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Lezione n.1 - Università degli Studi della Basilicata

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Introduzione alla mo<strong>della</strong>zione<br />

dinamica in (micro)biologia<br />

<strong>Lezione</strong> 1<br />

Prof. Eugenio Parente<br />

Dipartimento di Biologia- <strong>Università</strong> <strong>della</strong> <strong>Basilicata</strong><br />

19/01/2007<br />

<strong>Università</strong> <strong>della</strong> <strong>Basilicata</strong><br />

Dipartimento di Biologia – Laboratorio di Microbiologia industriale<br />

Questa presentazione è stata creata da Eugenio Parente, 2007. Il materiale è coperto da licenza<br />

Creative Commons Public License “Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso<br />

modo” (http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.5/deed.it). I termini <strong>della</strong> licenza sono<br />

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utilizzi di quest'opera non consentiti da questa licenza.<br />

Le utilizzazioni consentite dalla legge sul diritto d'autore e gli altri diritti non sono in alcun<br />

modo limitati da quanto sopra.<br />

Questo è un riassunto in linguaggio accessibile a tutti del Codice Legale (la licenza integrale).<br />

1


In questa presentazione:<br />

• classificazione dei modelli<br />

• importanza <strong>della</strong> mo<strong>della</strong>zione<br />

• i componenti dei modelli dinamici<br />

• i principi <strong>della</strong> mo<strong>della</strong>zione dinamica<br />

• confronto fra modelli e realtà<br />

• esempi di mo<strong>della</strong>zione: confronto fra<br />

modelli empirici e modelli dinamici <strong>della</strong><br />

crescita microbica<br />

19/01/2007<br />

<strong>Università</strong> <strong>della</strong> <strong>Basilicata</strong><br />

Dipartimento di Biologia – Laboratorio di Microbiologia industriale<br />

2


I modelli come rappresentazioni<br />

<strong>della</strong> realtà<br />

Fenomeno biologico<br />

Modello logico-verbale<br />

Modello (icono)grafico<br />

Modello matematico<br />

Modello fisico<br />

19/01/2007<br />

<strong>Università</strong> <strong>della</strong> <strong>Basilicata</strong><br />

Dipartimento di Biologia – Laboratorio di Microbiologia industriale<br />

Un modello logico-verbale descrive verbalmente un fenomeno e le relazioni<br />

principali fra le variabili di stato ma non fornisce dettagli sulle relazioni<br />

numeriche. Esempio: in assenza di limitazioni i microrganismi crescono in<br />

maniera esponenziale...<br />

Un modello iconografico usa una rappresentazione ad icone per mostrare le<br />

relazioni fra le variabili più importanti in un fenomeno: in questa lezione<br />

verranno mostrati alcuni diagrammi di flusso di modelli<br />

Un modello fisico usa analogie con leggi <strong>della</strong> chimica o <strong>della</strong> fisica per<br />

rappresentare il fenomeno. Esempio: per rappresentare la crescita esponenziale<br />

di una popolazione microbica si può rappresentare il fenomeno <strong>della</strong> crescita<br />

come una reazione autocatalitica di ordine 1.<br />

Un modello matematico traduce il modello fisico in un sistema di equazioni<br />

(generalmente un sistema di equazioni differenziali).<br />

3


Tipi di modelli<br />

• modelli statici: descrivono lo stato delle<br />

variabili del sistema in un dato momento del<br />

tempo<br />

• modelli statici comparativi: comparano lo<br />

stato delle variabili del sistema in più<br />

momenti nel tempo<br />

• modelli dinamici: descrivono la dinamica<br />

del sistema nel tempo<br />

19/01/2007<br />

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Dipartimento di Biologia – Laboratorio di Microbiologia industriale<br />

4


Un modello statico.<br />

• Rappresenta lo stato del sistema in un dato momento.<br />

• Può essere rappresentato sotto forma di tabella o di<br />

grafico<br />

Biomass and residual glucose at 24 h<br />

25<br />

20<br />

X, S (g/L)<br />

15<br />

10<br />

X<br />

S<br />

5<br />

0<br />

A B C D<br />

Sample<br />

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I modelli statici sono di scarsa utilità se non nel descrivere lo stato del sistema<br />

in un dato momento. Non ci dicono nulla di quanto è accaduto nel passato o di<br />

quanto accadrà nel futuro, né ci dicono nulla dei fenomeni che hanno portato<br />

