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<strong>È</strong><br />

<strong>Magazine</strong><br />

escrivere.com<br />

La rivista<br />

del forum!<br />

Numero 2 – Febbraio 2015<br />

In questo numero:<br />

Consigli agli scrittori: il dialogo – Recensioni Romance – Poesie –<br />

Interviste: Erin E. Keller e Alessia Litta – Ricette d'amore – Racconti<br />

a tema – Le presentazioni dei giurati Creep Advisor e tanto altro<br />

Dall'intervista a Erin E. Keller:<br />

Dossier – Euro Pride Con e Workshop:<br />

Aspettiamo luglio con qualche<br />

anteprima<br />

Dall'intervista ad Alessia Litta:<br />

In linea di massima le idee mi fioriscono<br />

in testa nei momenti più inaspettati,<br />

provenendo da una concatenazione di<br />

pensieri strani, o da un’immagine, un flash.<br />

Per esempio, Ryan è nato nel momento<br />

in cui ho visto la pubblicità Blue de<br />

Chanel la prima volta.<br />

Amo il fantastico in ogni sua declinazione<br />

- fantasy, urban, gotico, paranormal, horror<br />

- e mi piace vederlo mescolato ad altri generi,<br />

come l’avventura, il thriller o il romance.<br />

Ecco, per me questa commistione è<br />

fondamentale, la cerco nei libri che leggo,<br />

la inserisco nelle storie che scrivo.


Editoriale<br />

In questo numero la Community di <strong>È</strong><br />

scrivere ha dedicato il proprio tempo a<br />

parlarvi dell’amore, a raccontarvi di questo<br />

sentimento sotto diversi aspetti.<br />

Avete mai sentito parlare di Platone e<br />

dell’altra metà della mela Ariendil ci introduce<br />

all’argomento attraverso una sua<br />

rivisitazione del mito. Subito dopo, inoltre,<br />

potrete leggere direttamente la traduzione<br />

dall’originale, dal Simposio.<br />

Ci saranno poi le fantastiche poesie di<br />

Willy, Diana-blues e Maurap, versi che vi<br />

condurranno per mano attraverso i sentimenti<br />

e vi lasceranno con un lungo sospiro<br />

malinconico.<br />

Siamo un sito di scrittura, però, e oltre<br />

a farvi commuovere e passare qualche<br />

momento di spensieratezza, vogliamo<br />

anche informarvi. Quindi troverete, come<br />

sempre, un articolo dai nostri “Scatoloni<br />

in soffitta” con tanti consigli utili agli<br />

scrittori, le recensioni di Bee, il mio dossier<br />

su un nuovissimo evento per l’Europa<br />

della terraferma, ossia l’Euro Pride<br />

Con, per non parlare delle interviste a<br />

due autrici romance: Erin E. Keller e<br />

Alessia Litta.<br />

E poi vi regaleremo di nuovo i racconti<br />

migliori del forum e non solo, anche di<br />

chi ha avuto voglia di scriverne uno per<br />

la nostra rivista ed è stato selezionato:<br />

racconti che hanno tutti come sfondo<br />

l’amore.<br />

E che dire della ricetta che Irene ha<br />

scritto per noi Non siete curiosi di gustare<br />

i suoi Red velvet cupcakes<br />

Insomma, abbiamo un vasto programma,<br />

eppure non è tutto qui. Nelle settimane<br />

passate avrete sicuramente sentito<br />

parlare spesso del nostro concorso<br />

Creep Advisor. In questo numero di <strong>È</strong><br />

<strong>Magazine</strong> gli abbiamo dedicato un intero<br />

inserto speciale, in cui abbiamo presentato<br />

la giuria al completo.<br />

Correte quindi a leggere le interviste<br />

fatte da Luna ai nostri fantastici giurati:<br />

Danilo Arona, Stefano Pastor, Diego Di<br />

Dio, Sergio Oricci, Yuri Abietti, Valeria<br />

Barbera e Alain Voudì!<br />

Non mi resta che augurarvi “buona lettura”!<br />

Silver<br />

<strong>È</strong> <strong>Magazine</strong> - Rivista digitale<br />

Pubblicazione aperiodica – n.2, febbraio 2015<br />

Redazione: Luna, Silver, Nerina<br />

Progetto grafico, grafica e impaginazione: Luna<br />

Progetto di copertina: Luna<br />

Immagine di copertina: Summer Woods<br />

Hanno scritto per noi: Silver, Luna, Bee, Willy, Jonfen,<br />

Ariendil, Irene Quintavalle, Maurap, Diana-blues,<br />

Francesca Borrione, Anna De Lorenzo.<br />

Sono stati intervistati per noi: Erin E. Keller e Alessia<br />

Litta (come autrici romance) e Danilo Arona, Stefano<br />

Pastor, Sergio Oricci, Diego Di Dio, Valeria Barbera, Yuri<br />

Abietti e Alain Voudì (in quanto giurati del concorso<br />

Creep Advisor).<br />

Foto a tema: George Hodan<br />

Redazione escrivere.com<br />

Per mettervi in contatto con noi, vi basta inviare una<br />

mail all'indirizzo: staff@escrivere.com oppure compilare il<br />

form di contatto che trovate sul nostro sito.<br />

Pag. 2


Sommario<br />

Pag. 2<br />

Pag. 4<br />

Pag. 8<br />

Pag. 12<br />

Pag. 14<br />

Pag. 16<br />

Pag. 18<br />

Pag. 41<br />

Pag. 47<br />

Pag. 49<br />

Pag. 51<br />

Editoriale<br />

Scatoloni in soffitta<br />

I nostri consigli agli scrittori<br />

Dossier – L'amore secondo Platone<br />

Le due metà della mela<br />

Poesia<br />

L'amore in versi<br />

Dossier – Euro Pride Con e Workshop<br />

Aspettiamo luglio con qualche anteprima<br />

Recensioni<br />

I libri che parlano d'amore<br />

Inserto – Speciale Creep Advisor<br />

Il bando completo e la presentazione dei giurati:<br />

✔<br />

Danilo Arona …....................................................pag. 19<br />

✔<br />

Stefano Pastor …..................................................pag. 22<br />

✔<br />

Diego Di Dio ….....................................................pag. 25<br />

✔<br />

Sergio Oricci ….....................................................pag. 27<br />

✔<br />

Bando completo del concorso …........................pag. 30<br />

✔<br />

Valeria Barbera …...............................................pag. 31<br />

✔<br />

Alain Voudì …......................................................pag. 34<br />

✔<br />

Yuri Abietti …......................................................pag. 37<br />

Racconti a tema<br />

L'amore secondo noi<br />

Intervista a Erin E. Keller:<br />

Le autrici che scrivono romance<br />

Intervista ad Alessia Litta<br />

Le autrici che scrivono romance<br />

Ricette d'amore:<br />

Red velvet cupcakes<br />

Pag. 53<br />

Credits<br />

Pag. 3


Prontuario Per il Perfetto<br />

Scrittore: tecniche<br />

da sfruttare<br />

SHOW DON’T TELL<br />

Consigli di<br />

scrittura!<br />

La tecnica più approvata e consigliata,<br />

ma che più si fatica a capire come<br />

mettere in pratica. Proviamoci.<br />

Scatoloni<br />

In soffitta<br />

Posso mostrare Marco che va in un<br />

bar per tentare di rimorchiare, ma<br />

rimedia solo due di picche perché non ha<br />

nemmeno il coraggio di chiedere a una<br />

donna “come ti chiami”.<br />

Se il giorno dopo mostro Marco che in<br />

ufficio è ancora più carogna del giorno<br />

prima, il lettore ci arriva da solo: più<br />

Marco è frustrato, più Marco se la prende<br />

con chi non c’entra niente.<br />

Così il lettore si fa un’idea chiara e<br />

precisa di come è Marco, cosa che non<br />

farà mai e poi mai se gli dico solo “Marco<br />

è una carogna” o “Marco è un povero<br />

sfigato” o “devi odiare Marco”.<br />

Invece di dire che<br />

Marco insultò Giorgio anche se<br />

Giorgio non se lo meritava e fece una<br />

figuraccia in ufficio<br />

mostrerò (sempre là si casca) Giorgio<br />

che lavora tutto concentrato, mostrerò<br />

Marco che gli passa vicino e gli<br />

lancia un’occhiataccia, mostrerò Marco<br />

che dopo pochi passi torna indietro e<br />

prende a dirgliene di ogni colore. Poi lo<br />

mostrerò mentre si interrompe a metà<br />

di una frase, si guarda attorno e nota<br />

che tutti lo stanno fissando, diventa<br />

rosso come un pomodoro e se ne va a<br />

gran velocità senza nemmeno finire il<br />

discorso.<br />

In cosa consiste, lo si capisce fin dal<br />

nome: non dirmelo, ma fammelo vedere.<br />

Sottinteso, altrimenti mi annoio.<br />

Per dirla in modo complicato: bisogna<br />

far conoscere i nostri personaggi<br />

al lettore attraverso cosa fanno e cosa<br />

dicono, come reagiscono alle situazioni,<br />

che scelte compiono, come percepiscono<br />

la realtà che li circonda e<br />

come ad essa si relazionano.<br />

Per dirla in modo semplice: se voglio<br />

raccontare la storia di Marco, quarantenne<br />

che di fronte alle donne diventa<br />

timido e che in compenso in ufficio fa il<br />

tiranno con i sottoposti per mascherare<br />

la frustrazione che gli dà questa sua<br />

mancanza, NON scriverò:<br />

Marco è un quarantenne timido con<br />

le donne ma che in ufficio fa il tiranno<br />

per mascherare la frustrazione<br />

perché non ho raccontato chi è Marco,<br />

ho solo detto come io (scrittore)<br />

voglio che il lettore lo veda.<br />

Solo che non così non funziona, il<br />

lettore non se lo immagina per nulla<br />

Marco. Il lettore vede un personaggio<br />

solo se quello gli si muove davanti, pagina<br />

dopo pagina.<br />

Allora posso mostrare Marco mentre<br />

fa il tiranno in ufficio, posso farlo parlare<br />

come un piccolo boss della mala o<br />

posso fargli dire tante parolacce.<br />

Poi posso mostrarlo, sempre in ufficio,<br />

che ha delle difficoltà a usare le<br />

parolacce davanti alla collega donna.<br />

Facciamo una prova: alzi la mano chi<br />

si è preso una cottarella per un<br />

personaggio letterario. Bene.<br />

Nel libro in cui l’avete trovato, c’era<br />

scritto che “X era gentile, intelligente, e<br />

con un favoloso senso dell’umorismo,<br />

non si poteva non innamorarsene”, o<br />

c’erano vari episodi in cui X risolveva<br />

equazioni complesse, o faceva battute<br />

sagaci, o curava i cagnolini feriti<br />

La seconda, perché la seconda è<br />

show. Ed è solo con lo show che un<br />

lettore si appassiona abbastanza a un<br />

personaggio da poterlo amare o odiare.<br />

Bene, cosa significa mostrare invece<br />

di dire e basta è chiaro. Ma come si fa<br />

Innanzitutto bisogna far succedere<br />

delle cose.<br />

Tornando a Marco: se non inserisco<br />

una scena in ufficio non potrò farlo<br />

comportare da tiranno; se non inserisco<br />

una scena in cui interagisce con una<br />

donna, non potrò farlo arrossire<br />

imbarazzato.<br />

Ovviamente non è obbligatorio<br />

scrivere ottocento pagine per descrivere<br />

tutte le giornate di Marco. Solo quelle<br />

importanti ai fini della trama, solo quelle<br />

che aiutano il lettore a capire chi è il tizio<br />

di cui sta leggendo la storia.<br />

Quando faccio succedere queste cose<br />

le devo descrivere.<br />

Devo dire cosa fa Marco, usare i suoi<br />

movimenti, le sue parole, le sue azioni e<br />

le sue reazioni per far capire come si<br />

sente.<br />

Avrò fatto passare lo stesso messaggio,<br />

la sfuriata senza senso e la figuraccia,<br />

ma l’avrò detta in modo coinvolgente<br />

e interessante, permettendo<br />

al lettore di viverla invece di subirla<br />

passivamente.<br />

Quando si deve mostrare cosa fa un<br />

personaggio, è più facile se si usano i<br />

suoi cinque sensi.<br />

Marco si interrompe perché sente il<br />

silenzio quando nessuno più batte sui<br />

tasti dei computer. Marco si guarda intorno<br />

e vede che tutti lo fissano. A Marco<br />

sudano le mani. Marco sente un rigurgito<br />

acido salirgli in bocca.<br />

E non solo i cinque sensi canonici.<br />

Marco può sentirsi sprofondare nel pavimento<br />

per la vergogna. Può provare<br />

un senso di vertigine, eccetera.<br />

Un altro modo per mostrare qualcosa,<br />

invece di dirlo e basta, è usare i dialoghi.<br />

Sfrutto sempre il povero Marco per<br />

un esempio banale:<br />

Marco odiava Giorgio, infatti appena<br />

poteva gli rinfacciava i suoi difetti.<br />

Questa frase può andar bene se<br />

quello che voglio dire non è importante,<br />

se è solo un’informazione marginale.<br />

Ma se il fatto che Marco odi Giorgio<br />

e gli rinfacci le cose è fondamentale,<br />

per mostrarlo posso aiutarmi con un<br />

dialogo che lo faccia capire:<br />

“Cosa stai combinando, con quella<br />

pratica”<br />

“La solita procedura, Marco”.<br />

Segue...<br />

Pag. 4


Consigli di<br />

scrittura!<br />

Scatoloni<br />

In soffitta<br />

“La solita procedura un ***,non vedi<br />

che hai messo il timbro sbagliato<br />

Razza di deficiente, possibile che non<br />

si possa mai fare affidamento su di te<br />

E poi ti chiedi perché tua moglie ha voluto<br />

il divorzio! Guardati, incapace, sei<br />

sempre il solito occhialuto secchione<br />

che inciampa sui lacci delle scarpe.<br />

Metti il timbro giusto o ti licenzio!”<br />

Eccolo qua, Marco l’irascibile che<br />

rimprovera aspramente il povero Giorgio<br />

per delle inezie, e che lo fa sentire<br />

un verme rinfacciandogli i suoi fallimenti<br />

privati o la sua difficile adolescenza.<br />

E non serve nemmeno che scriva<br />

“Marco odiava Giorgio”, se mostro che<br />

quando Marco parla con gli altri non è<br />

altrettanto spietato. Il lettore ci arriva da<br />

solo.<br />

Posso provarci fino allo sfinimento a<br />

dire al lettore come voglio che veda un<br />

mio personaggio, affibbiandogli liste di<br />

aggettivi o esprimendo il mio giudizio<br />

ogni venti righe (“Marco era un antipatico,<br />

irascibile, fastidioso, disprezzabile<br />

ometto”). Tanto il lettore non lo vede<br />

come dico io.<br />

L’unica cosa che posso fare è mostrarlo<br />

così come voglio che appaia.<br />

Lo stesso discorso fatto per i personaggi<br />

si applica anche a paesaggi, abitazioni,<br />

animali, quadri, città… tutto ciò che<br />

voglio descrivere.<br />

“Atene è la città più bella del mondo”<br />

non invoglia nessuno ad andarci, e infatti<br />

non ci sono guide turistiche che la descrivono<br />

così.<br />

“Atene riesce a far convivere le luci, i<br />

rumori, la vitalità e gli odori della metropoli<br />

caotica con lo spettro placido e sacro<br />

dei monumenti antichi” è già diverso.<br />

Presentata così, sta al lettore decidere<br />

se è la città più bella del mondo o no.<br />

Questa fantastica tecnica, però, ha dei<br />

risvolti negativi enormi, se ci si attiene<br />

senza distinzione per tutta la durata di<br />

uno scritto.<br />

Finisce che si scrivono quattro pagine<br />

solo per dire che Marco la mattina beve il<br />

caffè amaro in piedi davanti alla finestra,<br />

quando magari sapere cosa beve Marco,<br />

come, e a che ora non serve a niente.<br />

Come regolarsi<br />

Di solito si utilizza lo show don’t tell<br />

quando si vuole mettere in risalto un<br />

pezzo della storia. Una scena chiave,<br />

un momento importante, qualcosa che<br />

deve spiccare in mezzo al resto.<br />

Lasciando i momenti “di collegamento”<br />

tra due pezzi importanti semplicemente<br />

raccontati.<br />

Posso tranquillamente raccontare<br />

che Marco si alza alle sette, beve il caffè<br />

amaro in piedi davanti alla finestra,<br />

si veste, dà da mangiare al pesce,<br />

monta in macchina e va in ufficio. Perché<br />

non è qualcosa da mettere in risalto,<br />

qualcosa di importante.<br />

Ma se Marco andando in ufficio in<br />

macchina investe una vecchina e viene<br />

travolto da un senso di colpa che lo<br />

tormenterà per il resto della storia…<br />

beh, lì lo devo mostrare. Non posso<br />

solo dirlo, incrociando le dita nella speranza<br />

che il lettore lo recepisca come<br />

punto di svolta nella vita di Marco.<br />

Qualche informazione tecnica:<br />

http://it.wikipedia.org/wiki/Show,_don’t_t<br />

ell<br />

Un divertente e completo campionario<br />

di esempi:<br />

http://fantasy.gamberi.org/2010/11/18/<br />

manuali-3-mostrare/<br />

Questa piccola guida è opera di:<br />

Bee<br />

Per altri consigli di scrittura potete<br />

dare un'occhiata alla sezione degli<br />

Scatoloni in soffitta, sul nostro forum.<br />

Pag. 5


Consigli di<br />

scrittura!<br />

Scatoloni<br />

In soffitta<br />

Il dialogo<br />

Alcune regole fondamentali per scrivere<br />

un buon dialogo: cosa evitare e cosa fare (o<br />

almeno provarci).<br />

– NON spiegate: due persone non si ricordano<br />

a vicenda cose che sanno già. Se<br />

usate i dialoghi per spiegare qualcosa che<br />

non avete voglia di scrivere diversamente si<br />

chiama infodump ed è brutto. I personaggi<br />

non tengono comizi, ma parlano.<br />

– NON dite tutto: l’istinto è quello di scrivere<br />

le cose per bene, chiare, lineari, comprensibili.<br />

Un dialogo, però, non è mai così.<br />

Le persone molto spesso dicono il contrario<br />

di quello che pensano, si interrompono, mentono,<br />

simulano. I vostri personaggi, per risultare<br />

realistici, devono fare altrettanto. Se tratteggiate<br />

bene il vostro personaggio nel corso<br />

della storia, il lettore capirà cosa intende a<br />

prescindere da cosa effettivamente dice.<br />

– NON scrivete dialoghi-ping pong: lui<br />

dice, lei dice, lui chiede, lei risponde… non è<br />

realistico ed è noioso da leggere. I personaggi,<br />

mentre parlano, non stanno fermi immobili.<br />

Fategli fare qualcosa nel frattempo. E<br />

non aspettano che uno abbia finito per poi<br />

parlare. Interrompono, urlano, se ne vanno<br />

sbattendo la porta, cambiano argomento<br />

perché non vogliono dire la verità, fanno finta<br />

di non aver sentito…<br />

– Rimanete sul semplice: legate i dialoghi<br />

con verbi semplici, come dire, chiedere,<br />

rispondere. Usare tanti sinonimi di questi tre<br />

verbi fondamentali risulta solo ridicolo.<br />

Quando ci stanno bene, usate verbi appropriati<br />

a seconda del contesto, ad esempio urlare,<br />

sussurrare, interrogare, balbettare. Evitate<br />

gli avverbi all’interno dei dialoghi, rallentano<br />

moltissimo. Evitate quelle interiezioni e<br />

quei suoni che si fanno di solito parlando<br />

(ehm, uhm, mmm, pffff, eeeeh eccetera), non<br />

danno nulla in più al vostro testo.<br />

Ricordate che il dialogo non è un abbellimento<br />

o un esercizio di stile, è un mezzo.<br />

Come dice Chuck Wendig:<br />

Non è solo un dialogo. <strong>È</strong> un mezzo per<br />

veicolare personaggi, tema, stati d’animo,<br />

trama, conflitti, mistero, tensione. I dialoghi<br />

fanno un sacco di cose, e le fanno in poco<br />

spazio. Sono il coltellino svizzero della narrativa.<br />

O il MacGyver. O il cavallo di Troia. O<br />

MacGyver nascosto nel cavallo di Troia con<br />

un coltellino svizzero in tasca.<br />

Chi è Chuck Wendig Lui:<br />

http://terribleminds.com/ramble/blog/<br />

Il dialogo non è composto soltanto dalle<br />

parole dentro le virgolette, ma anche da tutto<br />

quello che sta fuori dalle virgolette e accompagna<br />

la lettura del dialogo, rendendo più<br />

chiara la scena in cui esso si svolge.<br />

Queste informazioni aggiuntive si chiamano<br />

legature se chiariscono chi sta parlando:<br />

In casi eccezionali, quando la scena lo<br />

richiede e sarebbe incoerente fare altrimenti,<br />

allora si può variare: se due parlano<br />

affacciati al finestrino di un treno difficilmente<br />

lei disse ma probabilmente gridò, se<br />

il dialogo si svolge di notte in un dormitorio,<br />

lei sicuramente sussurrò.<br />

Usare tanti sinonimi di disse non è un<br />

trucco efficace per evitare ripetizioni, ma<br />

solo una forzatura.<br />

Per la descrizione:<br />

– Non combinare legature e descrizioni:<br />

si scrivono frasi difficili da digerire.<br />

Se proprio si deve scegliere tra le due,<br />

meglio preferire la descrizione, perché<br />

permette di caratterizzare il personaggio.<br />

– Non usarle al posto delle legature:<br />

non serve inserire per ogni frase detta<br />

un’azione che l’accompagna.<br />

Se la scena funziona lo stesso senza<br />

inserire descrizioni, allora è meglio non inserirle<br />

e limitarsi alle legature (se necessarie,<br />

vedi sopra).<br />

– Non inserirle a metà battuta: si può<br />

inserire una legatura nel bel mezzo di una<br />

battuta, quando è molto lunga, ma non<br />

conviene farlo con la descrizione.<br />

Spezza la comprensione del discorso da<br />

parte del lettore, facendolo passare dalla<br />

modalità uditiva (con cui sente le parole del<br />

personaggio) a quella visiva (con cui lo<br />

vede agire).<br />

– Create dialoghi finti che sembrino<br />

veri: scrivere un dialogo così come avviene<br />

nella realtà è inutile, è un’accozzaglia di frasi<br />

sconnesse, versi, esclamazioni e banalità.<br />

Scrivere un dialogo palesemente finto è un<br />

autogol. La giusta via di mezzo sta nel prendere<br />

un dialogo reale ma “sistemarlo” in<br />

modo da renderlo veloce, interessante, comprensibile<br />

e soprattutto funzionale. Un’ottima<br />

palestra per imparare come si scrivono dialoghi<br />

finti che sembrino veri è guardare molte<br />

serie tv.<br />

– Scrivete dialoghi funzionali: i personaggi<br />

devono evolvere attraverso quello che<br />

dicono, devono cercare di raggiungere il loro<br />

scopo o di ottenere ciò che vogliono. La storia<br />

deve evolvere anche attraverso il dialogo,<br />

se il dialogo non porta da nessuna parte e<br />

non aggiunge nulla è inutile.<br />

– Scrivete dialoghi coerenti: il cattivo<br />

non parlerà come una bambina di otto anni,<br />

la bambina di otto anni non parlerà come un<br />

professore universitario, il professore universitario<br />

non parlerà come un teppista, e così<br />

via. Ogni personaggio ha una personalità e<br />

un background culturale che i suoi discorsi<br />

devono rispecchiare.<br />

“Come hai osato tradirmi” chiese Marco.<br />

Si chiamano invece descrizioni se danno<br />

informazioni su chi sta parlando e chi sta<br />

ascoltando:<br />

“Come hai osato tradirmi” chiese Marco<br />

con voce disperata, mentre la moglie teneva<br />

gli occhi bassi.<br />

Ecco alcuni consigli per usare al meglio<br />

questi due strumenti.<br />

Per la legatura:<br />

– Non esagerare: non c’è bisogno di aggiungere<br />

lui disse/lei disse alla fine di ogni<br />

battuta.<br />

Quasi sempre i dialoghi sono scambi a<br />

due, e con sole due persone è difficile sbagliarsi<br />

nell’assegnare le parole.<br />

Va da sé che, se i parlanti sono più di due,<br />

si dovranno usare ogni qualvolta sia necessario<br />

specificare chi sta parlando per evitare<br />

fraintendimenti.<br />

– Non usare troppi verbi: disse a conti<br />

fatti è sempre la migliore soluzione.<br />

La lezione da cui è tratto questo articolo<br />

si trova qui:<br />

http://www.iltuowritingcoach.com/2012/0<br />

6/sbagliando-simpara-scrivere-dialoghi.<br />

html<br />

Per dubbi sulla punteggiatura nei dialoghi<br />

si consiglia questa discussione.<br />

Questa piccola guida e la traduzione<br />

dell'articolo di Chuck Wending che<br />

segue sono opera di:<br />

Segue...<br />

Pag. 6<br />

Bee<br />

Per altri consigli di scrittura potete<br />

dare un'occhiata alla sezione degli<br />

Scatoloni in soffitta, sul nostro forum.


