Come creare una serie tv - LINK | Idee per la televisione
Come creare una serie tv - LINK | Idee per la televisione
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come <strong>creare</strong><br />
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Product<br />
<strong>una</strong> <strong>serie</strong> <strong>tv</strong><br />
Manuale di istruzioni <strong>per</strong> <strong>una</strong> scrittura<br />
davvero televisiva<br />
di Denis McGrath<br />
Lo sapevate che l’arma segreta di Friends era Joey<br />
Oltre a questo, qui si confida all’Aspirante Autore che<br />
<strong>per</strong> scrivere <strong>una</strong> <strong>serie</strong> <strong>tv</strong> bisogna dimenticarsi del<br />
cinema e capire che <strong>la</strong> scrittura seriale è tutta un’altra<br />
cosa. Che un break pubblicitario non è <strong>una</strong> pausa ma<br />
<strong>la</strong> chiusura di un atto. Che il motore di <strong>una</strong> <strong>serie</strong> è<br />
tutto quello che ha bisogno di trovare.<br />
Autore televisivo, creatore<br />
del<strong>la</strong> <strong>serie</strong> mystery<br />
canadese Across The River<br />
To Motor City, ha <strong>la</strong>vorato<br />
<strong>per</strong> diverse <strong>serie</strong> tra cui<br />
Blood Ties, Charlie Jade,<br />
Sky<strong>la</strong>nd e The Border. Il<br />
suo blog, Dead Things<br />
on Sticks, dedicato al<strong>la</strong><br />
scrittura seriale, è uno dei<br />
più seguiti. Vive e <strong>la</strong>vora<br />
a Toronto.<br />
traduzione di Paolo Micheli<br />
illustrazioni di Valerio Vidali<br />
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come <strong>creare</strong><br />
<strong>una</strong> <strong>serie</strong> <strong>tv</strong><br />
Creare <strong>una</strong> <strong>serie</strong> televisiva è <strong>una</strong> cosa diversa dallo scrivere un film. Un film<br />
inizia sempre con <strong>una</strong> grande idea. E dopo tanti anni di produzioni, l’idea<br />
è quasi sempre <strong>una</strong> variazione su un genere consolidato. Per esempio il viaggio<br />
di un eroe, un racconto che ti porti dal punto A al punto B, che in<br />
qualche modo produca in te un cambiamento e che magari ti faccia imparare<br />
qualcosa di nuovo sul protagonista e quindi, <strong>per</strong> tras<strong>la</strong>to, sul<strong>la</strong> vita. Scrivere <strong>la</strong><br />
sceneggiatura di un film è come costruire <strong>una</strong> casa partendo da uno schizzo. Creare<br />
un <strong>serie</strong> televisiva, invece, è sì progettare <strong>la</strong> casa, ma anche disegnare le basi<br />
del<strong>la</strong> comunità che ci andrà a vivere. Tutto sta nel trovare il “motore”.<br />
Cos’è il motore In parole povere, è il principio che muove <strong>la</strong> <strong>serie</strong>. Mentre il film<br />
può essere <strong>una</strong> so<strong>la</strong> storia raccontata bene, <strong>una</strong> buona <strong>serie</strong> televisiva è composta<br />
da <strong>una</strong> pluralità di storie che partono dal<strong>la</strong> stessa premessa. Tanto più spinge il<br />
motore, quanto più funzioneranno le storie che esso muoverà. Per questo motivo<br />
spesso <strong>la</strong> <strong>televisione</strong> racconta di gente comune e le sceneggiature descrivono <strong>la</strong><br />
vita di tutti i giorni, all’interno di <strong>una</strong> centrale di polizia, di uno studio legale<br />
o di un ospedale. Una volta decisa <strong>la</strong> “comunità” che popo<strong>la</strong> il mondo del<strong>la</strong> tua<br />