ad un determinato stato del sistema.<br />

5


Un modello statico comparativo.<br />

• Rappresenta lo stato del sistema in vari istanti nel tempo.<br />

• Può essere rappresentato sotto forma di tabella o di grafico.<br />

• Le linee che uniscono i punti sono il risultato di un semplice<br />

processo di interpolazione<br />

• Anche se conosciamo l’andamento del processo nel tempo non<br />

ne conosciamo la dinamica<br />

biomass vs time<br />

12<br />

10<br />

8<br />

x (g/L)<br />

6<br />

4<br />

x<br />

2<br />

0<br />

0 2 4 6 8 10<br />

time (h)<br />

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6


Un modello dinamico<br />

• Rappresenta lo stato del sistema in vari istanti nel tempo.<br />

• Può essere rappresentato sotto forma di tabella o di grafico.<br />

• Conosciamo lo stato del sistema in ogni istante<br />

• Il modello rappresenta la dinamica del fenomeno sotto forma di<br />

un sistema di equazioni differenziali<br />

Run 1: 500 steps in 0 seconds<br />

10<br />

1<br />

9<br />

0.9<br />

8<br />

7<br />

6<br />

x:1<br />

rx:1<br />

logx:1<br />

mu:1<br />

0.8<br />

0.7<br />

0.6<br />

5<br />

0.5<br />

4<br />

0.4<br />

3<br />

0.3<br />

2<br />

0.2<br />

1<br />

0.1<br />

0<br />

0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10<br />

TIME<br />

0<br />

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7


Modelli empirici e modelli<br />

meccanicistici<br />

Un modello empirico è costituito da un’espressione<br />

matematica adatta a fornire una ricostruzione del<br />

fenomeno:<br />

• i suoi parametri non hanno necessariamente un<br />

significato biologico;<br />

• permette l’interpolazione e la ricostruzione dei dati<br />

sperimentali ma non aumenta la comprensione del<br />

fenomeno<br />

• spesso è poco applicabile al di fuori dell’intervallo<br />

sperimentale per il quale è stato sviluppato<br />

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I modelli empirici vengono talvolta definiti anche modelli statistici mentre<br />

quelli meccanicistici vengono definiti modelli sistematici<br />

8


Modelli empirici e modelli<br />

meccanicistici<br />

Un modello meccanicistico è costituito da<br />

un’espressione matematica derivata (anche per analogia)<br />

da leggi fisiche o chimiche:<br />

• i suoi parametri hanno un significato biologico;<br />

• oltre a permettere l’interpolazione e la ricostruzione dei<br />

dati sperimentali aumenta la comprensione del fenomeno<br />

• i suoi risultati sono generalmente più semplici da<br />

estrapolare<br />

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Perché costruire dei modelli?<br />

1. La mo<strong>della</strong>zione migliora la<br />

comprensione dei processi dinamici.<br />

Nella formulazione del modello si è spinti<br />

a considerare tutte le relazioni di causaeffetto<br />

e le relazioni complesse fra le<br />

variabili implicate. Confrontando le<br />

predizioni del modello con la realtà si è<br />

portati a valutare in quali aspetti il<br />

modello sia sbagliato o incompleto e come<br />

sia possibile migliorarlo<br />

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10


Perché costruire dei modelli?<br />

2. La mo<strong>della</strong>zione è utile per la<br />

progettazione di esperimenti.<br />

L’analisi del modello permette di<br />

individuare i parametri più importanti, per<br />

i quali sono necessari più esperimenti per<br />

ottenere valori affidabili; d’altra parte,<br />

l’analisi di sensitività permette di<br />

individuare quei parametri che hanno poco<br />

effetto sul modello e che quindi possono<br />

essere trascurati<br />

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Perché costruire dei modelli?<br />

3. La mo<strong>della</strong>zione può essere utilizzata<br />

per scopi predittivi.<br />

Una volta che un modello è stato validato<br />

può essere utilizzato per scopi predittivi in<br />

una varietà di condizioni e può essere<br />

persino utilizzato per gestire complessi<br />

algoritmi di controllo. Può inoltre essere<br />

utilizzato per progettare un processo<br />

(termico, fermentativo, etc.).<br />

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Perché costruire dei modelli?<br />

4. I modelli dinamici possono essere utilizzati<br />

nell’ottimizzazione di processo.<br />

L’ottimizzazione in genere implica la<br />

valutazione dell’effetto di due o più parametri di<br />

input su delle variabili di output che descrivono<br />

la qualità del processo o i costi. L’uso dei<br />

modelli consente di ridurre significativamente il<br />

numero <strong>degli</strong> esperimenti necessari per<br />

l’ottimizzazione di un processo<br />

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Perché costruire dei modelli?<br />

