OCCHIO E SCLERODERMIA
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RUBRICA MEDICA<br />
“<strong>OCCHIO</strong> E <strong>SCLERODERMIA</strong>”<br />
Dott.ssa Daniela Galimberti<br />
U.O. Oculistica Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico<br />
La Sclerodermia è comunemente definita come una malattia rara, invalidante, complessa ad<br />
eziologia sconosciuta, caratterizzata da fibrosi che interessa cute, polmoni, rene, cuore ed apparati<br />
gastroenterico e muscolo-scheletrico. In questa definizione sarebbe importante aggiungere anche il<br />
coinvolgimento oculare che interessa ben il 48-51% dei pazienti affetti da sclerodermia (B.deA.F.<br />
Gomez et All: Clinics 2011; 66(3):379-385).<br />
Tutte le strutture oculari possono essere bersaglio della patologia sistemica .<br />
La superficie oculare è il più frequente bersaglio della SSs (51%) e la secchezza oculare (Dry Eye)<br />
ne è l’espressione clinica più importante. E’ un quadro clinico di cui c’è ancora molto da scoprire e<br />
che è stato in questi ultimi anni oggetto di studi che ne hanno migliorato le conoscenze<br />
etiopatogenetiche. Attualmente, alla definizione di Dry Eye si preferisce quella di “disfunzione<br />
lacrimale” che meglio identifica i problemi di produzione e distribuzione lacrimale sulla superficie<br />
oculare. È importante introdurre anche il concetto di superficie oculare. Oggi la si considerata<br />
un’unità morfofunzionale dove tutti i componenti (il film lacrimale, gli epiteli di cornea e<br />
congiuntiva, le ghiandole lacrimale principale ed accessorie, le ghiandole del Meibomio) la cui<br />
attività è integrata dal sistema nervoso, endocrino, vascolare ed immunitario costituiscono un unico<br />
sistema in equilibrio dinamico.<br />
Nella pratica clinica riconoscere le alterazioni della superficie oculare, a parte quadri eclatanti di<br />
occhio secco, può essere difficile specie nelle fasi iniziali o sfumate di uno stato patologico quando<br />
la superficie oculare appare conservare un suo film lacrimale apparentemente integro.<br />
Per valutare l’interessamento oculare, nell’ambulatorio generale di oftalmologia il paziente<br />
reumatologico viene sottoposto a visita oculistica e solitamente si misura la sola secrezione<br />
lacrimale mediante Test di Schirmer. Questa sola misurazione del volume lacrimale non è<br />
sufficiente, è necessario valutare le caratteristiche della superficie oculare nel suo insieme.<br />
Nel nostro ambulatorio di superficie oculare è stato approntato un percorso diagnostico che include<br />
un questionario validato per la valutazione della sintomatologia soggettiva ( OCULAR SURFACE<br />
DISEASE INDEX) e i test di primo e secondo livello; ne illustriamo in questa occasione il loro<br />
significato .<br />
Il primo passo, come sempre in qualsiasi contesto clinico, è la raccolta dell’anamnesi per ottenere<br />
informazioni sui disturbi soggettivi, sulle condizioni favorenti l’occhio secco e le terapie<br />
farmacologiche in grado di influenzare la secrezione lacrimale.<br />
I sintomi lamentati sono molteplici ma quelli suggestivi di occhio secco sono: una sensazione di<br />
costante irritazione (bruciore), difficoltà ad aprire gli occhi al mattino, secrezione, filamenti di<br />
muco, sensazione di sabbia negli occhi o di ruvidità sotto le palpebre, intolleranza alla luce,<br />
desiderio di tenere gli occhi chiusi per avere sollievo, disagio oculare per esposizione anche breve<br />
ad agenti irritanti quali il vento, il fumo, l’aria condizionata, il riscaldamento ad aria, il lavoro al<br />
videoterminale o altri lavori che richiedono attenzione elevata ed infine l’ intolleranza per l’uso<br />
anche di breve durata delle lenti a contatto.. da non trascurare in alcuni soggetti, per quanto<br />
apparentemente anomala, la riferita sensazione di<br />
“ avere gli occhi bagnati”.<br />
Gli esami che vengono eseguiti sono:<br />
- L’osservazione al biomicroscopio della congiuntiva, della cornea, del bordo palpebrale per<br />
valutare la presenza di processi infiammatori a carico di queste strutture.<br />
- Il BUT (break-time) valuta la stabilità e l’integrità del film lacrimale. Si esegue alla<br />
lampada a fessura con filtro blu cobalto,colorando il film lacrimale con fluoresceina,
facendo ammiccare ripetutamente il paziente e misurando il tempo impiegato perché<br />
compaiano le aree di rottura del film lacrimale. Lo si considera patologico se < di 10 “.<br />
- La colorazione con fluoresceina consente di apprezzare le alterazioni a carico soprattutto<br />
dell’epitelio corneale. La colorazione mostra una distribuzione caratteristica, rimanendo<br />
confinata all’area centrale interpalpebrale. Nelle forme più severe può interessare anche la<br />
