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il ripristino della chiesa di s. maria nuova di viterbo e il s. francesco ...

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I<br />

IL RIPRISTINO DELLA CHIESA<br />

DI S. MARIA NUOVA DI VITERBO<br />

E IL S. FRANCESCO DI VETRALLA.<br />

l~ dal 1907 la beuemerita Socied per la conservazione<br />

dei monumenti <strong>di</strong> Viterbo, iniziava <strong>il</strong> restauro<br />

<strong>della</strong> <strong>chiesa</strong> <strong>di</strong> Santa Maria Nuova, monumento degno<br />

<strong>della</strong> massima attenzione, <strong>il</strong> quale specialmente nei<br />

secoli XVIII-XIX aveva subito aggiunte e deturpazioni<br />

tali cbe ne avevano completamente alterate le<br />

linee originali. L'opera intelligente, limitata allora<br />

all'esterno del tempio, fu in seguito rivolta anche<br />

all'interno, ed ancora in questi giorni continua <strong>il</strong><br />

I lavoro per restituire al mirab<strong>il</strong>e monumento dell'antica<br />

arte viterbese <strong>il</strong> primitivo aspetto.<br />

Chiuse all'esterno nella facciata le due porte minori aperte nel secolo passato,<br />

liberato <strong>il</strong> bel peperino grigio dall'intonaco, riaperta la porta sul lato sinistro, e<br />

riaccomodato <strong>il</strong> pulpito che sorge all'angolo esterno, si demolirono nell'interno i<br />

quattro altari delle navate laterali e le volte, metteudo cosi a nudo <strong>il</strong> tetto COIllposto<br />

<strong>di</strong> pianelle <strong>di</strong>pinte; si riaprirono le alte finestre a tutto sesto, si liberarollo<br />

le coloune ll1onoliti <strong>di</strong> peperino dallo spesso strato <strong>di</strong> tinta cne le copriva, si tolsero<br />

gli intonachi dalle pareti, si ritrovo l'abside centrale ed <strong>il</strong> vano <strong>della</strong> cattedra<br />

<strong>di</strong>etro <strong>il</strong> moderno altare maggiore, si scavo la cripta interrata. Nelle navate laterali<br />

sono apparsi quattro altari entro nicchie arcuate chiuse in muratura posteriormente,<br />

decorate <strong>di</strong> pittme a fresco. Nei lavori sono velluti fuori parecchi frammenti<br />

scolpiti e iscritti, che furono collocati luugo la parete d'ingresso (I).<br />

(l) I lavori <strong>di</strong> <strong>ripristino</strong>, eseguiti a cura <strong>della</strong> Società dei Monumenti viterbesi, col contributo<br />

del Min. <strong>della</strong> P. Istruzio ne vengono <strong>di</strong>retti con rara valentia dall'ing. Giulio Saveri.<br />

16 - Bol/. d'Arte.


- 122 -<br />

Le navi laterali sono ora terminate da due cappelle d'epoca moderua; quella<br />

<strong>di</strong> sinistra de<strong>di</strong>cata al Salvatore, in cui sull'altare si conserva un'antica immagine,<br />

rimonta alla fine dd sec. XVI; l'altra <strong>di</strong> destra, in demolizione, è <strong>di</strong> tempo assai<br />

Fig. 1. - Facciata. - Viterbo. Santa Maria Nuova.<br />

più recente, <strong>della</strong> seconda metà del Settecento, già propriet:ì <strong>della</strong> famiglia Spadenzi,<br />

poi <strong>della</strong> famiglia Zazzera (r).<br />

Le deturpazioni principali dell'e<strong>di</strong>ficio sono assai recenti: nel r808 fu dato <strong>il</strong><br />

bianco alle mura; nel r 822 si costruirono le volte e si innalzò <strong>di</strong> poco <strong>il</strong> pavimento;<br />

tra <strong>il</strong> r 825 e <strong>il</strong> r 826 si imbiancò la facciata, si elevò <strong>il</strong> monumelltale<br />

(1) La Rosa, pago 69.


-- 12 3 -<br />

organo e si costruirono gli altari <strong>di</strong> stucco che ingombravano le navi minori,<br />

mentre un immenso altaroue settecentesco ostruiva l'abside principale.<br />

Legaere attraverso cosi protonde e varie mutazioni, la storia artistica <strong>di</strong><br />

• b ,<br />

S. Maria Nuova era quasi impossib<strong>il</strong>e; si indovinava che un beninteso restauro<br />

avrebbe dato ottimi risultati, ma forse non se ne speravano cosi numerosi, perchè<br />

si può <strong>di</strong>re che <strong>il</strong> mirab<strong>il</strong>e e<strong>di</strong>ficio abbia riacquistato, se non tutto, moltissimo<br />

dello antico splendore.<br />

Fig. 2. - Esterno. -<br />

*<br />

* *<br />

La fondazione <strong>della</strong> <strong>chiesa</strong> <strong>di</strong> S. Maria Nuova si f.1 risalire comunemente<br />

all'anno 1080, per opera <strong>di</strong> una devota famiglia viterbese, composta <strong>di</strong> Biterbo<br />

prete, <strong>di</strong> suo fratello Leone, <strong>di</strong> Sassa loro madre e <strong>di</strong> Carabona moglie <strong>di</strong> Leone.<br />

fn verità una carta <strong>di</strong> donazione del 13 <strong>di</strong>cembre <strong>di</strong> quell'anno, ci apprende<br />

cbe i suddetti personaggi donarono la <strong>chiesa</strong> e l'ospedale <strong>di</strong> S. Maria Nuova <strong>di</strong><br />

loro proprietà, perchè vi si facesse un:: cauonica, con l'obbligo ai canonici <strong>di</strong> accogliere<br />

e curare i pellegrini (I). La <strong>chiesa</strong> non doveva pero allora essere finita,<br />

o altrimenti doveva trattarsi <strong>di</strong> un piccolo e<strong>di</strong>ficio, che dopo <strong>il</strong> 1080 fu ingran<strong>di</strong>to<br />

e restaurato: infatti esiste tuttavia uu cippo marmoreo con lunga iscrizione, datato<br />

ro80, in cui è detto che i nominati personaggi incominciarono <strong>il</strong> mirab<strong>il</strong>e e<strong>di</strong>ficio:<br />

« Nos 'vero qui inchoav<strong>il</strong>lllts hrlnc ecclesiam tam grata opera designavirnus nostra nomina<br />

B(itervo) venerab<strong>il</strong>is presbiter et Leo et Sassa mater nostra et Carabona uxor Leonis quia<br />

. (I) Perg. Il. 2 dell'Archivio Diplomatico Viterbese, pubblicata dall'ORIOL!, Giomale Arca<strong>di</strong>co,<br />

t. CXXXVI, pago i82-190, e dal CIAMP[, Statuti <strong>della</strong> città <strong>di</strong> Viterbo, Firen7.e, [872, pago 282.


