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Indicatori mastite

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T<br />

ZOOTECNIA<br />

TECNICA<br />

• PER SEGNALARE PRECOCEMENTE L’INSORGENZA DELLA MASTITE<br />

Quali indicatori<br />

per la sanità della mammella<br />

▪<br />

Tramite la conta delle cellule somatiche, la valutazione del capezzolo<br />

e della funzionalità immunitaria cellulare si individuano situazioni<br />

sanitarie anomale correlabili all’insorgenza di mastiti, soprattutto nel<br />

1º mese post-parto quando le difese immunitarie si abbassano<br />

▪<br />

di A. Zecconi, R. Piccinini,<br />

V. Daprà<br />

Gli indicatori che possono permetterci<br />

di individuare precocemente<br />

lo sviluppo di una<br />

patologia dovrebbero essere<br />

semplici, innocui, economici, sensibili e<br />

ripetibili. Con queste indicazioni abbiamo<br />

cercato nel tempo di individuare quali potessero<br />

essere quelli utilizzabili per l’identificazione<br />

di situazioni anomale a livello<br />

di animale o della mammella correlabili<br />

con l’insorgenza delle mastiti.<br />

Alcuni di questi indicatori sono conosciuti<br />

da tempo, altri invece sono il frutto<br />

di recenti ricerche. Sono sintetizzabili in<br />

tre gruppi in ordine di complessità:<br />

• conteggio delle cellule somatiche del<br />

latte;<br />

• valutazione dello stato del capezzolo;<br />

• indicatori di funzioni immunitarie<br />

cellulari.<br />

Alto numero di cellule<br />

indice di infezioni<br />

Come indicatore le cellule somatiche<br />

sono conosciute da moltissimi anni e non<br />

è quindi necessario descrivere le loro caratteristiche.<br />

Il conteggio delle cellule somatiche,<br />

pur non essendo precoce, è un<br />

utile indicatore poiché segnala la presenza<br />

di un processo infiammatorio; inoltre<br />

è strettamente associato alle perdite<br />

produttive, ma soprattutto è di facile ed<br />

economico uso.<br />

In generale, se un numero elevato di<br />

cellule (>200.000/mL) indica la presenza<br />

più o meno difffusa di infezioni mamma-<br />

rie, il suo abbassarsi riduce la significatività<br />

come indicatore. Infatti la presenza<br />

di un numero inferiore alle 100.000 cellule/mL<br />

non significa che il quarto sia<br />

sano, poiché potrebbe<br />

comunque avere<br />

un’infezione latente<br />

anche da batteri<br />

contagiosi con<br />

Staphylococcus aureus<br />

(Zecconi e Piccinini,<br />

2002).<br />

In questo ambito assume un certo interesse<br />

la possibilità di monitorare giornalmente<br />

il contenuto cellulare del latte<br />

Il rischio di <strong>mastite</strong> è concreto<br />

se lo spessore del capezzolo<br />

ha un aumento superiore al 5%<br />

o una riduzione di oltre il 20%<br />

1 2<br />

3 4<br />

FIGURA 1 - Valutazione della cute del capezzolo<br />

di massa per evidenziare tempestivamente<br />

la presenza di anomalie. Nel grafico 1<br />

le parti in rosso evidenziano l’aumento<br />

o la diminuizione del valore giornaliero<br />

rispetto all’andamento medio segnalando,<br />

quando aumenta, la possibile comparsa<br />

di problemi. Interventi tempestivi<br />

sono in grado di riportare nella norma<br />

tali valori (parti in blu).<br />

Valutazione dei capezzoli<br />

Lo stato del tessuto del capezzolo rappresenta<br />

un utile e pratico indicatore per<br />

individuare il rischio di infezioni mammarie.<br />

Il capezzolo<br />

infatti è l’interfaccia<br />

tra impianto di<br />

mungitura e mammella,<br />

rappresentando<br />

allo stesso tempo<br />

sia la via di entrata<br />

dei batteri nella<br />

mammella, sia la prima linea di difesa.<br />

La valutazione del suo stato può essere<br />

effettuata a diversi livelli.<br />

Scheda di valutazione dello stato della cute del capezzolo mediante assegnazione di un<br />

