testo completo, con note - Sant'Angela Merici
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LE ORSOLINE E LE GIOVANI. INIZIATIVE<br />
EDUCATIVE E MODELLI DI GENERE TRA OTTO E<br />
NOVECENTO.<br />
LIVIANA GAZZETTA<br />
Per cerca re di delimitare l’a mbito in cui si colloca il mio <strong>con</strong>tributo<br />
procederò innanzitutto per viam negationis, se così si può dire,<br />
sottolinea ndo in primo luogo ciò che esso non è.<br />
Sicuramente non è una storia della prassi e delle idee pedagogiche<br />
sviluppate dagli istituti e dalle compagnie mericiane tra ‘800 e<br />
‘900, e non è neppure una storia delle iniziative educative e<br />
scolastiche messe in campo dalle orsoline nell’arco di tempo<br />
indicato 1 : settori d’indagine, questi, di grande interesse e su cui <strong>con</strong><br />
ogni probabilità la ricchezza documentaria di questi stessi istituti e<br />
compagnie <strong>con</strong>sentirebbe certo un proficuo la voro di sca vo, ma che,<br />
tuttavia, allo stato della ricerca appaiono appena a v viati. In modo<br />
forse più semplice, ma spero ugual mente utile, il mio è un tentati vo<br />
di ricostruzione di quali furono i modelli di genere che alcune/i tra<br />
le/i principali protagoniste/i della ripresa dell’ordine manifestano<br />
nell’ambito della loro attività educativa davanti ai nuovi bisogni<br />
dell’età borghese, per dirla <strong>con</strong> le parole del <strong>con</strong>vegno.<br />
Quella di genere (gender) è ormai una categoria ri<strong>con</strong>osciuta – come<br />
suggeriva uno dei <strong>con</strong>tributi fondativi di questo tipo di ricerche -<br />
quale utile strumento di indagine storica 2 ; una categoria entrata a<br />
1 Per un primo approccio alla tematica in chiave storica, in assenza di strumenti <strong>con</strong>solidati di<br />
interpretazione storiografica per il periodo che qui interessa, rinvio all’analisi – riferita all’età<br />
moderna - di P. BRAIDO, Contributi educativi e pedagogici originari delle orsoline in ID,<br />
Esperienze di pedagogia cristiana nella storia. I, Roma, 1981, pp. 195-267; esistono poi alcuni<br />
<strong>con</strong>tributi su singole esperienze, quali: E. M. SIMONI (ed.), Quando missione è stile di vita. Profilo<br />
della venerabile Madre Brigida Morello-Brigida di Gesù e dell’Istituto da lei fondato, s.d, s.l.; M.<br />
CASTELLI, Le proposte educative delle suore orsoline di San Carlo nel periodo della<br />
Restaurazione in R. SANI (ed.), Chiesa, educazione e società nella Lombardia del primo<br />
Ottocento. Gli istituti religiosi tra impegno educativo e nuove forme di apostolato. 1815-1860,<br />
Milano, 1996, pp. 167-214; G. ZANCHI, La fondazione della Casa di educazione femminile in ID.,<br />
Francesco Della Madonna. Un “savio” sacerdote bergamasco. 1771- 1846, Milano, 1996, pp.<br />
151-191; alcune utili indicazioni anche nel manuale di P. BONATELLI, Lineamenti d’educazione e<br />
di storia dell’educazione femminile, Firenze, 1942, soprattutto pp. 535-536 e 541-543. Per uno<br />
sguardo generale – ma talvolta anche generico - all’azione educativa delle famiglie religiose<br />
femminili a cavallo tra i due secoli si veda il saggio di G. LOPARCO, Gli istituti religiosi femminili<br />
e l’educazione delle donne in Italia tra ‘800 e ‘900, «Seminarium», n.s., XLIV, 1-2, gennaiogiugno<br />
2004, pp. 209-258.<br />
2 J. W. SCOTT, Il “genere”: un’utile categoria di analisi storica, «Rivista di storia<br />
<strong>con</strong>temporanea», pp. 560-586, 4, 1987: l’autrice vi definisce il genere come «elemento costitutivo<br />
delle relazioni sociali» e «fattore primario del manifestarsi dei rapporti di potere»; in tema si veda<br />
anche J. SCOTT, Gender and the politics of history, New York, 1988 e La storia delle donne, in<br />
P. BURKE (ed.), La storiografia <strong>con</strong>temporanea, Bari-Roma, 1993. Un’utile sintesi su storia<br />
delle donne e storia di genere in G. BOCK, Storia, storia delle donne e storia di genere, Estro<br />
1988.<br />
SANT’ANGELA E SANT’ORSOLA<br />
Centro Internazionale di Studi
LE ORSOLINE E LE GIOVANI. INIZIATIVE EDUCATIVE E MODELLI DI GENERE TRA<br />
OTTO E NOVECENTO.<br />
Liviana Gazzetta 2<br />
pieno titolo nel dibattito storiografico, e non solo in ambito<br />
<strong>con</strong>temporaneistico, capace di promuovere in bre ve tempo una mole<br />
di studi e ricerche innovativi rispetto alla stessa storia delle donne.<br />
Essa si basa sull’assu nto che nelle relazioni sociali – e a maggior<br />
ragione nelle relazioni e nei <strong>con</strong>testi di tipo educativo e religioso 3 -<br />
siano sempre presenti e “atti ve” in form a esplicita o, più spesso,<br />
implicita precise <strong>con</strong>cezioni di genere, cioè idee di quali siano la<br />
natura, il valore, il destino, il potere, le possibilità che gli individui,<br />
in quanto appartenenti all’uno o all’altro dei due sessi, possono<br />
sperare nel <strong>con</strong><strong>testo</strong> socio-culturale del loro tempo.<br />
Va inoltre precisato, in premessa, che anche nella prospettiva di<br />
genere adottata si tratta di una ricerca ancora a livello indiziario,<br />
data la complessità dell’oggetto di studio, l’ampiezza dell’arco<br />
cronologico <strong>con</strong>siderato, la sostanziale mancanza di storiografia che<br />
offra già dei risultati di sintesi, la gra nde ricchezza di esperienze che<br />
caratterizza le famiglie mericiane, anche solo limitando l’indagine<br />
alla situazione italiana, la mole e la relativa dispersione delle fonti<br />
potenzialmente disponibili per lo studio 4 . Le fonti qui analizzate<br />
riguardano alcune delle principali esperienze di rifioritura<br />
dell’ordine tra ‘800 e primo ‘900, quali le orsoline di Maria Vergine<br />
Immacolata di Gandino, di San Carlo di Milano, le orsoline Figlie di<br />
Maria Immacolata di Verona, del Sacro Cuore di Maria di Breganze,<br />
dell’Unione Romana; inoltre, della compagnia delle Figlie di<br />
Sant’Angela di Brescia, <strong>con</strong> qualche “incursione” sulla vita della<br />
compagnia fondata a Siena da Bianca Piccolomini e della compagnia<br />
di Treviso 5 . Ho potuto poi avvalermi di un analitico lavoro sulla<br />
storia della compagnia e del collegio di S. Orsola di Ferrara, che -<br />
com’è noto - <strong>con</strong>fluirono nell’ambito delle orsoline Figlie di Maria<br />
Immacolata di Verona.<br />
In buona parte lo studio è stato sviluppato su fonti se<strong>con</strong>darie, cioè su<br />
lavori di ricostruzione già <strong>con</strong>dotti da alcuni studiosi su singole<br />
istituzioni e compagnie dell’ordine; non sono mancate, però, neppure<br />
le fonti primarie, come si vedrà: in particolare sono stati analizzati<br />
3 Questo tipo di indagini, in realtà, nel mondo cattolico italiano stenta a decollare. Per una<br />
ricostruzione delle linee fondamentali di evoluzione del rapporto tra cattolicesimo e mondo<br />
femminile in età <strong>con</strong>temporanea si vedano i saggi: M. DE GIORGIO, Il modello cattolico in G.<br />
FRAISSE - M. PERROT (edd.), Storia delle donne in Occidente. L'Ottocento, Bari, 1991, pp. 155-<br />
191; M. CAFFIERO, Dall'esplosione mistica all'apostolato sociale. 1650-1850 e di L. SCARAFFIA,<br />
"Il cristianesimo l'ha fatta libera, collocandola nella famiglia accanto all'uomo" (dal 1850 alla<br />
"Mulieris dignitatem") in L. SCARAFFIA e G. ZARRI (edd.), Donne e fede. Santità e vita religiosa<br />
in Italia, Roma-Bari, 1994, pp. 441-493; I. PERA, La questione femminile nel mondo cattolico<br />
nel primo Novecento, «Ricerche di storia sociale e religiosa», XXX, 59, pp. 67-89; P. GAIOTTI<br />
DE BIASE, Vissuto religioso e secolarizzazione. Le donne nella “rivoluzione più lunga”, Roma,<br />
2006.<br />
4 Colgo l’occasione per ringraziare della disponibilità offerta nel reperimento delle fonti da<br />
parte degli organizzatori del <strong>con</strong>vegno e delle istituzioni <strong>con</strong> cui sono entrata in <strong>con</strong>tatto in vista di<br />
questo studio.<br />
5 Anche per la vita della compagnia di Treviso ho potuto <strong>con</strong>sultare una fonte interna: si tratta<br />
del lavoro di A. CAMPAGNER (ed.), A ricordo di un centenario. Il Patronato Polacco e l’Istituto<br />
secolare della Compagnia di S. Orsola Figlie di S. Angela <strong>Merici</strong> a Treviso, Treviso, 1981.<br />
SANT’ANGELA E SANT’ORSOLA<br />
Centro Studi Internazionali<br />
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Liviana Gazzetta 3<br />
gli scritti alle giovani di Elisabetta Girelli, le <strong>con</strong>ferenze e le prediche<br />
alle madri cristiane di don Agostini - fondatore delle Figlie di Maria<br />
Immacolata - e i regolamenti del pensionato per studentesse delle<br />
orsoline di Bergamo.<br />
1. Elementi d’analisi<br />
Naturalmente un tentativo di ricostruzione di quali furono i modelli<br />
di genere <strong>con</strong> cui alcuni protagonisti della ripresa e alcune<br />
istituzioni mericiane operarono nel lungo Ottocento significa,<br />
innanzitutto, misurarsi <strong>con</strong> la difficile individuazione di terreni di<br />
<strong>con</strong> vergenza e/o differenziazione rispetto al <strong>con</strong><strong>testo</strong> storico-culturale<br />
complessivo, cioè rispetto ai modelli prevalenti nell’Italia del tempo e<br />
rispetto ai modelli dominanti nella cultura e nel movimento<br />
cattolico coevi.<br />
Il periodo di rifioritura delle fa miglie mericiane dopo la fase<br />
rivoluzionaria e le soppressioni napoleoniche coincide di fatto <strong>con</strong> un<br />
processo di lunga durata che riguarda direttamente la storia delle<br />
donne e di genere: un processo che complessiva mente potrem mo<br />
definire della scoperta dell’importanza dell’educazione femminile<br />
nella società. Se il ‘700 da molti punti di vista può rappresentare il<br />
secolo della “scoperta dell’infanzia”, il XIX secolo potrebbe a sua volta<br />
essere definito il “secolo della madre”, dell’esaltazione della funzione<br />
materna della donna e quindi dell’assoluta centralità della sua<br />
educazione.<br />
Si tratta di un processo complesso e <strong>con</strong> profonde stratificazioni, su<br />
cui – in questa sede - non posso che rinviare alla ricchissima<br />
bibliografia in proposito 6 : un processo che discende dalla or m ai<br />
completa accettazione del dimorfismo sessuale e si esplica nella<br />
<strong>con</strong> vinzione della differenza tra i due sessi come elemento<br />
strutturale dell’ordine naturale, che in primo luogo si traduce<br />
nell’identificazione tra destino femminile e ruolo materno (reale o<br />