- 124-<br />

<strong>di</strong>gnum est hii qui tam miriftcum opus inchoavenmt ut semper memorialem hobitum<br />

habeant in missis et psal1llis et in largis helemosynis» (I).<br />

Alla <strong>chiesa</strong> erano annessi un ospedale, un chiostro, vari oratori i, ricordati<br />

pure nella carta <strong>di</strong> donazione, in cui già l'e<strong>di</strong>ficio è designato col nome <strong>di</strong> S. Maria<br />

Fig. 3. - Porta laterale. - Viterbo, Santa Maria Nuova.<br />

Nova, per <strong>di</strong>stinguerlo dall'altro <strong>di</strong> S. Maria <strong>della</strong> Cella situato entro <strong>il</strong> Castello,<br />

e <strong>di</strong> data assai più antica (2). Non ci interessa la storia posteriore <strong>della</strong> <strong>chiesa</strong>; sap-<br />

(I) Gionlale .Arca<strong>di</strong>co, 1oc. cito<br />

(2) Raccogliamo qui la bibliografia su S. Maria Nuova, registrando in primo luogo la mo­<br />

:lografia (T. EGIDI) ne La Rosa, Strenna Viterbese per l'anno 1885, pago 50. - CESARE PINZI,<br />

Gli o.wpi'{i me<strong>di</strong>oel'ali e l'Ospedale Grande <strong>di</strong> Vite?'bo, Viterbo, 1893, pago 38. - G. SIGNORELLI,


n<br />

"C<br />

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.... o<br />

c:<br />


- 125 -<br />

piamo che l'ospedale non ebbe vita molto prosperosa e finì nel secolo XIV, mentre<br />

la cauollica durò fino al 1567, soppressa con bolla <strong>di</strong> Pio V. Fin da tempo antico<br />

in S. Maria Nuova si conservava parte delle carte e dei documenti del Comune;<br />

Fig. 4. - Esterno dell'abside. - Viterbo, Santa Maria Nuova.<br />

nel secolo XVI una cassa grande con tutte le carte comunali era nella sacrestia<br />

<strong>della</strong> <strong>chiesa</strong>, <strong>di</strong> dove nel 1574 venne trasferita nella Callcelleria <strong>della</strong> città.<br />

Nell'anno 1266 una <strong>il</strong>lsigne memoria è legata alla storia <strong>della</strong> <strong>chiesa</strong>, in<br />

quanto la tra<strong>di</strong>ziolle afferma che dal pulpito che sorge all'esterno sull'angolo del-<br />

Viterbo nella storia <strong>della</strong> Cbiesa, Viterbo 1907-19°8, pago I IO, 136, 139. -<br />

Nappli, 19 12,pag. 9.<br />

PIETRO EGIDI, Viterbo,


- 126-<br />

l'e<strong>di</strong>ficio pre<strong>di</strong>casse S. Tommaso d'Aquino, <strong>il</strong> quale effettivamente in quell'anno<br />

era a Viterbo (I).<br />

Nel 1283 un avvenimento importante e registrato nella storia <strong>di</strong> S. Maria<br />

Nuova; <strong>il</strong> ritrovamento <strong>di</strong> una miracolosa immagine del Salvatore, trovata da un bifolco<br />

mentre arava in un campo: i buoi si inginocchiarono avanti a un sasso e<br />

non fu possib<strong>il</strong>e farli muovere nnche, rimosso questo, non si trovò l'icona del Cristo<br />

che fu portata nella <strong>chiesa</strong> <strong>di</strong> S. Maria (2). Essa si conserva ancora nella <strong>chiesa</strong>;<br />

Fig. 5. - L'interno (191 I). - Viterbo, Santa Maria Nuova.<br />

nel 1327 sorgeva in S. Maria Nuova lIna cappella de<strong>di</strong>cata al Salvatore, in cui<br />

era posta l'immagine.<br />

Tra le reliquie <strong>della</strong> <strong>chiesa</strong> era la testa <strong>di</strong> S. Can<strong>di</strong>da, e nel 1348 lIn canonico<br />

lasciava una som ma <strong>di</strong> ,denaro da spendersi « in opere capitù B. Can<strong>di</strong>de jiw<strong>di</strong> in<br />

argento )) (3), ad uso forse <strong>di</strong> reliq lliario.<br />

(j) Un'iscrizione che è nel pulpito, non contemporanea, dà la data 1267.<br />

(2) Il fatto è cosi ricordato nel Libcr 1IIcmoriaiis S. Maria Novae: « Recordo: Nell'anno dello<br />

Signore nostero Iesu Xpto 1283 alli .... <strong>di</strong> marzo Josetfo delo Croco, Joanne de la Cipolla, eranno<br />

co' buoi de Scipione del Annio ne lo campo <strong>di</strong> Julio de la Chierichera li boi restettero, e no volemo<br />

ire nanti e battuti e pongolati s'engenocchiorno, uno provò co la cerrata e trovaro che l'arato<br />

era ento'ppatone una preta gran ne, scavomo cola zappa, e conubbero che era una cassa de preta<br />

co lo coperto pure de preta stuccato, e drento c'era una emasene de lo Salvatore, che l'annitero<br />

a pigliare sei preti <strong>di</strong> S. Maria, e l'altri preti tutti l'encontrorno fora de la Città co li Comuni che<br />

la metterono ne la <strong>di</strong>tta Chiesa vicino la sua residentia. lo Ercole Camerlingo ho recopiata questa<br />

memoria che stava nelli ricor<strong>di</strong>, che non si potia più legere >l.<br />

(3) SIG:-IORELLl, op. dt., pago 392.


