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SEX CRIMES

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Carlo Lucarelli<br />

Massimo Picozzi<br />

Sex crimes<br />

Storie di passioni morbose e di efferati delitti


Degli stessi autori<br />

Serial Killer<br />

Scena del crimine<br />

Tracce criminali<br />

La nera<br />

Il genio criminale<br />

Sex crimes<br />

di Carlo Lucarelli e Massimo Picozzi<br />

Collezione Strade blu<br />

ISBN 978-88-04-61004-5<br />

© 2011 by Carlo Lucarelli and Massimo Picozzi<br />

Published by arrangement with Agenzia Letteraria Roberto Santachiara<br />

© 2011 Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., Milano<br />

I edizione novembre 2011


I<br />

L’oscuro fascino della trasgressione<br />

Cultura, perversione e crimine<br />

Alla ricerca di materiale per il nostro libro, ci siamo imbattuti<br />

in un articolo dal titolo intrigante: A Perversion not<br />

commonly noted.<br />

E, visto il tema che abbiamo scelto di affrontare, a rendere<br />

ancor più interessante il contributo c’era il fatto che la dottoressa<br />

Margaret Otis l’aveva pubblicato nel volume 8 del<br />

«Journal of Abnormal Psychology», quello uscito nel giugno<br />

del 1913.<br />

Già eravamo pronti e curiosi di scoprire qualche bizzarro<br />

e irrituale esercizio d’accoppiamento, magari descritto<br />

nell’improbabile stile con cui le cose di sesso venivano trattate<br />

un centinaio d’anni fa.<br />

E, invece, la cara dottoressa ci ha rivelato come la perversione<br />

poco conosciuta, e pertanto meritevole di approfondimento<br />

scientifico, fosse un tipo particolare di omosessualità<br />

registrata nelle scuole speciali e nei riformatori per<br />

giovani delinquenti degli Stati Uniti: quella tra ragazze di<br />

colore e di razza bianca!<br />

Il fiorire di passioni travolgenti, così le descrive la Otis,<br />

era giunto a tal punto che, in un caso, si era dovuta ripristinare<br />

la segregazione, piazzando le innamorate in edifici<br />

separati, per poi obbligarle a seguire le lezioni e a lavorare<br />

in tempi diversi, così da non correre il rischio di pericolosi<br />

incroci.


