L'analisi costi benefici e la scelta degli investimenti pubblici
L'analisi costi benefici e la scelta degli investimenti pubblici
L'analisi costi benefici e la scelta degli investimenti pubblici
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
<strong>L'analisi</strong> <strong>costi</strong> <strong>benefici</strong> e <strong>la</strong> <strong>scelta</strong> <strong>degli</strong> <strong>investimenti</strong> <strong>pubblici</strong><br />
Cost-benefit Analysis<br />
Sta in: Conferenza nazionale delle acque. Roma 1969-19070<br />
1) Ciò a cui serve e ciò a cui non serve l'analisi <strong>costi</strong>-<strong>benefici</strong>;<br />
2) Quando e perché è stata introdotta l'analisi <strong>costi</strong>-<strong>benefici</strong>;<br />
3) I vari metodi seguiti;<br />
4) Il variare <strong>degli</strong> obiettivi di politica economica porta a scegliere progetti diversi;<br />
5) I <strong>benefici</strong> indiretti<br />
6) <strong>L'analisi</strong> dei sistemi e gli strumenti tradizionali.<br />
In un mondo dove lo Stato si interessa sempre più allo svolgersi delle attività economiche e dove <strong>la</strong><br />
spesa pubblica non è solo indirizzata verso i consumi sociali (difesa, ordine pubblico, sanità, ecc.),<br />
ma anche a guidare e sostenere il processo produttivo, diviene necessario sottrarre al<strong>la</strong> semplice<br />
intuizione <strong>degli</strong> uomini politici il giudizio sul<strong>la</strong> convenienza dei singoli <strong>investimenti</strong> <strong>pubblici</strong> e<br />
fornir loro dei metri di giudizio per quanto possibile obiettivi e razionali. Come dice Giuseppe<br />
Medici, «...La società contemporanea, con i suoi imponenti <strong>investimenti</strong> in ricerche scientifiche<br />
dimostra di credere nel<strong>la</strong> utilità di indagini che riducano sostanzialmente l'arbitrio dei<br />
governanti» .<br />
Numerosi strumenti sono stati e<strong>la</strong>borati da quel ramo dell'economia che prende il nome di estimo<br />
dei progetti (design appraisal). Di solito, due sono usati a preferenza: l'analisi <strong>costi</strong> e <strong>benefici</strong> e il<br />
calcolo del saggio di rendimento interno. In questo scritto nell'espressione analisi <strong>costi</strong> e <strong>benefici</strong> si<br />
include anche il calcolo del saggio di rendimento interno.<br />
Le analisi <strong>costi</strong> e <strong>benefici</strong> sono caratterizzate dal fatto che:<br />
a) stimano progetti di investimento da farsi, e perciò compiono un <strong>la</strong>voro di previsione;<br />
b) ricercano fra più progetti quello più utile al<strong>la</strong> collettività (o socialmente più utile) e quindi non<br />
avranno come principale punto di riferimento <strong>la</strong> ricerca del massimo profitto;<br />
c) dovendo fornire una misura del rendimento sociale dell'investimento, tali stime dovranno tener<br />
conto dei suoi effetti sul sistema (bi<strong>la</strong>ncia dei pagamenti, effetti monetari, ecc.);<br />
d) vengono applicate anche alle spese pubbliche - quali <strong>la</strong> difesa, <strong>la</strong> pubblica istruzione, ecc. - il cui<br />
prodotto non è oggetto di scambio;<br />
e) esse, infine, sono utilizzate quasi esclusivamente per gli <strong>investimenti</strong> <strong>pubblici</strong>, ovvero per gli<br />
<strong>investimenti</strong> compiuti con il concorso pubblico.<br />
Le caratteristiche esposte differenziano l'analisi <strong>costi</strong> e <strong>benefici</strong> sia dal<strong>la</strong> stima dei beni e delle<br />
attività economiche in essere, sin dal piano <strong>degli</strong> <strong>investimenti</strong> dell'imprenditore privato (o «piano<br />
del produttore») e giustificano una loro trattazione separata.<br />
La loro funzione, infine, non si esaurisce nel campo economico ma tende a migliorare il<br />
comportamento <strong>degli</strong> organi <strong>pubblici</strong>, sottomettendoli ad un più efficace controllo democratico.<br />
A tal fine occorre però che i criteri ed i metodi di stima siano fissati con norme cogenti: solo cosi,<br />
ad esempio, i previsti rendimenti di un progetto di irrigazione in Emilia possono confrontarsi con<br />
quelli di un progetto di irrigazione in Sicilia. Infatti, mentre gli economisti, con le inevitabili<br />
divergenze e discussioni di cui ogni progresso scientifico si alimenta, continuano a cercare nuovi<br />
strumenti di analisi, lo Stato deve suggerire i criteri sul<strong>la</strong> base dei quali <strong>la</strong> propria amministrazione<br />
deve compiere le scelte.<br />
E' quanto si verifica negli Stati Uniti d'America, dove il Governo federale richiede ai singoli stati,<br />
agli enti locali e <strong>pubblici</strong> di accompagnare ogni richiesta specifica di finanziamento con un'analisi<br />
G. MEDICI, Prefazione a Sociologia Rurale di Corrado Barberis, Bologna 1965
dettagliata dei prevedibili rendimenti del progetto, secondo gli schemi ed i parametri resi noti dagli<br />
enti federali di finanziamento. Essi si trovano raccolti in un volume (Green Book) pubblicato dal<br />
Governo americano.<br />
Alcuni economisti (Frutil<strong>la</strong>, Eckstein, (1) ma soprattutto Mc. Kean) (2) hanno criticato varie<br />
impostazioni di questo libro: ma se oggi esso appare in parte superato, ha sicuramente contribuito a<br />
razionalizzare <strong>la</strong> spesa pubblica e, soprattutto, ha permesso che essa venisse distribuita fra le varie<br />
esigenze ed i vari territori con criteri di maggiore equità che nel passato.<br />
Non bisogna nascondersi, infatti, che molto spesso gruppi di pressione sia <strong>pubblici</strong> sia privati, o<br />
addirittura interni al<strong>la</strong> pubblica amministrazione, determinano situazioni di inefficienza altrettanto<br />
gravi di quelle dovute al<strong>la</strong> superficialità ed all'errore. Ecco perché, se è importante stimare il<br />
probabile rendimento di un investimento pubblico, non lo è meno fissare normativamente i criteri<br />
del<strong>la</strong> stima.<br />
1) Ciò a cui serve e ciò a cui non serve l'analisi <strong>costi</strong> <strong>benefici</strong><br />
<strong>L'analisi</strong> <strong>costi</strong> e <strong>benefici</strong> è <strong>la</strong> stima del rendimento sociale <strong>degli</strong> <strong>investimenti</strong>.<br />
Essa serve:<br />
I) a stabilire se un progetto sarà redditizio;<br />
II) a scegliere fra più possibilità tecniche dello stesso investimento quel<strong>la</strong> che offre il<br />
maggiore rendimento;<br />
III) a disporre i progetti secondo i rispettivi rendimenti, così da fornire un ordine di priorità;<br />
IV) a determinare - insieme a considerazioni di altra natura - <strong>la</strong> distribuzione del<strong>la</strong> spesa fra<br />
i vari settori di intervento pubblico.<br />
Volendo, ad esempio, costruire una diga, si formuleranno più progetti di massima escludendo tutti<br />
quelli che daranno rendimenti negativi (punto I). Quindi si approfondirà l'analisi in modo da esser<br />
sicuri di scegliere il progetto migliore (punto II). I previsti rendimenti unitari del<strong>la</strong> diga verranno<br />
confrontati con quelli <strong>degli</strong> altri progetti nel settore delle acque (punto III): se essi risulteranno più<br />
alti <strong>la</strong> nostra diga avrà <strong>la</strong> precedenza, se viceversa risulteranno più bassi occorrerà aspettare che<br />
vengano prima compiuti gli <strong>investimenti</strong> più redditizi, a meno che, naturalmente le disponibilità di<br />
bi<strong>la</strong>ncio non siano così ampie da permettere l'esecuzione di tutti i progetti.<br />