v icario) delle donne; infine – ed è questione centrale per la nostra<br />
indagine - implica la tesi che in questo suo ruolo materno ed<br />
educativo – che pure si ri<strong>con</strong>osce ad essa del tutto <strong>con</strong>-naturale - la<br />
donna dev’essere essa stessa fatta oggetto di specifica educazione: è<br />
ciò che gli studiosi di storia dell’educazione hanno chiamato –<br />
facendo emergere l’evidente paradosso sotteso a questa mentalitàl’obiettivo<br />
di educare l’educatrice, segnalando come tutta questa<br />
6 Per una prima analisi si vedano i saggi, a loro volta ricchi di indicazioni bibliografiche: E.<br />
BADINTER, L’amore in più. Storia dell’amore materno, Milano, 1981; G. FRAISSE, Dalla<br />
destinazione al destino. Storia filosofica della differenza tra i sessi in G. FRAISSE - M. PERROT<br />
(edd.), Storia delle donne in Occidente. L'Ottocento, pp. 89- 129; G. FIUME (ed.), Madri: storia<br />
di un ruolo sociale, Venezia, 1995; EAD., Nuovi modelli e nuove codificazioni: madri e mogli tra<br />
Settecento e Ottocento in M. D’AMELIA (ed), Storia della maternità, Roma-Bari, 1997, pp. 76-<br />
110; A. BRAVO, La Nuova Italia: madri fra oppressione ed emancipazione, ibid., pp. 138-183;<br />
F. KOCH, La madre di famiglia nell’esperienza sociale cattolica, ibid., pp. 239-271.<br />
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attenzione alla diversità femminile comprenda anche un’idea di<br />
insufficienza o comunque di inadeguatezza delle donne in questo<br />
compito materno-educativo, pur a loro così essenziale, e quindi<br />
inevitabilmente anche di una naturale gerarchia tra i due sessi 7 .<br />
La definizione della natura femminile, la circoscrizione dei campi di<br />
pertinenza dei due sessi, la codificazione di comportamenti e forme<br />
educative per le donne fu al centro della discussione culturale<br />
complessiva della società ottocentesca, <strong>con</strong> non pochi terreni di<br />
osmosi tra a m biti cult urali e ideologici anche molto diversi tra loro.<br />
A lungo, tanto più in Italia, non sarà agevole rintracciare differenze<br />
significati ve nei modelli educati vi destinati all’infanzia e alla<br />
gioventù femminile, nella comune attribuzione di una funzione<br />
sacrale alla famiglia come unico orizzonte di senso del destino delle<br />
donne e quindi anche della loro educazione: non è un caso che di<br />
«sant ua rio» parlino, riferendosi alla fa miglia, tanto esponenti<br />
liberali che esponenti del mondo cattolico; o che <strong>con</strong>vergano nella<br />
giustificazione o addirittura nell’apologia dell’istituto<br />
dell’autorizzazione maritale, introdotto dal Codice napoleonico e poi<br />
dal Codice unitario Pisanelli, tanto la classe dirigente liberale che<br />
voci autorevoli del movimento cattolico, talora oltre la Grande<br />
guerra 8 . Come sottolinea Carmela Covato,<br />
«In quest’ottica l’educazione della donna, destinata a sua volta a educare,<br />
andrebbe ricollegata a quel ruolo attribuitole su di un piano simbolico<br />
che la <strong>con</strong>sacra ad essere custode oblativa della moralità, dell’armonia e<br />
della <strong>con</strong>cordia del genere umano, in base ad un modello proposto<br />
nell’ambito delle più diverse correnti di pensiero.» 9<br />
E solo di st riscio v a r r à la pe n a di seg n a la re che in questo quadro<br />
l’unica nota di parziale differenziazione nell’ambito della cultura<br />
italiana dell’800 è rappresentata dalle teorie democraticomazziniane,<br />
che infatti offriranno la base ideale per la nascita dei<br />
primi nuclei del nostro emancipazionismo 10 . Ancora, non v a<br />
7 Cfr. C. COVATO, Educata ad educare: ruolo materno ed itinerari formativi in S. SOLDANI<br />
(ed.), L’educazione delle donne. Scuole e modelli di vita femminile nell’Italia dell’800, Milano,<br />
1989, pp. 131-145; della stessa autrice risulta utile al nostro percorso ricostruttivo anche il saggio<br />
Educare bambine nell’Ottocento in S. ULIVIERI (ed.), Le bambine nella storia dell’educazione,<br />
Roma-Bari, 1999, pp. 215-246. Per un inquadramento generale ai fenomeni dell’educazione in<br />
Italia nel periodo che qui ci interessa si veda di F. CAMBI - S. ULIVIERI (edd), Storia dell’infanzia<br />
nell’Italia liberale, Firenze, 1988; E. BECCHI - D. JULIA (edd), Storia dell’infanzia. II. Dal<br />
Settecento ad oggi, Roma-Bari, 1996.<br />
8 Istituto introdotto nello stato unitario col Codice Pisanelli del '65 a garanzia dell'unità<br />
familiare; in prospettiva storica sul tema si leggano i <strong>con</strong>tributi di C. SARACENO, Le donne nella<br />
famiglia: una complessa costruzione giuridica 1750-1942 in M. BARBAGLI – D. KERTZER (edd.),<br />
Storia della famiglia italiana 1750-1950, Bologna, 1992, pp. 103-128; A.M. GALOPPINI, Il lungo<br />
viaggio verso la parità, Bologna, 1980; D. VINCENZI AMATO, La famiglia e il diritto in P.<br />
MELOGRANI (ed.), La famiglia italiana dall'Ottocento ad oggi, Roma-Bari, 1988, pp. 629-696.<br />
9 COVATO, Educata ad educare: ruolo materno ed itinerari formativi , p. 132.<br />
10 Cfr. L. MARIANI, L’emancipazionismo femminile in Italia: Giacinta Pezzana, Giorgina<br />
Saffi, Gualberta Beccari, «Rivista di Storia <strong>con</strong>temporanea», 1990, 1, pp. 3-32; L. GAZZETTA,<br />
Giorgina Saffi. Contributo alla storia del mazzinianesimo femminile, Milano, 2003.<br />
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dimenticato che nella fase storica di nascita e <strong>con</strong>solidamento di un<br />
siste ma pubblico d’istruzione <strong>con</strong> istituzione dell’obbligo scolastico<br />
rivolto tanto ai cittadini di sesso maschile che femminile, a lungo –<br />
spesso fino alla metà del ‘900 - rimasero operanti diffuse<br />
preoccupazioni e dubbi sulle possibili <strong>con</strong>seguenze che questo processo<br />
avrebbe prodotto per le donne dal punto di vista morale e sociale.<br />
Come segnala vano le Istruzioni ai maestri delle scuole primarie che<br />
accompagnavano i primi programmi della scuola elementare<br />
italiana, diversificando e delimitando drasticamente il valore<br />
dell’istruzione femminile:<br />
«Le nozioni che si porgono nelle scuole elementari ai fanciul l i sono<br />
destinate ad essere fondamento degli studi classici e preparazione alle<br />
diverse professioni sociali. Ma per il maggior numero delle donne, la<br />
cultura intellettuale deve aver quasi unico fine la vita domestica e<br />
l’acquisto di quelle cognizioni che si richieggino al buon governo della<br />
famiglia, della quale esse deggiono formare l’aiuto e l’ornamento.» 11<br />
Ciò è dimostrato sinteticamente e simbolicamente dal fatto che in<br />
tutti i paesi europei, anche i più avanzati, il tasso di analfabetismo<br />
fem minile rimase per tutto l’800 ben superiore a quello maschile, e<br />
non solo per effetto del punto di partenza in genere più arretrato di<br />
quello maschile. Per l’Italia post-unitaria, se<strong>con</strong>do il Sommario di<br />
statistiche storiche d’Italia il tasso di analfabetismo femminile nel<br />
1871 registrava un gap di 13 punti percentuali (75,8%) rispetto a<br />
quello maschile (62,8%) 12 ; e il di v a rio ri m ase sostanzial mente<br />
invariato per ben quarant’anni, cominciando a dare segni di sicura<br />
diminuzione solo nel primo dopoguerra. È vero, infatti, che in mezzo<br />
secolo il tasso di analfabetismo fem minile diminuisce di 3 9 punti<br />
percentuali, passando dall’81% del 1861 al 42% del 1911, ma ciò si<br />
accompagna al fatto che per decenni - fino all’età giolittiana - lo<br />
scarto tra donne e uomini rimane costante; il che in altri termini<br />
significa che all’interno di un processo di progressiva riduzione<br />
dell’analfabetismo in Italia, la differenza tra uomo e donna cresce a<br />
sfa vore delle donne e cresce pa radossal me nte più in a rea u rba n a che<br />
nelle campagne 13 .<br />
11 Istruzioni ai maestri delle scuole primarie sul modo di svolgere i programmi approvati <strong>con</strong><br />
R.D. 15 settembre 1860 (di T. Mamiani e A. Fava) citato in D. MARCHESINI, L’analfabetismo<br />
femminile nell’Italia dell’800: caratteristiche e dinamiche in SOLDANI (ed), L’educazione delle<br />
donne. Scuole e modelli di vita femminile nell’Italia dell’800, p. 45.<br />
12 ISTAT, Sommario di statistiche storiche d’Italia, Roma, 1976, tav. 7B, citato da COVATO,<br />
Educare bambine nell’Ottocento, p. 230.<br />
13 Afferma Daniele Marchesini a p. 49 del suo L’analfabetismo femminile nell’Italia dell’800:<br />
caratteristiche e dinamiche in SOLDANI (ed), L’educazione delle donne. Scuole e modelli di vita<br />
femminile: « Mi sembra che il significato possa essere questo. Proprio là dove si <strong>con</strong>centrano le<br />
opportunità di fornirsi di un alfabetismo elementare (tralasciando i gradi successivi e superiori di<br />
istruzione) è soprattutto l’uomo in grado di coglierle. La società civile è organizzata in modo tale<br />
che gli effetti delle iniziative e dei provvedimenti varati dalla società politica in materia di<br />
istruzione ricadono e si distribuis<strong>con</strong>o selettivamente».<br />
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A lungo il proseguimento femminile degli studi oltre la scuola<br />
elementare fu fatto oggetto di pregiudizi, allarme sociale, vero<br />
ostruzionismo. La classe dirigente liberale perseguì la linea del<br />
potenziamento di un itinerario differenziato e tendenzialmente<br />
segregante per l’istruzione fem minile superiore, <strong>con</strong> lo sbocco della<br />
scuola normale triennale per la form azione delle insegnanti<br />
elementari, <strong>con</strong> program mi differenziati per sesso per non sviare la<br />
donna dal culto della casa e della famiglia e <strong>con</strong> l’istituzione degli<br />
istituti superiori di Magistero fem minile che, come afferm a v a il<br />
Ministro Baccelli, non dove va no costituire delle vere e proprie<br />
università: «Non si può dimenticare che da questi usciranno le<br />
future insegnanti, le quali per essere degne di questo nome devono<br />
avere le qualità necessarie in una buona madre.» 14<br />
Tali resistenze e timori sulle <strong>con</strong>seguenze dell’istruzione femminile<br />
sono certo – come segnalato da numerosi studi 15 - tra i fattori della<br />
fortuna dell’educandato e del <strong>con</strong> vitto quali istituzioni educati ve<br />
rivolte alle giovani: fortuna che mostra come le classi dirigenti della<br />
società borg hese <strong>con</strong>siderino il modello di vita religiosa fe m m inile<br />
