06.02.2015 Views

testo completo, con note - Sant'Angela Merici

testo completo, con note - Sant'Angela Merici

testo completo, con note - Sant'Angela Merici

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

LE ORSOLINE E LE GIOVANI. INIZIATIVE<br />

EDUCATIVE E MODELLI DI GENERE TRA OTTO E<br />

NOVECENTO.<br />

LIVIANA GAZZETTA<br />

Per cerca re di delimitare l’a mbito in cui si colloca il mio <strong>con</strong>tributo<br />

procederò innanzitutto per viam negationis, se così si può dire,<br />

sottolinea ndo in primo luogo ciò che esso non è.<br />

Sicuramente non è una storia della prassi e delle idee pedagogiche<br />

sviluppate dagli istituti e dalle compagnie mericiane tra ‘800 e<br />

‘900, e non è neppure una storia delle iniziative educative e<br />

scolastiche messe in campo dalle orsoline nell’arco di tempo<br />

indicato 1 : settori d’indagine, questi, di grande interesse e su cui <strong>con</strong><br />

ogni probabilità la ricchezza documentaria di questi stessi istituti e<br />

compagnie <strong>con</strong>sentirebbe certo un proficuo la voro di sca vo, ma che,<br />

tuttavia, allo stato della ricerca appaiono appena a v viati. In modo<br />

forse più semplice, ma spero ugual mente utile, il mio è un tentati vo<br />

di ricostruzione di quali furono i modelli di genere che alcune/i tra<br />

le/i principali protagoniste/i della ripresa dell’ordine manifestano<br />

nell’ambito della loro attività educativa davanti ai nuovi bisogni<br />

dell’età borghese, per dirla <strong>con</strong> le parole del <strong>con</strong>vegno.<br />

Quella di genere (gender) è ormai una categoria ri<strong>con</strong>osciuta – come<br />

suggeriva uno dei <strong>con</strong>tributi fondativi di questo tipo di ricerche -<br />

quale utile strumento di indagine storica 2 ; una categoria entrata a<br />

1 Per un primo approccio alla tematica in chiave storica, in assenza di strumenti <strong>con</strong>solidati di<br />

interpretazione storiografica per il periodo che qui interessa, rinvio all’analisi – riferita all’età<br />

moderna - di P. BRAIDO, Contributi educativi e pedagogici originari delle orsoline in ID,<br />

Esperienze di pedagogia cristiana nella storia. I, Roma, 1981, pp. 195-267; esistono poi alcuni<br />

<strong>con</strong>tributi su singole esperienze, quali: E. M. SIMONI (ed.), Quando missione è stile di vita. Profilo<br />

della venerabile Madre Brigida Morello-Brigida di Gesù e dell’Istituto da lei fondato, s.d, s.l.; M.<br />

CASTELLI, Le proposte educative delle suore orsoline di San Carlo nel periodo della<br />

Restaurazione in R. SANI (ed.), Chiesa, educazione e società nella Lombardia del primo<br />

Ottocento. Gli istituti religiosi tra impegno educativo e nuove forme di apostolato. 1815-1860,<br />

Milano, 1996, pp. 167-214; G. ZANCHI, La fondazione della Casa di educazione femminile in ID.,<br />

Francesco Della Madonna. Un “savio” sacerdote bergamasco. 1771- 1846, Milano, 1996, pp.<br />

151-191; alcune utili indicazioni anche nel manuale di P. BONATELLI, Lineamenti d’educazione e<br />

di storia dell’educazione femminile, Firenze, 1942, soprattutto pp. 535-536 e 541-543. Per uno<br />

sguardo generale – ma talvolta anche generico - all’azione educativa delle famiglie religiose<br />

femminili a cavallo tra i due secoli si veda il saggio di G. LOPARCO, Gli istituti religiosi femminili<br />

e l’educazione delle donne in Italia tra ‘800 e ‘900, «Seminarium», n.s., XLIV, 1-2, gennaiogiugno<br />

2004, pp. 209-258.<br />

2 J. W. SCOTT, Il “genere”: un’utile categoria di analisi storica, «Rivista di storia<br />

<strong>con</strong>temporanea», pp. 560-586, 4, 1987: l’autrice vi definisce il genere come «elemento costitutivo<br />

delle relazioni sociali» e «fattore primario del manifestarsi dei rapporti di potere»; in tema si veda<br />

anche J. SCOTT, Gender and the politics of history, New York, 1988 e La storia delle donne, in<br />

P. BURKE (ed.), La storiografia <strong>con</strong>temporanea, Bari-Roma, 1993. Un’utile sintesi su storia<br />

delle donne e storia di genere in G. BOCK, Storia, storia delle donne e storia di genere, Estro<br />

1988.<br />

SANT’ANGELA E SANT’ORSOLA<br />

Centro Internazionale di Studi


LE ORSOLINE E LE GIOVANI. INIZIATIVE EDUCATIVE E MODELLI DI GENERE TRA<br />

OTTO E NOVECENTO.<br />

Liviana Gazzetta 2<br />

pieno titolo nel dibattito storiografico, e non solo in ambito<br />

<strong>con</strong>temporaneistico, capace di promuovere in bre ve tempo una mole<br />

di studi e ricerche innovativi rispetto alla stessa storia delle donne.<br />

Essa si basa sull’assu nto che nelle relazioni sociali – e a maggior<br />

ragione nelle relazioni e nei <strong>con</strong>testi di tipo educativo e religioso 3 -<br />

siano sempre presenti e “atti ve” in form a esplicita o, più spesso,<br />

implicita precise <strong>con</strong>cezioni di genere, cioè idee di quali siano la<br />

natura, il valore, il destino, il potere, le possibilità che gli individui,<br />

in quanto appartenenti all’uno o all’altro dei due sessi, possono<br />

sperare nel <strong>con</strong><strong>testo</strong> socio-culturale del loro tempo.<br />

Va inoltre precisato, in premessa, che anche nella prospettiva di<br />

genere adottata si tratta di una ricerca ancora a livello indiziario,<br />

data la complessità dell’oggetto di studio, l’ampiezza dell’arco<br />

cronologico <strong>con</strong>siderato, la sostanziale mancanza di storiografia che<br />

offra già dei risultati di sintesi, la gra nde ricchezza di esperienze che<br />

caratterizza le famiglie mericiane, anche solo limitando l’indagine<br />

alla situazione italiana, la mole e la relativa dispersione delle fonti<br />

potenzialmente disponibili per lo studio 4 . Le fonti qui analizzate<br />

riguardano alcune delle principali esperienze di rifioritura<br />

dell’ordine tra ‘800 e primo ‘900, quali le orsoline di Maria Vergine<br />

Immacolata di Gandino, di San Carlo di Milano, le orsoline Figlie di<br />

Maria Immacolata di Verona, del Sacro Cuore di Maria di Breganze,<br />

dell’Unione Romana; inoltre, della compagnia delle Figlie di<br />

Sant’Angela di Brescia, <strong>con</strong> qualche “incursione” sulla vita della<br />

compagnia fondata a Siena da Bianca Piccolomini e della compagnia<br />

di Treviso 5 . Ho potuto poi avvalermi di un analitico lavoro sulla<br />

storia della compagnia e del collegio di S. Orsola di Ferrara, che -<br />

com’è noto - <strong>con</strong>fluirono nell’ambito delle orsoline Figlie di Maria<br />

Immacolata di Verona.<br />

In buona parte lo studio è stato sviluppato su fonti se<strong>con</strong>darie, cioè su<br />

lavori di ricostruzione già <strong>con</strong>dotti da alcuni studiosi su singole<br />

istituzioni e compagnie dell’ordine; non sono mancate, però, neppure<br />

le fonti primarie, come si vedrà: in particolare sono stati analizzati<br />

3 Questo tipo di indagini, in realtà, nel mondo cattolico italiano stenta a decollare. Per una<br />

ricostruzione delle linee fondamentali di evoluzione del rapporto tra cattolicesimo e mondo<br />

femminile in età <strong>con</strong>temporanea si vedano i saggi: M. DE GIORGIO, Il modello cattolico in G.<br />

FRAISSE - M. PERROT (edd.), Storia delle donne in Occidente. L'Ottocento, Bari, 1991, pp. 155-<br />

191; M. CAFFIERO, Dall'esplosione mistica all'apostolato sociale. 1650-1850 e di L. SCARAFFIA,<br />

"Il cristianesimo l'ha fatta libera, collocandola nella famiglia accanto all'uomo" (dal 1850 alla<br />

"Mulieris dignitatem") in L. SCARAFFIA e G. ZARRI (edd.), Donne e fede. Santità e vita religiosa<br />

in Italia, Roma-Bari, 1994, pp. 441-493; I. PERA, La questione femminile nel mondo cattolico<br />

nel primo Novecento, «Ricerche di storia sociale e religiosa», XXX, 59, pp. 67-89; P. GAIOTTI<br />

DE BIASE, Vissuto religioso e secolarizzazione. Le donne nella “rivoluzione più lunga”, Roma,<br />

2006.<br />

4 Colgo l’occasione per ringraziare della disponibilità offerta nel reperimento delle fonti da<br />

parte degli organizzatori del <strong>con</strong>vegno e delle istituzioni <strong>con</strong> cui sono entrata in <strong>con</strong>tatto in vista di<br />

questo studio.<br />

5 Anche per la vita della compagnia di Treviso ho potuto <strong>con</strong>sultare una fonte interna: si tratta<br />

del lavoro di A. CAMPAGNER (ed.), A ricordo di un centenario. Il Patronato Polacco e l’Istituto<br />

secolare della Compagnia di S. Orsola Figlie di S. Angela <strong>Merici</strong> a Treviso, Treviso, 1981.<br />

SANT’ANGELA E SANT’ORSOLA<br />

Centro Studi Internazionali<br />

2


LE ORSOLINE E LE GIOVANI. INIZIATIVE EDUCATIVE E MODELLI DI GENERE TRA<br />

OTTO E NOVECENTO.<br />

Liviana Gazzetta 3<br />

gli scritti alle giovani di Elisabetta Girelli, le <strong>con</strong>ferenze e le prediche<br />

alle madri cristiane di don Agostini - fondatore delle Figlie di Maria<br />

Immacolata - e i regolamenti del pensionato per studentesse delle<br />

orsoline di Bergamo.<br />

1. Elementi d’analisi<br />

Naturalmente un tentativo di ricostruzione di quali furono i modelli<br />

di genere <strong>con</strong> cui alcuni protagonisti della ripresa e alcune<br />

istituzioni mericiane operarono nel lungo Ottocento significa,<br />

innanzitutto, misurarsi <strong>con</strong> la difficile individuazione di terreni di<br />

<strong>con</strong> vergenza e/o differenziazione rispetto al <strong>con</strong><strong>testo</strong> storico-culturale<br />

complessivo, cioè rispetto ai modelli prevalenti nell’Italia del tempo e<br />

rispetto ai modelli dominanti nella cultura e nel movimento<br />

cattolico coevi.<br />

Il periodo di rifioritura delle fa miglie mericiane dopo la fase<br />

rivoluzionaria e le soppressioni napoleoniche coincide di fatto <strong>con</strong> un<br />

processo di lunga durata che riguarda direttamente la storia delle<br />

donne e di genere: un processo che complessiva mente potrem mo<br />

definire della scoperta dell’importanza dell’educazione femminile<br />

nella società. Se il ‘700 da molti punti di vista può rappresentare il<br />

secolo della “scoperta dell’infanzia”, il XIX secolo potrebbe a sua volta<br />

essere definito il “secolo della madre”, dell’esaltazione della funzione<br />

materna della donna e quindi dell’assoluta centralità della sua<br />

educazione.<br />

Si tratta di un processo complesso e <strong>con</strong> profonde stratificazioni, su<br />

cui – in questa sede - non posso che rinviare alla ricchissima<br />

bibliografia in proposito 6 : un processo che discende dalla or m ai<br />

completa accettazione del dimorfismo sessuale e si esplica nella<br />

<strong>con</strong> vinzione della differenza tra i due sessi come elemento<br />

strutturale dell’ordine naturale, che in primo luogo si traduce<br />

nell’identificazione tra destino femminile e ruolo materno (reale o<br />

v icario) delle donne; infine – ed è questione centrale per la nostra<br />

indagine - implica la tesi che in questo suo ruolo materno ed<br />

educativo – che pure si ri<strong>con</strong>osce ad essa del tutto <strong>con</strong>-naturale - la<br />

donna dev’essere essa stessa fatta oggetto di specifica educazione: è<br />

ciò che gli studiosi di storia dell’educazione hanno chiamato –<br />

facendo emergere l’evidente paradosso sotteso a questa mentalitàl’obiettivo<br />

di educare l’educatrice, segnalando come tutta questa<br />

6 Per una prima analisi si vedano i saggi, a loro volta ricchi di indicazioni bibliografiche: E.<br />

BADINTER, L’amore in più. Storia dell’amore materno, Milano, 1981; G. FRAISSE, Dalla<br />

destinazione al destino. Storia filosofica della differenza tra i sessi in G. FRAISSE - M. PERROT<br />

