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The Magazine of <strong>Lima</strong> <strong>Corporate</strong><br />

Bollettino n. 17 - 2010<br />

1<br />

News<br />

Focus on<br />

Lo Stelo REVISION negli U.S.A.<br />

Come annunciato su <strong>Lima</strong> News n.11, <strong>Lima</strong> <strong>Corporate</strong> e DJO<br />

Surgical hanno firmato un accordo di collaborazione che<br />

prevede l’introduzione di alcuni selezionati prodotti <strong>Lima</strong> (con brand<br />

DJO Surgical) sul mercato americano. Dalla firma dell’accordo ad<br />

oggi, molte sono le attività svolte e <strong>il</strong> risultato di queste attività è la<br />

registrazione del primo prodotto <strong>Lima</strong> negli Stati Uniti. Lo scorso<br />

marzo, infatti, lo stelo REVISION (ut<strong>il</strong>izzato per le revisioni di protesi<br />

d’anca) ha ottenuto la registrazione FDA.<br />

In seguito alla registrazione sono state pianificate le azioni<br />

necessarie al lancio commerciale del prodotto e prima tra tutte<br />

sono state organizzate delle sessioni di training per selezionati<br />

chirurghi americani presso i Centri di Riferimento <strong>Lima</strong> per la<br />

revisione d’anca in Italia; i chirurghi di riferimento di DJO hanno<br />

avuto l’opportunità di essere formati sullo stelo REVISION,<br />

assistendo ad interventi in sala operatoria e scambiando opinioni<br />

ed esperienze con i loro colleghi italiani.<br />

Negli Stati Uniti gli impianti di stelo REVISION sono cominciati<br />

dall’ottobre 2010 e di seguito riportiamo <strong>il</strong> case report di uno dei<br />

primi interventi, effettuato dal Dr. Joseph Fetto.<br />

Michele Piovani<br />

Business Development Director<br />

<strong>Lima</strong> <strong>Corporate</strong><br />

Revisione di una protesi totale d’anca a causa di lussazione<br />

ricorrente traumatica. Si tratta di una protesi di Charnley,<br />

cementata, con testa di dia. 22 mm che articola con un cot<strong>il</strong>e<br />

in poliet<strong>il</strong>ene cementato anch’esso. Il paziente è una donna di<br />

64 anni, affetta da artrite reumatoide, sottoposta a protesi<br />

totale d’anca 24 anni fa per osteoartrosi infiammatoria. Riporta<br />

5 precedenti eventi di lussazione, l’ultimo dei quali ha richiesto<br />

una riduzione a cielo aperto con riparazione dei tessuti molli.<br />

Si presenta dopo una caduta con una lussazione irriducib<strong>il</strong>e<br />

della protesi. La paziente viene quindi ricoverata e sottoposta<br />

con successo ad un intervento di revisione totale durante <strong>il</strong><br />

quale è stata rimossa la componente acetabolare, risultata<br />

moderatamente usurata, ed eseguita una osteotomia femorale<br />

estesa per fac<strong>il</strong>itare la rimozione della stab<strong>il</strong>e componente<br />

femorale. Viene quindi eseguito l’impianto di uno stelo modulare<br />

da revisione <strong>Lima</strong> (stelo REVISION) con testa in metallo di grande<br />

diametro (36 mm) articolante su inserto in poliet<strong>il</strong>ene reticolato.<br />

L’osteotomia è riparata con sistemi di cerchiaggio a f<strong>il</strong>o nel<br />

ripristino dell’anatomia femorale. Il mattino dopo è stato possib<strong>il</strong>e<br />

far alzare la paziente permettendole <strong>il</strong> carico all’arto nella misura<br />

in cui questo veniva tollerato e facendola camminare con l’aus<strong>il</strong>io<br />

di un deambulatore. La paziente è stata inserita in un programma<br />

di riab<strong>il</strong>itazione dedicato.<br />

Dr. J. Fetto<br />

New York University Langone Medical Center<br />

Department of Orthopaedic Surgery<br />

530 1st Ave, Suite 5B, New York, NY 10016<br />

PRE-OP<br />

POST-OP<br />

Durante <strong>il</strong> Galà svoltosi al congresso SECOT (Spanish<br />

National Orthopaedic Society) a Madrid, in occasione della<br />

commemorazione del 75° Anniversario, <strong>Lima</strong> Implantes è stata<br />

premiata con <strong>il</strong> “Cooperation Award” per <strong>il</strong> sostegno dato dalla<br />

Società ad alcuni progetti umanitari, tra cui <strong>il</strong> programma di<br />

assistenza e di insegnamento presso la Facoltà di Medicina “Le<br />

Bon Samaritain” (N’Djanema, Chad), e <strong>il</strong> sostegno specialistico<br />

presso l’Ospedale “Virgen M<strong>il</strong>agrosa” di Santa Cruz de la Sierra<br />

