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Cemento armato ordinario e precompresso per i tubi - Ordine degli ...

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MATERIALI.<br />

<strong>Cemento</strong> <strong>armato</strong> <strong>ordinario</strong> e <strong>precompresso</strong><br />

<strong>per</strong> i <strong>tubi</strong> destinati ai grandi acquedotti<br />

INFORMAZIONE 111<br />

IN SARDEGNA LA CONFERMA DELLA BONTÀ DI UNA SOLUZIONE SPERIMENTATA DA DECENNI<br />

1. Premessa.<br />

Vi sono oggi in esercizio, solo nella Sardegna Meridionale,<br />

circa 400 km di condotte di vario diametro, realizzate<br />

con <strong>tubi</strong> in cemento <strong>armato</strong> <strong>ordinario</strong> o <strong>precompresso</strong>, prodotte<br />

negli stabilimenti industriali di Cagliari e Porto Torres.<br />

Alcune di queste condotte sono in esercizio da oltre 50 anni<br />

e alla data odierna sono <strong>per</strong>fettamente funzionanti, senza<br />

mai dare problemi di manutenzione, salvo rare eccezioni.<br />

Problemi di ammaloramento si sono invece manifestati in<br />

corrispondenza delle deviazioni planimetriche ed altimetriche,<br />

<strong>degli</strong> scarichi e <strong>degli</strong> sfiati, tutti realizzati in acciaio e ghisa,<br />

<strong>per</strong> la nota fragilità di questi materiali, quando sono impiegati<br />

in ambienti chimicamente aggressivi. Notevoli problemi<br />

hanno creato anche le apparecchiature di manovra, realizzate<br />

tutte in ghisa.<br />

Nel numero 108 di Informazione è stato pubblicato un<br />

articolo nel quale si esprime un giudizio sostanzialmente negativo<br />

sui <strong>tubi</strong> in calcestruzzo <strong>armato</strong>, dovuto forse ad una<br />

scarsa conoscenza del prodotto. Con la presente nota si vuole<br />

brevemente illustrare il processo industriale col quale sono<br />

prodotti questi manufatti e le modalità d’impiego in situazioni<br />

particolari.<br />

2. Cenni storici.<br />

I primi tentativi <strong>per</strong> impiegare il calcestruzzo <strong>armato</strong><br />

nella costruzione <strong>degli</strong> acquedotti risalgono alla fine dell’Ottocento,<br />

ed alle iniziali condotte gettate in o<strong>per</strong>a si affiancarono<br />

ben presto i primi acquedotti costruiti mediante la giunzione<br />

di <strong>tubi</strong> in cemento <strong>armato</strong> prefabbricati in appositi impianti.<br />

Dopo l’esito positivo dei primi es<strong>per</strong>imenti, fu chiaro ai<br />

progettisti che questa tipologia di materiale era particolarmente<br />

adatta <strong>per</strong> realizzare condotte di medio e grande diametro.<br />

Nel 1909 la Società Vianini di Roma introdusse in<br />

Italia il processo di centrifugazione nella fabbricazione industriale<br />

dei <strong>tubi</strong> in calcestruzzo <strong>armato</strong>. Il nuovo prodotto fu<br />

impiegato con esito positivo nella costruzione di alcune<br />

diramazioni dell’Acquedotto Pugliese e si diffuse rapidamente<br />

anche in altri stati europei.<br />

Agli inizi <strong>degli</strong> anni Trenta fecero la loro comparsa sul<br />

mercato i primi <strong>tubi</strong> in calcestruzzo <strong>armato</strong> <strong>precompresso</strong>. Il<br />

problema della loro costruzione fu affrontato in diversi modi<br />

negli stabilimenti europei e statunitensi dove si erano affermate<br />

società di grande rilievo. In Francia o<strong>per</strong>avano la<br />

Socoman e la Freyssinet, in Norvegia la Premo e negli Stati<br />

Uniti erano molto attive la Miller & Osweiler e la Lock Joint,<br />

che diedero un notevole impulso al <strong>per</strong>fezionamento ed alla<br />

diffusione del prodotto. Nel 1934 fu realizzato in Italia, dalla<br />

L’AUTORE.<br />

L’ingegnere Romano Sandri,<br />

iscritto all’Albo d’oro<br />

dell’<strong>Ordine</strong> di Cagliari,<br />

è stato responsabile tecnico<br />

e amministratore delegato<br />

della Ferrocemento/Gecopre.<br />

telefono: 070.493482<br />

e-mail: rsandri@tiscali.it<br />

Società Vianini, <strong>per</strong> conto della Montecatini di Crotone, il primo<br />

acquedotto con <strong>tubi</strong> in calcestruzzo <strong>armato</strong> <strong>precompresso</strong>.<br />