(edd.), Storia delle donne in Occidente. L'Ottocento, pp. 89- 129; G. FIUME (ed.), Madri: storia<br />

di un ruolo sociale, Venezia, 1995; EAD., Nuovi modelli e nuove codificazioni: madri e mogli tra<br />

Settecento e Ottocento in M. D’AMELIA (ed), Storia della maternità, Roma-Bari, 1997, pp. 76-<br />

110; A. BRAVO, La Nuova Italia: madri fra oppressione ed emancipazione, ibid., pp. 138-183;<br />

F. KOCH, La madre di famiglia nell’esperienza sociale cattolica, ibid., pp. 239-271.<br />

SANT’ANGELA E SANT’ORSOLA<br />

Centro Studi Internazionali<br />

3


LE ORSOLINE E LE GIOVANI. INIZIATIVE EDUCATIVE E MODELLI DI GENERE TRA<br />

OTTO E NOVECENTO.<br />

Liviana Gazzetta 4<br />

attenzione alla diversità femminile comprenda anche un’idea di<br />

insufficienza o comunque di inadeguatezza delle donne in questo<br />

compito materno-educativo, pur a loro così essenziale, e quindi<br />

inevitabilmente anche di una naturale gerarchia tra i due sessi 7 .<br />

La definizione della natura femminile, la circoscrizione dei campi di<br />

pertinenza dei due sessi, la codificazione di comportamenti e forme<br />

educative per le donne fu al centro della discussione culturale<br />

complessiva della società ottocentesca, <strong>con</strong> non pochi terreni di<br />

osmosi tra a m biti cult urali e ideologici anche molto diversi tra loro.<br />

A lungo, tanto più in Italia, non sarà agevole rintracciare differenze<br />

significati ve nei modelli educati vi destinati all’infanzia e alla<br />

gioventù femminile, nella comune attribuzione di una funzione<br />

sacrale alla famiglia come unico orizzonte di senso del destino delle<br />

donne e quindi anche della loro educazione: non è un caso che di<br />

«sant ua rio» parlino, riferendosi alla fa miglia, tanto esponenti<br />

liberali che esponenti del mondo cattolico; o che <strong>con</strong>vergano nella<br />

giustificazione o addirittura nell’apologia dell’istituto<br />

dell’autorizzazione maritale, introdotto dal Codice napoleonico e poi<br />

dal Codice unitario Pisanelli, tanto la classe dirigente liberale che<br />

voci autorevoli del movimento cattolico, talora oltre la Grande<br />

guerra 8 . Come sottolinea Carmela Covato,<br />

«In quest’ottica l’educazione della donna, destinata a sua volta a educare,<br />

andrebbe ricollegata a quel ruolo attribuitole su di un piano simbolico<br />

che la <strong>con</strong>sacra ad essere custode oblativa della moralità, dell’armonia e<br />

della <strong>con</strong>cordia del genere umano, in base ad un modello proposto<br />

nell’ambito delle più diverse correnti di pensiero.» 9<br />

E solo di st riscio v a r r à la pe n a di seg n a la re che in questo quadro<br />

l’unica nota di parziale differenziazione nell’ambito della cultura<br />

italiana dell’800 è rappresentata dalle teorie democraticomazziniane,<br />

che infatti offriranno la base ideale per la nascita dei<br />

primi nuclei del nostro emancipazionismo 10 . Ancora, non v a<br />

7 Cfr. C. COVATO, Educata ad educare: ruolo materno ed itinerari formativi in S. SOLDANI<br />

(ed.), L’educazione delle donne. Scuole e modelli di vita femminile nell’Italia dell’800, Milano,<br />

1989, pp. 131-145; della stessa autrice risulta utile al nostro percorso ricostruttivo anche il saggio<br />

Educare bambine nell’Ottocento in S. ULIVIERI (ed.), Le bambine nella storia dell’educazione,<br />

Roma-Bari, 1999, pp. 215-246. Per un inquadramento generale ai fenomeni dell’educazione in<br />

Italia nel periodo che qui ci interessa si veda di F. CAMBI - S. ULIVIERI (edd), Storia dell’infanzia<br />

nell’Italia liberale, Firenze, 1988; E. BECCHI - D. JULIA (edd), Storia dell’infanzia. II. Dal<br />

Settecento ad oggi, Roma-Bari, 1996.<br />

8 Istituto introdotto nello stato unitario col Codice Pisanelli del '65 a garanzia dell'unità<br />

familiare; in prospettiva storica sul tema si leggano i <strong>con</strong>tributi di C. SARACENO, Le donne nella<br />

famiglia: una complessa costruzione giuridica 1750-1942 in M. BARBAGLI – D. KERTZER (edd.),<br />

Storia della famiglia italiana 1750-1950, Bologna, 1992, pp. 103-128; A.M. GALOPPINI, Il lungo<br />

viaggio verso la parità, Bologna, 1980; D. VINCENZI AMATO, La famiglia e il diritto in P.<br />

MELOGRANI (ed.), La famiglia italiana dall'Ottocento ad oggi, Roma-Bari, 1988, pp. 629-696.<br />

9 COVATO, Educata ad educare: ruolo materno ed itinerari formativi , p. 132.<br />

10 Cfr. L. MARIANI, L’emancipazionismo femminile in Italia: Giacinta Pezzana, Giorgina<br />

Saffi, Gualberta Beccari, «Rivista di Storia <strong>con</strong>temporanea», 1990, 1, pp. 3-32; L. GAZZETTA,<br />

Giorgina Saffi. Contributo alla storia del mazzinianesimo femminile, Milano, 2003.<br />

SANT’ANGELA E SANT’ORSOLA<br />

Centro Studi Internazionali<br />

4


LE ORSOLINE E LE GIOVANI. INIZIATIVE EDUCATIVE E MODELLI DI GENERE TRA<br />

OTTO E NOVECENTO.<br />

Liviana Gazzetta 5<br />

dimenticato che nella fase storica di nascita e <strong>con</strong>solidamento di un<br />

siste ma pubblico d’istruzione <strong>con</strong> istituzione dell’obbligo scolastico<br />

rivolto tanto ai cittadini di sesso maschile che femminile, a lungo –<br />

spesso fino alla metà del ‘900 - rimasero operanti diffuse<br />

preoccupazioni e dubbi sulle possibili <strong>con</strong>seguenze che questo processo<br />

avrebbe prodotto per le donne dal punto di vista morale e sociale.<br />

Come segnala vano le Istruzioni ai maestri delle scuole primarie che<br />

accompagnavano i primi programmi della scuola elementare<br />

italiana, diversificando e delimitando drasticamente il valore<br />

dell’istruzione femminile:<br />

«Le nozioni che si porgono nelle scuole elementari ai fanciul l i sono<br />

destinate ad essere fondamento degli studi classici e preparazione alle<br />

diverse professioni sociali. Ma per il maggior numero delle donne, la<br />

cultura intellettuale deve aver quasi unico fine la vita domestica e<br />

l’acquisto di quelle cognizioni che si richieggino al buon governo della<br />

famiglia, della quale esse deggiono formare l’aiuto e l’ornamento.» 11<br />

Ciò è dimostrato sinteticamente e simbolicamente dal fatto che in<br />

tutti i paesi europei, anche i più avanzati, il tasso di analfabetismo<br />

fem minile rimase per tutto l’800 ben superiore a quello maschile, e<br />

non solo per effetto del punto di partenza in genere più arretrato di<br />

quello maschile. Per l’Italia post-unitaria, se<strong>con</strong>do il Sommario di<br />

statistiche storiche d’Italia il tasso di analfabetismo femminile nel<br />

1871 registrava un gap di 13 punti percentuali (75,8%) rispetto a<br />

quello maschile (62,8%) 12 ; e il di v a rio ri m ase sostanzial mente<br />

invariato per ben quarant’anni, cominciando a dare segni di sicura<br />

diminuzione solo nel primo dopoguerra. È vero, infatti, che in mezzo<br />

secolo il tasso di analfabetismo fem minile diminuisce di 3 9 punti<br />

percentuali, passando dall’81% del 1861 al 42% del 1911, ma ciò si<br />

accompagna al fatto che per decenni - fino all’età giolittiana - lo<br />

scarto tra donne e uomini rimane costante; il che in altri termini<br />

significa che all’interno di un processo di progressiva riduzione<br />

dell’analfabetismo in Italia, la differenza tra uomo e donna cresce a<br />

sfa vore delle donne e cresce pa radossal me nte più in a rea u rba n a che<br />

nelle campagne 13 .<br />

11 Istruzioni ai maestri delle scuole primarie sul modo di svolgere i programmi approvati <strong>con</strong><br />

R.D. 15 settembre 1860 (di T. Mamiani e A. Fava) citato in D. MARCHESINI, L’analfabetismo<br />

femminile nell’Italia dell’800: caratteristiche e dinamiche in SOLDANI (ed), L’educazione delle<br />

donne. Scuole e modelli di vita femminile nell’Italia dell’800, p. 45.<br />

12 ISTAT, Sommario di statistiche storiche d’Italia, Roma, 1976, tav. 7B, citato da COVATO,<br />

Educare bambine nell’Ottocento, p. 230.<br />

13 Afferma Daniele Marchesini a p. 49 del suo L’analfabetismo femminile nell’Italia dell’800:<br />

caratteristiche e dinamiche in SOLDANI (ed), L’educazione delle donne. Scuole e modelli di vita<br />

femminile: « Mi sembra che il significato possa essere questo. Proprio là dove si <strong>con</strong>centrano le<br />

opportunità di fornirsi di un alfabetismo elementare (tralasciando i gradi successivi e superiori di<br />

istruzione) è soprattutto l’uomo in grado di coglierle. La società civile è organizzata in modo tale<br />

che gli effetti delle iniziative e dei provvedimenti varati dalla società politica in materia di<br />

istruzione ricadono e si distribuis<strong>con</strong>o selettivamente».<br />

SANT’ANGELA E SANT’ORSOLA<br />

Centro Studi Internazionali<br />

5


LE ORSOLINE E LE GIOVANI. INIZIATIVE EDUCATIVE E MODELLI DI GENERE TRA<br />

OTTO E NOVECENTO.<br />

Liviana Gazzetta 6<br />

A lungo il proseguimento femminile degli studi oltre la scuola<br />

elementare fu fatto oggetto di pregiudizi, allarme sociale, vero<br />

ostruzionismo. La classe dirigente liberale perseguì la linea del<br />

potenziamento di un itinerario differenziato e tendenzialmente<br />

segregante per l’istruzione fem minile superiore, <strong>con</strong> lo sbocco della<br />

scuola normale triennale per la form azione delle insegnanti<br />

elementari, <strong>con</strong> program mi differenziati per sesso per non sviare la<br />

donna dal culto della casa e della famiglia e <strong>con</strong> l’istituzione degli<br />

istituti superiori di Magistero fem minile che, come afferm a v a il<br />

Ministro Baccelli, non dove va no costituire delle vere e proprie<br />

università: «Non si può dimenticare che da questi usciranno le<br />

future insegnanti, le quali per essere degne di questo nome devono<br />

avere le qualità necessarie in una buona madre.» 14<br />

Tali resistenze e timori sulle <strong>con</strong>seguenze dell’istruzione femminile<br />

sono certo – come segnalato da numerosi studi 15 - tra i fattori della<br />

fortuna dell’educandato e del <strong>con</strong> vitto quali istituzioni educati ve<br />

rivolte alle giovani: fortuna che mostra come le classi dirigenti della<br />

società borg hese <strong>con</strong>siderino il modello di vita religiosa fe m m inile<br />

come <strong>con</strong>divisibile anche dalle proprie figlie, in vista di una<br />

preparazione complessiva al destino di donna. Tali sospetti e remore,<br />

peraltro, si riflettevano anche nel diverso valore sociale, simbolico e<br />

e<strong>con</strong>omico attribuito al lavoro degli insegnanti dei due sessi: basti<br />

ricordare che la legge Casati prevedeva esplicitamente che anche a<br />

parità di diploma, luogo e classe di insegnamento, alle maestre fosse<br />

comunque corrisposto uno stipendio pari a due terzi di quello<br />

maschile corrispondente.<br />

Un sospetto che si estende poi, una volta definito il sistema pubblico<br />

d’istruzione, alla figura della maestra: madre vicaria nella retorica<br />

ufficiale, ma figura di cui inevitabilmente si avverte anche la carica<br />

rivoluzionaria, ovvero prima forma di lavoro intellettuale<br />

fem minile retribuito, che porta a svolgere una professione<br />

sottraendosi ai vincoli del <strong>con</strong>t rollo fa milia re 16 . Madre vicaria, cui a<br />