(Bolivia).<br />

Per maggiorni informazioni Vi invitiamo a visitare <strong>il</strong> sito<br />

www.secot.es/Menu/Grupos-de-Estudio/Cooperacion.aspx<br />

Angolo di antiversione<br />

combinato e stab<strong>il</strong>ità in<br />

chirurgia di revisione<br />

dell’anca<br />

L<br />

’antiversione della componente acetabolare è spesso<br />

diffic<strong>il</strong>e da valutare nei pazienti sottoposti ad artroplastica<br />

d’anca, nei quali un femore eccessivamente anteverso<br />

o retroverso può determinare una limitazione del ROM o <strong>il</strong> rischio<br />

di lussazione. La limitazione dell’ articolarità è tuttavia<br />

determinata dalla<br />

combinazione della<br />

versione delle componenti<br />

protesiche.<br />

La mob<strong>il</strong>izzazione<br />

di un cot<strong>il</strong>e nella<br />

zona Gruen III può<br />

verificarsi quando <strong>il</strong><br />

press-fit iniziale non<br />

è adeguato, quando<br />

la qualità del<br />

patrimonio osseo<br />

è scadente e quando<br />

la stab<strong>il</strong>ità della<br />

PRE-OP<br />

coppa è affidata a<br />

viti polari. La migrazione<br />

craniale del<br />

centro di rotazione<br />

dell’anca determina<br />

un aumento<br />

dell’angolo di inclinazione<br />

del cot<strong>il</strong>e,<br />

e in tal caso si avrà<br />

lussazione della<br />

testina protesica a<br />

POST-OP<br />

causa dell’azione<br />

degli abduttori.<br />

Il chirurgo dovrà identificare una zona di maggiore densità ossea<br />

e cercare di ripristinare <strong>il</strong> livello anatomico del centro di rotazione<br />

e garantire che <strong>il</strong> cot<strong>il</strong>e sia in grado di coprire adeguatamente<br />

la testina protesica, con un angolo di inclinazione e un’antiversione<br />

in linea con la pianificazione preoperatoria.<br />

Inoltre, è di fondamentale importanza ottenere la corretta<br />

antiversione combinata (angolo di antiversione<br />

del cot<strong>il</strong>e più angolo di antiversione dello stelo)<br />

che non deve superate i 30° per garantire<br />

la stab<strong>il</strong>ità ottimale dell’articolazione<br />

nei casi di revisione (Matsushita A, e<br />

coll. Clin Relat Res. 2010).<br />

Il sistema <strong>Lima</strong> REVISION,<br />

comprensivo del cot<strong>il</strong>e DEL-<br />

TA-REVISION TT e dello stelo<br />

REVISION, nel caso presentato<br />

risolve fac<strong>il</strong>mente due<br />

questioni principali: <strong>il</strong> difetto<br />

a livello del tetto acetabolare<br />

(Paprosky IIC) e la stab<strong>il</strong>ità articolare.<br />

Il cot<strong>il</strong>e DELTA-REVISION-TT<br />

permette l’ut<strong>il</strong>izzo di moduli<br />

craniali in Trabecular Titanium<br />

TM per mezzo di piccole viti.<br />

Questo modulo si adatta perfettamente<br />

all’osso ospite e lascia l’in-<br />

s e r t o<br />

nella posizione e orientamento<br />

c o r r e t ti.<br />

L’uncino inferiore e le alette serrano <strong>il</strong><br />

cot<strong>il</strong>e all’osso dell’ospite garan- tendo una stab<strong>il</strong>ità<br />

primaria adeguata. Tuttavia, dato che l’orientamento<br />

del cot<strong>il</strong>e potrebbe essere influenzato dal difetto, per evitare<br />

un’instab<strong>il</strong>ità, questo deve essere compensato sul versante<br />

femorale. Il chirurgo può scegliere qualsiasi grado di antiversione<br />

del collo grazie allo stelo modulare REVISION. Inoltre,<br />

l’inclinazione di 4 gradi a livello della giunzione tra le due<br />

componenti dello stelo (diafisaria e metafisaria) è in grado di<br />

orientare la metafisi in flessione, estensione, varo o valgo a<br />

seconda della posizione più idonea in ogni caso. Le diverse<br />

taglie della componente prossimale dello stelo garantiscono<br />

l’assenza di dismetria.<br />

Dr. X. Gallart<br />

Hospital Clínic - Università di Barcelona<br />

Barcellona - Spagna


2<br />

Prodotti<br />

Lo stelo C2<br />

Rivolgiamo alcune domande sul nostro stelo C2 al Dr.<br />

Christian Jager, chirurgo ortopedico che si occupa da<br />

20 anni di chirurgia protesica e attualmente Responsab<strong>il</strong>e<br />

dell’Unità Ortopedia e Traumatologia<br />

dell’Istituto Clinico San Rocco<br />

di Ome.<br />

Dr. Jager, da quanto<br />

tempo ut<strong>il</strong>izza lo<br />

stelo C2 e in quanti<br />

casi lo ha scelto<br />

Abbiamo iniziato ad<br />

ut<strong>il</strong>izzare lo stelo C2<br />

dal 2000 effettuando<br />

circa 700 impianti<br />

(soprattutto come<br />

artroprotesi), impianti<br />

eseguiti da me insieme<br />

alla mia équipe composta<br />

dal Dr. Giuseppe Saviori e dal Dr.<br />

Antonio Scotto.<br />

Quali sono, dal suo punto di vista, i vantaggi<br />

della f<strong>il</strong>osofia dello stelo C2<br />

La nostra scelta dello stelo C2 è stata principalmente<br />

condizionata dalla stab<strong>il</strong>ità immediata e a lungo<br />

termine della presa cuneiforme, dalla nota e importante<br />

osteointegrazione e dalla elevata sopravvivenza<br />

dell’impianto, come comprovato da numerosi lavori<br />

scientifici nazionali ed internazionali.<br />

In quali indicazioni chirurgiche lo suggerisce<br />

Lo stelo C2 è un impianto estremamente versat<strong>il</strong>e,<br />

e pertanto nella nostra pratica quotidiana viene<br />

ut<strong>il</strong>izzato non solo nelle artroprotesi primarie (come<br />

osteoartrosi, necrosi ischemiche della testa femorale,<br />

esiti di frattura ecc.), ma anche nelle displasie<br />

semplici (senza alterazioni della ante o retroversione<br />

del collo femorale) e nelle revisioni di I° e qualche<br />

volta II° grado secondo la classificazione G.I.R.<br />

Secondo lei l’introduzione del prof<strong>il</strong>o<br />

rastremato dei colli ha contribuito<br />

all’aumento dell’escursione articolare<br />

Assolutamente sì, è fuori dubbio che<br />

l’introduzione del prof<strong>il</strong>o rastremato dei colli ha<br />

ulteriormente ridotto <strong>il</strong> rischio di impingement<br />

articolare con un incremento del R.O.M. di<br />

circa <strong>il</strong> 20%.<br />

L’arrotondamento della parte distale è ut<strong>il</strong>e a ridurre <strong>il</strong><br />

