COLTIVAZIONE - Salvi
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D I S C I P L I N A R E C O M M E R C I A L E<br />
KIWI<br />
<strong>COLTIVAZIONE</strong><br />
Notizie botaniche<br />
Nel 1845 R. Fortune, di ritorno da un viaggio<br />
nell’Estremo Oriente, portò in Europa le prime notizie<br />
sul kiwi, che permisero al botanico Planchos di<br />
identificare, nel 1847, la specie dell’Actinidia. In seguito a tale<br />
scoperta, i botanici descrissero e classificarono numerose<br />
altre specie, tutte di origine orientale.<br />
L’Actinidia, frutto importato in Italia dalla Nuova Zelanda e<br />
meglio noto come Kiwi, (dal nome dell’animale simbolo di<br />
questo arcipelago di isole dell’oceano Pacifico), è riuscita a<br />
ritagliarsi, nel giro di una ventina d’anni, un ruolo di grandissimo<br />
rilievo sia nel settore ortofrutticolo nazionale, che nel<br />
circuito degli scambi internazionali. L’incremento dei Paesi<br />
produttori ha consentito una notevole “destagionalizzazione”<br />
dell’offerta, così da rendere disponibile il kiwi sul mercato<br />
dodici mesi l’anno.<br />
L’actinidia è una pianta dioica (pianta che porta fiori maschili<br />
con i soli stami su un individuo e fiori femminili con i soli<br />
pistilli su un altro della stessa specie). La caratteristica principale<br />
dell’actinidia, oltre ai lunghi rami flessibili, ricadenti<br />
verso terra o rampicanti (portamento sarmentoso), è il suo<br />
intenso vigore vegetativo ed il tipo di accrescimento disordinato,<br />
che rende necessaria una potatura frequente.<br />
Il clima<br />
Il clima influisce in misura preponderante sul processo di<br />
sviluppo della pianta, dal momento che ne determina la<br />
capacità-intensità di emettere germogli. In particolare,<br />
durante il periodo invernale, il kiwi ha bisogno di una quantità<br />
di freddo tale da fare superare alle gemme la fase della<br />
dormienza e da consentire il loro regolare germogliamento.<br />
Sono, ad ogni modo, sconsigliabili sia climi caratterizzati da<br />
frequenti abbassamenti di temperatura, sia climi eccessivamente<br />
caldi. I primi perché non favoriscono una produzione<br />
costante. I secondi perché, a causa delle elevate temperature<br />
estive e degli inverni miti, non consentono di soddisfare<br />
il fabbisogno minimo di freddo della coltura.
La propagazione<br />
Le tecniche di moltiplicazione più in uso sono quelle<br />
della micropropagazione e della talea. La prima,<br />
detta anche propagazione in vitro, mira ad ottenere<br />
piante replicanti partendo da porzioni microscopiche delle<br />
stesse. Con la seconda, invece, s'intende una porzione di<br />
pianta, germoglio, foglia o radice capace di costituire, una<br />
volta posta nel terreno, una nuova pianta simile alla pianta<br />
madre da cui è stata prelevata. La tecnica dell’innesto,<br />
in passato molto utilizzata, è stata invece progressivamente<br />
abbandonata perché comporta costi più elevati<br />
rispetto alle due tecniche citate e perché produce piante<br />
poco adatte ai climi più rigidi.<br />
Impollinazione<br />
L’esito positivo o negativo dell’impollinazione è<br />
determinato da una molteplicità di fattori, alcuni di<br />
carattere ambientale (umidità relativa, vento, piogge<br />
persistenti, aridità, ecc.), altri legati ad opportuni interventi<br />
sulla pianta: la giusta distribuzione degli impollinatori,<br />
la scelta di buone varietà impollinatrici e l’introduzione di<br />
alveari sul campo favoriscono l’impollinazione e, di conseguenza,<br />
garantiscono una pezzatura maggiore dei frutti.<br />
Forme di allevamento<br />
pergoletta:<br />
forma di allevamento<br />
in parete<br />
che si sviluppa<br />
prevalentemente<br />
in modo orizzontale<br />
tendone:<br />
presenta in genere<br />
4 cordoni permanenti<br />
orizzontali,<br />
su cui si inseriscono<br />
i rami a<br />
frutto<br />
La doppia pergoletta ed il tendone sono i sistemi di<br />
allevamento maggiormente in uso. La forma di allevamento<br />
“T-bar modificato”, che viene proposta da<br />
alcuni anni, è sostanzialmente una doppia pergoletta che<br />
si differenzia dalla pergoletta tradizionale per le piegature<br />
dei tralci produttivi verso il basso.<br />
La piegatura del tralcio determina una riduzione dello sviluppo<br />
dei nuovi germogli, inseriti nella parte mediana,<br />
tanto più forte quanto più accentuata è la piegatura. In<br />
linea generale occorre mantenere distanze di impianto comprese<br />
tra i 4x4 m ed i 5x5 m; per il sistema a pergoletta in<br />
particolare, le distanze tradizionalmente impiegate sono di<br />
4,5/5 m tra le file e di 3/4 m sulla fila. Eccessive intensificazioni<br />
di impianti, al di là dei limiti su indicati, non comportano<br />
significativi incrementi di produzione e possono compromettere<br />
una corretta gestione delle piante, soprattutto dopo<br />
i primi anni.
