Ittireddu - Sardegna Cultura
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ITTIREDDU<br />
Il Museo e il Territorio
14<br />
SARDEGNA ARCHEOLOGICA<br />
ITTIREDDU<br />
Francesca Galli<br />
il museo e il territorio<br />
Carlo Delfino editore
Il piccolo centro di <strong>Ittireddu</strong> è raggiungibile dal km 180 della SS 131<br />
Carlo Felice, imboccando la SS 128 bis, passando per Mores e per la<br />
Provinciale che si raccorda alla Bono-<strong>Ittireddu</strong> che collega il Goceano<br />
con la Olbia-Ozieri.<br />
Il territorio attraverso i secoli<br />
Il territorio (Kmq 23,86), per lo più impervio, sebbene con rilievi di<br />
scarsa entità, concentra la massima parte degli insediamenti ad Ovest<br />
del centro abitato dove si hanno le zone pianeggianti intensamente<br />
frequentate fin dai periodi più antichi.<br />
Le prime attestazioni di presenza umana si hanno a partire dal Neolitico<br />
Recente (3500-2700 a.C.), època a cui risalgono le numerosissime<br />
domus de janas (oltre 60), per lo più raccolte in vaste necropoli,<br />
nonché una certa quantità di materiali litici e ceramici attestanti una<br />
frequentazione forse riferibile ad insediamenti di cui non rimane,<br />
però, più alcuna traccia (Lavrudu, Sas Conzas, M. Zuighe).<br />
Altrettanto capillare fu l’occupazione del territorio in età nuragica,<br />
per la quale le fonti ricordano una quindicina di nuraghi, anche se attualmente<br />
è possibile individuare le tracce, più o meno consistenti, di<br />
soli sei monumenti (Nuraghe Funtana, di Monte Lisiri, Badde<br />
Tanchis, Sa Domu ‘e s’Orku, Chisti e Fradres), il cui stato di conservazione,<br />
fra l’altro, è spesso assai precario.<br />
È interessante rilevare che in tutti i casi l’area intorno ai nuraghi<br />
conserva tracce di insediamenti abitativi (capanne, recinti, cortili).<br />
Semnre a quest’epoca risale una niccola fonte sacra (Fiintrn ‘e Ruleì<br />
mentre non sono state rinvenute tombe di giganti.<br />
L’età romana non ha lasciato imponenti monumenti, ma numerosi<br />
e significativi indizi di frequentazione, quali un ponte, un insediamento<br />
produttivo (Sas Conzas) di non comune interesse e due inogei funerari<br />
(Sa Fraigada). A queste testimonianze vanno aggiunte le tracce di<br />
impianti abitativi, spesso sovrapposti a insediamenti di epoca precedente<br />
o utilizzanti strutture già esistenti dove rimangono evidenti i<br />
5
segni dei ripristini.<br />
Non è raro il caso in cui sono solo i pochi frammenti ceramici raccolti<br />
in superficie ad indicare l’esistenza di aree occupate in questa<br />
epoca.<br />
Anche in età alto e basso medievale la vita nel territorio di <strong>Ittireddu</strong><br />
è continuata senza interruzione; e che la frequentazione non sia stato<br />
un fatto sporadico lo dimostrano i significativi materiali rinvenuti<br />
nelle aree di Monte Zuighe e Olensas, nonché le due chiese di Santa<br />
Croce e di Sant’Elena, di impianto bizantino, e la chiesa di<br />
S.Giacomo di pieno XIII secolo.<br />
Il Museo<br />
Il Civico Museo Archeologico ed Etnografico ha la sua moderna<br />
sede in locali appositamente progettati contigui all’edificio del<br />
Municipio.<br />
Per quanto riguarda la sezione archeologica, questa, inaugurata nel<br />
1984, raccoglie i risultati della ricerca topografica effettuata nel<br />
territorio negli anni 198081.<br />
Più in particolare vi sono illustrati, per mezzo di fotografie e pannelli<br />
didattici, i monumenti censiti inseriti nelle vicende<br />
storicoarcheologiche che hanno caratterizzato la <strong>Sardegna</strong>.<br />
I materiali esposti non provengono da scavi sistematici, bensì sono<br />
il risultato della raccolta di superficie o di brevi interventi di recupero<br />
effettuati nelle varie località.<br />
Nel 1988 l’esposizione è stata arricchita ed ampliata con la<br />
presentazione dei dati e dei risultati dello scavo archeologico che dal<br />
1982 viene condotto presso il Nuraghe Funtana.<br />
I criteri adottati nell’allestimento sono ad un tempo cronologici e<br />
topografici, per cui partendo dall’epoca preistorica per arrivare ad età<br />
medievale, i materiali sono presentati mantenendo, però, costanti riferimenti<br />
ai luoghi di provenienza.<br />
L’esposizione prende il via dall’ingresso dove sono illustrate le<br />
caratteristiche del territorio, mentre una carta di distribuzione permette<br />
di avere una visione generale delle emergenze differenziate<br />
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cronologicamente per mezzo di colori diversi che potremmo definire<br />
l’elemento guida di ciascuna epoca.<br />
Una grande tabella cronologica consente un immediato orientamento<br />
attraverso le vicende culturali susseguitesi in <strong>Sardegna</strong>.<br />
Sala I<br />
La prima sala del Museo è dedicata all’età prenuragica. I pannelli<br />
offrono un quadro puntuale del territorio in questo periodo,<br />
soffermandosi, in particolare, sui singoli gruppi di domus de janas:<br />
Monte Ruju (n. 1), Partulesi (n. 3), Monte Nieddu.<br />
Due vetrine espongono i materiali. Nella prima sono presentati i ritrovamenti<br />
effettuati nel corso di un intervento di scavo eseguito in<br />
una delle tombe che costituiscono la necropoli di Monte Pira (n. 2).<br />
L’ipogeo consta di un’ampia cella rettangolare divisa in due parti<br />
da un basso gradino sul quale è impostato un pilastro e di altre quattro<br />
cellette secondarie quadrangolari.<br />
Il materiale fu rinvenuto in un unico strato, sconvolto, nella cella<br />
principale dove, probabilmente, sono confluiti anche i depositi degli<br />
altri vani.<br />
Si tratta di materiale ascrivibile, in massima parte, al Neolitico Finale<br />
Eneolitico. Mancano pezzi riferibili alla <strong>Cultura</strong> di Ozieri nel suo<br />
aspetto più tipico (cramica riccamente decorata) mentre sono presenti<br />
olle con ansa a tunnel, scodelle e vasi tripodi con superfici chiare lu<br />
cidate a stecca, tipiche della fase terminale della <strong>Cultura</strong> di Ozieri.<br />
L’uso prolungato della sepoltura è attestato dalla presenza di materiali<br />
riferibili alla corrente del Vaso Campaniforme (2200-1800 a.C.)<br />
rappresentata da bei pezzi riccamente decorati.<br />
In particolare va segnalato un bicchiere a campana la cui superficie<br />
esterna è campita da bande parallele puntinate e triangoli. Lo stesso<br />
tipo di ornamentazione si ritrova su altri frammenti riferibili ad analoghe<br />
forme. Al medesimo orizzonte culturale sono attribuibili due<br />
ciotole carenate, umbilicate.<br />
La seconda vetrina espone i materiali ceramici e litici rinvenuti sporadici<br />
in varie località del territorio (Lavrudu, Sas Conzas, Olensas).<br />
Fra i primi sono documentati, purtroppo in maniera estremamente<br />
frammentaria, scodelle, tazze carenate, un fondo di pisside e un vaso<br />
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a cestello con decorazioni costituite da festoni concentrici, da incisioni<br />
o solcature tipiche della <strong>Cultura</strong> di Ozieri.<br />
Il materiale litico, oltre che da due accettine trapezoidali, è attestato<br />
da una strumentazione costituita da punte di freccia, lame, raschiatoi<br />
in selce, ossidiana e diaspro rosso, pietra locale, quest’ultima, di<br />