fenomeno del dolore di coscia<br />

La mia risposta è palesemente sì!<br />

La doppia conicità e le dimensioni prossimali dello stelo<br />

eliminano <strong>il</strong> rischio di affondamento riportato in letteratura<br />

per steli con analoga f<strong>il</strong>osofia<br />

Nella nostra esperienza non abbiamo mai riscontrato fenomeni di<br />

subsidence, neppure nei casi di frattura prossimale del femore in<br />

soggetti anziani ed osteoporotici gravi.<br />

L’introduzione della versione lateralizzante è stata ut<strong>il</strong>e Se<br />

sì in quali casi<br />

L’introduzione della versione lateralizzante con <strong>il</strong> collo a 124° è<br />

stata, direi, un’evoluzione logica e necessaria per poter far fronte a<br />

casi particolari quali coxa vara e coxa protusa, instab<strong>il</strong>ità articolari<br />

causate per esempio da un ridotto tono muscolare ecc.<br />

Qual è l’accoppiamento tribologico che pred<strong>il</strong>ige in<br />

combinazione con lo stelo C2<br />

Nella nostra attività quotidiana la parte del leone spetta<br />

indubbiamente all’accoppiamento poliet<strong>il</strong>ene-metallo (60%),<br />

mentre l’accoppiamento poliet<strong>il</strong>ene-ceramica (25%) e ceramicaceramica<br />

(15%) viene riservato ai pazienti più “giovani” da un<br />

punto di vista biologico.<br />

Ritiene che lo strumentario con raspe modulari sia di aiuto<br />

nella scelta intra-operatoria della versione<br />

L’estrema modularità delle raspe permette di scegliere in maniera<br />

molto precisa la taglia protesica da impiantare riducendo inoltre<br />

notevolmente i tempi intraoperatori.<br />

Data la sua vasta esperienza, quali sono i consigli che vuole<br />

dare ai colleghi che si avvicinano a questa f<strong>il</strong>osofia<br />

Che cosa intende per vasta esperienza Nessuno di noi<br />

finisce mai di imparare, ma quello che mi sento di consigliare,<br />

in particolare ai giovani colleghi che si avvicinano a questo<br />

stelo, è di dedicare molto tempo alla curva di apprendimento in<br />

quanto apparentemente fac<strong>il</strong>e da ut<strong>il</strong>izzare: essa invece richiede<br />

sicuramente una particolare precisione e manualità. Una volta<br />

acquisita confidenza con questo stelo vi renderete conto della<br />

sua versat<strong>il</strong>ità ed <strong>il</strong> suo ut<strong>il</strong>izzo così universale. In ultimo ma non<br />

meno importante mi permetto di sottolineare l’ottimo rapporto<br />

costo-beneficio.<br />

Dr. Christian Jager<br />

Istituto Clinico San Rocco<br />

Ome - Brescia<br />

PRE-OP<br />

POST-OP<br />

Modularità femorale e doppia mob<strong>il</strong>ità cot<strong>il</strong>oidea: <strong>il</strong> concetto H-MAX e 2M <strong>Lima</strong><br />

INTRODUZIONE<br />

Nell’impianto di un’artroprotesi d’anca <strong>il</strong> chirurgo cerca sempre<br />

di ripristinare una biomeccanica articolare ottimale. Ma oggi<br />

deve raccogliere tre sfide, divenute prioritarie:<br />

• la parificazione degli arti inferiori, in termini di lunghezza<br />

• la stab<strong>il</strong>ità dell’anca, cercando di eliminare <strong>il</strong> rischio di lussazione:<br />

l’elemento essenziale di stab<strong>il</strong>ità risiede nel rapporto tra posizione<br />

della coppa, dello stelo femorale e del collo protesico<br />

• l’ottenimento di una corretta tensione dei tessuti molli, cercando<br />

di ripristinare l’offset con un’attenta regolazione dell’orientamento<br />

e della lunghezza del collo e della testa.<br />

La modularità delle protesi d’anca è quindi uno strumento efficace<br />

per raccogliere queste sfide. Abbiamo cercato di adattare gli<br />

impianti all’anatomia dell’anca la cui variab<strong>il</strong>ità extra e intra-ossea<br />

