È-Magazine-n°2pdf1
È-Magazine-n°2pdf1
È-Magazine-n°2pdf1
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
<strong>È</strong><br />
<strong>Magazine</strong><br />
escrivere.com<br />
La rivista<br />
del forum!<br />
Numero 2 – Febbraio 2015<br />
In questo numero:<br />
Consigli agli scrittori: il dialogo – Recensioni Romance – Poesie –<br />
Interviste: Erin E. Keller e Alessia Litta – Ricette d'amore – Racconti<br />
a tema – Le presentazioni dei giurati Creep Advisor e tanto altro<br />
Dall'intervista a Erin E. Keller:<br />
Dossier – Euro Pride Con e Workshop:<br />
Aspettiamo luglio con qualche<br />
anteprima<br />
Dall'intervista ad Alessia Litta:<br />
In linea di massima le idee mi fioriscono<br />
in testa nei momenti più inaspettati,<br />
provenendo da una concatenazione di<br />
pensieri strani, o da un’immagine, un flash.<br />
Per esempio, Ryan è nato nel momento<br />
in cui ho visto la pubblicità Blue de<br />
Chanel la prima volta.<br />
Amo il fantastico in ogni sua declinazione<br />
- fantasy, urban, gotico, paranormal, horror<br />
- e mi piace vederlo mescolato ad altri generi,<br />
come l’avventura, il thriller o il romance.<br />
Ecco, per me questa commistione è<br />
fondamentale, la cerco nei libri che leggo,<br />
la inserisco nelle storie che scrivo.
Editoriale<br />
In questo numero la Community di <strong>È</strong><br />
scrivere ha dedicato il proprio tempo a<br />
parlarvi dell’amore, a raccontarvi di questo<br />
sentimento sotto diversi aspetti.<br />
Avete mai sentito parlare di Platone e<br />
dell’altra metà della mela Ariendil ci introduce<br />
all’argomento attraverso una sua<br />
rivisitazione del mito. Subito dopo, inoltre,<br />
potrete leggere direttamente la traduzione<br />
dall’originale, dal Simposio.<br />
Ci saranno poi le fantastiche poesie di<br />
Willy, Diana-blues e Maurap, versi che vi<br />
condurranno per mano attraverso i sentimenti<br />
e vi lasceranno con un lungo sospiro<br />
malinconico.<br />
Siamo un sito di scrittura, però, e oltre<br />
a farvi commuovere e passare qualche<br />
momento di spensieratezza, vogliamo<br />
anche informarvi. Quindi troverete, come<br />
sempre, un articolo dai nostri “Scatoloni<br />
in soffitta” con tanti consigli utili agli<br />
scrittori, le recensioni di Bee, il mio dossier<br />
su un nuovissimo evento per l’Europa<br />
della terraferma, ossia l’Euro Pride<br />
Con, per non parlare delle interviste a<br />
due autrici romance: Erin E. Keller e<br />
Alessia Litta.<br />
E poi vi regaleremo di nuovo i racconti<br />
migliori del forum e non solo, anche di<br />
chi ha avuto voglia di scriverne uno per<br />
la nostra rivista ed è stato selezionato:<br />
racconti che hanno tutti come sfondo<br />
l’amore.<br />
E che dire della ricetta che Irene ha<br />
scritto per noi Non siete curiosi di gustare<br />
i suoi Red velvet cupcakes<br />
Insomma, abbiamo un vasto programma,<br />
eppure non è tutto qui. Nelle settimane<br />
passate avrete sicuramente sentito<br />
parlare spesso del nostro concorso<br />
Creep Advisor. In questo numero di <strong>È</strong><br />
<strong>Magazine</strong> gli abbiamo dedicato un intero<br />
inserto speciale, in cui abbiamo presentato<br />
la giuria al completo.<br />
Correte quindi a leggere le interviste<br />
fatte da Luna ai nostri fantastici giurati:<br />
Danilo Arona, Stefano Pastor, Diego Di<br />
Dio, Sergio Oricci, Yuri Abietti, Valeria<br />
Barbera e Alain Voudì!<br />
Non mi resta che augurarvi “buona lettura”!<br />
Silver<br />
<strong>È</strong> <strong>Magazine</strong> - Rivista digitale<br />
Pubblicazione aperiodica – n.2, febbraio 2015<br />
Redazione: Luna, Silver, Nerina<br />
Progetto grafico, grafica e impaginazione: Luna<br />
Progetto di copertina: Luna<br />
Immagine di copertina: Summer Woods<br />
Hanno scritto per noi: Silver, Luna, Bee, Willy, Jonfen,<br />
Ariendil, Irene Quintavalle, Maurap, Diana-blues,<br />
Francesca Borrione, Anna De Lorenzo.<br />
Sono stati intervistati per noi: Erin E. Keller e Alessia<br />
Litta (come autrici romance) e Danilo Arona, Stefano<br />
Pastor, Sergio Oricci, Diego Di Dio, Valeria Barbera, Yuri<br />
Abietti e Alain Voudì (in quanto giurati del concorso<br />
Creep Advisor).<br />
Foto a tema: George Hodan<br />
Redazione escrivere.com<br />
Per mettervi in contatto con noi, vi basta inviare una<br />
mail all'indirizzo: staff@escrivere.com oppure compilare il<br />
form di contatto che trovate sul nostro sito.<br />
Pag. 2
Sommario<br />
Pag. 2<br />
Pag. 4<br />
Pag. 8<br />
Pag. 12<br />
Pag. 14<br />
Pag. 16<br />
Pag. 18<br />
Pag. 41<br />
Pag. 47<br />
Pag. 49<br />
Pag. 51<br />
Editoriale<br />
Scatoloni in soffitta<br />
I nostri consigli agli scrittori<br />
Dossier – L'amore secondo Platone<br />
Le due metà della mela<br />
Poesia<br />
L'amore in versi<br />
Dossier – Euro Pride Con e Workshop<br />
Aspettiamo luglio con qualche anteprima<br />
Recensioni<br />
I libri che parlano d'amore<br />
Inserto – Speciale Creep Advisor<br />
Il bando completo e la presentazione dei giurati:<br />
✔<br />
Danilo Arona …....................................................pag. 19<br />
✔<br />
Stefano Pastor …..................................................pag. 22<br />
✔<br />
Diego Di Dio ….....................................................pag. 25<br />
✔<br />
Sergio Oricci ….....................................................pag. 27<br />
✔<br />
Bando completo del concorso …........................pag. 30<br />
✔<br />
Valeria Barbera …...............................................pag. 31<br />
✔<br />
Alain Voudì …......................................................pag. 34<br />
✔<br />
Yuri Abietti …......................................................pag. 37<br />
Racconti a tema<br />
L'amore secondo noi<br />
Intervista a Erin E. Keller:<br />
Le autrici che scrivono romance<br />
Intervista ad Alessia Litta<br />
Le autrici che scrivono romance<br />
Ricette d'amore:<br />
Red velvet cupcakes<br />
Pag. 53<br />
Credits<br />
Pag. 3
Prontuario Per il Perfetto<br />
Scrittore: tecniche<br />
da sfruttare<br />
SHOW DON’T TELL<br />
Consigli di<br />
scrittura!<br />
La tecnica più approvata e consigliata,<br />
ma che più si fatica a capire come<br />
mettere in pratica. Proviamoci.<br />
Scatoloni<br />
In soffitta<br />
Posso mostrare Marco che va in un<br />
bar per tentare di rimorchiare, ma<br />
rimedia solo due di picche perché non ha<br />
nemmeno il coraggio di chiedere a una<br />
donna “come ti chiami”.<br />
Se il giorno dopo mostro Marco che in<br />
ufficio è ancora più carogna del giorno<br />
prima, il lettore ci arriva da solo: più<br />
Marco è frustrato, più Marco se la prende<br />
con chi non c’entra niente.<br />
Così il lettore si fa un’idea chiara e<br />
precisa di come è Marco, cosa che non<br />
farà mai e poi mai se gli dico solo “Marco<br />
è una carogna” o “Marco è un povero<br />
sfigato” o “devi odiare Marco”.<br />
Invece di dire che<br />
Marco insultò Giorgio anche se<br />
Giorgio non se lo meritava e fece una<br />
figuraccia in ufficio<br />
mostrerò (sempre là si casca) Giorgio<br />
che lavora tutto concentrato, mostrerò<br />
Marco che gli passa vicino e gli<br />
lancia un’occhiataccia, mostrerò Marco<br />
che dopo pochi passi torna indietro e<br />
prende a dirgliene di ogni colore. Poi lo<br />
mostrerò mentre si interrompe a metà<br />
di una frase, si guarda attorno e nota<br />
che tutti lo stanno fissando, diventa<br />
rosso come un pomodoro e se ne va a<br />
gran velocità senza nemmeno finire il<br />
discorso.<br />
In cosa consiste, lo si capisce fin dal<br />
nome: non dirmelo, ma fammelo vedere.<br />
Sottinteso, altrimenti mi annoio.<br />
Per dirla in modo complicato: bisogna<br />
far conoscere i nostri personaggi<br />
al lettore attraverso cosa fanno e cosa<br />
dicono, come reagiscono alle situazioni,<br />
che scelte compiono, come percepiscono<br />
la realtà che li circonda e<br />
come ad essa si relazionano.<br />
Per dirla in modo semplice: se voglio<br />
raccontare la storia di Marco, quarantenne<br />
che di fronte alle donne diventa<br />
timido e che in compenso in ufficio fa il<br />
tiranno con i sottoposti per mascherare<br />
la frustrazione che gli dà questa sua<br />
mancanza, NON scriverò:<br />
Marco è un quarantenne timido con<br />
le donne ma che in ufficio fa il tiranno<br />
per mascherare la frustrazione<br />
perché non ho raccontato chi è Marco,<br />
ho solo detto come io (scrittore)<br />
voglio che il lettore lo veda.<br />
Solo che non così non funziona, il<br />
lettore non se lo immagina per nulla<br />
Marco. Il lettore vede un personaggio<br />
solo se quello gli si muove davanti, pagina<br />
dopo pagina.<br />
Allora posso mostrare Marco mentre<br />
fa il tiranno in ufficio, posso farlo parlare<br />
come un piccolo boss della mala o<br />
posso fargli dire tante parolacce.<br />
Poi posso mostrarlo, sempre in ufficio,<br />
che ha delle difficoltà a usare le<br />
parolacce davanti alla collega donna.<br />
Facciamo una prova: alzi la mano chi<br />
si è preso una cottarella per un<br />
personaggio letterario. Bene.<br />
Nel libro in cui l’avete trovato, c’era<br />
scritto che “X era gentile, intelligente, e<br />
con un favoloso senso dell’umorismo,<br />
non si poteva non innamorarsene”, o<br />
c’erano vari episodi in cui X risolveva<br />
equazioni complesse, o faceva battute<br />
sagaci, o curava i cagnolini feriti<br />
La seconda, perché la seconda è<br />
show. Ed è solo con lo show che un<br />
lettore si appassiona abbastanza a un<br />
personaggio da poterlo amare o odiare.<br />
Bene, cosa significa mostrare invece<br />
di dire e basta è chiaro. Ma come si fa<br />
Innanzitutto bisogna far succedere<br />
delle cose.<br />
Tornando a Marco: se non inserisco<br />
una scena in ufficio non potrò farlo<br />
comportare da tiranno; se non inserisco<br />
una scena in cui interagisce con una<br />
donna, non potrò farlo arrossire<br />
imbarazzato.<br />
Ovviamente non è obbligatorio<br />
scrivere ottocento pagine per descrivere<br />
tutte le giornate di Marco. Solo quelle<br />
importanti ai fini della trama, solo quelle<br />
che aiutano il lettore a capire chi è il tizio<br />
di cui sta leggendo la storia.<br />
Quando faccio succedere queste cose<br />
le devo descrivere.<br />
Devo dire cosa fa Marco, usare i suoi<br />
movimenti, le sue parole, le sue azioni e<br />
le sue reazioni per far capire come si<br />
sente.<br />
Avrò fatto passare lo stesso messaggio,<br />
la sfuriata senza senso e la figuraccia,<br />
ma l’avrò detta in modo coinvolgente<br />
e interessante, permettendo<br />
al lettore di viverla invece di subirla<br />
passivamente.<br />
Quando si deve mostrare cosa fa un<br />
personaggio, è più facile se si usano i<br />
suoi cinque sensi.<br />
Marco si interrompe perché sente il<br />
silenzio quando nessuno più batte sui<br />
tasti dei computer. Marco si guarda intorno<br />
e vede che tutti lo fissano. A Marco<br />
sudano le mani. Marco sente un rigurgito<br />
acido salirgli in bocca.<br />
E non solo i cinque sensi canonici.<br />
Marco può sentirsi sprofondare nel pavimento<br />
per la vergogna. Può provare<br />
un senso di vertigine, eccetera.<br />
Un altro modo per mostrare qualcosa,<br />
invece di dirlo e basta, è usare i dialoghi.<br />
Sfrutto sempre il povero Marco per<br />
un esempio banale:<br />
Marco odiava Giorgio, infatti appena<br />
poteva gli rinfacciava i suoi difetti.<br />
Questa frase può andar bene se<br />
quello che voglio dire non è importante,<br />
se è solo un’informazione marginale.<br />
Ma se il fatto che Marco odi Giorgio<br />
e gli rinfacci le cose è fondamentale,<br />
per mostrarlo posso aiutarmi con un<br />
dialogo che lo faccia capire:<br />
“Cosa stai combinando, con quella<br />
pratica”<br />
“La solita procedura, Marco”.<br />
Segue...<br />
Pag. 4
Consigli di<br />
scrittura!<br />
Scatoloni<br />
In soffitta<br />
“La solita procedura un ***,non vedi<br />
che hai messo il timbro sbagliato<br />
Razza di deficiente, possibile che non<br />
si possa mai fare affidamento su di te<br />
E poi ti chiedi perché tua moglie ha voluto<br />
il divorzio! Guardati, incapace, sei<br />
sempre il solito occhialuto secchione<br />
che inciampa sui lacci delle scarpe.<br />
Metti il timbro giusto o ti licenzio!”<br />
Eccolo qua, Marco l’irascibile che<br />
rimprovera aspramente il povero Giorgio<br />
per delle inezie, e che lo fa sentire<br />
un verme rinfacciandogli i suoi fallimenti<br />
privati o la sua difficile adolescenza.<br />
E non serve nemmeno che scriva<br />
“Marco odiava Giorgio”, se mostro che<br />
quando Marco parla con gli altri non è<br />
altrettanto spietato. Il lettore ci arriva da<br />
solo.<br />
Posso provarci fino allo sfinimento a<br />
dire al lettore come voglio che veda un<br />
mio personaggio, affibbiandogli liste di<br />
aggettivi o esprimendo il mio giudizio<br />
ogni venti righe (“Marco era un antipatico,<br />
irascibile, fastidioso, disprezzabile<br />
ometto”). Tanto il lettore non lo vede<br />
come dico io.<br />
L’unica cosa che posso fare è mostrarlo<br />
così come voglio che appaia.<br />
Lo stesso discorso fatto per i personaggi<br />
si applica anche a paesaggi, abitazioni,<br />
animali, quadri, città… tutto ciò che<br />
voglio descrivere.<br />
“Atene è la città più bella del mondo”<br />
non invoglia nessuno ad andarci, e infatti<br />
non ci sono guide turistiche che la descrivono<br />
così.<br />
“Atene riesce a far convivere le luci, i<br />
rumori, la vitalità e gli odori della metropoli<br />
caotica con lo spettro placido e sacro<br />
dei monumenti antichi” è già diverso.<br />
Presentata così, sta al lettore decidere<br />
se è la città più bella del mondo o no.<br />
Questa fantastica tecnica, però, ha dei<br />
risvolti negativi enormi, se ci si attiene<br />
senza distinzione per tutta la durata di<br />
uno scritto.<br />
Finisce che si scrivono quattro pagine<br />
solo per dire che Marco la mattina beve il<br />
caffè amaro in piedi davanti alla finestra,<br />
quando magari sapere cosa beve Marco,<br />
come, e a che ora non serve a niente.<br />
Come regolarsi<br />
Di solito si utilizza lo show don’t tell<br />
quando si vuole mettere in risalto un<br />
pezzo della storia. Una scena chiave,<br />
un momento importante, qualcosa che<br />
deve spiccare in mezzo al resto.<br />
Lasciando i momenti “di collegamento”<br />
tra due pezzi importanti semplicemente<br />
raccontati.<br />
Posso tranquillamente raccontare<br />
che Marco si alza alle sette, beve il caffè<br />
amaro in piedi davanti alla finestra,<br />
si veste, dà da mangiare al pesce,<br />
monta in macchina e va in ufficio. Perché<br />
non è qualcosa da mettere in risalto,<br />
qualcosa di importante.<br />
Ma se Marco andando in ufficio in<br />
macchina investe una vecchina e viene<br />
travolto da un senso di colpa che lo<br />
tormenterà per il resto della storia…<br />
beh, lì lo devo mostrare. Non posso<br />
solo dirlo, incrociando le dita nella speranza<br />
che il lettore lo recepisca come<br />
punto di svolta nella vita di Marco.<br />
Qualche informazione tecnica:<br />
http://it.wikipedia.org/wiki/Show,_don’t_t<br />
ell<br />
Un divertente e completo campionario<br />
di esempi:<br />
http://fantasy.gamberi.org/2010/11/18/<br />
manuali-3-mostrare/<br />
Questa piccola guida è opera di:<br />
Bee<br />
Per altri consigli di scrittura potete<br />
dare un'occhiata alla sezione degli<br />
Scatoloni in soffitta, sul nostro forum.<br />
Pag. 5
Consigli di<br />
scrittura!<br />
Scatoloni<br />
In soffitta<br />
Il dialogo<br />
Alcune regole fondamentali per scrivere<br />
un buon dialogo: cosa evitare e cosa fare (o<br />
almeno provarci).<br />
– NON spiegate: due persone non si ricordano<br />
a vicenda cose che sanno già. Se<br />
usate i dialoghi per spiegare qualcosa che<br />
non avete voglia di scrivere diversamente si<br />
chiama infodump ed è brutto. I personaggi<br />
non tengono comizi, ma parlano.<br />
– NON dite tutto: l’istinto è quello di scrivere<br />
le cose per bene, chiare, lineari, comprensibili.<br />
Un dialogo, però, non è mai così.<br />
Le persone molto spesso dicono il contrario<br />
di quello che pensano, si interrompono, mentono,<br />
simulano. I vostri personaggi, per risultare<br />
realistici, devono fare altrettanto. Se tratteggiate<br />
bene il vostro personaggio nel corso<br />
della storia, il lettore capirà cosa intende a<br />
prescindere da cosa effettivamente dice.<br />
– NON scrivete dialoghi-ping pong: lui<br />
dice, lei dice, lui chiede, lei risponde… non è<br />
realistico ed è noioso da leggere. I personaggi,<br />
mentre parlano, non stanno fermi immobili.<br />
Fategli fare qualcosa nel frattempo. E<br />
non aspettano che uno abbia finito per poi<br />
parlare. Interrompono, urlano, se ne vanno<br />
sbattendo la porta, cambiano argomento<br />
perché non vogliono dire la verità, fanno finta<br />
di non aver sentito…<br />
– Rimanete sul semplice: legate i dialoghi<br />
con verbi semplici, come dire, chiedere,<br />
rispondere. Usare tanti sinonimi di questi tre<br />
verbi fondamentali risulta solo ridicolo.<br />
Quando ci stanno bene, usate verbi appropriati<br />
a seconda del contesto, ad esempio urlare,<br />
sussurrare, interrogare, balbettare. Evitate<br />
gli avverbi all’interno dei dialoghi, rallentano<br />
moltissimo. Evitate quelle interiezioni e<br />
quei suoni che si fanno di solito parlando<br />
(ehm, uhm, mmm, pffff, eeeeh eccetera), non<br />
danno nulla in più al vostro testo.<br />
Ricordate che il dialogo non è un abbellimento<br />
o un esercizio di stile, è un mezzo.<br />
Come dice Chuck Wendig:<br />
Non è solo un dialogo. <strong>È</strong> un mezzo per<br />
veicolare personaggi, tema, stati d’animo,<br />
trama, conflitti, mistero, tensione. I dialoghi<br />
fanno un sacco di cose, e le fanno in poco<br />
spazio. Sono il coltellino svizzero della narrativa.<br />
O il MacGyver. O il cavallo di Troia. O<br />
MacGyver nascosto nel cavallo di Troia con<br />
un coltellino svizzero in tasca.<br />
Chi è Chuck Wendig Lui:<br />
http://terribleminds.com/ramble/blog/<br />
Il dialogo non è composto soltanto dalle<br />
parole dentro le virgolette, ma anche da tutto<br />
quello che sta fuori dalle virgolette e accompagna<br />
la lettura del dialogo, rendendo più<br />
chiara la scena in cui esso si svolge.<br />
Queste informazioni aggiuntive si chiamano<br />
legature se chiariscono chi sta parlando:<br />
In casi eccezionali, quando la scena lo<br />
richiede e sarebbe incoerente fare altrimenti,<br />
allora si può variare: se due parlano<br />
affacciati al finestrino di un treno difficilmente<br />
lei disse ma probabilmente gridò, se<br />
il dialogo si svolge di notte in un dormitorio,<br />
lei sicuramente sussurrò.<br />
Usare tanti sinonimi di disse non è un<br />
trucco efficace per evitare ripetizioni, ma<br />
solo una forzatura.<br />
Per la descrizione:<br />
– Non combinare legature e descrizioni:<br />
si scrivono frasi difficili da digerire.<br />
Se proprio si deve scegliere tra le due,<br />
meglio preferire la descrizione, perché<br />
permette di caratterizzare il personaggio.<br />
– Non usarle al posto delle legature:<br />
non serve inserire per ogni frase detta<br />
un’azione che l’accompagna.<br />
Se la scena funziona lo stesso senza<br />
inserire descrizioni, allora è meglio non inserirle<br />
e limitarsi alle legature (se necessarie,<br />
vedi sopra).<br />
– Non inserirle a metà battuta: si può<br />
inserire una legatura nel bel mezzo di una<br />
battuta, quando è molto lunga, ma non<br />
conviene farlo con la descrizione.<br />
Spezza la comprensione del discorso da<br />
parte del lettore, facendolo passare dalla<br />
modalità uditiva (con cui sente le parole del<br />
personaggio) a quella visiva (con cui lo<br />
vede agire).<br />
– Create dialoghi finti che sembrino<br />
veri: scrivere un dialogo così come avviene<br />
nella realtà è inutile, è un’accozzaglia di frasi<br />
sconnesse, versi, esclamazioni e banalità.<br />
Scrivere un dialogo palesemente finto è un<br />
autogol. La giusta via di mezzo sta nel prendere<br />
un dialogo reale ma “sistemarlo” in<br />
modo da renderlo veloce, interessante, comprensibile<br />
e soprattutto funzionale. Un’ottima<br />
palestra per imparare come si scrivono dialoghi<br />
finti che sembrino veri è guardare molte<br />
serie tv.<br />
– Scrivete dialoghi funzionali: i personaggi<br />
devono evolvere attraverso quello che<br />
dicono, devono cercare di raggiungere il loro<br />
scopo o di ottenere ciò che vogliono. La storia<br />
deve evolvere anche attraverso il dialogo,<br />
se il dialogo non porta da nessuna parte e<br />
non aggiunge nulla è inutile.<br />
– Scrivete dialoghi coerenti: il cattivo<br />
non parlerà come una bambina di otto anni,<br />
la bambina di otto anni non parlerà come un<br />
professore universitario, il professore universitario<br />
non parlerà come un teppista, e così<br />
via. Ogni personaggio ha una personalità e<br />
un background culturale che i suoi discorsi<br />
devono rispecchiare.<br />
“Come hai osato tradirmi” chiese Marco.<br />
Si chiamano invece descrizioni se danno<br />
informazioni su chi sta parlando e chi sta<br />
ascoltando:<br />
“Come hai osato tradirmi” chiese Marco<br />
con voce disperata, mentre la moglie teneva<br />
gli occhi bassi.<br />
Ecco alcuni consigli per usare al meglio<br />
questi due strumenti.<br />
Per la legatura:<br />
– Non esagerare: non c’è bisogno di aggiungere<br />
lui disse/lei disse alla fine di ogni<br />
battuta.<br />
Quasi sempre i dialoghi sono scambi a<br />
due, e con sole due persone è difficile sbagliarsi<br />
nell’assegnare le parole.<br />
Va da sé che, se i parlanti sono più di due,<br />
si dovranno usare ogni qualvolta sia necessario<br />
specificare chi sta parlando per evitare<br />
fraintendimenti.<br />
– Non usare troppi verbi: disse a conti<br />
fatti è sempre la migliore soluzione.<br />
La lezione da cui è tratto questo articolo<br />
si trova qui:<br />
http://www.iltuowritingcoach.com/2012/0<br />
6/sbagliando-simpara-scrivere-dialoghi.<br />
html<br />
Per dubbi sulla punteggiatura nei dialoghi<br />
si consiglia questa discussione.<br />
Questa piccola guida e la traduzione<br />
dell'articolo di Chuck Wending che<br />
segue sono opera di:<br />
Segue...<br />
Pag. 6<br />
Bee<br />
Per altri consigli di scrittura potete<br />
dare un'occhiata alla sezione degli<br />
Scatoloni in soffitta, sul nostro forum.
