <strong>di</strong> URP “<strong>di</strong>ffuso”, che prevedono terminali informativi e<br />

collegamenti sinergici con una pluralità <strong>di</strong> interlocutori.<br />

55


Un’altra esperienza importante, con la quale verificare i livelli <strong>di</strong> possibile integrazione e complementarietà,<br />

è rappresentata dall’Osservatorio Politiche Sociali della Provincia <strong>di</strong> Lecco.<br />

Il Portale PIU’, già attivato dall’Azienda Sanitaria Locale, può dunque <strong>di</strong>ventare uno strumento territoriale<br />

che facilita e ricompone questo lavoro. E’ quin<strong>di</strong> importante che lo sviluppo del portale sia connesso e<br />

con<strong>di</strong>viso stabilmente con quanto sta avvenendo nei territori e con l’attività <strong>di</strong> raccordo che svolgeranno le<br />

Gestioni associate, per evitare sovrapposizione <strong>di</strong> interventi e per garantire relazioni puntali e collegamenti<br />

con il territorio e con le azioni in atto.<br />

Particolare rilievo a questo proposito assume la formazione comune dei <strong>di</strong>versi operatori del pubblico e del<br />

privato sociale, che va pensata anche come occasione e come momento <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione e <strong>di</strong> sintesi<br />

dell’esistente.<br />

Pertanto, nell’anno 2012, verrà promossa la <strong>di</strong>ffusione capillare in tutti i Comuni del portale PIU’, punto<br />

unico <strong>di</strong> accesso ai servizi sanitari, socio-sanitari e sociali, con funzioni <strong>di</strong> informazione e primo<br />

orientamento al citta<strong>di</strong>no. Oltre agli Enti locali, saranno coinvolti nella RETE PIU’ le organizzazioni sindacali,<br />

le organizzazioni del Terzo settore, Federfarma, i me<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina generale, e tutta la filiera dei servizi<br />

sociali e socio-sanitari e i vari “sportelli” che hanno rapporti costanti con un numero significativo <strong>di</strong> utenti e<br />

famiglie, delle quali intercettano domande e bisogni che chiedono un primo orientamento informativo.<br />

In questo contesto si prevede l’avvio e la messa a regime della sperimentazione del servizio <strong>di</strong> telefonia<br />

sociale, realizzata da AUSER Lombar<strong>di</strong>a ai sensi del Decreto <strong>di</strong> Regione Lombar<strong>di</strong>a n.12004 del 6.12.2011.<br />

Il progetto si realizzerà d’intesa con ASL e Uffici <strong>di</strong> <strong>Piano</strong>, inserendosi nel filone <strong>di</strong> lavoro rivolto<br />

all’attenzione alle categorie più fragili e in particolare degli anziani, in stretto collegamento con le ipotesi <strong>di</strong><br />

sviluppo delle azioni <strong>di</strong> segretariato sociale a livello degli Ambiti e con la messa in rete degli sportelli<br />

pubblici e del Terzo settore, che erogano servizi informativi, <strong>di</strong> ascolto, <strong>di</strong> primo aiuto attraverso il portale<br />

PIU’ promosso dall’ASL.<br />

Gli interventi <strong>di</strong> promozione della famiglia e dei minori<br />

La famiglia è il contesto nel quale l’in<strong>di</strong>viduo <strong>di</strong>pana la sua esistenza: famiglia d’origine, famiglia <strong>di</strong> coppia,<br />

famiglia generativa e anche famiglia mononucleare.<br />

Il sistema famiglia affronta eventi <strong>di</strong>versi: vi sono eventi fisiologici quali la gravidanza, la nascita, la nuova<br />

genitorialità che si relaziona con le <strong>di</strong>verse fasi evolutive del figlio, ma possono insorgerne altri che<br />

rappresentano delle criticità, degli eventi-problema, ascrivibili ad uno o più componenti, quali la <strong>di</strong>sabilità,<br />

la non autosufficienza, l’invecchiamento, la malattia, la <strong>di</strong>pendenza da sostanze, la devianza e la grave<br />

inadeguatezza nell’accu<strong>di</strong>mento dei figli.<br />

Tutti i Servizi dell’area nel loro ambito specifico, offrono interventi a favore della persona e della famiglia ed<br />

il consultorio oggi viene riproposto come luogo privilegiato <strong>di</strong> alleanza con la famiglia.<br />

Gli obiettivi dell’integrazione socio-sanitaria in<strong>di</strong>viduati come prioritari sono:<br />

- sviluppare gli interventi <strong>di</strong> conciliazione famiglia-lavoro previsti nel piano territoriale;<br />

- sostenere percorsi <strong>di</strong> riorganizzazione dei servizi alla famiglia affinché <strong>di</strong>ventino risorsa flessibile<br />

che concilia le esigenze familiari;<br />

56


- sostenere la famiglia fragile con modalità innovative così da potenziare le risorse interne e<br />

valorizzare la rete informale e quella dei servizi, svolgendo anche funzioni consulenziali per<br />

situazioni complesse;<br />

- sviluppare e sostenere i servizi per minori, che dovranno essere organizzati in modo flessibile per il<br />

mantenimento delle relazioni con il territorio e con la famiglia fragile, evitando il collocamento del<br />

minore in comunità, privilegiando soluzioni semiresidenziali o “leggere” e l’affido etero familiare,<br />

anche per quanto riguarda il pronto intervento minori e i minori stranieri non accompagnati, ai fini<br />

<strong>di</strong> una maggiore sostenibilità dei servizi in essere;<br />

- definire in accordo con le comunità alloggio la sperimentazione <strong>di</strong> modalità alternative <strong>di</strong> supporto<br />

ai minori, concordando le rette sulla base <strong>di</strong> criteri <strong>di</strong> compatibilità economica.<br />

Nei precedenti Piani <strong>di</strong> <strong>Zona</strong> il tema dell’affido familiare ha visto gli Ambiti <strong>di</strong>strettuali costantemente<br />

impegnati:<br />

- nella sperimentazione <strong>di</strong> un’integrazione significativa tra pubblico e privato sociale per la<br />

progettazione e costituzione <strong>di</strong> un nuovo servizio <strong>di</strong> rilievo provinciale;<br />

- nella ricerca congiunta <strong>di</strong> risorse economiche anche attraverso la partecipazione a ban<strong>di</strong>;<br />

- nell’attivazione <strong>di</strong> un raccordo costante tra il livello tecnico (Uffici <strong>di</strong> <strong>Piano</strong>) ed il livello politico<br />

(Presidenti Ambiti e Consiglio <strong>di</strong> Rappresentanza) per la definizione delle linee operative e la<br />

gestione del Servizio Affi<strong>di</strong> Provinciale, che è stato costituito nel territorio provinciale con le<br />

caratteristiche sotto descritte.<br />

Nel 2006, successivamente al ritiro da parte dei Comuni delle deleghe che erano state date all’ASL <strong>di</strong> Lecco<br />

per gli interventi della tutela minori, i tre Piani <strong>di</strong> <strong>Zona</strong> hanno avviato una fase <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o e <strong>di</strong> progettazione<br />

per la costituzione <strong>di</strong> un Servizio Affi<strong>di</strong>.<br />

Si è quin<strong>di</strong> attivata, tramite un gruppo formato da tecnici dei tre Uffici <strong>di</strong> <strong>Piano</strong>, delle tre Gestioni associate<br />

e della Provincia, una ricognizione sul campo, attraverso incontri con gli operatori dei servizi sociali<br />

comunali, con le realtà del Terzo settore (associazioni e comunità educative), con le famiglie affidatarie, per<br />

la costruzione <strong>di</strong> un modello <strong>di</strong> servizio affi<strong>di</strong> adeguato alla caratteristiche del contesto territoriale.<br />

Nel 2007, in occasione <strong>di</strong> un bando <strong>di</strong> finanziamento relativo all’area minori, la Cooperativa sociale Il<br />

Talento, d’intesa con gli Ambiti <strong>di</strong>strettuali ed il Consorzio Consolida, ha presentato alla Fondazione Cariplo<br />

un progetto biennale dal titolo “Affido familiare: un percorso affidabile”.<br />

Il progetto è stato finanziato dalla Fondazione Cariplo e co-finanziato dai tre Ambiti <strong>di</strong>strettuali.<br />

Il Servizio Affi<strong>di</strong> Provinciale è stato quin<strong>di</strong> costituito sulla base <strong>di</strong> un Atto d’intesa sottoscritto dal Consiglio<br />

<strong>di</strong> Rappresentanza dei Sindaci, dai tre Ambiti <strong>di</strong>strettuali <strong>di</strong> Bellano, Lecco e Merate, dalla Provincia <strong>di</strong> Lecco<br />

e dalla Cooperativa Il Talento <strong>di</strong> Lecco nel <strong>di</strong>cembre 2008; l’Atto d’intesa è scaduto nel <strong>di</strong>cembre 2010.<br />

Nell’Atto d’intesa erano state formalizzate:<br />

- la costituzione del Servizio Affi<strong>di</strong> provinciale - composto dal Gruppo Tecnico e da un’équipe affi<strong>di</strong><br />

operativa, gestita dalla cooperativa - che persegue interessi ed obiettivi <strong>di</strong> natura pubblica e fa riferimento<br />

ai Presidenti degli Ambiti Distrettuali;<br />

- la composizione del Gruppo Tecnico formato da due referenti per ogni Ambito <strong>Distrettuale</strong> - uno<br />

dell’Ufficio <strong>di</strong> <strong>Piano</strong> e uno della Gestione Associata - e da un operatore della Provincia <strong>di</strong> Lecco e un<br />

operatore della Cooperativa sociale “Il Talento”;<br />

- la <strong>di</strong>rezione tecnica del servizio, comprensiva della verifica e della valutazione <strong>di</strong> tutte le attività del<br />

progetto, che è stata affidata al Gruppo Tecnico;<br />

57


- il coor<strong>di</strong>namento dell’équipe operativa per gli affi<strong>di</strong>, assegnato alla cooperativa, che ha messo a<br />

<strong>di</strong>sposizione un’adeguata figura professionale.<br />

Nel 2009, sulla base <strong>di</strong> un input della Prefettura <strong>di</strong> Lecco in relazione ai temi dei minori stranieri non<br />

accompagnati e dei minori stranieri in situazioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà familiari, la Cooperativa Il Talento ha<br />

presentato alla Fondazione Cariplo un altro progetto triennale “Mi fido <strong>di</strong> te: in tutte le lingue del mondo”,<br />

che è stato co-finanziato dalla Provincia <strong>di</strong> Lecco e da un’associazione della comunità marocchina.<br />

Questo progetto ha consentito <strong>di</strong> ampliare i soggetti partner del Servizio Affi<strong>di</strong>, coinvolgendo anche la<br />

Prefettura e le associazioni delle comunità straniere, e <strong>di</strong> sviluppare un’articolazione del Servizio Affi<strong>di</strong> che<br />

cura in particolare la progettazione e la realizzazione <strong>di</strong> affi<strong>di</strong> omoculturali.<br />

Aspetti da presi<strong>di</strong>are:<br />

- la sostenibilità economica del Servizio Affi<strong>di</strong> in una prospettiva <strong>di</strong> ristrettezze economiche per i<br />

Comuni;<br />

- la cornice interistituzionale in cui inserire il Servizio Affi<strong>di</strong> Provinciale, considerato che l’Atto<br />

d’intesa, scaduto nel 2010, non è stato rinnovato o rimodulato;<br />

- il mantenimento del raccordo tra il Servizio Affi<strong>di</strong>, le istituzioni del territorio (Comuni, ASL,<br />

Prefettura, Ufficio Scolastico territoriale, ecc.) e gli altri soggetti del Terzo Settore;<br />

- l’approfon<strong>di</strong>mento dello strumento <strong>di</strong> lavoro proposto dal Servizio Famiglia dell’ASL, “Protocollo<br />

<strong>di</strong>namico affidamento familiare”, come intersezione tra le linee guida regionali (DGR n. 1772/2011)<br />

e la nostra realtà territoriale.<br />

Rispetto al governo delle reti dei servizi, si richiama il lavoro <strong>di</strong> concertazione svolto tramite il Protocollo<br />

d’intesa, coor<strong>di</strong>nato dalla Provincia <strong>di</strong> Lecco con la Prefettura, a sostegno delle donne vittime <strong>di</strong><br />

maltrattamento e <strong>di</strong> violenza.<br />

Si assumono nella programmazione gli obiettivi che i soggetti aderenti al Protocollo, prorogato fino al<br />

30.06.2012, si sono dati per migliorare gli interventi <strong>di</strong> protezione:<br />

- accrescere le competenze territoriali sul fenomeno;<br />

- chiarire le specifiche attività e le reciproche connessioni tra gli enti;<br />

- creare metodologie <strong>di</strong> lavoro comuni;<br />

- attivare interventi integrati tramite la costituzione <strong>di</strong> una rete operativa <strong>di</strong> sostegno in costante<br />

<strong>di</strong>alogo per la verifica e la riprogettazione.<br />

Vengono in<strong>di</strong>viduate come azioni prioritarie:<br />

il rilancio <strong>di</strong> una funzione dei Consultori nella <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> una attenzione nuova a sostegno<br />

della famiglia, integrata con le <strong>di</strong>verse progettazioni dei servizi socio-assistenziali ed<br />

educativi che pongono al centro il lavoro con le famiglie. In questo modo si possono<br />

in<strong>di</strong>viduare target definiti e omogenei per bisogni ed esperienze prevedendo un lavoro<br />

sistematico <strong>di</strong> supporto alle funzioni genitoriali e <strong>di</strong> sostegno alla <strong>di</strong>mensione familiare. Il<br />

sostegno alle problematiche <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne familiare e genitoriale, dovrà essere in<strong>di</strong>rizzato anche<br />

alle famiglie al cui interno sono presenti importanti fragilità <strong>di</strong> uno o <strong>di</strong> entrambi i genitori<br />

(es.: detenuti, accolti in comunità per tossico<strong>di</strong>pendenza, etc.), tutelando il mantenimento<br />

della relazione fra i genitori ed i figli, come già sperimentato attraverso gli interventi<br />

sostenuti, in questi anni con risorse della Legge n. 23 e del bando inclusione sociale.<br />

58


Ciò implica la necessità <strong>di</strong> creare nuovi collegamenti, supporti, spazi <strong>di</strong> ascolto e orientamento<br />

e consolidare la sperimentazione iniziata della funzione <strong>di</strong> ascolto e accompagnamento<br />

psicopedagogico nel consultorio accre<strong>di</strong>tato, coinvolgendo le associazioni familiari e collegando<br />

gli interventi con l’attività or<strong>di</strong>naria e le nuove funzioni relative alla Conciliazione famiglia –<br />

lavoro;<br />

lo sviluppo della rete dei soggetti che si occupano <strong>di</strong> minori con importanti fragilità<br />

familiari, che potrebbero determinare o hanno già determinato un provve<strong>di</strong>mento<br />

dell'Autorità Giu<strong>di</strong>ziaria, per garantire una risposta efficace.<br />

In particolare si prevede:<br />

il sostegno delle aggregazioni familiari, valorizzandone la possibilità <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare risorsa<br />

per altre famiglie in <strong>di</strong>fficoltà e per la realizzazione <strong>di</strong> interventi sociali in integrazione con<br />

i servizi;<br />

il governo della rete attraverso la rivisitazione delle procedure inerenti l’affido (protocollo<br />

<strong>di</strong>namico) e il raccordo istituzionale tra servizi specialistici e sociali competenti (gruppo<br />

interistituzionale) in modo da creare un luogo <strong>di</strong> “pensiero” e <strong>di</strong> programmazione<br />

con<strong>di</strong>visa su percorsi e situazioni complesse;<br />

l’integrazione delle prestazioni erogate tra centro Adozioni/centro cura del trauma ASL,<br />

Unità operativa della Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza dell’Azienda<br />

Ospedaliera, Enti accre<strong>di</strong>tati, Gestioni associate, Servizio Affi<strong>di</strong>, e tutte le associazioni che<br />

operano in questo ambito;<br />

l’in<strong>di</strong>viduazione e la sperimentazione <strong>di</strong> modelli <strong>di</strong> presa in carico del nucleo - famiglia della<br />

persona fragile in ambito consultoriale. La presenza in famiglia <strong>di</strong> “persone fragili” non<br />

autosufficienti, con bisogni complessi la cui capacità funzionale è fortemente compromessa<br />

<strong>di</strong>stoglie l’attenzione <strong>di</strong> ciascuno concentrandolo sull’elemento fragile: il benessere e<br />

l’equilibrio della famiglia <strong>di</strong>scendono invece dal benessere <strong>di</strong> ogni componente. L’obiettivo<br />

da perseguire è quello <strong>di</strong> dare voce e <strong>di</strong> offrire risorse alle necessità delle famiglie che<br />

vivono situazioni <strong>di</strong> complessità con elevata compromissione, sperimentando modelli <strong>di</strong><br />

intervento specificatamente finalizzati. La DGR n. 1746/2011 offre in<strong>di</strong>cazioni e risorse<br />

specifiche, che si traducono in azioni <strong>di</strong> iniziative <strong>di</strong> supporto e sostegno psicologico ai<br />

familiari e al care giver, e <strong>di</strong> gruppi <strong>di</strong> mutuo auto aiuto tra le famiglie. Il Consultorio può<br />

rappresentare pertanto il punto <strong>di</strong> sintesi e <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento <strong>di</strong> azioni progettuali <strong>di</strong>verse<br />

sviluppate dai vari interlocutori, che consente <strong>di</strong> realizzare interventi integrati a favore delle<br />

famiglie.<br />

Il sostegno alla domiciliarità degli anziani e delle persone fragili<br />

L’incremento costante della popolazione anziana con i fenomeni <strong>di</strong> progressiva per<strong>di</strong>ta delle funzioni <strong>di</strong><br />

autonomia, e una progressiva crescita <strong>di</strong> persone con <strong>di</strong>sabilità che vivono in ambito familiare, sono tratti<br />

<strong>di</strong>stintivi anche del territorio lecchese, sia per aspetti legati alla struttura demografica e sociale sia per<br />

aspetti culturali. Si tratta <strong>di</strong> due fenomeni che hanno un impatto sociale rilevante, anche per i risvolti <strong>di</strong><br />

cura ad essi connessi, e per la qualità della vita dei nuclei familiari allargati.<br />

59


Le famiglie restano infatti il pilastro del welfare, caricandosi <strong>di</strong> compiti assistenziali particolarmente gravosi<br />

per le situazioni più problematiche <strong>di</strong> non autosufficienza e <strong>di</strong>sabilità.<br />

La presa in carico <strong>di</strong> queste situazioni riguarda in modo coinvolgente le famiglie nell’accezione più ristretta<br />

(i care giver sono madri, coniugi e figli), che sempre più spesso ricorrono alla “badante” come soggetto <strong>di</strong><br />

supporto assistenziale.<br />

Le gran<strong>di</strong> fragilità della cronicità e della malattia, richiedono interventi professionalmente qualificati ma<br />

attenti alle esigenze della persona nella sua interezza e della sua famiglia. La complessità dei processi <strong>di</strong><br />

cura ed assistenza deve essere affrontata attraverso il rafforzamento del governo strategico e <strong>di</strong><br />

promozione dell’eccellenza, per realizzare nuove modalità <strong>di</strong> erogazione delle cure da parte delle strutture<br />

che compongono la rete <strong>di</strong> offerta locale in ambito residenziale, semiresidenziale e domiciliare.<br />

L’obiettivo è quello <strong>di</strong> riqualificare le attività, coinvolgendo i servizi <strong>di</strong>sponibili nel territorio ponendoli “al<br />

servizio delle persone fragili” e delle loro famiglie. In tal modo si offre un’assistenza <strong>di</strong> alto profilo<br />

professionale ed umano, realizzando anche quelle economie <strong>di</strong> scala che contribuiscono a renderla<br />

sostenibile.<br />

In questa <strong>di</strong>rezione si esprimono gli in<strong>di</strong>rizzi programmatori e i recenti provve<strong>di</strong>menti regionali.<br />

La tra<strong>di</strong>zionale impostazione dei servizi socio-sanitari e socio-assistenziali ha evidenziato infatti in questi<br />

anni che il rischio <strong>di</strong> frammentazione, cui è esposto il fragile, si riflette sull’esito e l’efficacia dei percorsi<br />

assistenziali. Si rende in<strong>di</strong>spensabile un cambiamento <strong>di</strong> prospettiva, che consenta un governo del sistema<br />

delle opportunità attraverso la gestione <strong>di</strong> percorsi integrati <strong>di</strong> cura domiciliare, semiresidenziale e<br />

residenziale, affinché siano le reti istituzionali ad adattarsi ai bisogni delle persone e non viceversa,<br />

superando la parcellizzazione dei servizi, dei saperi, delle professioni, oltre che dei nuclei familiari stessi.<br />

In questa <strong>di</strong>rezione è fondamentale il ruolo che i Comuni possono svolgere nel coinvolgimento, nei percorsi<br />

<strong>di</strong> cura, delle reti parentali, informali e organizzate <strong>di</strong> cui è ricco il nostro territorio e che garantiscono la<br />

possibilità per la persona fragile <strong>di</strong> sentirsi preso in carico dalla propria comunità <strong>di</strong> appartenenza.<br />

L’obiettivo primario sarà quello <strong>di</strong> sviluppare e consolidare l’azione del Centro per l’Assistenza Domiciliare<br />

(CeAD), quale luogo in cui attuare il governo delle reti <strong>di</strong> cura e assistenza e l’integrazione tra servizi sociali,<br />

socio-sanitari e sanitari per il paziente complesso (anziano, <strong>di</strong>sabile adulto, psichiatrico, terminale).<br />

La funzione specifica <strong>di</strong> governance delle reti comprende cure integrate con le strutture residenziali sociosanitarie,<br />

la continuità <strong>di</strong> cura con gli ospedali attraverso lo specifico servizio ASL, con la rete locale <strong>di</strong> Cure<br />

palliative e con il Dipartimento <strong>di</strong> salute mentale.<br />

La prevista attivazione nelle due Centrali Operative del DIFRA del CeAD <strong>di</strong> Lecco-Bellano e del CeAD <strong>di</strong><br />

Merate, con personale specificamente de<strong>di</strong>cato per la gestione della rete socio-sanitaria <strong>di</strong>strettuale,<br />

prevede un forte livello <strong>di</strong> integrazione con le Gestioni associate dei Comuni per la messa in rete <strong>di</strong> risorse<br />

professionali, processi operativi e sistemi informativi.<br />

Nella prospettiva della continuità delle cure si porrà particolare attenzione:<br />

- al raccordo, nell’ambito delle attività dei CeAD, dei temi della “continuità delle cure” e delle<br />

“<strong>di</strong>missioni protette”, del progetto “tutoring domiciliare per persone affette da demenza”, del<br />

“pronto intervento anziani”, degli interventi <strong>di</strong> cui al Decreto n.7211/2011, realizzando<br />

percorsi assistenziali che integrino le <strong>di</strong>verse competenze istituzionali e professionali e le<br />

60


<strong>di</strong>verse opportunità e risorse (accanto alle attività rivolte al malato, l’erogazione <strong>di</strong> attività <strong>di</strong><br />

supporto psicologico e sociale rivolte alla famiglia, ai care giver, <strong>di</strong> promozione e sostegno alla<br />

mutualità familiare);<br />

- alle concrete proposte <strong>di</strong> innovazione e sperimentazione sviluppate dalle <strong>di</strong>fferenti unità<br />

d’offerta (ADI/CDI/CDD/CSS/Consultori familiari/Associazioni) in risposta ai bisogni del malato<br />

e della sua famiglia;<br />

- all’avvio nel <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Lecco del progetto <strong>di</strong> sperimentazione <strong>di</strong> Housing sociale che prevede<br />

tra l’altro la realizzazione <strong>di</strong> unità <strong>di</strong> offerta <strong>di</strong> “reinserimento sicuro”, rivolte a persone fragili<br />

che necessitano <strong>di</strong> migliorare lo stato <strong>di</strong> non autosufficienza e <strong>di</strong> riattivazione prima <strong>di</strong><br />

rientrare al domicilio;<br />

- al raccordo con gli interventi sul “lavoro <strong>di</strong> cura” (formazione, registro provinciale delle<br />

assistenti familiari, incontro domanda/offerta, consulenza sul rapporto <strong>di</strong> lavoro, etc.)<br />

coor<strong>di</strong>nati dalla Amministrazione Provinciale <strong>di</strong> Lecco;<br />

- a strutturare in modo stabile il servizio <strong>di</strong> telefonia sociale in collaborazione con AUSER<br />

Lombar<strong>di</strong>a come previsto dalla DGR 1746/2011.<br />

Le integrazioni operative e il coinvolgimento dei servizi negli interventi socio-sanitari per la <strong>di</strong>sabilità e il<br />

<strong>di</strong>sagio in età evolutiva<br />

Il <strong>Piano</strong> d’Azione Regionale (PAR) per le politiche in favore delle persone con <strong>di</strong>sabilità, rappresenta una<br />

fondamentale opportunità per sostenere i processi <strong>di</strong> collaborazione e integrazione su un’area <strong>di</strong> bisogni<br />

ove la separazione fra sociale e socio-sanitario ha confini molto labili. Il PAR ha infatti il fine <strong>di</strong> assicurare a<br />

ogni soggetto <strong>di</strong>sabile pari opportunità <strong>di</strong> realizzazione personale, piena inclusione sociale e possibilità <strong>di</strong><br />

contribuire con pari <strong>di</strong>gnità alla costruzione del bene sociale attraverso l’attivazione <strong>di</strong> un piano d’azione<br />

locale integrato. La finalità del PAR incontra quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>rettamente la programmazione dei Comuni nell’area.<br />

Gli obiettivi in<strong>di</strong>viduati nel triennio per garantire politiche integrate e <strong>di</strong>namiche sono:<br />

- garantire unitarietà e continuità <strong>di</strong> risposta ai bisogni per tutto l’arco della vita, con<br />

particolare riferimento ai momenti <strong>di</strong> transizione e cambiamento, superando la<br />

frammentazione dei servizi;<br />

- realizzare progetti che facilitino accessibilità e fruibilità dei servizi sanitari e scolastici, anche<br />

attraverso la razionalizzazione dei servizi <strong>di</strong> trasporto;<br />

- sviluppare una rete integrata <strong>di</strong> servizi sul territorio;<br />

- dare sostegno alle persone con <strong>di</strong>sabilità e alle loro famiglie nel loro progetto <strong>di</strong> vita, anche<br />

attraverso la co-progettazione <strong>di</strong> interventi col Terzo settore, la promozione <strong>di</strong> gruppi <strong>di</strong><br />

mutuo aiuto, la progettazione personalizzata e il sostegno alla vita in<strong>di</strong>pendente.<br />

Le principali azioni previste sono:<br />

la implementazione / revisione all’interno dell’OCNPIA delle linee guida relative alla <strong>di</strong>sabilità<br />

e al <strong>di</strong>sagio in età evolutiva, in modo da facilitare una presa in carico globale da parte dei<br />

servizi sanitari, socio-sanitari e sociali e la continuità delle cure.<br />

Verranno inoltre attivati:<br />

percorsi assistenziali innovativi, in accordo col tavolo <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento delle strutture<br />

accre<strong>di</strong>tate e con i servizi educativi/formativi, con l’obiettivo <strong>di</strong> garantire unitarietà e<br />

continuità <strong>di</strong> risposta ai bisogni per tutto l’arco della vita, con particolare riferimento ai<br />

momenti <strong>di</strong> transizione e cambiamento;<br />

61


percorsi <strong>di</strong> integrazione scolastica attraverso la definizione <strong>di</strong> un accordo quadro con<br />

l’Ufficio Scolastico Territoriale <strong>di</strong> Lecco, ponendo particolare attenzione al tema<br />

dell’assistenza educativa in capo agli Enti locali;<br />

modalità operative integrate per prevenire situazioni critiche <strong>di</strong> minori con <strong>di</strong>sagio<br />

psichico, per evitare il ricorso a ricoveri ospedalieri e a comunità terapeutiche.<br />

L’attuazione, lo sviluppo e il monitoraggio della collaborazione con l’Azienda Ospedaliera<br />

finalizzato nell’ambito del Progetto ENEA:<br />

all’accoglienza e accompagnamento delle persone <strong>di</strong>sabili e delle loro famiglie<br />

all’interno dei due presi<strong>di</strong> ospedalieri della Provincia <strong>di</strong> Lecco;<br />

alla strutturazione <strong>di</strong> un percorso de<strong>di</strong>cato a ritardo mentale e psicopatologia,<br />

finalizzato anche a garantire il supporto e la consulenza ai servizi per la <strong>di</strong>sabilità e alle<br />

famiglie.<br />

Il consolidamento del coor<strong>di</strong>namento provinciale dei servizi per la <strong>di</strong>sabilità (residenziali e<br />

semiresidenziali sociali e socio-sanitari) per:<br />

garantire una pari offerta su tutto il territorio, il confronto professionale e la<br />

formazione degli operatori;<br />

definire criteri e standard <strong>di</strong> funzionamento, <strong>di</strong> valutazione delle <strong>di</strong>verse esperienze, <strong>di</strong><br />

formulazione dei criteri <strong>di</strong> copertura della spesa;<br />

avviare un processo <strong>di</strong> razionalizzazione e riorganizzazione degli interventi.<br />

La prosecuzione delle sperimentazioni attivate ai sensi del Decreto n. 7211 a sostegno delle<br />

famiglie con <strong>di</strong>sabili particolarmente gravi e complessi, in modo da garantire maggiore<br />

flessibilità nell’utilizzo dei servizi. In particolare è prevista la possibilità <strong>di</strong>:<br />

ampliamento dell’orario <strong>di</strong> apertura dei Centri Diurni Disabili e degli altri servizi che si<br />

occupano <strong>di</strong> <strong>di</strong>sabilità grave e complessa;<br />

interventi domiciliari integrati alla frequenza <strong>di</strong>urna dei servizi;<br />

accoglienza temporanea in residenzialità leggera nelle Comunità Socio-Sanitarie, in<br />

alcuni perio<strong>di</strong> nell’arco dell’anno;<br />

interventi rivolti a soggetti – prevalentemente minori – non inseriti stabilmente nelle<br />

varie strutture.<br />

La sperimentazione <strong>di</strong> unità <strong>di</strong> offerta/interventi integrati rivolti a persone con <strong>di</strong>sabilità<br />

acquisite a seguito <strong>di</strong> un evento traumatico.<br />

Verrà inoltre sostenuta l’azione ormai consolidata dell’Ufficio <strong>di</strong> Protezione giuri<strong>di</strong>ca e degli sportelli<br />

informativi e <strong>di</strong> consulenza attivati tramite il progetto “Una rete <strong>di</strong> sostegno alla fragilità per poter volare<br />

più in alto”. Gli interventi <strong>di</strong> supporto si rivolgono alle famiglie, ai servizi sanitari e sociali e agli<br />

amministratori <strong>di</strong> sostegno; sono previste inoltre attività <strong>di</strong> formazione per gli operatori dei servizi e i<br />

volontari.<br />

Gli interventi <strong>di</strong> prevenzione, cura e integrazione territoriale delle persone con problemi <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza<br />

L’evoluzione del fenomeno delle Dipendenze e le in<strong>di</strong>cazioni regionali sempre più rivolte ad un lavoro <strong>di</strong><br />

governance e <strong>di</strong> accompagnamento, hanno orientato i servizi a garantire la continuità assistenziale e un<br />

lavoro più specifico <strong>di</strong> programmazione con gli Enti del territorio, potenziando gli interventi sulla rete delle<br />

unità d’offerta.<br />

62


Me<strong>di</strong>amente il livello <strong>di</strong> gravità dei pazienti che accedono ai servizi con un <strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza è elevato<br />

e richiede trattamenti specialistici multi<strong>di</strong>sciplinari complessi.<br />

Il lavoro dell’Osservatorio dei Comportamenti d’Abuso, ha permesso <strong>di</strong> avviare una specifica<br />

programmazione territoriale soprattutto nell’area della Prevenzione e nella cura dei nuovi comportamenti<br />

d’abuso (gioco d’azzardo patologico).<br />

Due sono i principali ambiti nei quali si rende necessario intervenire per garantire l’integrazione:<br />

Area della prevenzione attraverso:<br />

lo sviluppo del piano <strong>di</strong> prevenzione e la realizzazione <strong>di</strong> programmi centrati sulle<br />

competenze nell’ambito delle <strong>di</strong>pendenze;<br />

il consolidamento degli interventi relativi alla <strong>di</strong>pendenza da gioco.<br />

Area della continuità delle cure con la sperimentazione <strong>di</strong> nuovi interventi per situazioni <strong>di</strong> cronicità e<br />

gravosità correlate alla <strong>di</strong>pendenza. In particolare:<br />

dovranno essere in<strong>di</strong>viduate le modalità per evitare la cancellazione dall’anagrafe dei<br />

Comuni dei soggetti residenti, che stanno svolgendo un programma terapeutico in altro<br />

Comune e che pertanto a seguito della normativa anagrafica vengono classificati come<br />

“senza fissa <strong>di</strong>mora”;<br />

verrà supportato il progetto RE-START rivolto ad un target <strong>di</strong> popolazione con una storia <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>pendenza in situazione <strong>di</strong> gravità / gravosità sociale, per un percorso <strong>di</strong><br />

accompagnamento in fase <strong>di</strong> semi-autonomia. Il progetto vede coinvolti gli enti accre<strong>di</strong>tati<br />

e l’attivazione del mondo del lavoro, associativo e del volontariato locale. Comprende<br />

anche una <strong>di</strong>mensione assistenziale con interventi del servizio sociale comunale.<br />

L’attivazione <strong>di</strong> questi percorsi <strong>di</strong> “residenzialità protetta” dovrà vedere il forte<br />

coinvolgimento degli Ambiti e dei Comuni interessati dagli inse<strong>di</strong>amenti, per costruire un<br />

livello <strong>di</strong> partecipazione e con<strong>di</strong>visione che coinvolga anche le comunità locali;<br />

dovranno essere definite le linee-guida, tra servizio sociale <strong>di</strong> base e specialistico, volte ad<br />

in<strong>di</strong>viduare meto<strong>di</strong>, strumenti, buone prassi per garantire agli interventi terapeutici,<br />

laddove è necessaria, una continuità assistenziale, secondo criteri <strong>di</strong> economicità;<br />

si procederà all’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> lavoro integrato per l’attivazione <strong>di</strong> lavori <strong>di</strong><br />

pubblica utilità, come previsto dalla normativa vigente, in raccordo con le esperienze<br />

consolidate presenti sul territorio (Servizio Collocamento Mirato Fasce deboli della<br />

Provincia, sistema territoriale della cooperazione sociale) e con il coinvolgimento dei<br />

Comuni attraverso gli Ambiti <strong>di</strong>strettuali.<br />

Una comunità per la salute mentale<br />

Nel triennio scorso è andata consolidandosi la funzione dell’Organismo <strong>di</strong> Coor<strong>di</strong>namento della Salute<br />

Mentale (OCSM) e dei gruppi <strong>di</strong> lavoro “territorialità” e “residenzialità”, quale spazio <strong>di</strong> integrazione e<br />

con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> linee progettuali e operative. Si sono progressivamente avvicinate le <strong>di</strong>verse<br />

rappresentazioni fra ambito specialistico e sanitario e lavoro sociale <strong>di</strong> base, facilitando una migliore<br />

relazione fra servizi <strong>di</strong> base e servizi del Dipartimento Salute Mentale (DSM), a vantaggio dell’unitarietà<br />

dell’intervento sulla persona. L’annuale conferenza territoriale per la salute mentale si è caratterizzata<br />

sempre più come appuntamento <strong>di</strong> incontro e approfon<strong>di</strong>mento, che vede un processo partecipato <strong>di</strong><br />

definizione e una serie <strong>di</strong> avvenimenti preparatori che pone il tema della salute mentale all’attenzione della<br />

collettività.<br />

63


Occorre però alimentare costantemente il flusso <strong>di</strong> relazioni e interazioni fra il sistema specialistico<br />

dell’offerta e la rete dei servizi socio-assistenziali, per garantire che la presa in carico delle situazioni<br />

avvenga in una prospettiva sistemica che tenga conto della <strong>di</strong>mensione familiare e <strong>di</strong> quella <strong>di</strong> contesto in<br />

cui il paziente vive e con cui interagisce quoti<strong>di</strong>anamente. A questo proposito, viene richiamata<br />

l’importanza del CeAD quale luogo <strong>di</strong> attuazione del governo delle reti <strong>di</strong> cura e assistenza e l’integrazione<br />

tra servizi sociali, socio-sanitari e sanitari anche per il paziente psichiatrico.<br />