- 127 -<br />

*<br />

* *<br />

La facciat


I28 -<br />

Nuova: testimoni i tutti <strong>della</strong> varietà e ricchezza <strong>di</strong> ornamentazione dell'arte romanica.<br />

Fig. 7. - Spaccato. - Viterbo, Santa Maria Nuova.<br />

Il piano <strong>della</strong> <strong>chiesa</strong> è quasi uniforme, <strong>il</strong> presbiterio essendo ora sollevato <strong>di</strong><br />

soli due gra<strong>di</strong>ni sul resto; e forse lo era <strong>di</strong> poco p!ù in origine, poichè <strong>il</strong> pavi-<br />

Fig. 8. - Sezione longitu<strong>di</strong>nale. - Viterbo, Santa Maria Nuova.<br />

mento attuale non è molto più alto dell'antico. Esiste ancora l'abside centrale, non<br />

preceduta da arcone, in cui s'apre una grande finestra centinata, e appaiono, in basso,<br />

le tracce <strong>della</strong> cattedra episcopale; le absi<strong>di</strong> laterali furon <strong>di</strong>strutte nella costruzione


- 129-<br />

delle cappelle, e quella <strong>di</strong> destra viene ora ricostruita (I). Sull'alto <strong>della</strong> nav


- 13 0 -<br />

e l'iscrizione che ci da <strong>il</strong> nome del personaggio: « Hic reqlliescit d.tlus tlIOl1aldus<br />

fortigtterra de Vitet·b. sub a. d. MCCLXXXXIII M. Ag. d. X >l. L'in<strong>di</strong>cazione cronologica<br />

del 1293 è importantissima per la datazione <strong>della</strong> pittura; è necessario<br />

qui <strong>di</strong>re che i<strong>il</strong>tomo all'iscrizione molto si è favoleggiato, ma la lettura certa è<br />

quella da noi data (I). Nei p<strong>il</strong>astri laterali veggonsi a sinistra gli stemmi <strong>della</strong> famiglia<br />

Fortiguerri, a destra la figura <strong>di</strong> S. Stef:lllO; nel sottarco a sinistra è <strong>di</strong>pinto<br />

un mirab<strong>il</strong>e vaso <strong>di</strong> maiolica COli decorazioni arabe, da cui parte un ricco stelo <strong>di</strong><br />

..<br />

Fig. IO. - Capitello. - Viterbo, Duomo .<br />

fogliame, che va a raggiungere l'estremid opposta. Analogie tra la pittura in questiolle<br />

e quelle romane contemporanee 11011 ma1lcauo, ma l'affresco viterbese appare<br />

in notevole ritardo; quando gi;\ iu Roma per opera del Cavallini risorgeva la<br />

grandezza antica, e Giotto portava <strong>il</strong> fiore <strong>della</strong> rinascita toscalla, iII provincia COlltinuaval\O<br />

le forme bizant<strong>il</strong>leggiami, le vecchie formule, i vecchi artifici i <strong>di</strong> l<strong>il</strong>la<br />

tecnica arretrata.<br />

La sallta Barbara, <strong>di</strong>pinta su uno strato d'intollaco sovrapposto, è posteriore<br />

al resto dell'affresco, e rimollta alla fine del secolo XIV.<br />

(l) Taluni lessero MCCXXXXIII non essendo molto chiara la L ; altri pretende sia sparita una<br />

C e vorrebbe leggere MCCC. .. Ma a togliere ogni dubbio in proposito, oltre lo st<strong>il</strong>e <strong>della</strong> pittura<br />

interviene <strong>il</strong> ricordo <strong>di</strong> Monaldo Fortiguerra Ilei documenti in date vicine sempre al 1293 (Doc.<br />

dell'Archivio <strong>della</strong> Cattedrale <strong>di</strong> Viterbo, pubblicati da P1ETRO EGlDl in ..Arch. storico italiano, n. 27,<br />

'906).


'1)1 -<br />

Proprio a<strong>di</strong>acente alla nicchia ora descritta, più verso la porta d'ingresso <strong>della</strong><br />

<strong>chiesa</strong>, ve n'è una secouda, ancbe ornata nell'arco da fregio <strong>di</strong> peperino a punta <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>amante: nel fondo è <strong>di</strong>pinta la Crocifissione, <strong>di</strong> mano <strong>di</strong>versissima da quella del<br />

pittore precedente, piena <strong>di</strong> tragico movimeuto. Sul fondo nero, ll1eutre nell'altra<br />

Fig. II. - Atfresco del 1293. - Vi terbo, Santa Maria Nuova.<br />

è oltremare, si delineano le figure <strong>della</strong> Madonna e <strong>di</strong> S. Giovanni con tra ffatte dal<br />

dolore che vivàmente è espresso nei volti e traspare dalle mosse concitate. S. Ambrogio,<br />

con mallto rosso e tunica bianca, raccomanda un rersonaggio inginocchiato .<br />

in costume <strong>di</strong> chierico, bianco con orli rossi; certamente, per aualogia con la<br />

nicchia precedente è da credere sia qui sepolto <strong>il</strong> chierico figurato nel <strong>di</strong>pinto (I).<br />

(I) Anche nella <strong>chiesa</strong> <strong>della</strong> Verità v'è a sinistra una nicchia analoga con pitture, coperta poi<br />

in parte da un altare cinquecentesco. Le pitture, del secolo XIV, furono <strong>di</strong> recente fatte restaurare,<br />

su mia proposta, dal Ministero <strong>della</strong> P. Istruzione.


- 132 -<br />

Nei p<strong>il</strong>astri laterali vedonsi S. Caterina <strong>della</strong> Rota e S. Caterina da Sieua; nel<br />

sottarco, iu sette medaglioui, <strong>il</strong> Cristo bene<strong>di</strong>cente, S. Lorem,o, S. I:aolo, S. Giovauni<br />

Battista, S. Michele, S. Pietro, S. Stet:1no; <strong>il</strong> fondo dei medagfioni e verde,<br />

con cornici biauche ornate <strong>di</strong> scacchi neri, e tutte le sette figure hanno fisionomie<br />

accigliate, quasi tragiche; i nim bi sono graffiti.<br />

Nella nave sinistra si vedono due nicchie analoghe, con altari; in Ulla e '<strong>di</strong>pinta<br />

nel fondo la Mado1lna in trono col Bambino e S. Giovanlli Battista, e ai pie<strong>di</strong><br />

Ulla figuretta femmiu<strong>il</strong>e, mentre a destra, in uno scomparto separato, sta <strong>il</strong> Cristo in<br />

pie<strong>di</strong> con nimbo crocigero, e la croce sulle spalle; dal costato spiccia <strong>il</strong> sangue<br />