è ben nota. Tale modularità protesica offre al chirurgo una vasta<br />

gamma di possib<strong>il</strong>ità nella scelta degli impianti. A livello femorale,<br />

egli può giocare sulla lunghezza e sull’orientamento del collo<br />

protesico, per riprodurre le condizioni di un’articolazione fisiologica.<br />

Questa crescente tendenza alla modularità è proporzionale ai<br />

maggiori rischi di dissociazione tra le componenti protesiche e<br />

la conseguente possib<strong>il</strong>e riduzione dell’escursione articolare. Il<br />

rischio principale rimane comunque l’aumento dei detriti metallici<br />

e, a lungo termine, la maggiore usura del poliet<strong>il</strong>ene. Per contenere<br />

questo rischio sono fondamentali alcuni elementi quali <strong>il</strong> design<br />

dell’impianto H-MAX, la scelta di un cot<strong>il</strong>e a doppia mob<strong>il</strong>ità 2M (in<br />

pazienti di oltre 75 anni) e la pianificazione operatoria.<br />

I sistemi di articolazione protesica a doppia mob<strong>il</strong>ità sono oggi di<br />

indubbio interesse per <strong>il</strong> chirurgo. Gli obiettivi da ottenere nelle<br />

due articolazioni sono comparab<strong>il</strong>i:<br />

• ridurre l’usura<br />

• minimizzare i rischi di mob<strong>il</strong>izzazione dell’impianto<br />

• ripristinare possib<strong>il</strong>mente la normale fisiologia ed anatomia del<br />

paziente<br />

• aumentare la stab<strong>il</strong>ità endoprotesica.<br />

Il concetto di base della coppa a doppia mob<strong>il</strong>ità è stato, fin<br />

dall’inizio, quello di combinare i vantaggi di due sistemi distinti e<br />

diffic<strong>il</strong>mente sovrapponib<strong>il</strong>i: una minore usura dell’inserto in PE,<br />

secondo <strong>il</strong> principio della low friction descritto da Charnley, e<br />

una stab<strong>il</strong>ità intrinseca dell’articolazione, mediante <strong>il</strong> reimpianto<br />

di una testa femorale sim<strong>il</strong>e per dimensioni a quella originale del<br />

paziente, secondo <strong>il</strong> principio di McKee-Farrar.<br />

Di fatto, ogni livello di articolazione della coppa a doppia mob<strong>il</strong>ità<br />

offre in sé <strong>il</strong> vantaggio di uno di questi due sistemi, combinando<br />

riduzione delle sollecitazioni intra-articolari e stab<strong>il</strong>ità meccanica<br />

dell’anca.<br />

Con la coppa 2M sembrano quindi realizzati gli obiettivi iniziali<br />

insiti nel concetto di doppia mob<strong>il</strong>ità: la low friction contribuisce<br />

a ridurre le sollecitazioni - e quindi <strong>il</strong> rischio di mob<strong>il</strong>izzazione<br />

dell’impianto - e l’usura del poliet<strong>il</strong>ene, mentre <strong>il</strong> diametro elevato<br />

dell’inserto mob<strong>il</strong>e procura una buona stab<strong>il</strong>ità intra-articolare,<br />

prossima a quella fisiologica del paziente.<br />

PRINCIPI TECNICI DI FUNZIONAMENTO<br />

Il sistema a doppia mob<strong>il</strong>ità è composto da una coppa 2M <strong>Lima</strong><br />

<strong>Corporate</strong>, ancorata senza cemento, e da un inserto di poliet<strong>il</strong>ene<br />

mob<strong>il</strong>e dentro alla coppa. Si tratta dunque di due articolazioni:<br />

• l’articolazione della testa del femore, nella concavità dell’inserto<br />

in PE, detta piccola articolazione<br />

• l’articolazione della convessità dell’inserto nel cot<strong>il</strong>e metallico,<br />

detta grande articolazione.<br />

La coppa metallica presenta una forma c<strong>il</strong>indrico-sferica<br />

complessa, che accresce ulteriormente la stab<strong>il</strong>ità del sistema<br />

a doppia mob<strong>il</strong>ità e, grazie al suo prof<strong>il</strong>o anatomico, consente<br />

una buona escursione del collo femorale, accentuando<br />

contemporaneamente <strong>il</strong> muro di copertura nel quadrante<br />

superiore.<br />

L’inserto in poliet<strong>il</strong>ene rappresenta approssimativamente, secondo<br />

la taglia dell’impianto, i cinque/ottavi (5/8) della sfera. Esso<br />

dispone sempre di un meccanismo ritentivo della testa femorale,


Prodotti<br />

3<br />

quindi occorre<br />

una pressa per<br />

impattare di forza la<br />

testa della protesi nell’inserto.<br />

Ovviamente, se ognuna delle due<br />

articolazioni avesse una mob<strong>il</strong>ità<br />

totale e indipendente, vi sarebbe un<br />

elevato rischio di usura. In pratica però<br />

le due articolazioni sono indipendenti<br />

solo in fase statica (articolazione<br />

dell’anca in scarico) e invece fortemente<br />

dipendenti l’una dall’altra in fase dinamica<br />

(di carico e movimento dell’anca). Il principio<br />

della doppia mob<strong>il</strong>ità riduce notevolmente le<br />

forze di taglio legate all’accoppiamento, poiché<br />

la coppia di attrito prevalente è quella della<br />

piccola articolazione mentre l’altra coppia viene<br />

in parte assorbita nella grande articolazione,<br />

con <strong>il</strong> risultato finale che <strong>il</strong> coefficiente di attrito<br />

all’interfaccia osso- coppa è minimo.<br />

Il fenomeno dell’usura dipende da numerosi<br />

fattori:<br />

• qualità del poliet<strong>il</strong>ene<br />

• forma del bordo del cot<strong>il</strong>e (l’ut<strong>il</strong>izzo di un<br />

design adeguato consente un’escursione del collo<br />

protesico senza attrito)<br />

• taglia e forma del collo, <strong>il</strong> quale deve essere di<br />

taglia piccola ma sufficientemente lungo perché<br />

non vi sia conflitto tra <strong>il</strong> poliet<strong>il</strong>ene e la base<br />

protesica<br />

• rugosità del collo. In questa combinazione<br />

di impianto è possib<strong>il</strong>e un contatto tra <strong>il</strong> collo e<br />

l’inserto mob<strong>il</strong>e in PE. Il collo deve essere quindi<br />

levigato e lucidato, preferib<strong>il</strong>mente in lega cromocobalto.<br />

