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Monitoraggio della contaminazione da Aflatossina M1nel latte bovino

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<strong>Monitoraggio</strong> <strong>della</strong> <strong>contaminazione</strong><br />

<strong>da</strong> <strong>Aflatossina</strong> <strong>M1nel</strong> <strong>latte</strong> <strong>bovino</strong><br />

nella provincia di Rieti<br />

Contributi pratici<br />

Mario Ricciardi<br />

AUSL Rieti<br />

Valeria Moroni<br />

TPALL<br />

Nazzareno Pizzoli<br />

C.LA.R.<br />

Introduzione<br />

Attualmente sono note più di trecento micotossine<br />

e sono stati elencati numerosi generi<br />

di funghi produttori di queste sostanze,<br />

anche se la maggior parte delle ricerche sono<br />

concentrate su aflatossine, ocratossine,<br />

patulina, tricoteceni, zearalenone e fumonisina.<br />

Anche se identificate e studiate di recente,<br />

certamente hanno causato problemi<br />

all’uomo e agli animali <strong>da</strong> sempre.<br />

Nel corso dei secoli il problema <strong>della</strong> <strong>contaminazione</strong><br />

<strong>da</strong> micotossine ha progressivamente<br />

mutato il suo profilo: infatti, mentre<br />

nei tempi più antichi questo tipo di <strong>contaminazione</strong><br />

aveva ripercussioni pressoché limitate<br />

alle aree di produzione dei raccolti,<br />

con il progressivo incremento <strong>della</strong> globalizzazione,<br />

la presenza di queste sostanze tossiche<br />

in una vastissima gamma di derrate alimentari,<br />

ha causato ripercussioni in svariati<br />

segmenti del mercato internazionale e su<br />

un’ampia varietà di operatori del settore alimentare.<br />

Tutti i Paesi sono interessati <strong>da</strong>i problemi<br />

connessi alla <strong>contaminazione</strong> <strong>da</strong> micotossine,<br />

in particolare quelli caratterizzati<br />

<strong>da</strong> sistemi agricoli scarsamente sviluppati.<br />

I problemi non mancano, anche se a livello<br />

più episodico e, almeno parzialmente controllabile,<br />

anche nei Paesi con sistemi agricoli<br />

avanzati.<br />

Tra le micotossine, le aflatossine rappresentano<br />

le sostanze più pericolose per la salute<br />

umana ed animale.<br />

Per l’Italia, l’aflatossina, è soprattutto un problema<br />

connesso con l’importazione di derrate<br />

<strong>da</strong> Paesi tropicali e subtropicali, con climi<br />

piuttosto caldi e umidi, ma le condizioni<br />

di crescita e produzione sono facilmente<br />

riscontrabili anche sul territorio nazionale.<br />

Infatti, la particolare condizione climatica<br />

dell’estate del 2003 ha fatto sì che si creassero<br />

le condizioni ideali per lo sviluppo, nelle<br />

derrate cerealicole, dei funghi responsa-<br />

8 / 353


Contributi pratici<br />

bili <strong>della</strong> produzione di aflatossina B1. Tale<br />

situazione ha determinato, di riflesso, la presenza<br />

ed il ritrovamento dell’aflatossina M1<br />

nel <strong>latte</strong> e nei suoi derivati. Il problema dell’aflatossina<br />

M1 nel <strong>latte</strong> ha creato una situazione<br />

d’emergenza che ha coinvolto tutto il<br />

comparto lattiero-caseario causando gravi<br />

<strong>da</strong>nni alla filiera del <strong>latte</strong>.<br />

Mentre in passato il problema si era presentato<br />

solo sporadicamente, in questo caso<br />

il servizio veterinario si è trovato a gestire<br />

una situazione in cui erano coinvolti la<br />

quasi totalità degli allevatori. Tale fenomeno<br />

ha condotto ad un’estensione ed intensificazione<br />

dei controlli sul <strong>latte</strong> di massa e su<br />

alcuni alimenti di uso zootecnico.<br />

Dopo aver governato e superato l’emergenza<br />

aflatossine, ora è necessario impegnarsi<br />

nella prevenzione, che è la vera arma vincente<br />

per garantire al cittadino prodotti di<br />

qualità.<br />

Scopo di questo lavoro è stato quello di<br />

monitorare la <strong>contaminazione</strong> <strong>da</strong> aflatossina<br />