Fig. 12. - Affresco del sec. XIV. - Viterbo, Casa Balestra.<br />

che cade verso <strong>il</strong> basso su uu'ostia che sormollta <strong>il</strong> calice. Il trono <strong>della</strong> Madonna<br />

è decorato alla maniera cosmatesca, e ricorda l'affresco <strong>della</strong> nave sinistra <strong>della</strong><br />

<strong>chiesa</strong> <strong>di</strong> S. Saba sull'Aventino; la Madollna ha tunica turchina con risvolti ver<strong>di</strong>,<br />

<strong>il</strong> Bambino manto giallo e tunica rosea. Nel sottarco sono sei medaglioni COli<br />

busti <strong>di</strong> santi, e <strong>il</strong> Cristo oene<strong>di</strong>cellte nel Centro. Nei p<strong>il</strong>astri, a sinistra una sauta,<br />

in pie<strong>di</strong>, molto dauneggiata; a destra un santo vescovo, con bianco paludameuto;<br />

<strong>il</strong> nimbo e decorato <strong>di</strong> foglioline impresse per mezzo <strong>di</strong> uuo stampo nell'<strong>il</strong>itona<br />

co fresco, se pure non era riempito da una corona <strong>di</strong> metallo. La nicchia<br />

rimonta alla metà del secolo XIV. In un'altra ni.:chia sim<strong>il</strong>e è <strong>di</strong>pinto nel centro<br />

<strong>il</strong> Cristo crocifisso, tra la Madonna e S. Giovalllli, mentre ai pie<strong>di</strong> <strong>della</strong> croce la<br />

Maddalena si inginocchia, e alle due estremid <strong>il</strong> Ba ttista e un salitO pellegrino<br />

incorniciano <strong>il</strong> gruppo centrale. Anche qui llel sottarco sono sette medaglioni col<br />

busto <strong>di</strong> Cristo e <strong>di</strong> santi.<br />

La parete <strong>della</strong> navata sinistra doveva essere interamente intonacata e <strong>di</strong>pinta<br />

fin dal secolo XIV; infatti verso <strong>il</strong> foudo <strong>della</strong> nave appare uu largo tratto COli<br />

resti <strong>di</strong> pittura e una lunga iscrizione gotica; tra lo scialbo sem bra riconoscersi Ull<br />

bue, onde e da pensare che vi fosse <strong>di</strong>pinto <strong>il</strong> miracolo del trova mento dell'immagine<br />

miracolosa del Salvatore.


Tav. II. - Scuola <strong>di</strong> BENOZZO GOZZOLI. - Sant'Orsola e le un<strong>di</strong>cim<strong>il</strong>a vergini.<br />

VetraI/a, San Francesco.


- 133 -<br />

La stessa rappreseutazione è <strong>di</strong>pinta allcbe su alcune piallelle del tetto, in cui<br />

vedonsi i buoi condotti da un conta<strong>di</strong>no all'aratro, mentre in altre mattonelle ricorrono<br />

grossi rosoni colorati: le mattonelle rimontano, come quelle del soffitto <strong>di</strong><br />

S. Maria <strong>della</strong> Verid e del Duomo, al secolo XV. I travi e gli iutradossi del tetto<br />

Fig. 13. - Affresco del sec. XIV. - Vitel'bo, Santa Maria Nuova.<br />

e i travicelli minori portano festoni e caulicoli <strong>di</strong>pinti a tempera, e altri ornati<br />

varii; e non può esservi dubbio che chi decorò <strong>il</strong> soffi tto <strong>di</strong> S. Maria Nuova fu<br />

lo stesso artista del tetto <strong>della</strong> Verid, datato 1460, e <strong>di</strong> quello del Duomo,<br />

del 1490.<br />

Si continuava dunque uel corso dei secoli ad abbellire ed ornare <strong>il</strong> mirab<strong>il</strong>e<br />

tempio; al principio del secolo XVI fu eseguita la grande pittura a fresco, entro<br />

lIna nicchia decorata da p<strong>il</strong>astri ornati <strong>di</strong> candeliere classiche, presso la porta laterale<br />

nella navata sinistr,l. Vi S011 rappreseutati i santi Giovanui Battista, Girolamo<br />

e Lorenzo, in un paesaggio alberato e montuoso, e nell'angolo a sinistra in basso


- 134 -<br />

appare <strong>il</strong> piccolo busto del committente orame, un vecchietto con tunica e berretta<br />

nera: forse si chiamava Angelo perche in epoca poco lontana dall'esecuzione <strong>della</strong><br />

F.ig. 14. - Formelle del soffitto. - Viterbo, Santa Maria Nuova.<br />

pittura una ignota maliO graffi sul ritrattino: « se.,- (?) Agnolo ». Il <strong>di</strong>pinto, un po'<br />

guasto, ha le caratteristiche consuete <strong>della</strong> pittura viterbese del Cinquecento; forme<br />

umbre irrobustite dal contatto dell'arte <strong>di</strong> Luca Signorelli.<br />

Fig. 15. - Esterno. - Vetralla, San Francesco.<br />

Altro ricordo del Rinascimento e un tabernacoletto dell' ostia salita, infisso nel<br />

muro <strong>della</strong> navata destra, COli ornati <strong>di</strong> fogliame; debole opera <strong>di</strong> un tagliapietra<br />

locale.


- 13 5 -<br />

Infine, sul cadere del secolo Xvl o al principio del XVII, si decoro <strong>il</strong> fondo<br />

<strong>della</strong> navata S\llistra, demolendo l'antica abside ed elevando una cappella rettangolare<br />

con un altarone <strong>di</strong> marmo, destinato ad accogliere l'antica immagine del<br />

Salvatore_<br />

Fig. 16. - Facciata. - Vetral/<strong>il</strong>, San Francesco.<br />

*<br />

* *<br />

A poca <strong>di</strong>stallza da Viterbo sorge un'altra importante <strong>chiesa</strong> romanica, che<br />

pre ellta con la Salita Maria Nuova affinid st<strong>il</strong>istiche strettissime: San Francesco<br />

<strong>di</strong> VetraU a_ È uno dei monumenti più cospicui <strong>della</strong> provincia romana, sia per le<br />

sue particolaritù <strong>di</strong> costruzione che per le pitture e le sculture che lo decorano;<br />

pure è del tutto iglloto agli stu<strong>di</strong>osi d'arte, che certo non hanno notizia delle <strong>il</strong>lustrazioni<br />

locali fatte più dal punto <strong>di</strong> vista storico che da quello st<strong>il</strong>istico (I).<br />

(I) LUIGI SER.\I'INI, Ve/l'alla antica, Viterbo 1648, pago 50-52; A. SCRI ATTOLI, La cripta <strong>della</strong><br />

<strong>chiesa</strong> <strong>di</strong> S. Francesco, in Briobris, Numero unico, Vetralla, I3 agosto 1896 ; F. PAOLOCCI, Notizie<br />

e documenti relativi alla storia <strong>di</strong> Vetralla, pubblicati a cura <strong>di</strong> A. SCRIATTOLl, Vetralla, 1908,<br />

pago 36, 41.