Consigli di<br />

scrittura!<br />

Scatoloni<br />

In soffitta<br />

VENTICINQUE COSE CHE SI DOVREB-<br />

BERO SAPERE SUI DIALOGHI secondo<br />

Chuck Wendig:<br />

1- il dialogo è facile: gli occhi ci scivolano sopra<br />

come il burro scivola su un cofano rovente. Il che significa:<br />

usatelo un sacco.<br />

2- facile non significa non-complicato: ci piace<br />

leggere dialoghi perché è facile, non perché è<br />

stupido. il dialogo è veloce, rispondiamo bene al dialogo<br />

perché siamo umani e in quanto tali parliamo<br />

un sacco. Ma facile non significa non-complicato o<br />

non-difficile, il dialogo porta in sé tutti gli aspetti<br />

dell’esperienza narrativa.<br />

3- minimalismo: non infiocchettate e infiorettate<br />

i vostri dialoghi. Usate “disse” e “chiese” il 90% delle<br />

volte. Gli avverbi infilati in mezzo a un dialogo fanno<br />

piangere i coniglietti. Il dialetto e lo slang sono fiocchetti<br />

fastidiosi da leggere.<br />

4- conosci le regole: impara come si struttura<br />

visivamente un dialogo, impara a usare le virgole in<br />

relazione alle virgolette.<br />

5- usalo per dare il ritmo: se vuoi che la tua storia<br />

vada più veloce, usa i dialoghi. Come sopra, i dialoghi<br />

si leggono facilmente. Vuoi rallentare Basta<br />

dialoghi. Le cose si fanno più movimentate Più dialoghi.<br />

Corri, frena, corri, frena.<br />

6- la forma determina la velocità: il dialogo corto<br />

e veloce fa andare la storia veloce, i dialoghi lunghi<br />

sono più lenti. Vuoi creare tensione Dialogo veloce<br />

e corto. Vuoi creare mistero Più lungo, più<br />

ponderato. Vuoi annoiare a morte i tuoi lettori Fai<br />

fare a un personaggio un comizio pieno di infodump.<br />

7- il dialogo che spiega è una bella scarpetta<br />

di cemento: una delle funzioni del dialogo è di portare<br />

informazioni nella storia (agli altri personaggi) e<br />

fuori della storia (al lettore). L’infodump è la via più<br />

facile per farlo, e per farti odiare. Non fare personaggi<br />

che tengono comizi o sermoni, fagli avere delle<br />

conversazioni. Domande. Risposte. Limita le informazioni<br />

che hanno, dagli solo alcuni pezzi del<br />

puzzle e lascia che ci arrivino. Falli riluttanti a rivelare<br />

quello che sanno.<br />

8- mostrare dicendo: ill dialogo è un modo migliore<br />

per trasmettere informazioni che non dirle tu ai<br />

tuoi lettori. Il dialogo sembra che violi la regola sacra<br />

dello show don’t tell, ma in realtà è uno show through<br />

telling. Riveli cose attraverso il dialogo senza che<br />

un personaggio le dica. Se ci riesci.<br />

9- la verruca sulla punta del naso: il dialogo<br />

“sul naso” è quello in cui un personaggio dice esattamente<br />

come si sente e cosa vuole, per dare ai lettori<br />

le informazioni di cui hanno bisogno. Quando il<br />

cattivo rivela il suo piano malvagio, è “sul naso”. Vivremmo<br />

in un mondo migliore se tutti nella vita reale<br />

parlassimo “sul naso”, ma noi stiamo scrivendo storie.<br />

I personaggi, così come la gente reale, rivelano<br />

le cose senza dirle.<br />

10- le parole sotto le parole: testo contro sottotesto.<br />

Significato che esiste a prescindere da cosa<br />

viene detto. L’esempio migliore del mondo: dire “sto<br />

bene”. Ditelo con la mascella contratta. Ditelo rovesciando<br />

gli occhi. Ditelo sibilando. Non avrete migliore<br />

esempio di due parole che intendono qualcosa di<br />

completamente diverso da quello che dicono.<br />

“Sto bene” è un codice. Significa “sì, qualcosa<br />

non va, ma non voglio parlarne, anche se in realtà<br />

voglio parlarne, ma tu dovresti già sapere cosa c’è<br />

che non va”.<br />

11- non fissate il cadavere dietro la tenda: il<br />

dialogo è più un gioco a nascondere che a rivelare.<br />

Le cose che i lettori vogliono sapere – chi ha ucciso<br />

sua moglie, perché ha rapinato la banca, ha davvero<br />

avuto una relazione con un quella cyborg – sono<br />

quelle di cui i personaggi non vogliono parlare. Il dialogo<br />

non è una rivelazione, è un negoziato. Un negoziato<br />

facile come lavare i denti a un dobermann.<br />

12- tensione, suspense e mistero fanno una<br />

gang-bang: i personaggi quando parlano mentono,<br />

prendono in giro, scherzano, nascondono, tradiscono<br />

e traccheggiano. Tutto contemporaneamente.<br />

13- quid pro quo, Clarice: Hannibal Lecter fa<br />

scoprire la verità attraverso i dialoghi. Ma fa scoprire<br />

anche i personaggi attraverso i dialoghi. Clarice Starling<br />

viene rappresentata attraverso le cattiverie di<br />

Lecter. Il sangue, il sudore, le lacrime, la palle degli<br />

occhi dei personaggi fanno parte dei loro dialoghi.<br />

Come parlano e cosa dicono rivela chi sono, anche<br />

se obliquamente. Dopo aver scritto un dialogo, chiediti<br />

“questo cosa dice del personaggio Ho mostrato<br />

chi è davvero”<br />

14- lascia che i personaggi firmino il loro contratto:<br />

ogni riga di dialogo è la firma di un personaggio,<br />

ne contiene la voce e la personalità. Uno grugnisce<br />

e lascia le frasi a metà. Uno si dilunga. Uno è<br />

riflessivo e poetico, un altro è profondo come due<br />

ratti che trombano in uno stivale. Lascia stare il dialetto,<br />

lo slang e quei trucchetti da due soldi. Non è<br />

come parlano, è quello che dicono quando parlano.<br />

15- il dialogo è un parco a tema: tu, autore,<br />

non parli volentieri del tema. Ma i personaggi lo fanno.<br />

Possono girarci attorno. Posso sfidarlo. Possono<br />

ribellarsi e parlarne male. Lascia che siano i personaggi<br />

a portare avanti il tema.<br />

16- il dialogo è azione: ci si aspetta che dialogo<br />

e azione siano separati, ma non lo sono. Parlare è<br />

un verbo. Allora dice qualcosa. I verbi indicano azioni.<br />

Quindi il dialogo è azione, non è una cosa a sé<br />

stante. E funziona meglio se lo usi come azione.<br />

Non mettere due personaggi uno davanti all’altro che<br />

parlano come se giocassero a ping pong. Il personaggio<br />

mentre parla fa cose. Cammina. Calcia sassi.<br />

Lava i piatti. Gonfia le gomme. Costruisce impianti<br />

termonucleari. Mangia. Questo crea dinamismo.<br />

Mondo vero. Varietà e interesse.<br />

17- il mondo reale non è tuo amico: se vuoi rovinare<br />

un buon dialogo, il modo più veloce è copiare<br />

da quello che senti tutti i giorni. Il dialogo nel mondo<br />

reale è noioso, è stupido, pieno di suoni senza senso,<br />

tutti quegli um, mmm, hmm, uhhh, certo, no, diciamo,<br />

cioè. Se ascolti bene le persone che parlano,<br />

ti chiederai come fanno a comunicare.<br />

18- tanto per essere chiari, tu non sei David<br />

Mamet: lo so, David Mamet scrive dialoghi “realistici”.<br />

Tutti che si interrompono a vicenda. Dicono cazzate<br />

senza senso. Quasi non riescono a comunicare.<br />

Il rave del sottotesto. Bello. Funziona. Ma tu non<br />

sei David Mamet.<br />

19- di nuovo, non è una partita di ping pong: i<br />

personaggi non stanno naso contro naso e si danno<br />

il turno per parlare. La gente è egocentrica. La gente<br />

vuole parlare, vuole essere ascoltata, non vuole<br />

aspettare il suo turno in modo educato, interrompe,<br />

finisce le frasi degli altri, si perde i pezzi, cambia argomento,<br />

segue i suoi schemi. Il dialogo è come<br />

una sessione di jazz, o come un combattimento a<br />

mani nude. Una battaglia di energia, ingegno e dominazione.<br />

20- conversazione = conflitto: due o più personaggi<br />

vogliono qualcosa, e usano le parole per ottenerlo.<br />

Prima di scrivere il dialogo chiediti “cosa vuole<br />

ognuno dei presenti”. Dai loro degli obiettivi. Uno<br />

vuole i soldi. Uno vuole affermazione. Uno vuole un<br />

abbraccio. Trova i motivi, gli scopi. Che ne siano<br />

coscienti o meno. Poi lascia che il dialogo rispecchi<br />

questo conflitto.<br />

21- l’autenticità frega il realismo: “ma in realtà<br />

succede” non vale come scusa. Le cose assurde<br />

succedono ogni momento nella realtà. Solo perché<br />

l’hai sentito nella vita vera non significa che funziona<br />

in una storia finta. La storia ha le sue regole segrete.<br />

Puoi fare in modo che il dialogo suoni reale, ma<br />

senza scimmiottare la realtà. Autentico significa che<br />

lo senti reale, non che è reale.<br />

22- talvolta devi parlare a vanvera: un dialogo<br />

può essere un momento in cui i personaggi dicono<br />

stronzate. Lascia che girovaghino attorno al discorso<br />

principale. Apri la diga del tuo inconscio e lascia<br />

che il dialogo fluisca. Scrivi cose grandiose, scrivi<br />

cose incasinate, scrivi pezzi lunghi. In seguito puoi<br />

tagliare con calma.<br />

23- non c’è nulla di male nelle battutacce: talvolta<br />

devi parlare a vanvera, a volte i personaggi<br />

hanno bisogno di chiacchierare, blaterare, stare zitti.<br />

Due personaggi possono rivelarsi per quello che<br />

sono anche se sparano cazzate a raffica. Se è interessante<br />

funziona, dà un’immagine chiara nella<br />

mente del lettore e funziona. Se è interessante.<br />

24- il più grande crimine contro l’umanità è<br />

scrivere dialoghi noiosi: ricordi Il dialogo si legge<br />

facilmente. Almeno, dovrebbe. Chi scrive un dialogo<br />

monotono andrebbe schiaffeggiato. Trova le parti<br />

noiose. La roba che non serve. La spazzatura. Tutto<br />

ciò che non è a) necessario e b) interessante. Chiudilo<br />

in un sacchetto e dagli fuoco. Vuoi sentire un<br />

gran dialogo Tagliente, veloce, divertente, fottutamente<br />

spiritoso Guardati Una mamma per amica!<br />

No, non sto scherzando, piantala di fare quella faccia.<br />

25- il doppio compito: se vuoi riassumere questi<br />

25 punti, allora segnati che il dialogo ha un doppio<br />

– magari anche triplo – compito. Non è solo un<br />

dialogo. E’ un mezzo per veicolare personaggi,<br />

tema, stati d’animo, trama, conflitti, mistero, tensione.<br />

I dialoghi fanno un sacco di cose, e le fanno in<br />

poco spazio. Sono il coltellino svizzero della narrativa.<br />

O il MacGyver. O il cavallo di Troia. O MacGyver<br />

nascosto nel cavallo di Troia con un coltellino svizzero<br />

in tasca.<br />

Corollario: “tutto è dialogo”. Uno dei motivi per<br />

cui il dialogo si legge facilmente è che riflette la<br />

conversazione, e la conversazione è come interagiamo<br />

con gli altri e, nella nostra testa, con il mondo.<br />

Parliamo anche agli oggetti inanimati, per Dio. Il<br />

segreto è trattare TUTTO QUELLO CHE SCRIVI<br />

come il dialogo. Scrivi le cose come se stessi conversando.<br />

Come se stessi parlando a un pubblico.<br />

Quando conversi usi un linguaggio diretto, semplice,<br />

che ti porti dritto al punto – a meno che non parli<br />

come un dizionario, certo. Fai lo stesso scrivendo.<br />

Parla con il tuo pubblico, non tenergli la lezioncina.<br />

Pag. 7


Dossier<br />

L'amore secondo Platone<br />

Questa rielaborazione del mito delle metà di Platone (dal<br />

Simposio) è opera di:<br />

Quando tentammo la scalata<br />

all’Olimpo peccammo forse di pre-<br />

sunzione, tuttavia penso che la<br />

punizione che ricevemmo sia stata<br />

la più crudele mai inflitta al genere<br />

umano. Quando nasci dio non vuoi<br />

un dio a comandarti, nello stesso<br />

modo in cui da uomo non permetti<br />

che altri uomini ti facciano chinare<br />

il capo. Noi non volevamo chinarci,<br />

noi non avevamo bisogno di dèi.<br />

Non per superbia e neanche per<br />

ribellione. Molto più semplicemen-<br />

te, nella nostra perfezione basta-<br />

vamo a noi stessi. Avevamo quat-<br />

tro braccia da rivolgere in tutte le<br />

direzioni per abbracciare l’intero<br />

orizzonte. Avevamo quattro gambe<br />

per correre più veloce degli animali<br />

e arrivare dove nessuno poteva. A<br />

volte usavamo tutti e otto gli arti<br />

per muoverci, e allora le nostre<br />

corse diventavano danze acrobati-<br />

che di cui solo noi conoscevamo i<br />

passi. I nostri due cuori battevano<br />

all’unisono, i nostri quattro polmoni<br />

si espandevano e si rilasciavano<br />

allo stesso ritmo. I nostri due volti<br />

guardavano contemporaneamente<br />

il cielo e la terra, l’est e l’ovest, il<br />

nord e il sud. Se fossimo saliti ab-<br />

bastanza in alto, avremmo potuto<br />

guardare i due estremi dell’univer-<br />

so e vedere dove essi si ricongiun-<br />

gono in un nuovo inizio.<br />

Tentammo di innalzarci.<br />

Sbagliammo Non lo so, ma<br />

se fu l’arroganza a spingerci<br />

troppo oltre, a farci credere di<br />

poter superare i limiti umani e<br />

ambire a dissetarci in calici<br />

d’ambrosia, allora da arroganti<br />

dovevamo essere puniti, come fu<br />

per i Giganti che ora stanno<br />

immobili nel pozzo. Se invece ci<br />

spinse la violenza e la nostra fu<br />

una bestemmia, allora ci<br />

meritavamo di giacere sdraiati su<br />

una spiaggia ardente con una<br />

pioggia di fuoco ad abbattersi sui<br />

nostri corpi. Se infine fu suicidio,<br />

e purtroppo non lo è stato,<br />

saremmo dovuti essere ora alberi<br />

secchi.<br />

Immobili in un pozzo, bruciati<br />

dal fuoco o coperti da corteccia<br />

morta… ma comunque ancora<br />

completi.<br />

E invece gli dèi sono<br />

malvagi. Ci tolsero la sola cosa<br />

che ci rendeva forti. Ci divisero.<br />

Ariendil<br />

Tagliarono ciascuno di noi<br />

in due. Tagliarono a metà i nostri<br />

corpi come si fa con una mela e<br />

poi ricucirono lo squarcio sul<br />

davanti, lasciando come unico<br />

segno della menomazione una<br />

piccola cicatrice al centro della<br />

pancia, ricordo perenne del<br />

nostro errore.<br />

Non più quattro gambe e<br />

quattro braccia ma due sole per<br />

parte, non più due teste ma una,<br />

non più due cuori. Non più<br />

un’anima, ma mezza.<br />

Non ricordo ciò che provai<br />

quando persi la mia metà, è<br />

passato troppo tempo, troppe<br />

vite. So solo che continuo a<br />

cercarla, con un bisogno che<br />

nasce da quella parte di me che<br />

ricorda ancora l’antica forma.<br />

Perché è questo che siamo.<br />

Noi formiamo un tutto: il<br />

desiderio di questo tutto e la sua<br />

ricerca ha il nome di amore.*<br />

*Citazione dal<br />

Simposio, di Platone<br />

Pag. 8


Dossier<br />

Il mito delle due metà.<br />

Traduzione dell'originale, dal Simposio<br />

“Mi sembra che gli uomini non si<br />

rendano assolutamente conto della po-<br />

tenza dell’Eros. Se se ne rendessero<br />

conto, certamente avrebbero elevato<br />

templi e altari a questo dio, e dei più<br />

magnifici, e gli offrirebbero i più splen-<br />

didi sacrifici. Non sarebbe affatto come<br />

è oggi, quando nessuno di questi<br />

omaggi gli viene reso. E invece niente<br />

sarebbe più importante, perché è il dio<br />

più amico degli uomini: viene in loro<br />

soccorso, porta rimedio ai mali la cui<br />

guarigione è forse per gli uomini la più<br />

grande felicità. Dunque cercherò di<br />

mostrarvi la sua potenza, e voi fate al-<br />

trettanto con gli altri. Ma innanzitutto<br />

bisogna che conosciate la natura della<br />

specie umana e quali prove essa ha<br />

dovuto attraversare.<br />

Nei tempi andati, infatti, la nostra<br />

natura non era quella che è oggi, ma<br />

molto differente. Allora c’erano tra gli<br />

uomini tre generi, e non due come<br />

adesso, il maschio e la femmina.<br />

Ne esisteva un terzo, che aveva en-<br />

trambi i caratteri degli altri. Il nome si è<br />

conservato sino a noi, ma il genere,<br />

quello è scomparso. Era l’ermafrodito,<br />

un essere che per la forma e il nome<br />

aveva caratteristiche sia del maschio<br />

che della femmina.<br />

Oggi non ci sono più persone di<br />

questo genere. Quanto al nome, ha<br />

tra noi un significato poco onorevole.<br />

Questi ermafroditi erano molto<br />

compatti a vedersi, e il dorso e i fian-<br />

chi formavano un insieme molto arro-<br />

tondato. Avevano quattro mani, quat-<br />

tro gambe, due volti su un collo per-<br />

fettamente rotondo, ai due lati<br />

dell’unica testa. Avevano quattro<br />

orecchie, due organi per la genera-<br />

zione, e il resto come potete immagi-<br />

nare. Si muovevano camminando in<br />

posizione eretta, come noi, nel senso<br />

che volevano.<br />

E quando si mettevano a correre,<br />

facevano un po’ come gli acrobati che<br />

gettano in aria le gambe e fan le ca-<br />

priole: avendo otto arti su cui far leva,<br />

avanzavano rapidamente facendo la<br />

ruota. La ragione per cui c’erano tre<br />

generi è questa, che il maschio aveva<br />

la sua origine dal Sole, la femmina<br />

dalla Terra e il genere che aveva i ca-<br />

ratteri d’entrambi dalla Luna, visto che<br />

la Luna ha i caratteri sia del Sole che<br />

della Terra.<br />

La loro forma e il loro modo di<br />

muoversi era circolare, proprio perché<br />

somigliavano ai loro genitori. Per<br />

questo finivano con l’essere terribil-<br />

mente forti e vigorosi e il loro orgoglio<br />

era immenso. Così attaccarono gli dèi<br />

e quel che narra Omero di Efialte e di<br />

Oto, riguarda gli uomini di quei tempi:<br />

tentarono di dar la scalata al cielo, per<br />

combattere gli dèi.<br />

Allora Zeus e gli altri dèi si do-<br />

mandarono quale partito prendere.<br />

Erano infatti in grave imbarazzo: non<br />

potevano certo ucciderli tutti e di-<br />

struggerne la specie con i fulmini<br />

come avevano fatto con i Giganti,<br />

perché questo avrebbe significato<br />

perdere completamente gli onori e le<br />

offerte che venivano loro dagli uomini;<br />

ma neppure potevano tollerare oltre la<br />

loro arroganza. Dopo aver laboriosa-<br />

mente riflettuto, Zeus ebbe un’idea.<br />

“lo credo - disse - che abbiamo un<br />

mezzo per far sì che la specie umana<br />

sopravviva e allo stesso tempo che<br />

rinunci alla propria arroganza:<br />

dobbiamo renderli più deboli.<br />

Adesso - disse - io taglierò cia-<br />

scuno di essi in due, così ciascu-<br />

na delle due parti sarà più debole.<br />

Ne avremo anche un altro vantag-<br />

gio, che il loro numero sarà più<br />

grande. Essi si muoveranno dritti<br />

su due gambe, ma se si mostre-<br />

ranno ancora arroganti e non vor-<br />

ranno stare tranquilli, ebbene io li<br />

taglierò ancora in due, in modo<br />

che andranno su una gamba sola,<br />

come nel gioco degli otri.” Detto<br />

questo, si mise a tagliare gli uo-<br />

mini in due, come si tagliano le<br />

sorbe per conservarle, o come si<br />

taglia un uovo con un filo. Quando<br />

ne aveva tagliato uno, chiedeva<br />

ad Apollo di voltargli il viso e la<br />

metà del collo dalla parte del ta-<br />

glio, in modo che gli uomini,<br />

avendo sempre sotto gli occhi la<br />

ferita che avevano dovuto subire,<br />

fossero più tranquilli, e gli chiede-<br />

va anche di guarire il resto. Apollo<br />

voltava allora il viso e, raccoglien-<br />

do d’ogni parte la pelle verso quel-<br />

lo che oggi chiamiamo ventre,<br />

Segue...<br />

Pag. 9


Dossier<br />

Segue...<br />

come si fa con i cordoni delle borse,<br />

faceva un nodo al centro del ventre non<br />

lasciando che un’apertura - quella che<br />

adesso chiamiamo ombelico. Quanto<br />

alle pieghe che si formavano, il dio mo-<br />

dellava con esattezza il petto con uno<br />

strumento simile a quello che usano i<br />

sellai per spianare le grinze del cuoio.<br />

Lasciava però qualche piega, soprattut-<br />

to nella regione del ventre e dell’ombe-<br />

lico, come ricordo della punizione subì-<br />

ta.<br />

Quando dunque gli uomini primitivi<br />

furono così tagliati in due, ciascuna del-<br />

le due parti desiderava ricongiungersi<br />

all’altra. Si abbracciavano, si stringeva-<br />

no l’un l’altra, desiderando null’altro che<br />

di formare un solo essere. E così mori-<br />

vano di fame e d’inazione, perché cia-<br />

scuna parte non voleva far nulla senza<br />

l’altra. E quando una delle due metà<br />

moriva, e l’altra sopravviveva,<br />

quest’ultima ne cercava un’altra e le si<br />

stringeva addosso - sia che incontrasse<br />

l’altra metà di genere femminile, cioè<br />

quella che noi oggi chiamiamo una<br />

donna, sia che ne incontrasse una di<br />

genere maschile. E così la specie si<br />

stava estinguendo.<br />

Ma Zeus, , mosso da pietà,<br />

ricorse a un nuovo espediente.<br />

Spostò sul davanti gli organi della<br />

generazione. Fino ad allora infatti gli<br />

uomini li avevano sulla parte esterna,<br />

e generavano e si riproducevano non<br />

unendosi tra loro, ma con la terra,<br />

come le cicale. Zeus trasportò<br />

dunque questi organi nel posto in cui<br />

noi li vediamo, sul davanti, e fece in<br />

modo che gli uomini potessero<br />

generare accoppiandosi tra loro,<br />

l’uomo con la donna. Il suo scopo era<br />

il seguente: nel formare la coppia, se<br />

un<br />

uomo avesse incontrato una<br />

donna,<br />

essi avrebbero avuto un<br />

bambino e la specie si sarebbe così<br />

riprodotta; ma se un maschio avesse<br />

incontrato un maschio, essi avrebbero<br />

raggiunto presto la sazietà nel loro<br />

rapporto, si sarebbero calmati e<br />

sarebbero tornati alle loro<br />

occupazioni, provvedendo così ai<br />

bisogni della loro esistenza.<br />

Traduzione dell'originale, dal Simposio<br />

E così evidentemente sin da<br />

quei tempi lontani in noi uomini è in-<br />

nato il desiderio d’amore gli uni per gli<br />

altri, per riformare l’unità della nostra<br />

antica natura, facendo di due esseri<br />

uno solo: così potrà guarire la natura<br />

dell’uomo. Dunque ciascuno di noi è<br />

una frazione dell’essere umano com-<br />

pleto originario. Per ciascuna persona<br />

ne esiste dunque un’altra che le è<br />

complementare, perché quell’unico<br />

essere è stato tagliato in due, come le<br />

sogliole. E’ per questo che ciascuno è<br />

alla ricerca continua della sua parte<br />

complementare.<br />

[…]<br />

Se<br />

Se, , mentre sono insieme, Efesto<br />

si presentasse davanti a loro con i<br />

suoi strumenti di lavoro e chiedesse:<br />

"Che cosa volete l'uno dalI'altro", e<br />

se, vedendoli in imbarazzo, doman-<br />

dasse ancora: "Il vostro desiderio non<br />

è forse di essere una sola persona,<br />

tanto quanto è possibile, in modo da<br />

non essere costretti a separarvi né di<br />

giorno né di notte<br />

Se questo è il vostro deside-<br />

rio, io posso ben unirvi e fondervi<br />

in un solo essere, in modo che<br />

da due non siate che uno solo e<br />

viviate entrambi come una per-<br />

sona sola. Anche dopo la vostra<br />

morte, laggiù nell'Ade, voi non<br />

sarete più due, ma uno, e la mor-<br />

te sarà comune. Ecco: è questo<br />

che desiderate è questo che<br />

può rendervi felici" A queste pa-<br />

role nessuno di loro - noi lo sap-<br />

piamo - dirà di no e nessuno<br />

mostrerà di volere qualcos'altro.<br />

Ciascuno pensa semplicemente<br />

che il dio ha espresso ciò che da<br />

lungo tempo senza dubbio desi-<br />

derava: riunirsi e fondersi con<br />

l'altra anima. Non più due, ma<br />

un'anima sola. La ragione è que-<br />

sta, che la nostra natura origina-<br />

ria è come l`ho descritta. Noi<br />

formiamo un tutto: il desiderio di<br />

questo tutto e la sua ricerca ha il<br />

nome di amore.<br />

Pag. 10


Foto a tema di:<br />

George Hodan


L'Amore<br />

in versi!<br />

Poesie<br />

Cosa ti fa l'amore<br />

Improvviso<br />

Tu<br />

Cosa ti fa l’amore<br />

Ti schiude come una rosa,<br />

ti ruba e spalanca il cuore.<br />

Ali leggere ti sfiorano<br />

e si coprono di polvere d’oro,<br />

il tuo polline danza nel sole.<br />

Api ubriache si cibano di te<br />

e tu pieghi il capo<br />

sul far della sera.<br />

L’erba accarezza<br />

un tappeto di petali<br />

svenuti ai tuoi piedi.<br />

Ma è adesso,<br />

con la notte vicina<br />

che il tuo profumo stordisce<br />

e si nasconde<br />

tra le pieghe del cuore,<br />

tra le radici e la terra.<br />

Finché morte non vi separi.<br />

Occhi di bimba<br />

Occhi di bimba<br />

che seguono attenti<br />

nuvole in tulle,<br />

piumose farfalle.<br />

Magici salti<br />

in punta di piedi,<br />

musica esplosa<br />

e cascate di veli.<br />

Gesti che aprono<br />

un varco nel cuore,<br />

scendono lacrime<br />

senza rumore.<br />

Resta un bel sogno<br />

e dura una vita<br />

solo, mi accorgo,<br />

l’estate è finita.<br />

Cade su noi<br />

una valanga di detriti e fango<br />

ci travolge e soffoca.<br />

Muti e con la pelle bianca<br />

ascoltiamo il passare del tempo<br />

che verrà a salvarci,<br />

l’onda grigia sparirà<br />

con la pioggia<br />

e, tra le crepe del cuore,<br />

spunteranno sentieri d’erba.<br />

Il cammino<br />

C’è chi è bimbo e non sa<br />

quanto è scura la notte,<br />

nei suoi occhi la luce<br />

filtra il resto del mondo.<br />

E vorresti che mai,<br />

lungo i piccoli passi,<br />

incontrasse la via<br />

che trascina nel fondo.<br />

Poi capisci che se<br />

lui non morde la vita<br />

mai saprà che l’amaro<br />

si dissolve nel sole.<br />

Rimarrà senza fiato<br />

col silenzio che urla,<br />

capirà che la musica<br />

non è solo rumore.<br />

Starà bene da solo<br />

quando avrà ben compreso<br />

che se ami la gente<br />

nuoti nelle parole.<br />

Queste poesie sono opera di:<br />

Willy<br />

Ho impronte digitali<br />

sul cuore. Le tue.<br />

Sulla pelle l’orma<br />

del tuo sudore.<br />

Se ci sei, mi avvolgi<br />

come un vecchio pigiama<br />

odoroso di buono e di mio.<br />

E volo.<br />

Se non ci sei,<br />

mi arrampico.<br />

E bevo dalla tazzina<br />

vuota del tuo caffè.<br />

Paesaggio al sole<br />

Pomeriggio squillante di trombe,<br />

dove il sole indugiava sui rami,<br />

proiettava sussurri alle ombre,<br />