cui si rinvengono piccoli filoni in alcune zone del territorio.<br />
Un menhir frammentario (h residua m 1,90), proveniente dall’area di<br />
Lavrudu, completa il quadro relativo a quest’epoca.<br />
Sala 2<br />
Sono qui documentati per mezzo di pannelli i monumenti di età nuragica:<br />
Nuraghc Sa Domu ‘e s’Orku (n. 4); ii Nuraghe Chisti che è un<br />
monotorre con un’altezza residua di circa m 2,00 con avvio di scala e<br />
tre nicchie ricavate nello spessore murario della camera; la fonte sacra<br />
Funtana ‘e Baule (n. 7).<br />
Ampio spazio è stato riservato all’insediamento di Monte Zuighe<br />
(n. 6) dove si sviluppò il villaggio riferibile al Nuraghe Funtana (n. 5)<br />
e dal quale proviene la massima parte del materiale esposto nelle<br />
vetrine nn. 3, 4 e 6. La vetrina n. 3 è dedicata ai materiali bronzei o<br />
legati all’attività fusoria. In particolare sono esposti un bacile a calotta<br />
e numerose punte di freccia, probabilmente di carattere votivo, oltre<br />
ad abbondanti scorie di fusione. Assai interessanti sono due matrici:<br />
la prima, in steatite, ha due lati consecutivi lavorati; su una faccia residua,<br />
fino al foro trasversale compreso, la parte a taglio ortogonale di<br />
un’ascia, mentre sull’altra l’impronta di una parte di ascia a doppio<br />
taglio.<br />
Della seconda matrice, per un pugnale a lingua da presa, il Museo<br />
espone il calco (l’originale è conservato nel Museo G.A.Sanna di<br />
Sassari).<br />
Nella vetrina n. 4 sono illustrati i materiali di importazione, di provenienza<br />
extrainsulare, attestanti la fiorente attività commerciale nella<br />
quale, grazie alla sua favorevole posizione rispetto alle vie di penetrazione,<br />
dovette trovarsi inserito il territorio di <strong>Ittireddu</strong>.<br />
Tali materiali sono stati rinvenuti sporadici lungo le pendici di<br />
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Monte Zuighe.<br />
Si tratta di due anfore etrusche frammentarie, una databile tra la<br />
fine del VII secolo a.C. e gli inizi del VI, l’altra al pieno V secolo.<br />
Di probabile provenienza attica o magno-greca è un fondo di lekythos<br />
a figure nere (fine VI-inizi V sec. a.C.) di cui residua il piede<br />
cilindrico e la parte inferiore del corpo su cui è conservato l’inizio<br />
della decorazione, probabilmente riferibile ad una scena del thiasos<br />
bacchico, dove si distingue un tralcio senza grappoli.<br />
Ancora un unicum senza confronti puntuali, sebbene sia evidente<br />
l’ispirazione ad ambito orientale, è una coppa su basso piede decorata,<br />
sia internamente che esternamente, da bande concentriche dipinte<br />
in arancio vivo.<br />
Una piccola anfora frammentaria ed un’olletta con ornamentazione<br />
costituita da fasce parallele, sono la testimonianza della presenza punica,<br />
almeno a partire dal VI secolo a.C., in questo territorio.<br />
Nella vetrina n. 5 è esposto il calco di un oggetto bronzeo (l’originale<br />
è nel Museo Archeologico Nazionale di Cagliari) raffigurante un<br />
nuraghe qiiadrilobato e una capanna con tetto a doppio spiovente<br />
sormontato da un uccellino. Il manufatto, che proviene da una località<br />
ignota del territorio, appartiene ad una classe di materiali (quella<br />
dei modellini di nuraghe) di carattere probabilmente cultuale, come<br />
gli analoghi esemplari da Olmedo (SS) e da Sorso (SS), gli unici altri<br />
due in bronzo, o i più numerosi in pietra.<br />
L’oggetto è stato collocato cronologicamente intorno al VII secolo<br />
a.C..<br />
Anche nella vetrina n. 6 sono esposti materiali rinvenuti lungo le<br />
pendici del ricco insediamento di Monte Zuighe. Sono tutte forme<br />
tipiche di età nuragica. Assai numerose sono le olle e le ciotole in<br />
gran parte carenate. La presenza di anse ad X ci attesta l’esistenza di<br />
grandi dolii, testimoniati anche da altri esemplari esposti nella sala.<br />
Estremamente varie sono, poi, le sintassi decorative che si ritrovano<br />
su anse di brocche askoidi con raffinate superfici lucidate a stecca<br />
(cerchielli impressi a occhio di dado, motivo a spina di pesce, linee<br />
incise).<br />
Tra le vetrine n. 4 e n. 6 è un grande bacile in pietra il cui uso è probabile<br />
che sia legato all’attività della panificazione.<br />
9
Sale 3 e 4<br />
Queste due sale che, come si è accennato, sono state allestite nel<br />
1988 presentano parte dei risultati delle campagne di scavo condotte<br />
presso il Nuraghe Funtana a partire dal 1982.<br />
Al centro della prima sala sono esposti il focolare e due “tavolini”<br />
rinvenuti sul battuto di terra che costituiva il piano pavimentale della<br />
camera centrale del nuraghe. Il focolare, in trachite, è composto da<br />
sette blocchi a settore circolare; assai evidenti sono le tracce d’uso<br />
lasciate dai resti carboniosi. Al suo interno, oltre a ceneri e carboni,<br />
furono rinvenuti alcuni frammenti ceramici e una paletta in bronzo.<br />
I “tavolini”, monolitici, sono anch’essi in pietra e sono costituiti da<br />
un piano circolare su piede troncoconico. Questi manufatti, che fino<br />
ad oggi sono privi di confronti puntuali, dovevano costituire, insieme<br />
al focolare e al sedilebancone, l’arredo della camera centrale.<br />
Di fianco a questi è esposta una grande olla fittile quadriansata, recuperata<br />
quasi integra sul piano pavimentale, costituito da lastre irregolari,<br />
della nicchia centrale della camera del nuraghe, ed utilizzata,<br />
verosimilmente, come contenitore per derrate alimentari.<br />
Un pannello presenta una pianta articolata del monumento con l’indicazione<br />
dei punti dei singoli ritrovamenti più significativi. Le varie<br />
fasi costruttive sono contraddistinte da colori diversi.<br />
Le tre vetrine di questa prima sala offrono una scelta dei materiali<br />
recuperati nel corso dello scavo.<br />
Nella vetrina n. 7 sono esposti i materiali dello strato d’uso del cortile,<br />
individuato, così come quello della camera centrale, sotto il<br />
potente crollo che aveva sigillato le testimonianze dell’ultima fase di<br />
vita del nuraghe. Si tratta, prevalentemente, di olle, scodelle e fornelli<br />
utilizzati per sostenere contenitori da fuoco. Singolare è una piccolissima<br />
testina fittile raffigurante un cervo. Nella vetrina n. 8 sono raccolti<br />
alcuni fra i materiali più significativi recuperati nello strato di<br />
crollo. Questi, benché non indicativi di un preciso contesto, hanno<br />
ugualmente importanza come attestazioni tipologiche. Si tratta di<br />
frammenti decorati a pettine la cui presenza lascia supporre una fase<br />
più antica di utilizzo del monumento rispetto a quella testimoniata dai<br />
materiali dello strato d’uso. Oltre a questi sono presenti frammenti<br />
pertinenti ad askoidi, un manico di navicella con foro di sospensione,<br />
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una lucerna a navicella ed un’altra barchetta decorata a cerchielli.<br />
Notevole, infine, una ciotolina miniaturistica.<br />
Sempre in questa vetrina sono presentati alcuni oggetti provenienti<br />
dallo strato d’uso delle nicchie. Da quella del corridoio è stato recuperato<br />
un vaso biansato con ciotola di copertura, mentre due lucerne a<br />
navicella e un bellissimo askos riccamente decorato provengono dalla<br />
nicchia a della camera centrale. Ricordiamo, inoltre, un vago di pasta<br />
