Domande a Carl Rogers - Acp-italia.it
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ACP – Rivista di Studi <strong>Rogers</strong>iani - 1992<br />
<strong>Domande</strong> a <strong>Carl</strong> <strong>Rogers</strong><br />
Sono state poste per lettera a <strong>Carl</strong> <strong>Rogers</strong> alcune domande, a cui egli ha risposto.<br />
Ecco di segu<strong>it</strong>o le domande e le riflessioni di <strong>Carl</strong> <strong>Rogers</strong> al riguardo 1 .<br />
Domanda 1: Ovunque nel mondo un numero crescente di lavoratori e di<br />
ist<strong>it</strong>uzioni professionali si stanno orientando verso l'approccio centrato sulla<br />
persona. Quali sono a suo parere gli aspetti pos<strong>it</strong>ivi di questo sviluppo e i<br />
possibili rischi relativi a questo processo?<br />
<strong>Carl</strong> <strong>Rogers</strong>: E' proprio vero che in questi ultimi anni si è avuta una cresc<strong>it</strong>a<br />
notevole della consapevolezza dell'esistenza dell'approccio centrato sulla<br />
persona e di un interesse nei suoi confronti.<br />
1 Questo testo è la traduzione <strong><strong>it</strong>alia</strong>na della versione originale inglese pubblicata con traduzione<br />
francese a fronte nel numero di Maggio 1992 del Journal du PCAI.<br />
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ACP – Rivista di Studi <strong>Rogers</strong>iani - 1992<br />
Io ho potuto verificare questo nel mondo occidentale, in una parte ampia<br />
dei cosiddetti paesi in via di sviluppo o paesi del Terzo Mondo, e in una<br />
certa misura in quei paesi socialisti nei quali l'ideologia fondamentale è il<br />
marxismo. Mi sono interrogato sul perché di questo interesse crescente.<br />
A mio avviso nel mondo intero è in declino la convinzione che la moderna<br />
tecnologia possieda le risposte a tutti i nostri problemi, ovvero apra la via<br />
alla nostra salvezza. I progressi tecnologici in medicina, nello spazio,<br />
nell'elettronica, nell'industria sono incredibili, e tuttavia ogni progresso<br />
porta più problemi di quanti ne risolva, ed esiste, con poche eccezioni come<br />
la Repubblica Popolare Cinese, un crescere di disillusioni verso quanto la<br />
tecnologia è in grado di offrire.<br />
Sembra che, a sost<strong>it</strong>uire questa speranza e questa fede nella tecnologia,<br />
cresca la fiducia nella persona e nello spir<strong>it</strong>o umano. Così l'approccio<br />
centrato sulla persona (con la sua intima convinzione del valore e delle<br />
potenzial<strong>it</strong>à presentì in ogni persona, e con la sua dimostrazione della<br />
tendenza verso la cresc<strong>it</strong>a nelle persone nella misura in cui venga loro<br />
offerto un clima psicologico facil<strong>it</strong>ante) è diventato un punto importante di<br />
riferimento per coloro che percepiscono che il nostro mondo può andare<br />
alla sua perd<strong>it</strong>a a meno che le persone non riguadagnino il controllo sulla<br />
tecnologia. L'approccio centrato sulla persona da la più alta prior<strong>it</strong>à ai<br />
valori umani e allo sviluppo personale, piuttosto che al progresso materiale<br />
e tecnologico, e questo attrae molti individui e molti gruppi.<br />
Questo nuovo interesse nell'approccio centrato sulla persona avrà effetti<br />
pos<strong>it</strong>ivi nella misura in cui porterà gli individui ad accrescere la<br />
consapevolezza nel proprio potere personale. Se questa consapevolezza di<br />
una forza interiore sarà di guida per una più grande partecipazione alle<br />
decisioni che riguardano l'individuo, il risultato sarà personalmente,<br />
socialmente e pol<strong>it</strong>icamente pos<strong>it</strong>ivo. Allo stesso modo una comunicazione<br />
più diretta e aperta cambierebbe molte ab<strong>it</strong>udini nella nostra maniera di<br />
vivere trasformandole in maniera, io credo, molto costruttiva.<br />
