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Dal Manoscritto al Capolavoro<br />
Attività<br />
L’infinito <strong>di</strong> Giacomo Leopar<strong>di</strong><br />
Del testo proponiamo una parafrasi a fronte in modo da permettere<br />
una comprensione abbastanza rapida del contenuto generale della<br />
poesia. L’infinito è una lirica che si può leggere e interpretare a vari<br />
livelli <strong>di</strong> complessità, e <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà: è quin<strong>di</strong> importante stabilire una<br />
prima conoscenza del significato denotativo della poesia<br />
leopar<strong>di</strong>ana [ Denotativo, Connotativo] allo scopo <strong>di</strong> preparare un<br />
commento più articolato che potrà avvalersi anche del contributo<br />
personale degli alunni.<br />
Una lettura-commento in classe potrebbe risultare molto utile per<br />
attivare la ricerca <strong>di</strong> interpretazioni originali, per ricostruire<br />
l’occasione da cui il poeta è partito per la sua ideazione della poesia,<br />
per confrontare la situazione emotiva de L’infinito con il vissuto<br />
personale degli alunni.<br />
Dopo la lettura e la parafrasi, l’insegnante potrebbe soffermarsi<br />
sulle varianti del testo. Il manoscritto de L’infinito presenta<br />
pochissime correzioni: una in particolare si trova al verso 3. Leopar<strong>di</strong><br />
aveva scritto del celeste confine ma poi lo mo<strong>di</strong>fica con ultimo<br />
orizzonte.<br />
Anche più avanti cambia infinito con interminato per poi optare alla fine per interminati.<br />
Al verso 14 sostituisce immensità con infinità ma poi decide <strong>di</strong> rimettere immensità.<br />
Testo<br />
Sempre caro mi fu quest’ermo colle,<br />
e questa siepe, che da tanta parte<br />
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.<br />
Ma sedendo e mirando, interminati<br />
spazi <strong>di</strong> là da quella, e sovrumani<br />
silenzi, e profon<strong>di</strong>ssima quïete<br />
io nel pensier mi fingo, ove per poco<br />
il cor non si spaura. E come il vento<br />
odo stormir tra queste piante, io quello<br />
infinito silenzio a questa voce<br />
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,<br />
e le morte stagioni, e la presente<br />
e viva, e il suon <strong>di</strong> lei. Così tra questa<br />
immensità s’annega il pensier mio:<br />
e il naufragar m’è dolce in questo mare.<br />
Parafrasi<br />
Mi è stato sempre caro questo colle solitario,<br />
e anche questa siepe che priva lo sguardo <strong>di</strong> una parte così grande<br />
dell’orizzonte più lontano.<br />
Ma sedendo e contemplando (lasciando viaggiare<br />
l’immaginazione), io mi costruisco nella mente illimitati spazi al <strong>di</strong><br />
là <strong>di</strong> quella (la siepe), e silenzi sovrumani (che trascendono la<br />
mente umana), ed una quiete profon<strong>di</strong>ssima, a tal punto che provo<br />
quasi paura.<br />
E quando sento passare il fruscio del vento tra queste piante, io<br />
comincio a paragonare l’infinito silenzio <strong>di</strong> prima a questo rumore:<br />
e così mi giunge alla mente il tempo infinito, il passato (morte<br />
stagioni), e la stagione presente e viva, <strong>di</strong> cui mi arrivano le voci ed<br />
i rumori (e il suon <strong>di</strong> lei).<br />
Pertanto in questa immensità, si annega, si sprofonda il mio<br />
pensiero: ed è dolce il naufragare del pensiero nel mare<br />
dell’infinito.