4 Sex crimes<br />

Peccato che la cosa non abbia funzionato, aggiungendo,<br />

al forzato allontanamento, il gusto del «frutto proibito»,<br />

e rendendo così la trasgressione ancor più irresistibile.<br />

Se per alcune la «perversione» poteva essere attribuita<br />

alla noia, o alla mancanza d’attenzioni, in altri casi la vicenda<br />

si era rilevata più preoccupante.<br />

Ad esempio, è sempre la dottoressa Otis a raccontarlo,<br />

era stata intercettata una lettera in cui una fanciulla si rivolgeva<br />

all’oggetto del suo desiderio con queste parole:<br />

«Io non amo per passatempo, io amo perché è il mio cuore che<br />

mi spinge a farlo».<br />

Con buona pace della dottoressa Margaret Otis, da tempo<br />

l’omosessualità è stata bandita dalla classificazione delle<br />

malattie; ma seppure un po’ delusi, noi che ci aspettavamo<br />

ben altra eccentrica stravaganza, di sicuro l’esempio<br />

ci torna utile a sottolineare come i costumi sessuali siano<br />

sempre stati culturalmente disciplinati. E per lo scriteriato/<br />

peccatore/criminale si è passati (e spesso ancora oggi si<br />

passa) dal semplice biasimo alla condanna morale e religiosa,<br />

fino al concretizzare l’ipotesi di un reato.<br />

Certo che il mondo delle perversioni appare talmente<br />

variegato da contemplare devianze al limite dell’incredibile;<br />

e non parliamo di crudeltà o efferatezza, al centro<br />

delle pratiche sadiche o necrofiliche.<br />

Cosa dire del tamakeri, variante del masochismo diffusa<br />

in Giappone, che consiste nell’eccitamento di un uomo<br />

che si fa prendere a calci da una donna proprio dove fa<br />

più male.<br />

Quanto al koro, i medici non l’hanno messo tra le parafilie,<br />

ma certo è una strana malattia legata al sesso.<br />

Confinato alla Cina e al Sudest asiatico, il koro provoca<br />

un’improvvisa e drammatica crisi d’ansia, legata al timore<br />

che il pene, se si tratta di un uomo, la vulva e i capezzoli<br />

nel caso di una donna, si stiano restringendo e ritirando<br />

all’interno del corpo, fino a scomparire. E una volta perse<br />

le loro tracce, il rischio è ovviamente quello di morire.


L’oscuro fascino della trasgressione 5<br />

Per questo c’è chi finisce per «ancorare» i propri attributi,<br />

legandoli con nastri o trapassandoli con spille e spilloni,<br />

in ciò non migliorando affatto la situazione.<br />

Va da sé che, all’esame medico, non è possibile trovare<br />

riscontro alle certezze palesate dal paziente: ogni cosa<br />

sta al suo posto ed è delle stesse dimensioni di cui la natura<br />

ha fornito il proprietario.<br />

Per gli studiosi la forma dipende da conflitti non risolti<br />

e disturbi della personalità, incrociati a fattori culturali<br />

e alla tendenza a credere nell’esistenza di spiriti ed eventi<br />

magici al di fuori di ogni controllo umano.<br />

Due semplici esempi per dimostrare un fatto scontato:<br />

poche manifestazioni del comportamento umano posseggono<br />

lo stesso fascino e la stessa attrazione delle pratiche<br />

sessuali, a cominciare dalla definizione di ciò che sia<br />

o meno normale.<br />

I criteri adottati, in rapporto all’epoca e alla cultura dominante,<br />

hanno permesso di prendere una condotta e attribuirla<br />

alla categoria del lecito, del perverso o del criminale.<br />

Un modo semplice per comprendere l’operazione, e insieme<br />

verificare quanto ancora sia efficace, è quella di analizzare<br />

il modo con cui la Bibbia tratta il tema.<br />

A cominciare dall’adulterio, espressamente vietato sotto<br />

minaccia di morte nei libri dell’Esodo e del Levitico; tremilacinquecento<br />

anni dopo, come se nulla fosse cambiato,<br />

in Iran, Iraq, Afghanistan e paesi limitrofi, l’infedeltà garantisce<br />

spesso alle donne la condanna alla lapidazione.<br />

È sempre nell’Antico Testamento che si registrano i primi<br />

atti di incesto. Lot, il nipote di Abramo, dopo la fuga<br />

per via della storia di Sodoma e Gomorra, finisce per rifugiarsi<br />

in una caverna con le figlie. Le quali, desiderando<br />

aver eredi, e non potendo contare sulla disponibilità d’altri<br />

uomini, drogano il vino del padre e approfittano di lui.<br />

Un gesto che tra l’altro rimanda all’uso di gamma-idrossibutirrato,<br />

scopolamina o di alcune benzodiazepine come<br />

il Roipnol ® , meglio note come «droghe dello stupro».


