Seminario di Iaido per Insegnanti - CIK
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KI – Kendo iaido..on Line<br />
SEMINARIO DI IAIDO PER INSEGNANTI<br />
YAMAZAKI TAKASHIGE 8° DAN HANSHI<br />
BOLOGNA 2 OTTOBRE 2010<br />
Numero 31 – settembre 2010<br />
(Appunti presi da Paolo Grosso nella traduzione <strong>di</strong> Takuya Murata)<br />
La sequenza dei saluti all’inizio del seminario:<br />
1. Si va in chakuza;<br />
2. Shomen-ni-rei<br />
3. Sensei-ni-rei<br />
4. Otagai-ni-rei<br />
La sequenza dei saluti alla fine del seminario:<br />
1. Si va in chakuza;<br />
2. Sensei-ni-rei<br />
3. Shomen-ni-rei<br />
4. Otagai-ni-rei<br />
L’altra sera il signor Verrina era incuriosito dalla spilla che portavo appuntata sul kimono. E’ la<br />
spilla della ZenKenRen, ci sono tre colori: il rosso, il blu e il bianco.<br />
Questi tre colori simboleggiano tre “entità dello spirito umano”:<br />
� Il rosso: CHI (l’intelletto);<br />
� Il blu: JIN (il rispetto, la tolleranza, la lealtà);<br />
� Il bianco: YU (il coraggio, la determinazione).<br />
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Numero 31 – settembre 2010<br />
Queste entità, o stati dell’animo, non devono mai mancare <strong>per</strong> una pacifica e armoniosa<br />
convivenza tra gli uomini.<br />
In Giappone, tra l’XI e il XVI secolo c’è stata un’era <strong>di</strong> sanguinose guerre civili, da cui poi<br />
nacque lo shogunato. A <strong>di</strong>re il vero, già in quel <strong>per</strong>iodo si affermò uno shogunato, quello degli<br />
Ashikaga, <strong>di</strong> cui ci sono ancora tracce visibili nella regione <strong>di</strong> Guma; nella scuola degli Ashikaga<br />
si insegnavano questi tre stati dell’animo.<br />
Sia nel GoRinNoSho che nell’Hagakure, entrambi scritti da<br />
guerrieri, ci sono riferimenti a queste tre entità; questi scritti,<br />
notate bene, non sono manuali <strong>di</strong> tecniche, piuttosto gli autori<br />
hanno voluto trasmettere questi “cuori”, <strong>per</strong> andare oltre le<br />
tecniche da combattimento, <strong>per</strong> renderle su<strong>per</strong>flue.<br />
Bambolina <strong>di</strong> ceramica <strong>di</strong> Momotarō<br />
Il racconto tra<strong>di</strong>zionale <strong>di</strong> Momotarō, che si pensa che sia stato<br />
scritto da Ken Kon Bo Jo Sai, un monaco bud<strong>di</strong>sta, è una novella<br />
senza tempo, che si può collocare in qualsiasi momento storico.<br />
Momotarō venne trovato in un fiume e adottato da una coppia <strong>di</strong><br />
anziani. Diventato adulto e guerriero, andando ad addestrarsi in<br />
una foresta incontrò un cane, una scimmia e un fagiano, che si<br />
unirono a lui. La scimmia è CHI (l’intelligenza), il cane è JIN (la<br />
fedeltà), e il fagiano, la cui femmina non abbandona i piccoli nel<br />
nido neanche se si avvicina un incen<strong>di</strong>o, è YU, il coraggio.<br />
Da questa antica storia si può quin<strong>di</strong> arguire che nella società<br />
giapponese c’è sempre stata un’inclinazione a questi tre principi.<br />
Provate a rileggere il GoRinNoSho e l’Hagakure sotto questa luce…<br />
Nel 1968, nonostante esistessero già i Koryu, fu creato il testo ufficiale dei kata ZNKR, che è<br />
composto da tre parti: SAHO (= come esprimere fisicamente il proprio cuore), JITSUGI<br />
(=appren<strong>di</strong>mento tecnico) e HOSOKU (= integrazione), quest’ultima parte da non trascurare.<br />
In Italia siete molto fortunati <strong>per</strong>ché avete il testo tradotto in italiano. A pagina 36, nella parte<br />
<strong>di</strong> Hosoku, vi potete leggere alcuni criteri che vi saranno utili <strong>per</strong> quando dovete arbitrare una<br />
gara; questi criteri non sono riportati né nella parte <strong>di</strong> Jitsugi né in quella <strong>di</strong> Saho.<br />