come <strong>con</strong>divisibile anche dalle proprie figlie, in vista di una<br />
preparazione complessiva al destino di donna. Tali sospetti e remore,<br />
peraltro, si riflettevano anche nel diverso valore sociale, simbolico e<br />
e<strong>con</strong>omico attribuito al lavoro degli insegnanti dei due sessi: basti<br />
ricordare che la legge Casati prevedeva esplicitamente che anche a<br />
parità di diploma, luogo e classe di insegnamento, alle maestre fosse<br />
comunque corrisposto uno stipendio pari a due terzi di quello<br />
maschile corrispondente.<br />
Un sospetto che si estende poi, una volta definito il sistema pubblico<br />
d’istruzione, alla figura della maestra: madre vicaria nella retorica<br />
ufficiale, ma figura di cui inevitabilmente si avverte anche la carica<br />
rivoluzionaria, ovvero prima forma di lavoro intellettuale<br />
fem minile retribuito, che porta a svolgere una professione<br />
sottraendosi ai vincoli del <strong>con</strong>t rollo fa milia re 16 . Madre vicaria, cui a<br />
14 Ibid., p. 142.<br />
15 I. BOTTERI, Vita buona e regole di comportamento nelle esperienze religiose femminili<br />
dell’800 in Chiesa e società a Bergamo nell’Ottocento, Milano, 1998, pp. 235-282; su questo tema<br />
si vedano inoltre alcuni studi a partire da S. FRANCHINI, Gli educandati nell’Italia post-unitaria in<br />
SOLDANI (ed), L’educazione delle donne. Scuole e modelli di vita femminile, pp. 57-86. La<br />
Soldani, riportando il giudizio di un’ispettrice del Ministero della Pubblica Istruzione negli ultimi<br />
anni dell’800, sottolinea come anche nelle famiglie più agiate i lavori femminili fossero<br />
<strong>con</strong>siderati almeno altrettanto indispensabili dell’alfabeto nell’educazione della donna; ancora,<br />
come in educandati e <strong>con</strong>servatori raramente il tempo dedicato all’alfabeto bilanciasse quello<br />
dedicato a pratiche religiose o lavori femminili: S. SOLDANI, Il libro e la matassa. Scuole per<br />
“lavori donneschi” nell’Italia da costruire in EAD., L’educazione delle donne. Scuole e modelli di<br />
vita femminile, pp. 87-129.<br />
16 Per un’analisi della figura e della posizione sociale della maestra nell’Italia post-unitaria si<br />
vedano i saggi di G. BINI, La maestra nella letteratura: uno specchio della realtà in SOLDANI<br />
(ed), L’educazione delle donne. Scuole e modelli di vita femminile, pp. 331-362 e della stessa S.<br />
SOLDANI, Nascita della maestra elementare in E AD. - G. TURI (edd.), Fare gli italiani, Bologna,<br />
1993, pp. 67-139.<br />
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lungo si chiede – mi pare importante sottolinearlo in questo <strong>con</strong><strong>testo</strong><br />
- una vera e propria rinuncia alla costituzione di una famiglia<br />
personale, nella <strong>con</strong>vinzione che le insegnanti migliori fossero solo le<br />
donne intera mente <strong>con</strong>sacrate alla nuov a missione. In questo senso<br />
vari municipi arrivavano a vietare – alcuni esplicitamente, altri de<br />
facto - il matrimonio alle proprie insegnanti elementari; e ancora<br />
nel 1890, in una delle tante <strong>con</strong>ferenze che si tennero durante la<br />
famosa Esposizione Beatrice a Firenze (che doveva costituire una<br />
sorta di vet rin a delle atti vit à fe m m inili del regno), Ida Baccini, not a<br />
insegnante, educatrice, scrittrice per l’infanzia e giornalista,<br />
sostene v a:<br />
«Io credo che la maestra, se davvero vuole elevarsi all’altezza del suo<br />
santo ministero, debba rimaner fanciulla, come rimangono fanciulle le<br />
suore di carità o le donzelle sacrate a Dio. […] Ma dunque la maestra dovrà<br />
vivere senza marito, senza figlioli, senza amore Perché no, se la scuola le<br />
terrà luogo di tutto Perchè no, se all’altissimo ufficio ella sarà stata<br />
scorta da una profonda, irresistibile vocazione» 17<br />
A sua volta nel corso del lungo ‘800 il mondo cattolico italiano<br />
sviluppa una ricchissima produzione precettistica in tema di dover<br />
essere fem minile, un’elaborazione che raggiungerà il suo apice in<br />
<strong>con</strong>comitanza <strong>con</strong> lo sviluppo del movimento emancipazionista e che<br />
poi <strong>con</strong>fluirà come matrice ideologica nella nascita della prima<br />
organizzazione dell’azione cattolica femminile, l’Unione fra le Donne<br />
Cattoliche d’Italia 18 . Tra esaltazione della m aternità e ri<strong>con</strong>fer m a<br />
dell’inferiorità, tale precettistica risulta centrata su di<br />
un’ambivalente lettura della natura fem minile 19 : intessuta - da<br />
una parte - di debolezza e leggerezza ontologiche, che domandano<br />
tutela/protezione e correzione, ma – dall’altra - anche di una<br />
particolare una fortezza sul piano etico – fortezza addirittura<br />
superiore a quella maschile - se vincolata alla fede e ai valori della<br />
tradizione religiosa. Insomma, una proposta di valore che solo la<br />
17 I. BACCINI, Le maestre, le educatrici in La donna italiana descritta da scrittrici italiane in<br />
una serie di <strong>con</strong>ferenze tenute all’Esposizione Beatrice in Firenze, Firenze, 1890; autrice di molte<br />
opere narrative per l’infanzia, la Baccini propose anche un libro di lettura per le scuole femminili<br />
dal titolo emblematico: EAD., La fanciulla massaia. Libro di lettura per le scuole elementari<br />
superiori femminili, Firenze, 1885.<br />
18 Per un’analisi delle origini del movimento cattolico femminile attraverso la realtà veneta mi<br />
permetto di rinviare al mio <strong>con</strong>tributo "Fede e fortezza". Il movimento cattolico femminile tra<br />
ortodossia ed eterodossia in N. FILIPPINI (ed), Donne sulla scena pubblica. Società e politica in<br />
Veneto tra Sette e Ottocento, Milano, 2006, pp. 218-265; sulla relativa “dissidenza” rappresentata<br />
dal femminismo cristiano si veda l'antologia curata da F. M. CECCHINI, Il femminismo cristiano.<br />
La questione femminile nella prima democrazia cristiana 1898-1912, Roma, 1979; sull’Unione<br />
Donne Cattoliche di C. DAU NOVELLI, Società, Chiesa e associazionismo femminile. L’Unione fra<br />
le donne cattoliche d’Italia 1902-1919, Roma, 1988.<br />
19 «L’esaltazione della donna e di ciò che simboleggia di diverso <strong>con</strong>vive <strong>con</strong> la ri<strong>con</strong>ferma<br />
della sua inferiorità intellettuale, del suo dovere di servire e ubbidire, perfino in animi generosi<br />
come quello di Rosmini, che pure dell’istruzione e delle iniziative delle donne si farà promotore<br />
attivo»: GAIOTTI DE BIASE, Vissuto religioso e secolarizzazione. Le donne nella “rivoluzione più<br />
lunga”, pp. 20-21.<br />
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LE ORSOLINE E LE GIOVANI. INIZIATIVE EDUCATIVE E MODELLI DI GENERE TRA<br />
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religione poteva garantire <strong>con</strong>tro i difetti intrinseci della natura<br />
fem minile e <strong>con</strong>tro la vanità dell’educazione riservata alle donne, e<br />
che doveva divenire strumento della lotta all’“apostasia” dei tempi<br />
moderni:<br />
« Noi s ia mo capac i di forti, di gr a ndi cose, ma si r icordino g l i<br />
uomini che siamo tali quando la nostra intelligenza venga nutrita<br />
di solide verità: le verità cattoliche; quando il nostro cuore venga<br />
nutrito di santi amori: l’amore di Dio e, inspirato a questo: l’amore di<br />
famiglia (che s’allarga nella carità di tutti i fratelli).» 20<br />
Così per tutto l’800 e il primo ‘900, fino allo snodo della Grande<br />
Guerra e oltre, il mondo cattolico riprende e rielabora varia mente il<br />
topos letterario della donna forte 21 , di ascendenza<br />
<strong>con</strong>troriformistica e basato sulla lettura del cap. XXXI del libro dei<br />
Proverbi; in chiave educativa lo si fa corrispondere all’“ardua via”<br />
della sposa e madre cristiana, capace di differenziarsi nettamente<br />
rispetto allo stile di vita delle <strong>con</strong>temporanee nel rifiuto del baliatico,<br />
della vita di società, dell’atteggiamento di <strong>con</strong>trattazione alla pari<br />
verso il marito, delle pretese intellettuali, della delega alla servitù…,<br />
tendendo a dimostrare la necessaria coincidenza tra il modello della<br />
donna cattolica e la buona sposa e madre di famiglia.<br />
A partire dai commenti sui versetti di Salomone e via via<br />
<strong>con</strong>iugandosi all’idealizzazione del materno propria del culto<br />
mariano 22 e alle elaborazioni sui ruoli sessuali prodotte dal<br />
movimento di restaurazione del tomismo (che - com'è noto - s’impose<br />
<strong>con</strong> l’ascesa al soglio pontificio di Leone XIII) 23 , la produzione<br />
precettistica cattolica sui temi della natura e del ruolo femminile<br />
ebbe una straordinaria intensificazione. In tutti questi testi il<br />
matrimonio costituisce una missione particolare della donna e non<br />
20 E. DA PERSICO, Per la donna infermiera, in Azione Muliebre, luglio 1915. Sulla <strong>con</strong>tessa<br />
Elena Da Persico, protagonista del cattolicesimo italiano <strong>con</strong>temporaneo – e al centro di un<br />
processo di beatificazione ancora aperto - rinvio alla mia monografia Elena Da Persico, Verona,<br />
2005. Si veda anche lo studio di D. CASTENETTO, Elena Da Persico 1869-1948. Una intuizione<br />
spirituale, Milano, 1982, centrato sull'analisi della spiritualità della Da Persico, in ordine<br />
soprattutto all'istituto delle Figlie della Regina degli Apostoli, da lei fondato.<br />
21 Cfr. P. G. CAMAIANI, L'immagine femminile nella letteratura e nella trattatistica dell'800. La<br />
"donna forte" e la "donna debole" in E. FATTORINI (ed.), Santi, culti, simboli dell'età della<br />
secolarizzazione 1815-1915, Torino, 1997, pp. 431-447. All'analisi di questo modello di gender<br />
ho dedicato la mia tesi di laurea in storia (La donna forte. Modelli femminili nella precettistica<br />
cattolica della se<strong>con</strong>da metà dell'800 in Italia, Università degli studi Cà Foscari di Venezia, a.a.<br />
1994-95, rel. Prof. P. BRUNELLO), e una parte della già citata monografia su Elena da Persico,<br />
pp. 47-55.<br />
22 Sul tema, che ovviamente ha una grande importanza nel definire i caratteri dei modelli di<br />
genere cattolici, rinvio in particolare agli studi di Emma Fattorini, tra cui E. FATTORINI,<br />
Romanticismo religioso e culto mariano in EAD., Santi, culti, simboli nell’età della<br />
secolarizzazione, pp. 213-224 e EAD., La religiosità femminile nel pontificato di Leone XIII in S.<br />
BARTOLONI (ed), Per le strade del mondo. Laiche e religiose tra Otto e Novecento, Bologna, 2007,<br />
