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Disfagia documento

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OBIETTIVI DEL DOCUMENTO<br />

1. Fornire informazioni sull’identificazione e la gestione della persona disfagica.<br />

2. Ridurre l’eterogeneità di comportamenti nella gestione della persona disfagica.<br />

3. Monitorare l’assunzione orale ed assicurare un adeguato livello di idratazione e nutrizione.<br />

4. Conoscere gli interventi da attuare in caso di aspirazione aerea.<br />

5. Formare il care-giver al fine di ridurre la morbilità ad essa associata.<br />

LA DEGLUTIONE: DEFINIZIONE E PROCESSI FISIOLOGICI<br />

La deglutizione è una sequenza motoria complessa dipendente dalla contrazione coordinata di<br />

muscoli della bocca, della lingua, della faringe, della laringe e dell’esofago. La deglutizione è un atto<br />

neuromuscolare altamente integrato regolato da un centro bulbare la cui attività, controllata da centri<br />

corticali, sottocorticali e dalla sensibilità che proviene dagli effettori, è sincrona con quella del centro<br />

del respiro. Essa consente la propulsione dei cibi dalla bocca allo stomaco attraverso le seguenti fasi:<br />

FASE 0 (preparazione extraorale delle sostanze): corrisponde alla preparazione del cibo. Questa fase<br />

termina nel momento in cui il cibo viene posto in bocca.<br />

FASE 1 (preparazione orale delle sostanze da inghiottire): insalivazione e la masticazione che se<br />

eseguite correttamente fanno si che il boccone, d’ora in poi chiamato bolo, risulterà pronto per la<br />

deglutizione. Questa fase avviene sotto il controllo della volontà ed ha una durata variabile secondo il<br />

cibo da inghiottire: minima per i liquidi e massima per cibi solidi e secchi. A questa preparazione<br />

partecipano attivamente ed in coordinazione la chiusura delle labbra, il movimento laterale e rotatorio<br />

della mandibola, il tono buccale e facciale, i movimenti laterali e rotatori della lingua che aiutano a<br />

raccogliere ed a trattenere il cibo sul dorso della lingua.<br />

FASE 2 (stadio orale) spinta del bolo verso l’istmo delle fauci ed elicitazione del riflesso deglutitorio<br />

(volontario). Implica il movimento della lingua con azione propulsiva e il contatto della stessa con<br />

l’arco palatino e l’oro faringe per stimolazione dei recettori della regione oro-faringea e/o base lingua.<br />

Da qui la deglutizione proseguirà autonomamente al di fuori del controllo volontario.<br />

FASE 3 (stadio faringeo): il bolo, in questa fase attraversa l’incrocio della via respiratoria. È evidente<br />

che lo svolgimento corretto di questa fase risulta di fondamentale importanza per evitare situazioni che<br />

possono mettere in pericolo la vita della persona. Questa fase implica la coordinazione di meccanismi<br />

differenti che consentono il transito del bolo, evitando il passaggio di cibi liquidi e solidi nel naso e la<br />

penetrazione e/o aspirazione di cibo rispettivamente in laringe e/o nell’apparato bronco polmonare<br />

(involontaria).<br />

FASE 4 (stadio esofageo): il bolo arriva in esofago attraverso lo sfintere esofageo superiore che si apre<br />

automaticamente e, in un tempo variabile, per mezzo delle onde peristaltiche, percorre tutto l’esofago<br />

fino allo sfintere esofageo inferiore, porta di ingresso allo stomaco.<br />

1


FASE 5 (stadio gastrico): il bolo giunge allo stomaco, termina la deglutizione ed inizia la digestione.<br />

DISFAGIA: DEFINIZIONE E PROCESSI FISIOLOGICI<br />

È un’alterazione della normale progressione del cibo dal cavo orale allo stomaco, causata da una<br />

disfunzione anatomo-funzionale. La disfagia è sintomo di una patologia localizzabile anche a distanza<br />

dagli effettori della deglutizione o sistemica.<br />

Riconosce una patogenesi multifattoriale e deve pertanto essere affrontata con il contributo di più<br />

figure professionali (team multidisciplinare). La disfagia può riguardare l’assunzione di cibi solidi,<br />

liquidi, semiliquidi, semisolidi. Inoltre, può presentare un carattere persistente o saltuario. Tale disturbo<br />