<strong>L'analisi</strong> <strong>costi</strong> e <strong>benefici</strong> non è quindi lo strumento principale per <strong>la</strong> programmazione generale, sia<br />
che questa si prefigga una pianificazione globale del sistema, sia che si proponga di imprimere<br />
alcuni indirizzi agendo soprattutto sul<strong>la</strong> spesa pubblica. Nel primo caso, che è tuttavia ancora<br />
lontano dal<strong>la</strong> realtà anche nei paesi ad economia socialista, molti ritengono che non sia necessario<br />
ricorrere all'analisi separata dei singoli progetti, dato che essi verrebbero ad essere tutti racchiusi in<br />
un unico grande schema matematico di ottimazione delle risorse, re<strong>la</strong>tivamente al fine che ci si<br />
propone (massimo saggio di sviluppo annuo, ad esempio) con limiti fissati dall'esterno (ambiente<br />
fisico, esigenze di difesa, ecc.).<br />
Nel caso di una programmazione non rigida, quale si sta cercando di introdurre in Italia, dove vi è<br />
<strong>la</strong>rgo spazio per l'attività privata, e dove al<strong>la</strong> stessa attività pubblica sono garantite ampie<br />
autonomie locali e settoriali, le indicazioni del programmatore (che devono considerarsi vinco<strong>la</strong>nti<br />
per l'amministrazione pubblica) saranno basate su una ricognizione macroeconomica del sistema e<br />
sul<strong>la</strong> identificazione dei settori deboli o carenti. L'ammontare delle entrate dello Stato e <strong>la</strong> loro<br />
ripartizione fra i vari settori di spesa sarà compiuta tenendo conto delle grandi finalità di politica<br />
economica che devono essere di guida nel determinare l'ammontare complessivo del<strong>la</strong> spesa<br />
pubblica e <strong>la</strong> sua ripartizione. Esse sono:<br />
a) livello dei consumi privati;<br />
b) soddisfacimento dei bisogni collettivi;<br />
c) sostegno dello sviluppo economico;
d) più equa distribuzione dei redditi;<br />
e) massima occupazione;<br />
f) equilibrio del<strong>la</strong> bi<strong>la</strong>ncia delle transazioni con l'estero;<br />
g) controllo delle fluttuazioni dei prezzi;<br />
h) migliore (più efficiente) uso delle risorse.<br />
Queste finalità sono tra loro contraddittorie dal momento che <strong>la</strong> piena soddisfazione di una di esse<br />
tende a sacrificare alcune fra le altre. Infine, solo l'ultima finalità (quel<strong>la</strong> sotto h) può essere<br />
raggiunta con <strong>la</strong> so<strong>la</strong> applicazione dell'analisi <strong>costi</strong> e <strong>benefici</strong>.<br />
Quindi l'ammontare di spesa per singoli settori di intervento pubblico (istruzione, difesa, acque,<br />
viabilità, sanità, ecc.) verrà deciso, in prima approssimazione, dal Governo centrale, anche perché<br />
l'analisi <strong>costi</strong> e <strong>benefici</strong> si trova in difficoltà quando le si richiedono criteri di <strong>scelta</strong> per un'ottima<br />
allocazione delle risorse fra settori eterogeni. Con questo metodo, infatti, si riesce ad indicare con<br />
sufficiente sicurezza, ad esempio, l'ordine di priorità del<strong>la</strong> costruzione di porti, strade, aeroporti da<br />
un <strong>la</strong>to e di preferenza fra vari tipi di armi dall'altro, ma non si può, se non con margini di<br />
incertezza molto ampi, confrontare il rendimento del<strong>la</strong> spesa in cannoni con quel<strong>la</strong> in autostrade.<br />
Tuttavia, l'analisi <strong>costi</strong> e <strong>benefici</strong>, se applicata su vasta sca<strong>la</strong> per tutti, o per molti, settori di<br />
intervento pubblico, può aiutare nel<strong>la</strong> ripartizione del<strong>la</strong> spesa pubblica (punto IV) soprattutto fra i<br />
settori simili. Così se l'ultimo investimento previsto nel settore delle acque, con gli stanziamenti<br />
disponibili, promettesse rendimenti più alti <strong>degli</strong> <strong>investimenti</strong> progettati nel settore del<strong>la</strong> viabilità o<br />
dell'edilizia, è chiaro che il programmatore dovrà rifare i suoi conti destinando una maggiore quota<br />
di fondi al settore palesemente più redditizio.<br />
Quindi l'analisi <strong>costi</strong> e <strong>benefici</strong>, se non condiziona <strong>la</strong> programmazione generale, tuttavia fornirà <strong>la</strong><br />
prova del<strong>la</strong> sua corretta impostazione. Resta però, di rego<strong>la</strong>, vero che l'analisi <strong>costi</strong><strong>benefici</strong> si<br />
applica per decisioni all'interno di sistemi parziali e ben definiti, come viabilità, edilizia<br />
sovvenzionata, acque, ecc.<br />
Prest e Turvey (3) aggiungono una ulteriore limitazione all'impiego dell'analisi <strong>costi</strong>-<strong>benefici</strong>. Essi<br />
sostengono essere questo metodo inadeguato per grandi progetti in piccoli paesi. E ciò perché <strong>la</strong><br />
loro esecuzione comporta rilevanti alterazioni di tutto il sistema dei prezzi, per cui si rende<br />
necessario un riesame dell'intero equilibrio economico generale del paese. Essi, tuttavia, non<br />
escludono in questi casi l'uso dell'analisi <strong>costi</strong> e <strong>benefici</strong>, ma vogliono ricordare i limiti del<strong>la</strong><br />
tecnica tradizionale nel valutare progetti suscettibili di modificare radicalmente le strutture<br />
economiche di un paese.<br />
Si può aggiungere che negli ultimi anni, grazie al<strong>la</strong> notevole esperienza accumu<strong>la</strong>ta soprattutto<br />
dal<strong>la</strong> Banca mondiale e dalle ricerche del gruppo Harvard, tale limitazione si è ridotta.<br />
2) Quando e perché è stata introdotta l'analisi, <strong>costi</strong> e <strong>benefici</strong><br />
<strong>L'analisi</strong> <strong>costi</strong>-<strong>benefici</strong> nacque negli Stati Uniti d'America, in risposta a sollecitazioni<br />
dell'Amministrazione e del Congresso. Le sue origini sono legate ai progetti di protezione del suolo<br />
e rego<strong>la</strong>zione delle acque, tutt'ora il campo del<strong>la</strong> sua massima applicazione.<br />
Una prima legge federale, del 1902, il «River and Harbour Act», prescriveva già che <strong>la</strong> utilità <strong>degli</strong><br />
<strong>investimenti</strong> volti ad accrescere <strong>la</strong> navigabilità dei fiumi ed a migliorare il sistema portuale dovesse<br />
essere calco<strong>la</strong>ta dal Corpo <strong>degli</strong> Ingegneri dell'Esercito (Corps of Engineers) confrontando le spese<br />
sostenute con i <strong>benefici</strong> che ne avrebbe tratto il commercio. Con una legge successiva (il «River<br />
and Harbour Act» del 1927) veniva prescritto di valutare i <strong>benefici</strong> partico<strong>la</strong>ri e locali (singoli Stati,<br />
enti locali, privati proprietari al fine di far sopportare dai <strong>benefici</strong>ari una parte dei <strong>costi</strong> (sia<br />
attraverso <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione finanziaria <strong>degli</strong> Stati e <strong>degli</strong> enti locali, sia con una maggiore<br />
tassazione dei maggiori <strong>benefici</strong>ari). Ma <strong>la</strong> legge fondamentale che, si può dire, segnò<br />
l'affermazione definitiva del metodo detto dell'analisi tosti e <strong>benefici</strong> fu il « Flood Control Act» del<br />
1936, nel quale si stabiliva una partecipazione finanziaria del governo federale a tutti quei progetti<br />
di controllo delle piene, i cui <strong>benefici</strong> - chiunque ne fosse il destinatario - fossero superiori ai <strong>costi</strong>.