Una grande rilievo in questo senso ha assunto l’associazionismo, promuovendo l’aggregazione <strong>di</strong> enti e<br />

soggetti che hanno impostato, nell’ ultimo biennio, un intenso lavoro sul tema della “Comunità per la salute<br />

mentale”, creando un forte impulso per una lettura più sociale e inclusiva. Il pluralismo e l’articolazione <strong>di</strong><br />

questa aggregazione ha permesso anche <strong>di</strong> superare l’ottica soggettiva <strong>di</strong> approccio al problema e <strong>di</strong><br />

relazione con i Servizi, facendo prevalere un livello più sociale e culturale anche rispetto ai percorsi <strong>di</strong> cura.<br />

La domanda <strong>di</strong> spazi <strong>di</strong> aggregazione e integrazione sociale è molto sentita, sia come opportunità <strong>di</strong> una<br />

migliore gestione <strong>di</strong> sé e del proprio tempo, ma anche come opportunità <strong>di</strong> sollievo e aiuto per le famiglie<br />

dei pazienti psichiatrici. Le Associazioni, che da anni realizzano offerte <strong>di</strong>versificate, hanno avviato un<br />

lavoro più sistematico <strong>di</strong> rilevazione e analisi dei bisogni che interfaccia <strong>di</strong>rettamente la programmazione<br />

del DSM e l’attività dei Comuni. Il rapporto <strong>di</strong>alettico e costante con queste realtà consente <strong>di</strong> integrare il<br />

piano <strong>di</strong> lettura e <strong>di</strong> promuovere un’attenzione complessiva alle persone e alle realtà in cui sono inserite, e<br />

<strong>di</strong> avviare un sostegno alla qualificazione degli interventi, favorendo anche un maggiore scambio e<br />

con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> criteri e opportunità fra le stesse associazioni. Il prezioso lavoro volto alla realizzazione <strong>di</strong><br />

interventi e opportunità <strong>di</strong> incontro e relazione va con<strong>di</strong>viso, monitorato, valutato e sostenuto attraverso<br />

modalità che permettano anche la ricerca <strong>di</strong> fonti economiche integrative alle risorse pubbliche.<br />

La stessa possibilità che le forme <strong>di</strong> residenzialità leggera possano evolvere verso una integrazione reale<br />

con il territorio e le comunità ospiti, richiede la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> una tutela vigile da parte delle esperienze<br />

informali che si creano intorno a queste unità <strong>di</strong> offerta. Più in generale occorre lavorare affinché il<br />

rapporto con l’associazionismo non sia la ricerca solo <strong>di</strong> integrazioni d’offerta a latere del percorso <strong>di</strong> cura<br />

svolto dai servizi (il tempo libero, le vacanze, etc.), ma si innesti nel piano riabilitativo e <strong>di</strong> cura complessivo,<br />

come apporto <strong>di</strong> un contributo relazionale, <strong>di</strong> tutela e <strong>di</strong> accompagnamento sempre più qualificato e in<br />

costante <strong>di</strong>alettica con l’intervento sanitario.<br />

Una attenzione specifica va de<strong>di</strong>cata alle famiglie attraverso un approccio declinato in due <strong>di</strong>rezioni: la<br />

prima volta a garantire alle famiglie forme <strong>di</strong> supporto, sostegno e sollievo dai compiti <strong>di</strong> cura per<br />

permettere <strong>di</strong> rivedere le modalità relazionali e gestionali che non favoriscono l’evoluzione delle situazioni;<br />

la seconda tesa a riconoscere la risorsa famiglia, riconoscendole la possibilità <strong>di</strong> costruire un’alleanza<br />

<strong>di</strong>alettica con i servizi nella definizione dei percorsi <strong>di</strong> cura complessivamente intesi, a partire dal momento<br />

della presa in carico. L’alleanza tra i servizi e la famiglia è un processo bi<strong>di</strong>rezionale che richiede la capacità<br />

<strong>di</strong> un reciproco ascolto, la valorizzazione delle rispettive competenze e conoscenze e il riconoscimento della<br />

complementarietà degli attori in gioco.<br />

La creazione del fondo sociale a sostegno degli interventi in psichiatria, rappresentando uno spazio <strong>di</strong><br />

relazione e me<strong>di</strong>azione delle azioni nell’area della salute mentale, ha favorito un maggior raccordo tra<br />

Servizi Sociali <strong>di</strong> Base (SSB) e DSM, accanto al lavoro realizzato nell’ambito dell’OCSM. La necessità <strong>di</strong><br />

con<strong>di</strong>videre con gli ambiti i criteri <strong>di</strong> utilizzo delle risorse dei Comuni ha permesso <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re insieme<br />

criteri, modalità e priorità degli interventi da sostenere attraverso la spesa sociale. Il contrarsi delle risorse<br />

a <strong>di</strong>sposizione dei Comuni richiederà, nei prossimi mesi, la ricerca <strong>di</strong> strategie integrate per in<strong>di</strong>viduare la<br />

64


possibile convergenza anche degli strumenti economici, compresa l’attivazione <strong>di</strong> progetti sperimentali e <strong>di</strong><br />

iniziative promozionali realizzate con le associazioni e in grado <strong>di</strong> esprimere una capacità attrattiva e <strong>di</strong><br />

investimento da parte <strong>di</strong> soggetti privati. Più in generale, attraverso un preciso raccordo fra Ufficio dei<br />

Piani e DSM, si dovranno identificare i criteri <strong>di</strong> definizione della spesa sociale in relazione all’analisi dei<br />

bisogni, alle priorità in<strong>di</strong>viduate, e alla possibilità <strong>di</strong> ricondurre alcuni interventi ad altri sistemi d’offerta<br />

coor<strong>di</strong>nando le programmazioni istituzionali del territorio.<br />

5.4 L’accesso al lavoro delle fasce deboli<br />

La scelta compiuta anni fa, nel nostro territorio, <strong>di</strong> delegare le funzioni <strong>di</strong> accompagnamento al lavoro delle<br />

fasce deboli al Centro per l’Impiego-Collocamento Disabili della Provincia <strong>di</strong> Lecco, trova ancora<br />

fondamento in ragione dei risultati raggiunti e per la necessità <strong>di</strong> supportare i Servizi Sociali <strong>di</strong> Base (SSB)<br />

attraverso uno strumento specializzato nel rapporto con il mercato del lavoro.<br />

I dati del triennio relativi agli Ambiti <strong>di</strong> Bellano, Lecco e Merate segnalano elementi <strong>di</strong> positività, ma anche<br />

alcuni aspetti importanti che richiedono <strong>di</strong> essere rivisti per migliorare la qualità della collaborazione.<br />

Segnalano però con evidenza anche l’evoluzione e il cambiamento della domanda.<br />

Nel corso degli ultimi anni infatti, alle tra<strong>di</strong>zionali categorie <strong>di</strong> soggetti che afferiscono ai Comuni (adulti con<br />

fragilità personali tali da rendere <strong>di</strong>fficoltoso l’accesso al lavoro se non attraverso un percorso guidato e<br />

monitorato), si sono andate aggiungendo via via problematiche <strong>di</strong> natura <strong>di</strong>versa, in cui la fragilità non è<br />

rappresentata tanto da <strong>di</strong>fficoltà personali, quanto piuttosto da con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> “svantaggio sociale” che<br />

spesso richiedono, più che altro, processi <strong>di</strong> facilitazione nella ricerca del lavoro e non <strong>di</strong> sostegno<br />

in<strong>di</strong>vidualizzato in azienda.<br />

Pensiamo ad esempio alla categoria “adulto in grave stato <strong>di</strong> in<strong>di</strong>genza” che rappresenta insieme ad altre<br />

assimilabili (donne vittime della violenza, persone soggette a misure restrittive) oltre il 50% delle<br />

segnalazioni presentate dai SSB.<br />

Questo mo<strong>di</strong>ficarsi delle richieste deriva anche dall’attenzione posta ad alcune categorie specifiche (area<br />

carcere, stranieri, donne vittime <strong>di</strong> violenza, etc.) sostegno delle quali è stato possibile avvalersi <strong>di</strong> specifici<br />

finanziamenti per interventi realizzati sia dal privato sociale che dallo stesso Collocamento Fasce Deboli.<br />

Ancora, nel biennio in corso, i SSB hanno intercettato una crescente e pressante domanda <strong>di</strong> aiuto nella<br />

ricerca del lavoro <strong>di</strong> persone <strong>di</strong>soccupate a seguito della crisi economica e occupazionale che ha investito il<br />

nostro territorio e che ha prodotto situazioni <strong>di</strong> fragilità, soprattutto in chi non può <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> reti<br />

protettive a livello familiare (immigrati ma non solo).<br />

A quest’ultimo fenomeno è corrisposto un positivo investimento dei Comuni con singole iniziative o con<br />

formule più organizzate (per esempio le borse sociali promosse dalla Provincia o i voucher comunali) che<br />

hanno permesso <strong>di</strong> contrastare parzialmente il bisogno evidenziando, contemporaneamente, la necessità <strong>di</strong><br />

una strategia territoriale.<br />

Occorre dunque porre particolare attenzione a questo <strong>di</strong>versificarsi della domanda per poter definire quale<br />

potrebbe essere la strategia <strong>di</strong> lavoro territoriale per i prossimi anni, alla luce della contrazione delle risorse<br />

a <strong>di</strong>sposizione dei Comuni e delle in<strong>di</strong>cazioni regionali per lo sviluppo dei Piani <strong>di</strong> <strong>Zona</strong> 2012-2014.<br />

Si tratta cioè, come positivamente richiesto con decisione da parte della Regione, <strong>di</strong> pensare ad una<br />

programmazione sociale che non assuma l’esistente come elemento dato, ma che ponga attenzione ad una<br />

analisi aggiornata dei bisogni e delle conseguenti forma <strong>di</strong> risposta.<br />

Altro elemento essenziale della programmazione sociale del prossimo triennio è il richiamo alla necessità<br />

<strong>di</strong> integrare i sistemi istituzionali e <strong>di</strong> offerta, con<strong>di</strong>videndo obiettivi e strategie, programmazioni <strong>di</strong><br />

intervento, risorse umane ed economiche, nel rispetto delle <strong>di</strong>verse competenze ma nell’integrazione <strong>di</strong><br />

obiettivi <strong>di</strong> presi<strong>di</strong>o e <strong>di</strong> risposta sociale.<br />

65


In questo senso, con l’approvazione dei nuovi Piani <strong>di</strong> <strong>Zona</strong> verrà avviato un confronto approfon<strong>di</strong>to con la<br />

Provincia <strong>di</strong> Lecco, affinché il rinnovo della Convenzione con gli Ambiti <strong>di</strong>strettuali per la definizione <strong>di</strong><br />

interventi a favore delle Fasce deboli del Mercato del lavoro possa collocarsi nell’ambito <strong>di</strong> una intesa<br />

territoriale più ampia e più avanzata, come auspicato dalla stessa Provincia nella bozza <strong>di</strong> convenzione<br />

proposta nei mesi scorsi.<br />

La programmazione comune tra i Piani <strong>di</strong> <strong>Zona</strong> garantirà inoltre la prosecuzione del Servizio sociooccupazionale<br />

(CeSeA) che, da oltre un decennio, rappresenta un contesto tutelato per persone<br />

caratterizzate da forti fragilità personali e da cronicità, che <strong>di</strong>fficilmente consentono processi evolutivi <strong>di</strong><br />

ricollocamento socio- lavorativo. L’esperienza, fortemente connessa con i progetti socio-educativi elaborati<br />

dai SSB, potrà trovare una declinazione operativa anche nell’ambito meratese, come già previsto dallo<br />

specifico <strong>Piano</strong> <strong>di</strong> <strong>Zona</strong>. CeSeA rappresenta infatti interessanti caratteristiche in quanto, pur essendo un<br />

progetto <strong>di</strong> natura sociale e <strong>di</strong> tutela <strong>di</strong> soggetti particolarmente fragili, fonda la propria attività su compiti<br />

<strong>di</strong> lavoro reali e su commesse che richiedono un investimento <strong>di</strong> responsabilità e un’assunzione <strong>di</strong> ruolo che<br />

spinge le persone coinvolte verso l’assunzione <strong>di</strong> modelli relazionali coerenti e socialmente adeguati.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista economico il servizio si caratterizza per un intreccio tra risorse sociali e risorse <strong>di</strong>rette e/o<br />

valorizzazioni derivanti dai compiti assunti per conto degli enti locali. In questo modo è possibile<br />

identificare il servizio come un’opportunità e una risorsa per realizzare una serie <strong>di</strong> lavori <strong>di</strong> utilità sociale.<br />

5.5 Gli interventi per l’accoglienza<br />

Nell’area comune dei Piani <strong>di</strong> <strong>Zona</strong> sono compresi alcuni interventi che hanno garantito le forme <strong>di</strong><br />

accoglienza alloggiativa volte a sostenere i processi <strong>di</strong> integrazione delle persone che presentano maggiori<br />

fragilità (persone con grave <strong>di</strong>sagio sociale, senza fissa <strong>di</strong>mora), immigrati, richiedenti asilo.<br />

Lo sviluppo <strong>di</strong> questi servizi sarà orientato a garantire una risposta <strong>di</strong> carattere provinciale ad alcuni bisogni<br />

con una attenzione a sviluppare alcuni servizi nei <strong>di</strong>versi territori.<br />

Centro <strong>di</strong> prima accoglienza per uomini<br />

Il centro <strong>di</strong> prima accoglienza <strong>di</strong> via dell’Isola a Lecco è finanziato dagli Ambiti <strong>di</strong>strettuali come unità<br />

d’offerta rivolta agli uomini adulti, italiani e stranieri, che si trovano in <strong>di</strong>fficoltà abitative. Il centro avvia<br />

percorsi <strong>di</strong> reinserimento sociale per le persone segnalate dai Comuni e riserva dei posti letto per<br />

l’accoglienza temporanea <strong>di</strong> senza fissa <strong>di</strong>mora. La particolare tipologia <strong>di</strong> utenza e l’esigenza <strong>di</strong> offrire<br />

accoglienza a costi limitati prevede che l’unità d’offerta sia sostenuta dalla programmazione trasversale ai<br />

tre Ambiti <strong>di</strong>strettuali.<br />

Per quanto riguarda le donne, anche se le tipologie <strong>di</strong> bisogno sono comunque <strong>di</strong>fferenti, è necessario<br />

prevedere la connessione con eventuali interventi sulla prima accoglienza per donne in <strong>di</strong>fficoltà con<br />

quanto è già attivo sul versante del maltrattamento.<br />

Accoglienza emergenziale per senza fissa <strong>di</strong>mora<br />

Nei mesi più fred<strong>di</strong> dell’anno viene organizzato, nel capoluogo provinciale, un campo <strong>di</strong> accoglienza<br />

emergenziale rivolto a senza fissa <strong>di</strong>mora e a persone che, pur essendo residenti nel territorio, vivono in<br />

situazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio estremo e non aderiscono ad alcun progetto <strong>di</strong> reinserimento. Si tratta <strong>di</strong> un<br />

intervento <strong>di</strong> bassa soglia e, per la particolare tipologia <strong>di</strong> intervento e <strong>di</strong> utenza a cui si rivolge, il campo<br />

viene sostenuto come attività <strong>di</strong> contrasto alla povertà e <strong>di</strong> prevenzione da tutti i Comuni del territorio<br />

provinciale. L’attuale organizzazione del campo con moduli prefabbricati e il coinvolgimento <strong>di</strong> soli<br />

66


volontari, dovranno essere oggetto <strong>di</strong> valutazione per definire interventi <strong>di</strong>versi e più strutturati nel futuro,<br />

anche con l’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> strutture adeguate in raccordo con realtà del privato sociale.<br />

Housing sociale<br />

Lo sviluppo dell’housing sociale è da considerarsi prioritario e si inscrive in un generale ripensamento delle<br />

forme dell’abitare in un tessuto sociale caratterizzato da molti elementi <strong>di</strong> fragilità e <strong>di</strong> precarietà.<br />

L’aumento costante degli sfratti mette in seria <strong>di</strong>fficoltà nuclei familiari fino a poco tempo prima autonomi.<br />

D’altra parte persone cronicamente fragili non riescono a mantenere e gestire soluzioni abitative stabili e <strong>di</strong><br />

autonomia. Ma housing può essere anche la naturale evoluzione dei percorsi <strong>di</strong> accoglienza in strutture<br />

comunitarie, come rete <strong>di</strong> seconda accoglienza utile per stemperare l’impatto <strong>di</strong>retto con un mercato della<br />

casa oneroso e per offrire strumenti <strong>di</strong> autonomia alle persone.<br />

Una rete <strong>di</strong> appartamenti “a gestione sociale” permette una vasta gamma <strong>di</strong> interventi che vanno dal<br />

semplice affitto calmierato alla coabitazione <strong>di</strong> persone non autonome e bisognose <strong>di</strong> un monitoraggio<br />

costante da parte <strong>di</strong> personale qualificato. Anche nel territorio provinciale sono <strong>di</strong>verse le esperienze<br />

promosse da Enti locali e privato sociale.<br />

Tale varietà, tuttavia, necessita <strong>di</strong> una maggior standar<strong>di</strong>zzazione delle offerte, in modo tale che possano<br />

risultare più efficaci per le <strong>di</strong>verse tipologie <strong>di</strong> bisogno. Il coor<strong>di</strong>namento delle <strong>di</strong>verse realtà, che attivano<br />

soluzioni abitative <strong>di</strong> seconda accoglienza o <strong>di</strong> housing sociale, è invece finalizzato a consentire una<br />

definizione delle modalità <strong>di</strong> accoglienza <strong>di</strong> volta in volta più rispondenti alle casistiche segnalate dai servizi<br />

sociali <strong>di</strong> base dei Comuni. Inoltre la programmazione trasversale degli Ambiti <strong>di</strong>strettuali dovrà consentire<br />

<strong>di</strong> promuovere uno sviluppo delle esperienze <strong>di</strong> housing che possa essere omogeneo su tutto il territorio<br />

provinciale.<br />

Servizio sociale specializzato<br />

La presa in carico <strong>di</strong> adulti in <strong>di</strong>fficoltà da parte dei servizi sociali <strong>di</strong> base è spesso resa complessa dalla<br />

penuria e dalla non semplice in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> risorse adeguate per offrire all’utenza percorsi efficaci <strong>di</strong><br />

autonomia. Al fine <strong>di</strong> supportare i servizi <strong>di</strong> base si è prevista la strutturazione <strong>di</strong> un servizio sociale<br />

specializzato <strong>di</strong> secondo livello che possa rafforzare la progettualità dei servizi invianti e promuovere<br />

progetti integrati con le <strong>di</strong>verse realtà del privato sociale che nel territorio provinciale gestiscono strutture<br />

<strong>di</strong> accoglienza con <strong>di</strong>fferenti livelli <strong>di</strong> intervento e modalità organizzativa. Il servizio sociale specializzato è<br />

inoltre titolare degli interveti rivolti ai senza fissa <strong>di</strong>mora, e che per questo non sono presi in carico dai<br />

sevizi sociali <strong>di</strong> base, e governa le progettualità trasversali rivolte a non residenti e stranieri che giungono<br />

nel territorio a <strong>di</strong>verso titolo.<br />

5.6 Le politiche migratorie<br />

Il fenomeno migratorio è sempre più emergente anche nel territorio della Provincia <strong>di</strong> Lecco e si<br />

caratterizza per un’estrema trasversalità <strong>di</strong> problematiche e <strong>di</strong> risorse che interessa <strong>di</strong>versi aspetti delle<br />

politiche <strong>di</strong> un territorio.<br />

In questi ultimi anni la popolazione straniera presente nella provincia <strong>di</strong> Lecco è passata da 10.500 unità<br />

(gennaio 2001), a 31.100 (luglio 2010) <strong>di</strong> cui quasi 85% formata da persone residenti (iscritti alle anagrafi<br />

comunali), elemento che parla <strong>di</strong> stabilizzazione sul territorio provinciale.<br />

Nonostante la recente flessione della velocità <strong>di</strong> crescita Lecco è, tra le quattro province lombarde con<br />

minor numero <strong>di</strong> stranieri, l’unica ad aver accresciuto il numero assoluto degli immigrati sul proprio<br />

67


territorio nell’ultimo anno. Ai primi 4 posti secondo il Paese <strong>di</strong> provenienza sono: Marocco con 4.950 unità,<br />

Romania con 3.710 unità, Albania con 3.610 unità, e Senegal con 2.340 unità.<br />

Il <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Lecco accentra il 49% delle presenze complessive in provincia. Il primo <strong>di</strong> luglio 2010 vede<br />

infatti <strong>di</strong>stribuirsi ben 16.000 unità <strong>di</strong> immigrati nel <strong>di</strong>stretto socio-sanitario <strong>di</strong> Lecco, 11.700 unità in quello<br />

<strong>di</strong> Merate e quasi 3.500 presenze nel <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Bellano.<br />

La composizione per genere evidenzia la presenza <strong>di</strong> un maggior numero <strong>di</strong> uomini, anche se si osserva un<br />

decremento nel corso degli anni (dal 70% nel 2002 al 53% nel 2010) a favore <strong>di</strong> un aumento della quota<br />

delle donne (dal 30% nel 2002 al 47% nel 2010). L’età mostra che, a livello lombardo, Lecco ha una struttura<br />

per età me<strong>di</strong>a in linea con quella regionale per il genere maschile (33 anni), mentre per quello femminile è<br />

la provincia più giovane (29 anni- circa 4 anni al <strong>di</strong> sotto della me<strong>di</strong>a regionale). Più <strong>di</strong> un terzo degli<br />

immigrati residenti a Lecco vive in Italia da 5 - 10 anni, mentre il 31% vive in Italia da più <strong>di</strong> 10 anni.<br />

Per quanto concerne l’anzianità in provincia quasi il 43% e presente da 5 –10 anni, mentre il 20% è presente<br />

da più <strong>di</strong> 10 anni. La con<strong>di</strong>zione lavorativa mostra come quasi un immigrato lavoratore su due è occupato in<br />

maniera regolare a tempo indeterminato. La quota <strong>di</strong> <strong>di</strong>soccupazione cresce dal 5% nel 2009 al 22% nel<br />

2010 con un’equa <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> questa quota tra i generi. Quelli che si avvalgono della cassa integrazione<br />

sono circa il 5%. La maggior parte dei lavoratori maschi sono operai nell’industria (40%).<br />

(Dalla sintesi del Do<strong>di</strong>cesimo Rapporto sull’Immigrazione elaborato dal CISeD della Provincia <strong>di</strong> Lecco, aprile<br />

2011)<br />

STRUMENTI DI ANALISI E DI PROGRAMMAZIONE<br />

Osservatorio Provinciale per le Politiche Sociali (OPS) e sezione specifica Osservatorio Provinciale<br />

Immigrazione (OPI)<br />

Per un’adeguata programmazione in campo sociale il territorio necessita <strong>di</strong> essere supportato da<br />

informazioni atten<strong>di</strong>bili sullo stato dei servizi e sui fenomeni che richiedono protezione sociale. Occorre<br />

inoltre che tali conoscenze siano costantemente aggiornate attraverso un sistema informativo che sappia<br />

mantenere uno sguardo sufficientemente allargato sulla complessità dei fenomeni sociali che non possono<br />

più essere ricondotti al livello locale. Gli Osservatori della Provincia <strong>di</strong> Lecco (OPS-OPI) hanno collaborato<br />

negli anni a sviluppare politiche migratorie con<strong>di</strong>vise e a supportare soprattutto i Comuni e gli Ambiti<br />

<strong>di</strong>strettuali nella programmazione zonale. In tale senso gli Osservatori rappresentano:<br />

un sistema informativo che raccoglie in modo organizzato e ragionato le informazioni esistenti e<br />

reperibili da <strong>di</strong>verse fonti;<br />

un promotore <strong>di</strong> ricerche sulle con<strong>di</strong>zioni sociali e sul sistema dei servizi chiamati a fronteggiarli;<br />

un luogo <strong>di</strong> elaborazione critica delle informazioni per produrre valutazioni e proposte innovative.<br />

In particolare si riportano <strong>di</strong> seguito alcuni elementi utili alla programmazione zonale elaborati dall’OPS –<br />

OPI nell’ambito del CISeD – Centro Informazione Supporto e Documentazione della Provincia <strong>di</strong> Lecco.<br />

Dal lavoro <strong>di</strong> analisi delle progettazioni attivate nel territorio sulla tematica dell’immigrazione è<br />

stata realizzata una pubblicazione dal titolo “Sguar<strong>di</strong> integrati”, che ha analizzato l’efficacia e<br />

l’impatto delle iniziative promosse dai progetti. Da tale documento si intende sviluppare un lavoro<br />

<strong>di</strong> rideclinazione delle priorità progettuali per consentire un’ottimizzazione delle risorse <strong>di</strong>sponibili<br />

verso attività coor<strong>di</strong>nate e integrate su tutto il territorio provinciale.<br />

Dalla ricognizione dei corsi <strong>di</strong> lingua italiana per stranieri presenti nel territorio della provincia <strong>di</strong><br />

Lecco, nell’ambito delle attività dell’OPI (in attuazione del “Protocollo d'Intesa per la realizzazione<br />

della rete provinciale per gli interventi a favore della formazione linguistica degli stranieri”, che la<br />

68


Provincia <strong>di</strong> Lecco ha stipulato con la Prefettura <strong>di</strong> Lecco e l'Ufficio Scolastico Territoriale in data 24<br />

ottobre 2011) è stato possibile avere a <strong>di</strong>sposizione un report <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento che analizza<br />

come i corsi siano <strong>di</strong>stribuiti nei <strong>di</strong>versi Ambiti Distrettuali con una focalizzazione su alcuni dati<br />

rilevanti (es. alfabetizzazione, A1, A2…, destinatari, costo per gli utenti…) permettendo <strong>di</strong> avviare<br />

una successiva verifica ai fini <strong>di</strong> una eventuale razionalizzazione.<br />

Dal lavoro che si sta sviluppando, in attuazione del progetto “Una rete <strong>di</strong> dati per il governo delle<br />

politiche immigratorie”, sperimentazione finalizzata a promuovere un sistema organizzato <strong>di</strong><br />

raccordo per la raccolta <strong>di</strong> dati riguardanti il fenomeno migratorio nell’ambito delle attività <strong>di</strong><br />

monitoraggio del Consiglio Territoriale per l’immigrazione, verranno messi a <strong>di</strong>sposizione una serie<br />

<strong>di</strong> dati riferiti alla popolazione straniera presente in provincia.<br />

Inoltre viene effettuata, sempre nell’ambito delle attività del CISeD, d’intesa con il Centro per<br />

l’Impiego della Provincia <strong>di</strong> Lecco, un’attività <strong>di</strong> consulenza <strong>di</strong> secondo livello rivolta alle assistenti<br />

sociali e agli operatori dei servizi, come supporto nel <strong>di</strong>sbrigo delle pratiche riferite ai permessi <strong>di</strong><br />

soggiorno, ma anche consulenza nella gestione <strong>di</strong> casi complessi, che andrà mantenuta nella<br />

programmazione territoriale.<br />

ACCESSO AI SERVIZI<br />

Attività informativa e consulenziale<br />

Un operatore qualificato, nell’ambito del Servizio CISeD provinciale, opera presso lo Sportello Unico<br />

Immigrazione della Prefettura, dove svolge attività <strong>di</strong> orientamento e informazione a tutti gli immigrati che<br />

lì si rivolgono per l’espletamento <strong>di</strong> numerose pratiche amministrative. Inoltre l’operatore svolge una<br />

funzione <strong>di</strong> consulenza anche nei confronti dei datori <strong>di</strong> lavoro che si rivolgono allo Sportello per le pratiche<br />

relative all’assunzione <strong>di</strong> personale non comunitario.<br />

Presso il CISeD e il Centro per l’Impiego della Provincia <strong>di</strong> Lecco, tramite operatori qualificati, viene inoltre<br />

offerto un servizio <strong>di</strong> consulenza giuri<strong>di</strong>ca e me<strong>di</strong>azione linguistica, rivolto agli operatori sociali con<br />

l’obiettivo <strong>di</strong> fornire strumenti utili per la presa in carico dei percorsi <strong>di</strong> integrazione degli immigrati che si<br />

rivolgono alle <strong>di</strong>verse realtà istituzionali e del privato sociale del territorio provinciale.<br />

Me<strong>di</strong>azione linguistica culturale nei servizi ospedalieri e consultoriali<br />

Negli ultimi anni <strong>di</strong>versi progetti hanno attivato esperienze <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione linguistico culturali nei servizi<br />

sanitari del territorio lecchese. L’accesso ai servizi sanitari è spesso reso <strong>di</strong>fficoltoso per problemi linguistici<br />

e culturali per molti citta<strong>di</strong>ni stranieri, in particolare per le donne. Gli interventi <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione nelle<br />

strutture sanitarie sono quin<strong>di</strong> da considerarsi come <strong>di</strong> interesse trasversale per consentire un miglior<br />

accesso dei citta<strong>di</strong>ni stranieri.<br />

Richiedenti asilo, rifugiati politici, titolari <strong>di</strong> protezione sussi<strong>di</strong>aria e <strong>di</strong> permessi per motivi umanitari<br />

La particolare tipologia giuri<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> queste persone le caratterizza come portatrici <strong>di</strong> bisogni strettamente<br />

legati al vissuto traumatico che li ha portati a lasciare il proprio paese <strong>di</strong> origine.<br />

Dal 2009 la Provincia <strong>di</strong> Lecco è titolare del progetto “Lecco, una provincia accogliente”, servizio territoriale<br />

del Sistema <strong>di</strong> Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR), finanziato dal Ministero dell’Interno.<br />

Il progetto prevede la messa a <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> 15 posti in strutture <strong>di</strong> accoglienza, <strong>di</strong>stribuite in tutto il<br />

territorio provinciale e consente l’accoglienza e la presa in carico dei richiedenti asilo. Gli inserimenti<br />

vengono effettuati su invio del Servizio Centrale <strong>di</strong> Roma, ma è possibile accogliere anche persone<br />

segnalate dai Comuni del territorio. Nelle strutture <strong>di</strong> accoglienza i richiedenti asilo ricevono tutti i servizi <strong>di</strong><br />

69


assistenza per il periodo in cui la loro istanza <strong>di</strong> asilo viene esaminata dalla Commissione Territoriale<br />

competente. Inoltre sono previsti servizi <strong>di</strong> integrazione per facilitare l’inserimento sociale degli ospiti.<br />

Al termine del periodo <strong>di</strong> accoglienza le persone che hanno ottenuto un riconoscimento della protezione<br />

possono stabilirsi nel territorio provinciale, con il supporto degli operatori del progetto e in raccordo con i<br />

servizi sociali del Comune dove l’ospite ha reperito una soluzione abitativa.<br />

Per migliorare la risposta al crescente numero <strong>di</strong> persone che giungono nel territorio si valuterà la<br />

possibilità <strong>di</strong> un ampliamento dei posti SPRAR nel territorio della provincia.<br />

Nel corso dell’anno 2011 la Provincia <strong>di</strong> Lecco ha promosso un progetto <strong>di</strong> accoglienza per i richiedenti asilo<br />

accolti nell’ambito del sistema della Protezione Civile per l’Emergenza Nord Africa. Garantendo uno<br />

standard <strong>di</strong> interventi sul modello del progetto SPRAR, il progetto ha consentito il trasferimento delle<br />

persone inizialmente accolte in strutture alberghiere in realtà del privato sociale più strutturate sia per<br />

l’assistenza, sia per l’avvio <strong>di</strong> percorsi <strong>di</strong> integrazione.<br />

Dato il numero considerevole <strong>di</strong> persone giunte nel territorio, la possibilità <strong>di</strong> un’integrazione delle stesse<br />

nello stesso territorio provinciale dovrà essere oggetto <strong>di</strong> politiche specifiche da parte dei Comuni.<br />

Il governo del progetto da parte della Provincia è finalizzato a garantire l’avvio <strong>di</strong> percorsi <strong>di</strong> autonomia che<br />

possano facilitare la successiva <strong>di</strong>missione dalle strutture <strong>di</strong> accoglienza e ridurre l’impatto sui Comuni, in<br />

via prioritaria nei confronti delle persone che otterranno il riconoscimento <strong>di</strong> una protezione.<br />

STRUMENTI D’INTEGRAZIONE<br />

Fondo <strong>di</strong> garanzia<br />

Nella programmazione 2012 dell’<strong>Accordo</strong> <strong>di</strong> <strong>Programma</strong> per le politiche sociali è stata riproposta la<br />

costituzione <strong>di</strong> un fondo <strong>di</strong> garanzia attraverso la raccolta delle quote <strong>di</strong> solidarietà dei Comuni.<br />

Il Fondo è finalizzato a sostenere i servizi sociali <strong>di</strong> base e le strutture <strong>di</strong> accoglienza nella copertura <strong>di</strong> spese<br />

destinate all’attivazione <strong>di</strong> strumenti per facilitare l’integrazione <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni stranieri, quali contributi<br />

affitto, borse lavoro, corsi <strong>di</strong> formazione professionale, etc.<br />

Si rileva l’importanza <strong>di</strong> garantire nella programmazione zonale lo strumento del fondo.<br />

Promozione <strong>di</strong> reti <strong>di</strong> sostegno<br />

Si intende promuovere il coinvolgimento delle comunità <strong>di</strong> migranti, dei sindacati e dell’associazionismo<br />

per il sostegno <strong>di</strong> progetti <strong>di</strong> mutualità a favore <strong>di</strong> persone straniere che si trovano in con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> fragilità<br />

socio-economica, al fine <strong>di</strong> non lasciare ai soli servizi sociali comunali il compito <strong>di</strong> fornire strumenti <strong>di</strong><br />

assistenza per evitare l’impoverimento <strong>di</strong> fasce già fragili della popolazione, come sono gli immigrati in<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio.<br />

5.7 La conciliazione famiglia - lavoro<br />

La <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> conciliare tempi <strong>di</strong> lavoro e tempi <strong>di</strong> vita fanno <strong>di</strong> questo tema una priorità che sta<br />

assumendo sempre più una <strong>di</strong>mensione sociale.<br />

E’ importante perciò lavorare in una prospettiva <strong>di</strong> responsabilità sociale <strong>di</strong>ffusa, dove le persone e le<br />

famiglie, il Terzo settore, Enti e istituzioni, il mondo dell’impresa e del lavoro, possano costruire insieme<br />

politiche <strong>di</strong> conciliazione innovative e buone prassi.<br />

Con l’approvazione della delibera n. 50 del 27/01/2011 “Rete per la conciliazione: approvazione schema <strong>di</strong><br />

accordo <strong>di</strong> collaborazione territoriale e in<strong>di</strong>viduazione dei soggetti promotori e provve<strong>di</strong>menti conseguenti<br />

70


(DGR 381/2010)”, l’ASL della provincia <strong>di</strong> Lecco ha costituito la rete territoriale con gli Enti Locali (Consiglio<br />

<strong>di</strong> Rappresentanza dei Sindaci, Ambiti <strong>di</strong>strettuali e Provincia <strong>di</strong> Lecco), con cui vi erano già relazioni<br />

consolidate negli anni - soprattutto per le collaborazioni relative alla programmazione locale tramite i Piani<br />

<strong>di</strong> <strong>Zona</strong> - e con il sistema delle imprese e la Camera <strong>di</strong> Commercio, con cui era necessario cominciare a<br />

costruire relazioni e sinergie con<strong>di</strong>vise.<br />

Attraverso un lavoro conoscitivo ed esplorativo, condotto dall’ASL in collaborazione con la sede territoriale<br />