Consigli di<br />
scrittura!<br />
Scatoloni<br />
In soffitta<br />
VENTICINQUE COSE CHE SI DOVREB-<br />
BERO SAPERE SUI DIALOGHI secondo<br />
Chuck Wendig:<br />
1- il dialogo è facile: gli occhi ci scivolano sopra<br />
come il burro scivola su un cofano rovente. Il che significa:<br />
usatelo un sacco.<br />
2- facile non significa non-complicato: ci piace<br />
leggere dialoghi perché è facile, non perché è<br />
stupido. il dialogo è veloce, rispondiamo bene al dialogo<br />
perché siamo umani e in quanto tali parliamo<br />
un sacco. Ma facile non significa non-complicato o<br />
non-difficile, il dialogo porta in sé tutti gli aspetti<br />
dell’esperienza narrativa.<br />
3- minimalismo: non infiocchettate e infiorettate<br />
i vostri dialoghi. Usate “disse” e “chiese” il 90% delle<br />
volte. Gli avverbi infilati in mezzo a un dialogo fanno<br />
piangere i coniglietti. Il dialetto e lo slang sono fiocchetti<br />
fastidiosi da leggere.<br />
4- conosci le regole: impara come si struttura<br />
visivamente un dialogo, impara a usare le virgole in<br />
relazione alle virgolette.<br />
5- usalo per dare il ritmo: se vuoi che la tua storia<br />
vada più veloce, usa i dialoghi. Come sopra, i dialoghi<br />
si leggono facilmente. Vuoi rallentare Basta<br />
dialoghi. Le cose si fanno più movimentate Più dialoghi.<br />
Corri, frena, corri, frena.<br />
6- la forma determina la velocità: il dialogo corto<br />
e veloce fa andare la storia veloce, i dialoghi lunghi<br />
sono più lenti. Vuoi creare tensione Dialogo veloce<br />
e corto. Vuoi creare mistero Più lungo, più<br />
ponderato. Vuoi annoiare a morte i tuoi lettori Fai<br />
fare a un personaggio un comizio pieno di infodump.<br />
7- il dialogo che spiega è una bella scarpetta<br />
di cemento: una delle funzioni del dialogo è di portare<br />
informazioni nella storia (agli altri personaggi) e<br />
fuori della storia (al lettore). L’infodump è la via più<br />
facile per farlo, e per farti odiare. Non fare personaggi<br />
che tengono comizi o sermoni, fagli avere delle<br />
conversazioni. Domande. Risposte. Limita le informazioni<br />
che hanno, dagli solo alcuni pezzi del<br />
puzzle e lascia che ci arrivino. Falli riluttanti a rivelare<br />
quello che sanno.<br />
8- mostrare dicendo: ill dialogo è un modo migliore<br />
per trasmettere informazioni che non dirle tu ai<br />
tuoi lettori. Il dialogo sembra che violi la regola sacra<br />
dello show don’t tell, ma in realtà è uno show through<br />
telling. Riveli cose attraverso il dialogo senza che<br />
un personaggio le dica. Se ci riesci.<br />
9- la verruca sulla punta del naso: il dialogo<br />
“sul naso” è quello in cui un personaggio dice esattamente<br />
come si sente e cosa vuole, per dare ai lettori<br />
le informazioni di cui hanno bisogno. Quando il<br />
cattivo rivela il suo piano malvagio, è “sul naso”. Vivremmo<br />
in un mondo migliore se tutti nella vita reale<br />
parlassimo “sul naso”, ma noi stiamo scrivendo storie.<br />
I personaggi, così come la gente reale, rivelano<br />
le cose senza dirle.<br />
10- le parole sotto le parole: testo contro sottotesto.<br />
Significato che esiste a prescindere da cosa<br />
viene detto. L’esempio migliore del mondo: dire “sto<br />
bene”. Ditelo con la mascella contratta. Ditelo rovesciando<br />
gli occhi. Ditelo sibilando. Non avrete migliore<br />
esempio di due parole che intendono qualcosa di<br />
completamente diverso da quello che dicono.<br />
“Sto bene” è un codice. Significa “sì, qualcosa<br />
non va, ma non voglio parlarne, anche se in realtà<br />
voglio parlarne, ma tu dovresti già sapere cosa c’è<br />
che non va”.<br />
11- non fissate il cadavere dietro la tenda: il<br />
dialogo è più un gioco a nascondere che a rivelare.<br />
Le cose che i lettori vogliono sapere – chi ha ucciso<br />
sua moglie, perché ha rapinato la banca, ha davvero<br />
avuto una relazione con un quella cyborg – sono<br />
quelle di cui i personaggi non vogliono parlare. Il dialogo<br />
non è una rivelazione, è un negoziato. Un negoziato<br />
facile come lavare i denti a un dobermann.<br />
12- tensione, suspense e mistero fanno una<br />
gang-bang: i personaggi quando parlano mentono,<br />
prendono in giro, scherzano, nascondono, tradiscono<br />
e traccheggiano. Tutto contemporaneamente.<br />
13- quid pro quo, Clarice: Hannibal Lecter fa<br />
scoprire la verità attraverso i dialoghi. Ma fa scoprire<br />
anche i personaggi attraverso i dialoghi. Clarice Starling<br />
viene rappresentata attraverso le cattiverie di<br />
Lecter. Il sangue, il sudore, le lacrime, la palle degli<br />
occhi dei personaggi fanno parte dei loro dialoghi.<br />
Come parlano e cosa dicono rivela chi sono, anche<br />
se obliquamente. Dopo aver scritto un dialogo, chiediti<br />
“questo cosa dice del personaggio Ho mostrato<br />
chi è davvero”<br />
14- lascia che i personaggi firmino il loro contratto:<br />
ogni riga di dialogo è la firma di un personaggio,<br />
ne contiene la voce e la personalità. Uno grugnisce<br />
e lascia le frasi a metà. Uno si dilunga. Uno è<br />
riflessivo e poetico, un altro è profondo come due<br />
ratti che trombano in uno stivale. Lascia stare il dialetto,<br />
lo slang e quei trucchetti da due soldi. Non è<br />
come parlano, è quello che dicono quando parlano.<br />
15- il dialogo è un parco a tema: tu, autore,<br />
non parli volentieri del tema. Ma i personaggi lo fanno.<br />
Possono girarci attorno. Posso sfidarlo. Possono<br />
ribellarsi e parlarne male. Lascia che siano i personaggi<br />
a portare avanti il tema.<br />
16- il dialogo è azione: ci si aspetta che dialogo<br />
e azione siano separati, ma non lo sono. Parlare è<br />
un verbo. Allora dice qualcosa. I verbi indicano azioni.<br />
Quindi il dialogo è azione, non è una cosa a sé<br />
stante. E funziona meglio se lo usi come azione.<br />
Non mettere due personaggi uno davanti all’altro che<br />
parlano come se giocassero a ping pong. Il personaggio<br />
mentre parla fa cose. Cammina. Calcia sassi.<br />
Lava i piatti. Gonfia le gomme. Costruisce impianti<br />
termonucleari. Mangia. Questo crea dinamismo.<br />
Mondo vero. Varietà e interesse.<br />
17- il mondo reale non è tuo amico: se vuoi rovinare<br />
un buon dialogo, il modo più veloce è copiare<br />
da quello che senti tutti i giorni. Il dialogo nel mondo<br />
reale è noioso, è stupido, pieno di suoni senza senso,<br />
tutti quegli um, mmm, hmm, uhhh, certo, no, diciamo,<br />
cioè. Se ascolti bene le persone che parlano,<br />
ti chiederai come fanno a comunicare.<br />
18- tanto per essere chiari, tu non sei David<br />
Mamet: lo so, David Mamet scrive dialoghi “realistici”.<br />
Tutti che si interrompono a vicenda. Dicono cazzate<br />
senza senso. Quasi non riescono a comunicare.<br />
Il rave del sottotesto. Bello. Funziona. Ma tu non<br />
sei David Mamet.<br />
19- di nuovo, non è una partita di ping pong: i<br />
personaggi non stanno naso contro naso e si danno<br />
il turno per parlare. La gente è egocentrica. La gente<br />
vuole parlare, vuole essere ascoltata, non vuole<br />
aspettare il suo turno in modo educato, interrompe,<br />
finisce le frasi degli altri, si perde i pezzi, cambia argomento,<br />
segue i suoi schemi. Il dialogo è come<br />
una sessione di jazz, o come un combattimento a<br />
mani nude. Una battaglia di energia, ingegno e dominazione.<br />
20- conversazione = conflitto: due o più personaggi<br />
vogliono qualcosa, e usano le parole per ottenerlo.<br />
Prima di scrivere il dialogo chiediti “cosa vuole<br />
ognuno dei presenti”. Dai loro degli obiettivi. Uno<br />
vuole i soldi. Uno vuole affermazione. Uno vuole un<br />
abbraccio. Trova i motivi, gli scopi. Che ne siano<br />
coscienti o meno. Poi lascia che il dialogo rispecchi<br />
questo conflitto.<br />
21- l’autenticità frega il realismo: “ma in realtà<br />
succede” non vale come scusa. Le cose assurde<br />
succedono ogni momento nella realtà. Solo perché<br />
l’hai sentito nella vita vera non significa che funziona<br />
in una storia finta. La storia ha le sue regole segrete.<br />
Puoi fare in modo che il dialogo suoni reale, ma<br />
senza scimmiottare la realtà. Autentico significa che<br />
lo senti reale, non che è reale.<br />
22- talvolta devi parlare a vanvera: un dialogo<br />
può essere un momento in cui i personaggi dicono<br />
stronzate. Lascia che girovaghino attorno al discorso<br />
principale. Apri la diga del tuo inconscio e lascia<br />
che il dialogo fluisca. Scrivi cose grandiose, scrivi<br />
cose incasinate, scrivi pezzi lunghi. In seguito puoi<br />
tagliare con calma.<br />
23- non c’è nulla di male nelle battutacce: talvolta<br />
devi parlare a vanvera, a volte i personaggi<br />
hanno bisogno di chiacchierare, blaterare, stare zitti.<br />
Due personaggi possono rivelarsi per quello che<br />
sono anche se sparano cazzate a raffica. Se è interessante<br />
funziona, dà un’immagine chiara nella<br />
mente del lettore e funziona. Se è interessante.<br />
24- il più grande crimine contro l’umanità è<br />
scrivere dialoghi noiosi: ricordi Il dialogo si legge<br />
facilmente. Almeno, dovrebbe. Chi scrive un dialogo<br />
monotono andrebbe schiaffeggiato. Trova le parti<br />
noiose. La roba che non serve. La spazzatura. Tutto<br />
ciò che non è a) necessario e b) interessante. Chiudilo<br />
in un sacchetto e dagli fuoco. Vuoi sentire un<br />
gran dialogo Tagliente, veloce, divertente, fottutamente<br />
spiritoso Guardati Una mamma per amica!<br />
No, non sto scherzando, piantala di fare quella faccia.<br />
25- il doppio compito: se vuoi riassumere questi<br />
25 punti, allora segnati che il dialogo ha un doppio<br />
– magari anche triplo – compito. Non è solo un<br />
dialogo. E’ un mezzo per veicolare personaggi,<br />
tema, stati d’animo, trama, conflitti, mistero, tensione.<br />
I dialoghi fanno un sacco di cose, e le fanno in<br />
poco spazio. Sono il coltellino svizzero della narrativa.<br />
O il MacGyver. O il cavallo di Troia. O MacGyver<br />
nascosto nel cavallo di Troia con un coltellino svizzero<br />
in tasca.<br />
Corollario: “tutto è dialogo”. Uno dei motivi per<br />
cui il dialogo si legge facilmente è che riflette la<br />
conversazione, e la conversazione è come interagiamo<br />
con gli altri e, nella nostra testa, con il mondo.<br />
Parliamo anche agli oggetti inanimati, per Dio. Il<br />
segreto è trattare TUTTO QUELLO CHE SCRIVI<br />
come il dialogo. Scrivi le cose come se stessi conversando.<br />
Come se stessi parlando a un pubblico.<br />
Quando conversi usi un linguaggio diretto, semplice,<br />
che ti porti dritto al punto – a meno che non parli<br />
come un dizionario, certo. Fai lo stesso scrivendo.<br />
Parla con il tuo pubblico, non tenergli la lezioncina.<br />
Pag. 7
Dossier<br />
L'amore secondo Platone<br />
Questa rielaborazione del mito delle metà di Platone (dal<br />
Simposio) è opera di:<br />
Quando tentammo la scalata<br />
all’Olimpo peccammo forse di pre-<br />
sunzione, tuttavia penso che la<br />
punizione che ricevemmo sia stata<br />
la più crudele mai inflitta al genere<br />
umano. Quando nasci dio non vuoi<br />
un dio a comandarti, nello stesso<br />
modo in cui da uomo non permetti<br />
che altri uomini ti facciano chinare<br />
il capo. Noi non volevamo chinarci,<br />
noi non avevamo bisogno di dèi.<br />
Non per superbia e neanche per<br />
ribellione. Molto più semplicemen-<br />
te, nella nostra perfezione basta-<br />
vamo a noi stessi. Avevamo quat-<br />
tro braccia da rivolgere in tutte le<br />
direzioni per abbracciare l’intero<br />
orizzonte. Avevamo quattro gambe<br />
per correre più veloce degli animali<br />
e arrivare dove nessuno poteva. A<br />
volte usavamo tutti e otto gli arti<br />
per muoverci, e allora le nostre<br />
corse diventavano danze acrobati-<br />
che di cui solo noi conoscevamo i<br />
passi. I nostri due cuori battevano<br />
all’unisono, i nostri quattro polmoni<br />
si espandevano e si rilasciavano<br />
allo stesso ritmo. I nostri due volti<br />
guardavano contemporaneamente<br />
il cielo e la terra, l’est e l’ovest, il<br />
nord e il sud. Se fossimo saliti ab-<br />
bastanza in alto, avremmo potuto<br />
guardare i due estremi dell’univer-<br />
so e vedere dove essi si ricongiun-<br />
gono in un nuovo inizio.<br />
Tentammo di innalzarci.<br />
Sbagliammo Non lo so, ma<br />
se fu l’arroganza a spingerci<br />
troppo oltre, a farci credere di<br />
poter superare i limiti umani e<br />
ambire a dissetarci in calici<br />
d’ambrosia, allora da arroganti<br />
dovevamo essere puniti, come fu<br />
per i Giganti che ora stanno<br />
immobili nel pozzo. Se invece ci<br />
spinse la violenza e la nostra fu<br />
una bestemmia, allora ci<br />
meritavamo di giacere sdraiati su<br />
una spiaggia ardente con una<br />
pioggia di fuoco ad abbattersi sui<br />
nostri corpi. Se infine fu suicidio,<br />
e purtroppo non lo è stato,<br />
saremmo dovuti essere ora alberi<br />
secchi.<br />
Immobili in un pozzo, bruciati<br />
dal fuoco o coperti da corteccia<br />
morta… ma comunque ancora<br />
completi.<br />
E invece gli dèi sono<br />
malvagi. Ci tolsero la sola cosa<br />
che ci rendeva forti. Ci divisero.<br />
Ariendil<br />
Tagliarono ciascuno di noi<br />
in due. Tagliarono a metà i nostri<br />
corpi come si fa con una mela e<br />
poi ricucirono lo squarcio sul<br />
davanti, lasciando come unico<br />
segno della menomazione una<br />
piccola cicatrice al centro della<br />
pancia, ricordo perenne del<br />
nostro errore.<br />
Non più quattro gambe e<br />
quattro braccia ma due sole per<br />
parte, non più due teste ma una,<br />
non più due cuori. Non più<br />
un’anima, ma mezza.<br />
Non ricordo ciò che provai<br />
quando persi la mia metà, è<br />
passato troppo tempo, troppe<br />
vite. So solo che continuo a<br />
cercarla, con un bisogno che<br />
nasce da quella parte di me che<br />
ricorda ancora l’antica forma.<br />
Perché è questo che siamo.<br />
Noi formiamo un tutto: il<br />
desiderio di questo tutto e la sua<br />
ricerca ha il nome di amore.*<br />
*Citazione dal<br />
Simposio, di Platone<br />
Pag. 8
Dossier<br />
Il mito delle due metà.<br />
Traduzione dell'originale, dal Simposio<br />
“Mi sembra che gli uomini non si<br />
rendano assolutamente conto della po-<br />
tenza dell’Eros. Se se ne rendessero<br />
conto, certamente avrebbero elevato<br />
templi e altari a questo dio, e dei più<br />
magnifici, e gli offrirebbero i più splen-<br />
didi sacrifici. Non sarebbe affatto come<br />
è oggi, quando nessuno di questi<br />
omaggi gli viene reso. E invece niente<br />
sarebbe più importante, perché è il dio<br />
più amico degli uomini: viene in loro<br />
soccorso, porta rimedio ai mali la cui<br />
guarigione è forse per gli uomini la più<br />
grande felicità. Dunque cercherò di<br />
mostrarvi la sua potenza, e voi fate al-<br />
trettanto con gli altri. Ma innanzitutto<br />
bisogna che conosciate la natura della<br />
specie umana e quali prove essa ha<br />
dovuto attraversare.<br />
Nei tempi andati, infatti, la nostra<br />
natura non era quella che è oggi, ma<br />
molto differente. Allora c’erano tra gli<br />
uomini tre generi, e non due come<br />
adesso, il maschio e la femmina.<br />
Ne esisteva un terzo, che aveva en-<br />
trambi i caratteri degli altri. Il nome si è<br />
conservato sino a noi, ma il genere,<br />
quello è scomparso. Era l’ermafrodito,<br />
un essere che per la forma e il nome<br />
aveva caratteristiche sia del maschio<br />
che della femmina.<br />
Oggi non ci sono più persone di<br />
questo genere. Quanto al nome, ha<br />
tra noi un significato poco onorevole.<br />
Questi ermafroditi erano molto<br />
compatti a vedersi, e il dorso e i fian-<br />
chi formavano un insieme molto arro-<br />
tondato. Avevano quattro mani, quat-<br />
tro gambe, due volti su un collo per-<br />
fettamente rotondo, ai due lati<br />
dell’unica testa. Avevano quattro<br />
orecchie, due organi per la genera-<br />
zione, e il resto come potete immagi-<br />
nare. Si muovevano camminando in<br />
posizione eretta, come noi, nel senso<br />
che volevano.<br />
E quando si mettevano a correre,<br />
facevano un po’ come gli acrobati che<br />
gettano in aria le gambe e fan le ca-<br />
priole: avendo otto arti su cui far leva,<br />
avanzavano rapidamente facendo la<br />
ruota. La ragione per cui c’erano tre<br />
generi è questa, che il maschio aveva<br />
la sua origine dal Sole, la femmina<br />
dalla Terra e il genere che aveva i ca-<br />
ratteri d’entrambi dalla Luna, visto che<br />
la Luna ha i caratteri sia del Sole che<br />
della Terra.<br />
La loro forma e il loro modo di<br />
muoversi era circolare, proprio perché<br />
somigliavano ai loro genitori. Per<br />
questo finivano con l’essere terribil-<br />
mente forti e vigorosi e il loro orgoglio<br />
era immenso. Così attaccarono gli dèi<br />
e quel che narra Omero di Efialte e di<br />
Oto, riguarda gli uomini di quei tempi:<br />
tentarono di dar la scalata al cielo, per<br />
combattere gli dèi.<br />
Allora Zeus e gli altri dèi si do-<br />
mandarono quale partito prendere.<br />
Erano infatti in grave imbarazzo: non<br />
potevano certo ucciderli tutti e di-<br />
struggerne la specie con i fulmini<br />
come avevano fatto con i Giganti,<br />
perché questo avrebbe significato<br />
perdere completamente gli onori e le<br />
offerte che venivano loro dagli uomini;<br />
ma neppure potevano tollerare oltre la<br />
loro arroganza. Dopo aver laboriosa-<br />
mente riflettuto, Zeus ebbe un’idea.<br />
“lo credo - disse - che abbiamo un<br />
mezzo per far sì che la specie umana<br />
sopravviva e allo stesso tempo che<br />
rinunci alla propria arroganza:<br />
dobbiamo renderli più deboli.<br />
Adesso - disse - io taglierò cia-<br />
scuno di essi in due, così ciascu-<br />
na delle due parti sarà più debole.<br />
Ne avremo anche un altro vantag-<br />
gio, che il loro numero sarà più<br />
grande. Essi si muoveranno dritti<br />
su due gambe, ma se si mostre-<br />
ranno ancora arroganti e non vor-<br />
ranno stare tranquilli, ebbene io li<br />
taglierò ancora in due, in modo<br />
che andranno su una gamba sola,<br />
come nel gioco degli otri.” Detto<br />
questo, si mise a tagliare gli uo-<br />
mini in due, come si tagliano le<br />
sorbe per conservarle, o come si<br />
taglia un uovo con un filo. Quando<br />
ne aveva tagliato uno, chiedeva<br />
ad Apollo di voltargli il viso e la<br />
metà del collo dalla parte del ta-<br />
glio, in modo che gli uomini,<br />
avendo sempre sotto gli occhi la<br />
ferita che avevano dovuto subire,<br />
fossero più tranquilli, e gli chiede-<br />
va anche di guarire il resto. Apollo<br />
voltava allora il viso e, raccoglien-<br />
do d’ogni parte la pelle verso quel-<br />
lo che oggi chiamiamo ventre,<br />
Segue...<br />
Pag. 9
Dossier<br />
Segue...<br />
come si fa con i cordoni delle borse,<br />
faceva un nodo al centro del ventre non<br />
lasciando che un’apertura - quella che<br />
adesso chiamiamo ombelico. Quanto<br />
alle pieghe che si formavano, il dio mo-<br />
dellava con esattezza il petto con uno<br />
strumento simile a quello che usano i<br />
sellai per spianare le grinze del cuoio.<br />
Lasciava però qualche piega, soprattut-<br />
to nella regione del ventre e dell’ombe-<br />
lico, come ricordo della punizione subì-<br />
ta.<br />
Quando dunque gli uomini primitivi<br />
furono così tagliati in due, ciascuna del-<br />
le due parti desiderava ricongiungersi<br />
all’altra. Si abbracciavano, si stringeva-<br />
no l’un l’altra, desiderando null’altro che<br />
di formare un solo essere. E così mori-<br />
vano di fame e d’inazione, perché cia-<br />
scuna parte non voleva far nulla senza<br />
l’altra. E quando una delle due metà<br />
moriva, e l’altra sopravviveva,<br />
quest’ultima ne cercava un’altra e le si<br />
stringeva addosso - sia che incontrasse<br />
l’altra metà di genere femminile, cioè<br />
quella che noi oggi chiamiamo una<br />
donna, sia che ne incontrasse una di<br />
genere maschile. E così la specie si<br />
stava estinguendo.<br />
Ma Zeus, , mosso da pietà,<br />
ricorse a un nuovo espediente.<br />
Spostò sul davanti gli organi della<br />
generazione. Fino ad allora infatti gli<br />
uomini li avevano sulla parte esterna,<br />
e generavano e si riproducevano non<br />
unendosi tra loro, ma con la terra,<br />
come le cicale. Zeus trasportò<br />
dunque questi organi nel posto in cui<br />
noi li vediamo, sul davanti, e fece in<br />
modo che gli uomini potessero<br />
generare accoppiandosi tra loro,<br />
l’uomo con la donna. Il suo scopo era<br />
il seguente: nel formare la coppia, se<br />
un<br />
uomo avesse incontrato una<br />
donna,<br />
essi avrebbero avuto un<br />
bambino e la specie si sarebbe così<br />
riprodotta; ma se un maschio avesse<br />
incontrato un maschio, essi avrebbero<br />
raggiunto presto la sazietà nel loro<br />
rapporto, si sarebbero calmati e<br />
sarebbero tornati alle loro<br />
occupazioni, provvedendo così ai<br />
bisogni della loro esistenza.<br />
Traduzione dell'originale, dal Simposio<br />
E così evidentemente sin da<br />
quei tempi lontani in noi uomini è in-<br />
nato il desiderio d’amore gli uni per gli<br />
altri, per riformare l’unità della nostra<br />
antica natura, facendo di due esseri<br />
uno solo: così potrà guarire la natura<br />
dell’uomo. Dunque ciascuno di noi è<br />
una frazione dell’essere umano com-<br />
pleto originario. Per ciascuna persona<br />
ne esiste dunque un’altra che le è<br />
complementare, perché quell’unico<br />
essere è stato tagliato in due, come le<br />
sogliole. E’ per questo che ciascuno è<br />
alla ricerca continua della sua parte<br />
complementare.<br />
[…]<br />
Se<br />
Se, , mentre sono insieme, Efesto<br />
si presentasse davanti a loro con i<br />
suoi strumenti di lavoro e chiedesse:<br />
"Che cosa volete l'uno dalI'altro", e<br />
se, vedendoli in imbarazzo, doman-<br />
dasse ancora: "Il vostro desiderio non<br />
è forse di essere una sola persona,<br />
tanto quanto è possibile, in modo da<br />
non essere costretti a separarvi né di<br />
giorno né di notte<br />
Se questo è il vostro deside-<br />
rio, io posso ben unirvi e fondervi<br />
in un solo essere, in modo che<br />
da due non siate che uno solo e<br />
viviate entrambi come una per-<br />
sona sola. Anche dopo la vostra<br />
morte, laggiù nell'Ade, voi non<br />
sarete più due, ma uno, e la mor-<br />
te sarà comune. Ecco: è questo<br />
che desiderate è questo che<br />
può rendervi felici" A queste pa-<br />
role nessuno di loro - noi lo sap-<br />
piamo - dirà di no e nessuno<br />
mostrerà di volere qualcos'altro.<br />
Ciascuno pensa semplicemente<br />
che il dio ha espresso ciò che da<br />
lungo tempo senza dubbio desi-<br />
derava: riunirsi e fondersi con<br />
l'altra anima. Non più due, ma<br />
un'anima sola. La ragione è que-<br />
sta, che la nostra natura origina-<br />
ria è come l`ho descritta. Noi<br />
formiamo un tutto: il desiderio di<br />
questo tutto e la sua ricerca ha il<br />
nome di amore.<br />
Pag. 10
Foto a tema di:<br />
George Hodan
L'Amore<br />
in versi!<br />
Poesie<br />
Cosa ti fa l'amore<br />
Improvviso<br />
Tu<br />
Cosa ti fa l’amore<br />
Ti schiude come una rosa,<br />
ti ruba e spalanca il cuore.<br />
Ali leggere ti sfiorano<br />
e si coprono di polvere d’oro,<br />
il tuo polline danza nel sole.<br />
Api ubriache si cibano di te<br />
e tu pieghi il capo<br />
sul far della sera.<br />
L’erba accarezza<br />
un tappeto di petali<br />
svenuti ai tuoi piedi.<br />
Ma è adesso,<br />
con la notte vicina<br />
che il tuo profumo stordisce<br />
e si nasconde<br />
tra le pieghe del cuore,<br />
tra le radici e la terra.<br />
Finché morte non vi separi.<br />
Occhi di bimba<br />
Occhi di bimba<br />
che seguono attenti<br />
nuvole in tulle,<br />
piumose farfalle.<br />
Magici salti<br />
in punta di piedi,<br />
musica esplosa<br />
e cascate di veli.<br />
Gesti che aprono<br />
un varco nel cuore,<br />
scendono lacrime<br />
senza rumore.<br />
Resta un bel sogno<br />
e dura una vita<br />
solo, mi accorgo,<br />
l’estate è finita.<br />
Cade su noi<br />
una valanga di detriti e fango<br />
ci travolge e soffoca.<br />
Muti e con la pelle bianca<br />
ascoltiamo il passare del tempo<br />
che verrà a salvarci,<br />
l’onda grigia sparirà<br />
con la pioggia<br />
e, tra le crepe del cuore,<br />
spunteranno sentieri d’erba.<br />
Il cammino<br />
C’è chi è bimbo e non sa<br />
quanto è scura la notte,<br />
nei suoi occhi la luce<br />
filtra il resto del mondo.<br />
E vorresti che mai,<br />
lungo i piccoli passi,<br />
incontrasse la via<br />
che trascina nel fondo.<br />
Poi capisci che se<br />
lui non morde la vita<br />
mai saprà che l’amaro<br />
si dissolve nel sole.<br />
Rimarrà senza fiato<br />
col silenzio che urla,<br />
capirà che la musica<br />
non è solo rumore.<br />
Starà bene da solo<br />
quando avrà ben compreso<br />
che se ami la gente<br />
nuoti nelle parole.<br />
Queste poesie sono opera di:<br />
Willy<br />
Ho impronte digitali<br />
sul cuore. Le tue.<br />
Sulla pelle l’orma<br />
del tuo sudore.<br />
Se ci sei, mi avvolgi<br />
come un vecchio pigiama<br />
odoroso di buono e di mio.<br />
E volo.<br />
Se non ci sei,<br />
mi arrampico.<br />
E bevo dalla tazzina<br />
vuota del tuo caffè.<br />
Paesaggio al sole<br />
Pomeriggio squillante di trombe,<br />
dove il sole indugiava sui rami,<br />
proiettava sussurri alle ombre,<br />
e invadente giocava coi cani.<br />
Ricamavo ricordi filmati,<br />
delle luci nascoste tra il verde.<br />
Affondati e da onde filtrati,<br />
lumicini che l’acqua disperde.<br />
E raccolgo ancor oggi a distanza,<br />
i rumori del gioco del sole,<br />
con le foglie a passo di danza,<br />
come un grande concerto di viole.<br />
E se penso che il tempo è passato,<br />
e la luce ogni giorno è più triste,<br />
“non importa” mi dico, “beato”<br />
perché poco, ma almeno le ho viste.<br />
Questa poesia è opera di:<br />
Diana-blues<br />
Pag. 12
L'Amore<br />
in versi!<br />
Poesie<br />
Vite scolpite su carta<br />
ingiallita, macchiata,<br />