vitrea.<br />
Nella vetrina n. 9 sono gli oggetti in bronzo, o legati all’attività fusoria,<br />
recuperati nei vari ambienti del nuraghe.<br />
Oltre ad alcuni punteruoli e frammenti di bracciale, ampiamente attestati<br />
sono i pugnaletti, uno dei quali presenta una decorazione a<br />
linee incise.<br />
Di varie dimensioni, poi, sono le asce a margini rialzati; particolarmente<br />
ben conservata è una proveniente dal corridoio del monumento.<br />
Dallo strato di crollo della camera centrale proviene un piccolo<br />
frammento raffigurante una mano che sorregge il lembo di un mantello,<br />
di indubbia pertinenza di un bronzetto riproducente probabilmente<br />
un pastore.<br />
Oltre agli oggetti in bronzo ve ne sono alcuni in ferro, quali una<br />
sorta di compasso, un anellone e una punta di lancia.<br />
Manufatto non comune è, poi, un crogiuolo in terracotta dal cortile.<br />
Il recipiente conserva notevoli tracce di bronzo e di vetrificazione.<br />
È mancante di una parte dove forse era ricavato un beccuccio per lo<br />
scolo del metallo fuso. Nel manico, forato, penetrava uno strumento<br />
(lancia ?) che ha lasciato chiaramente visibile l’impronta nell’argilla<br />
ancora fresca.<br />
Per motivi conservativi non ha ancora trovato posto nel Museo un<br />
oggetto assai peculiare. Si tratta di un pezzo in cuoio (evidentemente<br />
nel corso del tempo si sono venute a creare condizioni favorevoli alla<br />
conservazione di un materiale solitamente deperibile) ripiegato due<br />
volte su se stesso, all’interno del quale è racchiuso un altro rettangolo<br />
di pelle, con ai margini inferiori due grossi chiodi. Il manufatto è<br />
stato interpretato come il cuscinetto che veniva interposto fra la cervice<br />
dei buoi e il giogo e a questo fissato con i chiodi.<br />
Rappresentazioni di buoi aggiogati secondo questo sistema ci sono<br />
11
conservate da alcuni bronzetti.<br />
La sala successiva illustra alcuni momenti dello scavo. Nella vetrina<br />
n. 9 è esposto un vaso quadriansato coperto da una ciotola con il<br />
suo prezioso contenuto. Si tratta di più di 19 chili di rame costituiti da<br />
frammenti di lingotti del tipo ox-hide (a pelle di bue), di panelle e da<br />
5 frammentini di spada votiva.<br />
Il “ripostiglio” fu rinvenuto a quota-2 metri dalla volta nel corso<br />
dello scavo dell’andito. Il ritrovamento del vaso, illustrato insieme al<br />
suo svuotamento effettuato in laboratorio di restauro in un pannello<br />
accanto alla vetrina, se collegato al recupero di altri frammenti di lingotto<br />
nel cortile, al crogiuolo, alle matrici, alla fornace ubicata su<br />
Monte Zuighe, nonché ad un altro ripostiglio di bronzi di cui si ha<br />
notizia (anche se se ne sono perse le tracce), offre un’idea assai articolata<br />
della fiorente attività metallurgica che si doveva svolgere in<br />
questa località.<br />
Le vetrine nn. 11 e 12 ed il pannello fra queste documentano la<br />
situazione dello strato d’uso della camera centrale. Una volta eliminato<br />
il crollo, infatti, sul sedile-bancone poggiante sul piano pavimentale,<br />
furono messi in luce numerosi frammenti relativi in massima<br />
parte, così come nel cortile, ad olle, ciotole, tegami e fornelli di varia<br />
dimensione e foggia. Fra le ciotole ve ne sono di umbilicate ed una<br />
deformata in corso di cottura.<br />
Sono presenti anche alcuni frammenti di askoidi decorati ed un’anforetta<br />
globulare quadriansata con ornamentazione costituita da cerchielli<br />
e linee incise.<br />
L’ultima vetrina della sala, infine, (n. 13) presenta i materiali rinvenuti<br />
fuori strato, ma che attestano inequivocabilmente il riuso di alcune<br />
parti del monumento, o dell’area ad esso adiacente, in età punica e<br />
romana. Al primo momento sono da attribuire una oinochoe ed alcuni<br />
frammenti a bande dipinte; un fondo in vernice nera, sigillata africana<br />
A, C e D ed alcune lucerne documentano la frequentazione a<br />
partire da epoca repubblicana fino alla piena età imperiale.<br />
Sala 5<br />
L’ultima sala del Museo riunisce le testimonianze di epoca romana<br />
12
e medievale.<br />
Sulla parete sinistra trovano posto i pannelli che illustrano i pochi<br />
insediamenti di età romana: i silos di Sas Conzas (n. 8), gli ipogei<br />
funerari di Sa Fraigada (n. 10) e il Pont’Ezzu (ii. 9).<br />
Le due vetrine relative a questa sezione espongono piccoli frammenti<br />
in sigillata africana rinvenuti sporadici in varie località, riferibili<br />
a forme che dal I secolo d.C. giungono fino al V, due tegole con<br />
il bollo dell’officina di produzione appartenente ad Atte, liberta di<br />
Nerone (I sec. d.C.), che-oltre che ad Olbia dovette probabilmente<br />
avere dei possedimenti in quest’area più interna; sono poi presenti dei<br />
pesi da telaio.<br />
Assai interessanti sono anche i materiali tardo-romani quali due<br />
olle da fuoco con presa ad orecchia impostata orizzontalmente (IVV<br />
sec. d.C.) e due frammenti di testi l’uno decorato a spina di pesce,<br />
l’altro a grossi cerchielli impressi.<br />
Sulla parete di destra sono presentati i monumenti di età medievale:<br />
Chiesa di Santa Croce (n. 11), chiesa di S.Elena (n. 12) e di San<br />
Giacomo (n. 13).<br />
Delle tegole bipedali che costituiscono la copertura originaria della<br />
Chiesa di Santa Croce sono esposti alcuni esemplari nella vetrina n.<br />
17, mentre nella n. 16 è possibile vedere due frammenti di transenna<br />
pertinenti ad un’iconostasi, un anello digitale in bronzo (V-Vu sec.<br />
d.C.) decorato con una stella a cinque punte proveniente da Monte<br />
Zuighe, località dalla quale sono stati recuperati anche due ziri frammentari,<br />
sempre altomedievali, decorati da ricchi motivi impressi.<br />
Completano il quadro di questo periodo, materiali alto e basso medievali<br />
restituiti, nel corso di un saggio di scavo, dall’area cimiteriale<br />
adiacente alla chiesa di Santa Croce.<br />
Ricordiamo che il Museo possiede anche una sezione etnografica,<br />
infelicemente allogata in un ampio spazio che ha funzione di aula<br />
consiliare.<br />
Essa espone attualmente reperti attinenti a vari aspetti della cultura<br />
tradizionale (il lavoro contadino, la pastorizia e le tecniche tradizionali<br />
di lavorazione del latte, l’intreccio, la panificazione e la preparazione<br />
dei dolci, la filatura e la tessitura).<br />
Oltre che dagli oggetti ad esse relative, le varie attività sono documentate<br />
da riproduzioni fotografiche che ne colgono i momenti<br />
13
salienti mostrando, per quanto possibile, le tecniche e le modalità di<br />
utilizzazione, nell’uso pratico, degli stessi oggetti esposti.<br />
Fig. 23 Necropoli ipogeica di Partulesi. Pianta e sezioni delle tombe<br />
141516 e 21.<br />
I monumenti<br />
Si è preferito presentare delle schede dei siti separatamente dalla<br />
guida vera e propria del Museo per un duplice ordine di motivi. Da un<br />
lato, infatti, ci è parso più semplice per il lettore poter seguire il percorso<br />
attraverso le sale senza interruzioni provocate dalle descrizioni<br />
dei monumenti, dall’altro si è pensato che, a sua volta, l’itinerario<br />
attraverso gli insediamenti potesse avere la funzione di agile guida per<br />
chivolesse poi, eventualmente, avvicinarsi al territorio.<br />