Erano manufatti con giunto a cordone e bicchiere, del diametro<br />

di 800 mm, lunghi 3,50 metri e dimensionati <strong>per</strong> sopportare<br />

una pressione massima di 10 atm.<br />

Nonostante alcuni insuccessi iniziali, motivazioni tecniche<br />

ed economiche hanno contribuito al progressivo diffondersi<br />

in tutto il mondo di acquedotti di medio e grande diametro<br />

costruiti con <strong>tubi</strong> in calcestruzzo <strong>armato</strong>. La necessità di<br />

trasportare grossi volumi d’acqua a grandi distanze, e le ovvie<br />

considerazioni idrauliche, hanno indotto i progettisti a preferire<br />

la tubazione unica rispetto ad altre soluzioni più complesse<br />

e soprattutto molto più onerose.<br />

Occorre tenere presente che il calcestruzzo, <strong>per</strong> alcune<br />

sue caratteristiche, mal si presta a soddisfare tutti i requisiti<br />

peculiari richiesti dai <strong>tubi</strong> <strong>per</strong> condotte in pressione. La limitata<br />

resistenza e la scarsa plasticità nelle sollecitazioni di trazione,<br />

una certa fragilità e <strong>per</strong>meabilità nei piccoli spessori<br />

apparivano tipicamente sfavorevoli <strong>per</strong> quell’impiego. Né l’introduzione<br />

delle armature di ferro poteva risolvere in termini<br />

soddisfacenti, anche dal punto di vista economico, il problema<br />

delle medie ed alte pressioni nei grandi diametri poiché,<br />

<strong>per</strong> l’alto rapporto fra i moduli di elasticità dei due materiali,<br />

il limite di fessurazione del calcestruzzo impone una utilizzazione<br />

modesta e non conveniente delle armature.<br />

Il problema delle giunzioni, che inizialmente si ispirava<br />

alle modalità usate <strong>per</strong> i <strong>tubi</strong> di ghisa (ottenere la tenuta<br />

mediante guarnizioni di piombo calcate a freddo) non appari-<br />

pagina 23


INFORMAZIONE 111<br />

va soddisfacente e fu definitivamente risolto con la messa a<br />

punto di guarnizioni elastiche in gomma di ben studiate caratteristiche.<br />

D’altra parte, si riconoscevano al calcestruzzo requisiti<br />

interessanti, quali la relativa economicità dei materiali impiegati,<br />

la attitudine a realizzare grandi diametri, la bassa<br />

scabrezza idraulica, la maggior resistenza rispetto all’acciaio<br />

ed alla ghisa nei riguardi delle azioni aggressive dell’acqua<br />

trasportata e dell’ambiente di posa. I miglioramenti furono<br />

conseguiti con l’uso di appropriati inerti, secondo ben studiate<br />

distribuzioni granulometriche, con la riduzione dei rapporti<br />

acqua/cemento negli impasti e con l’adozione di procedimenti<br />

di fabbricazione dei <strong>tubi</strong> atti ad eliminare qualsiasi residuo<br />

eccesso di acqua ed a conferire particolare compattezza ai<br />

getti. Questi accorgimenti hanno consentito di elevare la<br />

resistenza a trazione, di ridurre la fragilità, di eliminare praticamente<br />

la <strong>per</strong>meabilità anche in piccoli spessori.<br />

Una delle tappe più significative <strong>per</strong> lo sviluppo della<br />

tecnica progettuale e costruttiva delle condotte di calcestruzzo<br />

fu l’introduzione della precompressione, che ha condotto<br />

alla possibilità di ridurre o eliminare le sollecitazioni di trazione<br />

nel calcestruzzo. Ma il salto qualitativo più importante lo si<br />

ottenne trasferendo la produzione dei <strong>tubi</strong> dai cantieri a stabilimenti<br />

attrezzati con adeguati impianti fissi e sistemi di<br />

controllo capillare in ogni fase della lavorazione.<br />

3. La s<strong>per</strong>imentazione in Sardegna.<br />

Nei primi anni Cinquanta furono avviate anche in Sardegna,<br />

dalla Ferrocemento, le prime s<strong>per</strong>imentazioni <strong>per</strong> la<br />

prefabbricazione di <strong>tubi</strong> in calcestruzzo <strong>armato</strong> <strong>ordinario</strong> e<br />

<strong>precompresso</strong>. Si può ascrivere a questo ciclo s<strong>per</strong>imentale<br />

la realizzazione del primo acquedotto del Mulargia, che andò<br />

incontro ad un parziale insuccesso <strong>per</strong> l’errata progettazione<br />

dei <strong>tubi</strong> in cemento <strong>armato</strong> <strong>precompresso</strong> impiegati in alcune<br />

tratte. L’errore consisteva nella carente protezione dell’acciaio<br />

di precompressione, che tendeva a degradare rapidamente,<br />

causando la rottura del tubo.<br />

Anche il grande sifone a doppia canna di Segariu, costruito<br />

con l’impiego di <strong>tubi</strong> in cemento <strong>armato</strong> <strong>precompresso</strong><br />

del diametro interno di metri 3,20, si può ascrivere a questo<br />

ciclo s<strong>per</strong>imentale. Si tratta di una realizzazione notevole, che<br />

fa parte <strong>degli</strong> impianti del Medio Flumendosa previsti <strong>per</strong> una<br />

triplice utilizzazione: potabile, irrigua ed idroelettrica. Il sifone,<br />

realizzato <strong>per</strong> conto dell’Ente Autonomo del Flumendosa,<br />

è inserito nel grande canale adduttore, lungo 20 km, che inizia<br />

in località Sarais e attraversa il territorio della Trexenta<br />

fino alla località Santu Miali.<br />

Il sifone attraversa la valle del rio Pau Sebera in località<br />

Segariu <strong>per</strong> una lunghezza di circa 975 metri ed è costituito<br />

dai due manufatti di raccordo con il canale e da due<br />

condotte parallele costituite ciascuna da 188 <strong>tubi</strong> della lunghezza<br />

di m. 5,00, interrotte da tre blocchi <strong>per</strong> deviazioni<br />

planimetriche ed altimetriche. La sua portata normale è di<br />

48 m 3 /1" e quella eccezionale di 54 m 3 /1", cui corrispondono<br />

rispettivamente le velocità medie di 3,00 e 3,36 m/1".<br />

I <strong>tubi</strong> delle due condotte, costruiti in uno stabilimento a<br />