14 Ibid., p. 142.<br />

15 I. BOTTERI, Vita buona e regole di comportamento nelle esperienze religiose femminili<br />

dell’800 in Chiesa e società a Bergamo nell’Ottocento, Milano, 1998, pp. 235-282; su questo tema<br />

si vedano inoltre alcuni studi a partire da S. FRANCHINI, Gli educandati nell’Italia post-unitaria in<br />

SOLDANI (ed), L’educazione delle donne. Scuole e modelli di vita femminile, pp. 57-86. La<br />

Soldani, riportando il giudizio di un’ispettrice del Ministero della Pubblica Istruzione negli ultimi<br />

anni dell’800, sottolinea come anche nelle famiglie più agiate i lavori femminili fossero<br />

<strong>con</strong>siderati almeno altrettanto indispensabili dell’alfabeto nell’educazione della donna; ancora,<br />

come in educandati e <strong>con</strong>servatori raramente il tempo dedicato all’alfabeto bilanciasse quello<br />

dedicato a pratiche religiose o lavori femminili: S. SOLDANI, Il libro e la matassa. Scuole per<br />

“lavori donneschi” nell’Italia da costruire in EAD., L’educazione delle donne. Scuole e modelli di<br />

vita femminile, pp. 87-129.<br />

16 Per un’analisi della figura e della posizione sociale della maestra nell’Italia post-unitaria si<br />

vedano i saggi di G. BINI, La maestra nella letteratura: uno specchio della realtà in SOLDANI<br />

(ed), L’educazione delle donne. Scuole e modelli di vita femminile, pp. 331-362 e della stessa S.<br />

SOLDANI, Nascita della maestra elementare in E AD. - G. TURI (edd.), Fare gli italiani, Bologna,<br />

1993, pp. 67-139.<br />

SANT’ANGELA E SANT’ORSOLA<br />

Centro Studi Internazionali<br />

6


LE ORSOLINE E LE GIOVANI. INIZIATIVE EDUCATIVE E MODELLI DI GENERE TRA<br />

OTTO E NOVECENTO.<br />

Liviana Gazzetta 7<br />

lungo si chiede – mi pare importante sottolinearlo in questo <strong>con</strong><strong>testo</strong><br />

- una vera e propria rinuncia alla costituzione di una famiglia<br />

personale, nella <strong>con</strong>vinzione che le insegnanti migliori fossero solo le<br />

donne intera mente <strong>con</strong>sacrate alla nuov a missione. In questo senso<br />

vari municipi arrivavano a vietare – alcuni esplicitamente, altri de<br />

facto - il matrimonio alle proprie insegnanti elementari; e ancora<br />

nel 1890, in una delle tante <strong>con</strong>ferenze che si tennero durante la<br />

famosa Esposizione Beatrice a Firenze (che doveva costituire una<br />

sorta di vet rin a delle atti vit à fe m m inili del regno), Ida Baccini, not a<br />

insegnante, educatrice, scrittrice per l’infanzia e giornalista,<br />

sostene v a:<br />

«Io credo che la maestra, se davvero vuole elevarsi all’altezza del suo<br />

santo ministero, debba rimaner fanciulla, come rimangono fanciulle le<br />

suore di carità o le donzelle sacrate a Dio. […] Ma dunque la maestra dovrà<br />

vivere senza marito, senza figlioli, senza amore Perché no, se la scuola le<br />

terrà luogo di tutto Perchè no, se all’altissimo ufficio ella sarà stata<br />

scorta da una profonda, irresistibile vocazione» 17<br />

A sua volta nel corso del lungo ‘800 il mondo cattolico italiano<br />

sviluppa una ricchissima produzione precettistica in tema di dover<br />

essere fem minile, un’elaborazione che raggiungerà il suo apice in<br />

<strong>con</strong>comitanza <strong>con</strong> lo sviluppo del movimento emancipazionista e che<br />

poi <strong>con</strong>fluirà come matrice ideologica nella nascita della prima<br />

organizzazione dell’azione cattolica femminile, l’Unione fra le Donne<br />

Cattoliche d’Italia 18 . Tra esaltazione della m aternità e ri<strong>con</strong>fer m a<br />

dell’inferiorità, tale precettistica risulta centrata su di<br />

un’ambivalente lettura della natura fem minile 19 : intessuta - da<br />

una parte - di debolezza e leggerezza ontologiche, che domandano<br />

tutela/protezione e correzione, ma – dall’altra - anche di una<br />

particolare una fortezza sul piano etico – fortezza addirittura<br />

superiore a quella maschile - se vincolata alla fede e ai valori della<br />

tradizione religiosa. Insomma, una proposta di valore che solo la<br />

17 I. BACCINI, Le maestre, le educatrici in La donna italiana descritta da scrittrici italiane in<br />

una serie di <strong>con</strong>ferenze tenute all’Esposizione Beatrice in Firenze, Firenze, 1890; autrice di molte<br />

opere narrative per l’infanzia, la Baccini propose anche un libro di lettura per le scuole femminili<br />

dal titolo emblematico: EAD., La fanciulla massaia. Libro di lettura per le scuole elementari<br />

superiori femminili, Firenze, 1885.<br />

18 Per un’analisi delle origini del movimento cattolico femminile attraverso la realtà veneta mi<br />

permetto di rinviare al mio <strong>con</strong>tributo "Fede e fortezza". Il movimento cattolico femminile tra<br />

ortodossia ed eterodossia in N. FILIPPINI (ed), Donne sulla scena pubblica. Società e politica in<br />

Veneto tra Sette e Ottocento, Milano, 2006, pp. 218-265; sulla relativa “dissidenza” rappresentata<br />

dal femminismo cristiano si veda l'antologia curata da F. M. CECCHINI, Il femminismo cristiano.<br />

La questione femminile nella prima democrazia cristiana 1898-1912, Roma, 1979; sull’Unione<br />

Donne Cattoliche di C. DAU NOVELLI, Società, Chiesa e associazionismo femminile. L’Unione fra<br />

le donne cattoliche d’Italia 1902-1919, Roma, 1988.<br />

19 «L’esaltazione della donna e di ciò che simboleggia di diverso <strong>con</strong>vive <strong>con</strong> la ri<strong>con</strong>ferma<br />

della sua inferiorità intellettuale, del suo dovere di servire e ubbidire, perfino in animi generosi<br />

come quello di Rosmini, che pure dell’istruzione e delle iniziative delle donne si farà promotore<br />

attivo»: GAIOTTI DE BIASE, Vissuto religioso e secolarizzazione. Le donne nella “rivoluzione più<br />

lunga”, pp. 20-21.<br />

SANT’ANGELA E SANT’ORSOLA<br />

Centro Studi Internazionali<br />

7


LE ORSOLINE E LE GIOVANI. INIZIATIVE EDUCATIVE E MODELLI DI GENERE TRA<br />

OTTO E NOVECENTO.<br />

Liviana Gazzetta 8<br />

religione poteva garantire <strong>con</strong>tro i difetti intrinseci della natura<br />

fem minile e <strong>con</strong>tro la vanità dell’educazione riservata alle donne, e<br />

che doveva divenire strumento della lotta all’“apostasia” dei tempi<br />

moderni:<br />

« Noi s ia mo capac i di forti, di gr a ndi cose, ma si r icordino g l i<br />

uomini che siamo tali quando la nostra intelligenza venga nutrita<br />

di solide verità: le verità cattoliche; quando il nostro cuore venga<br />

nutrito di santi amori: l’amore di Dio e, inspirato a questo: l’amore di<br />

famiglia (che s’allarga nella carità di tutti i fratelli).» 20<br />

Così per tutto l’800 e il primo ‘900, fino allo snodo della Grande<br />

Guerra e oltre, il mondo cattolico riprende e rielabora varia mente il<br />

topos letterario della donna forte 21 , di ascendenza<br />

<strong>con</strong>troriformistica e basato sulla lettura del cap. XXXI del libro dei<br />

Proverbi; in chiave educativa lo si fa corrispondere all’“ardua via”<br />

della sposa e madre cristiana, capace di differenziarsi nettamente<br />

rispetto allo stile di vita delle <strong>con</strong>temporanee nel rifiuto del baliatico,<br />

della vita di società, dell’atteggiamento di <strong>con</strong>trattazione alla pari<br />

verso il marito, delle pretese intellettuali, della delega alla servitù…,<br />

tendendo a dimostrare la necessaria coincidenza tra il modello della<br />

donna cattolica e la buona sposa e madre di famiglia.<br />

A partire dai commenti sui versetti di Salomone e via via<br />

<strong>con</strong>iugandosi all’idealizzazione del materno propria del culto<br />

mariano 22 e alle elaborazioni sui ruoli sessuali prodotte dal<br />

movimento di restaurazione del tomismo (che - com'è noto - s’impose<br />

<strong>con</strong> l’ascesa al soglio pontificio di Leone XIII) 23 , la produzione<br />

precettistica cattolica sui temi della natura e del ruolo femminile<br />

ebbe una straordinaria intensificazione. In tutti questi testi il<br />

matrimonio costituisce una missione particolare della donna e non<br />

20 E. DA PERSICO, Per la donna infermiera, in Azione Muliebre, luglio 1915. Sulla <strong>con</strong>tessa<br />

Elena Da Persico, protagonista del cattolicesimo italiano <strong>con</strong>temporaneo – e al centro di un<br />

processo di beatificazione ancora aperto - rinvio alla mia monografia Elena Da Persico, Verona,<br />

2005. Si veda anche lo studio di D. CASTENETTO, Elena Da Persico 1869-1948. Una intuizione<br />

spirituale, Milano, 1982, centrato sull'analisi della spiritualità della Da Persico, in ordine<br />

soprattutto all'istituto delle Figlie della Regina degli Apostoli, da lei fondato.<br />

21 Cfr. P. G. CAMAIANI, L'immagine femminile nella letteratura e nella trattatistica dell'800. La<br />

"donna forte" e la "donna debole" in E. FATTORINI (ed.), Santi, culti, simboli dell'età della<br />

secolarizzazione 1815-1915, Torino, 1997, pp. 431-447. All'analisi di questo modello di gender<br />

ho dedicato la mia tesi di laurea in storia (La donna forte. Modelli femminili nella precettistica<br />

cattolica della se<strong>con</strong>da metà dell'800 in Italia, Università degli studi Cà Foscari di Venezia, a.a.<br />

1994-95, rel. Prof. P. BRUNELLO), e una parte della già citata monografia su Elena da Persico,<br />

pp. 47-55.<br />

22 Sul tema, che ovviamente ha una grande importanza nel definire i caratteri dei modelli di<br />

genere cattolici, rinvio in particolare agli studi di Emma Fattorini, tra cui E. FATTORINI,<br />

Romanticismo religioso e culto mariano in EAD., Santi, culti, simboli nell’età della<br />

secolarizzazione, pp. 213-224 e EAD., La religiosità femminile nel pontificato di Leone XIII in S.<br />

BARTOLONI (ed), Per le strade del mondo. Laiche e religiose tra Otto e Novecento, Bologna, 2007,<br />

pp. 53-75.<br />

23 Utili indicazioni di sintesi circa le tesi del Magistero nel saggio di A. VALERIO, Pazienza,<br />

vigilanza, ritiratezza. La questione femminile nei documenti ufficiali della Chiesa 1848-1914,<br />