Se è pur vero che la ricerca capillare condotta sul territorio di<br />
<strong>Ittireddu</strong> ha permesso di individuare le tracce di numerosi siti, è<br />
altrettanto vero che alcuni di essi offrono un interesse strettamente<br />
specialistico, riducendosi, in alcuni casi, ad una semplice attestazione<br />
di frequentazione.<br />
Per questo motivo pare opportuno segnalare anticipatamente il<br />
livello di visitabilità di ciascun monumento, per chi non sia un addetto<br />
ai lavori.<br />
Necropoli ipogeica di Monte Ruju *<br />
È accessibile, per chi dalla SS 128 bis fra il km 74 e 75 prenda il<br />
bivio per <strong>Ittireddu</strong>, all’altezza del secondo chilometro, sulla sinistra.<br />
Le 17 tombe che costituiscono la necropoli sono scavate in bassi<br />
banchi di tufo trachitico.<br />
Essendo state tutte saccheggiate in antico sono facilmente accessibili,<br />
pur non presentando caratteristiche di rilievo. Sono tutte pluricellulari<br />
con piante ora irregolari, ora con schema a sviluppo longitudi-<br />
14
nale.<br />
Gli accessi alle varie tombe sono tutti del tipo a dromos che, però,<br />
non raggiunge mai dimensioni monumentali.<br />
In alcuni ipogei è possibile intuire interventi successivi alla prima<br />
escavazione, attestati, ad esempio, dall’unione in un unico complesso<br />
di tombe originariamente separate.<br />
La mancanza di materiali, sia dalle domus che dall’area circostante,<br />
non permette di stabilire i periodi di utilizzo della necropoli.<br />
Tomba 1: presenta cinque vani di forma assolutamente irregolare.<br />
Tomba la: impianto a T variato; sei celle regolari.<br />
Tomba 2a: cinque vani accuratamente lavorati; impianto a sviluppo<br />
longitudinale.<br />
Tomba 2-3: unica tomba, risultato della fusione di due ipogei. Sei<br />
vani di forma irregolare. La lavorazione delle pareti è molto curata e<br />
sul pavimento si notano i rincassi per l’alloggiamento delle lastre di<br />
chiusura.<br />
Tomba 4: inaccessibile perchè interrata.<br />
Tomba 5: due vani preceduti dall’accenno di un terzo.<br />
Tra le due celle portello di comunicazione munito di rincasso. Sulla<br />
destra dell’ingresso, sul fronte roccioso, accenno di escavazione di<br />
una rozza nicchia.<br />
Tomba 6-7: anche in questo caso si trattava originariamente di due<br />
ipogei separati che oggi risultano collegati. ,t costituita da dieci vani<br />
irregolari di rozza esecuzione.<br />
Tomba 8: sei vani irregolari e di rozza esecuzione.<br />
Tomba 9: unica cella rettangolare preceduta da breve dromos con il<br />
quale comunica tramite un portello con rincassi. Sulla parete di fondo<br />
è scolpito il contorno di un altro portello non scavato. Pareti ben rifinite.<br />
Tomba 10: unica cella preceduta da dromos; copertura in parte crollata.<br />
Tomba 11: tre celle irregolari precedute da lungo dromos; sul fondo<br />
una nicchietta.<br />
Tomba 12: lungo dromos scoperto che si apre su un’ampia cella irregolare<br />
lungo le pareti della quale corre una sorta di rozzo gradone (h<br />
cm 205). Sulla parete di fondo è ricavata una specie di nicchia.<br />
15
Tomba 13: pianta a T. Lungo dromos e tre celle disposte orizzontalmente.<br />
Pareti piuttosto rozze.<br />
Tomba 14: tre vani preceduti da dromos scoperto.<br />
Tomba 15: quasi completamente crollata: residua ben visibile l’anticella.<br />
Tomba 16: quasi completamente crollata; distinguibile l’anticella e<br />
altri due vani.<br />
Necropoli di Monte Pira *<br />
Si raggiunge prendendo la via che costeggia il campo sportivo e<br />
proseguendo per circa 300 metri dopo aver preso il primo bivio sulla<br />
destra.<br />
Si tratta di 13 ipogei scavati nel tufo trachitico, quattro dei quali<br />
inaccessibili perchè quasi completamente interrati. È possibile che<br />
tali tombe non siano state violate o che, comunque, possano restituire<br />
dei materiali, come si è verificato per la domus n. I che si presentava<br />
ugualmente inaccessibile.<br />
Tomba 1: è l’ipogeo da cui fu recuperato il materiale esposto nella<br />
vetrina n. 1 del Museo.<br />
Tomba n. 2: due vani più un terzo inaccessibile.<br />
Tombe n. 36: interrate.<br />
Tomba n. 7: due vani, di cui il primo con volta crollata ed una nicchietta,<br />
preceduti da dromos.<br />
Tomba 8: residuano due celle, di cui una interrata, più un’area scoperta<br />
risultato di celle crollate.<br />
Tomba 9: inaccessibile perchè piena di materiali essendo<br />
impropriamente utilizzata come deposito.<br />
Tomba 10: quattro celle irregolari precedute da un dromos. Attuaimente<br />
vi sono allogati una mangiatoia ed un abbeveratoio.<br />
Tomba 11: residua un’unica grande cella con due nicchie.<br />
Tomba 12: volta completamente crollata: due vani, sulla parete di<br />
uno dei quali traccia di portello non scavato.<br />
Tomba 12a: due cavità interrate.<br />
Tomba 13: due vani comunicanti orizzontalmente.<br />
16
Necropoli di Partulesi **<br />
Via più agevole per raggiungere il sito è quella che dal Museo conduce<br />
alla chiesa diruta di S.Elena, subito dopo la quale si piega a<br />
destra percorrendo un tratto a fondo naturale per circa 300 metri.<br />
Per un fronte di circa 1 chilometro, sono state scavate nel banco tufaceo<br />
una trentina di domus de janas. Il complesso, però, doveva cornprendere<br />
un maggior numero di ipogei in quanto la roccia conserva<br />
accanto alle numerose cavità dovute all’azione eolica-tracce di tombe<br />
completamente distrutte.<br />
Tomba 1: dromos scoperto che precede tre vani (l’ultimo con nicchietta)<br />
a sviluppo longitudinale.<br />
Tomba 2: tre vani irregolari. La cella principale, sulla sinistra, ha<br />
una sorta di “letto” rialzato di ca. cm 20.<br />
Tomba 3: due vani irregolari.<br />
Tomba 4: due vani irregolari.<br />
Tomba 5: dromos scoperto che precede due celle. La prima ha una<br />
pianta abbastanza regolare ed ha un’altezza (m 1,30) superiore a quella<br />
della media dei vani degli altri ipogei.<br />
Tomba 6: quattro vani anche se in origine dovevano essere cinque;<br />
quello centrale, infatti, è stato ottenuto dalla fusione di due.<br />
=<br />
Tomba 7: solo labili tracce.<br />
Tomba 8: oggi è un’unica cella, ma in origine doveva constare di un<br />
dromos e due vani.<br />
Tomba 9: pianta a T variato. Quattro vani; tra i primi due, portello<br />
con rincasso per la lastra sul pavimento.<br />
Tomba 10: due vani preceduti da accenno di dromos. Sulla soglia,<br />
canaletta per il deflusso delle acque.<br />
Tomba 11: quattro vani a sviluppo longitudinale, piuttosto regolari<br />
e con pareti ben lavorate, comunicanti fra loro tramite portelli con<br />
cornice. Ai lati dell’ultima cella due nicchiette.<br />
Tomba 12: impianto a T variato; cinque vani preceduti da dromos.<br />
Sulla parete dell’ultima cella tracce di un portello non scavato.<br />
Tomba 13: parzialmente distrutta; residua un ampio vano risultato<br />
della fusione di almeno due e altre due celle.=<br />
17
Tombe 14-15-16: originariamente si trattava di tre ipogei di cui<br />
restano ancora ben visibili i singoli accessi, attualmente però sono<br />
comunicanti fra loro. Complessivamente sono 12 vani.<br />
La peculiarità di questa tomba è che, esternamente, sopra l’ingresso<br />
della domus n. 14 è scolpita una stele alta complessivamente m<br />
2,75.<br />
Nella parte superiore, la roccia appare lavorata a semicerchio (raggio<br />