5. I modelli possono essere utilizzati per<br />

scopi didattici.<br />

Esercitazioni pratiche su processi biologici<br />

dinamici sono costose e, a volte, lente; i<br />

modelli possono permettere di simulare un<br />

gran numero di processi permettendo agli<br />

studenti di valutare l’effetto <strong>della</strong><br />

variazione di parametri importanti sul<br />

processo.<br />

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Componenti dei modelli<br />

I modelli dinamici sono formulati sotto forma di<br />

sistemi di equazioni differenziali che vengono in<br />

genere risolti numericamente. Sono componenti del<br />

sistema:<br />

• le variabili di stato (serbatoi)<br />

• le variabili di controllo (flussi)<br />

• i convertitori e le costanti<br />

Per la risoluzione del modello sono inoltre necessari<br />

altri parametri, come i valori iniziali delle variabili di<br />

stato e l’intervallo di integrazione<br />

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Le variabili di stato<br />

Sono indicatori dello stato istantaneo del sistema.<br />

Sono le variabili sulle quali vengono eseguiti tutti gli<br />

altri calcoli del modello. Possono essere distinte in:<br />

• variabili conservate: rappresentano i “serbatoi” che<br />

vengono svuotati o riempiti dalle variabili di controllo<br />

(flussi); le variabili conservate non influenzano i flussi<br />

(esempio: il livello di acqua in un serbatoio il cui tasso<br />

di riempimento è indipendente dal flusso);<br />

• variabili non conservate: sono “serbatoi” il cui<br />

tasso di riempimento o svuotamento dipende dal<br />

“livello” del serbatoio (esempio: temperatura di un<br />

corpo che si raffredda)<br />

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E’ sulle variabili di stato che il processo di integrazione agisce, aggiornandone<br />

il valore da un intervallo di tempo a quello successivo.<br />

Un altro esempio di variabile non conservata è la concentrazione: la<br />

concentrazione di una sostanza dipende dalla massa e dal volume. Usare<br />

concentrazione e massa è equivalente solo se il volume è costante.<br />

16


Le variabili di controllo (flussi)<br />

Sono le variabili che determinano il cambiamento<br />

delle variabili di stato. Le variabili di controllo<br />

agiscono sulle variabili di stato ad ogni intervallo di<br />

tempo facendone cambiare il valore. Possono essere:<br />

• unidirezionali: svuotano o riempiono i “serbatoi”;<br />

• bidirezionali: possono agire in entrambe le direzioni<br />

Esempio: il flusso di acqua (variabile di controllo) che<br />

cambia il volume di acqua (variabile di stato) in un<br />

serbatoio)<br />

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Le variabili di controllo possono essere rappresentate con:<br />

equazioni differenziali<br />

equazioni a differenze finite<br />

elementi discreti<br />

17


Convertitori e costanti<br />

I convertitori sono delle equazioni che accettano<br />

come input uno o più parametri e li trasformano. I<br />

parametri in input possono essere costanti, variabili di<br />

stato o di controllo.<br />

Una costante è un convertitore che assegna un valore<br />

fisso ad una variabile.<br />

I convertitori possono essere utilizzati per costruire<br />

anelli di retroazione (feedback) positivi o negativi.<br />

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Relazioni non lineari fra le variabili possono causare effetti complessi e<br />

talvolta determinare andamenti caotici.<br />

18


I parametri di integrazione<br />

Per integrare numericamente il modello è necessario<br />

indicare:<br />

1. il metodo di integrazione<br />

2. il valore iniziale delle variabili di stato (inizializzazione)<br />

3. il tempo iniziale<br />

4. il tempo finale<br />

5. il passo di integrazione<br />

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Solo alcuni modelli piuttosto semplici possono essere risolti analiticamente; in<br />

generale è più semplice usare metodi numerici.<br />

19


Un semplice modello dinamico:<br />

il riempimento di un serbatoio<br />

• il modello flussocostante rappresenta il<br />

riempimento di un serbatoio a flusso<br />

costante: ha la funzione di illustrare i<br />

principi dell’uso di un bilancio di massa e<br />

dell’uso di semplici equazioni differenziali<br />

• il modello flussovariabile introduce l’uso<br />

di convertitori per rendere il modello più<br />

aderente alla realtà<br />

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Usa i modelli flussocostante e flussovariabile, esplorando le note e eseguendo<br />

gli esercizi. Entrambi i modelli sono derivati da Dunn, IJ, Heinzle, E, Ingham,<br />