L’ut<strong>il</strong>izzo di colli protesici retroversi o medializzati<br />

consente di ovviare a un eventuale effetto<br />

camma residuo o di regolare al meglio<br />

l’offset e la lunghezza, senza condizionare <strong>il</strong><br />

posizionamento del cot<strong>il</strong>e o dello stelo protesico.<br />

LA STABILITÀ ARTICOLARE<br />

La principale complicanza post-operatoria<br />

dell’artroprotesi d’anca primaria rimane<br />

la lussazione precoce dell’impianto. Per <strong>il</strong><br />

chirurgo è anche la più temib<strong>il</strong>e poiché è<br />

spesso sinonimo di insuccesso, a breve<br />

termine, del suo gesto operatorio. Inoltre,<br />

nonostante le differenze tra un autore e l’altro, <strong>il</strong><br />

tasso di recidive dopo una prima lussazione è<br />

ancor oggi elevato. Tuttavia, anche se l’errore<br />

tecnico può essere un’aggravante, all’origine<br />

del meccanismo di lussazione precoce vi sono<br />

spesso molti fattori: orientamento scorretto<br />

degli impianti, difetto di lunghezza o di offset<br />

dell’arto, insufficienza dell’apparato muscolare, pseudoartrosi del<br />

trocantere, disturbi neurologici, et<strong>il</strong>ismo, effetto camma…<br />

CONCLUSIONE<br />

Se le condizioni di impianto vengono rispettate, l’associazione<br />

Modularità-Doppia Mob<strong>il</strong>ità consente di ottenere ottimi risultati<br />

funzionali, unitamente all’assenza di lussazione. Un esito postoperatorio<br />

così rassicurante giova naturalmente al chirurgo che<br />

supera presto – salvo casi eccezionali – l’angoscia di ritrovarsi<br />

di fronte agli interrogativi di un paziente lussato, ma anche e<br />

soprattutto al paziente stesso, <strong>il</strong> quale può contare su una degenza<br />

ospedaliera più breve, una riab<strong>il</strong>itazione più rapida e infine meno<br />