m 0,60) con, quasi al centro, un solco profondo cm 5; è probabile che<br />
qui fosse allogata la lunetta. Si tratta di un intervento successivo all’escavazione<br />
della tomba, ad imitazione delle steli delle contemporanee<br />
tombe di giganti di età nuragica.<br />
Tomba 17: tre piccoli vani originariamente preceduti da un dromos.<br />
Sulla soglia dell’entrata è una canaletta per la fuoriuscita delle acque.<br />
Tomba 18: tre vani preceduti da dromos. Tra gli ultimi due, bel portello<br />
architravato. Pareti e volta ben rifinite. All’interno, davanti<br />
all’entrata, è una cuppella.<br />
Tomba 19: indubbiamente è la più bella e la meglio conservata dell’intero<br />
complesso. Impianto a T. Tre vani preceduti da dromos. La<br />
cella di fondo ha sulla sinistra un gradone, mentre sulla parete frontale<br />
una nicchietta. Notevole l’altezza dei vani.<br />
Tomba 20: in gran parte crollata.<br />
Tomba 21: monocellulare, irregolare, preceduta da dromos.<br />
Tomba 22: completamente rimaneggiata per allogarvi una porcilaia.<br />
Tomba 23: due vani di buona lavorazione.<br />
Tomba 24: due vani irregolari, ma ben rifiniti, preceduti da dromos.<br />
Fra di essi portello con rincasso sul pavimento per la lastra di chiusura.<br />
Tomba 25: in parte rimaneggiata. Due celle e una nicchia. Molte<br />
cuppelle sulle pareti.<br />
Tomba 26: ipogeo a sviluppo longitudinale. Dromos parzialmente<br />
scoperto comunicante con un vano separato dall’altra cella da un bel<br />
portello munito di cornice e architravato.<br />
Nuraghe Sa Domu ‘e s’Orku *<br />
E accessibile, per chi dalla SS 128 bis fra il km 74 e 75 prenda il<br />
18
ivio per <strong>Ittireddu</strong>, sulla destra seguendo le apposite indicazioni.<br />
E indubbiamente un monumento di rilevantissimo interesse, purtroppo<br />
però in assai precarie condizioni di conservazione. E un nuraghe<br />
a corridoio. L’ingresso, orientato a Sud e ampio m 0,90 (h m<br />
1,50), è sormontato da un architrave (m 1,80x0,40).<br />
Il corridoio è lungo m 8,50 e largo circa m 1,10; è coperto a piattabanda<br />
da blocchi di notevoli dimensioni di cui ne residuano quattro.<br />
La muratura è costituita da massi di grossa pezzatura ed ha uno spessore<br />
variante tra i m 1,50 e i 3 metri. Fra il corridoio e questa muratura<br />
ben distinguibile è oggi visibile solo un ammasso di pietre di più<br />
piccolo taglio che non è chiaro se sia da interpretare come crollo o<br />
come una sorta di riempimento intenzionale. Gli assi misurano circa<br />
m 1011. L’altezza si conserva per m 3.<br />
Il monumento è circondato da un imponente villaggio costituito da<br />
capanne, recinti e cortili, talvolta conservati per un’altezza di oltre 2<br />
metri, che copre una superficie di circa 18 ettari.<br />
Parte delle strutture furono riutilizzate in età romana.<br />
Nuraghe Funtana<br />
Si trova a circa 1 km a Sud-Est del centro abitato ed è raggiungibile<br />
per mezzo di una strada comunale che passando per Funtana ‘e<br />
Josso scavalca su un ponticello il Rio Calarighes.<br />
Il monumento, costruito in irregolari filari di blocchi trachitici, è un<br />
nuraghe complesso che consta di una torre principale alla quale, in<br />
epoche successive, furono aggiunte due torri laterali ed un muro di<br />
rifascio che delimitarono, nella parte antistante l’ingresso, un piccolo<br />
cortile rettangolare.<br />
La torre centrale, alla quale non è più possibile accedere direttamente,<br />
ma soltanto attraverso la torre di NE, ha l’ingresso orientato a<br />
SE delimitato superiormente da un possente architrave sormontato da<br />
un finestrino di scarico. Tale ingresso immette in un andito lungo più<br />
di 4 metri coperto da un solaio piano costituito da quattro lastroni.<br />
Tra il soffitto e le pareti furono inseriti, al momento della costruzione,<br />
alcuni pezzi di sughero, ancora oggi perfettamente conservati, con<br />
la probabile funzione di garantire elasticità nei movimenti dovuti alle<br />
escursioni termiche.<br />
19
Sulla destra dell’andito è una nicchia, mentre di fronte ad essa è il<br />
vano della scala, il cui piano di calpestio lastricato è ad un’altezza di<br />
circa cm 70 sopra quello del corridoio. Sul lato sinistro della scala è<br />
una piccola nicchia.<br />
Dal corridoio, una porta alta più di 2 metri introduce nella camera<br />
(diametro m 4,25; h m 5,10) originariamente coperta non a tholos ma<br />
da un soffitto ligneo, poggiante sulla risega ancora ben visibile, che<br />
costituiva anche il piano di calpestio del secondo piano oggi quasi<br />
completamente crollato.<br />
Il pavimento della camera consta di un battuto di terra (spessore cm<br />
20 circa) su cui poggia un sedile-bancone ad andamento circolare<br />
costituito da 29 blocchi troncopiramidali.<br />
Tre nicchie disposte a croce sono state ricavate nello spessore<br />
murario. La prima, sulla sinistra, è stata parzialmente chiusa con un<br />
muro a doppio paramento in blocchi perfettamente lavorati per motivi<br />
che neanche con lo scavo è stato possibile chiarire.<br />
La nicchia centrale, che presenta due brevi bracci, ha una pavimentazione<br />
a lastre irregolari sulla quale fu rinvenuta la grande olla esposta<br />
in Museo.<br />
Al livello del battuto pavimentale e del sedile, la rimozione dell’imponente<br />
strato di crollo (oltre 4 metri) costituito dalle pietre del piano<br />
superiore, ha consentito di mettere in luce lo strato di materiale in situ<br />
riferibile all’ultima fase di frequentazione nuragica.<br />
Come si è accennato, in un momento successivo alla costruzione<br />
della torre principale, sebbene non determinabile con precisione, al<br />
nucleo originario furono aggiunte due torri (secondo lo schema ad<br />
addizione frontale) ed un muro di rifascio.<br />
La torre NE, alla quale si accede per un ingresso a luce rettangolare<br />
è perfettamente conservata fino alla volta compresa. Ai lati del<br />
vano di accesso sono due piccole nicchiette ricavate nello spessore<br />
murario per tutta la profondità ad una cinquantina di centimetri da<br />
terra, mentre di fronte è l’ingresso che conduce nel cortile.<br />
Sul lato N del cortile è una piccola scala di 12 gradini che porta al<br />
piano superiore della torre NE.<br />
La torre S, anchessa in comunicazione col cortile tramite un rozzo<br />
vano di accesso architravato, è mal conservata ed è ancora in corso di<br />
scavo. Residuano un massimo di tre filari; sul lato SO è ancora indi-<br />
20
viduabile lo stipite riferibile alla porta d’ingresso.<br />
Il muro di rifascio, che sul lato SO è di tessitura muraria assai più<br />
raffinata che altrove, forse dovuta ad un risarcimento avvenuto nel<br />
corso del tempo, è unito alle torri laterali con una parete rettilinea<br />
incidente alla torre centrale; è dunque ipotizzabile che la costruzione<br />
delle due torri e del muro di rifascio siano da considerarsi non coeve,<br />
anche se probabilmente fra i due interventi non deve essere intercorso<br />
un lungo lasso di tempo.<br />
L’intera costruzione poggia su una fondazione costituita da un<br />
vespaio alto più di un metro e costituito da pietre di piccola e media<br />
pezzatura.<br />
Nell’area circostante il nuraghe sono individuabili labili tracce di<br />
alcune capanne (che verranno scavate in futuro) facenti parte<br />