dal profumo antico di colla,<br />
buono come il pane<br />
che la nonna spalmava di burro e amore.<br />
Chioccia premurosa raccoglieva i suoi pulcini:<br />
era l’ora della merenda.<br />
Intenta, divoravo pane e pagine incrostate<br />
di zucchero e una dopo l’altra<br />
lacrime salate le lavavano,<br />
Beth era morta e io ero stravolta,<br />
briciole attaccate alle guance<br />
fradicie di pianto.<br />
Sergente di ferro, mia madre,<br />
mi spingeva giù dalla nuvola:<br />
era l’ora di cena.<br />
Un odioso aroma di verdure<br />
investiva il mio olfatto distratto<br />
dal profumo di carta e inchiostro:<br />
Jo fiera aveva tagliato i capelli,<br />
unico vanto, suo sacrificio d’amore.<br />
La guardavo come si guarda<br />
la vita da dietro una vetrata.<br />
Mago dai mille incanti, mio padre,<br />
rimboccava coperte e sicurezze:<br />
era l’ora di dormire.<br />
I miei occhi vagavano febbrili<br />
tra parole dai contorni sbiaditi,<br />
Silenzioso Sonno giungeva improvviso,<br />
Casa March chiudeva le imposte.<br />
Troppe ore in mezzo per<br />
tornare a vivere davvero:<br />
era l’ora di sognare.<br />
Queste poesie sono opera di:<br />
Maurap<br />
Piccole donne<br />
Il viaggio<br />
Viaggio per il mondo liquido<br />
su un treno metaforico<br />
sperimento<br />
il vuoto denso di me.<br />
Occhi affiorano dal male<br />
nella caligine onirica<br />
catturano<br />
la finitudine della vita.<br />
Proiettano frammenti<br />
brandelli di storie<br />
rarefatti<br />
come la vita nei sogni.<br />
Il cuore si schiude alla speranza<br />
il presente è un aratro<br />
scava solchi profondi<br />
trasforma l’errore in oro.<br />
Mille tasselli di esistenza<br />
riprendono vita<br />
sono sopravvissuta al male<br />
mi appartiene, il bene.<br />
Terapia d'amore<br />
Scorderò la stilla dei tuoi occhi<br />
una scintilla d’odio,<br />
come una lama gelida<br />
mi affetta in due l’anima.<br />
Specchierò il mio viso avido<br />
arido dei tuoi baci<br />
freddi, come freddo<br />
sei ormai con me.<br />
Ti scoprirò fragile<br />
finito in un vortice<br />
a rimpiangere livido<br />
i valori della vita .<br />
Noi due mondi paralleli<br />
anime agli antipodi<br />
lambiremo le ferite<br />
con il balsamo del perdono.<br />
Pag. 13
Dossier<br />
Euro Pride Con 2015<br />
a Monaco di Baviera<br />
Quest’anno ha qualcosa di nuovo da re-<br />
galare a Monaco di Baviera, ma anche a<br />
tutta l’Europa della terraferma. In occasio-<br />
ne del Gay Pride 2015, che avrà luogo<br />
dall’11 al 19 luglio, chi lo vorrà potrà parte-<br />
cipare anche a una convention dedicata a<br />
editori, autori, blogger, lettori, e interessati<br />
in generale alla narrativa a tematica LGBT.<br />
In Italia la narrativa a tematica LGBT ha<br />
ancora poca visibilità, ma un filone di que-<br />
sta sta prendendo sempre più piede: il<br />
romance M/M. Sono poche le case editrici<br />
che pubblicano questo genere. Le più co-<br />
nosciute sono Dreamspinner Press, che<br />
ha iniziato a diffondere i suoi romanzi tra-<br />
dotti dall’inglese, e Triskell Edizioni, casa<br />
editrice al cento per cento italiana che si è<br />
assicurata molti contratti con autori di nar-<br />
rativa M/M stranieri, ma anche nostri con-<br />
nazionali.<br />
L’appuntamento con l’Euro Pride Con è<br />
per l’11 e il 12 luglio. La convention avrà<br />
luogo, come accennato sopra, a Monaco<br />
di Baviera, in Germania, presso l’hotel He-<br />
raton Munich Arabellapark.<br />
L’iscrizione costa tra i 160 e 170 euro, in<br />
base al tipo di registrazione che si vuole<br />
fare: come partecipante ordinario o come<br />
partecipante speciale (con opzioni in più<br />
per promuoversi come autore, editore,<br />
blogger ecc.). Nella tariffa sono compresi<br />
la cena del sabato e il pranzo della do-<br />
menica.<br />
In Europa c’è solo un’altra grande con-<br />
vention del genere, la UK Meet – GLBTQ<br />
Fiction, che ha luogo appunto nel Regno<br />
Unito e che riunisce gente da tutto il mon-<br />
do.<br />
Non sono questi, però, i dati più interes-<br />
santi riguardanti l’Euro Pride Con. Di se-<br />
guito vi elencherò alcuni dei workshop<br />
che avranno luogo alla convention, facen-<br />
dovi un breve riassunto di ciò che offrono<br />
(sul sito ufficiale trovate le descrizioni<br />
complete).<br />
Segue...<br />
Pag. 14
Dossier<br />
Segue...<br />
TEAMWORK:<br />
Un workshop interattivo dedicato alla scrit-<br />
tura a quattro o più mani. A presentarlo sa-<br />
ranno il team di scrittura composto da Alek-<br />
sander Voinov e L.A. Witt e quello di Lisa<br />
Henry and J.A. Rock.<br />
REVIEW BATTLE ROYAL:<br />
I due organizzatori dell’Euro Pride Con,<br />
blogger e recensori Dani Elle Maas e Marc<br />
Fleischhauer condurranno un tête à tête sui<br />
differenti modi di recensire un libro.<br />
MASTERS OF TIME:<br />
Questo workshop sarà dedicato alla narra-<br />
tiva LGBT ambientata nel passato o nel fu-<br />
turo, si discuteranno i metodi di ricerca e il<br />
saper rendere autentico il passato e credibi-<br />
le il futuro.<br />
THE NEVER ENDING STORY:<br />
Qui gli autori potranno imparare o appro-<br />
fondire le tecniche per tenere sveglio l’inte-<br />
resse del lettore quando si pubblica una sto-<br />
ria in diversi volumi, quindi una serie.<br />
M/M ROMANCE VS GAY FICTION:<br />
Si discuterà delle differenze e le somi-<br />
glianze tra il romance M/M e la narrativa<br />
LGBT e si parlerà di ciò che entrambi i ge-<br />
neri possono imparare uno dall’altro.<br />
AN INTRODUCTION TO BDSM:<br />
Come da titolo un’introduzione al BDSM<br />
(acronimo di un insieme di pratiche e pre-<br />
ferenze relazionali/sessuali che sta per<br />
Bondage & Disciplina, Dominazione &<br />
Sottomissione, Sadismo e Masochismo),<br />
genere che sta prendendo sempre più<br />
piede fra i romanzi M/M, anche se ancora<br />
di nicchia rispetto al resto. A discutere<br />
l’argomento saranno T. J. Masters e Anna<br />
Martin.<br />
OTHER WORLDS:<br />
Il punto forte di questo workshop sarà la<br />
discussione dei sottogeneri del fantastico:<br />
fantasy, paranormal fantasy, fantascienza,<br />
distopia, post-apocalittica, e così via.<br />
In più sarà possibile incontrare molti au-<br />
tori: R.J. Scott, Jay Bell, Aleksandr Voi-<br />
nov, L.A. Witt, Lisa Henry, J.A. Rock, Re-<br />
becca Cohen, Chris McHart, Serena Ya-<br />
tes, Hans M. Herschi, Feliz Faber, K.C.<br />
Wells, Susan Mac Nicol, Andrew Grey e<br />
altri.<br />
Per chi fosse interessato, lascio il link<br />
della pagina ufficiale dell’Euro Pride Con:<br />
http://europridecon.weebly.com/<br />
E quello della loro pagina Facebook:<br />
https://www.facebook.com/europridecon<br />
fref=ts<br />
Questo articolo è opera di:<br />
Silver<br />
Pag. 15
Recensioni<br />
Librarie<br />
Il gusto proibito dello zenzero<br />
Ci sono pagine della storia di cui si sa poco. Av-<br />
venimenti di cui hanno scritto in pochi, che pochi<br />
registi hanno raccontato in un film, scivolati nel pas-<br />
sato senza far rumore.<br />
Una di queste pagine narra delle persecuzioni<br />
che, tra il 1941 e il 1944, gli americani misero pro-<br />
gressivamente in atto contro i loro concittadini di<br />
origine giapponese, culminate nei rastrellamenti dei<br />
quartieri orientali e nella deportazione di migliaia di<br />
persone nei “campi di reinsediamento del periodo di<br />
guerra”, baraccopoli senza acqua e senza elettricità<br />
per lo più costruite in mezzo ai deserti, nelle vec-<br />
chie riserve indiane.<br />
Jamie Ford sceglie di ambientare il suo Hotel on<br />
the corner of bitter and sweet durante questo perio-<br />
do, di aprire quella pagina quasi sconosciuta e di<br />
soffiar via la polvere che gli anni vi hanno deposita-<br />
to sopra. Per farlo usa proprio oggetti ricoperti di<br />
polvere: valigie, fotografie, vecchi abiti, mobili, tutte<br />
le cose che alcune famiglie giapponesi di Seattle<br />
hanno lasciato nel magazzino dell’Hotel Panama,<br />
assieme alla speranza di tornare un giorno a recu-<br />
perarle.<br />
In mezzo alle pile altissime di ricordi inscatolati<br />
Titolo: Il gusto proibito dello zenzero<br />
c’è qualcosa che interessa particolarmente al pro-<br />
Autore: Jamie Ford<br />
tagonista della storia, Henry Lee. <strong>È</strong> lì che lo vedia-<br />
Editore: Garzanti<br />
Numero di pagine: 378<br />
mo all’inizio del libro: nel magazzino riaperto dopo<br />
Prezzo: 18.60<br />
quarant’anni, a caccia di qualcosa che non sa<br />
Formato: cartaceo<br />
nemmeno se troverà.<br />
Qualcosa legato a Keiko Okabe, il grande amore della sua giovinezza e forse di tutta la sua vita.<br />
La poesia e la delicatezza di questa storia è già racchiusa nel titolo originale, ciò che segue non fa che<br />
spiegare chiaramente come si fa, ogni giorno, a “trovare il dolce nell’amaro”.<br />
Attraverso la voce narrante di Henry, i suoi occhi puri di bambino uniti alla sua determinazione già da<br />
adulto, vediamo crescere l’amicizia tra due piccoli americani chiamati da tutti, con disprezzo, “muso gial-<br />
lo”. Li vediamo farsi forza a vicenda, consolarsi, ridarsi il buon umore, trasformare l’amicizia in sentimen-<br />
to. Vediamo il loro amore: forte, indistruttibile, capace di sopportare il razzismo, l’ostilità delle famiglie, la<br />
cattiveria, la guerra, il tempo. Un amore limpido ed emozionante come il brano jazz che fa da sottofondo<br />
all’intera vicenda.<br />
Con una sensibilità delicata, toccante e commovente pur senza cadere nel patetico, questo libro mo-<br />
stra com’è l’amore vero. L’amore che non conosce ostacoli, che sopravvive a tutto, che non smetti mai di<br />
nutrire perché, semplicemente, è parte di te.<br />
Almeno a San Valentino dobbiamo credere che un amore così possa esistere.<br />
Voto:<br />
Questa recensione è opera di:<br />
Pag. 16<br />
Bee
Recensioni<br />
Librarie<br />
L’amore è un difetto meraviglioso<br />
Don Tillman è una persona molto particolare, che sche-<br />
matizza, organizza, programma, razionalizza e ottimizza<br />
ogni aspetto della propria vita, non ha familiarità con le<br />
convenzioni sociali e non comprende l’ironia, la menzogna<br />
e i doppi sensi. In poche parole è un Aspie: ha la Sindrome<br />
di Asperger, una “forma dello spettro autistico ad alto fun-<br />
zionamento”.<br />
Un giorno legge un articolo in cui si spiega che gli uomi-<br />
ni sposati vivono più a lungo. Ritenendolo un vantaggio,<br />
decide di trovare una compagna, ma lo fa nel suo partico-<br />
larissimo modo: dà il via al Progetto Moglie e si lancia in<br />
una serie di incontri al buio, speed-dates, uscite con ami-<br />
che dell’amico e appuntamenti tramite siti romantici. Ren-<br />
dendosi conto fin da subito che le donne hanno troppe va-<br />
riabili incalcolabili e che non può sprecare tempo con can-<br />
didate non adeguate, decide di formulare un questionario<br />
da sottoporre alle potenziali conquiste, per escludere subi-<br />
to fumatrici, vegetariane, inconcludenti, modaiole, super-<br />
stiziose, creazioniste, ignoranti, superficiali, ritardatarie,<br />
bevitrici…<br />
Il Progetto però non ottiene il risultato previsto, e riesce<br />
solo a stancare e demotivare il povero Don. Tanto che,<br />
Titolo: L’amore è un difetto meraviglioso<br />
quando riceve la visita di Rosie – una ragazza scarmiglia-<br />
Autore: Greme Simsion<br />
Editore: Longanesi<br />
ta, sarcastica, sboccata, incasinata e intenzionata a trova-<br />
Numero di pagine: 303<br />
re il padre biologico, con una lista di possibili candidati in<br />
Prezzo: 12,66<br />
mano e il bisogno di un genetista come lui per fare le dovu-<br />
Formato: cartaceo<br />
te analisi – lo accantona senza rimpianti e ne mette in atto<br />
uno nuovo: il Progetto Padre.<br />
Nei giorni trascorsi in compagnia di Rosie Don impara a modificare i propri programmi, a decidere su due piedi,<br />
a introdurre variabili negli schemi. Sconcertato da questa donna in grado di renderlo una persona diversa, capisce<br />
finalmente che non importa se risponderebbe in modo sbagliato al 90% del questionario, perché la moglie ideale<br />
può avere una montagna di difetti ed essere ideale lo stesso.<br />
The Rosie project, , questa storia d’amore atipica che più atipica non si può, ci ricorda che al mondo c’è una<br />
“persona giusta” per tutti. Per quanto si possa essere fuori dagli schemi o sistematici, organizzati o disastrati, ro-<br />
mantici o robotici, da qualche parte c’è qualcuno a cui la nostra stravaganza va a genio, talmente a genio che ci<br />
potrà convivere per tutta la vita.<br />
Il giorno di San Valentino leggete questo libro, convincetevi che il messaggio tra le righe è indirizzato anche a<br />
voi, uscite e mettetevi a cercare… qualcosa. Finché lo cercate, forse la “persona giusta” vi piomberà davanti.<br />
E negli altri giorni leggetelo lo stesso, per osservare gli esseri umani e le loro abitudini dal punto di vista del dot-<br />
tor Tillman. Un uomo con delle mancanze in ambiti che agli altri risultano facili e immediati, ma che non si vede<br />
“strano”. Per lui sono le persone che lo circondano a comportarsi in modo totalmente assurdo e inspiegabile.<br />
Attraverso il suo sguardo scientifico, inflessibile, pragmatico e involontariamente esilarante, anche voi potrete<br />
notare quanto il mondo dei “normali” sia in realtà una gabbia di matti.<br />
Sta tutto nel punto di vista!<br />
Voto:<br />
Questa recensione è opera di:<br />
Pag. 17<br />
Bee
Creep<br />
Advisor<br />
Concorso targato <strong>È</strong> scrivere<br />
INSERTO SPECIALE<br />
La presentazione dei<br />
giurati e il bando<br />
completo
I giurati!<br />
Creep<br />
Advisor<br />
DANILO ARONA<br />
Danilo Arona, classe 1950, giornalista, scrittore, musicista, ma anche ricercatore<br />
sul campo di "storie ai confini della realtà", critico cinematografico e letterario. Al suo<br />
attivo: un incalcolabile numero di articoli disseminati qua e là tra giornali locali ("Il<br />
Piccolo" di Alessandria, "Notes", "La Stampa" e "La Guida della Notte", creazione del<br />
compianto Nico Seminerio) e riviste varie ("Robot", "Aliens", "Cinema&Cinema",<br />
"Focus", "Primo Piano", "Carmilla", "HorrorMania" e "Il Corsaro Nero"); saggi sul<br />
cinema horror e fantastico ("Guida al fantacinema", "Guida al cinema horror", "Nuova<br />
guida al fantacinema - La maschera, la carne, il contagio", "Vien di notte l'Uomo Nero<br />
- Il cinema di Stephen King" e "Wes Craven - Il buio oltre la siepe") e saggi sul Lato<br />
Oscuro della Realtà ("Tutte storie", "Satana ti vuole" e "Possessione mediatica").<br />
Da anni si dedica stabilmente alla narrativa, elaborando un personale concetto di<br />
horror italiano, legato alle paure del territorio, forse in grado di dimostrare che la<br />
nostra solare penisola è uno dei più vasti contenitori mitologici del pianeta: ormai<br />
decine sono i titoli dei suoi romanzi e dei suoi racconti presenti su prestigiose e<br />
innovative antologie.<br />
(Biografia completa: http://www.daniloarona.com/index.phpoption=com_content&view=article&id=51&Itemid=55)<br />
Danilo Arona è sicuramente una delle figure più conosciute nel campo dell'horror italiano. Autore di saggi,<br />
racconti e più di quaranta romanzi, si è distinto prima come critico cinematografico e successivamente come<br />
narratore operante nei campi del fantastico. Saggista esperto di horror, fantasy e fantastico in genere. Uno<br />
scrittore eclettico e ispirato. Dunque, sceglierlo come giurato per Creep Advisor è stata per noi una<br />
conseguenza praticamente spontanea. Chi, meglio di lui potrebbe giudicare i racconti da inserire in<br />
un'antologia “alternativa” come Creep Advisor<br />
I suoi ultimi lavori:<br />
- La croce sulle labbra<br />
- Io sono le voci<br />
Titolo: La croce sulle<br />
labbra<br />
Autori: Danilo Arona -<br />
Edoardo Rosati<br />
Editore: Edizioni<br />
ANordest<br />
Formato: cartaceo<br />
Prezzo: € 12,90<br />
Titolo: Io sono le voci<br />
Autore: Danilo Arona<br />
Editore: Edizioni Anordest<br />
Formato: cartaceo<br />
Prezzo: € 12,90<br />
Trama:<br />
Guana, un remoto angolo di paradiso nel mare delle<br />
Antille. Ma in una sola notte il paradiso sprofonda all'inferno<br />
e la morte dilaga, mentre centinaia di nativi abbandonano<br />
l'isola in fretta e furia.<br />
Mesi e mesi dopo a Milano uno strisciante orrore<br />
invisibile inizia a diffondersi come un inarrestabile morbo<br />
letale. Qualcuno ne conosce l'origine: quella piccola<br />
scheggia di terra nel Caribe. Misteriosi emissari tribali,<br />
sanguinarie eruzioni di furia omicida, devastanti mutazioni<br />
dei corpi e delle anime, un enigmatico e antico culto che<br />
celebra le sue nozze immonde con la medicina oscura e<br />
deviata. IL più inaspettato degli incubi per tre coraggiosi<br />
medici impegnati in una corsa disperata contro il dilagare di<br />
un flagello capace di annientare la metropoli. E tutti i suoi<br />
abitanti.<br />
Trama:<br />
Da sempre in Italia avvengono omicidi inspiegabili<br />
che sembrano trovare una loro magra giustificazione<br />
nella ferocia esibita.<br />
Dagli anni Sessanta poi è in atto un'escalation. Prima<br />
in una città di provincia nel nord Italia. Poi a Milano nel<br />
decennio successivo con giovani donne trucidate<br />
attraverso modalità di raro sadismo. Sino a quando ai<br />
giorni nostri una giovane e determinata giornalista<br />
investigativa, Cassandra Giordano, non scopre un<br />
impensabile filo rosso che collega delitti tra loro lontani<br />
nel tempo e nella geografia: la visione di certi film, il<br />
cosiddetto effetto Copycat, le voci nel cervello che ti<br />
spingono a uccidere emulando gli omicidi passati sullo<br />
schermo in tante famose opere cinematografiche...<br />
Pag. 19
Le<br />
interviste!<br />
Creep<br />
Advisor<br />
DANILO ARONA<br />
Per presentarvelo al meglio abbiamo deciso di intervistarlo. Per noi è stato davvero un onore. Vi lascio,<br />
dunque, all'intervista e alle sue risposte:<br />
1) Recentemente sul nostro forum ci siamo posti una domanda: da dove nascono le idee<br />
Neil Gaiman, in questo articolo parla di confluenza e sogni a occhi aperti.<br />
Ora questa domanda la giriamo a te: da dove pensi nascano le idee E, soprattutto, da dove nascono le<br />
tue<br />
Devo convenirne, la tesi di Gaiman è azzeccata. E concordo. Confluenza, condivisione, trance ispirativa.<br />
Non sempre, per carità, queste entrano in ballo per i lavori più sentiti e credo più riusciti. Sono certissimo<br />
dell'esistenza di un luogo immateriale, fuori anche dal tempo, dove si vanno a pescare le più belle idee. Ho<br />
in più di un caso verificato con amici scrittori – Nerozzi, per dirne uno – di avere sfruttato tematiche e<br />
partenze quanto mai analoghe l'uno all'insaputa dell'altro (addirittura, il Nero si è trovato quasi “citato” da<br />
Dan Brown...). Per non parlare di certi presagi “letterari”, del tutto neutri nel momento in cui vengono<br />
prodotti, su una realtà in divenire, la nostra, quanto mai complicata e minacciosa: nel 2006 pubblicai Black<br />
Magic Woman per i fratelli Frilli, un horror supernatural con al centro il terrorismo internazionale che<br />
attaccava Europa e Occidente a suon di bombe e magia nera. Vedi tu, c'erano dei ghouls vestiti di nero<br />
devoti a un fumoso Culto di Iside (Isis). Non vado in giro a sbandierarlo. Ma la domanda resta: da dove<br />
vengono le (mie) idee Forse un giorno, non troppo lontano, la fisica quantistica ci fornirà delle risposte.<br />
2) Raccontaci, in cinque righe, quello che ti affascina del panorama fantastico.<br />
Devo dire con assoluta sincerità che il panorama in Italia non è così entusiasmante. L'editoria che conta,<br />
oltre a pubblicare gli italiani con il lanternino, da tempo non traduce più autori anglosassoni di straordinario<br />
interesse, limitandosi a King, suo figlio e pochissimi altri. Il fascino della narrativa, anche come lettore, per<br />
me resta immutato, ma il contesto è deludente. In ogni caso, per non eludere la domanda, mi affascina la<br />
grande potenzialità del genere nell'esplorazione del mondo reale e dei suoi orrori.<br />
3) Che rapporto ha l’immaginario orrorifico con la realtà Perché si scrive horror, quando già il tg ci<br />
riporta continuamente notizie terribili Per esorcizzare, per andare oltre, per… cosa Insomma, per quale<br />
motivo hai scelto di scrivere horror<br />
La risposta continua e integra la bozza precedente di riflessione. L'immaginario orrorifico moderno è in<br />
grado di scandagliare il reale meglio di un fondo di Gramellini (con tutto il rispetto...). I miei lavori, da<br />
sempre, sono zeppi di “realtà” in quanto sono convinto che l'horror, per come lo intendo io, può investigare,<br />
a fondo e con sorprendente utilità sociale, la bieca attualità quotidiana. Di sicuro pesa un mio minimo<br />
trascorso giornalistico, ma tant'è... Nel mio primo horror, Un brivido sulla Schiena del Drago del 1987,<br />
parlavo della strage alla stazione di Bologna, del suicidio di massa della Guyana, del figlio di Sam e di Pol<br />
Pot. Troppo eretico persino per alcuni colleghi. Se mi concedi una paradossale quanto tragica conferma<br />
alla mia tesi, che l'horror sia divenuto oggi la realtà grafica e tematica del presente lo hanno ben capito le<br />
belve dell'ISIS che vogliono annegare – tramite immagini virali - l'inconscio occidentale in un un pozzo<br />
perenne di paura, quel che Paul Virilio chiama “l'attesa insostenibile della Catastrofe”.<br />
4) Parlaci un po' degli ultimi tuoi lavori: “La croce sulle labbra” e “Io sono le voci”. Cosa ti ha spinto a<br />
scriverli e cosa volevi comunicare ai lettori<br />
Appunto, quel che si diceva prima. Ossessioni contemporanee e attualissime. La croce sulle labbra,<br />
prodotto in tempi non sospetti, racconta di un morbo prionico che devasta Milano con modalità molto simili<br />
a quelle del virus Ebola. Io sono le voci è l'allegoria in chiave thriller – ma un thriller alla mia maniera... -<br />
delle conseguenze delle immagini virali sulle menti modulari. Per dirla meglio, un'elaborazione fantastica di<br />
quella “possessione mediatica” di cui scrivevo nel '98 con l'amico psichiatra Pierangelo Garzia. In due<br />
parole, un libro decisamente “forte” sulla casistica, in realtà solo americana, dei Copycat Movie Killers,<br />
personaggi schizzati che compiono omicidi ispirati dalla visione di certi film.<br />
Segue...<br />
Pag. 20
Le<br />
interviste!<br />
Creep<br />
Advisor<br />
DANILO ARONA<br />
Segue...<br />
5) Qual è, fra i tuoi mille progetti, quello che ti<br />
sta più a cuore Il libro che ti è rimasto dentro<br />
Nessun dubbio, L'estate di Montebuio. Scrivevo<br />
anche di me e per qualche misterioso motivo<br />
attraversavo uno stato di grazia. E poi lo lavorai<br />
assieme al mai troppo compianto Paolo De<br />
Crescenzo della Gargoyle Books. Un uomo<br />
preziosissimo che ci ha lasciato troppo presto.<br />
6) Parlaci un po' dei tuoi lavori futuri. Cosa<br />
possiamo aspettarci prossimamente<br />
Un romanzo di 500.000 battute prodotto a<br />
quattro mani con una straordinaria sceneggiatrice<br />
romagnola, sviluppo di parecchie mie tematiche<br />
passate e non ancora del tutto espresse. Ci<br />
stanno dentro: l'Apocalisse, il relativismo della<br />
realtà, i mostri della mente ma... non posso<br />
ancora sbottonarmi. Per il resto, rispondo solo più<br />
alle “chiamate”. Se mi chiedono un racconto e se<br />
la paga (che può essere anche un sorriso –<br />
dipende da chi sorride...) è buona, si può fare.<br />
7) Quali sono, secondo te, gli accorgimenti da<br />
seguire per scrivere una buona storia horror Dai<br />
qualche consiglio agli autori che intendono<br />
partecipare al nostro concorso.<br />
Fermo restando che non mi reputo affatto un<br />
modello da seguire, per me oggi una buona storia<br />
horror mi deve far diffidare della presunta<br />
“normalità” in cui ci illudiamo di vivere immersi.<br />
Scrivere col cuore, con la pancia, con i visceri.<br />
Schemini e piani di lavoro servono a patto di non divenirne schiavi. E poi sì... collegarsi, se ci si riesce, con<br />
quella “zona zero” cui alludeva anche Gaiman. Ognuno, con autentica velleità di scrittore, sa come fare.<br />
Ognuno ha il suo starter psicotropo... Il mio continua a essere il cinema.<br />
(Elenco completo dei suoi lavori:<br />
http://www.daniloarona.com/index.phpoption=com_simplelists&view=simplelist&category_id=37&Itemid=54 )<br />
Pag. 21
I giurati!<br />
Creep<br />
Advisor<br />
STEFANO PASTOR<br />
Nato a Ventimiglia nel 1958, nel 2011 si è trasferito a Cento, in provincia di<br />
Ferrara. Appassionato di scrittura fin da giovane, ha potuto dedicarsi a questa<br />
sua passione solo dal 2008, dopo vent’anni passati nel commercio di musica e<br />
film. Il suo primo successo l’ha ottenuto vincendo il Premio Letterario Città di<br />
Ventimiglia con il romanzo “Holiday”, pubblicato dall’Editrice Zona col titolo di<br />
“Ritorno a Ventimiglia” nel maggio 2010. Successivamente ha vinto anche il<br />
Premio Le Fenici indetto da Montag col thriller “L’intervista”, pubblicato nel<br />
novembre 2010. Sono seguiti una decina di altri titoli, pubblicati con diversi<br />
editori. Il suo romanzo “L’illusione” è risultato tra i vincitori del Torneo IoScrittore<br />
2011, indetto dal gruppo Gems, ed è stato pubblicato da Fazi col titolo “Il<br />
giocattolaio”. Ultimo romanzo pubblicato il thriller avventuroso “Figli che odiano<br />
le madri”, sempre per l’editore Fazi, nel novembre 2013.<br />
Recentemente ha scelto la via dell'autopubblicazione, diventando un autore<br />
indipendente. Proprio in quest'ultimo periodo sta operando la migrazione delle<br />
sue pubblicazioni presso una piattaforma che le distribuirà su ogni negozio<br />
online, comprese tutte le opere pubblicate in passato con piccoli editori, di cui è<br />
nuovamente rientrato in possesso dei diritti.<br />
Noi di <strong>È</strong> scrivere abbiamo già avuto il piacere di intervistare<br />
Stefano Pastor, in passato. Ora come allora, questo autore ci affascina<br />