I, Prenosil, JE 1992 Biological reaction engineering. VCH<br />

20


Principi <strong>della</strong> mo<strong>della</strong>zione dinamica<br />

1. Definisci il problema e gli obiettivi del modello:<br />

a. quali sono le domande cui il modello deve<br />

rispondere?<br />

b. qual è lo scopo <strong>della</strong> mo<strong>della</strong>zione?<br />

- predizione<br />

- ottimizzazione<br />

- controllo di processo<br />

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Un modello dinamico può essere costruito mediante 10 passi, che vanno<br />

ripetuti in modo iterativo, come proposto da Hannon e Ruth. La prima fase è<br />

abbastanza ovvia ed è anche la più importante. La struttura del modello può<br />

variare notevolmente anche in funzione <strong>degli</strong> scopi <strong>della</strong> mo<strong>della</strong>zione<br />

21


Principi <strong>della</strong> mo<strong>della</strong>zione dinamica<br />

2. Seleziona le variabili di stato (serbatoi):<br />

• Quali sono le condizioni di non-negatività delle<br />

variabili di stato?<br />

• Quali sono le variabili conservate? Quali quelle non<br />

conservate?<br />

• Quante variabili di stato sono realmente necessarie?<br />

• Quali sono le unità di misura delle variabili di stato?<br />

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Il numero delle variabili di stato influenza fortemente la complessità di un<br />

modello. Inizialmente è opportuno limitarle al minimo indispensabile.<br />

22


Principi <strong>della</strong> mo<strong>della</strong>zione dinamica<br />

3. Seleziona le variabili di controllo (flussi):<br />

• Qual è la direzione del flusso?<br />

• E’ necessario includere effetti ritardati nelle variabili<br />

di controllo o nelle variabili che le influenzano?<br />

• Esistono delle analogie che è possibile applicare?<br />

• Quali sono le unità di misura delle variabili di<br />

controllo?<br />

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Il principio di analogia è applicato frequentemente nella mo<strong>della</strong>zione. Un<br />

esempio ovvio è l’equazione di Monod, che descrive l’effetto <strong>della</strong><br />

concentrazione di un substrato limitante sulla velocità specifica di crescita di<br />

un microrganismo: l’equazione è derivata per analogia dall’equazione di<br />

Michaelis e Menten, che si basa invece su principi chimici e fisici<br />

meccanicistici nel descrivere l’effetto <strong>della</strong> concentrazione di substrato sulla<br />

velocità iniziale di una reazione enzimatica. L’applicabilità dell’analogia è<br />

abbastanza ovvia in questo caso. D’altra parte la legge di azione di massa è<br />

applicata in moltissimi campi: dall’economia, all’ecologia, all’epidemiologia.<br />

Anche per le variabili di controllo è opportuno incrementare la complessità del<br />

modello gradualmente.<br />

23


Principi <strong>della</strong> mo<strong>della</strong>zione dinamica<br />

4. Seleziona i convertitori:<br />

• Quali variabili influenzano?<br />

• Quali sono costanti e quali sono funzioni di altre<br />

variabili?<br />

• E’ necessario introdurre <strong>degli</strong> effetti ritardati?<br />

• Quali sono le unità di misura dei convertitori?<br />

19/01/2007<br />

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Principi <strong>della</strong> mo<strong>della</strong>zione dinamica<br />

5. Usa l’analogia per formulare un modello basato<br />

su leggi fisiche, chimiche, biologiche, economiche:<br />

• controlla i bilanci di massa, energia, carica, etc.<br />

• verifica che le unità di misura delle variabili siano<br />

coerenti<br />

• verifica la possibilità che i calcoli portino a risultati<br />

irrealistici o ad errori (NAN, …)<br />

• costruisci il sistema di equazioni differenziali<br />

• individua i valori iniziali delle variabili di stato<br />

• documenta accuratamente il modello<br />

19/01/2007<br />

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Sono necessarie tante equazioni quante sono le variabili di stato per poter<br />

risolvere il modello. Se si prevede anche di dover stimare i parametri del<br />

modello utilizzando dei dati reali è inoltre necessario avere un’equazione per<br />

ciascuna delle incognite del sistema.<br />

Il raggiungimento di condizioni irrealistiche (per esempio la biomassa<br />

microbica non può avere valori negativi…) o l’ottenimento di errori di calcolo<br />