- 13 6 -<br />

La facciata, <strong>il</strong>i S. Francesco <strong>di</strong> Vetralla, è sim<strong>il</strong>e a quella <strong>di</strong> S. Maria Nuova<br />

<strong>di</strong> Viterbo, ove si eccettuino le finestre che però potevano, anzi dovevano ancbe<br />

esse esser uguali; quelle <strong>di</strong> Vetralla sono moderne, ingran<strong>di</strong>te e fatte rettal1golari<br />

nel restauro del Seicento; quelle <strong>di</strong> Viterbo, strette e centinate, appartengono al<br />

<strong>ripristino</strong> recentissimo. Il portale ha nella luuetta una serie <strong>di</strong> fregi a fogliame;<br />

colonne con anello a metà del fusto, capitelli a foglie in doppio or<strong>di</strong>ne. Identica<br />

e la piauta, a tre navi absidate, col presbiterio leggermente rialzato <strong>di</strong> Ull gra<strong>di</strong>no<br />

Fig. 17. - Esterno dell'abside e campan<strong>il</strong>t!. - Vetralla, San Francesco.<br />

alla quinta coloulla, e <strong>di</strong> un altro alla sesta. La navata ha sei colonne come a<br />

Santa Maria N uova, con capitelli analogh i, a fogliame o col motivo dei delfini e<br />

del cantaro; <strong>il</strong> tetto è a travi, nOll decorato; <strong>il</strong> pavimento è bellissimo ad opus<br />

alexal1drinu1II, sul tipo delle bas<strong>il</strong>icbe romalle del XII-XIII secolo, anzi sicuramente<br />

eseguito da artefici romani, come l'altro <strong>della</strong> cattedrale <strong>di</strong> Sutri. Il coronamento<br />

dei muri porta una serie <strong>di</strong> archetti pens<strong>il</strong>i, come nell'abside <strong>di</strong> S. Maria Nuova; a<br />

Vetralla le absi<strong>di</strong> sono <strong>di</strong>vise da lesene che comprendono ognuna due archetti;<br />

le absi<strong>di</strong>ole all'imeruo sono murate COli lIna chiusura in piano che nasconde la<br />

concavid. Sulle seste colonne poggia l'arco trionfale, che a Santa Maria Nuova<br />

manca.<br />

Una vasta cripta a cui si accede lateralmente per due scale, che sbucano sul<br />

fondo delle navi laterali, sembra composta COI1 elementi raccogliticci: e a volte<br />

poggiauti su colonne <strong>di</strong> varia misura, C011 capitelli <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong>verso; la cripta è<br />

pure triabsidata, ed ha tracce <strong>di</strong> pitture del secolo XII circa. Non cre<strong>di</strong>amo, contro


1)7 -<br />

quanto si ritiene dagli scrittori locali, che la cripta sia resto <strong>di</strong> ulla <strong>chiesa</strong> allteriore,<br />

ma piuttosto cbe sia costruita insieme con la <strong>chiesa</strong> attuale, servelldosi <strong>di</strong><br />

avanzi del primitivo tempio, cbe esisteva già <strong>il</strong>eI IX secolo, poicbè è lIom<strong>il</strong>lato in<br />

una bolla <strong>di</strong> Leone IV (I l. La cripta ba la 'forma <strong>di</strong> un rettangolo, con le tre absi<strong>di</strong><br />

che corrispolldollo esattamente a quelle <strong>della</strong> <strong>chiesa</strong> superiore, e due nicchie nella<br />

parete <strong>di</strong> centro; è scavata nel masso, e tutto all'<strong>il</strong>i torno vi gira un sed<strong>il</strong>e. Velltisette<br />

colonne <strong>di</strong>vidono la cripta iII sei navi e sostengono le volticelle, ornate <strong>di</strong><br />

pitture a fresco dai colori tenui, sellza mo<strong>della</strong>to; tra le quali appare llella volta<br />

<strong>di</strong> celitro <strong>il</strong> busto <strong>di</strong> Cri~to iII un medaglione circondato dai simboli dei quattro<br />

Evangelisti. Nei bor<strong>di</strong> corrono fregi <strong>di</strong> fogliame st<strong>il</strong>izzati.<br />

D<br />

Fig. 18. - Lato posteriore. - Ve/l'alla, San Francesco.<br />

La cripta era stata <strong>di</strong>visa con muri, e chiuse le scale <strong>di</strong> accesso, ripnstl!late<br />

nel restauro che col concorso del Min istero <strong>della</strong> Pubblica IstruzioIle, si fece<br />

nel 1894-<br />

Nel centro <strong>della</strong> <strong>chiesa</strong> superiore doveva esservi la scbola Gantorum, cerlamelite<br />

delimitata da trallsenne <strong>di</strong> peperino, <strong>di</strong> cui rimallgono ancora le parti inferiori con<br />

tracce <strong>di</strong> scorniciature, tagliate all'altezza del gra<strong>di</strong>no, nel celltro del quale uua<br />

rientranza in<strong>di</strong>ca la porta del recinto.<br />

I capitelli delle gran<strong>di</strong> colonne sono affini a quelli <strong>di</strong> S. Maria Nuova, ma<br />

pi ù rozzi; presentano gli stessi motivi <strong>di</strong> fogliame, e tra altro anche quello dei<br />

delfini affrontati.<br />

La chie a <strong>di</strong> S. Francesco era stata nel 1612 risarcita dal Padre Maestro Bonaventura<br />

Gnofri, <strong>il</strong> quale fece costruire grall<strong>di</strong> altaroni barocchi <strong>di</strong> stucco, chiuse<br />

le finestre laterali, decorò la nave maggiore <strong>di</strong> pitture, facendo malamente restaurare<br />

le amiche. Anche nell'abside centrale fu elevato un grande altare che la ostruiva<br />

completamente. Forse allora fu chiusa anche la cripta trasformandola in se polcreto<br />

(2 l.<br />

(I) ~o/i\i e e docume/lti, ed. Scriattoli, pago 42.<br />

(2) ~otiZic, ed. Scriattoli, pago 52; SERAFDII, Vetralla antica, pag.86.<br />

18 - Bol!. d'A,·le.