e invadente giocava coi cani.<br />

Ricamavo ricordi filmati,<br />

delle luci nascoste tra il verde.<br />

Affondati e da onde filtrati,<br />

lumicini che l’acqua disperde.<br />

E raccolgo ancor oggi a distanza,<br />

i rumori del gioco del sole,<br />

con le foglie a passo di danza,<br />

come un grande concerto di viole.<br />

E se penso che il tempo è passato,<br />

e la luce ogni giorno è più triste,<br />

“non importa” mi dico, “beato”<br />

perché poco, ma almeno le ho viste.<br />

Questa poesia è opera di:<br />

Diana-blues<br />

Pag. 12


L'Amore<br />

in versi!<br />

Poesie<br />

Vite scolpite su carta<br />

ingiallita, macchiata,<br />

dal profumo antico di colla,<br />

buono come il pane<br />

che la nonna spalmava di burro e amore.<br />

Chioccia premurosa raccoglieva i suoi pulcini:<br />

era l’ora della merenda.<br />

Intenta, divoravo pane e pagine incrostate<br />

di zucchero e una dopo l’altra<br />

lacrime salate le lavavano,<br />

Beth era morta e io ero stravolta,<br />

briciole attaccate alle guance<br />

fradicie di pianto.<br />

Sergente di ferro, mia madre,<br />

mi spingeva giù dalla nuvola:<br />

era l’ora di cena.<br />

Un odioso aroma di verdure<br />

investiva il mio olfatto distratto<br />

dal profumo di carta e inchiostro:<br />

Jo fiera aveva tagliato i capelli,<br />

unico vanto, suo sacrificio d’amore.<br />

La guardavo come si guarda<br />

la vita da dietro una vetrata.<br />

Mago dai mille incanti, mio padre,<br />

rimboccava coperte e sicurezze:<br />

era l’ora di dormire.<br />

I miei occhi vagavano febbrili<br />

tra parole dai contorni sbiaditi,<br />

Silenzioso Sonno giungeva improvviso,<br />

Casa March chiudeva le imposte.<br />

Troppe ore in mezzo per<br />

tornare a vivere davvero:<br />

era l’ora di sognare.<br />

Queste poesie sono opera di:<br />

Maurap<br />

Piccole donne<br />

Il viaggio<br />

Viaggio per il mondo liquido<br />

su un treno metaforico<br />

sperimento<br />

il vuoto denso di me.<br />

Occhi affiorano dal male<br />

nella caligine onirica<br />

catturano<br />

la finitudine della vita.<br />

Proiettano frammenti<br />

brandelli di storie<br />

rarefatti<br />

come la vita nei sogni.<br />

Il cuore si schiude alla speranza<br />

il presente è un aratro<br />

scava solchi profondi<br />

trasforma l’errore in oro.<br />

Mille tasselli di esistenza<br />

riprendono vita<br />

sono sopravvissuta al male<br />

mi appartiene, il bene.<br />

Terapia d'amore<br />

Scorderò la stilla dei tuoi occhi<br />

una scintilla d’odio,<br />

come una lama gelida<br />

mi affetta in due l’anima.<br />

Specchierò il mio viso avido<br />

arido dei tuoi baci<br />

freddi, come freddo<br />

sei ormai con me.<br />

Ti scoprirò fragile<br />

finito in un vortice<br />

a rimpiangere livido<br />

i valori della vita .<br />

Noi due mondi paralleli<br />

anime agli antipodi<br />

lambiremo le ferite<br />

con il balsamo del perdono.<br />

Pag. 13


Dossier<br />

Euro Pride Con 2015<br />

a Monaco di Baviera<br />

Quest’anno ha qualcosa di nuovo da re-<br />

galare a Monaco di Baviera, ma anche a<br />

tutta l’Europa della terraferma. In occasio-<br />

ne del Gay Pride 2015, che avrà luogo<br />

dall’11 al 19 luglio, chi lo vorrà potrà parte-<br />

cipare anche a una convention dedicata a<br />

editori, autori, blogger, lettori, e interessati<br />

in generale alla narrativa a tematica LGBT.<br />

In Italia la narrativa a tematica LGBT ha<br />

ancora poca visibilità, ma un filone di que-<br />

sta sta prendendo sempre più piede: il<br />

romance M/M. Sono poche le case editrici<br />

che pubblicano questo genere. Le più co-<br />

nosciute sono Dreamspinner Press, che<br />

ha iniziato a diffondere i suoi romanzi tra-<br />

dotti dall’inglese, e Triskell Edizioni, casa<br />

editrice al cento per cento italiana che si è<br />

assicurata molti contratti con autori di nar-<br />

rativa M/M stranieri, ma anche nostri con-<br />

nazionali.<br />

L’appuntamento con l’Euro Pride Con è<br />

per l’11 e il 12 luglio. La convention avrà<br />

luogo, come accennato sopra, a Monaco<br />

di Baviera, in Germania, presso l’hotel He-<br />

raton Munich Arabellapark.<br />

L’iscrizione costa tra i 160 e 170 euro, in<br />

base al tipo di registrazione che si vuole<br />

fare: come partecipante ordinario o come<br />

partecipante speciale (con opzioni in più<br />

per promuoversi come autore, editore,<br />

blogger ecc.). Nella tariffa sono compresi<br />

la cena del sabato e il pranzo della do-<br />

menica.<br />

In Europa c’è solo un’altra grande con-<br />

vention del genere, la UK Meet – GLBTQ<br />

Fiction, che ha luogo appunto nel Regno<br />

Unito e che riunisce gente da tutto il mon-<br />

do.<br />

Non sono questi, però, i dati più interes-<br />

santi riguardanti l’Euro Pride Con. Di se-<br />

guito vi elencherò alcuni dei workshop<br />

che avranno luogo alla convention, facen-<br />

dovi un breve riassunto di ciò che offrono<br />

(sul sito ufficiale trovate le descrizioni<br />

complete).<br />

Segue...<br />

Pag. 14


Dossier<br />

Segue...<br />

TEAMWORK:<br />

Un workshop interattivo dedicato alla scrit-<br />

tura a quattro o più mani. A presentarlo sa-<br />

ranno il team di scrittura composto da Alek-<br />

sander Voinov e L.A. Witt e quello di Lisa<br />

Henry and J.A. Rock.<br />

REVIEW BATTLE ROYAL:<br />

I due organizzatori dell’Euro Pride Con,<br />

blogger e recensori Dani Elle Maas e Marc<br />

Fleischhauer condurranno un tête à tête sui<br />

differenti modi di recensire un libro.<br />

MASTERS OF TIME:<br />

Questo workshop sarà dedicato alla narra-<br />

tiva LGBT ambientata nel passato o nel fu-<br />

turo, si discuteranno i metodi di ricerca e il<br />

saper rendere autentico il passato e credibi-<br />

le il futuro.<br />

THE NEVER ENDING STORY:<br />

Qui gli autori potranno imparare o appro-<br />

fondire le tecniche per tenere sveglio l’inte-<br />

resse del lettore quando si pubblica una sto-<br />

ria in diversi volumi, quindi una serie.<br />

M/M ROMANCE VS GAY FICTION:<br />

Si discuterà delle differenze e le somi-<br />

glianze tra il romance M/M e la narrativa<br />

LGBT e si parlerà di ciò che entrambi i ge-<br />

neri possono imparare uno dall’altro.<br />

AN INTRODUCTION TO BDSM:<br />

Come da titolo un’introduzione al BDSM<br />

(acronimo di un insieme di pratiche e pre-<br />

ferenze relazionali/sessuali che sta per<br />

Bondage & Disciplina, Dominazione &<br />

Sottomissione, Sadismo e Masochismo),<br />

genere che sta prendendo sempre più<br />

piede fra i romanzi M/M, anche se ancora<br />

di nicchia rispetto al resto. A discutere<br />

l’argomento saranno T. J. Masters e Anna<br />

Martin.<br />

OTHER WORLDS:<br />

Il punto forte di questo workshop sarà la<br />

discussione dei sottogeneri del fantastico:<br />

fantasy, paranormal fantasy, fantascienza,<br />

distopia, post-apocalittica, e così via.<br />

In più sarà possibile incontrare molti au-<br />

tori: R.J. Scott, Jay Bell, Aleksandr Voi-<br />

nov, L.A. Witt, Lisa Henry, J.A. Rock, Re-<br />

becca Cohen, Chris McHart, Serena Ya-<br />

tes, Hans M. Herschi, Feliz Faber, K.C.<br />

Wells, Susan Mac Nicol, Andrew Grey e<br />

altri.<br />

Per chi fosse interessato, lascio il link<br />

della pagina ufficiale dell’Euro Pride Con:<br />

http://europridecon.weebly.com/<br />

E quello della loro pagina Facebook:<br />

https://www.facebook.com/europridecon<br />

fref=ts<br />

Questo articolo è opera di:<br />

Silver<br />

Pag. 15


Recensioni<br />

Librarie<br />

Il gusto proibito dello zenzero<br />

Ci sono pagine della storia di cui si sa poco. Av-<br />

venimenti di cui hanno scritto in pochi, che pochi<br />

registi hanno raccontato in un film, scivolati nel pas-<br />

sato senza far rumore.<br />

Una di queste pagine narra delle persecuzioni<br />

che, tra il 1941 e il 1944, gli americani misero pro-<br />

gressivamente in atto contro i loro concittadini di<br />

origine giapponese, culminate nei rastrellamenti dei<br />

quartieri orientali e nella deportazione di migliaia di<br />

persone nei “campi di reinsediamento del periodo di<br />

guerra”, baraccopoli senza acqua e senza elettricità<br />

per lo più costruite in mezzo ai deserti, nelle vec-<br />

chie riserve indiane.<br />

Jamie Ford sceglie di ambientare il suo Hotel on<br />

the corner of bitter and sweet durante questo perio-<br />

do, di aprire quella pagina quasi sconosciuta e di<br />

soffiar via la polvere che gli anni vi hanno deposita-<br />

to sopra. Per farlo usa proprio oggetti ricoperti di<br />

polvere: valigie, fotografie, vecchi abiti, mobili, tutte<br />

le cose che alcune famiglie giapponesi di Seattle<br />

hanno lasciato nel magazzino dell’Hotel Panama,<br />

assieme alla speranza di tornare un giorno a recu-<br />

perarle.<br />

In mezzo alle pile altissime di ricordi inscatolati<br />

Titolo: Il gusto proibito dello zenzero<br />

c’è qualcosa che interessa particolarmente al pro-<br />

Autore: Jamie Ford<br />

tagonista della storia, Henry Lee. <strong>È</strong> lì che lo vedia-<br />

Editore: Garzanti<br />

Numero di pagine: 378<br />

mo all’inizio del libro: nel magazzino riaperto dopo<br />

Prezzo: 18.60<br />

quarant’anni, a caccia di qualcosa che non sa<br />

Formato: cartaceo<br />

nemmeno se troverà.<br />

Qualcosa legato a Keiko Okabe, il grande amore della sua giovinezza e forse di tutta la sua vita.<br />

La poesia e la delicatezza di questa storia è già racchiusa nel titolo originale, ciò che segue non fa che<br />

spiegare chiaramente come si fa, ogni giorno, a “trovare il dolce nell’amaro”.<br />

Attraverso la voce narrante di Henry, i suoi occhi puri di bambino uniti alla sua determinazione già da<br />

adulto, vediamo crescere l’amicizia tra due piccoli americani chiamati da tutti, con disprezzo, “muso gial-<br />

lo”. Li vediamo farsi forza a vicenda, consolarsi, ridarsi il buon umore, trasformare l’amicizia in sentimen-<br />

to. Vediamo il loro amore: forte, indistruttibile, capace di sopportare il razzismo, l’ostilità delle famiglie, la<br />

cattiveria, la guerra, il tempo. Un amore limpido ed emozionante come il brano jazz che fa da sottofondo<br />

all’intera vicenda.<br />

Con una sensibilità delicata, toccante e commovente pur senza cadere nel patetico, questo libro mo-<br />

stra com’è l’amore vero. L’amore che non conosce ostacoli, che sopravvive a tutto, che non smetti mai di<br />

nutrire perché, semplicemente, è parte di te.<br />

Almeno a San Valentino dobbiamo credere che un amore così possa esistere.<br />

Voto:<br />

Questa recensione è opera di:<br />

Pag. 16<br />

Bee


Recensioni<br />

Librarie<br />

L’amore è un difetto meraviglioso<br />

Don Tillman è una persona molto particolare, che sche-<br />

matizza, organizza, programma, razionalizza e ottimizza<br />

ogni aspetto della propria vita, non ha familiarità con le<br />

convenzioni sociali e non comprende l’ironia, la menzogna<br />

e i doppi sensi. In poche parole è un Aspie: ha la Sindrome<br />

di Asperger, una “forma dello spettro autistico ad alto fun-<br />

zionamento”.<br />

Un giorno legge un articolo in cui si spiega che gli uomi-<br />

ni sposati vivono più a lungo. Ritenendolo un vantaggio,<br />

decide di trovare una compagna, ma lo fa nel suo partico-<br />

larissimo modo: dà il via al Progetto Moglie e si lancia in<br />

una serie di incontri al buio, speed-dates, uscite con ami-<br />

che dell’amico e appuntamenti tramite siti romantici. Ren-<br />

dendosi conto fin da subito che le donne hanno troppe va-<br />

riabili incalcolabili e che non può sprecare tempo con can-<br />

didate non adeguate, decide di formulare un questionario<br />

da sottoporre alle potenziali conquiste, per escludere subi-<br />

to fumatrici, vegetariane, inconcludenti, modaiole, super-<br />

stiziose, creazioniste, ignoranti, superficiali, ritardatarie,<br />

bevitrici…<br />

Il Progetto però non ottiene il risultato previsto, e riesce<br />

solo a stancare e demotivare il povero Don. Tanto che,<br />

Titolo: L’amore è un difetto meraviglioso<br />

quando riceve la visita di Rosie – una ragazza scarmiglia-<br />

Autore: Greme Simsion<br />

Editore: Longanesi<br />

ta, sarcastica, sboccata, incasinata e intenzionata a trova-<br />

Numero di pagine: 303<br />

re il padre biologico, con una lista di possibili candidati in<br />

Prezzo: 12,66<br />

mano e il bisogno di un genetista come lui per fare le dovu-<br />

Formato: cartaceo<br />

te analisi – lo accantona senza rimpianti e ne mette in atto<br />

uno nuovo: il Progetto Padre.<br />

Nei giorni trascorsi in compagnia di Rosie Don impara a modificare i propri programmi, a decidere su due piedi,<br />

a introdurre variabili negli schemi. Sconcertato da questa donna in grado di renderlo una persona diversa, capisce<br />

finalmente che non importa se risponderebbe in modo sbagliato al 90% del questionario, perché la moglie ideale<br />

può avere una montagna di difetti ed essere ideale lo stesso.<br />

The Rosie project, , questa storia d’amore atipica che più atipica non si può, ci ricorda che al mondo c’è una<br />

“persona giusta” per tutti. Per quanto si possa essere fuori dagli schemi o sistematici, organizzati o disastrati, ro-<br />

mantici o robotici, da qualche parte c’è qualcuno a cui la nostra stravaganza va a genio, talmente a genio che ci<br />

potrà convivere per tutta la vita.<br />

Il giorno di San Valentino leggete questo libro, convincetevi che il messaggio tra le righe è indirizzato anche a<br />

voi, uscite e mettetevi a cercare… qualcosa. Finché lo cercate, forse la “persona giusta” vi piomberà davanti.<br />

E negli altri giorni leggetelo lo stesso, per osservare gli esseri umani e le loro abitudini dal punto di vista del dot-<br />

tor Tillman. Un uomo con delle mancanze in ambiti che agli altri risultano facili e immediati, ma che non si vede<br />

“strano”. Per lui sono le persone che lo circondano a comportarsi in modo totalmente assurdo e inspiegabile.<br />

Attraverso il suo sguardo scientifico, inflessibile, pragmatico e involontariamente esilarante, anche voi potrete<br />

notare quanto il mondo dei “normali” sia in realtà una gabbia di matti.<br />

Sta tutto nel punto di vista!<br />

Voto:<br />

Questa recensione è opera di:<br />

Pag. 17<br />

Bee


Creep<br />

Advisor<br />

Concorso targato <strong>È</strong> scrivere<br />

INSERTO SPECIALE<br />

La presentazione dei<br />

giurati e il bando<br />

completo


I giurati!<br />

Creep<br />

Advisor<br />

DANILO ARONA<br />

Danilo Arona, classe 1950, giornalista, scrittore, musicista, ma anche ricercatore<br />

sul campo di "storie ai confini della realtà", critico cinematografico e letterario. Al suo<br />

attivo: un incalcolabile numero di articoli disseminati qua e là tra giornali locali ("Il<br />

Piccolo" di Alessandria, "Notes", "La Stampa" e "La Guida della Notte", creazione del<br />

compianto Nico Seminerio) e riviste varie ("Robot", "Aliens", "Cinema&Cinema",<br />

"Focus", "Primo Piano", "Carmilla", "HorrorMania" e "Il Corsaro Nero"); saggi sul<br />

cinema horror e fantastico ("Guida al fantacinema", "Guida al cinema horror", "Nuova<br />

guida al fantacinema - La maschera, la carne, il contagio", "Vien di notte l'Uomo Nero<br />

- Il cinema di Stephen King" e "Wes Craven - Il buio oltre la siepe") e saggi sul Lato<br />

Oscuro della Realtà ("Tutte storie", "Satana ti vuole" e "Possessione mediatica").<br />

Da anni si dedica stabilmente alla narrativa, elaborando un personale concetto di<br />

horror italiano, legato alle paure del territorio, forse in grado di dimostrare che la<br />

nostra solare penisola è uno dei più vasti contenitori mitologici del pianeta: ormai<br />

decine sono i titoli dei suoi romanzi e dei suoi racconti presenti su prestigiose e<br />

innovative antologie.<br />

(Biografia completa: http://www.daniloarona.com/index.phpoption=com_content&view=article&id=51&Itemid=55)<br />

Danilo Arona è sicuramente una delle figure più conosciute nel campo dell'horror italiano. Autore di saggi,<br />

racconti e più di quaranta romanzi, si è distinto prima come critico cinematografico e successivamente come<br />

narratore operante nei campi del fantastico. Saggista esperto di horror, fantasy e fantastico in genere. Uno<br />

scrittore eclettico e ispirato. Dunque, sceglierlo come giurato per Creep Advisor è stata per noi una<br />

conseguenza praticamente spontanea. Chi, meglio di lui potrebbe giudicare i racconti da inserire in<br />

un'antologia “alternativa” come Creep Advisor<br />

I suoi ultimi lavori:<br />

- La croce sulle labbra<br />

- Io sono le voci<br />

Titolo: La croce sulle<br />

labbra<br />

Autori: Danilo Arona -<br />

Edoardo Rosati<br />

Editore: Edizioni<br />

ANordest<br />

Formato: cartaceo<br />

Prezzo: € 12,90<br />

Titolo: Io sono le voci<br />

Autore: Danilo Arona<br />

Editore: Edizioni Anordest<br />

Formato: cartaceo<br />

Prezzo: € 12,90<br />

Trama:<br />

Guana, un remoto angolo di paradiso nel mare delle<br />

Antille. Ma in una sola notte il paradiso sprofonda all'inferno<br />

e la morte dilaga, mentre centinaia di nativi abbandonano<br />

l'isola in fretta e furia.<br />

Mesi e mesi dopo a Milano uno strisciante orrore<br />

invisibile inizia a diffondersi come un inarrestabile morbo<br />

letale. Qualcuno ne conosce l'origine: quella piccola<br />

scheggia di terra nel Caribe. Misteriosi emissari tribali,<br />

sanguinarie eruzioni di furia omicida, devastanti mutazioni<br />

dei corpi e delle anime, un enigmatico e antico culto che<br />

celebra le sue nozze immonde con la medicina oscura e<br />

deviata. IL più inaspettato degli incubi per tre coraggiosi<br />

medici impegnati in una corsa disperata contro il dilagare di<br />

un flagello capace di annientare la metropoli. E tutti i suoi<br />

abitanti.<br />

Trama:<br />

Da sempre in Italia avvengono omicidi inspiegabili<br />

che sembrano trovare una loro magra giustificazione<br />

nella ferocia esibita.<br />

Dagli anni Sessanta poi è in atto un'escalation. Prima<br />

in una città di provincia nel nord Italia. Poi a Milano nel<br />

decennio successivo con giovani donne trucidate<br />

attraverso modalità di raro sadismo. Sino a quando ai<br />

giorni nostri una giovane e determinata giornalista<br />

investigativa, Cassandra Giordano, non scopre un<br />

impensabile filo rosso che collega delitti tra loro lontani<br />

nel tempo e nella geografia: la visione di certi film, il<br />

cosiddetto effetto Copycat, le voci nel cervello che ti<br />

spingono a uccidere emulando gli omicidi passati sullo<br />

schermo in tante famose opere cinematografiche...<br />

Pag. 19


Le<br />

interviste!<br />

Creep<br />

Advisor<br />

DANILO ARONA<br />

Per presentarvelo al meglio abbiamo deciso di intervistarlo. Per noi è stato davvero un onore. Vi lascio,<br />

dunque, all'intervista e alle sue risposte:<br />

1) Recentemente sul nostro forum ci siamo posti una domanda: da dove nascono le idee<br />

Neil Gaiman, in questo articolo parla di confluenza e sogni a occhi aperti.<br />

Ora questa domanda la giriamo a te: da dove pensi nascano le idee E, soprattutto, da dove nascono le<br />

tue<br />

Devo convenirne, la tesi di Gaiman è azzeccata. E concordo. Confluenza, condivisione, trance ispirativa.<br />

Non sempre, per carità, queste entrano in ballo per i lavori più sentiti e credo più riusciti. Sono certissimo<br />

dell'esistenza di un luogo immateriale, fuori anche dal tempo, dove si vanno a pescare le più belle idee. Ho<br />

in più di un caso verificato con amici scrittori – Nerozzi, per dirne uno – di avere sfruttato tematiche e<br />

partenze quanto mai analoghe l'uno all'insaputa dell'altro (addirittura, il Nero si è trovato quasi “citato” da<br />

Dan Brown...). Per non parlare di certi presagi “letterari”, del tutto neutri nel momento in cui vengono<br />

prodotti, su una realtà in divenire, la nostra, quanto mai complicata e minacciosa: nel 2006 pubblicai Black<br />

Magic Woman per i fratelli Frilli, un horror supernatural con al centro il terrorismo internazionale che<br />

attaccava Europa e Occidente a suon di bombe e magia nera. Vedi tu, c'erano dei ghouls vestiti di nero<br />

devoti a un fumoso Culto di Iside (Isis). Non vado in giro a sbandierarlo. Ma la domanda resta: da dove<br />

vengono le (mie) idee Forse un giorno, non troppo lontano, la fisica quantistica ci fornirà delle risposte.<br />

2) Raccontaci, in cinque righe, quello che ti affascina del panorama fantastico.<br />

Devo dire con assoluta sincerità che il panorama in Italia non è così entusiasmante. L'editoria che conta,<br />

oltre a pubblicare gli italiani con il lanternino, da tempo non traduce più autori anglosassoni di straordinario<br />

interesse, limitandosi a King, suo figlio e pochissimi altri. Il fascino della narrativa, anche come lettore, per<br />

me resta immutato, ma il contesto è deludente. In ogni caso, per non eludere la domanda, mi affascina la<br />

grande potenzialità del genere nell'esplorazione del mondo reale e dei suoi orrori.<br />

3) Che rapporto ha l’immaginario orrorifico con la realtà Perché si scrive horror, quando già il tg ci<br />

riporta continuamente notizie terribili Per esorcizzare, per andare oltre, per… cosa Insomma, per quale<br />

motivo hai scelto di scrivere horror<br />

La risposta continua e integra la bozza precedente di riflessione. L'immaginario orrorifico moderno è in<br />

grado di scandagliare il reale meglio di un fondo di Gramellini (con tutto il rispetto...). I miei lavori, da<br />

sempre, sono zeppi di “realtà” in quanto sono convinto che l'horror, per come lo intendo io, può investigare,<br />

a fondo e con sorprendente utilità sociale, la bieca attualità quotidiana. Di sicuro pesa un mio minimo<br />

trascorso giornalistico, ma tant'è... Nel mio primo horror, Un brivido sulla Schiena del Drago del 1987,<br />

parlavo della strage alla stazione di Bologna, del suicidio di massa della Guyana, del figlio di Sam e di Pol<br />

Pot. Troppo eretico persino per alcuni colleghi. Se mi concedi una paradossale quanto tragica conferma<br />

alla mia tesi, che l'horror sia divenuto oggi la realtà grafica e tematica del presente lo hanno ben capito le<br />

belve dell'ISIS che vogliono annegare – tramite immagini virali - l'inconscio occidentale in un un pozzo<br />

perenne di paura, quel che Paul Virilio chiama “l'attesa insostenibile della Catastrofe”.<br />

4) Parlaci un po' degli ultimi tuoi lavori: “La croce sulle labbra” e “Io sono le voci”. Cosa ti ha spinto a<br />

scriverli e cosa volevi comunicare ai lettori<br />

Appunto, quel che si diceva prima. Ossessioni contemporanee e attualissime. La croce sulle labbra,<br />

prodotto in tempi non sospetti, racconta di un morbo prionico che devasta Milano con modalità molto simili<br />

a quelle del virus Ebola. Io sono le voci è l'allegoria in chiave thriller – ma un thriller alla mia maniera... -<br />

delle conseguenze delle immagini virali sulle menti modulari. Per dirla meglio, un'elaborazione fantastica di<br />

quella “possessione mediatica” di cui scrivevo nel '98 con l'amico psichiatra Pierangelo Garzia. In due<br />

parole, un libro decisamente “forte” sulla casistica, in realtà solo americana, dei Copycat Movie Killers,<br />

personaggi schizzati che compiono omicidi ispirati dalla visione di certi film.<br />

Segue...<br />

Pag. 20


Le<br />

interviste!<br />

Creep<br />

Advisor<br />

DANILO ARONA<br />

Segue...<br />

5) Qual è, fra i tuoi mille progetti, quello che ti<br />

sta più a cuore Il libro che ti è rimasto dentro<br />

Nessun dubbio, L'estate di Montebuio. Scrivevo<br />

anche di me e per qualche misterioso motivo<br />

attraversavo uno stato di grazia. E poi lo lavorai<br />

assieme al mai troppo compianto Paolo De<br />

Crescenzo della Gargoyle Books. Un uomo<br />

preziosissimo che ci ha lasciato troppo presto.<br />

6) Parlaci un po' dei tuoi lavori futuri. Cosa<br />

possiamo aspettarci prossimamente<br />

Un romanzo di 500.000 battute prodotto a<br />

quattro mani con una straordinaria sceneggiatrice<br />

romagnola, sviluppo di parecchie mie tematiche<br />

passate e non ancora del tutto espresse. Ci<br />

stanno dentro: l'Apocalisse, il relativismo della<br />

realtà, i mostri della mente ma... non posso<br />

ancora sbottonarmi. Per il resto, rispondo solo più<br />

alle “chiamate”. Se mi chiedono un racconto e se<br />

la paga (che può essere anche un sorriso –<br />

dipende da chi sorride...) è buona, si può fare.<br />

7) Quali sono, secondo te, gli accorgimenti da<br />

seguire per scrivere una buona storia horror Dai<br />

qualche consiglio agli autori che intendono<br />

partecipare al nostro concorso.<br />

Fermo restando che non mi reputo affatto un<br />

modello da seguire, per me oggi una buona storia<br />

horror mi deve far diffidare della presunta<br />

“normalità” in cui ci illudiamo di vivere immersi.<br />

Scrivere col cuore, con la pancia, con i visceri.<br />

Schemini e piani di lavoro servono a patto di non divenirne schiavi. E poi sì... collegarsi, se ci si riesce, con<br />

quella “zona zero” cui alludeva anche Gaiman. Ognuno, con autentica velleità di scrittore, sa come fare.<br />

Ognuno ha il suo starter psicotropo... Il mio continua a essere il cinema.<br />

(Elenco completo dei suoi lavori:<br />

http://www.daniloarona.com/index.phpoption=com_simplelists&view=simplelist&category_id=37&Itemid=54 )<br />

Pag. 21


I giurati!<br />

Creep<br />

Advisor<br />

STEFANO PASTOR<br />

Nato a Ventimiglia nel 1958, nel 2011 si è trasferito a Cento, in provincia di<br />

Ferrara. Appassionato di scrittura fin da giovane, ha potuto dedicarsi a questa<br />

sua passione solo dal 2008, dopo vent’anni passati nel commercio di musica e<br />

film. Il suo primo successo l’ha ottenuto vincendo il Premio Letterario Città di<br />

Ventimiglia con il romanzo “Holiday”, pubblicato dall’Editrice Zona col titolo di<br />