dell’alimentazione può determinare gravi conseguenze sullo stato di salute complessivo della persona,<br />

sia per un ridotto apporto nutrizionale, sia per un elevato rischio di polmoniti ab ingestis. La persona<br />

disfagica, infatti ha bisogno di un tempo più lungo per assumere il pasto; manifesta spesso e in forma<br />

ingravescente affaticabilità; è costretta, inoltre, al continuo cambiamento delle proprie abitudini<br />

alimentari.<br />

Il sintomo può coinvolgere in vario modo gli effettori della deglutizione prevalentemente contenuti nel<br />

distretto cervico-facciale dove svolgono anche altre funzioni: respiratoria, fono-articolatoria, senso<br />

percettiva, practomotoria, edonistica, etc.<br />

La tabella che segue riassume le principali condizioni morbose possibili causa di disfagia e identifica<br />

quelle che possiamo definire “popolazione a rischio” di disfagia:<br />

A. DISFAGIA OROFARINGEA (DISFAGIA ALTA)<br />

• Danno neurogeno: ictus cerebrovascolare, traumi cranio-encefalici e spinali, neoplasie, patologie del<br />

primo motoneurone, patologie del secondo motoneurone, S. Guillain-Barré, m. di Huntington, sclerosi<br />

multipla, poliomielite, encefalopatie metaboliche, morbo di Parkinson, demenza;<br />

• Miopatiche: malattie del connettivo, dermatomiosite, miastenia grave, distrofia miotonica, distrofia<br />

oculofaringea, sarcoidosi, sindromi paraneoplastiche;<br />

• Anossia cerebrale;<br />

• Interventi su tumori delle vie aereo digestive superiori (VADS);<br />

• Involuzione senile;<br />

• Iatrogene: farmaci (chemioterapici, neurolettici, ecc.), terapia radiante, caustici (intenzionale, da<br />

pillole);<br />

• Infettive: difterite, botulismo, malattia di Lyme, sifilide, mucosite (herpes, cytomegalovirus, candida,<br />

ecc.);<br />

• Metaboliche: amiloidosi, s. di Cushing, tireotossicosi;<br />

• Patologia da reflusso gastroesofageo.<br />

B. DISFAGIA ESOFAGEA (DISFAGIA BASSA)<br />

• Cause meccaniche intrinseche ed estrinseche: stenosi peptica, neoplasie, aneurismi vasi torace,<br />

megacuore, cause osteoarticolari;<br />

• Cause neuromuscolari primitive e secondarie: acalasia, spasmo esofageo diffuso, sclerodermia,<br />

collagenopatie;<br />

• Strutturali: barra cricofaringea, diverticolo di Zenker, osteofiti e anomalie scheletriche, malformazioni<br />

congenite (diverticoli, tasche, ecc.).<br />

2


Le turbe della deglutizione più temibili e che si manifestano clinicamente in maniera più subdola sono<br />

verosimilmente quelle che fanno seguito a patologia cerebro vascolare acuta. 75% delle persone<br />

colpite da ictus cerebrale presenta disfagia e nel 91% dei casi essa persiste fino a 3 mesi. Il 43-54% di<br />

queste persone presenta inalazione che si complica nel 40% in broncopolmoniti. La mortalità è dovuta<br />

prevalentemente alle complicanze cardiovascolari e alle polmoniti ab ingestis.<br />

DISFAGIA ICTUS CORRELATA<br />

Alterazioni della deglutizione per tipo di ictus<br />

Tipo di ictus Tipo di lesione Tipo di alterazione<br />

Ictus emisferico Monolaterale sinistro FASE ORALE<br />

Incordinazione labioglosso-mandibolare,<br />

diprassia orale, aumento<br />

tempo di transito orale del<br />

bolo<br />

Ictus emisferico Monolaterale destro FASE FARINGEA Ridotta<br />

escursione verso l’alto della<br />

laringe, ristagno del bolo<br />

verso l’alto, rischio di<br />

inalazione, soprattutto i<br />

liquidi<br />

Ictus emisferico<br />

Lesioni corticali bilaterali TUTTE<br />

FATTORI DI RISCHIO<br />

- Diminuzione delle abilità cognitive: consapevolezza, orientamento, memoria, vigilanza e attenzione;<br />

- Incremento dell’impulsività o agitazione;<br />

- Diminuzione o assenza del riflesso della tosse, mancanza della tosse volontaria;<br />