138 -<br />

In quest'occasione furono <strong>di</strong>pinte le rozzissime storie <strong>della</strong> vita <strong>di</strong> S. Francesco<br />

sull'alto <strong>della</strong> navata centrale, e perirono probab<strong>il</strong>mente molti <strong>di</strong>pinti più<br />

antichi. Oggi esistono aucora avanzi <strong>della</strong> primitiva decorazione pittorica del secolo<br />

XIV; altri <strong>di</strong>pinti rimontano invece ai primi anui del Cinquecento e mostrano<br />

le caratteristiche <strong>della</strong> pittura viterbese del tem po, al segui to del Pastura, in notevole<br />

ritardo sull'arte dei centri maggiori.<br />

Degni <strong>di</strong> attenzione sono invece due affreschi del Quattroceuto, uno sulla<br />

porta laterale <strong>della</strong> nave sinistra, ave eutro una nicchia è <strong>di</strong>pimo S. Bernar<strong>di</strong>no<br />

in pie<strong>di</strong>, col libro aperto nella sinistra, tra quattro angeli; l'altro nella nave destra<br />

Fig. 19. - Pianta. - Vetralla, San rrancesco.<br />

rappresentante S. Orsola con lo stendardo <strong>della</strong> <strong>chiesa</strong> tra Santi e vescovi e le<br />

un<strong>di</strong>cim<strong>il</strong>a vergini.<br />

AI <strong>di</strong>sotto nella stessa nicchia, in piccole <strong>di</strong>mensioni, quasi imitando lIna pre<strong>della</strong><br />

sotto una tavola d'altare, è figurata la leggenda <strong>della</strong> Santa colle sue compagne,<br />

che avelldo fatto naufragio vielle uccisa coi dar<strong>di</strong> dai corsari UUlli. Questi<br />

due <strong>di</strong>pinti eseguiti, credo, <strong>il</strong>ltoruo al 1460, risentono evidentemente dell'arte <strong>di</strong><br />

Bellozza Gozzoli. E' noto che l'artista toscano fll chiama to nel 1453 dalle monache<br />

<strong>di</strong> Santa Rosa <strong>di</strong> Viterbo per decorare con le storie <strong>della</strong> Salita la loro <strong>chiesa</strong>. Le<br />

pitture furono <strong>di</strong>strutte nel 1632 e non ne r<strong>il</strong>1langollo che rozze copie. Certo l'influsso<br />

<strong>di</strong> Beuo%zo dovette esser vivamellte risenti to nella pi ttura locale, verso la<br />

metà del Quattrocento ancora incerta e arretrata; ma non è fac<strong>il</strong>e coglierne tracce<br />

nelle opere degli artisti vite l'bes i, poicbè la derivazione dal Gozzoli del grande<br />

Lorenzo da Viterbo è stata giustamente messa in dubbio. Innanzi ai due affreschi<br />

<strong>di</strong> Vetralla <strong>il</strong> dubbio è invece impossib<strong>il</strong>e: attraverso le deformazioni <strong>di</strong> un debole<br />

imitatore si riconoscono le forme abituali del maestro: le teste schiacciate, col mento<br />

appuntito e le orecchie molto allontanate, le pieghe, <strong>il</strong> taglio degli occhi, le architetture<br />

colorite <strong>di</strong> rosso e <strong>di</strong> venle, la fac<strong>il</strong>ità 'narrativa <strong>della</strong> storia <strong>di</strong>pinta sotto<br />

<strong>il</strong> gruppo <strong>di</strong> S. Orsola attomiata dalle lln<strong>di</strong>cim<strong>il</strong>a vergini.


Fig. 20. - Pianta al piano del pavimento e sezione longitu<strong>di</strong>nale. Vetralla, San Francesco.


-----------<br />

- 140 --<br />

I due a ffreschì vetrallcsi rimangono dunq ue un' im portan te testi monianza <strong>della</strong><br />

<strong>di</strong>ffusione dell'arte <strong>di</strong> Benozzo nel territorio viterbese. Colgo l'occasione per osservare<br />

che anc,he <strong>il</strong> maestro <strong>di</strong> Benozzo, l'Angelico, dette a Viterbo un, fiore dell'arte<br />

sua; ce lo fa sapere <strong>il</strong> d<strong>il</strong>igente cronista viterbese Niccolò Della Tuccia, <strong>il</strong> quale<br />

come contemporaneo merita fede.<br />

Niccolò Della Tuccia descrivendo una bella e magna processione alla Madonna<br />

<strong>della</strong> Cerqua, fatta <strong>il</strong> 20 settembre 1467, racconta che « in essa furonO tutti preti,<br />

frati e religiosi Clm tutte le reliquie <strong>di</strong> Viterbo. Dietro tutto <strong>il</strong> clel'icato andò detto<br />

messer lo vescovo a cavallu sopra una mula copertata <strong>di</strong> broccatina bianco, e portava<br />

Fig, 2 I. - Interno. - Vetralla, San Francesco,<br />

in marlo <strong>il</strong> rlunlo <strong>di</strong> 5. Giovan Battista, e innl/nfi a lui le teste de' 55. Ilario e Valentino,<br />

e la testa <strong>di</strong> 5. 5isto in un tabernacolo <strong>di</strong> legname portato da quattro pn:ti, e<br />

così l'altre reliquie secorldo le fratine e cap<strong>il</strong>olo de' preti par-ati e <strong>di</strong>sciplinanti; e poi<br />

seguivano <strong>di</strong>et-ru al vescovo <strong>il</strong> confalone nuovo <strong>della</strong> Madonna} e 'l nuovo <strong>di</strong> 5. Lorenzo;<br />

quali confa Ioni aveva <strong>di</strong>pinti e ornati fra Giovan <strong>di</strong> Fiesoli dell'or<strong>di</strong>ne Domenicano<br />