per il suo talento innato nel narrare storie, siano esse horror, thriller o<br />
fantasy. Una penna, la sua, capace di suscitare emozioni nei suoi<br />
lettori, scorrevole e prolifica. Pensiamo che possa essere un ottimo<br />
giurato per il nostro concorso horror Creep Advisor e siamo orgogliosi<br />
di averlo con noi in questo progetto.<br />
Alcuni dei suoi ultimi lavori:<br />
- La mia favola<br />
Trama: C’è un mondo a parte, ed è quello dei bambini. Lì giocano e sono<br />
felici, finché non diventano troppo alti. Allora arriva l’orco e li porta via. Per<br />
mangiarseli, loro ne sono convinti. L’hanno accettato, è l’ordine naturale<br />
delle cose. Ma non Gatto, lui non può. <strong>È</strong> già sfuggito all’orco una volta e<br />
quando arriva il suo turno ci riesce ancora. Si perde in un mondo buio,<br />
completamente diverso dal suo, fatto solo di caverne e di strane pareti con<br />
le gobbe. Alla fine trova una caverna immensa, che pare non avere fine.<br />
Cammina per tantissimo tempo, finché non appare una luce. <strong>È</strong> lontanissima<br />
e scalda, sembra sollevarsi, diventa rotonda. Mostra ciò che lo circonda. Un<br />
mondo nuovo, diverso, mai neppure immaginato, pieno di insidie e<br />
meraviglie, dove si nasconde la risposta a ogni sua domanda.<br />
- Freaks<br />
Trama: Uno strano Circo viaggia per il mondo, presentando fenomeni unici.<br />
Sotto la direzione del Magnifico Santini bizzarre creature si esibiscono sul palco. I<br />
loro corpi ricordano antiche creature mitologiche. Il Magnifico li possiede, gestisce<br />
le loro vite, soprattutto le loro unioni, nella speranza che producano nuovi<br />
fenomeni. Quando decide di far accoppiare le due star dello spettacolo, si attira il<br />
risentimento di tutti. Perché Penelope, la donna ragno in grado di creare<br />
meravigliose ragnatele, è appena una ragazza, mentre LUI è considerato un<br />
mostro. Cresciuto in gabbia come una bestia, senza neppure un nome, sottoposto<br />
a ogni sopruso per renderlo più feroce, non parla e si nutre solo di sangue. Non sa<br />
che lei l’ha sempre amato, fin da quando erano bambini, e che ora può finalmente<br />
averlo. Ma la scelta di Penelope potrebbe essere un’altra. Potrebbe anche non<br />
accettare di essere di nuovo usata, compiere un’azione sconsiderata, liberare nel<br />
mondo un essere micidiale, affamato e carico d’odio.<br />
Pag. 22
Le<br />
interviste!<br />
Creep<br />
Advisor<br />
STEFANO PASTOR<br />
Ecco, dunque, la nuova intervista che abbiamo fatto noi di <strong>È</strong> scrivere a Stefano e le sue<br />
interessantissime risposte:<br />
1) Domanda di rito che stiamo ponendo a tutti i nostri giurati. Recentemente sul nostro forum ci siamo<br />
chiesti: da dove nascono le idee<br />
Neil Gaiman, in questo articolo parla di confluenza e sogni a occhi aperti.<br />
Ora questa domanda la giriamo a te: da dove pensi nascano le idee E, soprattutto, da dove nascono le<br />
tue<br />
Le idee sono ovunque, o almeno per me è sempre stato così. Qualunque azione può generare un’idea:<br />
leggere un libro, guardare un film, sentire il telegiornale. Spesso nascono da particolari irrilevanti, da cui<br />
scaturisce l’inevitabile domanda: “E se…”. Per esempio, un libro lungo e complesso come “Figli che<br />
odiano le madri” è nato leggendo un articolo di giornale in cui si parlava di un’operazione chirurgica molto<br />
particolare, effettuata per la prima volta con successo. I miei libri gemelli, ovvero “Il Giocattolaio” e “La mia<br />
favola”, sono stati concepiti insieme dopo la lettura di due classiche favole: Pollicino e Hansel & Gretel.<br />
“Lizzi Bizzi e la Strega Rossa” è nato dopo aver visto un vecchio cartone animato di Tom & Jerry. Altri,<br />
invece, come “Freaks” e “Isola segreta”, sono stati scritti su misura per partecipare a concorsi, quindi con<br />
situazioni e limiti ben definiti. Unica eccezione è “Carnival”, in cui mi sono ispirato a un racconto già<br />
esistente (di Lovecraft), da cui ho preso ben presto le distanze.<br />
2) Dalla nostra ultima intervista sono cambiate un po’ di cose, prima fra tutte la tua voglia di pubblicare<br />
con una “Big”. Puoi parlarci delle motivazioni di questo tuo cambiamento di vedute<br />
Ammetto che vincere IoScrittore ed essere pubblicato da un editore importante è stata un’esperienza<br />
unica. Purtroppo avevo idealizzato il mondo dell’editoria e non sono stato in grado di adattarmi a certi<br />
meccanismi del sistema. Lentamente la passione per la scrittura è diminuita, mentre i difetti di quel mondo<br />
hanno superato i pregi. Avere di nuovo il controllo dei miei libri mi è parsa l’unica soluzione. Rimettermi in<br />
gioco, ricominciare, diventare indipendente. Comunque possa andare non mi pentirò di questa scelta.<br />
3) Vista la tua prolificità, vorremmo sapere: scrivi una storia alla volta o ti capita di portare avanti più<br />
progetti contemporaneamente<br />
Scrivo una storia per volta, ma mi è capitato spesso di interrompere un lavoro se mi viene un’idea<br />
geniale per un’altra storia (le idee sono sempre “geniali”, almeno per i primi giorni). Talvolta poi riprendo i<br />
lavori interrotti, ma non sempre. Ho già accumulato una ventina di romanzi messi in ibernazione. E ad<br />
alcuni mancava davvero poco per finirli.<br />
4) Sappiamo che stai cambiando tutte le copertine dei tuoi lavori per uniformarne lo stile, ora che ti stai<br />
avventurando nel mondo del self-publishing. Chi è l’autore delle tue cover E sei tu che gli hai fornito le<br />
direttive per questo restyling<br />
Partecipo alla creazione delle copertine insieme a una mia amica. I nostri gusti sono diametralmente<br />
opposti, io troppo dark e gotico, lei vintage e naïf. Trovare un punto d’incontro è arduo, ma alla fine ci<br />
riusciamo. Con la speranza che ciò che piace a noi possa piacere anche ai lettori.<br />
.5) Quali progetti potremo aspettarci da te nel futuro C’è qualche nuovo romanzo all’orizzonte<br />
Dipende! In scrittura no, al momento non ho più tempo. Ho voluto diventare editore di me stesso e ora ne<br />
pago le conseguenze. La preparazione dei libri da pubblicare (editing, correzione di bozze, impaginazione,<br />
copertine, distribuzione) mi occupa a tempo pieno.<br />
In pubblicazione, invece, ce ne sono tanti. <strong>È</strong> mia intenzione pubblicare almeno un romanzo al mese,<br />
nonché qualche racconto e novella.<br />
Può sembrare troppo, ma in fondo è una liberazione. Per me, in quanto mi sento assediato da tutti questi<br />
romanzi inediti, al punto che mi sembra inutile scriverne altri. Per i romanzi, soprattutto, perché finalmente<br />
potranno essere letti. La vita è troppo breve per rimandare sempre, qualche volta bisogna osare (ed<br />
esagerare).<br />
Segue...<br />
Pag. 23
Le<br />
interviste!<br />
Creep<br />
Advisor<br />
STEFANO PASTOR<br />
Segue...<br />
6) Come pensi di procedere nella promozione delle tue opere ora che sei un autore indipendente<br />
Hai toccato un tasto dolente. Nel marketing sono una frana. Mi vergogno a pubblicizzarmi, e questo è un<br />
male. Benché ormai sia considerata una leggenda, mi fido ancora del passaparola. Sono convinto che le mie<br />
storie piaceranno e saranno loro stesse a pubblicizzarsi. Un’idea romantica e fuori moda, poco realistica, lo<br />
so. Però non si può mai dire, se le storie sono belle prima o poi verranno lette. E lo sono Questo non sono io<br />
che posso dirlo. (Bellissime!)<br />
7) Anche questa è una domanda di rito che stiamo ponendo a tutti i<br />
nostri giurati: quali sono, secondo te, gli accorgimenti da seguire per<br />
scrivere una buona storia horror Dai qualche consiglio agli autori che<br />
intendono partecipare al nostro concorso.<br />
I requisiti sono sempre gli stessi, qualunque sia il genere.<br />
Originalità, una voce particolare, un tocco personale.<br />
I libri-fotocopia magari vendono, però non sono<br />
belli.<br />
Se si vuole scrivere qualcosa di bello<br />
non basta copiare ciò che c’è già, ma<br />
creare qualcosa di nuovo.<br />
Tutto è già stato scritto, ripete in<br />
continuazione chi non ha idee, ma non<br />
è mica vero. E questo vale per ogni<br />
tipo di scrittura, anche per il concorso.<br />
Pag. 24
I giurati!<br />
Creep<br />
Advisor<br />
DIEGO DI DIO<br />
Diego Di Dio è nato nel 1985. Laureato in<br />
giurisprudenza con una tesi in editoria, ha pubblicato, con<br />
il Giallo Mondadori, i racconti “I dodici apostoli”, “Il canto<br />
dei gabbiani” e “L’uomo dei cani”. Nel corso del tempo, si<br />
è aggiudicato i premi: Mario Casacci (Orme Gialle) con il<br />
racconto “La signora”, il premio WMI con “C’è ancora<br />
tempo” e il Nero Premio con il racconto “Il coltellaio”. Oltre<br />
a una trentina di racconti sparsi, ha pubblicato la raccolta<br />
di racconti noir “<strong>È</strong> tempo sprecato uccidere i morti”<br />
(Dunwich Edizioni, 2013), il thriller sovrannaturale<br />
“Condannati a morte” (Milano Nera, 2013) e l’action<br />
thriller “Scala reale” (Delos Digital, 2014).<br />
Specializzato al corso Oblique per redattori editoriali,<br />
collabora come correttore di bozze ed editor per case<br />
editrici, agenzie letterarie e committenti privati.<br />
Gestisce un blog personale all’indirizzo<br />
www.dieguitodidio.blogspot.it e fornisce servizi editoriali<br />
attraverso il sito www.saperscrivere.com<br />
Di Diego Di Dio abbiamo recensito il suo: “<strong>È</strong> tempo sprecato uccidere i morti”, raccolta di racconti noir edita da<br />
Dunwich Edizioni. Di lui abbiamo detto: “I racconti di Di Dio si leggono e si apprezzano nella loro interezza, quasi<br />
mai per il solo finale. La bellezza è nei personaggi, nei dialoghi, nelle ambientazioni vive e potenti, nelle ingiustizie<br />
e nella follia.”<br />
Recentemente un suo racconto, L’Uomo dei Cani,<br />
è stato pubblicato in appendice a un volume targato<br />
Giallo Mondadori (“Scritto fra gli astri” di Jonathan<br />
Stagge).<br />
Lo si può trovare in tutte le edicole e in tutti gli<br />
store online.<br />
Oltre a essere un appassionato dei generi horror e noir,<br />
Diego collabora come correttore di bozze ed editor per agenzie<br />
letterarie, case editrici e committenti privati.<br />
Ha una grande abilità nello scrivere racconti, che sono il suo<br />
marchio di fabbrica. Nello specifico, è abilissimo a scrivere<br />
racconti horror/noir. Dunque, il candidato perfetto per la giuria di<br />
un concorso come Creep Advisor.<br />
Pag. 25
Le<br />
interviste!<br />
Creep<br />
Advisor<br />
DIEGO DI DIO<br />
Per farvi conoscere meglio il nostro giurato, vi rimando all'intervista che gli abbiamo fatto e alle<br />
risposte che Diego ci ha dato:<br />
1) Iniziamo con una domanda che stiamo ponendo a tutti i nostri giurati. Recentemente sul nostro forum<br />
ci siamo chiesti: da dove nascono le idee<br />
Neil Gaiman, in questo articolo parla di confluenza e sogni a occhi aperti.<br />
Ora questo interrogativo lo giriamo a te: da dove pensi nascano le idee E, soprattutto, da dove nascono<br />
le tue<br />
Io penso che le idee, in generale, nascano dal caso. Quando si ha una mente predisposta, pronta a<br />
fantasticare su ogni cosa – la mente di uno scrittore dovrebbe essere così, secondo me – allora un’idea<br />
può nascere da un film, da una frase catturata per strada, dal verso di una canzone, dallo sguardo di<br />
una ragazza.<br />
2) Secondo te, quali sbocchi “nuovi” potrebbe avere l’horror Quali potrebbero essere le storie e le figure<br />
“innovative” che possano portare a un inedito modo di scrivere horror<br />
Uhm, purtroppo su questo sono un po’ pessimista.<br />
Nel senso che il mercato italiano dell’horror praticamente non esiste. L’horror lo importiamo, come<br />
quasi tutto il resto, mentre la nostra realtà editoriale tarpa le ali a qualsiasi autore esordiente che abbia<br />
qualcosa da dire in questo genere, così complesso e bello. In generale, credo che tutto sia già stato<br />
scritto e detto. L’unico modo per essere originali non è cambiare il mondo, ma guardare lo stesso mondo<br />
con occhi diversi.<br />
3) C'è differenza fra scrivere racconti e scrivere romanzi Quali accorgimenti è bene adottare in uno o<br />
nell’altro caso<br />
Scrivere romanzi è più bello perché hai uno spazio che ti consente di esprimerti al meglio, approfondire<br />
la psiche dei personaggi, costruire retroscena e flashback, gestire la storia. Anche scrivere racconti<br />
mi piace (ufficialmente, finora ho pubblicato solo racconti), ma la differenza è che, nel caso dei racconti,<br />
conta soprattutto l’idea. Hai meno spazio e devi appassionare il lettore, quindi ti devi spicciare. Nel romanzo,<br />
invece, puoi prenderti i giusti tempi.<br />
4) Hai in mente di scrivere altri racconti e novelle, in futuro O potremo aspettarci un romanzo tutto<br />
tuo<br />
Entrambi. Racconti brevi e lunghi, sempre. Romanzi, pure. Ci sto lavorando, eh.<br />
5) Qual è la “figura orrorifica” che preferisci, tra le tante di cui si è parlato nei secoli<br />
Il mostro di Frankenstein. Il romanzo gotico di Mary Shelley resta uno dei più grandi capolavori di<br />
sempre proprio perché racconta una storia, e usa un personaggio, in grado di insegnare qualcosa in<br />
ogni epoca.<br />
6) A tuo parere, i concorsi letterari sono un buon metodo per emergere o servono solo per l’autocelebrazione<br />
Dipende dai concorsi.<br />
Io ho esordito con la Mondadori proprio grazie a un concorso, quindi direi che quelli seri e professionali<br />
meritano senz’altro la fiducia degli autori esordienti. Gli altri concorsi, che magari cercano solo di<br />
spillare soldi, è bene lasciarli dove stanno.<br />
7) Anche questa è una domanda che stiamo ponendo a tutti i nostri giurati. Quali sono, secondo te, gli<br />
accorgimenti da seguire per scrivere una buona storia horror Dai qualche consiglio agli autori che<br />
intendono partecipare al nostro concorso.<br />
Quando scrivete, non pensate a quello che vorreste leggere.<br />
Ma a quello che vorreste scrivere.<br />
Pag. 26
I giurati!<br />
Creep<br />
Advisor<br />
SERGIO ORICCI<br />
Sergio Oricci è nato in Toscana nel 1982. Ha scritto due romanzi<br />
(Gioie e sapori, Fame – editi da I Sognatori) e diversi racconti (La<br />
stanza, Una donna con personalità, Il posto più scomodo – apparsi<br />
sulla rivista Altrisogni). Vive a Firenze.<br />
Abbiamo avuto il piacere di leggere la sua opera prima “Gioie e<br />
sapori” e ci siamo innamorati della sua scrittura, a tratti<br />
dissacrante ed estremamente scorrevole. Un modo di scrivere<br />
horror che ci ha ricordato un po' lo stile di King. Abbiamo pertanto<br />
richiesto la sua presenza come giurato, anche se come autore<br />
non è un assiduo frequentatore di forum e portali letterari.<br />
Troviamo che abbia tutte le capacità per giudicare i racconti che<br />
giungeranno in redazione.<br />
I suoi ultimi lavori:<br />
- L’enigma del vetro<br />
Titolo: L'enigma<br />
del vetro<br />
Autore: Sergio<br />
Oricci<br />
Editore:<br />
Libromania<br />
Formato: ebook<br />
Prezzo: 3,99 euro<br />
Trama:<br />
Firenze è caduta nelle mani di un regime totalitario.<br />
L’unica opposizione è una fazione clandestina: un gruppo<br />
di ragazzi e ragazze impegnati in una lotta quotidiana per la<br />
sopravvivenza sotto gli occhi di uno spettatore enigmatico e<br />
senza identità.<br />
Grazie a un misterioso artefatto di vetro, il giovane<br />
spettatore può comunicare con i ribelli ed evadere dalla sua<br />
deprimente realtà.<br />
Due storie parallele destinate a incontrarsi nella sfida<br />
finale.<br />
- Bianco Shocking<br />
Titolo: Bianco<br />
Shocking<br />
Autore: Sergio<br />
Oricci<br />
Editore: 20090,<br />
collana Miyagawa<br />
Formato: cartaceo<br />
Prezzo: 8 euro<br />
Trama:<br />
“Ma da un momento all’altro voi siete diventati voi e io sono<br />
rimasto io. Mentre prima eravamo noi”.<br />
Pietro è ossessionato dalle facce. Ha la casa tappezzata di<br />
fotografie che ritraggono i suoi soggetti preferiti: persone<br />
distrutte dalla droga, suicidi. Quando diventa necessario<br />
cercare dei coinquilini, la prima preoccupazione è quella di<br />
trovare qualcuno che non si faccia spaventare dalla sua<br />
passione. Alla fine trova Anna, ragazza completamente bianca,<br />
di un bianco che acceca. Poi arriveranno Giorgio, un<br />
“senzafaccia”, e la sua compagna Marta, artista che dipinge<br />
ogni giorno un’espressione diversa sul volto.<br />
I quattro, per vivere, decidono di organizzare uno spettacolo itinerante nel quale<br />
mettere in scena le proprie stranezze. Presto Pietro capirà di essere l'anello debole<br />
dello spettacolo. La sua stranezza non è abbastanza particolare perché gli altri<br />
l’accettino.<br />
Con la compostezza della sua scrittura, Sergio Oricci delinea senza scomporsi<br />
personaggi e situazioni da choc e ci convince alla fine che spesso la normalità rende<br />
più soli della diversità.<br />
Bianco shocking è un romanzo breve e intenso, sottilmente angosciante senza mai<br />
scadere nell’effetto facile.<br />
Pag. 27
Le<br />
interviste!<br />
Creep<br />
Advisor<br />
SERGIO ORICCI<br />
Ecco, dunque, l'intervista che abbiamo fatto noi di <strong>È</strong> scrivere e le risposte di Sergio:<br />
1) Domanda di rito che stiamo ponendo a tutti i nostri giurati. Recentemente sul nostro forum ci siamo<br />
chiesti: da dove nascono le idee<br />
Neil Gaiman, in questo articolo parla di confluenza e sogni a occhi aperti.<br />
Ora questa domanda la giriamo a te: da dove pensi nascano le idee E, soprattutto, da dove nascono<br />
le tue<br />
Nascono da un dettaglio che non mi lascia in pace, da una situazione, un'immagine che scaturisce<br />
come mille altre e che poi però inizia a diventare sempre più presente, fino a essere quasi un pensiero<br />
ossessivo. A un certo punto devo mettere su carta le idee che spingono con più forza, perché in astratto<br />
sembrano tutte interessanti, ma soltanto quando inizio a scrivere mi rendo conto di quali lo siano<br />
davvero. Alla fine le butto quasi tutte.<br />
2) Quando potremo leggere l'ultimo volume della trilogia iniziata con “Gioie e sapori” Ora che la casa<br />
editrice I Sognatori è mutata in Factory Editoriale potremo mai vedere il terzo capitolo della saga o<br />
dobbiamo accontentarci dei primi due<br />
Non faccio più parte della Factory Editoriale I Sognatori, e in questo momento preferisco dedicarmi a<br />
nuovi progetti. Per adesso non credo di avere qualcosa da aggiungere alla saga di “Gioie e sapori”, ma<br />
in futuro potrei anche rimetterci le mani, magari riscrivendo i primi due capitoli, prima di iniziarne un<br />
terzo.<br />
3) Parlaci un po' degli ultimi tuoi lavori “L'enigma del vetro” e “Bianco Shocking”, due romanzi molto<br />
diversi tra loro.<br />
Sono molto diversi, è vero. Forse perché la prima stesura dell'enigma del vetro è stata scritta tra il<br />
2011 e il 2012, e il romanzo per arrivare alla sua forma definitiva è passato attraverso diverse riscritture,<br />
mentre Bianco Shocking è l'ultima opera che ho terminato, ed è anche la mia preferita, ma è solo una<br />
mia opinione che vale meno di quella di un lettore qualsiasi.<br />
L'enigma del vetro è un fumettone che mischia fantasy, fantascienza e horror, pieno di citazioni e di<br />
riferimenti alla cultura pop. <strong>È</strong> un romanzo in cui la storia è l'elemento fondamentale. Mi piace definirlo<br />
come una mia personale versione punk del romanzo “La storia infinita” di Michael Ende. So che prima o<br />
poi, da qualche parte, pagherò le conseguenze di questa affermazione.<br />
Bianco Shocking invece credo sia meno accessibile, e sicuramente più triste. Nel racconto non<br />
succede moltissimo, e tutto ruota intorno al precario equilibrio tra i personaggi, ognuno con le proprie<br />
nevrosi e ossessioni. Nel libro parlo di rapporti umani in modo più personale. Bianco Shocking è il<br />
racconto che sento più mio, ma è anche l'unico che riesco a leggere come se fosse stato scritto da<br />
qualcun altro. Non so se sia un bene o un male.<br />
4) Nei tuoi libri si può notare spesso una fusione fra cibo e trame/personaggi (sia in “Gioie e sapori”<br />
che in “Fame”, ma anche nel recentissimo “Bianco Shocking” troviamo delle descrizioni che stimolano<br />
gusto e olfatto). Si tratta di una scelta consapevole, quella di voler dare un sapore alle varie situazioni, o<br />
è un tipo di scrittura che ti sorge spontaneo<br />
Non è una questione che riguarda la narrativa. Il cibo è importante. <strong>È</strong> in relazione strettissima con il<br />
corpo. Lo può modificare, deformare, stravolgere in un senso o nell'altro. Ti rende felice, può consolare,<br />
ma anche deprimere in modo profondo.<br />
Segue...<br />
Pag. 28
Le<br />
interviste!<br />
Creep<br />
Advisor<br />
SERGIO ORICCI<br />
Segue...<br />
5) Che rapporto ha, per te, l’immaginario orrorifico con la realtà Per per quale motivo hai scelto di<br />
scrivere horror<br />
Il motivo è che mi diverte. Non dovrei dirlo, perché l'horror dovrebbe spaventare. Ma quando scrivo<br />
horror, finisce sempre con un risultato più “leggero” rispetto a quello che viene fuori quando scrivo altro.<br />
Trovo che l'horror che si prende sul serio sia tremendamente noioso, e che non funzioni. Quindi<br />
quando ho bisogno di scrivere per divertirmi, seguo il consiglio di Richard Laymon (e di Wes Craven) e<br />
urlo “più sangue!”, anche quando ce n'è già più del necessario.<br />
6) Quando scrivi utilizzi una scaletta o lasci che sia la storia a proseguire il suo corso, senza schemi<br />
Il metodo è sempre diverso. Dipende da cosa sto scrivendo. A volte ci può essere molto da lavorare<br />
sul linguaggio, altre sulla documentazione, altre ancora sulla struttura o sulla storia vera e propria. In<br />
realtà c'è sempre da lavorare su tutti questi aspetti, ma l'approccio e le priorità cambiano continuamente.<br />
Comunque una scaletta in testa c'è, ma resto aperto a modificare anche le poche certezze che ho<br />
all'inizio.<br />
7) Anche questa è una domanda di rito che stiamo ponendo a tutti i nostri giurati: quali sono, secondo<br />
te, gli accorgimenti da seguire per scrivere una buona storia horror Dai qualche consiglio agli autori che<br />
intendono partecipare al nostro concorso.<br />
Leggete molto. Non necessariamente horror, o comunque non solo. I classici vanno benissimo, ma<br />
non bastano. Ricordatevi che, nel momento in cui iniziate a battere sulla tastiera, state producendo<br />
narrativa contemporanea, che verrà letta – si spera – da vostri contemporanei. Questo vale per qualsiasi<br />
cosa si voglia scrivere.<br />
Per quanto riguarda l'horror nello specifico, io mi terrei lontano dalle figure “tradizionali” del genere. <strong>È</strong><br />
molto difficile gestirle senza cadere nei soliti luoghi comuni. Ma in fondo è un luogo comune anche<br />
questo, adesso che ci penso.<br />
Pag. 29
Il bando<br />
completo!<br />
Creep<br />
Advisor<br />
Avete sempre sognato<br />
di essere dei reporter<br />
dell’occulto, ma vi manca<br />
il coraggio<br />
O vi vedete, piuttosto,<br />
come topi da biblioteca a<br />
cui piace scrivere nel buio<br />
della propria stanza e la-<br />
sciare il resto all’immagi-<br />
nazione<br />
Nessuna paura! Noi di<br />
<strong>È</strong> scrivere abbiamo l’idea<br />
giusta per entrambi i casi!<br />
Concorso targato <strong>È</strong> scrivere<br />
Ai migliori, oltre che<br />
nell’antologia,<br />
verrà<br />
dato spazio sulla no-<br />
stra rivista e/o sul no-<br />
stro blog per un’inter-<br />
vista!<br />
Abbiamo aperto un<br />
topic apposito sul sito<br />
di escrivere.com, , dove<br />
sarà possibile porre<br />
domande e seguire i<br />
vari<br />
aggiornamenti<br />
sull’andamento<br />
del<br />
concorso.<br />
<strong>È</strong> scrivere indice un concorso per racconti horror,<br />
ma non si tratta di un concorso qualunque.<br />
Il nostro scopo è quello di creare un’antologia che sia<br />
a metà fra una guida turistica dei luoghi dell’orrore (quin-<br />
di con riferimenti reali a leggende locali, eventuali tour<br />
nelle case infestate etc etc) e una raccolta di storie di<br />
fantasia.<br />
Qualcosa simile a The blair witch project.<br />
Vogliamo racconti inventati ambientati in posti reali e<br />
vogliamo poter inserire mappe, disegni, foto e ricostru-<br />
zioni dei luoghi in cui questi racconti si svolgono.<br />
Dunque, cosa cerchiamo nello specifico<br />
1) Racconti del terrore ambientati in Italia in luoghi<br />
REALMENTE INFESTATI o di cui si conoscono LEG-<br />
GENDE o MITI POPOLARI e narrati in prima persona.<br />
2) Foto, mappe e ricostruzioni di questi luoghi.<br />
3) Disegni, illustrazioni e tavole ispirate ai vari racconti.<br />
Ogni autore può partecipare massimo con 2 racconti e<br />
3 illustrazioni.<br />
Premio:<br />
I racconti e le illustrazioni che passeranno la selezione<br />
saranno inseriti all’interno di un’antologia che verrà di-<br />
stribuita GRATUITAMENTE da escrivere.com, , quindi non<br />
sono previsti premi in denaro, solo tanta visibilità.<br />
Il concorso si svolgerà in due fasi:<br />
Fase 1: raccolta dei racconti.<br />
Lunghezza: min 12mila e max 35mila caratteri<br />
(spazi inclusi).<br />
Scadenza: 31 marzo 2015<br />
Regole: Chi ci invia il racconto può (se vuole) in-<br />
viarci anche foto, documenti, immagini, mappe e altre<br />
informazioni sul luogo in cui il racconto è ambientato.<br />
Ma deve obbligatoriamente specificare il nome del<br />
luogo e della struttura a cui il racconto fa riferimento.<br />
Invio del materiale: il materiale va inviato all’indi-<br />
rizzo staff@escrivere.com<br />
Oggetto della mail: Racconto Creep Advisor –<br />
Nome Autore<br />
Testo della mail: l’autore è tenuto a specificare il<br />
nome del luogo e della struttura in cui il racconto è<br />
ambientato.<br />
Fase 2: disegni e illustrazioni<br />
Forniremo direttive per il tipo di immagini che cer-<br />
chiamo e a quel punto fisseremo una nuova data di<br />
scadenza per gli illustratori.<br />
<strong>È</strong> scrivere si riserva il diritto di non dar seguito al<br />
progetto nel caso in cui il materiale pervenuto non sia<br />
qualitativamente adeguato.<br />