M1 nel <strong>latte</strong> <strong>bovino</strong> nella provincia di<br />

Rieti, in collaborazione con la Centrale del<br />

<strong>latte</strong> di Rieti.<br />

Le aflatossine<br />

Tabella - Le alfatossine scoperte fino ad oggi<br />

Alfatossine Chi le produce Dove si trovano<br />

B1<br />

B2<br />

G1<br />

G2<br />

M1<br />

M2<br />

Funghi:<br />

Aspergillus flavus<br />

Aspergillus parasiticus<br />

Funghi:<br />

Aspergillus flavus<br />

Aspergillus parasiticus<br />

Funghi:<br />

Aspergillus flavus<br />

Funghi:<br />

Aspergillus parasiticus<br />

Gli stessi animali<br />

che assumono alimenti<br />

contaminati <strong>da</strong> B1 e B2<br />

Le aflatossine, scoperte negli anni sessanta,<br />

sono state per parecchio tempo oggetto di<br />

studio <strong>da</strong> parte di molti ricercatori.<br />

I primi casi di aflatossicosi animale risalgono<br />

ai primi anni sessanta in Inghilterra con<br />

più di 100.000 tacchini colpiti; la causa era<br />

l’alimentazione con una farina di arachidi<br />

contaminata <strong>da</strong> aflatossina B1.<br />

Tale incidente attirò il mondo scientifico il<br />

quale iniziò studi e ricerche che portarono<br />

all’identificazione dei miceti produttori.<br />

Il mutare delle condizioni climatiche sul territorio<br />

nazionale, avvicinandosi sempre di<br />

più a quelle dei climi tropicali e subtropicali,<br />

ha creato le condizioni ideali per lo<br />

sviluppo dei funghi responsabili <strong>della</strong> produzione<br />

delle aflatossine, ciò ha indotto gli<br />

operatori del settore a concentrare di più<br />

l’attenzione sugli alimenti destinati all’alimentazione<br />

degli animali <strong>da</strong> reddito.<br />

Le aflatossine sono metaboliti secon<strong>da</strong>ri altamente<br />

tossici, prodotti in opportune condizioni<br />

microclimatiche, <strong>da</strong> funghi microscopici<br />

appartenenti alla famiglia degli ascomiceti,<br />

genere aspergillus, che si sviluppano<br />

su numerosi substrati vegetali come cereali<br />

(con particolare riferimento al mais),<br />

semi oleaginosi (come le arachidi), spezie,<br />

granaglie, frutta secca ed essiccata, sia durante<br />

la coltivazione che durante il trasporto<br />

e l’immagazzinamento.<br />

Gli aspergilli sono delle muffe ubiquitarie<br />

presenti nell’ambiente.<br />

Le aflatossine ritrovate come contaminanti<br />

naturali negli alimenti di origine vegetale<br />

sono: la B1, B2, G1 e G2.<br />

Le aflatossine B1 e B2 sono prodotte <strong>da</strong>lle<br />

specie aspergillus flavus (maggiormente diffuso)<br />

e aspergillus parasiticus (più comune<br />

nei climi tropicali e subtropicali), mentre le<br />

aflatossine G1 e G2 sono prodotte solo<br />

<strong>da</strong>lla specie apergillus parasiticus.<br />

Oltre alle aflatossine del gruppo B e G<br />

hanno importanza quelle del gruppo M; le<br />

aflatossine M1 e M2 sono metaboliti idrossilati<br />

rispettivamente di B1 e B2 che si riscontrano<br />

nel <strong>latte</strong> di lattifere alimentate con<br />

mangimi contaminati <strong>da</strong> aflatossine B1 e B2.<br />