dell’insediamento abitativo che, come si è accennato, si sviluppò<br />
essenzialmente lungo le pendici di Monte Zuighe.<br />
Insediamento di Monte Zuighe **<br />
Come è stato detto l’insediamento costituisce un’unità inscindibile<br />
col nuraghe Funtana.<br />
A causa degli ingenti crolli e della folta vegetazione, la lettura delle<br />
emergenze è spesso problematica e, a volte, la presenza di strutture è<br />
più intuita che constatata, grazie alla testimonianza dell’abbondante<br />
materiale ceramico che si raccoglie in superficie.<br />
Oltre alle capanne, particolarmente interessante è una struttura, ubicata<br />
su un pianoro a mezza costa, che ha pianta ellittica (asse maggiore<br />
esterno m 4,85; asse minore m 3,80; h residua m 1,70), forse<br />
originariamente coperta a tholos, con vistose tracce di vetrificazione<br />
al suo interno. Ciò ha permesso di interpretarla come un manufatto<br />
legato probabilmente all’attività fusoria (fornace).<br />
A circa 150 metri da questa struttura sono 6 pozzi scavati nella roccia,<br />
di rozza fattura, con forma a campana (profondità variabile fra i<br />
m 1,25 e i m 3,25) facenti parte di un insediamento forse di natura<br />
produttiva al quale dovrebbero appartenere anche una serie di<br />
vaschette circolari e rettangolari site nelle immediate adiacenze.<br />
21
Fonte sacra di Funtana ‘e Baule **<br />
A destra della Provinciale <strong>Ittireddu</strong>Bono, a circa 2 km da <strong>Ittireddu</strong>,<br />
si imbocca un breve tracciato a fondo naturale e lo si percorre per<br />
poche decine di metri.<br />
Il monumento, che sfrutta una polla d’acqua sorgiva, è costruito in<br />
blocchi di trachite rozzamente lavorati nella parte superiore, mentre la<br />
tessitura muraria della parte inferiore è costituita da corsi regolari di<br />
conci parallelepipedi.<br />
Un breve dromos (largh. m 1,48; lung. m 0,80), in origine lastricato,<br />
precedeva il vano del pozzo a pianta trapezoidale, con copertura<br />
(oggi in parte crollata) a lastre piane degradanti verso il fondo sormontate<br />
da un tumulo di pietre e terra.<br />
Una piccola scala di cinque gradini prende avvio dalla soglia, delimitata<br />
da due stipiti, e conduce alla base del pozzo, anch’essa di<br />
forma trapezoidale, profondo m 1,70.<br />
Silos di Sas Conzas<br />
Il sito è raggiungibile, sulla destra, per la strada a fondo naturale<br />
che costeggia il Campo Sportivo, da percorrersi per circa 1 km.<br />
È senza dubbio uno degli insediamenti di maggiore interesse per la<br />
sua unicità.<br />
In una zona costituita da bassi affioramenti trachitici sono state scavate,<br />
in successione, 10 cisterne con la forma di grandi dolii. Queste<br />
hanno una profondità che varia dai m 1,70 ai m 2,20 circa ed hanno<br />
un’ampiezza massima tra i m 1,40 e i m 1,70. Le strette imboccature<br />
(m 0,500,70) sono attualmente coperte da chiusini di protezione.<br />
Una serie di canalette scavate nella roccia consentivano il defluire<br />
delle acque piovane.<br />
Confronti con manufatti simili hanno portato ad ipotizzare che le<br />
cisterne siano state utilizzate per conservare derrate alimentari. In<br />
particolare si ritiene plausibile che abbiano contenuto olio o olive in<br />
considerazione del fatto che, nelle immediate adiacenze, vi sono due<br />
torchi costituiti da due vaschette di forma irregolare tra loro comunicanti<br />
tramite uno stretto canale, la prima con funzione di torcu/ar e la<br />
22
seconda di lacus. Altre due vasche rettangolari (una lunga m 2,00,<br />
larga cm 80 e profonda cm 40-50; l’altra misurante m<br />
2,45x1,00x0,27), da interpretarsi probabilmente come vasche di<br />
decantazione per l’olio, fanno anch’esse parte di questo insediamento<br />
produttivo.<br />
A breve distanza da questi silos ce ne sono altri tre (località<br />
Olensas) adiacenti ad una articolata capanna quadrangolare.<br />
Per quanto riguarda la datazione ditali manufatti, in assenza di materiali,<br />
i confronti nella Penisola e con la Francia e la Spagna portano<br />
a collocarli ad epoca romano-repubblicana fino alla prima età imperiale<br />
ed anche oltre.<br />
Pont’Ezzu<br />
È raggiungibile per mezzo dell’antico tracciato viario che,<br />
dipartendosi dal centro di <strong>Ittireddu</strong>, passa davanti alla sede del<br />
Municipio, costeggia le chiese extraurbane di Sant’Elena e di<br />
S.Giacomo, e piega ad Ovest, segnando il confine con Mores.<br />
Proprio al confine Sud-Ovest fra i comuni di Mores ed <strong>Ittireddu</strong><br />
sono i resti di un ponte, orientato EO, originariamente a tre arcate che<br />
serviva all’attraversamento del Riu Mannu.<br />
Della primitiva costruzione, di probabile impianto romano, anche se<br />
con successivi interventi di età medievale, residuano due arcate di differente<br />
dimensione per una lunghezza totale di 18 metri. La prima è<br />
a sesto ribassato, mentre quella minore è a tutto sesto.<br />
All’attacco degli intradossi coi piedritti sono conservati i fori utilizzati<br />
per l’alloggiamento delle travi lignee per le centine.<br />
La facciavista dei pilastri è in regolari corsi di pietra basaltica ad<br />
eccezione del secondo e quarto filare sul lato Sud e dell’ultimo del<br />
lato Nord che sono costituiti da conci di tufo chiaro.<br />
A livello delle fondazioni si possono notare i resti dei rostri frangicorrente,<br />
mentre sono andati peduti il coronamento ed i parapetti.<br />
23
Ipogei funerari in località Sa Fraigada **<br />
Il sito è raggiungibile percorrendo la strada <strong>Ittireddu</strong>Bono, fino al<br />
km 7 e, quindi, prendendo, sulla sinistra, la strada a fondo naturale<br />
che porta alla Caserma della Forestale e salendo poi verso il pianoro<br />
in direzione Est per circa 300 metri.<br />
In un banco trachitico sono scavati due ipogei (originariamente probabilmente<br />
due domus de janas) utilizzati come luoghi di sepoltura in<br />
età tardoromana.<br />
Il primo consta di una cella (m 2,85x2,75; h 1,63) con ingresso<br />
ampio m 1,03-1,25. Lungo le pareti del vano sono stati ricavati gli<br />
alloggiamenti per tre tombe, solo una delle quali è stata portata a termine.<br />
La sepoltura, a “vasca da bagno” èlunga m 1,80 (largh. m O,41-<br />
0,58; prof. m 0,70). L’esistenza di una risega lungo il perimetro della<br />
tomba permette di ipotizzare l’esistenza di una lastra di chiusura.<br />
Ortogonalmente a questa prima tomba, sulla parete di fronte all’ingresso,<br />
è possibile osservarne una seconda non ultimata (prof. solo<br />
cm 12). La terza sepoltura non è stata neanche iniziata.<br />
Il secondo ipogeo, sito a circa 40 metri dal primo, consta di una<br />
vasta cella (m 4,80x3,40; h m 1,92) alla quale si accede per un<br />
ingresso preceduto da un breve dromos.<br />
Lungo le pareti del vano sono ricavate 5 tombe di tipologia analoga<br />
a quelle ottenute nel primo ipogeo. Lungo tutto il perimetro è una<br />
bassa banchina.<br />
La copertura è in parte crollata ed aveva andamento curvo. L’unità<br />
di misura usata nell’escavazione è senza dubbio il piede romano da<br />
cm 29,6 che è riscontrabile nei punti di inizio della lavorazione anche<br />
se poi l’andamento della roccia talvolta ha condizionato le dimensioni<br />
che non si mantengono con rigorosa precisione.<br />
Di notevole interesse è la presenza, nelle immediate vicinanze degli<br />