“Ritorno a Ventimiglia” nel maggio 2010. Successivamente ha vinto anche il<br />

Premio Le Fenici indetto da Montag col thriller “L’intervista”, pubblicato nel<br />

novembre 2010. Sono seguiti una decina di altri titoli, pubblicati con diversi<br />

editori. Il suo romanzo “L’illusione” è risultato tra i vincitori del Torneo IoScrittore<br />

2011, indetto dal gruppo Gems, ed è stato pubblicato da Fazi col titolo “Il<br />

giocattolaio”. Ultimo romanzo pubblicato il thriller avventuroso “Figli che odiano<br />

le madri”, sempre per l’editore Fazi, nel novembre 2013.<br />

Recentemente ha scelto la via dell'autopubblicazione, diventando un autore<br />

indipendente. Proprio in quest'ultimo periodo sta operando la migrazione delle<br />

sue pubblicazioni presso una piattaforma che le distribuirà su ogni negozio<br />

online, comprese tutte le opere pubblicate in passato con piccoli editori, di cui è<br />

nuovamente rientrato in possesso dei diritti.<br />

Noi di <strong>È</strong> scrivere abbiamo già avuto il piacere di intervistare<br />

Stefano Pastor, in passato. Ora come allora, questo autore ci affascina<br />

per il suo talento innato nel narrare storie, siano esse horror, thriller o<br />

fantasy. Una penna, la sua, capace di suscitare emozioni nei suoi<br />

lettori, scorrevole e prolifica. Pensiamo che possa essere un ottimo<br />

giurato per il nostro concorso horror Creep Advisor e siamo orgogliosi<br />

di averlo con noi in questo progetto.<br />

Alcuni dei suoi ultimi lavori:<br />

- La mia favola<br />

Trama: C’è un mondo a parte, ed è quello dei bambini. Lì giocano e sono<br />

felici, finché non diventano troppo alti. Allora arriva l’orco e li porta via. Per<br />

mangiarseli, loro ne sono convinti. L’hanno accettato, è l’ordine naturale<br />

delle cose. Ma non Gatto, lui non può. <strong>È</strong> già sfuggito all’orco una volta e<br />

quando arriva il suo turno ci riesce ancora. Si perde in un mondo buio,<br />

completamente diverso dal suo, fatto solo di caverne e di strane pareti con<br />

le gobbe. Alla fine trova una caverna immensa, che pare non avere fine.<br />

Cammina per tantissimo tempo, finché non appare una luce. <strong>È</strong> lontanissima<br />

e scalda, sembra sollevarsi, diventa rotonda. Mostra ciò che lo circonda. Un<br />

mondo nuovo, diverso, mai neppure immaginato, pieno di insidie e<br />

meraviglie, dove si nasconde la risposta a ogni sua domanda.<br />

- Freaks<br />

Trama: Uno strano Circo viaggia per il mondo, presentando fenomeni unici.<br />

Sotto la direzione del Magnifico Santini bizzarre creature si esibiscono sul palco. I<br />

loro corpi ricordano antiche creature mitologiche. Il Magnifico li possiede, gestisce<br />

le loro vite, soprattutto le loro unioni, nella speranza che producano nuovi<br />

fenomeni. Quando decide di far accoppiare le due star dello spettacolo, si attira il<br />

risentimento di tutti. Perché Penelope, la donna ragno in grado di creare<br />

meravigliose ragnatele, è appena una ragazza, mentre LUI è considerato un<br />

mostro. Cresciuto in gabbia come una bestia, senza neppure un nome, sottoposto<br />

a ogni sopruso per renderlo più feroce, non parla e si nutre solo di sangue. Non sa<br />

che lei l’ha sempre amato, fin da quando erano bambini, e che ora può finalmente<br />

averlo. Ma la scelta di Penelope potrebbe essere un’altra. Potrebbe anche non<br />

accettare di essere di nuovo usata, compiere un’azione sconsiderata, liberare nel<br />

mondo un essere micidiale, affamato e carico d’odio.<br />

Pag. 22


Le<br />

interviste!<br />

Creep<br />

Advisor<br />

STEFANO PASTOR<br />

Ecco, dunque, la nuova intervista che abbiamo fatto noi di <strong>È</strong> scrivere a Stefano e le sue<br />

interessantissime risposte:<br />

1) Domanda di rito che stiamo ponendo a tutti i nostri giurati. Recentemente sul nostro forum ci siamo<br />

chiesti: da dove nascono le idee<br />

Neil Gaiman, in questo articolo parla di confluenza e sogni a occhi aperti.<br />

Ora questa domanda la giriamo a te: da dove pensi nascano le idee E, soprattutto, da dove nascono le<br />

tue<br />

Le idee sono ovunque, o almeno per me è sempre stato così. Qualunque azione può generare un’idea:<br />

leggere un libro, guardare un film, sentire il telegiornale. Spesso nascono da particolari irrilevanti, da cui<br />

scaturisce l’inevitabile domanda: “E se…”. Per esempio, un libro lungo e complesso come “Figli che<br />

odiano le madri” è nato leggendo un articolo di giornale in cui si parlava di un’operazione chirurgica molto<br />

particolare, effettuata per la prima volta con successo. I miei libri gemelli, ovvero “Il Giocattolaio” e “La mia<br />

favola”, sono stati concepiti insieme dopo la lettura di due classiche favole: Pollicino e Hansel & Gretel.<br />

“Lizzi Bizzi e la Strega Rossa” è nato dopo aver visto un vecchio cartone animato di Tom & Jerry. Altri,<br />

invece, come “Freaks” e “Isola segreta”, sono stati scritti su misura per partecipare a concorsi, quindi con<br />

situazioni e limiti ben definiti. Unica eccezione è “Carnival”, in cui mi sono ispirato a un racconto già<br />

esistente (di Lovecraft), da cui ho preso ben presto le distanze.<br />

2) Dalla nostra ultima intervista sono cambiate un po’ di cose, prima fra tutte la tua voglia di pubblicare<br />

con una “Big”. Puoi parlarci delle motivazioni di questo tuo cambiamento di vedute<br />

Ammetto che vincere IoScrittore ed essere pubblicato da un editore importante è stata un’esperienza<br />

unica. Purtroppo avevo idealizzato il mondo dell’editoria e non sono stato in grado di adattarmi a certi<br />

meccanismi del sistema. Lentamente la passione per la scrittura è diminuita, mentre i difetti di quel mondo<br />

hanno superato i pregi. Avere di nuovo il controllo dei miei libri mi è parsa l’unica soluzione. Rimettermi in<br />

gioco, ricominciare, diventare indipendente. Comunque possa andare non mi pentirò di questa scelta.<br />

3) Vista la tua prolificità, vorremmo sapere: scrivi una storia alla volta o ti capita di portare avanti più<br />

progetti contemporaneamente<br />

Scrivo una storia per volta, ma mi è capitato spesso di interrompere un lavoro se mi viene un’idea<br />

geniale per un’altra storia (le idee sono sempre “geniali”, almeno per i primi giorni). Talvolta poi riprendo i<br />

lavori interrotti, ma non sempre. Ho già accumulato una ventina di romanzi messi in ibernazione. E ad<br />

alcuni mancava davvero poco per finirli.<br />

4) Sappiamo che stai cambiando tutte le copertine dei tuoi lavori per uniformarne lo stile, ora che ti stai<br />

avventurando nel mondo del self-publishing. Chi è l’autore delle tue cover E sei tu che gli hai fornito le<br />

direttive per questo restyling<br />

Partecipo alla creazione delle copertine insieme a una mia amica. I nostri gusti sono diametralmente<br />

opposti, io troppo dark e gotico, lei vintage e naïf. Trovare un punto d’incontro è arduo, ma alla fine ci<br />

riusciamo. Con la speranza che ciò che piace a noi possa piacere anche ai lettori.<br />

.5) Quali progetti potremo aspettarci da te nel futuro C’è qualche nuovo romanzo all’orizzonte<br />

Dipende! In scrittura no, al momento non ho più tempo. Ho voluto diventare editore di me stesso e ora ne<br />

pago le conseguenze. La preparazione dei libri da pubblicare (editing, correzione di bozze, impaginazione,<br />

copertine, distribuzione) mi occupa a tempo pieno.<br />

In pubblicazione, invece, ce ne sono tanti. <strong>È</strong> mia intenzione pubblicare almeno un romanzo al mese,<br />

nonché qualche racconto e novella.<br />

Può sembrare troppo, ma in fondo è una liberazione. Per me, in quanto mi sento assediato da tutti questi<br />

romanzi inediti, al punto che mi sembra inutile scriverne altri. Per i romanzi, soprattutto, perché finalmente<br />

potranno essere letti. La vita è troppo breve per rimandare sempre, qualche volta bisogna osare (ed<br />

esagerare).<br />

Segue...<br />

Pag. 23


Le<br />

interviste!<br />

Creep<br />

Advisor<br />

STEFANO PASTOR<br />

Segue...<br />

6) Come pensi di procedere nella promozione delle tue opere ora che sei un autore indipendente<br />

Hai toccato un tasto dolente. Nel marketing sono una frana. Mi vergogno a pubblicizzarmi, e questo è un<br />

male. Benché ormai sia considerata una leggenda, mi fido ancora del passaparola. Sono convinto che le mie<br />

storie piaceranno e saranno loro stesse a pubblicizzarsi. Un’idea romantica e fuori moda, poco realistica, lo<br />

so. Però non si può mai dire, se le storie sono belle prima o poi verranno lette. E lo sono Questo non sono io<br />

che posso dirlo. (Bellissime!)<br />

7) Anche questa è una domanda di rito che stiamo ponendo a tutti i<br />

nostri giurati: quali sono, secondo te, gli accorgimenti da seguire per<br />

scrivere una buona storia horror Dai qualche consiglio agli autori che<br />

intendono partecipare al nostro concorso.<br />

I requisiti sono sempre gli stessi, qualunque sia il genere.<br />

Originalità, una voce particolare, un tocco personale.<br />

I libri-fotocopia magari vendono, però non sono<br />

belli.<br />

Se si vuole scrivere qualcosa di bello<br />

non basta copiare ciò che c’è già, ma<br />

creare qualcosa di nuovo.<br />

Tutto è già stato scritto, ripete in<br />

continuazione chi non ha idee, ma non<br />

è mica vero. E questo vale per ogni<br />

tipo di scrittura, anche per il concorso.<br />

Pag. 24


I giurati!<br />

Creep<br />

Advisor<br />

DIEGO DI DIO<br />

Diego Di Dio è nato nel 1985. Laureato in<br />

giurisprudenza con una tesi in editoria, ha pubblicato, con<br />

il Giallo Mondadori, i racconti “I dodici apostoli”, “Il canto<br />

dei gabbiani” e “L’uomo dei cani”. Nel corso del tempo, si<br />

è aggiudicato i premi: Mario Casacci (Orme Gialle) con il<br />

racconto “La signora”, il premio WMI con “C’è ancora<br />

tempo” e il Nero Premio con il racconto “Il coltellaio”. Oltre<br />

a una trentina di racconti sparsi, ha pubblicato la raccolta<br />

di racconti noir “<strong>È</strong> tempo sprecato uccidere i morti”<br />

(Dunwich Edizioni, 2013), il thriller sovrannaturale<br />

“Condannati a morte” (Milano Nera, 2013) e l’action<br />

thriller “Scala reale” (Delos Digital, 2014).<br />

Specializzato al corso Oblique per redattori editoriali,<br />

collabora come correttore di bozze ed editor per case<br />

editrici, agenzie letterarie e committenti privati.<br />

Gestisce un blog personale all’indirizzo<br />

www.dieguitodidio.blogspot.it e fornisce servizi editoriali<br />

attraverso il sito www.saperscrivere.com<br />

Di Diego Di Dio abbiamo recensito il suo: “<strong>È</strong> tempo sprecato uccidere i morti”, raccolta di racconti noir edita da<br />

Dunwich Edizioni. Di lui abbiamo detto: “I racconti di Di Dio si leggono e si apprezzano nella loro interezza, quasi<br />

mai per il solo finale. La bellezza è nei personaggi, nei dialoghi, nelle ambientazioni vive e potenti, nelle ingiustizie<br />

e nella follia.”<br />

Recentemente un suo racconto, L’Uomo dei Cani,<br />

è stato pubblicato in appendice a un volume targato<br />

Giallo Mondadori (“Scritto fra gli astri” di Jonathan<br />

Stagge).<br />

Lo si può trovare in tutte le edicole e in tutti gli<br />

store online.<br />

Oltre a essere un appassionato dei generi horror e noir,<br />

Diego collabora come correttore di bozze ed editor per agenzie<br />

letterarie, case editrici e committenti privati.<br />

Ha una grande abilità nello scrivere racconti, che sono il suo<br />

marchio di fabbrica. Nello specifico, è abilissimo a scrivere<br />

racconti horror/noir. Dunque, il candidato perfetto per la giuria di<br />

un concorso come Creep Advisor.<br />

Pag. 25


Le<br />

interviste!<br />

Creep<br />

Advisor<br />

DIEGO DI DIO<br />

Per farvi conoscere meglio il nostro giurato, vi rimando all'intervista che gli abbiamo fatto e alle<br />

risposte che Diego ci ha dato:<br />

1) Iniziamo con una domanda che stiamo ponendo a tutti i nostri giurati. Recentemente sul nostro forum<br />

ci siamo chiesti: da dove nascono le idee<br />

Neil Gaiman, in questo articolo parla di confluenza e sogni a occhi aperti.<br />

Ora questo interrogativo lo giriamo a te: da dove pensi nascano le idee E, soprattutto, da dove nascono<br />

le tue<br />

Io penso che le idee, in generale, nascano dal caso. Quando si ha una mente predisposta, pronta a<br />

fantasticare su ogni cosa – la mente di uno scrittore dovrebbe essere così, secondo me – allora un’idea<br />

può nascere da un film, da una frase catturata per strada, dal verso di una canzone, dallo sguardo di<br />

una ragazza.<br />

2) Secondo te, quali sbocchi “nuovi” potrebbe avere l’horror Quali potrebbero essere le storie e le figure<br />

“innovative” che possano portare a un inedito modo di scrivere horror<br />

Uhm, purtroppo su questo sono un po’ pessimista.<br />

Nel senso che il mercato italiano dell’horror praticamente non esiste. L’horror lo importiamo, come<br />

quasi tutto il resto, mentre la nostra realtà editoriale tarpa le ali a qualsiasi autore esordiente che abbia<br />

qualcosa da dire in questo genere, così complesso e bello. In generale, credo che tutto sia già stato<br />

scritto e detto. L’unico modo per essere originali non è cambiare il mondo, ma guardare lo stesso mondo<br />

con occhi diversi.<br />

3) C'è differenza fra scrivere racconti e scrivere romanzi Quali accorgimenti è bene adottare in uno o<br />

nell’altro caso<br />

Scrivere romanzi è più bello perché hai uno spazio che ti consente di esprimerti al meglio, approfondire<br />

la psiche dei personaggi, costruire retroscena e flashback, gestire la storia. Anche scrivere racconti<br />

mi piace (ufficialmente, finora ho pubblicato solo racconti), ma la differenza è che, nel caso dei racconti,<br />

conta soprattutto l’idea. Hai meno spazio e devi appassionare il lettore, quindi ti devi spicciare. Nel romanzo,<br />

invece, puoi prenderti i giusti tempi.<br />

4) Hai in mente di scrivere altri racconti e novelle, in futuro O potremo aspettarci un romanzo tutto<br />

tuo<br />

Entrambi. Racconti brevi e lunghi, sempre. Romanzi, pure. Ci sto lavorando, eh.<br />

5) Qual è la “figura orrorifica” che preferisci, tra le tante di cui si è parlato nei secoli<br />

Il mostro di Frankenstein. Il romanzo gotico di Mary Shelley resta uno dei più grandi capolavori di<br />

sempre proprio perché racconta una storia, e usa un personaggio, in grado di insegnare qualcosa in<br />

ogni epoca.<br />

6) A tuo parere, i concorsi letterari sono un buon metodo per emergere o servono solo per l’autocelebrazione<br />

Dipende dai concorsi.<br />

Io ho esordito con la Mondadori proprio grazie a un concorso, quindi direi che quelli seri e professionali<br />

meritano senz’altro la fiducia degli autori esordienti. Gli altri concorsi, che magari cercano solo di<br />

spillare soldi, è bene lasciarli dove stanno.<br />

7) Anche questa è una domanda che stiamo ponendo a tutti i nostri giurati. Quali sono, secondo te, gli<br />

accorgimenti da seguire per scrivere una buona storia horror Dai qualche consiglio agli autori che<br />

intendono partecipare al nostro concorso.<br />

Quando scrivete, non pensate a quello che vorreste leggere.<br />

Ma a quello che vorreste scrivere.<br />

Pag. 26


I giurati!<br />

Creep<br />

Advisor<br />

SERGIO ORICCI<br />

Sergio Oricci è nato in Toscana nel 1982. Ha scritto due romanzi<br />

(Gioie e sapori, Fame – editi da I Sognatori) e diversi racconti (La<br />

stanza, Una donna con personalità, Il posto più scomodo – apparsi<br />

sulla rivista Altrisogni). Vive a Firenze.<br />

Abbiamo avuto il piacere di leggere la sua opera prima “Gioie e<br />

sapori” e ci siamo innamorati della sua scrittura, a tratti<br />

dissacrante ed estremamente scorrevole. Un modo di scrivere<br />

horror che ci ha ricordato un po' lo stile di King. Abbiamo pertanto<br />

richiesto la sua presenza come giurato, anche se come autore<br />

non è un assiduo frequentatore di forum e portali letterari.<br />

Troviamo che abbia tutte le capacità per giudicare i racconti che<br />

giungeranno in redazione.<br />

I suoi ultimi lavori:<br />

- L’enigma del vetro<br />

Titolo: L'enigma<br />

del vetro<br />

Autore: Sergio<br />

Oricci<br />

Editore:<br />

Libromania<br />

Formato: ebook<br />

Prezzo: 3,99 euro<br />

Trama:<br />

Firenze è caduta nelle mani di un regime totalitario.<br />

L’unica opposizione è una fazione clandestina: un gruppo<br />

di ragazzi e ragazze impegnati in una lotta quotidiana per la<br />

sopravvivenza sotto gli occhi di uno spettatore enigmatico e<br />

senza identità.<br />

Grazie a un misterioso artefatto di vetro, il giovane<br />

spettatore può comunicare con i ribelli ed evadere dalla sua<br />

deprimente realtà.<br />

Due storie parallele destinate a incontrarsi nella sfida<br />

finale.<br />

- Bianco Shocking<br />

Titolo: Bianco<br />

Shocking<br />

Autore: Sergio<br />

Oricci<br />

Editore: 20090,<br />

collana Miyagawa<br />

Formato: cartaceo<br />

Prezzo: 8 euro<br />

Trama:<br />

“Ma da un momento all’altro voi siete diventati voi e io sono<br />

rimasto io. Mentre prima eravamo noi”.<br />

Pietro è ossessionato dalle facce. Ha la casa tappezzata di<br />

fotografie che ritraggono i suoi soggetti preferiti: persone<br />

distrutte dalla droga, suicidi. Quando diventa necessario<br />

cercare dei coinquilini, la prima preoccupazione è quella di<br />

trovare qualcuno che non si faccia spaventare dalla sua<br />

passione. Alla fine trova Anna, ragazza completamente bianca,<br />

di un bianco che acceca. Poi arriveranno Giorgio, un<br />

“senzafaccia”, e la sua compagna Marta, artista che dipinge<br />

ogni giorno un’espressione diversa sul volto.<br />

I quattro, per vivere, decidono di organizzare uno spettacolo itinerante nel quale<br />

mettere in scena le proprie stranezze. Presto Pietro capirà di essere l'anello debole<br />

dello spettacolo. La sua stranezza non è abbastanza particolare perché gli altri<br />

l’accettino.<br />

Con la compostezza della sua scrittura, Sergio Oricci delinea senza scomporsi<br />

personaggi e situazioni da choc e ci convince alla fine che spesso la normalità rende<br />

più soli della diversità.<br />

Bianco shocking è un romanzo breve e intenso, sottilmente angosciante senza mai<br />

scadere nell’effetto facile.<br />

Pag. 27


Le<br />

interviste!<br />

Creep<br />

Advisor<br />

SERGIO ORICCI<br />

Ecco, dunque, l'intervista che abbiamo fatto noi di <strong>È</strong> scrivere e le risposte di Sergio:<br />

1) Domanda di rito che stiamo ponendo a tutti i nostri giurati. Recentemente sul nostro forum ci siamo<br />

chiesti: da dove nascono le idee<br />

Neil Gaiman, in questo articolo parla di confluenza e sogni a occhi aperti.<br />

Ora questa domanda la giriamo a te: da dove pensi nascano le idee E, soprattutto, da dove nascono<br />

le tue<br />

Nascono da un dettaglio che non mi lascia in pace, da una situazione, un'immagine che scaturisce<br />

come mille altre e che poi però inizia a diventare sempre più presente, fino a essere quasi un pensiero<br />

ossessivo. A un certo punto devo mettere su carta le idee che spingono con più forza, perché in astratto<br />

sembrano tutte interessanti, ma soltanto quando inizio a scrivere mi rendo conto di quali lo siano<br />

davvero. Alla fine le butto quasi tutte.<br />

2) Quando potremo leggere l'ultimo volume della trilogia iniziata con “Gioie e sapori” Ora che la casa<br />

editrice I Sognatori è mutata in Factory Editoriale potremo mai vedere il terzo capitolo della saga o<br />

dobbiamo accontentarci dei primi due<br />

Non faccio più parte della Factory Editoriale I Sognatori, e in questo momento preferisco dedicarmi a<br />

nuovi progetti. Per adesso non credo di avere qualcosa da aggiungere alla saga di “Gioie e sapori”, ma<br />

in futuro potrei anche rimetterci le mani, magari riscrivendo i primi due capitoli, prima di iniziarne un<br />

terzo.<br />

3) Parlaci un po' degli ultimi tuoi lavori “L'enigma del vetro” e “Bianco Shocking”, due romanzi molto<br />

diversi tra loro.<br />

Sono molto diversi, è vero. Forse perché la prima stesura dell'enigma del vetro è stata scritta tra il<br />

2011 e il 2012, e il romanzo per arrivare alla sua forma definitiva è passato attraverso diverse riscritture,<br />

mentre Bianco Shocking è l'ultima opera che ho terminato, ed è anche la mia preferita, ma è solo una<br />

mia opinione che vale meno di quella di un lettore qualsiasi.<br />

L'enigma del vetro è un fumettone che mischia fantasy, fantascienza e horror, pieno di citazioni e di<br />

riferimenti alla cultura pop. <strong>È</strong> un romanzo in cui la storia è l'elemento fondamentale. Mi piace definirlo<br />

come una mia personale versione punk del romanzo “La storia infinita” di Michael Ende. So che prima o<br />

poi, da qualche parte, pagherò le conseguenze di questa affermazione.<br />

Bianco Shocking invece credo sia meno accessibile, e sicuramente più triste. Nel racconto non<br />

succede moltissimo, e tutto ruota intorno al precario equilibrio tra i personaggi, ognuno con le proprie<br />

nevrosi e ossessioni. Nel libro parlo di rapporti umani in modo più personale. Bianco Shocking è il<br />

racconto che sento più mio, ma è anche l'unico che riesco a leggere come se fosse stato scritto da<br />

qualcun altro. Non so se sia un bene o un male.<br />

4) Nei tuoi libri si può notare spesso una fusione fra cibo e trame/personaggi (sia in “Gioie e sapori”<br />

che in “Fame”, ma anche nel recentissimo “Bianco Shocking” troviamo delle descrizioni che stimolano<br />

gusto e olfatto). Si tratta di una scelta consapevole, quella di voler dare un sapore alle varie situazioni, o<br />

è un tipo di scrittura che ti sorge spontaneo<br />

Non è una questione che riguarda la narrativa. Il cibo è importante. <strong>È</strong> in relazione strettissima con il<br />

corpo. Lo può modificare, deformare, stravolgere in un senso o nell'altro. Ti rende felice, può consolare,<br />

ma anche deprimere in modo profondo.<br />

Segue...<br />

Pag. 28


Le<br />

interviste!<br />

Creep<br />

Advisor<br />

SERGIO ORICCI<br />

Segue...<br />

5) Che rapporto ha, per te, l’immaginario orrorifico con la realtà Per per quale motivo hai scelto di<br />

scrivere horror<br />

Il motivo è che mi diverte. Non dovrei dirlo, perché l'horror dovrebbe spaventare. Ma quando scrivo<br />

horror, finisce sempre con un risultato più “leggero” rispetto a quello che viene fuori quando scrivo altro.<br />

Trovo che l'horror che si prende sul serio sia tremendamente noioso, e che non funzioni. Quindi<br />

quando ho bisogno di scrivere per divertirmi, seguo il consiglio di Richard Laymon (e di Wes Craven) e<br />

urlo “più sangue!”, anche quando ce n'è già più del necessario.<br />

6) Quando scrivi utilizzi una scaletta o lasci che sia la storia a proseguire il suo corso, senza schemi<br />

Il metodo è sempre diverso. Dipende da cosa sto scrivendo. A volte ci può essere molto da lavorare<br />

sul linguaggio, altre sulla documentazione, altre ancora sulla struttura o sulla storia vera e propria. In<br />

realtà c'è sempre da lavorare su tutti questi aspetti, ma l'approccio e le priorità cambiano continuamente.<br />