superficie corneale coperta dalle palpebre.<br />
- La colorazione con verde di lissamina mette in evidenza la sofferenza delle cellule<br />
congiuntivali ed è ben tollerato dal paziente a differenza del rosa bengala.<br />
- Il Test di Schirmer misura la secrezione delle ghiandole lacrimali. Si esegue introducendo<br />
l’estremità di una striscia di carta bibula nel fornice congiuntivale inferiore per 5 min e si<br />
misura la lunghezza della parte bagnata. Il valore minimo normale, dopo i 40 anni, è di 10<br />
mm, mentre valori inferiori a 5 mm sono indicativi di una sindrome da disfunzione<br />
lacrimale. Se eseguito dopo instillazione di anestetico si valuta la secrezione lacrimale<br />
basale.<br />
- La microscopia confocale permette di effettuare un esame in vivo dei tessuti della superficie<br />
oculare (margine palpebrale, congiuntiva, ghiandole del Meibomio, cornea) con una<br />
risoluzione paragonabile all’esame istologico. È una nuova tecnica non invasiva che offre<br />
una valutazione quantitativa del danno tissutale, dell’infiammazione, delle alterazioni<br />
dell’innervazione corneale.<br />
In casi selezionati è possibile accedere ad accertamenti più approfonditi (citologia ad<br />
impressione, ferning test, misurazione dell’osmolarità).<br />
La valutazione del questionario proposto ed i risultati dei test eseguiti forniscono una precisa<br />
definizione delle caratteristiche e della gravità del quadro specifico del singolo paziente. La<br />
stadiazione in base alla gravità resta un punto di riferimento nella definizione della strategia<br />
terapeutica da adottare. I principali obiettivi del trattamento sono: ristabilire il normale<br />
equilibrio omeostatico della superficie oculare, controllare l’infiammazione, migliorare il<br />
comfort oculare e la qualità della vita. L’approccio terapeutico della disfunzione lacrimale lieve,<br />
moderata o grave, dovrà prevedere insieme all’impiego dei sostituti lacrimali (colliri, gel,<br />
pomate), alla correzione di eventuali patologie palpebrali associate e all’impiego di farmaci<br />
antinfiammatori locali (steroide,ciclosporina), il rispetto di una serie di norme igienicoambientali<br />
quali: cura dell’ambiente (umidificazione, evitare ventilazioni forzate), impiego di<br />
occhiali con protezioni laterali, riconsiderare l’utilizzo di lenti a contatto, igiene palpebrale<br />
(pulizia del bordo palpebrale e applicazioni di impacchi caldo-umidi con massaggio palpebrali).<br />
I sostituti lacrimali attualmente in commercio sono numerosi e profondamente differenti nelle<br />
caratteristiche compositive, ma nessuno riesce a mimare in modo ottimale il film lacrimale<br />
naturale. Scegliere il preparato adatto non è sempre facile. La scelta è compiuta in modo<br />
ragionato in base all’inquadramento clinico con quadri di gravità differenti, una “gravità” che<br />
varia in termini sia di estensione del danno alla superficie oculare, sia di sintomatologia riferita<br />
dal paziente, fattori che peraltro non sono sempre associati. E’ universalmente consigliata<br />
l’instillazione in modo regolare soprattutto nelle forme lieve e moderate e si ritiene che qualora<br />
si debba instillare un sostituto lacrimale per quattro o più volte al giorno, sia consigliato<br />
utilizzare una formulazione senza conservante.<br />
Il secondo bersaglio, in ordine di prevalenza, della Sclerodermia è la palpebra. Le alterazioni<br />
palpebrali si manifestano nel 48% dei casi e con maggior frequenza nei quadri di SSs diffusa<br />
cutanea ed a precoce. Sono caratterizzate da modificazioni della cute, anomalie vascolari<br />
(teleangectasie), fibrosi palpebrale con indurimento, eversione difficoltosa, anomalie della motilità<br />
palpebrale con incompleta chiusura della rima palpebrale, riduzione del fornice congiuntivale che<br />
rende difficoltosa la somministrazione dei colliri.<br />
L’interessamento congiuntivale e sclerale si traduce in dilatazione dei vasi, teleangectasie,<br />
congestione vascolare, noduli di episclerite e sclerite.<br />
La retina e la coroide esprimono il loro coinvolgimento con il riscontro all’esame del fundus di<br />
essudati molli, emorragiole, tortuosità vascolare nei quadri di SSs avanzata con interessamento
enale ed ipertensione sistemica. L’ipoperfusione capillare, i difetti dell’epitelio pigmentato sono<br />
espressione del danno endoteliale, dell’ispessimento della membrana basale.<br />
E’ fondamentale ampliare la valutazione del coinvolgimento oculare in corso di Sclerodermia<br />
seguendo un percorso diagnostico ben articolato per un più preciso approccio terapeutico ed è<br />
senza dubbio essenziale la collaborazione con gli altri specialisti per la multidisciplinarietà di una<br />
malattia molto complessa e variegata, qual è la Sclerodermia.