- L’uso di alcuni farmaci come neurolettici, antidepressivi, anticolinergici e medicinale a base di<br />

fenotiazina;<br />

- Iperestensione del collo o contratture;<br />

- Diminuzione o assenza di forza, movimento e simmetria dei muscoli facciali, lingua e muscoli orali;<br />

- Diminuzione o assenza della sensibilità orale e facciale;<br />

- Precedente intubazione per un lungo periodo;<br />

- Problemi di linguaggio;<br />

- Età avanzata.<br />

3


SEGNI E SINTOMI<br />

Tosse durante o dopo la deglutizione<br />

Assenza di tosse volontaria o del riflesso<br />

Assenza deglutizione volontaria<br />

Eccessiva lentezza nell’assunzione dei cibi<br />

Presenza di residuo di bolo nelle fauci<br />

Perdita di peso o disidratazione<br />

Aumento della TC<br />

Disfonia o voce gorgogliante<br />

Frequenti infezioni polmonari<br />

Schiarimenti di voce frequenti<br />

Lingua protrusa<br />

Scialorrea<br />

Fastidio o dolore alla deglutizione<br />

CONSEGUENZE<br />

Aspirazione di cibi e/o liquidi nelle vie aeree<br />

maggior rischio di infezioni polmonari<br />

Ridotto introito alimentare<br />

malnutrizione e/o disidratazione<br />

Alterazione della qualità di vita<br />

aumento richieste di interventi sanitari<br />

(maggiori costi socio-sanitari)<br />

A PROPOSITO DI ASPIRAZIONE<br />

Può essere silente<br />

tosse post deglutitoria e deglutitoria<br />

al respiro liquido<br />

alla qualità della tosse<br />

altri segnali: lacrime, affaticamento<br />

voce rauca o umida<br />

MANOVRE D’EMERGENZA<br />

La prima difesa è fornita dall’organismo con la tosse; se non è sufficiente:<br />

COSA NON FARE<br />

Non colpire la schiena con le mani<br />

Non dare da bere<br />

Non effettuare la respirazione bocca a bocca<br />

4


Innanzitutto rimozione protesi<br />

MANOVRA 1<br />

Mento verso il petto, braccia abbandonate e bocca aperta; dare dei colpetti con il palmo della<br />

mano tra le scapole<br />

MANOVRA DI HEIMLICH<br />

Si attiva ponendosi alle spalle della ps, cingendolo con le braccia all’altezza dello stomaco e premere<br />

sulla fascia diaframmatica con movimento verso l’alto per favorire l’espulsione del cibo.<br />

Questa manovra può essere effettuata anche se la ps è seduta su sedia a rotella o sdraiata.<br />

A PROPOSITO DI MALNUTRIUZIONE<br />

Stato di alterazione funzionale, strutturale e di sviluppo dell’organismo conseguente alla discrepanza<br />

tra fabbisogni nutrizionali specifici e introito o utilizzazione dell’energia e dei nutrienti, tali da<br />

comportare un eccesso di morbilità e mortilità.<br />

Malnutrizione: calo di peso, muscoli con tono scarso, orbite oculari scavate, lingua arrossata e con<br />

fissurazione, ossa sporgenti.<br />

Disidratazione: disorientamento e confusione, cute secca e esfoliata, sollevabile in pliche cutanee,<br />