Tuttavia ci sono dei rischi. Molto brevemente, i rischi sono individuabili in:<br />
1) leader carismatici;<br />
2) regole e teorie dogmatiche;<br />
3) un aumento di del numero di veri adeptì 2 .<br />
Voglio approfondire questi tre punti.<br />
2 Nel testo originale: true believers. (N.d.T.)<br />
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ACP – Rivista di Studi <strong>Rogers</strong>iani - 1992<br />
E' estremamente evidente, sia sul piano storica che su quello della ricerca,<br />
che leader carismatici tendono a diventare persone pericolose. Questo<br />
avviene perché in ciascuno di noi esiste un ben marcato bisogno di<br />
dipendenza, e quindi noi troviamo molto comodo affidarci a un leader<br />
dalla personal<strong>it</strong>à brillante, dominante, attraente. Spesso noi non ci<br />
accorgiamo che agendo in tal modo stiamo rinunciando al nostro potere e al<br />
nostro essere protagonisti nel processo decisionale. Non ci rendiamo conto<br />
inoltre che un leader carismatico, anche se idealista e umano, tende ad<br />
essere trasformato dalla dipendenza degli altri e diviene sempre più<br />
autocratico, negando quei veri valori che egli poneva come propria base di<br />
riferimento.<br />
Quando un leader carismatico o un gruppo di persone in posizione di<br />
autor<strong>it</strong>à comincia a stabilire regole di condotta dogmatiche o formula, in<br />
un modo autor<strong>it</strong>ario, teorie dogmatiche relativamente al significato della<br />
v<strong>it</strong>a umana, questo leader o gruppo mina l'indipendenza e la capac<strong>it</strong>à di<br />
scelta degli individui. Un tale dogmatismo è all'opposto dell'approccio<br />
centrato sulla persona, a prescindere da quanto a parole si possa vantare<br />
quest'ultimo come proprio ideale.<br />
Come è stato puntualizzato altre volte da molte persone, i veri adepti, in<br />
quanto soggetti dipendenti, rappresentano la folla che segue il leader<br />
carismatico, e sono il gruppo repressivo che rinforza i dogmi che sono stati<br />
promulgati. Nel mio modo di pensare ogni persona che crede di aver<br />
trovato la ver<strong>it</strong>à assoluta e si conforma a questa convinzione è un pericolo<br />
per la società e specialmente è un pericolo per l'indipendenza e il valore di<br />
ogni individuo.<br />
E' spesso difficile per un popolo afferrare il fatto che un "vero adepto è<br />
una persona pericolosa, poiché noi siamo stati condotti a credere che la<br />
fede è una cosa bella. Tuttavia una fede acr<strong>it</strong>ica, e un<br />
Credere acr<strong>it</strong>ico, hanno portato, nel corso della storia, ad alcuni dei peggiori<br />
eccessi di quella che viene chiamata civiltà. Io sono convinto che chiunque sia<br />
certo di detenere la "ver<strong>it</strong>à" farebbe bene ad esaminare l'influenza che questa<br />
credenza ha non solo sulla propria v<strong>it</strong>a ma anche su quella di coloro con cui<br />
egli entra in contatto.<br />
In breve, dunque, il mio sentimento è che lo spir<strong>it</strong>o dell'approccio centrato<br />
sulla persona nella sua forma autentica presenta poco o nessun rischio,<br />
poiché contiene in se stesso aspetti autocorrettivi riguardanti gli elementi di<br />
scelta e di decisione personali. La valutazione si s<strong>it</strong>ua a livello della persona, e<br />
non in un leader qualunque esso sia. Sono le distorsioni di questa filosofia e di<br />
questo approccio che causano al mia preoccupazione.<br />
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ACP – Rivista di Studi <strong>Rogers</strong>iani - 1992<br />
Domanda 2: Come può, a vostro parere, una psicologia centrata sulla<br />
persona contribuire a migliorare la comprensione e la cooperazione tra culture<br />
e paesi differenti?<br />
<strong>Rogers</strong>: Io credo che nel nostro lavoro, e specialmente nei nostri workshop e<br />
programmi di formazione, noi abbiamo sviluppato quello che si potrebbe<br />