«Nuova DWF», 16 (1981), pp. 60-79.<br />

SANT’ANGELA E SANT’ORSOLA<br />

Centro Studi Internazionali<br />

8


LE ORSOLINE E LE GIOVANI. INIZIATIVE EDUCATIVE E MODELLI DI GENERE TRA<br />

OTTO E NOVECENTO.<br />

Liviana Gazzetta 9<br />

di entrambi i sessi; la complementarietà dei ruoli sessuali implica un<br />

rapporto gerarchico tra i due generi, teoricamente uguali in dignità,<br />

ma disuguali in termini di poteri e di libertà per garantire il corretto<br />

funzionamento dell’organismo familiare e di quello sociale. La<br />

maternità, destino naturale e quindi missione del sesso femminile,<br />

garantisce la formazione religiosa dei figli, l’educazione morale, la<br />

creazione dei costumi civili, l’accettazione del proprio status sociale.<br />

La maggiore capacità di sacrificio è presupposta come tratto<br />

peculiare della donna e, nello stesso tempo, prescritta come elemento<br />

del modello normativo, al punto che solo la religione, a nzi solo il<br />

cattolicesimo, appare in grado di supportarla nei doveri del suo<br />

stato. Nella sua funzione educativa non è ri<strong>con</strong>osciuta alcuna<br />

autonomia alla donna: un generale atteggiamento di sospetto e<br />

sfiducia nei <strong>con</strong>fronti dell’istruzione femminile, <strong>con</strong>siderata causa di<br />

snaturamento dell’animo e fonte di vanità, fa da corollario a questa<br />

tesi. Anche chi non è del tutto <strong>con</strong>trario all’acquisizione di<br />

<strong>con</strong>oscenze sottolinea che<br />

«L’istruzione religiosa senza l’istruzione letteraria è molto per la<br />

donna; l’istruzione letteraria senza l’istruzione religiosa non le giova<br />

nulla, se non ad ispirarle una più grande estimazione di sé medesima,<br />

una più gran vanità, una più gran brama di farsi valere, sentimenti<br />

di cui essa non ha bisogno. È un’insidia in più alla sua fragilità e<br />

debolezza, una giunta di nuovo alimento alle sue passioni.» 24<br />

2. Le orsoline nel lungo Ottocento<br />

Ora, da una prima analisi complessiva delle fonti disponibili non<br />

sembra, in sintesi, si possa afferm a re che le iniziati ve educati ve e<br />

sopratt u tto le <strong>con</strong>cezioni di genere delle orsoline tra ‘800 e pri mo<br />

‘900 si siano sensibilmente differenziate rispetto al modello<br />

prevalente nella cultura e nella mentalità cattolica del tempo 25 .<br />

24 G. VENTURA, La donna cattolica, Milano-Genova, 1855, p. 282. Sulla scia delle posizioni<br />

espresse da monsignor Dupanloup, all’interno del mondo cattolico ottocentesco l’attenzione<br />

all’istruzione femminile si sviluppa quasi esclusivamente nell’area del cattolicesimo liberale,<br />

mentre al <strong>con</strong>trario si registra la persistente ostilità di «Civiltà Cattolica». Infatti, se è vero che tra<br />

le prime laureate italiane risultano esservi delle religiose come le Marcelline della Videmari, la<br />

Chiesa – negli interventi di regolazione dell’accesso dei religiosi alle Università tra ‘800 e ‘900 -<br />

non prendeva neppure in <strong>con</strong>siderazione la possibilità di frequenza delle suore: cfr. GAIOTTI DE<br />

BIASE, Vissuto religioso e secolarizzazione. Le donne nella “rivoluzione più lunga”, p. 48. In<br />

<strong>con</strong>trotendenza si potrebbe citare la singolare esperienza di attenzione alla formazione culturale<br />

femminile di Leopoldina Naudet (1773-1834), che peraltro proveniva da ambienti fortemente<br />

élitari e segnati dalle dispute col giansenismo, coll’illuminismo, <strong>con</strong> le ideologie rivoluzionarie:<br />

cfr. A. VALERIO, Da Donna a donne: Leopoldina Naudet e l’educazione femminile agli inizi<br />

dell’800 in FATTORINI, Santi, culti, simboli nell’età della secolarizzazione, pp. 515-528.<br />

25 Da questo punto di vista segnalo come alquanto generica e discutibile la tesi se<strong>con</strong>do cui le<br />

nuove <strong>con</strong>gregazioni femminili dell’800 «si fecero promotrici, sia pure <strong>con</strong> modalità e accenti<br />

diversi, di un ideale femminile dai tratti decisamente moderni»: R. SANI, Le nuove <strong>con</strong>gregazioni<br />

religiose nella Lombardia della Restaurazione in Chiesa e società a Bergamo nell’Ottocento, p.<br />

231.<br />

SANT’ANGELA E SANT’ORSOLA<br />

Centro Studi Internazionali<br />

9


LE ORSOLINE E LE GIOVANI. INIZIATIVE EDUCATIVE E MODELLI DI GENERE TRA<br />

OTTO E NOVECENTO.<br />

Liviana Gazzetta 10<br />

È ve ro che - a differenza di altri antichi ordini insegnanti femminili -<br />

nell’età della Restaurazione le orsoline mostrano di non avere a<br />

cuore soltanto il ripristino dei propri <strong>con</strong>venti ed educandati, ciò che<br />

sembra in vece essere la tendenza pre v alente presso le fa miglie<br />

benedettine, domenicane, agostiniane, visitandine; e che sem m ai si<br />

segnala una loro capacità di sperimentare vie nuove in osmosi <strong>con</strong> le<br />

esigenze di organizzazione delle scuole pubbliche negli stati regionali<br />

preunitari 26 . Nel primo ‘800 appaiono due, in sostanza, le linee di<br />

sviluppo - quasi speculari - delle spinte all’iniziativa educativa<br />

all’interno dell’ordine: la nascita di scuole private femminili gestite<br />

da singole o piccoli gruppi che presto esprimono esigenze di<br />

<strong>con</strong>sacrazione religiosa e finis<strong>con</strong>o per essere ri<strong>con</strong>dotti alla famiglia<br />

delle orsoline proprio per la sua <strong>con</strong>solidata, prestigiosa tradizione<br />

educativa; oppure il fiorire di una nuova <strong>con</strong>gregazione all’interno<br />

del ricco associazionismo religioso femminile che caratterizza tutto il<br />

secolo, che declina <strong>con</strong>creta mente la propria atti vità in strutture<br />

educative (quasi le sole che le istituzioni civili fossero disponibili a<br />

ri<strong>con</strong>oscere ed autorizzare) e quindi l’adozione di Regole riferibili alla<br />

tradizione mericiana: il tutto in un <strong>con</strong><strong>testo</strong> in cui – come abbiamo<br />

già segnalato - di fatto si prevede va che l’insegna mento fosse svolto<br />

solo da n ubili e in cui, quindi, «la <strong>con</strong>sacrazione religiosa di un a<br />

suora- maestra veniva a facilitare lo svolgimento dell’attività, e ciò<br />

spiega il grande successo dei nuovi istituti religiosi fem minili, i soli<br />

in grado di garantire la disponibilità di personale qualificato,<br />

disposto ad impegnarsi senza limiti di tempo per tutta la vita ed<br />

e<strong>con</strong>omicamente vantaggioso per le pubbliche finanze» 27 .<br />

Dal punto di vista dei modelli introiettati e veicolati, tutta via, allo<br />

stato delle ricerche non è possibile individuare novità significative<br />

rispetto al mondo cattolico italiano nel suo complesso, né rispetto ai<br />

caratteri di fondo delle nuove famiglie religiose femminili. Nella<br />

prima metà del XIX secolo, se dal punto di vista educativo quello che<br />

sembra delinearsi all’interno dell’ordine è l’ideale della «giovinetta<br />

cristiana» 28 , si segnala anche un utilizzo in chia ve<br />

prevalentemente soggettiva del modello della donna forte: ciò in<br />

particolare da parte delle fondatrici dei nuovi nuclei e delle prime<br />

26 Per le indicazioni di <strong>con</strong>fronto <strong>con</strong> altri ordini femminili e quelle generali relative alla<br />

proposta educativa degli ordini anche maschili mi sono avvalsa, in particolare, delle analisi di P.<br />

STELLA, La proposta educativa degli ordini insegnanti tradizionali nel periodo della<br />

Restaurazione in L. PAZZAGLIA (ed.), Chiesa e prospettive educative in Italia tra Restaurazione e<br />

Unificazione, Brescia, 1994, pp. 151-171.<br />

27 G. ZANCHI, Francesco Della Madonna. “Un savio sacerdote bergamasco” 1771-1846,<br />

Milano, 1996, p. 204.<br />

28 Sono poche le fonti che <strong>con</strong>sentono di analizzare le iniziative del periodo; certo il modello<br />

della giovinetta cristiana, fatto di «grazia e urbanità», di «squisita e ben regolata pietà», ma<br />

programmaticamente ostile alla «vanità» e alla «voglia di comparire» come peggiore dei mali<br />

femminili è esplicitamente operante nell’attività educativa delle due fondatrici delle Orsoline di<br />

Somasca, Giuditta e Caterina Cittadini: si vedano le indicazioni in Beatificationis et canonizationis<br />

Servae Dei Catharinae Cittadini fundatricis Sorororum Ursulinarum de Somascha Positio super<br />

virtutibus ex officio <strong>con</strong>cinnata, Romae MCMLLLIX, pp. 268 e 513.<br />

SANT’ANGELA E SANT’ORSOLA<br />

Centro Studi Internazionali<br />

10


LE ORSOLINE E LE GIOVANI. INIZIATIVE EDUCATIVE E MODELLI DI GENERE TRA<br />

OTTO E NOVECENTO.<br />

Liviana Gazzetta 11<br />

esperienze educati ve, evidentemente in funzione della capacità di<br />

incarnare un modello virtuoso di religiosità femminile in un<br />

<strong>con</strong><strong>testo</strong> di ricostruzione del tessuto spirituale, morale e sociale dopo<br />

l’epoca rivoluzionaria 29 .<br />

Come già segnalato da Giancarlo Rocca, fin dai primi decenni<br />

dell’800 nelle religiose delle nuove fondazioni abbiamo attestazioni<br />

esplicite di un ruolo mitopoietico del topos della donna forte 30 . E<br />

anche se nessuna fondatrice italiana sembra mai essere arrivata<br />

( ma su questo la ricerca puntuale richiede ancora di essere fatta) ad<br />

affermare, come Maddalena Sofia Barat, che la fortezza femminile<br />

fosse necessaria in quanto non c’era più molto da aspettarsi dagli<br />

uomini in fatto di religione 31 , è chiaro che <strong>con</strong> questi temi si<br />

veicolava diffusamente l’idea che alle donne spettasse un ruolo<br />

fonda mentale per rinno va re la fede e la tradizione religiosa, per<br />

<strong>con</strong>tribuire alla rinascita di una società ordinata, per <strong>con</strong>trastare i<br />

processi di secolarizzazione messi in luce dalla Rivoluzione e che<br />

interessavano il mondo maschile: «La crisi vissuta <strong>con</strong> la<br />

Rivoluzione sembra innescare nelle donne una spinta in più a<br />

interrogarsi sul senso, a riflettere su di sé e sulla propria<br />

“vocazione”», dice Paola Gaiotti De Biase, sottolineando la «tensione<br />

riformistica di responsabilizzazione personale» che caratterizza<br />

molte esperienze religiose femminili del primo ‘800 32 .<br />

Ebbene, anche in assenza di riferimenti espliciti a questo tema nelle<br />

fonti dell’ordine che ho potuto studiare, sem b ra di poter intra vedere<br />

attivo un ideale di fortezza femminile - per esempio - nella figura di<br />

suor M. Crocifissa Busnelli e, ancor più, di Suor M. Serafina<br />

Consonni, la quale giunge alle orsoline di Gandino dopo aver voluto e<br />

ottenuto lo scioglimento di un matrimonio <strong>con</strong>tratto in forma civile<br />

qualche anno prima: superiora e direttrice di fatto (solo un<br />

sacerdote, infatti, se<strong>con</strong>do le norme vigenti nel Lombardo Veneto<br />

poteva esserlo formal mente) delle scuole, è procuratrice generale del<br />

29 Per una sintetica ricostruzione delle caratteristiche fondamentali del periodo rinvio ancora a<br />

GAIOTTI DE BIASE, Vissuto religioso e secolarizzazione. Le donne nella "rivoluzione più lunga",<br />

pp. 18-36.<br />

30 Sono rintracciabili elementi del discorso sulla donna forte nella vita interna delle nuove<br />

famiglie religiose e più ancora nello stile di vita di molte tra le fondatrici di tali istituti: rapidi<br />

cenni alla questione, che meriterebbe di essere approfondita, si trovano in G. ROCCA, Donne<br />

religiose. Contributo a una storia della <strong>con</strong>dizione femminile in Italia nei secoli XIX e XX, Roma,<br />