L’aflatossina M1 è il 4-monoidrossiderivato<br />

dell’aflatossina B1. Nella tabella sottostante,<br />

i principali alimenti zootecnici, sono raggruppati<br />

in categorie di rischio di <strong>contaminazione</strong><br />

<strong>da</strong> aflatossina B1.<br />

Formaggi<br />

Mangimi<br />

Concentrati<br />

Sottoprodotti<br />

Latte e i suoi derivati<br />

Tabella - Principali alimenti zootecnici per categorie di rischio di <strong>contaminazione</strong> <strong>da</strong> aflatossina B1<br />

Classe di rischio > Alto Medio Basso<br />

Alimentato<br />

• Mais (granella)<br />

e derivati<br />

• Pannello in lino<br />

• Pannello di cocco<br />

• Arachidi<br />

• Insilato di mais<br />

• Pastone di mais<br />

• Cotone<br />

• Distillers<br />

• Polpe<br />

• Orzo, altri careali e derivati<br />

• Fieni<br />

• Soia<br />

• Crusca<br />

8 / 354


Limiti di legge<br />

In base alla normativa europea, per quanto<br />

riguar<strong>da</strong> il contenuto di aflatossina M1 nel<br />

<strong>latte</strong> (<strong>latte</strong> crudo, <strong>latte</strong> destinato alla fabbricazione<br />

di prodotti a base di <strong>latte</strong>, <strong>latte</strong><br />

trattato termicamente) e i derivati del <strong>latte</strong><br />

“che siano essiccati, diluiti, lavorati o composti<br />

<strong>da</strong> più di un ingrediente”, il tenore massimo<br />

ammesso è di 50 ng/kg e di 10 ng/kg<br />

sugli alimenti per l’infanzia. Per l’aflatossina<br />

B1 il Decreto Legislativo n.149 del 10/05/2004<br />

in attuazione delle direttive 2001/102/CE,<br />

2002/32/CE e 2003/57/CE, relative alle sostanze<br />

e ai prodotti indesiderabili nell’alimentazione<br />

degli animali, stabilisce che per le bovine<br />

<strong>da</strong> <strong>latte</strong> il limite nei mangimi è di 5 ppb<br />

e nelle materie prime a rischio è di 20 ppb.<br />

Disegno - Test Strip<br />

Figura - Aflatoxin Test Strip<br />

Unità di misura usate<br />

Alimenti p.p.m. milligrammi/Kg p.p.b. microgrammi/Kg p.p.t. nanogrammi/Kg<br />

Latte destinato<br />

ad uso alimentare<br />

AFMI < 0,05 AFMI < 50<br />

Tutte le materie prime<br />

(semi, farine, panelli,<br />

foraggi, freschi e secchi, etc.)<br />

Mangimi Complementari<br />

(pellettati, miscele di farine<br />

e mangimi, etc.)<br />

Mangimi completi<br />

(miscele di mangimi che bastano<br />

ad assicurare una<br />

razione giornaliera, unifeed)<br />

<strong>Monitoraggio</strong> <strong>della</strong> <strong>contaminazione</strong> <strong>da</strong> aflatossina M1<br />

nel <strong>latte</strong> <strong>bovino</strong> nella provincia di Rieti<br />

Lo studio che è stato condotto è quello di<br />

monitorare la <strong>contaminazione</strong> dell’aflatossina<br />

M1 nel <strong>latte</strong> <strong>bovino</strong> nella provincia di<br />

Rieti, durante il corso di tre anni, <strong>da</strong>ll’anno<br />

2004 all’anno 2006. Questo studio è stato<br />

effettuato in collaborazione con la Centrale<br />

del <strong>latte</strong> di Rieti, in quanto la maggior parte<br />

del <strong>latte</strong> proveniente <strong>da</strong>gli allevamenti bovini<br />