Pag. 30
I giurati!<br />
Creep<br />
Advisor<br />
VALERIA BARBERA<br />
Valeria Barbera ha seguito corsi di scrittura con Franco Forte e di editing con<br />
Laura Platamone.<br />
Ha collaborato con Nero Press Edizioni per la revisione e l’editing di libri ed<br />
ebook. Ha fatto parte della giuria del Premio Polidori – sezione romanzi editi – e<br />
della giuria di Linea d’Ombra, Festival Culture Giovani, sezione cinema. Finora è<br />
stata segnalata e finalista al Premio Robot per la fantascienza, due volte<br />
finalista al Premio F.M. Crawford per l’horror, finalista al Concorso Sole a<br />
Mezzanotte per il fantasy e due volte segnalata al Premio Algernon Blackwood<br />
per l’horror.<br />
Alcuni suoi racconti li trovate sulle riviste Delos Books (Robot, Writers<br />
<strong>Magazine</strong> Italia) e in antologie Delos Books, E.F. Edizioni, Alcheringa Edizioni e<br />
dbooks.it.<br />
Abbiamo conosciuto Valeria grazie all'antologia Ore nere, edita da<br />
Dbooks.it in collaborazione con Altrisogni (che abbiamo recensito qui).<br />
Il suo racconto (Squali) ci ha colpito per lo stile duro, le metafore<br />
molto pertinenti con l'ambientazione e il linguaggio colorito che ben si<br />
adattavano al contesto sociale camorristico del racconto.<br />
Un modo particolare di fare horror, dunque, che potrebbe dare un<br />
punto di vista differente al suo ruolo come giurato di Creep Advisor.<br />
Unica donna in mezzo a tanti uomini, crediamo che Valeria possa<br />
giudicare i testi da un punto di vista femminile, ma non per questo meno<br />
ferrato sul genere.<br />
I suoi ultimi lavori:<br />
- Squali, racconto edito nell'antologia Ore nere (dbooks.it in collaborazione con<br />
Altrisogni).<br />
- Il labirinto delle realtà<br />
Titolo: Ore Nere<br />
Editore: dbooks<br />
A cura di Christian Antonini e Vito Di Domenico, rivista Altrisogni<br />
Formato: ebook e cartaceo<br />
Prezzo: €2.90 l'ebook, €9.90 il cartaceo<br />
Presentazione dell’antologia (dal sito dello store online):<br />
Molte cose possono accadere durante le ore nere: i morti camminano, i demoni<br />
percorrono la Terra, le peggiori minacce si tingono di sangue e l’impossibile<br />
irrompe nel quotidiano. In Altrisogni presenta: Ore nere troverete otto frammenti di<br />
buio, otto rintocchi inquietanti, uno per ciascuna delle ore più oscure della notte, dal<br />
tramonto del sole fino al sorgere di un nuovo giorno...ta: Ore nere troverete otto<br />
frammenti di buio, otto rintocchi inquietanti, uno per ciascuna delle ore più oscure<br />
della notte, dal tramonto del sole fino al sorgere di un nuovo giorno...<br />
Salvatore è un giovane carabiniere di Torre Annunziata, a un passo dalle nozze<br />
con Imma, e ha salvato molte vite dalla Camorra ma non quella di Mariano.<br />
<strong>È</strong> stata una fatalità, se lo ripete da vent’anni, fino al giorno in cui una visita al<br />
mercato delle “pezze” di Resina, Ercolano, gli farà cambiare idea. Perché saltare<br />
nel tempo è facile quanto fumare una sigaretta.<br />
Una labirintica odissea fra realtà e sogno, lungo la quale il novello Ulisse<br />
scoprirà davvero cos’è la Camorra e chi sono i camorristi.<br />
Pag. 31
Le<br />
interviste!<br />
Creep<br />
Advisor<br />
VALERIA BARBERA<br />
Vi lascio, dunque, all’intervista che abbiamo fatto a Valeria e alle sue interessanti risposte:<br />
1) Iniziamo con una domanda che abbiamo posto a tutti i nostri giurati. Recentemente sul nostro forum ci siamo chiesti:<br />
da dove nascono le idee<br />
Neil Gaiman, in questo articolo parla di confluenza e sogni a occhi aperti.<br />
Ora questa domanda la giriamo a te: da dove pensi nascano le idee E, soprattutto, da dove nascono le tue<br />
Prima di dare la risposta, vorrei ringraziarvi per avermi scelto come giurata e per l’ospitalità sui vostri canali.<br />
Veniamo alla domanda: secondo me, le idee nascono dalla interazione e dalla riflessione, in una tempesta interiore<br />
nella quale ogni tanto sfreccia un lampo, l’idea. Ogni persona incontrata potrebbe suggerire un nuovo personaggio, e ogni<br />
evento strano potrebbe diventare un racconto. Tutto sta a cogliere l’attimo e poi a scremare l’ispirazione, individuando gli<br />
spunti con una buona consistenza.<br />
Una volta le mie idee nascevano davanti al PC. Adesso la scintilla può scattare ovunque: mentre guardo la pubblicità<br />
alla TV, durante la lettura di un articolo, chiacchierando con qualcuno per strada. Le mie idee si alimentano della mia vita<br />
passata, presente e futura, ma soprattutto delle emozioni. Nascono dalla rabbia e dalla gioia, dal rimpianto e dalla<br />
speranza, dalla tenerezza che provo per il genere umano e perfino dai torti ricevuti, dagli angeli che guidano i miei passi e<br />
dai diavoli che cercano di tagliarmi le gambe. Nascono tutte dal desiderio di esplorare il sentiero del “What if” e dal<br />
coraggio di penetrare la nebbia del “Let’s see”.<br />
2) I tuoi racconti spaziano molto nel genere fantastico e non si fossilizzano soltanto sull’horror. C’è un genere fra questi<br />
(fantasy, horror, weird, fantascienza) che preferisci scrivere<br />
Ognuno dei generi menzionati soddisfa una mia esigenza espressiva, ma solo uno può soddisfarle tutte<br />
contemporaneamente: la fantascienza. Si tratta di un genere molto duttile e vasto, che si sposa bene con gli altri senza<br />
mai perdere la propria identità. La fantascienza può innescare nel lettore il sense of wonder, la reverenza per la<br />
sconvolgente bellezza del cosmo, ma anche il terrore dell’ignoto, del mostro nascosto nello spazio profondo che spesso<br />
coincide con noi stessi. Ci piace considerarci una specie intelligente, illuminata, invece siamo ancora scimmie, scimmie<br />
che maneggiano – e male – tablet e cellulari. Se non ci siamo ancora estinti è un miracolo, ma perfino quest’ultimo può<br />
trovare posto nella fantascienza: “miracolo”, infatti, significa “meraviglia”. E a me piace esplorarla, questa meraviglia, nel<br />
bene e nel male. La fantascienza mi consente di mangiare la fetta di torta… con tutta la torta.<br />
3) Quali sono gli autori che negli anni hai maggiormente apprezzato E c’è qualcuno di questi che ha ispirato le tue<br />
storie<br />
Appartengo alla generazione che ha visto lo sbarco sulla Luna, di conseguenza sono cresciuta con Verne e Wells, ma<br />
anche con Oscar Wilde, Pirandello, Burroughs, Agatha Christie, Edgar Allan Poe, Asimov, Bradbury, Kafka, per citarne<br />
alcuni. Nel corso degli anni si sono aggiunti altri scrittori, come Dan Simmons, Oriana Fallaci, Stephen King, Greg Egan,<br />
Borges, Chuck Palahniuk. Quando progetto la mia storia, però, li dimentico tutti, il mondo esterno cede il passo a quello<br />
interno. Mentre scrivo vado in trance ed esploro le pieghe della trama, l’anima dei personaggi, le possibilità; al termine<br />
della stesura rileggo e, a volte, incastonati fra le righe, noto echi relativi ai miti, alla storia antica, alla filosofia, alle religioni,<br />
alle fiabe, ai capisaldi della letteratura; accenni che approfondisco nella fase di editing. Nel racconto “Il labirinto delle<br />
realtà”, per esempio, il mio protagonista, sballottato dall’onda del Tempo e smarritosi tra le realtà alternative, paragona se<br />
stesso a Ulisse e la Camorra a una sirena; nell’horror “Squali”, galleggia un chiaro riferimento a Dante; il racconto noir<br />
Socialpatico, invece, premiato in un concorso nazionale di narrativa, tratta in chiave moderna un tipo di invisibilità sociale<br />
che si aggancia alle usanze dell’antico Egitto; un altro noir, “Rock ‘n’ Roll”, partito dai canti religiosi, tira in ballo Giobbe e<br />
Sant’Agostino. Insomma, durante il processo creativo, il mio inconscio torna alle origini della cultura, la stessa cultura che<br />
in misure diverse condividono anche i miei autori preferiti. Forse è proprio questo che me li fa amare.<br />
4) Hai qualche progetto in lavorazione, un romanzo che uscirà prossimamente o una raccolta di racconti<br />
Raccolta di racconti non ancora e non so se ce ne sarà mai una. C’è un progettino nell’aria, ma è ancora nella fase del<br />
pio desiderio. Riguardo ai romanzi, finora ne ho scritto uno breve, una novella che spero veda presto la luce. Altri due<br />
romanzi, più lunghi, sono in corso d’opera: uno è nello stadio avanzato, l’altro procede con calma. Molta calma. Avendo un<br />
passato lavorativo nelle vendite, credo che il cliente, cioè il lettore, vada sempre rispettato, perciò preferisco investire il<br />
tempo necessario per fare del mio meglio, piuttosto che liquidare tutto in una manciata di giorni, rischiando di dovermene<br />
pentire. Come recitano alcuni detti: “La fretta è amica del diavolo”, mentre “La calma è l’abilità nell’azione”.<br />
Segue...<br />
Pag. 32
Le<br />
interviste!<br />
Segue...<br />
Creep<br />
Advisor<br />
VALERIA BARBERA<br />
5) Abbiamo notato che a volte usi il dialetto napoletano nelle tue storie. Lo fai per donare veridicità ai racconti o per dare uno<br />
stile ben definito alla voce narrante<br />
Quando alcuni dei miei personaggi si esprimono in dialetto, lo fanno per gli stessi motivi per cui alcuni loro fratelli squartano<br />
delle povere vittime: hanno voglia di farlo. Nel tempo della sua fruizione, la storia deve diventare la realtà del lettore e questo è<br />
possibile solo concedendo ai personaggi la loro spontaneità, perfino se sono agli antipodi rispetto a me. A casa mia, per esempio,<br />
non parliamo in napoletano, perché è una lingua nobile e la conserviamo per la musica, la poesia, la scrittura. Nel momento in cui<br />
compongo una storia, però, metto da parte le abitudini e le convinzioni personali. Ascolto le esigenze dei personaggi, mediandole,<br />
senza mai violentarli. Ritengo che per donare veridicità alle vicende sia necessario rispettare la loro natura, altrimenti il racconto si<br />
ridurrebbe a una mera finzione, un copione, un artefatto destinato ad annoiare in primis me stessa. Si tratta inoltre di una lingua<br />
molto musicale, più dell’italiano e di qualsiasi altro dialetto. Non a caso la canzone napoletana è nota in tutto il mondo. I napoletani<br />
usano molto l’orecchio e la creatività. Difatti, non tutti parlano sempre in dialetto, e non tutti fanno uso delle medesime espressioni<br />
idiomatiche. A volte non parlano neppure in dialetto, ma si aggirano in una terra di mezzo, dove le parole e le frasi adottano<br />
ortografie e strutture grammaticali atipiche, simili a melodie parlate. Prima ancora del dialetto, comunque, Napoli è un modo di<br />
ragionare e di sentire, e questo non può essere improvvisato, né assorbito durante una breve visita, altrimenti si è condannati a<br />
scadere nello stereotipo. Ma credo che questo valga per ogni dialetto. Fino a oggi ho usato il napoletano, il romanesco (incluso il<br />
“coattese”) e, avendo dal lato del nonno paterno ascendenze siciliane, anche una spruzzatina del dialetto di quei luoghi; sempre e<br />
soltanto quando i personaggi lo reclamavano, mai per calcolo.<br />
6) Valeria, nella tua produzione ci sono parecchie storie con temi duri, e spesso con protagonisti e punti di vista maschili. Come<br />
mai questa scelta <strong>È</strong> un’imposizione che ti dai o segui semplicemente l’ispirazione, l’istinto<br />
<strong>È</strong> l’istinto a decidere. Il tema, il punto di vista e il sesso dei protagonisti si palesano a me impacchettati con l’idea. Mi ritengo<br />
fortunata, perché non potrei mai violentare la natura deie miei personaggi. So di uomini che scrivono di donne, e viceversa, solo<br />
per seguire il mercato, o perché sostengono di dover dimostrare qualcosa. Io no. I ruoli di genere, le antitesi maschio-femmina, gli<br />
assolutismi “Gli uomini sono predisposti a scrivere action, le donne il romance” mi hanno sempre fatto sorridere, talvolta<br />
arrabbiare. Gli stereotipi cambiano nei secoli, come le mode, ma hanno il potere di influenzare la massa a livello profondo. Basta<br />
dare uno sguardo alla storia dell’umanità: un tempo il Sole simboleggiava la femmina, non il maschio; nei miti e nella letteratura<br />
era il sesso forte a struggersi d’amore; nel Settecento gli uomini vestivano di rosa, di pizzi e merletti, si truccavano perfino. Tuttavia<br />
alcune menti vedono negli stereotipi delle verità imprescindibili. Per questo motivo sono sempre stata annoverata fra le donne<br />
“atipiche”. I miei studi e la professione hanno abbracciato la fisica e l’informatica, settori “notoriamente” femminili, ma ho anche<br />
lavorato nel turismo e nella pubblicità, dove la presenza delle donne è palpabile. Non l’ho fatto apposta, ho seguito le mie passioni.<br />
Molte mie storie sono maschili perché soddisfo un bisogno interiore. Chiamando in aiuto il mio racconto “Anima & Animus”<br />
(contenuto nell’antologia “#microxmas”): la mia “Anima” è in entanglement con quello che Jung chiamava Animus, la cosiddetta<br />
controparte maschile che sonnecchia in ogni persona di sesso femminile. La particolarità è che il mio Animus è sveglio e<br />
baldanzoso. Quando si sgranchisce le dita, il risultato è una storia maschile; Anima invece provvede a quelle femminili. Queste<br />
ultime sono in minoranza, perché finora quell’egocentrico di Animus ha ticchettato parecchio sulla mia tastiera, riuscendo a farsi<br />
apprezzare anche dagli uomini; inaspettatamente, dovrei dire, tuttavia è un risultato insolito solo per chi vede il mondo ancora in<br />
bianco e nero. Purtroppo, perfino nel ventunesimo secolo, il sesso del nome dell’autore ha il potere di creare delle aspettative e,<br />
nel caso di una autrice-autore, queste aspettative talvolta si piazzano sul cammino creando un muro di pregiudizi. In passato<br />
qualcuno ha criticato la mia esigenza di narrare dal punto di vista maschile, come se vanificassi anni di lotte per l’emancipazione<br />
femminile o, addirittura, volessi sfidare gli uomini. Mi piacerebbe dire di essere l’unica ad avere incontrato opposizioni simili, ma<br />
proprio lo scorso anno una scrittrice ha dovuto ricorrere al self-publishing per una sua antologia di racconti noir. Diverse grandi<br />
case editrici avevano giudicato le sue storie troppo “forti” e “sboccate” per una autrice e non è servito neppure cambiare sesso ad<br />
alcune sue protagoniste. Cosa mai avrebbero detto quegli editor del mio “Squali”, un horror narrato da un uomo maschilista e<br />
violento Per fortuna loro, e mia, ogni tanto scrivo anche di donne. E finalmente anche le mie “figliuole” iniziano a farsi apprezzare.<br />
Proprio di recente, l’inedito “Streghe” è stato finalista nella seconda edizione del Premio F. M. Crawford per la letteratura horror,<br />
entrando nella rosa dei selezionati per la pubblicazione nella antologia dedicata al premio. La me donna, Anima, è soddisfatta.<br />
7) Altra domanda che stiamo ponendo ai nostri giurati: quali sono, secondo te, gli accorgimenti da seguire per scrivere una<br />
buona storia horror Dai qualche consiglio agli autori che intendono partecipare al nostro concorso.<br />
Il mio primo consiglio è: lasciate perdere il mantra “Non c’è niente di nuovo” che sento spesso dire. Rompete le righe, osate,<br />
tirate fuori quel cigno nero che cullate da anni in religioso silenzio. Il secondo è: metteteci la pancia. Troppe volte incappo in storie<br />
sì, scritte in italiano corretto, con le virgole nei punti giusti e decorate con parole forbite, perfino con una gestione corretta del<br />
punto di vista, ma che non mi trasmettono nulla. Idee sprecate. Non vi compiacete della vostra retorica e non scimmiottate<br />
nessuno. Io voglio la sostanza, voglio il cuore: strappatevelo dal petto e inseritelo nel racconto (in senso figurato, mi raccomando).<br />
Non metto paletti, accetto sia l’horror sussurrato che lo splatter; basta che le anime dei personaggi, e della storia, escano libere,<br />
genuine e spontanee. Sono un lettore difficile da far inquietare, ma, se il vostro racconto farà paura a voi, ci sono buone probabilità<br />
che farà breccia anche con me. Come dice Stephen King nel suo manuale “On writing”, la scrittura è telepatia. Già che ci siete<br />
leggetelo, quel libro, rileggetelo se lo conoscete già, e scrivete la vostra storia. Lasciate decantare come il buon vino. Infine<br />
spedite il racconto solo quando dentro di voi scatta il verde. E in bocca al lupo. Quello mannaro, ovviamente.<br />
Pag. 33
I giurati!<br />
Creep<br />
Advisor<br />
ALAIN VOUDì<br />
Alain Voudì è nato a Genova nel 1963, ma vive in giro per il mondo. Grande<br />
appassionato di lettura e di scrittura, è stato vincitore o finalista in molti concorsi<br />
letterari (fra cui il premio Algernon Blackwood per la narrativa horror nel<br />
2013). Suoi racconti sono usciti, fra gli altri, nel Giallo Mondadori, sulle riviste<br />
Robot, Delos Science Fiction <strong>Magazine</strong>, Fantasy <strong>Magazine</strong> e Writers <strong>Magazine</strong><br />
Italia, oltre che nella serie “365 storie per un anno” (Delos Books), nella collana<br />
FantaErotika (Lite Editions) e nelle antologie “Il Cerchio Capovolto” (I Sognatori,<br />
2011 e 2012). Collabora fin dai primordi alle collane Delos Digital, per<br />
le quali ha firmato la fortunata serie western-punk “Trainville” e diversi episodi<br />
della collana “The Tube”.<br />
Alain è una vecchia conoscenza di <strong>È</strong> scrivere. Lo abbiamo già<br />
intervistato, insieme a Daniela Barisone, in occasione dell'uscita della<br />
prima serie di Trainville e abbiamo recensito più volte i suoi lavori:<br />
Arrivo a Trainville (vol. 1),<br />
Alla scoperta di Mister Pennyworth (Trainville n°2),<br />
Indipendenza violata, Laguna Beige.<br />
Autore estremamente poliedrico e versatile, capace di dar<br />
vita alle ambientazioni più disparate, Alain si è recentemente<br />
classificato al secondo posto nel Trofeo RiLL con il suo racconto<br />
Variante chiusa.<br />
Del suo racconto hanno detto:<br />
Cit.: – Un racconto che si muove con maestria fra piani diversi. Il mistero, l’amore, il gioco, la seduzione si mescolano in modo<br />
sapiente in una vicenda racchiusa in una “trama di scuola”: la partita a scacchi con la Morte.<br />
– Un soggetto classicissimo, sviluppato in modo ispirato e con un’ottima scrittura. Una situazione angosciante e claustrofobica<br />
che l’autore però riesce a non rendere tale.<br />
– Un racconto sorprendente per la qualità della fattura, che riesce a evitare sempre il senso di noia da deja-vu e, anzi, è capace<br />
di generare una forte empatia fra il protagonista e il lettore. Avvincente.<br />
Il grande successo della prima serie di Tranville ha portato la Delos a chiedere ad Alain una seconda stagione di<br />
cinque episodi (di cui quattro già pronti e uno ancora in lavorazione). Tra gli ultimi suoi lavori si annovera anche<br />
l’ebook erotico “Il Mattatore”, altro lavoro che ha ottenuto un bel successo. Per la sua poliedricità abbiamo scelto<br />
Alain come giurato. Ha scritto anche horror (il progetto The Tube in collaborazione con Franco Forte ne è un<br />
esempio), ma possiede le capacità per giudicare i testi nel loro insieme, senza fossilizzarsi sul genere.<br />
I suoi ultimi lavori:<br />
- Laguna Beige<br />
Titolo: Laguna Beige<br />
Autore: Alain Voudì;<br />
Editore: Delos Digital<br />
Formato: EPUB con<br />
Digital watermarking<br />
Prezzo: € 1,99<br />
- Il Mattatore<br />
Trama (dal sito Delos store):<br />
Che cosa sei disposta a fare per la persona che<br />
ami<br />
Venezia è la città più romantica del mondo, e i<br />
milioni di turisti che ne animano le calli ogni anno ne<br />
sono testimoni. Ma lo è anche per chi vi risiede<br />
Maria, ventottenne veneziana, è di tutt’altro parere,<br />
almeno fino all’arrivo di Lorenzo. <strong>È</strong> grazie a lui che<br />
Maria scopre di essere una persona speciale, e che<br />
la sua specialità può fare la differenza in uno scontro<br />
tra forze soprannaturali che minaccia di distruggere<br />
la città dove abita…<br />
Trama (dal sito Delos store):<br />
Quanto conta, davvero, la differenza di età <strong>È</strong> possibile amare<br />
ed essere amata da qualcuno che potrebbe essere tuo padre<br />
Emilia ha poco più di vent’anni, e tutte le carte in regola per diventare<br />
un’attrice professionista. Poi incontra lui: il Mattatore, da<br />
quarant’anni dominatore del palcoscenico e protagonista di mille<br />
successi, tanto in teatro quanto sul grande schermo...<br />
Titolo: Il Mattatore<br />
Autore: Alain Voudì;<br />
Editore: Delos Digital<br />
Formato: EPUB con<br />
Digital watermarking<br />
Prezzo: € 1,99<br />
Pag. 34
Le<br />
interviste!<br />
Creep<br />
Advisor<br />
ALAIN VOUDì<br />
Vi lasciamo, dunque, con una breve intervista al nostro giurato, così che possiate farvi un’opinione su<br />
di lui.<br />
1) Recentemente sul nostro forum ci siamo posti una domanda: da dove nascono le idee<br />
Neil Gaiman, in questo articolo parla di confluenza e sogni a occhi aperti.<br />
Ora questa domanda la giriamo a te: da dove pensi nascano le idee E, soprattutto, da dove nascono<br />
le tue<br />
Scandalizzo qualcuno se rispondo “di solito, sotto la doccia” <strong>È</strong> vero, giuro!<br />
A parte questo, ho letto l’articolo di Gaiman, e concordo con lui (come potrebbe essere altrimenti <strong>È</strong><br />
uno dei miei autori preferiti!): la fonte delle migliori idee è la contaminazione, il paradosso, il pensiero laterale,<br />
la connessione violenta (e più violenta è, migliori sono i risultati) di concetti appartenenti a domini<br />
diversi tra loro.<br />
Cambiare punto di vista, proprio come insegnava Robin Williams in L’attimo fuggente; ribaltare le situazioni;<br />
portare eventi reali alle loro estreme e più paradossali conseguenze: tutte queste tecniche possono<br />
fornire buoni spunti per una trama interessante. Bastano poi pochi decenni di pratica e qualche<br />
centinaio di ore di duro lavoro, e voilà: la tua storia è pronta... per essere rifiutata dagli editori e/o ignorata<br />
dal pubblico.<br />
Ma anche questo <strong>È</strong> Scrivere, baby!<br />
2) Raccontaci un po’ la tua esperienza al Trofeo RiLL. <strong>È</strong> un concorso che consiglieresti agli autori<br />
esordienti Come ti sei trovato<br />
Lo confesso candidamente: mi sono lanciato nel Trofeo a mo’ di sfida a me stesso. Dopo una serie invidiabile<br />
di pubblicazioni con gran parte delle collane Delos, coronate dalla collaborazione con una testata<br />
di livello nazionale come i Gialli Mondadori, ti viene quel momento di dubbio nel quale inizi a pensare<br />
che quello che scrivi venga accolto non tanto per la sua qualità intrinseca quanto per il tuo nome<br />
“amico”. Per uscire da quel momento (che viene a tutti, perfino ai Grandi), l’unica scelta sensata è quella<br />
di metterti in gioco in un ambiente nuovo, in cui ripartire da perfetto sconosciuto; per gente come Stephen<br />
King o J.K.Rowling questo ha significato cambiare nome e pubblicare sotto pseudonimo; a me, pavido<br />
e minuscolo quale sono, è bastato allontanarmi di due passi da casa per confondermi tra la folla<br />
degli altri 345 autori di mezzo mondo che hanno partecipato al Trofeo di quest’anno. Vincere il secondo<br />
premio, in queste condizioni, ha rappresentato una salutare conferma: allora, forse, quello che scrivo<br />
non fa poi così pena, via! (...ma non montarti la testa: non hai vinto!)<br />
Se lo consiglierei Assolutamente sì! Si tratta di uno dei più blasonati e famosi trofei italiani per la narrativa<br />
fantastica (quella di quest’anno era la ventesima edizione), e permette ai vincitori di proporsi a una<br />
vetrina internazionale, visto che i loro racconti vengono tradotti e pubblicati anche all’estero.<br />
E come se già questo non bastasse, il risultato più impagabile viene dal confronto con professionisti di<br />
grande esperienza, tra i quali non posso non citare Alberto Panicucci, che del Trofeo è motore immoto (e<br />
neanche tanto immoto, in effetti). Certo, si tratta di un concorso di livello elevatissimo, e i partecipanti<br />
sono straordinariamente preparati: per un esordiente ciò rappresenta una sfida ai limiti dell’impossibile.<br />
Ma la posta in palio è tale da meritare senza dubbio il rischio di un insuccesso... o due... o tre...<br />
3) Questa domanda continueremo a portela finché non ci darai una risposta soddisfacente: quando<br />
potremo vedere in commercio un vero e proprio romanzo tuo Non racconti, non novelle, né storie a<br />
puntate. Proprio un vero romanzo.<br />
Vuoi la verità Chiusi nel cassetto ne ho due già finiti, uno da rivedere, uno a metà e uno da iniziare.<br />
Il migliore tra questi, temo, è quello ancora da iniziare.<br />
Non trattenere il fiato, aspettandolo.<br />
4) Quando scrivi utilizzi una scaletta o lasci che sia la storia a proseguire il suo corso, senza schemi<br />
Non inizio a scrivere finché non ho tutta la storia ben chiara in testa: devo sapere da dove voglio partire,<br />
conoscere tutti i principali punti cardine e soprattutto avere ben chiaro il finale. Ciò non significa che<br />
non possa poi apportare aggiunte o varianti in corso d’opera, beninteso: anzi, lo faccio spessissimo; ma<br />
sempre rispettando la struttura di base, che è quella che infonde il significato intrinseco alla storia.<br />
Segue...<br />
Pag. 35
Le<br />
interviste!<br />
Creep<br />
Advisor<br />
ALAIN VOUDì<br />
Segue...<br />
Per esempio, come ho già detto altrove, la saga di Trainville è nata scrivendo il suo episodio finale<br />
assieme a Daniela Barisone. Da quello, lavorando a ritroso, ha preso forma tutta la storia a precedere;<br />
e malgrado il numero totale di episodi sia ancora da definire (all’inizio ne erano previsti dieci, ma siamo<br />
già a dodici e ancora non sappiamo se dovremo aggiungerne altri intermedi) conosciamo già con<br />
ottima approssimazione gli eventi chiave della vita futura di Joanna e in che modo il suo arco narrativo<br />
andrà a concludersi. Può anche succedere (è già successo, peraltro) che in corso d’opera io mi renda<br />
conto di un ulteriore possibile livello di significato della storia, e che decida di aggiungere ex post una<br />