Era il periodo del new-deal: l'amministrazione Roosevelt facendo sue le impostazioni del Pigou e<br />
del Keynes, e nel tentativo di combattere <strong>la</strong> recessione e di diminuire <strong>la</strong> disoccupazione aveva<br />
iniziato una nuova politica di opere pubbliche, soprattutto nel settore delle acque e del controllo<br />
delle alluvioni. I rendimenti dell'investimento non erano più solo ricercati nei maggiori profitti di<br />
un certo numero di imprese ma anche nel<strong>la</strong> loro capacità di alleviare <strong>la</strong> disoccupazione e nel<strong>la</strong> loro<br />
idoneità ad iniziare un processo di sviluppo. Sono gli scopi dichiarati dei grandi <strong>la</strong>vori sul<br />
Tennessee, compiuti dal<strong>la</strong> Tennessee Valley Authority (TVA), sono le prime applicazioni<br />
dell'economia del benessere, teorizzata dal Pigou nel 1920.<br />
<strong>L'analisi</strong> <strong>costi</strong> e <strong>benefici</strong> comincia ad assumere l'aspetto che conserverà sino ad oggi: mentre sino<br />
allora le indagini federali tendevano ad identificare i <strong>benefici</strong>ari dell'opera, così da stabilire fra chi<br />
ripartire i <strong>costi</strong> (secondo una tecnica simile a quel<strong>la</strong> già introdotta in Italia per il riparto <strong>degli</strong> oneri<br />
di bonifica) con il Flood Control Act si domanda all'autorità pubblica di finanziare tutte le opere per<br />
le quali i <strong>benefici</strong> sono superiori alle spese. E' però rilevante che si dia un nuovo ed ampio<br />
significato sociale al<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> <strong>benefici</strong> generali, dei quali si è discorso, e che vanno al di là dei<br />
semplici profitti delle imprese o delle maggiori entrate fiscali.<br />
Da allora <strong>la</strong> tecnica <strong>costi</strong> e <strong>benefici</strong> è stata affinata, sia per effetto delle sue costanti applicazioni sia<br />
per contributi teorici. Il suo uso si diffuse dal settore delle acque a quello del<strong>la</strong> viabilità (il primo<br />
tentativo nello Stato dell'Oregon è del 1937 (4)) delle spese militari, del<strong>la</strong> pubblica istruzione ed<br />
uscì dagli Stati Uniti per essere applicato nei paesi d'Europa, soprattutto in Gran Bretagna; in<br />
O<strong>la</strong>nda, in Svezia.<br />
Nel nostro paese, ad opera principalmente del<strong>la</strong> Cassa per il Mezzogiorno, il metodo va<br />
acquistando una sua cittadinanza, anche per merito dei contributi teorici, fra i quali; primi in ordine<br />
di tempo, vanno ricordati quelli <strong>degli</strong> economisti agrari, che partivano dallo studio dei piani di<br />
bonifica (5). Già in Perizie e Pareri del 1947 (6) Giuseppe Medici si occupò di questa tematica a<br />
proposito delle stime <strong>degli</strong> <strong>investimenti</strong> irrigui, mentre, nel 1955, Carlo Vanzetti scriveva un<br />
volumetto completamente dedicato alle scelte <strong>degli</strong> <strong>investimenti</strong> <strong>pubblici</strong> (7).<br />
Negli Stati Uniti il processo è passato attraverso tre tappe fondamentali: <strong>la</strong> prima, cui abbiamo già<br />
accennato, fu <strong>la</strong> legge del 1936, al<strong>la</strong> quale seguì una certa discordanza nelle prassi esecutive dei<br />
vari enti.<br />
Inoltre <strong>la</strong> naturale tendenza delle comunità locali, dei singoli stati, dei gruppi interessati<br />
all'esecuzione del singoli progetti fece sì che «ogni ente … adottasse metodi volti sistematicamente<br />
a sopravvalutare i <strong>benefici</strong> ed a sottovalutare i <strong>costi</strong> in modo da spingere il Par<strong>la</strong>mento... ad<br />
approvare i progetti» (8).<br />
Ciò creò un certo scetticismo nei confronti dell'analisi <strong>costi</strong> e <strong>benefici</strong>, che in parte perdura tuttora,<br />
ma spinse al<strong>la</strong> codificazione dei metodi e dei criteri da seguire, per opera di uno speciale comitato<br />
(Subcommittee on Benefits and Costs) del FederaI Inter-Agency River Basin Committee, che nel<br />
1950 pubblicò «Proposed Practices far Economic Analysis of River Basin Projects », più noto<br />
come « Libro Verde» (Green Book).<br />
Le norme del libro verde non sono coercitive, ma se esse non vengono rispettate l'analisi del<br />
progetto viene rinviata per una riformu<strong>la</strong>zione.<br />
L'ultimo documento, noto come il Memorandum del Presidente, e che ha visto <strong>la</strong> luce nel 1962, se<br />
non innova i criteri del «Green Book », però definisce con maggior precisione e con i necessari<br />
aggiornamenti gli obiettivi dei piani di sfruttamento delle acque e gli standars di formu<strong>la</strong>zione e di<br />
valutazione dei piani stessi. Così sono forniti coefficienti per alcuni tipi di <strong>benefici</strong>o (si veda a<br />
questo proposito, il saggio di S. Fiorentino e M. Guccione, a pag. 68).<br />
Intanto l’analisi <strong>costi</strong> e <strong>benefici</strong> si era andata sviluppando nel settore militare soprattutto in quello<br />
aereonautico per opera del<strong>la</strong> RAND (Research and Development) Corporation <strong>la</strong> quale sorse<br />
durante <strong>la</strong> seconda guerra mondiale con il compito di vagliare i rendimenti probabili delle armi da<br />
costruire e fornire dei criteri di <strong>scelta</strong>.<br />
La Rand Corporation continuò a compiere ricerche anche dopo <strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> guerra, e fornì gli<br />
esperti che all'inizio <strong>degli</strong> anni sessanta segnarono <strong>la</strong> terza tappa dell'analisi <strong>costi</strong> e <strong>benefici</strong>. Fu,
infatti, in quell'epoca che il Ministro del<strong>la</strong> Difesa americano innovò le procedure per le decisioni di<br />
spesa nell'ambito del suo ministero introducendo una programmazione del bi<strong>la</strong>ncio (P<strong>la</strong>nning<br />
Programming Budgeting System o PPBSl <strong>la</strong> quale «è sostanzialmente un'applicazione in senso <strong>la</strong>to<br />
dell'analisi <strong>costi</strong>-<strong>benefici</strong>». Essa consiste: a) in un'analitica c<strong>la</strong>ssificazione delle spese rispetto ai<br />
diversi servizi offerti dall'operatore pubblico; b) nell'applicare sistematicamente ad ogni servizio<br />
valutazioni di <strong>costi</strong> e <strong>benefici</strong> (8).<br />
Nel caso delle spese militari, come ad esempio quelle per <strong>la</strong> giustizia e l’ordine pubblico (9), è<br />
difficile valutare in termini monetari i <strong>benefici</strong> di determinate spese: si ricorre allora ad una<br />
semplificazione del metodo, che è poi <strong>la</strong> ricerca del<strong>la</strong> minima spesa per raggiungere l'obiettivo<br />
dato. In realtà si tratta dell'applicazione delle norme generali di economia e in partico<strong>la</strong>re di quelle<br />
estimative, a situazioni nuove, utilizzando efficientissimi strumenti di calcolo.<br />