pp. 53-75.<br />
23 Utili indicazioni di sintesi circa le tesi del Magistero nel saggio di A. VALERIO, Pazienza,<br />
vigilanza, ritiratezza. La questione femminile nei documenti ufficiali della Chiesa 1848-1914,<br />
«Nuova DWF», 16 (1981), pp. 60-79.<br />
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di entrambi i sessi; la complementarietà dei ruoli sessuali implica un<br />
rapporto gerarchico tra i due generi, teoricamente uguali in dignità,<br />
ma disuguali in termini di poteri e di libertà per garantire il corretto<br />
funzionamento dell’organismo familiare e di quello sociale. La<br />
maternità, destino naturale e quindi missione del sesso femminile,<br />
garantisce la formazione religiosa dei figli, l’educazione morale, la<br />
creazione dei costumi civili, l’accettazione del proprio status sociale.<br />
La maggiore capacità di sacrificio è presupposta come tratto<br />
peculiare della donna e, nello stesso tempo, prescritta come elemento<br />
del modello normativo, al punto che solo la religione, a nzi solo il<br />
cattolicesimo, appare in grado di supportarla nei doveri del suo<br />
stato. Nella sua funzione educativa non è ri<strong>con</strong>osciuta alcuna<br />
autonomia alla donna: un generale atteggiamento di sospetto e<br />
sfiducia nei <strong>con</strong>fronti dell’istruzione femminile, <strong>con</strong>siderata causa di<br />
snaturamento dell’animo e fonte di vanità, fa da corollario a questa<br />
tesi. Anche chi non è del tutto <strong>con</strong>trario all’acquisizione di<br />
<strong>con</strong>oscenze sottolinea che<br />
«L’istruzione religiosa senza l’istruzione letteraria è molto per la<br />
donna; l’istruzione letteraria senza l’istruzione religiosa non le giova<br />
nulla, se non ad ispirarle una più grande estimazione di sé medesima,<br />
una più gran vanità, una più gran brama di farsi valere, sentimenti<br />
di cui essa non ha bisogno. È un’insidia in più alla sua fragilità e<br />
debolezza, una giunta di nuovo alimento alle sue passioni.» 24<br />
2. Le orsoline nel lungo Ottocento<br />
Ora, da una prima analisi complessiva delle fonti disponibili non<br />
sembra, in sintesi, si possa afferm a re che le iniziati ve educati ve e<br />
sopratt u tto le <strong>con</strong>cezioni di genere delle orsoline tra ‘800 e pri mo<br />
‘900 si siano sensibilmente differenziate rispetto al modello<br />
prevalente nella cultura e nella mentalità cattolica del tempo 25 .<br />
24 G. VENTURA, La donna cattolica, Milano-Genova, 1855, p. 282. Sulla scia delle posizioni<br />
espresse da monsignor Dupanloup, all’interno del mondo cattolico ottocentesco l’attenzione<br />
all’istruzione femminile si sviluppa quasi esclusivamente nell’area del cattolicesimo liberale,<br />
mentre al <strong>con</strong>trario si registra la persistente ostilità di «Civiltà Cattolica». Infatti, se è vero che tra<br />
le prime laureate italiane risultano esservi delle religiose come le Marcelline della Videmari, la<br />
Chiesa – negli interventi di regolazione dell’accesso dei religiosi alle Università tra ‘800 e ‘900 -<br />
non prendeva neppure in <strong>con</strong>siderazione la possibilità di frequenza delle suore: cfr. GAIOTTI DE<br />
BIASE, Vissuto religioso e secolarizzazione. Le donne nella “rivoluzione più lunga”, p. 48. In<br />
<strong>con</strong>trotendenza si potrebbe citare la singolare esperienza di attenzione alla formazione culturale<br />
femminile di Leopoldina Naudet (1773-1834), che peraltro proveniva da ambienti fortemente<br />
élitari e segnati dalle dispute col giansenismo, coll’illuminismo, <strong>con</strong> le ideologie rivoluzionarie:<br />
cfr. A. VALERIO, Da Donna a donne: Leopoldina Naudet e l’educazione femminile agli inizi<br />
dell’800 in FATTORINI, Santi, culti, simboli nell’età della secolarizzazione, pp. 515-528.<br />
25 Da questo punto di vista segnalo come alquanto generica e discutibile la tesi se<strong>con</strong>do cui le<br />
nuove <strong>con</strong>gregazioni femminili dell’800 «si fecero promotrici, sia pure <strong>con</strong> modalità e accenti<br />
diversi, di un ideale femminile dai tratti decisamente moderni»: R. SANI, Le nuove <strong>con</strong>gregazioni<br />
religiose nella Lombardia della Restaurazione in Chiesa e società a Bergamo nell’Ottocento, p.<br />
231.<br />
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È ve ro che - a differenza di altri antichi ordini insegnanti femminili -<br />
nell’età della Restaurazione le orsoline mostrano di non avere a<br />
cuore soltanto il ripristino dei propri <strong>con</strong>venti ed educandati, ciò che<br />
sembra in vece essere la tendenza pre v alente presso le fa miglie<br />
benedettine, domenicane, agostiniane, visitandine; e che sem m ai si<br />
segnala una loro capacità di sperimentare vie nuove in osmosi <strong>con</strong> le<br />
esigenze di organizzazione delle scuole pubbliche negli stati regionali<br />
preunitari 26 . Nel primo ‘800 appaiono due, in sostanza, le linee di<br />
sviluppo - quasi speculari - delle spinte all’iniziativa educativa<br />
all’interno dell’ordine: la nascita di scuole private femminili gestite<br />
da singole o piccoli gruppi che presto esprimono esigenze di<br />
<strong>con</strong>sacrazione religiosa e finis<strong>con</strong>o per essere ri<strong>con</strong>dotti alla famiglia<br />
delle orsoline proprio per la sua <strong>con</strong>solidata, prestigiosa tradizione<br />
educativa; oppure il fiorire di una nuova <strong>con</strong>gregazione all’interno<br />
del ricco associazionismo religioso femminile che caratterizza tutto il<br />
secolo, che declina <strong>con</strong>creta mente la propria atti vità in strutture<br />
educative (quasi le sole che le istituzioni civili fossero disponibili a<br />
ri<strong>con</strong>oscere ed autorizzare) e quindi l’adozione di Regole riferibili alla<br />
tradizione mericiana: il tutto in un <strong>con</strong><strong>testo</strong> in cui – come abbiamo<br />
già segnalato - di fatto si prevede va che l’insegna mento fosse svolto<br />
solo da n ubili e in cui, quindi, «la <strong>con</strong>sacrazione religiosa di un a<br />
suora- maestra veniva a facilitare lo svolgimento dell’attività, e ciò<br />
spiega il grande successo dei nuovi istituti religiosi fem minili, i soli<br />
in grado di garantire la disponibilità di personale qualificato,<br />
disposto ad impegnarsi senza limiti di tempo per tutta la vita ed<br />
e<strong>con</strong>omicamente vantaggioso per le pubbliche finanze» 27 .<br />
Dal punto di vista dei modelli introiettati e veicolati, tutta via, allo<br />
stato delle ricerche non è possibile individuare novità significative<br />
rispetto al mondo cattolico italiano nel suo complesso, né rispetto ai<br />
caratteri di fondo delle nuove famiglie religiose femminili. Nella<br />
prima metà del XIX secolo, se dal punto di vista educativo quello che<br />
sembra delinearsi all’interno dell’ordine è l’ideale della «giovinetta<br />
cristiana» 28 , si segnala anche un utilizzo in chia ve<br />
prevalentemente soggettiva del modello della donna forte: ciò in<br />
particolare da parte delle fondatrici dei nuovi nuclei e delle prime<br />
26 Per le indicazioni di <strong>con</strong>fronto <strong>con</strong> altri ordini femminili e quelle generali relative alla<br />
proposta educativa degli ordini anche maschili mi sono avvalsa, in particolare, delle analisi di P.<br />
STELLA, La proposta educativa degli ordini insegnanti tradizionali nel periodo della<br />
Restaurazione in L. PAZZAGLIA (ed.), Chiesa e prospettive educative in Italia tra Restaurazione e<br />
Unificazione, Brescia, 1994, pp. 151-171.<br />
27 G. ZANCHI, Francesco Della Madonna. “Un savio sacerdote bergamasco” 1771-1846,<br />
Milano, 1996, p. 204.<br />
28 Sono poche le fonti che <strong>con</strong>sentono di analizzare le iniziative del periodo; certo il modello<br />
della giovinetta cristiana, fatto di «grazia e urbanità», di «squisita e ben regolata pietà», ma<br />
programmaticamente ostile alla «vanità» e alla «voglia di comparire» come peggiore dei mali<br />
femminili è esplicitamente operante nell’attività educativa delle due fondatrici delle Orsoline di<br />
Somasca, Giuditta e Caterina Cittadini: si vedano le indicazioni in Beatificationis et canonizationis<br />
Servae Dei Catharinae Cittadini fundatricis Sorororum Ursulinarum de Somascha Positio super<br />
virtutibus ex officio <strong>con</strong>cinnata, Romae MCMLLLIX, pp. 268 e 513.<br />
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LE ORSOLINE E LE GIOVANI. INIZIATIVE EDUCATIVE E MODELLI DI GENERE TRA<br />
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esperienze educati ve, evidentemente in funzione della capacità di<br />
incarnare un modello virtuoso di religiosità femminile in un<br />
<strong>con</strong><strong>testo</strong> di ricostruzione del tessuto spirituale, morale e sociale dopo<br />
l’epoca rivoluzionaria 29 .<br />
Come già segnalato da Giancarlo Rocca, fin dai primi decenni<br />
dell’800 nelle religiose delle nuove fondazioni abbiamo attestazioni<br />
esplicite di un ruolo mitopoietico del topos della donna forte 30 . E<br />
anche se nessuna fondatrice italiana sembra mai essere arrivata<br />
( ma su questo la ricerca puntuale richiede ancora di essere fatta) ad<br />
affermare, come Maddalena Sofia Barat, che la fortezza femminile<br />
fosse necessaria in quanto non c’era più molto da aspettarsi dagli<br />
uomini in fatto di religione 31 , è chiaro che <strong>con</strong> questi temi si<br />
veicolava diffusamente l’idea che alle donne spettasse un ruolo<br />
fonda mentale per rinno va re la fede e la tradizione religiosa, per<br />
<strong>con</strong>tribuire alla rinascita di una società ordinata, per <strong>con</strong>trastare i<br />
processi di secolarizzazione messi in luce dalla Rivoluzione e che<br />
interessavano il mondo maschile: «La crisi vissuta <strong>con</strong> la<br />
Rivoluzione sembra innescare nelle donne una spinta in più a<br />
interrogarsi sul senso, a riflettere su di sé e sulla propria<br />
“vocazione”», dice Paola Gaiotti De Biase, sottolineando la «tensione<br />
riformistica di responsabilizzazione personale» che caratterizza<br />
molte esperienze religiose femminili del primo ‘800 32 .<br />
Ebbene, anche in assenza di riferimenti espliciti a questo tema nelle<br />
fonti dell’ordine che ho potuto studiare, sem b ra di poter intra vedere<br />
attivo un ideale di fortezza femminile - per esempio - nella figura di<br />
suor M. Crocifissa Busnelli e, ancor più, di Suor M. Serafina<br />
Consonni, la quale giunge alle orsoline di Gandino dopo aver voluto e<br />