Cagliari, hanno diametro interno di m. 3,20, una lunghezza di<br />

m. 5,00 ed uno spessore del nucleo di 14 cm. Lo spessore<br />

Materiali<br />

del calcestruzzo di rivestimento è di 3 cm. Il tubo-nucleo ha<br />

una leggera armatura metallica <strong>per</strong> il collegamento del calcestruzzo<br />

e <strong>per</strong> conferire al tubo una resistenza sufficienti<br />

durante le manovre. I <strong>tubi</strong>-nucleo sono stati gettati in posizione<br />

verticale entro due casseforme metalliche sistemate su<br />

appositi piazzole e munite dei teli filtranti <strong>per</strong> il trattamento<br />

vacuum-concrete, che associa alla vibrazione l’assorbimento<br />

dell’acqua eccedente, conferendo al calcestruzzo una grande<br />

compattezza, indispensabile <strong>per</strong> la tenuta idraulica. Il getto è<br />

stato eseguito con sola vibrazione fino a riempimento completo<br />

dello spazio anulare tra le due casseforme e poi congiuntamente<br />

con vacuumizzazione e vibrazione.<br />

Successivamente i <strong>tubi</strong> nucleo sono stati precompressi<br />

trasversalmente con l’avvolgimento progressivo, sotto tensione<br />

a partire da un estremo, di filo d’acciaio del diametro di<br />

5 mm ad altissima resistenza, di produzione tedesca, che ha<br />

un carico di rottura di 187 kg/mm 2 . La protezione di questo<br />

filo è assicurata da un rivestimento in calcestruzzo dello spessore<br />

di cm 3 gettato tra il tubo-nucleo ed una cassaforma<br />

metallica verticale, con l’ausilio di vibratori elettrici ad alta<br />

frequenza, che entravano in funzione progressivamente man<br />

mano che veniva riempito lo spazio anulare tra tubo nucleo e<br />

cassaforma; seguiva una stagionatura di circa 5 ore in ambiente<br />

umido con vapore saturo.<br />

In conseguenza della speciale natura aggressiva delle<br />

terre impiegate nel ricoprimento delle condotte, si è reso necessario<br />

un ulteriore intonaco di protezione, ottenuto con l’applicazione<br />

di una spalmatura di mastice bituminoso seguita<br />

dalla stesa di un tessuto di vetro reticolare prebitumato e da<br />

una seconda spalmatura di mastice bituminoso. All’esterno si<br />

è poi applicato uno straterello di latte di calce. I giunti sono<br />

del tipo <strong>ordinario</strong> a bicchiere e cordone, impiegando come<br />

elemento di ristagno un anello di gomma.<br />

Per i calcoli statici si è tenuto conto dell’andamento<br />

altimetrico del sifone, suddividendo i <strong>tubi</strong> in sei classi in dipendenza<br />

del carico idrostatico H sulla generatrice interna<br />

pagina<br />

24


INFORMAZIONE 111<br />

A sinistra: <strong>tubi</strong> in calcestruzzo<br />

<strong>armato</strong>, la fase di precompressione<br />

trasversale del nucleo.<br />

A destra: rivestimento cementizio<br />

della spirale<br />

di precompressione.<br />

su<strong>per</strong>iore, espressa in metri di colonna d’acqua. Tale carico<br />

varia da 10 <strong>per</strong> la classe 1 a 42 metri <strong>per</strong> la classe 6. Nel<br />

calcolo si è presa in considerazione la possibilità che il rivestimento<br />

sia in grado di collaborare efficacemente alla resistenza<br />

del tubo e poi si è verificato che, anche nel caso limite<br />

che nelle zone tese si verificasse una diminuzione di resistenza<br />

del rivestimento, il tubo nucleo rimanesse comunque<br />

sempre compresso. L’o<strong>per</strong>a, che è tuttora in funzione, si è<br />

dimostrata valida fin dal collaudo ed è stata una chiara dimostrazione<br />

della validità dei procedimenti di fabbricazione dei<br />

grandi sifoni, anche se lo stabilimento di produzione si trova<br />

ad un certa distanza dal luogo d’impiego.<br />

4. Produzione industriale.<br />

Le es<strong>per</strong>ienze positive fatte col sifone di Segariu e con<br />

altre condotte minori furono applicate in nuovo stabilimento<br />

industriale che la Ferrocemento Sarda realizzò in quegli stessi<br />

anni nel comune di Assemini, <strong>per</strong> la produzione su scala industriale<br />

di <strong>tubi</strong> in cemento <strong>armato</strong> <strong>ordinario</strong> e <strong>precompresso</strong>,<br />

utilizzando sia il procedimento della centrifugazione sia quello<br />

del getto in verticale associato al vacuum concrete.<br />

5. Sistemi di fabbricazione.<br />

Per la fabbricazione dei <strong>tubi</strong> in cemento <strong>armato</strong> <strong>ordinario</strong><br />

e dei nuclei dei <strong>tubi</strong> in cemento <strong>armato</strong> <strong>precompresso</strong> di<br />