(divisione per 0, radice quadrata di numeri negativi) può essere evitata<br />

utilizzando espressione condizionali (equazioni LIMIT in Madonna, iF…<br />

THEN … ELSE).<br />

La documentazione del modello, in tutti i suoi aspetti (assunzioni, unità di<br />

misura, variabili di stato, di controllo, convertitori, principi di base, condizioni<br />

inziali…) è molto importante per poter ricostruire i passaggi che hanno portato<br />

ad un determinato modello e permettere ad altri utenti di comprenderlo e<br />

modificarlo.<br />

25


Principi <strong>della</strong> mo<strong>della</strong>zione dinamica<br />

6. Scegli l’orizzonte spaziale e temporale del<br />

modello:<br />

• scegli l’intervallo di integrazione sulla base <strong>della</strong><br />

dinamica del sistema (quanto velocemente cambiano<br />

le variabili?)<br />

• scegli un metodo di integrazione<br />

• costruisci un grafico e tenta di prevedere<br />

l’andamento delle variabili prima di far girare il<br />

modello<br />

19/01/2007<br />

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In molti casi, soprattutto per sistemi in flusso, è importante costruire i bilanci<br />

(anche in termini di orizzonti temporali e spaziali) per zone (o regioni) che<br />

possono essere assunte come omogenee.<br />

Il metodo di integrazione può dipendere dalla complessità del modello, dalla<br />

precisione desiderata ma anche dai tipi di flussi utilizzati (RK2 e RK4 non<br />

danno incrementi di precisione per flussi descritti da elementi discreti). I<br />

metodi a passo di integrazione fisso possono dare errori clamorosi nella<br />

soluzione di alcuni problemi.<br />

26


Principi <strong>della</strong> mo<strong>della</strong>zione dinamica<br />

7. Fai girare il modello:<br />

• i risultati sono ragionevoli?<br />

• qualcuna delle domande iniziali è rimasta senza<br />

risposta?<br />

• cambiando l’intervallo di integrazione o il metodo<br />

d’integrazione cambia qualcosa?<br />

19/01/2007<br />

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L’esercizio di prevedere l’andamento delle variabili di stato prima di far girare<br />

effettivamente il modello è importante perché permette spesso di individuare<br />

errori nelle proprie assunzioni o condizioni irrealistiche generate dal modello.<br />

Non sempre è facile anticipare il comportamento di un modello. E’<br />

fondamentale metterlo alla prova in un gran numero di condizioni diverse per<br />

essere sicuri <strong>della</strong> sua robustezza.<br />

27


Principi <strong>della</strong> mo<strong>della</strong>zione dinamica<br />

8. Conduci un’analisi di sensitività sui parametri e<br />

sui valori iniziali del modello:<br />

• esistono valori che causano risultati irragionevoli?<br />

• quali sono i parametri o i valori iniziali che hanno<br />

un effetto maggiore?<br />

• è necessario cambiare qualcosa?<br />

19/01/2007<br />

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Un’analisi di sensitività può essere condotta in molti modi diversi in Madonna.<br />

Per esempio con un Sensitivity run, o batch run o parameter plot.<br />

Nel primo caso viene prodotto il grafico <strong>della</strong> sensitività per le variabili che si<br />

stanno analizzando; in pratica il parametro (o i parametri) scelti vengono<br />

variati di una quantità molto piccola (vengono portati a p+0.001*p, dove p è il<br />

valore iniziale del parametro e viene mostrata la sensititità in funzione del<br />

tempo come (V1-V2)/0.001. Se si variano più parametri viene prodotto un<br />

nuovo run per ogni combianzione di parametri.<br />

Nel secondo caso viene condotto un run per ogni valore del parametro. Nel<br />

terzo caso è possibile plottare il valore iniziale, finale, medio etc. <strong>della</strong><br />

variabile che si vuole analizzare in funzione del parametro.<br />

28


Principi <strong>della</strong> mo<strong>della</strong>zione dinamica<br />

9. Confronta i risultati del modello con i risultati<br />

sperimentali:<br />

• le stime dei parametri sono corrette?<br />

• i risultati del modello sono in accordo con i risultati<br />

sperimentali?<br />

• è necessario cambiare qualcosa?<br />

19/01/2007<br />

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In Madonna è possibile usare l’opzione curve fit. Molte delle analisi statistiche<br />

andrebbero condotte dopo aver esportato i dati sperimentali e quelli calcolati in<br />

un software statistico per poter calcolare un’analisi dei residui e altre statistiche<br />

importanti. Potrebbe essere opportuno confrontare modelli diversi<br />

29


Principi <strong>della</strong> mo<strong>della</strong>zione dinamica<br />

10. Ripeti il processo dall’inizio:<br />

• è necessario rendere il modello più complesso?<br />

• è necessario cambiare i parametri?<br />

• è necessario cambiare la struttura del modello?<br />

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Il processo è necessariamente iterativo e finisce per rappresentare la particolare<br />