Questi metodi offrono sicuri vantaggi e sono di grande aiuto nell'attività amministrativa. Essi<br />
inoltre hanno permesso e stimo<strong>la</strong>to nuove ricerche di teoria economica, come nel caso dei prezzi<br />
ombra, delle economie esterne e del<strong>la</strong> <strong>scelta</strong> del saggio d'interesse.<br />
3. I metodi seguiti<br />
Per giungere al<strong>la</strong> <strong>scelta</strong> dell'investimento occorre, per ogni progetto, mettere a confronto i <strong>benefici</strong><br />
con i re<strong>la</strong>tivi <strong>costi</strong>, in modo da identificare il progetto migliore. Questo resta vero sia che si<br />
confrontino soluzioni alternative volte ad ottenere le medesime finalità, sia che invece si tratti di<br />
stabilire criteri di priorità fra progetti diversi.<br />
Un metodo di prima approssimazione è quello di calco<strong>la</strong>re il rapporto capitale/prodotto. In tal modo<br />
si confronta <strong>la</strong> spesa iniziale con il flusso annuale di beni aggiuntivi che il nuovo investimento<br />
permette di produrre.<br />
I risultati sono però imprecisi dal momento che <strong>la</strong> spesa iniziale è solo una parte del<strong>la</strong> spesa totale,<br />
ed il prodotto, pur contenendoli in sé, è maggiore di tutti <strong>benefici</strong>.<br />
Nel caso di progetti simili, in cui le spese globali abbiano grosso modo lo stesso rapporto con gli<br />
<strong>investimenti</strong> iniziali e i <strong>benefici</strong> con le produzioni annue, il metodo presenta indubbi vantaggi per il<br />
primo rapido approccio indicativo. Così dovendosi scegliere fra due impianti idroelettrici, può<br />
bastare, per orientarsi, conoscere gli stanziamenti iniziali necessari e le quantità di energia<br />
producibili.<br />
Il rapporto capitale/prodotto non basta però per scegliere fra un invaso destinato a raccogliere acqua<br />
per l'irrigazione ed uno idroelettrico.<br />
Il rapporto capitale/prodotto, inoltre, non tiene conto dei <strong>costi</strong> e <strong>benefici</strong> indiretti e indotti a monte<br />
ed a valle del progetto - quali, ad esempio, l'effetto sull'occupazione, sul<strong>la</strong> domanda, sullo sviluppo<br />
del<strong>la</strong> zona - né dei <strong>benefici</strong> non mercantili - quali l'amenità del paesaggio, <strong>la</strong> difesa sanitaria, ecc.<br />
Infine il rapporto capitale/prodotto non dice se un progetto darà un <strong>benefici</strong>o ovvero se i rendimenti<br />
saranno superiori ai <strong>costi</strong>. Soprattutto questa è <strong>la</strong> ragione che ne limita l'uso ai casi in cui non si<br />
possa far ricorso a tecniche più complete.<br />
Sotto il nome di analisi dei <strong>costi</strong> e dei <strong>benefici</strong> si raccolgono oggi tre metodi intesi a misurare gli<br />
<strong>investimenti</strong> <strong>pubblici</strong>, e cioè:<br />
a) <strong>la</strong> differenza tra i <strong>benefici</strong> ed i <strong>costi</strong>;<br />
b) il rapporto tra i <strong>benefici</strong> ed i <strong>costi</strong>;<br />
c) il saggio di rendimento interno; d'ora in avanti chiamato I.R.O.R. (Internal Rate of Return) .<br />
Il criterio basato sul<strong>la</strong> semplice differenza fra <strong>costi</strong> e <strong>benefici</strong> fa cadere <strong>la</strong> <strong>scelta</strong> sui progetti di mole<br />
maggiore, che non necessariamente sono i più vantaggiosi . Esso è stato perciò respinto dagli<br />
studiosi.<br />
<br />
Spesso il metodo del calcolo del saggio del rendimento interno non viene compreso nel<strong>la</strong> definizione, anche se esso è<br />
tuttavia un caso partico<strong>la</strong>re del rapporto <strong>costi</strong>-<strong>benefici</strong>.<br />
Si abbiano infatti due progetti x e y, cui <strong>costi</strong> e <strong>benefici</strong> siano del seguente tipo:
Il rapporto <strong>costi</strong>/<strong>benefici</strong> e l'IROR sono invece correntemente usati, essendo il primo preferito dagli<br />
enti <strong>pubblici</strong> americani ed il secondo dagli organismi internazionali. Fra gli economisti stessi che si<br />
sono occupati dell'argomento, non si è formata una opinione prevalente a favore dell'uno o dell'altro<br />
metodo. Con il rapporto fra i <strong>benefici</strong> e i <strong>costi</strong> si dividono l'atteso rendimento per il prevedibile<br />
costo (entrambi scontati al saggio d'interesse): l'investimento sarà tanto più redditizio quanto più il<br />
rapporto sarà superiore ad uno. L'IROR invece ci dice quanto presumibilmente renderà ogni lira<br />
investita in un singolo progetto: il 5, il 10, il 15%. La percentuale così ottenuta è l'IROR e sarà<br />
tanto più ampia, quanto più promettente l'investimento.<br />
Le differenze fra i due metodi sono le seguenti.<br />
Innanzitutto, con il rapporto <strong>costi</strong> e <strong>benefici</strong>, si possono porre a confronto <strong>la</strong> spesa iniziale e tutti i<br />
<strong>costi</strong> di manutenzione ed esercizio attualizzati con tutti i <strong>benefici</strong> (lordi) che matureranno, anch'essi<br />
attualizzati. Ma si può anche confrontare <strong>la</strong> spesa iniziale, sempre attualizzata, con i <strong>benefici</strong> netti <br />
anch'essi attualizzati - cioè con i rendimenti che risulteranno anno per anno dopo aver sottratto dai<br />
<strong>benefici</strong> lordi le spese di manutenzione di esercizio .<br />
L'alternativa è fra due ipotesi: se si voglia penalizzare il capitale dei <strong>costi</strong> di manutenzione e di<br />
esercizio fin dall'inizio, ovvero questi ultimi debbano essere sottratti anno per anno dai <strong>benefici</strong> che<br />
man mano maturano (10). In pratica si verificherà che, a parità di altre condizioni, <strong>la</strong> prima formu<strong>la</strong><br />
farà preferire gli <strong>investimenti</strong> che richiedono poche spese di manutenzione ed esercizio, <strong>la</strong> seconda,<br />
gli <strong>investimenti</strong> che promettono alte rese anche se accompagnati da onerosi impegni di gestione e<br />
manutenzione delle opere.<br />
Il primo metodo sarà da preferire quando gli strumenti amministrativi di cui si dispone non offrano<br />
sufficienti garanzie per una solerte cura delle opere costruite.<br />
Con l'IROR il problema non si pone. Infatti confrontare i <strong>benefici</strong> lordi con tutti i <strong>costi</strong>, ovvero i<br />
<strong>benefici</strong> netti con il solo investimento iniziale, porta allo stesso risultato .<br />
L'altra differenza tra i due metodi consiste in ciò: per calco<strong>la</strong>re il rapporto <strong>benefici</strong>/<strong>costi</strong> occorre<br />
predeterminare il saggio d'interesse a cui scontare i ricavi e le spese <strong>degli</strong> anni futuri, mentre per<br />
l'IROR ciò non è necessario, dal momento che il saggio di rendimento del progetto (e cioè<br />
l'incognita che si ricerca) è appunto il saggio d'attuazione di tutte le grandezze. Lo si calco<strong>la</strong> per<br />