medio diametro fu adottata la tecnologia, allora più diffusa,<br />

della centrifugazione. Essa consiste nel far ruotare <strong>degli</strong> stampi<br />

metallici contenenti la gabbia d’armatura in una macchina<br />

appositamente progettata, in grado di imprimere allo stampo<br />

una rotazione a velocità variabile. Il calcestruzzo è uniformemente<br />

distribuito nello stampo in rotazione da un nastro<br />

trasportatore e costipato <strong>per</strong> effetto della centrifugazione associata<br />

alla rullatura ed alla vibrazione applicata allo stampo.<br />

Nella fabbricazione dei <strong>tubi</strong> in cemento <strong>armato</strong> <strong>precompresso</strong><br />

si adottò un procedimento a struttura mista, che<br />

consisteva nell’avvolgere una spirale di precompressione trasversale<br />

sul nucleo ottenuto <strong>per</strong> centrifugazione. La spirale di<br />

acciaio ad altissima resistenza è successivamente protetta<br />

da un rivestimento cementizio e da un manto bituminoso.<br />

Nei <strong>tubi</strong> di grandi dimensioni, con diametro su<strong>per</strong>iore a<br />

2,50 metri, si adottò un sistema di fabbricazione con<br />

casseforme verticali, analogo a quello usato <strong>per</strong> la produzione<br />

dei <strong>tubi</strong> impiegati nel sifone di Segariu, e questo <strong>per</strong> evitare<br />

il fenomeno di ricaduta del calcestruzzo fresco in fase di<br />

centrifugazione del nucleo.<br />

6. Descrizione e campi di applicazione.<br />

I <strong>tubi</strong> in cemento <strong>armato</strong> <strong>ordinario</strong> sono impiegati normalmente<br />

<strong>per</strong> condotte aventi una pressione di esercizio variabile<br />

da 2 a 4 bar. La pressione massima di esercizio che<br />

questi <strong>tubi</strong> accettano varia in ragione inversa al diametro del<br />

tubo considerato. L’armatura del tubo è costituita da una gabbia,<br />

realizzata mediante avvolgimento su aspo apposito di un<br />

tondino d’acciaio ad aderenza migliorata, di diametro e passo<br />

determinati dal calcolo statico. Ultimato il getto e la<br />

centrifugazione, il tubo con relativo cassero è immesso in una<br />

camera di vapore saturo <strong>per</strong> accelerare la stagionatura del<br />

calcestruzzo e dopo il disarmo in una vasca colma di acqua<br />

<strong>per</strong> completare la maturazione.<br />

Il tubo in calcestruzzo è in sostanza una struttura in cemento<br />

<strong>armato</strong> soggetta anche a sollecitazione di trazione. La<br />

sua sezione omogeneizzata (Ai = Ac + nAf) deve resistere sia<br />

alla sollecitazione dovuta ai carichi esterni (carico della terra e<br />

carichi accidentali) sia a quelle dovute alla pressione del liquido<br />

contenuto. Dalla combinazione di questi carichi deriva nel<br />

tubo uno stato di sollecitazione mista di compressione e trazione<br />

che il calcestruzzo deve sopportare senza fessurarsi. Nel<br />

tubo in cemento <strong>armato</strong> <strong>ordinario</strong> si tollerano sollecitazioni di<br />

trazione nel calcestruzzo dell’ordine di 15÷20 kg/cm 2 .<br />

Tutti i <strong>tubi</strong>, prima del loro utilizzo, sono sottoposti ad<br />

una pressione di prova pari a quella di esercizio incrementata<br />

del 50% e sono mantenuti in questo stato di sollecitazione<br />

pagina 25


INFORMAZIONE 111<br />

<strong>per</strong> un tempo prestabilito. Quelli che presentano delle <strong>per</strong>dite<br />

idrauliche o altri difetti di fabbricazione sono declassati e destinati<br />

ad altri impieghi.<br />

Il tubo in cemento <strong>armato</strong> <strong>precompresso</strong> ha invece il<br />

nucleo <strong>precompresso</strong> longitudinalmente e trasversalmente in<br />

misura adeguata onde resistere ai carichi interni ed esterni,<br />

con uno stato di sollecitazione di sola compressone nel calcestruzzo.<br />

Esso è dimensionato in modo che il calcestruzzo,<br />

portato alla pressione di prova, abbia una sollecitazione massima<br />

di trazione di 5 Kg/cm 2 . La spirale di precompressione<br />

è protetta con un rivestimento cementizio di bassa porosità,<br />

dello spessore di 3 centimetri. La protezione finale del tubo è<br />

affidata ad un rivestimento bituminoso applicato a caldo ed<br />

<strong>armato</strong> con un tessuto di vetro reticolare.<br />

7. Comportamento idraulico.<br />

Dal punto di vista delle <strong>per</strong>dite di carico in regime uniforme,<br />

i <strong>tubi</strong> di medio e grande diametro, a parità di altre<br />

condizioni - ad esempio della velocità media di trasporto -<br />

richiedono minori cadenti piezometriche a ragione della riduzione<br />

dell’indice di resistenza, sia <strong>per</strong> gli elevati valori del<br />

numero di Reynolds che <strong>per</strong> i bassi valori della scabrezza<br />

relativa. Per tale ultimo aspetto, infatti, mentre la finitura interna<br />

dei getti conseguita con i più recenti procedimenti di<br />

fabbricazione dei <strong>tubi</strong> consente di realizzare su<strong>per</strong>ficie interne<br />