consegne pesanti da rispettare nella vita di tutti i giorni.<br />

Dr. J. C. Durand<br />

Clinique St. Charles<br />

Lyon - France<br />

POST-OP<br />

POST-OP<br />

PROGRAMMA SCIENTIFICO SIOT<br />

Sabato 20 novembre<br />

15.24 - Sala Tiziano 1-2<br />

La placca in peek nella sintesi delle fratture<br />

dell’omero prossimale<br />

M. Fontana, M. Pasini, E. Guerra, R. Rotini (Faenza)<br />

Lunedì 22 Novembre<br />

Ore 9.00 - Bramante 6-7<br />

PROTESI DI SPALLA INVERSE: 8 ANNI DI ESPERIENZA<br />

R. Russo, F. Cautiero, M. Ciccarelli, L. Vernaglia Lombardi, A.<br />

Fontanarosa (Napoli)<br />

Ore 9.02 - Sala Tiziano 1-2<br />

COLTURA DI CELLULE STROMALI UMANE DA MIDOLLO<br />

OSSEO SU IDROGELI: UN’INNOVATIVA PROSPETTIVA<br />

PER MIGLIORARE L’OSTEOINTEGRAZIONE DI IMPIANTI<br />

DI TITANIO<br />

E. Bonacina, S. Lopa, F. Segatti*, D. Mercuri°, L. Zagra, M.<br />

Moretti (M<strong>il</strong>ano, *V<strong>il</strong>lanova, °Siena)<br />

Ore 9.18 - Sala Bramante 6-7<br />

STUDIO TC DELLA POSIZIONE DEL METALBACK NELLE<br />

PROTESI INVERSE E SUA CORRELAZIONE CON LO<br />

SCAPULAR NOTCHING E I RISULTATI CLINICI<br />

F. Cautiero, R. Russo, M. Ciccarelli, G. Giudice, A. Fontanarosa,<br />

L. Vernaglia Lombardi, V. Visconti*, G. Della Rotonda (Napoli,<br />

*Castellamare di Stabia)<br />

Ore 9.18 - Sala Tiziano 1-2<br />

EFFETTI GENETICI DEL TITANIO TRABECOLARE SU LINEE<br />

DI OSTEOBLASTI UMANI (MG63): STUDIO IN VITRO<br />

V. Sollazzo, F. Pezzetti*, A. Palmieri, V. Lorusso, L. Massari, F.<br />

Carinci (Ferrara,*Bologna)<br />

14.30 - Sala Tiziano 3<br />

Latest developments in treatment of lateral<br />

femoral neck fractures<br />

VP. Palombi (Roma)<br />

Ore 15.42 - Sala Bramante 6-7<br />

DALLA PROTESI DI RIVESTIMENTO ALLA PROTESI<br />

EMICEFALICA: EVOLUZIONE DEL CONCETTO DI<br />

CONSERVAZIONE OSSEA CON UN NUOVO DISEGNO<br />

PROTESICO.<br />

S.M.P. Rossi, F. Ravasi*, L .Piovani, M. Ghiara, F. Benazzo<br />

(Pavia, *Melzo)<br />

Ore 15.42 - Sala Bramante 8-9<br />

CARATTERIZZAZIONE STRUTTURALE E MECCANICA DI<br />

BIOMATERIALI ALTAMENTE POROSI PER L’ORTOPEDIA<br />

ARTROPROTESICA: IL TRABECULAR TITANIUM<br />

L. Fedrizzi, S. Fusi*, M. Pressacco*, L. Paussa, E. Marin (Udine,<br />

*V<strong>il</strong>lanova di San Daniele Del Friuli)*<br />

Ore 17.42 - Sala Bramante 6-7<br />

LA NOSTRA ESPERIENZA CON IL SISTEMA DELTA<br />

REVISION NELLA CHIRURGIA PROTESICA DELL’ANCA<br />

V. Costa, A. Rioda, S. Candiotto (Padova)<br />

Martedi 23 novembre<br />

Cellule staminali adipose di derivazione umana<br />

(hASCs) in grado di proliferare e differenziarsi<br />

in cellule osteoblasti-sim<strong>il</strong>i su scaffolds in titanio<br />

trabecolare<br />

Ore 16.05 - Sala Michelangelo<br />

SCAFFOLD 3D A CONFRONTO PER LA RIGENERAZIONE<br />

OSSEA CON ADSC (ADIPOSE DERIVED STEM CELLS)<br />

F. Benazzo, G. Gastaldi, L. Visai, B. Conti, E. Saino, A. Asti, R.<br />

Dorati (Pavia)<br />

Ore 16.18 - Sala Tiziano 1-2<br />

RISCHIO RELATIVO DI LUSSAZIONE DI PROTESI D’ANCA<br />

FRA TESTA FEMORALE DA 28 E 36 MM<br />

A. Bistolfi, G. Massazza, F. Rosso, G. Colzani, F. Lagalla, F.<br />

Galetto, M. Crova (Torino)<br />

Giulia Gastaldi 1,2 , Annalia Asti 2,3 , Manuela Federica Scaffino 1 ,<br />

Livia Visai 2,4 , Enrica Saino 2,4 , Angela Maria Cometa 5 , Francesco<br />

Benazzo 2,3<br />

1 Dipartimento di Fisiologia, Università di Pavia, Pavia-Italia<br />

2 Centro per l’ Ingegneria Tissutale (C.I.T.), Università di Pavia, Pavia-Italia<br />

3 Clinica Ortopedica e Traumatologia, IRCCS San Matteo, Università di<br />

Pavia, Pavia-Italia<br />

4 Dipartimento di Biochimica, Università di Pavia, Pavia-Italia<br />

5 Oncoematologia Pediatrica, IRCCS San Matteo, Pavia-Italia<br />

ABSTRACT<br />

L<br />

’impiego di cellule staminali in medicina rigenerativa rappresenta<br />

un campo di ricerca molto interessante, oggetto di intenso<br />

interesse nel corso degli ultimi anni. Le cellule staminali derivate<br />

dal tessuto adiposo umano (hASCs) condovidono numerose caratteristiche<br />

con le proprie controparti midollari, compreso <strong>il</strong> potenziale<br />

proliferativo e la capacità di differenziazione in numerose linee<br />

cellulari mesenchimali: adipogenesi, condrogenesi, osteogenesi e<br />

miogenesi. Lo scopo di questo studio è valutare, mediante metodologie<br />

biochimiche e morfologiche, l’adesione e la differenziazione<br />

delle hASCs in coltura su scaffolds in titanio trabecolare. Le hA-<br />

SCs isolate da tessuto adiposo sottocutaneo dopo digestione con<br />

collagenasi sono state messe in coltura monostrato e su scaffold<br />

in titanio trabecolare quindi incubate a 37°C in 5% CO 2<br />

in terreno<br />

osteogenico o terreno di controllo. I risultati ottenuti hanno dimostrato<br />

che le hASCs sono in grado di aderire agli scaffold in titanio,<br />

proliferare, acquisire un fenotipo osteoblasto-sim<strong>il</strong>e e produrre matrice<br />

extra cellulare con produzione di proteine, decorina, fibronectina,<br />

osteocalcina, osteonectina, osteopontina e collagene tipo I.<br />

Questi dati indicano che questo tipo di struttura scaffold/cellule è<br />

in grado di rigenerare tessuto danneggiato e ripristinare la funzione<br />

del tessuto osseo.<br />

[Tratto da J Biomed Mater Res A., 94(3): 790-799, 2010]<br />

Ore 16.26 - Sala Tiziano 1-2<br />

NOSTRA ESPERIENZA CON L’UTILIZZO DEL<br />

TRABECULAR TITANIUM TM NELLA CHIRURGIA<br />

PROTESICA D’ANCA<br />

F. Benazzo, S.M.P. Rossi, L. Piovani, L. Perticarini, M. Ghiara<br />

(Pavia)<br />

Ore 16.34 - Sala Tiziano 1-2<br />

STUDIO MULTICENTRICO PROSPETTICO SUL<br />

RIMODELLAMENTO E L’OSTEOINTEGRAZIONE DI<br />

COTILI PROTESICI IN TRABECULAR TITANIUM TM<br />

L. Massari, P. Gallinaro*, M. Crova*, A. Causero°, S. Burelli°°,<br />

G. Gigliofiorito, P. Gr<strong>il</strong>lo*, A. Bistolfi*, P. Menosso°, G. Carli°°<br />

(Ferrara,*Torino, °Udine, °°San Daniele nel Friuli)<br />

Ore 18.06 - Sala Bramante 6-7<br />

NOSTRA ESPERIENZA CON IMPIANTI MODULARI<br />

NELLA CHIRURGIA PROTESICA D’ANCA<br />

L. Piovani, F. Benazzo, S. M. P. Rossi, D. Cecconi, F. Ravasi*<br />

(Pavia, *Melzo)