Comunque una scaletta in testa c'è, ma resto aperto a modificare anche le poche certezze che ho<br />

all'inizio.<br />

7) Anche questa è una domanda di rito che stiamo ponendo a tutti i nostri giurati: quali sono, secondo<br />

te, gli accorgimenti da seguire per scrivere una buona storia horror Dai qualche consiglio agli autori che<br />

intendono partecipare al nostro concorso.<br />

Leggete molto. Non necessariamente horror, o comunque non solo. I classici vanno benissimo, ma<br />

non bastano. Ricordatevi che, nel momento in cui iniziate a battere sulla tastiera, state producendo<br />

narrativa contemporanea, che verrà letta – si spera – da vostri contemporanei. Questo vale per qualsiasi<br />

cosa si voglia scrivere.<br />

Per quanto riguarda l'horror nello specifico, io mi terrei lontano dalle figure “tradizionali” del genere. <strong>È</strong><br />

molto difficile gestirle senza cadere nei soliti luoghi comuni. Ma in fondo è un luogo comune anche<br />

questo, adesso che ci penso.<br />

Pag. 29


Il bando<br />

completo!<br />

Creep<br />

Advisor<br />

Avete sempre sognato<br />

di essere dei reporter<br />

dell’occulto, ma vi manca<br />

il coraggio<br />

O vi vedete, piuttosto,<br />

come topi da biblioteca a<br />

cui piace scrivere nel buio<br />

della propria stanza e la-<br />

sciare il resto all’immagi-<br />

nazione<br />

Nessuna paura! Noi di<br />

<strong>È</strong> scrivere abbiamo l’idea<br />

giusta per entrambi i casi!<br />

Concorso targato <strong>È</strong> scrivere<br />

Ai migliori, oltre che<br />

nell’antologia,<br />

verrà<br />

dato spazio sulla no-<br />

stra rivista e/o sul no-<br />

stro blog per un’inter-<br />

vista!<br />

Abbiamo aperto un<br />

topic apposito sul sito<br />

di escrivere.com, , dove<br />

sarà possibile porre<br />

domande e seguire i<br />

vari<br />

aggiornamenti<br />

sull’andamento<br />

del<br />

concorso.<br />

<strong>È</strong> scrivere indice un concorso per racconti horror,<br />

ma non si tratta di un concorso qualunque.<br />

Il nostro scopo è quello di creare un’antologia che sia<br />

a metà fra una guida turistica dei luoghi dell’orrore (quin-<br />

di con riferimenti reali a leggende locali, eventuali tour<br />

nelle case infestate etc etc) e una raccolta di storie di<br />

fantasia.<br />

Qualcosa simile a The blair witch project.<br />

Vogliamo racconti inventati ambientati in posti reali e<br />

vogliamo poter inserire mappe, disegni, foto e ricostru-<br />

zioni dei luoghi in cui questi racconti si svolgono.<br />

Dunque, cosa cerchiamo nello specifico<br />

1) Racconti del terrore ambientati in Italia in luoghi<br />

REALMENTE INFESTATI o di cui si conoscono LEG-<br />

GENDE o MITI POPOLARI e narrati in prima persona.<br />

2) Foto, mappe e ricostruzioni di questi luoghi.<br />

3) Disegni, illustrazioni e tavole ispirate ai vari racconti.<br />

Ogni autore può partecipare massimo con 2 racconti e<br />

3 illustrazioni.<br />

Premio:<br />

I racconti e le illustrazioni che passeranno la selezione<br />

saranno inseriti all’interno di un’antologia che verrà di-<br />

stribuita GRATUITAMENTE da escrivere.com, , quindi non<br />

sono previsti premi in denaro, solo tanta visibilità.<br />

Il concorso si svolgerà in due fasi:<br />

Fase 1: raccolta dei racconti.<br />

Lunghezza: min 12mila e max 35mila caratteri<br />

(spazi inclusi).<br />

Scadenza: 31 marzo 2015<br />

Regole: Chi ci invia il racconto può (se vuole) in-<br />

viarci anche foto, documenti, immagini, mappe e altre<br />

informazioni sul luogo in cui il racconto è ambientato.<br />

Ma deve obbligatoriamente specificare il nome del<br />

luogo e della struttura a cui il racconto fa riferimento.<br />

Invio del materiale: il materiale va inviato all’indi-<br />

rizzo staff@escrivere.com<br />

Oggetto della mail: Racconto Creep Advisor –<br />

Nome Autore<br />

Testo della mail: l’autore è tenuto a specificare il<br />

nome del luogo e della struttura in cui il racconto è<br />

ambientato.<br />

Fase 2: disegni e illustrazioni<br />

Forniremo direttive per il tipo di immagini che cer-<br />

chiamo e a quel punto fisseremo una nuova data di<br />

scadenza per gli illustratori.<br />

<strong>È</strong> scrivere si riserva il diritto di non dar seguito al<br />

progetto nel caso in cui il materiale pervenuto non sia<br />

qualitativamente adeguato.<br />

Pag. 30


I giurati!<br />

Creep<br />

Advisor<br />

VALERIA BARBERA<br />

Valeria Barbera ha seguito corsi di scrittura con Franco Forte e di editing con<br />

Laura Platamone.<br />

Ha collaborato con Nero Press Edizioni per la revisione e l’editing di libri ed<br />

ebook. Ha fatto parte della giuria del Premio Polidori – sezione romanzi editi – e<br />

della giuria di Linea d’Ombra, Festival Culture Giovani, sezione cinema. Finora è<br />

stata segnalata e finalista al Premio Robot per la fantascienza, due volte<br />

finalista al Premio F.M. Crawford per l’horror, finalista al Concorso Sole a<br />

Mezzanotte per il fantasy e due volte segnalata al Premio Algernon Blackwood<br />

per l’horror.<br />

Alcuni suoi racconti li trovate sulle riviste Delos Books (Robot, Writers<br />

<strong>Magazine</strong> Italia) e in antologie Delos Books, E.F. Edizioni, Alcheringa Edizioni e<br />

dbooks.it.<br />

Abbiamo conosciuto Valeria grazie all'antologia Ore nere, edita da<br />

Dbooks.it in collaborazione con Altrisogni (che abbiamo recensito qui).<br />

Il suo racconto (Squali) ci ha colpito per lo stile duro, le metafore<br />

molto pertinenti con l'ambientazione e il linguaggio colorito che ben si<br />

adattavano al contesto sociale camorristico del racconto.<br />

Un modo particolare di fare horror, dunque, che potrebbe dare un<br />

punto di vista differente al suo ruolo come giurato di Creep Advisor.<br />

Unica donna in mezzo a tanti uomini, crediamo che Valeria possa<br />

giudicare i testi da un punto di vista femminile, ma non per questo meno<br />

ferrato sul genere.<br />

I suoi ultimi lavori:<br />

- Squali, racconto edito nell'antologia Ore nere (dbooks.it in collaborazione con<br />

Altrisogni).<br />

- Il labirinto delle realtà<br />

Titolo: Ore Nere<br />

Editore: dbooks<br />

A cura di Christian Antonini e Vito Di Domenico, rivista Altrisogni<br />

Formato: ebook e cartaceo<br />

Prezzo: €2.90 l'ebook, €9.90 il cartaceo<br />

Presentazione dell’antologia (dal sito dello store online):<br />

Molte cose possono accadere durante le ore nere: i morti camminano, i demoni<br />

percorrono la Terra, le peggiori minacce si tingono di sangue e l’impossibile<br />

irrompe nel quotidiano. In Altrisogni presenta: Ore nere troverete otto frammenti di<br />

buio, otto rintocchi inquietanti, uno per ciascuna delle ore più oscure della notte, dal<br />

tramonto del sole fino al sorgere di un nuovo giorno...ta: Ore nere troverete otto<br />

frammenti di buio, otto rintocchi inquietanti, uno per ciascuna delle ore più oscure<br />

della notte, dal tramonto del sole fino al sorgere di un nuovo giorno...<br />

Salvatore è un giovane carabiniere di Torre Annunziata, a un passo dalle nozze<br />

con Imma, e ha salvato molte vite dalla Camorra ma non quella di Mariano.<br />

<strong>È</strong> stata una fatalità, se lo ripete da vent’anni, fino al giorno in cui una visita al<br />

mercato delle “pezze” di Resina, Ercolano, gli farà cambiare idea. Perché saltare<br />

nel tempo è facile quanto fumare una sigaretta.<br />

Una labirintica odissea fra realtà e sogno, lungo la quale il novello Ulisse<br />

scoprirà davvero cos’è la Camorra e chi sono i camorristi.<br />

Pag. 31


Le<br />

interviste!<br />

Creep<br />

Advisor<br />

VALERIA BARBERA<br />

Vi lascio, dunque, all’intervista che abbiamo fatto a Valeria e alle sue interessanti risposte:<br />

1) Iniziamo con una domanda che abbiamo posto a tutti i nostri giurati. Recentemente sul nostro forum ci siamo chiesti:<br />

da dove nascono le idee<br />

Neil Gaiman, in questo articolo parla di confluenza e sogni a occhi aperti.<br />

Ora questa domanda la giriamo a te: da dove pensi nascano le idee E, soprattutto, da dove nascono le tue<br />

Prima di dare la risposta, vorrei ringraziarvi per avermi scelto come giurata e per l’ospitalità sui vostri canali.<br />

Veniamo alla domanda: secondo me, le idee nascono dalla interazione e dalla riflessione, in una tempesta interiore<br />

nella quale ogni tanto sfreccia un lampo, l’idea. Ogni persona incontrata potrebbe suggerire un nuovo personaggio, e ogni<br />

evento strano potrebbe diventare un racconto. Tutto sta a cogliere l’attimo e poi a scremare l’ispirazione, individuando gli<br />

spunti con una buona consistenza.<br />

Una volta le mie idee nascevano davanti al PC. Adesso la scintilla può scattare ovunque: mentre guardo la pubblicità<br />

alla TV, durante la lettura di un articolo, chiacchierando con qualcuno per strada. Le mie idee si alimentano della mia vita<br />

passata, presente e futura, ma soprattutto delle emozioni. Nascono dalla rabbia e dalla gioia, dal rimpianto e dalla<br />

speranza, dalla tenerezza che provo per il genere umano e perfino dai torti ricevuti, dagli angeli che guidano i miei passi e<br />

dai diavoli che cercano di tagliarmi le gambe. Nascono tutte dal desiderio di esplorare il sentiero del “What if” e dal<br />

coraggio di penetrare la nebbia del “Let’s see”.<br />

2) I tuoi racconti spaziano molto nel genere fantastico e non si fossilizzano soltanto sull’horror. C’è un genere fra questi<br />

(fantasy, horror, weird, fantascienza) che preferisci scrivere<br />

Ognuno dei generi menzionati soddisfa una mia esigenza espressiva, ma solo uno può soddisfarle tutte<br />

contemporaneamente: la fantascienza. Si tratta di un genere molto duttile e vasto, che si sposa bene con gli altri senza<br />

mai perdere la propria identità. La fantascienza può innescare nel lettore il sense of wonder, la reverenza per la<br />

sconvolgente bellezza del cosmo, ma anche il terrore dell’ignoto, del mostro nascosto nello spazio profondo che spesso<br />

coincide con noi stessi. Ci piace considerarci una specie intelligente, illuminata, invece siamo ancora scimmie, scimmie<br />

che maneggiano – e male – tablet e cellulari. Se non ci siamo ancora estinti è un miracolo, ma perfino quest’ultimo può<br />

trovare posto nella fantascienza: “miracolo”, infatti, significa “meraviglia”. E a me piace esplorarla, questa meraviglia, nel<br />

bene e nel male. La fantascienza mi consente di mangiare la fetta di torta… con tutta la torta.<br />

3) Quali sono gli autori che negli anni hai maggiormente apprezzato E c’è qualcuno di questi che ha ispirato le tue<br />

storie<br />

Appartengo alla generazione che ha visto lo sbarco sulla Luna, di conseguenza sono cresciuta con Verne e Wells, ma<br />

anche con Oscar Wilde, Pirandello, Burroughs, Agatha Christie, Edgar Allan Poe, Asimov, Bradbury, Kafka, per citarne<br />

alcuni. Nel corso degli anni si sono aggiunti altri scrittori, come Dan Simmons, Oriana Fallaci, Stephen King, Greg Egan,<br />

Borges, Chuck Palahniuk. Quando progetto la mia storia, però, li dimentico tutti, il mondo esterno cede il passo a quello<br />

interno. Mentre scrivo vado in trance ed esploro le pieghe della trama, l’anima dei personaggi, le possibilità; al termine<br />

della stesura rileggo e, a volte, incastonati fra le righe, noto echi relativi ai miti, alla storia antica, alla filosofia, alle religioni,<br />

alle fiabe, ai capisaldi della letteratura; accenni che approfondisco nella fase di editing. Nel racconto “Il labirinto delle<br />

realtà”, per esempio, il mio protagonista, sballottato dall’onda del Tempo e smarritosi tra le realtà alternative, paragona se<br />

stesso a Ulisse e la Camorra a una sirena; nell’horror “Squali”, galleggia un chiaro riferimento a Dante; il racconto noir<br />

Socialpatico, invece, premiato in un concorso nazionale di narrativa, tratta in chiave moderna un tipo di invisibilità sociale<br />

che si aggancia alle usanze dell’antico Egitto; un altro noir, “Rock ‘n’ Roll”, partito dai canti religiosi, tira in ballo Giobbe e<br />

Sant’Agostino. Insomma, durante il processo creativo, il mio inconscio torna alle origini della cultura, la stessa cultura che<br />

in misure diverse condividono anche i miei autori preferiti. Forse è proprio questo che me li fa amare.<br />

4) Hai qualche progetto in lavorazione, un romanzo che uscirà prossimamente o una raccolta di racconti<br />

Raccolta di racconti non ancora e non so se ce ne sarà mai una. C’è un progettino nell’aria, ma è ancora nella fase del<br />

pio desiderio. Riguardo ai romanzi, finora ne ho scritto uno breve, una novella che spero veda presto la luce. Altri due<br />

romanzi, più lunghi, sono in corso d’opera: uno è nello stadio avanzato, l’altro procede con calma. Molta calma. Avendo un<br />

passato lavorativo nelle vendite, credo che il cliente, cioè il lettore, vada sempre rispettato, perciò preferisco investire il<br />

tempo necessario per fare del mio meglio, piuttosto che liquidare tutto in una manciata di giorni, rischiando di dovermene<br />

pentire. Come recitano alcuni detti: “La fretta è amica del diavolo”, mentre “La calma è l’abilità nell’azione”.<br />

Segue...<br />

Pag. 32


Le<br />

interviste!<br />

Segue...<br />

Creep<br />

Advisor<br />

VALERIA BARBERA<br />

5) Abbiamo notato che a volte usi il dialetto napoletano nelle tue storie. Lo fai per donare veridicità ai racconti o per dare uno<br />

stile ben definito alla voce narrante<br />

Quando alcuni dei miei personaggi si esprimono in dialetto, lo fanno per gli stessi motivi per cui alcuni loro fratelli squartano<br />

delle povere vittime: hanno voglia di farlo. Nel tempo della sua fruizione, la storia deve diventare la realtà del lettore e questo è<br />

possibile solo concedendo ai personaggi la loro spontaneità, perfino se sono agli antipodi rispetto a me. A casa mia, per esempio,<br />

non parliamo in napoletano, perché è una lingua nobile e la conserviamo per la musica, la poesia, la scrittura. Nel momento in cui<br />

compongo una storia, però, metto da parte le abitudini e le convinzioni personali. Ascolto le esigenze dei personaggi, mediandole,<br />

senza mai violentarli. Ritengo che per donare veridicità alle vicende sia necessario rispettare la loro natura, altrimenti il racconto si<br />

ridurrebbe a una mera finzione, un copione, un artefatto destinato ad annoiare in primis me stessa. Si tratta inoltre di una lingua<br />

molto musicale, più dell’italiano e di qualsiasi altro dialetto. Non a caso la canzone napoletana è nota in tutto il mondo. I napoletani<br />

usano molto l’orecchio e la creatività. Difatti, non tutti parlano sempre in dialetto, e non tutti fanno uso delle medesime espressioni<br />

idiomatiche. A volte non parlano neppure in dialetto, ma si aggirano in una terra di mezzo, dove le parole e le frasi adottano<br />

ortografie e strutture grammaticali atipiche, simili a melodie parlate. Prima ancora del dialetto, comunque, Napoli è un modo di<br />

ragionare e di sentire, e questo non può essere improvvisato, né assorbito durante una breve visita, altrimenti si è condannati a<br />

scadere nello stereotipo. Ma credo che questo valga per ogni dialetto. Fino a oggi ho usato il napoletano, il romanesco (incluso il<br />

“coattese”) e, avendo dal lato del nonno paterno ascendenze siciliane, anche una spruzzatina del dialetto di quei luoghi; sempre e<br />

soltanto quando i personaggi lo reclamavano, mai per calcolo.<br />

6) Valeria, nella tua produzione ci sono parecchie storie con temi duri, e spesso con protagonisti e punti di vista maschili. Come<br />

mai questa scelta <strong>È</strong> un’imposizione che ti dai o segui semplicemente l’ispirazione, l’istinto<br />

<strong>È</strong> l’istinto a decidere. Il tema, il punto di vista e il sesso dei protagonisti si palesano a me impacchettati con l’idea. Mi ritengo<br />

fortunata, perché non potrei mai violentare la natura deie miei personaggi. So di uomini che scrivono di donne, e viceversa, solo<br />

per seguire il mercato, o perché sostengono di dover dimostrare qualcosa. Io no. I ruoli di genere, le antitesi maschio-femmina, gli<br />

assolutismi “Gli uomini sono predisposti a scrivere action, le donne il romance” mi hanno sempre fatto sorridere, talvolta<br />

arrabbiare. Gli stereotipi cambiano nei secoli, come le mode, ma hanno il potere di influenzare la massa a livello profondo. Basta<br />

dare uno sguardo alla storia dell’umanità: un tempo il Sole simboleggiava la femmina, non il maschio; nei miti e nella letteratura<br />

era il sesso forte a struggersi d’amore; nel Settecento gli uomini vestivano di rosa, di pizzi e merletti, si truccavano perfino. Tuttavia<br />

alcune menti vedono negli stereotipi delle verità imprescindibili. Per questo motivo sono sempre stata annoverata fra le donne<br />

“atipiche”. I miei studi e la professione hanno abbracciato la fisica e l’informatica, settori “notoriamente” femminili, ma ho anche<br />

lavorato nel turismo e nella pubblicità, dove la presenza delle donne è palpabile. Non l’ho fatto apposta, ho seguito le mie passioni.<br />

Molte mie storie sono maschili perché soddisfo un bisogno interiore. Chiamando in aiuto il mio racconto “Anima & Animus”<br />

(contenuto nell’antologia “#microxmas”): la mia “Anima” è in entanglement con quello che Jung chiamava Animus, la cosiddetta<br />

controparte maschile che sonnecchia in ogni persona di sesso femminile. La particolarità è che il mio Animus è sveglio e<br />

baldanzoso. Quando si sgranchisce le dita, il risultato è una storia maschile; Anima invece provvede a quelle femminili. Queste<br />

ultime sono in minoranza, perché finora quell’egocentrico di Animus ha ticchettato parecchio sulla mia tastiera, riuscendo a farsi<br />

apprezzare anche dagli uomini; inaspettatamente, dovrei dire, tuttavia è un risultato insolito solo per chi vede il mondo ancora in<br />

bianco e nero. Purtroppo, perfino nel ventunesimo secolo, il sesso del nome dell’autore ha il potere di creare delle aspettative e,<br />

nel caso di una autrice-autore, queste aspettative talvolta si piazzano sul cammino creando un muro di pregiudizi. In passato<br />

qualcuno ha criticato la mia esigenza di narrare dal punto di vista maschile, come se vanificassi anni di lotte per l’emancipazione<br />

femminile o, addirittura, volessi sfidare gli uomini. Mi piacerebbe dire di essere l’unica ad avere incontrato opposizioni simili, ma<br />

proprio lo scorso anno una scrittrice ha dovuto ricorrere al self-publishing per una sua antologia di racconti noir. Diverse grandi<br />

case editrici avevano giudicato le sue storie troppo “forti” e “sboccate” per una autrice e non è servito neppure cambiare sesso ad<br />

alcune sue protagoniste. Cosa mai avrebbero detto quegli editor del mio “Squali”, un horror narrato da un uomo maschilista e<br />

violento Per fortuna loro, e mia, ogni tanto scrivo anche di donne. E finalmente anche le mie “figliuole” iniziano a farsi apprezzare.<br />

Proprio di recente, l’inedito “Streghe” è stato finalista nella seconda edizione del Premio F. M. Crawford per la letteratura horror,<br />

entrando nella rosa dei selezionati per la pubblicazione nella antologia dedicata al premio. La me donna, Anima, è soddisfatta.<br />

7) Altra domanda che stiamo ponendo ai nostri giurati: quali sono, secondo te, gli accorgimenti da seguire per scrivere una<br />

buona storia horror Dai qualche consiglio agli autori che intendono partecipare al nostro concorso.<br />

Il mio primo consiglio è: lasciate perdere il mantra “Non c’è niente di nuovo” che sento spesso dire. Rompete le righe, osate,<br />

tirate fuori quel cigno nero che cullate da anni in religioso silenzio. Il secondo è: metteteci la pancia. Troppe volte incappo in storie<br />

sì, scritte in italiano corretto, con le virgole nei punti giusti e decorate con parole forbite, perfino con una gestione corretta del<br />

punto di vista, ma che non mi trasmettono nulla. Idee sprecate. Non vi compiacete della vostra retorica e non scimmiottate<br />

nessuno. Io voglio la sostanza, voglio il cuore: strappatevelo dal petto e inseritelo nel racconto (in senso figurato, mi raccomando).<br />

Non metto paletti, accetto sia l’horror sussurrato che lo splatter; basta che le anime dei personaggi, e della storia, escano libere,<br />

genuine e spontanee. Sono un lettore difficile da far inquietare, ma, se il vostro racconto farà paura a voi, ci sono buone probabilità<br />

che farà breccia anche con me. Come dice Stephen King nel suo manuale “On writing”, la scrittura è telepatia. Già che ci siete<br />

leggetelo, quel libro, rileggetelo se lo conoscete già, e scrivete la vostra storia. Lasciate decantare come il buon vino. Infine<br />

spedite il racconto solo quando dentro di voi scatta il verde. E in bocca al lupo. Quello mannaro, ovviamente.<br />

Pag. 33


I giurati!<br />

Creep<br />

Advisor<br />

ALAIN VOUDì<br />

Alain Voudì è nato a Genova nel 1963, ma vive in giro per il mondo. Grande<br />

appassionato di lettura e di scrittura, è stato vincitore o finalista in molti concorsi<br />

letterari (fra cui il premio Algernon Blackwood per la narrativa horror nel<br />

2013). Suoi racconti sono usciti, fra gli altri, nel Giallo Mondadori, sulle riviste<br />

Robot, Delos Science Fiction <strong>Magazine</strong>, Fantasy <strong>Magazine</strong> e Writers <strong>Magazine</strong><br />

Italia, oltre che nella serie “365 storie per un anno” (Delos Books), nella collana<br />

FantaErotika (Lite Editions) e nelle antologie “Il Cerchio Capovolto” (I Sognatori,<br />

2011 e 2012). Collabora fin dai primordi alle collane Delos Digital, per<br />

le quali ha firmato la fortunata serie western-punk “Trainville” e diversi episodi<br />

della collana “The Tube”.<br />

Alain è una vecchia conoscenza di <strong>È</strong> scrivere. Lo abbiamo già<br />

intervistato, insieme a Daniela Barisone, in occasione dell'uscita della<br />

prima serie di Trainville e abbiamo recensito più volte i suoi lavori:<br />

Arrivo a Trainville (vol. 1),<br />

Alla scoperta di Mister Pennyworth (Trainville n°2),<br />

Indipendenza violata, Laguna Beige.<br />

Autore estremamente poliedrico e versatile, capace di dar<br />

vita alle ambientazioni più disparate, Alain si è recentemente<br />

classificato al secondo posto nel Trofeo RiLL con il suo racconto<br />

Variante chiusa.<br />

Del suo racconto hanno detto:<br />

Cit.: – Un racconto che si muove con maestria fra piani diversi. Il mistero, l’amore, il gioco, la seduzione si mescolano in modo<br />

sapiente in una vicenda racchiusa in una “trama di scuola”: la partita a scacchi con la Morte.<br />

– Un soggetto classicissimo, sviluppato in modo ispirato e con un’ottima scrittura. Una situazione angosciante e claustrofobica<br />

che l’autore però riesce a non rendere tale.<br />

– Un racconto sorprendente per la qualità della fattura, che riesce a evitare sempre il senso di noia da deja-vu e, anzi, è capace<br />

di generare una forte empatia fra il protagonista e il lettore. Avvincente.<br />

Il grande successo della prima serie di Tranville ha portato la Delos a chiedere ad Alain una seconda stagione di<br />

cinque episodi (di cui quattro già pronti e uno ancora in lavorazione). Tra gli ultimi suoi lavori si annovera anche<br />

l’ebook erotico “Il Mattatore”, altro lavoro che ha ottenuto un bel successo. Per la sua poliedricità abbiamo scelto<br />

Alain come giurato. Ha scritto anche horror (il progetto The Tube in collaborazione con Franco Forte ne è un<br />

esempio), ma possiede le capacità per giudicare i testi nel loro insieme, senza fossilizzarsi sul genere.<br />

I suoi ultimi lavori:<br />

- Laguna Beige<br />

Titolo: Laguna Beige<br />

Autore: Alain Voudì;<br />

Editore: Delos Digital<br />

Formato: EPUB con<br />

Digital watermarking<br />

Prezzo: € 1,99<br />

- Il Mattatore<br />

Trama (dal sito Delos store):<br />

Che cosa sei disposta a fare per la persona che<br />

ami<br />

Venezia è la città più romantica del mondo, e i<br />

milioni di turisti che ne animano le calli ogni anno ne<br />

sono testimoni. Ma lo è anche per chi vi risiede<br />

Maria, ventottenne veneziana, è di tutt’altro parere,<br />

almeno fino all’arrivo di Lorenzo. <strong>È</strong> grazie a lui che<br />

Maria scopre di essere una persona speciale, e che<br />

la sua specialità può fare la differenza in uno scontro<br />

tra forze soprannaturali che minaccia di distruggere<br />

la città dove abita…<br />

Trama (dal sito Delos store):<br />

Quanto conta, davvero, la differenza di età <strong>È</strong> possibile amare<br />

ed essere amata da qualcuno che potrebbe essere tuo padre<br />

Emilia ha poco più di vent’anni, e tutte le carte in regola per diventare<br />

un’attrice professionista. Poi incontra lui: il Mattatore, da<br />

quarant’anni dominatore del palcoscenico e protagonista di mille<br />

successi, tanto in teatro quanto sul grande schermo...<br />

Titolo: Il Mattatore<br />

Autore: Alain Voudì;<br />

Editore: Delos Digital<br />

Formato: EPUB con<br />

Digital watermarking<br />

Prezzo: € 1,99<br />

Pag. 34


Le<br />

interviste!<br />

Creep<br />

Advisor<br />

ALAIN VOUDì<br />

Vi lasciamo, dunque, con una breve intervista al nostro giurato, così che possiate farvi un’opinione su<br />

di lui.<br />

1) Recentemente sul nostro forum ci siamo posti una domanda: da dove nascono le idee<br />

Neil Gaiman, in questo articolo parla di confluenza e sogni a occhi aperti.<br />

Ora questa domanda la giriamo a te: da dove pensi nascano le idee E, soprattutto, da dove nascono<br />

le tue<br />

Scandalizzo qualcuno se rispondo “di solito, sotto la doccia” <strong>È</strong> vero, giuro!<br />

A parte questo, ho letto l’articolo di Gaiman, e concordo con lui (come potrebbe essere altrimenti <strong>È</strong><br />

uno dei miei autori preferiti!): la fonte delle migliori idee è la contaminazione, il paradosso, il pensiero laterale,<br />

la connessione violenta (e più violenta è, migliori sono i risultati) di concetti appartenenti a domini<br />

diversi tra loro.<br />

Cambiare punto di vista, proprio come insegnava Robin Williams in L’attimo fuggente; ribaltare le situazioni;<br />

portare eventi reali alle loro estreme e più paradossali conseguenze: tutte queste tecniche possono<br />

fornire buoni spunti per una trama interessante. Bastano poi pochi decenni di pratica e qualche<br />

centinaio di ore di duro lavoro, e voilà: la tua storia è pronta... per essere rifiutata dagli editori e/o ignorata<br />

dal pubblico.<br />

Ma anche questo <strong>È</strong> Scrivere, baby!<br />

2) Raccontaci un po’ la tua esperienza al Trofeo RiLL. <strong>È</strong> un concorso che consiglieresti agli autori<br />

esordienti Come ti sei trovato<br />

Lo confesso candidamente: mi sono lanciato nel Trofeo a mo’ di sfida a me stesso. Dopo una serie invidiabile<br />

di pubblicazioni con gran parte delle collane Delos, coronate dalla collaborazione con una testata<br />

di livello nazionale come i Gialli Mondadori, ti viene quel momento di dubbio nel quale inizi a pensare<br />

che quello che scrivi venga accolto non tanto per la sua qualità intrinseca quanto per il tuo nome<br />

“amico”. Per uscire da quel momento (che viene a tutti, perfino ai Grandi), l’unica scelta sensata è quella<br />

di metterti in gioco in un ambiente nuovo, in cui ripartire da perfetto sconosciuto; per gente come Stephen<br />

King o J.K.Rowling questo ha significato cambiare nome e pubblicare sotto pseudonimo; a me, pavido<br />

e minuscolo quale sono, è bastato allontanarmi di due passi da casa per confondermi tra la folla<br />

degli altri 345 autori di mezzo mondo che hanno partecipato al Trofeo di quest’anno. Vincere il secondo<br />

premio, in queste condizioni, ha rappresentato una salutare conferma: allora, forse, quello che scrivo<br />

non fa poi così pena, via! (...ma non montarti la testa: non hai vinto!)<br />

Se lo consiglierei Assolutamente sì! Si tratta di uno dei più blasonati e famosi trofei italiani per la narrativa<br />

fantastica (quella di quest’anno era la ventesima edizione), e permette ai vincitori di proporsi a una<br />

vetrina internazionale, visto che i loro racconti vengono tradotti e pubblicati anche all’estero.<br />