sottotrama per rafforzare anche questo nuovo livello. La cosa funziona così bene che racconti<br />
inizialmente pensati per stare nelle 40mila battute finiscono talvolta per averne tre volte tanto, come è<br />
successo per “Alla deriva”: non è un’operazione consigliabile per i concorsi con limite di cartelle, temo.<br />
5) Il tuo autore preferito e quello più odiato e perché.<br />
Che razza di domanda è questa Come faccio a scegliere <strong>È</strong> crudele quanto chiedere a un bimbo<br />
se preferisce mamma o papà!<br />
Per i preferiti te ne propongo una lista, scegli tu: Borges, Saramago, Marquez, Eco, Calvino,<br />
Murakami. Più qualche contemporaneo, primo fra tutti Gaiman, già citato prima (Eco e Murakami mi<br />
scusino, ma li considero già tra i Classici, perfino se sono ancora vivi e vegeti nel momento in cui<br />
scrivo). Se analizzi le loro opere, il perché dovrebbe essere ovvio: sono tutti autori che usano<br />
l’immaginario per descrivere la realtà come il reale non potrebbe mai fare.<br />
Odiare Non odio nemmeno la mia ex moglie, figurati se oso odiare uno scrittore!<br />
Diciamo che non leggo per principio autori francesi (ammesso che ne abbiano di validi, ovviamente,<br />
cosa alla quale non ho mai creduto). Ma perfino tra i francesi ci sono eccezioni leggibili: Verne e<br />
Queneau, per esempio (Sartre era un filosofo e non conta, sebbene la sua narrativa sia Qualcosa).<br />
6) Alcuni autori, mentre scrivono, si fanno ispirare da immagini. Altri preferiscono i suoni. Altri ancora<br />
si ispirano al gusto, ai profumi e agli odori. Tu quale tipo di scrittore sei<br />
Io dirigo, sul mio palcoscenico mentale.<br />
Come spesso hanno notato i miei lettori (e i miei detrattori, che Dio li benedica), i miei racconti sono<br />
veicolati dai dialoghi; i personaggi parlano, e parlano, e parlano, ma agiscono pochino, per lo meno<br />
quando sono in scena.<br />
Quasi tutte le mie scene sono “girate” in interni, e più ristretti sono, meglio è (nel primo episodio che<br />
ho scritto per The Tube, giusto per restare in tema horror, i protagonisti sono chiusi dentro due<br />
armadietti in un piccolo ufficio stretto nell’angolo di una stazione sotterranea della metropolitana: più<br />
claustrofobico di così!). Anche quelle poche scene che si svolgono in esterni, come avviene per<br />
esempio in Trainville 3, prevedono comunque due personaggi che chiacchierano senza far nulla di<br />
speciale: nel caso specifico, stanno in piedi sulla riva del Mississippi a osservare la corrente e le barche<br />
che passano.<br />
Quando progetto i miei personaggi li “scritturo” dando loro la faccia, il carattere e la gestualità degli<br />
attori che amo; prima ancora di scrivere la prima riga, “attrezzo” l’ambiente in cui si svolgerà il capitolo<br />
proprio come uno scenografo prepara il palcoscenico.<br />
Insomma: prima di tutto, ho bisogno di “vedere” la rappresentazione teatrale della scena che voglio<br />
descrivere; solo così posso liberare la mente dalle parole e concentrarmi invece su cosa sentono i<br />
personaggi dentro di loro, in modo da poterne far partecipe il lettore.<br />
7) Quali sono, secondo te, gli accorgimenti da seguire per scrivere una buona storia horror Dai<br />
qualche consiglio agli autori che intendono partecipare al nostro concorso.<br />
L’orrore è ciò che non si vede. L’orrore è l’incerto, l’ignoto, l’invisibile, l’impossibile.<br />
Il sangue e gli sventramenti sono i trucchetti di chi non sa spaventare davvero: lo scricchiolio<br />
sommesso di un pavimento in legno nel buio di una stanza deserta spaventa più di uno zombie che<br />
sbuca da dietro all’angolo facendo “bù”.<br />
Specie se lo zombie indossa il naso di un pagliaccio.<br />
Strappato dalla faccia di un pagliaccio vero, intendo.<br />
Pag. 36
I giurati!<br />
Creep<br />
Advisor<br />
YURI ABIETTI<br />
Nato nel 1971 a Torino e residente a Milano. Scrive racconti<br />
e canzoni, canta nel gruppo neo-prog di ispirazione<br />
Lovecraftiana "Silver Key" .<br />
I suoi racconti sono stati pubblicati sulla rivista Altrisogni, ha<br />
vinto il primo premio al concorso “Nel Buio” e il premio speciale<br />
Altrisogni per il “Crawford”, è anche autore di libri (come<br />
“Creepypasta”) e coordinatore di microprogetti editoriali.<br />
Abbiamo scoperto questo autore grazie all'antologia di<br />
racconti horror targata Altrisogni: Ore Nere. Che abbiamo<br />
recensito molto positivamente qui. Di lui e del suo<br />
racconto abbiamo detto:<br />
“La prima storia, Il quadro, spicca sulle altre per la chiusa<br />
ben congegnata, letteralmente “da brividi”. L’autore è<br />
riuscito in un’unica battuta a dare la stoccata finale e<br />
definitiva a una storia già interessante.”<br />
E ancora:<br />
“Un tema usato spesso, quello del dipinto “vivo”, ma che l’autore ha saputo padroneggiare mettendoci qualcosa<br />
di nuovo. Le descrizioni oniriche sono molto vivide e ben calibrate, non danno la sensazione di star leggendo<br />
qualcosa di già visto; c’è un’interazione con l’artefice delle vicende narrate che dà una svolta al finale, e fa di<br />
questo racconto un piccolo gioiello.”<br />
Ecco per quale motivo abbiamo scelto Yuri Abietti come nostro giurato. Sarà sicuramente capace di giudicare i<br />
racconti che giungeranno per Creep Advisor, notando quei particolari che possono fare di un testo una storia<br />
davvero interessante.<br />
I suoi ultimi lavori:<br />
- CreepyPasta<br />
Trama:<br />
Nate nei meandri più oscuri della rete, le storie di questa<br />
raccolta non hanno un autore specifico e si sono diffuse<br />
tramite il "copia e incolla" (copy-paste) dei lettori di forum e<br />
comunità online. Il loro unico scopo è quello di spaventare e<br />
scioccare il lettore e la loro diffusione le ha rese un vero<br />
fenomeno mediatico del nuovo millennio. Yuri Abietti, in<br />
questa compilation di orrori, ha raccolto, selezionato e<br />
tradotto alcune delle Creepypasta più terrificanti e divertenti,<br />
illustrate da autori di grande talento come Daniele Aimasso,<br />
Piercarlo Carella, Pier Martilotti, Domizia Parri, Giacomo<br />
Rabufetti, Davide Scianca e Mattia Zoanni.<br />
Una serie di flash da brivido che non mancherà di colpire<br />
gli amanti delle leggende metropolitane e delle storie più<br />
tetre.<br />
Titolo: Creepy<br />
Pasta<br />
Autore: Yuri<br />
Abietti, con<br />
illustrazioni di vari<br />
autori<br />
Editore: Dbooks.it<br />
Formato: Cartaceo<br />
ed ebook<br />
Prezzo: 10,63<br />
euro, il cartaceo;<br />
2,90 euro, l'ebook<br />
- L'ultimo incantesimo<br />
Trama:<br />
L’Ultimo Incantesimo è la prima raccolta di racconti di Yuri<br />
Abietti. Diciassette storie brevi che sono state scritte<br />
nell’arco di ventitré anni e che spaziano da racconti<br />
“realistici” e autobiografici ad avventure fantascientifiche,<br />
fantasy e horror. Per ulteriori informazioni, potete visitare il<br />
suo sito web personale “Abietti si Nasce” all’indirizzo<br />
www.abietto.net<br />
Titolo: L'ultimo<br />
incantesimo<br />
Autore: Yuri Abietti<br />
Editore: Dbooks.it<br />
Formato: ebook<br />
Prezzo: gratuito<br />
Pag. 37
Le<br />
interviste!<br />
Creep<br />
Advisor<br />
YURI ABIETTI<br />
Ecco l’intervista che gli abbiamo fatto e le risposte di Yuri:<br />
1) Cominciamo con una domanda che abbiamo posto a tutti i nostri giurati. Recentemente sul nostro forum ci<br />
siamo chiesti: da dove nascono le idee<br />
Neil Gaiman, in questo articolo parla di confluenza e sogni a occhi aperti.<br />
Ora questa domanda la giriamo a te: da dove pensi nascano le idee E, soprattutto, da dove nascono le tue<br />
Permettetemi di cominciare con i saluti ai lettori del sito e con un ringraziamento per aver pensato a me come<br />
giurato in questo concorso, nonché per lo spazio che state dedicando a tutti gli autori! La domanda “da dove nascono<br />
le idee” è una delle più chieste a chi scrive (o compone) ed è una delle più difficili a cui rispondere. Penso<br />
che Neil Gaiman abbia centrato dei punti interessanti e, personalmente, ritengo che lo spunto iniziale di una storia<br />
sia un processo in larga parte inconscio. Forse, proprio per questo risulta così difficile avere una risposta netta e<br />
precisa. Le mie idee nascono, temo, da… Tutto! Da un certo spirito di osservazione degli accadimenti quotidiani,<br />
dalle letture che si fanno, dai film o telefilm che si vedono, dalle persone che si incontrano, da un taglio critico con<br />
cui si guarda la società e la vita che conduciamo. Solo quando questo germoglio sbuca dall’humus del subconscio<br />
arriva la mente cosciente e razionale a ordinarlo, tagliarne qualche rametto, innaffiarlo e farlo crescere come un<br />
piccolo bonsai cerebrale. Il processo della scrittura (ma, in generale, di ogni atto creativo) è molto complesso e<br />
fiumi di inchiostro sono stati scritti in merito da persone più qualificate e preparate del sottoscritto. Riuscire a condensare<br />
tutto ciò in una risposta sufficientemente concisa è un compito che va ben oltre le mie capacità!<br />
2) Sul tuo blog si può leggere che fai un tipo di musica che potremmo definire “neo-prog”, che trae ispirazione<br />
da autori quali H. P. Lovecraft e Robert W. Chambers. Ti va di parlarci un po’ di questi tuoi progetti che accomunano<br />
musica e letteratura<br />
La scelta di uno stile “progressivo” di rock deriva in parte dal mio amore per il genere e in parte per le caratteristiche<br />
narrative di questo particolare modo di fare musica. Vedo nel prog la possibilità di raccontare delle storie sia<br />
tramite i testi sia tramite le musiche. Nel nostro primo album, ad esempio (“In the Land of Dreams”, Ma.Ra.Cash<br />
2012), c’è una lunga suite che racconta una storia parzialmente ispirata dai racconti dei due autori che hai giustamente<br />
citato. Lo spunto creativo è stato quello, ma poi quelle atmosfere si intrecciano con sogni e incubi più personali,<br />
con esperienze soggettive, che ho cercato di rendere seguendo lo schema narrativo classico del “Viaggio<br />
dell’Eroe”. Il protagonista viene strappato suo malgrado a un apparente equilibrio, deve scendere negli inferi, sia<br />
“fisici” (rappresentati dalle fogne in cui scappa accompagnato dal suo “bambino interiore”) sia “mentali” (quando ricorda<br />
i suoi viaggi nelle Terre dei Sogni), infine risolve il suo conflitto interiore capendo delle cose su se stesso ed<br />
uscendo arricchito dall’avventura. Come sempre capita a questi eroi, tornare indietro è impossibile, poiché quando<br />
cambiamo gli occhi con cui guardiamo il mondo stiamo cambiando anche il mondo stesso. Questa possibilità di intrecciare<br />
interessi letterari e narrativi, musicali e anche grafici (rappresentando visivamente i temi delle canzoni) è<br />
abbastanza tipico di questo genere di rock e io trovo che sia una sfida molto stimolante.<br />
3) Secondo te, per scrivere una buona storia horror è più importante cercare argomenti innovativi o dare una<br />
nuova interpretazione a quelli vecchi<br />
Trovare temi innovativi non è certo impossibile ma è sicuramente molto, molto raro e difficile. Sono pochissimi<br />
gli autori che hanno saputo davvero rivoluzionare il genere con nuovi temi – lo stesso King ha compiuto molto di<br />
più operazioni di re-interpretazione dei temi già ampiamente esplorati dagli autori che lo hanno preceduto. Lovecraft,<br />
in questo senso, è stato uno dei pochi autentici innovatori del secolo scorso e ha aperto la strada con le sue<br />
opere a tutto l’horror moderno, almeno dal punto di vista del media letterario. Personalmente, non coltivo la presunzione<br />
di riuscire a scoprire nuovi territori inesplorati da descrivere nei miei racconti e mi limito umilmente a rimaneggiare<br />
gli stessi ingredienti proponendo le mie ricette.<br />
4) Parlaci un po’ dei tuoi lavori futuri. Cosa possiamo aspettarci prossimamente, sia nel campo editoriale che in<br />
quello musicale<br />
Sto continuando a seguire il progetto di #micronarrativa su Facebook, con un folto gruppo di amici e<br />
colleghi autori davvero fantasiosi e originali. Abbiamo già pubblicato due raccolte di microracconti a<br />
tema, uno su Halloween e uno sul Natale, e stiamo ultimando la prima raccolta di #microfantascienza,<br />
che vedrà la luce su tutti gli “store” online nelle prossime settimane. Inoltre, con i Silver Key, stiamo finendo<br />
testi e arrangiamenti per il secondo album, che dovrebbe uscire entro questa primavera, che si<br />
chiamerà “The Screams Empire”, avrà un filo conduttore più fantascientifico (rispetto al primo album, che<br />
aveva un sapore più “fantasy/horror”) e temi di critica sociale e politica. Dal canto mio, come scrittore, ho<br />
terminato da poco un romanzo breve che dovrebbe essere il primo di una saga (l’ispirazione è la stessa,<br />
peraltro, che ha portato al primo album della band e di cui ho già parlato) e sto cercando un editore che<br />
sia interessato al progetto. E poi continuerò a scrivere racconti e a osservare con grande interesse la<br />
scena dei nuovi autori auto-prodotti che si sta creando, un ambiente ricco di persone estremamente preparate,<br />
professionali e creative.<br />
Segue...<br />
Pag. 38
Le<br />
interviste!<br />
Creep<br />
Advisor<br />
YURI ABIETTI<br />
Segue...<br />
5) Qual è la “figura orrorifica” che preferisci, tra le tante di cui si è parlato nei secoli<br />
I fantasmi sono un fenomeno che mi ha sempre affascinato, fin da bambino. Sono totalmente scettico in materia<br />
e non credo in nulla di sovrannaturale, ma non posso fare a meno di essere particolarmente spaventato da queste<br />
figure diafane e misteriose. Posso vedere film di possessioni demoniache o di serial killer senza battere ciglio, ma<br />
provate a farmi rivedere “The Others” da solo in casa la sera e mi vedrete contorcermi sulla sedia come un ragazzino.<br />
Non so perché, ma è così. Non trovo particolarmente affascinanti i vampiri – ritengo che Anne Rice abbia detto<br />
tutto ciò che c’era da dire nella rivisitazione moderna della figura – né lupi mannari – che sono diventati, a quanto<br />
pare, più l’oggetto di fascinazione adolescenziale femminile che non i mostri sanguinari e incontrollabili che erano<br />
un tempo, o altre figure “classiche”. Mi inquieta moltissimo un’altra figura, che infatti ho usato sia nel disco che<br />
nel libro che ho finito di scrivere, che è quella dell’Uomo Magro… non è una figura universalmente riconosciuta eppure<br />
la descrizione di una creatura nera e filiforme, simile a un’ombra lunga, che si muove ai limiti della percezione<br />
visiva è qualcosa che ritorna in tantissimi racconti e in molte culture (basti pensare al fenomeno dello Slenderman<br />
recentemente comparso in rete). Io, per un certo periodo, ho sperimentato in prima persona le visite di questo essere<br />
inquietante e ho pensato bene di esorcizzarlo “bloccandolo” nei miei sforzi letterari e musicali. Sicuramente, si<br />
tratta solo di casi di “pareidolia” o di errori di interpretazione nella visione periferica, tuttavia un incontro ravvicinato<br />
con il “Gaunt Man” – come viene chiamato nell’album – è una cosa decisamente snervante. In generale, mi inquietano<br />
lo cose misteriose e che non hanno una spiegazione chiara, le ombre, le figure innaturali, gli accadimenti inspiegabili.<br />
I mostri troppo radicati nella tradizione perdono di fascino proprio perché troppo noti e “spiegati” in ogni<br />
minimo dettaglio.<br />
6) Se dovessi scegliere 5 libri horror da salvare dall’Apocalisse Zombie (per restare in tema horror), quali porteresti<br />
con te<br />
Ah, questa è una domanda davvero difficile. Uno dei libri da salvare, secondo me, è sicuramente “It” di Stephen<br />
King. Il volume con le opere complete dei “Miti di Cthulhu” di Lovecraft non può certo mancare, così come non potrei<br />
mai lasciarmi dietro l’antologia di storie di fantasmi di M. R. James (“L’acquaforte” è stato uno degli spunti di<br />
ispirazione per il mio racconto “Il Quadro”, mentre “Fischia e verrò da te” è uno dei miei racconti horror preferiti di<br />
sempre). Salverei, probabilmente, “The Ring” di Koji Suzuki – più volte portato al grande schermo con alterne fortune<br />
– per l’originalità della trama e delle trovate narrative. Infine, anche se non è esattamente un romanzo horror –<br />
almeno non solo – mi porterei dietro certamente una copia di “Casa di Foglie” di Mark Z. Danielewski, uno dei libri<br />
più incredibili, originali e sconvolgenti che abbia mai letto.<br />
7) Altra domanda che stiamo ponendo a tutti i giurati: quali sono, secondo te, gli accorgimenti da seguire per<br />
scrivere una buona storia horror Dai qualche consiglio agli autori che intendono partecipare al nostro concorso.<br />
Se un romanzo è un film, un racconto può essere una puntata di “Ai confini della realtà” o addirittura un videoclip,<br />
uno spot televisivo. E in uno spazio narrativo così breve, tutto deve essere costruito attorno a una singola idea<br />
forte. I colpi di scena sono una cosa importante ma non devono essere ricercati a tutti i costi: l’atmosfera è la caratteristica<br />
distintiva di una buona storia di paura, a mio parere. Se mentre leggo comincio a sentire una certa inquietudine,<br />
allora so che l’autore mi sta portando da qualche parte e vengo agganciato pagina dopo pagina. Ogni storia<br />
è diversa, naturalmente: alcune si basano quasi solo sul colpo di scena finale, altre sull’atmosfera, altre su uno o<br />
più personaggi particolari o su una situazione insolita. Ma credo che, soprattutto nell’orrore, la cosa da evitare<br />
come la peste sia la noia. La noia è il peccato capitale dell’horror: un racconto (o un libro o un film) possono avere<br />
moltissimi difetti, ma se risultano noiosi sono decisamente un fallimento da parte dell’autore. L’altra cosa da evitare<br />
sono i luoghi comuni, per il semplice motivo che impediscono qualsiasi forma di meraviglia e di interesse e fanno<br />
ripiombare nella noia. Quale che sia il genere, la cosa importante è essere sinceri e onesti e avere qualcosa di<br />
personale da aggiungere al tema che si sta trattando.<br />
Grazie ancora per lo spazio e per avermi selezionato come giurato e in bocca al lupo a tutti gli autori!<br />
Pag. 39
Creep<br />
Advisor<br />
INSERTO SPECIALE<br />
Fine.<br />
Vi aspettiamo numerosi!<br />
Concorso targato <strong>È</strong> scrivere
Racconti<br />
Amore diverso<br />
“Luigi! Luigi!” urlò Lia venendomi incontro. Gli occhi azzurri<br />
che mi scrutavano l’animo e le guance imporporate come quando<br />
doveva confidarmi un segreto “Come si capisce quando si è<br />
innamorati”<br />
Un sorriso mi si aprì sulle labbra come un ventaglio nei giorni<br />
di afa.<br />
“Che domande difficili che fai, sorellina” risposi lasciando lo<br />
zaino nell’ingresso e sedendomi sul grande tappeto della sala di<br />
fronte a lei.<br />
Subito mia sorella mi fu in braccio, mi strinse forte e mi<br />
schioccò un sonoro bacio sulla guancia, prima di ricominciare a<br />
saltellare intorno, chiedendo “Come lo sai quando sei innamorato<br />
La mamma non mi risponde!”<br />
“Beh” presi a dire” Sei innamorato quando ti batte forte il cuore…”<br />
“Come quando corri”<br />
“Sì, però ti batte forte quando lo vedi arrivare e vuoi parlargli,<br />
ma hai paura di dire la cosa sbagliata…”<br />
“E perché”<br />
“Come perché Perché vuoi piacergli anche tu!”<br />
“Ma perché dovresti dire la cosa sbagliata Tu non la dire!”<br />
Scoppiai a ridere.<br />
“Fosse così facile, sorellina!”<br />
“Sei innamorato quando vuoi giocare con una persona”<br />
“Sì, anche, ma non solo quello. Puoi voler giocare con un<br />
amico. Sei innamorato quando vuoi stare sempre insieme a<br />
quella persona, vuoi passare ogni minuto libero con lui, vuoi parlare<br />
e confidarti, vuoi stringerlo forte a te finché non ti si blocca il<br />
respiro e ti manca l’aria quando lui non c’è…” risposi tutto d’un<br />
fiato.<br />
“Allora io ti amo, fratellone! E voglio pure baciarti!” fece mia<br />
sorella tuffandosi fra le mie braccia e riempiendomi di baci bavosi<br />
“Un giorno mi sposi”<br />
Ancora una volta scoppiai a ridere.<br />
“Un giorno ti sposerai sorellina, ma non con me. Però io sarò<br />
sempre al tuo fianco. Promesso.”<br />
Lia non sembrava troppo convinta e mi guardò pensierosa<br />
per un attimo. Poi sbuffò.<br />
“E anche tu ti sposerai”<br />
“No, tesoro, non credo…”<br />
“Perché tu non sei innamorato”<br />
“Sì, sono innamorato, ma non mi sposerò.”<br />
“E perché”<br />
“Perché non tutti possono.”<br />
“Non tutti possono essere innamorati, fratellone”<br />
Sentivo gli occhi lucidi, ma non mi sembrava il caso di palesare<br />
la mia tristezza a Lia, così risposi semplicemente “Tutti si<br />
innamorano. Ma non tutte le persone si possono sposare.”<br />
“Perché sono cattive”<br />
“No, non sono cattive.”<br />
“Sono brutte”<br />
“Neanche.”<br />
“Fanno male alle altre persone”<br />
“Lia, no. Non fanno male a nessuno.”<br />
“E allora perché Voglio saperlo!” mise il broncio.<br />
“Perché sì” non sapevo più come uscirmene.<br />
“Perché non vogliono”<br />
“Magari vogliono anche…”<br />
“Fratellone spiegami subito perché non possono sposarsi!”<br />
insistette Lia incrociando le braccia al petto, con<br />
quell’espressione dura che sfoggiava quando cercava di<br />
atteggiarsi a grande.<br />
“Perché gli altri non vogliono.”<br />
“E perché” ora quasi piangeva dalla frustrazione.<br />
“Non lo so tesoro, perché non li capiscono. Perché gli<br />
fanno schifo o paura. Perché sono diversi. Perché pensano<br />
che ci sia solo il loro modo di amare.”<br />
“Hmm.”<br />
“Ora andiamo a mangiare, dai, che la mamma ci starà<br />
aspettando.”<br />
“Aspetta! Tu hai detto che sei innamorato…”<br />
“Sì.”<br />
“E ti batte forte il cuore”<br />
“Sì.”<br />
“E hai paura di dire le cose sbagliate”<br />
“Sì, sorellina.”<br />
“E quando non c’è ti manca e vuoi starci sempre insieme<br />
e vuoi raccontare i segreti”<br />
“Sì, Lia.” sospirai.<br />
“Allora ti devi sposare!”<br />
“Non posso, tesoro, anche volendo.”<br />
“Perché Me lo devi dire!”<br />
“Perché è un maschio!” quasi urlai.<br />
Lei per un attimo rimase ferma a osservarmi, con la<br />
fronte corrucciata.<br />
Poi scoppiò a ridere e disse “Ah, ma allora non c’è problema!<br />
Anche io voglio sposare un maschio!”<br />
Racconto di:<br />
Luna<br />
Pag. 41
Racconti<br />
A quattro mani<br />
Ispirato alla canzone “Con le mani” di Zucchero Fornaciari<br />
Cerco di seguire lo spartito, di far passare le note dalla mia<br />
mente alle mie mani senza che i pensieri incappino in brutti circoli,<br />
ma non ci riesco. Ci hanno messo contro dal primo giorno.<br />
Figlio di musicisti lui, perfetta nullità io, ci siamo diplomati al<br />
conservatorio lo stesso anno, entrambi col massimo dei voti.<br />
Muovo la schiena assecondando il crescendo. Accompagno gli<br />
accordi decisi, cullandoli col dondolio del capo, il flusso di coscienza<br />
è inesorabile. Continuo a pensare che fosse destino per<br />
noi essere rivali. Due talenti naturali, due carriere da concertisti.<br />
Controllo le armonie. Non è solo questione di battere le dita sui<br />
tasti e produrre un suono. Il corpo accompagna la nota, la fa vibrare<br />
fuori dalla corda del pianoforte. Ci vuole concentrazione e<br />
trasporto. Ma torno a perdermi nella matassa dei miei pensieri,<br />
in questo amaro macinare di ricordi. Vita più facile la sua, viste<br />
le conoscenze familiari, ma potenza espressiva maggiore, la<br />
mia; ed eccoci di nuovo testa a testa, a dividerci i palchi e i teatri.<br />
Giro la pagina dello spartito, un attimo perfettamente sincronizzato<br />
col resto dei movimenti e dei respiri, in quella frazione di<br />
pausa della mano destra. Cerco di rilassarmi, respiro profondamente.<br />
Questo è un passaggio chiave del pezzo, c’è potenza<br />
e c’è abbandono. Dovrei essere una cosa sola con lo strumento,<br />
ma di nuovo mi perdo. Non siamo mai andati d’accordo, anche<br />
durante i corsi non avevamo mai legato: troppa rivalità.<br />
Ogni sua conquista toglieva qualcosa a me, che devo lottare<br />
con le unghie e con i denti per farmi strada in questo mondo.<br />
Non ci eravamo mai veramente pestati i piedi, finora.<br />
Adesso siamo qui, costretti per la prima volta a provare insieme,<br />
a dividerci strumento, spartito e palco.<br />
La melodia stride, qualcosa non funziona. Non c’è armonia,<br />
non siamo una cosa sola col pianoforte.<br />
Stiamo provando da ore e non riusciamo a combinare niente<br />
di buono. Presi insieme siamo proprio scarsi, ci annulliamo a vicenda.<br />
«Al diavolo! Così non funziona!»<br />
Adesso che ha proferito parola realizzo che dopo i saluti non<br />
ci siamo detti niente, abbiamo messo le mani sulla tastiera e<br />
abbiamo suonato. Ogni tanto ci è scappato meccanicamente un<br />
da capo o di nuovo o da qui, ma niente di più.<br />
«Siamo due solisti, che t’aspettavi L’ultima volta che ho<br />
suonato il pianoforte con qualcuno avevo dieci anni.»<br />
Resta un attimo in silenzio, forse ha appena realizzato quello<br />
che io ho capito poco fa, poi ribatte:<br />
«Dillo a me, io di solito non voglio nemmeno suonare accompagnato<br />
da altri strumenti.»<br />
«Beh, ti bastava mollare l’osso e non insistere per fare il pezzo<br />
di chiusura a ogni costo.»<br />
E un sassolino dalla scarpa me lo sono tolto.<br />
«Io non ho insistito per niente! Mi hanno detto che lo dovevo<br />
fare e l’ho fatto.»<br />
«Ah, giusto, il tuo insegnante-padre-manager. E opporsi era<br />
molto più terribile che restare qui bloccato con me,<br />
immagino…»<br />
Mi sono pentita di quelle parole appena le ho dette, ma ormai<br />
il danno era fatto.<br />
«Sì, il mio insegnante-padre-manager, quello che pianifica la<br />
mia vita in ogni dettaglio. E fidati, se fosse stato semplice,<br />
adesso non starei qui con te.»<br />
Touché. Non c’è molto altro da dire, tanto vale tornare alla<br />
musica.<br />
«Riproviamo Più lento dalla quinta battuta, poi in crescendo.»<br />
Accetta di sotterrare l’ascia di guerra:<br />
«Abbiamo poco tempo però, la sala prove sta per chiudere.»<br />