con piccoli valori della scabrezza idraulica assoluta, questa<br />

si riduce ulteriormente in misura relativa al crescere del<br />

diametro.<br />

Per gli aspetti idraulici collegati vanno tenuti presenti<br />

anche i guadagni marginali che le condotte in calcestruzzo<br />

hanno conseguito nei riguardi dei fenomeni di moto vario elastico.<br />

Poiché infatti, specialmente nei <strong>tubi</strong> precompressi, i progressi<br />

tecnologici hanno consentito di non far seguire al crescere<br />

dei diametri aumenti proporzionali <strong>degli</strong> spessori, può<br />

farsi conto su una celerità di propagazione delle <strong>per</strong>turbazioni<br />

elastiche un po’ ridotta rispetto a quelle tradizionali delle<br />

altre condotte.<br />

8. Le realizzazioni più significative.<br />

Il ripartitore Est-Ovest. Nell’immediato dopoguerra<br />

l’Ente Autonomo del Flumendosa, di recente costituzione, avviò<br />

la realizzazione <strong>degli</strong> impianti <strong>per</strong> utilizzare le acque del<br />

Flumendosa, uno dei maggiori fiumi della Sardegna. Il progetto<br />

prevedeva l’irrigazione di circa 95.000 ettari nella piana<br />

del Campidano, la fornitura d’acqua alla città di Cagliari,<br />

ai centri minori ed alle industrie che stavano sorgendo nella<br />

piana di Macchiareddu e sulla costa Sud-Occidentale dell’Isola.<br />

Il ripartitore Est-Ovest è uno dei tre ripartitori che dominano<br />

il Campidano di Cagliari e <strong>per</strong> le sue caratteristiche<br />

rientra tra le o<strong>per</strong>e di alto interesse tecnico del complesso<br />

irriguo <strong>degli</strong> impianti dell’Ente Autonomo del Flumendosa. Il<br />

ripartitore ha uno sviluppo complessivo di 10.657 metri ed<br />

una portata massima di 30 mc al secondo. Si divide in due<br />

tratte: la prima lunga 5.992 metri è un canale a cielo a<strong>per</strong>to<br />

a sezione trapezia che termina nella vasca di carico di un<br />

sifone lungo 4.665 metri che costituisce la seconda tratta.<br />

La condotta con la quale è realizzato il sifone - che assorbe<br />

solo una parte della portata del canale - è composta da<br />

Materiali<br />

933 <strong>tubi</strong> di cemento <strong>armato</strong> <strong>ordinario</strong> prefabbricati nello stabilimento<br />

industriale di Assemini. I <strong>tubi</strong> hanno un diametro<br />

interno di 2,40 metri, uno spessore della parete di 16 centimetri<br />

ed una lunghezza utile di 5,00 metri. Il progetto prevede<br />

la realizzazione di una seconda condotta gemella quando<br />

in futuro aumenteranno le richieste idriche.<br />

I <strong>tubi</strong> sono stati calcolati col metodo dell’americano<br />

Olander, che è basato sugli studi di Marston e sulle es<strong>per</strong>ienze<br />

eseguite nello stato di Iowa. Marston, assieme ad altri,<br />

pubblicò le sue ricerche nei bollettini dello Iowa Engineering<br />

Es<strong>per</strong>iments Station, dimostrando che <strong>per</strong> le condotte di grande<br />

diametro interrate è necessario tener conto in modo rigoroso<br />

delle caratteristiche e del comportamento dei materiali di<br />

rinterro. Oltre al peso dell’unità di volume, è necessario conoscere<br />

il coefficiente di attrito interno dei materiali e la loro<br />

capacità di espletare pressioni attive laterali. Altri ricercatori<br />

svilupparono ulteriormente la teoria di Marston, tenendo conto<br />

della deformazione delle tubazioni considerati gli assestamenti<br />

differenziali del terreno sopra e ai lati di questi e i cedimenti<br />

elastici o meno del terreno di posa.<br />

In relazione al carico idrostatico sulla generatrice interna<br />

su<strong>per</strong>iore, aumentata <strong>per</strong> maggiore garanzia del 15% agli<br />

effetti del calcolo, i <strong>tubi</strong> sono stati divisi in tre classi, corrispondenti<br />

alle altezze d’acqua di metri 5,00, metri 8,50 e<br />

metri 12,00, ai fini del dimensionamento delle armature metalliche.<br />

Allo scopo di ottenere una migliore qualità di getto si è<br />

adottata una gabbia metallica con soli anelli interni ed esterni,<br />

abolendo i tradizionali ferri ovali che nel caso di getti verticali,<br />

come quello in oggetto, ostacolano la buona distribuzione<br />

del calcestruzzo all’atto del getto e ne diminuiscono quindi<br />

la compattezza. L’armatura metallica è costituita da barre di<br />

acciaio tondo ad aderenza migliorata; nelle sezioni soggette<br />

a trazione pura il calcestruzzo ha una tensione massima di<br />

trazione di 7,6 kg/cm 2 e l’acciaio di 620 kg/cm 2 . Tenendo<br />

conto delle flessioni nelle sezioni infime, la tensione massima<br />

del calcestruzzo sale a 75 kg/cm 2 e quella del ferro a<br />

1.860 kg/cm 2 .<br />

Il giunto è realizzato con imboccatura a maschio e bicchiere,<br />

con una guarnizione costituita da un anello di gomma<br />

dello spessore di 26 mm. La durezza della gomma utilizzata<br />

è di classe 2, corrispondente ad una durezza SHORE 50,<br />

quindi idonea <strong>per</strong> le condotte di media ed alta pressione.<br />

Tenuto conto della natura dei terreni attraversati, in parte<br />

costituiti da conglomerati alluvionali e in parte da argille, i<br />

<strong>tubi</strong> sono posti in o<strong>per</strong>a su sottofondo di pietrisco ben costipato.<br />