1993, p. 149.<br />

31 «Que les femmes fortes sont donc rares! … Travaillons à en former quelques-unes et à faire<br />

plus ou moins approcher les autres a ce modèle… Elles en formeront d’autres à leur tour… Car<br />

dans ce siècle il ne faut pas compter sur les hommes pour garder la foi: le grain qui en restera se<br />

cachera chez le sexe le plus faible»: Lettres choisies de notre bienheureuse Mère pour les seules<br />

supérieures 1816-1850, I, Roma, 1922, pp. 75-76 citato da ROCCA, Donne religiose. Contributo a<br />

una storia della <strong>con</strong>dizione femminile, p. 149.<br />

32 P. GAIOTTI DE BIASE, Protagonismo religioso ed emancipazione delle donne. Una storia di<br />

lungo periodo in BARTOLONI, Per le strade del mondo. Laiche e religiose tra Otto e Novecento, p.<br />

27.<br />

SANT’ANGELA E SANT’ORSOLA<br />

Centro Studi Internazionali<br />

11


LE ORSOLINE E LE GIOVANI. INIZIATIVE EDUCATIVE E MODELLI DI GENERE TRA<br />

OTTO E NOVECENTO.<br />

Liviana Gazzetta 12<br />

patto di società che <strong>con</strong>sente la gestione dei beni interni 33 . O della<br />

figura di suor Maria Bona Rovelli, direttrice di tutte le scuole di<br />

Gandino dal ’45, protagonista dello sforzo per l’acquisto dell’ex<br />

monastero benedettino - dove poi si trasferisce tutta la comunità - e<br />

per il <strong>con</strong>solida mento dell’istituto che ottiene nel ’58 il decreto di<br />

erezione canonica 34 : non a caso quella di Gandino è ri<strong>con</strong>osciut a<br />

come la prima fondazione ottocentesca a rappresentare una<br />

modernizzazione del modello mericiano, <strong>con</strong> la duttilità dimostrata<br />

nell’adeguarsi alle disposizioni in materia del Lombardo Veneto.<br />

Elementi di questa lettura soggetti va della fortezza fem minile ci<br />

paiono non meno ris<strong>con</strong>trabili nelle sorelle Giuditta (1803- 1840) e<br />

Caterina (1801- 1857) Cittadini: insegnanti, creatrici di scuole e<br />

case di educazione femminile, protagoniste della fondazione<br />

dell’Istituto delle orsoline di S. Girolamo in Somasca a partire da un<br />

«<strong>con</strong>tratto di società e di sorte» tra le prime aderenti 35 . O ancora in<br />

Maddalena Barioli, ex religiosa delle terziarie francescane che non<br />

rientra in famiglia dopo la soppressione del suo monastero e riesce a<br />

mantenere intorno a sé un piccolo nucleo di compagne, aprendo<br />

scuola, oratorio, educandato, acquistando poi il monastero di S.<br />

Michele al dosso 36 ; disposta, infine, ad accettare la politica<br />

dell’arcivescovo Gaisruck che, utilizzando lo spazio aperto dal<br />

semigiu risdizionalismo filocattolico delle autorità lombardo- venete,<br />

volle trasformare il gruppo in una <strong>con</strong>gregazione di orsoline «a<br />

vantaggio della società» 37 , dando vita alla prima <strong>con</strong>gregazione<br />

religiosa sorta a Milano dopo la soppressione.<br />

33 Si veda la scheda biografica a lei dedicata in G. ZANCHI, Francesco Della Madonna. “Un<br />

savio sacerdote bergamasco” 1771-1846, Milano, 1996, pp. 642-643 e più in generale la<br />

ricostruzione nel capitolo La fondazione dell’Istituto delle Suore Orsoline di Gandino, ibid., pp.<br />

193-246.<br />

34 Si veda la scheda biografica a lei dedicata in ZANCHI, Francesco Della Madonna, pp. 644-<br />

645. Per un’analisi del ruolo anche e<strong>con</strong>omico svolto da molte tra le fondatrici delle nuove<br />

famiglie religiose femminili di fronte ai vincoli posti dalle normative statali rinvio al saggio –<br />

peraltro centrato sulla fase dal 1866 al 1929 - di L. SCARAFFIA, Fondatrici e imprenditrici in<br />

FATTORINI, Santi, culti, simboli nell’età della secolarizzazione, pp. 479-494.<br />

35 Oltre alla già citata Positio super virtutibus si veda il rac<strong>con</strong>to storico-biografico di S.<br />

REGINA, Maternità educativa. Una biografia di Caterina e Giuditta Cittadini, Cinisello Balsamo,<br />

2000.<br />

36 Notizie biografiche sulla figura di questa fondatrice in S. M. S. BUFFA, Le suore orsoline di<br />

S. Carlo. Un ramoscello di quel “ceppo dai molti virgulti”, s.l. s.d.; più in generale sulle orsoline<br />

di Milano il saggio di M. CASTELLI, Le proposte educative delle suore orsoline di San Carlo nel<br />

periodo della Restaurazione in SANI, Chiesa, educazione e società nella Lombardia del primo<br />

Ottocento, pp. 167- 213.<br />

37 A sottolinearne il ruolo in sinergia <strong>con</strong> le norme che ammettevano la ricostituzione degli<br />

istituti educativi ed assistenziali, il necrologio ufficiale dell’arcivescovo Gaisruck diceva infatti<br />

«La buona educazione della gioventù era sempre in cima d’ogni suo pensiero; e perciò favoriva<br />

quegli ordini religiosi che la coltivavano»: per un inquadramento complessivo ai rapporti statochiesa<br />

anche in materia di educazione e istruzione se<strong>con</strong>do il modello lombardo-veneto si veda di<br />

F. DE GIORGI, Le <strong>con</strong>gregazioni religiose dell’Ottocento nei processi di modernizzazione delle<br />

strutture statali in PAZZAGLIA, Chiesa e prospettive educative in Italia tra Restaurazione e<br />

Unificazione, pp. 123-149.<br />

SANT’ANGELA E SANT’ORSOLA<br />

Centro Studi Internazionali<br />

12


LE ORSOLINE E LE GIOVANI. INIZIATIVE EDUCATIVE E MODELLI DI GENERE TRA<br />

OTTO E NOVECENTO.<br />

Liviana Gazzetta 13<br />

A partire dagli anni Sessanta, invece, sembra delinearsi una svolta,<br />

un riorientamento anche nell’interpretazione degli stessi ideali e<br />

nuclei mitopoietici. Il quadro storico generale è ovviamente mutato:<br />

non siamo più all’interno di un assetto politico e sociale di ripristino<br />

dell’ordine sociale, ma in una situazione in rapida evoluzione, che fa<br />

ribalenare scenari rivoluzionari 38 . Sintetizza Pietro Stella:<br />

«Adoperando la terminologia di Gramsci, si potrebbe dire che nel periodo<br />

della Restaurazione si era stabilita, in nome della alleanza tra Trono e<br />

Altare, una sorta di saldatura organica tra gli ordini religiosi insegnanti<br />

tradizionali, il potere politico dominante e le rispettive ideologie. (…) Il<br />

sopravvento del processo unitario e la <strong>con</strong>quista del potere da parte della<br />

classe liberale mise alle corde anche gli ordini religiosi e tutto il sistema<br />

scolastico preesistente.» 39<br />

La formazione dello stato nazionale <strong>con</strong> le sue leggi per la<br />

liquidazione dell’asse ecclesiastico, l’affermazione di ideologie di<br />

orientamento liberale, democratico e socialista, il movimento del<br />

libero pensiero, la questione romana, le prime esperienze<br />

dell’emancipazionismo italiano: sono tutti fenomeni che vengono<br />

letti nel segno apocalittico della «rivoluzione che va sempre più<br />

avanti» se<strong>con</strong>do una fonte interna del 1878, e della «tanto<br />

proclamata libertà» ritenuta apportatrice di “ogni male”. Sul piano<br />

dei modelli di genere, senza abbandonare la lettura in termini<br />

soggettivi del modello di riferimento, si va verso una traduzione in<br />

chiave più oggettiva, se così si può dire, di esso. Non mancano ancora<br />

figure di fondatrici donne forti all’origine di queste nuove iniziati ve,<br />

ma comincia a delinearsi una declinazione e un uso più ideologico del<br />

modello, proiettato più chiaramente a indicare i termini del dover<br />

essere fem minile come baluardo alla trasformazione nella società.<br />

In generale le orsoline sembrano partecipare dell’allarme<br />

intransigentistico per la «rivoluzione» e in particolare per<br />

l’impreparazione femminile (delle madri, ma anche delle<br />

insegnanti) alla resistenza ad essa, rimanendo per decenni legate ad<br />

una impostazione sostanzialmente oppositiva rispetto alle<br />

trasformazioni in corso in Italia tra ‘800 e 900’. Così nell’indirizzo ai<br />

pensionati <strong>con</strong>servato dall’Archivio della Casa generalizia delle<br />

orsoline di Gandino e <strong>con</strong>nesso alla fondazione (av venuta nel 1905)<br />

del pensionato di Bergamo rivolto alle «normaliste» (ov vero le<br />

studentesse delle scuole normali) si legge:<br />

«Fra le opere di carità a cui attende la nostra <strong>con</strong>gregazione niu na è così<br />

importante e così salutare come quella dei Pensionati per le giovani<br />

studenti. Infatti qui non si tratta del bene individuale delle studenti<br />

medesime, di formare delle buone cristiane, ma di dare alla società delle<br />

38 In realtà se<strong>con</strong>do le lucide analisi del già citato saggio di DE GIORGI, Le <strong>con</strong>gregazioni<br />

religiose dell’Ottocento nei processi di modernizzazione delle strutture statali, il modello<br />

piemontese e quindi italiano dei rapporti stato-chiesa, improntato a moderazione, si può definire<br />

complessivamente insieme liberale e cattolico.<br />

39 STELLA, La proposta educativa degli ordini insegnanti tradizionali nel periodo della<br />

Restaurazione, pp. 168-69.<br />

SANT’ANGELA E SANT’ORSOLA<br />

Centro Studi Internazionali<br />

13


LE ORSOLINE E LE GIOVANI. INIZIATIVE EDUCATIVE E MODELLI DI GENERE TRA<br />

OTTO E NOVECENTO.<br />

Liviana Gazzetta 14<br />

buone istitutrici, di preparare degli apostoli (…) Non vedete, o figlie,<br />

quanto lavorano le sette a scristianizzare la società e per questo hanno<br />

laicizzato le scuole, per questo si affaticano a formare dei maestri e delle<br />

maestre increduli […] perché crescano le nuove generazioni senza Dio e<br />

senza costumi e si ottenga a breve una generale apostasia, il<br />

rinascimento del paganesimo.» 40<br />

E ancora in un saggio del se<strong>con</strong>do dopoguerra Marie di Saint-Jean<br />