E come se già questo non bastasse, il risultato più impagabile viene dal confronto con professionisti di<br />

grande esperienza, tra i quali non posso non citare Alberto Panicucci, che del Trofeo è motore immoto (e<br />

neanche tanto immoto, in effetti). Certo, si tratta di un concorso di livello elevatissimo, e i partecipanti<br />

sono straordinariamente preparati: per un esordiente ciò rappresenta una sfida ai limiti dell’impossibile.<br />

Ma la posta in palio è tale da meritare senza dubbio il rischio di un insuccesso... o due... o tre...<br />

3) Questa domanda continueremo a portela finché non ci darai una risposta soddisfacente: quando<br />

potremo vedere in commercio un vero e proprio romanzo tuo Non racconti, non novelle, né storie a<br />

puntate. Proprio un vero romanzo.<br />

Vuoi la verità Chiusi nel cassetto ne ho due già finiti, uno da rivedere, uno a metà e uno da iniziare.<br />

Il migliore tra questi, temo, è quello ancora da iniziare.<br />

Non trattenere il fiato, aspettandolo.<br />

4) Quando scrivi utilizzi una scaletta o lasci che sia la storia a proseguire il suo corso, senza schemi<br />

Non inizio a scrivere finché non ho tutta la storia ben chiara in testa: devo sapere da dove voglio partire,<br />

conoscere tutti i principali punti cardine e soprattutto avere ben chiaro il finale. Ciò non significa che<br />

non possa poi apportare aggiunte o varianti in corso d’opera, beninteso: anzi, lo faccio spessissimo; ma<br />

sempre rispettando la struttura di base, che è quella che infonde il significato intrinseco alla storia.<br />

Segue...<br />

Pag. 35


Le<br />

interviste!<br />

Creep<br />

Advisor<br />

ALAIN VOUDì<br />

Segue...<br />

Per esempio, come ho già detto altrove, la saga di Trainville è nata scrivendo il suo episodio finale<br />

assieme a Daniela Barisone. Da quello, lavorando a ritroso, ha preso forma tutta la storia a precedere;<br />

e malgrado il numero totale di episodi sia ancora da definire (all’inizio ne erano previsti dieci, ma siamo<br />

già a dodici e ancora non sappiamo se dovremo aggiungerne altri intermedi) conosciamo già con<br />

ottima approssimazione gli eventi chiave della vita futura di Joanna e in che modo il suo arco narrativo<br />

andrà a concludersi. Può anche succedere (è già successo, peraltro) che in corso d’opera io mi renda<br />

conto di un ulteriore possibile livello di significato della storia, e che decida di aggiungere ex post una<br />

sottotrama per rafforzare anche questo nuovo livello. La cosa funziona così bene che racconti<br />

inizialmente pensati per stare nelle 40mila battute finiscono talvolta per averne tre volte tanto, come è<br />

successo per “Alla deriva”: non è un’operazione consigliabile per i concorsi con limite di cartelle, temo.<br />

5) Il tuo autore preferito e quello più odiato e perché.<br />

Che razza di domanda è questa Come faccio a scegliere <strong>È</strong> crudele quanto chiedere a un bimbo<br />

se preferisce mamma o papà!<br />

Per i preferiti te ne propongo una lista, scegli tu: Borges, Saramago, Marquez, Eco, Calvino,<br />

Murakami. Più qualche contemporaneo, primo fra tutti Gaiman, già citato prima (Eco e Murakami mi<br />

scusino, ma li considero già tra i Classici, perfino se sono ancora vivi e vegeti nel momento in cui<br />

scrivo). Se analizzi le loro opere, il perché dovrebbe essere ovvio: sono tutti autori che usano<br />

l’immaginario per descrivere la realtà come il reale non potrebbe mai fare.<br />

Odiare Non odio nemmeno la mia ex moglie, figurati se oso odiare uno scrittore!<br />

Diciamo che non leggo per principio autori francesi (ammesso che ne abbiano di validi, ovviamente,<br />

cosa alla quale non ho mai creduto). Ma perfino tra i francesi ci sono eccezioni leggibili: Verne e<br />

Queneau, per esempio (Sartre era un filosofo e non conta, sebbene la sua narrativa sia Qualcosa).<br />

6) Alcuni autori, mentre scrivono, si fanno ispirare da immagini. Altri preferiscono i suoni. Altri ancora<br />

si ispirano al gusto, ai profumi e agli odori. Tu quale tipo di scrittore sei<br />

Io dirigo, sul mio palcoscenico mentale.<br />

Come spesso hanno notato i miei lettori (e i miei detrattori, che Dio li benedica), i miei racconti sono<br />

veicolati dai dialoghi; i personaggi parlano, e parlano, e parlano, ma agiscono pochino, per lo meno<br />

quando sono in scena.<br />

Quasi tutte le mie scene sono “girate” in interni, e più ristretti sono, meglio è (nel primo episodio che<br />

ho scritto per The Tube, giusto per restare in tema horror, i protagonisti sono chiusi dentro due<br />

armadietti in un piccolo ufficio stretto nell’angolo di una stazione sotterranea della metropolitana: più<br />

claustrofobico di così!). Anche quelle poche scene che si svolgono in esterni, come avviene per<br />

esempio in Trainville 3, prevedono comunque due personaggi che chiacchierano senza far nulla di<br />

speciale: nel caso specifico, stanno in piedi sulla riva del Mississippi a osservare la corrente e le barche<br />

che passano.<br />

Quando progetto i miei personaggi li “scritturo” dando loro la faccia, il carattere e la gestualità degli<br />

attori che amo; prima ancora di scrivere la prima riga, “attrezzo” l’ambiente in cui si svolgerà il capitolo<br />

proprio come uno scenografo prepara il palcoscenico.<br />

Insomma: prima di tutto, ho bisogno di “vedere” la rappresentazione teatrale della scena che voglio<br />

descrivere; solo così posso liberare la mente dalle parole e concentrarmi invece su cosa sentono i<br />

personaggi dentro di loro, in modo da poterne far partecipe il lettore.<br />

7) Quali sono, secondo te, gli accorgimenti da seguire per scrivere una buona storia horror Dai<br />

qualche consiglio agli autori che intendono partecipare al nostro concorso.<br />

L’orrore è ciò che non si vede. L’orrore è l’incerto, l’ignoto, l’invisibile, l’impossibile.<br />

Il sangue e gli sventramenti sono i trucchetti di chi non sa spaventare davvero: lo scricchiolio<br />

sommesso di un pavimento in legno nel buio di una stanza deserta spaventa più di uno zombie che<br />

sbuca da dietro all’angolo facendo “bù”.<br />

Specie se lo zombie indossa il naso di un pagliaccio.<br />

Strappato dalla faccia di un pagliaccio vero, intendo.<br />

Pag. 36


I giurati!<br />

Creep<br />

Advisor<br />

YURI ABIETTI<br />

Nato nel 1971 a Torino e residente a Milano. Scrive racconti<br />

e canzoni, canta nel gruppo neo-prog di ispirazione<br />

Lovecraftiana "Silver Key" .<br />

I suoi racconti sono stati pubblicati sulla rivista Altrisogni, ha<br />

vinto il primo premio al concorso “Nel Buio” e il premio speciale<br />

Altrisogni per il “Crawford”, è anche autore di libri (come<br />

“Creepypasta”) e coordinatore di microprogetti editoriali.<br />

Abbiamo scoperto questo autore grazie all'antologia di<br />

racconti horror targata Altrisogni: Ore Nere. Che abbiamo<br />

recensito molto positivamente qui. Di lui e del suo<br />

racconto abbiamo detto:<br />

“La prima storia, Il quadro, spicca sulle altre per la chiusa<br />

ben congegnata, letteralmente “da brividi”. L’autore è<br />

riuscito in un’unica battuta a dare la stoccata finale e<br />

definitiva a una storia già interessante.”<br />

E ancora:<br />

“Un tema usato spesso, quello del dipinto “vivo”, ma che l’autore ha saputo padroneggiare mettendoci qualcosa<br />

di nuovo. Le descrizioni oniriche sono molto vivide e ben calibrate, non danno la sensazione di star leggendo<br />

qualcosa di già visto; c’è un’interazione con l’artefice delle vicende narrate che dà una svolta al finale, e fa di<br />

questo racconto un piccolo gioiello.”<br />

Ecco per quale motivo abbiamo scelto Yuri Abietti come nostro giurato. Sarà sicuramente capace di giudicare i<br />

racconti che giungeranno per Creep Advisor, notando quei particolari che possono fare di un testo una storia<br />

davvero interessante.<br />

I suoi ultimi lavori:<br />

- CreepyPasta<br />

Trama:<br />

Nate nei meandri più oscuri della rete, le storie di questa<br />

raccolta non hanno un autore specifico e si sono diffuse<br />

tramite il "copia e incolla" (copy-paste) dei lettori di forum e<br />

comunità online. Il loro unico scopo è quello di spaventare e<br />

scioccare il lettore e la loro diffusione le ha rese un vero<br />

fenomeno mediatico del nuovo millennio. Yuri Abietti, in<br />

questa compilation di orrori, ha raccolto, selezionato e<br />

tradotto alcune delle Creepypasta più terrificanti e divertenti,<br />

illustrate da autori di grande talento come Daniele Aimasso,<br />

Piercarlo Carella, Pier Martilotti, Domizia Parri, Giacomo<br />

Rabufetti, Davide Scianca e Mattia Zoanni.<br />

Una serie di flash da brivido che non mancherà di colpire<br />

gli amanti delle leggende metropolitane e delle storie più<br />

tetre.<br />

Titolo: Creepy<br />

Pasta<br />

Autore: Yuri<br />

Abietti, con<br />

illustrazioni di vari<br />

autori<br />

Editore: Dbooks.it<br />

Formato: Cartaceo<br />

ed ebook<br />

Prezzo: 10,63<br />

euro, il cartaceo;<br />

2,90 euro, l'ebook<br />

- L'ultimo incantesimo<br />

Trama:<br />

L’Ultimo Incantesimo è la prima raccolta di racconti di Yuri<br />

Abietti. Diciassette storie brevi che sono state scritte<br />

nell’arco di ventitré anni e che spaziano da racconti<br />

“realistici” e autobiografici ad avventure fantascientifiche,<br />

fantasy e horror. Per ulteriori informazioni, potete visitare il<br />

suo sito web personale “Abietti si Nasce” all’indirizzo<br />

www.abietto.net<br />

Titolo: L'ultimo<br />

incantesimo<br />

Autore: Yuri Abietti<br />

Editore: Dbooks.it<br />

Formato: ebook<br />

Prezzo: gratuito<br />

Pag. 37


Le<br />

interviste!<br />

Creep<br />

Advisor<br />

YURI ABIETTI<br />

Ecco l’intervista che gli abbiamo fatto e le risposte di Yuri:<br />

1) Cominciamo con una domanda che abbiamo posto a tutti i nostri giurati. Recentemente sul nostro forum ci<br />

siamo chiesti: da dove nascono le idee<br />

Neil Gaiman, in questo articolo parla di confluenza e sogni a occhi aperti.<br />

Ora questa domanda la giriamo a te: da dove pensi nascano le idee E, soprattutto, da dove nascono le tue<br />

Permettetemi di cominciare con i saluti ai lettori del sito e con un ringraziamento per aver pensato a me come<br />

giurato in questo concorso, nonché per lo spazio che state dedicando a tutti gli autori! La domanda “da dove nascono<br />

le idee” è una delle più chieste a chi scrive (o compone) ed è una delle più difficili a cui rispondere. Penso<br />

che Neil Gaiman abbia centrato dei punti interessanti e, personalmente, ritengo che lo spunto iniziale di una storia<br />

sia un processo in larga parte inconscio. Forse, proprio per questo risulta così difficile avere una risposta netta e<br />

precisa. Le mie idee nascono, temo, da… Tutto! Da un certo spirito di osservazione degli accadimenti quotidiani,<br />

dalle letture che si fanno, dai film o telefilm che si vedono, dalle persone che si incontrano, da un taglio critico con<br />

cui si guarda la società e la vita che conduciamo. Solo quando questo germoglio sbuca dall’humus del subconscio<br />

arriva la mente cosciente e razionale a ordinarlo, tagliarne qualche rametto, innaffiarlo e farlo crescere come un<br />

piccolo bonsai cerebrale. Il processo della scrittura (ma, in generale, di ogni atto creativo) è molto complesso e<br />

fiumi di inchiostro sono stati scritti in merito da persone più qualificate e preparate del sottoscritto. Riuscire a condensare<br />

tutto ciò in una risposta sufficientemente concisa è un compito che va ben oltre le mie capacità!<br />

2) Sul tuo blog si può leggere che fai un tipo di musica che potremmo definire “neo-prog”, che trae ispirazione<br />

da autori quali H. P. Lovecraft e Robert W. Chambers. Ti va di parlarci un po’ di questi tuoi progetti che accomunano<br />

musica e letteratura<br />

La scelta di uno stile “progressivo” di rock deriva in parte dal mio amore per il genere e in parte per le caratteristiche<br />

narrative di questo particolare modo di fare musica. Vedo nel prog la possibilità di raccontare delle storie sia<br />

tramite i testi sia tramite le musiche. Nel nostro primo album, ad esempio (“In the Land of Dreams”, Ma.Ra.Cash<br />

2012), c’è una lunga suite che racconta una storia parzialmente ispirata dai racconti dei due autori che hai giustamente<br />

citato. Lo spunto creativo è stato quello, ma poi quelle atmosfere si intrecciano con sogni e incubi più personali,<br />

con esperienze soggettive, che ho cercato di rendere seguendo lo schema narrativo classico del “Viaggio<br />

dell’Eroe”. Il protagonista viene strappato suo malgrado a un apparente equilibrio, deve scendere negli inferi, sia<br />

“fisici” (rappresentati dalle fogne in cui scappa accompagnato dal suo “bambino interiore”) sia “mentali” (quando ricorda<br />

i suoi viaggi nelle Terre dei Sogni), infine risolve il suo conflitto interiore capendo delle cose su se stesso ed<br />

uscendo arricchito dall’avventura. Come sempre capita a questi eroi, tornare indietro è impossibile, poiché quando<br />

cambiamo gli occhi con cui guardiamo il mondo stiamo cambiando anche il mondo stesso. Questa possibilità di intrecciare<br />

interessi letterari e narrativi, musicali e anche grafici (rappresentando visivamente i temi delle canzoni) è<br />

abbastanza tipico di questo genere di rock e io trovo che sia una sfida molto stimolante.<br />

3) Secondo te, per scrivere una buona storia horror è più importante cercare argomenti innovativi o dare una<br />

nuova interpretazione a quelli vecchi<br />

Trovare temi innovativi non è certo impossibile ma è sicuramente molto, molto raro e difficile. Sono pochissimi<br />

gli autori che hanno saputo davvero rivoluzionare il genere con nuovi temi – lo stesso King ha compiuto molto di<br />

più operazioni di re-interpretazione dei temi già ampiamente esplorati dagli autori che lo hanno preceduto. Lovecraft,<br />

in questo senso, è stato uno dei pochi autentici innovatori del secolo scorso e ha aperto la strada con le sue<br />

opere a tutto l’horror moderno, almeno dal punto di vista del media letterario. Personalmente, non coltivo la presunzione<br />

di riuscire a scoprire nuovi territori inesplorati da descrivere nei miei racconti e mi limito umilmente a rimaneggiare<br />

gli stessi ingredienti proponendo le mie ricette.<br />

4) Parlaci un po’ dei tuoi lavori futuri. Cosa possiamo aspettarci prossimamente, sia nel campo editoriale che in<br />

quello musicale<br />

Sto continuando a seguire il progetto di #micronarrativa su Facebook, con un folto gruppo di amici e<br />

colleghi autori davvero fantasiosi e originali. Abbiamo già pubblicato due raccolte di microracconti a<br />

tema, uno su Halloween e uno sul Natale, e stiamo ultimando la prima raccolta di #microfantascienza,<br />

che vedrà la luce su tutti gli “store” online nelle prossime settimane. Inoltre, con i Silver Key, stiamo finendo<br />

testi e arrangiamenti per il secondo album, che dovrebbe uscire entro questa primavera, che si<br />

chiamerà “The Screams Empire”, avrà un filo conduttore più fantascientifico (rispetto al primo album, che<br />

aveva un sapore più “fantasy/horror”) e temi di critica sociale e politica. Dal canto mio, come scrittore, ho<br />

terminato da poco un romanzo breve che dovrebbe essere il primo di una saga (l’ispirazione è la stessa,<br />

peraltro, che ha portato al primo album della band e di cui ho già parlato) e sto cercando un editore che<br />

sia interessato al progetto. E poi continuerò a scrivere racconti e a osservare con grande interesse la<br />

scena dei nuovi autori auto-prodotti che si sta creando, un ambiente ricco di persone estremamente preparate,<br />

professionali e creative.<br />

Segue...<br />

Pag. 38


Le<br />

interviste!<br />

Creep<br />

Advisor<br />

YURI ABIETTI<br />

Segue...<br />

5) Qual è la “figura orrorifica” che preferisci, tra le tante di cui si è parlato nei secoli<br />

I fantasmi sono un fenomeno che mi ha sempre affascinato, fin da bambino. Sono totalmente scettico in materia<br />

e non credo in nulla di sovrannaturale, ma non posso fare a meno di essere particolarmente spaventato da queste<br />

figure diafane e misteriose. Posso vedere film di possessioni demoniache o di serial killer senza battere ciglio, ma<br />

provate a farmi rivedere “The Others” da solo in casa la sera e mi vedrete contorcermi sulla sedia come un ragazzino.<br />

Non so perché, ma è così. Non trovo particolarmente affascinanti i vampiri – ritengo che Anne Rice abbia detto<br />

tutto ciò che c’era da dire nella rivisitazione moderna della figura – né lupi mannari – che sono diventati, a quanto<br />

pare, più l’oggetto di fascinazione adolescenziale femminile che non i mostri sanguinari e incontrollabili che erano<br />

un tempo, o altre figure “classiche”. Mi inquieta moltissimo un’altra figura, che infatti ho usato sia nel disco che<br />

nel libro che ho finito di scrivere, che è quella dell’Uomo Magro… non è una figura universalmente riconosciuta eppure<br />

la descrizione di una creatura nera e filiforme, simile a un’ombra lunga, che si muove ai limiti della percezione<br />

visiva è qualcosa che ritorna in tantissimi racconti e in molte culture (basti pensare al fenomeno dello Slenderman<br />

recentemente comparso in rete). Io, per un certo periodo, ho sperimentato in prima persona le visite di questo essere<br />

inquietante e ho pensato bene di esorcizzarlo “bloccandolo” nei miei sforzi letterari e musicali. Sicuramente, si<br />

tratta solo di casi di “pareidolia” o di errori di interpretazione nella visione periferica, tuttavia un incontro ravvicinato<br />

con il “Gaunt Man” – come viene chiamato nell’album – è una cosa decisamente snervante. In generale, mi inquietano<br />

lo cose misteriose e che non hanno una spiegazione chiara, le ombre, le figure innaturali, gli accadimenti inspiegabili.<br />

I mostri troppo radicati nella tradizione perdono di fascino proprio perché troppo noti e “spiegati” in ogni<br />

minimo dettaglio.<br />

6) Se dovessi scegliere 5 libri horror da salvare dall’Apocalisse Zombie (per restare in tema horror), quali porteresti<br />

con te<br />

Ah, questa è una domanda davvero difficile. Uno dei libri da salvare, secondo me, è sicuramente “It” di Stephen<br />

King. Il volume con le opere complete dei “Miti di Cthulhu” di Lovecraft non può certo mancare, così come non potrei<br />

mai lasciarmi dietro l’antologia di storie di fantasmi di M. R. James (“L’acquaforte” è stato uno degli spunti di<br />

ispirazione per il mio racconto “Il Quadro”, mentre “Fischia e verrò da te” è uno dei miei racconti horror preferiti di<br />

sempre). Salverei, probabilmente, “The Ring” di Koji Suzuki – più volte portato al grande schermo con alterne fortune<br />

– per l’originalità della trama e delle trovate narrative. Infine, anche se non è esattamente un romanzo horror –<br />

almeno non solo – mi porterei dietro certamente una copia di “Casa di Foglie” di Mark Z. Danielewski, uno dei libri<br />

più incredibili, originali e sconvolgenti che abbia mai letto.<br />

7) Altra domanda che stiamo ponendo a tutti i giurati: quali sono, secondo te, gli accorgimenti da seguire per<br />

scrivere una buona storia horror Dai qualche consiglio agli autori che intendono partecipare al nostro concorso.<br />

Se un romanzo è un film, un racconto può essere una puntata di “Ai confini della realtà” o addirittura un videoclip,<br />

uno spot televisivo. E in uno spazio narrativo così breve, tutto deve essere costruito attorno a una singola idea<br />

forte. I colpi di scena sono una cosa importante ma non devono essere ricercati a tutti i costi: l’atmosfera è la caratteristica<br />

distintiva di una buona storia di paura, a mio parere. Se mentre leggo comincio a sentire una certa inquietudine,<br />

allora so che l’autore mi sta portando da qualche parte e vengo agganciato pagina dopo pagina. Ogni storia<br />

è diversa, naturalmente: alcune si basano quasi solo sul colpo di scena finale, altre sull’atmosfera, altre su uno o<br />

più personaggi particolari o su una situazione insolita. Ma credo che, soprattutto nell’orrore, la cosa da evitare<br />

come la peste sia la noia. La noia è il peccato capitale dell’horror: un racconto (o un libro o un film) possono avere<br />

moltissimi difetti, ma se risultano noiosi sono decisamente un fallimento da parte dell’autore. L’altra cosa da evitare<br />

sono i luoghi comuni, per il semplice motivo che impediscono qualsiasi forma di meraviglia e di interesse e fanno<br />

ripiombare nella noia. Quale che sia il genere, la cosa importante è essere sinceri e onesti e avere qualcosa di<br />

personale da aggiungere al tema che si sta trattando.<br />

Grazie ancora per lo spazio e per avermi selezionato come giurato e in bocca al lupo a tutti gli autori!<br />