6 Sex crimes<br />

Altrettanto moderno, il tema delle molestie sessuali è<br />

anch’esso trattato nel libro della Genesi, con la celebre storia<br />

di Giuseppe e della moglie di Potifar.<br />

Giuseppe è il penultimo dei dodici figli di Giacobbe, ed<br />

è il preferito del padre. Una cosa mal sopportata dai fratelli,<br />

che alla prima occasione si sbarazzano di lui, vendendolo<br />

a una carovana di mercanti diretti in Egitto.<br />

Giuseppe finisce così schiavo di Potifar, generale e capo<br />

delle guardie del Faraone, conquistandone pian piano la fiducia.<br />

Come amministratore dei beni ottiene buoni successi<br />

ed è ricambiato dalla stima che Potifar gli riserva.<br />

Un giorno che il generale è assente, la moglie tenta di sedurre<br />

Giuseppe; il suo è un assalto deciso, ma l’ebreo resiste<br />

e fugge, per una questione di lealtà e rispetto. Non ha però<br />

fatto i conti con la donna, offesa e ferita nell’orgoglio, che<br />

lo denuncia al marito, dichiarando d’essere stata importunata<br />

e ottenendo che Potifar faccia imprigionare il giovane.<br />

Curioso, ma fino a un certo punto, il fatto che il nome<br />

della perfida molestatrice non sia mai citato nella Bibbia.<br />

Ma già nell’antichità si era compreso che la peggior punizione<br />

per un delinquente non fosse soltanto quella fisica,<br />

ma piuttosto la condanna all’oblio.<br />

Lo stupro è trattato nel Deuteronomio (22, 28-29) in modo<br />

abbastanza semplice e netto. Solo nel caso violentasse una<br />

donna maritata o già promessa, l’aggressore era certo di<br />

passare grossi guai, altrimenti:<br />

Se un uomo trova una fanciulla vergine che non sia fidanzata,<br />

l’afferra e giace con lei e sono colti in flagrante,<br />

l’uomo che è giaciuto con lei darà al padre della fanciulla<br />

cinquanta sicli d’argento; ella sarà sua moglie, per il fatto<br />

che egli l’ha disonorata, e non potrà ripudiarla per tutto il<br />

tempo della sua vita.<br />

Ma non tutti i violentatori vanno soggetti alla giusta punizione,<br />

come si racconta nel libro di Samuele a proposito<br />

della vicenda di Amnon e della sua sorellastra Tamar.


L’oscuro fascino della trasgressione 7<br />

Lui, figlio di Davide, è a tal punto infatuato della ragazza<br />

da farne un’ossessione; brama d’incontrarla, anche per<br />

pochi istanti, ma la separazione tra gli appartamenti delle<br />

donne e quelli degli uomini impedisce qualunque contatto.<br />

Almeno fino a quando Jonadab, il suo scaltro cugino,<br />

escogita un trucco: Amnon deve fingersi malato, e chiedere<br />

al padre di poter essere nutrito da Tamar.<br />

Tamar prese le frittelle che aveva fatto e le portò in camera<br />

ad Amnon suo fratello. E mentre gli porgeva il cibo, egli la<br />

afferrò e le disse: «Vieni, giaci con me, sorella mia». Ella gli<br />

rispose: «No, fratello mio, non farmi violenza …». Ma egli<br />

non volle ascoltarla: fu più forte di lei e la violentò giacendo<br />

con lei. ... Assalonne suo fratello le disse: «Forse Amnon<br />

tuo fratello è stato con te Per ora taci, sorella mia: è tuo fratello;<br />

non fissare il tuo cuore su questo fatto» ... Il re Davide<br />

venne a sapere tutte queste cose e ne fu molto irritato, ma<br />

non volle urtare il figlio Amnon, perché aveva per lui molto<br />

affetto; era infatti il suo primogenito. (2 Samuele, 13, 10-21)<br />

Via di questo passo, non c’è perversione che non sia citata<br />

direttamente o indirettamente nel «Libro dei Libri».<br />

Il termine «perversione», dal latino pervertere, rovesciare<br />

o travolgere, si porta però appresso un giudizio morale inevitabile<br />

e negativo; per i nostri scopi, meglio allora parlare<br />

di parafilia, l’attrazione, l’amore per qualcosa che va oltre<br />

il normale.<br />

La definizione la dobbiamo al medico viennese William<br />

Stekel, che la introduce nei suoi lavori a partire dal 1924;<br />

ma il primo a studiare scientificamente le varianti più o<br />

meno insolite del comportamento sessuale è Richard von<br />

Krafft-Ebing, neurologo e psichiatra nato a Mannheim il<br />

14 agosto 1840.<br />

All’età di 46 anni, poco tempo prima che Jack lo Squartatore<br />

faccia scempio di prostitute nel quartiere londinese<br />

di Whitechapel, Krafft-Ebing dà alle stampe il suo trattato<br />

Psychopathia Sexualis.