Appena rientrerò in Giappone dopo questo seminario, in quanto Capo Arbitro <strong>per</strong> la seconda<br />
volta dei Campionati assoluti giapponesi, dovrò addestrare gli arbitri che ogni prefettura<br />
invierà; è un compito molto gravoso…<br />
L’esito <strong>di</strong> una gara <strong>per</strong> lo più si determina sui kata ZNKR, <strong>per</strong> cui l’atleta si deve confrontare su<br />
quanto è scritto nel manuale federale.<br />
Poi, ogni tecnica deve essere espressa con kankyu, cioè deve essere resa viva.<br />
L’arbitro deve essere un atleta che pratica quoti<strong>di</strong>anamente, altrimenti non sarà in grado <strong>di</strong><br />
giu<strong>di</strong>care correttamente. Esiste anche un testo ufficiale <strong>per</strong> l’arbitraggio, <strong>di</strong>viso in due parti:<br />
cercate <strong>di</strong> leggerlo anche se non siete arbitri <strong>per</strong>ché ci sono scritte delle cose che vi aiuteranno<br />
a rendere viva la vostra tecnica.<br />
Vi raccomando <strong>di</strong> leggere questi due testi; l’arbitro deve avere dei punti <strong>di</strong> riferimento evoluti e<br />
ben addestrati, e la base <strong>di</strong> partenza <strong>per</strong> questo è la lettura attenta <strong>di</strong> questi testi, leggeteli e<br />
rileggeteli, sono frasi espresse in modo sintetico ma che hanno un contenuto profondo.<br />
Il kihon serve a rendere corretta la posizione del corpo.<br />
Poi, la tecnica deve essere eseguita con ampiezza adeguata.<br />
Grande, forte, veloce, morbido; questi principi devono essere espressi simultaneamente nel<br />
waza, altrimenti il waza non vive.<br />
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Numero 31 – settembre 2010<br />
Questi principi sono tutti concatenati tra loro: <strong>per</strong> esempio se sono morbido sarò anche<br />
grande, se sono forte sarò anche veloce e così via.<br />
Per ogni kata, se leggete sul libro, è descritto il contesto: dovete capire bene dove si trovano<br />
gli avversari e cosa fanno.<br />
Poi ci sono MA (tempo) e MAWAI (<strong>di</strong>stanza, espressa come spazio tra due punti). Questi sono<br />
fattori importantissimi, senza <strong>di</strong> essi le tecniche <strong>per</strong>dono senso. Per esempio, se uno fa<br />
fumikomi consuma un tempo e una <strong>di</strong>stanza che possono essere usati anche dall’avversario;<br />
<strong>per</strong> cui, prima <strong>di</strong> partire devo avere la corretta <strong>per</strong>cezione del tempo e della <strong>di</strong>stanza che sto<br />
<strong>per</strong> consumare.<br />
KASO NO TEKI: è importante, <strong>per</strong> ogni kata, <strong>per</strong>cepire quasi realmente l’avversario, farlo<br />
esistere; mettetevi nei panni dell’avversario, e poi cercate <strong>di</strong> prevalere su <strong>di</strong> lui.<br />
Paragoniamo ad esempio il 1° e il 2° kata. Nel 1° posso vedere <strong>di</strong>stintamente il mio<br />
avversario, nel 2° non lo vedo, ma devo <strong>per</strong>cepire il momento in cui lui inizia l’attacco. Se<br />
partiamo troppo presto, la nostra tecnica <strong>di</strong>venta un puro e semplice omici<strong>di</strong>o, quin<strong>di</strong><br />
dobbiamo partire al momento giusto, solo quando <strong>per</strong>cepiamo l’intenzione del nostro<br />
avversario. Per cui abbiamo bisogno dell’occhio del cuore: KEN KAN NO METSUKE.<br />
Anche queste cose sono ben espresse nel testo federale.<br />
Progredendo tecnicamente aumenta anche la nostra comprensione, quin<strong>di</strong> dobbiamo leggerlo<br />
bene.<br />
E se lo Iai ZNKR è così, figuriamoci i Koryu, che sono ancora più complessi…<br />
Per cui, la cosa più importante è essere umili, altrimenti non si comprenderà mai veramente<br />
ciò che è scritto.<br />
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