chiamare dei piccoli "esperimenti in provetta" o esperienze pilota, che mostrano<br />
come ogni contesa, antagonismo anche profondamente radicato tra gruppi<br />
culturali differenti può essere modificato in maniera altamente costruttiva. Il<br />
workshop tenuto in Spagna all'Escoriai è un buon esempio di ciò che io<br />
intendo. A questo workshop 170 persone provenienti da 77 diverse nazioni,<br />
parlanti lingue differenti, si sono riun<strong>it</strong>e per un intensivo di dieci giorni. Le<br />
persone dello staff non avevano obiettivi specifici in mente; essi hanno fatto lo<br />
sforzo di essere apertamente se stessi e si sono sforzati di facil<strong>it</strong>are la<br />
comunicazione laddove sembrava incagliarsi. Inoltre avevamo stabil<strong>it</strong>o<br />
chiaramente che il programma e l'orientamento del workshop erano nelle<br />
mani di tutti noi, staff e partecipanti insieme.<br />
Durante il periodo iniziale io credo che l'atteggiamento predominante fosse la<br />
diffidenza. C'era diffidenza nei confronti dello staff; c'era diffidenza<br />
reciproca, nei confronti di persone provenienti da culture differenti, di<br />
persone appartenenti ad altre religioni, di altre ideologie, marxiste, cap<strong>it</strong>aliste.<br />
All'inizio si ebbe un periodo di caos<br />
in cui i partecipanti spesso si sforzavano di acquistare potere sul gruppo,<br />
di dirigere il programma. Man mano però che ogni persona si rendeva conto<br />
di avere una propria parte nel determinare cosa questo lavoro sarebbe<br />
stato, allora cominciarono a svilupparsi dei punti di riferimento. I piccoli<br />
gruppi che queste persone scelsero di formare si rivelarono molto<br />
importanti nella costruzione di un sentimento di intim<strong>it</strong>à. Gli individui<br />
scoprirono che, qualunque fossero la loro nazional<strong>it</strong>à, religione, ideologia,<br />
essi avevano problemi personali molto simili. Poco a poco, prima nei piccoli<br />
gruppi, poi nella comun<strong>it</strong>à nel suo complesso, essi svilupparono la volontà<br />
di ascoltarsi reciprocamente, a riconoscere che ogni persona aveva un punto<br />
di vista leg<strong>it</strong>timo. Si sviluppò un atteggiamento del tipo: "Può essere che io<br />
non sia d'accordo con te, ma io posso comprenderti e ti rispetto". Verso la<br />
fine dei dieci giorni, malgrado il workshop fosse stato condotto in due<br />
lingue, e qualche volta in più di due, si era sviluppato un significativo<br />
spir<strong>it</strong>o di armonia. Certamente non tutti eravamo d'accordo con tutti,<br />
tuttavia eravamo pervenuti a un caldo sentimento di rispetto e di simpatia<br />
gli uni per gli altri in quanto persone. Eravamo diventati una vera comun<strong>it</strong>à<br />
in un senso psicologicamente profondo.<br />
Questo è un esempio di cosa io intendo quando parlo di aver trovato<br />
soluzioni "in provetta" per le differenze interculturali e internazionali. Io<br />
penso che al giorno d'oggi la nostra cultura nel suo insieme non crede che<br />
una tale armonia tra culture e nazioni sia possibile. Se e quando verrà il<br />
tempo in cui si desidererà trovare tale armonia, allora si scoprirà che esiste<br />
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ACP – Rivista di Studi <strong>Rogers</strong>iani - 1992<br />
il mezzo per realizzarla e che noi abbiamo la competenza che ci può<br />
aiutare a gettare un ponte e a conciliare alcune delle profonde differenze e<br />
contese che esistono tra nazioni, religioni, culture e ideologie. E' in tal senso<br />
che io sento che noi siamo dei pionieri nel momento in cui diciamo che<br />
"esiste una via per migliorare la comunicazione, qualora voi vi impegnate a<br />
questo scopo".<br />
Domanda 3: Avete un progetto specifico per accelerare la diffusione di un<br />
approccio centrato sulla persona tra gli psicologi, gli psichiatri, gli<br />
operatori sociali e gli educatori in Europa?<br />