4<br />

Eventi<br />

Stab<strong>il</strong>izzatore Esterno<br />

Modulare SEM II<br />

La necessità in chirurgia della mano di semplicità di osteosintesi<br />

e di rispetto delle strutture anatomiche adiacenti al tessuto osseo<br />

è sempre stato <strong>il</strong> motivo conduttore nella progettazione di sistemi<br />

di osteosintesi. La minor invasività è determinata dall’ut<strong>il</strong>izzo dei<br />

f<strong>il</strong>i di Kirschner che però non sempre consentono sufficiente<br />

stab<strong>il</strong>ità tale da iniziare una precoce mob<strong>il</strong>izzazione, determinante<br />

anch’essa per la ripresa funzionale. In piccoli spazi quindi nel<br />

rispetto delle strutture e senza alterare gli equ<strong>il</strong>ibri preesistenti,<strong>il</strong><br />

chirurgo deve poter agire.<br />

Materiali e Metodi<br />

Nella Nostra Divisione di Ortopedia e successivamente nella<br />

Struttura Complessa di Chirurgia della Mano e Microchirurgia<br />

dai primi anni dell’ottanta abbiamo ut<strong>il</strong>izzato sistemi di fissazione<br />

esterna per <strong>il</strong> trattamento dei traumatismi della mano.<br />

Il sistema maggiormente ut<strong>il</strong>izzato è stato <strong>il</strong> SEM (Stab<strong>il</strong>izzatore<br />

Esterno Modulare) ideato e realizzato per la chirurgia della mano<br />

capace di assemblare f<strong>il</strong>i di presa f<strong>il</strong>ettati transcheletrici o semplici<br />

f<strong>il</strong>i di K; ciò ha consentito un ut<strong>il</strong>izzo sia come sistema di riduzione<br />

e sintesi delle frattura sia come elemento di stab<strong>il</strong>izzazione<br />

dopo sintesi a minima con f<strong>il</strong>i di K per permettere la precoce<br />

mob<strong>il</strong>izzazione articolare.<br />

Tramite questo sistema modulare abbiamo ottenuto un<br />

allungamento scheletrico anche di segmenti inferiori a 2 cm di<br />

lunghezza.<br />

Il limite di tale sistema era di realizzare versat<strong>il</strong>ità e modularità<br />

tramite un morsetto bloccato su di una barra f<strong>il</strong>ettata capace di<br />

eccessiva mob<strong>il</strong>ità, caratteristica che data la minima dimensione<br />

dei morsetti rendevano talvolta difficoltosa per <strong>il</strong> chirurgo la sua<br />

manipolazione.<br />

I risultati furono però sempre positivi come riportato in<br />

letteratura.<br />

Recentemente si è cercato di mantenere le caratteristiche<br />

distintive del SEM modificandone alcuni aspetti volti ad agevolare<br />

l’ut<strong>il</strong>izzo da parte di ogni chirurgo.<br />

In particolare si è mantenuta la possib<strong>il</strong>ità di alloggiare sul<br />

medesimo morsetto f<strong>il</strong>i di presa transcheletrici autof<strong>il</strong>ettanti o<br />

semplici f<strong>il</strong>i di K di ugual calibro o di calibro diverso ed ottenere<br />

compressione e distrazione direttamente con una semplice<br />

azione sulla barra f<strong>il</strong>ettante o realizzare un arco capace di<br />

raccordare barre f<strong>il</strong>ettate per realizzare montaggi trapassanti o<br />

a delta ut<strong>il</strong>i negli allungamenti e nel mantenimento dell’asse in<br />

presenza di importanti perdite di sostanza ossea.<br />

Con <strong>il</strong> SEM II sono state trattate ogni tipo di frattura falangea e<br />

metacarpale con possib<strong>il</strong>ità di precoce mob<strong>il</strong>izzazione. Sempre<br />

si è raggiunta la consolidazione della frattura o del focolaio di<br />

osteotomia.<br />

Risulati<br />

Il tempo medio di consolidazione è stato di 4 settimane per la<br />

frattura metacarpali, 6 settimane per le frattura falangee, 3 mesi<br />

per gli allungamenti fino a 2 cm. I pazienti in assenza di traumi<br />

complessi hanno ripreso le quotidiane attività entro le 48 ore<br />

Conclusioni<br />

I sistemi di osteosintesi esterni rappresentano una valida<br />

soluzione alle problematiche dell’ostesintesi in chirurgia della<br />

mano;la possib<strong>il</strong>ità di ut<strong>il</strong>izzare f<strong>il</strong>i autof<strong>il</strong>ettanti o semplici f<strong>il</strong>i di K<br />

è determinante per garantire rispetto delle strutture anatomiche<br />

e concedere precoce mob<strong>il</strong>izzazione con inizio tempestivo<br />

del trattamento fisioterapico. Infine sottolineiamo l’importanza<br />

dell’ut<strong>il</strong>izzo del SEM II nelle osteotomie correttive grazie alla<br />

possib<strong>il</strong>ità di correzione post-operatoria e graduale nel tempo.<br />