8 Sex crimes<br />

Già il titolo, in latino, tradisce i timori dell’autore, mosso<br />

dalla curiosità dello scienziato, ma insieme frenato dalla<br />

pruderie vittoriana. Il medico non vuole dar scandalo rischiando<br />

la carriera, e allora decide di utilizzare il latino<br />

anche per la descrizione dei casi più delicati.<br />

Peccato che il suo lavoro abbia tale successo e diffusione<br />

che nella ristampa l’editore decide di far tradurre anche<br />

le parti in lingua antica, causando l’imbarazzo del medico<br />

e un significativo incremento nelle vendite.<br />

Krafft-Ebing, nella sua Psychopathia, parla di deviazioni<br />

sessuali identificandone quattro grandi tipologie: al primo<br />

posto mette la paradoxia, vale a dire il desiderio sessuale<br />

sperimentato in epoche della vita poco adatte, come<br />

la prima infanzia e la vecchiaia; quindi descrive l’anesthesia<br />

e l’iperesthesia, caratterizzate da una spinta erotica insufficiente<br />

o esagerata; la quarta e ultima categoria la riserva<br />

alla paraesthesia, quando il desiderio è rivolto a un<br />

soggetto/oggetto o a un obiettivo sbagliato.<br />

Il tentativo più recente di inquadrare le parafilie sotto un<br />

profilo medico è quello del DSM, il Manuale diagnostico e statistico<br />

dei disturbi mentali.<br />

Attualmente la quarta versione elenca le forme più frequenti,<br />

come l’esibizionismo, il feticismo, il frotteurismo<br />

(il piacere che deriva dallo
 strofinarsi contro una persona<br />

non consenziente), la pedofilia, il masochismo e il sadismo<br />

sessuale, 
il feticismo di travestimento e il voyeurismo, assegnando<br />

poi alla categoria «non altrimenti specificate»,<br />

forme meno comuni come la necrofilia, la coprofilia e via<br />

enumerando.<br />

Va sottolineato, a scanso d’equivoci, come già dal 1974<br />

l’omosessualità egosintonica, vissuta consapevolmente e<br />

con accettazione, sia stata giustamente eliminata dall’elenco<br />

delle patologie.<br />

In ogni caso, una parafilia, per essere diagnosticata, deve<br />

rispondere, secondo la quarta e ultima edizione (2000) del<br />

DSM a un paio di condizioni:


L’oscuro fascino della trasgressione 9<br />

A. Ricorrenti (per un periodo di almeno sei mesi) e intensi<br />

impulsi sessuali e fantasie o comportamenti eccitanti sessualmente<br />

che si riferiscono a:
<br />

1) oggetti o esseri viventi non umani;
<br />

2) ricevere e/o infliggere un’autentica sofferenza fisica<br />

o morale (umiliazione) a se stessi o al proprio partner;<br />

3) bambini o altre persone non consenzienti.<br />

B. Viene posta la diagnosi di pedofilia, voyeurismo, esibizionismo<br />

e frotteurismo se la persona ha agito sulla base<br />

di questi impulsi o gli impulsi o le fantasie sessuali causano<br />

considerevole disagio o difficoltà interpersonali.
<br />

Per il sadismo sessuale, viene formulata la diagnosi se la<br />

persona ha agito sulla base di questi impulsi con una persona<br />

non consenziente o gli impulsi o le fantasie sessuali o<br />

i comportamenti causano considerevole disagio o difficoltà<br />

interpersonali.
<br />

Per le restanti parafilie, la diagnosi viene posta se il comportamento,<br />

i desideri sessuali, o le fantasie causano disagio<br />

clinicamente significativo o compromissione dell’area sociale,<br />

lavorativa, o di altre aree importanti del funzionamento.<br />

Peccato che nemmeno il DSM chiarisca, una volta per tutte,<br />

a quale criterio occorra riferirsi per stabilire se una condotta<br />

sessuale sia deviante o patologica, se sia più utile la<br />

cornice statistica, quella religiosa oppure culturale.<br />

Ma per arrivare ai predatori sessuali, i protagonisti di<br />

questo volume, manca ancora un passaggio: quello che conduce<br />

dalla parafilia al crimine.<br />

Una classificazione utile la fa Robert Sadoff nel suo Sexual<br />

Deviance: Theory, Assessment, and Treatment del 1997. Per Sadoff<br />

le parafilie possono essere divise in due grandi gruppi,<br />

che chiama aggressive e anonymous; nel primo ci sono lo<br />

stupro, il sadismo e la pedofilia, mentre nel secondo trovano<br />

spazio forme come il feticismo e il frotteurismo.<br />

In ogni caso, un criminale sessuale è un soggetto legalmente<br />

condannato per un’azione esplicita da lui (o lei) commessa<br />

per un’immediata soddisfazione sessuale, un’azione


10 Sex crimes<br />

contraria ai costumi sessuali prevalenti della società in cui<br />

vive e/o un atto legalmente punibile.<br />

È ovvio che non tutti i parafilici si trasformino in criminali<br />

sessuali, e non tutti i criminali sessuali sono parafilici.<br />

Anil Aggrawal, docente di medicina legale dell’Università<br />

di New Delhi, valutando la frequenza con cui i tribunali<br />

emettono sentenza, ha proposto per parafilici e aggressori<br />

sessuali un graduale passaggio dalle pure parafilie ai<br />

crimini sessuali; si parte con perversioni quali l’acarofilia,<br />

vale a dire il piacere sessuale del grattarsi, per passare al<br />

feticismo, alla zoofilia e all’esibizionismo: un gradino più<br />

in là nella scala, ed ecco la necrofilia e il sadismo, prima di<br />

giungere a condotte francamente delittuose come la pedofilia,<br />

lo stupro e l’omicidio per libidine.<br />

Robert Stoller, professore di psichiatria alla UCLA (University<br />

of California di Los Angeles), in un suo celebre testo<br />

del 1975 ha definito la perversione come la forma erotica<br />

dell’odio.<br />

E quando il desiderio si mescola all’odio e a una cultura<br />

primitiva dei costumi sessuali, possono capitare delitti<br />

terribili, come è successo nell’estate del 2006 a Sarezzo, un<br />

piccolo comune in provincia di Brescia.<br />

La storia comincia con un uomo di 33 anni che cerca la<br />

sua ragazza ed è preoccupato perché non ha più notizie di<br />

lei da almeno due giorni.<br />

Quando decide di bussare alla porta della sua casa, quella<br />

in cui vive con la famiglia, scopre che sono spariti tutti, e<br />

allora capisce che è meglio presentarsi dai carabinieri, perché<br />

adesso è veramente spaventato.<br />

Anche gli uomini dell’Arma non sono tranquilli, fanno<br />

qualche domanda in giro, e scoprono che Mohammed<br />

Saleem, il padre della giovane, è stato visto scavare una<br />

buca nel suo giardino.<br />

Corrono i carabinieri, e si portano dietro i colleghi della<br />

scientifica e pure un medico legale.