lingua secca e difficile da sporgere.<br />

Complicanze malnutrizione<br />

conseguenze<br />

Primarie<br />

secondarie<br />

Guarigione ferite<br />

funz.tà intestinale<br />

funz.tà muscolare<br />

funz.tà ventilatoria<br />

rispostaimmunitaria<br />

rischio infezione<br />

morbilità<br />

uso farmaci<br />

durata degenza<br />

durata riab.ne<br />

qualità di vita<br />

mortalità<br />

costi sanitari<br />

39<br />

DISFAGIA ETA’ CORRELATA: LA PRESBIFAGIA<br />

Per ipertonia muscolare oro-faringea<br />

(linguale, labiale, faringea) e incoordinazione muscolare<br />

Per maggiore rigidità delle medesime<br />

Per turbe della sensibilità oro-faringea-laringea<br />

Per atrofia muscolare e linguale<br />

Per xerostomia<br />

Per edentulia e protesi dentaria inadeguata<br />

5


Per deperimento, demotivazione, clinostatismo<br />

Per disregolazione neurologica centrale<br />

Per fase extraorale meno efficace (per calo vista, olfatto, gusto)<br />

Per ridotta abilità gestuale<br />

Per perdita dell’attenzione<br />

Segni e sintomi<br />

Difficoltà a formare il bolo<br />

Incapacità a trattenerlo nel cavo orale<br />

Scialorrea<br />

(aumento del tempo di deglutizione)<br />

VALUTAZIONE INFERMIERISTICA DELLA DISFAGIA<br />

Tutte le persone con ictus dovrebbero essere sottoposte a screening prima di assumere cibi solidi o<br />

liquidi.<br />

L’infermiere di reparto svolge un ruolo chiave, in quanto identifica segni e sintomi che possono far<br />

sospettar un quadro di disfagia, quindi valuta asimmetria delle rima orale, alterazione della mimica<br />

facciale, perdita di saliva, secchezza delle fauci, voce rauca e presenza dello stimolo della tosse.<br />

La valutazione della disfagia attraverso le prove di deglutizione non deve essere effettuata se il<br />

paziente non è cosciente o vigile, o se presenta dispnea.<br />

Inoltre se la persona presenta paralisi unilaterale è consigliato inclinare e ruotare leggermente la<br />

testa dalla parte colpita.<br />

Per quanto concerne i test di screening più citati in letteratura e che possono essere facilmente<br />

applicabili da infermieri addestrati sono: 1. Test Three-oz Water Swallow Test (WST, Test di<br />

Smithard) il più utilizzato, e le sue due varianti: il WST sensibilizzato con pulsossimetro (reperto<br />

patologico: caduta della saturazione di ossigeno maggiore del 2% dopo la deglutizione di 10 ml di<br />

acqua) e il WST sensibilizzato con auscultazione; 2 il Bedside Swallowing Assessment Scale.<br />

1) Three-oz Water Swallow test: come si esegue.<br />

1 - offrire alla persona, seduta e con la testa in asse, 5 ml di acqua liscia a temperatura ambiente con un<br />

cucchiaio per 3 volte, ad ogni cucchiaio verificare l’avvenuta deglutizione, attendere qualche secondo e<br />

se il paziente presenta tosse severa e voce gorgogliante si sospende il test = Grado 4 – <strong>Disfagia</strong> grave;<br />

2 - se la persona non tossisce si offre acqua direttamente dal bicchiere, si attende qualche secondo, si<br />

fa parlare il paziente per valutare la qualità della voce: in caso di voce rauca e/o gorgogliante e tosse =<br />

Grado 3 – <strong>Disfagia</strong> moderata.<br />

3 - se presenta solo voce rauca e/o gorgogliante = Grado 2 – <strong>Disfagia</strong> lieve;<br />

4 - se precedentemente il test è negativo si procede con 50ml di acqua dal bicchiere. Se anche questo è<br />

negativo = Grado 1 – <strong>Disfagia</strong> assente.<br />

6


ESITO TEST<br />

DIETA<br />

1. ASSENTE corretta deglutizione 1. dieta libera<br />

2. LIEVE voce rauca e/o gorgogliante 2. addensare i liquidi (omogeneizzato, frutta<br />

frullata, yogurt)<br />

3. MODERATA voce rauca e/o<br />

3. addensare i liquidi (gelatina, marmellata)<br />

gorgogliante e tosse<br />

rendere omogenei i cibi<br />

4. GRAVE tosse con cucchiaio 5 ml acqua 4. alimentazione enterale assistita<br />

Dopo aver effettuato la prova di deglutizione con l’acqua, l’infermiere può inoltre avvalersi di<br />

una scala di valutazione più approfontita che consente di identificare i pazienti con disturbi della<br />

deglutizione a rischio di aspirazione tramite un punteggio, la Bedside Swallow Assestment. Se il<br />

punteggio di tale scala è superiore a 24 il paziente è ad alto rischio e deve essere presa in<br />

considerazione la possibilità di una alimentazione artificiale. Viceversa un punteggio più basso di 24<br />

permette l’avvio precoce di una alimentazione per os sicura, senza ulteriori indagini.<br />