ottenuto lo scioglimento di un matrimonio <strong>con</strong>tratto in forma civile<br />
qualche anno prima: superiora e direttrice di fatto (solo un<br />
sacerdote, infatti, se<strong>con</strong>do le norme vigenti nel Lombardo Veneto<br />
poteva esserlo formal mente) delle scuole, è procuratrice generale del<br />
29 Per una sintetica ricostruzione delle caratteristiche fondamentali del periodo rinvio ancora a<br />
GAIOTTI DE BIASE, Vissuto religioso e secolarizzazione. Le donne nella "rivoluzione più lunga",<br />
pp. 18-36.<br />
30 Sono rintracciabili elementi del discorso sulla donna forte nella vita interna delle nuove<br />
famiglie religiose e più ancora nello stile di vita di molte tra le fondatrici di tali istituti: rapidi<br />
cenni alla questione, che meriterebbe di essere approfondita, si trovano in G. ROCCA, Donne<br />
religiose. Contributo a una storia della <strong>con</strong>dizione femminile in Italia nei secoli XIX e XX, Roma,<br />
1993, p. 149.<br />
31 «Que les femmes fortes sont donc rares! … Travaillons à en former quelques-unes et à faire<br />
plus ou moins approcher les autres a ce modèle… Elles en formeront d’autres à leur tour… Car<br />
dans ce siècle il ne faut pas compter sur les hommes pour garder la foi: le grain qui en restera se<br />
cachera chez le sexe le plus faible»: Lettres choisies de notre bienheureuse Mère pour les seules<br />
supérieures 1816-1850, I, Roma, 1922, pp. 75-76 citato da ROCCA, Donne religiose. Contributo a<br />
una storia della <strong>con</strong>dizione femminile, p. 149.<br />
32 P. GAIOTTI DE BIASE, Protagonismo religioso ed emancipazione delle donne. Una storia di<br />
lungo periodo in BARTOLONI, Per le strade del mondo. Laiche e religiose tra Otto e Novecento, p.<br />
27.<br />
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patto di società che <strong>con</strong>sente la gestione dei beni interni 33 . O della<br />
figura di suor Maria Bona Rovelli, direttrice di tutte le scuole di<br />
Gandino dal ’45, protagonista dello sforzo per l’acquisto dell’ex<br />
monastero benedettino - dove poi si trasferisce tutta la comunità - e<br />
per il <strong>con</strong>solida mento dell’istituto che ottiene nel ’58 il decreto di<br />
erezione canonica 34 : non a caso quella di Gandino è ri<strong>con</strong>osciut a<br />
come la prima fondazione ottocentesca a rappresentare una<br />
modernizzazione del modello mericiano, <strong>con</strong> la duttilità dimostrata<br />
nell’adeguarsi alle disposizioni in materia del Lombardo Veneto.<br />
Elementi di questa lettura soggetti va della fortezza fem minile ci<br />
paiono non meno ris<strong>con</strong>trabili nelle sorelle Giuditta (1803- 1840) e<br />
Caterina (1801- 1857) Cittadini: insegnanti, creatrici di scuole e<br />
case di educazione femminile, protagoniste della fondazione<br />
dell’Istituto delle orsoline di S. Girolamo in Somasca a partire da un<br />
«<strong>con</strong>tratto di società e di sorte» tra le prime aderenti 35 . O ancora in<br />
Maddalena Barioli, ex religiosa delle terziarie francescane che non<br />
rientra in famiglia dopo la soppressione del suo monastero e riesce a<br />
mantenere intorno a sé un piccolo nucleo di compagne, aprendo<br />
scuola, oratorio, educandato, acquistando poi il monastero di S.<br />
Michele al dosso 36 ; disposta, infine, ad accettare la politica<br />
dell’arcivescovo Gaisruck che, utilizzando lo spazio aperto dal<br />
semigiu risdizionalismo filocattolico delle autorità lombardo- venete,<br />
volle trasformare il gruppo in una <strong>con</strong>gregazione di orsoline «a<br />
vantaggio della società» 37 , dando vita alla prima <strong>con</strong>gregazione<br />
religiosa sorta a Milano dopo la soppressione.<br />
33 Si veda la scheda biografica a lei dedicata in G. ZANCHI, Francesco Della Madonna. “Un<br />
savio sacerdote bergamasco” 1771-1846, Milano, 1996, pp. 642-643 e più in generale la<br />
ricostruzione nel capitolo La fondazione dell’Istituto delle Suore Orsoline di Gandino, ibid., pp.<br />
193-246.<br />
34 Si veda la scheda biografica a lei dedicata in ZANCHI, Francesco Della Madonna, pp. 644-<br />
645. Per un’analisi del ruolo anche e<strong>con</strong>omico svolto da molte tra le fondatrici delle nuove<br />
famiglie religiose femminili di fronte ai vincoli posti dalle normative statali rinvio al saggio –<br />
peraltro centrato sulla fase dal 1866 al 1929 - di L. SCARAFFIA, Fondatrici e imprenditrici in<br />
FATTORINI, Santi, culti, simboli nell’età della secolarizzazione, pp. 479-494.<br />
35 Oltre alla già citata Positio super virtutibus si veda il rac<strong>con</strong>to storico-biografico di S.<br />
REGINA, Maternità educativa. Una biografia di Caterina e Giuditta Cittadini, Cinisello Balsamo,<br />
2000.<br />
36 Notizie biografiche sulla figura di questa fondatrice in S. M. S. BUFFA, Le suore orsoline di<br />
S. Carlo. Un ramoscello di quel “ceppo dai molti virgulti”, s.l. s.d.; più in generale sulle orsoline<br />
di Milano il saggio di M. CASTELLI, Le proposte educative delle suore orsoline di San Carlo nel<br />
periodo della Restaurazione in SANI, Chiesa, educazione e società nella Lombardia del primo<br />
Ottocento, pp. 167- 213.<br />
37 A sottolinearne il ruolo in sinergia <strong>con</strong> le norme che ammettevano la ricostituzione degli<br />
istituti educativi ed assistenziali, il necrologio ufficiale dell’arcivescovo Gaisruck diceva infatti<br />
«La buona educazione della gioventù era sempre in cima d’ogni suo pensiero; e perciò favoriva<br />
quegli ordini religiosi che la coltivavano»: per un inquadramento complessivo ai rapporti statochiesa<br />
anche in materia di educazione e istruzione se<strong>con</strong>do il modello lombardo-veneto si veda di<br />
F. DE GIORGI, Le <strong>con</strong>gregazioni religiose dell’Ottocento nei processi di modernizzazione delle<br />
strutture statali in PAZZAGLIA, Chiesa e prospettive educative in Italia tra Restaurazione e<br />
Unificazione, pp. 123-149.<br />
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LE ORSOLINE E LE GIOVANI. INIZIATIVE EDUCATIVE E MODELLI DI GENERE TRA<br />
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A partire dagli anni Sessanta, invece, sembra delinearsi una svolta,<br />
un riorientamento anche nell’interpretazione degli stessi ideali e<br />
nuclei mitopoietici. Il quadro storico generale è ovviamente mutato:<br />
non siamo più all’interno di un assetto politico e sociale di ripristino<br />
dell’ordine sociale, ma in una situazione in rapida evoluzione, che fa<br />
ribalenare scenari rivoluzionari 38 . Sintetizza Pietro Stella:<br />
«Adoperando la terminologia di Gramsci, si potrebbe dire che nel periodo<br />
della Restaurazione si era stabilita, in nome della alleanza tra Trono e<br />
Altare, una sorta di saldatura organica tra gli ordini religiosi insegnanti<br />
tradizionali, il potere politico dominante e le rispettive ideologie. (…) Il<br />
sopravvento del processo unitario e la <strong>con</strong>quista del potere da parte della<br />
classe liberale mise alle corde anche gli ordini religiosi e tutto il sistema<br />
scolastico preesistente.» 39<br />
La formazione dello stato nazionale <strong>con</strong> le sue leggi per la<br />
liquidazione dell’asse ecclesiastico, l’affermazione di ideologie di<br />
orientamento liberale, democratico e socialista, il movimento del<br />
libero pensiero, la questione romana, le prime esperienze<br />
dell’emancipazionismo italiano: sono tutti fenomeni che vengono<br />
letti nel segno apocalittico della «rivoluzione che va sempre più<br />
avanti» se<strong>con</strong>do una fonte interna del 1878, e della «tanto<br />
proclamata libertà» ritenuta apportatrice di “ogni male”. Sul piano<br />
dei modelli di genere, senza abbandonare la lettura in termini<br />
soggettivi del modello di riferimento, si va verso una traduzione in<br />
chiave più oggettiva, se così si può dire, di esso. Non mancano ancora<br />
figure di fondatrici donne forti all’origine di queste nuove iniziati ve,<br />
ma comincia a delinearsi una declinazione e un uso più ideologico del<br />
modello, proiettato più chiaramente a indicare i termini del dover<br />
essere fem minile come baluardo alla trasformazione nella società.<br />
In generale le orsoline sembrano partecipare dell’allarme<br />
intransigentistico per la «rivoluzione» e in particolare per<br />
l’impreparazione femminile (delle madri, ma anche delle<br />
insegnanti) alla resistenza ad essa, rimanendo per decenni legate ad<br />
una impostazione sostanzialmente oppositiva rispetto alle<br />
trasformazioni in corso in Italia tra ‘800 e 900’. Così nell’indirizzo ai<br />
pensionati <strong>con</strong>servato dall’Archivio della Casa generalizia delle<br />
orsoline di Gandino e <strong>con</strong>nesso alla fondazione (av venuta nel 1905)<br />
del pensionato di Bergamo rivolto alle «normaliste» (ov vero le<br />
studentesse delle scuole normali) si legge:<br />
«Fra le opere di carità a cui attende la nostra <strong>con</strong>gregazione niu na è così<br />
importante e così salutare come quella dei Pensionati per le giovani<br />
studenti. Infatti qui non si tratta del bene individuale delle studenti<br />
medesime, di formare delle buone cristiane, ma di dare alla società delle<br />
38 In realtà se<strong>con</strong>do le lucide analisi del già citato saggio di DE GIORGI, Le <strong>con</strong>gregazioni<br />
religiose dell’Ottocento nei processi di modernizzazione delle strutture statali, il modello<br />
piemontese e quindi italiano dei rapporti stato-chiesa, improntato a moderazione, si può definire<br />
complessivamente insieme liberale e cattolico.<br />
39 STELLA, La proposta educativa degli ordini insegnanti tradizionali nel periodo della<br />
Restaurazione, pp. 168-69.<br />
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buone istitutrici, di preparare degli apostoli (…) Non vedete, o figlie,<br />
quanto lavorano le sette a scristianizzare la società e per questo hanno<br />
laicizzato le scuole, per questo si affaticano a formare dei maestri e delle<br />
maestre increduli […] perché crescano le nuove generazioni senza Dio e<br />
senza costumi e si ottenga a breve una generale apostasia, il<br />
rinascimento del paganesimo.» 40<br />
E ancora in un saggio del se<strong>con</strong>do dopoguerra Marie di Saint-Jean<br />
Martin, madre generale dell’Unione Romana, riprenderà alcuni di<br />
questi temi, già dominanti nella precettistica dell’800: sostituendo<br />
all’impreparazione delle donne al loro compito, la missione specifica<br />
delle orsoline come madri sostitutive al servizio della Chiesa <strong>con</strong>tro<br />