Ai fini della protezione dei <strong>tubi</strong> è previsto il rinterro con materiale<br />

sciolto <strong>per</strong> una altezza media di 80 centimetri al disopra<br />

della generatrice esterna su<strong>per</strong>iore della condotta.<br />

Il sifone interseca il canale principale di scarico delle<br />

acque del comprensorio di bonifica di Sanluri (canale Vittorio<br />

Emanuele). Per su<strong>per</strong>are detto canale è stato costruito un<br />

ponte-tubo autoportante, ad asse rettilineo, in cemento <strong>armato</strong><br />

<strong>precompresso</strong>, avente una luce di metri 24,60. II ponte-tubo<br />

è costituito da cinque elementi, tre centrali e due terminali,<br />

costruiti come <strong>tubi</strong>, usufruendo <strong>per</strong> quanto possibile<br />

delle casseforme metalliche impiegate nei getti dei <strong>tubi</strong> del<br />

sifone. Detti elementi, montati in sito su una centinatura prov-<br />

pagina<br />

26


O<strong>per</strong>azioni di posa della condotta di alimentazione<br />

dell’invaso di Simbirizzi, realizzata<br />

in tubo di cemento <strong>armato</strong> <strong>precompresso</strong> Ø 2.500.<br />

visoria, sono stati infilati e tesati con i cavi di precompressione.<br />

Il giunto tra elemento ed elemento è realizzato con lamierino<br />

<strong>per</strong> garantire la tenuta idraulica.<br />

L’acquedotto integrativo di Cagliari. Negli anni Settanta<br />

fu avviato il progetto <strong>per</strong> trasformare la conca naturale<br />

dello stagno di Simbirizzi in un grande invaso artificiale, capace<br />

di accumulare 30 milioni di metri cubi d’acqua dolce. Lo<br />

stagno è privo di un bacino imbrifero proprio; <strong>per</strong> la sua alimentazione<br />

lo si è quindi collegato al canale ripartitore Sud-<br />

Est con una condotta in cemento <strong>armato</strong> <strong>precompresso</strong> lunga<br />

12 km. Lo smaltimento delle acque di scarico avviene tramite<br />

una galleria lunga 623 metri alla quale si allaccia un<br />

sifone a due canne del diametro di 3,20 metri, realizzato con<br />

<strong>tubi</strong> in cemento <strong>armato</strong>, capace di convogliare un portata<br />

massima di 50 mc/sec.<br />

L’acqua invasata è trattata da un apposito impianto di<br />

potabilizzazione e consegnata ad una vasca di accumulo della<br />

capacità massima di 10.000 metri cubi di acqua potabile. Da<br />

questa vasca si diparte un condotta in cemento <strong>armato</strong> <strong>precompresso</strong><br />

lunga 10.600 metri che adduce l’acqua potabilizzata ai<br />

serbatoi di Monte Urpinu e a quelli del rione Castello, posti in<br />

viale San Vincenzo. La condotta <strong>per</strong> un lungo tratto del suo<br />

tracciato attraversa la striscia sabbiosa di terreno<br />

compresa tra gli stagni di acqua salata Bella<br />

Rosa Minore e Molentargius. I <strong>tubi</strong> che compongono<br />

la condotta hanno un diametro interno<br />

di metri 1,20 e sono dimensionati <strong>per</strong> pressioni<br />

di esercizio comprese tra le 5 e le 12 atmosfere.<br />

L’eccezionale aggressività dei terreni attraversati<br />

ha consigliato l’adozione di speciali accorgimenti<br />

<strong>per</strong> proteggere la spirale di precompressione<br />

di questi <strong>tubi</strong>. Si è assicurata prima di<br />

tutto la continuità elettrica tra le spire con<br />

l’interposizione di una lamina metallica tra la su<strong>per</strong>ficie<br />

esterna del nucleo e le spire d’acciaio<br />

armonico. La lamina metallica ha una sezione di<br />

200 mm 2 ed ha fissati alle estremità due bulloni<br />

filettati ai quali si avvitano, in fase di posa, dei<br />

cavetti di collegamento in rame.<br />

La protezione passiva della spirale di<br />

precompressione si ottiene praticamente mediante<br />

l’applicazione di una corrente che riduce a<br />

valori prossimi allo zero la corrosione nella spirale<br />

dovuta a correnti elettriche vaganti nel terreno.<br />

Il meccanismo di questo tipo di protezione<br />

si basa sul fatto che una corrente fatta circolare<br />

tra elettrodi ausiliari, disposti tra terreno e<br />

tubazione e con verso tale da risultare entrante<br />

dal terreno alla tubazione, rende equipotenziale<br />

la su<strong>per</strong>ficie metallica, evitando che possano instaurarsi<br />

delle correnti di corrosione.<br />

Una ulteriore protezione dell’acciaio armonico<br />

del tubo si è ottenuta applicando un particolare<br />

rivestimento protettivo in polietilene,<br />

oltre a quello normalmente previsto dal disciplinare di fornitura,<br />

costituito da due nastri di protezione anticorrosiva. Il primo<br />

nastro è composto da un film di supporto in polietilene di<br />

elevato potere isolante su cui è laminato uno strato di adesivo<br />

a base di gomma butile e resine collanti sintetiche. Questo<br />

assieme assicura una <strong>per</strong>fetta adesione alla su<strong>per</strong>ficie esterna<br />