ipogei, di piccole cave che hanno sfruttato il banco trachitico. Sul<br />
fondo di esse sono ancora ben visibili i margini dei blocchi ricavati<br />
che, almeno in gran parte, sono stati utilizzati per ottenere le lastre di<br />
copertura delle tombe.<br />
24
Chiesa di S.Croce<br />
Nel centro abitato nell’omonima piazzetta.<br />
È una piccola chiesa a navata unica con tre absidi, risultato di almeno<br />
due successive fasi costruttive.<br />
II primo impianto, di età altomedievale (VT-Vu secolo d.C.) consisteva<br />
in un organismo a corce greca monoabsidato, al quale, sempre<br />
in epoca altomedievale, furono addossate altre due piccole absidi.<br />
L’impianto originario fu modificato intorno al XII secolo con<br />
l’allungamento, fino alle dimensioni attuali, della navata. Tale<br />
aggiunta è facilmente leggibile nella cesura esistente nella muratura,<br />
ma ancora più dettagliatamente fu possibile osservare il diverso tipo<br />
di fondazioni delle due parti, nel corso di un intervento di scavo effettuato<br />
nel 1980 nell’adiacente area cimiteriale.<br />
La parte più antica, infatti, è semplicemente poggiata sul terreno,<br />
mentre la parte bassomedievale è stata edificata su robuste fondazioni.<br />
La copertura originaria consisteva in tegole piane di tradizione<br />
tardoromana, alcune delle quali sono conservate nel Museo<br />
Archeologico.<br />
Chiesa di S.Elena *<br />
Sulla destra, dopo circa 800 metri, per chi percorra la strada da <strong>Ittireddu</strong><br />
a Pont’Ezzu.<br />
La chiesa, in pessimo stato di conservazione, è un piccolo organismo<br />
monoabsidato a nave unica.<br />
Un’iconostasi a tutt’altezza, con porta centrale, divideva l’aula dal<br />
bema, denunciandone l’impianto bizantino.<br />
Due gli ingressi: quello principale, sulla facciata Ovest, ed uno<br />
secondario sul lato Sud.<br />
Chiesa di S.Giacomo *<br />
L’edificio, d’impianto romanico, a navata unica ed abside<br />
25
semicircolare, ha subito numerosi e pesanti rifacimenti.<br />
La facciata è pressoché totalmente di restauro. È stata modificata<br />
l’inclinazione delle falde del tetto e, in asse con la porta d’ingresso, è<br />
stato innalzato un campanile a vela.<br />
Accanto all’ingresso laterale, in età almeno tardo-barocca, è stata<br />
addossata alla costruzione originaria una loggia, funzionale al ristoro<br />
dei pellegrini in occasione della sagra, celebrata il 26 luglio.<br />
26
Bibliografia<br />
Il territorio di <strong>Ittireddu</strong> fu oggetto di una tesi di laurea (G.PINTus,<br />
Saggio di catalogo archeologico (foglio 193 della Carta d’Italia,<br />
tavolette<br />
II NE e I SE), Cagliari, Anno Accademico 1945-46) rimasta medita<br />
ma di particolare interesse per le sue notizie sulla consistenza del<br />
patrimonio archeologico di 40 anni fa.<br />
I risultati della ricerca topografica effettuata negli anni 198081 sono<br />
stati pubblicati in F.GALLI, Archeologia del territorio: il Comune di<br />
It<br />
tireddu (Sassari), “Quaderni della Soprintendenza Archeologica di<br />
Sassari”, n. 14, Sassari 1983 (con bibliografia precedente sui singoli<br />
temi).<br />
Per il modellino di nuraghe si vedano G.LILLIu, Sculture della Sar<br />
degna nuragica, Verona 1966 (con bibliografia precedente) e<br />
A.MORAVETTI, Nuovi model/mi di torri nuragiche, “Bollettino<br />
d’Arte”, serie VI, 1980, n. 7, pp.6584.<br />
Per i rapporti preliminari delle campagne di scavo del Nuraghe Fun<br />
tana si veda F.GALLI, Scavi nel Nuraghe Funtana di ittireddu<br />
(Sassari),<br />
“Nuovo Bullettino Archeologico Sardo” 1 (1984), pp. 115-122; EAD.<br />
Nota preliminare alla III e IV campagna di scavo al Nuraghe Fun<br />
tana di lttfreddu (Sassari), “Nuovo Bullettino Archeologico Sardo” 2<br />
(1985), pp. 87-108.<br />
Notizie sulle chiese di Santa Croce e di Sant’Elena in R.CAPRARA,<br />
L’archeologia romana e altomedievale nell’Oristanese, in “Atti del<br />
Convegno di Cuglieri (22-23 Giugno 1984)”, Taranto 1986, nn. 15 e<br />
16, pp. 50-51; ID., L’età altomedievale nel territorio del Logudoro-<br />
Meilogu, in Il Nuraghe S.Antine nel Logudoro-Meilogu, Sassari<br />
1988, pp. 40617, figg. 1416.<br />
Una guida alla sezione archeologica del Museo di <strong>Ittireddu</strong> (mancante,<br />
ovviamente, della parte concernente l’esposizione dei materiali<br />
provenienti dagli scavi del Nuraghe Funtana) è stata edita nel 1984<br />
dalla VI Comunità Montana “Monte Acuto” (a cura di F.Galli) in<br />
27
occasione dell’inaugurazione del Museo.<br />
Inserito nel volume edito dal Banco di <strong>Sardegna</strong> L’Antiquarium ar<br />
borense e i civici musei archeologici della <strong>Sardegna</strong>, Sassari 1988, è<br />
un recente contributo sul Museo e il territorio: F.GALLI, <strong>Ittireddu</strong>,<br />
pp. 93102.<br />
Sempre a cura della VI Comunità Montana “Monte Acuto” è stato<br />
edito un agile opuscolo Guida breve alla sezione etnografica, che è<br />
tutto quello che per il momento è stato pubblicato sull’argomento.<br />
28
Glossario<br />
Abside<br />
Addizione<br />
Ansato<br />
Arco a sesto ribassato<br />
Arco a tutto sesto<br />
Askos<br />
Aula<br />
Banconesedile<br />
Berna<br />
Bipedale<br />
Centina<br />
Concio<br />
Corso<br />
Crogiuolo<br />
Parte della chiesa cristiana, solitamente se<br />
micircolare, alle spalle dell’altare.<br />
(Frontale, laterale, concentrica, etc.). Dicesi<br />
nell’architettura nuragica della sistemazione<br />
delle torri aggiunte del bastione in rapporto<br />
al mastio in generale o alla parte anteriore<br />
del medesimo.<br />
Provvisto di manico o presa (biansato = con<br />
due manici; quadriansato = con quattro ma<br />
nici).<br />
Arco in cui i centri si trovano più in basso<br />
rispetto alla linea che congiunge gli estremi.<br />
Arco la cui curvatura è una semicirconferenza.<br />
Vaso di forma chiusa atto a versare un liquido<br />
da un beccuccio o da un orlo stretto.<br />
Parte della chiesa destinata ai fedeli.<br />
Lunga “panca”, costituita da vari blocchi ac<br />
costati, che segue, in tutto o in parte, la cir<br />
conferenza interna del vano (camera del<br />
nuraghe o capanna).<br />
Parte della chiesa riservata ai sacerdoti per<br />
la celebrazione della liturgia.<br />
Laterizio di due pedes (cm 59,2) dilato.<br />
Elemento ligneo di supporto per la costruzione<br />
di un arco.<br />
Pietra appositamente lavorata per essere<br />
messa in opera nella muratura.<br />
Fila di pietre disposte orizzontalmente in<br />
muratura. Dicesi anche assise o filare.<br />
Contenitore in materiale refrattario (pietra<br />
o terracotta) usato per la fusione dei metalli.<br />
29
Cuppella<br />
Dolio<br />
Domus de janas<br />
Dromos<br />
Finestrino di scarico<br />
Iconostasi<br />
Ipogeo<br />
Isodoma (tecnica)<br />
Lacus<br />
Lekythos<br />
Lingotto<br />
Lunetta<br />
Matrice di fusione<br />
Menhir<br />
Necropoli<br />
Nuraghe a corridoio<br />
Ozieri (cultura di)<br />
Cavità, in genere emisferica, scavata nella<br />
roccia.<br />
Grosso contenitore, solitamente di ceramica,<br />
per la conservazione di derrate alimentari.<br />
Tombe a grotticella, neolitiche ed eneolitiche,<br />
in <strong>Sardegna</strong>.<br />
Corridoio di accesso a camera funeraria.<br />
Vuoto lasciato nelle murature subito sopra<br />