punteggio: da 1 per i capezzoli sani a 4 per quelli molto alterati.<br />

58 L’Informatore Agrario • 32/2006


TECNICA<br />

ZOOTECNIA<br />

T<br />

FIGURA 2 - Valutazione dell’apice del capezzolo<br />

Scheda di valutazione dello stato dello sfintere del capezzolo mediante assegnazione di<br />

un punteggio da 1 (capezzolo sano) a 4 (capezzolo gravemente malato).<br />

Punteggiatura del capezzolo. Si<br />

effettuata secondo il metodo basato sulla<br />

punteggiatura della fotografia digitale<br />

ottenuta post-mungitura (Zecconi et al.,<br />

2005) utilizzando come confronto schede<br />

di valutazione prefissate (figure 1 e 2). Un<br />

esempio dell’utilizzo di tale procedura è riportato<br />

nei grafici 2 e 3 riguardanti lo stato<br />

del capezzolo (cute e apice) al progredire<br />

della lattazione. Mano a mano che l’animale<br />

viene munto, lo stato della cute del<br />

capezzolo rimane sostanzialmente stabile,<br />

con un solo lieve rialzo della frequenza del<br />

punteggio (punteggio 3) dopo i 300 giorni<br />

di lattazione, compensata però dal rialzo<br />

anche del punteggio 1.<br />

N. cellule somatiche (.000)<br />

320<br />

300<br />

280<br />

260<br />

240<br />

220<br />

200<br />

180<br />

160<br />

140<br />

120<br />

1 2 3 4<br />

Molto più evidente il deterioramento<br />

dell’apice del capezzolo, in relazione<br />

al progredire del numero di mungiture<br />

(grafico 3). Si osserva infatti un progressivo<br />

aumento dei punteggi, ovvero un<br />

peggioramento della situazione, con un<br />

significativo rialzo dei valori oltre i 300<br />

giorni di lattazione.<br />

Variazioni dello spessore. Una valutazione<br />

dello stato del capezzolo più precisa<br />

può essere fatta utilizzando un cutimetro,<br />

del tutto simile a quello impiegato<br />

per le prove tubercoliniche, ma con una<br />

molla più morbida, che consente di valutarne<br />

le variazioni di spessore prima e dopo<br />

la mungitura. Tale metodica, sviluppata<br />

204,26<br />

1-10<br />

3-10<br />

5-10<br />

7-10<br />

9-10<br />

11-10<br />

13-10<br />

15-10<br />

17-10<br />

19-10<br />

21-10<br />

23-10<br />

25-10<br />

27-10<br />

29-10<br />

31-10<br />

2-11<br />

4-11<br />

6-11<br />

8-11<br />

10-11<br />

12-11<br />

14-11<br />

16-11<br />

18-11<br />

20-11<br />

22-11<br />

Data del prelievo<br />

Media Latte di massa Deviazione significativa dei valori di latte di massa dalla media<br />

GRAFICO 1 - Andamento del contenuto di cellule somatiche nel latte di massa<br />

Un contenuto cellulare del latte di massa sopra le 200.000 unità/mL indica la presenza<br />