ogni progetto alternativo e <strong>la</strong> <strong>scelta</strong> cadrà su quello che offre il saggio di rendimento più elevato:<br />
ossia quello che restituisce un interesse maggiore al capitale impegnato.<br />
Ora, fissare il saggio d'interesse è operazione difficile: non sempre il saggio di mercato può<br />
ritenersi indicativo per gli <strong>investimenti</strong> <strong>pubblici</strong>, i quali hanno rendimenti molto differiti nel tempo.<br />
Il saggio di mercato inoltre oscil<strong>la</strong> anche di molto nel lungo periodo e quindi non è indicativo per<br />
opere che abbiano lunga vita. L'IROR, che evita queste difficoltà, offre quindi vantaggi pratici.<br />
Ma <strong>la</strong> possibilità di predeterminare il saggio d'interesse presenta aspetti che hanno un preciso<br />
significato politico. Scegliere un basso saggio d'interesse significa favorire gli <strong>investimenti</strong> a<br />
rendimento differito ed a lunghi tempi di esecuzione e cioè gli <strong>investimenti</strong> che determinano le<br />
scelte economiche <strong>degli</strong> altri settori e <strong>degli</strong> altri operatori. Si supponga ad esempio di dover<br />
scegliere fra due grandi impianti idroelettrici: uno localizzato in Ca<strong>la</strong>bria e l'altro in Lombardia. I<br />
rendimenti, nel primo caso, matureranno più lentamente che nel secondo, dove una regione già<br />
altamente industrializzata ed a forte concentrazione urbana è pronta a ricevere sin dall'inizio<br />
quantità anche cospicue di energia aggiuntiva. In Ca<strong>la</strong>bria, invece, se i <strong>benefici</strong> saranno<br />
probabilmente maggiori, a causa del<strong>la</strong> meno favorevole situazione di partenza, essi matureranno<br />
Costi<br />
Benefici Benefici-Costi<br />
Progetto x 1000 1300 300<br />
Progetto y 500 700 200<br />
Scegliendo il progetto con <strong>la</strong> massima differenza fra <strong>costi</strong> e <strong>benefici</strong>, ci si orienterà verso l'investimento meno redditizio<br />
<br />
Per <strong>la</strong> formu<strong>la</strong> vedere <strong>L'analisi</strong> <strong>costi</strong> <strong>benefici</strong> e <strong>la</strong> <strong>scelta</strong> <strong>degli</strong> <strong>investimenti</strong> <strong>pubblici</strong> (II) in questo stesso sito<br />
Per <strong>la</strong> formu<strong>la</strong> vedere <strong>L'analisi</strong> <strong>costi</strong> <strong>benefici</strong> e <strong>la</strong> <strong>scelta</strong> <strong>degli</strong> <strong>investimenti</strong> <strong>pubblici</strong> (II) in questo stesso sito
più tardi, man mano che lo sviluppo dell'economia, in parte provocato dal<strong>la</strong> nuova disponibilità di<br />
energia, permetterà di utilizzare a pieno le capacità produttive del nuovo impianto.<br />
Fissando un alto saggio di interesse risulterà più conveniente l'investimento in Lombardia, mentre<br />
un basso saggio d'interesse orienterà <strong>la</strong> <strong>scelta</strong> verso <strong>la</strong> Ca<strong>la</strong>bria.<br />
La determinazione del livello del saggio d'interesse corrisponde ad una <strong>scelta</strong> politica. Scegliere un<br />
basso saggio d'interesse significa favorire gli <strong>investimenti</strong> a rendimento differito e a lunghi tempi di<br />
esecuzione. Vorrà dire sacrificare i consumi attuali - e del domani più prossimo - a vantaggio di una<br />
maggiore ricchezza in un futuro più lontano. In partico<strong>la</strong>re ne usciranno avvantaggiate le zone<br />
povere ed arretrate, dove gli <strong>investimenti</strong> in infrastrutture presentano in genere rendimenti<br />
fortemente differiti.<br />
Infine <strong>la</strong> <strong>scelta</strong> di un basso saggio d'interesse accentua <strong>la</strong> caratteristica <strong>degli</strong> <strong>investimenti</strong><br />
infrastrutturali di fornire le indicazioni per una organizzazione economica dello spazio.<br />
Scegliere un alto saggio d'interesse significa invece favorire gli <strong>investimenti</strong> dai rendimenti più<br />
immediati, con brevi tempi di esecuzione e cioè gli <strong>investimenti</strong> che seguono le indicazioni del<strong>la</strong><br />
domanda già esistente e che quindi dipendono dal<strong>la</strong> dinamica autonoma <strong>degli</strong> altri settori.<br />
Concludendo: <strong>la</strong> <strong>scelta</strong> di un basso saggio d'interesse per <strong>la</strong> valutazione <strong>degli</strong> <strong>investimenti</strong> in opere<br />
pubbliche rappresenta <strong>la</strong> volontà di accentuare <strong>la</strong> funzione dello stato nel suggerire il tono ed i modi<br />
del processo di sviluppo, <strong>la</strong> <strong>scelta</strong> di un alto saggio il desiderio di accontentarsi che l'intervento<br />
pubblico segua - o preceda solo di poco - le indicazioni offerte dal sistema.<br />
Utilizzare l'IROR per giungere al<strong>la</strong> <strong>scelta</strong> <strong>degli</strong> <strong>investimenti</strong>, porta agli stessi risultati che se si fosse<br />
fissano un alto saggio d'interesse, in pratica il più alto possibile per valori dei <strong>benefici</strong> almeno<br />
uguali ai <strong>costi</strong> .<br />
La stessa tecnica di misurazione dei progetti presuppone quindi una <strong>scelta</strong><br />
di politica economica. Così <strong>la</strong> BIRS adotta l'IROR, e cioè il metodo che comporta <strong>la</strong> <strong>scelta</strong> di quei<br />
progetti che offrono maggiori garanzie di recupero <strong>degli</strong> anticipi finanziari; gli Stati Uniti<br />
d'America, dove viene impiegato il rapporto <strong>benefici</strong>/<strong>costi</strong>, <strong>la</strong>sciano all'operatore pubblico <strong>la</strong> facoltà<br />
di fissare il saggio d'interesse a cui scontare i <strong>benefici</strong> futuri.<br />
4) Diversi obiettivi di politica economica portano a preferire progetti diversi<br />
Diverse finalità di politica economica portano a scegliere differenti metodi di calcolo e ad ottenere<br />
risultati differenti. Legata agli obiettivi di politica economica è anche <strong>la</strong> <strong>scelta</strong> fra i criteri<br />
c<strong>la</strong>ssificatori dei <strong>costi</strong> e dei <strong>benefici</strong>.<br />
<strong>L'analisi</strong> che porterà al<strong>la</strong> <strong>scelta</strong> del progetto si estende, come si è detto, al di là delle entrate e delle<br />
uscite finanziarie dato che deve tener conto anche dei <strong>costi</strong> e dei <strong>benefici</strong> non mercantili ed<br />
indiretti.<br />
I <strong>benefici</strong> non mercantili (Intangible benefits <strong>degli</strong> americani) sono quelli cui non è possibile<br />
attribuire un valore monetario, perché ad essi non corrispondono beni scambiati sul mercato. Si<br />
tratta, ad esempio, del<strong>la</strong> protezione delle vite umane, di valori paesistici, di una migliore<br />
distribuzione del reddito, ecc.<br />
Nul<strong>la</strong> vieta di assegnare un valore, anche monetario, al<strong>la</strong> soddisfazione di questi bisogni: ma si<br />