<strong>della</strong> provincia, confluisce nello stabilimento,<br />

dove viene sottoposto ad analisi per<br />

verificare la concentrazione dell’aflatossina<br />

M1, al fine di garantire il rispetto dei limiti<br />

di legge, a tutela del consumatore finale.<br />

Ogni giorno alla centrale del <strong>latte</strong> giungono<br />

mediamente tre autocisterne che raccolgono<br />

complessivamente 28.000 litri di <strong>latte</strong><br />

proveniente <strong>da</strong>gli allevamenti <strong>della</strong> provincia.<br />

Ciascuna autocisterna è costituita <strong>da</strong> tre<br />

aree distinte e su ogni singolo scomparto<br />

vengono effettuati i campionamenti del<br />

<strong>latte</strong>. Il prelievo dei campioni di <strong>latte</strong> consta<br />

delle seguenti fasi:<br />

- agitazione <strong>della</strong> massa insufflando aria sterile<br />

al fine di avere una massa omogenea<br />

tra la parte magra e la parte grassa;<br />

AFBI < 0,02 AFBI < 20<br />

AFBI < 0,005 AFBI < 5<br />

AFBI < 0,005 AFBI < 5<br />

Nota bene: i limiti di legge indicati in tabella si riferiscono solo alle bovine <strong>da</strong> <strong>latte</strong><br />

- mediante un prelevatore viene raccolto all’interno<br />

di un contenitore sterile il campione<br />

di <strong>latte</strong>.<br />

Da ogni singolo scomparto di ciascuna autocisterna<br />

si preleva un campione di <strong>latte</strong><br />

<strong>da</strong> 500 ml. Da ognuno dei tre campioni di<br />

ogni autocisterna si preleva una quantità di<br />

<strong>latte</strong> per costituire il campione globale <strong>da</strong><br />