“visione” del fenomeno del mo<strong>della</strong>tore. Lavorare in squadra può fornire<br />

risultati migliori, integrando diversi punti di vista.<br />

30


Confermare i modelli<br />

1. un modello può fornire risultati erronei:<br />

• perché è sbagliato<br />

• perché è insufficiente o troppo semplicistico<br />

• perché le condizioni reali in sistemi aperti sono poco<br />

prevedibili<br />

2. un modello può essere confermato:<br />

• usando solo una parte dei dati sperimentali per stimarne i<br />

parametri e il resto per verificare il modello<br />

• sviluppando il modello con un set di dati sperimentali e<br />

utilizzandone uno completamente nuovo per verificarlo<br />

19/01/2007<br />

<strong>Università</strong> <strong>della</strong> <strong>Basilicata</strong><br />

Dipartimento di Biologia – Laboratorio di Microbiologia industriale<br />

Nessun modello è unico: il modello riflette sempre le idee e le percezioni di chi<br />

lo ha creato. E’ sempre opportuno confrontare il modello con altri modelli<br />

alternativi ed analizzare le differenze fra valori predetti e sperimentali per<br />

diversi parametri e a diversi tempi.<br />

31


La curva di crescita dei<br />

microrganismi<br />

19/01/2007<br />

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Attenzione questa figura è tratta da Madigan et al. Microbiologia ed è coperta<br />

da copyright<br />

La curva di crescita dei microrganismi in una coltura batch è tipicamente<br />

rappresentata in un grafico semilogaritmico (vedi dopo) che mostra la<br />

variazione del logaritmo del numero di cellule vive o morte, <strong>della</strong> biomassa<br />

o di qualche sua componente in funzione del tempo di incubazione.<br />

In una coltura batch (cioè in una coltura in cui una popolazione microbica<br />

venga inoculata in un determinato substrato e lasciata crescere fino<br />

all’esaurimento <strong>della</strong> crescita senza ulteriori aggiunte o sottrazioni di<br />

substrato) i microrganismi attraversano diverse fasi:<br />

a. Fase lag o di adattamento. La velocità specifica di crescita misurata sulla<br />

base del numero di cellule è 0, anche se la biomassa può diminuire o<br />

aumentare lievemente. La cellula si adatta al nuovo ambiente medinate la<br />

sintesi di enzimi, l’aggiustamento del numero di ribosomi per unità di<br />

massa, etc.<br />

b. Fase di accellerazione: la velocità specifica di crescita aumenta fino a<br />

raggiungere il massimo<br />

c. Fase log o esponenziale; la velocità specifica di crescita è costante, la<br />

crescita è bilanciata, il numero di cellule, la biomassa e la velocità assoluta<br />

di crescita aumentano in modo esponenziale<br />

d. Fase di decelerazione: la velocità di crescita specifica diminuisce in seguito<br />

ad una varietà di fenomeni (esaurimento dei nutrienti, accumulo di sostanze<br />

di rifuito, creazione di un ambiente ostile, etc.)<br />

e. Fase stazionaria: la velocità specifica di crescita è 0, ma la cellula può<br />

subire adattamenti anche otevoli <strong>della</strong> sua composizione per prepararsi a<br />

resistere a condizioni prolungate di starvation o di stress<br />

32


La mo<strong>della</strong>zione <strong>della</strong> crescita<br />

microbica: modelli empirici primari<br />

L’equazione logistica modificata:<br />

4 N 1<br />

A<br />

ln<br />

2<br />

/ =<br />

3 N 0 & , 4 . µ<br />

)#<br />

0 max<br />

% 1+<br />

exp<br />

*<br />

.( 5 - ) + 2<br />

'"<br />

$ + A<br />

t<br />

(!<br />

L’equazione di Gompertz modificata:<br />

4<br />

ln<br />

2<br />

3<br />

N<br />

N<br />

0<br />

1 & , µ<br />

/ = A.<br />

exp%<br />

- exp<br />

*<br />

0 $ +<br />

. e<br />

A<br />

max<br />

( 5 - t)<br />

)#<br />

+ 1<br />

'"<br />

(!<br />

Zwietering MH, Jongenburger I, Rombouts FM, van’t Riet K (1990) Appl.<br />

Envinron. Microbiol. 56: 1875-1881<br />

19/01/2007<br />

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L’equazione logistica modificata e l’equazione di Gompertz modificata sono<br />

due funzioni che producono curve sigmoidali.<br />

A = asintoto, popolazione massima<br />

µmax= pendenza massima<br />

lag= intercetta con l’asse delle x <strong>della</strong> tangente al punto di flesso<br />