<strong>Rogers</strong>: Io sono gradualmente arrivato a credere che workshop come<br />
quello che ho appena descr<strong>it</strong>to, e programmi di formazione (learning/training<br />
programs) offerti in vari paesi europei dall'ISTITUTO DELL'APPROCCIO<br />
CENTRATO SULLA PERSONA di Lugano, in Svizzera, sono l'approccio migliore. Io<br />
sono felice quando una univers<strong>it</strong>à propone dei corsi di terapia centrata sul<br />
cliente o sull'approccio centrato sulla persona, sebbene secondo la mia esperienza<br />
quasi sempre le univers<strong>it</strong>à restringono la materia che può essere<br />
insegnata, danno una impostazione burocratica all'intero processo, e<br />
mettono l'accento sul fatto che l'insegnamento è soltanto intellettuale. Io<br />
deploro il fatto che le univers<strong>it</strong>à abbiano un effetto così lim<strong>it</strong>ante sullo studio<br />
di questo nuovo campo, perché col tempo io sono arrivato a credere che<br />
workshop intensivi, programmi intensivi di formazione, sono forse la via<br />
migliore per incominciare l'apprendimento e la formazione, specialmente in<br />
forma esperienziale. La lettura, la ricerca e il dibatt<strong>it</strong>o accademico hanno un<br />
utile ruolo durante e dopo queste esperienze,<br />
Domanda 4: Qual è lo scopo del lavoro che farà in Europa nel Settembre<br />
1983?<br />
<strong>Rogers</strong>: Io verrò in Europa con in mente numerosi obiettivi. Sono certo che<br />
ogni membro dello staff e ogni partecipante avrà delle aspettative, alquanto<br />
diverse l'uno dall'altro. Io sarò felice di manifestare le mie speranze ed esporre<br />
i miei obiettivi. Uno di questi è di lavorare con i partecipanti dei differenti<br />
gruppi di formazione centrati sulla persona in Italia, Svizzera, Francia e Gran<br />
Bretagna.<br />
Io spero di poter aiutare individui molto diversi a comunicare tra loro come<br />
persone. Spero specialmente di poter arrivare ad apprezzare e a comprendere<br />
delle persone con le quali inizialmente dovessi provare profonde divergenze.<br />
Io spero che in quanto membri dello staff noi potremo contribuire a fornire<br />
ai partecipanti una opportun<strong>it</strong>à di esperienziare nella propria v<strong>it</strong>a una<br />
filosofia centrata sulla persona. In s<strong>it</strong>uazioni come queste (workshop,<br />
programmi di apprendimento) io spero che essi possano vivere il processo<br />
dell'approccio centrato sulla persona. Quello di cui noi parliamo e che noi<br />
offriamo non è qualcosa che può essere appreso unicamente mediante<br />
l'intelletto. L'aspetto esperienziale dell'apprendimento, così disprezzato<br />
dalle nostre scuole e dalle nostre univers<strong>it</strong>à, è forse l'aspetto centrale del<br />
nostro stile nel lavorare insieme in una molteplice varietà di modi.<br />
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ACP – Rivista di Studi <strong>Rogers</strong>iani - 1992<br />
Io spero che il workshop e il programma di formazione apriranno nuovi e<br />
sorprendenti percorsi di apprendimento per tutti noi, io stesso, il mio staff<br />
e i partecipanti. Quando delle persone si sentono libere di contribuire<br />
autonomamente ad un processo di gruppo, esse sembrano giungervi da<br />
direzioni creative sorprendenti. Io non sono mai stanco di partecipare a<br />
questi programmi, poiché questi prendono sempre delle direzioni nuove,<br />
inattese e rischiose per me. Così io sono certo che queste esperienze<br />
saranno per me momenti di apprendimento sul piano personale. Io mi<br />
aspetto che anche gli altri apprenderanno, in parte in maniera prevedibile,<br />
ma anche in altre maniere che non è possibile prevedere in anticipo. E'<br />
questa per noi tutti una opportun<strong>it</strong>à per aprirci a nuove dimensioni di v<strong>it</strong>a<br />
all'interno di noi stessi.<br />
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