» (l ). Di questi gonfaloni rappreseutami l'uno S. Lorenzo, l'altro la Madonna<br />

non si ha oggi più alcuna notizia; essi erano stati eseguiti certo dal Beato Angelico,<br />

poichè nOll v'ha dubbio che col Beato sia da identificarsi <strong>il</strong> fra Giovanni da<br />

Fiesole dell'or<strong>di</strong>ne Domenicano <strong>di</strong> cui parla <strong>il</strong> cronista. Il dotto e amoroso <strong>il</strong>lustratore<br />

delle memorie viterbesi, Cesare P<strong>il</strong>lZi, alla cui scrupolosa ..:ura nulla è sfuggito<br />

<strong>di</strong> quanto riguarda la storia e l'arte <strong>della</strong> sua città, aveva notato <strong>il</strong> passo del<br />

cronista, ma pensò che si trattasse <strong>di</strong> un « omon,i/llo del famoso Beato Angelico o<br />

sopravvissuto <strong>il</strong> lui », osservando però che non se ne ha menzione nell'opera del<br />

P. Marchese sugli artisti domenicani (I ). A me pare che la designazione <strong>di</strong> Niccolò<br />

(I) C. PINZl" Memol'ie e documenti ine<strong>di</strong>ti sulla bas<strong>il</strong>ica <strong>di</strong> S. Maria <strong>della</strong> Quercia <strong>di</strong> Vi/e1'bo,<br />

Roma, 1891.


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- 14 1 -<br />

Della Tuccia non possa riferirsi che all'Angelico; <strong>il</strong> Beato era, e vero, morto fin<br />

dal marzo 1455, rma l'aggettivo nuovo che <strong>il</strong> cronista attribuisce ai due gonL1-<br />

Ioni non deve intendersi nel senso <strong>di</strong> fatti prop1'io allora. Basta pensare che i<br />

gonfaloni fossero stati <strong>di</strong> recente acquistati a Roma o a Firenze; o pure che in<br />

confronto <strong>di</strong> altri gonfaloni antichi, quelli ricordati da Nicolò si chiamassero nuovt<br />

rigo 22. - Pavimento <strong>della</strong> navata centralt:. - Vetralla, San Francesco.<br />

anche parecchi anni dopo la loro esecuzione. Di altro artista dello stesso nome dell'Angelico,<br />

e pure domenicano, non abbiamo memoria, ne <strong>il</strong> nome <strong>di</strong> un pittore <strong>di</strong><br />

secondo or<strong>di</strong>ne sarebbe stato con tanta cura ritenuto dal cronista.<br />

*<br />

* *<br />

Mi resta a <strong>di</strong>re <strong>di</strong> un'altra importante opera d'arte che e nella <strong>chiesa</strong> <strong>di</strong> S. Francesco<br />

<strong>di</strong> Vetralla, e <strong>di</strong> cui ho gi~\ trattato altrove: <strong>il</strong> monumento <strong>di</strong> Briobris<br />

guerriero, figlio a Giovanni <strong>di</strong> Vico, prefetto <strong>di</strong> Roma (I). Il monumento sepolcrale,<br />

ora collocato lontano dal suo posto primitivo, nella navata destra, entro una<br />

nicchia, si compone <strong>di</strong> un s~rcofago <strong>di</strong> forma rettangolare, colla faccia anteriore<br />

<strong>di</strong>visa in tre specchi sep.arati da cornici; quello centrale porta l'iscrizione de<strong>di</strong>ca-<br />

(1) A. Munoz, Meister Paolo da Gualdo, MOllats<strong>il</strong>efte fiir f(lIllStwissellscba!t, 1910; Maestro<br />

Paolo da Gualdo detto Paolo Romano, Rassegna d'Arte Umbra, 191 I, n. II-III, pago 29-35.


- 142 -<br />

toria; quello <strong>di</strong> sinistra lo stemma <strong>della</strong> famiglia prefettizia dei Vico; quello <strong>di</strong><br />

destra lo stesso stemma inquartato con quello degli Orsini.<br />

CoroIla <strong>il</strong> sarcofago una cornice architettonica che ha <strong>di</strong>sotto Ulla f<strong>il</strong>a <strong>di</strong> dentelli;<br />

essa sopporta <strong>il</strong> letto con un lenzuolo frangiato e cuscini ornati <strong>di</strong> ricami<br />

e fiocchi, sul quale è <strong>di</strong>steso <strong>il</strong> defunto, un guerriero tutto in armi: l'iscrizione<br />

ce ne apprende <strong>il</strong> lIome; egli è Briobris, figlio lIaturale <strong>di</strong> Giovanni <strong>di</strong> Vico.<br />

Fig. 2l. - Capitelli. - Vetralla, San Francesco.<br />

« Hoc manet in tumulo fulgenti laude perennis<br />

lnsignis Br:obris gratus et ore nitens,<br />

Strenuus et c1arus, facundus, comis et audax,<br />

Magnanimus, prudens vir fuit alta petens.<br />

Hic acie valuit summa virtute repertus,<br />

In cunctis cautus, que sapuere viri.<br />

Impia precerpsit 1110rs immatura iuventam,<br />

Annis triginta quae ruit, atq ue tribus.<br />

Hunc naturali generavi t more Iohannes.<br />

Urbis prefectus quo duce tantus erat.<br />

Inclita stirps çuius quondam regnantis in orbe<br />

Ct:saris exct:lsi nomine clara patet » (I).<br />

Il guerriero poggia <strong>il</strong> capo sul clIscino; veste uua cotta <strong>di</strong> maglia su CUI llldossa<br />

la tunica <strong>di</strong> paullo; ha scarpe, stinieri e giuocchiere <strong>di</strong> ferro snodate, gU<strong>il</strong>llti<br />

(I) Un ignoto traduttore locale così ha voi to in i taliano questi versi: « D'intemerato onor<br />

qui giace estinto I Briobris <strong>il</strong>lmtre accetto e caro al mondo I Bel frutto <strong>di</strong> val or d'allori cinto I<br />

Coraggioso, socievole e facondo. I Audace e forte vinse e non fu vinto I Prudente e saggio e<br />

nel pensar profondo I Cercò l'onar per naturale istinto I E nelle imprese fu semprt: giocondo I<br />

In giovan<strong>il</strong>e età morte immatura I Negli anni trentatrè tolse la vita I Al figlio <strong>di</strong> Giovanni<br />

per natura I Prefetto a Roma <strong>della</strong> stirpe avita I Dei Cesari imperial come assicura I Lo<br />

stemma, <strong>il</strong> cuor, l'educazion sortita.