Entrambi i modelli sono riparametrizzati per mettere in evidenza dei parametri<br />

importanti per descrivere la crescita microbica e per eliminare alcune<br />

correlazioni fra i parametri originali dei modelli che ne renderebbero<br />

impossibile una stima indipendente. Per esempio in entrambi i modelli i valori<br />

<strong>della</strong> velocità specifica di crescita massima sono fortemente correlati con il<br />

valore iniziale <strong>della</strong> popolazione.<br />

I modelli sono qui espressi in forma esplicita, anche se possono essere espressi<br />

come equazioni differenziali. Nella forma differenziale il legame di<br />

dipendenza fra variabili di stato e parametri è molto più evidente.<br />

33


I problemi dei modelli empirici primari<br />

1. sono modelli non strutturati: la cellula microbica<br />

viene assunta come un’entità costante; in realtà la<br />

composizione e lo stato fisiologico <strong>della</strong> cellula<br />

cambiano durante la crescita;<br />

2. l’ambiente esterno viene assunto come costante e<br />

in genere si assume che i nutrienti non siano<br />

limitanti; in realtà:<br />

a. solo alcune condizioni esterne sono costanti;<br />

b. alcune condizioni esterne possono variare<br />

significativamente anche come risultato <strong>della</strong><br />

crescita<br />

19/01/2007<br />

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In linea di massima i modelli empirici primari funzionano piuttosto bene e<br />

sono stati molto utilizzati per descrivere la crescita di microrganismi in<br />

particolare negli alimenti, anche se si discostano notevolmente dalla realtà.<br />

Infatti se si analizzano il modello logistico e il modello di Gompertz si può<br />

osservare facilmente che µ non è costante, mentre la teoria prevede che lo sia<br />

almento per un breve intervallo. Inoltre il modello logistico produce una<br />

sigmoide assolutamente simmetrica, difficile da ritrovare in realtà.<br />

34


Un modello dinamico <strong>della</strong> crescita microbica<br />

1. la crescita microbica può essere descritta come un<br />

processo autocatalitico con una velocità specifica µ<br />

variabile. Il numero di cellule x (o la biomassa) cresce x 0<br />

e x max mentre t cresce da 0 a ∞.<br />

dx<br />

dt<br />

= µ( x)!<br />

x<br />

Baranyi J, Roberts TA, McClure P (1993) Food Microbiol. 10:43-59<br />

Baranyi J, Roberts TA (1994) Int. J. Food Microbiol. 23:277-294<br />

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Si tratta di un modello non-autonomo: la variabile di stato dipende da se stessa<br />

mu di x è differenziabile in tutto l’intervallo e la sua derivata è negativa<br />

35


Un modello dinamico <strong>della</strong> crescita microbica<br />

(Baranyi et al. 1993, Baranyi & Roberts 1994)<br />

2. se le cellule vengono trasferite da un ambiente E 1 ad un<br />

ambiente E 2 esse cresceranno inizialmente ad una<br />

velocità inferiore a quella possibile in E 2 a causa <strong>della</strong><br />

necessità di adattarsi alla nuova condizione<br />

19/01/2007<br />

dx<br />

dt<br />

= "( t)<br />

! µ ( x)<br />

! x<br />

dove α(t) varia fra 0 e 1 e dipende da E 1 ed E 2 e dallo<br />

stato dell’inoculo e costituisce una funzione di<br />

aggiustamento fra i due ambienti. µ(x) dipende solo da<br />

E 2 .<br />

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Dipartimento di Biologia – Laboratorio di Microbiologia industriale<br />

36


Un modello dinamico <strong>della</strong> crescita microbica<br />

(Baranyi et al. 1993, Baranyi & Roberts 1994)<br />

3. assumiamo che l’adattamento dipenda da un composto<br />

essenziale, P, che questa dipendenza abbia una cinetica di<br />

Michaelis e Menten, e che P si accumuli con una cinetica<br />

di primo ordine con una costante di velocità specifica ν<br />

dipende da E 2<br />

P(<br />

t)<br />

( t)<br />

=<br />

K<br />

P<br />

+ P(<br />

t)<br />

dP<br />

! =" ! P<br />

dt<br />

19/01/2007<br />

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questa è l’espressione più generale perché ammette che l’ambiente E2 possa<br />

cambiare nel tempo; si ammette che Kp sia indipendente dall’ambiente. Nel<br />

lavoro del 1993 alfa di t viene stimato come t^n/(lambda^n+t^n) con n=4.<br />

Ovviamente quando P(t) è molto grande rispetto a Kp, alfa(t) è praticamente 1<br />