la scristianizzazione della società, la lotta all’emancipazione della<br />
donna, che a vrebbe bisogno – si dice testualmente - di una<br />
«regressione» 41 .<br />
Più analitica mente, alla metà degli anni ’70 dell’800 trovia mo don<br />
Zefirino Agostini 42 , fondatore della fa miglia delle Figlie di Maria<br />
Immacolata di Verona, veicolare apertamente questa declinazione<br />
ideologica del modello della fortezza fem minile nei discorsi alle madri<br />
cristiane di cui fu direttore. L’analisi della natura femminile è<br />
intessuta di stereotipi e topoi che avevano ampio corso nel mondo<br />
cattolico intransigente: la donna vi è dipinta come oscillante tra<br />
peccaminosa ac<strong>con</strong>discendenza nei <strong>con</strong>fronti delle voglie maschili e<br />
indomabile alterigia e capricciosità, causa di rovine familiari; la<br />
madre non adeguatamente form ata è ritenuta pericolosa mente<br />
incline ad esporre le figlie agli svaghi, alle passeggiate e soprattutto<br />
al ballo; l’assoluta necessità della sottomissione femminile viene<br />
suffragata da “singolari” interpretazioni bibliche, come quella<br />
offerta in un a <strong>con</strong>ferenza del 1881:<br />
«Di<strong>con</strong>o i sacri interpreti che la costola da cui Eva fu formata da Dio fu<br />
presa non dal lato destro, ma da quello sinistro dell’uomo, che è il lato più<br />
debole e meno usato, per significare che la donna è il sesso più fragile e<br />
più bisognoso di essere compatito, difeso e coperto dalla destra<br />
dell’uomo.» 43<br />
40 Archivio Casa Generalizia Suore Orsoline di Maria Vergine Immacolata, cart. M. 1.1, Ai<br />
pensionati: quaderno manoscritto risalente <strong>con</strong> ogni probabilità all’età giolittiana, il pensionato<br />
essendo sorto nel 1905.<br />
41 Dedicato all’on. Gonnella – allora ministro della Pubblica Istruzione della neonata<br />
Repubblica italiana -: M. M. DI SAINT-JEAN MARTIN osu, L’Education des ursulines, Roma, 1947,<br />
p. 298: «Le XVI siècle avait vu l’aurore de l’emancipation laique de la femme. Au XX siècle cette<br />
émancipation semble avoir atteint une telle extremité qu’une régression est devenue nécessaire et<br />
se dessine déjà».<br />
42 Sulla figura di questo sacerdote fondatore manca una vera ricostruzione non apologetica;<br />
rinvio pertanto alle ricostruzioni “interne”: Sr. A. M. MANZETTI, Risalendo alle origini, Verona,<br />
1964, pp. 91-151; Sr M. S. CARCASSOLA, Il fondatore alle sue orsoline FMI, Verona, 1983 e E.<br />
BUTTURINI, Zefirino Agostini alla scuola di S. Angela <strong>Merici</strong>, Verona, 1997.<br />
43 Don Z. AGOSTINI, Scritti alle madri cristiane. Verona 1873-95, Verona (pro manuscripto),<br />
1999, p. 301.<br />
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LE ORSOLINE E LE GIOVANI. INIZIATIVE EDUCATIVE E MODELLI DI GENERE TRA<br />
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Non cambiano i termini del discorso quando don Agostini presenta<br />
anche S. Angela come modello alle madri; ritornano tutti i temi<br />
della precettistica, <strong>con</strong> la prescrizione della vigilanza <strong>con</strong>tinua sulle<br />
giovani per non lasciarle mai sole un momento, per non <strong>con</strong>sentire<br />
loro nessuno dei luoghi di sociabilità e divertimento del tempo, filò,<br />
ridotti, sagre e balli che fossero. Soprattutto ci pare importante<br />
segnalare che si lancia un vero e proprio grido d’allarme <strong>con</strong>tro le<br />
scuole pubbliche («tenete lontane le vostre figlie dal frequentare le<br />
scuole pubbliche», dice nel giugno del 187 8 44 ) e <strong>con</strong>tro le leggi che<br />
sta vano introducendo gradualmente la ginnastica nella scuola –<br />
tema, questo, su cui torneremo -, nonché <strong>con</strong>t ro le pri me esperienze<br />
di coeducazione, opponendosi all’introduzione dei giardini d’infanzia<br />
di ispirazione froebeliana, che appunto erano stati i primi asili a<br />
prevedere l’opportunità della compresenza di bambini e bambine 45 .<br />
Con le <strong>con</strong>tesse Maddalena ed Elisabetta Girelli sia mo di fronte ad<br />
un’ampia elaborazione sull’«educazione cristiana delle giovani» e ad<br />
un <strong>con</strong>sapevole e organico uso della precettistica in chiave<br />
oppositi va, in collega mento <strong>con</strong> lo sviluppo del movi mento cattolico<br />
organizzato 46 . A partire dalle prime ricostruzioni della loro<br />
attività 47 si sottolinea che le Girelli operavano nella <strong>con</strong>vinzione<br />
44 AGOSTINI, Avvertimenti alle madri sulle leggi del Governo riguardanti i giovani, ibid., p.<br />
183.<br />
45 Le esperienze dei giardini froebeliani, che comportavano una chiara scelta a favore della<br />
coeducazione o - per usare un'espressione del tempo - della «educazione in comune», provocarono<br />
in genere da parte cattolica accuse di ateismo e socialismo. Sul tema della coeducazione rinvio ad<br />
A. BUTTAFUOCO, Per un diritto. Coeducazione e identità femminile nell'emancipazionismo<br />
italiano tra Ottocento e Novecento in E. BESEGHI - V. TELMON (edd.) Educazione al femminile:<br />
dalla parità alla differenza, Firenze, 1992 e sui giardinetti d’infanzia a N. M. FILIPPINI, "Come<br />
tenere pianticelle". L'educazione della prima infanzia: asili di carità, giardinetti, asili per<br />
lattanti in N. M. FILIPPINI - T. PLEBANI (edd.), La scoperta dell'infanzia. Cura, educazione e<br />
rappresentazione, Venezia, 1999, pp. 91-111. È solo nell’esperienza educativa della colonia<br />
agricola senese di Santa Regina, allo stato degli studi, che si supera il modello del <strong>con</strong>vitto e si<br />
apre alla coeducazione dei sessi, pur nella distinzione dei ruoli sessuali; si utilizza strutturalmente<br />
il metodo delle <strong>con</strong>versazioni delle dirigenti coi singoli gruppi delle insegnanti, ma anche delle<br />
allieve, spronando ad una partecipazione femminile più attiva e <strong>con</strong>sapevole al «buon<br />
combattimento» per l’acquisizione della virtù.<br />
46 Val la pena di ricordare che le sorelle Girelli, ed Elisabetta in particolare, furono legate ad<br />
iniziative di Giuseppe Tovini (1841-1897) – primo presidente del Comitato diocesano dell’Opera<br />
dei Congressi di Brescia - quali il sostegno alla rivista «Scuola Italiana Moderna»; nell’immediato<br />
primo dopoguerra, inoltre, Maddalena Girelli seguì l’attività di un circolo della Gioventù<br />
Femminile ed ebbe per breve periodo la presidenza dell’Unione Femminile locale: per tutte queste<br />
informazioni rinvio alle due monografie pubblicate a cura della Compagnia di S. Orsola. Figlie di<br />
S. Angela, Venerabile Elisabetta Girelli, Brescia, 1998; Compagnia di S. Orsola. Figlie di S.<br />
Angela, Venerabile Maddalena Girelli, Brescia, 1998. Sul collegamento organico tra elaborazione<br />
precettistica alle donne e movimento cattolico femminile mi permetto di rinviare al mio già citato<br />
“Fede e fortezza”. Il movimento cattolico femminile tra ortodossia e eterodossia.<br />
47 L. DENTELLA, Maddalena Girelli in S. Angela <strong>Merici</strong> e la Compagnia di S. Orsola nel IV<br />
centenario della fondazione 1535-1935. Miscellanea di studi, Brescia, 1936, pp. 304-312; sulla<br />
rifioritura della compagnia mericiana si veda in particolare di P. GUERRINI, La rinascita e la<br />
diffusione della Compagnia nei tempi moderni, ibid., pp. 385-514 e il più recente P. GHEDA, La<br />
Compagnia di S. Orsola 1807-1947, Caltanissetta-Roma, 2000.<br />
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che nel proprio tempo fossero molti i soggetti che tendevano a usare<br />
stru mentalmente della debolezza femminile, e che l’istruzione<br />
religiosa fosse il primo, indispensabile elemento per <strong>con</strong>trastare le<br />
forze in ca mpo; il modello della donna forte «per proteggere la<br />
famiglia e ancor più per salvare la società» è esplicitamente indicato<br />
come riferimento ideale dell’azione delle Girelli anche in recenti<br />
ricostruzioni 48 .<br />
L’idea di fondo sembra essere sempre quella che nelle moderne forme<br />
di “esposizione” femminile fuori della sfera domestica, nella scuola,<br />
nel lavoro fuori casa, nelle forme di socialità, le giovani debbano<br />
essere tutelate, protette e corrette: questo sostanzialmente appare il<br />
fine della costruzione e gestione del <strong>con</strong> vitto per giovani operaie del<br />
setificio Visma ra a Marone (e poi di Carpenedolo) 49 , nel 18 7 8<br />
affidato interamente alla direzione di figlie della Compagnia (è<br />
questo il tipo d’azione cui si ispirerà inizialmente Giovanna<br />
Meneghini, non a caso in <strong>con</strong>tatto <strong>con</strong> le Girelli, anche se <strong>con</strong> una più<br />
chiara finalizzazione alle giovani della «classe popolare femminile» e<br />
poi alla trasformazione in <strong>con</strong>gregazione 50 ). Per raggiungere lo<br />
stesso fine si arriverà alla creazione negli anni ’80 del circolo e<br />
pensionato per giovani studenti «normaliste», cioè come <strong>con</strong>traltare<br />
alla scuola normale pubblica e temendo la diffusione delle idee della<br />
«setta» spadroneggiante in Italia.<br />
E sono in particolare le stesse opere dedicate da Elisabetta Girelli<br />
all’educazione femminile a riprendere a piene mani quei topoi 51 .<br />
Costante è l’affermazione che l’animo fem minile sia dominato da<br />
vanità, smania di comparire, accessi d’ira e curiosità come debolezze<br />
«tutte proprie del nostro sesso» 52 ; che le don ne costit uiscano il sesso<br />
«di natura ed indole sì debole ed incostante» rispetto a cui la sola<br />
ancora di salvezza sia rappresentata dalla religione 53 ; che pu r<br />
form ate in modo <strong>con</strong>tinuo e rigoroso alla scuola religiosa, le donne<br />
non dovessero mai addentrarsi in questioni intellettuali, come<br />
afferma l’autrice in Indirizzo e pascolo alla pietà delle giovani, u n<br />
48 Compagnia di S. Orsola. Figlie di S. Angela, Venerabile Maddalena Girelli, p. 44.<br />
49 Sul tema dei <strong>con</strong>vitti cattolici si legga di A. KEKLIKIAN, Convitti operai cattolici e forza<br />
lavoro femminile in A. GIGLI MARCHETTI –N. TORCELLAN (edd.), Donna lombarda 1860-1945,<br />
pp. 180-187, Milano, 1992.<br />
50 Cfr. C. MAGARAGGIA, Da Breganze al mondo. Storia e storie delle Orsoline di madre<br />
Giovanna, Vicenza, s. d.<br />
51 Oltre ai due testi cui si fa qui esplicito riferimento per l’analisi Elisabetta Girelli compose<br />
altri testi a carattere precettistico: Un bell’esempio alle spose cristiane. Cenni sulla vita e sulle<br />