La potatura<br />
La potatura, fase essenziale nell’ottimizzazione del<br />
rapporto tra parte vegetativa (rami e foglie) e parte<br />
riproduttiva (fiori), deve essere effettuata considerando<br />
le peculiarità delle varie specie. E’ possibile<br />
distinguere:<br />
• la potatura d’allevamento, fatta nei primi anni di<br />
vita della pianta, serve ad impostare la forma di<br />
allevamento prescelta e a favorire una migliore<br />
illuminazione delle foglie e un rapido raggiungimento<br />
della piena fruttificazione;<br />
• la potatura di produzione consente il ricambio<br />
annuale di una quota adeguata di legno fruttificante.<br />
Eseguita almeno una volta l’anno, per tutta la<br />
vita produttiva del frutteto, ha lo scopo di far raggiungere<br />
alla pianta il massimo potenziale produttivo,<br />
con una fruttificazione costante e una migliore<br />
qualità dei frutti, eliminando rami ammalati o<br />
deperiti e ostacolando, in tal modo, l’attacco dei<br />
parassiti.<br />
Le tecniche specifiche per il kiwi sono semplici:<br />
La potatura di allevamento, che interviene durante la fase di<br />
accrescimento (sia nel tendone che nella doppia pergoletta),<br />
consiste nel guidare il germoglio più vigoroso dalla base della<br />
pianta sul filo di ferro principale così da formare il tronco stesso<br />
della pianta.<br />
La potatura di produzione si risolve dapprima nell’eliminazione<br />
delle branchette che hanno fruttificato l’anno precedente.<br />
Sono poi selezionati nuovi tralci.
Oltre alle metodiche di produzione convenzionale, conformi<br />
alle disposizioni normative comunitarie e nazionali,<br />
si devono tenere in considerazione le tecniche di produzione<br />
integrata e di produzione biologica.<br />
- il sistema di produzione integrata persegue l'obbiettivo della<br />
ottimizzazione quali-quantitativa delle produzioni, intervenendo<br />
su tutte le tecniche colturali, salvaguardando l’ambiente e<br />
privilegiando la sicurezza alimentare. I principi di base sono<br />
rappresentati dalla razionale scelta di materiale vivaistico e<br />
cultivar meno suscettibili ai parassiti, dall’adeguata preparazione<br />
del terreno, dall’uso di portinnesti idonei e dall’impiego<br />
minimo e controllato di fitofarmaci e concimi basato sull’effettivo<br />
fabbisogno della coltura.<br />
- il sistema di produzione biologico prevede una serie di vincoli<br />
per garantire la conservazione dell’ambiente e prevenire alla<br />
radice qualsiasi rischio per chi coltiva e per chi consuma.Tale<br />
metodo infatti prevede:<br />
- 3 anni di conversione dei terreni per essere certi che non ci<br />
siano contaminazioni da culture precedenti;<br />
- divieto assoluto dell’uso di prodotti chimici di sintesi, quali fertilizzanti<br />
o fitofarmaci;<br />
- ubicazione dei terreni lontano da potenziali fonti di<br />
inquinamento.<br />
Glossario<br />
Gemma dormiente: gemma che<br />
si sviluppa solo l'anno<br />
successivo a quello in cui si è<br />
formata.<br />
Caduta<br />
foglie<br />
Fasi fenologiche<br />
dicembre<br />
Gemme<br />
dormienti<br />
gennaio<br />
marzo<br />
Rottura<br />
gemme<br />
ottobre/novembre<br />
maggio<br />
Maturazione<br />
luglio/agosto<br />
Fioritura<br />
Ingrossamento frutto<br />
Caduta petali<br />
Le fasi fenologiche, sopra illustrate, si riferiscono alle aree di produzione meridionali