<strong>di</strong> Regione Lombar<strong>di</strong>a, sono stati in<strong>di</strong>viduati i soggetti promotori della Rete territoriale per la conciliazione<br />

famiglia-lavoro:<br />

• Regione Lombar<strong>di</strong>a<br />

• ASL della provincia <strong>di</strong> Lecco<br />

• Provincia <strong>di</strong> Lecco<br />

• Consigliera Provinciale <strong>di</strong> Parità<br />

• Camera <strong>di</strong> Commercio (CCIAA) <strong>di</strong> Lecco<br />

• Ambito Territoriale <strong>di</strong> Bellano<br />

• Ambito Territoriale <strong>di</strong> Lecco<br />

• Ambito Territoriale <strong>di</strong> Merate<br />

• Consiglio <strong>di</strong> Rappresentanza dei Sindaci<br />

Questi soggetti in data 1 aprile 2011 hanno concluso la sottoscrizione dell’<strong>Accordo</strong> <strong>di</strong> collaborazione<br />

biennale per la realizzazione della Rete territoriale per la conciliazione dei tempi <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> lavoro;<br />

successivamente è iniziato il processo <strong>di</strong> coinvolgimento dei soggetti del territorio che potevano essere<br />

interessati ad aderire, in prima battuta i sindacati confederali e le associazioni datoriali dei vari settori<br />

produttivi, nonché delle libere professioni.<br />

Si è inoltre previsto che alla rete territoriale, in quanto immaginata come struttura <strong>di</strong>namica ed in continua<br />

evoluzione, potessero aderire anche altri soggetti: servizi del territorio, istituzioni scolastiche, aziende<br />

pubbliche e private, soggetti del Terzo Settore, etc.<br />

Contemporaneamente è stato in<strong>di</strong>viduato il gruppo <strong>di</strong> lavoro tecnico che ha avuto il compito, con il<br />

supporto <strong>di</strong> Regione Lombar<strong>di</strong>a, <strong>di</strong> elaborare il <strong>Piano</strong> territoriale per la Conciliazione della provincia <strong>di</strong><br />

Lecco, <strong>Piano</strong> approvato il 17 maggio 2011 da parte del Tavolo politico-istituzionale dei promotori, allargato<br />

ai soggetti aderenti.<br />

Il <strong>Piano</strong> è stato ampiamente e capillarmente pubblicizzato per <strong>di</strong>ffondere la conoscenza delle iniziative in<br />

esso contenute e anche per consentire ad altri potenziali aderenti <strong>di</strong> valutare l’opportunità <strong>di</strong> fare parte<br />

della rete.<br />

Anche gli Uffici <strong>di</strong> <strong>Piano</strong> dei 3 Ambiti <strong>di</strong>strettuali, che partecipano al Tavolo Tecnico, hanno pre<strong>di</strong>sposto<br />

adeguate azioni <strong>di</strong> informazione rivolte ai 90 Comuni della provincia <strong>di</strong> Lecco e in particolare ai servizi prima<br />

infanzia presenti sul territorio.<br />

I Piani territoriali <strong>di</strong> azione <strong>di</strong> conciliazione, con la DGR n. 2504/2011, sono stati prorogati fino al 15 giugno<br />

2012; è perciò necessario mantenere il processo <strong>di</strong> governance in atto nel territorio della provincia <strong>di</strong> Lecco<br />

e collegarsi come Ambiti per dare continuità alla rete territoriale <strong>di</strong> conciliazione.<br />

Tutte le azioni <strong>di</strong> conciliazione attivate ad oggi sono state concordate con il Tavolo Tecnico <strong>di</strong> Sottoscrittori<br />

ed Aderenti al <strong>Piano</strong> Territoriale per la Conciliazione, che si è riunito a scadenze regolari a partire dal mese<br />

<strong>di</strong> giugno 2011, per implementare l’operatività sul territorio; ai lavori del Tavolo hanno preso parte anche<br />

alcuni consulenti regionali.<br />

71


Si evidenzia anche la presenza sul territorio dell’“Osservatorio del Mercato del Lavoro”, promosso e gestito<br />

dal 2009 dalla Provincia <strong>di</strong> Lecco nell’ambito del Polo <strong>di</strong> Eccellenza del Mercato del Lavoro, la cui finalità è<br />

quella <strong>di</strong>:<br />

a) misurare, monitorare e conoscere la struttura dell’occupazione e le <strong>di</strong>namiche che si sviluppano sul<br />

mercato del lavoro, sia dal lato della domanda che da quello dell’offerta;<br />

b) fornire elementi conoscitivi utili ad interpretare gli aspetti strutturali e congiunturali del mercato del<br />

lavoro.<br />

Gli obiettivi da sviluppare nel triennio 2012-2014 da parte degli Ambiti Distrettuali <strong>di</strong> Bellano, Lecco e<br />

Merate in collaborazione con il Tavolo Tecnico <strong>di</strong> Sottoscrittori ed Aderenti al <strong>Piano</strong> Territoriale per la<br />

Conciliazione sono i seguenti:<br />

Promuovere la cultura della conciliazione nelle aziende e render note le buone prassi attive sul<br />

territorio; a questo scopo è già stato programmato un primo evento in stretta collaborazione con le<br />

associazioni datoriali;<br />

Promuovere e sostenere progetti sperimentali che favoriscano la conciliazione dei tempi <strong>di</strong> vita e<br />

lavoro, attraverso l’attuazione, la strutturazione o la con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> servizi a supporto delle<br />

lavoratrici e dei lavoratori con carichi <strong>di</strong> cura; i progetti potranno essere proposti e realizzati da<br />

realtà del territorio che intendono adottare politiche <strong>di</strong> conciliazione e da micro, piccole e me<strong>di</strong>e<br />

imprese anche nella forma <strong>di</strong> Associazioni <strong>di</strong> Imprese;<br />

Ampliare il programma del <strong>Piano</strong> territoriale per la Conciliazione della provincia <strong>di</strong> Lecco con il<br />

coinvolgimento <strong>di</strong> altri soggetti del sistema economico produttivo e dei servizi;<br />

Armonizzare le misure dotali e le iniziative della conciliazione famiglia-lavoro con le altre<br />

agevolazioni e forme <strong>di</strong> sostegno alle famiglie (acquisto posti-nido, voucher) attivate dagli Ambiti<br />

tramite i Piani triennali per la prima infanzia;<br />

Integrare il lavoro sul tema della Conciliazione nella programmazione dei Piani <strong>di</strong> <strong>Zona</strong> 2012-2014<br />

per dare continuità alla <strong>di</strong>ffusione della cultura della conciliazione e alle iniziative e pratiche messe<br />

in campo.<br />

5.8 Gli interventi nell’area dell’esecuzione penale<br />

Con la delibera regionale n. 9502/09 Regione Lombar<strong>di</strong>a ha inteso “sostenere e sviluppare forme <strong>di</strong><br />

pianificazione territoriale integrata, attraverso la valorizzazione e la partecipazione attiva dei <strong>di</strong>versi<br />

soggetti territoriali … orientata al rafforzamento dei servizi e degli interventi avviati, nel corso delle<br />

precedenti annualità, valorizzando le potenzialità locali e rafforzando la conoscenza e l’approfon<strong>di</strong>mento<br />

delle peculiarità che il territorio rappresenta.”<br />

Tale delibera ha stanziato specifici finanziamenti attraverso i quali è stato possibile articolare in due aree<br />

progettuali (adulti e minori), <strong>di</strong>verse azioni progettuali, in parte ex novo (area minori) e in parte in<br />

continuità con quanto già realizzato attraverso la Legge Regionale n. 8/2005 e alcuni finanziamenti erogati<br />

dalla Fondazione Cariplo (area adulti).<br />

Progetto penale minori<br />

Per quanto concerne l’area minori, attraverso i finanziamenti previsti dalla DGR n. 9502/09 si è proposto un<br />

progetto finalizzato ad assicurare una presa in carico integrata e coerente a tutti i ragazzi e le famiglie<br />

coinvolti nel proce<strong>di</strong>mento penale sul territorio provinciale <strong>di</strong> Lecco, attraverso la creazione <strong>di</strong> una équipe<br />

sovra<strong>di</strong>strettuale per i tre ambiti <strong>di</strong>strettuali <strong>di</strong> Bellano, Lecco e Merate.<br />

72


L’équipe è intesa come strumento sovra<strong>di</strong>strettuale che si pone come interlocutore unico per i servizi<br />

territoriali (Comuni, Gestioni Associate e ASL) sovra territoriali (servizi ministeriali) e <strong>di</strong> tutte le realtà locali<br />

che a vario titolo si occupano <strong>di</strong> penale minorile.<br />

Nel periodo <strong>di</strong> realizzazione del progetto l’équipe ha effettivamente svolto funzioni <strong>di</strong> supporto, consulenza<br />

e supervisione agli operatori del territorio, con particolare riguardo alle situazioni più complesse.<br />

Nel corso del biennio 2010/2011 è stato realizzato il corso <strong>di</strong> formazione “Le specificità e la creatività nel<br />

penale minorile”, conclusosi a novembre 2010, al quale hanno partecipato gli operatori dei tre ambiti<br />

<strong>di</strong>strettuali, sia delle Gestioni Associate e dei Comuni sia dell’ASL. I partecipanti hanno con<strong>di</strong>viso la<br />

necessità <strong>di</strong> attuare una riflessione attenta e puntuale in merito alle strategie operative <strong>di</strong> lavoro nel penale<br />

minorile e, soprattutto, <strong>di</strong> stabilire modalità <strong>di</strong> integrazione interistituzionale e interprofessionale più<br />

adeguate a rispondere sia alle richieste dell’Autorità Giu<strong>di</strong>ziaria sia alle esigenze evolutive dei ragazzi e<br />

delle famiglie.<br />

Esito <strong>di</strong> questa con<strong>di</strong>visione è stato un lavoro congiunto <strong>di</strong> definizione <strong>di</strong> “Linee guida e buone prassi per<br />

l’accompagnamento dei ragazzi sottoposti a proce<strong>di</strong>mento penale minorile e delle loro famiglie”,<br />

formalizzate poi in un Protocollo <strong>di</strong> Intesa. Tali linee rappresentano uno strumento operativo flessibile, ma<br />

allo stesso tempo un punto fermo per il territorio che dovrebbe agevolare l’omogeneità delle pratiche,<br />

l’integrazione tra servizi ed evitare la frammentarietà degli interventi.<br />

Miglioramento nella effettiva messa in rete dei soggetti coinvolti, supporto specialistico da parte<br />

dell’équipe nella valutazione delle segnalazioni che provengono dalla Procura della Repubblica, definizione<br />

<strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzi e buone prassi comuni, sono stati i risultati più significativi conseguiti dal progetto nel biennio <strong>di</strong><br />

attuazione, che hanno senz’altro lasciato un “capitale” sul territorio.<br />

Sebbene sia <strong>di</strong>fficile pensare a sviluppi del progetto che consentano <strong>di</strong> mantenere la stessa intensità <strong>di</strong><br />

impegno da parte dell’équipe sovra<strong>di</strong>strettuale, si ritiene però importante garantire alcune azioni che<br />

consentano <strong>di</strong> non <strong>di</strong>sperdere quanto prodotto in questi anni:<br />

1. Monitoraggio circa effettiva applicazione delle linee guida, al fine <strong>di</strong> valutarne in itinere la<br />

pertinenza e l’utilità e <strong>di</strong> apportare gli eventuali necessari aggiustamenti, utilizzando nuovamente<br />

l’approccio bottom-up attraverso cui le linee sono state definite, e che ha favorito il coinvolgimento<br />

degli operatori effettivamente implicati;<br />

2. Mantenimento <strong>di</strong> una presenza – seppure ridotta - dell’equipe sovra<strong>di</strong>strettuale sul territorio.<br />

Attualmente l’équipe, ha un momento settimanale stabile <strong>di</strong> presenza presso gli uffici della<br />

Provincia <strong>di</strong> Lecco, garantendo la propria raggiungibilità agli operatori del territorio. Tale presenza<br />

ha soprattutto introdotto una maggiore vicinanza e possibilità <strong>di</strong> interlocuzione fra i servizi del<br />

territorio e quelli ministeriali (in particolare l’Ufficio <strong>di</strong> Servizio Sociale per i Minorenni).<br />

Attualmente il progetto è giunto alla sua scadenza naturale, ma si ipotizza un parziale rifinanziamento da<br />

parte della Regione delle azioni realizzate ai sensi della DGR 9502/09.<br />

Ambito adulti<br />

Con riferimento all’area dell’esecuzione penale interna, esterna e post detentiva è attivo dal 2005 sul<br />

territorio della Provincia <strong>di</strong> Lecco il progetto “Porte Aperte” (LR 8/2005) <strong>di</strong> titolarità del Consorzio Consolida<br />

Società Cooperativa Sociale, in partnership con i seguenti soggetti del pubblico e del privato sociale:<br />

l’Ufficio Esecuzione Penale Esterna (UEPE) <strong>di</strong> Como, la Casa Circondariale <strong>di</strong> Lecco, il Comune <strong>di</strong> Lecco, la<br />

Provincia <strong>di</strong> Lecco, l’ASL <strong>di</strong> Lecco, la Cooperativa Sociale L’Arcobaleno, la Cooperativa Sociale della Brianza,<br />

L’Associazione Comunità “Il Gabbiano”.<br />

Il progetto ha permesso nel corso degli anni la gestione e la messa in atto <strong>di</strong> interventi <strong>di</strong> accoglienza<br />

abitativa, <strong>di</strong> ricollocazione al lavoro (tirocini <strong>di</strong> formazione e <strong>di</strong> orientamento, tirocini <strong>di</strong> inserimento<br />

73


lavorativo), <strong>di</strong> accompagnamento socio-occupazionale, <strong>di</strong> sostegno alla genitorialità e alle <strong>di</strong>namiche<br />

familiari, <strong>di</strong> formazione e <strong>di</strong> orientamento, a favore dei soggetti in esecuzione penale.<br />

Nella fase <strong>di</strong> erogazione delle attività previste dai progetti in<strong>di</strong>viduali, il progetto ha attivato varie<br />

collaborazioni con alcune cooperative <strong>di</strong> inserimento lavorativo del territorio provinciale.<br />

I vari ambiti <strong>di</strong> intervento si sono mostrati fondamentali nel percorso <strong>di</strong> reinserimento dei soggetti,<br />

confermando la propria rilevanza per la buona riuscita dei percorsi riabilitativi.<br />

Gli interventi che hanno riguardato le persone in carico alla Casa Circondariale <strong>di</strong> Lecco e all’UEPE <strong>di</strong> Como<br />

sono stati gestiti collegialmente da un tavolo territoriale <strong>di</strong> lavoro, che si muove all’interno <strong>di</strong> una filiera <strong>di</strong><br />

ruoli e compiti chiaramente ed opportunamente assunti ed esercitati.<br />

Il tavolo risulta composto dalle seguenti organizzazioni/servizi:<br />

- Consorzio Consolida;<br />

- UEPE <strong>di</strong> Como;<br />

- Casa Circondariale <strong>di</strong> Lecco;<br />

- Provincia <strong>di</strong> Lecco – Servizi Fasce Deboli e Collocamento Disabili;<br />

- ASL <strong>di</strong> Lecco – Settore <strong>di</strong>pendenze;<br />

- Comune <strong>di</strong> Lecco;<br />

- Cooperativa Sociale L’Arcobaleno;<br />

- Associazione Comunità Il Gabbiano.<br />

Nel corso dell’esperienza, i destinatari del progetto Porte Aperte sono stati:<br />

- persone italiane o straniere residenti o domiciliate nella provincia <strong>di</strong> Lecco (ove per domiciliate si<br />

intendono le persone ristrette nella Casa Circondariale <strong>di</strong> Lecco e o accolte in una delle Comunità<br />

del territorio lecchese, ma che sono in entrambi i casi residenti fuori provincia);<br />

- persone senza fissa <strong>di</strong>mora;<br />

- persone straniere anche in assenza <strong>di</strong> permesso <strong>di</strong> soggiorno che sono in esecuzione penale e in<br />

quanto tali la normativa prevede il <strong>di</strong>ritto al trattamento rieducativo.<br />

La rete dei soggetti territoriali sopra richiamata ha inoltre gestito nel corso <strong>di</strong> questi anni <strong>di</strong>versi progetti a<br />

finanziamento sia pubblico che privato che sono valsi a cofinanziare, nell’ottica <strong>di</strong> una strategia <strong>di</strong><br />

ricomposizione, gli interventi <strong>di</strong> accompagnamento e <strong>di</strong> sostegno in favore dell’utenza in carico.<br />

La scheda seguente illustra i progetti realizzati a partire dal 2005:<br />

Periodo Progetto Titolarità Canale finanziamento<br />

Marzo 2005<br />

Fondazione Cariplo<br />

Identità e sviluppo<br />

Consorzio Consolida<br />

Giugno 2007<br />

Milano<br />

2007 – 2008 L’Isola Provincia <strong>di</strong> Lecco<br />

2007 Tutto in famiglia<br />

Cooperativa Sociale<br />

della Brianza<br />

Ministero <strong>di</strong> Giustizia e<br />

Regione Lombar<strong>di</strong>a<br />

LR 23/99<br />

2007 – 2011 Agente <strong>di</strong> Rete Consorzio Consolida Regione Lombar<strong>di</strong>a<br />

2008 S.O.S. - tengo famiglia<br />

2008<br />

Sistema integrato per il<br />

reinserimento socio lavorativo <strong>di</strong><br />

persone detenute ed ex detenute<br />

Cooperativa Sociale<br />

della Brianza<br />

Provincia <strong>di</strong> Lecco<br />

LR 23/99<br />

Regione Lombar<strong>di</strong>a<br />

FSE<br />

74


2009 The Family Man<br />

Marzo 2009<br />

Marzo 2011<br />

Colorare Fuori dai Bor<strong>di</strong><br />

2010 Ricomincio da casa<br />

Cooperativa Sociale<br />

della Brianza<br />

Consorzio Consolida<br />

Cooperativa Sociale<br />

della Brianza<br />

LR 23/99<br />

Fondazione Cariplo<br />

Milano<br />

LR 23/99<br />

In sintesi si presentano i dati dei servizi dell’Amministrazione penitenziaria relativi all’utenza in carico,<br />

seguiti dai dati riferiti ai specifici interventi attivati dal tavolo e dai poli territoriali titolari degli stessi.<br />

Persone prese in carico dall’UEPE <strong>di</strong> Como nell’ambito della Provincia <strong>di</strong> Lecco<br />

Distretto 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011<br />

Lecco 180 243 131 165 205 223 249<br />

Merate 70 98 55 73 80 103 120<br />

Bellano 45 72 35 53 76 101 99<br />

Interni alla Casa circondariale <strong>di</strong> Lecco 20 22 16 18 21 25 18<br />

Totale 315 435 237 309 382 452 486<br />

Accessi alla Casa Circondariale <strong>di</strong> Lecco<br />

2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011<br />

265 249 237 272 252 241 253<br />

N. <strong>di</strong> situazioni trattate dall’equipe territoriale nel settennio 2005 – 2011<br />

2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011<br />

34 29 76 73 64 72<br />

Servizi Collocamento Disabili e Fasce Deboli della Provincia <strong>di</strong> Lecco - Inserimento Lavorativo<br />

N. <strong>di</strong> situazioni trattate dal polo territoriale nel settennio 2005 – 2011<br />

Interventi<br />

In carico Tirocini Assunzioni<br />

Piani <strong>di</strong> Intervento<br />

Personalizzati<br />

conclusi<br />

Totale 375 140 23 358<br />

Consorzio Consolida – Servizi <strong>di</strong> formazione, <strong>di</strong> orientamento e <strong>di</strong> accompagnamento socio–<br />

occupazionale<br />

N. <strong>di</strong> situazioni trattate dal polo territoriale nel settennio 2005 - 2011<br />

Interventi<br />

In carico Tirocini Assunzioni Orientamento Formazione<br />

Totale 60 44 10 6 9<br />

75


Cooperativa Sociale della Brianza - Servizi <strong>di</strong> sostegno alla genitorialità<br />

N. <strong>di</strong> situazioni trattate dal polo territoriale nel settennio 2005 - 2011<br />

2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011<br />

12 33 35 34 35<br />

Cooperativa L’Arcobaleno e Associazione Comunità Il Gabbiano – Servizi <strong>di</strong> accoglienza abitativa<br />

N. <strong>di</strong> situazioni trattate dal polo territoriale nel settennio 2005 - 2011<br />

Interventi<br />

Prima accoglienza<br />

Housing sociale<br />

C.P.A.<br />

Casa Abramo<br />

Totale 4 15 9<br />

Comunità<br />

terapeutiche<br />

La rete territoriale nell’assumere uno sguardo <strong>di</strong> prospettiva evidenzia le seguenti aree <strong>di</strong> bisogno:<br />

Il bisogno socio - occupazionale<br />

In tale area rientrano le persone detenute o in esecuzione penale esterna che presentano forme <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio<br />

complesse, anche <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne psichiatrico, per le quali non è pensabile attivare percorsi <strong>di</strong> inserimento<br />

lavorativo ma è maggiormente rispondente un’offerta <strong>di</strong> spazi socio-occupazionali che si caratterizzino per<br />

la flessibilità dell’approccio e per un monitoraggio ed un accompagnamento graduale nella delicata fase del<br />

reinserimento.<br />

Il bisogno lavorativo<br />

A tale area <strong>di</strong> bisogno fanno capo le persone detenute o in esecuzione penale esterna che pur presentando<br />

<strong>di</strong>fficoltà nel reinserirsi, mostrano <strong>di</strong> possedere competenze lavorative, che se orientate e accompagnate,<br />

sono in grado <strong>di</strong> spendersi adeguatamente nel mondo del lavoro, sia in contesti aziendali, sia tramite<br />

percorsi <strong>di</strong> transizione nelle cooperative sociali <strong>di</strong> tipo B.<br />

Il bisogno <strong>di</strong> prima accoglienza<br />

Molte delle persone in esecuzione penale presentano una con<strong>di</strong>zione multiproblematica, non <strong>di</strong>spongono<br />

<strong>di</strong> punti <strong>di</strong> riferimento, sia in termini <strong>di</strong> legami affettivi che abitativi. Spesso tali persone non sono in carico<br />

ai servizi territoriali, essendo senza fissa <strong>di</strong>mora o stranieri senza permesso <strong>di</strong> soggiorno, e pertanto<br />

necessitano <strong>di</strong> interventi <strong>di</strong> prima accoglienza e <strong>di</strong> un accompagnamento socio-educativo. Nello specifico<br />

emerge un forte bisogno <strong>di</strong> accoglienza abitativa al fine <strong>di</strong> favorire l’accesso a misure che richiedono<br />

l’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> un domicilio, quale ad esempio l’esecuzione presso il domicilio della pena detentiva<br />

inferiore a 18 mesi ai sensi della legge 199/2010 e successive mo<strong>di</strong>fiche.<br />

Il bisogno <strong>di</strong> housing sociale<br />

La possibilità <strong>di</strong> accesso all’housing sociale permette <strong>di</strong> dare continuità ai percorsi <strong>di</strong> inserimento<br />

comunitario e <strong>di</strong> prima accoglienza e <strong>di</strong> sviluppare progetti in<strong>di</strong>vidualizzati che vadano verso l’autonomia,<br />

garantendo sempre un accompagnamento educativo. L’accesso all’housing può essere pensato<br />

<strong>di</strong>rettamente dal carcere o dal territorio, senza un primo passaggio in altre strutture, in basa al livello <strong>di</strong><br />

in<strong>di</strong>pendenza e autonomia della persona. Anche in tale ambito emerge l’esigenza relativa alla possibilità <strong>di</strong><br />

accesso ai benefici previsti dalla legge 199/2010.<br />

Il bisogno <strong>di</strong> sostegno alle problematiche <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne familiare e genitoriale<br />

La con<strong>di</strong>zione detentiva interna ed esterna non si ripercuote solo sul soggetto destinatario della misura<br />

restrittiva, ma sull’intero ambito familiare.<br />

76


Per tale motivo è importante operare interventi a sostegno della genitorialità, tutelando quin<strong>di</strong> il<br />

mantenimento della relazione tra i genitori e i figli minori. Allo stesso modo è importante attivare interventi<br />

<strong>di</strong> supporto alla persona in esecuzione penale e all’intero nucleo familiare.<br />

Il sostegno all’esperienza dell’agente <strong>di</strong> rete<br />

L’agente <strong>di</strong> rete è una figura nata attraverso una sperimentazione promossa da Regione Lombar<strong>di</strong>a allo<br />

scopo <strong>di</strong> favorire il più possibile il collegamento tra carcere e territorio; le attività dell’agente <strong>di</strong> rete si<br />

svolgono infatti sia in ambito intramurario che extramurario, così da essere da supporto alla persona e ai<br />

servizi durante tutto il percorso <strong>di</strong> esecuzione penale. L’agente <strong>di</strong> rete contribuisce ad attivare le risorse<br />

territoriali nell’ambito del progetto complessivo della persona, in collegamento con i servizi penitenziari,<br />

UEPE e servizi sociali comunali e soprattutto è un riferimento significativo nell’accompagnare la persona<br />

durante la fase <strong>di</strong> conclusione del percorso <strong>di</strong> esecuzione penale e <strong>di</strong> reinserimento.<br />

Il bisogno inerente la giustizia riparativa e la costruzione <strong>di</strong> reti secondarie<br />

Fra gli obiettivi del progetto <strong>di</strong> reinserimento delle persone in esecuzione penale interna o esterna può<br />

essere prevista l’opportunità <strong>di</strong> attivare percorsi <strong>di</strong> giustizia riparativa così da consentire alle persone<br />

condannate, attraverso lo svolgimento <strong>di</strong> attività utili socialmente, <strong>di</strong> sperimentare l’incontro con la società<br />

verso la quale con la commissione del reato hanno infranto il patto <strong>di</strong> civile convivenza ed il rispetto delle<br />

regole. In questo contesto lo svolgimento <strong>di</strong> un’attività <strong>di</strong> volontariato entra a far parte del progetto<br />

personalizzato della persona condannata in quanto nell’associazione <strong>di</strong> volontariato in<strong>di</strong>viduata sperimenta<br />

valori <strong>di</strong> solidarietà e <strong>di</strong> vicinanza e può costruire legami <strong>di</strong> rete secondaria. Altro bisogno spesso<br />

evidenziato, a fronte <strong>di</strong> percorsi <strong>di</strong> reinserimento sociale e <strong>di</strong> tenuta della misura alternativa è l’assenza <strong>di</strong><br />

una rete secondaria dovendo la persona in esecuzione penale abbandonare amicizie e legami con il mondo<br />

deviante. Emergono inoltre bisogni <strong>di</strong> solidarietà e vicinanza per quanto riguarda anche la rete primaria<br />

della persona condannata che vive spesso in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> emarginazione e <strong>di</strong> isolamento.<br />

Prospettive in attenzione<br />

Dare continuità nel prossimo triennio al tavolo territoriale <strong>di</strong> lavoro, coinvolgendo anche il Servizio<br />

famiglia dell’ASL che, attraverso l’attività dei consultori, sostiene le famiglie al cui interno sono<br />

presenti importanti fragilità genitoriali, per la tutela della relazione con i figli.<br />

Promuovere la ricomposizione dei servizi della rete descritta precedentemente nel quadro e nei<br />

luoghi istituzionali <strong>di</strong> governo delle politiche sociali del territorio provinciale, riconoscendo le prassi<br />

organizzative e gli assetti <strong>di</strong> partenariato assunti, allargando laddove possibile la collaborazione con<br />

altre realtà territoriali.<br />

Nella elaborazione <strong>di</strong> progetti <strong>di</strong> rientro sul territorio, favorire un maggiore collegamento e<br />

con<strong>di</strong>visione con i servizi sociali comunali.<br />

Valorizzare servizi e reti <strong>di</strong> attenzione anche in favore dell’utenza non residente nell’ambito <strong>di</strong><br />

programmi personalizzati volti al trattamento rieducativo.<br />

5.9 Le politiche giovanili<br />

A conclusione <strong>di</strong> precedenti esperienze progettuali rivolte al mondo giovanile ed in merito alle mutate<br />

con<strong>di</strong>zioni economiche/sociali del contesto, il tema delle politiche giovanili rimanda a strategie<br />

sovraterritoriali, che consentano interventi sostenibili e modelli <strong>di</strong> governance in grado <strong>di</strong> rispondere alle<br />

aspettative dei giovani oltre alla realizzazione/stabilizzazione <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong> programmazione che valorizzi<br />

le reti esistenti e favorisca interventi integrati.<br />

Il momento contingente rappresenta anche un’occasione <strong>di</strong> rilettura delle modalità <strong>di</strong> risposta sin ora<br />

messe in campo rispetto alle politiche giovanili, facendo leva su ciò che è stato costruito in termini <strong>di</strong> buone<br />

77


prassi e <strong>di</strong> reti territoriali, <strong>di</strong>minuendo la frammentazione e/o la sovrapposizione <strong>di</strong> oggetti. Presupposto <strong>di</strong><br />

un’azione <strong>di</strong> sistema è dunque il potenziamento e il coor<strong>di</strong>namento <strong>di</strong> interventi già esistenti, che hanno<br />

dato <strong>di</strong>mostrazione <strong>di</strong> efficacia e che intercettano e favoriscano il protagonismo dei giovani attraverso<br />

l’offerta <strong>di</strong> opportunità. Negli scorsi anni i territori hanno già provveduto a selezionare l’offerta <strong>di</strong> servizi<br />

nell’area giovanile, considerandone esaurita la funzione <strong>di</strong> molti <strong>di</strong> essi.<br />

Come rilevato da Regione Lombar<strong>di</strong>a, nella maggior parte dei territori lombar<strong>di</strong> gli interventi <strong>di</strong> politica<br />

giovanile si sono infatti tradotti nell’ambito aggregativo, lu<strong>di</strong>co e del tempo libero rivolti in particolar modo<br />

agli adolescenti, con un’assenza <strong>di</strong> interventi orientati all’empowerment dei destinatari (supporto della<br />

transizione alla vita adulta) e alla trasversalità delle tematiche riferite ai giovani.<br />

Solo più recentemente le politiche per i giovani si sono orientate verso modelli <strong>di</strong> sviluppo <strong>di</strong> azioni quali:<br />

partenariato, innovazione, empowerment territoriale, sostenibilità.<br />

Nel territorio provinciale, grazie al prezioso contributo <strong>di</strong> lettura dell’esistente costruito nell’ambito del<br />

progetto S.S.In.G. – Sistema Integrato per lo Sviluppo dell’Iniziativa Giovanile, realizzatosi nel 2009-10, si<br />

sono in<strong>di</strong>viduati degli elementi particolarmente significativi per una prospettiva <strong>di</strong> interventi rivolti al<br />

mondo dei giovani.<br />

Sinteticamente, rispetto alle <strong>di</strong>verse aree, emerge che:<br />

- Area delle relazioni primarie e delle salute psicofisica: vede la presenza <strong>di</strong> più progetti, “ma segnala<br />

la necessità <strong>di</strong> qualificare la progettazione e la programmazione degli interventi … è essenziale un<br />

maggior raccordo tra i soggetti competenti …”;<br />

- Area della vita sociale, della cultura e del <strong>di</strong>vertimento: rappresenta l’area più densa <strong>di</strong> interventi,<br />

la dove sono collocati i servizi più tra<strong>di</strong>zionali (CAG e Informagiovani) che stanno attraversando una<br />

fase <strong>di</strong> trasformazione. Si ipotizza inoltre l’attivazione <strong>di</strong> uno strumento a favore<br />

dell’associazionismo e dell’impren<strong>di</strong>torialità giovanile;<br />

- Area progetto formativo e lavorativo: “accanto all’urgenza <strong>di</strong> politiche attive per il lavoro per i<br />

giovani, si evidenzia la necessità <strong>di</strong> favorire a <strong>di</strong>versi livelli il successo formativo, a cominciare dalla<br />

costruzione <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong> servizi per l’orientamento e per il lavoro che metta stabilmente in rete<br />

tra loro …” i <strong>di</strong>versi soggetti. Si sottolinea inoltre come il problema non sia quantitativo, ovvero la<br />

mancanza <strong>di</strong> servizi e competenze, quanto <strong>di</strong> una frammentarietà in merito alle risposte.<br />

Il territorio provinciale viene dunque rappresentato come un territorio ricco <strong>di</strong> esperienze, anche storiche,<br />

che hanno <strong>di</strong>alogato con il mondo giovanile e che in merito a tematiche plurime ha messo in campo servizi<br />

e progettualità nell’ottica della costruzione <strong>di</strong> risposte.<br />

Rimettere oggi in agenda il tema delle politiche giovanili significa riconfigurare una serie <strong>di</strong> azioni che fanno<br />

riferimento ad aree tematiche <strong>di</strong>fferenti, creando maggior contiguità a partire dalle reti esistenti, in primis<br />

dall’associazionismo giovanile.<br />

Tali reti sono costituite da una pluralità <strong>di</strong> attori: enti, privato sociale, associazioni, che hanno dato vita a<br />

<strong>di</strong>versi servizi e progettualità che si rivolgono ai giovani:<br />

- servizi a carattere informativo e <strong>di</strong> orientamento;<br />

- progetti che pongono in attenzione il tema della <strong>di</strong>spersione scolastica e del successo formativo;<br />

- progetti <strong>di</strong> coesione sociale rivolti a minori/giovani e rispettive famiglie con fragilità;<br />

- progetti a carattere preventivo e <strong>di</strong> promozione <strong>di</strong> uno stile <strong>di</strong> vita sano;<br />

- progetti <strong>di</strong> promozione della creatività e dell’espressione giovanile;<br />

- progetto volti all’integrazione <strong>di</strong> adolescenti e giovani immigrati;<br />

- progetti che promuovono l’avvicinamento al mondo del lavoro.<br />

78


All’interno del mondo giovanile (15 - 30 anni) troviamo un universo eterogeneo comprendente 2 perio<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

vita in cui si esprimono bisogni ed interessi <strong>di</strong>fferenti: l’adolescenza ancora all’interno dell’area della cura,<br />

fortemente esperienziale, e la gioventù, che si trova ad affrontare tematiche quali il lavoro, la casa, una<br />

prospettiva <strong>di</strong> vita adulta. La <strong>di</strong>stinzione fra le due categorie è necessaria rispetto alle <strong>di</strong>fferenti esigenze e<br />

proposte che possono interessare gli stessi, prevedendo delle azioni <strong>di</strong> “accompagnamento educativo”<br />

rivolte alla prima fascia, proposte <strong>di</strong> maggior autonomia partecipativa per la seconda fascia.<br />

Seguendo lo schema <strong>di</strong> analisi dei bisogni proposto da Regione Lombar<strong>di</strong>a, attraverso il documento relativo<br />

alle linee guida per la governance delle politiche giovanili, possiamo sottolineare alcuni elementi <strong>di</strong> bisogno:<br />

- sono il 16% i giovani <strong>di</strong> età compresa fra 15 e 30 anni residenti in provincia <strong>di</strong> Lecco, corrispondenti<br />

a 54.516 unità; negli ultimi 5 anni tale percentuali è <strong>di</strong>minuita, nel 2006 erano 55.680 unità. Il<br />

22,9% della popolazione generale è formata da under 35, in linea con i dati regionali. I giovani<br />

stranieri (15 – 30 anni) rappresentano il 27,4% sul totale degli immigrati, ovvero 7.575 unità – in<br />

crescita negli ultimi 5 anni. Le maggiori nazionalità rappresentate sono: Marocco, Romania e<br />

Albania. (dati demografici O.P.S. Lecco al 31/12/2010);<br />

- per quanto riguarda l’istruzione, a livello regionale il tasso <strong>di</strong> scolarità (14/19 anni iscritti alla scuola<br />

secondaria <strong>di</strong> 2°) è più basso <strong>di</strong> 7 punti % rispetto la me<strong>di</strong>a nazionale; sebbene negli ultimi 5 anni vi<br />

sia stata una <strong>di</strong>minuzione del fenomeno della <strong>di</strong>spersione scolastica, 1 adolescente su 5 è al <strong>di</strong> fuori<br />

del sistema d’istruzione/formazione. “Il 14,4 per cento degli studenti delle scuole superiori lecchesi<br />

non termina il ciclo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> prescelto. Il dato me<strong>di</strong>o, che si riferisce al 2009, si <strong>di</strong>fferenzia a seconda<br />

che si tratti <strong>di</strong> licei (9,47%), istituti tecnici (17,4%) o istituti professionali (20,14%)”; il 27% è in<br />

ritardo rispetto il ciclo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>;<br />

- nel 2009 i giovani <strong>di</strong>soccupati erano circa il 23%, circa 1/3 era in cerca <strong>di</strong> occupazione da più <strong>di</strong> un<br />

anno (oltre ad incidere sulla propria autonomia, questo grava sulla famiglia d’origine); in provincia<br />

<strong>di</strong> Lecco per il 21%)”.<br />

Il tasso <strong>di</strong> <strong>di</strong>soccupazione giovanile in Italia è pari al 27,8%, in Lombar<strong>di</strong>a per quanto riguarda<br />

l’occupazione giovanile, l’anno 2010 si era chiuso con una serie <strong>di</strong> segni negativi ed in particolare<br />

per la fascia <strong>di</strong> età 15-24 anni; alla riduzione del tasso <strong>di</strong> attività e del tasso <strong>di</strong> occupazione …) si<br />

accompagnava l’innalzamento del tasso <strong>di</strong> <strong>di</strong>soccupazione (dal 17 a quasi 19,8% e nella Provincia <strong>di</strong><br />