- 143 -<br />

Fig. 24. - Capitelli. - Ve/ral/a, Sali Franct!sco.


- 144 -<br />

<strong>di</strong> ferro; alla cintura un pugnale, e nella destra un bastone insegna del comando;<br />

<strong>il</strong> copricapo è <strong>di</strong> panno ornato <strong>di</strong> tìorami. Il Corretini <strong>di</strong>ce che Briobris mori a<br />

Vetralla nel 1353; certo <strong>il</strong> monumento gli fu elevato molti auni dopo, sulla fiue<br />

uel secolo: ora travasi, come ho detto, murato nella n,lva ta destra <strong>della</strong> <strong>chiesa</strong>;<br />

fino al 1612 an1l0 in cui <strong>il</strong> tempio fu restaurato, era invece nella sinistra. Sorreggevallo<br />

allora l'arca qua ttro cololJne e la sorm onta va uu pad iglione (l ); le colonne<br />

alte m. 2, I 5 cou <strong>di</strong>ametro 0,67 esistollo ancora colloca te ai lati <strong>della</strong> porta<br />

d'ingresso; <strong>il</strong> sarcofago è lungo m. 2 e alto l, cosicchè tutto l'iusieme formava<br />

uu monumento <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni come <strong>il</strong> sepolcro degli Augu<strong>il</strong>lara in Capra.<br />

nica <strong>di</strong> Sutri. L'esempio non è invocato a caso perchè le due opere, a mio parere,<br />

Fig. 25 . - Capitello. - Vetralla, San Francesco.<br />

appartengono allo stesso autore Paolo da Gualdo detto Paolo Romano. Nella cornice<br />

superiore del sarcofago <strong>di</strong> Briobris si legge la segna tura dell'artista:<br />

M. Pnllllls De Gnaldo Cattanie Me fecit:<br />

Ora, come altrove ho <strong>di</strong>mostrato, lo st<strong>il</strong>e corrisponde esattamente alle<br />

opere del maestro che a Roma esegui <strong>il</strong> monumento <strong>di</strong> Bartolomeo Carafa in<br />

S. Maria del Priorato e quello del Car<strong>di</strong>nale Stefaueschi in S. Maria in Tra~tevere,<br />

e che si firma Magister Paulus. Il maestro, cbe nOlI si sa percbè è chiamato<br />

comunemente Paolo Romano sebbene egli non si <strong>di</strong>chiari tale nelle due<br />

opere firmate a Roma, era invece <strong>di</strong> Gualdo Cattaneo nell'Umbria! A lui fu assegnato<br />

da tempo, giustamente, nel Cicerollc <strong>il</strong> monumento dei fratelli Angu<strong>il</strong>lara,<br />

in Capranica <strong>di</strong> Sutri (1408) : a lui bo attribuito la lastra tombale <strong>di</strong> Niccolo de<br />

SUl11ma (1403 ) a Civita Castellana; a lui deve attribuirsi l'esecuzione del sepolcro<br />

del vescovo viterbese Antonio de Vitulis (1405) cb' era in S. Pietro in Va ticano,<br />

e del quale esiste oggi solo l'iscrizione mut<strong>il</strong>a con la firma dell'artista « ..•. E<br />

GUALDO FECIT)l. Lavoro dunque Paolo da Gualdo sempre nei <strong>di</strong>ntorni <strong>di</strong> Viterbo,<br />

prima <strong>di</strong> v~nire a Roma, a Vetralla, a Civita Castellana, a Caprauica; giunto<br />

a Roma, la prima opera da lui compiuta è <strong>il</strong> sepolcro <strong>di</strong> un viterbese; è logico<br />

(I) S F, RAFINI, Vetralla autica, Viterbo, 1648, pago 88.


T :1\'. [\'. - Ciborio, eco X\'. - r e/ralla, San Francesco.


145 -<br />

quin<strong>di</strong> andare a cercare in Viterbo le orig<strong>il</strong>li dell'arte sua. Ed iufatti llumerosi<br />

sono i riscontri tra le sculture <strong>di</strong> Viterbo <strong>della</strong> fine del Trecento, e le opere <strong>di</strong><br />

Maestro Paolo: tra altro <strong>il</strong> mOllUme1lto <strong>di</strong> Fra Marco, <strong>il</strong> famoso teologo e car-<br />

Fig. 26. - La cripta. - Vetralla, San Francesco.<br />

<strong>di</strong>uale morto nel 1369, e sepolto in S. Francesco, sebbene sia più ricco nella decorazione<br />

e più fine nei particolari, ha caratteri st<strong>il</strong>istici affini a Paolo da Gualdo e<br />

deve ritenersi eseguito verso <strong>il</strong> 1400 da un artista che si educo insieme con lui.<br />

Il monumento <strong>di</strong> Vetralla con la sua firma, è dunque servito a ricostruire<br />

finalmente la figura del cosidetto Paolo Romano.<br />

19 - Boli. d'Arte.


*<br />

* *<br />

Un'altra opera <strong>di</strong> scultura pur degna <strong>di</strong> memoria è <strong>il</strong> tabernacolo marmoreo<br />

infisso lIell'abside <strong>di</strong> 5. Francesco <strong>di</strong> Vetralla, del secolo XV, opera <strong>di</strong> Ull maestro<br />

piuttosto rozzo, ignaro delle raflinatezze delle città maggiori. I due angeli adorami<br />

volallo su nuvole cOSI poco somiglianti al vero cbe sembrallo bacche d'alloro, e<br />

<strong>il</strong> panueggio, volendosi mostrare le piegbe ricademi tra le gambe, forma sul davanti<br />

una specie <strong>di</strong> tasca.<br />

Fig. 27 . - La cripta prima dei restauri. - Vetrall,l, San Francesco.<br />

A Vetralla la <strong>chiesa</strong> dei 55. F<strong>il</strong>ippo e Giacomo possiede pure un ciborio del<br />

Quattrocellto, ma assai più bello, certo eseguito a Roma o da artista educato all'arte<br />

romana (I ).<br />

Ma in genere, nella provincia ro m a 11

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