tratterà pur sempre di un'operazione arbitraria e che sarà giustificata solo se rispecchierà il grado di<br />
preferenza verso di essi manifestato dal<strong>la</strong> collettività attraverso i suoi rappresentanti politici.<br />
Nell'analisi del progetto l'economista dovrà elencare tutti i <strong>costi</strong> ed i <strong>benefici</strong> di questo genere,<br />
cercando anche di dar loro un peso ma <strong>la</strong> loro capacità di influire sulle scelte dei progetti dipenderà<br />
dagli obiettivi fissati dal potere politico.<br />
<strong>L'analisi</strong> inoltre potrà essere più o meno estesa: si può infatti tener conto di tutti i possibili <strong>benefici</strong><br />
non mercantili, escluderli dall'analisi ovvero considerarne solo alcuni. Lo stesso dicasi per i <strong>costi</strong> ed<br />
i <strong>benefici</strong> indiretti.<br />
Per <strong>la</strong> formu<strong>la</strong> vedere <strong>L'analisi</strong> <strong>costi</strong> <strong>benefici</strong> e <strong>la</strong> <strong>scelta</strong> <strong>degli</strong> <strong>investimenti</strong> <strong>pubblici</strong> (II) in questo stesso sito
A seconda <strong>degli</strong> indirizzi di politica economica varierà il numero ed il tipo dei <strong>costi</strong> e dei <strong>benefici</strong><br />
che serviranno a completare <strong>la</strong> equazione per <strong>la</strong> <strong>scelta</strong> del progetto.<br />
Se, ad esempio si vuol combattere <strong>la</strong> disoccupazione, <strong>la</strong> quantità di mano d'opera aggiuntiva che si<br />
potrà occupare rappresenterà sicuramente un <strong>benefici</strong>o ed andrà in tal modo calco<strong>la</strong>ta. Ma ciò<br />
sarebbe meno vero in un paese con un buon livello di occupazione. Cosi <strong>la</strong> riforma agraria<br />
compiuta in Italia negli anni cinquanta deve essere valutata tenendo conto dei suoi <strong>benefici</strong> in<br />
termini di maggior occupazione, che non erano allora i più trascurabili, anche se, a distanza di soli<br />
15 anni apparirebbero, forse, marginali.<br />
In un paese con una bi<strong>la</strong>ncia dei pagamenti che presenti una cronica tendenza al disavanzo, si<br />
metteranno fra i <strong>costi</strong> indiretti tutti gli esborsi di divise estere che gli <strong>investimenti</strong> progettati<br />
comporterebbero, con il risultato che verrebbero preferiti gli <strong>investimenti</strong> più «autarchici».<br />
Ogni finalità di politica economica dovrebbe ripercuotersi sui parametri per giudicare le priorità fra<br />
più progetti, indirizzando cosi le scelte. Perché questo si verifichi occorre però che gli indirizzi<br />
siano resi espliciti, in forme il meno possibile contraddittorie, da un piano economico nazionale.<br />
Ancora più utile sarebbe che i criteri sul<strong>la</strong> base dei quali giudicare <strong>la</strong> convenienza dei progetti<br />
vengano fissati normativamente, non solo per i motivi di equità e di razionalizzazione delle scelte -<br />
già indicati nel 1° paragrafo - ma soprattutto per creare <strong>la</strong> necessaria rispondenza fra scelte a livello<br />
macroeconomico e generale e singoli progetti. Anche perché mutando il livello decisionale, mutano<br />
gli obiettivi: ciò che è più utile per una singo<strong>la</strong> regione può non corrispondere al<strong>la</strong> migliore <strong>scelta</strong><br />
per l'intero paese. Così se, per una regione può sembrare utile un progetto di irrigazione, che<br />
porterà un incremento del<strong>la</strong> produzione ortico<strong>la</strong> e che aumenterà i redditi <strong>degli</strong> agricoltori o dei<br />
consumatori o di tutti e due, esso può presentare meno vantaggi a livello nazionale, ove ci si trovi<br />
di fronte ad una situazione di eccedenze per quegli stessi prodotti che vengono esitati solo grazie al<br />
sostegno offerto dallo stato. Trasferendo il discorso su un piano più vasto, già oggi vediamo che<br />
determinati indirizzi agricoli, benché utili all'economia del paese, non possono essere perseguiti a<br />
causa di limiti posti dal<strong>la</strong> Comunità Economica Europea. La loro estensione infatti sarebbe dannosa<br />
agli interessi dell'economia del<strong>la</strong> picco<strong>la</strong> Europa nel suo complesso.<br />
Allo stesso modo molti autori ritengono che l'aumento di produzione in una fabbrica che trasformi<br />
o che utilizzi beni <strong>la</strong> cui disponibilità sia stata accresciuta dall'investimento pubblico, ovvero<br />
l'aumento di prodotto registratosi nelle aziende che forniscono le materie prime ed i servizi richiesti<br />
per <strong>la</strong> costruzione e <strong>la</strong> manutenzione delle opere del progetto, non debbano essere messi in conto.<br />
Si prenda il progetto di un bacino di invaso <strong>la</strong> cui acqua contribuirà ad aumentare <strong>la</strong> produzione di<br />
pomodori del<strong>la</strong> valle sottostante, in cui sia anche instal<strong>la</strong>ta una fabbrica di conserve.<br />
Tra i <strong>benefici</strong> (rendimenti) del progetto si calcolerà <strong>la</strong> quantità aggiuntiva di pomodori moltiplicata<br />
per il loro prevedibile prezzo di mercato. Sommare poi a questo <strong>benefici</strong>o anche il maggior valore<br />
aggiunto ottenibile dal<strong>la</strong> fabbrica, a causa del<strong>la</strong> maggiore disponibilità di materia prima, non è<br />
corretto, si sostiene da parte di questi autori, perché sarebbe una duplicazione. Essi dicono che tale<br />
aumento, o si sarebbe verificato anche senza l'impianto (in seguito ad un aumento autonomo del<strong>la</strong><br />
domanda) e allora non ha senso includerlo fra i <strong>benefici</strong> dell'investimento, ovvero questo aumento<br />
del<strong>la</strong> domanda non si verifica. In questo caso al maggior aumento di prodotto del<strong>la</strong> nostra fabbrica<br />
corrisponderà una uguale diminuzione presso le aziende concorrenti e quindi tutto si risolverebbe in<br />
un semplice spostamento di reddito. La conclusione di questi autori è che i pomodori trasformati<br />
spunteranno prezzi più bassi di prima, e allora non vi saranno <strong>benefici</strong>, ovvero, qualora essi<br />
continuino ad essere venduti allo stesso prezzo o ad un prezzo addirittura superiore, ciò vuoi dire<br />
che vi sarà stato nel frattempo un aumento autonomo del<strong>la</strong> domanda che avrebbe provocato quei<br />
<strong>benefici</strong> che si vogliono erroneamente attribuire al progetto irriguo.<br />
Anche questi autori tuttavia concordano nel ritenere che l'incremento di valore aggiunto del<strong>la</strong><br />
fabbrica di conserve locale rappresenta un <strong>benefici</strong>o netto per <strong>la</strong> regione in cui l'azienda è<br />
localizzata: compiere l'investimento significa in ogni caso favorire l'attività conserviera del<strong>la</strong> zona,<br />
sia pure a detrimento di attività concorrenti dislocate altrove.