<strong>serie</strong> <strong>tv</strong>, devi darle vita.<br />
C’è un piccolo trucco che mi piace usare quando mi viene un’idea <strong>per</strong> <strong>una</strong> potenziale<br />
nuova <strong>serie</strong>. Inizio a fantasticare sui protagonisti e sui <strong>per</strong>sonaggi strani<br />
su cui vorrei basare le mie storie. Poi, <strong>per</strong> chiarirmi le idee, cerco di “vedere <strong>la</strong><br />
locandina”. Fisso un muro e immagino che sopra vi sia appesa <strong>la</strong> locandina del<br />
primo episodio del<strong>la</strong> <strong>serie</strong>. C’è <strong>una</strong> <strong>per</strong>sona so<strong>la</strong>, in piedi, che mi guarda Ci sono<br />
un paio di <strong>per</strong>sone, o tre È ritratto un gruppo, uno accanto all’altro, e non c’è<br />
nessuno in primo piano Oppure c’è un gruppo di <strong>per</strong>sone sullo sfondo, con uno<br />
o due di loro in risalto A volte le <strong>serie</strong> hanno un unico protagonista e tutto gira<br />
attorno all’eroe (L’incredibile Hulk e <strong>la</strong> maggior parte delle <strong>serie</strong> tipiche degli anni<br />
Settanta), oppure <strong>una</strong> coppia di protagonisti (X-Files), o più <strong>per</strong>sonaggi principali<br />
(Friends, L.A. Law, West Wing), o ancora un gruppo che ruota attorno a un<br />
leader (Dr. House, I Soprano).<br />
Qualche volta anche le <strong>serie</strong> di maggior successo ci mettono un po’ prima di<br />
trovare <strong>la</strong> propria strada. Nelle prime stagioni di West Wing ed Ellen c’erano<br />
<strong>per</strong>sonaggi che avrebbero dovuto essere protagonisti ma che nel tempo sono stati<br />
fatti fuori. Persino <strong>una</strong> <strong>serie</strong> storica come Mary Tyler Moore è mutata moltissimo<br />
– è passata dall’essere equamente ambientata tra <strong>la</strong> casa di Mary e il suo posto di<br />
<strong>la</strong>voro a concentrarsi esclusivamente sul <strong>la</strong>voro, quando il <strong>per</strong>sonaggio di Rhoda<br />
ha <strong>la</strong>sciato <strong>la</strong> <strong>serie</strong>.<br />
All’inizio sembra naturale <strong>la</strong>vorare su come i <strong>per</strong>sonaggi ruotano attorno al protagonista.<br />
E raramente si analizza come possano re<strong>la</strong>zionarsi anche i gruppi e i <strong>per</strong>sonaggi<br />
secondari. Dovete ricordare che state <strong>per</strong> mischiare e abbinare i <strong>per</strong>sonaggi in<br />
più di un centinaio di diverse storie. Per esempio, ogni volta che a Friends si voleva<br />
provare qualcosa di nuovo e diverso, qualcuno andava a vivere con Joey. Pensateci,<br />
vedrete che è vero. Joey è stata l’arma segreta di Friends. Chandler, Rachel e <strong>per</strong>sino<br />
Phoebe non sono mai stati più spiritosi di quando vivevano con Joey.<br />
Il pilota<br />
Una volta completata l’analisi iniziale siete finalmente pronti <strong>per</strong> il primo episodio.<br />
Ora, che genere di puntata pilota volete Potete scegliere tra due possibilità.<br />
Uno è il “prologo pilota”, dove si raccontano le origini del vostro su<strong>per</strong>eroe: come<br />
Peter Parker sia diventato Spiderman, o Bruce Wayne Batman. Ci sono un sacco<br />
di pilot di questo tipo: pensate a Cin Cin. Nel<strong>la</strong> prima puntata Diana entra nel<br />
bar <strong>per</strong> aspettare il suo moroso. Nell’attesa conosce <strong>la</strong> combricco<strong>la</strong> del bar, poi il<br />