Pag. 39


Creep<br />

Advisor<br />

INSERTO SPECIALE<br />

Fine.<br />

Vi aspettiamo numerosi!<br />

Concorso targato <strong>È</strong> scrivere


Racconti<br />

Amore diverso<br />

“Luigi! Luigi!” urlò Lia venendomi incontro. Gli occhi azzurri<br />

che mi scrutavano l’animo e le guance imporporate come quando<br />

doveva confidarmi un segreto “Come si capisce quando si è<br />

innamorati”<br />

Un sorriso mi si aprì sulle labbra come un ventaglio nei giorni<br />

di afa.<br />

“Che domande difficili che fai, sorellina” risposi lasciando lo<br />

zaino nell’ingresso e sedendomi sul grande tappeto della sala di<br />

fronte a lei.<br />

Subito mia sorella mi fu in braccio, mi strinse forte e mi<br />

schioccò un sonoro bacio sulla guancia, prima di ricominciare a<br />

saltellare intorno, chiedendo “Come lo sai quando sei innamorato<br />

La mamma non mi risponde!”<br />

“Beh” presi a dire” Sei innamorato quando ti batte forte il cuore…”<br />

“Come quando corri”<br />

“Sì, però ti batte forte quando lo vedi arrivare e vuoi parlargli,<br />

ma hai paura di dire la cosa sbagliata…”<br />

“E perché”<br />

“Come perché Perché vuoi piacergli anche tu!”<br />

“Ma perché dovresti dire la cosa sbagliata Tu non la dire!”<br />

Scoppiai a ridere.<br />

“Fosse così facile, sorellina!”<br />

“Sei innamorato quando vuoi giocare con una persona”<br />

“Sì, anche, ma non solo quello. Puoi voler giocare con un<br />

amico. Sei innamorato quando vuoi stare sempre insieme a<br />

quella persona, vuoi passare ogni minuto libero con lui, vuoi parlare<br />

e confidarti, vuoi stringerlo forte a te finché non ti si blocca il<br />

respiro e ti manca l’aria quando lui non c’è…” risposi tutto d’un<br />

fiato.<br />

“Allora io ti amo, fratellone! E voglio pure baciarti!” fece mia<br />

sorella tuffandosi fra le mie braccia e riempiendomi di baci bavosi<br />

“Un giorno mi sposi”<br />

Ancora una volta scoppiai a ridere.<br />

“Un giorno ti sposerai sorellina, ma non con me. Però io sarò<br />

sempre al tuo fianco. Promesso.”<br />

Lia non sembrava troppo convinta e mi guardò pensierosa<br />

per un attimo. Poi sbuffò.<br />

“E anche tu ti sposerai”<br />

“No, tesoro, non credo…”<br />

“Perché tu non sei innamorato”<br />

“Sì, sono innamorato, ma non mi sposerò.”<br />

“E perché”<br />

“Perché non tutti possono.”<br />

“Non tutti possono essere innamorati, fratellone”<br />

Sentivo gli occhi lucidi, ma non mi sembrava il caso di palesare<br />

la mia tristezza a Lia, così risposi semplicemente “Tutti si<br />

innamorano. Ma non tutte le persone si possono sposare.”<br />

“Perché sono cattive”<br />

“No, non sono cattive.”<br />

“Sono brutte”<br />

“Neanche.”<br />

“Fanno male alle altre persone”<br />

“Lia, no. Non fanno male a nessuno.”<br />

“E allora perché Voglio saperlo!” mise il broncio.<br />

“Perché sì” non sapevo più come uscirmene.<br />

“Perché non vogliono”<br />

“Magari vogliono anche…”<br />

“Fratellone spiegami subito perché non possono sposarsi!”<br />

insistette Lia incrociando le braccia al petto, con<br />

quell’espressione dura che sfoggiava quando cercava di<br />

atteggiarsi a grande.<br />

“Perché gli altri non vogliono.”<br />

“E perché” ora quasi piangeva dalla frustrazione.<br />

“Non lo so tesoro, perché non li capiscono. Perché gli<br />

fanno schifo o paura. Perché sono diversi. Perché pensano<br />

che ci sia solo il loro modo di amare.”<br />

“Hmm.”<br />

“Ora andiamo a mangiare, dai, che la mamma ci starà<br />

aspettando.”<br />

“Aspetta! Tu hai detto che sei innamorato…”<br />

“Sì.”<br />

“E ti batte forte il cuore”<br />

“Sì.”<br />

“E hai paura di dire le cose sbagliate”<br />

“Sì, sorellina.”<br />

“E quando non c’è ti manca e vuoi starci sempre insieme<br />

e vuoi raccontare i segreti”<br />

“Sì, Lia.” sospirai.<br />

“Allora ti devi sposare!”<br />

“Non posso, tesoro, anche volendo.”<br />

“Perché Me lo devi dire!”<br />

“Perché è un maschio!” quasi urlai.<br />

Lei per un attimo rimase ferma a osservarmi, con la<br />

fronte corrucciata.<br />

Poi scoppiò a ridere e disse “Ah, ma allora non c’è problema!<br />

Anche io voglio sposare un maschio!”<br />

Racconto di:<br />

Luna<br />

Pag. 41


Racconti<br />

A quattro mani<br />

Ispirato alla canzone “Con le mani” di Zucchero Fornaciari<br />

Cerco di seguire lo spartito, di far passare le note dalla mia<br />

mente alle mie mani senza che i pensieri incappino in brutti circoli,<br />

ma non ci riesco. Ci hanno messo contro dal primo giorno.<br />

Figlio di musicisti lui, perfetta nullità io, ci siamo diplomati al<br />

conservatorio lo stesso anno, entrambi col massimo dei voti.<br />

Muovo la schiena assecondando il crescendo. Accompagno gli<br />

accordi decisi, cullandoli col dondolio del capo, il flusso di coscienza<br />

è inesorabile. Continuo a pensare che fosse destino per<br />

noi essere rivali. Due talenti naturali, due carriere da concertisti.<br />

Controllo le armonie. Non è solo questione di battere le dita sui<br />

tasti e produrre un suono. Il corpo accompagna la nota, la fa vibrare<br />

fuori dalla corda del pianoforte. Ci vuole concentrazione e<br />

trasporto. Ma torno a perdermi nella matassa dei miei pensieri,<br />

in questo amaro macinare di ricordi. Vita più facile la sua, viste<br />

le conoscenze familiari, ma potenza espressiva maggiore, la<br />

mia; ed eccoci di nuovo testa a testa, a dividerci i palchi e i teatri.<br />

Giro la pagina dello spartito, un attimo perfettamente sincronizzato<br />

col resto dei movimenti e dei respiri, in quella frazione di<br />

pausa della mano destra. Cerco di rilassarmi, respiro profondamente.<br />

Questo è un passaggio chiave del pezzo, c’è potenza<br />

e c’è abbandono. Dovrei essere una cosa sola con lo strumento,<br />

ma di nuovo mi perdo. Non siamo mai andati d’accordo, anche<br />

durante i corsi non avevamo mai legato: troppa rivalità.<br />

Ogni sua conquista toglieva qualcosa a me, che devo lottare<br />

con le unghie e con i denti per farmi strada in questo mondo.<br />

Non ci eravamo mai veramente pestati i piedi, finora.<br />

Adesso siamo qui, costretti per la prima volta a provare insieme,<br />

a dividerci strumento, spartito e palco.<br />

La melodia stride, qualcosa non funziona. Non c’è armonia,<br />

non siamo una cosa sola col pianoforte.<br />

Stiamo provando da ore e non riusciamo a combinare niente<br />

di buono. Presi insieme siamo proprio scarsi, ci annulliamo a vicenda.<br />

«Al diavolo! Così non funziona!»<br />

Adesso che ha proferito parola realizzo che dopo i saluti non<br />

ci siamo detti niente, abbiamo messo le mani sulla tastiera e<br />

abbiamo suonato. Ogni tanto ci è scappato meccanicamente un<br />

da capo o di nuovo o da qui, ma niente di più.<br />

«Siamo due solisti, che t’aspettavi L’ultima volta che ho<br />

suonato il pianoforte con qualcuno avevo dieci anni.»<br />

Resta un attimo in silenzio, forse ha appena realizzato quello<br />

che io ho capito poco fa, poi ribatte:<br />

«Dillo a me, io di solito non voglio nemmeno suonare accompagnato<br />

da altri strumenti.»<br />

«Beh, ti bastava mollare l’osso e non insistere per fare il pezzo<br />

di chiusura a ogni costo.»<br />

E un sassolino dalla scarpa me lo sono tolto.<br />

«Io non ho insistito per niente! Mi hanno detto che lo dovevo<br />

fare e l’ho fatto.»<br />

«Ah, giusto, il tuo insegnante-padre-manager. E opporsi era<br />

molto più terribile che restare qui bloccato con me,<br />

immagino…»<br />

Mi sono pentita di quelle parole appena le ho dette, ma ormai<br />

il danno era fatto.<br />

«Sì, il mio insegnante-padre-manager, quello che pianifica la<br />

mia vita in ogni dettaglio. E fidati, se fosse stato semplice,<br />

adesso non starei qui con te.»<br />

Touché. Non c’è molto altro da dire, tanto vale tornare alla<br />

musica.<br />

«Riproviamo Più lento dalla quinta battuta, poi in crescendo.»<br />

Accetta di sotterrare l’ascia di guerra:<br />

«Abbiamo poco tempo però, la sala prove sta per chiudere.»<br />

«Non dovresti farci certi lavori con le mani. Se ti tagli rischi<br />

grosso.»<br />

«Ragazzo, io non ce l’ho la governante che cucina per me,<br />

se voglio mangiare devo cucinare da sola. Quindi ci affetto<br />

anche le cipolle con le mie sante manine, e ci preparo una<br />

bella frittata!»<br />

Mi guarda perplesso. <strong>È</strong> rigido nei movimenti, controllato,<br />

come se fosse sempre seduto al piano. Anche quando<br />

Chopin gli si è strusciato alle caviglie richiedendo attenzioni<br />

con le sue fusa, lui è rimasto imbambolato. Gli ho dovuto<br />

far vedere come si accarezza un gatto e sembrava terrorizzato<br />

che le sue preziosissime mani si potessero rovinare<br />

irrimediabilmente.<br />

Mi viene da chiedermi se le usi per qualcosa che non sia<br />

toccare la tastiera.<br />

Mangiamo la frittata e due pomodori, perché va bene che<br />

cucino, ma mi limito allo stretto necessario per sopravvivere,<br />

poi ci rimettiamo al pianoforte. Da me non ci sono vincoli<br />

orari per le prove e nessuno ci sta col fiato sul collo.<br />

Stiamo provando insieme da due settimane e le cose sono<br />

migliorate, ma qualcosa ancora non va. Presi singolarmente<br />

siamo ancora meglio dell’unione delle parti.<br />

La data del concerto al consolato si avvicina e la tensione<br />

torna a farsi sentire. Più che la vecchia competitività adesso<br />

è frustrazione quella che ci aleggia intorno, fastidio per<br />

non vedere miglioramenti nonostante le ore di esercizio e<br />

prova.<br />

Stacco le mani dalla tastiera.<br />

«Basta, non ha senso. Lo suoniamo allo stesso identico<br />

modo da ore, non cambia di una virgola. Rassegnamoci,<br />

più di così non possiamo fare, non ha senso ricominciare<br />

ogni volta da capo!»<br />

Lui mi guarda fisso e senza dire una parola mi prende le<br />

mani con gentilezza e le tiene tra le sue. Il mio cuore affonda<br />

nel petto e poi esplode. Non si fa, non si toccano le<br />

mani di qualcuno che sta suonando. Siamo musicisti, teniamo<br />

l’anima sospesa in punta di dita. E le sue mani così,<br />

all’improvviso…<br />

La presa è decisa ma delicata, lui adesso non guarda più<br />

me, ma le nostre mani, come se il resto del mondo non<br />

esistesse.<br />

«Sono bellissime, fatte per suonare. Quando le posi sulla<br />

tastiera penso che non potrebbero stare da nessuna altra<br />

parte se non qui, tra i tasti neri e bianchi. Non volevo rubarti<br />

la scena, davvero. Volevo fare come faccio di solito, restare<br />

nel backstage e guardare mentre fai le prove o mentre<br />

ti esibisci. Mi è sempre bastato quello. <strong>È</strong> stata davvero<br />

un’idea di mio padre, mi dispiace.»<br />

Deglutisco a fatica, domandandomi come sia stato possibile<br />

che non mi sia accorta di niente. Il mio cuore è un metronomo<br />

impazzito, le mie mani si stringono alle sue, solo<br />

allora lui trova il coraggio di voltarsi e mi guarda.<br />

Segue...<br />

Pag. 42


Racconti<br />

Segue...<br />

Vedo il ragazzo oltre al collega, all’avversario, al nemico. E forse<br />

di quel ragazzo sono sempre stata innamorata senza volerlo<br />

ammettere.<br />

Ci baciamo con le dita ancora intrecciate, seduti vicini sul panchetto<br />

di legno nero, un bacio delicato quasi adolescenziale. In<br />

fondo, è un incontro di mani questo amore.<br />

Le mani si sciolgono e un po’ tremano, l’anima è lì che vibra<br />

forte, le bocche si schiudono in un sorriso.<br />

Lui mi aggiusta una ciocca di capelli e nasconde nel gesto una<br />

carezza leggera.<br />

«Da capo»<br />

Mi chiede.<br />

«Da capo.»<br />

Non siamo mai stati di tante parole.<br />

Racconto scritto da:<br />

Irene Quintavalle<br />

Questo racconto nasce dal progetto “Musica in storie”<br />

che, sul nostro forum, si propone di unire la passione<br />

della musica con quella della scrittura.<br />

La magia di San Valentino<br />

L’amore è nell’aria!<br />

Vetrine piene di peluche con frasi dolci stampate sul<br />

pancino, cioccolatini al latte, fondenti, con granella, in<br />

scatole quadrate, rotonde, a tubo... ma la verità è una<br />

sola: io odio San Valentino. <strong>È</strong> come se oggi tutti dovessimo<br />

amare per forza, persino la mia bisbetica vicina ha<br />

sfornato un’invitante torta a cuore per suo marito. Peccato<br />

che per il resto dell’anno sia impegnata a cambiare un<br />

amante al mese. Le mie amiche, single per scelta, proprio<br />

in questi giorni sono state in balia di un inspiegabile<br />

fermento, che peggiorava man mano vedevano avvicinarsi<br />

la data fatidica.<br />

E io Io reputo tutto questo una gran cazzata!<br />

Cammino svelta lungo la strada affollata. Lo sguardo<br />

fisso per terra per risparmiare ai miei occhi l’ennesimo<br />

orsetto innamorato. Sono in ritardo. La mia amica Antonella,<br />

romantica senza speranza, ha organizzato una festa<br />

nella mega villa dei suoi nonni - ormai vuota, pace<br />

all’anima loro - e mi ha chiesto il piacere di ritirarle il vestito<br />

nuovo. A quest’ora sarà in un fascio di nervi perché è<br />

ancora in mutande e io dovrò sorbirmi una predica per<br />

averle fatto un favore.<br />

Dieci minuti dopo supero il cancello di villa Matilde. La<br />

sorella di Antonella mi viene incontro, strappandomi la<br />

preziosa busta dalle mani senza nemmeno salutare. Giro<br />

sui tacchi promettendo a me stessa di essere in futuro più<br />

stronza e meno disponibile, ed ecco che travolgo qualcuno.<br />

«Oh, mi scusi! Non… » ma le mie parole s’interrompono<br />

di colpo.<br />

«Vanessa»<br />

Il ragazzo che mi fissa, con tanto di “rossa” avvinghiata<br />

al braccio, è il mio ex: beccato due mesi fa con la biondina<br />

del piano di sotto.<br />

«Ciao, Luca.»<br />

«Accidenti, quanto tempo. Stai bene»<br />

«Sì, benissimo grazie.»<br />

«Anche tu alla festa.» Non è una domanda, più una<br />

constatazione che sembra infastidirlo. Come se si fosse<br />

aspettato che rimanessi in casa a leccarmi le ferite.<br />

Non resisto.<br />

«Sì, siamo arrivati adesso.»<br />

«Tu e… »<br />

I miei occhi puntano il ragazzo che sta arrivando alle<br />

spalle di Luca e, senza che dia al mio cervello il tempo di<br />

riflettere, la mia mano artiglia il suo braccio.<br />

«Eccoti finalmente! Ma dove ti eri cacciato» esclamo<br />

allegramente mentre lo supplico con lo sguardo.<br />

«Scusa tesoro, una telefonata di lavoro.»<br />

Luca squadra il nuovo arrivato, e anch’io. Ha un fisico<br />

da paura, capelli e occhi neri e una piccola cicatrice sulla<br />

guancia che gli conferisce un’aria particolarmente sexy.<br />

Cavolo, ho scelto proprio bene! Mentre sono lì a gongolarmi<br />

per la mia botta di… fortuna, sento la mano del mio<br />

“fidanzato” poggiarsi sulla schiena.<br />

«Su, andiamo.»<br />

Segue...<br />

Pag. 43


Racconti<br />

Segue...<br />

Mi sospinge dentro la villa fino al tavolo degli aperitivi. Lui, non<br />

so ancora come si chiami, mi porge un analcolico.<br />

«Un ex immagino» chiede divertito.<br />

Annuisco, sentendomi di colpo una perfetta idiota; per prendere<br />

tempo m’infilo in bocca dei salatini.<br />

«Comunque, io sono Andrea. Visto che stiamo insieme, è il<br />

caso che tu lo sappia.»<br />

«Già,» rispondo sorridente «io sono Vanessa.»<br />

La musica riempie i pochi secondi d’imbarazzante silenzio e<br />

Andrea m’invita a ballare.<br />

Il lento è uno dei miei preferiti, così mi rilasso.<br />

«Non ti ho ancora ringraziato per l’aiuto.»<br />

«Scherzi! Non mi era mai capitato di trovare una ragazza così<br />

velocemente.»<br />

Mi parla vicino all’orecchio e il suo respiro sul collo mi fa venire<br />

la pelle d’oca.<br />

«Cosa ci facevi alla villa» gli chiedo giusto per dire qualcosa.<br />

«Ho consegnato del vino.»<br />

Solo allora noto il suo abbigliamento sportivo così simile al mio.<br />

«Io un vestito» dico sorridendogli.<br />

Poi smettiamo di parlare e ci lasciamo trasportare dalla musica.<br />

Luca sta ballando accanto a noi. Mi fissa, ma palpeggia il sedere<br />

della rossa.<br />

Improvvisamente sento l’irrefrenabile desiderio di fargli rimpiangere<br />

la sua ex. Mi avvinghio ad Andrea che, interpretando il<br />

mio gesto come un invito, mi bacia.<br />

Sento il sangue ribollirmi nelle vene. Non so cosa stia capitando,<br />

proprio a me che all’amore a prima vista non ci ho mai creduto!<br />

Sul più bello però il grosso pallone che pende dal tetto della<br />

sala esplode, ricoprendoci con una terrificante pioggia di palloncini<br />

a cuore.<br />

San Valentino! Incredibile, ci stavo cascando anch’io! Non posso<br />

permetterlo e mi scanso bruscamente da quelle labbra morbide<br />

e calde.<br />

«Scusa, ho bisogno d’aria» dico, e mi allontano velocemente.<br />

L’aria sul terrazzo è fresca e piacevole, respiro a pieni polmoni.<br />

«Qualcosa non va» chiede Andrea alle mie spalle.<br />

«Credo sia meglio andare via.»<br />

Lui mi sorride sornione e io capisco quanto quello che ho detto<br />

possa essere equivoco.<br />

«Arriveremo insieme fino al cancello e poi ognuno per la sua<br />

strada» aggiungo.<br />

Andrea mi soppesa con lo sguardo.<br />

«Se è quello che vuoi...»<br />

E questo che voglio In effetti no. Ma so che tutto questo è solo<br />

il frutto di una suggestione. Domani sarà diverso. Nel dubbio però<br />

trovo una scappatoia.<br />

«Dov’è che lavori»<br />

Andrea sorride mentre mi porge il suo biglietto da visita.<br />

«Ok, magari ci rivedremo.»<br />

Mille dubbi s’insinuano nella mia mente mentre guardo il<br />

bigliettino stretto tra le dita. Il posto è questo. Scendo dalla<br />

macchina come un automa, mossa da una forza che inesorabilmente<br />

mi attira verso quell’uomo.<br />

«Ce ne hai messo di tempo.»<br />

Andrea è proprio lì davanti a me, con le mani sprofondate<br />

nei pantaloni, la barba un po’ incolta… è bellissimo.<br />

Mi avvicino, mentre ogni incertezza scompare.<br />

«Perché, mi stavi aspettando» chiedo, fermandomi a un<br />

passo da lui.<br />

«Da più di quanto immagini» mi sussurra, poi s’impossessa<br />

delle mie labbra e il suo biglietto mi scivola a terra.<br />

Ristorante La fenice<br />

Via San Valentino n° 14<br />

Racconto di:<br />

Anna De Lorenzo<br />

<strong>È</strong> passata una settimana e non c’è stato un minuto in cui non<br />

abbia pensato ad Andrea. Eppure San Valentino è passato, la vicina<br />

ha cambiato di nuovo amante e le mie amiche hanno ripreso<br />

a fare le single soddisfatte. Però Andrea è sempre lì, nella mia<br />

mente. Può essere che un incontro fugace come il nostro lasci<br />

dietro di sé strascichi così forti<br />

Pag. 44


Racconti<br />

Da grandi<br />

C’è un ragazzo che suona una specie di sega con un archetto,<br />

davanti al municipio. Ai suoi piedi, una vecchia radio che<br />

manda la base di pianoforte, un cappello con dentro pochi spiccioli<br />

e un bastardo di taglia media, col muso simpatico.<br />

Sta eseguendo Lili Marleen. I passanti, avvolti nei cappotti, lo<br />

schivano e vanno oltre. A malapena lo notano, mentre stringono<br />

le buste firmate dei negozi. La melodia che esce da quel ferro<br />

ricurvo, appena udibile nel viavai, pare quasi un lamento, ma<br />

qualcuno si ferma come tirato da una corda invisibile.<br />

Una signora anziana è immobile, assorta come se stesse rivivendo<br />

un vecchio ricordo. Un bambino si stacca dal padre e<br />

va a buttare una moneta nel cappello; il cane scodinzola.<br />

C’è anche lei, una donna esile avvolta in una giacca che fa<br />

anche da sciarpa, o il contrario.<br />

In mano non ha sporte, sigarette o telefono; sembra quasi<br />

appoggiata sui sanpietrini per caso, per errore.<br />

Ha gli occhi rossi e lucidi. Subito penso sia per il freddo, poi<br />

mi accorgo che sta piangendo. Questa cosa di piangere in pubblico<br />

così, senza badare a chi ti guarda… io non ci riuscirei mai,<br />

ma i miei occhi non riescono a staccarsi.<br />

«Tutto bene» Le chiedo.<br />

«Oh, sì! <strong>È</strong> solo questa musica… bellissima!» Mi dice, passandosi<br />

la mano sul viso. «Mio padre la cantava spesso, quando<br />

era contento.»<br />

Guardo il suonatore. Dietro di lui si alzano in cielo due palloncini<br />

colorati, sfuggiti a dei bambini.<br />

«Già, fa qualcosa al cuore.» Che risposta stupida! Ma guardo<br />

il suo naso appuntito, le sue guance bianche tuffarsi nella lana<br />

grigia, e ci vorrei scomparire anche io lì dentro, per adagiarmi<br />

nell’odore del suo collo.<br />

Arrivano due vigili. Fanno storie al suonatore, a come tiene<br />

legato il cane, a come intralcia il corso. Lo fanno sgombrare.<br />

Andiamo al caffè più vicino. Lei starnuta spesso; prende un<br />

punch perché, dice, è molto raffreddata. Io ordino il terzo macchiato<br />

della mattina. Si srotola la sciarpa/giacca, e sotto compare<br />

una camicetta azzurra, innocua ed elegante come quella di<br />

una maestrina, ma le sta un incanto.<br />

Rompo il ghiaccio sulle feste passate da poco. Ha una voce<br />

che sarebbe perfetta per un programma in radio. Ci interrompe<br />

il suo telefono; lo sradica dalla borsa e si catapulta fuori dal bar.<br />

La osservo mentre parla, sorride e tira lunghe boccate dalla sigaretta.<br />

Nella sua borsa, rimasta aperta sulla sedia a fianco,<br />

noto – con discrezione – un portamatite dei Peanuts, una scatolina<br />

di legno lucido che forse è uno specchio… un mazzo di<br />

chiavi con attaccato un proiettile consumato.<br />

La guardo rientrare; rossa in viso, lo sguardo vispo.<br />

«Allora, che lavoro fai, di bello» Mi chiede sedendosi.<br />

«Sono… a casa! Da un anno sono disoccupato. E tu»<br />

«Maestra!»<br />

Giovanna. Fa la maestra.<br />

«Ah, non farti strane idee…» Mi dice infilandosi un paio<br />

di stivali vellutati.<br />

«Cosa»<br />

«Non sono una pianista! Era di mio padre, sto provando<br />

quel brano da sei mesi ma proprio non viene.» Mi sorride,<br />

mi prende a braccetto e usciamo. Come siamo sconosciuti…<br />

come si fa ad amare, da grandi<br />

Siamo andati al Planetario, poi a camminare ai laghetti.<br />

Un giorno al cimitero, davanti alla foto di una sua amica.<br />

Mi ha portato al circo – che odio – e l’ho portata al canile a<br />

sgambare con Amalia, la mia cagnetta adottiva.<br />

Un pomeriggio al parco le ho detto che ho fatto Aikido<br />

per un sacco di anni. Mi ha chiesto di mostrarle una mossa,<br />

e così ci siamo trovati nell’erba gelida dopo una schienata<br />

perfetta. Mi è quasi sembrato di sentire odore di violette,<br />

possibile<br />

Le suona sempre il telefono. Lei si allontana per parlare,<br />

ma sempre meno. Quando le arrivano messaggi io sono<br />

felice perché tutto sommato è un suono che possono sentire<br />

solo pochi intimi, me compreso.<br />

Per la prima volta viene a cena da me. Si ferma a dormire.<br />

Nel pomeriggio volevo riordinare tutto, nascondere le<br />

mie impronte, ma poi ho passato solo l’aspirapolvere. E<br />

messo due rose rosse, vere, in un vaso.<br />

Entra in casa e appoggia le sue cose in giro; sembra<br />

una nave che butta gli ormeggi in porto e io rimango impalato<br />

dall’emozione.<br />

Mangiamo un buonissimo arrosto preso al discount, poi<br />

ci mettiamo sul divano a finire il vino. Lei si toglie la maglia<br />

e mi bacia, coi capelli fra le labbra. Il suo odore mi dà alla<br />

testa. Vedo un tatuaggio sulla sua spalla: un cuore con una<br />

“L” sopra. Lei starà guardando la foto di mia figlia davanti<br />

al London Eye, sul muro del salotto.<br />

Come si fa ad amare, da grandi<br />

Non lo so, però abbraccio Giovanna e penso che dobbiamo<br />

assomigliare a quei due palloncini colorati sfuggiti di<br />

mano ai bambini.<br />

Racconto di:<br />

Jonfen<br />

Passiamo i pomeriggi insieme. Vado a prenderla e ogni tanto<br />

mi fa salire in casa. Mi trovo davanti una marea di cose nuove;<br />

tutti quegli oggetti comuni che circondano una persona, che la<br />

legano al suo passato, del quale io non faccio parte. Vorrei sapere<br />

la storia di ognuno.<br />

Una foto sulla credenza di lei con un uomo biondo e riccio,<br />

bellissimo, un pianoforte a muro con uno spartito di Erik Satie,<br />

una serie di quadrettini dipinti a olio…<br />

Pag. 45


Racconti<br />

L'anti-romantica<br />

Il 14 febbraio dovrebbe essere cancellato dal calendario, come<br />

il tredicesimo piano negli alberghi americani. Oggi è San Valentino<br />

e io, single per la scelta di qualcun altro, tutto quello che vorrei<br />

fare è non pensarci. Se accendo la televisione, però, ogni<br />

programma mi devasta con le sue diabetiche romanticherie. Allora<br />

esco di casa e le vetrine attorno a me bruciano di cuori di carta<br />

rossi, mentre ovunque riecheggiano stucchevoli canzoni d’amore.<br />

Il mondo sembra avere un senso solo se riesci a congiungerti con<br />

l’altra metà della mela.<br />

E noi Noi che siamo stati lasciati, le persone con il cuore<br />

spezzato, i sopravvissuti all’apocalisse sentimentale Noi che<br />

rimettiamo insieme i cocci della nostra vita, mentre il resto del<br />

mondo festeggia l’illusione del “vissero per sempre felici e<br />

contenti” Ho deciso: l’anno prossimo mi ergerò capofila della<br />

rivoluzione anti-romantica, in difesa del mondo dei dispari, di noi<br />

anime spaiate che cerchiamo di bastare a noi stesse.<br />

Ma poi vedo passarmi sotto gli occhi un ragazzo avvolto in un<br />

bel cappotto, sciarpa perfettamente annodata, scarpe lucide. La<br />

sua eleganza è un invito a farsi osservare. Me lo immagino che<br />

corre dalla fidanzata per una serata di violini e candele accese.<br />

Potrei commuovermi, ma la mia libreria preferita appare a<br />

salvarmi: una luce calda filtra bassa da sotto la porta d’ingresso,<br />

si piega sul gradino esterno e poi si estende lungo la strada,<br />

cercando di avvolgere i passanti. Conosco quel richiamo. Il mio<br />

rifugio. Entro sicura. Mi avvio verso lo scaffale della narrativa<br />

gialla, intenzionata a immergermi in una rigida spy story. Un<br />

momento, però. Cos’è quella pila di romanzi laggiù, accatastati tra<br />

le novità rosa Proprio quelli con lui&lei abbracciati in copertina.<br />

Dopotutto, che male c’è se do un’occhiata fugace Non è San<br />

Valentino Non posso permettermi un’escursione veloce tra le<br />

storie d’amore Mi avvicino a lui&lei. Fiuto il libro giusto a naso.<br />

Afferro la mia copia, pago con una certa soddisfazione ed esco.<br />

Mi prefiguro il programma di stasera, sprofondata in poltrona a<br />

leggere. Magari accenderò la tv e cercherò il più stucchevole dei<br />

film. Un giorno il lieto fine capiterà anche a me.<br />

<strong>È</strong> ancora presto per tornare a casa. Estendo il tragitto fino al<br />

parco. Mi siedo sulla prima panchina illuminata. Voglio avviare la<br />

mia nuova lettura il prima possibile. <strong>È</strong> chiaro da subito che lui&lei<br />

sono destinati a trovarsi, ed è una rassicurante certezza. Forse<br />

una lacrima mi sfugge all’idea che ci sia qualcosa di così perfetto<br />

nel mondo come due metà che si ricongiungono.<br />

«Pensi che ti faccia bene»<br />

Una voce. Sollevo gli occhi dal romanzo, e lui è seduto sulla<br />

panchina davanti alla mia: il ragazzo con il cappotto elegante. Le<br />

mani in tasca, come qualcuno che ha imparato ad aspettare.<br />

Accanto a lui, una dozzina di rose, così rosse che sembrano<br />

pennellate di vernice.<br />

E io che credevo che i perfetti sconosciuti fossero<br />

un’invenzione dei film. Scelgo la maschera dell’indifferente.<br />

«Cosa» chiedo allo sconosciuto.<br />

«Leggere quella roba» risponde, indicando il libro che tengo<br />

aperto sulle ginocchia.<br />

«Ci conosciamo»<br />

Lui mi sorride e quel dolce modo in cui gli si inclina la bocca,<br />

come se volesse far ridere anche gli occhi, mi sconcerta. Perché<br />

già conosco quel viso, anche se solo dentro di me. <strong>È</strong> uno strano<br />