«Non dovresti farci certi lavori con le mani. Se ti tagli rischi<br />
grosso.»<br />
«Ragazzo, io non ce l’ho la governante che cucina per me,<br />
se voglio mangiare devo cucinare da sola. Quindi ci affetto<br />
anche le cipolle con le mie sante manine, e ci preparo una<br />
bella frittata!»<br />
Mi guarda perplesso. <strong>È</strong> rigido nei movimenti, controllato,<br />
come se fosse sempre seduto al piano. Anche quando<br />
Chopin gli si è strusciato alle caviglie richiedendo attenzioni<br />
con le sue fusa, lui è rimasto imbambolato. Gli ho dovuto<br />
far vedere come si accarezza un gatto e sembrava terrorizzato<br />
che le sue preziosissime mani si potessero rovinare<br />
irrimediabilmente.<br />
Mi viene da chiedermi se le usi per qualcosa che non sia<br />
toccare la tastiera.<br />
Mangiamo la frittata e due pomodori, perché va bene che<br />
cucino, ma mi limito allo stretto necessario per sopravvivere,<br />
poi ci rimettiamo al pianoforte. Da me non ci sono vincoli<br />
orari per le prove e nessuno ci sta col fiato sul collo.<br />
Stiamo provando insieme da due settimane e le cose sono<br />
migliorate, ma qualcosa ancora non va. Presi singolarmente<br />
siamo ancora meglio dell’unione delle parti.<br />
La data del concerto al consolato si avvicina e la tensione<br />
torna a farsi sentire. Più che la vecchia competitività adesso<br />
è frustrazione quella che ci aleggia intorno, fastidio per<br />
non vedere miglioramenti nonostante le ore di esercizio e<br />
prova.<br />
Stacco le mani dalla tastiera.<br />
«Basta, non ha senso. Lo suoniamo allo stesso identico<br />
modo da ore, non cambia di una virgola. Rassegnamoci,<br />
più di così non possiamo fare, non ha senso ricominciare<br />
ogni volta da capo!»<br />
Lui mi guarda fisso e senza dire una parola mi prende le<br />
mani con gentilezza e le tiene tra le sue. Il mio cuore affonda<br />
nel petto e poi esplode. Non si fa, non si toccano le<br />
mani di qualcuno che sta suonando. Siamo musicisti, teniamo<br />
l’anima sospesa in punta di dita. E le sue mani così,<br />
all’improvviso…<br />
La presa è decisa ma delicata, lui adesso non guarda più<br />
me, ma le nostre mani, come se il resto del mondo non<br />
esistesse.<br />
«Sono bellissime, fatte per suonare. Quando le posi sulla<br />
tastiera penso che non potrebbero stare da nessuna altra<br />
parte se non qui, tra i tasti neri e bianchi. Non volevo rubarti<br />
la scena, davvero. Volevo fare come faccio di solito, restare<br />
nel backstage e guardare mentre fai le prove o mentre<br />
ti esibisci. Mi è sempre bastato quello. <strong>È</strong> stata davvero<br />
un’idea di mio padre, mi dispiace.»<br />
Deglutisco a fatica, domandandomi come sia stato possibile<br />
che non mi sia accorta di niente. Il mio cuore è un metronomo<br />
impazzito, le mie mani si stringono alle sue, solo<br />
allora lui trova il coraggio di voltarsi e mi guarda.<br />
Segue...<br />
Pag. 42
Racconti<br />
Segue...<br />
Vedo il ragazzo oltre al collega, all’avversario, al nemico. E forse<br />
di quel ragazzo sono sempre stata innamorata senza volerlo<br />
ammettere.<br />
Ci baciamo con le dita ancora intrecciate, seduti vicini sul panchetto<br />
di legno nero, un bacio delicato quasi adolescenziale. In<br />
fondo, è un incontro di mani questo amore.<br />
Le mani si sciolgono e un po’ tremano, l’anima è lì che vibra<br />
forte, le bocche si schiudono in un sorriso.<br />
Lui mi aggiusta una ciocca di capelli e nasconde nel gesto una<br />
carezza leggera.<br />
«Da capo»<br />
Mi chiede.<br />
«Da capo.»<br />
Non siamo mai stati di tante parole.<br />
Racconto scritto da:<br />
Irene Quintavalle<br />
Questo racconto nasce dal progetto “Musica in storie”<br />
che, sul nostro forum, si propone di unire la passione<br />
della musica con quella della scrittura.<br />
La magia di San Valentino<br />
L’amore è nell’aria!<br />
Vetrine piene di peluche con frasi dolci stampate sul<br />
pancino, cioccolatini al latte, fondenti, con granella, in<br />
scatole quadrate, rotonde, a tubo... ma la verità è una<br />
sola: io odio San Valentino. <strong>È</strong> come se oggi tutti dovessimo<br />
amare per forza, persino la mia bisbetica vicina ha<br />
sfornato un’invitante torta a cuore per suo marito. Peccato<br />
che per il resto dell’anno sia impegnata a cambiare un<br />
amante al mese. Le mie amiche, single per scelta, proprio<br />
in questi giorni sono state in balia di un inspiegabile<br />
fermento, che peggiorava man mano vedevano avvicinarsi<br />
la data fatidica.<br />
E io Io reputo tutto questo una gran cazzata!<br />
Cammino svelta lungo la strada affollata. Lo sguardo<br />
fisso per terra per risparmiare ai miei occhi l’ennesimo<br />
orsetto innamorato. Sono in ritardo. La mia amica Antonella,<br />
romantica senza speranza, ha organizzato una festa<br />
nella mega villa dei suoi nonni - ormai vuota, pace<br />
all’anima loro - e mi ha chiesto il piacere di ritirarle il vestito<br />
nuovo. A quest’ora sarà in un fascio di nervi perché è<br />
ancora in mutande e io dovrò sorbirmi una predica per<br />
averle fatto un favore.<br />
Dieci minuti dopo supero il cancello di villa Matilde. La<br />
sorella di Antonella mi viene incontro, strappandomi la<br />
preziosa busta dalle mani senza nemmeno salutare. Giro<br />
sui tacchi promettendo a me stessa di essere in futuro più<br />
stronza e meno disponibile, ed ecco che travolgo qualcuno.<br />
«Oh, mi scusi! Non… » ma le mie parole s’interrompono<br />
di colpo.<br />
«Vanessa»<br />
Il ragazzo che mi fissa, con tanto di “rossa” avvinghiata<br />
al braccio, è il mio ex: beccato due mesi fa con la biondina<br />
del piano di sotto.<br />
«Ciao, Luca.»<br />
«Accidenti, quanto tempo. Stai bene»<br />
«Sì, benissimo grazie.»<br />
«Anche tu alla festa.» Non è una domanda, più una<br />
constatazione che sembra infastidirlo. Come se si fosse<br />
aspettato che rimanessi in casa a leccarmi le ferite.<br />
Non resisto.<br />
«Sì, siamo arrivati adesso.»<br />
«Tu e… »<br />
I miei occhi puntano il ragazzo che sta arrivando alle<br />
spalle di Luca e, senza che dia al mio cervello il tempo di<br />
riflettere, la mia mano artiglia il suo braccio.<br />
«Eccoti finalmente! Ma dove ti eri cacciato» esclamo<br />
allegramente mentre lo supplico con lo sguardo.<br />
«Scusa tesoro, una telefonata di lavoro.»<br />
Luca squadra il nuovo arrivato, e anch’io. Ha un fisico<br />
da paura, capelli e occhi neri e una piccola cicatrice sulla<br />
guancia che gli conferisce un’aria particolarmente sexy.<br />
Cavolo, ho scelto proprio bene! Mentre sono lì a gongolarmi<br />
per la mia botta di… fortuna, sento la mano del mio<br />
“fidanzato” poggiarsi sulla schiena.<br />
«Su, andiamo.»<br />
Segue...<br />
Pag. 43
Racconti<br />
Segue...<br />
Mi sospinge dentro la villa fino al tavolo degli aperitivi. Lui, non<br />
so ancora come si chiami, mi porge un analcolico.<br />
«Un ex immagino» chiede divertito.<br />
Annuisco, sentendomi di colpo una perfetta idiota; per prendere<br />
tempo m’infilo in bocca dei salatini.<br />
«Comunque, io sono Andrea. Visto che stiamo insieme, è il<br />
caso che tu lo sappia.»<br />
«Già,» rispondo sorridente «io sono Vanessa.»<br />
La musica riempie i pochi secondi d’imbarazzante silenzio e<br />
Andrea m’invita a ballare.<br />
Il lento è uno dei miei preferiti, così mi rilasso.<br />
«Non ti ho ancora ringraziato per l’aiuto.»<br />
«Scherzi! Non mi era mai capitato di trovare una ragazza così<br />
velocemente.»<br />
Mi parla vicino all’orecchio e il suo respiro sul collo mi fa venire<br />
la pelle d’oca.<br />
«Cosa ci facevi alla villa» gli chiedo giusto per dire qualcosa.<br />
«Ho consegnato del vino.»<br />
Solo allora noto il suo abbigliamento sportivo così simile al mio.<br />
«Io un vestito» dico sorridendogli.<br />
Poi smettiamo di parlare e ci lasciamo trasportare dalla musica.<br />
Luca sta ballando accanto a noi. Mi fissa, ma palpeggia il sedere<br />
della rossa.<br />
Improvvisamente sento l’irrefrenabile desiderio di fargli rimpiangere<br />
la sua ex. Mi avvinghio ad Andrea che, interpretando il<br />
mio gesto come un invito, mi bacia.<br />
Sento il sangue ribollirmi nelle vene. Non so cosa stia capitando,<br />
proprio a me che all’amore a prima vista non ci ho mai creduto!<br />
Sul più bello però il grosso pallone che pende dal tetto della<br />
sala esplode, ricoprendoci con una terrificante pioggia di palloncini<br />
a cuore.<br />
San Valentino! Incredibile, ci stavo cascando anch’io! Non posso<br />
permetterlo e mi scanso bruscamente da quelle labbra morbide<br />
e calde.<br />
«Scusa, ho bisogno d’aria» dico, e mi allontano velocemente.<br />
L’aria sul terrazzo è fresca e piacevole, respiro a pieni polmoni.<br />
«Qualcosa non va» chiede Andrea alle mie spalle.<br />
«Credo sia meglio andare via.»<br />
Lui mi sorride sornione e io capisco quanto quello che ho detto<br />
possa essere equivoco.<br />
«Arriveremo insieme fino al cancello e poi ognuno per la sua<br />
strada» aggiungo.<br />
Andrea mi soppesa con lo sguardo.<br />
«Se è quello che vuoi...»<br />
E questo che voglio In effetti no. Ma so che tutto questo è solo<br />
il frutto di una suggestione. Domani sarà diverso. Nel dubbio però<br />
trovo una scappatoia.<br />
«Dov’è che lavori»<br />
Andrea sorride mentre mi porge il suo biglietto da visita.<br />
«Ok, magari ci rivedremo.»<br />
Mille dubbi s’insinuano nella mia mente mentre guardo il<br />
bigliettino stretto tra le dita. Il posto è questo. Scendo dalla<br />
macchina come un automa, mossa da una forza che inesorabilmente<br />
mi attira verso quell’uomo.<br />
«Ce ne hai messo di tempo.»<br />
Andrea è proprio lì davanti a me, con le mani sprofondate<br />
nei pantaloni, la barba un po’ incolta… è bellissimo.<br />
Mi avvicino, mentre ogni incertezza scompare.<br />
«Perché, mi stavi aspettando» chiedo, fermandomi a un<br />
passo da lui.<br />
«Da più di quanto immagini» mi sussurra, poi s’impossessa<br />
delle mie labbra e il suo biglietto mi scivola a terra.<br />
Ristorante La fenice<br />
Via San Valentino n° 14<br />
Racconto di:<br />
Anna De Lorenzo<br />
<strong>È</strong> passata una settimana e non c’è stato un minuto in cui non<br />
abbia pensato ad Andrea. Eppure San Valentino è passato, la vicina<br />
ha cambiato di nuovo amante e le mie amiche hanno ripreso<br />
a fare le single soddisfatte. Però Andrea è sempre lì, nella mia<br />
mente. Può essere che un incontro fugace come il nostro lasci<br />
dietro di sé strascichi così forti<br />
Pag. 44
Racconti<br />
Da grandi<br />
C’è un ragazzo che suona una specie di sega con un archetto,<br />
davanti al municipio. Ai suoi piedi, una vecchia radio che<br />
manda la base di pianoforte, un cappello con dentro pochi spiccioli<br />
e un bastardo di taglia media, col muso simpatico.<br />
Sta eseguendo Lili Marleen. I passanti, avvolti nei cappotti, lo<br />
schivano e vanno oltre. A malapena lo notano, mentre stringono<br />
le buste firmate dei negozi. La melodia che esce da quel ferro<br />
ricurvo, appena udibile nel viavai, pare quasi un lamento, ma<br />
qualcuno si ferma come tirato da una corda invisibile.<br />
Una signora anziana è immobile, assorta come se stesse rivivendo<br />
un vecchio ricordo. Un bambino si stacca dal padre e<br />
va a buttare una moneta nel cappello; il cane scodinzola.<br />
C’è anche lei, una donna esile avvolta in una giacca che fa<br />
anche da sciarpa, o il contrario.<br />
In mano non ha sporte, sigarette o telefono; sembra quasi<br />
appoggiata sui sanpietrini per caso, per errore.<br />
Ha gli occhi rossi e lucidi. Subito penso sia per il freddo, poi<br />
mi accorgo che sta piangendo. Questa cosa di piangere in pubblico<br />
così, senza badare a chi ti guarda… io non ci riuscirei mai,<br />
ma i miei occhi non riescono a staccarsi.<br />
«Tutto bene» Le chiedo.<br />
«Oh, sì! <strong>È</strong> solo questa musica… bellissima!» Mi dice, passandosi<br />
la mano sul viso. «Mio padre la cantava spesso, quando<br />
era contento.»<br />
Guardo il suonatore. Dietro di lui si alzano in cielo due palloncini<br />
colorati, sfuggiti a dei bambini.<br />
«Già, fa qualcosa al cuore.» Che risposta stupida! Ma guardo<br />
il suo naso appuntito, le sue guance bianche tuffarsi nella lana<br />
grigia, e ci vorrei scomparire anche io lì dentro, per adagiarmi<br />
nell’odore del suo collo.<br />
Arrivano due vigili. Fanno storie al suonatore, a come tiene<br />
legato il cane, a come intralcia il corso. Lo fanno sgombrare.<br />
Andiamo al caffè più vicino. Lei starnuta spesso; prende un<br />
punch perché, dice, è molto raffreddata. Io ordino il terzo macchiato<br />
della mattina. Si srotola la sciarpa/giacca, e sotto compare<br />
una camicetta azzurra, innocua ed elegante come quella di<br />
una maestrina, ma le sta un incanto.<br />
Rompo il ghiaccio sulle feste passate da poco. Ha una voce<br />
che sarebbe perfetta per un programma in radio. Ci interrompe<br />
il suo telefono; lo sradica dalla borsa e si catapulta fuori dal bar.<br />
La osservo mentre parla, sorride e tira lunghe boccate dalla sigaretta.<br />
Nella sua borsa, rimasta aperta sulla sedia a fianco,<br />
noto – con discrezione – un portamatite dei Peanuts, una scatolina<br />
di legno lucido che forse è uno specchio… un mazzo di<br />
chiavi con attaccato un proiettile consumato.<br />
La guardo rientrare; rossa in viso, lo sguardo vispo.<br />
«Allora, che lavoro fai, di bello» Mi chiede sedendosi.<br />
«Sono… a casa! Da un anno sono disoccupato. E tu»<br />
«Maestra!»<br />
Giovanna. Fa la maestra.<br />
«Ah, non farti strane idee…» Mi dice infilandosi un paio<br />
di stivali vellutati.<br />
«Cosa»<br />
«Non sono una pianista! Era di mio padre, sto provando<br />
quel brano da sei mesi ma proprio non viene.» Mi sorride,<br />
mi prende a braccetto e usciamo. Come siamo sconosciuti…<br />
come si fa ad amare, da grandi<br />
Siamo andati al Planetario, poi a camminare ai laghetti.<br />
Un giorno al cimitero, davanti alla foto di una sua amica.<br />
Mi ha portato al circo – che odio – e l’ho portata al canile a<br />
sgambare con Amalia, la mia cagnetta adottiva.<br />
Un pomeriggio al parco le ho detto che ho fatto Aikido<br />
per un sacco di anni. Mi ha chiesto di mostrarle una mossa,<br />
e così ci siamo trovati nell’erba gelida dopo una schienata<br />
perfetta. Mi è quasi sembrato di sentire odore di violette,<br />
possibile<br />
Le suona sempre il telefono. Lei si allontana per parlare,<br />
ma sempre meno. Quando le arrivano messaggi io sono<br />
felice perché tutto sommato è un suono che possono sentire<br />
solo pochi intimi, me compreso.<br />
Per la prima volta viene a cena da me. Si ferma a dormire.<br />
Nel pomeriggio volevo riordinare tutto, nascondere le<br />
mie impronte, ma poi ho passato solo l’aspirapolvere. E<br />
messo due rose rosse, vere, in un vaso.<br />
Entra in casa e appoggia le sue cose in giro; sembra<br />
una nave che butta gli ormeggi in porto e io rimango impalato<br />
dall’emozione.<br />
Mangiamo un buonissimo arrosto preso al discount, poi<br />
ci mettiamo sul divano a finire il vino. Lei si toglie la maglia<br />
e mi bacia, coi capelli fra le labbra. Il suo odore mi dà alla<br />
testa. Vedo un tatuaggio sulla sua spalla: un cuore con una<br />
“L” sopra. Lei starà guardando la foto di mia figlia davanti<br />
al London Eye, sul muro del salotto.<br />
Come si fa ad amare, da grandi<br />
Non lo so, però abbraccio Giovanna e penso che dobbiamo<br />
assomigliare a quei due palloncini colorati sfuggiti di<br />
mano ai bambini.<br />
Racconto di:<br />
Jonfen<br />
Passiamo i pomeriggi insieme. Vado a prenderla e ogni tanto<br />
mi fa salire in casa. Mi trovo davanti una marea di cose nuove;<br />
tutti quegli oggetti comuni che circondano una persona, che la<br />
legano al suo passato, del quale io non faccio parte. Vorrei sapere<br />
la storia di ognuno.<br />
Una foto sulla credenza di lei con un uomo biondo e riccio,<br />
bellissimo, un pianoforte a muro con uno spartito di Erik Satie,<br />
una serie di quadrettini dipinti a olio…<br />
Pag. 45
Racconti<br />
L'anti-romantica<br />
Il 14 febbraio dovrebbe essere cancellato dal calendario, come<br />
il tredicesimo piano negli alberghi americani. Oggi è San Valentino<br />
e io, single per la scelta di qualcun altro, tutto quello che vorrei<br />
fare è non pensarci. Se accendo la televisione, però, ogni<br />
programma mi devasta con le sue diabetiche romanticherie. Allora<br />
esco di casa e le vetrine attorno a me bruciano di cuori di carta<br />
rossi, mentre ovunque riecheggiano stucchevoli canzoni d’amore.<br />
Il mondo sembra avere un senso solo se riesci a congiungerti con<br />
l’altra metà della mela.<br />
E noi Noi che siamo stati lasciati, le persone con il cuore<br />
spezzato, i sopravvissuti all’apocalisse sentimentale Noi che<br />
rimettiamo insieme i cocci della nostra vita, mentre il resto del<br />
mondo festeggia l’illusione del “vissero per sempre felici e<br />
contenti” Ho deciso: l’anno prossimo mi ergerò capofila della<br />
rivoluzione anti-romantica, in difesa del mondo dei dispari, di noi<br />
anime spaiate che cerchiamo di bastare a noi stesse.<br />
Ma poi vedo passarmi sotto gli occhi un ragazzo avvolto in un<br />
bel cappotto, sciarpa perfettamente annodata, scarpe lucide. La<br />
sua eleganza è un invito a farsi osservare. Me lo immagino che<br />
corre dalla fidanzata per una serata di violini e candele accese.<br />
Potrei commuovermi, ma la mia libreria preferita appare a<br />
salvarmi: una luce calda filtra bassa da sotto la porta d’ingresso,<br />
si piega sul gradino esterno e poi si estende lungo la strada,<br />
cercando di avvolgere i passanti. Conosco quel richiamo. Il mio<br />
rifugio. Entro sicura. Mi avvio verso lo scaffale della narrativa<br />
gialla, intenzionata a immergermi in una rigida spy story. Un<br />
momento, però. Cos’è quella pila di romanzi laggiù, accatastati tra<br />
le novità rosa Proprio quelli con lui&lei abbracciati in copertina.<br />
Dopotutto, che male c’è se do un’occhiata fugace Non è San<br />
Valentino Non posso permettermi un’escursione veloce tra le<br />
storie d’amore Mi avvicino a lui&lei. Fiuto il libro giusto a naso.<br />
Afferro la mia copia, pago con una certa soddisfazione ed esco.<br />
Mi prefiguro il programma di stasera, sprofondata in poltrona a<br />
leggere. Magari accenderò la tv e cercherò il più stucchevole dei<br />
film. Un giorno il lieto fine capiterà anche a me.<br />
<strong>È</strong> ancora presto per tornare a casa. Estendo il tragitto fino al<br />
parco. Mi siedo sulla prima panchina illuminata. Voglio avviare la<br />
mia nuova lettura il prima possibile. <strong>È</strong> chiaro da subito che lui&lei<br />
sono destinati a trovarsi, ed è una rassicurante certezza. Forse<br />
una lacrima mi sfugge all’idea che ci sia qualcosa di così perfetto<br />
nel mondo come due metà che si ricongiungono.<br />
«Pensi che ti faccia bene»<br />
Una voce. Sollevo gli occhi dal romanzo, e lui è seduto sulla<br />
panchina davanti alla mia: il ragazzo con il cappotto elegante. Le<br />
mani in tasca, come qualcuno che ha imparato ad aspettare.<br />
Accanto a lui, una dozzina di rose, così rosse che sembrano<br />
pennellate di vernice.<br />
E io che credevo che i perfetti sconosciuti fossero<br />
un’invenzione dei film. Scelgo la maschera dell’indifferente.<br />
«Cosa» chiedo allo sconosciuto.<br />
«Leggere quella roba» risponde, indicando il libro che tengo<br />
aperto sulle ginocchia.<br />
«Ci conosciamo»<br />
Lui mi sorride e quel dolce modo in cui gli si inclina la bocca,<br />
come se volesse far ridere anche gli occhi, mi sconcerta. Perché<br />
già conosco quel viso, anche se solo dentro di me. <strong>È</strong> uno strano<br />
senso di familiarità che mi attrae e che mi spinge a parlare.<br />
«Non piango per questo. Solo che, sai, è San Valentino. Allora<br />
ho pensato che se non leggo qualcosa di romantico oggi, proprio<br />
oggi, e non mi convinco che l’amore esiste, rischio di<br />
inaridirmi, e nel giro di poco mi troverò a non desiderare più<br />
niente, e diventerò spietata e cinica. Proprio il tipo di persona<br />
che ho sempre odiato.»<br />
Ma cosa ho detto Parlo dei miei sentimenti così, come<br />
un’eroina tragica.<br />
«Insomma vuoi illuderti che esista il grande amore»<br />
«Voglio crederci. Non posso permettermi di non avere<br />
speranza.»<br />
Abbasso lo sguardo. Stringo il libro tra le mani. Mi sento<br />
avvampare le guance. Sono così imbarazzata! Devo andare<br />
via.<br />
Si alza anche il ragazzo, seguendomi a ruota.<br />
«Senti» dice, la voce ansiosa come se avesse paura di<br />
perdere qualcosa. «Che fai stasera»<br />
Apro la bocca senza emettere suono, sopraffatta dallo<br />
stupore.<br />
«Ti ho vista poco fa, davanti a quella vetrina» mi spiega<br />
lui. «Sembravi così triste, riflessa tra tutti quei cuori. Allora<br />
sono andato a comprare questo mazzo di rose per te, ma tu<br />
eri sparita. E poi ti ho incrociata mentre entravi in libreria, e<br />
ho aspettato che uscissi. Vorrei solo parlare con te.»<br />
Se non fosse così romantico, penserei che è<br />
assolutamente folle. Che poi, alla fine, è quasi la stessa<br />
cosa.<br />
Mi porge i fiori.<br />
«Non stavi forse aspettando il grande amore»<br />
«Ma non so nemmeno chi sei!» obietto.<br />
Lui non si scompone: «Tutti sono stati sconosciuti prima<br />
di innamorarsi. <strong>È</strong> il momento di convincerti.»<br />
Lo so chi è, lo so. Accetto.<br />
Allora lui mi offre la mano, e insieme ci avviamo lontano.<br />
Racconto di:<br />
Francesca Borrione<br />
Pag. 46
Intervista<br />
Conosciamo: Erin E. Keller<br />
1. Le tue fan ti adorano e possiamo tranquillamente<br />
dire che sei l’autrice italiana di romance M/M (male to<br />
male) più conosciuta nel panorama editoriale del nostro<br />
Paese. Per chi ancora non ti conosce: chi è Erin E. Keller<br />
Innanzitutto, grazie. Quello che mi avete appena detto mi<br />
ha stampato un sorriso enorme sul viso e mi ha fatto arrossire<br />
la punta delle orecchie. Non mi capacito ancora di avere<br />
un gruppo di lettori così fedeli ed entusiasti, ma è una sensazione<br />
bellissima.<br />
Erin E. Keller è una donna italiana sulla quarantina, con<br />
qualche radice in Irlanda. Sposata con un uomo molto paziente<br />
con il quale condivide la casa insieme a dei gatti molto<br />
meno pazienti di lui.<br />
Dopo questa brevissima biografia vi posso dire che sono<br />
una scrittrice indisciplinata, perché non riesco mai a impormi<br />
di scrivere un tot di parole ogni giorno, complice anche il fatto<br />
che facendo più lavori mi viene un po’ difficile.<br />
Mi piace interagire con i miei lettori e mi diverto con loro. A<br />
volte posso sembrare un po’ insicura dei miei scritti, e non è<br />
solo apparenza. Lo sono proprio. Ma è proprio grazie a chi<br />
mi legge che trovo lo stimolo per andare avanti.<br />
2. Da quanto tempo scrivi e quando hai capito che ti<br />
appassionava scrivere M/M Hai mai pensato a qualcosa<br />
di genere diverso<br />
Ho iniziato a scrivere circa sei anni fa, anche se non c’è in<br />
giro niente di mio perché ho ritirato quasi tutto quando è nata<br />
“Erin”. Ho iniziato scrivendo fanfiction grazie alla scoperta<br />
dello “slash”. Quando mi sono resa conto che, nello specifico<br />
guardando una serie tv, mi piaceva molto pensare ai due<br />
personaggi maschili insieme, ho capito quale fosse la mia<br />
strada. Così ho iniziato a leggere qualsiasi fanfiction sulla<br />
quale riuscissi a mettere le mani e poi ho iniziato a scriverle.<br />
Il passo seguente è stato leggere un libro M/M, gentilmente<br />
regalatomi da un’amica. E in quel momento ho capito che<br />
era il momento di smettere di scrivere fanfiction e iniziare a<br />
scrivere storie mie, con personaggi miei, senza ricalcare<br />
nessuno, perché là fuori c’era tutto un mondo che avrebbe<br />
potuto leggere storie come quelle che avrei voluto, e forse<br />
potuto, scrivere.<br />
3. Da dove prendi le tue idee Hai delle canzoni che ti<br />
accompagnano durante la scrittura O forse delle immagini,<br />
delle fotografie da cui ti lasci ispirare<br />
In linea di massima le idee mi fioriscono in testa nei momenti<br />
più inaspettati, provenendo da una concatenazione di<br />
pensieri strani, o da un’immagine, un flash.<br />
Per esempio, Ryan è nato nel momento in cui ho visto<br />
la pubblicità Blue de Chanel la prima volta. Adoro<br />
Gaspard Ulliel e la sua piccola cicatrice, ma è stato il<br />
vederlo corrucciato durante lo spot pubblicitario che ha<br />
fatto nascere Ryan, con una cicatrice ben più grande,<br />
ma è nato tutto da lui.<br />
E poi ci sono i Mumford & Sons, ufficialmente eletti i<br />
miei musi. Succedono cose strane quando li ascolto.<br />
Percepisco una sensazione fisica nel cervello, è come<br />
se spingesse contro le pareti della scatola cranica per<br />
far uscire qualcosa. So che è un po’ inquietante detto<br />
così, ma è davvero ciò che succede con la loro musica.<br />
“Ghosts that we knew” mi ha accompagnato per<br />
tutta la stesura di The Scar. In loop.<br />
Al momento sono fissata su “Broken Crown”, sempre<br />
loro, ed essendo una canzone abbastanza cupa si<br />
presta molto bene per il noir che sto cercando di portare<br />
avanti. Poi c’è l’Irlanda e la musica folk irlandese.<br />
Ecco, quelle sono costanti nella mia vita e aiutano molto<br />
la mia ispirazione.<br />
4. Uno scrittore è soprattutto e prima di tutto un<br />
lettore. Quali sono i tuoi autori preferiti<br />
Sì, sono d’accordo. Io sono un’avida lettrice, anche<br />
se ho sempre meno tempo.<br />
Sono cresciuta a pane e Stephen King, che ancora<br />
adoro, nonostante io resti dell’idea che i suoi migliori<br />
lavori siano pre-incidente.<br />
Ho amato molto anche Patricia Cornwell, ma da un<br />
certo punto in poi, secondo me, mi ha perso per strada.<br />
Per quanto riguarda invece il genere M/M, direi che<br />
ho diversi autori che amo. Marie Sexton, SJD Peterson,<br />
Hayley B. James, ZA Maxfield, SE Culpepper,<br />
N.R. Walker, Sue Brown, Lisa Worrall.<br />
Pag. 47<br />
Segue...