37


Un modello dinamico <strong>della</strong> crescita microbica<br />

(Baranyi et al. 1993, Baranyi & Roberts 1994)<br />

4. lo stato fisiologico <strong>della</strong> cellula può essere definito<br />

dalla quantità:<br />

con dei semplici<br />

P(<br />

t)<br />

q( t)<br />

= riarrangiamenti si può<br />

dimostrare che:<br />

K P<br />

!(<br />

t)<br />

=<br />

K<br />

P(<br />

t)<br />

=<br />

+ P(<br />

t)<br />

K<br />

K<br />

P<br />

P(<br />

t)<br />

K<br />

P<br />

P(<br />

t)<br />

+<br />

K<br />

P<br />

q(<br />

t)<br />

=<br />

1 q(<br />

t)<br />

P P +<br />

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Dipartimento di Biologia – Laboratorio di Microbiologia industriale<br />

Questa è l’espressione più generale perché ammette che l’ambiente E2 possa<br />

cambiare nel tempo<br />

38


Un modello dinamico <strong>della</strong> crescita microbica<br />

(Baranyi et al. 1993, Baranyi & Roberts 1994)<br />

5. dato che<br />

q<br />

q(0)<br />

q(0)<br />

+ e<br />

! t<br />

( t)<br />

= q(0)"<br />

e allora: "(<br />

t ) =<br />

#!<br />

t<br />

se l’ambiente è costante, allora ν è costante ed è possibile<br />

definire:<br />

* 1 '<br />

ln(<br />

1 +<br />

q(0)<br />

%<br />

) &<br />

!<br />

$ ln<br />

!<br />

("<br />

)<br />

h<br />

!<br />

0 0<br />

# =<br />

= =<br />

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La prima espressione deriva dall’integrazione di dP/dt=ni*P; q(t) tende<br />

all’infinito ma questo è irrilevante; volendo lo si può limitare in funzione di<br />

qualche fattore esterno; quello che conta è che q 0 esprime lo stato <strong>della</strong> cellula<br />

all’inizio dell’incubazione (se è basso il lag sarà lungo) e νι la velocità <strong>della</strong><br />

transizione dalla fase lag all’esponenziale.<br />

39


Un modello dinamico <strong>della</strong> crescita microbica<br />

(Baranyi et al. 1993, Baranyi & Roberts 1994)<br />

6. µ(x) può assumere diverse forme:<br />

a. curve di Richards<br />

(m=1 logistica)<br />

µ<br />

( x)<br />

& ,<br />

= µ $ -<br />

*<br />

$<br />

1 max<br />

% +<br />

x<br />

x<br />

max<br />

)<br />

'<br />

(<br />

m<br />

#<br />

!<br />

!"<br />

b. equazione di<br />

Monod<br />

µ<br />

( x)<br />

= µ max<br />

K<br />

S<br />

S +<br />

S<br />

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40


Un modello dinamico <strong>della</strong> crescita microbica<br />

(Baranyi et al. 1993, Baranyi & Roberts 1994)<br />

7. assumendo un ambiente costante e µ(x) definito da<br />

una curva di Richards il modello può essere integrato<br />

per stimare y=ln(x):<br />

m(<br />

µ max ( A(<br />

t)<br />

1 & e ' 1#<br />

y( t)<br />

= y0 + µ<br />

max<br />

A(<br />

t)<br />

' ln$<br />

1+<br />

m(<br />

ymax<br />

' y0<br />

) !<br />

m % e "<br />

con:<br />

A(<br />

t)<br />

= t<br />

'(t<br />

1 & e + q<br />

+ ln<br />

$<br />

( % 1+<br />

q0<br />

0<br />

#<br />

!<br />

"<br />

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Nel lavoro del 1994 q0 viene stimato a 0.0425; ni dovrebbe essere dello stesso<br />

ordine di mumax.<br />

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Come fare per costruire ed usare un modello?<br />

I software più diffusi per la mo<strong>della</strong>zione dinamica:<br />

(Stella, Berkeley’s Madonna) consentono di:<br />

• costruire il modello sotto forma di icone o<br />

direttamente sotto forma di sistema di equazioni<br />

differenziali<br />

• integrare le equazioni e produrre grafici e tabelle<br />

• eseguire analisi di sensitività o valutare l’effetto dei<br />

singoli parametri<br />

• stimare i parametri del modello usando dati<br />

sperimentali<br />

• e molto altro ancora …<br />

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Some rights reserved<br />

Questa presentazione è stata creata da Eugenio<br />

Parente, 2006. Il materiale è coperto da licenza Creative<br />

Commons Public License “Attribuzione - Non<br />

commerciale - Condividi allo stesso modo”<br />

(http://creativecommons.org/licenses/by-ncsa/2.5/deed.it).<br />

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