Martin, madre generale dell’Unione Romana, riprenderà alcuni di<br />

questi temi, già dominanti nella precettistica dell’800: sostituendo<br />

all’impreparazione delle donne al loro compito, la missione specifica<br />

delle orsoline come madri sostitutive al servizio della Chiesa <strong>con</strong>tro<br />

la scristianizzazione della società, la lotta all’emancipazione della<br />

donna, che a vrebbe bisogno – si dice testualmente - di una<br />

«regressione» 41 .<br />

Più analitica mente, alla metà degli anni ’70 dell’800 trovia mo don<br />

Zefirino Agostini 42 , fondatore della fa miglia delle Figlie di Maria<br />

Immacolata di Verona, veicolare apertamente questa declinazione<br />

ideologica del modello della fortezza fem minile nei discorsi alle madri<br />

cristiane di cui fu direttore. L’analisi della natura femminile è<br />

intessuta di stereotipi e topoi che avevano ampio corso nel mondo<br />

cattolico intransigente: la donna vi è dipinta come oscillante tra<br />

peccaminosa ac<strong>con</strong>discendenza nei <strong>con</strong>fronti delle voglie maschili e<br />

indomabile alterigia e capricciosità, causa di rovine familiari; la<br />

madre non adeguatamente form ata è ritenuta pericolosa mente<br />

incline ad esporre le figlie agli svaghi, alle passeggiate e soprattutto<br />

al ballo; l’assoluta necessità della sottomissione femminile viene<br />

suffragata da “singolari” interpretazioni bibliche, come quella<br />

offerta in un a <strong>con</strong>ferenza del 1881:<br />

«Di<strong>con</strong>o i sacri interpreti che la costola da cui Eva fu formata da Dio fu<br />

presa non dal lato destro, ma da quello sinistro dell’uomo, che è il lato più<br />

debole e meno usato, per significare che la donna è il sesso più fragile e<br />

più bisognoso di essere compatito, difeso e coperto dalla destra<br />

dell’uomo.» 43<br />

40 Archivio Casa Generalizia Suore Orsoline di Maria Vergine Immacolata, cart. M. 1.1, Ai<br />

pensionati: quaderno manoscritto risalente <strong>con</strong> ogni probabilità all’età giolittiana, il pensionato<br />

essendo sorto nel 1905.<br />

41 Dedicato all’on. Gonnella – allora ministro della Pubblica Istruzione della neonata<br />

Repubblica italiana -: M. M. DI SAINT-JEAN MARTIN osu, L’Education des ursulines, Roma, 1947,<br />

p. 298: «Le XVI siècle avait vu l’aurore de l’emancipation laique de la femme. Au XX siècle cette<br />

émancipation semble avoir atteint une telle extremité qu’une régression est devenue nécessaire et<br />

se dessine déjà».<br />

42 Sulla figura di questo sacerdote fondatore manca una vera ricostruzione non apologetica;<br />

rinvio pertanto alle ricostruzioni “interne”: Sr. A. M. MANZETTI, Risalendo alle origini, Verona,<br />

1964, pp. 91-151; Sr M. S. CARCASSOLA, Il fondatore alle sue orsoline FMI, Verona, 1983 e E.<br />

BUTTURINI, Zefirino Agostini alla scuola di S. Angela <strong>Merici</strong>, Verona, 1997.<br />

43 Don Z. AGOSTINI, Scritti alle madri cristiane. Verona 1873-95, Verona (pro manuscripto),<br />

1999, p. 301.<br />

14<br />

SANT’ANGELA E SANT’ORSOLA<br />

Centro Studi Internazionali


LE ORSOLINE E LE GIOVANI. INIZIATIVE EDUCATIVE E MODELLI DI GENERE TRA<br />

OTTO E NOVECENTO.<br />

Liviana Gazzetta 15<br />

Non cambiano i termini del discorso quando don Agostini presenta<br />

anche S. Angela come modello alle madri; ritornano tutti i temi<br />

della precettistica, <strong>con</strong> la prescrizione della vigilanza <strong>con</strong>tinua sulle<br />

giovani per non lasciarle mai sole un momento, per non <strong>con</strong>sentire<br />

loro nessuno dei luoghi di sociabilità e divertimento del tempo, filò,<br />

ridotti, sagre e balli che fossero. Soprattutto ci pare importante<br />

segnalare che si lancia un vero e proprio grido d’allarme <strong>con</strong>tro le<br />

scuole pubbliche («tenete lontane le vostre figlie dal frequentare le<br />

scuole pubbliche», dice nel giugno del 187 8 44 ) e <strong>con</strong>tro le leggi che<br />

sta vano introducendo gradualmente la ginnastica nella scuola –<br />

tema, questo, su cui torneremo -, nonché <strong>con</strong>t ro le pri me esperienze<br />

di coeducazione, opponendosi all’introduzione dei giardini d’infanzia<br />

di ispirazione froebeliana, che appunto erano stati i primi asili a<br />

prevedere l’opportunità della compresenza di bambini e bambine 45 .<br />

Con le <strong>con</strong>tesse Maddalena ed Elisabetta Girelli sia mo di fronte ad<br />

un’ampia elaborazione sull’«educazione cristiana delle giovani» e ad<br />

un <strong>con</strong>sapevole e organico uso della precettistica in chiave<br />

oppositi va, in collega mento <strong>con</strong> lo sviluppo del movi mento cattolico<br />

organizzato 46 . A partire dalle prime ricostruzioni della loro<br />

attività 47 si sottolinea che le Girelli operavano nella <strong>con</strong>vinzione<br />

44 AGOSTINI, Avvertimenti alle madri sulle leggi del Governo riguardanti i giovani, ibid., p.<br />

183.<br />

45 Le esperienze dei giardini froebeliani, che comportavano una chiara scelta a favore della<br />

coeducazione o - per usare un'espressione del tempo - della «educazione in comune», provocarono<br />

in genere da parte cattolica accuse di ateismo e socialismo. Sul tema della coeducazione rinvio ad<br />

A. BUTTAFUOCO, Per un diritto. Coeducazione e identità femminile nell'emancipazionismo<br />

italiano tra Ottocento e Novecento in E. BESEGHI - V. TELMON (edd.) Educazione al femminile:<br />

dalla parità alla differenza, Firenze, 1992 e sui giardinetti d’infanzia a N. M. FILIPPINI, "Come<br />

tenere pianticelle". L'educazione della prima infanzia: asili di carità, giardinetti, asili per<br />

lattanti in N. M. FILIPPINI - T. PLEBANI (edd.), La scoperta dell'infanzia. Cura, educazione e<br />

rappresentazione, Venezia, 1999, pp. 91-111. È solo nell’esperienza educativa della colonia<br />

agricola senese di Santa Regina, allo stato degli studi, che si supera il modello del <strong>con</strong>vitto e si<br />

apre alla coeducazione dei sessi, pur nella distinzione dei ruoli sessuali; si utilizza strutturalmente<br />

il metodo delle <strong>con</strong>versazioni delle dirigenti coi singoli gruppi delle insegnanti, ma anche delle<br />

allieve, spronando ad una partecipazione femminile più attiva e <strong>con</strong>sapevole al «buon<br />

combattimento» per l’acquisizione della virtù.<br />

46 Val la pena di ricordare che le sorelle Girelli, ed Elisabetta in particolare, furono legate ad<br />

iniziative di Giuseppe Tovini (1841-1897) – primo presidente del Comitato diocesano dell’Opera<br />

dei Congressi di Brescia - quali il sostegno alla rivista «Scuola Italiana Moderna»; nell’immediato<br />

primo dopoguerra, inoltre, Maddalena Girelli seguì l’attività di un circolo della Gioventù<br />

Femminile ed ebbe per breve periodo la presidenza dell’Unione Femminile locale: per tutte queste<br />

informazioni rinvio alle due monografie pubblicate a cura della Compagnia di S. Orsola. Figlie di<br />

S. Angela, Venerabile Elisabetta Girelli, Brescia, 1998; Compagnia di S. Orsola. Figlie di S.<br />

Angela, Venerabile Maddalena Girelli, Brescia, 1998. Sul collegamento organico tra elaborazione<br />

precettistica alle donne e movimento cattolico femminile mi permetto di rinviare al mio già citato<br />

“Fede e fortezza”. Il movimento cattolico femminile tra ortodossia e eterodossia.<br />

47 L. DENTELLA, Maddalena Girelli in S. Angela <strong>Merici</strong> e la Compagnia di S. Orsola nel IV<br />

centenario della fondazione 1535-1935. Miscellanea di studi, Brescia, 1936, pp. 304-312; sulla<br />

rifioritura della compagnia mericiana si veda in particolare di P. GUERRINI, La rinascita e la<br />

diffusione della Compagnia nei tempi moderni, ibid., pp. 385-514 e il più recente P. GHEDA, La<br />

Compagnia di S. Orsola 1807-1947, Caltanissetta-Roma, 2000.<br />

SANT’ANGELA E SANT’ORSOLA<br />

Centro Studi Internazionali<br />

15


LE ORSOLINE E LE GIOVANI. INIZIATIVE EDUCATIVE E MODELLI DI GENERE TRA<br />

OTTO E NOVECENTO.<br />

Liviana Gazzetta 16<br />

che nel proprio tempo fossero molti i soggetti che tendevano a usare<br />

stru mentalmente della debolezza femminile, e che l’istruzione<br />

religiosa fosse il primo, indispensabile elemento per <strong>con</strong>trastare le<br />

forze in ca mpo; il modello della donna forte «per proteggere la<br />

famiglia e ancor più per salvare la società» è esplicitamente indicato<br />

come riferimento ideale dell’azione delle Girelli anche in recenti<br />

ricostruzioni 48 .<br />

L’idea di fondo sembra essere sempre quella che nelle moderne forme<br />

di “esposizione” femminile fuori della sfera domestica, nella scuola,<br />

nel lavoro fuori casa, nelle forme di socialità, le giovani debbano<br />

essere tutelate, protette e corrette: questo sostanzialmente appare il<br />

fine della costruzione e gestione del <strong>con</strong> vitto per giovani operaie del<br />

setificio Visma ra a Marone (e poi di Carpenedolo) 49 , nel 18 7 8<br />

affidato interamente alla direzione di figlie della Compagnia (è<br />

questo il tipo d’azione cui si ispirerà inizialmente Giovanna<br />

Meneghini, non a caso in <strong>con</strong>tatto <strong>con</strong> le Girelli, anche se <strong>con</strong> una più<br />

chiara finalizzazione alle giovani della «classe popolare femminile» e<br />

poi alla trasformazione in <strong>con</strong>gregazione 50 ). Per raggiungere lo<br />

stesso fine si arriverà alla creazione negli anni ’80 del circolo e<br />

pensionato per giovani studenti «normaliste», cioè come <strong>con</strong>traltare<br />

alla scuola normale pubblica e temendo la diffusione delle idee della<br />

«setta» spadroneggiante in Italia.<br />

E sono in particolare le stesse opere dedicate da Elisabetta Girelli<br />

all’educazione femminile a riprendere a piene mani quei topoi 51 .<br />

Costante è l’affermazione che l’animo fem minile sia dominato da<br />

vanità, smania di comparire, accessi d’ira e curiosità come debolezze<br />

«tutte proprie del nostro sesso» 52 ; che le don ne costit uiscano il sesso<br />

«di natura ed indole sì debole ed incostante» rispetto a cui la sola<br />

ancora di salvezza sia rappresentata dalla religione 53 ; che pu r<br />

form ate in modo <strong>con</strong>tinuo e rigoroso alla scuola religiosa, le donne<br />

non dovessero mai addentrarsi in questioni intellettuali, come<br />

afferma l’autrice in Indirizzo e pascolo alla pietà delle giovani, u n<br />

48 Compagnia di S. Orsola. Figlie di S. Angela, Venerabile Maddalena Girelli, p. 44.<br />

49 Sul tema dei <strong>con</strong>vitti cattolici si legga di A. KEKLIKIAN, Convitti operai cattolici e forza<br />

lavoro femminile in A. GIGLI MARCHETTI –N. TORCELLAN (edd.), Donna lombarda 1860-1945,<br />

pp. 180-187, Milano, 1992.<br />

50 Cfr. C. MAGARAGGIA, Da Breganze al mondo. Storia e storie delle Orsoline di madre<br />

Giovanna, Vicenza, s. d.<br />

51 Oltre ai due testi cui si fa qui esplicito riferimento per l’analisi Elisabetta Girelli compose<br />

altri testi a carattere precettistico: Un bell’esempio alle spose cristiane. Cenni sulla vita e sulle<br />

virtù della <strong>con</strong>tessa Marietta Girelli, Brescia, 1872; Cenni edificanti di Elena Mazzocchi di<br />