un architrave per evitare che il peso delle me<br />
desime gravi sul centro dell’architrave<br />
provo candone la rottura.<br />
Elemento di separazione, completo o parziale<br />
(cancellum o semi-iconostasi) tra bema<br />
ed aula nelle chiese bizantine.<br />
Architettura sotterranea, grotticella artificiale.<br />
Tecnica edilizia che prevede l’uso di blocchi<br />
squadrati.<br />
Cavità per la raccolta e la decantazione dei<br />
liquidi di spremitura.<br />
Forma vascolare di origine attica, a corpo<br />
globulare, atta a contenere olii profumati.<br />
Blocco di metallo ottenuto per fusione.<br />
Parte superiore centinata della stele delle<br />
tombe di giganti.<br />
Forma in negativo (a una o due valve) in ma<br />
teriale refrattario, atta a ricevere metallo<br />
fuso per la fabbricazione di strumenti.<br />
Detto anche pietra fitta. Monolite di varia<br />
conformazione avente funzione probabil<br />
mente sacrale.<br />
Area destinata a sepolture (testualmente:<br />
città dei morti).<br />
Nuraghe in cui in luogo della camera a tholossi<br />
ha un corridoio di varia articolazione.<br />
<strong>Cultura</strong> del Neolitico recente in <strong>Sardegna</strong>.<br />
30
Panella<br />
Pianta a “T”<br />
Piattabanda<br />
Pozzo o fonte sacra<br />
Rifascio<br />
Rincasso<br />
Ripostiglio<br />
Sigillata<br />
Silos<br />
Stele<br />
Testo<br />
Thiasos<br />
Tholos<br />
Lingotto lenticolare pianoconvesso<br />
Schema planimetrico tipico di molte domus<br />
de janas nel quale la seconda cella, general<br />
mente rattangolare, è disposta trasversalmente<br />
rispetto all’asse della tomba.<br />
Sistema di copertura costituito da lastre o<br />
blocchi di pietra disposti orizzontalmente.<br />
Edificio di età nuragica destinato al culto<br />
delle acque.<br />
Incamiciatura muraria che rifascia la struttura<br />
del nuraghe semplice o del bastione in un<br />
nuraghe complesso.<br />
Solco, cornice ribassata rispetto al piano di<br />
parete che orna i portelli delle celle o costituisce<br />
l’alloggiamento per i chiusini.<br />
Termine usato per indicare un insieme di og<br />
getti integri o frammentari di metallo (raccolti<br />
o meno in un contenitore) accantonati<br />
a scopo di tesaurizzazione.<br />
Produzione ceramica a carattere “industriale”<br />
di età imperiale che ha inizio in Italia e<br />
in Gallia e, successivamente, si concentra<br />
nelle province dell’Africa settentrionale. Il<br />
nome deriva dall’uso di forme e di decorazioni<br />
a stampo.<br />
Ripostiglio per conservare generi alimentari<br />
o di altra natura.<br />
Elemento monolitico (o bilitico) posto al<br />
centro dell’esedra delle tombe di giganti con<br />
portello pervio e coronamento centinato.<br />
Manufatto in ceramica, di forma circolare,<br />
privo di bordi, utilizzato come spiana per la<br />
cottura di focacce o simili.<br />
Corteggio, corteo. Insieme di personaggi mi<br />
nori intorno ad una figura principale, solita<br />
mente una divinità.<br />
Falsa cupola costituita da filari di pietre in<br />
31
Tomba di giganti<br />
Torcular<br />
Transenna<br />
Vetrificazione<br />
aggetto usata in <strong>Sardegna</strong> nelle camere<br />
interne<br />
dei nuraghi o nei templi a pozzo.<br />
In <strong>Sardegna</strong>, sepoltura tipica dell’Età del<br />
Bronzo solitamente costituita da un vano fu<br />
nerario piattabandato preceduto da un’ese<br />
dra e chiuso da una stele centinata.<br />
Cavità di alloggiamento del fondo di un pres<br />
soio.<br />
Elemento di separazione fra parti diverse di<br />
un edificio sacro cristiano.<br />
Fenomeno chimicofisico che si riscontra in<br />
elementi litici o ceramici sottoposti ad elevate<br />
temperature.<br />
32
SOMMARIO<br />
Il territorio attraverso i secoli Fag. 5<br />
Il Museo 7<br />
Salai 9<br />
Sala 2 11<br />
Sala 3e4 14<br />
Sala 5 22<br />
I monumenti 28<br />
1. Necropoli ipogeica di Monte Ruju 29<br />
2. Necropoli ipogeica di Monte Pira 30<br />
3. Necropoli ipogeica di Partulesi 31<br />
4. Nuraghe Sa Domu ‘e s’Orku 32<br />
5. Nuraghe Funtana 34<br />
6. Insediamento di Monte Zuighe 37<br />
7. Fonte sacra Funtana ‘e Baule 37<br />
8. Silos di Sas Conzas 39<br />
9. Pont’Ezzu 42<br />
10. Ipogei funerari di Sa Fraigada 43<br />
11. Chiesa di Santa Croce 45<br />
12. Chiesa di S.Elena 46<br />
13. Chiesa di S.Giacomo 47<br />
Bibliografia 49<br />
33
Fig 1. Carta archeologica del territorio di <strong>Ittireddu</strong>.<br />
37
Fig 2. Planimetria del Museo archeologico di <strong>Ittireddu</strong><br />
39
Fig 3. Vaso campaniforme e ciotola dalla domus I di Monte Pira.<br />
40
Fig 4. Menhir da Lavrudu.<br />
41
Fig 5. Bacile in pietra da Monte Zuighe.<br />
42
Fig 6. Modellino di nuraghe in bronzo. Museo Archeologico Nazionale di<br />
Cagliari.<br />
Fig 7. Modellino di nuraghe in bronzo. Museo archeologico nazionale di<br />
Cagliari.<br />
44
Fig 8. Matrice di fusione in steatite da Monte Zuighe.<br />
45
Fig 9. Nuraghe<br />
Funtana. Pianta e<br />
assonometria con<br />
l’indicazione delle<br />
diverse fasi e dei rinvenimenti<br />
più significativi.<br />
46
Fig 10. Focolare rinvenuto nella camera centrale del nuraghe Funtana<br />
47
Fig 11. “Tavolini” in pietra rinvenuti nella camera centrale del nuraghe<br />
Funtana<br />
Fig 12. Tavolino dal nuraghe Funtana.<br />
48
49<br />
Fig 13. Olla quadriansata<br />
dalla camera centrale del<br />
nuraghe Funtana.
Fig 14. Crogiuolo fittile<br />
dallo strato di crollo del<br />
nuraghe<br />
Fig 15. Vaso globulare quadriansato<br />
rinvenuto nella<br />
camera centrale del nuraghe<br />
Funtana<br />
50
Fig 16. Vaso con ciotola di copertura dal corridoio del nuraghe Funtana. Al<br />
suo interno furono rinvenuti circa 19 Kg di frammenti di lingotti di rame.<br />
51
Fig 17. Vaso con ciotola di copertura dalla nicchia del corridoio del nyraghe<br />
Funtana<br />
52
Fig 18. Askos dalla nicchia A della camera centrale del nuraghe Funtana<br />
53
Fig 19. Anello digitale in bronzo (VI-VII sec. d.c.) da Monte Zuighe<br />
54
Fig 20. Particolare della sezione etnografica allogata nell’aula consiliare.<br />
55
Fig 21. Particolare della sezione etnografica allogata nell’aula consiliare.<br />
56
Fig 22. Carta archeologica del territorio di <strong>Ittireddu</strong><br />
57
Fig 23. Necropoli ipogeica di Partulesi: pianta e sezioni delle tombe 14-15-<br />
16 e 21<br />
58
Fig 24. Veduta della necropoli ipogeica di Partulesi.<br />
59
Fig 25. Nuraghe Funtana. Mastio centrale, rifascio e torre NE dalla quale si<br />
accede all’interno del monumento.<br />
64
Fig 26. Nuraghe Funtana: lato SE.<br />
65
Fig 27. Nuraghe Funtana. Interno della Torre NE visto dall’ingresso. Di<br />
fronte l’ingresso al cortile sul quale si apre il mastio.<br />
67
Fig 28. Pozzo sacro di Funtana ‘e Baule: pianta e sezione.<br />
69
Fig 29. Pozzo sacro di funtana ‘e Baule. Atrio.<br />
70
Fig 30. Silos di Sas Conzas utilizzati per derrate alimentari.<br />
Fig 31. Sas Conzas. Vasca con canaletta di deflusso in probabile connessione<br />
con i pressoi.<br />
71
Fig 32. Pont’Ezzu. Ponte romano posto al confine fra <strong>Ittireddu</strong> e Mores<br />
72
Fig 33. Pont’Ezzu. Pianta e sezioni.<br />
73
Fig 34. Ipogeo di Sa Fraigada. Pianta e sezione.<br />
75
Fig 35. Planimetria delle chiese d’impianto bizantino di S. Elena e di S.<br />
Croce.<br />
76
Fig 36. Absidi della Chiesa S. Croce.<br />
77