50 ml, sul quale verranno effettuate le analisi<br />

per la ricerca dell’aflatossina M1, mediante<br />

il test CHARM ROSA READER.<br />

Test CHARM ROSA READER<br />

Dal campione globale si prelevano 300 microlitri<br />

di <strong>latte</strong> mediante una pipetta e s’inoculano<br />

nel AFLATOXIN TEST STRIP, il quale viene<br />

posto in incubazione per 15 min. a 38°C.<br />

Il test strip è costituito <strong>da</strong>:<br />

• anticorpi dell’aflatossina M1<br />

(palline rosse nel disegno);<br />

• linea T (test);<br />

• linea C (controllo).<br />

Il test è un saggio immunoenzimatico basato<br />

su un legame antigene-anticorpo, con lo<br />

stesso principio di funzionamento del test<br />

ELISA. Una volta inoculati 300 microlitri di<br />

<strong>latte</strong>, questo migra per capillarità lungo il<br />

test strip. Le molecole libere di aflatossina<br />

M1 presenti nel campione di <strong>latte</strong> si legano<br />

agli anticorpi presenti sul test strip.Gli anticorpi<br />

dell’aflatossina (palline rosse nel<br />

disegno) fluiscono lungo lo strip e si legano<br />

alla linea T del test e C del controllo.<br />

C<br />

T<br />

Negative<br />

Control line<br />

Ab binding reagent<br />

Test line<br />

detoxified AFAb<br />

binding reagent<br />

Positive<br />

C<br />

Quando il campione di <strong>latte</strong> è negativo, un<br />

maggior numero di anticorpi per l’aflatossina<br />

si lega alla linea T del test e questa appare<br />

più scura rispetto alla linea C.<br />

Quando il campione di <strong>latte</strong> è positivo, il<br />

legame alla linea T è inibito, gli anticorpi si<br />

legano all’aflatossina M1 presente nel <strong>latte</strong><br />

e si forma l’immunocomplesso, il quale migra<br />

lungo il test strip e nella linea C del controllo<br />

avviene una reazione immunoenzimatica<br />

(legame immunocomplesso-enzima)<br />

determinando una reazione colorimetrica,<br />

di conseguenza la linea C risulterà più scura<br />

rispetto alla linea T.<br />

T<br />

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Contributi pratici<br />

Il legame viene poi interpretato tramite il<br />

lettore ROSA READER.<br />

Il test strip dà una risposta di tipo qualitativo,<br />

mentre il lettore rosa reader quantifica<br />

la risposta qualitativa in termini di positività<br />

o negatività del campione mettendo a<br />

confronto la linea T del test e la linea C del<br />

controllo. Al fine di ottenere un controllo<br />

di qualità dell’aflatoxin test strip l’azien<strong>da</strong><br />

CHARM SCIENCES responsabile <strong>della</strong> fabbricazione<br />

di tali test ha analizzato contemporaneamente<br />

1167 campioni di <strong>latte</strong><br />

con la metodica HPLC e con l’aflatoxin test<br />

e sono stati ottenuti dei valori medi con l’aflatoxin<br />

test ai quali corrispondono valori<br />

medi espressi in ppt ottenuti con il metodo<br />

HPLC. Tali valori possono essere utilizzati<br />

come indicazione per l’interpretazione<br />

<strong>della</strong> lettura ottenuta con il rosa reader:<br />

Dall’analisi di 233 campioni di <strong>latte</strong> è stato<br />

ottenuto un valore medio di -603 con l’aflatoxin<br />

test al quale corrisponde l’assenza<br />

di AFM1 nel <strong>latte</strong> valore ottenuto con la metodica<br />

HPLC.<br />

Dall’analisi di 279 campioni è stato ottenuto<br />

un valore medio di +2 con l’aflatoxin test<br />

al quale corrisponde il valore di 25 ppt ottenuto<br />

con la metodica HPLC.<br />

Dall’analisi di 252 campioni è stato ottenuto<br />

un valore medio di +414 con l’aflatoxin<br />

test al quale corrisponde un valore di 50<br />

ppt ottenuto con il metodo HPLC, limite stabilito<br />

<strong>da</strong>lla legislazione comunitaria.<br />

I valori arrivano fino a 100 ppt in quanto il<br />

test è fabbricato <strong>da</strong> un’industria che a sede<br />

negli Stati Uniti, dove il livello di accettabilità<br />

per legge è dieci volte superiore (0,5<br />

ppb) rispetto ai limiti fissati <strong>da</strong>lla legislazione<br />

comunitaria.<br />

Quando si eseguono le analisi su campioni<br />

di <strong>latte</strong> per valutare la concentrazione di<br />

AFM1 e si riscontrano valori positivi sospetti,<br />

si inviano i campioni ai laboratori accreditati<br />

per il controllo in HPLC (cromatografia<br />

liqui<strong>da</strong> ad alta pressione). Mensilmente<br />

sia il lettore rosa reader che il test strip vengono<br />

tarati utilizzando 100 ppt di aflatossina<br />

pura diluita in 5 ml di <strong>latte</strong>.<br />

Il monitoraggio <strong>della</strong> <strong>contaminazione</strong> <strong>da</strong><br />

AFM1 nel <strong>latte</strong> <strong>bovino</strong> è stato effettuato durante<br />

un periodo di tre anni, <strong>da</strong>ll’anno 2004<br />

all’anno 2006.<br />

I risultati delle analisi a cui sono stati sottoposti<br />

campioni di <strong>latte</strong> <strong>bovino</strong> durante i tre<br />

anni sono stati riportati nei seguenti grafici,<br />

dove per ogni mese viene indicato il valore<br />

medio di AFM1, il quale è stato ottenuto<br />

effettuando per ogni mese una media<br />

dei valori di AFM1 ottenuti sottoponendo<br />

ogni giorno campioni di <strong>latte</strong> alle analisi<br />

con l’aflatoxin test.<br />

I valori di aflatossina M1 sono espressi in<br />

ppt e corrispondono ai valori ottenuti con<br />

l’aflatoxin test utilizzato nella centrale del<br />

<strong>latte</strong>. In ciascun grafico si può osservare l’an<strong>da</strong>mento<br />

<strong>della</strong> <strong>contaminazione</strong> <strong>da</strong> aflatossina<br />