fidanzato <strong>la</strong> mol<strong>la</strong> ed entro <strong>la</strong> fine dell’episodio lei finisce <strong>per</strong> accettare un <strong>la</strong>voro<br />
come cameriera. Nel pilot di Friends c’è Rachel in crisi <strong>per</strong> il suo matrimonio che<br />
si mette in contatto con Monica, un’amica che non vedeva da tempo. E al<strong>la</strong> fine<br />
dell’episodio va a vivere con lei.<br />
Certo, il problema del “prologo pilota” è che non è esattamente il tipico episodio<br />
del<strong>la</strong> <strong>serie</strong>. È risaputo che gli episodi pilota sono i più difficili da scrivere. Ti tocca<br />
spiegare le premesse, introdurre tutti i <strong>per</strong>sonaggi e raccontare <strong>una</strong> storia in <strong>una</strong><br />
botta so<strong>la</strong>. Per questo spesso gli autori al<strong>la</strong> fine optano <strong>per</strong> un secondo tipo di episodio<br />
pilota: “l’episodio tipico”. In cui, in pratica, il telespettatore viene catapultato<br />
dentro <strong>una</strong> storia già avviata. All’inizio di E.R. vi siete trovati improvvisamente<br />
nel County General Hospital di Chicago. Dovevate capire chi erano i dottori e le<br />
infermiere in gioco. Il primo episodio era già molto simile a ogni altro del<strong>la</strong> <strong>serie</strong>.<br />
Struttura<br />
Ora vediamo come si sviluppa <strong>una</strong> storia. La struttura cambia in funzione di<br />
queste variabili: se <strong>la</strong> <strong>serie</strong> è basata su puntate di mezz’ora o di un’ora; se è seriale<br />
(quando le vicende continuano tra un episodio e l’altro) o se ogni singolo<br />
episodio è a sé (cioè si raccontano storie autoconcluse); in base agli eventi che<br />
introduciamo di volta in volta nel<strong>la</strong> trama; se stiamo <strong>la</strong>vorando su <strong>una</strong> <strong>serie</strong> <strong>per</strong><br />
<strong>la</strong> <strong>tv</strong> commerciale, che quindi verrà interrotta <strong>per</strong> le pubblicità, o se <strong>la</strong> puntata<br />
non avrà interruzioni.<br />
Conosco un po’ meglio i formati standard nordamericani, dove ci sono molte interruzioni<br />
pubblicitarie, <strong>per</strong> cui parlerò di questi. Le interruzioni rappresentano<br />
in pratica il numero di atti in cui va spezzettata <strong>la</strong> puntata. Non occorre stare a<br />
<strong>per</strong>der tempo <strong>per</strong> capire cosa significhi suddividere <strong>una</strong> puntata in tanti atti, in<br />
pratica si tratta banalmente di pensarli in termini di momenti cruciali.<br />
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suonerà <strong>una</strong> volta che verranno stesi i dialoghi. Questo è un processo di scrittura<br />
indispensabile <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>tv</strong>.<br />
Al cinema lo spettatore è concentrato. Devi proprio fare un errore madornale<br />
<strong>per</strong>ché il pubblico si alzi e se ne vada. In <strong>tv</strong> non è così. Il pubblico ha in mano<br />
l’oggetto magico che può farti sparire in un attimo, cambiando canale. Devi<br />
essere certo che <strong>la</strong> tua trama proceda senza intoppi e che abbia <strong>una</strong> buona base di<br />
partenza. Buttare giù subito l’intreccio è il metodo migliore <strong>per</strong> capire se le scene<br />
funzioneranno ancor prima di scriverle. Quando si arriva ai dialoghi è più difficile<br />
capire dove sta l’errore, e di conseguenza provare a mettere a posto le cose.<br />
Nel momento in cui esamini le singole scene, dopo aver steso <strong>la</strong> traccia, ricorda<br />