Dal Manoscritto al Capolavoro<br />
Come è costruito L’infinito<br />
La lirica si articola in 4 momenti:<br />
Sempre caro mi fu quest’ermo colle,<br />
e questa siepe, che da tanta parte<br />
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.<br />
Ma sedendo e mirando, interminati<br />
spazi <strong>di</strong> là da quella, e sovrumani<br />
silenzi, e profon<strong>di</strong>ssima quïete<br />
io nel pensier mi fingo, ove per poco<br />
il cor non si spaura. E come il vento<br />
odo stormir tra queste piante, io quello<br />
infinito silenzio a questa voce<br />
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,<br />
e le morte stagioni, e la presente<br />
e viva, e il suon <strong>di</strong> lei. Così tra questa<br />
immensità s’annega il pensier mio:<br />
e il naufragar m'è dolce in questo mare.<br />
Il primo è rappresentato dalla presentazione dell’occasione<br />
in cui nasce la poesia: la siepe, il colle, il poeta seduto <strong>di</strong><br />
fronte alla siepe.<br />
Il secondo è rappresentato dalla contemplazione, dalla<br />
riflessione: il poeta si allontana mentalmente dalla realtà e<br />
immagina con il pensiero una realtà <strong>di</strong>versa, ma indefinita.<br />
Nel terzo momento Leopar<strong>di</strong> descrive il ritorno alla realtà<br />
grazie al rumore del vento che passa tra le piante: è come<br />
se si svegliasse da un sogno ad occhi aperti e così riprende<br />
coscienza del presente.<br />
Il quarto momento è quello in cui il pensiero del poeta si<br />
<strong>di</strong>ssolve nell’immagine-metafora del naufragio. La mente<br />
razionale non riesce a definire l’infinito ma l’emozione che<br />
l’in<strong>di</strong>viduo prova è comunque quella <strong>di</strong> un piacevole<br />
abbandono.<br />
Lavorare sul testo<br />
<br />
Nello Zibaldone, la raccolta degli appunti che Leopar<strong>di</strong> tenne nel corso <strong>di</strong> molti anni, ad un certo<br />
punto il poeta scrive: “A ciò che ho detto altrove delle voci ermo, eremo, romito […]. Queste voci e<br />
simili sono tutte poetiche per l’infinità o vastità dell’idea. Così la deserta notte e tali immagini <strong>di</strong><br />
solitu<strong>di</strong>ne, silenzio”.<br />
La parola ermo è dunque dotata secondo Leopar<strong>di</strong> <strong>di</strong> una proprietà poetica quasi naturale per l’idea<br />
che essa riesce a suggerire. Sapresti in<strong>di</strong>care qualche altra parola che secondo te è dotata <strong>di</strong> questa<br />
caratteristica Puoi in<strong>di</strong>care delle parole prese dalle poesie <strong>di</strong> Leopar<strong>di</strong> o anche tua scelta.<br />
<br />
Nella poesia Leopar<strong>di</strong> impiega molti tempi verbali al gerun<strong>di</strong>o, che è il tempo della continuità e della<br />
contemporaneità: in<strong>di</strong>viduali nel testo. Sapresti spiegare il motivo <strong>di</strong> questo utilizzo in un testo <strong>di</strong> non<br />
più <strong>di</strong> 40 parole<br />
<br />
Conta e osserva la funzione della congiunzione “e” all’interno della poesia: come mai Leopar<strong>di</strong> ne fa<br />
un uso così frequente
Dal Manoscritto al Capolavoro<br />
Corrispondenze e contrapposizioni<br />
La poesia si struttura intorno ad una serie <strong>di</strong> corrispondenze e <strong>di</strong> contrapposizioni attorno al nucleo<br />
del finito vs. infinito.<br />
Dopo aver considerato l’alternanza questo/quello si possono in<strong>di</strong>viduare le relazioni in alcuni campi<br />
oppositivi: concreto/astratto; particolare/universale; ascesa/abisso e poi se ne possono trovare anche altri.<br />
Sempre caro mi fu quest’ermo colle,<br />
e questa siepe, che da tanta parte<br />
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.<br />
Ma sedendo e mirando, interminati<br />
spazi <strong>di</strong> là da quella, e sovrumani<br />
silenzi, e profon<strong>di</strong>ssima quïete<br />
io nel pensier mi fingo, ove per poco<br />
il cor non si spaura. E come il vento<br />
odo stormir tra queste piante, io quello<br />
infinito silenzio a questa voce<br />
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,<br />
e le morte stagioni, e la presente<br />
e viva, e il suon <strong>di</strong> lei. Così tra questa<br />
immensità s’annega il pensier mio:<br />
e il naufragar m’è dolce in questo mare.<br />
Nella poesia si alternano due aggettivi/<br />
pronomi <strong>di</strong>mostrativi, questo e quello.<br />
Riconosci quando è aggettivo e quando ha<br />
funzione <strong>di</strong> pronome.<br />
Quin<strong>di</strong> osserva come questo in<strong>di</strong>ca<br />
vicinanza dell’io del poeta al reale o<br />
all’infinito.<br />
Mentre invece quello in<strong>di</strong>ca lontananza<br />
dell’io del poeta dal reale o dall’infinito.<br />
concreto vs. astratto<br />
Quale dei tre<br />
colle vs. ___________________________ mare metaforico<br />
<br />
<br />
queste piante<br />
infinito silenzio<br />
particolare vs. universale<br />
Quale dei tre<br />
io del poeta vs. _______________________ sovrumani silenzi<br />
<br />
<br />
morte stagioni<br />
profon<strong>di</strong>ssima quiete<br />
ascesa vs. abisso<br />
Quale dei tre<br />
colle vs. ___________________________ queste piante<br />
<br />
<br />
eterno<br />
naufragar