Lecco il 20,9%. Il tasso <strong>di</strong> <strong>di</strong>soccupazione generale è passato dal 3,2% nel 2008 al 5,3% nel 2010/11;<br />

il fenomeno dei NEET (Not in Education, Employment or Training), se a livello regionale rappresenta<br />

una me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> circa il 15% dei giovani, nella nostra provincia è salito dal 7,4% del 2008 al 20,2% del<br />

2010/11.<br />

“Sono i giovani a soffrire maggiormente gli effetti della crisi e della conseguente minor propensione<br />

delle imprese all’assunzione <strong>di</strong> nuovo personale. Ne è prova il repentino aumento dell’età me<strong>di</strong>a del<br />

personale presente nelle imprese lecchesi … . Le conseguenze si riflettono nel tasso <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>soccupazione giovanile che negli ultimi anni è passato dal 9,4% del 2008 al 20,9% del 2010”. (dati<br />

2° rapporto dell’Osservatorio provinciale del mercato del lavoro – gennaio 2012);<br />

- a livello regionale 9 giovani su 10, <strong>di</strong> età compresa fra 15 e 24 anni vive in famiglia, il 37% tra i 25 e i<br />

34 anni;<br />

- l’area dell’espressività è circoscritta e sempre più legata ad una cultura generalista, ad una cultura<br />

<strong>di</strong> fruizione. Secondo <strong>di</strong>versi giovani e associazioni giovanili del lecchese, vi è una carenza <strong>di</strong> spazi <strong>di</strong><br />

socializzazione, dove ad esempio poter suonare musica dal vivo.<br />

79


Nel corso del 2011 il totale delle richieste pervenute all’Informagiovani <strong>di</strong> Lecco sono state circa 1.400, in<br />

aumento rispetto l’anno precedente. Circa la metà delle richieste ha riguardato l’orientamento<br />

scolastico/formativo e lavorativo (anche solo per una breve occupazione estiva). N.97 sono state le<br />

richieste in merito al volontariato, la maggior parte relativa al Servizio Civile Nazionale.<br />

Vi è una maggioranza <strong>di</strong> accessi da parte <strong>di</strong> donne e i 2/3 dell’utenza è italiana. La quasi totalità degli<br />

accessi <strong>di</strong> giovani immigrati ha riguardato una richiesta <strong>di</strong> orientamento in merito al lavoro ed alla<br />

formazione. La maggior parte degli utenti hanno un’età compresa fra i 18 e i 25 anni, più <strong>di</strong> 100 sono stati i<br />

minorenni.<br />

Circa 1/3 dei giovani che si sono rivolti al servizio è residente nella città <strong>di</strong> Lecco, 1/3 nel Distretto, 1/3 in<br />

provincia.<br />

Il servizio rappresenta dunque una buona antenna territoriale <strong>di</strong> raccolta <strong>di</strong> domande e bisogni <strong>di</strong> cui i<br />

giovani sono portatori e un buon tramite per accedere ad altre opportunità esperienziali, <strong>di</strong> crescita e<br />

maggior consapevolezza (connettendosi anche ad altri servizi).<br />

Le considerazioni precedenti evidenziano che è necessario ed opportuno guardare ai giovani come risorsa,<br />

prima che problema da affrontare, e che risulta importante darsi un obiettivo in merito alla funzione <strong>di</strong><br />

accompagnamento alla transizione alla vita adulta con particolare riferimento alla promozione <strong>di</strong> una<br />

maggior autonomia, attraverso <strong>di</strong>fferenti percorsi educativi, ovvero l’offerta <strong>di</strong> opportunità esperienziali e<br />

le rilettura personale <strong>di</strong> tali esperienze, volte all’acquisizione <strong>di</strong> maggior consapevolezza e competenze<br />

personali/sociali.<br />

Attraverso dei <strong>di</strong>spositivi esperienziali <strong>di</strong> natura <strong>di</strong>fferente, si possono accompagnare tali momenti <strong>di</strong><br />

passaggio e transizione: si sperimenta il fare e si riflette su come tale esperienza è utile per sè. Il capitale<br />

identitario è fondamentale nella costruzione della persona, dei giovani, e si forma grazie a luoghi <strong>di</strong><br />

attenzione ed attività “formative” in ambiti formali e informali.<br />

Il processo <strong>di</strong> orientamento è continuo e riguarda la maturazione del soggetto, consentendo allo stesso<br />

l’acquisizione <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>menti/saperi utili al suo sviluppo: capacità <strong>di</strong> riconoscimento, consapevolezza<br />

rispetto le proprie motivazioni, conoscenza del contesto <strong>di</strong> riferimento, capacità <strong>di</strong> scelta, concretizzazione<br />

delle proprie scelte attraverso una strategia.<br />

Filo rosso della prossima progettazione rivolta ai giovani, oltre all’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>spositivi esperienziali<br />

che mettono i giovani nelle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> “rileggersi”, come il Servizio Civile Nazionale (Dote Comune, Leva<br />

Civica) quale esperienza <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza attiva, stage e tirocini lavorativi (promossi da più soggetti: Istituti<br />

Scolastici, Provincia, Consorzio Consolida, Cooperative Sociali, Fondazione Carsana), esperienze<br />

professionalizzanti e semi professionalizzanti, esperienze <strong>di</strong> volontariato anche in ambito europeo, è la<br />

strutturazione <strong>di</strong> una sorta <strong>di</strong> tutoraggio qualitativo che accompagni i giovani in questi momenti <strong>di</strong><br />

passaggio, sostenendoli nel fare delle esperienze e leggerne l’utilità per se stessi.<br />

L’obiettivo principale che gli Ambiti intendono focalizzare nella programmazione riguarda la promozione<br />

dell’autonomia e della transizione alla vita adulta: interventi ed azioni che hanno come finalità generale<br />

quella <strong>di</strong> offrire ai giovani delle opportunità e dei percorsi verso l’adultità, intesa come con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />

maggiore autonomia, consapevolezza e <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza attiva.<br />

Le azioni <strong>di</strong> politica giovanile si collegheranno ad altre politiche <strong>di</strong> sviluppo locale (come la formazione, il<br />

lavoro, l’autonomia, l’ambiente…), affinché le stesse possano avere una rispondenza più efficace sui giovani<br />

citta<strong>di</strong>ni.<br />

80


Per realizzare una progettualità comune ed integrata nei tre Ambiti, verrà costruito un sistema <strong>di</strong><br />

governance che consenta <strong>di</strong> sperimentare una nuova modalità <strong>di</strong> lavoro trasversale, presi<strong>di</strong>ata da un<br />

gruppo tecnico <strong>di</strong> riferimento per le politiche giovanili, a partire dalla funzione progettuale.<br />

Una peculiarità del territorio lecchese è rappresentata dalla presenza del Centro <strong>di</strong> Formazione<br />

Professionale Polivalente (CFPP) <strong>di</strong> Lecco quale struttura educativa che sostiene, attraverso una proposta <strong>di</strong><br />

carattere educativo, <strong>di</strong> orientamento globale e <strong>di</strong> accompagnamento al lavoro, adolescenti e giovani con<br />

problematiche personali <strong>di</strong>verse (abbandono scolastico, <strong>di</strong>sagio sociale, <strong>di</strong>sarmonie personali, ritardo<br />

mentale, <strong>di</strong>sabilità grave) nello sviluppo dei propri compiti evolutivi e nella transizione tutelata alla vita<br />

adulta.<br />

Il CFPP sviluppa progettualità specifiche in collaborazione con i Servizi Sociali dei Comuni, con i servizi<br />

specialistici delle Neuropsichiatrie, con le Comunità per minori, assumendo una funzione chiave per la<br />

gestione <strong>di</strong> percorsi destinati alle fasce sociali più fragili, in un’ ottica che mantiene aperto uno scenario <strong>di</strong><br />

investimento sulle possibilità <strong>di</strong> crescita e sull’azione preventiva. Per questa ragione la programmazione dei<br />

Piani <strong>di</strong> <strong>Zona</strong> prevede <strong>di</strong> mantenere le forme <strong>di</strong> sostegno economico che consentono alla struttura <strong>di</strong><br />

garantire la propria azione e un decentramento dell’offerta nel territorio meratese dell’offerta formativa<br />

per la <strong>di</strong>sabilità, d’intesa con le amministrazioni locali.<br />

5.10 L’accre<strong>di</strong>tamento delle unità d’offerta sociali<br />

L’accre<strong>di</strong>tamento è il sistema attraverso il quale si garantisce la qualità del servizio e della struttura delle<br />

unità d’offerta sociali.<br />

La Legge Regionale n. 3 “Governo degli interventi e dei servizi alla persona in ambito sociosanitario”, del 12<br />

marzo 2008, regola i sistemi <strong>di</strong> accre<strong>di</strong>tamento.<br />

Il provve<strong>di</strong>mento, in continuità con la legislatura precedente, attraverso la sussi<strong>di</strong>arietà e la valorizzazione<br />

della famiglia e delle istituzioni del Terzo settore, riorganizza la rete dei servizi e degli interventi nell’area<br />

sociale e sociosanitaria, definisce i compiti degli Enti pubblici, delle istituzioni e del no profit, garantisce<br />

maggiore snellezza alle procedure, rafforza il ruolo del Terzo settore, che oltre a partecipare alla gestione<br />

della rete, partecipa alla sua programmazione.<br />

La Regione Lombar<strong>di</strong>a ha emanato con la DGR n. 1254/2012 le in<strong>di</strong>cazioni operative al fine <strong>di</strong> <strong>di</strong>sciplinare in<br />

modo omogeneo le procedure <strong>di</strong> accre<strong>di</strong>tamento delle unità d’offerta sociali, stabilendo che i Comuni,<br />

singoli o associati, sono tenuti a definirne i requisiti.<br />

Recependo tali in<strong>di</strong>cazioni, i tre Uffici <strong>di</strong> <strong>Piano</strong> <strong>di</strong> Bellano, Lecco e Merate hanno confermato, nelle<br />

rispettive Assemblee Distrettuali dei Sindaci, la necessità <strong>di</strong> attuare quanto in<strong>di</strong>cato nei tre Piani <strong>di</strong> <strong>Zona</strong><br />

2009-2011, auspicando la gestione in forma associata del proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> accre<strong>di</strong>tamento, me<strong>di</strong>ante un<br />

Ufficio Unico, che operi per i tre Ambiti <strong>di</strong>strettuali.<br />

Con il Protocollo Operativo firmato a febbraio 2011 viene costituito l’Ufficio Unico per la Comunicazione<br />

Preventiva <strong>di</strong> Esercizio (CPE) e l’ Accre<strong>di</strong>tamento e viene dato il via al processo <strong>di</strong> accre<strong>di</strong>tamento dei Servizi<br />

per la prima infanzia, conclusosi a <strong>di</strong>cembre 2011, almeno nella prima fase.<br />

L’esito del processo <strong>di</strong> accre<strong>di</strong>tamento <strong>di</strong> tali unità d’offerta è riassunto nella tabella seguente:<br />

Distretto Bellano Distretto Lecco Distretto Merate Totali<br />

Strutture accre<strong>di</strong>tate 7 19 13 39<br />

Strutture non accre<strong>di</strong>tate 0 9 6 15<br />

81


L’implementazione del processo <strong>di</strong> “accre<strong>di</strong>tamento” nei servizi alla persona impone una<br />

verifica/valutazione della qualità, riferita al possesso e al mantenimento <strong>di</strong> standard qualitativi<br />

predeterminati in relazione alle tipologie <strong>di</strong> interventi da erogare, nonché al processo <strong>di</strong> un sistema<br />

valutativo aperto al confronto, teso allo sforzo continuo <strong>di</strong> migliorare i servizi erogati.<br />

Concluso il processo istruttorio, riguardante la domanda <strong>di</strong> accre<strong>di</strong>tamento presentata dai Servizi per la<br />

prima infanzia, si apre la fase <strong>di</strong> monitoraggio per le strutture che hanno avuto un esito positivo e <strong>di</strong><br />

accompagnamento per quelle che non l’hanno ottenuto, affinché gli sia riconosciuto.<br />

A superamento <strong>di</strong> forme <strong>di</strong> controllo essenzialmente burocratiche, si avverte la necessità <strong>di</strong> sistematizzare<br />

l’attività <strong>di</strong> verifica/valutazione al fine <strong>di</strong> “comprendere” ed “includere” anche il punto <strong>di</strong> vista espresso<br />

dall’ente gestore (pubblico – privato) per il raggiungimento del “miglior benessere possibile” della personabambino<br />

accolto nei servizi.<br />

E’ necessario, altresì, acquisire consapevolezza circa l’importanza <strong>di</strong> corresponsabilità in merito<br />

all’andamento e agli esiti del percorso <strong>di</strong> monitoraggio che viene attivato, considerato esso stesso come<br />

parte integrante della valutazione <strong>di</strong> qualità, che altrimenti perderebbe il significato <strong>di</strong> valutazione in<br />

itinere, per assumere quello valutativo tout court.<br />

Tutto questo però, non può prescindere dalla consistente contrazione delle risorse, che certamente non<br />

agevola sforzi e investimenti sulla crescita <strong>di</strong> qualità dei servizi per la prima infanzia. A questa situazione è<br />

necessario contrapporre un nuovo metodo <strong>di</strong> lavoro, che pre<strong>di</strong>liga l’interazione <strong>di</strong> conoscenze e<br />

competenze, in uno scambio che <strong>di</strong>venga altro dalla logica dei contributi, fino ad ora utilizzati come<br />

strumento principale. In questo modo sarà possibile non ridurre il monitoraggio e l’iter stesso <strong>di</strong><br />

accre<strong>di</strong>tamento ad un atto formale, interno al servizio e separato dallo svolgersi <strong>di</strong>namico del processo, ma,<br />

viceversa, sarà possibile creare occasioni <strong>di</strong> forte connessione e <strong>di</strong> scambio, volti ad un possibile<br />

cambiamento, <strong>di</strong> cui tutti potranno beneficiare.<br />

Particolare attenzione va posta sull’interazione che si sviluppa nel corso <strong>di</strong> un processo <strong>di</strong> scambio fra<br />

sistema citta<strong>di</strong>no/utente (nella fattispecie la famiglia), l’Ufficio Unico inter<strong>di</strong>strettuale (per i tre ambiti:<br />

Bellano, Lecco, Merate) delegato ad accogliere e valutare la domanda, e il sistema dei Servizi per la prima<br />

infanzia, deputati ad erogare gli interventi per la famiglia.<br />

Il processo <strong>di</strong> monitoraggio si sviluppa in una sequenza <strong>di</strong> fasi che implicano azioni funzionali al<br />

raggiungimento <strong>di</strong> un risultato (la conferma dell’accre<strong>di</strong>tamento, me<strong>di</strong>ante il riconoscimento del<br />

mantenimento dei requisiti e il raggiungimento dell’accre<strong>di</strong>tamento, me<strong>di</strong>ante il riconoscimento dei<br />

requisiti <strong>di</strong> qualità).<br />

In questa logica è auspicabile che i soggetti deputati a ragionare <strong>di</strong> qualità, lavorino in sinergia, avendo<br />

come unico obiettivo il benessere del bambino e della sua famiglia.<br />

Per il 2012 è previsto l’ accre<strong>di</strong>tamento delle unità d’ offerta sociali <strong>di</strong> accoglienza residenziale per minori,<br />

secondo quanto stabilito dalla DGR n. 6317 dell’11.07.2011, la quale decreta <strong>di</strong> procedere alla<br />

sperimentazione, fissandone la conclusione al 31.12.2012.<br />

In Provincia <strong>di</strong> Lecco ci sono circa 13 comunità educative per minori (comprensive dei pronto interventi), 5<br />

comunità madre-bambino, 3 alloggi per l’ autonomia, 1 comunità familiare.<br />

Il metodo con cui si vuole procedere è sempre quello della collaborazione con i soggetti che gestiscono<br />

queste strutture. Infatti se da un lato è importante non perdere il patrimonio <strong>di</strong> esperienze presenti nella<br />

Provincia <strong>di</strong> Lecco, dall’altro è necessario accompagnare alla “cultura” della qualità tutti i soggetti, che<br />

82


operano in questo settore, non perdendo comunque <strong>di</strong> vista la sostenibilità della qualità e le specificità del<br />

territorio e <strong>di</strong> ogni servizio.<br />

Nel 2013-2014 si procederà ad accre<strong>di</strong>tare le altre unità d’ offerta sociali per <strong>di</strong>sabili, anziani e minori.<br />

L’altra funzione che i tre <strong>di</strong>stretti hanno deciso <strong>di</strong> gestire in maniera unica è quella della Comunicazione<br />

Preventiva d’Esercizio (CPE).<br />

La Regione Lombar<strong>di</strong>a, con Decreto della Direzione Generale Famiglia e Solidarietà Sociale n. 1254/2010, ha<br />

stabilito nuove norme per i gestori che intendono attivare una struttura tra quelle appartenenti alla rete<br />

delle unità d’offerta sociale.<br />

Gli interessati devono presentare la CPE (corredata dalla documentazione prevista), che sostituisce a tutti<br />

gli effetti l’ex Autorizzazione al Funzionamento.<br />

Anche questa attività deve aiutare il territorio ad avere maggiore conoscenza delle offerte sociali presenti,<br />

in modo da poter programmare le attività in modo funzionale e <strong>di</strong> sapere sempre, in raccordo con l’ASL, che<br />

effettua la vigilanza gestionale-strutturale, il livello <strong>di</strong> ciò viene gestito e offerto.<br />

Nel 2011 le CPE sono state n. 37, cosi <strong>di</strong>stribuite per tipologia:<br />

• Alloggi protetti per anziani: n. 2<br />

• Centri <strong>di</strong> aggregazione giovanile: n. 2<br />

• Centri ricreativi <strong>di</strong>urni (nuovi): n. 8<br />

• Centri socio-educativi: n. 1<br />

• Comunità alloggio <strong>di</strong>sabili: n. 3<br />

• Comunità educative minori: n. 1<br />

• Centri prima infanzia: n. 20<br />

Il Protocollo Operativo tra gli ambiti <strong>di</strong>strettuali che definisce le competenze, le modalità e i costi gestionali<br />

dell’Ufficio Unico, scade a <strong>di</strong>cembre 2012.<br />

Nella riconferma della gestione inter<strong>di</strong>strettuale <strong>di</strong> questa funzione, tale scadenza costituisce l’occasione<br />

per la verifica dell’attività svolta dall’Ufficio Unico e per una con<strong>di</strong>visione degli obiettivi strategici futuri.<br />

5.11 La formazione e l’aggiornamento del personale delle unità <strong>di</strong> offerta sociali e socio-sanitarie come<br />

strumento <strong>di</strong> integrazione territoriale delle competenze<br />

La <strong>di</strong>namicità e complessità del sistema socio-assistenziale e il rapido mutare dei bisogni richiedono <strong>di</strong><br />

strutturare un sistema permanente <strong>di</strong> offerta formativa rivolta a tutto il personale, sia pubblico che del<br />

privato sociale, con una programmazione annuale.<br />

In particolare, il processo <strong>di</strong> cambiamento e <strong>di</strong> innovazione e il nuovo contesto normativo deve essere<br />

accompagnato da un impegno permanente e strutturale rivolto a garantire l’aggiornamento continuo degli<br />

operatori sociali e socio-sanitari. È in<strong>di</strong>spensabile assicurare una costante azione formativa e <strong>di</strong><br />

aggiornamento per le <strong>di</strong>verse professionalità coinvolte, proprio al fine <strong>di</strong> migliorare la qualità delle unità <strong>di</strong><br />

offerta sociali e socio-sanitarie. Il forte contenuto relazionale e la continua evoluzione dei servizi alla<br />

persona richiede e presuppone un supporto continuo agli operatori.<br />

Il carattere permanente e la strutturazione stabile delle azioni formative da proporre non possono trovare<br />

piena con<strong>di</strong>zione in una gestione limitata e chiusa al solo Ambito <strong>Distrettuale</strong>.<br />

In questa <strong>di</strong>rezione la proposta che i Piani <strong>di</strong> <strong>Zona</strong> assumono, in coerenza e continuità con quanto previsto<br />

dai precedenti Piani <strong>di</strong> <strong>Zona</strong> e in linea con le scelte fatte in questi anni da tutti e tre i Distretti, è rivolta alla<br />

83


Provincia <strong>di</strong> Lecco perché, nell’ambito delle proprie competenze istituzionali, integri il “<strong>Piano</strong> provinciale<br />

per la formazione e l’aggiornamento del personale che opera nelle unità d’offerta sociali e sociosanitarie”<br />

con i bisogni formativi raccolti ed espressi degli Ambiti Distrettuali.<br />

È ormai prassi consolidata in provincia <strong>di</strong> Lecco – esperienza unica e innovativa nel panorama lombardo –<br />

che gli Ambiti Distrettuali e i vari Enti del territorio riconoscano alla Provincia un ruolo <strong>di</strong> sintesi e raccordo<br />

nella programmazione e realizzazione dei percorsi <strong>di</strong> formazione per il personale che opera nelle unità<br />

d’offerta sociali e socio-sanitarie del territorio. E ciò avviene non solo nelle intenzioni programmatorie ma<br />

anche nei fatti attraverso la messa in comune e la con<strong>di</strong>visione delle risorse economiche.<br />

Infatti il “<strong>Piano</strong> provinciale per la formazione e l’aggiornamento del personale che opera nelle unità<br />

d’offerta sociali e socio-sanitarie - Anno 2012”, il cui budget complessivo è <strong>di</strong> circa 200.000 Euro, si<br />

realizzerà con la partnership economica dei vari soggetti istituzionali, tra cui gli Ambiti <strong>di</strong>strettuali, e vari<br />

Enti del Terzo Settore e del privato sociale.<br />

L’esperienza positiva e proficua <strong>di</strong> questi anni e la competenza istituzionale della Provincia, portano a<br />

riconoscere il <strong>Piano</strong> Formativo provinciale come lo strumento operativo a carattere sperimentale e<br />

innovativo, come richiesto dalle linee d’in<strong>di</strong>rizzo regionali, che possa organizzare il piano annuale della<br />

formazione anche per gli operatori delle unità d’offerta sociali e socio-sanitarie degli Ambiti Distrettuali.<br />

Tra le competenze attribuite alle Province dalle leggi nazionali e regionali, vi è infatti quella<br />

dell’aggiornamento formativo del personale impiegato nei servizi socio-assistenziali ed educativi, anche ad<br />

integrazione sanitaria. La Provincia <strong>di</strong> Lecco, nell’ambito <strong>di</strong> queste competenze, approva annualmente il<br />

“<strong>Piano</strong> provinciale per la formazione e l’aggiornamento del personale che opera nelle unità d’offerta sociali<br />

e socio-sanitarie”, che è costituito da <strong>di</strong>versi progetti <strong>di</strong> formazione, ricerca e supporto tecnico. Diverse<br />

sono le tipologie <strong>di</strong> attività formative che vengono organizzate: corsi, laboratori, seminari, convegni, tavole<br />

rotonde, azioni <strong>di</strong> supporto e accompagnamento, ricerche. Questo sforzo <strong>di</strong> calibrare le modalità <strong>di</strong> messa<br />

in atto <strong>di</strong> proposte, in relazione agli obiettivi, ai destinatari, al contesto e ai contenuti, consente <strong>di</strong><br />

realizzare iniziative percepite come valide, utili, vicine ai reali e concreti bisogni degli operatori e delle<br />

organizzazioni.<br />

La Provincia <strong>di</strong> Lecco in<strong>di</strong>vidua il fabbisogno formativo degli operatori partendo dal coinvolgimento degli<br />

stessi operatori, dei servizi e degli enti <strong>di</strong> riferimento. I progetti vengono realizzati in accordo e con<strong>di</strong>visione<br />

con i principali enti del territorio. Questi soggetti contribuiscono alla definizione dei contenuti e delle<br />

modalità attuative dei progetti <strong>di</strong> formazione: questo è uno degli aspetti qualificanti del “fare formazione”,<br />

questa è <strong>di</strong> fatto la con<strong>di</strong>zione della buona riuscita dei corsi <strong>di</strong> aggiornamento. Non si cala dall’alto un<br />

pacchetto formativo preconfezionato e pensato a tavolino “da pochi”; il percorso formativo che si propone<br />

è il frutto <strong>di</strong> una progettazione con<strong>di</strong>visa e partecipata.<br />

5.12 Forme gestionali e risorse economiche<br />

Il sistema <strong>di</strong> welfare è oggi caratterizzato da profon<strong>di</strong> cambiamenti che impongono un ripensamento<br />

dell’intervento pubblico nella sua funzione <strong>di</strong> programmatore locale. L’evoluzione delle esigenze delle<br />

famiglie e della società, fenomeni quali l’invecchiamento della popolazione, l’impoverimento delle famiglie<br />

a seguito della crisi economica e occupazionale, l’immigrazione che caratterizza in modo sensibile la nostra<br />

regione, evidenziano il bisogno <strong>di</strong> un welfare sempre più complesso, articolato e flessibile mentre la<br />

84


situazione <strong>di</strong> ri<strong>di</strong>mensionamento costante delle risorse economiche, sta ampliando a <strong>di</strong>smisura la forbice<br />

tra le esigenze e le reali possibilità <strong>di</strong> intervento.<br />

Il quadro delle risorse finanziarie è estremamente frammentato fra sistemi d’offerta che spesso sviluppano<br />

azioni complementari e sovrapposte evidenziando la necessità <strong>di</strong> mettere in relazione competenze e<br />

investimenti, razionalizzando l’esistente. Le attuali forme gestionali dei servizi associati richiedono<br />

un’attenta analisi del rapporto costi/benefici e una valutazione <strong>di</strong> formule che vadano nella <strong>di</strong>rezione<br />

dell’ottimizzazione dei costi e dell’aumento della qualità ed efficacia degli interventi verificando<br />

l’opportunità <strong>di</strong> eventuali nuovi modelli gestionali.<br />

La prospettiva <strong>di</strong> un modello <strong>di</strong> welfare plurale e partecipato ma fortemente connesso a politiche pubbliche<br />

<strong>di</strong> tutela del bene comune, richiede inoltre la capacità <strong>di</strong> intercettare risorse economiche presenti nella<br />

società che possano essere rimesse in gioco in sistemi <strong>di</strong> tutela collegati alla programmazione territoriale.<br />

Occorre in<strong>di</strong>viduare nuove risorse e fon<strong>di</strong> territoriali a sostegno delle politiche <strong>di</strong> welfare che favoriscano<br />

la partecipazione <strong>di</strong> un’amplia platea <strong>di</strong> soggetti (INAIL, INPS, INPDAP, Fon<strong>di</strong> mutualistici, Terzo settore,<br />

aziende, famiglie, privati, portatori <strong>di</strong> interessi e bisogni) che possono investire in modo <strong>di</strong>fferenziato –<br />

anche in termini progettuali – negli interventi sociali e nei servizi. L’esperienza consolidata e<br />

l’autorevolezza della Fondazione della provincia <strong>di</strong> Lecco favoriscono una più facile evoluzione del nostro<br />

territorio in questa <strong>di</strong>rezione, trovando un punto <strong>di</strong> riferimento riconosciuto e competente.<br />

Si tratta dunque <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare forme <strong>di</strong> gestione coerenti con l’obiettivo <strong>di</strong> integrare politiche e risorse<br />

pubbliche con l’iniziativa privata, nelle sue <strong>di</strong>verse forme, riconoscendo spazi <strong>di</strong> protagonismo<br />

programmatorio e nella definizione delle scelte in ragione dell’apporto qualitativo e <strong>di</strong> risorse investite.<br />

In questa <strong>di</strong>rezione gli Ambiti <strong>di</strong> Bellano e Lecco hanno tematizzato la possibilità <strong>di</strong> costituire fondazioni <strong>di</strong><br />

partecipazione aperte all’apporto <strong>di</strong> una pluralità <strong>di</strong> partner.<br />

Si prevede pertanto, in una logica unitaria, <strong>di</strong> costituire nei prossimi mesi un gruppo <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong> livello<br />

politico/istituzionale e tecnico che, con l’ausilio <strong>di</strong> esperti del settore, elabori i dati necessari a verificare le<br />

con<strong>di</strong>zioni per l’avvio <strong>di</strong> forme gestionali rispondenti agli obiettivi in<strong>di</strong>viduati.<br />

La quota preponderante delle risorse de<strong>di</strong>cate agli interventi in ambito sociale e socio-assistenziale è<br />

detenuta dalle famiglie che con risorse proprie e/o erogate dall’INPS (pensioni, indennità, etc.), già<br />

partecipano sensibilmente ai costi del welfare (si pensi alle le rette per le strutture residenziali o per<br />

l’accesso ai servizi, o al numero delle assistenti familiari private).<br />

Il tema della partecipazione ai costi dei servizi da parte delle famiglie è ormai inelu<strong>di</strong>bile ma deve coniugarsi<br />

a dati <strong>di</strong> conoscenza e <strong>di</strong> analisi che consentano <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare criteri <strong>di</strong> equità una <strong>di</strong>fferenziazione in base<br />

alle possibilità personali e/o familiari. In questa <strong>di</strong>rezione, dovranno essere definiti in modo unitario per<br />

tutto il territorio provinciale i criteri <strong>di</strong> determinazione dei costi per l’accesso ai servizi partecipando in<br />

modo attivo alla sperimentazione del “fattore famiglia” sulla quale sono già stati coinvolti alcuni Comuni e<br />

strutture socio-sanitarie.<br />

85


Parte sesta<br />

La programmazione a livello <strong>di</strong>strettuale<br />

Le aree <strong>di</strong> intervento prioritarie e i progetti sperimentali<br />

6.1 Le esigenze della nuova programmazione<br />

Dal lavoro <strong>di</strong> valutazione del piano <strong>di</strong> zona 2009/2011, condotto con i Tavoli Tematici e con il Tavolo <strong>di</strong><br />

Progettazione e Consultazione negli scorsi mesi, sono emerse alcune in<strong>di</strong>cazioni che, in sintonia con le linee<br />

guida regionali, e in coerenza con lo scenario socio-demografico ed economico, hanno messo in rilievo la<br />

necessità <strong>di</strong> impostare la nuova programmazione tenendo presenti alcune attenzioni specifiche.<br />

• Superare la sud<strong>di</strong>visione in aree tematiche e favorire un’ottica <strong>di</strong> integrazione<br />

In un’ottica <strong>di</strong> integrazione sempre maggiore, finalizzata alla presa in carico unitaria dei bisogni, è<br />

emersa l’opportunità <strong>di</strong> rivedere la sud<strong>di</strong>visione nelle classiche aree tematiche. Infatti spesso i<br />

bisogni che si rilevano afferiscono a più aree, e così pure le possibili risposte non sono sempre<br />

riconducibili ad un solo tema. E’ il caso, ad esempio, delle situazioni cd. <strong>di</strong> fragilitภcosì definite per<br />

la compresenza <strong>di</strong> complesse problematiche socio-sanitarie, che riguardano sia gli anziani che i<br />

<strong>di</strong>sabili e che spesso necessitano <strong>di</strong> risposte caratterizzate da integrazione e unitarietà.<br />

• Lavorare su un doppio livello<br />

• CONSOLIDAMENTO <strong>di</strong> interventi, anche con consistenti revisioni dell’esistente<br />

(INNOVAZIONE): questo livello riguarda in particolare quei servizi/interventi che sono stati<br />

ritenuti irrinunciabili già per il 2012, e quin<strong>di</strong> sono già oggetto <strong>di</strong> rifinanziamento. Rispetto a<br />

questo livello, occorrerà lavorare nella prospettiva <strong>di</strong> definire alcuni livelli essenziali <strong>di</strong><br />

prestazione e la loro sostenibilità.<br />

• SPERIMENTAZIONE <strong>di</strong> nuove modalità <strong>di</strong> risposta, attraverso l’incremento <strong>di</strong> capacità<br />

progettuali <strong>di</strong>ffuse nella rete. Lo sviluppo <strong>di</strong> una <strong>di</strong>mensione progettuale, caldeggiato dalle<br />

linee guida regionali, anche attraverso l’impegno della Regione a sostenere iniziative<br />

sperimentali e innovative, <strong>di</strong>venta un’esigenza inelu<strong>di</strong>bile a fronte della sempre maggiore<br />

<strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> finanziare il sistema dei servizi e degli interventi attraverso le classiche fonti <strong>di</strong><br />

finanziamento. In quest’ottica, deve essere visto come arricchimento <strong>di</strong> un patrimonio<br />

comune a tutti i soggetti che compongono la rete. Essere capaci <strong>di</strong> intuire e <strong>di</strong> perseguire<br />

nuove modalità <strong>di</strong> risposta ai bisogni in continuo aumento e mutamento, <strong>di</strong>venta<br />

fondamentale soprattutto per quei servizi/interventi che, pur non essendo considerati<br />

prioritari e quin<strong>di</strong>, in qualche misura, garantiti, sono comunque significativi per la riduzione del<br />

<strong>di</strong>sagio e la promozione del benessere dei citta<strong>di</strong>ni. Luogo privilegiato <strong>di</strong> questo sviluppo<br />

saranno i gruppi <strong>di</strong> progetto.<br />

86


6.2 Prevenzione del ricorso a strutture residenziali per la gestione <strong>di</strong> bisogni socio-sanitari<br />

Le attività <strong>di</strong> valutazione hanno messo in evidenza fra le aree <strong>di</strong> attenzione quella della prevenzione del<br />

ricorso a strutture residenziali per la gestione <strong>di</strong> bisogni socio-sanitari, che attraversa le aree tematiche<br />

anziani e <strong>di</strong>sabili.<br />

In particolare occorre intervenire a favore <strong>di</strong> interventi a sostegno alla domiciliarità (servizio <strong>di</strong> assistenza<br />

domiciliare, integrazione degli interventi socio-sanitari), e il consolidamento – sviluppo delle strutture<br />

<strong>di</strong>urne per <strong>di</strong>sabili.<br />

A supporto <strong>di</strong> tali in<strong>di</strong>cazioni esistono alcuni dati <strong>di</strong> contesto.<br />

Demografici: la popolazione del <strong>di</strong>stretto appartenente alla fascia d’età superiore a 65 anni, ha visto<br />

un aumento <strong>di</strong> 1.746 unità (+ 8%), dal 2006 ad oggi. Nel 2006 questa fascia d’età rappresentava il<br />

17,9% della popolazione totale, mentre nel 2010 l’incidenza è salita al 18,5%. Rispetto alla<br />

popolazione <strong>di</strong> età superiore agli 85 anni presente nel 2006, si è registrato un incremento quasi del<br />

31%, mentre l’incidenza sulla popolazione complessiva è passata dall’1,83% al 2,30%. Gli anziani soli<br />

rappresentano l’11,4% delle famiglie presenti sul territorio, e il 40,6% dei nuclei familiari composti da<br />

una sola persona.<br />

Economici: l’area anziani rappresenta la terza voce <strong>di</strong> spesa (15,17% della spesa totale nel 2010). La<br />

spesa sociale è <strong>di</strong>minuita del 6,71% dal 2009, mentre quella per la compartecipazione ai servizi<br />

sociosanitari è aumentata del 31,14%, azzerando <strong>di</strong> fatto la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> spesa fra le due annualità.<br />

All’area <strong>di</strong>sabili (seconda voce <strong>di</strong> spesa) è stata riservata una quota <strong>di</strong> spesa pari al 24,15% con un<br />

aumento delle risorse de<strong>di</strong>cate pari al 7,56% rispetto al 2009. Anche in questo caso la spesa per i<br />

servizi sociosanitari è aumentata del 10,41%. Le variazioni fra 2009 e 2010 rispetto alle tipologie <strong>di</strong><br />

intervento sono così <strong>di</strong>stribuite:<br />

Il trend sembra andare verso un complessivo aumento della spesa nei servizi territoriali e domiciliari, contro<br />

una riduzione negli interventi economici e sui servizi residenziali.<br />

87


Tuttavia l’andamento della compartecipazione alla spesa socio-sanitaria mette in luce una tendenza<br />

opposta: pur essendo aumentate entrambe le tipologie <strong>di</strong> spesa, tale aumento è più netto nei servizi<br />

residenziali.<br />

Questo quadro complessivo porta a pensare che mantenere il sostegno ai servizi domiciliari e territoriali, o<br />

quanto meno evitarne la eccessiva riduzione, possa portare a prevenire il ricorso alle strutture residenziali,<br />

con costi complessivi molto più elevati.<br />

Un altro dato importante riguarda le fonti <strong>di</strong> finanziamento della spesa sociale e socio-sanitaria.<br />