che ogni scena può avere da <strong>una</strong> a tre funzioni. Primo, serve a sviluppare <strong>la</strong> trama.<br />
Secondo, può rive<strong>la</strong>re qualcosa di importante e gustoso sui protagonisti. Terzo,<br />
può servire <strong>per</strong> spiegare qualcosa di rilevante riguardo al tema dell’episodio. Una<br />
scena scritta bene infi<strong>la</strong> almeno due di queste funzioni. Una scena <strong>per</strong>fetta riesce<br />
a inserirle tutte e tre.<br />
Definita <strong>la</strong> traccia, a seconda degli accordi presi con il produttore o con il network<br />
che ti ha ingaggiato, puoi stendere un primo abbozzo, in altre parole <strong>la</strong> descrizione<br />
in prosa di quello che accade nell’episodio (<strong>una</strong> sorta di lungo racconto<br />
senza dialoghi), oppure scrivere direttamente <strong>la</strong> sceneggiatura.<br />
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come <strong>creare</strong><br />
<strong>una</strong> <strong>serie</strong> <strong>tv</strong><br />
Quando parte <strong>la</strong> pubblicità tocca <strong>la</strong>sciare lo spettatore come sospeso, così che<br />
rimanga in trepidazione durante <strong>la</strong> pausa e che non ci abbandoni. Le <strong>serie</strong> <strong>tv</strong> da<br />
un’ora erano suddivise in quattro atti (del<strong>la</strong> durata di mezz’ora ogni due), ma i<br />
cambiamenti recenti fanno sì che oggi non sia raro trovarne anche cinque o sei.<br />
In pratica sei costretto a progettare più momenti di suspense, possibilmente che<br />
preludano a nuove sco<strong>per</strong>te o a un <strong>per</strong>icolo <strong>per</strong> il <strong>per</strong>sonaggio principale. Per<br />
questo <strong>la</strong> gran parte degli autori partono dal<strong>la</strong> fine. Mettono a fuoco tutto quello<br />
che deve accadere entro <strong>la</strong> conclusione dell’episodio e poi <strong>la</strong>vorano all’indietro,<br />
spostando i <strong>per</strong>sonaggi lungo <strong>la</strong> puntata, scandendo così i tempi e tutti i singoli<br />
eventi del<strong>la</strong> storia.<br />
La maggior parte delle <strong>serie</strong> contemporanee tendono ad avere al proprio interno<br />
<strong>una</strong> trama A e <strong>una</strong> trama B (ma anche C, D eccetera). La trama A riguarda il<br />
<strong>per</strong>sonaggio principale e tutto quel che gli gira attorno. La trama B gli altri <strong>per</strong>sonaggi.<br />
Man mano che si scende nel<strong>la</strong> lista, le trame <strong>per</strong>dono d’importanza, <strong>per</strong><br />
cui verrà dedicato loro meno tempo.<br />
Il vero <strong>la</strong>voro sta nell’imbastire i singoli eventi <strong>per</strong> ogni trama, dall’inizio al<strong>la</strong><br />
fine – cosa succede, dove accade, chi è coinvolto. Occorre farlo separatamente<br />
<strong>per</strong> tutte le trame. Una volta fatto, sommati tutti i momenti salienti, ti trovi con<br />
70/100 eventi cruciali <strong>per</strong> un’ora di spettacolo.<br />
Ovviamente non si possono fare tutte queste scene. Inizi con il preparare l’intreccio,<br />
avvicini tutte le trame e cerchi di legarle insieme senza forzature. Spesso<br />
accade che un evento cruciale delle trame B o C non abbia bisogno di <strong>una</strong> scena<br />
tutta <strong>per</strong> sé e che possa essere abbinato ad altre scene, o meglio ancora a <strong>una</strong><br />
parte del<strong>la</strong> trama A. Se metti sul<strong>la</strong> carta tutti questi momenti cruciali con i loro<br />