virtù della <strong>con</strong>tessa Marietta Girelli, Brescia, 1872; Cenni edificanti di Elena Mazzocchi di<br />
Bergamo, Brescia, 1875 e Le memorie edificanti della vita di suor M. Teresa Venturi delle Suore<br />
di Carità, Brescia, 1880.<br />
52 E. GIRELLI, Indirizzo e pascolo alla pietà delle giovani riveduto ed ampliato da brevi<br />
meditazioni per un intero mese, Brescia, 1892 (XX ed), p. 32.<br />
53 Ibid., p. 15; ma anche E. GIRELLI, Fede e virtù. Letture istruttive ed edificanti per le giovani<br />
adatte anche per circoli femminili, Brescia, 1922, p. 189.<br />
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<strong>testo</strong> pubblicato nel 1873 e giunto nel 1896 ben alla ventiduesima<br />
edizione:<br />
«Oh se tutte le giovani fossero ben istruite nelle verità della fede,<br />
sarebbero anche più franche e generose nel <strong>con</strong>fessarle in faccia al<br />
mondo. Non già che noi dobbiamo far le teologhesse e disputar <strong>con</strong> quelli<br />
che non credono o non capis<strong>con</strong>o nulla nelle cose di Dio. Questo non è<br />
l’ufficio nostro.» 54<br />
In Fede e virtù, edito nel 1886 e che av rà un’a mpia circolazione<br />
anche nel primo dopoguerra, proposto fino agli anni Venti anche<br />
all’uso dei circoli Gioventù Femminile di azione cattolica,<br />
l’educazione al matrimonio poggia sull’educazione alla sottomissione<br />
completa della donna: la tesi è che<br />
«La parte della donna in qualu nque stato e <strong>con</strong>dizione ella sia è sempre<br />
d’obbedienza e di sacrificio: non v’illudete, figliuole care, sperando<br />
diversamente. Piuttosto preparatevi adesso, colla sommissione e collo<br />
studio della annegazione della vostra volontà nelle piccole cose.» 55<br />
Segue il corollario di raccomandazioni speciali per la modestia come<br />
virtù tipicamente femminile 56 , la quale comporta il divieto agli<br />
abbracci fraterni perfino <strong>con</strong> le compagne 57 ; ciò che sembra non<br />
molto diverso dalla raccomandazione a vegliare «al primo apparire<br />
di ogni amicizia particolare» che troviamo nell’indirizzo del<br />
pensionato di Bergamo agli inizi del ‘900: «non permettete che si<br />
appartino dalle altre o che discorrano sottovoce, né lasciatele sole un<br />
sol mo mento, che si usino troppa dimestichezza ed inti mit à» 58 . O<br />
ancora ecco il “prontuario” di ammonimenti –peraltro <strong>con</strong>divisi<br />
uniformemente in tutte le iniziative di questo periodo e oltre - a non<br />
54 GIRELLI, Indirizzo e pascolo alla pietà delle giovani, p. 78.<br />
55 GIRELLI, Fede e virtù, p. 113; a p. 302 dello stesso <strong>testo</strong> a proposito della sposa cristiana si<br />
afferma: «Comandano i suoceri, comanda il fratello maggiore, comanda il marito, ed ella<br />
obbedisce a tutti e sempre <strong>con</strong> gioia».<br />
56 Vera categoria di lunga durata della precettistica cattolica, la modestia sta a <strong>con</strong>notare più<br />
una caratteristica del comportamento e dell’abbigliamento femminile che abbandono dell’orgoglio<br />
individuale e coscienza dei propri limiti, come invece indicherebbe se riferito all’universo<br />
maschile: «Quella giovane disgraziata volle andare alla festa <strong>con</strong> quell’abito immodesto, fu<br />
sedotta e peccò; né fu solo quel primo peccato, ma fu come il primo anello della catena d’iniquità<br />
<strong>con</strong> cui il demonio la tirò seco all’inferno»: GIRELLI, Indirizzo e pascolo alla pietà delle giovani,<br />
p. 89. Sulla persistenza di questi (ed altri <strong>con</strong>nessi) temi fino agli anni Sessanta del ‘900 mi<br />
permetto di rinviare al mio Eredità cattolica e modelli femminili nelle lettere dell’Archivio di<br />
Gigliola Cinquetti, «Archivio Trentino. Rivista di studi sull’età moderna e <strong>con</strong>temporanea», 1,<br />
2007, pp. 215-234.<br />
57 GIRELLI, Fede e virtù, p. 243; nel Regolamento del Pensionato per studentesse delle suore<br />
orsoline in Bergamo risalente agli anni Venti (Archivio Casa Generalizia Suore Orsoline di Maria<br />
Vergine Immacolata, cart. M. 1.1,) si legge: «È vietato portarsi al posto od al letto di un’altra<br />
compagna».<br />
58 Archivio Casa Generalizia Suore Orsoline di Maria Vergine Immacolata di Bergamo, cart.<br />
M. 1.1, Ai pensionati.<br />
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leggere libri scelti liberamente 59 , a non frequentare balli e<br />
mascherate e non recarsi a teatro 60 , ma neppure prestarsi come<br />
attrici nei teatrini per dilettanti.<br />
Ciò che emerge nell’elaborazione della Girelli in <strong>con</strong>trotendenza <strong>con</strong><br />
questa im magine tradizionale e segregante della donna è, invece,<br />
una significativa attenzione per le forme di vita femminili che<br />
sfug gi v a no all’altern ati v a secca tra m a t ri monio e <strong>con</strong> ve nto, così<br />
come evidentemente suggerito dal nuovo indirizzo di vita <strong>con</strong>sacrata<br />
nel secolo. In Fede e virtù Elisabetta Girelli afferm a di quante non<br />
entrano in <strong>con</strong>vento e non si sposano:<br />
«Non crediate che Dio vi abbia lasciate a caso nel mondo: no, Egli vi ha<br />
assegnato una missione santamente fe<strong>con</strong>da, e sotto alcuni aspetti più<br />
fortunata di quella delle stesse Religiose. Esse danno una buona lezione<br />
al mondo col voltargli per sempre le spalle; ma poi le loro virtù esercitate<br />
nel segreto del chiostro restano al mondo sepolte; voi invece siete nel caso<br />
di non poter fare un passo senza dare buon esempio…» 61 .<br />
Una prospettiva che sarà ripresa – ma non abbiamo qui il modo di<br />
approfondire - nelle opere della compagnia di Siena nel primo<br />
dopoguerra 62 . Dopo una partenza nel segno del cattolicesimo sociale<br />
<strong>con</strong> la fondazione di una sezione della Società nazionale di patronato<br />
e m utuo soccorso per le lavoratrici di Cesarina Astesana, e poi la<br />
nascita della colonia agricola di Santa Regina 63 , qui si elabora<br />
esplicita mente un modello fem minile inteso come artefice del ritorno<br />
alla natura «dopo l’esperimento della guerra mondiale nella quale la<br />
donna si era mostrata abile <strong>con</strong>duttrice di fondi rustici».<br />
E ciò me n t re in vece , a n cora nel 1 9 4 7 , la m a d re ge nera le dell’Union e<br />
romana dirà nel suo saggio L’Education des Ursulines che la donna<br />
che scegliesse o si trovasse in qualche modo in una terza via tra<br />
matrimonio e vocazione religiosa non avrebbe potuto trovare<br />
all’interno delle strutture dell’ordine una positiva preparazione<br />
individuale: una via che nessuna desidera per sé – se<strong>con</strong>do la<br />
59 Come sostiene l’indirizzo delle orsoline di Maria Vergine Immacolata per la gestione dei<br />
pensionati: «Abbiate cura che non si applichino a letture cattive o di romanzi che se da una parte<br />
nulla giovano alla scienza, dall’altra sono causa certa di loro rovina morale»: Archivio Casa<br />
Generalizia Suore Orsoline di Maria Vergine Immacolata di Bergamo, cart. M. 1.1, Ai pensionati.<br />
60 GIRELLI, Fede e virtù, p. 249: «Un’onesta donna non può intervenirvi senza grave pericolo<br />
di essere testimonio di cose s<strong>con</strong>venevoli (…). La fantasia ne resta colpita, il cuore commosso, la<br />
coscienza ne è turbata, e della vostra innocenza che sarà».<br />
61 Ibid., p. 320.<br />
62 Sulla figura e l’opera di Bianca Piccolomini, fondatrice della compagnia senese e tutte le sue<br />
attività si vedano F. BEA, Bianca Piccolomini Clementini. Tradurre la fede in carità, Padova,<br />
1987; A. ANDREINI, Bianca Piccolomini Clementini. La bellezza di un’anima libera, Panzano in<br />
Chianti, 2009.<br />
63 In questo, tuttavia, si determinò progressivamente una <strong>con</strong>vergenza <strong>con</strong> l’ideologia del<br />
regime –come ri<strong>con</strong>osce la stessa M. BARTALINI, Cronistoria del primo quarantennio della<br />
compagnia senese, 1957, p. 248.<br />
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religiosa - e nella quale ci si dovrà sforzare a farsi un altro tipo di<br />
famiglia, quello della carità 64 .<br />
Un “segno dei tempi”: la ginnastica femminile<br />
È nella se<strong>con</strong>da m e t à dell’Ottoce n to c he n el nost ro paese la categori a<br />
pedagogica dell’educazione fisica entra nell’elaborazione e nella<br />
prassi scolastica, portando a compimento un processo di acquisizioni<br />
teoriche e aggiornamento durato oltre un secolo: un processo che, in<br />
sintesi, porta dalle prime esortazioni di Genovesi <strong>con</strong>tro la<br />
«poltroneria» dei fanciulli alla circolazione delle <strong>con</strong>oscenze su<br />
esperienze di educazione ginnastica d’oltralpe, fino allo sviluppo di<br />
un preciso insegnamento in tal senso, parallelamente alla<br />
costruzione del sistema scolastico nazionale. Nella legge Casati la<br />
ginnastica è introdotta come materia degli studi se<strong>con</strong>dari, ed è<br />
oggetto di raccomandazione, anche se non obbligatoria, fin dai primi<br />
regolamenti del ‘60; insieme al tiro a segno essa tende alla<br />
preparazione dell’individuo di «dignità civile» ed è quindi prevista<br />
per il solo sesso maschile. Una domanda di ginnastica femminile,<br />
tuttavia, comincia a delinearsi ben presto - già negli anni Sessanta<br />
del XIX secolo - intesa come ginnastica callistenica: un’attività fisica<br />
tesa allo sviluppo della bellezza e forza fisica delle giovinette e, nello<br />
stesso tempo, tesa a correggere i danni fisici e psicologici deri vanti<br />
dalla tradizionale impostazione chiusa e sedentaria dell’educazione<br />
fem minile 65 . Malgrado non poche ostilità, grazie anche alle spinte<br />
derivanti dalla diffusione della cultura positivistica si fa strada<br />
l’idea che l’educazione fisica potesse diventare un valido antidoto a<br />
problemi e irregolarità nelle funzioni organiche e forse ancor più a<br />
eccessi e patologie del sistema nervoso femminile: più pronte<br />
fisica mente a seguire una forte volontà, «più facile diventerà per<br />
esse, in qualsiasi occasione, l’adempimento di ogni loro dovere» 66 – è<br />
la tesi -, prevenendo nel <strong>con</strong>tempo il rischio che le donne stesse, in<br />
virtù della loro funzione procreativa ed educatrice, diventassero<br />
causa di moltiplicazione degli elementi degenerativi della vita<br />
sociale.<br />
Ecco perché l’introduzione dell’educazione fisica si accompag n a<br />
regolarmente ad un’azione di promozione e diffusione della cultura<br />