In entrambi i casi si osserva un decremento nell’incidenza della partecipazione dell’utenza al costo dei<br />

servizi, particolarmente bassa nel caso dei <strong>di</strong>sabili.<br />

88


6.2.1 Interventi <strong>di</strong> sostegno alla domiciliarità per anziani e <strong>di</strong>sabili: Servizio <strong>di</strong> Assistenza Domiciliare<br />

ed integrazione degli interventi socio-sanitari per le situazioni complesse<br />

Il servizio domiciliare, rivolto sia agli anziani che ai <strong>di</strong>sabili, è un intervento storico per il territorio, anche se<br />

nell’ultimo triennio si possono notare alcune linee <strong>di</strong> evoluzione.<br />

Infatti, dal punto <strong>di</strong> vista della domanda va notata una <strong>di</strong>versificazione dei bisogni, all’interno dei quali<br />

aumentano quelli <strong>di</strong> supporto a famiglie anche con minori, il che comporta una più generale necessità <strong>di</strong><br />

meglio adeguare il servizio alle esigenze dell’utenza. In questo senso una funzione che viene sempre più<br />

richiesta al servizio <strong>di</strong> assistenza domiciliare è <strong>di</strong> integrazione e <strong>di</strong> supporto all’assistenza del care giver<br />

retribuito, frontiera dello sviluppo del servizio stesso.<br />

A tale proposito si ricorda che negli anni precedenti sono state attivate iniziative <strong>di</strong> tutoring e formazione<br />

delle cd. badanti, sostenute da specifici finanziamenti (Fondo Intese Famiglia) ora venuti meno.<br />

Da sottolineare anche la prospettiva <strong>di</strong> evoluzione data dall’integrazione con altri interventi domiciliari e<br />

socio-sanitari, anche attraverso gli sviluppi del CeAD <strong>di</strong> cui si è detto nella parte provinciale.<br />

Dal punto vista dell’offerta, si è consolidata la gestione associata del servizio da parte dell’Azienda Speciale<br />

Retesalute.<br />

Nel triennio 2009/2011 è stato completato il conferimento in gestione associata del SAD e SADH da parte <strong>di</strong><br />

tutti i Comuni del <strong>di</strong>stretto con unica eccezione del Comune <strong>di</strong> Missaglia e Monticello B.za che gestiscono<br />

tali servizi in autonomia. La gestione associata <strong>di</strong> detti servizi ha indubbiamente favorito una omogenea<br />

offerta del servizio alla popolazione, nonché il miglioramento della qualità delle prestazioni erogate.<br />

Nel 2010 sono state approvate le Linee Guida del servizio SAD, che prevedono medesimi requisiti <strong>di</strong> accesso<br />

e modalità <strong>di</strong> presa in carico per tutti i Comuni del <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Merate che erogano il servizio attraverso<br />

Retesalute. La definizione e l’approvazione <strong>di</strong> dette Linea Guida ha altresì introdotto medesimi criteri <strong>di</strong><br />

compartecipazione al costo del servizio da parte dell’utenza, in linea con gli obiettivi del <strong>Piano</strong> <strong>di</strong> <strong>Zona</strong><br />

2009/2011, nonché con gli obiettivi regionali <strong>di</strong> garantire uniformità <strong>di</strong> accesso e prestazioni. Il servizio ha<br />

inoltre registrato un ampliamento <strong>di</strong> orario, con una maggiore copertura a favore delle famiglie.<br />

Se si effettua un’analisi dell’utenza in carico ai servizi SAD e SADH si osserva una progressiva<br />

<strong>di</strong>versificazione dei bisogni dell’utenza. L’utente tipo del servizio non è più esclusivamente l’anziano solo o<br />

non autosufficiente, ma anche persone con <strong>di</strong>sturbi psichici o a forte rischio <strong>di</strong> emarginazione, famiglie<br />

straniere in particolari situazioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio, minori e adulti affetti da patologie degenerative o post<br />

traumatici e malati oncologici. Sempre più spesso l’assistenza domiciliare viene erogata anche a favore <strong>di</strong><br />

queste categorie e per più accessi al giorno, con prestazioni che vanno dall’igiene personale, alla cura della<br />

casa, al sollievo ai familiari e all’attività <strong>di</strong> accompagnamento all’autonomia. Il progetto assistenziale<br />

in<strong>di</strong>vidualizzato è infatti sempre più articolato, in quanto deve adeguarsi alle esigenze dell’utenza.<br />

Il numero delle persone assistite nel triennio è aumentato, ma soprattutto è aumentato sensibilmente il<br />

numero complessivo degli accessi.<br />

N. utenti servizio SAD e SADH<br />

N. utenti nel<br />

2009<br />

Tot. 313<br />

N. utenti nel<br />

2010<br />

Tot. 330<br />

SAD SADH SAD SADH<br />

277 36 287 43<br />

89


La <strong>di</strong>versificazione del bisogno, l’evoluzione della tipologia <strong>di</strong> utenza e la necessità <strong>di</strong> adeguare il servizio<br />

alle esigenze delle famiglie hanno comportato lo sviluppo del SAD come intervento sempre più integrato<br />

con altri interventi domiciliari <strong>di</strong> tipo sanitario e socio-sanitario, e come intervento a supporto<br />

dell’assistenza fornita dal care giver retribuito.<br />

Gli interventi degli anni precedenti per la qualificazione e valorizzazione delle assistenti familiari hanno<br />

messo in luce il bisogno <strong>di</strong> supporto delle assistenti familiari in termini sia relazionali che operativi.<br />

Il Tavolo permanente istituito dalla Provincia <strong>di</strong> Lecco, che mette in rete soggetti pubblici e del privato<br />

sociale, nella definizione ed attuazione del <strong>Piano</strong> Operativo approvato dalla regione intende rispondere alle<br />

<strong>di</strong>verse problematicità legate al lavoro delle badanti e delle famiglie, con il contributo <strong>di</strong> tutte le<br />

componenti del tavolo.<br />

Un importante servizio a sostegno della domiciliarità degli anziani è il Centro Diurno Integrato (CDI), in<br />

grado <strong>di</strong> accogliere anche persone affette da varie forme <strong>di</strong> demenze, tra cui la malattia <strong>di</strong> Alzheimer.<br />

Il CDI rappresenta un valido riferimento anche per le famiglie degli utenti, attraverso l’attivazione <strong>di</strong> spazi<br />

per l’ascolto e l’orientamento, percorsi informativi/formativi, gruppi <strong>di</strong> auto mutuo aiuto.<br />

Si tratta <strong>di</strong> una risorsa che, intergrata ad altre sul territorio, risponde ai bisogni globali della famiglia che si<br />

trova ad affrontare una <strong>di</strong>fficile situazione <strong>di</strong> fragilità.<br />

Nel prossimo triennio va ampliata l’offerta <strong>di</strong> questo servizio sul <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Merate, anche attraverso il<br />

sostegno dei Comuni.<br />

L’invecchiamento della popolazione, che vede la presenza <strong>di</strong> un consistente numero <strong>di</strong> “gran<strong>di</strong> anziani” soli,<br />

impone la necessità <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare nuove forme abitative a tutela dell’autonomia residuale della persona e<br />

a sostegno della famiglia.<br />

Gli alloggi protetti per anziani sono una possibile risposta a questo bisogno, così come altre forme<br />

sperimentali <strong>di</strong> convivenza assistita, per questo se ne auspica la loro <strong>di</strong>ffusione sul territorio.<br />

La quasi totalità dei Comuni del <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Merate promuove attività motorie per anziani (ginnastica<br />

“dolce”) per il mantenimento della mobilità e dell’autonomia personale.<br />

Al fine <strong>di</strong> prevenire il processo <strong>di</strong>sabilitante legato a malattie croniche, un valido servizio già sperimentato<br />

in altre realtà è rappresentato dall’Attività Fisica Adattata (AFA), cioè programmi <strong>di</strong> esercizio non sanitario<br />

svolti in gruppo, finalizzati alla mo<strong>di</strong>ficazione dello stile <strong>di</strong> vita per la prevenzione secondaria e terziaria<br />

della <strong>di</strong>sabilità, come avviene per i Gruppi <strong>di</strong> cammino.<br />

Si auspica l’introduzione <strong>di</strong> questo qualificato servizio sul territorio, integrando le attività già presenti,<br />

coor<strong>di</strong>nando l’accesso e monitorandone gli esiti, non solo dal punto <strong>di</strong> vista sanitario ma anche sociale.<br />

6.2.2 Consolidamento – sviluppo delle strutture <strong>di</strong>urne: Centri Diurni Disabili, Centri Socio<br />

Educativi e Servizi <strong>di</strong> Formazione alle Autonomie e CSE per piccoli<br />

Nel Distretto <strong>di</strong> Merate, la rete dei servizi <strong>di</strong>urni per persone <strong>di</strong>sabili si è sviluppata nell’ultimo triennio,<br />

garantendo un’offerta <strong>di</strong>versificata che meglio risponde alle <strong>di</strong>verse situazioni.<br />

Attualmente i centri sono n. 8, così <strong>di</strong>stribuiti: n. 3 Centri Diurni Disabili (unità d’offerta socio-sanitarie per<br />

<strong>di</strong>sabili gravi) per complessivi n. 65 posti accre<strong>di</strong>tati; n. 4 Centri Socio Educativi (unità d’offerta socio<br />

assistenziali per <strong>di</strong>sabili <strong>di</strong> me<strong>di</strong>a gravità) per complessivi posti n. 75 autorizzati; n. 1 Centro Socio Educativo<br />

per piccoli (unità d’offerta socio assistenziale per <strong>di</strong>sabili gravi) per n. 6 posti autorizzati.<br />

90


Attualmente non è presente un Servizio <strong>di</strong> Formazione all’Autonomia nel territorio <strong>di</strong>strettuale, tuttavia<br />

n. 5 persone <strong>di</strong>sabili frequentano tale tipologia <strong>di</strong> centro a Calolziocorte e a Oggiono.<br />

Per quanto riguarda i Centri Diurni Disabili, in questi anni l’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> saturazione si è sempre avvicinato al<br />

100%; i nuovi ingressi nel triennio (n. 10) si sono resi possibili per i posti resi liberi a seguito <strong>di</strong> trasferimenti<br />

in strutture residenziali (n. 6 ) e decessi (n. 4 ).<br />

Permane il bisogno <strong>di</strong> ampliare il numero dei posti e il Centro Diurno Disabili can<strong>di</strong>dato è quello <strong>di</strong><br />

Merate, attualmente a n. 15 posti accre<strong>di</strong>tati, il cui Ente titolare è il Comune <strong>di</strong> Merate.<br />

Nel prossimo triennio si prevede una domanda <strong>di</strong> inserimento <strong>di</strong> almeno n. 10 persone.<br />

A seguito del processo <strong>di</strong> trasformazione della Cooperativa Sociale “Casa Amica” <strong>di</strong> Merate, dal 2012 verrà<br />

attivato un nuovo Centro Socio Educativo <strong>di</strong> n. 15 posti, accogliendo una parte degli utenti inseriti da tempo<br />

nella cooperativa <strong>di</strong> lavoro.<br />

Nel triennio verrà valutata la necessità <strong>di</strong> offrire anche un Servizio <strong>di</strong> Formazione all’Autonomia, finalizzato<br />

ad accogliere persone <strong>di</strong>sabili giovani che necessitano <strong>di</strong> completare il percorso formativo nella prospettiva<br />

<strong>di</strong> assumere un ruolo lavorativo.<br />

Il Centro Socio Educativo per Piccoli accoglie bambini <strong>di</strong>sabili in con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> gravità e si pone come un<br />

luogo, uno spazio ed un tempo d’accoglienza, d’incontro, <strong>di</strong> scambio e <strong>di</strong> occasioni <strong>di</strong> vita nonché <strong>di</strong><br />

assistenza e <strong>di</strong> cura alla persona. Il Servizio si pone le seguenti finalità:<br />

‣ attuare interventi educativi in<strong>di</strong>vidualizzati;<br />

‣ offrire sostegno psico-educativo alle famiglie.<br />

Gli interventi educativi sono finalizzati all’acquisizione delle autonomie in<strong>di</strong>viduali e allo sviluppo delle<br />

competenze comunicative che possono sostenerli nella quoti<strong>di</strong>anità per il raggiungimento <strong>di</strong> un buon livello<br />

della qualità della vita. Il Centro opera attraverso una progettazione in<strong>di</strong>vidualizzata che si concentra sui<br />

bisogni e sulla necessità <strong>di</strong> ciascun bambino <strong>di</strong> natura educativa, assistenziale e riabilitativa.<br />

Il Centro Socio Educativo per Piccoli pur essendo inserito in una scuola, con la quale attua interventi <strong>di</strong><br />

integrazione, rappresenta una proposta che si <strong>di</strong>versifica dalla scuola potenziata, in quanto risponde alle<br />

situazioni <strong>di</strong> maggiore complessità garantendo un adeguato intervento assistenziale ed educativo.<br />

In considerazione delle gravi compromissioni degli utenti accolti, che necessitano un rapporto quasi<br />

in<strong>di</strong>viduale con l’operatore, la sostenibilità economica <strong>di</strong> tale centro richiede necessariamente la<br />

compartecipazione sanitaria, me<strong>di</strong>ante l’accre<strong>di</strong>tamento del Centro Socio Educativo per Piccoli in unità<br />

d’offerta socio-sanitaria (Centro Diurno Disabili) a contratto con l’Azienda Sanitaria Locale.<br />

Il costo dei Centri Diurni Disabili è sostenuto dai Comuni me<strong>di</strong>ante le rette mensili e le quote <strong>di</strong> solidarietà<br />

(che coprono in me<strong>di</strong>a il 49% della spesa), dalla quota sanitaria (che copre in me<strong>di</strong>a il 45%), dalla retta<br />

mensile delle famiglie (pari in me<strong>di</strong>a al 6%).<br />

A partire dal 2012, i Comuni verseranno all’Ente capofila anche le rette <strong>di</strong> frequenza dei propri utenti<br />

oltre alle quote <strong>di</strong> solidarietà, rafforzando il coor<strong>di</strong>namento finanziario e gestione dei Centri Diurni Disabili<br />

attribuito all’Ente capofila, il quale regolamenta i rapporti con gli enti gestori dei centri me<strong>di</strong>ante apposite<br />

convenzioni.<br />

A fronte della <strong>di</strong>somogeneità del costo unitario nei Centri Diurni Disabili e della <strong>di</strong>versa ren<strong>di</strong>contazione<br />

della spesa sostenuta, nel 2012 vanno definiti criteri equi ed uniformi <strong>di</strong> erogazione del contributo sociale<br />

relativamente alla spesa socio-assistenziale, da introdurre a partire dal 2013.<br />

91


Per questo lavoro si prevede il coinvolgimento degli enti gestori dei centri <strong>di</strong>urni.<br />

I criteri per la contribuzione dei centri, dovranno tenere conto:<br />

- della tipologia degli utenti;<br />

- dei compiti e delle attività essenziali <strong>di</strong> carattere assistenziale ed educativo.<br />

A parità <strong>di</strong> quote <strong>di</strong> solidarietà, le rette mensili dei Comuni e delle famiglie vanno riviste, considerando che<br />

sono le più basse a livello provinciale; in prospettiva le rette degli utenti andranno <strong>di</strong>versificate in base<br />

all’applicazione del fattore famiglia introdotto sperimentalmente dalla regione.<br />

La revisione complessiva dei criteri <strong>di</strong> compartecipazione dei vari soggetti al costo dei Centri Diurni per<br />

Disabili, va costruita tenendo conto del livello provinciale programmatorio al fine <strong>di</strong> conseguire una<br />

omogeneità <strong>di</strong> offerta e <strong>di</strong> accesso ai servizi per la <strong>di</strong>sabilità.<br />

6.3 Sostegno e inclusione sociale delle persone fragili e/o a rischio <strong>di</strong> emarginazione<br />

6.3.1 Accessibilità dell’offerta formativa per <strong>di</strong>sabili gravi e me<strong>di</strong>o-gravi<br />

Il Centro <strong>di</strong> Formazione Professionale Polivalente <strong>di</strong> Lecco ha rappresentato in questi anni un riferimento<br />

importante per la formazione <strong>di</strong> adolescenti, che <strong>di</strong>fficilmente riuscirebbero a seguire percorsi in altri centri<br />

professionali e tanto meno nelle scuole secondarie <strong>di</strong> secondo grado.<br />

La sua caratteristica è quella <strong>di</strong> offrire un percorso educativo in grado <strong>di</strong> farsi carico delle fragilità dei<br />

giovani e <strong>di</strong> accompagnarli nell’appren<strong>di</strong>mento e nello sviluppo delle autonomie e delle competenze sociali,<br />

per una adeguata integrazione nel contesto territoriale.<br />

Il Centro <strong>di</strong> Formazione Professionale Polivalente si sviluppa in quattro aree:<br />

- formazione professionale, per chi presenta situazioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio sociale e forme <strong>di</strong> <strong>di</strong>sabilità;<br />

- educativa e formativa, per chi presente situazioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>sabilità me<strong>di</strong>o-grave;<br />

- orientamento (progetti integrati);<br />

- avviamento al lavoro.<br />

Il centro professionale è accre<strong>di</strong>tato dalla regione e riceve le quote previste dal sistema dotale, ma è<br />

sostenuto economicamente anche dai Comuni che oltre a erogare le rette dei propri utenti, si impegnano<br />

con una quota <strong>di</strong> solidarietà pro-capite (€. 0,66).<br />

Nell’anno scolastico 2011/12, sono complessivamente n. 53 i giovani frequentanti il centro <strong>di</strong> Lecco,<br />

interessando n. 19 Comuni del <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Merate.<br />

Il bisogno emerso in questi anni è quello <strong>di</strong> decentrare sul territorio <strong>di</strong>strettuale <strong>di</strong> Merate una sezione<br />

del centro relativamente all’area educativa e formativa per persone con <strong>di</strong>sabilità me<strong>di</strong>o-grave, che<br />

coinvolgerebbe un gruppo da 5 a 10 utenti.<br />

Questa operazione favorirebbe l’accesso a questa specifica formazione, in quanto la <strong>di</strong>stanza e il necessario<br />

trasporto assistito hanno rappresentato dei reali ostacoli, inducendo le famiglie a fare altre scelte, tra cui<br />

mantenere l’iscrizione alla scuola secondaria <strong>di</strong> primo grado fino al compimento della maggiore età.<br />

92


6.3.2 Servizio <strong>di</strong> assistenza educativa scolastica<br />

Nel <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Merate, il servizio <strong>di</strong> assistenza educativa scolastica è gestito in forma associata per la quasi<br />

totalità dei Comuni e la recente adozione delle “Linee guida dei servizi educativi” hanno contribuito ad una<br />

chiara definizione dello stesso, in relazione alla scuola e agli altri attori dell’intervento.<br />

Si tratta <strong>di</strong> un importante intervento finalizzato a favorire il processo <strong>di</strong> inclusione degli alunni con <strong>di</strong>sabilità<br />

e con forme <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio, previsto nel percorso formativo.<br />

Ci si propone <strong>di</strong> sviluppare un servizio che operi in modo qualificato ed uniforme sul territorio, che<br />

promuova una cultura dell’integrazione, che favorisca il lavoro <strong>di</strong> rete, che costruisca un sapere comune<br />

riguardo ai modelli <strong>di</strong> intervento educativo in ambito scolastico.<br />

Nell’anno scolastico 2011/12 vengono seguiti n. 135 alunni del <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Merate, per complessive 1.160<br />

ore settimanali; in questi anni si è registrato un aumento degli alunni seguiti, ma una riduzione delle ore <strong>di</strong><br />

assistenza educativa.<br />

Nel triennio 2012-2014 va mantenuto il raccordo istituzionale provinciale dei <strong>di</strong>versi attori ed in<br />

particolare con l’Ufficio Scolastico Territoriale <strong>di</strong> Lecco, che garantisce il coor<strong>di</strong>namento delle figure<br />

pedagogiche <strong>di</strong>strettuali.<br />

Inoltre a partire dal 2012 sarà presente sul territorio il Centro Territoriale Risorse per la <strong>di</strong>sabilità, presso<br />

l’Istituto Comprensivo <strong>di</strong> Cernusco Lombardone, il quale ha il compito <strong>di</strong> programmare interventi<br />

formativi, assegnare risorse alle scuole per progetti <strong>di</strong>dattici sperimentali, per la dotazione <strong>di</strong><br />

attrezzature tecniche e/o sussi<strong>di</strong> <strong>di</strong>dattici.<br />

L’Ufficio <strong>di</strong> <strong>Piano</strong> è chiamato a partecipare al gruppo <strong>di</strong> gestione del Centro Territoriale Risorse per la<br />

<strong>di</strong>sabilità.<br />

6.3.3 Sostegno all’inclusione sociale dei migranti (Cantiere interculturale)<br />

Il <strong>di</strong>stretto ha messo in atto una serie <strong>di</strong> misure e <strong>di</strong>spositivi volti a favorire l’inclusione e l’integrazione dei<br />

migranti nel tessuto sociale e a facilitare l’espletamento delle pratiche amministrative attraverso servizi <strong>di</strong><br />

consulenza e orientamento.<br />

In particolare: da alcuni anni Retesalute, raccogliendo le esperienze del Terzo settore, ha attivato il Servizio<br />

<strong>di</strong> Me<strong>di</strong>azione linguistico-culturale che sarà garantito anche nel prossimo triennio (ve<strong>di</strong> paragrafo 6.6.3).<br />

In collaborazione con alcuni enti del Terzo settore e con i patronati, è stata formalizzata la rete <strong>di</strong> sportelli<br />

territoriali In rete per il mondo. La rete abbraccia alcuni sportelli gestiti autonomamente da associazioni e<br />

sindacati (sportelli C.G.I.L. <strong>di</strong> Merate e Casatenovo, sportelli C.I.S.L. <strong>di</strong> Merate e Barzanò, sportello<br />

Associazione Namaste <strong>di</strong> Bevera) ed altri attivati e finanziati dal <strong>di</strong>stretto (sportelli <strong>di</strong> Calco, Lomagna,<br />

Osnago e Paderno d’Adda). Presso tutti gli sportelli è possibile trovare informazioni, orientamento e<br />

assistenza <strong>di</strong> base per il rilascio e il rinnovo dei documenti, le procedure dei decreti flussi e tutte le altre<br />

procedure <strong>di</strong> regolarizzazione.<br />

I <strong>di</strong>versi sportelli hanno, inoltre, sviluppato competenze specifiche nella consulenza per previdenza e<br />

lavoro, casa, tutela legale, scuola e formazione.<br />

Complessivamente la rete degli sportelli accoglie in me<strong>di</strong>a 3.500 utenti l’anno.<br />

Nell’anno 2011, facendo riferimento alla Rete <strong>di</strong> assistenza al citta<strong>di</strong>no straniero istituita da ANCI, che<br />

prevede la formazione e l’affiancamento degli operatori delle anagrafi da parte <strong>di</strong> operatori competenti in<br />

materia <strong>di</strong> normativa e procedure per l’immigrazione, si è avviata una sperimentazione presso alcune<br />

93


anagrafi comunali (Comune <strong>di</strong> Airuno e Comune <strong>di</strong> Merate) per l’accesso <strong>di</strong>retto <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni stranieri per la<br />

richiesta e il rilascio dei documenti <strong>di</strong> soggiorno.<br />

Nel prossimo triennio ci si muoverà coerentemente con gli sviluppi normativi, rinforzando la rete delle<br />

anagrafi e mettendo a <strong>di</strong>sposizione consulenza qualificata in materia.<br />

Negli ultimi anni, Retesalute ha raccolto, coor<strong>di</strong>nato e sostenuto i centri per l’insegnamento della lingua<br />

italiana ai migranti, costituendo una vera e propria rete <strong>di</strong>strettuale, assumendo il ruolo <strong>di</strong> formazione,<br />

consulenza <strong>di</strong>dattica, supervisione e integrazione con le politiche sociali e socio-sanitarie del territorio, al<br />

fine <strong>di</strong> monitorare e rendere efficace la programmazione territoriale.<br />

Il <strong>di</strong>stretto ha contribuito a finanziare con risorse proprie 10 centri, ai quali si aggiungono altri 8 centri che<br />

hanno aderito alla rete per un totale <strong>di</strong> circa 30 <strong>di</strong>verse proposte <strong>di</strong> corsi.<br />

Nel prossimo triennio si intende valorizzare questo patrimonio <strong>di</strong> esperienze, continuando a sostenere,<br />

seppure in maniera più ridotta, questi centri.<br />

6.4 Prevenzione del <strong>di</strong>sagio familiare e minorile<br />

6.4.1 Interventi <strong>di</strong> sostegno alle responsabilità educative della famiglia e della scuola<br />

(prevenzione <strong>di</strong> I livello)<br />

Un’altra linea <strong>di</strong> attenzione emersa dal confronto con i tavoli consultivi riguarda l’area della prevenzione<br />

(I e II livello) del <strong>di</strong>sagio familiare e minorile, che vede impegnati i Comuni e il <strong>di</strong>stretto in alcune<br />

importanti linee <strong>di</strong> intervento.<br />

Cantiere minori<br />

Negli ultimi anni si è lavorato nella <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> ampliare e coor<strong>di</strong>nare esperienze e interventi proposti dalle<br />

amministrazione e dal Terzo settore a livello locale. Si è trattato <strong>di</strong> un lavoro <strong>di</strong> trasferimento <strong>di</strong> buone<br />

prassi, estensione <strong>di</strong> pratiche e confronto tra soggetti che svolgono, a vari livelli, attività educativa e<br />

preventiva rivolta ai minori in con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio e svantaggio sociale.<br />

Gli interventi coor<strong>di</strong>nati da Retesalute e finanziati o co-finanziati dal <strong>di</strong>stretto e dai Comuni si sono<br />

concentrati attorno alle attività educative destinate a minori in situazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio o fragilità famigliare e<br />

ad attività <strong>di</strong> integrazione scolastica <strong>di</strong> minori <strong>di</strong> origine straniera, per supportarli nell’appren<strong>di</strong>mento della<br />

lingua e nel percorso <strong>di</strong> inserimento scolastico.<br />

Nel prossimo triennio, per poter raccogliere i frutti <strong>di</strong> questo impegno e strutturare, pur nelle mutate<br />

con<strong>di</strong>zioni economiche, un impianto organico e strategico, dotando il territorio <strong>di</strong> un sistema coerente ed<br />

integrato e fornire risposte a più livelli, sarà necessario intensificare la collaborazione con gli istituti<br />

scolastici e le agenzie educative del Terzo settore, strutturando un vero e proprio Patto <strong>di</strong> comunità.<br />

Si lavorerà, infatti, nella <strong>di</strong>rezione suggerita anche dalle linee regionali per la riforma del welfare, favorendo<br />

percorsi <strong>di</strong> co-progettazione e assunzione <strong>di</strong> responsabilità con<strong>di</strong>vise tra enti territoriali, istituzioni<br />

scolastiche ed enti del Terzo settore.<br />

I finanziamenti <strong>di</strong>strettuali hanno permesso <strong>di</strong> offrire al territorio percorsi <strong>di</strong> formazione e <strong>di</strong> consulenza.<br />

In particolare, l’ufficio Ban<strong>di</strong> e Progetti ha ampliato la propria attività alla progettazione europea, grazie ad<br />

un primo momento <strong>di</strong> affiancamento da parte <strong>di</strong> consulenti.<br />

Avviato a gennaio 2011, l’Ufficio Ban<strong>di</strong> e Progetti ha il compito <strong>di</strong> monitorare le <strong>di</strong>verse occasioni <strong>di</strong><br />

finanziamento (ban<strong>di</strong> pubblicati a livello europeo e nazionale) ed elaborare proposte progettuali al fine <strong>di</strong><br />

94


poter accedere a finanziamenti aggiuntivi da destinare alle attività <strong>di</strong>rettamente gestite o coor<strong>di</strong>nate<br />

dall’Azienda, con ricaduta sul territorio <strong>di</strong>strettuale.<br />

Quale risultato dell’attività, sono stati approvati ed hanno ottenuto finanziamento, nell’anno 2011, 3<br />

progetti (Ministero dell’Interno – Fondo Europeo Integrazione; Commissione Europea – Daphnee III).<br />

Nel prossimo triennio l’attività dell’Ufficio Ban<strong>di</strong> e Progetti assumerà un ruolo centrale per l’accesso a<br />

risorse alternative e <strong>di</strong>versificate.<br />

Assistenza Domiciliare Minori e Affido familiare<br />

Nell’ambito della prevenzione del <strong>di</strong>sagio familiare e minorile va qui ricordato il servizio <strong>di</strong> Assistenza<br />

Domiciliare Minori, gestito in forma associata per la quasi totalità dei Comuni (ad eccezione del Comune <strong>di</strong><br />

Missaglia). In questi il servizio ha visto un iniziale aumento del numero <strong>di</strong> minori in carico (non sottoposti a<br />

provve<strong>di</strong>mento del’autorità giu<strong>di</strong>ziaria), ora decresciuto, come mostra la tabella successiva.<br />

Utenti ADM senza provve<strong>di</strong>mento A.G.<br />

2009 2010 2011<br />

64 68 56<br />

La motivazione <strong>di</strong> tale andamento può essere rintracciata in un utilizzo più selettivo e qualificato dello<br />

strumento dell’ADM, che viene attivata a fronte <strong>di</strong> progettualità definite in modo più preciso e dettagliato.<br />

Significativa, a tale proposito, è stata anche l’elaborazione delle linee guida del Servizio, che hanno fra<br />

l’altro introdotto – in coerenza con quanto avvenuto per il SAD e il SADH – criteri omogenei <strong>di</strong> accesso e<br />

<strong>di</strong> partecipazione alla spesa da parte dell’utenza. Il 2012 sembra comunque segnare una nuova tendenza<br />

all’aumento del ricorso all’ADM (62 casi).<br />

Si ritiene importante, pertanto, continuare a sostenere i Comuni in queste iniziative, che possono avere<br />

ricadute importanti in termini <strong>di</strong> prevenzione.<br />

Infine va menzionato anche l’aumento del ricorso allo strumento dell’affido consensuale (dai 16 casi del<br />

2008 ai 20 del 2011), significativo nella prevenzione <strong>di</strong> situazioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio.<br />

6.4.2 Interventi <strong>di</strong> tutela del minore in famiglia (prevenzione <strong>di</strong> II livello)<br />

Nel triennio 2009/2011, il Servizio tutela minori ha assunto una propria strutturazione con la costituzione,<br />

nel gennaio 2009, dell’équipe specialistica esclusivamente de<strong>di</strong>cata alla gestione dei casi <strong>di</strong> minori<br />

sottoposti ad un provve<strong>di</strong>mento dell’Autorità Giu<strong>di</strong>ziaria. Il Servizio è gestito in forma associata per tutti i<br />

Comuni del Distretto (ad eccezione del Comune <strong>di</strong> Missaglia, che gestisce il servizio in proprio).<br />

Precedentemente questa casistica era gestita dall’Assistente Sociale del Comune <strong>di</strong> residenza del minore,<br />

interessato dal provve<strong>di</strong>mento, in collaborazione con gli psicologi incaricati da Retesalute.<br />

Il Servizio tutela minori ha pertanto vissuto, nel triennio <strong>di</strong> riferimento, un drastico cambiamento <strong>di</strong> tipo<br />

organizzativo e gestionale.<br />

N. minori in carico al servizio tutela minori<br />

In carico<br />

In carico<br />

In carico<br />

al 31.12.2009<br />

al 31.12.2010<br />

al 31.12.2011<br />

nell’anno 2009<br />

nell’anno 2010<br />

nell’anno 2011<br />

180 166 213 186 211 197<br />

95


Il numero dei minori in carico al servizio dal 2009 ad oggi ha visto un forte incremento dall’anno 2009 al<br />

2010 con una attuale stabilizzazione dei casi in carico durante l’anno pari a circa 210. Va sottolineato che un<br />

<strong>di</strong>screto numero <strong>di</strong> casi è stato definitivamente <strong>di</strong>messo dal servizio con chiusura del provve<strong>di</strong>mento da<br />

parte dell’Autorità Giu<strong>di</strong>ziaria, ma contemporaneamente sono pervenuti al servizio altrettanti nuovi decreti<br />

e richieste <strong>di</strong> indagine psico-sociale.<br />

Dall’anno 2010, Retesalute gestisce in collaborazione con la Cooperativa “La Grande Casa” il Servizio Terra<br />

<strong>di</strong> Mezzo sul territorio <strong>di</strong> Robbiate. Tale servizio innovativo, introdotto in via sperimentale anche grazie ai<br />

finanziamenti <strong>di</strong> cui alla DGR 8243/2008, si è rivelato molto efficace e risolutivo per alcune situazioni <strong>di</strong><br />

minori adolescenti e preadolescenti con o senza provve<strong>di</strong>mento dell’Autorità Giu<strong>di</strong>ziaria. Tale unità <strong>di</strong><br />

offerta sociale è assimilabile ad un servizio <strong>di</strong> Comunità leggera in quanto garantisce uno spazio strutturato<br />

<strong>di</strong> accoglienza educativa ad adolescenti e preadolescenti del territorio a forte rischio <strong>di</strong> devianza,<br />

funzionante tutti i pomeriggi della settimana da lunedì a venerdì. Grazie al finanziamento regionale e fino a<br />

<strong>di</strong>cembre 2011, i Comuni <strong>di</strong> residenza dei minori frequentanti hanno potuto usufruire <strong>di</strong> una retta<br />

agevolata. Nel <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Merate ad oggi sono presenti due servizi <strong>di</strong> questo tipo: Terra <strong>di</strong> Mezzo e Volo<br />

Leggero che possono accogliere complessivamente n. 24 minori, con o senza provve<strong>di</strong>mento dell’Autorità<br />

Giu<strong>di</strong>ziaria.<br />

Il ricorso a tale Servizio per un <strong>di</strong>screto numero <strong>di</strong> minori (n. 20 minori negli anni 2010 e 2011) ha permesso<br />

<strong>di</strong> evitare il collocamento degli stessi in Comunità educative residenziali oppure l’attivazione <strong>di</strong> ADM con un<br />

elevato numero <strong>di</strong> ore, con una conseguente ottimizzazione dei costi che potevano derivare dai progetti<br />

educativi; inoltre attraverso finanziamenti appositamente accantonati sul bilancio <strong>di</strong>strettuale è stata<br />

introdotta la stessa retta per entrambi i servizi e a costi ridotti.<br />

Nel triennio si è assistito quin<strong>di</strong> ad un contenimento del numero dei collocamenti in Comunità ma allo<br />

stesso tempo ad un incremento <strong>di</strong> interventi alternativi quali l’utilizzo delle due Comunità leggere presenti<br />

nel <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Merate (Volo Leggero e Terra <strong>di</strong> Mezzo) così come precisato precedentemente. Il ricorso<br />

alle comunità leggere ha permesso anche <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenziare questo tipo <strong>di</strong> intervento da quello, meno<br />

intenso, <strong>di</strong> Assistenza Domiciliare Minori, determinando probabilmente un decremento anche dell’uso <strong>di</strong><br />

questo strumento: infatti, dopo un iniziale aumento dei casi seguiti, si registra un ritorno ai volumi del<br />

2009, che pare stabilizzarsi anche per il 2012 (35 casi attualmente in carico).<br />

Utenti ADM con provve<strong>di</strong>mento A.G.<br />

2009 2010 2011<br />

35 45 34<br />

Contestualmente alla <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> due Comunità leggere e all’incremento del servizio <strong>di</strong> ADM, sempre più<br />

qualificato anche attraverso l’approvazione della Linea Guida dei servizi educativi nel <strong>di</strong>cembre 2011, è<br />

stata posta un’attenzione particolare al Servizio spazio neutro che negli anni 2009 e 2010 è stato gestito<br />

attraverso una convenzione tra Retesalute e una Associazione del territorio, mentre dal 2011 è iniziata la<br />

parziale gestione <strong>di</strong>retta da parte <strong>di</strong> Retesalute.<br />

Con l’obiettivo <strong>di</strong> ottimizzare i costi a carico dei Comuni, dal 2012 questo servizio è completamente gestito<br />

dall’Azienda attraverso un proprio operatore che ne garantisce il coor<strong>di</strong>namento e la gestione in<br />

affiancamento a due educatori professionali <strong>di</strong>pendenti.<br />

Sempre nell’ottica <strong>di</strong> tutelare e salvaguardare il minore nella propria relazione con i genitori, dal 2011 è<br />

stato attivato un nuovo servizio “Soggiorno assistito” in collaborazione con il Terzo settore e con l’ASL <strong>di</strong><br />