2. Bedside Swallow Assessment<br />

Livello di coscienza 1.vigile<br />

2.soporoso risvegliabile<br />

3.non apre gli occhi ma risponde agli stimoli verbali<br />

4. risponde agli stimoli dolorosi<br />

Controllo del tronco e della<br />

testa<br />

1. tronco normale<br />

2. posiz. Tronco non mantenuta<br />

3. controllo solo testa<br />

4. non controllo testa<br />

Respirazione 1. normale 2. patologica<br />

Chiusura delle labbra 1. normale 2. patologica<br />

Movimento del palato 1.simmetrici 2.assimmetrici 3.minimi/assenti<br />

Funzione laringea (aaah/ee) 1. normale 2.ridotta 3.assente<br />

Riflesso della deglutizione 1. presente 2.assente<br />

Riflesso della tosse 1. normale 2. ridotto 3. assente<br />

Stadio 1: assunzione di 5 ml<br />

di acqua in un cucchiaino,<br />

per 3 volte<br />

Rifiuta l’acqua<br />

1. mai o una volta 2.più volte<br />

Movimenti laringei con 1.si 2.no<br />

tentativi di deglutizione<br />

Movimenti ripetitivi 1. mai o una volta 2.più volte<br />

Tosse durante la deglutizione 1.mai o una volta 2.più volte<br />

7


Gorgoglio dopo la 1.si 2.no<br />

deglutizione<br />

Funzione laringea dopo la 1. normale 2. disfonia 3.afonia<br />

deglutizione<br />

Stadio 2: La deglutizione è<br />

normale nel primo stadio, si<br />

somministrano 60 ml di<br />

acqua in un bicchiere<br />

E’ in grado di terminare? 1.si 2.no<br />

Tempo necessario per<br />

terminare in secondi<br />

Numero dei sorsi necessari<br />

Tosse durante o dopo la 1.no 2. si<br />

deglutizione<br />

Gorgoglio durante o dopo la 1. no 2.si<br />

deglutizione<br />

Funzione laringea dopo la 1. normale 2. disfonia 3. afonia<br />

deglutizione<br />

Sensazione di aspirazione 1. no 2. possibile 3.si<br />

GESTIONE DELLA DISFAGIA<br />

NELLA GESTIONE E’ FONDAMENTALE IL COINVOLGIMENTO DELLA FAMIGLIA O<br />

DEL CAREGIVER<br />

Premessa:<br />

È molto importante monitorare la quantità di cibo e di liquidi che il soggetto assume giornalmente, per<br />

assicurare un’adeguata nutrizione ed idratazione.<br />

L’infermiere deve assicurarsi che tutti coloro che danno assistenza (compresi i familiari ed il caregiver)<br />

abbiano le conoscenze e le abilità per alimentare in sicurezza la persona.<br />

È necessario conoscere gli interventi da attuare per ridurre il rischio di aspirazione aerea tenendo a<br />

disposizione il materiale occorrente per eventuali emergenze (aspiratore, sondini, ossigeno).<br />

8


COSA FARE PRIMA DI ALIMENTARE LA PERSONA<br />

Favorire un ambiente tranquillo senza troppe distrazioni;<br />

Controllare che il soggetto sia ben riposato, senza dolore, vigile e<br />

non sotto effetto di farmaci (es. tranquillanti, antiepilettici);<br />

Verificare l’igiene orale e se necessario aspirare eventuali secrezioni (una buona igiene migliora la<br />

salivazione ed esalta il gusto dei cibi)<br />

Per favorire la salivazione in caso di eccessiva secchezza del cavo orale stimolare la secrezione con la<br />

somministrazione di limone;<br />

Controllare la capacità del soggetto nel comunicare la difficoltà di deglutire.<br />

SCELTA DEI CIBI<br />

Premessa: la scelta dei tipi di alimenti è<br />

strettamente correlata al tipo e grado di<br />

disfagia, col fine di ridurre il rischio di<br />

aspirazione.<br />

È importante tenere conto dei gusti e preferenze del soggetto, delle eventuali patologie concomitanti e<br />

del suo stato nutrizionale eventualmente avvalersi di una consulenza del nutrizionista.<br />

Il criterio da considerare nella scelta del cibo è la consistenza o densità per cui i cibi si suddividono in:<br />