più o meno diffusa di infezioni mammarie.<br />

da Hamann e Mein (1990), è stata da noi<br />

applicata in campo in diverse condizioni<br />

(Zecconi et al., 1996; 2004) e si è dimostrata<br />

un utile indicatore. Infatti, se lo spessore<br />

del capezzolo ha un aumento superiore<br />

al 5% o una riduzione oltre il 20%, vi è un<br />

concreto rischio di <strong>mastite</strong>.<br />

L’aumento dello spessore del capezzolo<br />

deriva direttamente dalla funzionalità<br />

della macchina mungitrice e in particolare<br />

dalle caratteristiche e dallo stato delle<br />

guaine, dai rapporti di pulsazione e dal<br />

livello di vuoto. In presenza di variazioni<br />

«pericolose» risulta quindi relativamente<br />

semplice individuare le potenziali cause<br />

di tali variazioni.<br />

Valutazione di pH e idratazione.<br />

Il progressivo utilizzo di prodotti chimici<br />

per la detersione e la disinfezione del capezzolo<br />

in fase di pre e post-mungitura ha<br />

reso d’attualità lo sviluppo di sistemi di<br />

valutazione che permettano di misurare<br />

l’impatto di tali prodotti sulla sua cute.<br />

Questo, infatti, ha un ruolo difensivo importante<br />

e una sua alterazione chimica o<br />

fisica espone il capezzolo stesso alla colonizzazione<br />

batterica. Tali aspetti sono stati<br />

finora trascurati, anche per mancanza di<br />

sistemi di valutazione oggettivi. Abbiamo<br />

pertanto cercato di applicare procedure<br />

applicate in dermatologia umana, nella<br />

sala di mungitura, utilizzando strumenti<br />

appositi. I risultati di tali ricerche ci<br />

hanno permesso di individuare una procedura<br />

di valutazione basata sulla misurazione<br />

del pH e l’idratazione della cute<br />

del capezzolo (Zecconi et al., 2005). Nei<br />

grafici 4 e 5 si può osservare la differenza<br />

tra allevamenti che utilizzano la stessa<br />

sostanza attiva per la disinfezione del capezzolo,<br />

ma l’esistenza di diversi metodi<br />

di preparazione della mammella.<br />

Volendo trarre delle semplici conclusioni,<br />

tenuto conto che da un punto di vista<br />

pratico l’ideale è di avere un pH basso e<br />

un’idratazione alta, l’analisi dei due parametri<br />

suggerisce che nell’azienda 1 gli<br />

animali hanno i capezzoli in condizione<br />

migliore rispetto agli altri due allevamenti.<br />

Funzionalità<br />

delle difese immunitarie<br />

Infatti nel moderno allevamento di<br />

bovine da latte la possibilità di ridurre<br />

l’insorgenza di patologie è legata al<br />

mantenimento di uno stato di benessere<br />

dell’animale, grazie al quale si stabilisce<br />

un costante equilibrio tra le difese immunitarie<br />

del soggetto e l’impatto che<br />

su di esse esercitano i molteplici fattori<br />

32/2006 • L’Informatore Agrario<br />

59


T<br />

ZOOTECNIA<br />

TECNICA<br />

Punteggio (%)<br />

100<br />

90<br />

80<br />

70<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

0<br />

30<br />

60<br />

90<br />

120<br />

150<br />

180<br />

210<br />

240<br />

270<br />

300<br />

330<br />

360<br />

390<br />

Giorni di lattazione<br />

Punteggio 1<br />

(cute sana)<br />

Punteggio 2 Punteggio 3 Punteggio 4<br />

(cute molto alterata)<br />

GRAFICO 2 - Andamento del punteggio della cute<br />

del capezzolo durante la lattazione<br />

Punteggio (%)<br />

80<br />

70<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

0<br />

30<br />

60<br />

90<br />

120<br />

150<br />

180<br />

210<br />

240<br />

270<br />

300<br />

330<br />

360<br />

390<br />

Punteggio 1<br />

(capezzolo sano)<br />

Giorni di lattazione<br />

Punteggio 2 Punteggio 3 Punteggio 4<br />

(capezzolo molto<br />

rovinato)<br />

GRAFICO 3 - Andamento del punteggio dell’apice<br />

del capezzolo durante la lattazione<br />

Dopo i 300 giorni di lattazione il punteggio 3 ha un lieve rialzo<br />

e subisce una flessione il punteggio 2.<br />

Si osserva un aumento dei punteggi, cioè un peggioramento<br />

della situazione, dopo i 300 giorni di lattazione.<br />

esterni, come ad esempio organismi patogeni,<br />

igiene, nutrizione e clima.<br />

In quest’ottica assume una crescente<br />

importanza la possibilità di avere degli<br />

indicatori per l’immunità aspecifica dei<br />

nostri animali, con l’intento di predire<br />

il rischio di sviluppare patologie.<br />

Per indagare tale possibilità, abbiamo<br />

quindi scelto diversi parametri che avessero<br />

queste caratteristiche comuni: possibilità<br />

di valutazione di sangue e latte di<br />

animali in allevamento, facilità e rapidità<br />

di analisi, costo accessibile (Piccinini et<br />