del tubo ed un elevato potere anticorrosivo. Il secondo<br />

nastro, anch’esso con una su<strong>per</strong>ficie trattata <strong>per</strong> l’adesione<br />

al precedente strato, ha un’elevata resistenza meccanica e<br />

quindi protegge tutto il sistema da eventuali danneggiamenti<br />

durante il trasporto o la posa in o<strong>per</strong>a dei <strong>tubi</strong>.<br />

Dopo la posa, il collaudo in o<strong>per</strong>a ed il collegamento<br />

elettrico dei <strong>tubi</strong>, è stata applicata la stessa protezione con i<br />

due nastri anche in corrispondenza del giunto, <strong>per</strong> garantire<br />

a tutta la condotta lo stesso elevato isolamento dal terreno<br />

circostante. L’acquedotto realizzato negli anni Ottanta non ha<br />

finora richiesto interventi di manutenzione. Recentemente<br />

alcuni lavori eseguiti sul canale Terramaini hanno comportato<br />

la demolizione di alcuni <strong>tubi</strong>. In quell’occasione si è constato<br />

la <strong>per</strong>fetta conservazione della spirale di precompressione,<br />

risultata integra e lucida come all’atto del suo utilizzo, e questa<br />

è forse il miglior collaudo e la conferma sulla validità delle<br />

misure di protezione adottate.<br />

L’impianto di raffreddamento di una centrale. Nel<br />

1971 è stato realizzato un impianto <strong>per</strong> raffreddare la centrale<br />

termoelettrica di uno stabilimento industriale a<br />

INFORMAZIONE 111<br />

pagina 27


INFORMAZIONE 111<br />

Portovesme. L’impianto è composto da una presa a mare, da<br />

una doppia condotta lunga 1.700 metri destinata a convogliare<br />

acqua di mare, da un centrale di sollevamento e dalla<br />

doppia condotta di restituzione a mare. La doppia condotta è<br />

composta da 640 <strong>tubi</strong> in cemento <strong>armato</strong> <strong>ordinario</strong>, di 3,20<br />

metri di diametro. Ogni tubo è lungo 5,00 metri, è <strong>armato</strong><br />

trasversalmente con un doppia spirale Ø 14 con passo di 20<br />

cm e longitudinalmente con numero 2 Ø 8 ogni 18 gradi, di<br />

acciaio ad aderenza migliorata.<br />

La tubazione è soggetta ad una pressione idraulica di<br />

esercizio variabile tra 0,5 e 3 bar ed è collocata su sella continua<br />

in una trincea di profondità di poco su<strong>per</strong>iore al diametro<br />

esterno del tubo, ma con sovrapposto un rilevato di notevole<br />

altezza, fino a raggiungere la quota del piano di sedime<br />

dello stabilimento.<br />

L’eccezionale altezza della co<strong>per</strong>tura ha introdotto un<br />

non trascurabile grado di indeterminatezza nel computo del<br />

grado di sicurezza del manufatto, rendendo assai meno chiaro<br />

il quadro tensionale calcolato in base a precise ipotesi di<br />

vincolo e di carico. Infatti, a parte quella che può essere l’inevitabile<br />

quota di imprecisione nella valutazione delle caratteristiche<br />

elastoresistive del manufatto reale e nella spinta verticale<br />

del terreno di ricoprimento, una ulteriore quota di<br />

indeterminazione è poi in pratica fornita dalla difficoltà di prevedere<br />

con esattezza le componenti di spinta orizzontali che<br />

sollecitano trasversalmente il tubo, e che divengono importanti<br />

specie nel caso di <strong>tubi</strong> collocati in trincee profonde.<br />

Tali componenti sono infatti legate e alle caratteristiche<br />

del terreno di ricoprimento, e al suo stato igrometrico e di<br />

compattazione, oltre che alla forma ed alle dimensioni della trincea<br />

rispetto al diametro del tubo; queste possono inoltre essere<br />

variate, più o meno sensibilmente, dalla deformabilità del manufatto.<br />

Tutto ciò porta ad una certa indeterminatezza nel computo<br />

dei momenti ovalizzanti dovuti alle spinte orizzontali, che agiscono<br />

favorevolmente sul regime statico del tubo nel senso di ridurre<br />

l’effetto <strong>degli</strong> sforzi indotti dai carichi verticali.<br />

V’è ancora da dire che <strong>per</strong> la difficoltà di conoscere con<br />

esattezza la effettiva reazione d’appoggio trasversale alla<br />

base del tubo, normalmente si è costretti ad ancorarsi a delle<br />

ipotesi, più o meno giustificate, come ad esempio assumere<br />

verticale ovvero radiale la reazione stessa, e con varie<br />

schematizzazioni sul suo andamento. Ciò va ad aggiungersi<br />

al fatto che in pratica l’ipotesi di sella continua sull’appoggio<br />

del tubo sul terreno (in senso longitudinale) assai difficile si<br />

realizza in modo <strong>per</strong>fetto. Per fugare ogni dubbio si è deciso<br />

di sottoporre un tubo ad una prova di carico, procedendo in<br />

modo da ottenere una situazione paragonabile a quella dei<br />

<strong>tubi</strong> posizionati in o<strong>per</strong>a secondo il tracciato di progetto.<br />