Liquidi<br />

Semiliquidi o semisolidi<br />

Solidi<br />

Non richiedono manovre preparatorie da<br />

parte della bocca<br />

Vanno preparati nella bocca ma non<br />

richiedono masticazione, è necessario che<br />

siano omogenei e compatti.<br />

Richiedono una preparazione e<br />

masticazione accurata<br />

Il grado di densità dei liquidi può essere modificato con l’aggiunta di addensanti.<br />

È preferibile scegliere una dieta con calorie e valori nutritivi elevati per compensare la ridotta<br />

assunzione di alimenti.<br />

9


FARE ATTENZIONE A:<br />

► Temperatura del cibo<br />

► Liquidi troppo fluidi<br />

► Cibi con consistenza mista liquida-solida (es. minestra in brodo)<br />

► Cibi troppo friabili o che si frammentano (es. biscotti, riso, pane<br />

secco)<br />

► Cibi che cambiano consistenza in bocca (es. gelati, ghiaccioli)<br />

► Cibi contenenti semi<br />

► Cibi che richiedono una lunga masticazione o che impastano la<br />

bocca ( es. banane, burro)<br />

TIPI DI DIETA<br />

In sintesi:<br />

Nel caso di disfagia per i liquidi -<br />

---------------- ► <br />

Nel caso di disfagia mista --------<br />

--------- ►<br />

Nel caso di disfagia ai solidi ----<br />

------------ ►<br />

Scegliere alimenti di elevata<br />

consistenza, aggiungere addensanti ai liquidi<br />

ed usare acqua gelificata<br />

Scegliere cibi di consistenza morbida, i<br />

liquidi vanno somministrati con cautela e<br />

con eventuale aggiunta di addensante<br />

Diluire i cibi, somministrare preparati<br />

liquidi e utilizzare gli integratori<br />

nutrizionali<br />

10


COME POSIZIONARE LA PERSONA:<br />

Posizionare la persona a letto o mobilizzarla sulla sedia circa venti minuti prima del pasto.<br />

Metterla seduta in posizione eretta con i piedi appoggiati e con eventuali sostegni alla testa e al tronco e<br />

il mento puntato verso il torace.<br />

Se la persona è allettata, posizionarla seduta nel letto con la testa appoggiata ed il collo flesso<br />

(sostenere con una mano la fronte, se la testa è instabile).<br />

In caso di paralisi unilaterale inclinare la testa dalla parte non colpita (per permettere al cibo di dirigersi<br />

verso la parte più’ efficiente) e far ruotare leggermente il capo verso il lato colpito.<br />

COME ALIMENTARE LA PERSONA:<br />

1. Chi aiuta il soggetto a mangiare deve stare seduto al suo stesso livello o più in basso dei suoi occhi.<br />

2. Evitare di far parlare la persona mentre mangia.<br />

3. Se la persona ha una paralisi unilaterale porre il cibo dal lato della bocca non colpita.<br />

4. Dare il tempo necessario alla persona per alimentarsi.<br />

5. Se la persona si affatica facilmente somministrargli sei piccoli pasti al giorno.<br />

6. Incoraggiare la tosse dopo la deglutizione.<br />

7. Se c’è ipersalivazione insegnare alla persona a deglutire la saliva tra un boccone e l’altro.<br />

8. Fare attenzione alla dimensione dei bocconi, evitare l’uso di cannucce o siringhe in quanto creano<br />

difficoltà nel controllo della quantità e del flusso dei liquidi.<br />

9. Non lasciare solo il soggetto quando mangia o beve.<br />

DOPO IL PASTO<br />

Eseguire l’igiene orale e controllare che non ci siano residui di cibo.<br />

Tenere la persona in posizione seduta per altri trenta–sessanta minuti.<br />

Controllare se ci sono segni di aspirazione (rumori respiratori, aumento della temperatura corporea).<br />

11


Monitorare la quantità di alimenti assunti per poter individuare precocemente il rischio di<br />

malnutrizione.<br />

NOTE:<br />

Nel caso che l’alimentazione orale non sia<br />

sufficiente è necessario avvalersi di una<br />

nutrizione enterale o parenterale di<br />

supporto.Se la disfagia persiste ancora<br />

dopo 15 giorni dall’evento e si presume<br />

abbia una durata maggiore di 2 mesi è<br />

consigliabile una nutrizione attraverso la<br />

PEG.<br />

Bibliografia:<br />

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Briggs Institute for Evidence Based Nursing and Midwifery; 2000 Systematic Review No. 8<br />

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