al., 2004; 2005). Poiché non è possibile<br />

riportare in questo articolo tutti i risultati<br />

di tali indagini, ci soffermeremo sui<br />

risultati più interessanti, soprattutto dal<br />

punto di vista pratico.<br />

Leucociti neutrofili. Nel grafico 6<br />

si riporta l’andamento dell’attività fagocitaria<br />

dei globuli bianchi neutrofili<br />

in bovine primipare di 5 diversi allevamenti.<br />

Si può facilmente rilevare come<br />

vi siano notevoli differenze tra allevamenti,<br />

che sono state osservate anche<br />

per altri indicatori (NAGase, ossido nitrico,<br />

sieroproteine).<br />

NAGase. Il risultato più interessante è<br />

stato conseguito confrontando i valori di<br />

alcuni parametri ottenuti da sangue e latte<br />

di bovine sane con quelli di animali affetti<br />

da mastiti subcliniche. Ad esempio, il<br />

NAGase (enzima marcatore di infiammazione)<br />

nel sangue mostra un andamento<br />

simile sia negli animali sani sia in quelli<br />

con <strong>mastite</strong>, con valori decrescenti nel<br />

corso del primo mese di lattazione (grafico<br />

7). Nel latte invece il NAGase diminuisce<br />

con il progredire della lattazione e i valori<br />

medi nei quarti interessati da mastiti<br />

pH<br />

6,5<br />

6,0<br />

5,5<br />

5,0<br />

4,5<br />

4,0<br />

Azienda 1 Azienda 2 Azienda 3<br />

(*) Tutte e 3 le aziende utilizzano disinfettanti post-mungitura<br />

contenenti la stessa sostanza attiva, ma con diverse modalità<br />

di preparazione. In ogni azienda sono stati osservati<br />

20 animali.<br />

GRAFICO 4 - pH della cute<br />

del capezzolo (*)<br />

Minore è il valore del pH, migliori sono<br />

le condizioni sanitarie del capezzolo:<br />

l’azienda 1, quindi, con pH pari a 4,9<br />

è quella che effettua la preparazione<br />

del capezzolo nel modo migliore.<br />

subcliniche sono generalmente più elevati<br />

rispetto ai quarti sani.<br />

γ-globuline. Hanno un andamento<br />

notevolmente diverso tra campioni<br />

positivi e negativi sia nel sangue sia<br />

nel latte (grafico 8). Le γ-globuline del<br />

sangue sono più basse al primo prelievo<br />

negli animali infetti rispetto ai sani,<br />

ma risultano significativamente più<br />

elevate al 45° giorno di lattazione. Nel<br />

latte il contenuto in γ-globuline appare<br />

sempre maggiore nei quarti positivi<br />

rispetto a quelli negativi e mostra in<br />

tutti i casi un calo progressivo da 7 a<br />

45 giorni dopo il parto. L’andamento<br />

osservato nel sangue è, con ogni probabilità,<br />

dovuto alla stimolazione da<br />

parte dei batteri nella mammella, a testimonianza<br />

che non solo lo stato dell’animale<br />

influenza la mammella, ma<br />

anche viceversa.<br />

Unità di idratazione<br />

Cruciale<br />

il primo mese post-parto<br />

La formulazione di un protocollo di<br />

analisi in grado di valutare la situazione<br />

delle difese immunitarie aspecifiche<br />

nelle bovine da latte è di notevole<br />

interesse per una comprensione diretta<br />

dello stato sanitario degli animali. I<br />

dati ottenuti mettono in luce non solo<br />

come le prime quattro settimane dopo<br />

il parto esercitino una notevole influenza<br />

sulla risposta immunitaria aspecifica,<br />

ma anche come vi sia una diversità<br />

35<br />

30<br />

25<br />

20<br />

15<br />

10<br />

5<br />

Azienda 1 Azienda 2 Azienda 3<br />

(*) Tutte e 3 le aziende utilizzano disinfettanti post-mungitura<br />

contenenti la stessa sostanza attiva, ma con diverse modalità<br />

di preparazione. In ogni azienda sono stati osservati<br />

20 animali.<br />

GRAFICO 5 - Idratazione della cute<br />

del capezzolo (*)<br />

Maggiore è l’idratazione della cute<br />

del capezzolo, migliori sono le<br />

condizioni sanitarie: l’azienda 1,<br />

quindi, con idratazione più elevata,<br />

è quella che effettua la preparazione<br />

nel modo migliore.<br />

60 L’Informatore Agrario • 32/2006


TECNICA<br />

ZOOTECNIA<br />

T<br />

mV<br />

80<br />

70<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

–14 –7 0 7 14 21 28 35 42 49 56 63 70 77<br />

Giorni dal parto<br />

Azienda 1 Azienda 2 Azienda 3<br />

Azienda 4 Azienda 5<br />

GRAFICO 6 - Attività fagocitaria<br />

dei neutrofili del sangue<br />

in primipare di 5 allevamenti<br />

Gli andamenti dei valori dei leucociti<br />

neutrofili sono molto diversi a seconda<br />

dell’azienda.<br />

Le difese immunitarie delle bovine da latte diminuiscono nel primo mese post-parto,<br />

ma l’ampiezza e la durata di questo fenomeno variano a seconda della gestione.<br />