sviluppi puoi farti <strong>una</strong> prima idea del<strong>la</strong> storia, di come può procedere e di come<br />
Essere Autori<br />
C’è un bel po’ di <strong>la</strong>voro da fare, vero E tutto ancor prima di aver scritto: “Inizio<br />
– Fade in”. Anche <strong>per</strong> questo in Nord America <strong>la</strong> maggior parte del <strong>la</strong>voro di<br />
spezzettamento del<strong>la</strong> storia viene fatto da un team di autori. Assieme si eseguono<br />
i passaggi che ho descritto fin qui, finché non si ha <strong>una</strong> storia che funzioni. Solo a<br />
quel punto si identifica un autore a cui affidare <strong>la</strong> puntata <strong>per</strong> finir<strong>la</strong>.<br />
Il vantaggio è chiaro. Con un gruppo che conosce bene <strong>la</strong> <strong>serie</strong> e <strong>la</strong>vora in sincronia<br />
si possono produrre le nuove storie molto in fretta. In più, siccome si<br />
<strong>la</strong>vora in cinque o sei, le trame avranno meno buchi o errori strutturali che non<br />
<strong>la</strong>vorandoci da soli.<br />
Nonostante ciò tutti gli autori televisivi prima o poi si trovano a dover pensare<br />
<strong>la</strong> struttura di un’intera storia da soli. Non è divertente <strong>per</strong> niente. Ti scopri a<br />
fissare il foglio bianco o <strong>la</strong> <strong>la</strong>vagna s<strong>per</strong>ando che ti colga l’ispirazione. Che non<br />
arriva mai. Chi non è autore non mi crederà, ma <strong>per</strong> es<strong>per</strong>ienza vi garantisco che<br />
quando ci si mette a scrivere <strong>una</strong> sceneggiatura significa che il 60-70% del <strong>la</strong>voro<br />
è già stato fatto. Si tende a confondere <strong>la</strong> traccia con i dialoghi. Ma i dialoghi<br />
sono solo l’ultimo passaggio, e anche il più semplice. Si trova facilmente uno che<br />
sappia scriverli. Mentre un autore che sappia stendere bene <strong>la</strong> struttura del<strong>la</strong> storia<br />
è molto, molto più raro.<br />
Quando inizi a scrivere <strong>una</strong> <strong>serie</strong> televisiva, normalmente ti viene chiesto di consegnare<br />
il testo guida, e anche <strong>una</strong> sorta di “bibbia” – cioè un documento in cui<br />
siano riportate le basi generali del<strong>la</strong> <strong>serie</strong>, <strong>la</strong> descrizione dei <strong>per</strong>sonaggi, i loro<br />
rapporti, le storie principali e <strong>una</strong> manciata di possibili sviluppi. Possono anche<br />
chiederti di scrivere <strong>una</strong> o più sceneggiature, così i produttori più ansiogeni possono<br />
stare tranquilli che le vostre proposte stiano in piedi.<br />
È incredibile come <strong>una</strong> sceneggiatura <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>tv</strong> possa essere un animale tanto<br />
studiato e tenuto strettamente sotto controllo. Il creativo che <strong>la</strong>vora dentro questi<br />
limiti è come il poeta che <strong>la</strong>vora a un haiku, o il cantautore che cerca quei tre versi<br />
<strong>per</strong>fetti <strong>per</strong> il coro che li canterà. È uno sporco <strong>la</strong>voro che non va bene <strong>per</strong> tutti.<br />
Ma a chi lo esercita può procurare dipendenza. Diventare il creatore del mondo<br />
che vive all’interno di <strong>una</strong> <strong>serie</strong> televisiva e vederlo crescere, <strong>per</strong> quel che ne so io,<br />
è il modo più vicino, <strong>per</strong> noi mortali, di giocare a essere Dio.<br />
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