igienica e la scuola diventa il perno di una vera a propria azione di<br />
alfabetizzazione in tal senso rivolta alle giova ni come preparazione ai<br />
doveri di sposa e madre di famiglia. In tutto questo processo è anche<br />
presente una polemica più o meno implicita nei <strong>con</strong>fronti<br />
dell’educazione impartita dalle istituzioni religiose, accusate di<br />
64 DE SAINT-JEAN MARTIN, L’Education des ursulines, p. 289.<br />
65 Su tutte questi temi si veda G. BONETTA, Educare le vestali della sanità fisica! in ID.,<br />
Scuola e socializzazione fra ‘800 e ‘900, Milano, 1989, pp. 237-260; S. GIUNTINI, Agli albori della<br />
ginnastica femminile in Italia, «Ricerche storiche», XX, 3 (1989), pp. 27-45.<br />
66 F. VALLETTI, Ginnastica femminile, Milano, 1892, p. 3 citato in BONETTA, Educare le<br />
vestali, p. 251.<br />
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crescere giovani «ignoranti e pure e pie e modeste, più atte al<br />
<strong>con</strong> vento che al matrimonio» 67 e per le quali ben presto lo stesso<br />
matrimonio e la vita familiare si sarebbero rivelati come pesi<br />
insostenibili.<br />
D’altra parte è noto che per tutto il XIX secolo il mondo cattolico e la<br />
Chiesa, <strong>con</strong> esclusione di alcuni pedagogisti più diretta mente a<br />
<strong>con</strong>tatto <strong>con</strong> situazioni sociali di emarginazione, mostrano una forte<br />
ostilità nei <strong>con</strong>fronti della gin n astica, combattendola sul piano<br />
culturale e istituzionale, laddove possibile; un’avversione che<br />
esplose, in particolare, nel ’78 quando da una parte - dopo la legge<br />
Coppino - la religione era di fatto esclusa dalle materie obbligatorie,<br />
dall’altra si introduceva la legge De Sanctis <strong>con</strong> cui la ginnastica<br />
diventa va disciplina obbligatoria in ogni ordine di studi, nonostante<br />
l’ov via deficienza delle strutture e l’impreparazione magistrale. Solo<br />
nel 1895 fratel Biagio dei fratelli delle scuole cristiane avviò un<br />
movimento che nel giro di due lustri creò le basi di un<br />
associazionismo sportivo cattolico 68 . Tutto questo, però, a livello<br />
rigorosamente maschile: perché nasca un’organizzazione sportiva<br />
fem minile in ambito cattolico bisognerà attendere la fase finale della<br />
Se<strong>con</strong>da Guerra Mondiale <strong>con</strong> la FARI, federazione italiana delle<br />
attività ricreative 69 .<br />
E le orsoline come reagis<strong>con</strong>o a queste nuove sollecitazioni<br />
In sintesi credo sia stata l’introduzione della passeggiata a<br />
rappresentare a lungo l’unica forma di risposta o di tentativo di<br />
allineamento alle recenti disposizioni ministeriali nelle iniziative<br />
educative proprie dell’ordine. Segnalata dalle fonti delle orsoline di<br />
Somasca fin dalla metà degli anni Cinquanta dell’800 70 , trovia mo<br />
traccia dell’avvio della prassi della passeggiata nell’istituto retto<br />
dalle orsoline di S. Carlo di Milano fin dal 1863: il tutto <strong>con</strong> gra n<br />
“rumore” e per prevenire - come <strong>con</strong>fermano fonti interne 71 - una<br />
temuta diminuzione di iscrizioni o minacce di soppressioni. L’ostilità,<br />
tuttavia, permane forte, se nel 1878 don Zefirino Agostini può<br />
parlare in questo modo:<br />
67 Donna PAOLA, L’educazione fisica della donna, «L’Educazione fisica», 1909, citato da<br />
BONETTA, Educare le vestali della sanità fisica, p 248.<br />
68 Cfr. G. BONETTA, Corpo e nazione. L’educazione ginnastica, igienica e sessuale nell’Italia<br />
liberale, Milano, 1990.<br />
69 Un primo abbozzo d’iniziativa per l’educazione fisica femminile si ebbe, in realtà,<br />
nell’ambito dell’Unione Femminile Cattolica nel 1923, dopo la Riforma Gentile, <strong>con</strong> “Forza e<br />
Grazia”, che doveva <strong>con</strong>tendere il campo allo scoutismo femminile di Antonietta Giacomelli;<br />
l’iniziativa, tuttavia, non ebbe sostanzialmente seguito: a questo proposito mi permetto di rinviare<br />
a quanto ricostruisco nel mio recente Cattoliche durante il fascismo. Ordine sociale e<br />
organizzazioni femminili nelle Venezie, Roma, 2011, in particolare pp. 119-139.<br />
70 REGINA, Maternità educativa. Una biografia di Caterina e Giuditta Cittadini, p. 218: la<br />
regola delle orsoline limita <strong>note</strong>volmente le uscite di casa, ma Caterina Cittadini nella regola del<br />
’55 sembra far eccezione per il passeggio delle educande.<br />
71 M. CASTELLI, Le proposte educative delle suore orsoline di San Carlo nel periodo della<br />
Restaurazione, p. 188; si veda anche Alpex, Delicato problema sociale, «Risveglio», numero<br />
speciale, 1953.<br />
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«Nel corso di tanti secoli non furono mai introdotti nelle scuole i così detti<br />
esercizi ginnastici. Ma adesso sì, sono ri<strong>con</strong>osciuti quasi di prima<br />
necessità. I primi ad esercitarli sono stati i giovani, poi anche le giovani.<br />
Ora si è presentato un progetto di legge per rendere obbligatoria la<br />
ginnastica in tutte le scuole sia maschili che femminili e fu ammessa.<br />
Obbligatoria e perché Perché i perfidi sanno quanto veleno, attraverso<br />
questo mezzo, passa nelle anime verginali a danno della loro innocenza.<br />
Sì, persuadetevi che questi scellerati hanno di mira di rapire il tesoro di<br />
vere<strong>con</strong>dia e modestia, specialmente nelle nostre giovani. Che abisso di<br />
iniquità, che <strong>con</strong>seguenze lacrimevolissime ne derivano e ne<br />
deriveranno» 72 .<br />
D’altra parte progressi va mente la passeggiata sta va entrando anche<br />
nei galatei destinati all’educazione femminile come attività distinta<br />
dai «pubblici passeggi», cioè intesa come «regolare esercizio<br />
necessario per la salute» delle donne 73 , anche se da svolgere sempre<br />
<strong>con</strong> moderazione, come ricorda agli inizi del XX secolo – ad esempio -<br />
la Vertua Gentile nel suo Le donnine di domani 74 . Di fatto negli<br />
istituti religiosi fem minili si impose in alcuni casi la richiesta di<br />
esonero dall’obbligo di insegna mento o, più spesso appunto, l’uso<br />
delle passeggiate in funzione sostitutiva della ginnastica vera a<br />
propria e come ulteriore momento di inquadramento, di educazione<br />
all’ubbidienza e all’ordine: «IV) Durante il passeggio <strong>con</strong>serveranno<br />
sempre l’ordine colla propria compagna, colla quale parleranno di<br />
cose utili, sebbene questa non garbasse. V) In questi passeggi è<br />
proibito il correre soverchiamente, l’allontanarsi le une dalle altre,<br />
lo schia mazzare o coi piedi o colla voce, il gestire, il fissare gli occhi<br />
addosso a persone estranee, il volgere indietro il capo, il fermarsi a<br />
parlare <strong>con</strong> persone, anche cogli stessi parenti, senza espressa licenza<br />
della maestra. VI) Osserveranno silenzio e terranno gli occhi bassi<br />
passando pe’ luoghi abitati.» 75<br />
Ancora nei primi anni Venti del ‘900 il regolamento del Pensionato<br />
per studenti delle orsoline di Bergamo prevede passeggiate<br />
organizzate <strong>con</strong> obbligo di partecipazione:<br />
72 AGOSTINI, Avvertimenti alle madri sulle leggi del governo riguardanti i giovani in Id.,<br />
Scritti alle madri cristiane, pp. 182-83.<br />
73 L. A. PALADINI, Manuale per le giovinette italiane, Firenze, 1857, p. 31.<br />
74 «È andata a scuola; ha eseguito i suoi doveri di scolara, di figlia, di sorella, di compagna. Ha<br />
seguito i doveri verso l’anima sua. È stata docile, paziente, tollerante; ha pregato Dio <strong>con</strong> sincero<br />
affetto (…) A casa, ha dato una mano alla mamma nelle faccende domestiche; ha fatto i compiti,<br />
ha studiato la lezione, ha messo in ordine i libri e i quaderni. Ha anche giocato, specialmente se fu<br />
giorno di vacanza; ha passeggiato all’aperto, si è divertita colle compagne, ma moderatamente,<br />
come si <strong>con</strong>viene ad una fanciulletta ben educata»: A. VERTUA GENTILE, Le donnine di domani.<br />
Nozioni di doveri e di diritti per uso della terza elementare femminile, Lanciano, 1907, p. 39, cit in<br />
G. DI BELLO, Le bambine tra galatei e ricordi nell’Italia liberale in ULIVIERI, Le bambine nella<br />
storia dell’educazione, pp. 247-297, pp. 239-240.<br />
75 Regolamento del collegio Cittadini delle <strong>con</strong>vittrici in Somasca in Beatificationis et<br />
canonizationis Servae Dei Catharinae Cittadini fundatricis Sorororum Ursulinarum de Somascha<br />
Positivo, p. 290.<br />
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«Tutte le Pensionanti devono prender parte alle passeggiate comu ni. Se<br />
taluna avesse motivi seri e plausibili per dispensarsene, li manifesterà<br />
<strong>con</strong> sommessione, attenendosi poi alle disposizioni della Direttrice.<br />
Durante le passeggiate, come sempre, le <strong>con</strong>vittrici terranno un <strong>con</strong>tegno<br />
urbano e decoroso e si mostreranno ossequienti agli ordini delle suore.» 76<br />
La difficoltà ad allinearsi alle richieste della legislazione pubblica su<br />
questo terreno <strong>con</strong>tinuerà ov via mente quando si tratterà di<br />
misurarsi <strong>con</strong> le richieste del regime fascista, che notoriamente fece<br />
di questa attività una strategia di <strong>con</strong>senso e irrigimentazione 77 . Ne<br />
troviamo traccia al collegio di Ferrara, dove - dopo l’unione alle<br />
orsoline Figlie di Maria Immacolata di Verona - si segnalano<br />
resistenze e disagi nell’adeguarsi alle disposizioni che prevedono la<br />
fine dell’esonero e la dimostrazione degli esercizi obbligatori. 78<br />
76 Archivio Casa Generalizia Suore Orsoline di Maria Vergine Immacolata, cart. M. 1.1,<br />
Regolamento del Pensionato per studentesse delle suore orsoline in Bergamo.<br />
77 Sul tema, qui solo accennato, rinvio a R. ISIDORI FRASCA, L’educazione fisica e sportiva e la<br />
“preparazione materna” in M. ADDIS SABA (ed.), La corporazione delle donne. Ricerche e studi<br />
sui modelli femminili nel ventennio, Firenze, 1988, pp. 273-304; Accademiste a Orvieto. Donne ed<br />
educazione fisica nell’Italia fascista 1932- 1943, Perugia, 1996.<br />
78 L. GUIDI – IDI URATORI SAPIGNI – PIGNORTINI, ‘Elle s’adopran d’imparar le fanciulle’…<br />
La Compagnia e il Collegio di Sant’Orsola di Ferrara (secc. XVI-XX), Ferrara, 2004, pp. 313-14;<br />
nel 1942 il regime impose anche la organizzazione di «corsi nazionali di educazione fisica per<br />
religiose».<br />
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