5) I <strong>benefici</strong> indiretti<br />
L’esempio del<strong>la</strong> fabbrica di conserve, che può aumentare il proprio valore aggiunto in seguito ad un<br />
investimento in opere irrigue, ci introduce nel campo dei problemi non ancora definiti nell'analisi<br />
<strong>degli</strong> <strong>investimenti</strong> <strong>pubblici</strong>. Infatti si è concordi nel ritenere che l'aumento di attività indotte e<br />
derivate, a monte ed a valle del progetto, rappresenta sicuramente un <strong>benefici</strong>o per l'economia<br />
locale, perché anche se si trattasse di un semplice trasferimento di reddito, lo sarebbe a vantaggio<br />
dell'economia del<strong>la</strong> zona. Ma su un piano più generale non tutti concordano con l'opinione riportata<br />
poc'anzi, secondo <strong>la</strong> quale tutti i <strong>benefici</strong> indotti e derivati (d'ora in avanti: indiretti) non debbono<br />
essere messi in conto quando si valuti il rendimento di un progetto in termini di reddito nazionale.<br />
Si può sostenere per restare nell'esempio già fatto, che il maggior reddito provocato da un aumento<br />
del<strong>la</strong> domanda di conserve, in mancanza di <strong>investimenti</strong> aggiuntivi, non sia un aumento di<br />
ricchezza giacché esso non si risolve in una maggiore quantità di prodotto, ma solo in una<br />
lievitazione dei prezzi. Nel caso poi <strong>la</strong> domanda globale non sia aumentata ma una quota maggiore<br />
di essa si diriga verso <strong>la</strong> nostra fabbrica, a danno di altre aziende, vuol dire che avremo, sia pure<br />
artificialmente, reso meno costoso il prodotto: nel<strong>la</strong> nostra fabbrica infatti <strong>la</strong> curva dei <strong>costi</strong> si sarà<br />
spostata verso il basso, nelle altre una parte del<strong>la</strong> produzione si sarà rive<strong>la</strong>ta extramarginale e<br />
quindi abbandonata. Avremo cioè reso in media meno costoso un bene. E questo è sicuramente un<br />
<strong>benefici</strong>o.<br />
Passando poi ad un altro esempio sembra chiaro che non si possa calco<strong>la</strong>re fra i <strong>benefici</strong> <strong>degli</strong><br />
<strong>investimenti</strong> autostradali in Italia <strong>la</strong> maggiore produzione nazionale di automobili, anche se<br />
indubbiamente non si può negare che una re<strong>la</strong>zione esiste fra i due fatti.<br />
Alcuni effetti indiretti dell'investimento andranno quindi messi in conto, altri no.<br />
Innanzitutto sembra molto dubbia l'utilità di includere nel<strong>la</strong> stima del progetto gli effetti che<br />
l'investimento avrà sul<strong>la</strong> domanda globale. E' noto che ogni investimento aggiuntivo provoca un<br />
aumento di reddito, e quindi del<strong>la</strong> domanda di beni di consumo, per un certo numero di persone:<br />
iniziando dagli imprenditori che saranno chiamati a costruire le opere, i loro operai, i commercianti<br />
presso i quali gli operai faranno i loro acquisti, e così via in una lunghissima catena di passaggi di<br />
moneta.<br />
L'aumento globale del<strong>la</strong> domanda viene misurato dal<strong>la</strong> nota formu<strong>la</strong> keynesiana in cui esso è<br />
uguale all'investimento iniziale moltiplicato per l'inverso del<strong>la</strong> propensione marginale al risparmio.<br />
Tanto più i vari percettori di reddito consumeranno, tanto più <strong>la</strong> catena si allungherà; tanto più essi<br />
risparmieranno, tanto minore sarà l'effetto moltiplicativo sul<strong>la</strong> spesa iniziale. Ma <strong>la</strong> propensione al<br />
risparmio non dipende dal tipo di investimento: essa è un dato dell'ambiente. Gli effetti keynesiani<br />
di x lire spese per <strong>la</strong> costruzione di una diga hanno effetti diversi di x lire distribuite in elemosine.<br />
Tuttavia le nostre conoscenze statistiche non sono approfondite al punto di permettere <strong>la</strong><br />
predeterminazione dei moltiplicatori specifici messi in moto dai singoli <strong>investimenti</strong>, mentre gli<br />
effetti keynesiani del<strong>la</strong> spesa rappresentano <strong>benefici</strong> in periodi recessivi, ma incidono<br />
negativamente sul<strong>la</strong> realtà economica nei periodi espansivi. Gli eventuali vantaggi e svantaggi che<br />
un nuovo investimento crea stimo<strong>la</strong>ndo <strong>la</strong> domanda globale, presunti uguali, in mancanza di<br />
meglio, per ogni lira di spesa aggiuntiva, a qualunque progetto attinente, non offrono alcun<br />
elemento di <strong>scelta</strong> .<br />
Prescindendo dagli effetti monetari dell'investimento, vi è comunque chi sostiene che non si può<br />
giungere ad un corretto ordine di priorità fra più progetti se non si conoscono tutti, o almeno i più<br />
importanti, <strong>benefici</strong> e <strong>costi</strong> indiretti dei rispettivi <strong>investimenti</strong>. Questa opinione è soprattutto diffusa<br />
nei paesi sottosviluppati e di medio sviluppo. Essa poggia sul<strong>la</strong> constatazione che ciò che occorre<br />
tener presente, nel giudicare un investimento, sia <strong>la</strong> sua capacità di mettere in moto o di contribuire<br />
ad un processo di accelerazione dello sviluppo. La posizione contraria è sostenuta da economisti<br />
<br />
In realtà l'aumento del<strong>la</strong> domanda provoca effetti inf<strong>la</strong>zionistici, più o meno sensibili a seconda del tempo che<br />
intercorre fra <strong>la</strong> spesa e l'entrata in funzione dell'impianto, nonché del tipo di prodotto che l'investimento renderà<br />
disponibile. Questi punti sono trattati dal Di Nardi (11) e dal Graziani (10).