M1 nel <strong>latte</strong> <strong>bovino</strong> proveniente <strong>da</strong>gli<br />

allevamenti intensivi e tradizionali <strong>della</strong> provincia<br />

di Rieti.<br />

Dai grafici possiamo osservare che i due<br />

periodi critici caratterizzati <strong>da</strong> un’elevata<br />

concentrazione di aflatossina M1 nel <strong>latte</strong><br />

sono la primavera e fine estate. Durante la<br />

primavera c’è una ri<strong>contaminazione</strong> dei prodotti<br />

zootecnici contenuti nei silos in seguito<br />

all’instaurarsi di determinate condizioni<br />

ambientali quali temperatura ed umidità<br />

elevate, fattori che favoriscono la produzione<br />

<strong>da</strong> parte dei funghi aspergillus già<br />

presenti nelle derrate di aflatossina B1.<br />

media di<br />

lettura:<br />

assenza di<br />

AFM1<br />

-603, SD=233<br />

An<strong>da</strong>mento <strong>della</strong> <strong>contaminazione</strong> <strong>da</strong> AFM1 nel <strong>latte</strong> <strong>bovino</strong><br />

media di<br />

lettura:<br />

media di<br />

lettura:<br />

media di<br />

lettura:<br />

media di<br />

lettura:<br />

25 ppt +2, SD = 279<br />

50 ppt +414, SD = 252<br />

75 ppt +670, SD = 221<br />

100 ppt +943, SD = 182<br />

Anno 2004<br />

Anno 2005<br />

Anno 2006<br />

8 / 356


Mentre il periodo di agosto-settembre si configurano come un<br />

periodo a rischio in quanto:<br />

• il mais <strong>della</strong> campagna precedente ancora in uso, sia esso<br />

proveniente <strong>da</strong>gli stoccaggi azien<strong>da</strong>li, sia esso acquistato sul<br />

mercato, è ormai rappresentato solo <strong>da</strong>gli avanzi (prodotti di<br />

qualità inferiore), rimasti nei magazzini o nei silos di stoccaggio,<br />

quindi, pur essendo commercializzabile (ovvero con un contenuto<br />

di AFB1 inferiore alle 20 ppb) può contenere polveri e rotture<br />

delle cariossidi con più alto contenuto di AFB1 che possono<br />

poi nella bovina <strong>da</strong> <strong>latte</strong> trasformarsi in un contenuto di AFM1<br />

nel <strong>latte</strong> che rischia di eccedere il limite di legge delle 50 ppt;<br />

• il primo mais dell’annata in corso che arriva sul mercato è rappresentato<br />

o <strong>da</strong> mais precoci, che per loro caratteristiche fisiologiche<br />

subiscono maggiormente gli stress ambientali e climatici<br />

o proprio <strong>da</strong> quei mais che, essendo coltivati in zone a ridotta<br />

disponibilità idrica o con attacchi parassitari particolarmente<br />

severi, raggiungono la maturazione prima degli altri di uguale<br />

classe produttiva.<br />

Nei grafici emerge che il rischio di <strong>contaminazione</strong> del <strong>latte</strong> nell’allevamento<br />

tradizionale è minore rispetto a quello intensivo<br />

per la differente tipologia di alimentazione.<br />

Nell’allevamento intensivo gli animali vengono alimentati con unifeed,<br />

ovvero mais, insilato di mais, fieno di qualità e scadente, farine<br />

di graminacee, nuclei proteici e farine di soia, cotone e altri sottoprodotti<br />

industriali.<br />

Nell’allevamento tradizionale gli animali vengono invece alimentati<br />

durante la stagione invernale con il fieno e durante la primavera<br />

con foraggio fresco (erba) e mangimi.<br />

Dall’osservazione dei grafici emerge che la concentrazione di AFM1<br />

nel <strong>latte</strong> rientra al di sotto del limite di legge di 50 ppt e si nota che<br />

<strong>da</strong>ll’anno 2004 all’anno 2006 c’è stato un lento ma graduale miglioramento<br />