Ore 16.00 - Sala Bramante 8-9<br />

L’UTILIZZO DELLA CERAMICA DELTA NELLE<br />

ARTROPROTESI DI GINOCCHIO: RISULTATI<br />

PRELIMINARI A 2 ANNI<br />

D. Tigani, N. Rani* (Siena, *Bologna)<br />

Mercoledi 24 novembre<br />

Ore 10.12 - Sala Bramante 8-9<br />

NOSTRA ESPERIENZA CON LA CERAMICA NELLA<br />

CHIRURGIA PROTESICA<br />

S.M.P. Rossi, L. Piovani, L. Perticarini, F. Benazzo (Pavia)<br />

Ore 10.25 - Sala Michelangelo<br />

DILOPS: nuovo concetto di sintesi “a viti<br />

divergenti” per le fratture pertrocanteriche<br />

P. Palombi, A. Palombi (Roma)<br />

Ore 14.00 - Sala Tiziano 1-2<br />

SVILUPPO DI UNA PROTESI DEL GINOCCHIO DI<br />

NUOVA CONCEZIONE CON ROLLGLEIT FISIOLOGICO.<br />

FONDAMENTA BIOMECCANICHE E RISULTATI CLINICI<br />

DOPO DUE ANNI<br />

K.H. Frosch, M. Wachowski, O. Hellerer, C. Beck, J. Dörner°,<br />

H. Nägerl*, D. Kubein-Meesenburg*, R. Gezzi*, H. Dathe*, K.M.<br />

Stürmer (Göttingen–D,*München–D, °Northeim–D)<br />

SUPERSPECIALISTICHE<br />

Sabato 20 novembre<br />

Associazione Italiana Riprotesizzazione (A.I.R.)<br />

16.40 - Sala Tiziano 3<br />

La revisione delle protesi instab<strong>il</strong>i<br />

D. Petriccioli (Brescia)<br />

17.10 - Sala Tiziano 3<br />

La revisione delle protesi inverse<br />

R. Russo (Napoli)<br />

17.45 - Sala Tiziano 3<br />

Casi clinici- Spalla<br />

M. Randelli (Rozzano)<br />

Riunione SIBOT - SICO – SIDA<br />

15.24 - Sala Tintoretto 2<br />

Un nuovo tipo di osteosintesi nelle fratture<br />

del femore prossimale<br />

P. Palombi, G. Palombi (Roma)<br />

Domenica 21 novembre<br />

Società Italiana di Patologia dell’Apparato Locomotore (SIPAL)<br />

10.05 - Sala Bramante 4<br />

Le fratture periprotesiche di anca<br />

E. Rebuzzi, F. Giusto, N. Coletti, S. Schiavetti, A. Vascellari<br />

(Oderzo)<br />

Bibliografia:<br />

Mele R. Stab<strong>il</strong>izzatore esterno modulare SEM” Riv. Chir Mano,<br />

25(3): 431-442, 1988<br />

Mele R., Vivaldi R. Allungamento dei monconi delle dita lunghe.<br />

Riv. Chir. Mano, 29(1-2): 139-142,1992<br />

Ghiggio P., Nob<strong>il</strong>e G. L’ut<strong>il</strong>izzo dello stab<strong>il</strong>izzatore esterno<br />

modulare SEM nelle patologie traumatiche della mano, 26(2-3):<br />

152-155,1989<br />

Guerini R., Budassi P.La fissazione esterna nelle patologie<br />

traumatiche della mano, 30(2): 195-203, 1993<br />

Calendario Eventi<br />

4-6 Novembre<br />

Naples International Shoulder Course<br />

Napoli, Hotel Royal Continental<br />

5-6 Novembre<br />

11 ACOTO – Le Fratture esposte – Le fratture del collo del femore<br />

Terme di Agnano - Napoli<br />

5-6 Novembre<br />

APOA 16 th Triennal Congress<br />

Taipei - Taiwan<br />

6 novembre<br />

SOTOP “L’inchiodamento endomidollare”<br />

Torino<br />

8-11 Novembre<br />

85° SOFCOT<br />

Parigi - Francia<br />

10-11 Novembre<br />

Corso “Chirurgia Protesica del Ginocchio”<br />

Istituto Ortopedico Galeazzi - M<strong>il</strong>ano<br />

13-15 Novembre<br />

42 th SBOT Congress of the Braz<strong>il</strong>ian Orthopaedic and Trauma Society<br />

Braz<strong>il</strong>ia - Bras<strong>il</strong>e<br />

20-24 Novembre<br />

95° SIOT<br />

Marriott Park Hotel - Roma<br />

25-27 Novembre<br />

EFOST 2010 – Europen Federation Orthopaedic Sports Traumatology<br />

Square Brussels Meetings Centre - Brussels<br />

26-27 Novembre<br />

EFORT IC – Foot and Ankle<br />

Ginevra - Svizzera<br />

1-2 Dicembre<br />

V Edizione Rome Spine<br />

Crowe Plaza St. Peter’s Hotel - Roma<br />

3-4 Dicembre<br />

47° Congresso ALOTO<br />

Rho - M<strong>il</strong>ano<br />

13-15 Dicembre<br />

Corso di Aggiornamento Chirurgia Protesica dell’Arto Inferiore<br />

Bologna<br />

16 Dicembre<br />

Congresso Regionale ASOTO<br />

Ragusa<br />

In Breve<br />

Congresso ICSES, Edimburgo, 5-8 settembre 2010<br />

Dr. R. Mele, Dr. R. Turrini<br />

Azienda Ospedaliera<br />

“Santa Maria degli Angeli”<br />

Dipartimento Chirurgia<br />

Specialista<br />

Pordenone<br />

Congresso ICSES - Simposio <strong>Lima</strong> <strong>Corporate</strong><br />

spa<br />

Via Nazionale, 52 - 33038 V<strong>il</strong>lanova<br />

San Daniele del Friuli - Udine - Italy<br />

T. +39 0432 945511<br />

F. +39 0432 945512<br />

info@lima.it<br />

www.lima.it

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