Unità di NAGase<br />

160<br />

140<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

0<br />

Sangue<br />

0 7 14 21 28 35 42 49 56 63 70 77 84<br />

Giorni di lattazione<br />

Bovine colpite da <strong>mastite</strong><br />

0 7 14 21 28 35 42 49 56 63 70 77 84<br />

Giorni di lattazione<br />

Bovine sane<br />

Il NAGase nel sangue ha valori simili in soggetti sani e malati, mentre nel latte delle<br />

bovine affette da <strong>mastite</strong> subclinica ha valori medi più elevati che in vacche sane.<br />

Unità di NAGase<br />

160<br />

140<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

0<br />

Latte<br />

(*) All’inizio del campionamento esiste una differenza signifi cativa tra i prelievi di latte positivi e quelli negativi.<br />

GRAFICO 7 - Valori medi di NAGase nel sangue e nel latte in base alle<br />

condizioni della ghiandola mammaria (*)<br />

Percentuale (%)<br />

24<br />

22<br />

20<br />

18<br />

16<br />

14<br />

12<br />

10<br />

8<br />

Sangue<br />

0 7 14 21 28 35 42 49 56 63 70 77 84<br />

Giorni di lattazione<br />

Percentuale (%)<br />

Bovine colpite da <strong>mastite</strong><br />

Le γ-globuline del sangue aumentano negli animali infetti rispetto a quelli sani forse<br />

a causa della stimolazione dei batteri nella mammella. Ciò testimonia che non solo<br />

le condizioni dell’animale influenzano lo stato di salute della mammella, ma anche viceversa.<br />

24<br />

22<br />

20<br />

18<br />

16<br />

14<br />

12<br />

10<br />

8<br />

Latte<br />

0 7 14 21 28 35 42 49 56 63 70 77 84<br />

Giorni di lattazione<br />

Bovine sane<br />

(*) All’inizio del campionamento esiste una differenza signifi cativa tra i prelievi di latte positivi e quelli negativi.<br />

GRAFICO 8 - Valori medi di γ-globuline nel sangue e nel latte in base<br />

alle condizioni della ghiandola mammaria<br />

nella risposta immunitaria osservabile<br />

a livello ematico rispetto a quella a livello<br />

mammario.<br />

I risultati di questi studi confermano,<br />

inoltre, come vi sia un documentabile<br />

calo nelle difese immunitarie delle bovine<br />

da latte nel primo mese post-parto,<br />

ma l’ampiezza e la durata di questo<br />

fenomeno variano in funzione dell’allevamento<br />

in cui si trovano gli animali,<br />

suggerendo come sia possibile modulare<br />

le difese attraverso opportuni interventi<br />

gestionali.<br />

Con gli indicatori<br />

la gestione è più precisa<br />

Mano a mano che l’allevamento del<br />

bovino da latte progredisce da un punto<br />

di vista genetico, gestionale e produttivo,<br />

cresce la necessità di disporre di<br />

indicatori oggettivi per valutare lo stato<br />

degli animali.<br />

Tali considerazioni valgono anche<br />

per la mammella e il latte. Fortunatamente<br />

sono già disponibili alcuni indicatori<br />

che possono essere facilmente<br />

applicati in allevamento e quindi permettere<br />

una sua gestione precisa e professionale.<br />

•<br />

Alfonso Zecconi<br />

Renata Piccinini<br />

Valentina Daprà<br />

Dipartimento di patologia animale, igiene<br />

e sanità pubblica veterinaria<br />

Università di Milano<br />

alfonso.zecconi@unimi.it<br />

La bibliografia sarà consultabile all’indirizzo:<br />

www.informatoreagrario.it/bancadati<br />

32/2006 • L’Informatore Agrario<br />

61


TECNICA<br />

ZOOTECNIA<br />

T<br />

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Piccinini R., Binda E., Belotti M., Casirani<br />

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32/2006 • L’Informatore Agrario<br />

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