Bergamo, Brescia, 1875 e Le memorie edificanti della vita di suor M. Teresa Venturi delle Suore<br />

di Carità, Brescia, 1880.<br />

52 E. GIRELLI, Indirizzo e pascolo alla pietà delle giovani riveduto ed ampliato da brevi<br />

meditazioni per un intero mese, Brescia, 1892 (XX ed), p. 32.<br />

53 Ibid., p. 15; ma anche E. GIRELLI, Fede e virtù. Letture istruttive ed edificanti per le giovani<br />

adatte anche per circoli femminili, Brescia, 1922, p. 189.<br />

SANT’ANGELA E SANT’ORSOLA<br />

Centro Studi Internazionali<br />

16


LE ORSOLINE E LE GIOVANI. INIZIATIVE EDUCATIVE E MODELLI DI GENERE TRA<br />

OTTO E NOVECENTO.<br />

Liviana Gazzetta 17<br />

<strong>testo</strong> pubblicato nel 1873 e giunto nel 1896 ben alla ventiduesima<br />

edizione:<br />

«Oh se tutte le giovani fossero ben istruite nelle verità della fede,<br />

sarebbero anche più franche e generose nel <strong>con</strong>fessarle in faccia al<br />

mondo. Non già che noi dobbiamo far le teologhesse e disputar <strong>con</strong> quelli<br />

che non credono o non capis<strong>con</strong>o nulla nelle cose di Dio. Questo non è<br />

l’ufficio nostro.» 54<br />

In Fede e virtù, edito nel 1886 e che av rà un’a mpia circolazione<br />

anche nel primo dopoguerra, proposto fino agli anni Venti anche<br />

all’uso dei circoli Gioventù Femminile di azione cattolica,<br />

l’educazione al matrimonio poggia sull’educazione alla sottomissione<br />

completa della donna: la tesi è che<br />

«La parte della donna in qualu nque stato e <strong>con</strong>dizione ella sia è sempre<br />

d’obbedienza e di sacrificio: non v’illudete, figliuole care, sperando<br />

diversamente. Piuttosto preparatevi adesso, colla sommissione e collo<br />

studio della annegazione della vostra volontà nelle piccole cose.» 55<br />

Segue il corollario di raccomandazioni speciali per la modestia come<br />

virtù tipicamente femminile 56 , la quale comporta il divieto agli<br />

abbracci fraterni perfino <strong>con</strong> le compagne 57 ; ciò che sembra non<br />

molto diverso dalla raccomandazione a vegliare «al primo apparire<br />

di ogni amicizia particolare» che troviamo nell’indirizzo del<br />

pensionato di Bergamo agli inizi del ‘900: «non permettete che si<br />

appartino dalle altre o che discorrano sottovoce, né lasciatele sole un<br />

sol mo mento, che si usino troppa dimestichezza ed inti mit à» 58 . O<br />

ancora ecco il “prontuario” di ammonimenti –peraltro <strong>con</strong>divisi<br />

uniformemente in tutte le iniziative di questo periodo e oltre - a non<br />

54 GIRELLI, Indirizzo e pascolo alla pietà delle giovani, p. 78.<br />

55 GIRELLI, Fede e virtù, p. 113; a p. 302 dello stesso <strong>testo</strong> a proposito della sposa cristiana si<br />

afferma: «Comandano i suoceri, comanda il fratello maggiore, comanda il marito, ed ella<br />

obbedisce a tutti e sempre <strong>con</strong> gioia».<br />

56 Vera categoria di lunga durata della precettistica cattolica, la modestia sta a <strong>con</strong>notare più<br />

una caratteristica del comportamento e dell’abbigliamento femminile che abbandono dell’orgoglio<br />

individuale e coscienza dei propri limiti, come invece indicherebbe se riferito all’universo<br />

maschile: «Quella giovane disgraziata volle andare alla festa <strong>con</strong> quell’abito immodesto, fu<br />

sedotta e peccò; né fu solo quel primo peccato, ma fu come il primo anello della catena d’iniquità<br />

<strong>con</strong> cui il demonio la tirò seco all’inferno»: GIRELLI, Indirizzo e pascolo alla pietà delle giovani,<br />

p. 89. Sulla persistenza di questi (ed altri <strong>con</strong>nessi) temi fino agli anni Sessanta del ‘900 mi<br />

permetto di rinviare al mio Eredità cattolica e modelli femminili nelle lettere dell’Archivio di<br />

Gigliola Cinquetti, «Archivio Trentino. Rivista di studi sull’età moderna e <strong>con</strong>temporanea», 1,<br />

2007, pp. 215-234.<br />

57 GIRELLI, Fede e virtù, p. 243; nel Regolamento del Pensionato per studentesse delle suore<br />

orsoline in Bergamo risalente agli anni Venti (Archivio Casa Generalizia Suore Orsoline di Maria<br />

Vergine Immacolata, cart. M. 1.1,) si legge: «È vietato portarsi al posto od al letto di un’altra<br />

compagna».<br />

58 Archivio Casa Generalizia Suore Orsoline di Maria Vergine Immacolata di Bergamo, cart.<br />

M. 1.1, Ai pensionati.<br />

SANT’ANGELA E SANT’ORSOLA<br />

Centro Studi Internazionali<br />

17


LE ORSOLINE E LE GIOVANI. INIZIATIVE EDUCATIVE E MODELLI DI GENERE TRA<br />

OTTO E NOVECENTO.<br />

Liviana Gazzetta 18<br />

leggere libri scelti liberamente 59 , a non frequentare balli e<br />

mascherate e non recarsi a teatro 60 , ma neppure prestarsi come<br />

attrici nei teatrini per dilettanti.<br />

Ciò che emerge nell’elaborazione della Girelli in <strong>con</strong>trotendenza <strong>con</strong><br />

questa im magine tradizionale e segregante della donna è, invece,<br />

una significativa attenzione per le forme di vita femminili che<br />

sfug gi v a no all’altern ati v a secca tra m a t ri monio e <strong>con</strong> ve nto, così<br />

come evidentemente suggerito dal nuovo indirizzo di vita <strong>con</strong>sacrata<br />

nel secolo. In Fede e virtù Elisabetta Girelli afferm a di quante non<br />

entrano in <strong>con</strong>vento e non si sposano:<br />

«Non crediate che Dio vi abbia lasciate a caso nel mondo: no, Egli vi ha<br />

assegnato una missione santamente fe<strong>con</strong>da, e sotto alcuni aspetti più<br />

fortunata di quella delle stesse Religiose. Esse danno una buona lezione<br />

al mondo col voltargli per sempre le spalle; ma poi le loro virtù esercitate<br />

nel segreto del chiostro restano al mondo sepolte; voi invece siete nel caso<br />

di non poter fare un passo senza dare buon esempio…» 61 .<br />

Una prospettiva che sarà ripresa – ma non abbiamo qui il modo di<br />

approfondire - nelle opere della compagnia di Siena nel primo<br />

dopoguerra 62 . Dopo una partenza nel segno del cattolicesimo sociale<br />

<strong>con</strong> la fondazione di una sezione della Società nazionale di patronato<br />

e m utuo soccorso per le lavoratrici di Cesarina Astesana, e poi la<br />

nascita della colonia agricola di Santa Regina 63 , qui si elabora<br />

esplicita mente un modello fem minile inteso come artefice del ritorno<br />

alla natura «dopo l’esperimento della guerra mondiale nella quale la<br />

donna si era mostrata abile <strong>con</strong>duttrice di fondi rustici».<br />

E ciò me n t re in vece , a n cora nel 1 9 4 7 , la m a d re ge nera le dell’Union e<br />

romana dirà nel suo saggio L’Education des Ursulines che la donna<br />

che scegliesse o si trovasse in qualche modo in una terza via tra<br />

matrimonio e vocazione religiosa non avrebbe potuto trovare<br />

all’interno delle strutture dell’ordine una positiva preparazione<br />

individuale: una via che nessuna desidera per sé – se<strong>con</strong>do la<br />

59 Come sostiene l’indirizzo delle orsoline di Maria Vergine Immacolata per la gestione dei<br />

pensionati: «Abbiate cura che non si applichino a letture cattive o di romanzi che se da una parte<br />

nulla giovano alla scienza, dall’altra sono causa certa di loro rovina morale»: Archivio Casa<br />

Generalizia Suore Orsoline di Maria Vergine Immacolata di Bergamo, cart. M. 1.1, Ai pensionati.<br />

60 GIRELLI, Fede e virtù, p. 249: «Un’onesta donna non può intervenirvi senza grave pericolo<br />

di essere testimonio di cose s<strong>con</strong>venevoli (…). La fantasia ne resta colpita, il cuore commosso, la<br />

coscienza ne è turbata, e della vostra innocenza che sarà».<br />

61 Ibid., p. 320.<br />

62 Sulla figura e l’opera di Bianca Piccolomini, fondatrice della compagnia senese e tutte le sue<br />

attività si vedano F. BEA, Bianca Piccolomini Clementini. Tradurre la fede in carità, Padova,<br />

1987; A. ANDREINI, Bianca Piccolomini Clementini. La bellezza di un’anima libera, Panzano in<br />

Chianti, 2009.<br />

63 In questo, tuttavia, si determinò progressivamente una <strong>con</strong>vergenza <strong>con</strong> l’ideologia del<br />

regime –come ri<strong>con</strong>osce la stessa M. BARTALINI, Cronistoria del primo quarantennio della<br />

compagnia senese, 1957, p. 248.<br />

SANT’ANGELA E SANT’ORSOLA<br />

Centro Studi Internazionali<br />

18


LE ORSOLINE E LE GIOVANI. INIZIATIVE EDUCATIVE E MODELLI DI GENERE TRA<br />

OTTO E NOVECENTO.<br />

Liviana Gazzetta 19<br />

religiosa - e nella quale ci si dovrà sforzare a farsi un altro tipo di<br />

famiglia, quello della carità 64 .<br />

Un “segno dei tempi”: la ginnastica femminile<br />

È nella se<strong>con</strong>da m e t à dell’Ottoce n to c he n el nost ro paese la categori a<br />

pedagogica dell’educazione fisica entra nell’elaborazione e nella<br />

prassi scolastica, portando a compimento un processo di acquisizioni<br />

teoriche e aggiornamento durato oltre un secolo: un processo che, in<br />

sintesi, porta dalle prime esortazioni di Genovesi <strong>con</strong>tro la<br />

«poltroneria» dei fanciulli alla circolazione delle <strong>con</strong>oscenze su<br />

esperienze di educazione ginnastica d’oltralpe, fino allo sviluppo di<br />

un preciso insegnamento in tal senso, parallelamente alla<br />

costruzione del sistema scolastico nazionale. Nella legge Casati la<br />

ginnastica è introdotta come materia degli studi se<strong>con</strong>dari, ed è<br />

oggetto di raccomandazione, anche se non obbligatoria, fin dai primi<br />

regolamenti del ‘60; insieme al tiro a segno essa tende alla<br />

preparazione dell’individuo di «dignità civile» ed è quindi prevista<br />

per il solo sesso maschile. Una domanda di ginnastica femminile,<br />

tuttavia, comincia a delinearsi ben presto - già negli anni Sessanta<br />

del XIX secolo - intesa come ginnastica callistenica: un’attività fisica<br />

tesa allo sviluppo della bellezza e forza fisica delle giovinette e, nello<br />

stesso tempo, tesa a correggere i danni fisici e psicologici deri vanti<br />

dalla tradizionale impostazione chiusa e sedentaria dell’educazione<br />

fem minile 65 . Malgrado non poche ostilità, grazie anche alle spinte<br />

derivanti dalla diffusione della cultura positivistica si fa strada<br />

l’idea che l’educazione fisica potesse diventare un valido antidoto a<br />

problemi e irregolarità nelle funzioni organiche e forse ancor più a<br />

eccessi e patologie del sistema nervoso femminile: più pronte<br />

fisica mente a seguire una forte volontà, «più facile diventerà per<br />

esse, in qualsiasi occasione, l’adempimento di ogni loro dovere» 66 – è<br />

la tesi -, prevenendo nel <strong>con</strong>tempo il rischio che le donne stesse, in<br />

virtù della loro funzione procreativa ed educatrice, diventassero<br />

causa di moltiplicazione degli elementi degenerativi della vita<br />

sociale.<br />

Ecco perché l’introduzione dell’educazione fisica si accompag n a<br />

regolarmente ad un’azione di promozione e diffusione della cultura<br />

igienica e la scuola diventa il perno di una vera a propria azione di<br />

alfabetizzazione in tal senso rivolta alle giova ni come preparazione ai<br />

doveri di sposa e madre di famiglia. In tutto questo processo è anche<br />

presente una polemica più o meno implicita nei <strong>con</strong>fronti<br />

dell’educazione impartita dalle istituzioni religiose, accusate di<br />

64 DE SAINT-JEAN MARTIN, L’Education des ursulines, p. 289.<br />

65 Su tutte questi temi si veda G. BONETTA, Educare le vestali della sanità fisica! in ID.,<br />

Scuola e socializzazione fra ‘800 e ‘900, Milano, 1989, pp. 237-260; S. GIUNTINI, Agli albori della<br />

ginnastica femminile in Italia, «Ricerche storiche», XX, 3 (1989), pp. 27-45.<br />