Lecco.<br />

96


Tale intervento che si concretizza in week-end <strong>di</strong> soggiorno assistito garantisce uno spazio <strong>di</strong> osservazione e<br />

monitoraggio della relazione genitori figli, ma soprattutto <strong>di</strong> accompagnamento alla riscoperta e<br />

rafforzamento delle relazioni in situazioni caratterizzate da una forte conflittualità nell’ambito <strong>di</strong><br />

separazioni giu<strong>di</strong>ziali o <strong>di</strong> situazioni <strong>di</strong> grave crisi familiare.<br />

L’intervento all’interno <strong>di</strong> questo contesto risponde sia all’esigenza <strong>di</strong> proteggere il minorenne da agiti lesivi<br />

che a quella <strong>di</strong> mantenere la relazione tra genitori e figli affrontando i no<strong>di</strong> critici della comunicazione con<br />

la me<strong>di</strong>azione <strong>di</strong> un operatore specializzato.<br />

Un altro strumento <strong>di</strong> fondamentale importanza per garantire il benessere dei minori in situazioni <strong>di</strong><br />

rischio, è l’affido familiare, che nell’ultimo triennio ha registrato un trend <strong>di</strong> continua crescita: i minori<br />

collocati in affido sono passati da 46 a 51, con un aumento principalmente degli affi<strong>di</strong> etero familiari (da 34<br />

a 41). Conseguentemente è aumentata con regolarità la spesa relativa al buono affido, che è passata da<br />

€ 156.738 nel 2008 a € 167.754 nel 2011.<br />

6.4.3 Interventi sostitutivi del nucleo familiare: comunità educative<br />

In merito ai collocamenti in Comunità <strong>di</strong> tipo residenziale si è assistito ad un forte incremento tra gli anni<br />

2009 e 2010 con una riduzione dal 2010 ad oggi.<br />

N. minori collocati in Comunità<br />

Nell’anno 2009 Nell’anno 2010 Nell’anno 2011 A febbraio 2012<br />

36 56 47 32<br />

L’utilizzo della Comunità residenziale, quale risposta al bisogno del minore, è sempre più contenuto e vi si<br />

ricorre solo per collocamenti in regime <strong>di</strong> Pronto intervento, quale strumento <strong>di</strong> intervento a tutela<br />

imme<strong>di</strong>ata in situazioni <strong>di</strong> minori in grave pregiu<strong>di</strong>zio oppure per casi in cui il progetto educativo sul minore<br />

e sulla famiglia non può prescindere da un percorso comunitario.<br />

Il contenimento dei collocamenti in Comunità è stato possibile anche grazie allo sviluppo sul territorio dei<br />

nuovi servizi sperimentali ed innovativi che sono andati ad aggiungersi all’ADM e ad altri interventi<br />

educativi pomeri<strong>di</strong>ani citati nei paragrafi precedenti, completando il quadro dei servizi ed degli interventi<br />

garantiti a tutela del minore e gestiti da Retesalute.<br />

Coerentemente con quanto detto nei paragrafi precedenti, l’andamento della spesa sostenuta per la<br />

realizzazione <strong>di</strong> interventi a favore <strong>di</strong> minori sottoposti a provve<strong>di</strong>mento, evidenzia una <strong>di</strong>minuzione della<br />

spesa relativa alle comunità, a fronte, come si è detto, dell’aumento del ricorso allo strumento dell’affido e<br />

all’avvio e consolidamento <strong>di</strong> importanti servizi <strong>di</strong> supporto alle progettualità formulate dal Servizio tutela,<br />

quali Spazio neutro, Comunità leggere, ADM.<br />

In coerenza con questi dati, si registra un aumento anche delle “Altre spese”, che comprendono appunto gli<br />

altri interventi, a forte valenza preventiva.<br />

È ovvio che l’aumento <strong>di</strong> questo genere <strong>di</strong> spese, rapportato all’entità degli interventi (n. <strong>di</strong> utenti seguiti,<br />

ore <strong>di</strong> assistenza prestate, capacità <strong>di</strong> incidere sulle situazioni,…) ha un’incidenza economica minore<br />

proporzionalmente molto inferiore rispetto al vantaggio che invece deriva dalla riduzione delle spese per le<br />

rette <strong>di</strong> comunità: infatti queste ultime hanno subito una riduzione complessiva <strong>di</strong> € 218.323, mentre le<br />

“Altre spese” sono aumentate <strong>di</strong> € 44.982 dal 2009 al 2011.<br />

97


Riguardo alle spese per i minori sottoposti a tutela, si ricorda che si tratta per lo più <strong>di</strong> spese previste dal<br />

decreto dell’Autorità Giu<strong>di</strong>ziaria o dal conseguente progetto del Servizio tutela, e in questo senso non<br />

derogabili o negoziabili. Anche in questo ambito dunque sembra che la strategia vincente sia quella <strong>di</strong><br />

puntare alla prevenzione, per evitare il ricorso alle costose strutture residenziali.<br />

Nel triennio a venire, a fronte delle considerazioni espresse in queste pagine, sarà strategico cercare <strong>di</strong><br />

evitare il più possibile la riduzione del rimborso sugli artt. 80,81,82 (pur <strong>di</strong>fferenziandolo in base alla<br />

tipologia <strong>di</strong> spesa), oltre all’impegno economico previsto per i servizi inter<strong>di</strong>strettuali <strong>di</strong> cui si è già detto<br />

in precedenza (Servizio <strong>di</strong> Pronto intervento minori, Servizio minori stranieri non accompagnati, Servizio<br />

Affi<strong>di</strong> Provinciale).<br />

Per contro la spesa sociale dei Comuni evidenzia nel biennio 2009/2010 una riduzione del 5% circa delle<br />

spese sostenute per servizi territoriali e domiciliari a favore <strong>di</strong> minori non sottoposti a provve<strong>di</strong>mento<br />

dell’Autorità Giu<strong>di</strong>ziaria. Si ritiene opportuno pertanto continuare a sostenere lo sforzo dei Comuni in tal<br />

senso.<br />

Ai fini della prevenzione <strong>di</strong> situazioni <strong>di</strong> grave <strong>di</strong>sagio familiare, nell’ottica sopra richiamata, attenzione va<br />

riservata anche ai servizi erogati attraverso i progetti Cantieri Minori e Intercultura, già ri<strong>di</strong>mensionati negli<br />

anni precedenti.<br />

In particolare per quanto riguarda Cantieri Intercultura si segnala che, con la collaborazione dell’Ufficio<br />

Ban<strong>di</strong> e Progetti, si sta sviluppando un’azione <strong>di</strong> found raising, per cercare <strong>di</strong> limitare la contrazione degli<br />

investimenti, soprattutto nel biennio 2013/2014. Ciò in coerenza anche con le in<strong>di</strong>cazioni ricevute dai<br />

tavoli <strong>di</strong> consultazione, cha hanno ritenuto necessario mantenere vive le azioni a sostegno dell’inclusione<br />

sociale delle persone immigrate.<br />

98


6.5 Sostegno alle <strong>di</strong>fficoltà economiche delle famiglie<br />

6.5.1 Declinare possibili forme <strong>di</strong> supporto al collocamento nel mercato del lavoro<br />

I dati sulla situazione occupazionale nella provincia <strong>di</strong> Lecco, presentati nel paragrafo 2.2, mettono in<br />

evidenza come la crisi economica che sta attraversando il Paese sta colpendo anche il nostro territorio, in<br />

particolare i giovani.<br />

Desta particolare preoccupazione il dato – in crescita esponenziale negli ultimi anni – dei giovani non<br />

occupati in qualche attività <strong>di</strong> carattere formativo e lavorativo.<br />

Pertanto la programmazione sperimentale <strong>di</strong> nuove politiche giovanili dovranno partire dalla conoscenza <strong>di</strong><br />

questa con<strong>di</strong>zione sociale, per in<strong>di</strong>viduare strumenti ed opportunità volte a promuovere l’autonomia e la<br />

transizione alla vita adulta.<br />

Inoltre la crisi economica aggrava la situazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio delle fasce <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni svantaggiati, rispetto ai<br />

quali interviene la Provincia <strong>di</strong> Lecco con il Servizio Fasce Deboli, con lo strumento Borsa Sociale Lavoro ed<br />

altre importanti iniziative, sostenute <strong>di</strong> concerto con i Comuni e con il mondo produttivo, volte a favorire<br />

l’inserimento lavorativo <strong>di</strong> persone che più <strong>di</strong> altre rischiano <strong>di</strong> rimanere escluse dal mercato dal lavoro.<br />

Tra le possibili forme <strong>di</strong> supporto al collocamento nel mercato del lavoro, si in<strong>di</strong>vidua il sostegno<br />

all’attività delle cooperative sociali aventi come finalità l’inserimento lavorativo <strong>di</strong> soggetti svantaggiati,<br />

quale modello che coniuga la solidarietà con le necessità economico-impren<strong>di</strong>toriali.<br />

Nel <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Merate sono poche le cooperative sociali <strong>di</strong> tipo B, tuttavia per la loro promozione e<br />

<strong>di</strong>ffusione sul territorio, occorre un impegno da parte dei Comuni che si concretizza nella stipula <strong>di</strong><br />

specifiche convenzioni.<br />

Con Deliberazione <strong>di</strong> Giunta regionale n. VII/20126 del 23 <strong>di</strong>cembre 2004, in attuazione dell’art. 11 della<br />

Legge Regionale n. 21 del 18.11.2003 “Norme per la cooperazione in Lombar<strong>di</strong>a”, sono stati approvati lo<br />

schema <strong>di</strong> convenzione tra Ente Pubblico e cooperativa sociale ai sensi dell’art. 5 comma 1 della Legge n.<br />

381/1991, lo schema <strong>di</strong> bando e <strong>di</strong> capitolato speciale per gara per pubblico incanto, con l’inserimento<br />

lavorativo <strong>di</strong> persone svantaggiate ai sensi dell’art. 5 comma 4 della Legge 381/1991, quale requisito <strong>di</strong><br />

partecipazione alla gara medesima.<br />

L’obiettivo del triennio è quello <strong>di</strong> monitorare e supportare la promozione e la <strong>di</strong>ffusione delle cooperative<br />

sociali <strong>di</strong> tipo B, anche attraverso azioni volte a favorire un cambiamento culturale nell’approccio alla<br />

collaborazione tra enti locali e cooperative sociali.<br />

Il Servizio socio-occupazionale CeSeA presente sul <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Lecco (<strong>di</strong> cui al paragrafo 5.4), per persone<br />

caratterizzate da forti fragilità personali e da cronicità, che <strong>di</strong>fficilmente accedono al mondo del lavoro,<br />

potrà trovare una declinazione operativa sul territorio meratese, rappresentando un’esperienza fortemente<br />

connessa con i progetti socio-educativi elaborati dal servizio sociale <strong>di</strong> base.<br />

6.5.2 Declinare possibili forme <strong>di</strong> supporto nell’accesso al mercato delle abitazioni<br />

Per far fronte alla <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> accesso al mercato delle abitazioni, occorre intervenire sia a livello<br />

provinciale e sia a livello <strong>di</strong>strettuale con i vari soggetti pubblici e privati che programmano le politiche per<br />

la casa, al fine <strong>di</strong> agevolare e sostenere chi ha meno risorse.<br />

Si propone <strong>di</strong> strutturare un sistema integrato <strong>di</strong> supporto alle politiche abitative, con particolare<br />

attenzione alle persone in con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> svantaggio sociale, attivando risposte adeguate a contenere<br />

l’emergenza nelle sue <strong>di</strong>verse declinazioni e fornendo a chi se ne occupa strumenti adeguati <strong>di</strong> intervento.<br />

99


La gestione dell'accoglienza abitativa temporanea e dei processi <strong>di</strong> accompagnamento fanno riferimento<br />

ad una modalità consolidata ed ampiamente sperimentata in progetti <strong>di</strong> social housing e negli interventi <strong>di</strong><br />

accoglienza <strong>di</strong> emergenza per <strong>di</strong>verse categorie <strong>di</strong> utenza.<br />

Si intende intervenire in questo ambito organizzando un sistema <strong>di</strong>strettuale <strong>di</strong> risposta al bisogno<br />

abitativo temporaneo, grazie all’accesso ad esistenti unità abitative deputate ad interventi <strong>di</strong> emergenza,<br />

all’attivazione <strong>di</strong> nuove unità abitative temporanee per la seconda accoglienza e all’utilizzo <strong>di</strong> strumenti<br />

sperimentali (fon<strong>di</strong> economici <strong>di</strong> garanzia, microcre<strong>di</strong>to, etc.).<br />

6.5.3 Interventi <strong>di</strong> sostegno nell’emergenza economica<br />

Nell’affrontare il fenomeno crescente della povertà, i Comuni hanno messo in atto <strong>di</strong>verse risposte in<br />

relazione alle situazioni dei richiedenti aiuto: si passa dagli interventi volti al sod<strong>di</strong>sfacimento dei bisogni<br />

primari al reinserimento lavorativo, dal sostegno relazionale alle risposte al bisogno abitativo.<br />

Inoltre, molti Comuni hanno anche promosso azioni specifiche a sostegno dei citta<strong>di</strong>ni in <strong>di</strong>fficoltà a causa<br />

della crisi economica, sotto forma <strong>di</strong> ban<strong>di</strong> per l’accesso a contributi.<br />

I Servizi Sociali comunali si raccordano con le <strong>di</strong>verse associazioni che svolgono azioni a favore <strong>di</strong> persone o<br />

famiglie povere, attraverso la donazione <strong>di</strong> generi alimentari, vestiario, contributi <strong>di</strong>retti e altro.<br />

In alcune realtà comunali si stanno sperimentando nuove modalità per affrontare il problema della povertà,<br />

facendo leva sul senso <strong>di</strong> solidarietà della comunità locale per la raccolta <strong>di</strong> fon<strong>di</strong> e stringendo forti<br />

collaborazioni con le <strong>di</strong>verse realtà locali che si occupano del problema, per un lavoro realmente integrato.<br />

Queste esperienze <strong>di</strong> buone prassi <strong>di</strong> intervento vanno nella <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> accrescere la sensibilità sociale e la<br />

cultura della prossimità, ma anche <strong>di</strong> ricomporre le conoscenze e le risorse, per affrontare il problema in<br />

modo più adeguato.<br />

Altre due considerazioni ormai largamente con<strong>di</strong>vise: per affrontare la complessa problematica della<br />

povertà è in<strong>di</strong>spensabile adottare l’approccio del lavoro <strong>di</strong> rete; investire le risorse soprattutto per<br />

interventi <strong>di</strong> accompagnamento, nella <strong>di</strong>rezione dell’empowerment, della responsabilità e dell’autonomia.<br />

Bisogna valorizzare gli enti locali, collegare l’erogazione a un percorso per accompagnare la persona fuori<br />

dalla povertà, come stanno facendo in piccolo i tanti fon<strong>di</strong> <strong>di</strong> solidarietà nati per contrastare la crisi.<br />

In merito al sostegno alle <strong>di</strong>fficoltà economiche delle famiglie, si propone venga costituito un Gruppo <strong>di</strong><br />

progetto, avente i seguenti obiettivi:<br />

1. aumentare la conoscenza della problematica nelle sue <strong>di</strong>verse articolazioni;<br />

2. valorizzare e <strong>di</strong>ffondere le buone prassi <strong>di</strong> intervento attive sul territorio;<br />

3. in<strong>di</strong>viduare le azioni prioritarie da gestire a livello d’ambito <strong>di</strong>strettuale;<br />

4. sperimentare l’utilizzo <strong>di</strong> nuovi strumenti <strong>di</strong> intervento;<br />

5. armonizzare i ban<strong>di</strong> <strong>di</strong> erogazione dei contributi per offrire ai citta<strong>di</strong>ni pari opportunità;<br />

6. creare sinergie con gli interventi <strong>di</strong> orientamento e <strong>di</strong> promozione dell’occupazione.<br />

La tabella sottostante riporta i dati della spesa sociale 2009 e 2010, sostenuta dai Comuni per gli interventi<br />

<strong>di</strong> assistenza economica e per canoni <strong>di</strong> locazione/utenze (sud<strong>di</strong>visa tra anziani, <strong>di</strong>sabili, famiglie con minori<br />

e situazioni <strong>di</strong> povertà ed emarginazione), con il numero dei beneficiari.<br />

Nel dare una risposta alle <strong>di</strong>verse situazioni <strong>di</strong> povertà relativa o assoluta, nell’anno 2010 i Comuni<br />

dell’ambito <strong>di</strong>strettuale hanno speso complessivamente € 717.910,00 a favore <strong>di</strong> complessive 1.096<br />

persone.<br />

A fronte <strong>di</strong> un aumento dell’utenza del 26% dal 2009 al 2010, la spesa sostenuta complessivamente è<br />

<strong>di</strong>minuita del 7%.<br />

100


L’incremento <strong>di</strong> utenza si registra prevalentemente per interventi su canoni <strong>di</strong> locazione ed utenze: un<br />

aumento doppio rispetto agli utenti per interventi <strong>di</strong> assistenza economica generica.<br />

Sul totale della spesa, prevale quella sostenuta per l’affitto e le utenze domestiche pari al 64% (rimasta<br />

invariata nel biennio considerato), rispetto alla spesa per gli interventi <strong>di</strong> assistenza economica generica<br />

pari al 36% (<strong>di</strong>minuita nel 2010 del 17%).<br />

Gli interventi <strong>di</strong> sostegno economico sono rivolti prevalentemente a persone in situazione <strong>di</strong> povertà ed<br />

emarginazione che costituiscono il 66% dell’utenza complessiva.<br />

A questa tipologia <strong>di</strong> utenza viene destinata la spesa maggiore, pari al 63%.<br />

Spesa sociale sostenuta dai Comuni per contributi economici ai citta<strong>di</strong>ni – anni 2009 e 2010<br />

ANZIANI<br />

spesa 2009 utenti spesa 2010 utenti<br />

variazione<br />

spesa %<br />

su 2009<br />

variazione<br />

utenza %<br />

su 2009<br />

Assistenza economica<br />

generica<br />

Canoni locazione e<br />

utenze<br />

DISABILI<br />

Assistenza economica<br />

generica<br />

Canoni locazione e<br />

utenze<br />

MINORI<br />

Assistenza economica<br />

generica<br />

Canoni locazione e<br />

utenze<br />

POVERTÀ ED<br />

EMARGINAZIONE<br />

Assistenza economica<br />

generica<br />

Canoni locazione e<br />

utenze<br />

€ 37.242,00 66 € 19.959,00 58 -46,41% -12,12%<br />

€ 51.737,00 58 € 47.959,00 65 -7,30% 12,07%<br />

€ 13.183,00 8 € 12.972,00 17 -1,60% 112,50%<br />

€ 0,00 0 € 0,00 0 0,00% 0,00%<br />

€ 88.095,00 133 € 72.749,00 109 -17,42% -18,05%<br />

€ 132.314,00 121 € 109.980,00 128 -16,88% 5,79%<br />

€ 175.017,00 220 € 153.478,00 317 -12,31% 44,09%<br />

€ 276.564,00 264 € 300.813,00 402 8,77% 52,27%<br />

TOTALE GENERALE € 774.152,00 870 € 717.910,00 1096 -7,26% 25,98%<br />

TOTALE ASSISTENZA .<br />

ECONOMICA. GENERICA<br />

TOTALE CANONI E<br />

UTENZE<br />

€ 313.537,00 427 € 259.158,00 501 -17,34% 17,33%<br />

€ 460.615,00 443 € 458.752,00 595 -0,40% 34,31%<br />

101


6.6 Facilitazione nei percorsi <strong>di</strong> accesso ai servizi<br />

6.6.1 Diffusione della funzione <strong>di</strong> segretariato sociale<br />

In attuazione dell’art. 6 comma 4 della Legge Regionale n. 3/2008 e dell’art. 22 della Legge 328/00 nella<br />

programmazione triennale del nuovo <strong>Piano</strong> <strong>di</strong> <strong>Zona</strong> dovrà essere dato rilievo al servizio <strong>di</strong> Segretariato<br />

sociale non solo come filtro della domanda, ma quale funzione in grado <strong>di</strong>:<br />

a) garantire e facilitare l’unitarietà <strong>di</strong> accesso alla rete delle unità <strong>di</strong> offerta sociali e socio sanitarie;<br />

b) orientare il citta<strong>di</strong>no all’interno della rete delle unità <strong>di</strong> offerta sociali e socio sanitarie e fornire<br />

adeguate informazioni sulle modalità <strong>di</strong> accesso e sui relativi costi;<br />

c) assicurare competenza nell’ascolto e nella valutazione <strong>di</strong> bisogni, in particolar modo per le situazioni<br />

complesse e che necessitano <strong>di</strong> un pronto intervento sociale e <strong>di</strong> una continuità assistenziale;<br />

d) segnalare eventuali situazioni complesse ai servizi comunali e dell’ASL, così da assicurare la presa in<br />

carico della persona secondo i criteri <strong>di</strong> integrazione e continuità assistenziale.<br />

Il servizio <strong>di</strong> Segretariato sociale si articola su due livelli :<br />

1. Primo livello: punto <strong>di</strong> accesso dove si forniscono informazioni accessibili, complete, imme<strong>di</strong>ate e<br />

personalizzate, e dove si orienta il citta<strong>di</strong>no/utente nella rete dei servizi e delle unità <strong>di</strong> offerta.<br />

Questo livello che consente il giusto orientamento al servizio <strong>di</strong> competenza ed un accesso<br />

rapido ai servizi, può essere garantito oltre che dai Comuni, dalle ASL e da altri soggetti del<br />

<strong>di</strong>ritto pubblico anche da soggetti del terzo settore, organizzazioni sindacali, soggetti <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto<br />

privato che operano in ambito sociale e socio sanitario, gruppi informali <strong>di</strong> reciproco aiuto.<br />

2. Secondo livello: luogo in cui si realizza la presa in carico del singolo o della famiglia in particolari<br />

con<strong>di</strong>zioni problematiche che non possono essere sod<strong>di</strong>sfatte a livello informativo. Questo<br />

livello non può che essere garantito dalla figura professionale dell’Assistente Sociale che<br />

assume il ruolo <strong>di</strong> “case manager” e tratta l’aiuto alla persona in <strong>di</strong>fficoltà nella realizzazione del<br />

suo percorso <strong>di</strong> vita, garantendo accoglienza e ascolto competente.<br />

Specifiche <strong>di</strong> questo livello sono quin<strong>di</strong> le attività svolte dal servizio sociale territoriale che garantisce alla<br />

persona il <strong>di</strong>ritto ad essere presa in carico in maniera personalizzata e continuativa secondo criteri <strong>di</strong><br />

integrazione e <strong>di</strong> continuità assistenziale con la personalizzazione delle prestazioni attraverso il piano <strong>di</strong><br />

assistenza in<strong>di</strong>vidualizzato.<br />

Affinché il servizio <strong>di</strong> Segretariato sociale sia efficace e realmente integrato con la rete dei servizi/unità <strong>di</strong><br />

offerta, occorre un sistema <strong>di</strong> riferimento informatico che raccolga e aggiorni un’adeguata mappatura dei<br />

servizi/unità <strong>di</strong> offerta sociali e socio sanitarie nel territorio e nei <strong>di</strong>versi ambiti <strong>di</strong> intervento, evidenziando<br />

procedure e criteri <strong>di</strong> accesso nonché <strong>di</strong> funzionamento dei servizi.<br />

L’attività del punto unico <strong>di</strong> accesso ai servizi dell’Azienda Sanitaria Locale della Provincia <strong>di</strong> Lecco si è<br />

sviluppato in questi anni con la pre<strong>di</strong>sposizione del PORTALE PIU’, che raccoglie informazioni in continuo<br />

aggiornamento relative ai servizi sanitari, socio-sanitari e sociali <strong>di</strong> tutto il territorio e che sarà a<br />

<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> tutti i punti <strong>di</strong> accesso dei citta<strong>di</strong>ni.<br />

L’obiettivo <strong>di</strong> facilitare l’accesso dei citta<strong>di</strong>ni e delle famiglie alla fruizione <strong>di</strong> un sistema integrato <strong>di</strong><br />

interventi e <strong>di</strong> servizi, si declina nell’attivazione <strong>di</strong> punti <strong>di</strong> accesso al portale informativo coinvolgendo tutti<br />

i soggetti <strong>di</strong>sponibili.<br />

102


In sintonia con l’obiettivo dell’ASL, il Distretto <strong>di</strong> Merate intende mettere a sistema un Servizio <strong>di</strong><br />

Segretariato sociale <strong>di</strong> primo livello, valorizzando e coor<strong>di</strong>nando i <strong>di</strong>versi punti <strong>di</strong> accesso sparsi sul<br />

territorio.<br />

A tale fine si prevede la costituzione <strong>di</strong> uno specifico Gruppo <strong>di</strong> progetto, costituito da operatori dei <strong>di</strong>versi<br />

soggetti interessati, con il compito <strong>di</strong> declinare una proposta che tenga conto dei seguenti aspetti:<br />

‣ con<strong>di</strong>visione delle funzioni <strong>di</strong> segretariato sociale;<br />

‣ in<strong>di</strong>viduazione dei <strong>di</strong>versi punti <strong>di</strong> accesso sul territorio;<br />

‣ rilevare le modalità operative esistenti e le specificità;<br />

‣ prevedere percorsi formativi specifici;<br />

‣ in<strong>di</strong>viduare strumenti comuni <strong>di</strong> rilevazione della domanda;<br />

‣ con<strong>di</strong>videre modalità operative.<br />

SEGRETARIATO SOCIALE - Distretto <strong>di</strong> Merate<br />

N° Comuni: 23 + Unione Lombarda dei Comuni della Valletta<br />

N° assistenti sociali: 21<br />

Mattino Pomeriggio Sabato Tot. aperture settimanali<br />

Airuno 2 su appuntam. 1 + 3 su appuntam. 0 1 + 5 su appuntam.<br />

Barzago 0 1 0 1<br />

Barzanò 3 1 0 4<br />

Brivio 1 + 4 su appuntam. 0 0 1 + 4 su appuntamento<br />

Calco 1 + 4 su appuntam. 1 + 1 su appuntam. 0 2 + 5 su appuntamento<br />

Casatenovo 4 1 0 5 (per ass. soc. appuntam.)<br />

Cassago Brianza 2 1 0 3<br />

Cernusco<br />

Lombardone<br />

2 0 0 2<br />

Cremella 0 1 + 1 su appuntam. 0 1 + 1 su appuntamento<br />

Imbersago 1 + 1 su appuntam. 0 0 1 + 1 su appuntamento<br />

Lomagna 0 1 1 2<br />

Merate 4 2 0 6<br />

Missaglia 1 1 0 2<br />

Montevecchia 1 1 0 2<br />

Monticello<br />

Brianza<br />

1 su appuntam. 1 0 1 + 1 su appuntamento<br />

Olgiate Molgora 2 1 0 3<br />

Osnago 1 1 0 2<br />

Paderno D'Adda 1 + 1 su appuntam. 1 su appuntam. 0 1 + 2 su appuntamento<br />

Robbiate 1 0 0 1<br />

Sirtori 1 + 4 su appuntam. 2 su appuntam. 0 1 + 6 su appuntamento<br />

Unione Lombarda<br />

dei Comuni della<br />

1 1 1 3<br />

Valletta<br />

Verderio Inferiore 1 + 1 su appuntam. 0 0 1+1 su appuntamento<br />

Verderio<br />

Superiore<br />

1 + 1 su appuntam. 0 0 1+1 su appuntamento<br />

Viganò 2 0 0 2<br />

103


Non ci sono informazioni complete circa l’attività <strong>di</strong> segretariato sociale <strong>di</strong> primo livello svolta dalle<br />

organizzazioni del Terzo settore presenti nel <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Merate e sulle loro modalità <strong>di</strong> effettuazione.<br />

6.6.2 Coor<strong>di</strong>nare e qualificare la rete dei servizi <strong>di</strong> trasporto sociale<br />

Nel <strong>Piano</strong> <strong>di</strong> <strong>Zona</strong> 2009-2011, nell’area <strong>di</strong>sabili, veniva esplicitato che “le famiglie non sempre <strong>di</strong>spongono <strong>di</strong><br />

un servizio razionale e adeguato, per lunghi tragitti e tempi <strong>di</strong> percorrenza, inoltre, spesso non è garantito<br />

un appropriato accompagnamento e la partecipazione al costo, del trasporto stesso da parte delle famiglie,<br />

non è omogenea sul territorio, proprio per i <strong>di</strong>versi criteri stabiliti dai rispettivi Comuni <strong>di</strong> residenza”.<br />

Nel corso del 2010 è stato realizzato un lavoro <strong>di</strong> ricerca sul servizio <strong>di</strong> trasporto per le persone <strong>di</strong>sabili.<br />

La lettura dei dati raccolti ha evidenziato che tutti i Comuni, anche se in modo <strong>di</strong>verso, si occupano del<br />

trasporto dei ragazzi <strong>di</strong>sabili presso le strutture <strong>di</strong>urne, anche se permangono situazioni per cui lo stesso è<br />

effettuato dalle famiglie e molti ragazzi sono autonomi.<br />

I gestori prevalenti (Auser <strong>di</strong> Paderno d’Adda e <strong>di</strong> Olgiate Molgora, Il Grappolo <strong>di</strong> Robbiate) coprono circa il<br />

30% dei trasporti, stipulando convenzioni con più Comuni ed hanno la proprietà dei loro mezzi.<br />

La realtà degli altri Comuni vede la presenza <strong>di</strong> Associazioni locali per la gestione del trasporto: in questo<br />

caso i mezzi sono in prevalenza <strong>di</strong> proprietà comunale.<br />

Circa il 60% dei Comuni garantisce il trasporto in modo gratuito alle famiglie, mentre i criteri definiti dai<br />

Comuni che hanno stabilito un costo a carico degli utenti del servizio, sono totalmente <strong>di</strong>versi.<br />

Il costo annuale sostenuto per il trasporto varia molto da Comune a Comune: non aumenta in base al<br />

numero degli utenti ma per le <strong>di</strong>verse e peculiari situazioni e le <strong>di</strong>fferenti scelte effettuate proprio in merito<br />

al trasporto.<br />

Per quanto riguarda le strutture <strong>di</strong>urne si è evidenziato che da un unico orario si è passati ad avere fasce <strong>di</strong><br />

accoglienza: gli orari <strong>di</strong> ingresso e <strong>di</strong> uscita sono stati derogati per permettere un trasporto più puntuale; le<br />

fasce variano a seconda della struttura.<br />

Durante il trasporto nella maggioranza dei casi un accompagnatore è presente (ma non sempre nelle<br />

situazioni più gravi), in altri casi non è garantito per in<strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> risorse umane, non tanto per scelta.<br />

L’accompagnatore non ha una formazione specifica: si riscontra una certa <strong>di</strong>fficoltà da parte degli operatori<br />

delle strutture a rapportarsi con i volontari proprio perché carenti <strong>di</strong> una preparazione appropriata.<br />

Non sono previsti corsi per introdurre la persona al volontariato e si evidenzia, da parte dei gestori,<br />

l’improbabilità alla frequenza.<br />

Alcuni volontari sono anziani (o molto anziani) e mostrano fatica anche a livello fisico, inoltre, un elevato<br />

turn-over degli stessi non garantisce il passaggio costante delle informazioni necessarie per un servizio<br />

adeguato.<br />

Da parte dei gestori del trasporto emerge una reale preoccupazione per il futuro in relazione al<br />

reperimento <strong>di</strong> nuovi volontari, molti lasciano per età avanzata e l’uscita non è sopperita da nuovi volontari<br />

giovani.<br />

I dati riportati evidenziano una realtà frammentata, variegata ed eterogenea in merito ai <strong>di</strong>versi aspetti per<br />

il trasporto dei ragazzi <strong>di</strong>sabili presso le strutture <strong>di</strong>urne dei 24 Comuni limitrofi e <strong>di</strong>fficoltà a mettersi in<br />

rete. Gli stessi gestori del trasporto lamentano non tanto <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> collaborazione fra <strong>di</strong> essi sulla<br />

richiesta specifica, quanto la mancanza <strong>di</strong> scambio <strong>di</strong> conoscenze, esperienze che potrebbero valorizzare e<br />

migliorarne l’attività e i servizi.<br />

104


Ogni Comune vive la propria realtà senza conoscere come il Comune vicino affronta la propria e senza<br />

considerare la possibilità <strong>di</strong> raccordo sia per superare le <strong>di</strong>fficoltà a garantire il trasporto in situazioni<br />

impreve<strong>di</strong>bili, sia per programmare insieme il trasporto riducendo i costi e aumentando la qualità.<br />

Si evidenzia anche la <strong>di</strong>fficoltà del singolo servizio sociale comunale, a sod<strong>di</strong>sfare nuove richieste <strong>di</strong><br />

trasporto perché <strong>di</strong> fronte all’impossibilità dell’ente gestore <strong>di</strong> garantire il nuovo servizio richiesto si trova<br />

impossibilitato a governare la situazione e senza supporti per affrontarla non avendo che la speranza <strong>di</strong><br />

trovare un’associazione <strong>di</strong>sponibile dopo una lunga ricerca.<br />

Il trasporto sociale rivolto alle persone in con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> non autonomia e <strong>di</strong> fragilità è un servizio<br />

complementare al sostegno della domiciliarità.<br />

Da tempo amministratori chiedono che venga affrontato il trasporto nella <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> renderlo sostenibile<br />

economicamente, attraverso un coor<strong>di</strong>namento ed eventualmente una gestione a livello d’ambito.<br />

Si propone che sul trasporto sociale venga costituito un Gruppo <strong>di</strong> progetto, avente come obiettivo<br />

generale la razionalizzazione e qualificazione del servizio <strong>di</strong> trasporto sociale frequentanti, anche<br />

me<strong>di</strong>ante l’in<strong>di</strong>viduazione e la <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> criteri uniformi relativi all’offerta e al costo del servizio.<br />

Obiettivi specifici del lavoro potranno essere:<br />

a) Messa in rete e razionalizzazione dei servizi <strong>di</strong> trasporto dei Comuni favorendo l’ottimizzazione <strong>di</strong><br />

risorse umane, strumentali ed economiche.<br />

b) Diminuzione del costo dei singoli Comuni adottando scelte competitive per strategie e soluzioni<br />

qualitativamente migliori.<br />

c) Qualificazione del trasporto secondo il principio <strong>di</strong> adeguatezza del servizio (mezzo,<br />

accompagnatore).<br />

d) Aumento del senso <strong>di</strong> competenza e <strong>di</strong> autostima dei volontari nel ruolo <strong>di</strong> accompagnatori del<br />

servizio <strong>di</strong> trasporto.<br />

e) In<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> criteri uniformi <strong>di</strong> compartecipazione al costo da parte degli utenti.<br />

La tabella sottostante riporta i dati della spesa 2009 e 2010 sostenuta dai Comuni per il trasporto sociale<br />

(sud<strong>di</strong>visa tra anziani e <strong>di</strong>sabili), con il numero dei fruitori del servizio.<br />

La spesa per il trasporto dei <strong>di</strong>sabili è tre volte superiore a quella sostenuta per gli anziani ed entrambe<br />

sono aumentate nel 2010 rispetto al 2009: per i trasporto degli anziani del 9%, mentre quella per il<br />

trasporto dei <strong>di</strong>sabili del 18%.<br />

Gli anziani che hanno usufruito del trasporto sono <strong>di</strong>minuiti del 6% nel 2010 rispetto al 2009, mentre per i<br />

<strong>di</strong>sabili si è registrato un incremento del 36%.<br />

I dati in<strong>di</strong>cano pertanto che la priorità da affrontare è quella relativa al servizio <strong>di</strong> trasporto delle persone<br />

<strong>di</strong>sabili, che si recano giornalmente nei centri <strong>di</strong>urni e nei centri formativi.<br />

trasporto sociale<br />

anziani<br />

trasporto sociale<br />

<strong>di</strong>sabili<br />

totale trasporto<br />

sociale<br />

spesa 2009 utenti spesa 2010 Utenti<br />

variazione<br />

spesa %<br />

su 2009<br />

variazione<br />

utenza %<br />

su 2009<br />

€ 114.878,00 551 € 125.177,00 517 8,97% -6,17%<br />

€ 342.418,00 141 € 404.446,00 192 18,11% 36,17%<br />

€ 457.296,00 692 € 529.623,00 709 15,82% 2,46%<br />

105


6.6.3 Me<strong>di</strong>azione culturale<br />

Come accennato più sopra, nel 2009 Retesalute ha attivato un Servizio <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>azione linguistico-culturale,<br />

grazie al quale le amministrazioni comunali, i servizi sociali, le istituzioni scolastiche, gli enti del Terzo<br />