L’oscuro fascino della trasgressione 11<br />

A un metro di profondità trovano un corpo avvolto in<br />

sacchetti di plastica, la gola squarciata da una coltellata.<br />

Si chiamava Hina, aveva 21 anni, e quando hanno preso<br />

suo padre e gli hanno chiesto perché l’avesse uccisa, lui<br />

ha risposto che non voleva diventasse come le ragazze italiane,<br />

che le aveva chiesto di cambiare vita, ma lei voleva<br />

andarsene con il fidanzato.<br />

Quella sera, quando l’ha ammazzata, Hina aveva già<br />

pronte le valigie per la sua nuova vita.<br />

L’altra storia è più recente, risale al 15 settembre 2009.<br />

Sanaa ha 18 anni, e da qualche mese sta con Massimo, che<br />

di anni ne ha 31 e le vuole un gran bene. La loro storia è complicata,<br />

ma non c’entra la differenza d’età; il problema sta tutto<br />

nel padre di Sanaa, El Katawi Dafani, un aiuto cuoco di 45<br />

anni, che di quella relazione proprio non vuol sentire parlare.<br />

La famiglia Dafani, di origine marocchina e di credo musulmano,<br />

non può tollerare che Sanaa frequenti un uomo<br />

di diversa cultura e religione.<br />

Massimo il signor Dafani lo minaccia, gli dice di sparire<br />

dalla vita di sua figlia e, siccome non ottiene risultati,<br />

decide che c’è bisogno di un intervento drastico.<br />

Sono le sette di sera, e Sanaa e Massimo stanno insieme<br />

nell’auto, parcheggiata in una frazione di Montereale Valcellina,<br />

non lontano da Pordenone.<br />

Quando la ragazza vede il padre arrivare come una furia,<br />

con in mano un coltello, apre la portiera e cerca di<br />

scappare, ma un fendente le recide la gola.<br />

Massimo viene ferito, in modo non grave, e riesce a dare<br />

l’allarme permettendo ai carabinieri di catturare l’assassino.<br />

Due casi in pochi anni: non un gran numero, certamente,<br />

ma insieme qualcosa di cui preoccuparsi, su cui riflettere<br />

senza lasciarsi andare a slogan e crociate. Cominciando<br />

magari a vedere come stanno le cose nel mondo, se storie<br />

simili succedano in altri paesi, e da quale fonte traggano<br />

sciagurata ispirazione.