Segue...<br />
Intervista<br />
Conosciamo: Erin E. Keller<br />
5- Questo mese uscirà un tuo romanzo, Eri come sei,<br />
con una casa editrice americana, la JMS Books (con il titolo<br />
What you are). Inoltre, sappiamo che uno dei tuoi<br />
lavori è stato tradotto anche in spagnolo. Raccontaci<br />
queste tue nuove esperienze. Pubblicare all’estero è<br />
molto diverso rispetto a pubblicare in Italia<br />
Sì, What you are è uscito proprio oggi (1 febbraio) e sto<br />
ancora gironzolando per casa con un sorriso perché ho anche<br />
già ricevuto la prima recensione. Non una traduzione<br />
perfettamente fedele all’originale perché sono state apportate<br />
lievi modifiche durante l’editing, ma niente di sostanziale.<br />
Devo dire che a livello di modus operandi e di contrattualistica<br />
è stato molto simile alla mia esperienza in Triskell.<br />
L’unica differenza sostanziale è data forse dalla promozione,<br />
di cui loro non si occupano. O meglio, so che mandano i file<br />
per le recensioni ad alcuni blog, ma non hanno una persona<br />
di riferimento che mi possa aiutare, quindi mi sto muovendo<br />
completamente da sola. La cosa mi mette un po’ in agitazione,<br />
ma del resto è anche giusto che un autore si muova un<br />
po’ per guadagnarsi la pagnotta.<br />
Per quanto riguarda la Spagna, è stata un’enorme sorpresa.<br />
Un gruppo di traduttori ha chiesto di poter tradurre<br />
alcuni miei lavori (per ora quelli gratuiti) e mi hanno già detto<br />
che tradurranno anche quelli in vendita in modo da darmi<br />
la possibilità, se voglio, di autopubblicarmi. Gentilissimi e,<br />
oltretutto, molto bravi.<br />
Titolo: What you<br />
are<br />
Autore: Erin E.<br />
Keller<br />
Editore: JMS<br />
Books LLC (8<br />
febbraio 2015)<br />
Pagine: 143<br />
Lingua: Inglese<br />
Prezzo: 5,34 euro<br />
(ebook)<br />
Titolo: The Scar –<br />
completo<br />
Autore: Erin E.<br />
Keller<br />
Editore: Triskell<br />
Edizioni<br />
Pagine: 119<br />
Collana: Rainbow<br />
Genere: M/M – per<br />
adulti<br />
Prezzo: 2,99 euro<br />
(ebook)<br />
6. Sei molto attiva sui social, soprattutto su Facebook,<br />
ma anche su Twitter. <strong>È</strong> sicuramente un<br />
modo per entrare in contatto con i propri lettori e<br />
per farsi conoscere. Pensi, quindi, che un autore<br />
debba necessariamente autopromuoversi per arrivare<br />
ai lettori moderni<br />
Assolutamente sì. Senza ombra di dubbio.<br />
Pubblicare in digitale, da un lato, permette di arrivare<br />
a migliaia di lettori ai quali non arriveremmo mai<br />
in altro modo, ma ciò significa che lo stesso vale per<br />
altri centinaia (migliaia) di scrittori. E se pensiamo<br />
che i lettori là fuori sceglieranno noi perché siamo<br />
“più bravi”… no, non funziona così Internet dà tante<br />
possibilità agli autori. Certo, non è facile spiccare,<br />
ma di certo se si aspetta che sia il lettore a venire da<br />
noi e non noi a proporci a lui, allora non ci muoveremmo<br />
di un centimetro. Ci vuole pazienza, tanta, ci<br />
vuole anche un po’ di coraggio e di predisposizione,<br />
me ne rendo conto, ma credo anche che sia uno<br />
sforzo dovuto se si vuole fare della scrittura un qualcosa<br />
di costante nella propria vita e non solo un tentativo<br />
da “una botta e via”.<br />
7. Quali sono i tuoi progetti futuri Sappiamo<br />
che stai lavorando a un noir M/M. Quando vedrà<br />
la luce<br />
Sto lavorando a due storie contemporaneamente.<br />
Uno è appunto il noir che avete menzionato e che,<br />
grazie a un’amica, sto pensando di rendere una mini<br />
serie, anche solo di un paio di libri. L’altro invece è una<br />
storia più “seria” se paragonata a quelle che ho pubblicato,<br />
o meglio è una storia con personaggi meno<br />
ironici e tematiche più “pesanti”. Mi sono imposta di<br />
uscire con uno dei due prima della fine del 2015.<br />
Pag. 48
Intervista<br />
Conosciamo: Alessia Litta!<br />
1. Stai muovendo i primi passi come autrice. Fatti<br />
conoscere un po’ dai nostri lettori! Chi è Alessia<br />
Litta<br />
Intanto grazie infinite di ospitarmi sulla vostra bellissima<br />
rivista!<br />
Poi, beh, chi è Alessia Litta Direi un’inguaribile sognatrice.<br />
Troppo banale Eppure è così. Sono una<br />
sognatrice con troppa immaginazione e un’inclinazione<br />
al romanticismo. Un mix piuttosto pericoloso che rischia<br />
spesso di farmi estraniare dalla realtà. Per fortuna,<br />
questa inguaribile sognatrice ha accanto a sé un<br />
principe azzurro che la fa stare con i piedi ben saldi a<br />
terra!<br />
Oltre alla scrittura (e alla lettura, ovviamente!), ho la<br />
passione per la fotografia. Amo muovermi in mezzo<br />
alla natura con la macchina fotografica per riprendere<br />
la magia dei paesaggi, ma anche dei piccoli dettagli,<br />
quando sono accarezzati dalla luce radente del sole.<br />
Questi momenti d’intimità con la natura mi permettono<br />
di allontanarmi e “vivere il sogno” anche quando<br />
non sono piegata su un foglio di carta o sulla tastiera.<br />
2. Da quanto tempo scrivi e quali sono i generi<br />
che preferisci<br />
Ho cominciato a scrivere, un po’ per caso, intorno ai<br />
sedici anni, quando rientrando da una vacanza al<br />
mare - in cui mi ero presa una cotta pazzesca per un<br />
ragazzo - ho cominciato a buttare giù il resoconto di<br />
quei giorni. Senza rendermene conto, ho riportato<br />
quegli eventi come se fossero una storia, piuttosto che<br />
un diario. Una volta terminato, però, è come se mi si<br />
fosse accesa una lampadina: all’improvviso mi sono<br />
chiesta come sarebbe stato raccontare storie di “altri”<br />
invece che eventi che non potevo controllare. Quella<br />
semplice riflessione ha stimolato la mia immaginazione<br />
e tutto è cominciato. Ho iniziato a scrivere la mia<br />
prima storia, un po’ per volta, tutti i giorni, divertendomi<br />
come una pazza.<br />
Nel corso degli anni, però, non sono riuscita a essere<br />
altrettanto costante.<br />
Alessia Litta e i suoi personaggi indisciplinati,<br />
in un disegno di Eleonora Litta.<br />
Ci sono stati periodi di alti e bassi, e per diverso<br />
tempo ho anche smesso di scrivere, ma l’aspira-<br />
zione di fare “la scrittrice” non si è mai spenta.<br />
Finché tre anni fa, dopo alcune vicissitudini per-<br />
sonali, ho deciso di mettermi alla prova e comin-<br />
ciare a fare sul serio.<br />
Amo il fantastico in ogni sua declinazione - fan-<br />
tasy, urban, gotico, paranormal, horror - e mi pia-<br />
ce vederlo mescolato ad altri generi, come<br />
l’avventura, il thriller o il romance. Ecco, per me<br />
questa commistione è fondamentale, la cerco nei<br />
libri che leggo, la inserisco nelle storie che scrivo.<br />
Ma alla fine, a prescindere dai generi preferiti,<br />
quello di cui ho veramente bisogno per innamo-<br />
rarmi di una storia sono un intreccio ricco, perso-<br />
naggi intensi e un’ambientazione affascinante.<br />
Pag. 49<br />
Segue...
Intervista<br />
Conosciamo: Alessia Litta!<br />
Segue...<br />
Titolo: Vite sospese<br />
Autore: Alessia Litta<br />
Editore: Triskell<br />
Pagine: 196<br />
Collana: Urban<br />
Fantasy<br />
Genere: M/F<br />
Prezzo: € 4,49<br />
(ebook); € 7,43<br />
(cartaceo)<br />
aspetti, perché si è costretti a rinunciare a tante<br />
cose, come la partecipazione a presentazioni, raduni<br />
o fiere; senza contare che io stessa non posso<br />
organizzare eventi miei.<br />
Ma per fortuna esiste internet! La rete dà chiaramente<br />
un aiuto enorme, permettendo di raggiungere<br />
tantissima gente e interagire direttamente<br />
con i lettori. Questo è un aspetto meraviglioso.<br />
5. Oltre a essere una scrittrice di romance,<br />
sei soprattutto un'autrice di fantasy. Quali<br />
sono, secondo te, i trucchi per scrivere un<br />
buon fantasy senza cadere nel “già visto”<br />
3. Uno scrittore è prima di tutto un lettore. Quali<br />
sono i tuoi autori preferiti<br />
Ho i miei punti di riferimento tra i classici della lette-<br />
ratura, ma se restiamo nell’ambito del fantastico, ov-<br />
viamente i due grandi maestri Tolkien e Ende hanno<br />
un posto speciale.<br />
Riguardo la fiction moderna, invece, adoro il “primo”<br />
Stephen King e il Daniel Pennac della saga Malaussène,<br />
mentre nel fantastico anglosassone seguo Jim<br />
Butcher, Brandon Sanderson, Philip Pullman, e tanti<br />
altri. Tra gli autori italiani mi piacciono molto Francesco<br />
Dimitri, Luca Tarenzi e Cecilia Randall.<br />
Una menzione a parte, poi, per Haruki Murakami,<br />
che adoro!<br />
4. Sei un’autrice italiana, ma vivi all’estero. <strong>È</strong> stato<br />
difficile, per te, promuovere il romanzo non potendo<br />
organizzare presentazioni in Italia Oppure<br />
ormai internet è il mezzo più rapido e veloce per<br />
arrivare ai lettori<br />
Sì, purtroppo vivere all’estero limita su parecchi<br />
Ahah, magari li conoscessi! No, sul serio, sono<br />
una semplice esordiente e ho davvero troppa<br />
poca esperienza per conoscere già i trucchi di un<br />
mestiere come questo. In realtà, credo che la regola<br />
sia sempre la stessa (e valida per tutti i generi):<br />
imparare dai grandi.<br />
E poi studiarsi a fondo l’argomento di cui si<br />
vuole parlare (che sia d’ispirazione mitologica,<br />
folkloristica, ecc…), per reinterpretarlo seguendo<br />
la propria voce. Questo, almeno, è quello che<br />
cerco di fare io.<br />
6. Quali sono i tuoi progetti futuri<br />
Adesso sto lavorando all’editing di un romanzo<br />
cui tengo tantissimo: una storia ambientata in Bretagna,<br />
in cui degli avvenimenti accaduti un secolo<br />
prima hanno delle conseguenze imprevedibili sui<br />
protagonisti di oggi. A seguire, una storia di mistero<br />
con un piccolo tocco horror. Più avanti lo spin<br />
off del romanzo ambientato in Bretagna e una serie<br />
urban fantasy tutta italiana, ma ancora non so<br />
quale farò partire prima. Poi ci sono spunti per un<br />
paio di fantasy puri.<br />
Ringraziamo Alessia per essersi resa disponibile<br />
per questa intervista e le auguriamo tanta<br />
fortuna per i suoi progetti futuri, che noi non<br />
mancheremo di seguire con entusiasmo!<br />
Pag. 50
Ricette<br />
D'amore<br />
Red Velvet<br />
La torta red velvet (velluto rosso) è un dolce tipico<br />
degli Stati Uniti del sud. Particolarmente apprezzata<br />
dalle spose per il suo meraviglioso contrasto di colo-<br />
ri, è caratterizzata da una consistenza estremamente<br />
umida e soffice.<br />
Il colore dell’impasto può variare dal rosso-marro-<br />
ne al rosso acceso; tale sfumatura ai giorni nostri si<br />
ottiene aggiungendo del colorante, ma in passato<br />
era imputabile alla reazione degli ingredienti acidi<br />
(latticello e aceto) col cacao. L’esterno è bianchissi-<br />
mo, visto che la torta viene ricoperta di creamcheese<br />
buttercream, , una crema al burro con formaggio<br />
spalmabile.<br />
Solitamente si prepara una torta a strati, cuocendo<br />
separatamente l’impasto in più teglie, ma la red vel-<br />
vet è meravigliosa anche quando si presenta in for-<br />
ma di cupcakes: deliziose tortine monoporzione fa-<br />
mosissime nei paesi anglosassoni, che stanno diven-<br />
tando popolari anche da noi.<br />
Ma vediamola, questa ricetta.<br />
Per l’impasto:<br />
250g di farina<br />
15g di cacao amaro<br />
113g di burro a temperatura ambiente<br />
300g di zucchero<br />
2 uova grandi<br />
240 ml di latticello (in alternativa usate yogurt<br />
magro non zuccherato)<br />
1 cucchiaino di estratto di vaniglia<br />
2 cucchiaini di colorante alimentare rosso (me-<br />
glio se in polvere o gel, evitate quello liquido)<br />
1 cucchiaio di aceto bianco<br />
1 cucchiaino di bicarbonato di sodio<br />
mezzo cucchiaino di sale<br />
Per prima cosa preriscaldate il forno a 180°C<br />
e mettete dei pirottini di carta negli stampi delle<br />
teglie per cupcake.<br />
Poi, in una ciotola, unite gli ingredienti “asciut-<br />
ti”: farina, cacao, sale. Mischiate finché non si<br />
sono amalgamati.<br />
Sbattete il burro nel mixer a velocità media per<br />
3 minuti, quindi aggiungete lo zucchero e sbatte-<br />
te per altri 3 minuti.<br />
Aggiungete le uova uno alla volta e sbattete<br />
per 30 secondi dopo ogni aggiunta, quindi unite<br />
al composto il colorante rosso.<br />
A questo punto bisogna abbassare al minimo<br />
la velocità del mixer e incorporare un terzo del<br />
composto asciutto. Mescolate finché la farina<br />
non si sarà del tutto amalgamata, quindi aggiun-<br />
gete metà del latticello (o yogurt).<br />
Di nuovo lavorate con la frusta finché l’impa-<br />
sto non sarà omogeneo, quindi ripetete il proce-<br />
dimento, alternando gli ingredienti. In questo<br />
modo inizierete e finirete con gli ingredienti<br />
asciutti.<br />
Adesso è il momento di aggiungere la vaniglia.<br />
Segue...<br />
Pag. 51
Ricette<br />
D'amore<br />
Segue...<br />
Fate un respiro profondo, perché qui viene il bello!<br />
Prendete una tazza e metteteci dentro il bicarbo-<br />
nato. Poi versateci sopra l’aceto e mischiate veloce-<br />
mente. Il composto farà molta schiuma, quindi pre-<br />
munitevi con una tazza di dimensioni adeguate.<br />
Appena avrete mischiato i due ingredienti, buttate<br />
il composto nell’impasto e lavorate velocemente con<br />
un mestolo di legno.<br />
Dividete il composto nei pirottini, riempiendoli per i<br />
due terzi, e infornate per 15-20 minuti.<br />
Per i cupcake vale la stessa regola delle torte:<br />
quando iniziate a sentire profumo in giro per casa<br />
probabilmente sono pronti. Ma per essere sicuri veri-<br />
ficate inserendo uno stuzzicadenti al centro di un pi-<br />
rottino: se esce asciutto, le tortine sono cotte.<br />
Lasciatele riposare 5 minuti nella teglia, quindi<br />
mettetele a raffreddare su una griglia; una volta fred-<br />
de saranno pronte per essere farcite.<br />
Il procedimento è semplice:<br />
Sbattete bene il burro finché non diventa cre-<br />
moso. Non abbiate fretta, per un burro ben mon-<br />
tato possono volerci anche 10 minuti di fruste al<br />
massimo. Se potete, usate burro ottenuto da<br />
procedimento a freddo, in Italia si trovano facil-<br />
mente il Lurpak o l’Occelli.<br />
Unite lo zucchero, il succo di limone e il for-<br />
maggio, quindi sbattete ancora nel mixer alla ve-<br />
locità più alta finché non ottenete una crema<br />
bianca e soffice.<br />
A questo punto mettete la creamcheese nella<br />
sac-à-poche e divertitevi a farcire i vostri cupca-<br />
ke.<br />
Se la temperatura in casa è media, si conser-<br />
vano tranquillamente fuori dal frigo per un paio<br />
di giorni. Se fa troppo caldo o se volete conser-<br />
varli più a lungo, metteteli in frigo, ricordandovi<br />
di tirarli fuori un paio d’ore prima di mangiarli.<br />
Intanto prepariamo la farcia!<br />
Ecco cosa serve per dodici cupcake:<br />
230g di formaggio cremoso tipo Philadelphia a<br />
temperatura ambiente<br />
120g di burro a temperatura ambiente<br />
140g di zucchero a velo<br />
2 cucchiai di succo di limone<br />
Ricetta e fotografie di:<br />
Irene Quintavalle<br />
Pag. 52
Credits<br />
<strong>È</strong> <strong>Magazine</strong> - Rivista digitale<br />
Pubblicazione aperiodica – n.2, febbraio 2015<br />
Redazione: Luna, Silver, Nerina<br />
Progetto grafico, grafica e impaginazione: Luna<br />
Progetto di copertina: Luna<br />
Immagine di copertina: Summer Woods<br />
Hanno scritto per noi: Silver, Luna, Bee, Willy, Jonfen,<br />
Ariendil, Irene Quintavalle, Maurap, Diana-blues,<br />
Francesca Borrione, Anna De Lorenzo.<br />
Sono stati intervistati per noi: Erin E. Keller e Alessia<br />
Litta (come autrici romance) e Danilo Arona, Stefano<br />
Pastor, Sergio Oricci, Diego Di Dio, Valeria Barbera, Yuri<br />
Abietti e Alain Voudì (in quanto giurati del concorso<br />
Creep Advisor).<br />
Foto a tema: George Hodan<br />
Redazione escrivere.com<br />
ANNUNCIO PER SCRITTORI E ILLU-<br />
STRATORI:<br />
Il prossimo numero della rivista sarà incentrato<br />
sulla festività di Pasqua e più in<br />
generale sulla Primavera e uscirà a fine<br />
marzo. Chiunque fosse interessato a partecipare<br />
con un racconto (max 5000 caratteri<br />
spazi inclusi), una poesia, una foto a tema o<br />
un'illustrazione può mandare il suo lavoro a<br />
staff@escrivere.com entro il 20 marzo 2015.<br />
Le immagini utilizzate sono opera di:<br />
Immagine in copertina: Summer Woods<br />
Sfondo pagine: Sabine Sauermaul<br />
Sfondo pagine poesia: George Hodan<br />
Sfondo inserto speciale: Sabine Sauermaul<br />
Sfondo racconto (pag. 41): Karen Arnold<br />
Sfondo racconto (Pag. 42-43): Piotr Siedlecki<br />
Sfondo racconto (pag. 43-44): George Hodan<br />
Sfondo racconto (pag. 45): George Hodan<br />
Sfondo racconto (pag. 46): Pennie Gibson<br />
Sfondo intervista Erin Keller: Karen Arnold<br />
Sfondo intervista Alessia Litta: Piotr Siedlecki<br />
Pag. 5: NestoDesign<br />
Pag. 8 (scena dal Simposio di Platone): “Gastmahl des<br />
Plato”, di Anselm Feuerbach (1829-1880)<br />
Pag. 9: “La scuola di Atene”, di Raffaello<br />
Pag. 10: “Diogenes and Plato”, di Mattia Preti<br />
Pag. 41 (tazza): xoan seoane<br />
Pag. 49: disegno di Eleonora Litta<br />
Pag. 52-53 (rose-cuore): Luna<br />
Pag. 52-53 (cupcakes): foto di Irene Quintavalle<br />
Avatar utilizzati: alcuni autori hanno scelto di inserire<br />
una propria fotografia, altri hanno scelto di comparire<br />
sulla rivista con l'avatar che utilizzano sul forum di<br />
escrivere.com<br />
Le varie cover che appaiono sulla rivista sono proprietà<br />
delle case editrici interessate.<br />
ANNUNCIO PER AUTORI E CASE EDI-<br />
TRICI:<br />
Ci occupiamo di recensire libri di esordienti<br />
(anche autopubblicati) e autori già affermati,<br />
purché la casa editrice in questione<br />
non sia a pagamento.<br />
Potete contattarci all'indirizzo:<br />
recensioni@escrivere.com<br />
<strong>È</strong> <strong>Magazine</strong> è distribuito con Licenza<br />
Creative Commons Attribuzione - Non commerciale -<br />
Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale<br />
Pag. 53
Noi di <strong>È</strong> scrivere ci occupiamo di:<br />
●<br />
Sinossi e quarta di copertina: al costo forfettario di 20 euro, qualsiasi sia la<br />
lunghezza del manoscritto;<br />
●<br />
Schede di valutazione: 25 euro fino a 200 cartelle*, 30 euro fino a 300 cartelle*.<br />
35 euro dopo le 300 cartelle*;<br />
●<br />
Correzione bozze: 0,50 a cartella*;<br />
●<br />
Editing: 1,30 euro a cartella*;<br />
●<br />
Impaginazione e realizzazione di ebook professionali in formato epub e<br />
pdf (con utilizzo di copertina fornita dall'autore o realizzata da noi): costo variabile<br />
a seconda del progetto.<br />
* Una cartella corrisponde a 1800 caratteri spazi inclusi<br />
Il nostro è un servizio rapido: garantiamo una risposta entro 30 giorni lavorativi dall'avvenuto<br />
pagamento.<br />
Per ulteriori informazioni e per dare un'occhiata agli esempi dei nostri lavori, vi consiglio di consultare<br />
la pagina dedicata ai Servizi Editoriali sul nostro forum.<br />
Per qualsiasi domanda, dubbio e richiesta di informazioni, potete inviare una mail all'indirizzo:<br />
servizieditoriali@escrivere.com oppure compilare il form di contatto che trovate sul nostro sito.