66 F. VALLETTI, Ginnastica femminile, Milano, 1892, p. 3 citato in BONETTA, Educare le<br />

vestali, p. 251.<br />

19<br />

SANT’ANGELA E SANT’ORSOLA<br />

Centro Studi Internazionali


LE ORSOLINE E LE GIOVANI. INIZIATIVE EDUCATIVE E MODELLI DI GENERE TRA<br />

OTTO E NOVECENTO.<br />

Liviana Gazzetta 20<br />

crescere giovani «ignoranti e pure e pie e modeste, più atte al<br />

<strong>con</strong> vento che al matrimonio» 67 e per le quali ben presto lo stesso<br />

matrimonio e la vita familiare si sarebbero rivelati come pesi<br />

insostenibili.<br />

D’altra parte è noto che per tutto il XIX secolo il mondo cattolico e la<br />

Chiesa, <strong>con</strong> esclusione di alcuni pedagogisti più diretta mente a<br />

<strong>con</strong>tatto <strong>con</strong> situazioni sociali di emarginazione, mostrano una forte<br />

ostilità nei <strong>con</strong>fronti della gin n astica, combattendola sul piano<br />

culturale e istituzionale, laddove possibile; un’avversione che<br />

esplose, in particolare, nel ’78 quando da una parte - dopo la legge<br />

Coppino - la religione era di fatto esclusa dalle materie obbligatorie,<br />

dall’altra si introduceva la legge De Sanctis <strong>con</strong> cui la ginnastica<br />

diventa va disciplina obbligatoria in ogni ordine di studi, nonostante<br />

l’ov via deficienza delle strutture e l’impreparazione magistrale. Solo<br />

nel 1895 fratel Biagio dei fratelli delle scuole cristiane avviò un<br />

movimento che nel giro di due lustri creò le basi di un<br />

associazionismo sportivo cattolico 68 . Tutto questo, però, a livello<br />

rigorosamente maschile: perché nasca un’organizzazione sportiva<br />

fem minile in ambito cattolico bisognerà attendere la fase finale della<br />

Se<strong>con</strong>da Guerra Mondiale <strong>con</strong> la FARI, federazione italiana delle<br />

attività ricreative 69 .<br />

E le orsoline come reagis<strong>con</strong>o a queste nuove sollecitazioni<br />

In sintesi credo sia stata l’introduzione della passeggiata a<br />

rappresentare a lungo l’unica forma di risposta o di tentativo di<br />

allineamento alle recenti disposizioni ministeriali nelle iniziative<br />

educative proprie dell’ordine. Segnalata dalle fonti delle orsoline di<br />

Somasca fin dalla metà degli anni Cinquanta dell’800 70 , trovia mo<br />

traccia dell’avvio della prassi della passeggiata nell’istituto retto<br />

dalle orsoline di S. Carlo di Milano fin dal 1863: il tutto <strong>con</strong> gra n<br />

“rumore” e per prevenire - come <strong>con</strong>fermano fonti interne 71 - una<br />

temuta diminuzione di iscrizioni o minacce di soppressioni. L’ostilità,<br />

tuttavia, permane forte, se nel 1878 don Zefirino Agostini può<br />

parlare in questo modo:<br />

67 Donna PAOLA, L’educazione fisica della donna, «L’Educazione fisica», 1909, citato da<br />

BONETTA, Educare le vestali della sanità fisica, p 248.<br />

68 Cfr. G. BONETTA, Corpo e nazione. L’educazione ginnastica, igienica e sessuale nell’Italia<br />

liberale, Milano, 1990.<br />

69 Un primo abbozzo d’iniziativa per l’educazione fisica femminile si ebbe, in realtà,<br />

nell’ambito dell’Unione Femminile Cattolica nel 1923, dopo la Riforma Gentile, <strong>con</strong> “Forza e<br />

Grazia”, che doveva <strong>con</strong>tendere il campo allo scoutismo femminile di Antonietta Giacomelli;<br />

l’iniziativa, tuttavia, non ebbe sostanzialmente seguito: a questo proposito mi permetto di rinviare<br />

a quanto ricostruisco nel mio recente Cattoliche durante il fascismo. Ordine sociale e<br />

organizzazioni femminili nelle Venezie, Roma, 2011, in particolare pp. 119-139.<br />

70 REGINA, Maternità educativa. Una biografia di Caterina e Giuditta Cittadini, p. 218: la<br />

regola delle orsoline limita <strong>note</strong>volmente le uscite di casa, ma Caterina Cittadini nella regola del<br />

’55 sembra far eccezione per il passeggio delle educande.<br />

71 M. CASTELLI, Le proposte educative delle suore orsoline di San Carlo nel periodo della<br />

Restaurazione, p. 188; si veda anche Alpex, Delicato problema sociale, «Risveglio», numero<br />

speciale, 1953.<br />

SANT’ANGELA E SANT’ORSOLA<br />

Centro Studi Internazionali<br />

20


LE ORSOLINE E LE GIOVANI. INIZIATIVE EDUCATIVE E MODELLI DI GENERE TRA<br />

OTTO E NOVECENTO.<br />

Liviana Gazzetta 21<br />

«Nel corso di tanti secoli non furono mai introdotti nelle scuole i così detti<br />

esercizi ginnastici. Ma adesso sì, sono ri<strong>con</strong>osciuti quasi di prima<br />

necessità. I primi ad esercitarli sono stati i giovani, poi anche le giovani.<br />

Ora si è presentato un progetto di legge per rendere obbligatoria la<br />

ginnastica in tutte le scuole sia maschili che femminili e fu ammessa.<br />

Obbligatoria e perché Perché i perfidi sanno quanto veleno, attraverso<br />

questo mezzo, passa nelle anime verginali a danno della loro innocenza.<br />

Sì, persuadetevi che questi scellerati hanno di mira di rapire il tesoro di<br />

vere<strong>con</strong>dia e modestia, specialmente nelle nostre giovani. Che abisso di<br />

iniquità, che <strong>con</strong>seguenze lacrimevolissime ne derivano e ne<br />

deriveranno» 72 .<br />

D’altra parte progressi va mente la passeggiata sta va entrando anche<br />

nei galatei destinati all’educazione femminile come attività distinta<br />

dai «pubblici passeggi», cioè intesa come «regolare esercizio<br />

necessario per la salute» delle donne 73 , anche se da svolgere sempre<br />

<strong>con</strong> moderazione, come ricorda agli inizi del XX secolo – ad esempio -<br />

la Vertua Gentile nel suo Le donnine di domani 74 . Di fatto negli<br />

istituti religiosi fem minili si impose in alcuni casi la richiesta di<br />

esonero dall’obbligo di insegna mento o, più spesso appunto, l’uso<br />

delle passeggiate in funzione sostitutiva della ginnastica vera a<br />

propria e come ulteriore momento di inquadramento, di educazione<br />

all’ubbidienza e all’ordine: «IV) Durante il passeggio <strong>con</strong>serveranno<br />

sempre l’ordine colla propria compagna, colla quale parleranno di<br />

cose utili, sebbene questa non garbasse. V) In questi passeggi è<br />

proibito il correre soverchiamente, l’allontanarsi le une dalle altre,<br />

lo schia mazzare o coi piedi o colla voce, il gestire, il fissare gli occhi<br />

addosso a persone estranee, il volgere indietro il capo, il fermarsi a<br />

parlare <strong>con</strong> persone, anche cogli stessi parenti, senza espressa licenza<br />

della maestra. VI) Osserveranno silenzio e terranno gli occhi bassi<br />

passando pe’ luoghi abitati.» 75<br />

Ancora nei primi anni Venti del ‘900 il regolamento del Pensionato<br />

per studenti delle orsoline di Bergamo prevede passeggiate<br />

organizzate <strong>con</strong> obbligo di partecipazione:<br />

72 AGOSTINI, Avvertimenti alle madri sulle leggi del governo riguardanti i giovani in Id.,<br />

Scritti alle madri cristiane, pp. 182-83.<br />

73 L. A. PALADINI, Manuale per le giovinette italiane, Firenze, 1857, p. 31.<br />

74 «È andata a scuola; ha eseguito i suoi doveri di scolara, di figlia, di sorella, di compagna. Ha<br />

seguito i doveri verso l’anima sua. È stata docile, paziente, tollerante; ha pregato Dio <strong>con</strong> sincero<br />

affetto (…) A casa, ha dato una mano alla mamma nelle faccende domestiche; ha fatto i compiti,<br />

ha studiato la lezione, ha messo in ordine i libri e i quaderni. Ha anche giocato, specialmente se fu<br />

giorno di vacanza; ha passeggiato all’aperto, si è divertita colle compagne, ma moderatamente,<br />

come si <strong>con</strong>viene ad una fanciulletta ben educata»: A. VERTUA GENTILE, Le donnine di domani.<br />

Nozioni di doveri e di diritti per uso della terza elementare femminile, Lanciano, 1907, p. 39, cit in<br />

G. DI BELLO, Le bambine tra galatei e ricordi nell’Italia liberale in ULIVIERI, Le bambine nella<br />

storia dell’educazione, pp. 247-297, pp. 239-240.<br />

75 Regolamento del collegio Cittadini delle <strong>con</strong>vittrici in Somasca in Beatificationis et<br />

canonizationis Servae Dei Catharinae Cittadini fundatricis Sorororum Ursulinarum de Somascha<br />

Positivo, p. 290.<br />

SANT’ANGELA E SANT’ORSOLA<br />

Centro Studi Internazionali<br />

21


LE ORSOLINE E LE GIOVANI. INIZIATIVE EDUCATIVE E MODELLI DI GENERE TRA<br />

OTTO E NOVECENTO.<br />

Liviana Gazzetta 22<br />

«Tutte le Pensionanti devono prender parte alle passeggiate comu ni. Se<br />

taluna avesse motivi seri e plausibili per dispensarsene, li manifesterà<br />

<strong>con</strong> sommessione, attenendosi poi alle disposizioni della Direttrice.<br />

Durante le passeggiate, come sempre, le <strong>con</strong>vittrici terranno un <strong>con</strong>tegno<br />

urbano e decoroso e si mostreranno ossequienti agli ordini delle suore.» 76<br />

La difficoltà ad allinearsi alle richieste della legislazione pubblica su<br />

questo terreno <strong>con</strong>tinuerà ov via mente quando si tratterà di<br />

misurarsi <strong>con</strong> le richieste del regime fascista, che notoriamente fece<br />

di questa attività una strategia di <strong>con</strong>senso e irrigimentazione 77 . Ne<br />

troviamo traccia al collegio di Ferrara, dove - dopo l’unione alle<br />

orsoline Figlie di Maria Immacolata di Verona - si segnalano<br />

resistenze e disagi nell’adeguarsi alle disposizioni che prevedono la<br />

fine dell’esonero e la dimostrazione degli esercizi obbligatori. 78<br />

76 Archivio Casa Generalizia Suore Orsoline di Maria Vergine Immacolata, cart. M. 1.1,<br />

Regolamento del Pensionato per studentesse delle suore orsoline in Bergamo.<br />

77 Sul tema, qui solo accennato, rinvio a R. ISIDORI FRASCA, L’educazione fisica e sportiva e la<br />

“preparazione materna” in M. ADDIS SABA (ed.), La corporazione delle donne. Ricerche e studi<br />

sui modelli femminili nel ventennio, Firenze, 1988, pp. 273-304; Accademiste a Orvieto. Donne ed<br />

educazione fisica nell’Italia fascista 1932- 1943, Perugia, 1996.<br />

78 L. GUIDI – IDI URATORI SAPIGNI – PIGNORTINI, ‘Elle s’adopran d’imparar le fanciulle’…<br />

La Compagnia e il Collegio di Sant’Orsola di Ferrara (secc. XVI-XX), Ferrara, 2004, pp. 313-14;<br />

nel 1942 il regime impose anche la organizzazione di «corsi nazionali di educazione fisica per<br />

religiose».<br />

SANT’ANGELA E SANT’ORSOLA<br />

Centro Studi Internazionali<br />

22

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!