<strong>della</strong> <strong>contaminazione</strong> del <strong>latte</strong> in seguito ad una costante<br />

informazione degli allevatori sul rischio aflatossine e sulla corretta<br />

gestione degli alimenti.<br />

Mentre durante il periodo di agosto-settembre gli animali sono<br />

stati alimentati con prodotti di qualità inferiore <strong>della</strong> campagna<br />

precedente, rimasti nei magazzini o nei silos di stoccaggio, che,<br />

pur essendo commercializzabile (ovvero con un contenuto di<br />

AFB1 inferiore alle 20 ppb) possono contenere polveri e rotture<br />

delle cariossidi con più alto contenuto di AFB1 che possono poi<br />

nella bovina <strong>da</strong> <strong>latte</strong> trasformarsi in un contenuto di AFM1 nel <strong>latte</strong><br />

che rischia di eccedere il limite di legge delle 50 ppt.<br />

Inoltre è emerso che il rischio di <strong>contaminazione</strong> del <strong>latte</strong> nell’allevamento<br />

tradizionale è minore rispetto a quello intensivo per la<br />

differente tipologia di alimentazione.<br />

Effettuando un confronto tra l’an<strong>da</strong>mento <strong>della</strong> <strong>contaminazione</strong> di<br />

aflatossina M1 nel <strong>latte</strong> <strong>bovino</strong> nell’anno 2004, 2005, 2006 è stato<br />

riscontrato che c’è stato un lento ma graduale miglioramento <strong>della</strong><br />

<strong>contaminazione</strong> del <strong>latte</strong> in seguito ad una costante informazione<br />

degli allevatori sul rischio aflatossine e sulla corretta gestione degli<br />

alimenti zootecnici.<br />

Per prevenire il rischio di <strong>contaminazione</strong> del <strong>latte</strong> la normativa vigente<br />

prevede, per tutti i punti critici <strong>della</strong> filiera quali stabilimenti<br />

e depositi di cereali, granella e farine, mangimifici, allevamento,<br />

stabilimenti di lavorazione del <strong>latte</strong>, l’obbligo di adottare un piano<br />

di autocontrollo, in cui sia prevista una sezione specifica per il controllo<br />

delle aflatossine con l’indicazione <strong>della</strong> periodicità, del metodo<br />

d’analisi e del sistema di rintracciabilità dei singoli conferenti.<br />

Gli organi ufficiali dovranno verificare la presenza, l’attuazione e<br />

l’efficacia delle procedure di autocontrollo e provvedere ad eseguire<br />

eventualmente campioni ufficiali.<br />

Conclusioni<br />

Dallo studio condotto sul monitoraggio <strong>della</strong> <strong>contaminazione</strong> <strong>da</strong><br />

aflatossina M1 nel <strong>latte</strong> <strong>bovino</strong> nella provincia di Rieti, durante tre<br />

anni, <strong>da</strong>ll’anno 2004 all’anno 2006, è emerso che la concentrazione<br />

di aflatossina M1 rientra al di sotto del valore soglia di 50 ppt.<br />

Dall’osservazione dell’an<strong>da</strong>mento <strong>della</strong> <strong>contaminazione</strong> <strong>da</strong> aflatossina<br />

M1 nel <strong>latte</strong> <strong>bovino</strong>, sono stati individuati due periodi critici,<br />

la primavera e fine estate, caratterizzati <strong>da</strong> un aumento <strong>della</strong><br />

concentrazione di aflatossina M1 nel <strong>latte</strong>; in quanto gli animali sono<br />

stati alimentati durante la primavera con prodotti zootecnici<br />

contenuti nei silos che hanno subito una ri<strong>contaminazione</strong> in seguito<br />

all’instaurarsi di determinate condizioni ambientali quali temperatura<br />

ed umidità elevate, fattori che favoriscono la produzione<br />

<strong>da</strong> parte dei funghi aspergillus già presenti nelle derrate<br />

di aflatossina B1.<br />

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