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Genetica delle Popolazioni aa 10-11 prof S. Presciuttini

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DIMENSIONE EFFETTIVA<br />

DELLA POPOLAZIONE<br />

Questo documento è pubblicato sotto licenza Creative Commons<br />

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http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.5/deed.it<br />

<strong>Genetica</strong> <strong>delle</strong> <strong>Popolazioni</strong><br />

a.a. <strong>10</strong>-<strong>11</strong> <strong>prof</strong> S. <strong>Presciuttini</strong>


La dimensione “effettiva”<br />

Finora abbiamo utilizzato il valore della dimensione della popolazione<br />

(N) senza ulteriori specificazioni, come se si trattasse di tutti gli<br />

individui censiti ad un certo istante<br />

In effetti il numero di individui che conta effettivamente nella<br />

riproduzione di una popolazione generalmente non coincide con gli<br />

individui censiti, ed in alcuni casi è molto minore<br />

Pertanto dobbiamo introdurre il concetto di dimensione effettiva della<br />

popolazione, N e<br />

, che può essere intesa come il numero di individui con<br />

pari probabilità di riproduzione che determinerebbero l'entità dei<br />

fenomeni evolutivi osservati<br />

• Ad esempio, se una popolazione perde variabilità genetica ad un tasso che sarebbe<br />

caratteristico di una popolazione di <strong>10</strong>0 individui con pari probabilità produttiva,<br />

noi diremo che la sua dimensione effettiva è <strong>10</strong>0, anche se la dimensione censita<br />

fosse di <strong>10</strong>00 individui<br />

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Varianza osservata e attesa<br />

L'esperimento reale di deriva genetica effettuato nel 1956 da Buri<br />

consente di saggiare le previsioni teoriche dell'andamento della<br />

variazione genetica fra popolazioni con quelle effettivamente misurate<br />

I dati sperimentali della figura rappresentano la varianza <strong>delle</strong><br />

frequenze alleliche osservata in generazioni consecutive per le<br />

popolazioni la cui frequenza allelica risultava 1/32, 2/32, 3/32 ecc.<br />

La varianza attesa deriva dalla teoria della distribuzione binomiale:<br />

V = p(1 - p)/2N<br />

La linea continua mostra<br />

l'andamento della varianza attesa<br />

(2N = 32); la linea tratteggiata<br />

(interpolata) mostra la varianza<br />

quando 2N = 23<br />

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Aumento della varianza nel tempo<br />

Un altro modo per saggiare la bontà della previsione teorica rispetto al<br />

risultato reale nellésperimento di Buri (1956) è di considerare l'aumento<br />

della varianza della frequenza alleliche nel corso <strong>delle</strong> generazioni<br />

Anche in questo caso si nota che i dati sperimentali sono in accordo con<br />

una dimensione della popolazione minore rispetto a quella realmente<br />

utilizzata (8 maschi e 8 femmine, 2N = 32)<br />

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Riduzione della dimensione della popolazione<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

Raramente gli individui di una popolazione hanno la stessa probabilità<br />

di riprodursi<br />

Nelle popolazioni reali il numero degli individui dei due sessi non è<br />

identico, esiste una grande variazione nella prolificità dei diversi<br />

accoppiamenti, il numero degli individui fluttua considerevomente da<br />

una generazione all'altra<br />

Tutti questi fattori determinano deviazioni tali che N e<br />

< N<br />

Nelle specie a rischio di estinzione la scelta dei riproduttori è a volte<br />

esplicita, con elevati sbilanciamenti a favore dei riproduttori considerati<br />

migliori, e questo riduce drasticamente la dimensione effettiva della<br />

popolazione<br />

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Rapporto fra sessi sbilanciato ed N e<br />

In molte popolazioni, sia naturali sia di specie domestiche, il numero<br />

dei maschi che si riproducono è diverso da quello <strong>delle</strong> femmine<br />

Ad esempio, in molti mammiferi il sitema famigliare è di tipo harem,<br />

per cui un solo maschio si accoppia con un gran numero di femmine, e<br />

tutti gli altri maschi danno un contributo genetico minimo alla<br />

generazione successiva<br />

L'equazione che tiene conto di questo effetto sbilanciato dei sessi è<br />

N e<br />

= 4 N ef N em<br />

N ef<br />

N em<br />

dove N ef<br />

e N em<br />

sono rispettivamente il numero di femmine e di maschi<br />

che si accoppiano. Questa stima di N e<br />

tiene conto solo del rapporto<br />

sessi sbilanciato, e si va a moltiplicare con tutti gli altri fattori che<br />

possono ridurre ulteriormente la dimensione effettiva<br />

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Variazione della dimensione della prole<br />

Se una generazione filiale fosse ottenuta campionando rigorosamente a<br />

caso da tutte le coppie che si sono formate un numero di individui pari<br />

a quello della generazione parentale, la variazione del numero di figli<br />

per coppia sarebbe casuale e non ci sarebbe una diminuzione della<br />

dimensione effettiva<br />

Invece in natura c'è una notevole variazione nella numerosità della<br />

prole da parte <strong>delle</strong> coppie diverse; anche questo effetto contribuisce<br />

alla diminuzione della dimensione effettiva rispetto a quella reale<br />

L'equazione che tiene conto della variazione della prole è<br />

N e<br />

= 4 N<br />

V k<br />

2<br />

dove V k<br />

è la varianza del numero di figli per coppia<br />

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Fluttuazioni nella dimensione della popolazione<br />

Quando si verificano vistose fluttuazioni della dimensione della<br />

popolazione, le numerosità minori dominano largamente nel<br />

determinare la dimensione effettiva media a lungo termine<br />

Ad esempio, se di anno in anno la dimensione fluttua fra <strong>10</strong> e <strong>10</strong>0<br />

individui, la dimensione effettiva non è la media aritmetica (55), bensì<br />

è la media armonica:<br />

N e<br />

=<br />

t<br />

1<br />

∑ i<br />

N ei<br />

che corrisponde a N e<br />

= 18, 2 (la media armonica è anche definita<br />

come il reciproco della media aritmetica dei reciproci). Il motivo di<br />

questo effetto si spiega col fatto che la varibilità genetica persa nei<br />

periodi di bassa numerosità non viene riguadagnata quando la<br />

numerosità riaumenta<br />

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Gestione ottimale della riproduzione<br />

Se gli animali che si riproducono vengono gestiti in modo da<br />

campionare un maschio ed una femmina per ciascuna coppia da<br />

destinare alla riproduzione, questo significa porre V k<br />

= 0, per cui N e<br />

=<br />

2N, cioè il doppio del numero dei genitori<br />

La formula per l'effetto della dimensione della prole su N e<br />

suggerisce<br />

una strategia per massimizzare la dimensione effettiva della<br />

popolazione nelle specie a rischio<br />

Quando tutte le coppie contribuiscono con uguale numero di alleli alla<br />

generazione successiva, la variabilità genetica trasmessa alla<br />

discendenza è massima, e l'inincrocio è ridotto al minimo<br />

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