statunitensi, che hanno sotto gli occhi un paese dove il livello di ricchezza raggiunto fa passare in<br />
primo piano i problemi di una migliore utilizzazione delle risorse presenti. Ciò comunque non<br />
toglie che gli enti <strong>pubblici</strong> statunitensi completino l'analisi dei progetti di opere pubbliche con una<br />
disamina dei <strong>benefici</strong> (più raramente anche dei <strong>costi</strong>) indiretti che da queste si attendono.<br />
La soluzione probabilmente è intermedia. E' vero, da un <strong>la</strong>to, che mettere in conto, ad esempio,<br />
tutti gli aumenti di produzione indirettamente provocati dal nuovo progetto falserebbe il giudizio<br />
sul<strong>la</strong> sua convenienza, dal momento che riuscirebbe impossibile tener dietro a tutte le possibili<br />
duplicazioni ed anche perché si finirebbe per identificare tutti gli eventuali <strong>benefici</strong> indiretti, ma<br />
non i <strong>costi</strong> indiretti. E' anche vero, d'altro <strong>la</strong>to, che gli effetti indiretti variano, in maniera spesso<br />
considerevole, da un progetto all'altro e ciò non può essere trascurato. Si pensi ad esempio, a quali<br />
diverse conseguenze avrebbe dato luogo, a suo tempo, <strong>la</strong> <strong>scelta</strong> di un potenziamento del<strong>la</strong> rete<br />
ferroviaria al posto di una politica autostradale.<br />
In un paese dove il sistema economico garantisce al<strong>la</strong> maggior parte dei cittadini, che già godono<br />
alti livelli di reddito, una ricchezza crescente, può non essere rilevante valutare gli effetti che un<br />
investimento avrà sulle altre strutture produttive, perché si suppone che queste siano già utilizzate<br />
al massimo e quindi lo stimolo aggiuntivo si risolverà, nel<strong>la</strong> maggior parte dei casi, in un semplice<br />
trasferimento di reddito. Ma è evidente che in un paese il quale si proponga come fine<br />
l'accelerazione del proprio sviluppo, è importante conoscere <strong>la</strong> direzione di questo trasferimento di<br />
reddito. Se questo, infatti, si verificherà a vantaggio dei settori moderni e dinamici, ciò sarà<br />
certamente utile al<strong>la</strong> causa del progresso. In paesi estremamente arretrati, infine, dove tutto si<br />
muove molto lentamente, anche i semplici trasferimenti di reddito possono essere considerati di per<br />
sé un fatto positivo.<br />
L'inclusione o meno di <strong>benefici</strong> indiretti nel<strong>la</strong> stima preventiva di un progetto richiede soprattutto<br />
un grande equilibrio. Come afferma il Graziani «... <strong>la</strong> loro presenza dovrà essere accertata caso per<br />
caso, secondo <strong>la</strong> situazione concreta in esame ».<br />
Il Marrama, a questo riguardo, suggerisce di spostare l'analisi economica, ove sia possibile farlo, da<br />
progetti specifici a gruppi di progetti. «In questo caso sarebbe più facile dominare il campo dei<br />
<strong>benefici</strong> secondari e, fra l'altro, evitare duplicazioni di conteggio» (12).<br />
6) <strong>L'analisi</strong> dei sistemi e gli strumenti tradizionali<br />
L'ultimo argomento di questo breve scritto riguarda le discussioni che sorgono fra i sostenitori<br />
dell'analisi dei sistemi come ottimo mezzo per <strong>la</strong> <strong>scelta</strong> <strong>degli</strong> <strong>investimenti</strong> <strong>pubblici</strong> ed i difensori<br />
<strong>degli</strong> strumenti tradizionali di cui finora si è discorso. In realtà <strong>la</strong> questione è mal posta: non vi è fra<br />
i due metodi né contrasto né contraddizione, dal momento che l'uno è il completamento dell'altro.<br />
Sotto <strong>la</strong> dizione analisi dei sistemi si comprende una serie di metodi (13) idonei a trovare l'ottima<br />
soluzione a problemi che presentano più alternative. Gli attuali calco<strong>la</strong>tori permettono di tener<br />
conto di un numero grandissimo di variabili e delle loro interazioni. In partico<strong>la</strong>re un tempo si<br />
redigeva prima il piano tecnico e poi se ne valutava il rendimento: se questo non era soddisfacente,<br />
si doveva cambiare il progetto anche numerose volte e con tutto ciò non si poteva esser certi di aver<br />
scelto <strong>la</strong> soluzione migliore. La cosa si complicava ulteriormente quando si avevano di fronte<br />
progetti per usi multipli, nei quali le variabili economiche interagiscono continuamente fra loro<br />
(14).<br />
Con l'analisi dei sistemi, che di rego<strong>la</strong> chiede l'impegno di un calco<strong>la</strong>tore, si identifica rapidamente<br />
l'ottimo, od una soluzione molto vicina all'ottimo. In molti casi - direi sempre quando si tratta di<br />
acque - l'analisi dei sistemi è strumento insostituibile.<br />
Ma esso non cambia <strong>la</strong> logica economica delle scelte. L'ottimo infatti può essere il massimo saggio<br />
di rendimento interno, ma anche il maggior rapporto <strong>benefici</strong>-<strong>costi</strong>, ovvero <strong>la</strong> più grande differenza<br />
fra i rendimenti e <strong>la</strong> spesa.<br />
I <strong>benefici</strong> indiretti e non mercantili dovranno essere espressi in cifre per essere immessi nel<br />
calco<strong>la</strong>tore: e <strong>la</strong> loro misura dovrà essere compiuta sul<strong>la</strong> base delle scelte di politica economica che<br />
governano il settore. <strong>L'analisi</strong> dei sistemi è quindi uno strumento che permette di rendere più rapido
e, soprattutto, più perfetto il calcolo dei <strong>costi</strong> e <strong>benefici</strong>. I due metodi non sono in contrasto:<br />
bisogna però che questo sia ben chiaro per evitare di accettare ciecamente i risultati forniti<br />
dall'e<strong>la</strong>boratore. Aver ottimizzato un progetto - o un gruppo di progetti - non significa ancora aver<br />
trovato <strong>la</strong> via da seguire, perché altri progetti - o altri gruppi di progetti - possono offrire rendimenti<br />
maggiori e sono quindi da preferirsi.<br />
Se è vero che molte volte, ed in partico<strong>la</strong>re nel campo delle acque, si è chiamati a progettare una<br />
data opera <strong>la</strong> cui esecuzione è già decisa, è altrettanto vero che, soprattutto in un paese come l'Italia,<br />
in fase di avanzata industrializzazione, è necessario tener presente l'obbligo di compiere, anche<br />
all'interno di uno stesso settore, scelte prioritarie, e di scartare (o tenere nel cassetto) quei progetti<br />
che, sia pure vantaggiosi, lo sono però meno di altri.