Settore nel Distretto <strong>di</strong> Merate in contatto con utenti immigrati hanno la possibilità <strong>di</strong> richiedere<br />

l’intervento <strong>di</strong> un me<strong>di</strong>atore culturale, quale efficace strumento per agevolare la comunicazione tra utente<br />

e servizio.<br />

Nel 2011, anche grazie al finanziamento del Fondo Europeo per l’Integrazione dei citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> Paesi Terzi, il<br />

Servizio <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione è stato utilizzato 113 volte dalle scuole, dai servizi sociali, dal servizio <strong>di</strong> Tutela<br />

Minori per un totale complessivo <strong>di</strong> 245 ore.<br />

Il servizio pare maturo per la trasformazione della sperimentazione in servizio stabilmente offerto al<br />

territorio.<br />

6.7 Ricomposizione degli interventi <strong>di</strong> conciliazione<br />

A partire dalla fine del 2010, Regione Lombar<strong>di</strong>a ha intrapreso un percorso rivolto allo sviluppo <strong>di</strong> politiche<br />

integrate per la promozione della conciliazione dei tempi <strong>di</strong> vita, familiari e lavorativi. Si tratta, come<br />

evidenziato nel Libro Bianco Roadmap per la Conciliazione Famiglia Lavoro, <strong>di</strong> una “questione complessa,<br />

che da un lato intercetta leve e politiche <strong>di</strong>verse – economiche, d’impresa, del lavoro, dei servizi alla<br />

persona, della casa della salute, territoriali e <strong>di</strong> coesione sociale – dall’altro chiama in causa più<br />

<strong>di</strong>rettamente le persone e le famiglie, le associazioni e il mondo del terzo settore, gli enti e le istituzioni a<br />

livello locale, il mondo dell’impresa e le parti sociali”.<br />

È quin<strong>di</strong> uno dei temi che maggiormente richiedono <strong>di</strong> essere affrontati in modo integrato su più livelli.<br />

Nella primavera 2011 è stato siglato l’<strong>Accordo</strong> <strong>di</strong> collaborazione territoriale, promosso dall’ASL <strong>di</strong> Lecco al<br />

quale hanno aderito, fra gli altri, anche associazioni datoriali e sindacati, costituendo un apposito Tavolo <strong>di</strong><br />

lavoro (“Tavolo <strong>di</strong> Promotori ed Aderenti della Conciliazione in Provincia <strong>di</strong> Lecco”). Nel corso <strong>di</strong><br />

quest’anno il Tavolo ha lavorato sulla sensibilizzazione delle realtà produttive del territorio circa i temi della<br />

conciliazione anche attraverso una corretta circolazione delle informazioni.<br />

Vale la pena <strong>di</strong> ricordare che la conciliazione riguarda tutte le situazioni che una famiglia può vivere, nelle<br />

quali sia richiesto un particolare impegno <strong>di</strong> cura, come la presenza al proprio interno <strong>di</strong> soggetti fragili.<br />

In questi ultimi due anni, tuttavia, la maggioranza degli sforzi si è concentrata sulla fase del ciclo vitale della<br />

famiglia che vede i genitori impegnati nella cura dei più piccoli.<br />

A questo proposito va detto che i Servizi Prima Infanzia sono attualmente al centro <strong>di</strong> un processo,<br />

fortemente voluto a livello regionale, che mira ad aumentarne la qualificazione e la fruibilità da parte delle<br />

famiglie. I principali atti regionali che riguardano questo processo sono quelli relativi a:<br />

Accre<strong>di</strong>tamento delle Unità <strong>di</strong> Offerta;<br />

<strong>Piano</strong> zonale Triennale straor<strong>di</strong>nario per la Prima Infanzia;<br />

Azioni per la promozione della conciliazione fra i tempi <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> lavoro.<br />

Oltre a queste iniziative gioca un ruolo importante la ripartizione delle risorse del Fondo Sociale Regionale.<br />

Quest’ultima ha tra<strong>di</strong>zionalmente riconosciuto alle strutture un rimborso “a giornata <strong>di</strong> presenza”, facendo<br />

una sostanziale <strong>di</strong>stinzione fra strutture pubbliche e private: nel 2009 ai ni<strong>di</strong> privati veniva riconosciuto un<br />

rimborso pari a 25,84 €, a fronte dei 125/153 € riconosciuti alle strutture pubbliche.<br />

Sempre nel 2009 è stato avviato un percorso <strong>di</strong> definizione dei requisiti <strong>di</strong> accre<strong>di</strong>tamento, con<strong>di</strong>viso a<br />

livello provinciale e sulla base delle in<strong>di</strong>cazioni regionali, che ha portato all’emanazione del bando per<br />

l’accre<strong>di</strong>tamento (uniforme per i tre <strong>di</strong>stretti) e alla costituzione dell’Ufficio Inter<strong>di</strong>strettuale <strong>di</strong> cui si è<br />

detto in precedenza, e a fine 2011, alla definizione del registro delle strutture accre<strong>di</strong>tate.<br />

106


Parallelamente, a partire dal 2010, si è avviato il <strong>Piano</strong> triennale zonale per la prima infanzia, il cd. <strong>Piano</strong><br />

Ni<strong>di</strong>. Tale misura, che va nella <strong>di</strong>rezione della voucherizzazione dei Servizi prima infanzia, ha rappresentato<br />

un primo importante momento <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento della conoscenza della realtà delle strutture prima<br />

infanzia del territorio, oltre che <strong>di</strong> apertura <strong>di</strong> occasioni <strong>di</strong> lavoro congiunto fra Ufficio <strong>di</strong> <strong>Piano</strong> e servizi,<br />

anche attraverso l’istituzione del Tavolo <strong>di</strong> Coor<strong>di</strong>namento dei Servizi per la prima infanzia.<br />

Ciò ha permesso inoltre, insieme allo sviluppo del percorso <strong>di</strong> accre<strong>di</strong>tamento, <strong>di</strong> poter meglio comparare<br />

le strutture pubbliche e private, dando così alcune prime risposte alle richieste emerse più volte dagli<br />

amministratori del territorio. La prospettiva è quella <strong>di</strong> arrivare ad una omogeneità <strong>di</strong> partecipazione delle<br />

strutture accre<strong>di</strong>tate, pubbliche e private, al sistema <strong>di</strong> programmazione, con ricadute sui profili della<br />

regolamentazione e del supporto finanziario.<br />

Per le prossime annualità si prevede <strong>di</strong> proseguire con lo sviluppo del <strong>Piano</strong> Ni<strong>di</strong>, utilizzando questo<br />

strumento come leva per agevolare l’accesso alle strutture prima infanzia, trovando strategie <strong>di</strong><br />

compensazione fra le risorse messe a <strong>di</strong>sposizione dal <strong>Piano</strong> (riservate alle strutture private) e utilizzo del<br />

Fondo Sociale Regionale, avendo l’accre<strong>di</strong>tamento come riferimento omogeneo per la qualità delle<br />

prestazioni erogate.<br />

Infine negli scorsi mesi è stata avviata la sperimentazione regionale dello specifico voucher per l’accesso<br />

alle strutture per la prima infanzia da parte <strong>di</strong> figli <strong>di</strong> madri lavoratrici, rientranti in alcune categorie<br />

specifiche.<br />

Le ipotesi <strong>di</strong> sviluppo territoriale relative a quest’area si muovono nelle seguenti <strong>di</strong>rezioni:<br />

• Razionalizzazione e coor<strong>di</strong>namento misure in atto (piano ni<strong>di</strong>, voucher prima infanzia, voucher<br />

conciliazione, etc.), relative all’area della prima infanzia, al fine <strong>di</strong> qualificare l’intervento che può<br />

essere messo in atto evitando sprechi, duplicazioni e confusioni, e legando la <strong>di</strong>sponibilità delle<br />

risorse regionali ad un sistema attento alla qualità dei servizi;<br />

• Raccordo e coor<strong>di</strong>namento territoriale delle strutture interessate intorno ai temi della flessibilità e<br />

fruibilità, tenendo presente che l’offerta è molto <strong>di</strong>versificata a seconda della tipologia <strong>di</strong> struttura<br />

(Servizi prima infanzia, Centri Ricreativi Diurni estivi per minori, Centri <strong>di</strong> Aggregazione Giovanile,<br />

servizi <strong>di</strong> vacanza, Centri <strong>di</strong>urni per persone <strong>di</strong>sabili e anziane, etc.), e che sono quin<strong>di</strong> richiesti livelli<br />

specifici <strong>di</strong> riflessione;<br />

• Interlocuzione con il mondo impren<strong>di</strong>toriale e con i sindacati: occorre avviare forme <strong>di</strong> confronto e<br />

concertazione che permettano una comunicazione efficace fra il sistema dei servizi e quello<br />

economico-produttivo.<br />

Si ritiene che in questo ambito, in particolare per quanto concerne gli ultimi due punti, possa essere<br />

utilmente sperimentata la modalità <strong>di</strong> lavoro del Gruppo <strong>di</strong> progetto, al quale potrebbero partecipare<br />

anche realtà del mondo datoriale e delle associazioni sindacali, similmente a quanto avviene nel Tavolo<br />

<strong>di</strong> Promotori ed Aderenti della Conciliazione.<br />

6.8 Sviluppo delle politiche giovanili<br />

Come accennato sopra, nel Distretto <strong>di</strong> Merate si sono esaurite nel triennio molte delle sperimentazioni e<br />

progettualità relative all’aggregazione giovanile e al tempo libero (centri <strong>di</strong> aggregazione, informagiovani,<br />

etc.), e si sta aprendo una fase <strong>di</strong> riflessione su nuove ipotesi progettuali e sulla loro efficacia.<br />

Guardando ai giovani come risorsa, in coerenza con le linee <strong>di</strong> programmazione regionale e provinciale,<br />

l’obiettivo prioritario su cui porre l’attenzione nel prossimo triennio è quello relativo alla promozione<br />

dell’autonomia e della transizione alla vita adulta, sviluppando la funzione <strong>di</strong> accompagnamento<br />

attraverso <strong>di</strong>fferenti percorsi esperienziali ed educativi.<br />

107


Si intende cioè sostenere e accompagnare, attraverso un processo <strong>di</strong> crescita e <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza attiva, la<br />

partecipazione giovanile.<br />

Attraverso alcuni <strong>di</strong>spositivi esperienziali <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa natura (tirocini formativi, servizi <strong>di</strong> orientamento,<br />

progetti <strong>di</strong> promozione della creatività, etc.), che a tratti fanno già parte del patrimonio <strong>di</strong>strettuale, e<br />

all’accompagnamento verso una lettura <strong>di</strong> tali esperienze, si intende rafforzare il capitale identitario<br />

giovanile e con esso il capitale sociale del territorio.<br />

Le ipotesi progettuali non potranno certamente prescindere da un collegamento con le politiche sulla<br />

formazione e l’orientamento, nonché le politiche del lavoro per questa fascia <strong>di</strong> età.<br />

L’area dello sviluppo delle politiche giovanili rientra tra le sperimentazioni del <strong>Piano</strong> <strong>di</strong> <strong>Zona</strong>, per questo si<br />

prevede la costituzione <strong>di</strong> un Gruppo <strong>di</strong> progetto che, a partire da un’analisi dell’esistente, con<strong>di</strong>vida<br />

obiettivi, strategie ed azioni in partenariato e in forte integrazione.<br />

6.9 Le azioni per il triennio fra innovazione e sperimentazione<br />

Come si è detto in premessa, la programmazione per il triennio 2012/2014 richiederà uno sforzo <strong>di</strong><br />

ridefinizione dei servizi ed interventi già esistenti, nell’ottica <strong>di</strong> una sempre maggiore efficacia ed efficienza<br />

degli stessi, della loro sostenibilità nel tempo, nonché della capacità delle risposte fornite dal sistema <strong>di</strong><br />

welfare <strong>di</strong> adattarsi allo scenario socio-economico, in continuo cambiamento sia dal punto <strong>di</strong> vista dei<br />

bisogni, che sotto il profilo delle risorse ed opportunità.<br />

Per questo motivo, <strong>di</strong> concerto con il Tavolo <strong>di</strong> progettazione e consultazione, si sono in<strong>di</strong>viduati alcuni<br />

contenuti, fra quelli riportati ai paragrafi precedenti, sui quali si ritiene <strong>di</strong> dover avviare in via prioritaria una<br />

riflessione in termini <strong>di</strong> innovazione delle pratiche esistenti e consolidate.<br />

Inoltre, nel processo <strong>di</strong> consultazione svoltosi negli scorsi mesi, e già descritto in precedenza, sono risultati<br />

evidenti alcuni bisogni ai quali si ritiene <strong>di</strong> dover fornire risposte tempestive, in quanto particolarmente<br />

critici per il <strong>di</strong>sagio procurato alla popolazione e/o per le ricadute che essi hanno a più livelli.<br />

Si è posto tuttavia, a questo riguardo, il problema <strong>di</strong> reperire risorse economiche, che andrebbero a<br />

finanziare in questo modo nuovi interventi. Come emerge chiaramente nel capitolo successivo, le risorse<br />

note e già allocate non consentono ad oggi <strong>di</strong> avviare nuove azioni. Si ritiene pertanto che sia proprio<br />

questo il campo in cui sperimentare prioritariamente una nuova modalità <strong>di</strong> intendere e praticare la<br />

programmazione, che deve abbandonare almeno in parte la funzione principale <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuire - assegnare<br />

risorse date, e <strong>di</strong>venire strumento <strong>di</strong> ricomposizione e attivazione delle risorse complessivamente presenti,<br />

ma erogate in modo frammentato dai vari soggetti che compongono il sistema <strong>di</strong> welfare.<br />

La necessità <strong>di</strong> operare in modo integrato e con<strong>di</strong>viso con i vari enti e soggetti sociali, ricomponendo le<br />

conoscenze, le decisioni strategiche e le risorse <strong>di</strong>sponibili, attraverso una strategia <strong>di</strong> alleanze, è<br />

strettamente legato all’impianto <strong>di</strong> governance proposto nel presente piano, che propone come strumenti<br />

particolarmente adatti a questo scopo i gruppi <strong>di</strong> progetto. Si ritiene infatti che proprio questi particolari<br />

gruppi <strong>di</strong> lavoro siano particolarmente adatti ad articolare e proporre sperimentazioni e progettualità<br />

capaci <strong>di</strong> connettere e creare sinergie in termini <strong>di</strong> conoscenze, capacità, risorse.<br />

Per questo motivo si propone che i temi per i quali si è riconosciuta l’urgenza <strong>di</strong> programmare nuovi<br />

interventi, <strong>di</strong>ventino oggetto <strong>di</strong> lavoro dei gruppi <strong>di</strong> progetto quanto prima possibile. Vale qui la pena <strong>di</strong><br />

ricordare che le linee guida regionali anticipano l’intenzione <strong>di</strong> Regione Lombar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> accompagnare e<br />

“premiare”, attraverso la partecipazione economica della stessa Regione, proprio l’attuazione <strong>di</strong> iniziative <strong>di</strong><br />

innovazione e <strong>di</strong> progettualità sperimentali consistenti, soprattutto se sostenuti da partenariati significativi<br />

per ampiezza, qualificazione, corresponsabilità, natura, connessione con altri soggetti/reti.<br />

108


I gruppi <strong>di</strong> progetto potranno essere attivati anche relativamente all’area dell’innovazione dell’esistente; si<br />

ritiene tuttavia che in prima istanza sia più significativo un loro impegno nell’area della sperimentazione,<br />

così come descritta sopra.<br />

La figura successiva sintetizza le aree che, attraverso il processo <strong>di</strong> consultazione, sono state ritenute <strong>di</strong><br />

interesse prioritario sotto il duplice profilo dell’innovazione e della sperimentazione.<br />

AREA DELL’INNOVAZIONE<br />

• Interventi <strong>di</strong> sostegno alla<br />

domiciliarità (anziani e <strong>di</strong>sabili):<br />

SAD, integrazione degli<br />

interventi socio-sanitari (CeAD).<br />

• Consolidamento e sviluppo <strong>di</strong><br />

strutture <strong>di</strong>urne: CDD e CSE,<br />

SFA e CSE per piccoli.<br />

• Accessibilità, ampliamento e<br />

miglioramento dell’offerta<br />

formativa per <strong>di</strong>sabili gravi e<br />

me<strong>di</strong>o-gravi (formazione<br />

secondaria, trasporto).<br />

• Servizi a tutela del minore e<br />

della famiglia.<br />

AREA DELLA SPERIMENTAZIONE<br />

• Area del sostegno alle <strong>di</strong>fficoltà<br />

economiche delle famiglie<br />

• Diffusione della funzione <strong>di</strong><br />

segretariato sociale.<br />

• Sviluppo rete dei servizi <strong>di</strong><br />

trasporti.<br />

• Area dello sviluppo delle<br />

politiche giovanili<br />

• Ricomposizione interventi per<br />

la conciliazione<br />

POSSIIBIILII GRUPPII DII<br />

PROGETTO<br />

II TEMII PRIIORIITARII PER L’’AREA DELL’’IINNOVAZIIONE E DELLA<br />

SPERIIMENTAZIIONE<br />

109


Parte settima<br />

Le risorse economiche<br />

Nel triennio 2012-2014 le risorse economiche a <strong>di</strong>sposizione dell’ambito <strong>di</strong>strettuale, che integrano le<br />

risorse dei Comuni per la spesa sociale, saranno in progressivo decremento, con una riduzione nel triennio<br />

<strong>di</strong> circa il 22%.<br />

2012 2013 2014<br />

Fondo Nazionale Politiche Sociali € 240.704 € 0 € 0<br />

Fondo Sociale Regionale € 453.792 € 453.792 € 453.792<br />

Fondo Solidarietà Comuni € 979.479 € 979.479 € 979.479<br />

Fondo <strong>di</strong> Solidarietà Comuni 2011 € 330.140<br />

Quote Solidarietà Comuni inter<strong>di</strong>strettuale € 289.032 € 289.032 € 289.032<br />

Cofinanziamento Progetti Cantieri € 68.896 € 68.896 € 68.896<br />

Contributo <strong>Piano</strong> Ni<strong>di</strong> € 222.636 € 199.816<br />

Funzione accre<strong>di</strong>tamento € 11.138 € 11.138 € 11.138<br />

Rette Centri Diurni Disabili € 342.705 € 402.996 € 402.996<br />

Rette CSE/SFA/CFPP € 444.001 € 444.001 € 444.001<br />

Totale € 3.382.523 € 2.849.150 € 2.649.334<br />

Nel quadro delle risorse economiche sono state ricomprese le rette dei Comuni per i Centri Diurni Disabili,<br />

che a partire dal 2012 i Comuni versano all’Ente capofila.<br />

Sono state considerate anche l’ammontare delle quote <strong>di</strong> solidarietà che i Comuni del <strong>di</strong>stretto versano per<br />

l’<strong>Accordo</strong> <strong>di</strong> <strong>Programma</strong> provinciale e le rette dei Comuni per i Centri Socio Educativi, i Servizi <strong>di</strong><br />

Formazione all’Autonomia e il Centro <strong>di</strong> Formazione Professionale Polivalente, servizi coor<strong>di</strong>nati e gestiti<br />

amministrativamente dall’<strong>Accordo</strong> <strong>di</strong> <strong>Programma</strong> provinciale, che è stato prorogato al 30.06.2012.<br />

L’Atto <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzo per la definizione del piano degli interventi e dei servizi sociali per il triennio 2012 e 2014,<br />

deliberato a settembre 2011, prevede che l’Ente capofila gestisca le quote rientranti nell’<strong>Accordo</strong> <strong>di</strong><br />

<strong>Programma</strong> per le politiche sociali, con l’obiettivo <strong>di</strong> ricomporre le risorse dei Comuni.<br />

Lo scenario presenta:<br />

‣ l’azzeramento del Fondo Nazionale Politiche Sociale a partire dal 2013;<br />

‣ valori invariati del Fondo Sociale Regionale;<br />

‣ la riduzione del Fondo <strong>di</strong> Solidarietà dei Comuni dal 2012 al 2013 (nel 2012 il fondo<br />

comprende l’avanzo 2011) e suo mantenimento nel 2014;<br />

‣ mantenimento nel triennio delle quote <strong>di</strong> solidarietà dei Comuni per le attività/servizi<br />

inter<strong>di</strong>strettuali (accoglienza povertà e immigrazione, formazione professionale<br />

polivalente, centri socio educativi, servizi <strong>di</strong> formazione all’autonomia);<br />

‣ mantenimento delle rette a carico dei Comuni per le attività/servizi inter<strong>di</strong>strettuali;<br />

‣ conclusione nel 2013 del <strong>Piano</strong> Ni<strong>di</strong> triennale;<br />

‣ aumento delle rette dei Centri Diurni Disabili.<br />

110


Le risorse dei Comuni rappresentano il 73% delle risorse complessive nel 2013, per passare al 82% nel 2014.<br />

Viceversa le risorse <strong>di</strong> provenienza regionale/statale passano dal 27% nel 2012, al 18% delle risorse<br />

complessive nel 2014.<br />

Nell’anno 2012 le risorse complessive ammontano a circa €. 3.382.523,00.<br />

Il Fondo Nazionale Politiche Sociali è ridotto del 50% circa rispetto all’anno precedente e il Fondo Sociale<br />

Regionale ridotto del 40% circa, mentre il Fondo per le Non Autosufficienze non viene più erogato.<br />

In sede <strong>di</strong> approvazione del Bilancio <strong>di</strong> previsione 2012, il Fondo <strong>di</strong> Solidarietà dei Comuni è stato riportato<br />

al valore del 2010 (pari a €. 979.479,00) ed in più viene utilizzato l’accantonamento del 2011 pari a €.<br />

330.140,00 per un totale <strong>di</strong> €. 1.309.619,00.<br />

A seguito della sensibile riduzione delle risorse a <strong>di</strong>sposizione, le scelte per il 2012 sono le seguenti:<br />

1. non vengono più previsti alcuni titoli sociali: Buono sociale anziani, Buono sociale <strong>di</strong>sabili e il<br />

Voucher sociale per l’accesso ai Centri <strong>di</strong>urni integrati per anziani;<br />

2. non verranno erogati contributi alle seguenti unità d’offerta sociali: comunità per <strong>di</strong>sabili,<br />

comunità per minori, centri ricreativi <strong>di</strong>urni, centri <strong>di</strong> aggregazione giovanili, alloggi protetti per<br />

anziani;<br />

3. vengono ridotti alcuni servizi ed interventi: i progetti <strong>di</strong>strettuali Cantieri minori e immigrati.<br />

La scelta <strong>di</strong> non riproporre i titoli sociali è stata dettata dal mancato rifinanziamento del Fondo per le Non<br />

Autosufficienze, mentre si ripropongono i voucher sociali per il pronto intervento e sollievo per anziani e<br />

<strong>di</strong>sabili me<strong>di</strong>ante il Fondo <strong>di</strong> Solidarietà dei Comuni.<br />

La riduzione del Fondo Sociale Regionale impone la scelta <strong>di</strong> quali servizi continuare a sostenere me<strong>di</strong>ante i<br />

rimborsi. La scelta favorisce alcuni interventi; <strong>di</strong> seguito si forniscono le motivazioni delle opzioni proposte.<br />

ATTIVITÀ /SERVIZI PREVENTIVO 2012<br />

Anziani<br />

Buono sociale anziani € 0<br />

Voucher CDI € 0<br />

Pronto intervento e sollievo anziani – voucher € 28.000<br />

Rimborso 20% SAD e SADH € 85.684<br />

Totale € 113.684<br />

Disabili<br />

Buono sociale <strong>di</strong>sabili € 0<br />

Pronto intervento e sollievo <strong>di</strong>sabili – voucher € 23.000<br />

Rette Centri Diurni Disabili € 342.705<br />

Centri Diurni Disabili € 361.729<br />

Centro Socio Educativo Piccoli € 125.620<br />

Centri Soci Educativi/Servizi Formazione Autonomia € 168.972<br />

Rette CSE/SFA/CFPP € 444.001<br />

Centro Formazione Professionale Polivalente € 73.370<br />

Contributi comunità <strong>di</strong>sabili, comunità minori e alloggi protetti anziani € 0<br />

Totale € 1.539.397<br />

111


Adulti<br />

Fondo sociale psichiatria € 35.000<br />

Servizio Fasce Deboli (Provincia) € 88.333<br />

Rete antiviolenza donne € 5.000<br />

Accoglienza povertà e immigrazione € 46.690<br />

Totale € 175.023<br />

Minori e famiglia<br />

Rimborso spese minori 50-60% € 433.660<br />

Servizio tutela minori € 103.500<br />

Rimborso 20% ADM € 36.746<br />

Contributi CAG-CRD € 0<br />

Servizio Spazio Neutro € 19.000<br />

Buono sociale affido familiare € 168.896<br />

Servizio affido € 31.400<br />

Pronto intervento minori € 24.334<br />

Servizio minori non accompagnati € 30.000<br />

Rimborso Servizi prima infanzia € 128.099<br />

<strong>Piano</strong> Ni<strong>di</strong> € 222.636<br />

Comunità leggere € 23.802<br />

Progetti cantieri minori e intercultura € 94.236<br />

Totale € 1.316.309<br />

Servizi <strong>di</strong> supporto<br />

Osservatorio Politiche Sociali (Provincia) € 3.500<br />

Promozione del volontariato (Provincia) € 5.000<br />

Formazione (Provincia) € 10.000<br />

Servizio CPE e Accre<strong>di</strong>tamento € 11.138<br />

Ufficio <strong>di</strong> <strong>Piano</strong> € 52.000<br />

Costi <strong>di</strong> gestione € 131.862<br />

Comunità leggere 2013 € 24.610<br />

Totale € 238.110<br />

TOTALE € 3.382.523<br />

Nell’anno 2013 le risorse complessive ammontano a circa €. 2.849.150,00.<br />

La riduzione delle risorse rispetto al 2012 (- € 533.373,00) è dato dall’azzeramento del Fondo Nazionale<br />

Politiche Sociali e dal venire meno dell’accantonamento 2011 del Fondo <strong>di</strong> Solidarietà dei Comuni.<br />

Nell’anno 2014 le risorse complessive ammontano a circa €. 2.649.334,00.<br />

Rispetto all’anno precedente non risulta tra i ricavi il contributo per il <strong>Piano</strong> Ni<strong>di</strong>, pertanto il sostegno ai<br />

Servizi per la prima infanzia, garantito complessivamente nei primi due anni, subisce un significativo<br />

ri<strong>di</strong>mensionamento.<br />

112


7.1 I Fon<strong>di</strong> <strong>di</strong> Solidarietà dei Comuni<br />

I Fon<strong>di</strong> <strong>di</strong> Solidarietà dei Comuni sono due:<br />

1. per i servizi/attività <strong>di</strong>strettuali,<br />

2. per i servizi/attività inter<strong>di</strong>strettuali.<br />

1. Il Fondo <strong>di</strong> Solidarietà dei Comuni rapportato alla popolazione <strong>di</strong>strettuale <strong>di</strong> 119.770 abitanti,<br />

risulta pari a €. 8,75 pro-capite.<br />

La sua <strong>di</strong>stribuzione per area è la seguente:<br />

area adulti (psichiatria, inserimento lavorativo, donne vittime <strong>di</strong> violenza): €. 0,68<br />

area minori (affido familiare, tutela minori, spazio neutro, comunità leggere, progetti cantieri):<br />

€. 4,58<br />

area <strong>di</strong>sabili (centri <strong>di</strong>urni <strong>di</strong>sabili): €. 2,33<br />

costi gestionali (compreso ufficio <strong>di</strong> piano): €. 1,16<br />

Per gli anni 2013 e 2014, si propone che il co-finanziamento dei progetti Cantieri minori e intercultura –<br />

pari a €. 68.896,00 – venga ricompreso nel Fondo <strong>di</strong> Solidarietà dei Comuni.<br />

2. Le quote <strong>di</strong> Solidarietà dei Comuni del Distretto <strong>di</strong> Merate, per i servizi/attività inter<strong>di</strong>strettuali<br />

(sull’attuale <strong>Accordo</strong> <strong>di</strong> <strong>Programma</strong> provinciale), risulta pari a €. 2,60 pro-capite.<br />

La <strong>di</strong>stribuzione della quota pro-capite inter<strong>di</strong>strettuale per area è la seguente:<br />

area adulti (accoglienza povertà e immigrazione): €. 0,42<br />

area minori (formazione professionale polivalente): €. 0,66<br />

area <strong>di</strong>sabili (centri socio educativi, servizi <strong>di</strong> formazione all’autonomia): €. 1,52<br />

Se consideriamo il Preventivo 2012, le risorse per le attività inter<strong>di</strong>strettuali rappresentano il 54%<br />

(comprensive <strong>di</strong> quelle dei CDD).<br />

Complessivamente la quota pro-capite <strong>di</strong> solidarietà versata dai Comuni è pari a €. 11,35.<br />

La sua <strong>di</strong>stribuzione per area è la seguente:<br />

area minori: €. 5,24<br />

area <strong>di</strong>sabili: €. 3,85<br />

area adulti: €. 1,10<br />

costi gestionali (compreso Ufficio <strong>di</strong> <strong>Piano</strong>): €. 1,16<br />

Si precisa che nelle risorse destinate all’Ufficio <strong>di</strong> <strong>Piano</strong>, rientrano i costi dell’Assistente Sociale incaricato<br />

per l’attività del CeAD <strong>di</strong> Merate e del coor<strong>di</strong>natore degli Assistenti Sociali dei Comuni del <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong><br />

Merate.<br />

113


Parte ottava<br />

La valutazione del <strong>Piano</strong> <strong>di</strong> <strong>Zona</strong><br />

La valutazione, intesa come parte integrante dell’intero percorso <strong>di</strong> programmazione, ha lo scopo <strong>di</strong><br />

produrre informazioni e dati che servano a formulare giu<strong>di</strong>zi <strong>di</strong> valore, sulla base dei quali ridefinire le<br />

politiche del territorio, promuovendone il continuo miglioramento.<br />

Una buona valutazione ha molteplici vantaggi, in quanto aiuta a:<br />

capire meglio i problemi che si intendono trattare;<br />

comprendere meglio le scelte fatte e le loro implicazioni;<br />

in<strong>di</strong>viduare cosa funziona e cosa no nelle politiche implementate;<br />

scoprire cose nuove, inaspettate.<br />

La valutazione è principalmente uno strumento <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento, che consente <strong>di</strong> posizionarsi sul futuro e<br />

non nel passato, ossia su ciò che occorre cambiare e non su ciò che è stato fatto.<br />

Per fare questo occorre darsi un metodo e un approccio valutativo partecipato: il coinvolgimento <strong>di</strong><br />

soggetti <strong>di</strong>sponibili e competenti arricchisce infatti le valutazioni e accresce la possibilità <strong>di</strong> sviluppare<br />

cambiamenti e miglioramenti delle politiche.<br />

La valutazione del piano <strong>di</strong> zona si propone <strong>di</strong> dare risposta a tre quesiti ritenuti fondamentali sia nei<br />

confronti dei <strong>di</strong>versi interlocutori della programmazione, in un’ottica <strong>di</strong> informazione e trasparenza, sia nei<br />

confronti <strong>di</strong> soggetti che hanno responsabilità <strong>di</strong>retta sulla programmazione (livello politico e tecnico del<br />

piano) per meglio orientare e calibrare in itinere gli in<strong>di</strong>rizzi e le azioni promosse dal piano.<br />


La valutazione del <strong>Piano</strong> <strong>di</strong> <strong>Zona</strong>, focalizzata su questi tre oggetti <strong>di</strong> analisi, intende quin<strong>di</strong> rilevare il<br />

cambiamento che la programmazione e pianificazione delle politiche sociali e socio-sanitarie ha prodotto<br />

sul territorio <strong>di</strong>strettuale.<br />

La valutazione del sistema delle risorse risponde alle seguenti domande:<br />

• Quante risorse sono state investite<br />

• Per quali aree e tipologie <strong>di</strong> interventi sono state destinate<br />

• Quanto si integrano le risorse pubbliche con quelle private<br />

• Quanto si integrano le risorse pubbliche con quelle delle famiglie<br />

• Quante e quali risorse sono state con<strong>di</strong>vise<br />

La valutazione della governance risponde alle seguenti domande:<br />

• L’assetto <strong>di</strong> governance previsto dal piano <strong>di</strong> zona è stato attuato<br />

• La governance ha garantito la partecipazione degli attori interessati<br />

• La governance ha sviluppato l’integrazione delle politiche e degli interventi<br />

• La governance ha generato efficacia nell’implementazione del piano <strong>di</strong> zona<br />

• Si è sviluppata la conoscenza tra gli attori del territorio<br />

La valutazione dei contenuti delle politiche risponde alle seguenti domande:<br />

• Quali informazioni sono state acquisite<br />

• È stata incrementata la conoscenza delle situazioni problematiche in<strong>di</strong>viduate<br />

• Quali innovazioni e sperimentazioni si sono realizzate<br />

• Quali risultati sono stati raggiunti<br />

• Che cambiamenti si sono verificati<br />

Risulta importante in<strong>di</strong>viduare quali sono i criteri della valutazione, che definiscono che cosa è rilevante<br />

valutare, e i rispettivi in<strong>di</strong>catori che “misurano” la realizzazione <strong>di</strong> quel determinato criterio <strong>di</strong> valutazione.<br />

Uno dei primi compiti dell’Ufficio <strong>di</strong> <strong>Piano</strong> sarà pertanto la costruzione del <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> valutazione,<br />

con<strong>di</strong>viso da tutte le sue componenti, che dettagli i criteri e gli in<strong>di</strong>catori, identifichi gli strumenti e le fonti<br />

informative, prevedendo una perio<strong>di</strong>ca restituzione dei risultati della valutazione.<br />

Va data continuità all’analisi della spesa sociale avviata nel 2009 in collaborazione con l’Osservatorio<br />

Politiche Sociali della Provincia <strong>di</strong> Lecco, curando la fase <strong>di</strong> compilazione delle schede economiche per<br />

avere una maggiore uniformità dei dati a livello <strong>di</strong>strettuale e provinciale.<br />

115


Si ringraziano tutti coloro che hanno dato un contributo alla costruzione del <strong>Piano</strong> <strong>di</strong> <strong>Zona</strong>:<br />

i componenti dell’Ufficio <strong>di</strong> <strong>Piano</strong><br />

i componenti del Tavolo <strong>di</strong> consultazione e progettazione del Terzo settore e degli<br />

Enti territoriali<br />

i componenti dei Tavoli tematici<br />

gli Assistenti Sociali dei Comuni<br />

gli operatori dell’Ente capofila Retesalute<br />

gli operatori del CISeD - OPS della Provincia <strong>di</strong> Lecco<br />

i componenti dell’Esecutivo <strong>di</strong>strettuale<br />

gli Assessori e i Sindaci dei Comuni<br />

Gli allegati<br />

1. Ruolo e partecipazione del Terzo settore alla programmazione locale.<br />

2. Le organizzazioni del Terzo settore del <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Merate.<br />

3. Le unità d’offerta sociali, socio-sanitarie ed altri servizi.<br />

116


ALLEGATO 1<br />

RUOLO E PARTECIPAZIONE DEL TERZO SETTORE ALLA PROGRAMMAZIONE LOCALE: LINEE DI<br />

INDIRIZZO<br />

Premessa<br />

Il tema della rappresentanza del terzo settore nella provincia <strong>di</strong> Lecco si è posto in modo organico a partire<br />

dalla stesura del secondo <strong>Piano</strong> <strong>di</strong> <strong>Zona</strong> (2007-2008) 1 .<br />

Dalla esperienza maturata in questi anni sono emerse alcune considerazioni con<strong>di</strong>vise nell’ambito del<br />

Tavolo provinciale del Terzo settore che costituiscono la base a partire dalla quale è stato articolato il<br />

presente documento. In sintesi si richiamano gli elementi principali:<br />

1. nei tre <strong>di</strong>stretti la collaborazione con il terzo settore è stata organizzata in mo<strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenti, a partire<br />

da una comune assemblea <strong>di</strong> nomina dei rappresentanti; ha evidenziato punti <strong>di</strong> forza e <strong>di</strong>fficoltà<br />

sottolineando la necessità <strong>di</strong> dare un’organizzazione stabile al tema della “rappresentanza” e <strong>di</strong><br />

rafforzare il rapporto tra associazioni <strong>di</strong> 1° livello (associazione/organizzazione singola) e <strong>di</strong> 2° livello<br />