12 Sex crimes<br />

6 aprile 1999. Samia è una giovane donna di 28 anni, e<br />

quella mattina ha fissato un appuntamento in uno studio<br />

legale nel centro di Lahore, in Pakistan. La sua non è stata<br />

una decisione facile, ma l’ennesimo litigio col marito, culminato<br />

nella solita, selvaggia aggressione, l’ha convinta a<br />

rompere gli indugi e chiedere il divorzio.<br />

Da pochi minuti è seduta davanti all’avvocato Hina Jilani,<br />

quando la segretaria annuncia che in sala d’attesa è arrivata<br />

anche la madre di Samia, in compagnia di un uomo.<br />

Samia è contenta di avere la madre vicina, in un momento<br />

così difficile, e accenna ad alzarsi per andarle incontro. Ma<br />

per lei c’è solo il tempo di un sorriso, perché l’uomo che entra,<br />

Habib ur Rhemna, le punta la pistola alla testa e fa fuoco.<br />

Solo quando Habib e la madre di Samia se ne sono andati,<br />

l’avvocato trova il coraggio di lanciare l’allarme.<br />

Ma non si tratta di un semplice omicidio con le caratteristiche<br />

di una spietata esecuzione, il fatto è che nessuno dei<br />

politici pakistani condanna il gesto; qualcuno arriva perfino<br />

a chiedere una condanna per l’avvocato Hina Jilani, colpevole<br />

d’essersi prestata a difendere gli interessi della vittima.<br />

Posizione, questa, subito raccolta dai fondamentalisti islamici,<br />

per i quali l’unica pena possibile da infliggere all’avvocato<br />

Jilani è la morte.<br />

Quello di Samia è uno dei casi più noti di honour killing<br />

avvenuto nel Pakistan, a dir la verità uno dei pochi che abbia<br />

ottenuto una qualche risonanza, a fronte di un numero<br />

incredibile di tragedie che ogni anno si consumano nel<br />

silenzio.<br />

Lo Human Right Watch, l’Osservatorio per i diritti umani,<br />

definisce i crimini per onore come atti di violenza, soprattutto<br />

omicidi, commessi da membri di una famiglia di<br />

sesso maschile contro i membri femminili, perché ritenuti<br />

responsabili d’avere portato «disonore» al gruppo.<br />

Vi sono molte ragioni per le quali una donna può diventare<br />

un bersaglio per i propri familiari: rifiutando, ad esempio,<br />

di accettare un matrimonio combinato, essendo vitti-


L’oscuro fascino della trasgressione 13<br />

ma di uno stupro per il fatto d’essersi esposta al rischio di<br />

violenza, chiedendo il divorzio, o, naturalmente, commettendo<br />

adulterio. Ma talvolta basta la semplice impressione<br />

che la donna si sia comportata in modo «sconveniente» per<br />

innescare un’aggressione mortale.<br />

È evidente come la spiegazione di una tale barbarie stia<br />

tutta in una concezione primitiva della donna e dei rapporti<br />

tra mondo femminile e maschile. Prima di mutilare e<br />

uccidere, occorre che la vittima sia inquadrata in un rango<br />

inferiore, subordinata e accessoria alla figura dell’uomo.<br />

Se qualche ricercatore iscrive i «delitti d’onore» tra gli<br />

omicidi domestici, mentre altri ne parlano come di crimini<br />

dell’odio, in realtà si tratta di veri e propri sex crimes; ma<br />

in ogni caso tutti sono d’accordo sull’eccezionalità dei numeri:<br />

ogni anno almeno cinquemila donne vengono uccise<br />

perché hanno disonorato la propria famiglia!<br />

E la maggior parte di questi delitti non viene nemmeno riconosciuta,<br />

perché camuffata da incidente, oppure da suicidio.<br />

In Pakistan, dove la pratica dell’honour killing è più diffusa<br />

e soprannominata karo kari, una pubblicazione scientifica<br />

ha riportato 1957 omicidi tra il 2004 e il 2007.<br />

Nell’88 per cento dei casi a morire sono le mogli, nel 92<br />

per cento ritenute responsabili di adulterio. Ma la statistica<br />

è forzatamente incompleta: in assenza di dati ufficiali,<br />

raccolti da un ente governativo, gli studiosi si sono basati<br />

unicamente sulle fonti giornalistiche.<br />

In Gran Bretagna, dove risiede una importante comunità<br />

pakistana erede del colonialismo, il fenomeno del karo<br />

kari ha costretto New Scotland Yard ad attivare un’unità<br />

speciale per l’investigazione e il contrasto del fenomeno.<br />

In alcuni casi, per eliminare con fredda premeditazione<br />

una donna «disonorata», i killer sono stati assoldati direttamente<br />

nel paese d’origine, hanno viaggiato per migliaia di<br />

chilometri e assolto il loro mandato, prima di rientrare in Pakistan<br />

facendo perdere le proprie tracce. Il fenomeno tuttavia<br />

non è limitato al Pakistan o ai pakistani.


14 Sex crimes<br />

Le Nazioni Unite segnalano che casi di honour killing sono<br />

stati riportati in Egitto, Giordania, Libano, Marocco, Siria,<br />

Yemen, Iran, Iraq, Turchia, ma anche in Francia, Germania,<br />

Gran Bretagna (dove le donne assassinate sono almeno una<br />

dozzina all’anno), Italia, Stati Uniti e Canada.<br />

In quest’ultimo paese, l’opinione pubblica è rimasta colpita<br />

da un fatto di cronaca avvenuto solo un paio d’anni fa,<br />

la scoperta dei cadaveri di tre sorelle adolescenti e di una<br />

loro familiare. I loro comportamenti, giudicati disonorevoli,<br />

avevano indotto i genitori a ucciderle e occultarne i cadaveri<br />

in un’auto, poi portata ad affondare nelle acque di un lago.<br />

Fenomeno subdolo, diffuso, la piaga dell’honour killing<br />

chiede risposte che non possono esaurirsi in appelli alla crescita<br />

culturale, al superamento degli antichi pregiudizi sul<br />

ruolo subordinato delle donne. Occorre una forte presa di<br />

posizione a livello politico.<br />

Ancora esistono paesi in cui l’eliminazione di una donna<br />

colpevole di adulterio, sorpresa in flagranza, non prevede<br />

alcuna punizione per l’assassino. Nemmeno se l’omicidio<br />

è stato pianificato con premeditazione.<br />

Turchia, Iraq, Pakistan, Egitto e le comunità di emigranti<br />

che da questi paesi provengono hanno altra posizione, che<br />

tuttavia nella sostanza garantisce l’impunità. Per le nazioni<br />

citate, il delitto d’onore non viene spesso riconosciuto, anzi<br />

c’è chi arriva a sostenere che sia un’invenzione dell’Occidente,<br />

puramente volta a screditare la tradizione e la cultura<br />

islamica.<br />

Tradizione Cultura<br />

Cinquemila vittime innocenti all’anno, e probabilmente<br />

sono almeno il doppio.

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