Il tubo in esame è stato posato in un cavo a<strong>per</strong>to nel<br />

terreno sabbioso umido, caratteristico della zona, su un<br />

sottofondo di ghiaia compattata e rinfrancato con lo stesso<br />

materiale secondo un angolo al centro di 120°. Il rinterro è<br />

stato eseguito <strong>per</strong> strati successivi con sabbia umida<br />

compattata, fino a raggiungere un’altezza di 50 cm sopra la<br />

generatrice su<strong>per</strong>iore esterna del tubo. Sul rinterro sono state<br />

poi disposte quattro lastre in cemento <strong>armato</strong> dello spessore<br />

di 30 cm, libere di assestarsi durante la prova, sotto<br />

l’azione del sovraccarico. Per realizzare quest’ultimo si sono<br />

Materiali<br />

ado<strong>per</strong>ate delle verghe di alluminio del peso di 956 Kg.<br />

cadauna, disposte a strati uniformi sulle lastre di ripartizione.<br />

È stato necessario disporre 11 strati successivi di verghe<br />

di alluminio <strong>per</strong> raggiungere il sovraccarico massimo di<br />

275.000 Kg., equivalente ad un carico uniformemente distribuito<br />

di:<br />

Q1 = (rinterro sabbioso) = 1,600x0,50 = 0,80 Tonn/mq<br />

Q2 = lastre di c.a. (27 mq) = 2,500x0,30 = 0,75 Tonn/mq<br />

Q3 = strato di alluminio = 25,000:27 = 0,93 Tonn/mq<br />

Le letture <strong>degli</strong> abbassamenti sono state fatte con<br />

estensimetri sensibili al 1/100 mm, posizionati secondo diametri<br />

verticali. Gli estensimetri sono stati azzerati a rinterro<br />

avvenuto e la media delle due letture, nonché l’ora, sono riportate<br />

su un grafico che illustra l’andamento della prova.<br />

Sul diagramma così ottenuto è stata effettuata una traslazione<br />

di coordinate in modo da risalire allo stato del tubo prima di<br />

iniziare il rinterro, ammettendo trascurabile la freccia dovuta<br />

al peso proprio. Dal valore delle frecce lette, si sono ricavate<br />

le frecce teoriche totali, <strong>per</strong> poter risalire al valore medio del<br />

modulo elastico “E” del calcestruzzo del tubo.<br />

Riportando su un grafico “E” in funzione dei carichi si<br />

vede che il valore di “E” è quasi costante <strong>per</strong> carichi che<br />

arrivano fino a 6,5 t/ mq <strong>per</strong> decrescere lentamente al crescere<br />

del carico.<br />

La prima fessura in chiave lunga circa 35 cm è stata<br />

osservata al 7° strato; all’8° strato sono comparse altre<br />

due lesioni localizzate; all’11° strato si notavano cinque fessure<br />

nette sulla parte alta e bassa del tubo, ma le fessure<br />

erano con bordi ancora a contatto. La prova di carico è stata<br />

quindi sospesa senza portare il tubo a collasso. Le prime<br />

lesioni sono state rilevate in corrispondenza di uno sforzo di<br />

trazione pari a 59,6 Kg/cm 2 , si sono poi estese al crescere<br />

del carico e della sollecitazione, realizzando lo schema di<br />

funzionamento del calcestruzzo <strong>armato</strong> convenzionale, con<br />

zona tesa fessurata e trazione assorbita prevalentemente<br />

dalle armature.<br />

La resistenza a compressione a 28 giorni del calcestruzzo<br />

impiegato, misurata nel laboratorio ufficiale di prove materiali<br />

dell’Università di Cagliari, risulta compresa tra 500 e 700<br />

Kg/cm 2 . Assumendo quindi il valore più basso della resistenza<br />

a compressione (500 Kg/cm 2 ), le tensioni massime di trazione<br />

in esso ammissibili sono pari a 0,06 x 500 = 30 Kg/cm 2 , mentre<br />

si sono osservati i primi cedimenti a trazione del calcestruzzo<br />

<strong>per</strong> valori dell’ordine di 60 Kg/cm 2 .<br />

In conclusione: dai controlli s<strong>per</strong>imentali eseguiti appare<br />

che lo schema di carico adottato, inteso come legge di<br />

distribuzione <strong>degli</strong> sforzi esterni sul tubo, sia realmente vicino<br />

a quello effettivo.<br />

Le frecce s<strong>per</strong>imentali in campo elastico sono infatti risultate<br />

prossime, anche se inferiori, a quelle teoriche, ed il<br />

carico limite di servizio (fessurazione), legato al raggiungimento<br />

dei massimi sforzi di trazione nel calcestruzzo, è risultato<br />

più elevato di quello previsto. Mentre, non appena<br />

iniziata la fessurazione, si è notato un progressivo divario fra<br />

le frecce teoriche, determinate nell’ipotesi di un illimitato campo<br />

elastico, e quelle s<strong>per</strong>imentali.<br />

Romano Sandri<br />

pagina<br />

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