(associazioni/organizzazioni aggregate es.:Solevol, Consolida, CdO, i vari coor<strong>di</strong>namenti, ecc.);<br />

2. la necessità <strong>di</strong> riorganizzare ed agevolare la partecipazione e il collegamento del terzo settore con i<br />

tavoli tematici, se attivati;<br />

3. la valutazione positiva del modello <strong>di</strong> partecipazione del terzo settore previsto dall’<strong>Accordo</strong> <strong>di</strong><br />

<strong>Programma</strong> dell’aprile 2011 <strong>di</strong> Lecco verificandone la sua estensibilità anche ad altri ambiti<br />

territoriali in modo da sviluppare un modello omogeneo a livello provinciale;<br />

4. la in<strong>di</strong>viduazione del Tavolo provinciale del Terzo settore quale luogo <strong>di</strong> raccordo dei vari soggetti<br />

del terzo settore e <strong>di</strong> monitoraggio delle attività <strong>di</strong> partecipazione a livello programmatorio.<br />

In<strong>di</strong>viduazione del terzo settore – principi ispiratori<br />

Per una corretta in<strong>di</strong>viduazione dei soggetti del Terzo settore si richiama la DGR n. 1353 del 25/2/2011<br />

“Linee guida per la semplificazione amministrativa e la valorizzazione degli enti del Terzo Settore<br />

nell’ambito dei servizi alla persona e alla comunità” ed in particolare il punto 3.3 dove vengono in<strong>di</strong>viduati<br />

tutti i soggetti del terzo settore (le fondazioni, le associazioni riconosciute e non riconosciute, le<br />

organizzazioni <strong>di</strong> volontariato, le associazioni <strong>di</strong> promozione sociale, le cooperative sociali, gli enti <strong>di</strong><br />

patronato e l’impresa sociale) che hanno titolo a collaborare alla programmazione dei piani <strong>di</strong> zona.<br />

Ciò premesso si ritiene opportuno richiamare i seguenti principi ispiratori utili alla in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> una<br />

buona rappresentanza:<br />

Pari <strong>di</strong>gnità per tutte le tipologie <strong>di</strong> soggetti del terzo settore a partecipare al processo programmatorio<br />

locale;<br />

Competenza/esperienza per chi dovrà partecipare rispetto ai contenuti delle aree tematiche oggetto<br />

della programmazione<br />

Ra<strong>di</strong>camento nell’ambito territoriale.<br />

1 Alla fine del 2007, sulla base <strong>di</strong> criteri comuni, ispirati dalle linee della Legge 328/00, furono eletti<br />

democraticamente, in apposite Assemblee del Terzo settore, i rappresentanti del volontariato e della cooperazione<br />

sociale per partecipare alla programmazione zonale dei piani triennali.<br />

Tali criteri guida erano contenuti in un documento curato nella stesura nell’ambito <strong>di</strong> un corso <strong>di</strong> formazione<br />

promosso da Provincia <strong>di</strong> Lecco, Solevol e Consorzio Consolida (maggio 2007) e approvato all’unanimità nelle tre<br />

Assemblee <strong>di</strong>strettuali <strong>di</strong> Lecco, Merate e Bellano.<br />

117


Organizzazione della rappresentanza<br />

La rappresentanza del terzo settore è articolata su due livelli:<br />

1. Provinciale;<br />

2. <strong>Distrettuale</strong>.<br />

Per il livello Provinciale si richiama quanto <strong>di</strong>sposto dalla DGR 7797 del 30 luglio 2008 “Rete dei servizi alla<br />

persona in ambito sociale e socio-sanitario. Istituzione del tavolo <strong>di</strong> consultazione dei soggetti del Terzo<br />

Settore” e dal relativo regolamento <strong>di</strong> funzionamento del Tavolo provinciale approvato con deliberazione<br />

del Direttore Generale n. 127 del 11 marzo 2010.<br />

Il livello <strong>Distrettuale</strong> prevede invece:<br />

una rappresentanza che partecipa alle attività politico-istituzionali (Assemblea dei Sindaci)<br />

una rappresentanza che partecipa alle attività tecniche dell’Ufficio <strong>di</strong> <strong>Piano</strong> 1 .<br />

Modalità <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduazione dei rappresentanti<br />

I componenti del Tavolo provinciale del terzo settore sono in<strong>di</strong>viduati con la procedura prevista dal<br />

regolamento <strong>di</strong> funzionamento <strong>di</strong> cui alla deliberazione del Direttore Generale n. 127 del 11 marzo<br />

2010.<br />

La rappresentanza che partecipa alle attività politico-istituzionali viene scelta me<strong>di</strong>ante una Assemblea<br />

<strong>di</strong>strettuale <strong>di</strong> tutti i soggetti del Terzo settore attivi sul territorio appositamente convocata dal<br />

Presidente dell’Assemblea <strong>di</strong>strettuale dei Sindaci. Nella Assemblea vengono in<strong>di</strong>viduati i criteri per<br />

esprimere le can<strong>di</strong>dature ed il numero dei rappresentanti da eleggere.<br />

La rappresentanza che partecipa alle attività tecniche dell’Ufficio <strong>di</strong> <strong>Piano</strong> sarà scelta dai rappresentanti<br />

<strong>di</strong> cui al punto precedente che selezioneranno le can<strong>di</strong>dature presentate da tutti i soggetti del terzo<br />

settore. I can<strong>di</strong>dati dovranno attestare una comprovata esperienza nella rete dei servizi territoriali che<br />

evidenzi le seguenti caratteristiche:<br />

• Competenza trasversale su temi ed aree sociali e sociosanitarie<br />

• Ra<strong>di</strong>camento territoriale<br />

Durata del mandato<br />

I rappresentanti del Terzo Settore che partecipano alle attività politico-istituzionali e quelli che partecipano<br />

alle attività tecniche dell’Ufficio <strong>di</strong> <strong>Piano</strong> sono in carica per il triennio <strong>di</strong> vali<strong>di</strong>tà del <strong>Piano</strong> <strong>di</strong> zona 2012-2014<br />

e comunque fino alla elezione/nomina dei nuovi rappresentanti.<br />

<strong>Programma</strong>zione attività annuali<br />

Le attività or<strong>di</strong>narie del tavolo del terzo settore a livello provinciale sono ca. 10 riunioni annuali.<br />

L’in<strong>di</strong>viduazione della sede stabile per le riunioni e dei funzionari <strong>di</strong> riferimento avviene nell’ambito della<br />

Direzione Sociale e dell’ufficio <strong>di</strong> supporto al Consiglio <strong>di</strong> Rappresentanza dei Sindaci in modo da garantire<br />

un collegamento tra i vari soggetti stabile ed efficace.<br />

In accordo con la Direzione Sociale dell’ASL <strong>di</strong> Lecco e col Presidente del Consiglio <strong>di</strong> Rappresentanza dei<br />

Sindaci, il tavolo del terzo settore provinciale organizza annualmente un momento congiunto <strong>di</strong> verifica e<br />

restituzione a tutto il terzo settore dell’attività svolta in modo da raccogliere opinioni, suggerimenti e<br />

valutazioni utili ad in<strong>di</strong>viduare le prospettive <strong>di</strong> sviluppo e riprogrammare le attività.<br />

1 Da verificare se è opportuno in<strong>di</strong>viduare già in questa fase il numero dei rappresentanti ed eventuali criteri <strong>di</strong> scelta.<br />

Nell’esperienza <strong>di</strong> Lecco sono n. 7 i rappresentanti che partecipano alle attività politico-istituzionali quali<br />

rappresentanti delle associazioni <strong>di</strong> 2° livello e n. 3 i tecnici che partecipano alle attività dell’Ufficio <strong>di</strong> <strong>Piano</strong>.<br />

118


I rappresentati eletti dal terzo settore partecipano, senza <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> voto, alle Assemblee <strong>di</strong>strettuali <strong>di</strong><br />

riferimento e possono intervenire sui temi all’or<strong>di</strong>ne del giorno, in particolare su quelli inerenti la<br />

programmazione. A tal fine i predetti rappresentanti si raccorderanno tra loro e con i rappresentanti<br />

in<strong>di</strong>cati dal terzo settore che partecipano alle attività tecniche dell’Ufficio <strong>di</strong> <strong>Piano</strong>.<br />

Al fine <strong>di</strong> favorire il raccordo dei vari soggetti del terzo settore, agevolare le comunicazioni, il confronto, la<br />

con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> idee, <strong>di</strong> proposte e <strong>di</strong> progetti è opportuno che l’Assemblea del terzo settore <strong>di</strong> ogni<br />

<strong>di</strong>stretto si possa incontrare almeno due volte l’anno. Per queste Assemblee dovranno essere garantite la<br />

messa a <strong>di</strong>sposizione delle se<strong>di</strong> e lo svolgimento della funzione <strong>di</strong> convocazione e verbalizzazione da parte<br />

dell’Ufficio <strong>di</strong> <strong>Piano</strong>.<br />

I rappresentanti del terzo settore che partecipano alle attività tecniche dell’Ufficio <strong>di</strong> <strong>Piano</strong> sono convocati<br />

dal Coor<strong>di</strong>natore dell’Ufficio <strong>di</strong> <strong>Piano</strong> alle riunioni previste per il monitoraggio/valutazione della<br />

programmazione zonale – almeno 6 volte l’anno - ed ogni qualvolta il Coor<strong>di</strong>natore lo ritenga opportuno.<br />

Congiuntamente i rappresentanti possono proporre temi in <strong>di</strong>scussione al Presidente dell’Assemblea dei<br />

Sindaci e al Coor<strong>di</strong>natore dell’Ufficio <strong>di</strong> <strong>Piano</strong>.<br />

L’Amministrazione Provinciale, nell’ambito delle proprie competenze, potrà supportare il ruolo e la<br />

partecipazione del terzo settore alla programmazione locale.<br />

Risorse<br />

Gli Enti Locali e l’ASL verificano la possibilità <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare specifiche risorse economiche che possano<br />

consentire il sostegno <strong>di</strong> iniziative <strong>di</strong> promozione dell’attività <strong>di</strong> raccordo dei vari soggetti del terzo settore<br />

nell’ambito della loro partecipazione alla programmazione locale ed eventualmente il rimborso spese per<br />

la partecipazione dei tecnici all’Ufficio <strong>di</strong> <strong>Piano</strong>.<br />

Testo approvato dal Tavolo Provinciale del Terzo settore in data 18.01.2012<br />

119


ALLEGATO 2<br />

Di seguito vengono elencate le organizzazioni del terzo settore sud<strong>di</strong>vise per area, con in<strong>di</strong>cato il Comune in<br />

cui hanno sede:<br />

Area:<br />

A. Anziani<br />

1. Auser Volontariato della Brianza Casatese Onlus (Casatenovo)<br />

2. Associazione Culturale e Ricreativa Meratese (Merate)<br />

3. Associazione Amici <strong>di</strong> Villa Farina Onlus (Casatenovo)<br />

4. Associazione Pensionati Cassaghesi (Cassago Brianza)<br />

5. Auser Filo D’Argento del Meratese (Paderno D’adda)<br />

6. Associazione Amici <strong>di</strong> Villa dei Cedri (Merate)<br />

7. Gruppo Pensionati <strong>di</strong> Casatenovo (Casatenovo)<br />

8. Movimento Terza Età (Lomagna)<br />

9. Amici familiari e volontari della Casa <strong>di</strong> Riposo (Monticello Brianza)<br />

10. V.A.I. Visitatori Anziani ed Infermi (Verderio Inferiore)<br />

11. Gruppo Pensionati (Verderio Superiore)<br />

12. Associazione Pensionati e Anziani Airunesi (Airuno)<br />

13. Associazione Pensionati Lomagnesi (Lomagna)<br />

14. Il Glicine (Verderio Inferiore)<br />

15. Associazione Pensionati Barzanesi (Barzanò)<br />

16. Movimento Terza Età (Calco)<br />

17. UNITALSI (Merate)<br />

18. Umana Società Cooperativa (Merate)<br />

19. Associazione Farsi Prossimo (Casatenovo)<br />

20. Coor<strong>di</strong>namento dei centri sociali, Comitati Anziani e Orti della provincia <strong>di</strong> Lecco (Cassago Brianza)<br />

21. I Sogni in pole-position Onlus (Monticello Brianza)<br />

22. Associazione Umanità Nuova (Casatenovo)<br />

23. Auser Volontariato Olgiate Molgora (Olgiate Molgora)<br />

24. Il Grappolo - Associazione Anziani Pensionati e Volontari <strong>di</strong> Robbiate (Robbiate)<br />

25. Centro Assistenza Sanitaria Cooperativa Sociale arl (Merate)<br />

26. Gruppo Trasporto Sociale Alpini e Amici - AMAS Bruno Verratti (Monticello Brianza)<br />

27. Vo.Ce Volontari Cernuschesi (Cernusco Lombardone)<br />

28. AVV - Associazione Volontari Viganesi (Viganò)<br />

29. Lomagna Amica (Lomagna)<br />

30. 2000 Per Te Onlus (Missaglia)<br />

31. Io per Osnago - Volontari per la comunità (Osnago)<br />

32. AAS - Associazione Animali Sociali (Merate)<br />

33. AGA - Assistenza Gruppo Amica (Merate)<br />

34. Associazione Volontari Cristina (Calco)<br />

B. Disabili<br />

1. Auser Volontariato Olgiate Molgora (Olgiate Molgora)<br />

2. Il Grappolo - Associazione Anziani Pensionati e Volontari <strong>di</strong> Robbiate (Robbiate)<br />

120


3. Centro Assistenza Sanitaria Cooperativa Sociale arl (Merate)<br />

4. Gruppo Trasporto Sociale Alpini e Amici - AMAS Bruno Verratti (Monticello Brianza)<br />

5. Vo.Ce Volontari Cernuschesi (Cernusco Lombardone)<br />

6. AVV - Associazione Volontari Viganesi (Viganò)<br />

7. Lomagna Amica (Lomagna)<br />

8. 2000 Per Te Onlus (Missaglia)<br />

9. Io per Osnago - Volontari per la comunità (Osnago)<br />

10. AAS - Associazione Animali Sociali (Merate)<br />

11. AGA - Assistenza Gruppo Amica (Merate)<br />

12. Associazione Volontari Cristina (Calco)<br />

13. Gruppo Arcobaleno (Olgiate Molgora)<br />

14. Gruppo La Campana (Cassago Brianza)<br />

15. Casa Amica Società Cooperativa Sociale arl (Merate)<br />

16. L’Alveare Società Cooperativa Sociale (Brivio)<br />

17. Incontro - Società Cooperativa Sociale (Missaglia)<br />

18. Associazione Nazionale Polio e Sindrome Post Polio - Sez. Territoriale Lombar<strong>di</strong>a (Barzanò)<br />

19. Aquilone Cooperativa Sociale Onlus (Robbiate)<br />

20. Centro Rieducazione Equestre Pegaso Brianza Onlus (Barzago)<br />

21. Associazione Amici dell’Alveare (Brivio)<br />

22. Associazione Sportiva Dilettantistica Discipline Equestri Monsereno Horses (Imbersago)<br />

23. Il Granaio - insieme per la vita - Onlus (Paderno D’Adda)<br />

24. Associazione Genitori e Amici degli Han<strong>di</strong>cappati (Barzanò)<br />

25. Associazione Genitori e Amici Portatori <strong>di</strong> Han<strong>di</strong>caps (Osnago)<br />

26. Amici del Centro Socio Educativo (Merate)<br />

27. AISEA - Associazione Italiana per la Sindrome <strong>di</strong> Emiplegia Alternante Onlus (Verderio Superiore)<br />

28. Cometa - Cooperativa Sociale arl (Monticella Brianza)<br />

29. Paso Società Cooperativa Sociale (Paderno D’Adda)<br />

30. Paso Lavoro Società Cooperativa Sociale (Paderno D’Adda)<br />

31. Associazione Corimbo Onlus (Rovagnate)<br />

C. Infanzia e adolescenza<br />

1. Scuola dell’Infanzia Gorizia (Santa Maria Hoè)<br />

2. Imaginae - Cooperativa Sociale arl (Casatenovo)<br />

3. Elim Cooperativa Sociale (Verderio Inferiore)<br />

4. Associazione <strong>di</strong> Promozione Sociale Sole e Luna - Insieme per Crescere (Verderio Superiore)<br />

5. Associazione L’Arco (Casatenovo)<br />

6. Il Sentiero Società Cooperativa Sociale (Merate)<br />

7. Federcasalinghe DonnEuropee - Federazione Nazionale Casalinghe (Casatenovo)<br />

8. ABIO Merate - Associazione per il Bambino in Ospedale (Merate)<br />

9. Associazione culturale Ragazzi <strong>di</strong> Sta<strong>di</strong>o (Imbersago)<br />

10. La Grande Casa - Società Cooperativa Sociale - Onlus (Casatenovo)<br />

11. Associazione Centro Ricreativo Fantàsia (Rovagnate)<br />

12. Kore Associazione Culturale per la Pedagogia Steineriana (Barzanò)<br />

13. Associazione Mater Vitae (Barzanò)<br />

14. I Sogni in pole-position Onlus (Monticello Brianza)<br />

121


15. Io per Osnago - Volontari per la comunità (Osnago)<br />

16. AAS - Associazione Animali Sociali (Merate)<br />

17. Associazione Volontari Cristina (Calco)<br />

18. Cometa - Cooperativa Sociale arl (Monticello Brianza)<br />

19. Paso Società Cooperativa Sociale (Paderno D’Adda)<br />

20. Associazione La Colombina (Casatenovo)<br />

21. Associazione Ale G. Dalla parte dei bambini (Lomagna)<br />

22. Il Pellicano - Associazione parrocchiale <strong>di</strong> volontariato (Osnago)<br />

D. Giovani<br />

1. Circolo ACLI (Barzanò)<br />

2. Associazione culturale Ragazzi <strong>di</strong> Sta<strong>di</strong>o (Imbersago)<br />

3. La Grande Casa - Società Cooperativa Sociale - Onlus (Casatenovo)<br />

4. Associazione Mater Vitae (Barzanò)<br />

5. I Sogni in pole-position Onlus (Monticello Brianza)<br />

6. Associazione La Colombina (Casatenovo)<br />

E. Famiglia<br />

1. ANFN - Associazione Nazionale Famiglie Numerose - Sede provinciale <strong>di</strong> Lecco (Cernusco<br />

Lombardone)<br />

2. L’Altra Metà del Cielo - Telefono Donna <strong>di</strong> Merate (Merate)<br />

3. L’Altra Metà del Cielo (Merate)<br />

4. Centro <strong>di</strong> Aiuto alla Vita Brianza Lecchese - Onlus (Merate)<br />

5. A.Ge. Associazione Italiana Genitori (Merate e Airuno)<br />

6. Associazione Centro Ricreativo Fantàsia (Rovagnate)<br />

7. Kore Associazione Culturale per la Pedagogia Steineriana (Barzanò)<br />

8. Associazione Mater Vitae (Barzanò)<br />

9. Associazione Mehala - Sostegno Infanzia e Famiglia - Onlus (Merate)<br />

10. Associazione Umanità Nuova (Casatenovo)<br />

F. Povertà ed esclusione sociale<br />

1. La Grande Casa - Società Cooperativa Sociale - Onlus (Casatenovo)<br />

2. I Sogni in pole-position Onlus (Monticello Brianza)<br />

3. Il Pellicano - Associazione parrocchiale <strong>di</strong> volontariato (Osnago)<br />

4. Associazione Il Germoglio Onlus (Lomagna)<br />

5. Amici delle Carte (Olgiate Molgora)<br />

6. Opera Madrine Carcerati (Merate)<br />

G. Adulti<br />

1. Il Sentiero Società Cooperativa Sociale (Merate)<br />

2. Federcasalinghe DonnEuropee - Federazione Nazionale Casalinghe (Casatenovo)<br />

3. L’Altra Metà del Cielo - Telefono Donna <strong>di</strong> Merate (Merate)<br />

4. L’Altra Metà del Cielo (Merate)<br />

5. Centro <strong>di</strong> Aiuto alla Vita Brianza Lecchese - Onlus (Merate)<br />

6. Associazione Mater Vitae (Barzanò)<br />

122


7. I Sogni in pole-position Onlus (Monticello Brianza)<br />

8. Amici delle Carte (Olgiate Molgora)<br />

H. Scuola e formazione<br />

1. Associazione Dietrolalavagna (Merate)<br />

2. A.Ge. Associazione Italiana Genitori (Merate e Airuno)<br />

3. Kore Associazione Culturale per la Pedagogia Steineriana (Barzanò)<br />

I. Lavoro<br />

1. Circolo ACLI (Cernusco Lombardone)<br />

2. Paso Lavoro Società Cooperativa Sociale (Paderno D’Adda)<br />

J. Sanità e salute<br />

1. CRI - Croce Rossa Italiana (Casatenovo, Barzanò, Olgiate Molgora)<br />

2. AVIS - Associazione Italiana Volontari Sangue Comunale (Sirtori, Verderio Superiore, Viganò, Santa<br />

Maria Hoè, Barzago, Brivio, Casatenovo, Cassago Brianza, Airuno, Lomagna, Merate, Imbersago,<br />

Missaglia, Robbiate, Monticello Brianza)<br />

3. Spazio Prevenzione Onlus (Merate)<br />

4. Lega Italiana per la Lotta Contro i Tumori (Barzago)<br />

5. LILT - Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori - Sezione provinciale <strong>di</strong> Lecco Onlus (Merate)<br />

6. AVO - Associazione Volontari in Ospedale (Merate)<br />

7. Associazione <strong>di</strong> Volontariato Mano Amica (Barzanò)<br />

8. Croce Bianca Milano - Sez. <strong>di</strong> Merate (Merate)<br />

9. A.L.I.Ce. Onlus (Merate)<br />

10. Associazione Europea Familiari e Vittime della Strada Onlus (Montevecchia)<br />

11. La Cura - Marina Venere Colombo (Merate)<br />

12. AIDO - Associazione Italiana per la Donazione <strong>di</strong> Organi, Tessuti e Cellule (Olgiate Molgora, Perego,<br />

Barzago, Airuno, Viganò, Barzanò, Paderno D’Adda, Brivio, CasatenovoMerate, Lomagna, Cassago<br />

Brianza)<br />

13. Associazione Pro Vita (Merate)<br />

14. FareSalute (Merate)<br />

15. Associazione Italiana Laringectomizzati - AILAR (Merate)<br />

16. Associazione Fabio Sassi (Merate)<br />

17. AIPA - Associazione Italiana Pazienti Anticoagulati (Merate)<br />

18. ABIO Merate - Associazione per il Bambino in Ospedale (Merate)<br />

19. UNITALSI (Merate)<br />

20. Umana Società Cooperativa (Merate)<br />

21. Associazione Farsi Prossimo (Casatenovo)<br />

22. 2000 Per Te Onlus (Missaglia)<br />

23. AGA - Assistenza Gruppo Amica (Merate)<br />

24. AISEA - Associazione Italiana per la Sindrome <strong>di</strong> Emiplegia Alternata Onlus (Verderio Superiore)<br />

K. Disagio psichico<br />

1. AGA - Assistenza Gruppo Amica (Merate)<br />

2. Il Volo Società Cooperativa Sociale Onlus (Monticello Brianza)<br />

123


3. Associazione Volontaria-mente Onlus (Merate)<br />

4. Paso Lavoro Società Cooperativa Sociale (Paderno D’Adda)<br />

L. Dipendenze<br />

1. CAT - Club Alcolisti in Trattamento (Paderno D’Adda, Missaglia)<br />

2. APCAT - Associazione Provinciale Club Alcolisti in Trattamento (Cernusco Lombardone)<br />

3. Al-Anon / Al-Ateen Gruppi familiari (Monticello Brianza)<br />

4. Al-Anon Gruppi Familiari (Merate)<br />

5. AA - Alcolisti Anonimi - Associazione <strong>di</strong> Promozione Sociale (Merate, Monticello Brianza)<br />

6. Associazione La Colombina (Casatenovo)<br />

7. Paso Lavoro Società Cooperativa Sociale (Paderno D’Adda)<br />

M. Immigrazione e mon<strong>di</strong>alità<br />

1. La Grande Casa - Società Cooperativa Sociale - Onlus (Casatenovo)<br />

2. Associazione Mehala - Sostegno Infanzia e Famiglia - Onlus (Merate)<br />

3. Associazione Volontari Cristina (Calco)<br />

4. L’Angolo Giro (Casatenovo)<br />

5. Renaissance de Femmes Ivoiriennes <strong>di</strong> lecco e Provincia (Cernusco Lombardone)<br />

6. Piccoli I<strong>di</strong>lli (Merate)<br />

7. Associazione Il Granello (Merate)<br />

8. Associazione Fiera <strong>di</strong> San Giuseppe Artigiano (Osnago)<br />

9. Amici <strong>di</strong> Silvana Onlus (Cernusco Lombardone)<br />

10. Associazione Amici <strong>di</strong> Amambai (Calco)<br />

11. Centri Aiuti per l’Etiopia - CAE (Osnago)<br />

12. Gruppo Missionario <strong>di</strong> Viganò (Viganò)<br />

13. Cassago chiama Chernobyl (Cassago Brianza)<br />

14. Help for Chernobyl children - Maresso (Missaglia)<br />

15. Binario per l’Africa (Perego)<br />

16. Associazione Missionaria La sola verità è amarsi (Barzanò)<br />

17. Associazione sociale e culturale dei Bengalesi <strong>di</strong> Lecco (Calco)<br />

18. Associazione Giuseppe e Giovanna Clerici Onlus (Montevecchia)<br />

19. Il Mercatino Pro Romania (Calco)<br />

20. Insieme per Costruire (Olgiate Molgora)<br />

21. Rwendo Onlus (Viganò)<br />

22. Gruppo Missionario G. Buratti (Osnago)<br />

23. Gruppo Missionario <strong>di</strong> Missaglia (Missaglia)<br />

24. Fondazione Aiutiamoli a vivere (Paderno D’Adda)<br />

25. Gruppo Missionario Caritas Cassago Onlus - GMCC (Cassago Brianza)<br />

26. Amici <strong>di</strong> San Francesco (Osnago)<br />

27. Gruppo Missionario Giovani (Rovagnate)<br />

28. Umanitaria Padana Onlus (Olgiate Molgora)<br />

29. Speranza Congo (Verderio Superiore)<br />

30. Associazione Amici Ikonda Hospital (Cernusco Lombardone)<br />

31. Gruppo Missionario Beverate (Brivio)<br />

32. Operazione Mato Grosso (Barzago, Brivio)<br />

124


33. ProgettoMondo MLAL Movimento Laici America Latina - Gruppo locale Brianza (Casatenovo)<br />

34. Sry Lanka EFA Lecco Onlus (Brivio)<br />

35. Gruppo Missionario La Goccia (Merate)<br />

36. Gruppo Missione (Montevecchia)<br />

37. Amnesty International Gruppo Italia 126 Merate (Osnago)<br />

38. Gruppo Missionario Lomagna (Lomagna)<br />

39. Associazione ‘A Força da Partilha’ (La Forza della Con<strong>di</strong>visione) Onlus (Cernusco Lombardone)<br />

40. Comitato Lecchese per la Pace e la Cooperazione tra i Popoli (Casatenovo)<br />

41. Associazione Ale G. Dalla parte dei bambini (Lomagna)<br />

42. Il Pellicano - Associazione parrocchiale <strong>di</strong> volontariato (Osnago)<br />

43. Associazione Il Germoglio Onlus (Lomagna)<br />

44. Io per Osnago (Osnago)<br />

45. Associazione Culturale Eugenio Nobili (Olgiate Molgora)<br />

46. Auser Brianza (Cassago Brianza)<br />

N. Raccordo e coor<strong>di</strong>namento<br />

1. Coor<strong>di</strong>namento provinciale gruppi Auto Mutuo Aiuto - AMA (Merate)<br />

2. Coor<strong>di</strong>namento dei Centri Sociali, Comitati Anziani e Orti della provincia <strong>di</strong> Lecco (Cassago Brianza)<br />

3. Comitato Lecchese per la Pace e la Cooperazione tra i Popoli (Casatenovo)<br />

O. Sovvenzioni<br />

1. Rotaract Club Merate Brianza (Merate)<br />

2. Interact Merate (Merate)<br />

3. Lions Club Brianza Colli (Barzago)<br />

4. Fondazione ‘Costruiamo il Futuro’ (Barzanò)<br />

5. Lions Club Merate (Robbiate)<br />

6. Leo Club Merate (Monticello Brianza)<br />

7. Rotary Club Merate Brianza (Cernusco Lombardone)<br />

125


ALLEGATO 3<br />

Di seguito vengono elencate le unità d’offerta sociali, socio-sanitarie ed altri servizi, sud<strong>di</strong>vise per area,<br />

presenti nel <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Merate:<br />

Unità d’offerta sociali<br />

SERVIZI PRIMA INFANZIA<br />

Asilo nido/micronido Il Trenino dei Desideri Barzanò<br />

Piccole Meraviglie<br />

Calco<br />

Cascina Levada<br />

Casatenovo<br />

Piri Piri<br />

Casatenovo<br />

Arcobaleno<br />

Cassago Brianza<br />

Pinco Pallino Cernusco L.<br />

Maria Luisa<br />

Lomagna<br />

Girotondo<br />

Merate<br />

Cucciolo Club<br />

Missaglia<br />

Cappuccetto Blu<br />

Olgiate Molgora<br />

Primi Passi<br />

Osnago<br />

Cipì<br />

Paderno D'Adda<br />

Cri Cri<br />

Robbiate<br />

Giar<strong>di</strong>no d'Infanzia<br />

Robbiate<br />

Giò Giò Baby House<br />

Robbiate<br />

SS. Angeli Custo<strong>di</strong><br />

Robbiate<br />

A.Sala Nobili<br />

Viganò<br />

Primavera<br />

Barzanò<br />

Il Bosco dei Cento Acri<br />

Calco<br />

Il Nido del Piccolo Artù Imbersago<br />

Pagnano<br />

Merate<br />

Sunnyside<br />

Merate<br />

Dei Maggiolini<br />

Robbiate<br />

Micro Nido (Ass. Sacro Cuore) Rovagnate<br />

Sole e Luna<br />

Verderio Sup.<br />

Nido famiglia Le primule Merate<br />

Tata House<br />

Robbiate<br />

Il Club delle Lumachine Rovagnate<br />

Il Maialino Blu<br />

Rovagnate<br />

Cucciolo<br />

S. Maria Hoè<br />

Bimbo House<br />

Verderio Sup.<br />

Centro Prima Infanzia Arcobaleno Missaglia<br />

Dai Bimbi<br />

Olgiate Molgora<br />

126


MINORI/GIOVANI<br />

Centro Ricreativo Diurno Scuola Primavera Barzanò<br />

Scuola Primaria<br />

Barzanò<br />

Scuola M. Statale G. Agnesi Casatenovo<br />

Summertime<br />

Calco<br />

CRD <strong>di</strong> Lomagna<br />

Lomagna<br />

CRD <strong>di</strong> Merate<br />

Merate<br />

Scuola dell'Infanzia <strong>di</strong> Pagnano Merate<br />

Parrocchia S. Zeno<br />

Olgiate Molgora<br />

Summertime<br />

Paderno D'Adda<br />

Summertime<br />

Robbiate<br />

Scuola Infanzia A.Sala Nobili Viganò<br />

Centro <strong>di</strong> Aggregazione<br />

Giovanile<br />

Comunità residenziale<br />

(comprende: comunità<br />

educativa, comunità familiare<br />

e alloggio per l'autonomia)<br />

L'Officina<br />

La Scuderia<br />

Parrocchia S.Zeno<br />

Centri Artemisia - La Bussola<br />

Casa Madre Laura<br />

Casa Madre Laura 2<br />

Villa Virginia<br />

Lomagna<br />

Merate<br />

Olgiate Molgora<br />

Merate<br />

Merate<br />

Merate<br />

Cassago Brianza<br />

ANZIANI<br />

Alloggi protetti per anziani Corte Busca Lomagna<br />

Centri <strong>di</strong>urni Villa Farina Casatenovo<br />

Parrocchia S.Zeno<br />

Olgiate Molgora<br />

DISABILI<br />

Centro Socio Educativo L'Alveare Brivio<br />

Artime<strong>di</strong>a<br />

Casatenovo<br />

Casa dei Ragazzi<br />

Olgiate Molgora<br />

CSE Piccoli - Vittorio Oltolini Robbiate<br />

Casa Amica<br />

Merate<br />

127


Unità d’offerta socio-sanitarie<br />

ANZIANI<br />

Residenza sanitaria<br />

assistenziale<br />

Carlo e Elisa Frigerio' Onlus<br />

Maria Monzini<br />

Istituto Geriatrico Frisia<br />

Villa dei Cedri<br />

Az. Spec. Casa <strong>di</strong> Riposo Mont.<br />

Fond. Enrico e Antonio Nobili<br />

Brivio<br />

Casatenovo<br />

Merate<br />

Merate<br />

Monticello Brianza<br />

Viganò<br />

Centro Diurno Integrato Corte Busca Lomagna<br />

DISABILI<br />

Residenza Sanitaria Disabili Casa dei Ragazzi Olgiate Molgora<br />

Comunità Socio Sanitarie La Mia Casa Casatenovo<br />

Don Guanella (n.3)<br />

Cassago Brianza<br />

Il Granaio<br />

Paderno D'Adda<br />

Centro Diurno Disabili AGAH Barzanò<br />

Opera Don Guanella<br />

Cassago Brianza<br />

CDD Comunale<br />

Merate<br />

PSICHIATRIA<br />

Centro <strong>di</strong>urno Centro Diurno Merate<br />

Centro Psico Sociale Centro Psico Sociale Merate<br />

Comunità riabilitative alta<br />

assistenza<br />

CRA Cernusco L.<br />

Comunità riabilitativa me<strong>di</strong>a<br />

assistenza<br />

CRM<br />

Villa Ratti<br />

Casatenovo<br />

Monticello Brianza<br />

DIPENDENZE<br />

Servizi Territoriali<br />

Tossico<strong>di</strong>pendenze<br />

Servizi residenz. e<br />

semiresidenz.<br />

Ser.T.<br />

Villa Gorizia<br />

Merate<br />

Sirtori<br />

128


MINORI E FAMIGLIE<br />

Consultorio familiare Consultorio familiare ASL Cernusco L.<br />

Consultorio familiare ASL Casatenovo<br />

Consultorio familiare ASL Olgiate Molgora<br />

Consultorio interdecanale Merate<br />

MALATI TERMINALI<br />

Hospice Il Nespolo Airuno<br />

Altri servizi<br />

INFANZIA E ADOLESCENZA<br />

Punto gioco Spazio Gioco Cassago Brianza<br />

Sezione primavera Sezione Primavera Barzanò<br />

Sezione Primavera<br />

Merate<br />

Sez. Primav. Sc. Inf. S. Zeno Olgiate Molgora<br />

ANZIANI<br />

Casa albergo Casa Albergo Leoni Merate<br />

Centro Sociale Centro Soc. <strong>di</strong> Piazza Minzoni Merate<br />

FAMIGLIA/IMMIGRAZIONE/MONDIALITÁ<br />

Centro per le famiglie Spazio Più Insieme Merate<br />

Strutture <strong>di</strong> accoglienza Casa Madre Laura Merate<br />

Casa Madre Laura 2<br />

Merate<br />

POVERTÁ/ESCLUSIONE SOCIALE<br />

Strutture <strong>di</strong> accoglienza Casa Famiglia Lorenzo Cremella<br />

Villa Guarnazzola<br />

Merate<br />

Casa Djami<br />

Olgiate Molgora<br />

San Vito<br />

Barzanò<br />

129


Il Pellicano<br />

Casa Sarah<br />

Osnago<br />

Viganò<br />

Centri <strong>di</strong> Ascolto Caritas Graziella Fumagalli Casatenovo<br />

S. Giussani Merate<br />

S. Vittore Missaglia<br />

S. Zeno Olgiate Molgora<br />

S.Vito - Centro Ascolto Caritas Barzanò<br />

Sportelli immigrati Associazione Anolf Barzanò – Merate<br />

Associaz. Volontari Namaste Bevera <strong>di</strong> Castello Brianza<br />

Associazione Ale G.<br />

Calco-Lomagna-Osnago-<br />

Paderno D’Adda<br />

CGIL Ufficio Stranieri Casatenovo – Merate<br />

130

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