senso di familiarità che mi attrae e che mi spinge a parlare.<br />

«Non piango per questo. Solo che, sai, è San Valentino. Allora<br />

ho pensato che se non leggo qualcosa di romantico oggi, proprio<br />

oggi, e non mi convinco che l’amore esiste, rischio di<br />

inaridirmi, e nel giro di poco mi troverò a non desiderare più<br />

niente, e diventerò spietata e cinica. Proprio il tipo di persona<br />

che ho sempre odiato.»<br />

Ma cosa ho detto Parlo dei miei sentimenti così, come<br />

un’eroina tragica.<br />

«Insomma vuoi illuderti che esista il grande amore»<br />

«Voglio crederci. Non posso permettermi di non avere<br />

speranza.»<br />

Abbasso lo sguardo. Stringo il libro tra le mani. Mi sento<br />

avvampare le guance. Sono così imbarazzata! Devo andare<br />

via.<br />

Si alza anche il ragazzo, seguendomi a ruota.<br />

«Senti» dice, la voce ansiosa come se avesse paura di<br />

perdere qualcosa. «Che fai stasera»<br />

Apro la bocca senza emettere suono, sopraffatta dallo<br />

stupore.<br />

«Ti ho vista poco fa, davanti a quella vetrina» mi spiega<br />

lui. «Sembravi così triste, riflessa tra tutti quei cuori. Allora<br />

sono andato a comprare questo mazzo di rose per te, ma tu<br />

eri sparita. E poi ti ho incrociata mentre entravi in libreria, e<br />

ho aspettato che uscissi. Vorrei solo parlare con te.»<br />

Se non fosse così romantico, penserei che è<br />

assolutamente folle. Che poi, alla fine, è quasi la stessa<br />

cosa.<br />

Mi porge i fiori.<br />

«Non stavi forse aspettando il grande amore»<br />

«Ma non so nemmeno chi sei!» obietto.<br />

Lui non si scompone: «Tutti sono stati sconosciuti prima<br />

di innamorarsi. <strong>È</strong> il momento di convincerti.»<br />

Lo so chi è, lo so. Accetto.<br />

Allora lui mi offre la mano, e insieme ci avviamo lontano.<br />

Racconto di:<br />

Francesca Borrione<br />

Pag. 46


Intervista<br />

Conosciamo: Erin E. Keller<br />

1. Le tue fan ti adorano e possiamo tranquillamente<br />

dire che sei l’autrice italiana di romance M/M (male to<br />

male) più conosciuta nel panorama editoriale del nostro<br />

Paese. Per chi ancora non ti conosce: chi è Erin E. Keller<br />

Innanzitutto, grazie. Quello che mi avete appena detto mi<br />

ha stampato un sorriso enorme sul viso e mi ha fatto arrossire<br />

la punta delle orecchie. Non mi capacito ancora di avere<br />

un gruppo di lettori così fedeli ed entusiasti, ma è una sensazione<br />

bellissima.<br />

Erin E. Keller è una donna italiana sulla quarantina, con<br />

qualche radice in Irlanda. Sposata con un uomo molto paziente<br />

con il quale condivide la casa insieme a dei gatti molto<br />

meno pazienti di lui.<br />

Dopo questa brevissima biografia vi posso dire che sono<br />

una scrittrice indisciplinata, perché non riesco mai a impormi<br />

di scrivere un tot di parole ogni giorno, complice anche il fatto<br />

che facendo più lavori mi viene un po’ difficile.<br />

Mi piace interagire con i miei lettori e mi diverto con loro. A<br />

volte posso sembrare un po’ insicura dei miei scritti, e non è<br />

solo apparenza. Lo sono proprio. Ma è proprio grazie a chi<br />

mi legge che trovo lo stimolo per andare avanti.<br />

2. Da quanto tempo scrivi e quando hai capito che ti<br />

appassionava scrivere M/M Hai mai pensato a qualcosa<br />

di genere diverso<br />

Ho iniziato a scrivere circa sei anni fa, anche se non c’è in<br />

giro niente di mio perché ho ritirato quasi tutto quando è nata<br />

“Erin”. Ho iniziato scrivendo fanfiction grazie alla scoperta<br />

dello “slash”. Quando mi sono resa conto che, nello specifico<br />

guardando una serie tv, mi piaceva molto pensare ai due<br />

personaggi maschili insieme, ho capito quale fosse la mia<br />

strada. Così ho iniziato a leggere qualsiasi fanfiction sulla<br />

quale riuscissi a mettere le mani e poi ho iniziato a scriverle.<br />

Il passo seguente è stato leggere un libro M/M, gentilmente<br />

regalatomi da un’amica. E in quel momento ho capito che<br />

era il momento di smettere di scrivere fanfiction e iniziare a<br />

scrivere storie mie, con personaggi miei, senza ricalcare<br />

nessuno, perché là fuori c’era tutto un mondo che avrebbe<br />

potuto leggere storie come quelle che avrei voluto, e forse<br />

potuto, scrivere.<br />

3. Da dove prendi le tue idee Hai delle canzoni che ti<br />

accompagnano durante la scrittura O forse delle immagini,<br />

delle fotografie da cui ti lasci ispirare<br />

In linea di massima le idee mi fioriscono in testa nei momenti<br />

più inaspettati, provenendo da una concatenazione di<br />

pensieri strani, o da un’immagine, un flash.<br />

Per esempio, Ryan è nato nel momento in cui ho visto<br />

la pubblicità Blue de Chanel la prima volta. Adoro<br />

Gaspard Ulliel e la sua piccola cicatrice, ma è stato il<br />

vederlo corrucciato durante lo spot pubblicitario che ha<br />

fatto nascere Ryan, con una cicatrice ben più grande,<br />

ma è nato tutto da lui.<br />

E poi ci sono i Mumford & Sons, ufficialmente eletti i<br />

miei musi. Succedono cose strane quando li ascolto.<br />

Percepisco una sensazione fisica nel cervello, è come<br />

se spingesse contro le pareti della scatola cranica per<br />

far uscire qualcosa. So che è un po’ inquietante detto<br />

così, ma è davvero ciò che succede con la loro musica.<br />

“Ghosts that we knew” mi ha accompagnato per<br />

tutta la stesura di The Scar. In loop.<br />

Al momento sono fissata su “Broken Crown”, sempre<br />

loro, ed essendo una canzone abbastanza cupa si<br />

presta molto bene per il noir che sto cercando di portare<br />

avanti. Poi c’è l’Irlanda e la musica folk irlandese.<br />

Ecco, quelle sono costanti nella mia vita e aiutano molto<br />

la mia ispirazione.<br />

4. Uno scrittore è soprattutto e prima di tutto un<br />

lettore. Quali sono i tuoi autori preferiti<br />

Sì, sono d’accordo. Io sono un’avida lettrice, anche<br />

se ho sempre meno tempo.<br />

Sono cresciuta a pane e Stephen King, che ancora<br />

adoro, nonostante io resti dell’idea che i suoi migliori<br />

lavori siano pre-incidente.<br />

Ho amato molto anche Patricia Cornwell, ma da un<br />

certo punto in poi, secondo me, mi ha perso per strada.<br />

Per quanto riguarda invece il genere M/M, direi che<br />

ho diversi autori che amo. Marie Sexton, SJD Peterson,<br />

Hayley B. James, ZA Maxfield, SE Culpepper,<br />

N.R. Walker, Sue Brown, Lisa Worrall.<br />

Pag. 47<br />

Segue...


Segue...<br />

Intervista<br />

Conosciamo: Erin E. Keller<br />

5- Questo mese uscirà un tuo romanzo, Eri come sei,<br />

con una casa editrice americana, la JMS Books (con il titolo<br />

What you are). Inoltre, sappiamo che uno dei tuoi<br />

lavori è stato tradotto anche in spagnolo. Raccontaci<br />

queste tue nuove esperienze. Pubblicare all’estero è<br />

molto diverso rispetto a pubblicare in Italia<br />

Sì, What you are è uscito proprio oggi (1 febbraio) e sto<br />

ancora gironzolando per casa con un sorriso perché ho anche<br />

già ricevuto la prima recensione. Non una traduzione<br />

perfettamente fedele all’originale perché sono state apportate<br />

lievi modifiche durante l’editing, ma niente di sostanziale.<br />

Devo dire che a livello di modus operandi e di contrattualistica<br />

è stato molto simile alla mia esperienza in Triskell.<br />

L’unica differenza sostanziale è data forse dalla promozione,<br />

di cui loro non si occupano. O meglio, so che mandano i file<br />

per le recensioni ad alcuni blog, ma non hanno una persona<br />

di riferimento che mi possa aiutare, quindi mi sto muovendo<br />

completamente da sola. La cosa mi mette un po’ in agitazione,<br />

ma del resto è anche giusto che un autore si muova un<br />

po’ per guadagnarsi la pagnotta.<br />

Per quanto riguarda la Spagna, è stata un’enorme sorpresa.<br />

Un gruppo di traduttori ha chiesto di poter tradurre<br />

alcuni miei lavori (per ora quelli gratuiti) e mi hanno già detto<br />

che tradurranno anche quelli in vendita in modo da darmi<br />

la possibilità, se voglio, di autopubblicarmi. Gentilissimi e,<br />

oltretutto, molto bravi.<br />

Titolo: What you<br />

are<br />

Autore: Erin E.<br />

Keller<br />

Editore: JMS<br />

Books LLC (8<br />

febbraio 2015)<br />

Pagine: 143<br />

Lingua: Inglese<br />

Prezzo: 5,34 euro<br />

(ebook)<br />

Titolo: The Scar –<br />

completo<br />

Autore: Erin E.<br />

Keller<br />

Editore: Triskell<br />

Edizioni<br />

Pagine: 119<br />

Collana: Rainbow<br />

Genere: M/M – per<br />

adulti<br />

Prezzo: 2,99 euro<br />

(ebook)<br />

6. Sei molto attiva sui social, soprattutto su Facebook,<br />

ma anche su Twitter. <strong>È</strong> sicuramente un<br />

modo per entrare in contatto con i propri lettori e<br />

per farsi conoscere. Pensi, quindi, che un autore<br />

debba necessariamente autopromuoversi per arrivare<br />

ai lettori moderni<br />

Assolutamente sì. Senza ombra di dubbio.<br />

Pubblicare in digitale, da un lato, permette di arrivare<br />

a migliaia di lettori ai quali non arriveremmo mai<br />

in altro modo, ma ciò significa che lo stesso vale per<br />

altri centinaia (migliaia) di scrittori. E se pensiamo<br />

che i lettori là fuori sceglieranno noi perché siamo<br />

“più bravi”… no, non funziona così Internet dà tante<br />

possibilità agli autori. Certo, non è facile spiccare,<br />

ma di certo se si aspetta che sia il lettore a venire da<br />

noi e non noi a proporci a lui, allora non ci muoveremmo<br />

di un centimetro. Ci vuole pazienza, tanta, ci<br />

vuole anche un po’ di coraggio e di predisposizione,<br />

me ne rendo conto, ma credo anche che sia uno<br />

sforzo dovuto se si vuole fare della scrittura un qualcosa<br />

di costante nella propria vita e non solo un tentativo<br />

da “una botta e via”.<br />

7. Quali sono i tuoi progetti futuri Sappiamo<br />

che stai lavorando a un noir M/M. Quando vedrà<br />

la luce<br />

Sto lavorando a due storie contemporaneamente.<br />

Uno è appunto il noir che avete menzionato e che,<br />

grazie a un’amica, sto pensando di rendere una mini<br />

serie, anche solo di un paio di libri. L’altro invece è una<br />

storia più “seria” se paragonata a quelle che ho pubblicato,<br />

o meglio è una storia con personaggi meno<br />

ironici e tematiche più “pesanti”. Mi sono imposta di<br />

uscire con uno dei due prima della fine del 2015.<br />

Pag. 48


Intervista<br />

Conosciamo: Alessia Litta!<br />

1. Stai muovendo i primi passi come autrice. Fatti<br />

conoscere un po’ dai nostri lettori! Chi è Alessia<br />

Litta<br />

Intanto grazie infinite di ospitarmi sulla vostra bellissima<br />

rivista!<br />

Poi, beh, chi è Alessia Litta Direi un’inguaribile sognatrice.<br />

Troppo banale Eppure è così. Sono una<br />

sognatrice con troppa immaginazione e un’inclinazione<br />

al romanticismo. Un mix piuttosto pericoloso che rischia<br />

spesso di farmi estraniare dalla realtà. Per fortuna,<br />

questa inguaribile sognatrice ha accanto a sé un<br />

principe azzurro che la fa stare con i piedi ben saldi a<br />

terra!<br />

Oltre alla scrittura (e alla lettura, ovviamente!), ho la<br />

passione per la fotografia. Amo muovermi in mezzo<br />

alla natura con la macchina fotografica per riprendere<br />

la magia dei paesaggi, ma anche dei piccoli dettagli,<br />

quando sono accarezzati dalla luce radente del sole.<br />

Questi momenti d’intimità con la natura mi permettono<br />

di allontanarmi e “vivere il sogno” anche quando<br />

non sono piegata su un foglio di carta o sulla tastiera.<br />

2. Da quanto tempo scrivi e quali sono i generi<br />

che preferisci<br />

Ho cominciato a scrivere, un po’ per caso, intorno ai<br />

sedici anni, quando rientrando da una vacanza al<br />

mare - in cui mi ero presa una cotta pazzesca per un<br />

ragazzo - ho cominciato a buttare giù il resoconto di<br />

quei giorni. Senza rendermene conto, ho riportato<br />

quegli eventi come se fossero una storia, piuttosto che<br />

un diario. Una volta terminato, però, è come se mi si<br />

fosse accesa una lampadina: all’improvviso mi sono<br />

chiesta come sarebbe stato raccontare storie di “altri”<br />

invece che eventi che non potevo controllare. Quella<br />

semplice riflessione ha stimolato la mia immaginazione<br />

e tutto è cominciato. Ho iniziato a scrivere la mia<br />

prima storia, un po’ per volta, tutti i giorni, divertendomi<br />

come una pazza.<br />

Nel corso degli anni, però, non sono riuscita a essere<br />

altrettanto costante.<br />

Alessia Litta e i suoi personaggi indisciplinati,<br />

in un disegno di Eleonora Litta.<br />

Ci sono stati periodi di alti e bassi, e per diverso<br />

tempo ho anche smesso di scrivere, ma l’aspira-<br />

zione di fare “la scrittrice” non si è mai spenta.<br />

Finché tre anni fa, dopo alcune vicissitudini per-<br />

sonali, ho deciso di mettermi alla prova e comin-<br />

ciare a fare sul serio.<br />

Amo il fantastico in ogni sua declinazione - fan-<br />

tasy, urban, gotico, paranormal, horror - e mi pia-<br />

ce vederlo mescolato ad altri generi, come<br />

l’avventura, il thriller o il romance. Ecco, per me<br />

questa commistione è fondamentale, la cerco nei<br />

libri che leggo, la inserisco nelle storie che scrivo.<br />

Ma alla fine, a prescindere dai generi preferiti,<br />

quello di cui ho veramente bisogno per innamo-<br />

rarmi di una storia sono un intreccio ricco, perso-<br />

naggi intensi e un’ambientazione affascinante.<br />

Pag. 49<br />

Segue...


Intervista<br />

Conosciamo: Alessia Litta!<br />

Segue...<br />

Titolo: Vite sospese<br />

Autore: Alessia Litta<br />

Editore: Triskell<br />

Pagine: 196<br />

Collana: Urban<br />

Fantasy<br />

Genere: M/F<br />

Prezzo: € 4,49<br />

(ebook); € 7,43<br />

(cartaceo)<br />

aspetti, perché si è costretti a rinunciare a tante<br />

cose, come la partecipazione a presentazioni, raduni<br />

o fiere; senza contare che io stessa non posso<br />

organizzare eventi miei.<br />

Ma per fortuna esiste internet! La rete dà chiaramente<br />

un aiuto enorme, permettendo di raggiungere<br />

tantissima gente e interagire direttamente<br />

con i lettori. Questo è un aspetto meraviglioso.<br />

5. Oltre a essere una scrittrice di romance,<br />

sei soprattutto un'autrice di fantasy. Quali<br />

sono, secondo te, i trucchi per scrivere un<br />

buon fantasy senza cadere nel “già visto”<br />

3. Uno scrittore è prima di tutto un lettore. Quali<br />

sono i tuoi autori preferiti<br />

Ho i miei punti di riferimento tra i classici della lette-<br />

ratura, ma se restiamo nell’ambito del fantastico, ov-<br />

viamente i due grandi maestri Tolkien e Ende hanno<br />

un posto speciale.<br />

Riguardo la fiction moderna, invece, adoro il “primo”<br />

Stephen King e il Daniel Pennac della saga Malaussène,<br />

mentre nel fantastico anglosassone seguo Jim<br />

Butcher, Brandon Sanderson, Philip Pullman, e tanti<br />

altri. Tra gli autori italiani mi piacciono molto Francesco<br />

Dimitri, Luca Tarenzi e Cecilia Randall.<br />

Una menzione a parte, poi, per Haruki Murakami,<br />

che adoro!<br />

4. Sei un’autrice italiana, ma vivi all’estero. <strong>È</strong> stato<br />

difficile, per te, promuovere il romanzo non potendo<br />

organizzare presentazioni in Italia Oppure<br />

ormai internet è il mezzo più rapido e veloce per<br />

arrivare ai lettori<br />

Sì, purtroppo vivere all’estero limita su parecchi<br />

Ahah, magari li conoscessi! No, sul serio, sono<br />

una semplice esordiente e ho davvero troppa<br />

poca esperienza per conoscere già i trucchi di un<br />

mestiere come questo. In realtà, credo che la regola<br />

sia sempre la stessa (e valida per tutti i generi):<br />

imparare dai grandi.<br />

E poi studiarsi a fondo l’argomento di cui si<br />

vuole parlare (che sia d’ispirazione mitologica,<br />

folkloristica, ecc…), per reinterpretarlo seguendo<br />

la propria voce. Questo, almeno, è quello che<br />

cerco di fare io.<br />

6. Quali sono i tuoi progetti futuri<br />

Adesso sto lavorando all’editing di un romanzo<br />

cui tengo tantissimo: una storia ambientata in Bretagna,<br />

in cui degli avvenimenti accaduti un secolo<br />

prima hanno delle conseguenze imprevedibili sui<br />

protagonisti di oggi. A seguire, una storia di mistero<br />

con un piccolo tocco horror. Più avanti lo spin<br />

off del romanzo ambientato in Bretagna e una serie<br />

urban fantasy tutta italiana, ma ancora non so<br />

quale farò partire prima. Poi ci sono spunti per un<br />

paio di fantasy puri.<br />

Ringraziamo Alessia per essersi resa disponibile<br />

per questa intervista e le auguriamo tanta<br />

fortuna per i suoi progetti futuri, che noi non<br />

mancheremo di seguire con entusiasmo!<br />

Pag. 50


Ricette<br />

D'amore<br />

Red Velvet<br />

La torta red velvet (velluto rosso) è un dolce tipico<br />

degli Stati Uniti del sud. Particolarmente apprezzata<br />

dalle spose per il suo meraviglioso contrasto di colo-<br />

ri, è caratterizzata da una consistenza estremamente<br />

umida e soffice.<br />

Il colore dell’impasto può variare dal rosso-marro-<br />

ne al rosso acceso; tale sfumatura ai giorni nostri si<br />

ottiene aggiungendo del colorante, ma in passato<br />

era imputabile alla reazione degli ingredienti acidi<br />

(latticello e aceto) col cacao. L’esterno è bianchissi-<br />

mo, visto che la torta viene ricoperta di creamcheese<br />

buttercream, , una crema al burro con formaggio<br />

spalmabile.<br />

Solitamente si prepara una torta a strati, cuocendo<br />

separatamente l’impasto in più teglie, ma la red vel-<br />

vet è meravigliosa anche quando si presenta in for-<br />

ma di cupcakes: deliziose tortine monoporzione fa-<br />

mosissime nei paesi anglosassoni, che stanno diven-<br />

tando popolari anche da noi.<br />

Ma vediamola, questa ricetta.<br />

Per l’impasto:<br />

250g di farina<br />

15g di cacao amaro<br />

113g di burro a temperatura ambiente<br />

300g di zucchero<br />

2 uova grandi<br />

240 ml di latticello (in alternativa usate yogurt<br />

magro non zuccherato)<br />

1 cucchiaino di estratto di vaniglia<br />

2 cucchiaini di colorante alimentare rosso (me-<br />

glio se in polvere o gel, evitate quello liquido)<br />

1 cucchiaio di aceto bianco<br />

1 cucchiaino di bicarbonato di sodio<br />

mezzo cucchiaino di sale<br />

Per prima cosa preriscaldate il forno a 180°C<br />

e mettete dei pirottini di carta negli stampi delle<br />

teglie per cupcake.<br />

Poi, in una ciotola, unite gli ingredienti “asciut-<br />

ti”: farina, cacao, sale. Mischiate finché non si<br />

sono amalgamati.<br />

Sbattete il burro nel mixer a velocità media per<br />

3 minuti, quindi aggiungete lo zucchero e sbatte-<br />

te per altri 3 minuti.<br />

Aggiungete le uova uno alla volta e sbattete<br />

per 30 secondi dopo ogni aggiunta, quindi unite<br />

al composto il colorante rosso.<br />

A questo punto bisogna abbassare al minimo<br />

la velocità del mixer e incorporare un terzo del<br />

composto asciutto. Mescolate finché la farina<br />

non si sarà del tutto amalgamata, quindi aggiun-<br />

gete metà del latticello (o yogurt).<br />

Di nuovo lavorate con la frusta finché l’impa-<br />

sto non sarà omogeneo, quindi ripetete il proce-<br />

dimento, alternando gli ingredienti. In questo<br />

modo inizierete e finirete con gli ingredienti<br />

asciutti.<br />

Adesso è il momento di aggiungere la vaniglia.<br />

Segue...<br />

Pag. 51


Ricette<br />

D'amore<br />

Segue...<br />

Fate un respiro profondo, perché qui viene il bello!<br />

Prendete una tazza e metteteci dentro il bicarbo-<br />

nato. Poi versateci sopra l’aceto e mischiate veloce-<br />

mente. Il composto farà molta schiuma, quindi pre-<br />

munitevi con una tazza di dimensioni adeguate.<br />

Appena avrete mischiato i due ingredienti, buttate<br />

il composto nell’impasto e lavorate velocemente con<br />

un mestolo di legno.<br />

Dividete il composto nei pirottini, riempiendoli per i<br />

due terzi, e infornate per 15-20 minuti.<br />

Per i cupcake vale la stessa regola delle torte:<br />

quando iniziate a sentire profumo in giro per casa<br />

probabilmente sono pronti. Ma per essere sicuri veri-<br />

ficate inserendo uno stuzzicadenti al centro di un pi-<br />

rottino: se esce asciutto, le tortine sono cotte.<br />

Lasciatele riposare 5 minuti nella teglia, quindi<br />

mettetele a raffreddare su una griglia; una volta fred-<br />

de saranno pronte per essere farcite.<br />

Il procedimento è semplice:<br />

Sbattete bene il burro finché non diventa cre-<br />

moso. Non abbiate fretta, per un burro ben mon-<br />

tato possono volerci anche 10 minuti di fruste al<br />

massimo. Se potete, usate burro ottenuto da<br />

procedimento a freddo, in Italia si trovano facil-<br />

mente il Lurpak o l’Occelli.<br />

Unite lo zucchero, il succo di limone e il for-<br />

maggio, quindi sbattete ancora nel mixer alla ve-<br />

locità più alta finché non ottenete una crema<br />

bianca e soffice.<br />

A questo punto mettete la creamcheese nella<br />

sac-à-poche e divertitevi a farcire i vostri cupca-<br />

ke.<br />

Se la temperatura in casa è media, si conser-<br />

vano tranquillamente fuori dal frigo per un paio<br />

di giorni. Se fa troppo caldo o se volete conser-<br />

varli più a lungo, metteteli in frigo, ricordandovi<br />

di tirarli fuori un paio d’ore prima di mangiarli.<br />

Intanto prepariamo la farcia!<br />

Ecco cosa serve per dodici cupcake:<br />

230g di formaggio cremoso tipo Philadelphia a<br />

temperatura ambiente<br />

120g di burro a temperatura ambiente<br />

140g di zucchero a velo<br />

2 cucchiai di succo di limone<br />

Ricetta e fotografie di:<br />

Irene Quintavalle<br />

Pag. 52


Credits<br />

<strong>È</strong> <strong>Magazine</strong> - Rivista digitale<br />

Pubblicazione aperiodica – n.2, febbraio 2015<br />

Redazione: Luna, Silver, Nerina<br />

Progetto grafico, grafica e impaginazione: Luna<br />

Progetto di copertina: Luna<br />

Immagine di copertina: Summer Woods<br />

Hanno scritto per noi: Silver, Luna, Bee, Willy, Jonfen,<br />

Ariendil, Irene Quintavalle, Maurap, Diana-blues,<br />

Francesca Borrione, Anna De Lorenzo.<br />

Sono stati intervistati per noi: Erin E. Keller e Alessia<br />

Litta (come autrici romance) e Danilo Arona, Stefano<br />

Pastor, Sergio Oricci, Diego Di Dio, Valeria Barbera, Yuri<br />

Abietti e Alain Voudì (in quanto giurati del concorso<br />

Creep Advisor).<br />

Foto a tema: George Hodan<br />

Redazione escrivere.com<br />

ANNUNCIO PER SCRITTORI E ILLU-<br />

STRATORI:<br />

Il prossimo numero della rivista sarà incentrato<br />

sulla festività di Pasqua e più in<br />

generale sulla Primavera e uscirà a fine<br />

marzo. Chiunque fosse interessato a partecipare<br />

con un racconto (max 5000 caratteri<br />

spazi inclusi), una poesia, una foto a tema o<br />

un'illustrazione può mandare il suo lavoro a<br />

staff@escrivere.com entro il 20 marzo 2015.<br />

Le immagini utilizzate sono opera di:<br />

Immagine in copertina: Summer Woods<br />

Sfondo pagine: Sabine Sauermaul<br />

Sfondo pagine poesia: George Hodan<br />

Sfondo inserto speciale: Sabine Sauermaul<br />

Sfondo racconto (pag. 41): Karen Arnold<br />

Sfondo racconto (Pag. 42-43): Piotr Siedlecki<br />

Sfondo racconto (pag. 43-44): George Hodan<br />

Sfondo racconto (pag. 45): George Hodan<br />

Sfondo racconto (pag. 46): Pennie Gibson<br />

Sfondo intervista Erin Keller: Karen Arnold<br />

Sfondo intervista Alessia Litta: Piotr Siedlecki<br />

Pag. 5: NestoDesign<br />

Pag. 8 (scena dal Simposio di Platone): “Gastmahl des<br />

Plato”, di Anselm Feuerbach (1829-1880)<br />

Pag. 9: “La scuola di Atene”, di Raffaello<br />

Pag. 10: “Diogenes and Plato”, di Mattia Preti<br />

Pag. 41 (tazza): xoan seoane<br />

Pag. 49: disegno di Eleonora Litta<br />

Pag. 52-53 (rose-cuore): Luna<br />

Pag. 52-53 (cupcakes): foto di Irene Quintavalle<br />

Avatar utilizzati: alcuni autori hanno scelto di inserire<br />

una propria fotografia, altri hanno scelto di comparire<br />

sulla rivista con l'avatar che utilizzano sul forum di<br />

escrivere.com<br />

Le varie cover che appaiono sulla rivista sono proprietà<br />

delle case editrici interessate.<br />

ANNUNCIO PER AUTORI E CASE EDI-<br />

TRICI:<br />

Ci occupiamo di recensire libri di esordienti<br />

(anche autopubblicati) e autori già affermati,<br />

purché la casa editrice in questione<br />

non sia a pagamento.<br />

Potete contattarci all'indirizzo:<br />

recensioni@escrivere.com<br />

<strong>È</strong> <strong>Magazine</strong> è distribuito con Licenza<br />

Creative Commons Attribuzione - Non commerciale -<br />

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Pag. 53


Noi di <strong>È</strong> scrivere ci occupiamo di:<br />

●<br />

Sinossi e quarta di copertina: al costo forfettario di 20 euro, qualsiasi sia la<br />

lunghezza del manoscritto;<br />

●<br />

Schede di valutazione: 25 euro fino a 200 cartelle*, 30 euro fino a 300 cartelle*.<br />

35 euro dopo le 300 cartelle*;<br />

●<br />

Correzione bozze: 0,50 a cartella*;<br />

●<br />

Editing: 1,30 euro a cartella*;<br />

●<br />

Impaginazione e realizzazione di ebook professionali in formato epub e<br />

pdf (con utilizzo di copertina fornita dall'autore o realizzata da noi): costo variabile<br />

a seconda del progetto.<br />

* Una cartella corrisponde a 1800 caratteri spazi inclusi<br />

Il nostro è un servizio rapido: garantiamo una risposta entro 30 giorni lavorativi dall'avvenuto<br />

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Per ulteriori informazioni e per dare un'occhiata agli esempi dei nostri lavori, vi consiglio di consultare<br />

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